Con i Piedi per Terra | 12. CONSELVANO

Page 1

N. 12 - Agosto-Settembre 2015 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. Copia in vendita a € 3,50 - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

12

arte storia e natura prodotti tipici

CON I COLORI TORNANO SAGRE E FIERE, CON I SAPORI I PRODOTTI DELLA CAMPAGNA “In autunno, la vigna vergine arrossisce di fronte agli alberi che si denudano”

(Sylvain Tesson)

Con i piedi per terra in tutte le edicole di Padova e provincia



Numero 12

Direttore responsabile: Mattia De Poli Editore: Speak Out srl Piazza della Repubblica, 17/D Cavarzere - VE speakout@live.it

Hanno collaborato a questo numero: Francesca Antonucci Silvano Bizzaro Emanuele Cenghiaro Luana Deiana Maurizio Drago Mauro Gambin Sergio Longhin Renato Malaman Eliano Morello Loredana Pavanello Paolo Rigoni Roberto Soliman Mario Stramazzo Aldo Tonelli Martina Toso

Progetto Grafico:

Think! soluzioni creative Piove di Sacco (PD) think.esclamativo@gmail.com Tel. 049 5842968

Vendita spazi pubblicitari: Speak Out srl speakout@live.it

Stampa: Stampe Violato S.n.c. Bagnoli di Sopra (PD) Tel 049 9535267 www.stampeviolato.com info@stampeviolato.com Giornale chiuso in redazione il 27 agosto 2015 Tiratura: 5000 copie Diffusione: periodico bimestrale Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 23644 del 24.06.2013 Iscrizione al tribunale di Padova n. 2329 del 15.06.2013 Iscrizione del marchio presso Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (U.I.B.M.) n. PD 2013C00744 del 27.06.2013 Tutti i diritti sono riservati. Gli articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli autori. Dati, caratteristiche e marchi sono generalmente indicati dalle case fornitrici (rispettivi proprietari) In copertina: Come pesci in un mare di colori d’autunno di Mauro Gambin

12

Gnocchi, reperti archeologici gastronomici

RITI E TRADIZIONI

40

RNI STORIA E DINTO

Per colpa del sale il Polesine diventò “serenissimo”

66

Sapone al vino rosso, niente controindicazioni alcoliche

MILLE BOLLE BLU

Vuoi che la comunicazione della tua attivita` abbia la giusta visibilita` ?

CONTATTACI SPEAK OUT SRL speakout@live.it Cell. +39 373 5191679 Cell. +39 373 5179581 Magazine “Conipiediperterra” www.conipiediperterra.net

ABBONAMENTO ANNUALE ALLA RIVISTA B.B. Euro 25,00 a Speak Out Srl IBAN IT30 K076 0112 1000 0101 8766 889 Indica: nome e cognome, indirizzo spedizione, cap, città

Per informazioni invia mail a: abbonamenti.speakout@live.it


N. 7 - Novembre 2014 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

OGNI STAGIONE

HA I SUOI RITI E I SUOI CIBI 9

18 GENNAIO,

FESTA DEL BIANCO FIOR DI MASERÀ

www.conipiediperterra.net arte storia e natura prodotti tipici 10

PER VALUTARE E COMPRENDEREE IL RITORNO LA COMPLESSITÀDELLA BELLA STAGIONE DEL REALE

RICORDARETRANSITI, PASSAGGI

Speak Out editore PRIMIZIE PRIMAVERILI,

TORNANO FIERE E APPUNTAMENTI

MESE DELLE ROSE, DELLE SPOSE MA SOPRATTUTTO i piedi per terra DELLE DONNECon presto in tutte le edicole

MAGGIO:

OUT

N. 11 - Giugno - Luglio 2015 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

arte storia e natura prodotti tipici

N. 10 - Aprile - Maggio 2015 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

8

N. 9 - Febbraio - Marzo 2015 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

7

N. 8 - Dicembre 2014 - Gennaio 2015 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

IN DA O ED GG arte ICO I storia e natura LA ! prodotti tipici

il magazine di chi ama la propria terra arte storia e natura prodotti tipici 11

arte storia e natura prodotti tipici

SPIAGGIA CHE VAI FESTA CHE TROVI TEMPO, LUOGHI E CIBI

TRA ESTATE E ANTICICLONI

di Padova e provincia

Magazine "Conipiediperterra"


EDITORIALE di Mattia De Poli

CONSUMATORI (quasi) CONSAPEVOLI

Leggere le etichette è sempre più importante ma è davvero sufficiente?

G

ià alla fine della scuola primaria, all’età di dieci anni, un bambino dovrebbe essere capace di ricavare informazioni utili dalla lettura di etichette o di altra documentazione commerciale. Lo stabiliscono le “Indicazioni nazionali” del 2012, pubblicate in seguito alla tanto contestata riforma Gelmini. Esagerato? Forse. Sicuramente è un traguardo auspicabile. Fare la spesa sta diventando un’operazione sempre più difficile, non solo perché in tempo di crisi economica i soldi non bastano mai, ma soprattutto perché le sorprese e le insidie - non si può parlare di truffe solo perché certe situazioni sono ammesse dalla legge - si nascondono dietro ogni angolo. All’inizio la lettura dell’etichetta di un prodotto alimentare era fondamentale per le persone che soffrivano di allergie o di intolleranze. Per gli altri la marca della ditta produttrice poteva essere sufficiente come garanzia di qualità. Poi è venuto il tempo dell’olio di palma, dei grassi idrogenati, degli ogm. E presto potrebbe venire anche il momento dei formaggi e degli yogurt con l’uso (parziale) di latte in polvere. Insomma, già oggi tutte le persone che vogliono essere sicure di sapere quello che mettono sotto i denti devono leggere l’elenco degli ingredienti, e per il futuro il vento non sembra voler cambiare direzione. In Europa, in Paesi come la Francia e il Belgio, l’uso del latte in polvere per la produzione di latte e yogurt è già consentito e questi prodotti sono normalmente in vendita sugli scaffali dei supermercati, mentre in Italia

una legge del 1974 vieta tutto ciò. A questo proposito nel 2013 un europarlamentare italiano, piemontese, eletto nelle fila della Lega Nord ed oggi transitato nello schieramento di Forza Italia, presenta un’interrogazione alla Commissione europea. Ora la Commissione europea chiede all’Italia di abrogare quella legge. Perché? Secondo Rossi, la legge del 1974 crea un danno economico e competitivo alle aziende italiane a causa dei maggiori costi di produzione. Secondo la Commissione europea, essa impedisce la libera circolazione delle merci. Queste ragioni di mercato non andranno a colpire i formaggi Dop e Igp, ma avranno effetto sicuramente sui prodotti di largo consumo. E sui consumatori che devono fare economia. Per loro potrà essere un vantaggio, se guarderanno ai soldi spesi e alla pancia piena. Sicuramente si troverà il modo per dare al prodotto un aspetto e un gusto più che accettabile. Ma non è detto che la qualità sia la stessa. Gli effetti sulla salute si potranno valutare sul lungo periodo, tanto per il latte in polvere utilizzato nei formaggi e negli yogurt quanto per gli ogm e l’olio di palma. Occorreranno tempo e studi specifici. Chi vivrà, vedrà. Intanto, la responsabilità della scelta è affidata all’acquirente che fin da ora (e fin da piccolo) deve abituarsi a leggere le informazioni relative a ciò che compra. L’obiettivo raggiungibile è quello di essere attenti lettori: per diventare consumatori veramente consapevoli la strada da percorrere è ancora lunga.

3


INGIROPIEDANDO di Martina Toso

OPPORTUNITÀ O GRANDE FALLIMENTO? A Ottobre la grande Esposizione Internazionale chiuderà i battenti, che cosa rimarrà di questi sei mesi dedicati all’alimentazione?

I

lluminato a festa da milioni di luci o attraversato dai raggi del sole, l’Albero della Vita è il simbolo di Expo 2015 e il baluardo del Padiglione Italia che ha fatto della sua Milano la capitale per questa edizione dell’Esposizione Universale. Una manifestazione che ha colto il Paese in un momento storico di estrema difficoltà, in cui risuonano forti e chiare le parole come crisi, politica, ingiustizie e delusione per un sistema che sembra proprio non funzionare e non volerlo fare più. Ed Expo si è inserita in questo complesso reticolo come l’opportunità, la boccata di aria fresca

4

che ci avrebbe permesso, chissà, forse anche di invertire il senso di marcia verso una rinascita. I numeri di questo evento internazionale sembravano parlare chiaro: 24 milioni i visitatori totali previsti nei 5 mesi di apertura ma le previsioni sembrano essere disattese, i conti non tornano e se il caldo è stato imputato come il responsabile del malfunzionamento dei tornelli di conteggio delle entrate, sicuramente bollenti sono le polemiche; Expo è accusato di apparenza e poca sostanza perché non incentiva l’aumento del traffico turistico su Milano, è politicamente schierato,


INGIROPIEDANDO ne, che non finisce ad ottobre. Perché la vera prova i numeri vengono falsificati, ci si chiede cosa ne sarà comincerà una volta chiuse le porte, quando quest’adelle strutture, più che un’esposizione sembra una rea “in cerca di autore” diverrà magari la sede di una giostra… è insomma un boomerang pronto a tornare cittadella universitaria per le facoltà scientifiche della rovinosamente indietro per colpirci tutti. Uno scetticiStatale di Milano, di un polo della scienza e della tecsmo masochista tutto all’italiana, capace di distorcere nologia e dei servizi pubblici per la città e l’anima di il vero senso della manifestazione, impedendoci di Expo dovrà concretizzarsi e manifestarsi all’esterno. cogliere la grandezza italiana che sta nella capacità Le testimonianze hanno tutta l’aria di orientarsi ad un di fare delle proprie risorse delle eccellenze. bilancio positivo anche se dei punti di ombra ci sono, E se l’Italia non ci fosse? Immaginate un mondo sene nemmeno tanto piccoli. Certo è che lasciare come za la penisola a forma di stivale, senza l’Aglio Bianco eredità culturale una Carta di Milano in cui viene ricoPolesano DOP, il Radicchio di Chioggia IGP, l’insalata nosciuto che il cibo è un diritto umano fondamentale, di Lusia IGP solo per fare alcuni esempi nostrani, che non è cosa da tutti e c’è chi giura che Milano sarà ne sarebbe del resto del mondo? Il cibo è identità e la capitale della sostenibilità alimentare nel prossimo dimenticandolo, ignoriamo la storia millenaria che ci futuro. Ci sono poi le piccole e medie imprese del ha condotti fino a qui, fino all’Expo 2015 che se utilizfood per le quali la vera l’erezato saggiamente può essere I numeri di questo evento dità è quella di sentirsi tasselli lo strumento per riconquistare internazionale sembravano fondamentali in un sistema più quella coscienza forse perduta parlare chiaro: 24 milioni i grande in cui trovare con codella qualità di ciò che possiagnizione di causa gli incentivi a mo proporre. Da quando l’Evisitatori totali nei 5 mesi sposizione ha aperto le porte… di apertura ma le previsioni migliorare le proposte e perché è stato spettacolo, si perché la sembrano essere disattese no, aggiungere nuovi elementi alla tradizione culinaria ed meraviglia ha pervaso vista, olenogastronomica nostrana a favore della salute… e fatto, tatto e anima; un Decumano centrale che condel gusto. Una lezione di vita, da apprendere per acduce i visitatori ad un viaggio del mondo in un giorno, crescere l’idea e la fiducia che l’Italia ha per e di se o quasi, lungo un chilometro e mezzo è un avvicenstessa, imparando a riconoscere l’immensa cultura di darsi di padiglioni alla scoperta di tradizioni alimencui siamo portatori, e che molto spesso ci è riconotari, sapori e culture quasi a voler ribadire con forza sciuta dagli altri, come nel caso dell’organizzazione che tutto è nato, nasce e nascerà dal nutrimento, dal dell’Esposizione Universale a noi affidata. Non ci recibo. L’Italia aveva ed ha bisogno di questo evento, sta quindi che percorrere il Decumano e continuare il ha bisogno di parlare e sentire la propria tradizione giro del mondo, contribuendo noi per primi a rendere e gli italiani hanno il dovere di esserne tifosi partecipi solide le radici di Expo perché certo ci attende un lunperché Expo è e deve essere un orgoglio nazionale. go percorso per credere nel nostro altissimo potenNei 14 mila metri quadrati occupati dal Padiglione Itaziale e fare dell’alimentazione sostenibile, del cibo, lia viene promosso il Made in Italy, attraverso chi del della salute, del rispetto per il pianeta i nostri must. Made in Italy fa un lavoro e una missione: vino, latte, Solo allora Expo 2015 potrà davvero spegnere le luci! caffè, salumi, gelati sino alle bellezze architettoniche, storiche e paesaggistiche della penisola proiettate tutt’intorno nella sala degli specchi. Tanta sostanza, IL RISTORANTE LE STRIE DI ESTE ALL’EXPO, di quella vera, di quella emozionante che ti fa sentiESPERIENZA PIÙ CHE POSITIVA re orgoglioso di essere italiano, prima, e cittadino del “Abbiamo visto una varietà immondo poi. mensa di culture, un bellissimo Scavando tra gufi e civette, si scopre che chi all’Expo film che ti permette di fare il giro ci è stato ci vuole anche ritornare una seconda volta, del mondo. Proprio le realtà e le per vedere ciò che non è riuscito a vedere per manculture più piccole ci hanno dato canza di tempo, chi si è ricreduto per gli ottimi servizi soddisfazioni immense e abbiamo e per la facilità nel raggiungerlo con mezzi propri o di anche acquistato dei prodotti che da noi è difficile trasporto pubblico. Expo però non è un luogo dove trovare come l’olio di argan alimentare, zafferano…è si va a mangiare, è un luogo dove si impara a conostato molto interessante per capire come la gente si scere il cibo, ad usarlo meglio, a trovare la propria approccia al cibo. Una grande emozione”. E chissà salute che si specchia nel piatto in cui far rivivere anquale grande emozione per noi scoprire cosa bolle che sapori d’oltre confine, è una sfida a lungo terminella expo-pentola delle Strie.

5


MANUTENZIONE DEL TERRITORIO

I lavori di ogni giorno tra l’estate e l’autunno e i grandi progetti infrastrutturali per la difesa dagli allagamenti nelle canalizzazioni minori. Si sfalciano oltre 22.000.000 di Tra la tarda primavera e l’autunno, il Consorzio attravermetri quadri di superficie in diretta amministrazione e circa so la propria organizzazione provvede alle attività di sfal5.000.000 metri quadri di superficie in appalto. cio delle erbe sul fondo e sulle ripe arginali dei canali di Accanto a questi interventi, sono state eseguite e sono bonifica in gestione, finalizzate a garantire un ottimale in corso di realizzazione operazioni di efficientamento e deflusso dell’acqua eliminando le vegetazioni arbustive/ sistemazione dei vari manufatti di regolazione delle acque erbacee che sono cresciute nel periodo primaverile. Per e, dove possibile, minime pulizie e risistemazione delle sele attività di sfalcio si impiegano motobarche diserbatrizioni scolanti. ci nei canali di maggiori dimensioni, Ricorda il Presidente Zanato: “Le atdotate di apposito apparato idoneo Il Consorzio esegue con propri per la pulizia del fondo dei collettori di mezzi e proprio personale sfalci tività di manutenzione sono fondamentali per lo scolo delle acque della bonifica, mentre sulle sponde o argini su oltre 22.000.000 di metri nostra rete e sempre più si avverte l’esi interviene con trattori o con escaquadri di superficie sigenza di una maggiore collaboraziovatori muniti di attrezzatura di sfalcio ne con le Aziende agricole frontiste degli scoli, per evitare o impiegando specifiche macchine Energreen. Le operapratiche colturali che pregiudicano la tenuta degli argini o zioni di sfalcio vengono svolte secondo un apposito prodelle sponde dei canali e per favorire il transito e l’operatigramma e tenendo conto dello stato dei canali di bonifica vità dei mezzi consortili sulle proprietà private per l’acces(crescita vegetativa e funzionalità dello scolo consortile), so alle canalizzazioni consortili, ma anche per consentire il oltre che dell’utilizzo a fini irrigui degli stessi canali. deposito del materiale vegetativo sfalciato: solo così sarà Il Consorzio esegue con propri mezzi e proprio personale possibile rendere meno costosa e più rapida l’azione del oltre il 70% delle operazioni di sfalcio, mentre su porzioni Consorzio e preservare l’efficienza della rete scolante sia del comprensorio consortile orientale si effettuano i sudper la bonifica che per l’uso irriguo”. detti lavori in appalto a Ditte specializzate: gli sfalci che “Certamente da sole, queste attività ordinarie manutentive iniziano nella seconda quindicina del mese di marzo minon bastano - continua il Presidente Zanato - perchè il rano ad eseguire almeno due o più interventi nella rete nostro territorio è molto fragile idraulicamente, come si è di canali di maggiore importanza e almeno un intervento

Consorzio di Bonifica Adige Euganeo www.adigeuganeo.it


messaggio pubbliredazionale

potuto rilevare in occasione degli eventi critici degli ultimi 8 anni ed è estremamente vulnerabile. Proprio per questo, il Consorzio sta studiando e valutando eventuali opere infrastrutturali in grado di aumentare la sicurezza idraulica e ridurre il rischio dei diffusi allagamenti e ristagni d’acqua che hanno colpito infrastrutture viarie, stabilimenti agricoli e artigianali, residenze private”. Il sistema di bonifica del Consorzio Adige Euganeo gravita per oltre il 70% sul Fiume Fratta Gorzone e da secoli, la rete di canalizzazioni di sgrondo acque e gli impianti idrovori scaricano nel Fiume Fratta Gorzone: il corso d’acqua regionale è diventato ormai insufficiente a gestire le portate di piena conseguenti alle piogge di media o alta intensità e ciò causa il fermo pompe delle idrovore, l’innalzamento dei livelli dei collettori di bonifica e l’esondazione dagli stessi allagando le aree più depresse in prossimità delle idrovore stesse. Le soluzioni a queste fragilità del

sistema di bonifica, vanno ricercate nell’incremento delle capacità di invaso della rete di bonifica pubblica (regionale e consortile) e della rete minore privata, nella realizzazione di bacini di laminazione o casse di espansione in grado di contenere temporaneamente grandi volumi d’acqua, ma anche e soprattutto nella possibilità di “deviare” le portate di piena dall’attuale sistema consortile che scarica sul Fiume Fratta, in un altro corso d’acqua regionale qual è l’Adige. L’idea progettuale di interconnettere il sistema dei canali consortili con il Fiume Adige, in modo da permettere lo scarico delle portate di piena dei canali consortili nel Fiume Adige, è stata proposta dalla struttura tecnica del Consorzio all’esame di un’apposita Commissione Consiliare recentemente istituita e poi discussa anche con funzionari regionali della Direzione Difesa del Suolo.

