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Periferia trentina. Il futuro riparte da qui

Periferie e borghi storici rappresentano un tesoro inedito di risorse riportato alla luce dalla pandemia. “Una certa idea di futuro” ritorna, in una nuova edizione, per approfondire quest’opportunità e cogliere l’occasione.

di GENNY TARTAROTTI

Il territorio trentino sta diventando sempre più un polo d’attrazione. Grazie in particolare al lavoro a distanza, periferie e borghi sono protagonisti di una vera e propria rinascita. Nuove abitudini e stili di vita stanno portando alla luce il volto inedito di questi territori, da riscoprire, ripensare e riqualificare. Connessione digitale e accessibilità saranno elementi imprescindibili che dovranno però inserirsi all’interno di un progetto ampio e lungimirante di innovazione e rilancio del sistema socio economico.

Il Trentino ha tutte le carte in regola per ricoprire in questo scenario un ruolo da protagonista. Con un Pil sceso quanto la media italiana, nonostante la rilevanza del turismo messo in ginocchio dal Covid-19, l’economia trentina è riuscita a contrastare gli effetti di una crisi senza precedenti, con previsioni di ripresa interessanti specie sul fronte degli investimenti, fondamentali per gettare le basi della crescita futura in un mondo in cui sostenibilità e qualità della vita sono parole d’ordine. Uno scenario positivo emerso nel corso del quinto appuntamento del ciclo di incontri “Una certa idea di futuro”, il format promosso da Confindustria Trento in collaborazione con l’Università di Trento, per riflettere da protagonisti sul futuro che verrà. Titolo dell’incontro: “Capitale periferia: i nuovi centri del valore”, un tema già affrontato nella precedente edizione, grazie al contributo di Alessandra Faggian, professoressa ordinaria di Economia Applicata presso il Gran Sasso Science Institute (GSSI) all’Aquila, e ripreso nuovamente in questo nuovo ciclo per la sua attualità e per l’importanza che esso riveste nel territorio trentino.

Marcello Lunelli, membro del Consiglio di Presidenza dell’Associazione degli Industriali di Trento, ha ricordato l’importanza ricoperta da momenti di scambio come questo. “L’incontro di oggi – ha spiegato Lunelli – è il frutto dell’esplorazione fatta nel primo ciclo di incontri e da qui parte la nostra riflessione. Cosa sono le periferie? Avranno un ruolo diverso? Saranno nuove capitali? Non vogliamo dare risposte, ma fare e farci delle domande, domande di qualità. Come il format che Confindustria Trento ha iniziato a sviluppare con The European House – Ambrosetti, tra i principali Think Tank privati a livello mondiale. Perché un’impresa, una famiglia, uno studente, un turista dovrebbero scegliere il Trentino? Sarà nostro forzo intellettuale declinare le risposte per costruirci un futuro diverso in un mondo che avanza, aprendoci al nuovo e al diverso mantenendo la nostra eredità. Costruendo il futuro così come vorremmo che fosse”.

In apertura il contributo dell’antropologo Duccio Canestrini ha dato avvio al dibattito attraverso un elenco delle principali caratteristiche dell’“Homo Tridentinus”. Montanaro, laconico, introverso, in un certo senso insofferente nei confronti dei forestieri e degli stranieri, orientato più all’accumulo che all’investimento e incongruente, poiché orientato alla green economy, ma poco lungimirante nello sfruttamento dell’ambiente. Un ritratto graffiante, ma veritiero al quale ha fatto eco l’intervento di Fabio Tamburini, Direttore de “Il Sole 24 Ore”, Radiocor e Radio24, che con una provocazione ha evidenziato come lo sviluppo e il benessere del territorio trentino siano la conseguenza di importanti contributi ricevuti dal Governo Italiano. Affermazione subito smentita da Franco Ianeselli, sindaco di Trento, che ha ribattuto sottolineando come il Trentino - Alto Adige abbia saputo investire in modo efficace ed efficiente i contributi ricevuti e da Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento, che ha sottolineato come l’autonomia trentina non comporti costi per lo Stato Italiano, mostrando come il Pil pro capite sia passato dai 99 punti percentuali del 1951 ai 131 del 2018. “Un territorio quello trentino – ha aggiunto Tamburini – che funge oggi da polo di attrazione. Il lavoro a distanza rappresenta un’occasione formidabile per ridisegnare la nostra vita, le città e i territori. Un fenomeno che sta interessando tutto l’Occidente e che cambierà lo sviluppo urbanistico, dando una forte spinta verso il decentramento. Una partita da giocare, nella quale le infrastrutture ricopriranno un ruolo decisivo.”

