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vita industriale
di mano alla famiglia Galli, in particolare a Claudio Galli e al figlio Riccardo. Con la nuova proprietà, l’azienda apre una nuova era moltiplicando a livello esponenziale non solo il fatturato, ma soprattutto le competenze e gli investimenti, sia umani che tecnologici. L’azienda opera oggi nei più prestigiosi mercati e settori quali il test dei semiconduttori, la radiofrequenza, il biomedicale, il ferroviario, l’automotive, il racing, l’oleodinamica e tutto il mondo industriale.
LS LEXJUS SINACTA, ESG E GOOD GOVERNANCE COME LEVE DI SVILUPPO
“Il mondo delle pmi e delle imprese di famiglia rischia nel breve periodo di scontrarsi in modo molto concreto con il fattore ESG (Environmental, Social, Governance). Da alcuni anni se ne sta parlando molto, ma di fatto il nostro mondo imprenditoriale fatica a ritenerlo un motore di sviluppo dell’impresa e a medio termine uno dei principali elementi di competitività. Se sui fattori ambientali e sulla sostenibilità qualcosa faticosamente e in modo disorganico si sta muovendo, si registra un sensibile ritardo sul fattore ‘G’, quello inerente alla Governance”. Questo il punto di partenza del ragionamento che Gianluigi Serafini, partner dell’associazione professionale di avvocati e dottori commercialisti LS Lexjus Sinacta e direttore esecutivo presso la Bologna Business School del corso “Good Governance dell’impresa di famiglia”, propone relativamente alle leve di accesso al credito/ equity e di sviluppo dei processi di filiera. Serafini sottolinea infatti come si sia quasi sempre al punto di partenza: “Sono pochissime le aziende che hanno avviato riflessioni serie sulla struttura degli organi di amministrazione e di controllo e assunto idonei modelli organizzativi ai sensi del D. lgs 231/01, ovvero dell’art. 2086 del codice civile. Ad oggi la pmi continua a vivere le regole di governance e di compliance come fattori di costo e di inutile complicazione; prevale insomma una filosofia che fa coincidere compliance con ‘fastidiosa burocrazia’”.
Al di là dell’aspetto aziendalistico che dovrebbe imporre di avere sempre una ferma attenzione ai presidi dei fattori di rischio, Serafini sottolinea come il mancato adeguamento ai fattori ESG inciderà in modo sensibile sulle concrete possibilità da un lato di accedere al mercato del credito e più in generale al mercato finanziario, dall’altro di rimanere all’interno di filiere qualitative di produzione.
In particolare, le direttive della BCE fanno sì che gli istituti di credito orientino l’erogazione del credito verso aziende ESG compliance. “Già oggi si osservano sensibili riduzioni di tasso a favore delle aziende che siano ritenute ESG compliance. Sotto il profilo bancario, peraltro, l’attenzione al fattore Governance sta diventando primaria in quanto tende ad abbassare il fattore di rischio nell’erogazione del credito, credito che si basa sempre più sulle probabilità restitutorie e non sulle garanzie reali. Di qui l’importanza della serietà dei piani industriali e delle strutture di governance e manageriali a supporto della loro realizzazione”, prosegue Serafini. In materia di accesso ai mercati finanziari il tema è ancora più attuale, in quanto al momento la stragrande maggioranza della raccolta effettuata dai fondi internazionali è ESG compliance e impone l’utilizzo in aziende ESG compliance. “Questa evoluzione è già stata recepita per le realtà quotate sui mercati rego- lamentati, tant’è che dall’ottobre 2021 su Euronext ha debuttato il MIB ESG, un’evoluzione che ha fatto sì che a gennaio 2023 ben 54 pmi quotate sul mercato EGM avessero una rendicontazione ESG”, sottolinea ancora Serafini. Ma la rendicontazione dovrà essere effettiva e non solo formale. Per questo “occorrono team interdisciplinari altamente qualificati, perché questa diverrà sempre più strumento di accesso alla filiera di produzione e saranno gli stessi committenti/clienti a imporre il rispetto degli standard di qualità, che diverranno uno strumento di riconoscibilità sul mercato. Insomma, ESG e Governance non sono orpelli burocratici, ma veri fattori distintivi per la realizzazione nel tempo del valore dell’impresa”, conclude Gianluigi Serafini.
Marposs Investe Nel Futuro E Acquisisce Dsi
Un importante investimento nell’AI e Big Data made in Italy. È quello realizzato dal Gruppo Marposs di Bentivoglio, in provincia di Bologna, punto di riferimento a livello mondiale nella fornitura di strumenti per l’ispezione, la misura e il controllo in ambiente di produzione, che lo scorso febbraio ha annunciato di aver acquisito la maggioranza qualificata della startup veneta Digital Strategy Innovation (DSI), specializzata in ricerca applicata nei campi dell’AI, Big Data e Data Analysis. Nata nel 2020 sulla base dei risultati scientifici sviluppati all’interno dell’Università Ca’ Foscari Venezia e sostenuta da VeniSIA,