Comitato 14 Maggio 14 Maggio 1943 Giornata di commemorazione del 1° bombardamento Anglo-americano sulla popolazione civile di Civitavecchia In concomitanza con l’anniversario del bombardamento di Civitavecchia, nel 2015, annunciava la sua nascita il Comitato 14 Maggio, libera associazione di cittadini accomunati dalla volontà di far rivivere la memoria storica della nostra Città. Tra le attività che il Comitato, sin dalla sua fondazione ha portato avanti c’è innanzitutto la cura del Monumento alle vittime del bombardamento e la divulgazione di materiale informativo legato alla storia civitavecchiese. In occasione della ricorrenza del primo bombardamento su Civitavecchia, ogni anno il Comitato ricorda la memoria di tutti coloro che senza colpe hanno perso la vita nell'ultimo conflitto mondiale, che ha coinvolto anche la nostra città. Il Comitato è impegnato non solo durante la giornata del 14 maggio ma tutto l’anno nell’omaggiare la memoria della Città e le vittime civili dei bombardamenti anglo-americani, mediante una costante cura del Monumento situato in via Mazzini. Cogliamo l’opportunità di annunciare che il Comitato è aperto a tutti coloro che fossero desiderosi di contribuire alla riscoperta della memoria storica della Città lavorando insieme in una sana e attiva collaborazione. Comitato 14 Maggio
Attività Comitato 14 Maggio Sin dalla sua fondazione, il 14 maggio 2015, il Comitato si è subito adoperato, al fianco delle autorità pubbliche locali, nella commemorazione delle vittime dei bombardamenti, in occasione della ricorrenza annuale degli attacchi sulla popolazione civile avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Prioritario per il Comitato è inoltre il decoro del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti motivo per cui ci si è attivati nella pulizia del piazzale antistaste la lastra commemorativa di via Mazzini, dove annualmente, a seguito delle cerimonie ufficiali e lo spegnimento dei riflettori, l’intera zona si trasforma in parcheggio per bici e cumuli di immondizia. Nel mantenere il decoro della zona, il Comitato ha fatto le dovute segnalazioni alla autorità competenti, ha sensibilizzato la cittadinanza mediante comunicati stampa, ha piantato fiori, ha provveduto al posizionamento di appositi cartelli nei pressi del Monumento e, mediante l’impegno diretto dei propri membri nelle pulizie, non senza l’ausilio dei negozianti della zona, ha dato l’esempio.
14 maggio: Fondazione del Comitato 14 Maggio e deposizione di fiori in occasione della cerimonia ufficiale del 72°anniversario dei bombardamenti alleati su Civitavecchia. - 14 settembre: Denuncia del parcheggio selvaggio di biciclette davanti al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti e installazione di appositi cartelli che invita a maggior riguardo verso la Lapide posta in ricordo di quanti persero la vita sotto le bombe nel 1943. - 21 settembre: Segnalazione alle autorità competenti dell’abbandono di rifiuti nei pressi del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti. - 30 settembre: Pulizia del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti di via Mazzini e la deposizione di 10 gerani nei vasi antistante la lastra commemorativa. - 9 ottobre: Posizionamento di appositi cartelli che invitano ad un maggior riguardo nei confronti del Monumento ai morti nei bombardamenti.
FB: Comitato 14 Maggio - Blog: comitato14maggio.blogspot.it
73 anni fa l’attacco su Civitavecchia Quello di settant’anni fa, il 14 maggio 1943, non fu l’unico bombardamento alleato su Civitavecchia, a 80 chilometri da Roma, ma fu certamente il più devstante, perché praticamente rase al suolo l’intera città, che era un porto strategicamente importante. Era un venerdì, e l’estate era iniziata anzitempo. A quell’ora, le 15,15, l’ora del riposo pomeridiano, tutto era tranquillo e nulla faceva presagire una tragedia di quelle proporzioni. Improvvisamente, come provenienti dalla vicina Santa Marinella, otto chilometri in direzione Roma, fecero la loro comparsa volando bassi sul mare decine e decine (erano 48) di micidiali bombardieri B-17 americani, le temute “fortezze volanti” che, in otto ondate successive, devastarono la cittadina costiera. Le fortezze americane provenivano in realtà dalla Tunisia, sotto il comando della Naaf, Northwes African Air Forces, che contemporaneamente bombardò anche Olbia, Sassari, Alghero, Porto Torres ed Abbasanta, quest’ultima nell’interno sardo. In questo modo le comunicazioni con l’isola erano completamente interrotte, con i porti colpiti, ma per maggior sicurezza anche le navi vennero affondate alla fonda. Gli alleati colpirono la costa nord di Roma per preparare un eventuale sbarco, visto che ancora non era stato deciso dove sarebbe dovuto avvenire. Sin dalla mattina a Civitavecchia erano arrivate truppe italiane che avrebbero dovuto imbarcarsi per la Sardegna, dove si temeva uno sbarco alleato. Gli autocarri e i mezzi militari – ma non solo – che stavano transitando sul lungomare vennero mitragliati dai caccia che scortavano i B-17, e subito dopo vennero lanciate centinaia di bombe ad alto potenziale esplosivo. Testimoni hanno raccontato che dai monti sopra Civitavecchia si vedevano soltanto bagliori fortissimi, subito seguiti da boati terribili. Dopo alcuni minuti immense colonne di fumo si levarono dalla città devastata. In tutto l’incursione durò una ventina di minuti e a quanto pare la contraerea non sparò neanche un colpo. Moltissimi rimasero per sempre sotto le macerie, nei rifugi e nelle navi affondate, per cui il numero esatto dei morti non è stato mai accertato. Si dice che siano stati circa 500, ma si tratta solo di civitavecchiesi di cui si poté constatare la scomparsa. Ma in quel momento nel porto laziale c’erano militari, persone venute da fuori, chi si imbarcava, che era arrivato, chi era là per chissà quale motivo. Civitavecchia subì in tutto 86 bombardamenti, ma nessuno come quello del 14 maggio. Poiché si temevano altre incursioni, 20mila dei 23mila abitanti della città fuggirono sulle vicine montagne, nei centri di Allumiere, Tolfa, Canale Monterano o anche nel Viterbese che era collegato con la ferrovia. Alcune fonti parlano di oltre mille morti, poiché gli americani non bombardarono solo il porto, come avrebbe dovuto essere e gli obiettivi militari, ma bombardarono anche il centro cittadino, gli obiettivi civili, e non certo per errore, perché chiunque osservi una cartina della città vedrà che il porto è un obiettivo aereo facile da centrare. Era la strategia del terrore attuata dagli alleati che poi venne utilizzata in tutta Italia, come è noto e come confermano i bombardamenti di qualche settimana dopo su Roma. Nel mesi successivo ci furono altre decine di bombardamenti su una Civitavecchia pressoché deserta e con un porto del tutto inutilizzabile. La città fu distrutta all’80 per cento, e prima della successiva ritirata i tedeschi ne minarono altre parti, come alcune banchine del porto e Forte Michelangelo. Quando la gente iniziò a ritornare, visse nelle caserme rimaste in piedi, senz’acqua e senza cibo, in condizioni igieniche tali che epidemie di tifo e scabbia colpirono migliaia di persone. Articolo di Antonio Pannullo uscito sul giornale Il Secolo d’Italia