Un focus sull’economia trentina degli ultimi quindici anni presentato da Renato Mason, Segretario CGIA di Mestre, Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, e da Daniele Nicolai, ricercatore presso la CGIA di Mestre, ne ha messo in luce punti di forza e criticità offrendo l’opportunità di riflettere partendo da dati oggettivi. “Prima del Covid il Pil della Provincia di Trento – ha evidenziato Nicolai – era di 4 punti percentuali al di sopra del culmine economico del 2007, mentre quello italiano era al di sotto di 3,8 punti percentuali. Con il Covid-19 la Provincia Autonoma di Trento scende di 9 punti percentuali in linea con la caduta economica nazionale, ma le previsioni annunciano una ripresa di 4-5 punti percentuali. I consumi, fetta più importante del Pil, fondamentali per sostenere la domanda interna e la crescita delle piccole imprese e dell’artigianato, nel 2020 hanno registrato una flessione del 12% a fronte di un reddito sceso del 3%. “Quella che si è creata – ha spiegato Mason – è una situazione di stagnazione. Se il reddito aumenta e i consumi calano vuol dire che crescono in modo ingiustificato i depositi bancari. Segnale che indica un sentimento diffuso di poca fiducia. “Sono due gli aspetti preoccupanti – ha commentato Mason –. Il primo riguarda il fatto che il passaggio di proprietà sta interessando sempre più anche le medie e piccole imprese mentre il secondo riguarda il fatto che le nuove generazioni sono sempre meno orientate all’autoimprenditorialità e le cause sono da ricercare nella burocrazia, nella difficoltà di accedere al credito, nell’utilizzo poco ottimizzante delle risorse acquisite con il fisco e nel rigido quadro regolatore”.

“È il momento per rimbalzare – ha aggiunto Manzana – il nostro obiettivo non è ritornare a come andavamo nel gennaio 2020. Dobbiamo intraprendere una strada nuova. Per far crescere la società deve crescere l’impresa”.

Flavio Deflorian, rettore dell’Università di Trento, ha ricordato l’importanza della collaborazione tra realtà accademiche e imprenditoriali per promuovere innovazione e progettare il mondo di domani. Un’alleanza attiva in Trentino già da tempo e che ha portato a risultati importanti. Un joint venture che richiede capacità di analisi e apertura al nuovo e al diverso. “Saper mettersi in discussione – ha ricordato Manzana – e aprirsi al cambiamento. Questa è la nostra idea di futuro”.

Prossima puntata sulla "persona 5.0"

La Regola di San Benedetto, che ha ispirato la vita dei monaciper più di 1500 anni, si può interpretare e declinare nell’ambitoaziendale, per offrire spunti nella gestione d’impresa?La domanda è all'origine del nuovo appuntamento di "Una certaidea di futuro", che torna martedì 14 settembre con l'evento"Persona 5.0: mettere al centro la persona per creare valorenell’impresa". Un incontro che invita a guardarsi dentro, aguardare all’azienda per ciò che più conta: non solo il mercatoe il profitto, ma le persone che fanno impresa, le donne e gliuomini che ci lavorano. Interviene Natale Brescianini, Monacobenedettino e formatore, conduce e modera AlessandroGarofalo. Altri ospiti saranno annunciato in prossimitàdell'appuntamento.

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