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L’innovazione concreta va ricercata e pianificata

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Intervista a ALBERTO GASPERI, presidente della Sezione Servizi alle Imprese, Engineering e Finanza

Gasperi, la sezione che presiede è costituita da un gruppo decisamente ampio e soprattutto variegato di aziende. Ci può raccontare quali sono le sue particolarità?

Mi piace partire dal fatto che contando il numero di aziende siamo la seconda sezione più numerosa di Confindustria Trento, con 71 società iscritte. Queste possono essere suddivise in almeno cin- que cluster che si occupano di: ingegneria, progettazione e prototipazione; servizi finanziari e assicurativi; risorse umane e formazione; consulenza aziendale e servizi amministrativi; comunicazione, marketing, media ed eventi. Questa suddivisione ben riflette i nostri vari ambiti di attività, dovendoci occupare di fornire servizi alle altre imprese. Vedo una peculiarità nell’essere potenzialmente complementari per costruire filiere integrate e capaci di adattarsi ai bisogni in continuo mutamento delle aziende manifatturiere. Anche tra concorrenti, possediamo quella sensibilità per fare delle nostre diversità un’opportunità concreta per proporre soluzioni e servizi ad alta competenza e valore aggiunto, che sappiano sempre sostenere le esigenze del comparto industriale.

Il Trentino è sicuramente un luogo pressoché unico per fare impresa, caratterizzato da un sistema dove aziende, pubblica amministrazione e centri di ricerca dialogano per dare anche al mondo imprenditoriale strumenti concreti di competitività. Crede anche lei che fare impresa nel nostro territorio dia una marcia in più? Ci confrontiamo quotidianamente con realtà nazionali ed internazionali, e siamo sempre più convinti che il Trentino è un luogo speciale dove sviluppare le nostre aziende. Penso infatti che il sistema virtuoso appena citato abbia il grande vantaggio di stimolarci continuamente al fine di innovare i nostri prodotti e servizi, facendo crescere noi ed i nostri clienti. Inoltre la possibilità di rivolgersi a realtà che presidiano le frontiere dell’innovazione ci permette di “alzare costantemente l’asticella”. In estrema sintesi, ciò significa che dovendo rivolgerci ad aziende d’eccellenza occorre necessariamente essere proattivi nell’offerta dei servizi, e concreti nel portare soluzioni ad alto contenuto tecnologico e di conoscenza. Senza queste due condizioni c’è il rischio di rimanere fuori dal mercato in tempi molto rapidi, nonostante molti di noi abbiano storie gloriose.

Guardando la stessa questione dalla prospettiva inversa: dal suo punto di vista qual è l’elemento che manca per essere maggiormente competitivi?

Insisto da sempre sul tema dell’innovazione concreta, che va ricercata e pianificata in modo sistematico. Negli ultimi anni si è creato molto entusiasmo attorno alle nuove tecnologie, con il rischio di creare aspettative esagerate, cui fanno seguito forti disillusioni nei confronti di molte soluzioni proposte dal mercato, soprattutto per i tempi di implementazione nei processi aziendali.

Mi spiego meglio: spesso le nuove tecnologie vengono proposte e comunicate come “rivoluzionarie, che cambieranno il paradigma e i modelli di business” dall’oggi al domani, ma poi, nella realtà, ci si accorge delle loro effettive potenzialità, solo avviando un serio processo di implementazione nella specifica impresa. Proprio all’interno di questa dinamica devono inserirsi le aziende che offrono servizi alle imprese, esse infatti devono diventare mediatori di senso, altamente competenti nelle varie nicchie di servizi, a supporto delle aziende industriali. Questo è il circuito virtuoso che vogliamo stimolare: Pmi che pretendono elevati standard di servizi offerti, e fornitori dinamici e pronti a proporre soluzioni innovative, spesso in ottica di sviluppo cooperativo.

Gli ultimi due anni hanno visto il caro energia attestarsi come la principale fonte di costi, dove in particolare il settore industriale è stato quello più coinvolto. Anche voi che erogate servizi avete risentito di questo scenario?

Premesso che non possiamo di certo consideraci imprese energivore e quindi compararci con le aziende strettamente industriali, anche per noi il costo delle bollette è diventato un fattore da gestire con maggiore attenzione. Abbiamo risentito del problema energetico in maniera prevalentemente indiretta: le grandi imprese produttive hanno concentrato le loro risorse sui costi incomprimibili e di conseguenza alcune società di servizi hanno ricevuto meno commesse. Su questo argomento però non possiamo generalizzare, ma analizzare caso per caso nei vari cluster. Si tratta piuttosto, per perseguire il tema della proattività, di far comprendere maggiormente l’indispensabilità del nostro apporto, che crea valore aggiunto al sistema, anche a fronte di eventi congiunturali come questi.

Un’ultima domanda: quali trend emergenti rileva per questo 2023?

Il macro-trend sarà sicuramente quello dell’innovazione – quella concreta, come spiegato prima – che considero di vitale importanza in un mercato dinamico, e per molti aspetti incerto, come quello attuale. Andando più nello specifico l’obiettivo è trovare il giusto punto di contatto tra ricerca e pianificazione, pena diventare attori passivi della casualità. In quest’ottica è dunque necessario investire nel management, ed imparare a padroneggiare tre elementi fondamentali: in primo luogo abbracciare l’innovazione continua, e quindi rifiutare la tentazione di sentirsi arrivati; su quest’onda rafforzare l’utilizzo degli strumenti formativi a supporto di questi processi (per fare bisogna conoscere); e infine persistere nel comunicare efficacemente. A monte sarebbe bene anche affinare strumenti finanziari a supporto dei processi di innovazione.

Da sinistra: Gregor Stimpfl, Elena Sacchetti e Danilo Potenza

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