Silver - In bocca al lupo... Ma non solo!

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Silver

In bocca al Lupo… ma non solo!

Esposizione personale di tavole originali e materiali di lavoro dell’artista Mostra d’Oltremare, Napoli, aprile 2016 all’interno della 18a edizione del Salone internazionale del Fumetto, Napoli COMICON 22-25 aprile 2016

Esposizione a cura di: Napoli COMICON via Chiaia, 41 - 80121 Napoli tel/fax: 0814238127 e-mail: info@comicon.it www.comicon.it Cura dell’esposizione: alino&alina, Luca Boschi Direzione Generale COMICON: Claudio Curcio Direzione Culturale: Luca Boschi Ideazione e Organizzazione Ass. COMICON: Noemi Barricelli, Antonella Cavaliere, Carlo Cigliano, Valentina Langella, Alessandro Spinosa Responsabili Editoriali: Raffaele De Fazio, Glauco Guardigli, Lorenzo Raggioli Segreteria Organizzativa: VisioNa - Gestione & Organizzazione Eventi via Chiaia 41 - Napoli (tei. +39 0814238127) Scenografie e Allestimenti: Marcello Zoleo per ZèDesign Collaborazione: Marino Amodio, Stefano Battaglini, Alessio De Galizio, Gianluigi Prencipe, Filli Filosa, Allegra Nelli, Simona Di Rosa Ufficio Stampa: Francesco Tedesco e Lorena Borghi Grafica e Design: Roberto Policastro per Doppiavù Studio Si ringrazia: Massimo Bosani e la MCK Production; gli autori e collaboratori in mostra: Francesco Artibani, Massimo Bonfatti, Bruno Cannucciari, Casty (Andrea Castellan), Clod (Claudio Onesti), Guido De Maria, Tito Faraci, Giacomo Michelon, Claudio Varetto, Il Diorama è opera dell’artista Alessandro Zecca


S I LV E R · I N B O C C A A L L U P O . . . M A N O N S O L O !



Sommario Introduzione

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Lupo Ululà, Castelli Ululì!

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di Claudio Curcio

di Luca Boschi

La leggenda di Guidino Silvestri

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Il Lupo CATTIVIK

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Un Lupo contro l’AIDS

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Senza fermarsi mai: Lupo Alberto in TV

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Silver, quasi un parente

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Silvestri & Castles

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Lupo Alberto per sempre

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Casty e Cattivik

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Guido/Guidino

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La parola a Silver

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di Fabrizio Mazzotta

di Moreno Burattini

di Pier Luigi Gaspa

di Francesco Artibani

di Massimo -Bonfa- Bonfatti

di Alfredo Castelli

di Tito Faraci

di Andrea Castellan, intro di Luca Boschi

di Clod

di Luca Boschi

SILVER - Bibliografia italiana a cura di Loris Cantarelli

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SU SILVER


Lupo Ululà, Castelli Ululì! Le più sentite scuse a Guido Silvestri e ad Alfredo Castelli per aver adottato il titolo pecoreccio qua sopra, comprensibile forse solo ai fans italici di Mel Brooks. Ma poiché l’occasione di usarlo era forse unica, e mai sfruttata prima d’ora benché il gioco di parole in esso contenuto ascrivibile alla categoria delle “uova di Colombo”, non potevo lasciarla a un altro ipotetico collega giocoliere. Il contenuto del pezzo, in realtà, è scontato: accenna sommariamente al Lupo e alla collaborazione dei due amici e colleghi di lunga data per l’Editoriale Corno. Esperienza indimenticabile, per loro come artefici, quanto per noi come loro amici e appassionati lettori. Prosit!