IN SINTESI, SI TRATTA DI DUE DISTINTI PROGETTI

I nterconnessione bacini di bonifica Cavariega e Gorzon Superiore Frattesina con il Fiume Adige, con possibilità di scaricare nel Fiume, in località Sant’Urbano, una portata massima di 30 mc/sec di acque di bonifica e un costo presunto di circa € 23.000.000,00 eseguibile anche a stralci

Interconnessione bacini di bonifica Gorzon Inferiore e Gorzon Medio con il fiume Adige, con possibilità di scaricare nel Fiume, in località Boara Pisani, una portata massima di 30 mc/sec di acque di bonifica e un costo presunto di circa € 20.000.000,00 eseguibile anche a stralci

L’eventuale realizzazione di queste opere è in grado di migliorare in modo significativo tutto l’assetto idraulico del Sistema Frassine-Fratta Gorzone, in quanto vaste superfici del ns. comprensorio (circa 25.000 ettari) avrebbero capacità scolante sia nel Fiume Fratta che nel Fiume Adige ( a seconda delle condizioni idrauliche dei due Fiumi) e lo stesso Fiume Fratta Gorzone, nei tratti a valle di Sant’Urbano e di Boara Pisani, potrebbe essere “alleggerito” di importanti contributi di portata (fino a 60 mc/sec) con evidenti riflessi positivi nella gestione delle situazioni di emergenza. “Il Consorzio ritiene questa idea progettuale valida e proponibile - sostiene Michele Zanato, Presidente del Consorzio - ed intende esporla agli Organismi Regionali preposti e di sostenerla, anche eventualmente con l’au-

silio e il sostegno degli enti e delle associazioni firmatarie del Contratto di Fiume, al fine che venga inserita in un quadro programmatico di investimenti pubblici pluriennali per la sua realizzazione anche a lotti o stralci funzionali. Non si può prescindere dalla sicurezza idraulica del territorio - conclude Zanato - senza la quale non è possibile garantire uno sviluppo sociale ed economico alle collettività e salvaguardare il territorio sotto l’aspetto ambientale e paesaggistico e l’insieme delle opere idrauliche di interconnessione dei bacini di bonifica consortili con il Fiume Adige, non presenta nemmeno costi realizzativi proibitivi ma bensì si tratterebbe di un uso migliore delle risorse pubbliche che oggi vanno destinate a riparare o indennizzare i danni provocati dalle alluvioni”.

ESTE Via Augustea, 25 - Tel. 0429 601563 Fax 0429 50054 CONSELVE Viale dell’Industria, 3 - Tel. 049 9597424 Fax 049 9597480


L’ELZEVIRO di Eliano Morello

AGRICOLTURA: BILANCIO DI UN’ANNATA

Per fare alcune considerazioni su come è andata la stagione è opportuno partire da lontano. I problemi che affliggono il settore sono troppi

Q

ebbe a dire che “i governi sono guidati da intellettuali uando mi è stato chiesto di scrivere un arche sono nella tomba da almeno mezzo secolo”. Sono ticolo sul bilancio agricolo di un’annata mi convinto che molti consulenti politici non abbiano mai è preso un grosso magone. Non sapevo da messo piede in campagna, tanto meno che abbiano che parte iniziare, tanto diffusi sono gli aspetti nemai raccolto cetrioli, pomodori, zucchine, mele, pere gativi. Le riflessioni che si possono fare al riguardo o pesche sotto il sole cocente, e nemmeno che siano delle annate agrarie sono molteplici. Se parliamo di mai entrati in una stalla. Il lavoro agricolo, in passato, clima, di prodotto o di malattie fitosanitarie possiamo era considerato nobile e degno del massimo rispetto, confinare le nostre considerazioni all’interno dell’anrispetto a oggi. no solare (dal 1° gennaio al 31 dicembre). Se invece Gridiamo vendetta quando sentiamo parlare di sfrutvogliamo riflettere sull’andamento economico delle tamento del lavoro nero (nero in tutti i sensi), con paaziende agricole dobbiamo attendere la chiusura dei che vanno dagli 1-2 euro/ora al bilanci e le conseguenti relazioni di La debolezza dei redditi ghe Sud ai 5-7 euro/ora al Nord (ricorbilancio, che spesso terminano a agricoli è la principale do che un qualsiasi meccanico ci luglio/agosto dell’anno successivo. causa dell’esodo imputa 35-40 euro/ora, un tecnico Ho affrontato l’argomento anche in giovanile dalle campagne 50-60 euro/ora, un medico, dentiun altro articolo (vedi “Con i Piedi sta o avvocato meglio non parlarne). Quando si sente per Terra” n. 7 - pag. 8), dove consideravo i prezzi dire che i prezzi dei prodotti agricoli, e di conseguendei prodotti agricoli inadeguati (quasi oltraggiosi) alle fatiche dei nostri produttori. Allora ho cercato di doza i redditi, sono troppo bassi, molti sorridono e crecumentarmi e sono andato, a rispolverare un libricino dono che si esageri, ma tanti produttori - a volte - non di Edmondo Berselli, “L’Economia giusta”, per capire percepiscono nemmeno quanto pagano ai loro opequanto le sue opinioni fossero trasferibili al mondo rai. Del resto, se chiedete in giro, tutti sono capaci e agricolo. Non potevo parlare esclusivamente di prezpotrebbero fare i contadini, è una professione senza zi agricoli perché questi sono solo una conseguenza qualificazione, senza forza, senza coesione e senza di una gestione della filiera (comparto) molto discutirappresentanza: in sostanza senza dignità. In passato bile. la politica ha cercato di aiutare molto gli agricoltori In primo luogo una politica pressapochista, spesso a organizzarsi in cooperative o gruppi di produttori associati (APO) per aumentare la propria competitivisenza idee, che naviga a vista, salvo scandalizzarsi tà, tuttavia solo alcune province (Trento e Bolzano) e solo in determinate occasioni e circostanze (lavoro Regioni (Emilia Romagna) hanno ottenuto risultati acnero, caporalato, evasione fiscale, ecc). Perfino John cettabili. Molte cooperative, oggi, hanno costi di geMaynard Keynes (il famoso economista americano)

8


L’ELZEVIRO sorzio Origine Group (con l’obiettivo di concentrare stione insostenibili e fuori controllo: ne è la conferma l’offerta di kiwi e pere). Dove? Ma in Emilia Romagna, la chiusura o la crisi di strutture del settore ortofruttidi grazia!! Queste due nuove realtà mirano a ridurre colo. In Veneto in particolare sembra che la cooperaalmeno tre fattori negativi: mancanza di aggregaziozione nell’ortofrutta abbia proprio fallito. Anzi, siamo ne, mancanza di programmazione e disorganizzazioal paradosso: spesso il commerciante privato paga i ne della filiera. Speriamo che vengano ridotti anche i nostri prodotti agricoli di più rispetto alla cooperazio2000 esportatori registrati all’ICE: non è possibile afne. Ma questi sono solo una parte del problema. In frontare la globalizzazione in modo così polverizzato sostanza la nostra agricoltura non produce reddito (in con aziede minuscole che commercializzano briciole! parte solo la viticoltura si salva) e quindi gli agricolProviamo almeno a creare organizzazioni di prodotto tori producono beni di primaria necessità sottocosto (magari una OP per la pera dell’alta Italia, ad esem(ortofrutta a pochi centesimi al kg) rischiando, e spespio) e “speriamo che gli organismi di rappresentanso purtroppo accade, di indebitarsi, alimentando un za escano allo scoperto a indicare le circolo vizioso senza fine. Beh, a dire il vero la fine arriva: terreni in vendita, Nutrirsi di prodotto priorità invece di inventare soluzioni italiano dovrebbe tampone che non potranno mai esaziende all’asta, attrezzature agricole sere risolutive”, come ha avuto modo nei bollettini fallimentari. Qualche ilessere quasi un luminato pensatore ha proposto una obbligo morale per di dire Fausto Bertaiola in merito alla crisi della frutta estiva. ricetta per risolvere la crisi perdurante i consumatori I consumatori dovrebbero sentire consigliando la vendita diretta, i merquasi un obbligo morale a nutrirsi di prodotto italiano, catini cittadini, l’agriturismo, le fattorie didattiche e possibilmente di stagione, pagandolo il giusto prezzo tutte le attività connesse (energia compresa). e magari richiedendo l’esposizione del doppio prezTuttavia, non sempre la stessa terapia guarisce ogni zo (quello di vendita e quello che viene restituito al malato. Considerato che l’Italia non potrà mai diproduttore), cosa che negli Stati Uniti si fa da tempo ventare un Farmer market a distribuzione nazionale per le tasse. La meccanizzazione di molte operazioni e che bisogna pensare anche alle aziende che non ha permesso di contenere i costi della manodopera. sono gestite solo in modo famigliare, si registra un I cittadini e i consumatori devono capire che se non nuovo movimento: la creazione di strutture commerinvestono nella nostra agricoltura in modo da tutelarciali che aggregano prodotto e produttori, con l’unico la e difendere i contadini e il loro lavoro, presto verrà obiettivo di difendere i redditi agricoli e quindi il cona mancare quel presidio storico ambientale di tutela tadino/agricoltore. del territorio che ha garantito la cura del paesaggio, Grazie all’aratura e alla meccanizzazione abbiamo la difesa della biodiversità, il mantenimento dell’ocottenuto produzioni maggiori e migliori. L’agricoltura cupazione rurale e la vitalità delle aree marginali. poco si sposa con l’economia in quanto questo setFare l’agricoltore non è come andare a funghi nel botore produttivo ha scarse possibilità di incidere consco: i prodotti agricoli non escono spontaneamente tro il clima e contro tutte le variabili non controllabili dal suolo. L’agricoltura deve essere soche possono modificare le produzioni e la qualità, per stenuta. cui non è possibile determinare a priori la quantità di prodotto necessaria al mercato per il giusto equilibrio domanda/offerta. L’offerta dei prodotti agricoli è molto spesso frammentata, disorganizzata e poco rinnovata a causa di dimensioni aziendali piccole e disomogenee con conduttori anziani e quindi poco propensi a investire e rinnovarsi. La debolezza dei redditi agricoli è la principale causa dell’esodo giovanile dalle campagne. Per porre rimedio a quanto sta accadendo, seguendo l’esempio di “Melinda”, “La Trentina” e “VOG”, ecco nascere in poco tempo prima il Consorzio P.E.R.A. (con l’obiettivo di concentrare l’offerta di pere) e poi il Con-

9


messaggio pubbliredazionale

RIGONI,

seguiamo il tuo vigneto dalla progettazione alla vendemmia In campagna il segreto per una buona annata parte dall’organizzazione, per questo è opportuno avvalersi delle migliori esperienze e dei più moderni macchinari per l’agricoltura L’azienda “Rigoni Flavio” è provvista delle attrezzature per seguire ogni fase della lavorazione in vigneto: dalla progettazione fino alla vendemmia e al conferimento delle uve. Prima azienda a dotarsi di macchinari ad alta

tecnologia: dalla livella al laser, fino alla “pianta barbatelle” e alla “pianta pali” con sistema GPS, il sistema di lavoro è basato sull’alta precisione, per ridurre al minimo gli scarti dovuti all’errore. Grande esperienza e velocità di esecuzione caratterizzano l’offerta “Rigoni” anche nella gestione del vigneto. Su richiesta vengono eseguite manualmente potature secche e verdi delle vigne, spollonature,

trattamenti fitosanitari. Anche per la vendemmia la dotazione meccanica è il meglio che c’è sul mercato, i grappoli vengono raccolti con una vendemmiatrice trainata IMECA HS27, mentre il trasporto avviene in cassoni in acciaio che garantiscono igiene e nessuna perdita del prodotto. Il tuo vigneto non è mai stato seguito da così vicino.

