REPORTAGE 75° Concorso Internazionale di Ginevra - Violoncello
Il giapponese Michiaki Ueno conquista Ginevra di Mauro Mariani
I
l Concours International d’exécution musicale de Genève non ha bisogno di presentazioni, basti ricordare che è uno dei più antichi concorsi musicali d’Europa e del mondo, perché è stato fondato nel 1939, e anche uno dei più prestigiosi. I musicofili italiani lo conoscono bene fin dalla prima edizione, che fu vinta da Arturo Benedetti Michelangeli. Negli anni successivi vari altri italiani sono risultati vincitori nelle varie categorie, come Francesco Manara
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(violino), Giuseppe Garbarino e Kevin Spagnolo (clarinetto), Silvia Careddu (flauto), Maria Tipo e Francesco Nicolosi (pianoforte). Invece Maurizio Pollini non è andato al di là del secondo posto. Le discipline in concorso cambiano ogni anno e nel 2021 sono state due - violoncello e oboe - per compensare l’annullamento dell’edizione del 2020 a causa della pandemia. Il Covid-19 però continua a farsi sentire e ha
REPORTAGE dati, si è aggiudicato la metà dei semifinalisti. E alla finale del 28 ottobre la percentuale degli asiatici è ulteriormente aumentata, due su tre, un giapponese e un coreano. Il terzo era un canadese il cui cognome rivelava chiaramente origini orientali. Il trionfo dei concorrenti provenienti dall’oriente non è certamente una novità e deve essere visto come un segnale positivo, perché dimostra come la “musica classica” o “musica colta occidentale” (non si è ancora trovata una definizione pienamente soddisfacente) non conosca ormai confini. Ma allo stesso tempo è un segnale d’allarme per i musicisti occidentali, che devono rimboccarsi le maniche e lavorare sodo, se non vogliono essere surclassati dai loro colleghi orientali. Avevo programmato di assistere di persona alla finale del Concorso di violoncello ma il signor Covid (ancora lui!) ha sconsigliato il viaggio a Ginevra, quindi mi sono dovuto accontentare di
Fotografie: Anne-Laure Lechat
costretto ad adattare alla situazione le modalità di svolgimento di quest’edizione del Concorso, facendo svolgere a distanze le prime fasi. Infatti la preselezione è stata fatta sulla base dei video inviati dai concorrenti e la seconda fase consisteva in un recital online. Solamente le semifinali e la finale si sono svolte davanti alla giuria e al pubblico. Una prima riflessione va fatta sui dati statistici comunicati dall’organizzazione. Gli iscritti al Concorso di violoncello erano 260, di cui 97 donne e 163 uomini, e venivano per il 49% dall’Europa, per il 24% dall’Asia e dall’area del Pacifico, per il 17% dal continente americano e per il 7% dalla Russia e dagli altri stati dell’ex Unione Sovietica. Tra gli otto semifinalisti due venivano dalla Corea del Sud e uno ciascuno da Canada, Taiwan, Svizzera, Francia, Giappone e Russia, dunque l’Estremo Oriente, che in partenza presentava meno di un quarto dei candi-
Michiaki Ueno (26 anni, Giappone) durante la finale con l’Orchestre de la Suisse Romande diretta da Georg Fritzsch
REPORTAGE Leggendo la biografia di Ueno, veniamo a sapere che è nato in Paraguay, che ha iniziato lo studio del violoncello in Giappone, l’ha proseguito a Barcellona con Inaki Extepare, poi di nuovo in Giappone per dieci anni con Hakuro Mori. Quindi a Düsseldorf con Pieter Wispelwey. Lo abbiamo raggiunto per porgli qualche domanda. Partendo dal fatto che lei è giapponese, è nato in Paraguay, ha studiato in Spagna, Giappone e Germania: in che modo questa formazione cosmopolita ha influenzato il suo approccio alla musica? «Non ho alcun ricordo del Paraguay, perché ero troppo piccolo, ma il periodo di Barcellona è stato meraviglioso. Ho suonato moltissimo e nuotato ogni estate nel bel mare Mediterraneo, così che essere esposto alla natura durante la mia infanzia può aver formato il mio senso della bellezza. Penso che il Giappone mi abbia insegnato la disciplina e a lavorare duro per raggiungere uno scopo. Lo studio in Germania è stato decisamente positivo, perché ho potuto capire di più sulla cultura tedesca, in cui sono nati e cresciuti molti dei più importanti compositori». Perché ha scelto il Concerto di Lutoslawski per la finale? «Quando l’ho suonato per la prima volta nel 2018 sono stato affascinato dal suo carattere cupo e grottesco ed è diventato subito uno dei miei pezzi favoriti. Non ci sono molte opportunità di eseguirlo e così, dato che era nella lista dei Concerti che si potevano suonare nella finale, l’ho scelto». Come spera che la vittoria al Concorso di Ginevra influenzerà la sua carriera musicale? «Suonare davanti alla gente è una pura gioia per me, quindi continuerò a perseguire il mio ideale musicale e spero che questo premio mi darà la possibilità di suonare per molte persone in tutto il mondo. E spero di venire a suonare anche in Italia un giorno!». M.M.