di Luca Boschi

Fin dai tempi di Fedro (ma probabilmente già da molto prima), il lupo ricopre un ruolo importante nell’immaginario collettivo. Tra tutti gli animali collegati in modo più o meno arbitrario alle passioni umane, per qualche misteriosa ragione, questo esponente selvaggio della famiglia dei cànidi si è però visto affibbiare le etichette più repellenti e malaugurate. Anche nei comics risaltano, da sempre, dei simpatici personaggi lupeschi che si sono accattivati la simpatia dei lettori, a partire dal disneyano Ezechiele dalla controversa progenie ai vari “lupi animati” di Hanna-Barbera, fra cui il “lupo piuttosto buonino” Lupo De Lupis. Senza contare il famelico e individualista lupo della Steppa Pugacioff, creato da Giorgio Rebuffi come personaggio occasionale nella saga di Cucciolo, al quale avrebbe soffiato la scena. E trascurando, forse, il Lupettino, principe di Luponia, disegnato da Lorenzo Castellari su soggetto di Nino Capriati; Guido Silvestri,

pagina a fianco Lupo Alberto osserva la Fattoria dei McKenzie, dimora della sua amata Marta.

Logo creato in occasione del quarantennale di Lupo Alberto, nel 2014.

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Lupo Ululà, Castelli Ululì!

in arte Silver, ne conserva un ricordo struggente come lettore bambino, ma l’approccio di questa saga fumettistica dimenticata dai più non eserciterà la minima influenza sul lavoro da professionista del papà di Lupo Alberto. Lupettino a parte, in tutti gli altri casi si è trattato di personaggi che spingevano il pedale dell’aggressività, magari deformandola con aggiunta di sfigataggine o pressappochismo, allineati col preconcetto sui lupi perpetuato dalle credenze popolari e cristallizzato dalle fiabe. Finalmente, a metà anni Settanta sarebbe giunto a liberare la lupinità cosmica un paladino dal vello celestino-grigiastro e dalle cornee gialle, un lupo mooolto particolare di nome Alberto, la cui sagoma campeggerà nei lustri seguenti su magliette e asciugamani, articoli di cartoleria, poster e pensili di campagne sociali, gadget di ogni tipo. Una vera invasione, che velocemente erode gli spazi occupati fino a poco prima dai characters delle strisce americane e fa rosicare i fumettisti nostrani meno fortunati. Ma Lupo Alberto, naturalmente, è soprattutto un popolarissimo interprete di strisce e tavole a fumetti, presente in edicola ogni mese con il suo albo tascabiloide orizzontale sin da quando Silver ha avuto l’idea di trasportarcelo mentre lavorava per la milanese Editoriale Corno, di Andrea Corno. Alberto acquista il nome dall’attore di prosa suo omonimo, Alberto Lupo, all’anagrafe Alberto Zoboli, interprete del Dottor Manson nella Cittadella di Cronin trasmessa nel 1964 dalla Rai e presentatore dello show del sabato sera Teatro 10 nel 1971 e nel 1972. Il nostro cànide, aggressivo ma non troppo è l’inquilino più indesiderato della fattoria dei McKenzie, dove trascorre la maggioranza del tempo, a parte qualche incursione sporadica altrove, come vedremo nel protrarsi della sua saga. Nella fattoria, che secondo l’idea iniziale di Silver avrebbe dovuto essere la “protagonista” vera e propria della serie, vivono fra gli altri il bob-tail Mosè, la gallina Marta, il papero Glicerina, il gallo Omar, il pollo Odoardo, il toro Krug, il cavallo Lodovico, il maiale Alcide e quella “sagoma” di Enrico La Talpa con la moglie Cesira, atta a casa. Per qualche tempo è con loro anche la giovanissima e intelligente “passera scopiaola” Silvietta, per tacere del piccolo Uccello, destinato a morte precoce fra lo sconcerto e il dispiacere dei lettori, spiazzati da una tale, inedita sorte per

pagina a fianco Tre esempi del Silver degli inizi: una striscia delle bonviane Sturmtruppen, una barzelletta firmata “Silvestri” e due personaggi che dimostrano come il giovane fumettista abbia perfettamente assorbito lo stile del suo maestro Bonvi.

Pugacioff, il lupo della Steppa creato nel 1959 da Giorgio Rebuffi, qui con il suo eterno antagonista Bombarda. © Eredi Rebuffi

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Copertina del primo numero della nuova Eureka! diretta da Silver e Castelli, in edicola nel luglio 1983. Lupo Alberto e compagni compaiono anche nel libricino allegato: il manualetto Come si diventa autore di fumetti. Il colore del lupo è grigiastro, non ancora celeste-grigio, o smaccatamente azzurro (con le cornee gialle) come sarà stabilito definitivamente poco tempo dopo.