I nostri servizi

• Rilievo in campo con sistema GPS di ultima generazione • Studio e programmazione dell’impianto con sistema AutoCad sia allevamento guyot, sylvoz che cortina semplice • Messa a dimora delle barbatelle, eseguita con trapiantatrice Wagner, vomere autolivellante, allineamento laser • Realizzazione dell’impianto mediante: allestimento testate, impianto pali, stesura e fissaggio fili, impianto e fissaggio tutori • Realizzazione e vendita impianti di irrigazione a goccia CONSORTIUM - IRRITEC - VITIS, con servizio di noleggio gruppo motopompa e filtri • Si eseguono potature secche e verdi; spollonature, trattamenti fitosanitari • Vendemmia e trasporto con vendemmiatrice trainata IMECA HS27 Azienda Rigoni Flavio - Il vigneto dalla progettazione alla vendemmia Via Casolina, 129 - 35020 Maserà di Padova - Tel. e Fax 049 8868014 - Cell 320 8734879



IL POLESINE PRIMA DEL MAIS di Paolo Rigoni

Gli gnocchi,

un fossile alimentare trasformatosi nel tempo Gli gnocchi paiono appartenere alla tavola nostrana da sempre. In principio avevano come ingrediente principale i cereali, sostituiti poi da altri prodotti come: il castagnaccio, la zucca e, più tardi, patate e patate americane

G

iacomo Basso, cuoco rodigino della metà L’origine degli gnocchi è arcaica. Sembra si gustasdell’Ottocento, così prescrive la confezione sero fin dai primordi dell’umanità secondo un rinvedegli gnocchi: “P. formare Macheroni - Prennimento archeologico del 1965 nella trentina Val di dete Pattate l’a quantità che credete, allessatele e Ledro, dove sono stati portati alla luce una decina di poi pestatte in mortale e poi un poco pane grattato, “gnocchetti” o “bocconi”, “impastati con farina di cee biscottini con buttiro e pignolli on. 3 circa, e si forma reali macinati in modo grossolano con macine di pieun pastone, e formaglio crattato una pocha canella, tra”. A partire dal XIII secolo, con l’avvento della pae si pone in cassarolla con poco sta secca di provenienza araba, Erroneamente si riteneva buttiro, e si forma una polentina per la maggior fortuna di questa e poi si cucina bene e si voda che gli gnocchi con “zucchero nelle cucine benestanti, anche sopra un tavolo e si forma ma- e cannella” fossero un retaggio per la presenza di servitù esotidella dominazione austriaca, ca, gli gnocchi si sedimentarono cheroni”. Ma gnocchi o maccheroni? È asin realtà erano già imperanti come piatto rustico, pasta la più sodato che il termine maccherovile tra le nobili, composti prinsin dal Medio Evo ni indicava anche la vivanda da cipalmente da miglio e melica, noi chiamata gnocchi, così come li desciveva Teofie tali si mantennero sino alla contrazione colturale, lo Folengo ne “Le Maccheronee”: “… qui macarones dovuta alla introduzione del mais, quando negli gnocsunt quoddam pulmentum farina, caseo, botiro, comchi entrarono a poco, a poco, prodotti succedanei e paginatum, grossum, rude, et rusticum…”. In Polesine complementari ai cereali minori quali castagnaccio, continuano ad essere conosciuti ancor oggi con enzucca, naturalmente farina di frumento che resistette trambi i nomi, gnòchi e macarùn, giusto l’ambiguità e, abbastanza tardi, patate e patate dolci. dei testi di cucina fin dal Rinascimento, nei quali macUna seconda questione è rappresentata dal condicherone era sia la pasta secca forata nel mezzo, di mento che nel passato consisteva in burro, zucchero provenienza araba, sia lo gnocco. e cannella, prima di giungere agli attuali sughi di car-

12


IL POLESINE PRIMA DEL MAIS ni diverse. La presenza delle spezie e la dolcificazione ha indotto in errore più di uno studioso polesano che ha attribuito tale costume alla dominazione austriaca o a influssi tedeschi. In realtà, come ormai la storiografia ha ampiamente dimostrato, la speziatura e la dolcificazione appartenevano a gusti ed abitudini alimentari, imperanti sin dal Medio Evo, che non avevano nulla a che fare con la necessità di restituire sapore ai cibi conservati. Anche il burro ci offre un segnale della natura del piatto in quanto gli gnocchi erano cibo di vigilia, carnis priva, che nel bianco del cibo richiamava la purezza ascetica della penitenza. Erano vivanda calendariale e propiziatoria per eccellenza che scandiva le stagioni, gli equinozi e i solstizi, la fine e l’inizio dei lavori campestri, la morte o la resurrezione del sole e della luna. Si consumavano, e ancora si consumano, ritualmente in scadenze fisse: il Giovedì Grasso, la zobia gnocolara, che celebrava la morte di Carnevale; la vigilia di S. Giovanni, nel solstizio d’estate, contrassegnato dal sacrificio del grano; il 29 settembre, per S. Michele, il santo pesatore delle anime; per il ciclo dei Morti; la vigilia di Natale. Come cibo iniziatico di passaggio si imbandivano quando un maschietto era battezzato o quando faceva la Cresima, insieme al bussolà del padrino. Erano cibo di festa che si connotava per l’esagerazione alimentare. Infatti, quando gli gnocchi si confezionavano, si facevano sempre in abbondanza. Ne restavano certamente per la sera, una terrina veniva mandata ai vicini, si scambiavano tra parenti e conoscenti come fossero piatto del sacrificio ridistributivo per l’agape comunitaria. Ma la festa era pure tempus terribile, tempo critico ed incerto durante il quale le porte in-

fere rimanevano aperte e i defunti ritornavano sulla terra, nostalgicamente assetati del sapore della vita, e così per l’occasione erano ammessi alla tavola dei vivi. Non è caso fortuito, ma una delle etimologie di maccherone, viene dal greco e significa pasto funebre. Per tale motivo possono essere ritrovati nelle tombe, perché i defunti conservassero nell’Aldilà lo specchio gioioso della festa terrena. Nella variegata realtà polesana gli gnocchi si tramandano con nomi originali e singolari: i màneghi, che non erano passati sulla grattugia ed avevano semplice forma di bastoncello, simili perciò ad ossi da morto; i rufiòi, da ravioli; i pìn, i pieni della vigilia di Natale, o probabilmente così chiamati dalla forma della “pigna” che era investita di significati magici e religiosi sin dall’antichità; gli stropèi, forse da stropa, vimine, dalla forma di falce lunare che nell’iconografia accompagnava le divinità notturne e lunari; i pan cuchi, pani dei cuculi, che si consumavano il 25 marzo, festa della Nunziata. I cuculi, come l’araba fenice, erano uccelli della rinascita del tempo e della vita: “Cuco, bel cuco dala péna gentile, quanti me dato prima da murire?”; gli gnochi d’istà, di S. Giovanni, e gli gnochi con la saba nel tempo autunnale, conditi con la sapa. Di seguito compaiono alcune ricette che non possono ovviamente contenere il dosaggio degli ingredienti perchè la cucina contadina era consacrata da norme consuetudinarie dove tutto era parcellizzato e miniaturizzato: aggiungi un fia’, un fiato, di zucchero, uno spìssego, pizzico, di sale, un cincinìn d’aceto, una làgrema, lacrima, d’olio… In Polesine è tradizione che gli gnocchi con il coniglio si preparassero il 29 settembre, nel giorno di S. Michele quando le famiglie facevano patine, traslocavano, chiudevano i vecchi ed iniziavano i nuovi patti agrari. Era convinzione che un tal piatto portasse felicità, fortuna, guadagno. E così i vicini accoglievano i nuovi venuti nella corte offrendo un bel piatto fumante di gnocchi come segno augurale per il futuro, tanto che il proverbio diceva: “Chi ca magna gnochi par San Michièle, el gavrà schèi in bissaca tut’ l’ano”

13


messaggio pubbliredazionale

PATATA AMERICANA BIANCA di Anguillara Veneta, eccellenza d’autunno

Dagli inizi del ‘900 la patata americana è uno dei prodotti tipici dell’area tra Adige e Gorzone della provincia di Padova. La sua riscoperta avvenne agli inizi del Novecento grazie agli immigrati anguillaresi che di ritorno dalle Americhe portarono con se i sistemi di riproduzione. Oggi la patata Americana di Anguillara, conosciuta per la sua particolare dolcezza e giusta salinità, è tutelata da una De.Co. e rappresenta una opportunità di crescita non solo per l’agricoltura locale La patata dolce o americana, originaria del Nuovo Mondo, fu scoperta nel Cinquecento dal navigatore Cristoforo Colombo e presentata alla regina Isabella di Castiglia, che la diffuse nel Continente come convolvulo indiano o pata-

ta di Spagna. In Italia sembra che la sua introduzione sia dovuta a Ferdinado II, granduca di Toscana, che nel 1630 la volle coltivare nel giardino di Boboli in quel di Firenze. Tuttavia, per molto tempo, rimase una curiosità confinata negli orti botanici, finché nei primi decenni dell’Ottocento fu proposta e raccomandata da più parti per l’utilizzo alimentare umano e animale, come testimoniano le iniziative pionieristiche attuate in diverse aree della nostra penisola. Nel Basso Veneto risulta introdotta dal medico e botanico padovano Giuseppe Antonio Bonato che, attorno al 1812, nelle province di Padova, Rovigo e Venezia riscontrò condizioni favorevoli alla coltivazione. Ma, è dai documenti d’archivio della Società d’Incoraggiamento dell’Agricoltura di Padova, che

La patata dolce o patata americana, il cui nome scientifico è Ipomoea batatas, è originaria dell’America del Sud, probabilmente del Perù


Un tempo, il ricavato della vendita equivaleva all’importo introitato dalla cessione di una covata di pulcini o di una sporta di uova fresche e, anche oggi, per i contadini part-time di Anguillara, pur nelle mutate condizioni di mercato, la produzione della patata americana rimane un buon integrativo del reddito familiare si apprende come don Isidoro Piovan, parroco di Anguillara Veneta, già nel 1853 coltivasse a patate una superficie di 3.430 metri quadri, poco meno di un campo, ubicato nei pressi della riva sinistra dell’Adige, ricavando 5.500 libbre di prodotto e un utile di 333,75 lire. Altre autorevoli fonti biografiche attestano che la patata americana fu introdotta alla grande coltura nel 1880, per iniziativa del conte Donà dalle Rose che, a ridosso dell’Adige, in località Trona del comune rodigino di San Martino di Venezze, possedeva una vasta tenuta. Da qui la pronta diffusione in altre zone del Polesine e sulla riva padovana dell’Adige, mentre continuava ad essere poco conosciuta altrove. Se guardiamo invece alla tradizione orale, ad Anguillara Veneta la coltivazione della patata americana fu avviata con buon successo fin dagli inizi del Novecento, in seguito al rientro in paese dei primi emigrati in Brasile e, per distinguerla dalla patata nostrana, coltivata in zona ormai da tempo, la chiamarono americana o mericàna. Alcuni anziani puntualizzano che, durante il lungo viaggio di ritorno ad Anguillara, per non far appassire le talee, i migranti le trasferirono a bordo dei piroscafi entro capienti tinozze piene d’acqua. L’immediata fortuna, circoscritta al comune di Anguillara Veneta, si spiega con le caratteristiche di indiscussa unicità dei terreni alluvionali, con la successiva bonifica e con la situazione fondiaria, che nell’arco dei secoli ha caratterizzato questa particolare località del Basso Padovano. La storia ricorda Anguillara Veneta tradizionalmente popolata da piccoli coltivatori e da numerosi braccianti, costretti in minuscole cesùre avute in

Foto di Giovanni Biondi affitto o concesse alla parte, infatti, il paese è stato per secoli di proprietà quasi esclusiva dell’Arca del Santo di Padova. E i residenti hanno scoperto la possibilità di sfruttare al meglio la poca terra a disposizione proprio nella patata americana, mettendola a dimora accanto al frumento oppure al granoturco, due colture indispensabili per pagare l’affitto al padrone e alimentare la famiglia e il bestiame. Ben presto gli anguillaresi diventarono padroni della tecnica di riproduzione e, oltre le patate americane, cominciarono a sfruttare anche la vendita delle talee verdi, dopo averne messo a dimora un quantitativo prestabilito. Il conteggio avviene tutt’oggi in miàri, cioè a migliaia, e si sfrutta l’apposita serra per due o tre settimane, prelevando e confezionando le talee in mazzi da cento, per venderle poi al mercato settimanale o cederle ai rivenditori arrivati da fuori.

Le informazioni che compongono questo articolo sono state prese dal sito www.comune.anguillaraveneta.pd.it e da quello dei produttori A.P.P.A.A. http://www.patataamericana.it/ù


LA De.CO

GARANTISCE LA QUALITÀ DI UN PRODOTTO FATTO A MANO, SENZA L’IMPIEGO DI ANTIPARASSITARI É passato solo un anno da quando i produttori della patata Americana di Anguillara si sono dotati di un disciplinare De.Co. (Denominazione Comunale d’origine) e i primi risultati hanno già iniziato ad arrivare. Al primo obbiettivo di tutela e valorizzazione del prodotto, infatti, il marchio ha permesso l’avvicinamento delle grandi catene di distribuzione del Nord Italia, facendo crescere in modo sostanziale la domanda di materia prima. Pur essendo uno dei prodotti storici e decisamente tipici del territorio, la coltivazione della patata americana copre circa 100-120 ettari di suolo per la maggior parte locati nel territorio di Anguillara Veneta, interessando un gruppo esiguo ma tenace di produttori, per i quali i mille quintali di patate prodotti ogni anno rappresentano una valida alternativa alle colture tradizionali.

Il mondo della patata Americana di Anguillara, dunque, è una realtà piccola, ma sono grandi le prospettive di crescita. Attraverso la De.CO. si mira, quindi, a valorizzare le risorse del territorio e a salvaguardare le peculiarità produttive ed organolettiche del prodotto locale, rappresentando un efficace strumento di promozione dell’immagine del Comune da cui possono derivare ancora nuove e importanti occasioni di marketing territoriale con ricadute positive sull’intera comunità; l’istituzione della De.CO. si configura come forma di garanzia per il consumatore, sia esso turista che cittadino, in quanto strutturata in modo da attestare l’origine, la genuinità, la composizione e le modalità di preparazione dei prodotti, nel rigoroso rispetto degli usi, delle consuetudini e delle tradizioni locali.

SAPORI DI ANGUILLARA È ANCHE SUL SITO EXPO VENETO All’INDIRIZZO: www.expoveneto.it Il 2 ottobre la patata americana anguillarese sarà al padiglione Italia-Expo PRODUZIONE Il ciclo di produzione inizia verso la fine di marzo - tradizionalmente il giorno 19, festa di San Giuseppe - quando i produttori mettono a dimora I tuberi, scelti tra quelli dell’ultimo raccolto, adagiandoli su un letto caldo di concime organico e terriccio predisposto in una serra. Il freddo, infatti, in questa fase, è esiziale per i giovani germogli. A differenza delle patate comuni, con le quali le “merìche” non sono nemmeno lontane parenti, vengono riprodotte per talea non per semina del tubero. Ai primi di maggio i germogli sono pronti per essere messi a dimora in campo aperto. Ancora oggi, malgrado la piantumazione sia meccanica, per evitare che nel tempo decorso dal taglio della pianta madre i germogli possano avvizzire vengono legati in mazzi e immersi in una sospensione fangosa. Non appena attecchiscono le giovani piante cominciano a coprire il terreno con un fitto manto verde, mentre sottoterra inizia la formazione e l’ingrossamento dei tuberi. Una prima raccolta

viene effettuata già ad agosto e prosegue poi a settembre-ottobre e le patate, dissotterrate con il badile o con un piccolo aratro, vengono liberate da stelo, terra e radichette per essere confezionate in cassette per la commercializzazione. Ovviamente a mano, come del resto l’intero ciclo produttivo della “patata americana” di Anguillara Veneta non richiede alcuna concimazione, nè l’uso di trattamenti antiparassitari.


DA SETTEMBRE AD OTTOBRE, festa, fiera e interpretazioni gourmet per la Patata Merica La festa della Patata Americana di Anguillara, organizzata dalla Pro Loco, si tiene nei week end della seconda e terza settimana di settembre e da sette anni a questa parte si affianca l’evento “Sapori di Anguillara” che, grazie alla sinergia tra Comune, A.P.P.A.A. e Associazione Arcaviva, nel tempo ha ampliato l’offerta di degustazione e conoscenza del prodotto tipico. Anche quest’anno A.P.P.A.A. e Comune di Anguillara Veneta sorprenderanno gli ospiti il 22 OTTOBRE con una serata enogastronomica molto ricca che si svolgerà in Villa ex Arca del Santo. I due giovani e talentuosi chefs, Davide Filipetto e Adriano Bimbati, che da anni seguono l’evento enogastronomico sorprendono i palati degli ospiti, proponendo menù particolarmente raffinati, giocati sull’abbinamento della patata americana di Anguillara con gli altri prodotti del territorio in ricette fantasiose e ricercate per incentivarne la conoscenza e i modi d’impiego in cucina. Il menù di quest’anno si presenta come un concentrato di sapori, aromi e colori di una cucina basata su materie prime di altissima qualità, cibi rispettosi del territorio e della stagionalità. Il loro punto di forza è il sentimento e una smisurata passione, mescolata a sobrietà ed eleganza.

La loro si caratterizza come una cucina essenziale e autentica, che nel corso degli anni è stata apprezzata e amata dagli ospiti di “Sapori di Anguillara”. Il tutto accompagnato da una carta di vini del territorio selezionata e illustrata dai sommelier dell’A.I.S. (Associazione Italiana Somelier). Per il secondo anno l’evento si svolgerà nell’incantevole cornice di Villa Ex Arca del Santo nell’ottica di una campagna di sensibilizzazione e visibilità del luogo. Grande soddisfazione quest’anno per la segnalazione dell’evento SAPORI DI ANGUILLARA nel portale Expo Veneto, e per la presenza della Patata Americana al Padiglione Italia il 2 ottobre! L’evento proseguirà il 23, 24, 25 ottobre con altre proposte culinarie sempre a base di Patata Americana di Anguillara Veneta declinate secondo la tradizione più sincera del territorio anguillarese. In concomitanza agli eventi gastronomici dal 23 al 25 ottobre all’interno del parco della Villa verrà allestita una Mostra Mercato e Vendita dei produttori locali di Patata Americana (A.P.P.A.A.): chi passerà in Villa non mancherà di notare la generosità dei produttori che metteranno a disposizione assaggi e altre sorprese. Eventi culturali collaterali completano la manifestazione rendendola estremamente suggestiva.

