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Comunità energetiche in partenza
Al via lo strumento per sfruttare al meglio la risorsa delle fonti energetiche rinnovabili. Il Trentino pioniere nella sperimentazione con gli esempi di San Martino di Castrozza e Storo.
Dei
191 miliardi di euro messi a disposizione per le sei missioni di cui è composto il Pnrr, ben 59,47 sono dedicati alla seconda missione: “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.
Lo scopo dell’Unione Europea con il suo Clean Energy Package è la graduale e ormai necessaria decarbonizzazione del sistema economico e territoriale agevolando la produzione, lo scambio e il consumo di energia rinnovabile. Decarbonizzazione totale al 2050 con tappa intermedia al 2030. Producendo energia rinnovabile in un numero sempre più elevato di punti e garantendone l’autoconsumo in un raggio spaziale limitato, si avrebbe il duplice beneficio di ridurre le perdite di rete e di ridurre l’energia prodotta da fonte fossile nelle grandi centrali. 2,2 miliardi sono nello specifico dedicati alle comunità energetiche rinnovabili, in sigla Cer. Il loro percorso parte dal 2018 con la direttiva Ue Red II. In Italia vi è stato un recepimento anticipato già nel marzo 2020 che prevedeva un confine territoriale definito dalle cabine secondarie Mt/Bt e un massimo di 200 kW di potenza generativa installata per singolo impianto. Con il recepimento completo della Red II avvenuto il 30/11/2021, i confini della Cer si sono allargati sia in termini geografici interessando le utenze sotto una stessa cabina primaria At/Mt che in termini di potenza per singolo impianto, portata ad 1 MW, comprensiva di un massimo del 30% di impianti già esistenti. L’incentivo per le Cer è di 110 €/MWh sull’energia condivisa all’interno della Cer nell’arco della stessa ora. È doveroso distinguere le Cer dalle altre realtà già presenti nel panorama quali l’autoconsumo semplice, singole unità abitative/famiglie che generano e autoconsumano energia rinnovabile, l’autoconsumo collettivo Ac che prevede più punti di prelievo dallo stesso impianto di produzione. L’Ac è sottoposto a un contratto di diritto privato avente determinati contenuti minimi. La Cer può contenere al suo interno persone fisiche, Pmi, enti territoriali, Pa che abbiano una elevata percentuale di contemporaneità, cioè che producano e consumino l’energia quasi nello stesso momento. L’energia condivisa sarà il minimo tra l’energia immessa e prelevata ai fini della condivisione; quindi, l’equivalente tra l’energia prodotta dagli impianti Fer e l’energia consumata dalle utenze sottese alla Cer nella medesima ora. Tale quantitativo di energia avrà un incentivo pari a 110 €/MWh per 20 anni oltre alla valorizzazione sul mercato dell’energia prodotta ed ai minori costi del sistema elettrico.
Molte aziende associate si stanno interessando e
Il Trentino è stato un pioniere nella sperimentazione delle Cer in collaborazione con Rse con ben due esempi sul proprio territorio a San Martino di Castrozza e a Storo.
Queste due realtà Cer sono caratterizzate da un elevato livello di autoproduzione e autoconsumo (70-80%). La Pat ha attualmente in essere una col- laborazione con Rse e l’Università di Trento per l’analisi della parte energetica della Cer con parte dei dati forniti in forma anonima da Assoenergia per simulazioni che comprendano Pmi all’interno. Report e risultati verranno pubblicati entro la primavera. È intenzione dell’Associazione promuovere altri eventi formativi per meglio calare questa realtà sul tessuto imprenditoriale trentino. Molte aziende associate si stanno interessando e muovendo sull’argomento anche grazie al successo del bando Fesr cofinanziato dalla Pat per l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici sulle coperture industriali e loro pertinenze. Scegliere di costituire una Cer entro i prossimi due anni e condividere l’energia autoprodotta dà infatti di- ritto a un sensibile aumento della spesa massima ammissibile a finanziamento. Si attende per l’inizio di marzo il via libera da Arera con la definizione di tutte le regole per dare il via a questi meccanismi. Obbiettivo finale della Ue è che nel 2050 oltre 250 milioni di persone possano autoprodurre ed autoconsumare la propria energia, avendo sconfitto la povertà energetica. La comunità energetica deve infatti essere intesa come una realtà sociale, culturale ed economica che autoproduce localmente l’energia necessaria al suo fabbisogno usando giudiziosamente le risorse del territorio, tutelando i propri beni comuni, territoriali, paesaggistici, indirizzandosi verso la riduzione della propria impronta ecologica.