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un eroe dei comics (pur secondario). Figlio ideale dei personaggi più divertenti dei disegni animati narrativi americani, il lupo di Silver, il quale non nasconde la sua ispirazione tratta dai cartoons della Warner Bros. di Chuck Jones, in particolare dalla serie con il cane pastore Sam Sheepdog, è spesso sottoposto alle più feroci vessazioni da parte del suo amico-nemico Mosè, peloso cagnone da guardia. Dopo varie sortite nel pollaio, scontri più o meno diretti con Mosè, incontri ravvicinati rasoterra con talpe e grilli ubriachi, dopo aver schivato tagliole di vario tipo, Lupo Alberto, in una striscia della prima ora, mostra in modo chiaro il suo personale disorientamento. Lo troviamo seduto su una pietra a riflettere, in preda a un vuoto di memoria che rassomiglia molto a una crisi di identità quando un pellegrino occasionalmente stanziale (per pochissimo tempo) nella fattoria, un gatto striato con una lisca di pesce in mano, ne interrompe le pesanti meditazioni e gli domanda: “Niente caccia alle galline, questa sera?”. È un campanello che risuona per la prima volta: come folgorato da un’improvvisa rivelazione, il lupo esulta pensando di aver ritrovato il se stesso perduto. “Galline! Devo dare la caccia alle galline!”, esclama. Immediatamente più tardi, però, davanti agli occhi interrogativi del gatto, ecco che Lupo Alberto si dirige alla volta del pollaio con la mente di nuovo occupata da strani pensieri: “... Se solo la mia memoria non fosse così maledettamente... Cos’è che volevo dire?” Scorriamo ancora un po’ di strisce e, giunti alla sessantacinquesima del suo ciclo, incontriamo di nuovo Alberto che prosegue l’azione interrotta dalla smemorataggine che lo ha colpito. In punta di piedi, col passo felpato sottolineato da un’incredibile (e inedita) onomatopea che è “Zitt, zitt”, il lupo azzurrino-grigiastro guadagna il terreno che lo separa dal pollaio. Ma osservando il suo sguardo con le palpebre a mezz’asta, ci rendiamo conto che non deve sentirsi del tutto a suo agio. Tuttavia, un attimo prima di aprire la porta, il nostro si sente risollevato per aver quasi raggiunto il suo scopo. È perfino scampato ai tradizionali massacri di Mosè! “Marta, apri!.. Sono io!.. Alberto!”, grida il titolare della striscia, pregustando non già uno spuntino a base di volatili, bensì (com’è noto) un incontro ravvicinato con la sua amata gallina, che è abituato a incontrare con dei sotterfugi.


Lupo Ululà, Castelli Ululì!

Nell’ultima vignetta, la frustrazione per Alberto arriva puntuale (cosa non si sopporterebbe per far sorridere il lettore!). Ma questa volta non si tratta dell’epilogo con lo scontro a base di legnate subìte dal manesco bob-tail. Al posto di questo prevedibile passaggio narrativo, si profila invece la chiusura di un circolo rimasto aperto fin dall’inizio della saga lupoalbertiana: la consacrazione del ruolo anomalo di chi, ormai, viene socialmente accettato anche nella sua insana, insolita passione. La gallina Marta ha invitato nel pollaio tutto il suo parentado (che comparirà in seguito più volte anche nelle strisce, nelle tavole e nelle storie di un certo respiro) per fargli conoscere il fidanzato ufficiale, invitandolo anche, sotto sotto, a regolarizzare la sua posizione affettiva. Oscillando tra l’incudine di Mosè e il martello di Marta, Lupo Alberto si affanna e si arrabatta per sopravvivere alla meno peggio nei paraggi della fattoria. Ben presto, sarà costretto a difendersi dagli attacchi di Marta, che lo tampina chiedendogli insistentemente di sposarla. A un minimo accenno di consenso, estorto in una vignetta via telefono, mentre il sudore sprizza copioso dalla fronte pelosa del lupo, la gallina si presenta in men che non si dica al suo cospetto già perfettamente pronta per la cerimonia, con tanto di mazzolino di fiori e velo di tulle. Con l’andare delle strisce, alla fine Lupo Alberto trova una spalla forte con cui scambiare battute in modo disincantato: un tipetto che ben presto acquisterà terreno in modo da soffiargli lo scettro di protago-