“SAPORI DI ANGUILLARA” Autunno in Villa Arca del Santo

Degustazione e Mostra Mercato della Patata Americana di Anguillara Veneta e altri prodotti locali A cura di: Assessorato alle Attività Produttive, Associazione dei Produttori di Patata Americana di Anguillara, Associazione Arcaviva

• 23-24-25 OTTOBRE dalle 18.30 AREA BAR in VILLA Happy Hour con Patata Americana • SABATO 24 OTTOBRE alle ore 10.00 Presentazione del volume “Anguillara Veneta tra storia, leggende, architetture e paesaggio” a cura Arch. A. Lazzari, S. Franceschi, B. D’Incau. Introduce FRANCESCA FANTINI D’ONOFRIO Direttore Archivio di Stato di Padova. Al termine presentazione della APP Geo Map Tematic a cura del Dott. R. Lovat per la Fintel Engineering

• SABATO 24 OTTOBRE ore 16.30-17.30 LETTURE ANIMATE e LABORATORIO CREATIVO STORIE IN FRIGORIFERO - SPECIALE EXPO Con Associazione Esser-Gi. Bambini a partire dai 5 anni • DOMENICA 25 OTTOBRE Dalle 10.00 fino a conclusione della giornata “MUSICA E CULTURE DAL MONDO” Durante le date della programmazione sarà attivo uno stand gastronomico con piatti a base di patate americane e altre tipicità locali e una fiera mercato


CON I PIEDI SOTTO LA TAVOLA di Francesca Antonucci

IL MOMENTO È ORA! La patata americana è arrivata sui banchi dei nostri mercati

Lesse o arrosto, servite a fine pasto o come contorno sono un’ottima fonte di fibra e di sali minerali

L’

estate sta finendo e a ricordarcelo sono anche i nostri mercati locali: sui banchi cominciano a comparire i frutti tipici dell’autunno e alcune verdure che sono più adatte ad essere consumate cotte. Tra queste c’è la “patata americana” che diventa uno dei prodotti più comuni quando iniziano i primi freddi. Questa “radice tuberosa” dalla tipica forma irregolare leggermente affusolata, con buccia liscia marrone - beige è la nota “patata dolce” che per la consistenza della polpa ed il caratteristico sapore è gradita a grandi e picci-

18

ni. Nella maggior parte delle occasioni le patate americane vengono servite a fine pasto: per i bimbi sono un sano e gustoso “dolcetto” e per noi adulti sono un momento di piacere e convivialità da accompagnare con un bicchiere di vino novello. Questo almeno secondo le abitudini familiari più comuni.

Una porzione da 100 g di patata dolce contiene 20 g di carboidrati: la stessa quantità apportata da 50 g di pane


CON I PIEDI SOTTO LA TAVOLA

LE CARATTERITICHE NUTRIZIONALI L’elevato contenuto di glucidi semplici e amido garantiscono a questo alimento il suo sapore tipicamente edulcorato. Dal punto di vista nutrizionale la patata americana apporta prevalentemente carboidrati, soprattutto amido, e fibra alimentare: una porzione da 100 g assicura un apporto di fibra pari a 3g. Per questo è un alimento utile al mantenimento del benessere intestinale. Il contenuto di lipidi, grassi, è trascurabile, ed anche l’apporto di proteine è limitato: solo il 2% del peso. Le patate americane sono anche una discreta fonte di sali minerali, soprattutto potassio, calcio e fosforo. La relativa abbondanza di potassio rispetto al ridotto contenuto di sodio rende questo alimento naturalmente diuretico. A rendere particolarmente interessante dal punto di vista nutrizionale queste patate è l’elevato apporto di retinolo, vitamina A, di poco inferiore a quello delle carote. Il contenuto di retinolo è particolarmente abbondante nelle varietà con polpa arancione scuro.

Patate dolci al forno

QUANDO GUSTARLE Le patate americane sono una fonte prevalentemente di carboidrati, e al di là di quella che è la tradizione è doveroso considerare questo aspetto. Una porzione da 100 g di patata dolce contiene 20 g di carboidrati: la stessa quantità apportata da 50 g di pane, un panino medio-piccolo, o da 30 g di pasta di semola di grano duro. Queste considerazioni sono essenziali a coloro che amano mangiare bene e sano, inoltre, rendono liberi di gustare una porzione di patata dolce: basterà ridurre la quantità di pasta, o riso del primo piatto o evitare il pane. COME GUSTARLE Il modo migliore per gustare qualunque alimento è sempre quello di bilanciare gusto e mantenimento delle caratteristiche nutrizionali! Nel caso della patata americana serve scegliere tecniche di cottura di conservazione: vapore e forno, ad esempio. Lessarle in acqua comporterebbe una notevole riduzione del contenuto dei sali minerali che si disperderebbero nell’acqua di cottura. Io le faccio di solito al forno e ormai da tempo preferisco servirle come accompagnamento del pasto, piuttosto che come “dolce finale”. Ingredienti per 4 persone: • 800 g di patate dolci • 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva • 2 rametti di rosmarino fresco • 1 rametto di timo Preriscaldate il forno a 200°C, quindi sciacquate le patate, sbucciatele e tagliatele in bastoncini dello spessore di 1 centimetro circa. Raccogliete le patate in una taglia da forno, conditele con l’olio, il rosmarino ed il timo. Mescolate bene, infornate e cuocete per 35 minuti mescolando di tanto in tanto. Sfornate, lasciate intiepidire e servite. La porzione singola prevista con questa ricetta è sufficiente a garantire un apporto di carboidrati completo in un pasto. In altre parole quando servo le patate americane al forno non preparo il primo ed in tavola non metto il pane. Questa ricetta è il perfetto accompagnamento per uno spezzatino, un arrosto leggermente piccanti o una porzione di filetto al pepe verde. Per equilibrare davvero il pasto e “alleggerire il palato” è importante servire anche una porzione di verdura fresca di stagione.

19


LA MEMORIA DI CARTA di Roberto Soliman

Quando

la Campagna

Tra l’agricoltura di fabbisogno alla famiglia, dove si vendevano solo le eccedenze, e l’attuale agricoltura industriale, con validi e coraggiosi esempi di produzione e vendita diretta, c’è stato il Mercato Franco degli anni ‘60 - ‘70 dello scorso secolo, che dava lavoro anche a molti giovani studenti impegnati nella raccolta. Ricordi nostalgici o economia reale del passato recente?

P

ercorrevo, poco tempo fa, in bicicletta, un arsecondo dopoguerra, verso le città industriali, si fece gine del fiume Fratta, che serpeggia tra campi forte la domanda di cibo di stagione. Una domanda sterminati e solitari, meravigliosamente coltivaalla quale fece eco un’offerta attrezzata con le forme ti a cereali, vigneti moderni, e barbabietole, dove il dei mercati generali cittadini o di quelli rionali. Insomsilenzio era rotto solamente dal rotolare, fra i sassi, ma: sotto casa. La campagna cambiò. Un fenomeno delle ruote e dallo scorrere lento dell’acqua. All’immemorabile e positivo per le Basse è stato il caso delprovviso ho avuto un sussulto di gioia: c’era vita nei la nascita del Mercato Franco di Marega, frazione di campi! Infatti, da lontano, ho riconosciuto una sagoBevilacqua, ai confini tra il Veronese e il Padovano, ma umana, che aimè, avvicinandodove la terra è sabbiosa e adatta L’agricoltura è l’unico all’orticoltura. Questo mercato ha mi si è rivelata essere solamente settore dell’economia riguardato quasi esclusivamente il uno “spaventapasseri!” Era un bel spaventapasseri, vestito dove a stabilire i prezzi commercio del fagiolino, altrimenti con una tuta data in omaggio all’aè l’acquirente e non il chiamato “tegolina” o “tega”, si tegricoltore, proprietario del terreno, neva nella piazza di questo paese, produttore! da una nota casa produttrice di ogni tardo pomeriggio, domeniche trattori. Anche questo è un segno dei tempi, gli spacomprese, per tutta l’estate e una parte di autunno. ventapasseri si evolvono. Se un tempo lo si vestiva Al mercato di Marega c’era la presenza di molti comda umile bracciante, ora lo si adegua alla realtà. Inmercianti fra loro in moderata concorrenza, i mediafatti si va nei campi, pochi giorni all’anno, solamente tori, la Pesa Pubblica e il produttore veniva pagato con mezzi meccanici per arare, seminare, diserbare, subito. Il mercato diede impulso alla coltivazione del raccogliere! Le altre presenze umane, in campagna, verde legume, nel raggio di 10 chilometri, sia il piccosono circoscritte ai molti pensionati cercatori dei polo che il grande proprietario terriero investirono sulla chi funghi e ai nostalgici cacciatori di selvaggina da “tega”, con buona soddisfazione anche dei commerallevamento! cianti che ogni “buon mattino” rifornivano i Mercati Gli extracomunitari, impegnati nella raccolta a mano Generali di Verona, Padova e Milano. Partivano con i di fragole, meloni, zucchine, etc… sono invisibili, naloro camion pieni di sacchi e tornavano con i “schei”. scosti nelle serre, sempre più diffuse per accontentaFu una stagione felice, molto felice anche perché il re la grande distribuzione. Ma c’è stato un tempo in fenomeno dei “schei subito” è sempre stato raro in cui, a causa dell’esodo forzoso dalla campagna nel agricoltura. Oggi tutt’ora per vendere il frumento pri-

20


LA MEMORIA DI CARTA

era un’altra cosa Pesa Pubblica, per la bolletta, e scaricare la merce ma lo devi seminare, aspettare otto mesi per la mietial commerciante indicato dal mediatore. Pagamento tura, immagazzinarlo e poi sperare di venderlo bene. “cash” e massima felicità perché parafrasando l’antiStessa cosa con i vitelli, il vino, ma con le “teghe” non co adagio il villan dorme se la carta canta e anche il c’erano questi problemi, dopo due mesi dalla semina villan canta più contento se la carta ha i colori delle il portafogli si riempiva. Poco per volta, ma si riempibanconote. Ai tempi di massima produzione arrivava. Anche a casa mia il mercato di Marega diede il vano al mercato di Marega anche 1500 quintali al là alle “teghe”, sia rampicanti che basse. Nel periodo giorno di prodotto! Qualcuno si è fatto la casa nuova della raccolta si muoveva tutta la famiglia, noi bambio comperato campi, qualcun altro ha “sposato la fini compresi. Durante il boom della raccolta venivano glia”, con i soldi delle “tegoline”. impiegate anche le “opere”. Una volta stabilito il prezzo Erano i soldi di quegli stessi emiLe “opere” erano studenti in val’affare era fatto, restava granti, che avevano trovato lacanza, disponibili per qualche lavoretto con il quale erano soliti da passare alla Pesa Pubblica voro e stipendio nelle città, che ora tornavano in campagna per autofinanziarsi gli studi o i pochi e scaricare la merce l’acquisto di cibo. svaghi allora possibili. C’era tanal commerciante indicato Il verde mondo delle “teghe” inta gente allora nei campi, tutti dal mediatore giallì con l’arrivo dei supermerintenti a raccogliere e con le “tecati e dei centri commerciali, indifferenti alle stagioni ghe” più belle si continuava a fare “il cappello” al sacse non a quelle degli sconti. Le campagne si sono co. Malgrado fosse chiaro ormai a tutti che mediatori svuotate per lasciare posto ai grandi trattori e le mani e commercianti per constatare la qualità della merce dei giovani sono impegnate quasi esclusivamente rovesciavano l’intero contenuto sulla piazza, le “tead armeggiare con smartphone o tablet di ultima goline” più carnose ed affusolate continuavano ad generazione. Braccia sottratte all’agricoltura! In essere messe bene in vista, a riempire il collo del campagna non si canta più, come quando si sacco fino alle ruvide labbra della rimboccatura di vendemmiava a mano, magari stimolati daljuta. Piccole furberie levantine che facevano il lo stesso “padrone” del vigneto che così si paio con la sparuta varietà dei mezzi di trasporassicurava che l’uva non venisse mangiato. Sul finire della giornata un mondo ronzinante, ta, o si “descapojava” il mais. Si lavorava e scoppiettante o a pedali si levava dalla campasi sudava, senza bisogno di andare in pagna in direzione Marega. Dai carretti trainati dal lestra; anche i bambini conoscevano l’origicavallo, dai bauli delle Fiat 1100, o dai manubri ne del cibo e la sua importanza. Oggi serve dalla bicicletta veniva scaricato il lavoro di un’inun Expo per ricordarcelo e tera giornata per essere passato in rassegna allora mi vien da pensare dal mediatore. Una volta stabilito il prezzo, ad una cosa sola: che un che veniva scritto su un pezzo tempo la campagna era di carta, l’affare era fatto, proprio un’altra cosa! restava da passare alla

21


L’acqua dove serve TRENT’ANNI DI ESPERIENZA per progettare e realizzare il futuro dell’agricoltura L’azienda Irrifert ha sede a Lusia, Rovigo, la terra degli orti e del rinomato Consorzio dell’insalata Igp, specializzata nei rami dell’irrigazione e della fertirrigazione propone un servizio che parte dalla consulenza e accompagna tutte le fasi di realizzazione di un impianto: dalla progettazione del miglior sistema di irrigazione, in ragione a colture e tipo di terreno, alla posa in opera, accompagnando il cliente anche nelle fasi di individuazione del miglior periodo e delle quantità di acqua da impiegare.

IL DOMANI AFFIDATO AD UNA GOCCIA La terra dell’Adige è una terra strana, prima di tutto perché non è terra ma sabbia e poi perché ha un cattivo rapporto con l’acqua: o ce n’è troppa oppure non ce n’è affatto. Questa tuttavia è stata la terra perfetta per Irrifert, qui sono maturate esperienze che sono diventate conoscenze per l’impiego e l’utilizzo della risorsa acqua. Conoscenze che oggi sono strategiche per permettere all’agricoltura di superare le difficoltà legate alle estati siccitose e ai muri imposti dalla concorrenza nel mercato. I prodotti, infatti, oltre che la qualità devono avere prezzi concorrenziali, il segreto per avere entrambi sta in una goccia d’acqua. Gli impianti a goccia oggi offrono le soluzioni giuste ai tempi che la campagna sta vivendo: praticità nel condurre le operazioni di irrigazione, dispendio minimo di risorsa impiegandone solo il necessario e risparmio energetico grazie all’impiego di pompe a bassa pressione.

IRRIFERT S.r.l. Via Martiri della Libertà, 475 - Lusia (RO)


messaggio pubbliredazionale

L’IRRIGAZIONE A GOCCIA, L’UNICA A GARANTIRE QUALITÀ, QUANTITÀ E RISPARMIO Comunemente conosciuta anche come “irrigazione localizzata” o anche “microirrigazione” somministra lentamente acqua alle piante, sia depositandola sulla superficie contigua pianta o direttamente alla zona della radice riducendo al minimo il dispendio di acqua. Questo tipo di irrigazione inoltre rimedia anche alle necessità di concimazione. Spesso la somministrazione del concime alle piante diventa inefficace in quanto il momento in cui questo può essere distribuito non coincide il periodo in cui le piante hanno massima necessità di nutritivi. Il modo per ovviare a questi inconvenienti è distribuire il concime, opportunamente disciolto in acqua, nell’impianto d’irrigazione a goccia/microirrigazione.

L ’azienda Irrifert propone soluzioni con tutti i marchi di impianti sia per il sistema tradizionale, con tubi e ali gocciolanti in superficie del terreno, sia per la subirrigazione (con impianti annuali che decennali) che per la microirrigazione seguendo le fasi di progettazione, pompaggio, filtraggio, condotta, automazione fino alla goccia che arriva alla pianta IMPIANTO ANNUALE Anche per il mais il sistema di irrigazione più funzionale risulta essere quello a goccia. Fino a qualche anno fa i campi venivano irrorati con il sistema di “getto mobile”, ma l’alto costo di carburante necessario per questo tipo d’intervento, la costipazione del terreno oltre che l’inutile spreco di acqua, fanno propendere oggi per un intervento più mirato e preciso. In questo tipo di coltivazioni il modello d’impianto consigliato è quello annuale con manichette che vengono rimosse a fine stagione. IMPIANTO PLURIENNALE L’impianto a goccia può essere impiegato in tutti i tipi di situazione: dal pieno campo, nelle orticole, nei vigneti, nei frutteti e oggi anche nelle coltivazioni di cereali.

