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Progettare oggi l'economia di domani
Nell’ambito del progetto Duemilatrentino, una prima analisi di The European House - Ambrosetti restituisce un quadro dell’attuale situazione socio-economica trentina e dei megatrend che la caratterizzano.
di LORENZO TAVAZZI, Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence, The European House - Ambrosetti e PIO PARMA, Senior Consultant Area Scenari e Intelligence, The European House - Ambrosetti
Il sistema economico-sociale del Trentino deve intervenire su alcuni “campanelli d’allarme” per garantire lo sviluppo futuro.
L’emergenza da Covid-19 ha innescato una delle più gravi crisi socio-economiche della storia recente, i cui effetti hanno determinato ricadute strutturali nel medio-lungo termine.
Nel 2020 l’economia italiana ha registrato una contrazione dell’8,9% del Pil su base annua (il quarto anno peggiore da oltre 150 anni), tornando ai livelli del 1999. La crisi da Covid-19 ha impattato anche sul territorio del Trentino, che proveniva da un periodo di crescita del proprio sistema socio-economico: il Pil del Trentino si è ridotto del 9,8% nel 2020, un dato superiore di 0,9 punti percentuali rispetto alla media nazionale e che ha determinato un ritorno ai livelli del 2000. Lo scorso anno, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni in Trentino è cresciuto di 13,5 volte rispetto al 2019 (rispetto all’incremento di 11,4 volte a livello nazionale) e la capacità di investimento delle imprese trentine si è ridotta in un caso su quattro (27,4% nella manifattura). Investire sulla competitività territoriale è quindi di importanza strategica considerato che, nell’ultimo decennio, il Trentino ha perso posizioni in termini di dinamicità del Pil pro capite rispetto alle performance non solo dell’Alto Adige, ma anche di altre regioni europee comparabili del centro Europa, come Tirolo, Vorarlberg, Baviera e Salisburgo.
L’industria manifatturiera rappresenta il cardine dello sviluppo socio-economico dell’Italia ed è un asset imprescindibile per la ripresa. Per ogni Euro investito nell’industria manifatturiera italiana, se ne generano 2,1 per il sistema-Paese, con una ricaduta rilevante in settori ad alto Valore Aggiunto. Negli ultimi 20 anni, l’industria manifatturiera ha registrato la crescita più alta della produttività ed è stata l’unico settore ad aver aumentato gli investimenti. Tuttavia, il peso della manifattura è in progressiva contrazione, in Italia e in alcuni dei territori a maggior traino, richiedendo una urgente inversione di tendenza. Infatti, in Trentino sono presenti numerose eccellenze produttive, ma l’incidenza della manifattura è contenuta e meno dinamica rispetto ad altri territori del Nord Italia, con un peso sul Valore Aggiunto totale del 12,7% (anche per effetto delle dimensioni di Servizi e Costruzioni) e in crescita di soli 0,2 punti percentuali rispetto al 2010. Anche la dimensione media delle imprese manifatturiere è più bassa rispetto a quella delle altre regioni del Nord Italia (9,4 addetti rispetto agli 11,3 nel Nord-Est).
Pur a fronte di un basso livello di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, di una elevata quota di laureati e di alti livelli di competenza digitale della popolazione, gli occupati nella manifattura e ad alto/medio-alto contenuto tecnologico sono meno della metà rispetto al Nord-Est. Inoltre, come il resto del Nord Italia (a differenza dell’Alto Adige), la quota di occupati nella manifattura è in costante diminuzione e le imprese incontrano difficoltà nel reperire manodopera qualificata.
L’attuale contesto spinge verso una forte ripresa che non può prescindere, per un Paese come l’Italia fortemente proiettato sui mercati esteri, dalla rivalorizzazione della sua componente industriale e manifatturiera, così come dalla ricostruzione delle condizioni di competitività sui mercati globali e da una crescente apertura verso l’esterno.
Dopo anni di crescita, l’export trentino nel 2020 ha subito un arresto più marcato rispetto all’Italia e al Nord-Est, con una diminuzione del 13,6%, rispetto al -9,7% dell’Italia, al -8,2% del Nord-Est e al -3,5% dell’Alto Adige. Le esportazioni contribuiscono al Pil trentino per il 19,9%, quasi 20 punti percentuali in meno rispetto alla media del Nord-Est.
Infine, un punto d’attenzione riguarda la capacità di continuare a presidiare l’innovazione, ambito su cui il territorio vanta centri di formazione e ricerca di eccellenza. La spesa in Ricerca & Sviluppo del Trentino è inferiore alla media del Nord-Est ed è in calo dal 2009, a differenza di altre regioni italiane ed europee comparabili. La spesa totale per R&S è infatti pari al 1,54% del Pil a prezzi correnti, rispetto all’1,64% medio del Nord-Est.