Bozzetto di Silver quasi autobiografico, realizzato durante il periodo della cassa integrazione, cessata la pubblicazione del quotidiano L’Occhio. Compare nell’aprile 1982 sul primo numero della nuova serie della rivista IF, diretta da Gianni Bono e Alfredo Castelli, a corredo dell’articolo Un lupo in cassa integrazione.

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Silver In bocca al Lupo... ma non solo!

Uno dei tanti poster realizzati da Silver per la campagna sulla raccolta differenziata realizzata negli anni Ottanta per il Comune di Prato.

nista. Si tratta del buon Enrico La Talpa, attore assoluto in molte tavole e protagonista, negli anni Novanta, di una serie di avventure lunghe a lui intitolate. L’anticonvenzionalità, del resto, è sempre stata una caratteristica forte di Enrico, sin da quando, in una celebrata, storica serie di strisce, ai tempi in cui Silver collaborava ancora alla rivista Eureka della direzione di Luciano Secchi, aveva fatto scandalo trattando per la prima volta in una striscia popolare un tema tabù come quello dell’omosessualità. In quelle sequenze di strisce tutt’altro che convenzionali Enrico si era trasformato addirittura in un esponente del movimento gay, espandendo l’alone del sospetto anche sul suo stesso, imbarazzato, amico lupo. Una caratteristica della serie dedicata alla fattoria dei McKenzie, che i lettori non possono evitare di rilevare sin dai loro primi approcci con il fumetto, è l’assenza totale dei McKenzie stessi. Su questo punto è lo stesso Silver a fornire esaurienti spiegazioni, in una lunga intervista del 2014 raccolta da Luigi Marcianò per la rivista Fumetto. «L’esistenza della specie umana», annota Silver, «la si percepisce nel toponimo stesso della fattoria, “dei McKenzie”, appunto. McKenzie si suppone sia il farmer del quale Mosè è il devoto cane da guardia. Non lo vediamo per lo stesso motivo per il quale non vediamo mai adulti nei Peanuts. I personaggi, bambini o animali che siano, bastano da sé a rappresentare la gamma variegata delle tipologie umane. Già è paradossale (anche se universalmente accettato) che in letteratura degli animali abbiano caratteristiche antropomorfe; farli interagire con delle fotocopie umane sarebbe stucchevole.»1 È stato scritto più volte che a sabotare il titolo collettivo La Fattoria dei McKenzie, che Silver aveva voluto assegnare alla serie, sia stato Alfredo Castelli, redattore al Corriere dei Ragazzi, sostituendolo senza nemmeno interpellare l’autore con il più sciolto e memorizzabile Lupo Alberto. Silver riflette sull’argomento: «Forse Castelli, da bravo talent scout, aveva già intravisto in Lupo Alberto la stoffa del protagonista, o forse era solo distratto. Il fatto è che comunque La Fattoria dei McKenzie era davvero troppo pomposo e indigesto come titolo, quindi se mai all’inizio ho provato fastidio, in seguito non ho potuto che ringraziare Alfredo per “avermi costretto”a concentrarmi sul personaggio di Alberto.»2 UN LUPO “SOCIALE” Con le strisce sull’omosessualità presunta dell’altrimenti arrapatissimo Enrico, calamitato dal richiamo del gentil sesso, Silver mette in scena la prima significativa evasione di Alberto dall’angusto territorio della fattoria. Mentre con Enrico si reca downtown, con ritorni di tipo quasi esclusivamente traumatico, esce anche, metaforicamente, dal settore del divertimento puro per addentrarsi in quello dell’impegno sociale, pur

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Lupo Ululà, Castelli Ululì!