Impianto microirrigazione su orticole

Impianto microirrigazione frutteti e vigneti

Tel. e Fax 0425 1687473 - Cell. 349 7222572 - info@irrifert.it


IL PANORAMA GASTRONOMICO di Maurizio Drago

A Monsole,

noci che fanno impallidire Sorrento Il sogno di Barbara Sturaro è sempre stato quello di diventare imprenditrice agricola, ha lottato per riuscirci. Oggi le sue noci sono tra le eccellenze del territorio e la produzione non sente la crisi

A

utunno, la stagione delle noci e della frutta generativo nella tenuta di Corte Gemma a Monsole. secca…. Nelle case contadine doveva esOsiamo dire che anche la nostra parte del Veneto ha serci sempre almeno un albero di noci che le sue ottime noci, nulla da invidiare con quelle magvenivano raccolte in un sacco e conservate per l’ingiormente conosciute di Sorrento provenienti dalla verno. I nostri avi non conoscevano tecnicamente le costiera amalfitana. Queste “venete” sono ancora più proprietà salutistiche delle noci consigliate da medibuone, “provare per credere” affermano i mangiatori ci e dietologi, di fatto però loro dei succulenti gherigli. Barbara 12 mila piante di noci continuavano in quella saggia Sturaro mostra il suo noceto, le tradizione rurale nel raccoglierpiante vengono tutte controllate “Lara”. Questo cultivar le e conservarle per poi poterle proveniente dalla Francia, e le file numerate. Da metà/fine mangiare nei mesi freddi. E delsettembre si opera la raccolzona Bordeaux, ha trovato le noci si è fatta una “ragion di ta delle noci, tutta meccanica, vita” Barbara Sturaro, energica un buon habitat generativo usando le stesse macchine per imprenditrice agricola, titolare nella tenuta di Corte Gemma la raccolta delle olive. Pure la della Corte Gemma, a Monsole, potatura è meccanica, effettuata frazione di Cona, nella bassa padovana ai confini con da moderni trattori. Barbara Sturaro ci dice che non la provincia di Venezia. Il suo noceto occupa qualche c’è crisi di mercato nelle noci. Il prodotto entro qualdecina di ettari, 12 mila piante di noci, tutte “Lara”, che mese viene venduto tutto e il mercato è queldalla grande forma. Questo cultivar proveniente dalla lo del Veneto e Nord Italia. Anche le noci hanno un Francia, zona Bordeaux, ha trovato un buon habitat grande nemico, il carpocapsa, o “verme delle mele” (il

BARBARA STURARO Barbara si alza ogni mattina alle 6:30 per seguire il lavoro in azienda. La giornata finisce con il calar del sole, lei ama seguire il ritmo delle giornate e delle stagioni

24


IL PANORAMA GASTRONOMICO

diare al collegio e poi alle magistrali. Il suo termine scientifico è cydia pomonella), un inlavoro ottimale sarebbe stato quello di setto parassita che distrugge il frutto. Ma fare la maestra, a quel tempo un meè stato trovato il sistema per debellare stiere valido e socialmente apprezzaquesto parassita. Barbara Sturaro ci to. Avrebbe poi messo su famiglia, i mostra le casette poste sopra gli albepomeriggi dedicati ai figli e una vita ri che emanano degli spruzzi creando serena e tranquilla. Ma Barbara queuna “confusione sessuale” che disosto non lo voleva. Anzi, continuava a rienta il maschio nel cercare la femmina maturare nella sua testa la voglia di divenper accoppiarsi. Il maschio, sviato dai falsi tare imprenditrice agricola, contro le volontà richiami, non riesce a localizzare la femmina e dei suoi genitori. “Non è un lavoro da donna” diceva pertanto gli accoppiamenti non sono possibili. suo padre che la metteva quindi alla prova facendole Due parole su Barbara Sturaro, per gli amici definifare i lavori più duri e umili nei campi. Ma lei, testarda, ta “imprenditrice di ferro”. Classe 1960, una laurea in è andata avanti sino a intraprendere gli studi in agraagraria, gestisce un’azienda di 45 ettari, oltre che la ria laureandosi e abbandonando il diploma di maeproduzione di noci, alleva nelle sue moderne stalle stra che aveva già ottenuto. Ora gestisce un’azienda un migliaio di vitelloni da ingrasso tutti razze francesi agricola di tutto rispetto, con il limousine, charolaise e aubrac Nella tenuta di Corte sostegno del marito Antonio, (quelli con le macchie nere atGemma si producono anche del figlio Mariano e di alcuni torno agli occhi, detti anche operai. Lei gira nella sua tenu“uccioni”). “Insomma, tutte giuggiole giganti, ma non ta a bordo di una grossa moto qualità francesi?” diciamo noi. sono in vendita, chiunque da motocross, il suo cagnolino “Si, ma per puro caso, i propuò prendersele e Barbara Argo fa a gara con la moto tra dotti sono buoni, dalla carne per rendere più semplice il noceto. Anche questo è un alle noci. Non vado in cerca mondo dove ci si diverte. Bardei francesi, non mi sono nepl’operazione ha messo a pure tanto simpatici per la loro disposizione anche una scala bara produce anche giuggiole giganti, provenienti dalla Cina, “grandeur” sorride la signora ma non sono in vendita, chiunque può prenderle e Barbara. Si alza ogni mattina alle 6:30 ma è il normale per rendere più semplice l’operazione è stata mesorario di chi ha la campagna, si segue il ritmo delle sa a disposizione anche una scala. A ottobre apre lo stagioni e delle giornate, il lavoro c’è sino al calar del spaccio all’interno della tenuta Corte Gemma e con la sole e ci si innamora di questo lavoro anche se a volte sua amica Barbara Ferrara, istruttrice ufficiale di Norrisulta duro. Ci racconta che da quando era ragazzina dic-Walking, organizza l’evento di attraversamento voleva intraprendere l’attività dell’agricoltura. Ma lei del noceto con i bastoncini. Poi, come ogni buon fiera una donna, i suoi genitori - agricoltori - la sconsinale, una ghiotta merenda con tante, tante noci. gliavano in tutte le maniere. L’avevano mandata a stu-

25


messaggio pubbliredazionale

NUMERI SEMPRE IN CRESCITA PER IL PROGETTO LIBERAMBIENTE

“Educare le nuove generazioni per un futuro migliore” 15.712 alunni, 994 laboratori, 181 uscite e 85 teatri. Sono questi i dati impressionanti del Progetto Liberambiente, giunto ormai al quattordicesimo anno di attività.

PER IL 2015-2016 SONO GIA’ PRONTI I NUOVI LABORATORI La grande novità di quest’anno è il laboratorio “L’ambiente in un piano”, rivolto alle scuola primarie e secondarie. Si tratta infatti di un innovativo laboratorio in cui i bambini utilizzeranno dei moderni tablet per capire quanto le loro abitudini quotidiane incidano nel rispetto dell’ambiente, scoprendo consigli e suggerimenti per garantire un futuro ecosostenibile del territorio.

Il Progetto di Educazione Ambientale, si sviluppa durante l’intero anno scolastico ed è articolato con una serie di laboratori pratici e lezioni teoriche che coinvolgono gli alunni in uscite guidate ad impianti di raccolta dei rifiuti. Ogni anno il Progetto di Educazione Ambientale è cresciuto per numero di adesioni e per tipologia di offerta formativa. Anche quest’anno infatti si è cercato di creare nuove proposte, in modo da poter rinnovare l’interesse nei confronti del progetto da parte delle scuole che negli anni si sono aggiunte e che dimostrano un coinvolgimento costante per questo tema. I laboratori (in totale più di 30), che si tengono nelle scuole, sono divisi per grado scolastico e comprendono attività pratiche e teoriche. Inoltre tutti i laboratori sono tematici e portano ad apprendere giocando. I nuovi laboratori introdotti quest’anno sono “Rotoli di stagione” per scuola dell’infanzia, “La magia del riciclo” per scuola primaria, “L’ambiente in un piano” per scuola secondaria di primo grado. Oltre ai laboratori vengono proposte anche delle visite guidate: Casa Marina, Impianto di fitodepurazione, Impianti S.E.S.A., Energia nel territorio, Museo della Navigazione e addirittura un soggiorno a Cesuna. «Le scuole hanno saputo cogliere il senso culturale che sta dietro a questo percorso formativo volto a formare gli adulti di domani – spiega Nicola Ferro, Presidente di Padova Tre – Anche quest’anno il trend di partecipazione è altissimo: un segno chiaro della qualità di questo progetto gestito dai nostri operatori con professionalità e dedizione. Investire nelle nuove generazioni significa garantire un futuro migliore all’ambiente in cui viviamo. Per questo continueremo ad impegnarci in questa direzione proponendo percorsi formativi sempre nuovi».

Via Rovigo, 69 - 35043 Este (PD) - Tel 0429 616911 - Fax 0429 616990 - info@padovasud.it - info@pdtre.it


messaggio pubbliredazionale

GRUPPO MANARA,

ASSISTENZA TOTALE DAL SEME ALLA TAVOLA I Sessant’anni di storia della famiglia Manara nel tenero, grano duro, orzo e triticale, certificate per mondo dell’agricoltura sono un tempo considereuna semina sicura in purezza, germinabilità, grazie vole che ha lasciato un solco profondo nel campo alla qualità della concia, e assenza di semi di erbe delle sementi. Era il 1954 quando Luigi ha iniziato a infestanti, viene offerto un sostegno specializzato mettere radici profonde per la sua Ogni anno a Manara Sementi anche per le colture più esigenti, attività, oggi portata avanti dai fiè stato riconosciuto il marchio un servizio di consegna rapido ed gli Fabio e Luciano con successo efficiente e la possibilità agli agri“concia di qualità” per tanto da essere un marchio leader coltori di immagazzinare, dopo la migliore omogeneità e nel panorama italiano, con il oltre la raccolta: Mais, colza, girasole e distribuzione delle sementi il 25% delle quote di mercato per soia, per una disponibilità annua i cereali a paglia. Merito di una politica strettamenche oltrepassa le 60.000 tonnellate. Non manca la te legata alla tradizione che completa l’offerta con valorizzazione delle produzioni cerealicole locali il servizio. Infatti, il Gruppo Manara alla divisione degli agricoltori, attraverso la promozione di con“sementi” associa quella “agroforniture”, ed “essicatratti di filiera per la trasformazione, come nel caso zione&stoccaggio” che garantiscono, con l’assistendell’industria biscottiera per il grano tenero e per za tecnica, affidata ad un personale qualificato e atla produzione del latte di soia. In poche parole il tento sia sul versanti dei disciplinari di produzione Gruppo Manara è attrezzato e strutturato per ofche sugli interventi in campo, e con lo stoccaggio frire altissimi standard di qualità lungo tutto il pere la commercializzazione del prodotti, un sicuro corso biologico dei cereali: dal solco al prodotto da riferimento per l’azienda agricola. Dunque alle 50 portare in tavola. varietà di sementi cerealicole, suddivise tra grano IL SEME MIGLIORE HA UN GRANDE CUORE • Varietà sempre più produttive, più resistenti alle malattie e con migliore qualità tecnologica • Semina sicura per purezza specifica, germinabilità garantita, assenza di semi di erbe infestanti e qualità della concia industriale • Seme pronto all’uso. Risparmio di tempo e sicurezza per gli operatori in virtù di nessun costo di conservazione o pulitura e alcuna necessità di ulteriori manipolazioni di prodotti • Maggiore attenzione verso l’ambiente. L’uso di seme I NUMERI DEL COMPARTO SEMENTI certificato con• Capacità produttiva annua: 45.000 tonellate sente di rispet• Clienti su scala nazionale: 3.200, seguiti con rete tare le norme di commerciale e logistica eco condizionali• Approvvigionato di materia prima: 450 aziende tà e di ridurre l’umoltiplicatrici qualificate per una superficie di so di agrofarmaci 7.000 ettari e fertilizzanti • Impianto di selezione: Interno allo stabilimento, lavora 400 tonnellate di cereali al giorno


IL PANORAMA GASTRONOMICO di Mario Stramazzo

Polenta:

ALIMENTO E SIMBOLO IDENTITARIO CHE RESISTE AL TEMPO

Il mais importato dalle Americhe nel tardo Rinascimento e coltivato in via sperimentale proprio nel Polesine, allora Serenissimo, andò a sostituire i cereali che fino ad allora erano alla base della polenta

S

criveva Giuseppe Maffioli che la polenta, un tempo, nel Veneto, era quasi il simbolo della famiglia “...un gran sole d’oro che veniva versato al centro della tavola sul “tajèr” fra nuvolette di vapore dopo essere stato rimescolato a lungo in una “cagliera” di rame appesa alla catena fuligginosa del camino. Un rito che si ripeteva due ed anche tre volte al giorno. Anche quando fuori la nebbia tanto frequente oscurava il pallido sole invernale, in casa, la polenta sembrava parafrasarlo e forniva calore alle mani che tagliandola con un filo, ne staccavano le fette dalla rugosa superficie conGiuseppe Maffioli vessa e fornivano gradevole tepore ( 1925 - 1985) alla bocca e allo stomaco. Un cibo consolante protagonista di merende, di disnari e di cene che faceva pasto.” Polenta, impasto fumante che il solo vocabolo evoca subito distese di mais o frumento turco che debitamente ridotte in farina, amalgamata a suon di mestolo con l’acqua, diventa pian piano alimento, cibo. Oppure solamente un ingrediente indispensabile per accompagnare altri cibi che senza questa invenzione non sarebbero entrati nella storia. Una “cosa” antica, la polenta, ma non come lo era il Pultes Jilianae, polenta primordiale come la descrive Apicio, parlando degli impasti fatti con spelta, miglio, orzo, saggina e con il grano saraceno. Quando e prima che quest’ul-

28

timo, fosse meno generoso di quello che, dalle “meriche”, fu chiamato impropriamente grano turco. Per via della sua provenienza da terre che nonostante il navigare all’incontrario verso occidente da tale Cristoforo Colombo, erano ancora assimilate alle Indie e all’Oriente.

Dal Settecento fino ai primi del Novecento la polenta fu il monoalimento delle popolazioni rurali. La carenza di vitamine B e PP portò a patologie come la pellagra Dominio appunto, secondo il vulgo e non solo, di turchi e saraceni. I quali continuavano a rimanere saldamente nel loro oriente non curandosi poi molto del nuovo mondo che stava invece per cambiare usi e consuetudini dei continenti fino ad allora conosciuti. Come sottolinea l’uomo di scienza e medicina Pietro Andrea Mattioli nei suoi “discorsi” pubblicati a Venezia nel 1568 per i tipi di Vincenzo Valgrisi, rimproverando veemente chi si ostinava ancora a chiamare frumento turco quello che invece si doveva chiamare Indiano: “Di Questo (frumento n.d.r) - continua ancora Mattioli - ne sono state portate a noi quattro sorti differenti solamente nel colore della granella. Imperochè di rosse porporeggianti, di nere, di gialle, e di bianchicce ve ne sono. Fa questo grano il gambo come di canna, come anchora le foglie, grosso, tondo, alto e nodoso come propriamente fanno le can-


IL PANORAMA GASTRONOMICO

benessere e della riduzione della grande indigenza ne, ma però pieno di bianca midolla…”. delle classi povere e contadine che, alla sola Una precisa descrizione che anticipa pure il rivopolenta, cominciarono ad aggiungere cenluzionario cambio di passo delle coltivazioni to altri companatici. Oltre a quel po’ di e di radicate consuetudini alimentari per burro, latte o formaggio che furono sdofare spazio all’impasto di farina di mais ganati solo con la modernizzazione del e di acqua e di un po’ di sale che pascattolicesimo. Religiosità che con il serà alla storia come polenta e che suo imperante “digiunar di bianco”, ancora oggi resiste. All’incirca 350 in vigore fino a tempi non molto digrammi di farina per litro d’acqua e stanti dai nostri giorni, risparmiava sale, che nel nostro Veneto, a sesolo chi cristiano non era. Come conda della farina usata, poteva e ad esempio i molti ebrei italiani cui può presentarsi gialla o bianca ma non era vietato condire con i derivati quasi mai scura e grigia come accae i grassi degli animali le loro polente. de per certe zone dell’alta Lombardia Che comunque, anche per loro, andao nel resto dello Stivale, lasciandosi vano preparate in un paiolo di rame e alle spalle i confini della Serenissima di una cannella di legno di nocciolo per Repubblica e le sue genti. mescolare. Ricordando che Che soprattutto nel Polesine, La pulitura del paiolo il paiolo andava poi rimesso assunsero la polenta come loro cibo d’elezione quasi avveniva rimettendolo sul fuoco. sul fuoco per pulirlo. Infatti il esclusivo e fino al punto che Il sottile strato di polenta rimasto sottile strato di polenta rimasto sulle pareti in pochi minuti molti attribuirono a questo alisulle pareti in pochi minuti si tosta, abbrustolendosi, e si mento la colpa di aver creato, abbrustoliva, staccandosi stacca più agevolmente dal migliaia di pellagrosi. Ovvepaiolo che resterà pulito dalla polenta. Cibo magico ro persone affette da grave carenza di vitamine del che continua a regalare felicità trasformandosi così in gruppo B e PP, di cui la farina di mais non è certamencroste: altrettante vere leccornie. Più ancora, o quate ricca e che nel caso di mono alimento, come successe dal Settecento in poi e fino ai primi del Novesi, di piatti come “poenta e osei”, “poenta e baccalà, cento, effettivamente può indurre tale patologia. Una “poenta e funghi” e altre storie. Buone per il prossimo malattia antipatica che fu sconfitta con l’avanzare del disquisire, da “poenton”, di polenta.

