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Idrogeno, una scelta per il futuro?

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Gas ed elettricità hanno minato la sicurezza energetica di Europa e Italia. Ora gli investimenti puntano su energia da fonti rinnovabili. L'idrogeno potrà essere un coprotagonista dell'immediato futuro.

appena concluso ha formalmente spezzato l’incantesimo che salvaguardava il benessere di Europa e Paesi industrializzati, facendoci credere che fosse uno status dovuto. Gas e elettricità sono stati gli elementi che hanno fatto breccia in questo invisibile velo. I prezzi di entrambe le commodities hanno ripercussioni dirette e indirette sulle spese di imprese e cittadini e il 2022 è stato l’anno in cui abbiamo registrato i loro massimi storici. L’energia, ad esempio, dopo una media annua di 52 €/ MWh nel 2019 (39 €/MWh nel 2020 ma il dato è “sporcato” dai lockdown), nel corso del 2021 inizia il suo inesorabile rialzo, arri- vando al suo massimo di 542 €/MWh (media di agosto 2022), e a metà gennaio 2023 fa registrare una media del mese di circa 180 €/MWh. Tre volte il prezzo del 2019. La grande incertezza generata e la crescente consapevolezza che Italia ed Europa viaggiassero nella più totale insicurezza energetica hanno spinto l’Europa ad accelerare sugli investimenti in energia da fonti rinnovabili per aumentare l’affidabilità energetica. È in questo scenario che l’idrogeno rivestirà un discreto ruolo nel corso della transizione energetica europea.

Cos’è l’idrogeno?

È un vettore e non una fonte, pertanto non genera energia ma la trasferisce, immagazzinandola dal momento in cui viene generato e rilasciandola quando viene ritrasformato per tornare a una configurazione stabile.

È l’elemento più abbondante in natura ma si presenta sempre in forma composta (es. H2O, CH4…) e mai nella sua forma atomica (H) o raramente in quella molecolare (H2).

Come si produce l’idrogeno?

Esistono diversi processi di cui possiamo servirci per il suo ottenimento e in base alla tecnologia impiegata cambia la fonte energetica di partenza. Se è ricavato dal carbone tramite gassificazione è detto marrone mentre se si usa il metano attraverso lo steam reforming è detto grigio. Quando, a valle, dei precedenti processi è prevista la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, abbattendo le emissioni fino al 90%, allora si parla di idrogeno blu. O ancora, se si impiega il metano nella pirolisi si ottiene idrogeno turchese. Alternativamente, partendo dall’acqua e sfruttando l’elettrolisi si genera idrogeno giallo. Se però l’energia elettrica è prodotta solo con il nucleare l’idrogeno risultante è rosa (o viola), altrimenti se il mix energetico prevede solo fonti rinnovabili l’idrogeno risultante è verde.

La discussione oggi in corso vede i tecnici parlare di idrogeno a basse emissioni e idrogeno rinnovabile, prodotto cioè a partire da fonti rinnovabili.

Come funziona l’elettrolisi?

Esaminando la tecnologia a zero impatto carbonico, l’elettrolisi si origina da una serie di reazioni chimiche non spontanee di ossidoriduzione causate dal passaggio della corrente elettrica tra due elettrodi immersi in una soluzione acquosa. Il metodo è semplice e restituisce come risultato di processo “idrogeno” e “ossigeno”. Importante sottolineare che anche quest’ultimo prodotto di reazione può essere reimpiegato ad uso industriale, farmaceutico o nel settore chimico.

Quali sono i costi di produzione dell’idrogeno?

I costi sono fortemente influenzati dalla fonte energetica di riferimento. L’idrogeno grigio è quello oggi maggiormente prodotto e i suoi costi di gestione si aggirano su 1,5 €/kgH2. L’idrogeno blu aggiunge ai costi dell’idrogeno grigio le spese relative alla cattura e stoccaggio del carbonio arrivando a 2,5 €/kgH2. L’idrogeno verde può toccare valori di 4-5 volte il costo dell’idrogeno grigio (Hydrogen Europe ne ha stimato il costo in Ue di 1 kgH2, andandolo a correlare alla fonte rinnovabile più economica disponibile in ogni Paese – fig. 1). Per offrire al lettore un termine di paragone, 1 kgH2 è equivalente in termini energetici a 3 L di gasolio. I maggiori investimenti in rinnovabile che si faran- no nel corso degli anni, unito a un miglioramento della tecnologia, fanno stimare che i prezzi dell’idrogeno verde diventeranno competitivi nel 2030 e vantaggiosi solo nel 2050.

L’idrogeno è una scelta affidabile per il futuro?

L’Ue sta puntando molto su questa tecnologia, rendendola parte integrante delle strategie nel pacchetto “Fit for 55”, con orizzonte al 2030, e diventando un perno degli obiettivi di carbon neutrality del 2050. L’idrogeno ha il pregio di garantire grande versatilità di utilizzo, potendo essere impiegato tanto nell’industria (anche nel segmento “hard-to-abate”) quanto nel trasporto pesante, arrivando, in prospettiva, a essere adoperato nel trasporto navale o nell’aviazione. Altro indubbio pregio è di poter immagazzinare energia prodotta dalle fonti rinnovabili, che per natura funzionano in maniera intermittente, per poi dispensarla all’occorrenza, sfruttando inoltre i gasdotti preesistenti per la distribuzione. Di contro la tecnologia è relativamente giovane con costi di realizzazione e di esercizio dell’impianto ancora elevati, nonché un’efficienza massima dell’intero sistema dell’ordine dell’80%.

Bando Pnrr per la realizzazione di impianti di produzione di idrogeno

Confindustria Trento sta promuovendo, presso le imprese associate, la possibilità di concorrere alla realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno rinnovabile grazie alle risorse del Pnrr e in particolare al finanziamento previsto da un bando pubblicato dalla Provincia autonoma di Trento.

Interventi ammissibili: realizzazione di siti per la produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse

Beneficiari: imprese di tutte le dimensioni, regolarmente iscritte nel Registro delle imprese

Partenariato: le imprese possono presentare progetti anche congiuntamente tra loro, fino ad un numero massimo di cinque soggetti, mediante il ricorso al contratto di rete o ad altre forme di collaborazione (es. consorzio, accordo di partenariato)

Dotazione finanziaria (attribuita dal Ministero dell’Ambiente alla Provincia di Trento): 14 milioni €

Agevolazione: contributo a fondo perduto, non superiore al 100% dei costi ammissibili

Modalità di erogazione:

1. una quota di anticipazione: fino ad un massimo del 10% dell’agevolazione concessa (previa presentazione di fideiussione bancaria); 2. una o più quote a SAL: fino al 90% dell’importo dell’agevolazione concessa (compresa l’anticipazione) a seguito della presentazione delle apposite domande di rimborso sulla base delle spese effettivamente sostenute; 3. una quota a saldo: pari al 10% dell’agevolazione concessa, attraverso la presentazione della domanda di rimborso finale. Regime di aiuto: agevolazione concessa ai sensi della Sezione 2.5 del Temporary Framework Russia-Ucraina (“fuori de minimis”)

Termini per la presentazione della domanda: dal 23 gennaio al 27 febbraio 2023 tramite PEC al Servizio industria, ricerca e minerario della Provincia di Trento. (gf)

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