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seguire in streaming il concerto finale, che si è svolto con l’accompagnamento dell’ottima Orchestre de la Suisse Romande diretta da Georg Fritzsch nella grande Victoria Hall affollata dal pubblico. I tre finalisti potevano scegliere uno tra i Concerti di Schumann, Elgar, Lutoslawski, Šostakóvič (il Concerto n.2) e Dutilleux (Tout un monde lointain). Ha aperto la sfida il sudcoreano Jaemin Han, quindici anni appena compiuti (!), che ha scelto Elgar. La pienezza del suono, il bel timbro scuro, l’ampiezza della cavata mostrate nell’Adagio introduttivo erano sorprendenti: non si immaginava che potessero essere alla portata – anche per motivi prettamente fisici – di un violoncellista poco più che bambino. D’altronde Han era già preceduto dalla fama di fenomeno, essendo stato lo scorso luglio il più giovane ad aver mai vinto il Concorso Enescu di Bucarest. Ma andando avanti c’era qualcosa che faceva capire che si tratta indubbiamente di un grande talento ma non ancora totalmente maturo, soprattutto per la limitata capacità di tenere il filo del discorso in questo pezzo piuttosto lungo e complesso, cosicché in più punti il Concerto di Elgar perdeva coerenza e si afflosciava. Dopo di lui toccava al ventiseienne giapponese Michiaki Ueno, che ha suonato il Concerto di Witold Lutoslawski, con cui tre anni fa aveva vinto il secondo Premio al Concorso di Varsavia intitolato proprio al compositore polacco. Dedicatario e primo interprete di questo Concerto è stato Mstislav Rostropovič e di conseguenza il compositore ha potuto sfruttare senza limiti le possibilità dello strumento, quelle già note e quelle ancora da scoprire. Il risultato non è forse un capolavoro ma sicuramente dà grandi soddisfazioni all’interprete che sia in grado di venirne a capo, catturando così inevitabilmente il pubblico. Una bella vetrina per Ueno, che suona questo pezzo così complicato con la massima sicurezza, e per di più a memoria. La sua scelta del Concerto di Lutoslawski lo distingue dagli altri due concorrenti, che hanno entrambi scelto Elgar. Il terzo a salire sul palco della Victoria Hall è il ventiquattrenne canadese Bryan Cheng. Veniva spontaneo il confronto diretto col
Bryan Cheng (24 anni, Canada), 2° classificato
giovanissimo Han, dato che hanno suonato lo stesso pezzo. Cheng ha un suono meno ricco e meno robusto (probabilmente influisce anche lo strumento) ma come musicista è indubbiamente più maturo e completo, infatti gli riesce benissimo quel che al sudcoreano non era affatto riuscito, cioè dare coerenza e tensione continue al Concerto un po’ ampolloso di Elgar. Una bella esecuzione, con un po’ di sentimentalismo e malinconia tardoromantici ma non più dello stretto necessario, senza inutili svolazzi e con dinamiche molto controllate. Alla fine è il più applaudito dal pubblico che riempie la Victoria Hall. Si intuisce subito che la scelta sarà tra Cheng e Ueno e infatti sono loro due i primi classificati. La giuria, formata da lvan Monighetti, presidente, e da Michaela Fukačová, Ophélie Gaillard, Clive Greensmith, Li-Wei Qin e
Jaemin Han (15 anni, Corea del Sud), 3° classificato
Shauna Rolston, ha attribuito la vittoria a Michiaki Ueno, sicuramente tenendo conto anche delle semifinali (si possono ascoltare su YouTube) in cui era stato più convincente del canadese. Il secondo Premio è andato a Bryan Cheng e il terzo a Jaemin Han. A loro sono andati rispettivamente 20.000, 12.00 e 8.000 franchi svizzeri. In più ci sono i Premi del pubblico, del pubblico giovane, degli studenti e quelli offerti dai privati. Ma è importante che, in aggiunta ai Premi in denaro e ad un buon numero di concerti, i tre finalisti avranno la possibilità di partecipare a un workshop per prepararsi a gestire tutti gli aspetti di una carriera internazionale (i rapporti con i media, per esempio) e beneficeranno per due anni del supporto di un’agenzia svizzera di concerti, che li aiuterà ad avviare la loro attività e fornirà anche una consulenza personalizzata. n
MAURO MARIANI. Nato a Roma, ha seguito contemporaneamente gli studi classici e musicali. Ha insegnato Storia della Musica nei Conservatori di Perugia, Frosinone e Roma. Collabora con scritti e conferenze con le maggiori istituzioni musicali, tra cui Accademia di Santa Cecilia, Maggio Musicale Fiorentino, San Carlo di Napoli, Fenice di Venezia, Teatro Real di Madrid. Scrive su periodici musicali italiani, spagnoli, francesi e tedeschi.
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