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ECONOMIA-DIRITTO
Dazi tra i vari Paesi Cosa cambia se cambiamo gli accordi commerciali
Cosa accadrà dopo la decisione di Trump di imporre tasse doganali del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio? Una misura definita “una necessità per la sicurezza” degli Stati Uniti che, applicata anche sull’UE, penalizza soprattutto i grandi esportatori come l’Italia. Trump ha invitato i Paesi interessati da tali norme a negoziare eventuali esenzioni del dazio solo nel caso in cui tali Paesi siano disponibili a ridimensionare la minaccia che le loro esportazioni provocano all’economia statunitense.
A rischiare di più è proprio l’Italia, grande esportatore verso gli Usa. Sia sui consumatori che sulle famiglie italiane ricadrebbe l’onere. Mentre le trattative sono in stallo e Trump minaccia di tassare le auto europee ed altri prodotti, se la UE non abbasserà le proprie barriere e tariffe ci saranno conseguenze reali e immediate della guerra sui dazi. La guerra commerciale con gli Stati Uniti infatti metterebbe a rischio 40,5 miliardi di esportazioni made in Italy, che hanno raggiunto nel 2017 il record storico grazie ad un aumento del 9,8% rispetto all’anno precedente. Gli Stati Uniti sono il principale mercato di riferimento per il made in Italy fuori dall’Unione Europea, con un impatto particolarmente rilevante per l’agroalimentare. La nuova strategia Usa, denominata “America First”, sembra avere avuto fino ad ora i primi effetti in una politica monetaria aggressiva che rischia di costare molto caro all’Italia anche in campo alimentare, considerato che le esportazioni di cibo e bevande nel 2017 sono aumentate del 6% (per un totale di circa 4 miliardi di euro). La guerra dei dazi che sta per scoppiare tra Stati Uniti ed Europa rischia di determinare una pesante stangata a carico delle famiglie italiane; il pericolo è che a fare le spese dei dazi siano i consumatori finali, attraverso un inevitabile aumento dei prezzi al dettaglio. Le industrie italiane colpite dagli effetti dei dazi dovranno aumentare i prezzi per recuperare i guadagni perduti, ma soprattutto eventuali contromisure da parte dell’UE determineranno rincari di una miriade di prodotti di largo consumo venduti in Italia e importati dagli Stati Uniti (succo d’arancia, alcolici e dolciumi vari). Secondo le stime, l’eventuale ritorsione dell’Unione Europea ai dazi statunitensi colpirebbe 328 milioni di euro di importazioni statunitensi annuali in Italia che riguardano principalmente manufatti in ferro, acciaio e ghisa, barche a vela e a motore da diporto e l’agroalimentare. Nella black list varata dall’Unione Europea sulla quale applicare dazi ci sono abiti (t-shirt, pantaloni, biancheria, scarpe) che l’Italia importa dagli Usa, cosmetici (rossetti, ciprie, manicure) e le motociclette. Tra i prodotti agroalimentari Usa colpiti dai dazi europei, secondo l’ipotesi della Commissione Europea, ci saranno il bourbon whiskey, i mirtilli e il burro d’arachidi.
Queste le parole di Trump: “L’Unione europea, Paesi meravigliosi che trattano gli Usa molto male sul commercio, si stanno lamentando delle tariffe su acciaio e alluminio. Se lasciano cadere le loro orribili barriere e tariffe su prodotti Usa in entrata, anche noi lasceremo cadere le nostre”. Non è così che funziona l’economia mondiale e meno che meno quella italiana.