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ECONOMIA-DIRITTO
La responsabilità sociale d’impresa (o CSR - Corporate Social Responsibility) è un tema di grande attualità e sono sempre più numerose le aziende che si affacciano ai diversi aspetti ad essa correlati. Ma di che cosa si tratta? La tematica è molto ampia e per fare un po’ di chiarezza abbiamo chiesto il parere di Matteo Caroli, professore ordinario e direttore del centro di ricerca sull’innovazione sociale dell’Università Luiss Guido Carli di Roma.
Professore, che cosa significa davvero integrare la sostenibilità nel business?
Integrare significa considerare gli obiettivi di business e di competitività esattamente allineati agli obiettivi di miglioramento ambientale e sociale, ossia significa mettere questi due aspetti sullo stesso piano. Nel caso delle grandi imprese, questo approccio si estende alla gestione del proprio sistema di fornitura, soprattutto per garantire la tracciabilità e il controllo della filiera in aree del mondo dove le normative vigenti in ambito ambientale e sociale sono meno stringenti.
Quali vantaggi porta alle organizzazioni?
Molti studi empirici dimostrano gli effetti positivi sulla competitività a lungo termine delle aziende. Ma non solo: oltre al miglioramento della performance sul mercato, infatti, l’integrazione della sostenibilità ha effetti positivi sull’organizzazione interna dell’impresa, con un miglioramento delle condizioni di lavoro, della redditività del personale e della crescita professionale. Infine, particolare di egual importanza, ne trae vantaggio il cosiddetto “capitale immateriale” di un’azienda ed in particolare il suo livello di reputazione.
Guardando verso orizzonti più ampi, qual è il livello di integrazione delle aziende oggi nel mondo?
Le aziende con azionariato diffuso hanno ormai una forte integrazione degli obiettivi di sostenibilità in quelli di business, ciò anche legato al fatto che gli investitori di oggi privilegiano le imprese che hanno comportamenti sostenibili. A titolo di esempio, è significativo che nel 2014 l’amministratore delegato di BlackRock, la più grande società di investimento nel mondo, abbia scritto una lettera a tutti gli amministratori delegati delle società finanziate chiedendo espressamente quali fossero i piani per la sostenibilità di lungo periodo dei loro profitti. Ormai, dunque, per le aziende che sono sui mercati finanziari azionari l’integrazione con politiche di sostenibilità è irrinunciabile, con le dovute specificità da settore a settore. Per le aziende di medie o piccole dimensioni ovviamente il processo è forse meno stringente e dipende molto dalla spinta dell’imprenditore.
Esistono strumenti in grado di misurare il livello di integrazione della sostenibilità nel business? Se sì, quali sono i più idonei?
Esistono vari strumenti che vengono utilizzati per la misurazione della sostenibilità ambientale e sociale delle aziende; tra questi, a livello mondiale, il più utilizzato è il set di parametri GRI (Global Reporting Initiative) giunto recentemente alla 5^ release: si tratta di un insieme di indicatori sia quantitativi che qualitativi utilizzati come linee guida per la rendicontazione delle performance di sostenibilità. Ci sono poi degli strumenti più specifici per determinati settori/segmenti di attività come, ad esempio, la Certificazione ISO 26000 che misura il grado di sostenibilità ambientale e la qualità dei processi produttivi. Non meno importanti sono gli strumenti, supportati da meccanismi di controllo sempre più stringenti, che mirano a valutare la compliance aziendale, ossia la conformità della governance e delle attività aziendali alle disposizioni normative, ai regolamenti, alle procedure, ai codici di condotta e alla trasparenza nell’operato.
In base alla sua esperienza che cosa suggerisce ai giovani imprenditori che nelle proprie specifiche realtà decidono di intraprendere un percorso orientato all’integrazione tra business e sostenibilità?
Mi sento di dare due suggerimenti, che penso possano essere validi a prescindere dalla dimensione dell’azienda e dalla tipologia di attività: L’integrazione della sostenibilità nel business richiede una visione strategica, occorre quindi avere un orientamento di lungo termine nel momento in cui si decide di affrontare questo percorso. I benefici si hanno non tanto nell’immediato, anzi, le fasi iniziali sono spesso le più difficili e le più onerose; i vantaggi si manifestano soprattutto nel tempo quindi è necessaria la sensibilità di saper guardare in prospettiva. L’esperienza dei grandi gruppi ci insegna che i progetti di sostenibilità hanno successo se c’è un endorsement serio e continuativo del vertice aziendale e del top management: sono infatti le figure apicali a dovere per prime credere nel progetto ed esercitare quella spinta propulsiva necessaria a favorire un cambiamento in primis nei valori e nella cultura dell’azienda che si rifletteranno poi all’interno della comunità di riferimento e, ovviamente, nella competitività del business stesso.