29


messaggio pubbliredazionale

C

M

Y

CM

MY

un’eccellenza della salumeria nata dalla tradizione e dall’amore per il territorio

Era il 1910 quando il podestà diede al nonno Emilio l’autorizzazione ad aprire uno spaccio di vendita carni e salumi nel centro del paese di Piove di Sacco, e fu così che in paese cominciarono a conoscere i nostri salumi. Fu poi, con l’arrivo della zia Italia, che trasformò l’attività in una vera impresa famigliare, trasmettendo poi a mio padre Isidoro la passione dell’arte della salumeria. I segreti della norcineria, il legame profondo con il territorio e le ricette di un tempo, abbinati all’attenta ricerca di offrire al cliente un prodotto senza l’aggiunta di conservanti o additivi, sono oggi, il punto di partenza della nuova linea di salumeria alla quale come suggello di garanzia non potevo che dare il nome di mio padre ISIDORO. Ciò passa attraverso una altissima selezione della materia prima, utilizzando solo ed esclusivamente carni provenienti da suini pesanti nati e allevati in Italia. Segue poi una scrupolosa, selezione dei tagli migliori

e una lavorazione senza utilizzo di conservanti o additivi, come richiede ora un consumatore attento alla qualità di ciò che consuma e alla sua salute. L’utilizzo di budello naturale e la lenta stagionatura, di almeno 40 giorni, permettono al prodotto di maturare creando un perfetto equilibrio di sapori e un eccellente armonia di gusti. Isidoro, tutta l’attenzione necessaria per un prodotto di grande qualità.

Gabriele Giraldo

ITALBONTÀ, un’azienda radicata nel territorio che usa solo energie rinnovabili. Inoltre l’impiego, la dedizione e l’attenzione dei collaboratori in tutte le fasi della produzione, assicurano alti livelli di igiene e sicurezza alimentare garantiti dalla certificazione UNIEN ISO 22000:2005.

ITALBONTÀ SRL - Via G. Galilei, 17 - Codevigo (PD) - T. 049 5817828 - F. 049 5817829 - www.italbonta.it

CY

CMY

K



Azienda Antichi Sapori, carni bianche dall' effetto salute “Noi siamo quello che mangiamo” diceva il filosofo Ludwig Feuerbach, e mangiare sano nasce prima di tutto dalla scelta della qualità degli alimenti che portiamo nella nostra cucina Il valore della salute degli animali si traduce in qualità nel piatto, ecco perché all’azienda Antichi Sapori di Candiana: polli, galline, capponi, faraone, oche, anitre e tacchinelle vengono allevate in ampi recinti all’aperto. Il grande spazio a disposizione degli animali e il massimo rispetto per il ciclo vitale consentono di ottenere carni pregiate: sode e poco grasse, grazie

al buono sviluppo muscolare. Qui, contrariamente a quanto avviene nella grande distribuzione, dove un animale vive soli 56 giorni o 25 giorni per i polli destinati alle rosticcerie, l’accrescimento lento si traduce in un sapore più corposo e significativo, oltre che in una resa migliore in cottura.

Azienda Agricola Scudellaro S.Agr.S. - Via Valli Pontecasale, 16 - 35020 Candiana (PD)


messaggio pubbliredazionale

Pollo latte&miele, campione di Omega 3

L’alimentazione è determinante per un pollo di qualità e all’azienda Antichi Sapori lo sanno bene, per questo gli animali vengono nutriti solo con cereali e sfarinati prodotti in azienda ed erba medica. Per i polli latte&miele la consueta razione, negli ultimi 3-6 mesi di vita, viene integrata con latte in polvere, che garantisce un sano apporto di proteine e calcio, e miele millefiori dei Colli Euganei, per la giusta quantità di minerali, vitamine e micronutrienti dalle note proprietà disintossicanti ed antisettiche. La carne dei “polli latte&miele” è delicata, tenera e profumata, inoltre, rispetto a quella dei polli ruspanti, ha un maggior contenuto di acidi grassi omega 3 utili nella prevenzione del diabetee nella prevenzione di molte malattie anche gravi

Il latte apporta calcio mentre il miele è un pieno di minerali, vitamine e micronutrienti dalle note proprietà disintossicanti ed antisettiche

La carne di pollo fa bene, ma se è di pollo ruspante fa meglio Mangiare sano con la dieta mediterranea significa mettere in tavola una porzione di carne, meglio se bianca, in 2 - 3 pasti alla settimana. Il pollo è senz’altro tra le scelte migliori: la sua carne è leggera e digeribile ed è adatta ad essere consumata a tutte le età. Apporta proteine di alta qualità, ossia ricche di amminoacidi essenziali, minerali e vitamine del gruppo B, soprattutto la B12.

Una porzione del peso di 100 g di pollo contiene in media: • 0,8 g di lipidi • 23,3 g di proteine • fornisce circa 100 kcal. Mantenere sotto controllo l’apporto di grassi, soprattutto saturi, è importante per tutti ma lo è ancora di più per chi soffre di alcune patologie o ha un elevato rischio cardiovascolare: la carne del pollo allevato all’aperto è senz’altro tra le più indicate.

Tel. 049 5349944 - Fax 049 7383364 - info@scudellaro.it - www.scudellaro.it


IL PANORAMA GASTRONOMICO di Renato Malaman

Funghi, delicati, complicati e fragili quando vivono nel bosco gustosi, versatili e prelibati quando arrivano in tavola Il regno dei boleti, una grande famiglia di oltre 60.000 specie, è un complesso mondo di organismi che hanno più affinità con il mondo animale che con quello vegetale

B

uoni, buoni, buoni. Buoni da morire! E non è una dare che i funghi rappresentano una delle prelibatezbattuta, perché con i funghi non si scherza (ne ze gastronomiche più raffinate della nostra tradizione. sa qualcosa anche l'imperatore romano ClauLa loro comparsa sui boschi o sui banchi del mercato, dio, morto avvelenato da Amanita Falloide... sembra che in genere avviene all'inizio dell'estate, viene saluper mano della quarta moglie Agrippina che gli avrebtata con entusiasmo dai loro tanti estimatori. Che con be porto il piatto letale). Alcune specie di funghi, in un semplice colpo d'occhio sanno riconoscerne la freprimis proprio l'Amanita Falloide, con le loro sostanze schezza e la qualità. La costituzione di gruppi micolotossiche arrecano danni irrepagici un po' ovunque (la micologia Il moltiplicarsi di gruppi rabili al fegato. C'è però da stare è appunto la scienza che studia i micologici ha contribuito negli funghi) ha permesso negli ultimi tranquilli: negli ultimi anni i casi di ultimi anni a diffondere avvelenamento da funghi sono anni di innalzare notevolmente una maggiore conoscenza la soglia di conoscenza di quesempre più rari in quanto una maggiore conoscenza di questi di questi prodotti riducendo sti particolari organismi, il cui reorganismi molto complessi, non al minimo le conseguenza gno è suddiviso in oltre 60.000 equiparabili alle piante ed elevaspecie. La raccolta di funghi nei da prodotti tossici ti al rango di "regno" (quindi un boschi è rigidamente controllata mondo a parte) da Nees nel 1817, ha messo in guardia anche per scongiurare un depauperamento di questa sui rischi che comporta la loro ingestione. Un rigido autentica risorsa naturale. Ogni regione si è dotata di sistema di controlli della parte di prodotto che arriva un regolamento e, in genere, chi va a funghi, è anche nelle cucine attraverso la rete commerciale ha introun buon conoscitore del prodotto. Conosce i posti, ma dotto ulteriori garanzie a beneficio del consumatore. soprattutto la salubrità di questi organismi, che costiBene, fatta questa premessa scientifica, che in realtuiscono un anello importantissimo dell'ecosistema, in tà andrebbe sviluppata almeno per dire che la loro quanto sono in grado di decomporre il materiale orbiochimica presenta aspetti che li avvicinano più al ganico presente nel terreno, permettendo la chiusura mondo animale che a quello vegetale e che la loro del ciclo della materia rendendola nuovamente disporiproduzione può avvenire sia in maniera asessuata nibile all'organicazione da parte delle piante verdi. che sessuata (attraverso le spore), è doveroso ricorFunghi in tavola, un capitolo che mette l'acquolina in

Nella foto in alto il re dei funghi commestibili: il porcino, un fungo che in natura si presenta in diverse varietà. Chi lo trova lo esibisce con orgoglio e non rivelerà mai il luogo dove l'ha raccolto

34


IL PANORAMA GASTRONOMICO

Parlando di preparazioni il cuoco è categorico: "Il bocca! Sono talmente tante le specie commestibili fungo è un prodotto da rispettare. Le cotture devono (molte delle quali presenti anche nelle nostre campaessere lievi, per non disperdere il suo sapore deligne e sui Colli Euganei) che i piatti a base di funghi cato. Meglio cucinare a fiamma bassa e raccogliere sono tantissimi. E c'è una sorta di gara fra i ristoranti l'acquolina che il fungo perde per poi utilizzarla nelle a chi riesce a procurarsi in anticipo la materia prima successive fasi della preparazione del piatto. Specie rispetto alla concorrenza. Il re dei funghi commestibili nei risotti". Da Marco Moda il piatto principe, manco è senza dubbio il porcino, o Boletus, un fungo che in a dirlo, è il risotto di porcini. "Ce lo chiedono anche natura assume diverse varietà. Chi lo trova in natura fuori stagione - dice Marco - Anche in questo caso il lo esibisce con orgoglio e non rivelerà mai il luogo fungo va cotto con delicatezza. Io dove l'ha trovato. Il porcino si può Il loro nome scientifico per la mantecatura utilizzo la burconsumare fresco o essiccato e è difficile da ricordare, rata, non il classico burro con Paranche questo è un vantaggio, permigiano". Altro piatto che sta anché la conservazione del prodotto più facile per le papille ne consente l'utilizzo anche a mesi imprimere e fissare il loro dando forte da Marco Moda sono i paccheri con battuta di faraona di distanza. Un altro fungo molto inconfondibile sapore e finferli, come pure il muscolo di utilizzato in cucina è l'ovolo. Poi bufalo cotto sotto vuoto con i finferli allo zafferano. E le spugnole, le mazze di tamburo, i pioppini, i finferli. anche la classica insalatina di ovoli (quando si trovaNelle nostre campagne sono molto diffuse anche le no...). Ci sono pure le pappardelle con i porcini trifo"sbrise" (Pleurotus Ostreatus: tutti i funghi hanno dei lati al vino bianco e il rosmarino. "Quando al mercato nomi scientifici molto difficili da ricordare, più facile trovo barboni o, in stagione, le spugnole, mi diverto fissare sulle papille il loro sapore...) E l'elenco potreb- confessa Marco - a fare delle sorprese ai miei clienti. be continuare all'infinito. I funghi, chissà perché, risvegliano sempre entusiaMarco Bazzan, nipote del mitico Marco Moda, oggi smo e... appetito". chef dello storico ristorante di Stanghella che ha preso il nome dal nonno (presenza costante nelle guide, tanti ospiti illustri nel corso della sua lunga attività), è uno degli interpreti più capaci quando si parla di cucina a base di funghi. "Quest'anno - rivela Marco Bazzan - dopo un'iniziale ondata di buoni prodotti, in particolare porcini bianchi e dalla testa rossa, provenienti dalla Slovenia, dall'Austria e dall'Alto Adige, la situazione si è fatta critica perché la siccità sta condizionando fortemente il mercato. Il prodotto scarseggia e non è di ottima qualità. I prezzi poi sono elevati". Marco Bazzan, nipote di Marco Moda, chef del ristorante Da Marco di Stanghella esibisce il suo prodotto preferito, i funghi, insieme al fratello Luca

35


messaggio pubbliredazionale

antica trattoria da

TAPARO con i primi freddi torna il “gran bollito alla padovana”

Alla stagione si accompagna il menù. Protagonisti: funghi, zucca, radicchio e cacciagione in piatti d’elezione accompagnati dalla migliore selezione delle etichette locali I sensi del gusto e dell’olfatto sono i sensi dell’uomo più direttamente collegati alla memoria, al tema del ciclico ritorno e dunque alle tradizioni delle stagioni contadine di cui l’autunno è certamente la più benevola per quantità e qualità delle materie prime che mette a disposizione. Oltre a ciò che in campagna in questa stagione matura, va ad aggiungersi la disponibilità di quello che spontaneamente la natura offre: funghi, tartufi, cacciagione. Non è un caso, dunque, che la maggior parte delle ricette tradizionali siano legate alla stagione autunnale, come non è un caso che all’Antica trattoria da Taparo il menù sia la corretta interpretazione gastronomica ed enologica dei sapori legati a questa parte del calendario. Il denominatore comune, infatti, si ottiene seguendo il principio che il cibo migliore è quello preparato secondo stagione, a patto però di saperlo cucinare. E l’antica arte dei fornelli in via Castelletto a Torreglia si è ricavata un ruolo importante, proprio come nume tutelare di tutta quella ricchezza che gli Euganei ancora offrono con l’arrivo dei primi freddi. Così porcini e chiodini diventano principi di risotti e tagliolini, la zucca immancabile ingrediente per cappellacci e tortelloni, mentre lepri, fagiani e cinghiali possono

scorrazzare liberi sia tra i sughi di lasagne e pappardelle, sia tra i secondi piatti di gran rango, ovviamente accompagnati alle etichette più interessanti tra i vini rossi strutturati del territorio. Discorso a parte merita l’oca, protagonista a novembre di una serata (come pretende San Martin, giusto per far il “becco de on quattrin”) dove ogni pietanza sarà un tributo alle sue carni, preparate con lunghe cotture a temperature basse, in modo da preservarne i ricercati sapori e i valori nutritivi, e ancora più a parte merita il discorso su “gran bollito alla padovana”: manzo, gallina, lingua, testina e cotechino la cui preparazione qui è un autentico must, per essere proprio quella che Galileo Galilei preparava durante il suo periodo patavino, quando smetteva i panni dell’astronomo per indossare quelli del gastronomo. Un ruolo importante nell’offerta del celebrato ristorante hanno i vini, la cantina è fornita delle migliori bottiglie di diverse cantine e soprattutto a quelle locali viene accordata una sorta di precedenza, perché resta pur vero che insieme alla stagione, per mangiare e bere bene, bisogna rispettare anche il territorio.

ANTICA TRATTORIA TAPARO Via Castelletto, 49 • 35038 Torreglia (PD) • Tel. 049 5212131 www.taparo.it • info@taparo.it • facebook: Antica Trattoria da Taparo


messaggio pubbliredazionale

AZIENDA FONTOLAN: carni di qualità per la spesa sicura Tutte le fasi di produzione, dalla terra al piatto del consumatore, vengono gestite e controllate in azienda Cambiano le stagioni e con l’arrivo dell’autunno la carne torna a essere la regina della tavola. Quale carne pero? Quella dell’Azienda Fontolan di Bovolenta possiede la corona della qualità, in virtù del fatto che tutta la filiera produttiva, dal seme che diventerà alimentazione dei seicento capi di charolaise francese allevati annualmente, alla macellazione e alla vendita al dettaglio del prodotto fresco, è interamente seguita dall’azienda con metodi tradizionali e tanta passione. In questo sta il segreto di una carne che non solo è buona ma fa bene alla salute. DIECI ANNI DI SERVIZIO, CORTESIA E BUONI CONSIGLI PER PORTARE IN TAVOLA CARNE ECCELLENTE PREPARATA NEL MODO MIGLIORE Esperienza in campagna e nell’allevamento, cortesia e buoni consigli dietro al bancone di vendita, fanno dell’Azienda Fontolan il posto giusto dove fare la spesa di carne. Ogni stagione, infatti, viene accompagnata dai tagli più indicati da portare in tavola abbinando alla carne i giusti prodotti dell’orto o della natura. Così con l’arrivo dei primi freddi l’assortimento compendia i funghi per le classiche scaloppine, o ancora preparazioni di manzo che si accompagnano con spinaci freschi, saporiti formaggi o alle eccellenze del territorio come il Prosciutto Euganeo Berico, meglio conosciuto come Montagnana. Arrosti, tagli per stracotti e brasati concorrono nel definire i menù autunnali, insieme agli immancabili insaccati: salami, sopresse, pancette e capocollo, sempre di produzione propria, che serviti con polenta e funghi diventano il piatto più tradizionale della stagione.