senza venir meno al consueto humour e alla connaturata leggerezza delle sue storie. Nasce, così, il Lupo Alberto messo a confronto con la società italiana, una “maschera” alternativa a quella tutta compresa nel suo mondo chiuso che conserva qualche punto di contatto con la palude di Okefenokee creata da Walt Kelly per Pogo (un altro dei personaggi di riferimento di Silver, soprattutto all’inizio della saga). A quel punto, si spiana la strada per promuovere Lupo Alberto a testimonial per la raccolta differenziata dei rifiuti (uno slogan per tutti: “La radiolina è un diritto, ma la pila è il suo rovescio”). In seguito diverrà la mascotte di Animal Amnesty, un sensibilizzatore dell’opinione pubblica sulla riconversione delle fabbriche produttrici di bombe, un fan dei partigiani italiani (in un disegno significativo realizzato nel 2015 per la Festa Nazionale dell’A.N.P.I.), o un divulgatore dell’uso dei preservativi contro l’Aids. Il suo celebre libretto Come ti frego il virus! Un po’ di cose che è utile sapere per non avere nulla da temere., scritto nel 1991 con Vincenzo Perrone, destinato alla distribuzione fra i ragazzi, viene interdetto nelle scuole, aumentando la popolarità sua e del suo autore Silver. A questo proposito, sarà bene ricordarlo, il Ministero della Sanità dell’epoca aveva tirato ben un milione di copie dell’albetto, per informare i giovanissimi sulle caratteristiche della sindrome di immunodeficienza acquisita. Il libretto, tascabile, quadrato, viene distribuito in un primo momento come allegato alla rivista Tutto, quindi tramite le associazioni di volontariato e le Usl che ne facevano richiesta. Dalle trecentomila copie allegate al magazine, si passerà in varie fasi alla tiratura milionaria e quindi a quella finale di sei volte tanto, prevedendo una diffusione gratuita un po’ in tutte le scuole della Penisola, con particolare riferimento alle Medie superiori (studenti dai 14 ai 19 anni). Nonostante questo impegno, in modo contraddittorio, il ministro democristiano Riccardo Misasi, allora preposto alla Pubblica Istruzione, tramite il suo portavoce Alceo Martini, aveva pensato bene di stigma-

Il sedicesimo anniversario di Eureka (testata più o meno scritta con il punto esclamativo) viene festeggiato con un numero leggendario dedicato ai manga e agli anime. È la prima volta che l’argomento viene seriamente approfondito in Italia in una pubblicazione da edicola.

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tizzare alcuni passaggi ritenuti inopportuni e fuori tema, come: «Se la ragazza decide di dare una mano al suo compagno, usare il preservativo può diventare un gioco molto intimo, eccitante e divertente». Una condanna analoga, per tutta l’operazione, sarà esternata, se possibile in modo ancora più esplicito, dalla Ministra che succede a Misasi: Rosa Russo Jervolino, come lui democristiana. Contro di lei e contro l’arretratezza di certe istituzioni governative vengono organizzati sit-in di studenti, simpatiche e inedite manifestazioni pro-Lupo Alberto, proteste di ogni tipo. Di conseguenza, la domanda per l’opuscolo di Perrone e Silver crescerà al punto da costringere il Governo a istituire un numero verde per richiederne delle copie, in netta contraddizione con i desiderata dei ministri della Pubblica Istruzione. Al di là della cronaca, le vere ragioni in seguito alle quali il libretto infastidiva una parte della classe politica e dell’opinione pubblica sono da rintracciarsi nelle parole sdegnate riferite al professor Ferdinando Aiuti, che aveva invece promosso l’iniziativa. Il reato di Come ti frego il virus! era “parlare di profilattici e insegnare ad usarli”. Alla crociata astorica dei benpensanti, Silver, giustamente, replica in diretta sulle pagine di un settimanale al tempo prestigioso, Epoca: «Siamo ancora a mettere le mutande alle statue... Se la lotta contro l’Aids ha qualche speranza, quella contro la stupidità no». La definizione del ruolo nella vita di Lupo Alberto, messo piuttosto in crisi all’interno della sua attività nella striscia, si riscatta così al di fuori di essa, grazie al transfert che Silver crea nei confronti dell’irsuto animale antropomorfo, in cui riflette il suo pensiero circa la crescita civile, usando i personaggi dei suoi fumetti come veicoli di comunicazione e di crescita collettiva. OCCHIO, RAGAZZI! Adesso facciamo una veloce virata all’indietro sino all’anno 1978, quando i lettori di Eureka esprimono il loro apprezzamento a Silver facendo giungere Lupo Alberto in testa a un referendum tra i personaggi preferiti del mensile. Un paio d’anni dopo, in un analogo referendum della più prestigiosa fra le riviste, Linus, il fidanzato di Marta si classifica quinto su 48 personaggi, scelti fra tutti i fumetti presenti sul mercato italiano del momento. Questo risultato inatteso impressiona molto il direttore del mensile della Milano Libri/Rizzoli, Oreste del Buono. «A lui la striscia piaceva», racconta Silver, «e, visti i risultati del referendum, mi chiese se ero disposto a pubblicarla su “Linus”. Sembrava cosa fatta, ma poi alcuni mesi dopo mi telefonò, dispiaciuto, dicendo: “Mi spiace, ma la Fulvia Serra non ne vuole proprio sapere. Io non ho il potere di imporre Lupo Alberto, arrivederci e grazie”. Così continuai a disegnare per l’Eureka di Secchi, per cui presentavo cose sempre nuove». 18


