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It’s a Wide Wild World
Come ormai da tradizione, anche quest’anno il Gruppo Giovani Imprenditori ha curato il convegno di chiusura di Farete. Giovedì 7 settembre, alle 16.30, mentre ormai la manifestazione volge al termine, eccoci in tanti, oltre 200 persone, a ritrovarci nella sala principale del Padiglione 18 per partecipare a questo interessante appuntamento. Apre i lavori Marco Arletti, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia Area Centro, che introduce il tema del dibattito: vivendo in un mondo “wide” e “wild”, quanto è difficile fare impresa oggi? L’instabilità geopolitica che sta caratterizzando questi tempi che ripercussioni ha sullo sviluppo e la competitività delle imprese italiane all’estero? I numeri sembrano in realtà confortarci, in quanto si sta assistendo ad una generale crescita della percentuale di export, sia a livello nazionale che regionale, soprattutto in zone considerate “sensibili”, confermandoci che, in un mondo difficile, fare impresa si può. Modera la tavola rotonda Oscar Giannino, giornalista e opinionista di Radio24, che invita gli ospiti a salire sul palco: Carlo Jean, presidente del Centro Studi di Geopolitica Economica delle Università Luiss e Link Campus di Roma, Massimo Messeri, presidente di Nuovo Pignone – Baker Hughes, a GE company (BHGE), Vincenzo Cremonini, amministratore delegato di Cremonini S.p.A e Gianmarco Messori, amministratore delegato di Messori Uomo. Carlo Jean stimola la platea con alcune riflessioni sul panorama
geopolitico mondiale che, seppur instabile, non deve limitare il processo di internazionalizzazione delle aziende. I mercati emergenti più interessanti, seppur turbolenti da un punto di vista politico, sono alcuni stati dell’Africa subsahariana (Angola, Nigeria, Etiopia, Ciad, Mozambico, Ruanda), considerati come la grande opportunità per il business nei prossimi 1520 anni. Crescita demografica, mancanza di infrastrutture e servizi, necessità di beni e prodotti di consumo sono i principali drivers che guideranno la crescita degli investimenti mondiali in quest’area. Massimo Messeri racconta l’esperienza di una multinazionale del settore oil & gas per cui l’approccio verso questi Paesi non può non può che avere più facce: investire significa anche dotare questi luoghi delle strutture e delle competenze necessarie per renderli idonei ad uno sviluppo industriale, riducendo la “distanza” culturale rispetto ai modelli occidentali di riferimento. Questo significa portare avanti di pari passo investimenti di carattere sociale e ambientale significativi, facendo molta attenzione ad evitare fenomeni corruttivi.
Il made in Italy e l’alta qualità dei prodotti sartoriali sono invece i punti di forza che hanno permesso all’azienda di Gianmarco Messori di attuare una vera e propria conquista dell’Africa, con l’apertura di boutique monomarca in Nigeria, Sudafrica e Gabon.
Una strategia di acquisizioni in diversi settori ha guidato l’internazionalizzazione del Gruppo Cremonini, racconta Vincenzo Cremonini, che però non può essere applicata ovunque; nei Paesi “difficili” è possibile avere successo solamente dotando queste aree di piattaforme logistiche e garantendo investimenti strutturali che puntino alla creazione di una vera e propria filiera locale.
Anche quest’anno le conclusioni del convegno sono lasciate al presidente di Confindustria Emilia Area Centro Alberto Vacchi, che riconferma il trend in crescita di Farete sia in termini di visitatori che di espositori trainato anche dall’unificazione delle territoriali che ha permesso alla manifestazione di oltrepassare i confini bolognesi. Infine un’ultima battuta alla platea: il convegno di chiusura organizzato dai Giovani Imprenditori “porta bene” e ci si augura dunque che sarà così anche nei prossimi anni!