AZIENDA AGRICOLA FONTOLAN Via Argine Sx, 61 - 35024 Bovolenta (PD) Tel 049 5347142 info@aziendaagricolafontolan.it www.aziendaagricolafontolan.it ORARI D’APERTURA: VENERDÌ 15.30 - 19.30 SABATO 9.00 - 12.15 e 15.30 - 19.30

Natura, cibo, benessere La carne di charolaise francese è tenera, dalla grana fine e con pochissimo grasso di copertura. I laboratori della Chelab Silliker – Mérieux NutriSciences hanno condotto delle ricerche analitiche sulle carni macellate all’azienda Fontolan, riscontrando che contengono meno acidi grassi saturi di quella di pollo. Una buona notizia per la salute.

AZIENDA AGRICOLA

FONTOLAN

⊳ Chiesa

S. Loren

zo

Via Argine Sx, 61 Bovolenta

Pont

elon

SP9

go ⊲


messaggio pubbliredazionale

Al Frantoio di Cornoleda,

si sta per ripetere il rito. Pochi giorni per l’olio novello DA METÀ OTTOBRE PARTIRÀ LA RACCOLTA DELLE OLIVE. UN MESE DI LAVORO INCESSANTE PER UNA PRODUZIONE CHE SI PRESENTA ECCELLENTE PER GLI ULIVI DELLA FAMIGLIA ZANAICA, TUTTI CERTIFICATI DOP COLLI EUGANEI E BERICI

Lo scorso anno andò così Nel 2014 anno horribils per tutto l’extravergine nazionale, Il Frantoio di Cornoleda ha conseguito la Dop Colli Euganei, è stata l’unica azienda veneta selezionata al concorso Ercole Olivario di Perugia, tra le 103 da tutta Italia chiamate a rappresentare l’olivicoltura d’eccellenza nazionale ad Expo 2015, ha ricevuto nuovi riconoscimenti al Concorso Aipo d’Argento e sulla guida del Gambero Rosso ,confermandosi uno dei Frantoi Veneti più premiati

Al Frantoio di Cornoleda fervono i preparativi per la nuova campagna olearia. Un anno passa in fretta, soprattutto qui dove un anno è fatto di quotidiano impegno e giornaliera ricerca della qualità che, certo nel caso del “pestrin” è fatta di arte e amore per il proprio mestiere, ma che quest’anno sembra anche essere accompagnata da una stagione ideale per l’extravergine euganeo. Le tante giornate di sole e il caldo intenso degli ultimi mesi lasciati alle spalle hanno cancellato tutte le problematiche della scorsa stagione deponendo, quindi, alte aspettative per la raccolta che inizierà tra qualche giorno. Devis e Jaci Zanaica, durante tutto il periodo della frangitura,

Domeniche comprese, saranno lieti di accogliere tutti i giorni grandi e piccini, per condividere con loro alcuni momenti di questo magico rituale, ma soprattutto per degustare insieme il tanto atteso olio novello. I sentori di carciofo saranno intensi nella varietà “Rasara”, quelli di pomodoro importanti per il vigoroso El Matosso e nel Green Selection, le note verdi di erba appena tagliata sapranno ben confondersi tra quelle di mandorla per dare vita al consueto equilibrio che contraddistingue questa etichetta, il tutto rigorosamente estratto a freddo... Grandi attese anche per il Bio aromatico. Cornoleda è stato il primo frantoio euganeo a essere certificato per questa produzione.

DAL 15 OTTOBRE FINO ALLA FINE DI DICEMBRE SIAMO APERTI PER VOI TUTTI I GIORNI VENITE A TROVARCI SERVIZIO E PRODOTTI OSTINATAMENTE DI QUALITÀ Due mesi l’anno le porte dello stabilimento di via Cornoleda a Cinto Euganeo si aprono agli oltre 400 produttori che conferiscono qui le loro olive per la molitura e l’ottenimento dell’extravergine. Dalla metà di ottobre alla metà di novembre il lavoro diventa frenetico, appassionato. L’aria di festa, che sempre accompagna il periodo della raccolta, si mescola a alla curiosità e all’attesa per l’olio nuovo. Emozioni condivise tra chi produce e chi si occupa del frantoio, ma a Cornoleda si punta decisi sulla qualità: raccolta, defogliazione e lavaggio delle olive, frangitura ed estrazione, stoccaggio sotto azoto ed analisi chimica completa dell’olio prodotto nonché elaborazione e consulenza sull’etichettatura sono garantite dall’esperienza ,dall’alta professionalità e dal nuovo impianto che ha permesso di velocizzare i tempi di esecuzione. La molitura delle olive avviene sempre su prenotazione, in modo che dalla raccolta alla spremitura trascorra il minor tempo possibile e la qualità del prodotto non venga inficiata da fermentazioni. FRANTOIO DI CORNOLEDA S.A.S. di Zanaica Devis & C. • via Cornoleda, 15/B • 35030 Cinto Euganeo (PD) Tel. 0429 647123 • Mob 380 7177284 • www.frantoiodicornoleda.com • info@frantoiodicornoleda.com

SEGUICI SU


messaggio pubbliredazionale

I colori, i profumi e i sapori d’autunno ingredienti speciali sulle tavole del rinomato ristorante di via Andronalecca a Montagnana Cambia la stagione, in tavola arrivano nuovi profumi e sapori. E nella cucina dell’Hostaria San Benedetto di Montagnana questo momento era atteso, proprio per la grande varietà di prodotti che l’autunno offre insieme ai suoi colori. Così di finferle e porcini è già stata riempita la dispensa, Gianni e Laura li hanno raccolti personalmente per impiegarli in risotti, tortelloni, gnocchi e zuppe fintanto che non arriveranno i nostrani chiodini, perché si sa: nelle pentole di via Andronalecca bolle sempre il meglio che la stagione e il territorio mettono a disposizione. Anche il tartufo è quello dei nostri Colli, mentre zucche, noci e nocciole arrivano direttamente dalla circostante campagna simultaneamente ai fichi che insieme al prosciutto di Montagnana (alias Euganeo Berico) si sposano alla meraviglia in una cerimonia autunnale, autentico trionfo per chi ama aggiornare il proprio palato secondo il calendario. Da provare, infatti, la “crema di zucca con sfilatino alle nocciole” o le “tartare” accompagnate da mostarde e marmellate rigorosamente “made in casa” e preparate cercando le migliori varietà di frutta, comprese autentiche rarità come la pera “Misso” o il dolcissimo “San Piero”. Il tutto ovviamente servito con una carta dei vini intrigante, con la quale agli autunnali profumi delle mille specie di funghi o ai colori sgargianti degli ultimi prodotti dell’orto si accompagnano etichette altrettanto locali: merlot e cabernet non troppo pesanti, aromatici chardonnay e moscati secchi. Ah, se dopo aver quietato il palato vi servisse un’ulteriore momento di piacere, chiedete a Laura della sua famosa uva sotto grappa o le ciliegie, sono state preparate durante l’estate e ora dovrebbero essere pronte per chiudere il pranzo o la cena con una nota alta, come un punto esclamativo! Il momento giusto per approfittare del menù dell’Hostaria San Benedetto è tutti i giorni, escluso il mercoledì, ma soprattutto venerdì 9 ottobre. In questa data, infatti, è stato fissato “Autunno a tavola”, una cena dedicata ai sapori e ai profumi di stagione. In questa sede non possiamo dare alcuna anticipazione del menù, perché è ferma convinzione della famiglia Rugolotto che le pietanze debbano andare al loro posto come le tessere di un mosaico… serve un po’ di tempo.

Tel. 0429 800999 - Fax 04295 38909 - info@hostariasanbenedetto.it - www. hostariasanbenedetto.it


STORIA E DINTORNI di Mauro Gambin

FU A CAUSA DEL SALE CHE IL POLESINE DIVENNE

serenissimo “ ”

Il banale cloruro di sodio, tra la fine del ‘400 e il primo decennio del ‘500, fu il pretesto di feroci guerre che cambiarono la geografia e la politica tra Adige e Po

N

el 1930 il Mahatma Gandhi percorse a piedi i trecentoventi chilometri che dividono Ahmedabad da Dandi, sull’Oceano Indiano, solo per raccogliere una manciata di sale dalle saline. Solo per modo di dire, perché fu un atto di protesta rimasto tra i più celebri nella storia dell’India e non solo. La “marcia del sale” costituì l’episodio forse più emblematico del percorso di indipendenza dal giogo britannico, la protesta pacifica del grande padre dell’India moderna intese rivendicare simbolicamente il possesso di questa risorsa da parte del popolo indiano e sottrarsi dall’alta tassazione imposta sul sale. Da tempi antichissimi, infatti, il commercio e il consumo del sale, non solo in India, è stato oggetto di imposte che oggi potrebbero essere appropriate per i beni di lusso, anche se già nel passato non lo era. A tal proposito Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”, affermava che non poteva esserci vita civile senza di esso, ma il vero nodo della questione stava

40

nelle mani di chi lo possedeva, anzi di chi lo commercializzava, perché il sale da “illo tempore” era soggetto a regime di monopolio. In buona sostanza il “sale da cucina” è tra le merci oggetto del più alto numero di controversie nella storia dei popoli. Non solo proteste, vere e proprie guerre condotte nel nome del “sale” ma nella sostanza contro la tassazione ad esso associata. “Tasse salate” che in alcuni casi hanno anche modificato le abitudini a tavola: i perugini dal 1540 mangiano pane sciapo per aver perso la loro guerra contro papa Paolo III Farnese. Le saline del resto erano dello Stato Pontificio e bastò alzare il costo della materia prima per ammansire totalmente l’arcigna città umbra e inglobarla definitivamente nel Regno del papa. Non andò allo stesso modo per i Veneziani nel 1481 nei confronti dei Ferraresi, anche se le aspettative dei primi erano pressoché identiche. Il pretesto, neanche a dirlo, fu il sale. A detta di Venezia, infatti, il Ducato, allora governato dalla famiglia degli Esten-

Saline di Comacchio


STORIA E DINTORNI alla pace di Bagnolo il 7 agosto 1484, che comunque lasciò dietro di se una campagna disastrata, per effetto del taglio dei fiumi applicato dalla strategia estense per impaludare i fanti della Serenissima, e le prerogative per riaprire le ostilità nella successiva guerra della si, fomentava un florido contrabbando di Lega di Cambrai, del 1509, che neanche farlo apposale nel Delta del Po. In poche parole, il Doge sta fu fomentata da un altro Papa, Giulio II, nipote di non riusciva più a tollerare che i ferraresi pigliassero Sisto IV, e il pretesto ancora una volta fu il sale. Per il sale dalle loro saline di Comacchio, inficiando così il il resto la pace di Bagnolo non portò a significative mercato che fino ad allora era stato condotto in forma mutazioni nei rapporti Ferrara-Venezia, i privilegi sul monopolistica dai veneziani su tutta l’area dell’alto sale, risalenti ai tempi di Matilde di Canossa, rimasero Adriatico. Il doge, del resto, va capito nelle sue iposaldamente nelle mani del doge che annesse pure crite pretese, anche perché non avrebbe mai potuto una vasta parte del territorio rodigino, delineando farsi scappare un’occasione così ghiotta per allungaquei confini che per gran parte divire le mani e le zampe del leone alato oltre l’Adige e il Po. Fu così che l’11 Il 2 maggio sì apri un dono ancora oggi il Polesine da Ferconflitto che, per la rara. Ad eccezion di Adria, l’attuale novembre 1481 iniziarono le prime grandi manovre comandate da Piaz- logica delle alleanze, provincia di Rovigo passò da estense a veneziana, ma la città e il potere za San Marco. Le truppe serenissime andò ben oltre la Estensi su di essa non venne iniziarono ad assieparsi a Cavarzere, scaramuccia tra stati degli minimamente inficiato. L’acquisto più sul confine tra i due stati, esercitanconfinanti importante di Venezia, tuttavia, fu la do pressioni destinate a sfociare, di lì “piazza” di Polesella, che sbilanciò nettamente a faa poco, in un conflitto che avrebbe coinvolto l’intero vore della Serenissima il controllo sul Po, verso Ferterritorio della Bassa Padovana e del Polesine in una rara. Non fu un caso, dunque, che proprio Polesella guerra di fiume. Il 3 aprile 1482, il Senato veneziano costituì l’oggetto della rivincita ferrarese quando le dispose l’allestimento di una flotta fluviale di 50 galee ostilità ripresero, caldeggiate da papa Giulio II. Il pone almeno 300 imbarcazioni minori, nonché l’apertura tefice, infatti, infastidito dal fatto che il Leone di San di una leva di 3.000 soldati che esattamente un mese Marco fosse arrivato fin quasi alle saline di Cervia, si dopo vennero mandati in battaglia. In realtà il 2 magsentì quasi in dovere di intervenire: “per far cessare gio sì apri un conflitto che, per la logica delle alleanle perdite, le ingiurie, le rapine, i danni che i Veneziaze, andò ben oltre la scaramuccia tra stati confinanti. ni hanno arrecato non solo alla Santa Sede ApostoliA fianco di Ferrara si schierarono tutti quelli che in un ca, ma al Santo Romano Imperio, alla casa d’Austria, depotenziamento di Venezia vedevano un possibile ai duchi di Milano, al re di Napoli e a molti altri prininteresse, ossia: Ludovico il Moro, futuro duca di Milacipi occupando e tirannicamente usurpando i loro no, la signoria dei Gonzaga di Mantova, la Repubblica beni, i loro possedimenti (…) Laonde abbiamo trovato di Firenze, gli Aragonesi di Napoli, i Colonna romani e non solo utile ed onorevole, ma ancora necessario i Bentivoglio di Bologna. A Fianco di Venezia, invece, di chiamar tutti ad una giusta venstava Papa Sisto IV, il quale era sommamente preocdetta per cupato dell’alleanza di Ferrara con Milano e soprattutto con gli Aragonesi di Napoli (il Duca Ercole I era sposato con Eleonora d’Aragona), che prefigurava un accerchiamento dello stato pontificio. Ma proprio il Papa fu determinante per bloccare una vittoria che sarebbe stata piena per i veneziani. Sisto IV inizialmente a fianco di Venezia, preoccupato per la pressione veneta sulla Romagna e le Marche (zone di influenza pontificia), il 12 dicembre scomunicò Venezia costringendola

41


STORIA E DINTORNI La Conquista del Polesine per i Veneziani risultò importante anche dal punto di vista idrogeologico. Le piene del Po, infatti, costituivano un rischio significativo per la laguna. Il progressivo apporto di detriti, aveva già messo in allerta gli ingegneri cittadini sul rischio interramento che venne poi evitato con una serie di opere idrauliche, tra le quali il “Taglio di Porto Viro”

ispegnere, come un incendio comune, la insaziabile cupidigia dei Veneziani e la loro sete di dominio”. E la lezione arrivò puntuale e dura per il leone di San Marco. La Lega di Cambrai combatté la Serenissima dal 1508 al 1511. Praticamente si trattò di Venezia contro il resto del mondo, e l’esercito veneto non poté che andare incontro a una terribile sconfitta. Il territorio basso padovano venne messo a ferro e fuoco, i ponti vennero distrutti, la campagna ancora una volta inondata dal taglio dei fiumi, la stessa Padova venne messa sotto assedio e le schiere alleate arrivarono fin quasi alle “ripe salse di San Marco: a Venezia, dopo la sconfitta di Agnadello, l’unica terra buona da calpestare era solo quella delle isole. Il ducato di Ferrara approfittando dell’esito favorevole delle battaglie contro i Veneziani era rientrato in possesso del Polesine e aveva esteso i propri confini fino a Monselice, Este, Montagnana. Non durò molto l’avanzata Estense, con il ritiro di Massimiliano I di Germania e del re di Francia, Luigi XII, dal fronte di guerra, a Venezia balenò la voglia di vendetta. Papa Giulio II, infatti, preoccupato della nuova situazione venutasi a creare, con una Francia saldamente padrona delle città ex veneziane di Lombardia, aveva optato per un nuovo voltafaccia lasciando la Lega per schierarsi con Venezia, infondo per lo Stato Pontificio la Repubblica Veneta rappresentava un pericolo ben minore rispetto all’ingerenza che avrebbe esercitato il potente stato d’oltralpe nella Penisola. Venezia dunque, forte del ritrovato alleato, tornò all’attacco di

42

Ferrara risalendo il Po con la propria flotta fino a Polesella, ma quando gli Estensi parevano ormai con le spalle al muro, fu il Po stesso a venire in soccorso di quest’ultimi. Le abbondanti piogge che avevano anticipato la battaglia avevano ingrossato le acque del fiume e di conseguenza anche le imbarcazioni veneziane si trovarono a galleggiare ad una quota più alta. La risalita del livello dell’acqua, aveva portato i fianchi delle galee veneziane alla stessa altezza del tiro dei cannoni estensi, appostati sulla sponda ferrarese. Il 22 dicembre 1509 le bocche da fuoco iniziarono a tuonare colpendo per “la notte e ‘l dì che stette, come in teatro, l’inimiche vele”, scrisse Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso. Colte di sorpresa nella conca del grande fiume e nell’impossibilità di togliersi dal tiro, delle 17 galee veneziane solo due riuscirono a mettersi in salvo: due affondarono, 15 finirono nelle mani ferraresi. 3.000 i morti veneti. Fu un’ecatombe che solo la grande diplomazia veneziana riuscì a mitigare insieme al fatto che la famiglia degli Este si stava inesorabilmente avviando al tramonto. La pace infatti fu accreditata a Venezia, alla quale vennero riconosciute le conquiste ottenute con la guerra del Sale del 1482-84, compresa Adria che spontaneamente accettò le insegne del Leone di San Marco. Ferrara, invece, non divenne mai veneziana, nel 1598, con la morte di Alfonso II, lo stato ferrarese entrava a far parte dello stato pontificio e del sale, comunque, non se ne parlò più.