Lo scenario globale post-pandemico è in rapida evoluzione ed obbliga le imprese trentine a rivedere i propri modelli di business ed organizzativi Il particolare momento che l’Italia e il mondo intero stanno attraversando durante e a seguito dell’emergenza da Covid-19 ha innescato e accelerato alcuni grandi tendenze (megatrend) che ridisegnano gli scenari di riferimento, chiamando le imprese e i territori ad organizzarsi per gestirli. Gli ambiti riguardano la nuova globalizzazione, le direttrici di sostenibilità, l’affermazione di nuovi stili di vita, lavoro e consumo, l’importanza dell’Healthy & Active Living e la disruption tecnologica.
Per quanto riguarda la nuova globalizzazione, la crisi ha polarizzato la contrapposizione tra Usa e Cina e l’antagonismo tra i due poli rischia di marginalizzare sempre più l’Europa. La crisi pandemica ha inoltre messo sotto pressione le supply chain globali tradizionali e la fragilità del modello di “catena di montaggio-mondo”. È aumentata l’attenzione verso i mercati di prossimità, con il ridisegno delle Catene Globali del Valore che potrà impattare (anche positivamente) sull’Italia, il cui export è inserito per il 46,5% nelle Cgv. Tuttavia, la crescita si concentrerà nei mercati lontani ad alto sviluppo, dove non sempre l’Italia detiene quote di mercato rilevanti.
In termini di sostenibilità, oggi più che mai formulare obiettivi di sostenibilità chiari e misurabili nel tempo è un fattore richiesto dagli investitori. La sostenibilità integrata nelle scelte competitive aziendali può produrre benefici a più livelli, tra cui il miglioramento delle performance aziendali e della produttività, il rafforzamento delle relazioni con gli stakeholder, l’innovazione dei processi produttivi e l’ottimizzazione delle politiche aziendali e il riorientamento delle scelte strategiche. Vi è inoltre una correlazione positiva e incrementale tra il livello di sostenibilità di un’impresa e la sua produttività: a questo proposito, nel 2020 le imprese trentine sono state più propense ad investire in sostenibilità rispetto alla media regionale e nazionale. La transizione verso la sostenibilità è poi trasversale a più dimensioni e impatta su alcuni ambiti-chiave per l’impresa: il riorientamento delle scelte strategiche, le relazioni con gli stakeholder (clienti, investitori e banche), l’innovazione dei processi produttivi e, infine, i risultati economici complessivi.
L’emergenza da Covid-19 ha rivoluzionato la vita delle persone e la digitalizzazione e i minori spostamenti stanno modificando progressivamente il modo di vivere, lavorare e fare business. Entro il 2025, un lavoratore italiano su quattro potrà essere sistematicamente in smart working, con una riduzione degli spazi degli uffici di circa il 30%. Già oggi, per un terzo delle aziende trentine il lavoro da remoto ha accelerato l’adozione di nuove tecnologie, ma per una su quattro ha ridotto l’efficienza gestionale dei processi. Emergono infine nuovi modelli di mobilità e logistica che impatteranno sulla riprogettazione urbana dei territori e sulle strategie localizzative e produttive delle imprese.
Si sta via via affermando una crescente domanda di salute (prodotti e servizi per l’Healthy & Active Living) e la “longevity economy” potrà abilitare lo sviluppo di una nuova offerta, considerando che la popolazione italiana continuerà ad invecchiare e le persone esposte ad un invecchiamento “attivo” aumenteranno da 14 a 21 milioni al 2050. Il modello di “società 5.0” – centrato sul benessere dell’essere umano e sul ruolo abilitante delle nuove tecnologie – favorirà un approccio di sviluppo integrato tra aziende, tecnologie e territori.
Non da ultimo, le sfide globali stanno spingendo la rapida evoluzione di tecnologie abilitanti di sistema quali Internet of Things (IoT), Intelligenza Artificiale e robotica, il cui crescente utilizzo determinerà un impatto sui processi aziendali e in alcune funzioni tradizionalmente ad alto tasso di capitale umano. Le imprese, incluse quelle trentine, dovranno quindi gestire il rapporto uomomacchina, con uno sguardo attento ai lavoratori a rischio di automazione e la stessa Intelligenza Artificiale sarà il prossimo “game changer” che impatterà su tutte le funzioni aziendali.
Nella definizione di un percorso di sviluppo virtuoso al 2030, come promosso dal progetto “Duemilatrentino” di Confindustria Trento, il sistema produttivo locale dovrà quindi tener conto dell’assetto di un mondo influenzato dalle tendenze legate all’affermazione nel medio-lungo termine di una “nuova normalità”, ma anche saper valorizzare elementi centrali per la competitività del territorio e delle sue imprese, come la centralità dell’individuo e della qualità della vita, la sostenibilità dei processi produttivi e il ripensamento del modello stesso di società in una direzione “5.0”.