Lupo Ululà, Castelli Ululì!

Ma in un periodo alquanto breve, subito dopo accade qualcosa di imprevedibile. Luciano Secchi è lontano dalla rivista che aveva contribuito a fondare, con il cognato Andrea Corno. La trascura, impegnato com’è a seguire dei progetti cinematografici intesi soprattutto a far tesoro del buon esito riscosso dal suo personaggio Riccardo Finzi, poliziotto privato portato sullo schermo da Renato Pozzetto (Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective, diretto da Bruno Corbucci, 1979) con un ottimo incasso. L’instancabile sceneggiatore ha da poco scoperto che il misto di avventura, satira sociale e cinico umorismo tipicamente secchiàno che aveva dato grossi risultati con i fumetti di Alan Ford, funziona bene anche su celluloide, ed è determinato a prendere la palla al balzo. Per questa ragione, si disinteressa sia all’attività presso l’Editoriale Corno che alla rivista da lui progettata e condotta attraverso alterne vicende, comprese le deleghe, per brevi periodi, a direttori come Maria Grazia Perini e Ferruccio Alessandri. Silver, dal canto suo, in quel momento sta uscendo dall’esperienza di vignettista per L’occhio, sfortunato quotidiano che si pretendeva popolare, concepito e diretto da Maurizio Costanzo. Il giornalista e autore radiotelevisivo, noto per la fascia quotidiana Buon pomeriggio, condotta con Dina Luce sul Primo canale della radio Rai, e ancor di più per talk show di seconda serata come Bontà loro e Acquario, non nasconde il suo debole per i fumetti, la qual cosa, oltre a Silver, gli ha fatto assumere anche Guido Buzzelli, che con il suo tratto popolare alla Walter Molino descrive a puntate, per il giornale, la vita di Papa Giovanni Paolo II. Tra parentesi, è lo stesso Silver a consigliare a Costanzo l’ingaggio, felicissimo, di Buzzelli. Ma le cose non vanno bene, come abbiamo accennato. Il quotidiano non vende, lo scandalo della P2 travolge il gruppo editoriale di Via Solferino, i collaboratori vengono mandati a casa. Non ci sono nemmeno più gli albi comici a fumetti sui quali, meno di un decennio prima, Silver si era formato, collaborando con Bonvi (Franco Bonvicini) alle serie di Cattivik o di Capitan Posapiano, insieme a Clod (Claudio Onesti) e con la meteora Dan (al secolo Danilo Bertelli, che si ritirerà presto dal mondo del fumetto). Insomma, i tempi sono duri.

Castelli all’opera, con la sua macchina da scrivere Olivetti, visto da Silver nel 1983.

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