FARE n. 41 - SETTEMBRE 2018

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assemblea

Una nuova stagione di responsabilità

È la richiesta che il presidente di Confindustria ha fatto al Paese a nome del mondo dell’impresa, per aiutare l’economia e la società italiana a fare un salto di qualità. “Alberto Vacchi? Un vero gentiluomo” di RM

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uesta assemblea si è aperta stamattina con il video che abbiamo realizzato per l’Assemblea generale di Confindustria, dove è sintetizzata, e il presidente Vacchi l’ha esposta bene nella sua relazione, la nostra idea di società e di economia, il nostro voler essere europei in Italia, l’impegno a richiamare la politica a riprendersi il suo primato e fare delle scelte immaginando un’Italia e una società del futuro. Non vogliamo un’Italia periferia d’Europa, la vogliamo centrale tra Europa e Mediterraneo, aperta ad Est e ad Ovest. Come ricordava Alberto, siamo la seconda manifattura d’Europa e la settima nel mondo, l’export italiano vale 550 miliardi di cui 450 vengono dalla manifattura e 250 riguardano quello che possiamo definire il mercato domestico, ovvero l’Europa. E se, nonostante i deficit di competitività che abbiamo, siamo secondi in Europa, qualcuno dovrebbe chiedersi quale sia la vera forza dell’industria italiana e quali le potenzialità; e, solo per questo, dovrebbe avere più rispetto quando parla dell’industria in questo Paese, che deve ad essa il suo presente e il suo futuro. Questa è l’ultima assemblea di Alberto, e mi sento di esprimere gratitudine e riconoscenza all’uomo, che ho conosciuto e stimato, e al presidente di Confindustria Emilia. Vedete, in questi due anni ho avuto modo di apprezzare Alberto, e mi sono ricordato di una massima di Pirandello che sembra calzare perfettamente su di lui: ‘È più facile essere

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eroi che gentiluomini, perché eroi si può esserlo solo per un giorno, gentiluomini lo si è per la vita’. Di certo, Alberto è un gentiluomo. E voglio ricordare anche il presidente: perché Confindustria Emilia Area Centro, Bologna, Ferrara e Modena ha dimostrato che nella nostra casa comune si può essere e fare sistema. In una casa comune che, dietro alla forza del pensiero economico, come sottolineava Alberto, ha un’idea di società aperta e inclusiva, capace di usare la crescita per ridurre i divari, con politiche responsabili e sostenibili, avendo attenzione a non incrementare il deficit e il debito pubblico, ma invece attenta alla crescita. Oggi siamo partiti da un’analisi di contesto osservando gli Stati Uniti e la Cina: due idee

diverse dal punto di vista tattico, ma che hanno un unico comun denominatore, la difesa dell’industria. Rispetto a questo, cosa fa il nostro Paese? La nostra idea è di lavorare per imprese al centro dell’economia e per persone al centro della società. L’Europa e l’Italia che immaginiamo e sogniamo è il luogo ideale per il lavoro, l’occupazione, i giovani e le imprese. Un’Europa che ritorni ai suoi fondamentali storici dei padri fondatori, e vorrei citare Jean Monnet: ‘I miei obiettivi sono politici, le mie spiegazioni sono economiche’. Noi dobbiamo ritornare alle spiegazioni economiche per darci grandi obiettivi politici. Il nostro percorso è sempre stato coerente. Alle Assise di Verona a febbraio, per esem-


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