Saline Cervia



messaggio pubbliredazionale

Pro Loco di Chioggia, un calendario di eventi per il turismo fuori stagione Tra settembre, ottobre e novembre un ciclo di appuntamenti legati alla storia mantengono alta l’offerta culturale e sportiva per la visitazione della Città Chioggia e il suo patrimonio sono qualcosa che merita di essere vissuto anche quando l’estate finisce e il mare perde d’essere attrazione per la balneazione. Del resto Chioggia è certo città marittima, ma è anche città d’arte, città storica e terra per tanti prodotti tipici di rinomata fama, che proprio in questa stagione si offrono alla tavola secondo ricette e usanze da secoli tramandate tra le generazioni di entrambe le sponde del Canal della Vena. Un patrimonio che merita non solo di essere esperito, ma profonda-

mente inteso e condiviso ed è per il raggiungimento di questo duplice scopo che la locale Pro Loco lavora instancabilmente con progetti promozionali, di valorizzazione delle tradizioni o di intrattenimento anche in quei mesi in cui la Città e la sua Laguna si accendono di nuovi colori. Oggi, che Apt e Provincie sono sparite dalla scena della promozione del territorio, la sua azione si è fatta ancora più importante nel far conoscere tutte quelle prerogative che trasformano un luogo comune in un posto affascinate.

TRE APPUNTAMENTI PER VIVERE IL MARE D’AUTUNNO Storia, mistero e tradizione marinara: sono questi gli assi che la Pro Loco di Chioggia cala sul velluto verde della Laguna per portare in città turisti anche dopo la stagione balneare

25, 26, 27 settembre Il 25, 26, 27 settembre torna Chioggia Vela. L’attesa tre giorni, arrivata alla sua quarta edizione, dedicata alla regata nautica sportiva che mantiene viva la tradizione marinara della città e la sua storica fucina, il Circolo Nautico di Chioggia anche sponsor dell’iniziativa, che in tanti anni ha sfornato talenti destinati a diventare autentiche leggende nel mondo della barca a vela. Leggende come leggendario è il Moro di Venezia, la storica imbarcazione che ha fatto sognare gli italiani durante la Coppa America del 1992, in acqua domenica 27 per gareggiare nel Trofeo Chioggiavela. Tra i nomi di spicco che prenderanno parte alla manifestazione ci sarà anche quello


di Alberto Bolzan, unico italiano a partecipare alla Volvo Ocean Race di quest’anno. Ma all’interno del programma ci sarà spazio per tutti, perché la manifestazione è stata voluta e realizzata soprattutto per fare in modo che la vela non venga considerato uno sport di nicchia, ma possa essere una vera opportunità per quelle persone che amano il mare. In tal senso negli anni scorsi sono stati inaugurati momenti dedicati ai più piccoli, come Chioggia Vela Junior, o ai disabili, Tutta Chioggia Vela, che hanno riscosso un grande successo in termini di partecipazione e di divertimento.

“La nostra casa è il mare” • VENERDì 25 SETTEMBRE ore 21.00 presso Auditorium San Nicolò - Chioggia Dario Malgarise e Berti Bruss presentano: “Alberto Bolzan, unico italiano alla Volvo Ocean Race” • SABATO 26 SETTEMBRE ore 14.30-16.30 “SOPRAIVENTI” REGATA IN OPEN per tutte le imbarcazioni con più di 20 anni di età. Quota iscrizione € 10,00 • SABATO 26 SETTEMBRE ore 18.15-19.00 “METEOR AL CREPUSCOLO” REGATA IN CLASSE METEOR. Quota iscrizione € 10,00 • DOMENICA 27 SETTEMBRE ore 14.30-18.00 “TROFEO CHIOGGIAVELA” REGATA OPEN con classifica overall in tempo reale e classifiche per categorie metriche. Quota iscrizione € 20,00

31 ottobre 7 e 21 novembre I misteri e le leggende saranno protagoniste dei tre appuntamenti legati all’iniziativa dell’UNPLI Spettaoli del Mistero 2015. In una città antica come Chioggia, del resto, le storie e i racconti a sfondo “noir” non mancano e oltre a rappresentare l’opportunità di conoscere, con il brivido, queste antiche pagine sospese tra storia e racconto, offrono la possibilità ai visitatori di conoscere i luoghi meno noti della Laguna. Così il 31 ottobre la giornata sarà dedicata ad una camminata nei luoghi che furono cari alle streghe, mentre il 7 novembre una motonave porterà i visitatori nel cuore della laguna, davanti a Pellestrina, per conoscere da vicino il “Mistero della valle dei sette morti” e il casone nel quale la leggenda vuole si sia consumato il tragico episodio che vide protagonisti sette pescatori, un fanciullo, un cane e un cadavere. Chiuderà la rassegna il 21 novembre “Strigarie e malie in Clugia”, dedicato ai metodi dell’inquisizione nei confronti di maliarde e guaritori di un tempo.

Appuntamento con il brivido • SABATO 31 OTTOBRE ore 21.00 “Chioggia e le streghe”. Ritrovo al Rifugium Peccatorum ore 20.45 - Percorso a piedi - Partecipazione gratuita con prenotazone obbligatoria • SABATO 7 NOVEMBRE ore 15.00 “Il mistero della Valle dei sette morti”. Ritrovo al Molo Raffaello Navigazione (isola dell’unione) ore 14.45. Quota iscrizione € 15,00 • SABATO 21 NOVEMBRE ore 18.00 “Strigarie e Malie in Clugia”. Rappresentazione di un esempio di procedura inquisitoria contro maliarde e pretesi guaritori, tratta delle carte vescovili degli archivi diocesani. Presso Piazza Granaio e Corso del Popolo. Partecipazione gratuita.

15 novembre Dopo avere conquistato l’ambito Premio Istrana a Treviso e il Premio Nazionale Candia - Il Gioiello a Massa, prima ancora di essere dato alle stampe, Fossa Clodia viene presentato al pubblico, domenica 15 novembre alle ore 18.30, presso l’auditorium San Nicolò. Il libro, che si preannuncia come un vero e proprio spartiacque nella storia letteraria di Chioggia, grazie alla sua prodigiosa intensità e alla vastità di echi che lascia germogliare da uno sperimentalissimo tessuto linguistico bilingue di rara e originale fattura, spalanca all’idioma locale le porte di una pluralità di moduli espressivi (da quello epico a quello lirico, dalla visionarietà della prosa poetica fino al flusso di coscienza e persino al nonsense, transitando per un gustosissimo dialogo socratico condotto interamente in vernacolo) ed è destinato a diventare, aperto com’è tanto all’antico quanto al contemporaneo, uno dei più importanti punti di riferimento per chiunque si accinga in futuro a narrare di una Chioggia del tutto inedita.

“Fossa Clodia”, Renzo Cremona racconta una Chioggia inedita • DOMENICA 15 NOVEMBRE ore 18.30 Presso l’Auditorium Comunale S. Nicolò di Chioggia. Recital-evento con la partecipazione speciale di artisti provenienti da differenti discipline


messaggio pubbliredazionale

Frantoio di Valnogaredo, tradizione che si rinnova per l’extravergine Tecniche innovative a fianco delle “molazze” in pietra, per un servizio di frangitura che punta deciso sulla produzione di olio di grande qualità Sarà un extravergine dai profumi intesi e dal gusto di mandorla dolce, quello che verrà prodotto quest’anno al Frantoio Valnogaredo. La natura ha fatto del suo meglio, per fissare sentori e sapori all’olio d’oliva, regalando tanti giorni di sole durante l’estate e una forte escursione termica tra giorno e notte in questo primo scorcio d’autunno, ora tocca al frantoiano metterci del suo per accrescere la qualità del proprio prodotto. Qui la tradizione insegna che i tempi di gramolazione sono importanti per ottenere un olio di qualità, come pure lo sono i metodi di frangitura ed estrazione. Per questo il frantoio e dotato di due impianti: uno a dischi, l’altro con macine di pietra, unendo insieme le tecniche più innovative, al passo con la costante crescita di produzione, alla tradizione. La struttura di via Mantovane, infatti, è l’unica nell’areale dei Colli Euganei che ancora usa le molazze e le presse, potendosi così fregiare della denominazione di “prima spremitura a freddo” per il proprio extravergine di oliva che, rispetto agli altri, risulta più dolce ed equilibrato, già perfetto appena prodotto. Un servizio che continua a trovare consenso anche tra tanti degli oltre quattrocento produttori locali che dopo la raccolta continuano a scegliere l’impianto vicino alla grande villa Contarini a Valnogaredo per la produzione del proprio extravergine. Continuano, è il caso di dirlo, perché in via Mantovane il frantoio è attestato fin dal 1700 e la famiglia Barbiero si è occupata della storia recente dell’impianto, coprendo gli ultimi 55 anni di produzione. Un traguardo temporale importante che sarà anche occasione per una giornata di apertura straordinaria al pubblico, il prossimo 17 ottobre, per permettere ad avventori e clienti di conoscere da vicino le operazioni che trasformano le olive in extravergine e degustare il prodotto novello. A tutti i partecipanti, infatti, verrà donata una confezione di olio appena franto. Un’operazione “trasparenza” che mette a nudo la qualità di un lavoro che si completa con l’assistenza rivolta ai produttori, con campagne di monitoraggio agli ulivi e corsi pratici di potatura, come quello che si terrà la prossima primavera, e agli appassionati dell’”oro verde” ai quali, invece, sono rivolti i corsi di degustazione, condotti insieme all’Aipo incontrando grande interesse da parte pubblico.

L’Olio dei Dogi presenta all’olfatto un fruttato di oliva delicato verde, fresco, tipico dell’inizio lavorazione con note dolci e sensazioni di verdura di campo e mandorla: in perfetto equilibrio tra amaro e piccante,come prevede il disciplinare della Dop Colli Euganei e Berici. È l’olio che non copre i sapori, ma li esalta; al quale fanno da pendant l’“Olio Extravergine di oliva biologico; l’“Olio Extravergine di oliva Italiano” (blend); l’“Olio Extravergine di oliva Italiano Rasara”, ottenuto dal cultivar tipico dei Colli Euganei

IL 17 OTTOBRE FRANTOIO APERTO

dimostrazione delle operazioni di frangitura e degustazione dell’olio novello. Per tutti gli ospiti una confezione di extravergine appena prodotto

FRANTOIO DI VALNOGAREDO - Via Mantovane, 8/A - Cinto Euganeo (PD) - Tel. 0429 647224 - Fax 0429 644054 info@frantoiovalnogaredo.com - www.frantoiovalnogaredo.com


Prova a cambiare prospettiva. Lo studio grafico aperto ai tuoi sogni. Realizziamo le tue idee e progettiamo insieme la comunicazione pi첫 efficace. Offriamo inoltre i principali servizi di stampa. Mettici alla prova. Cosa aspetti!


ARTERRA di Loredana Pavanello

Armonia,

MAGICA SOSPENSIONE TRA RAGIONE ED EBREZZA Il primo pensiero filosofico occidentale affonda le sue origini nel dualismo tra Apollo, il mondo della regola, dell’equilibrio, della bellezza superiore, e Dioniso dio del fluire selvaggio della linfa vitale, che i Romani avevano tradotto in Bacco, un simpatico ciccione che al ballo iniziatico preferiva lo sballo, soprattutto di-vino

C

alma e voluttà, ordine cosmico e pulsione naturale, ragione ed ebbrezza. Sul tesissimo filo di queste profonde antitesi affonda le proprie radici il primo pensiero filosofico occidentale, nella Grecia ionica. Nel mondo antico, intorno al VI secolo a.C., prese gradualmente forma, in termini teorici, il concetto di armonia, intesa quale concordanza di elementi di per sé discordi - concordia discors, come ebbe più tardi a definirla il poeta latino Orazio -, dono assoluto degli dei. Imprescindibile, era dunque, nella visione greca, la compresenza degli elementi contrari: da una parte il mondo della regola, dell’equilibrio, della bellezza

48

superiore, impersonato dal luminoso Apollo, dio delle arti e della musica; dall’altra l’estasi, la liberazione dei sensi, il fluire selvaggio della linfa vitale, incarnato invece da Dioniso, disarmonico dio del vino e delle inebrianti feste, simbolo dell’elemento primigenio e della sfera istintiva, sottolineata, ed anzi amplificata, dalla costante presenza di satiri e sensuali danzatrici che ne formavano il corteo, il mitologico thiasos. Nell’antico concetto di armonia, approfondito poi da Pitagora e rielaborato nella successiva tradizione allegorica, le due “anime contrapposte” convivono dunque necessariamente, in modo complementare: è questo che si compie massimamente nella tragedia,


ARTERRA del culto, tracce vive della cultura dionisiaca sono rimaste nelle arti figurative, ed in particolare della raffigurazione del dio “sempre giovane in viso e senza barba” come lo ricorda Vincenzo Cartari, nel suo preziosissimo repertorio iconologico, Le immagini de i dei degli antichi (1571). Questo, forse, proprio in virtù del denso potenziale di suggestione gravitante intorno alla figura di Dioniso/Bacco, rimasta senza uguali rispetto a qualsiasi altra divinità classica, come ricordava il filologo “Bacco” di Michelangelo Kerény, secondo cui “nesIl culto di Bacco era stato sun’altra divinità dei Greci è presente nei monumenti introdotto in Italia intorno al II secolo e nella natura della Grecia e dell’Italia”, nonché per la a.C., con il nome di Bacchanalia, facilità dell’assimilazione alla tradizione cristiana: Dioinizialmente quale festa orgiastica, niso era stato fatto a pezzi per poi risorgere, e inoltre di natura misterica il suo legame con la vite richiamava immediatamente la cultualità cristiana. di apollinea ascendenza, dobbiamo forse riconosceSignore dell’eccesso, l’immagine del dio ci viene rere il complementare aspetto fondativo dell’elemento stituita in numerose rappresentazioni, in quella che, “dionisiaco”, in qualità di privilegiata via d’accesso ancora ricorrendo a Kerény, possiamo chiamare la alla sfera del divino. Questo non riguarda unicamen“tradizione sensibile che l’antichità ci ha conservate la rappresentazione greca di Dioniso, ma anche la to”. Ecco allora gli splendidi esempi di scultura antica sua “traduzione” latina, l’ancor più scomposta figura che ancor oggi possiamo apprezzare, quali l’intensa di Bacco, così detta da un appellativo dello stesso dio scultura di Fidia, proveniente dal Partenone, e oggi greco, invocato come “Jakkos” nel momento della al British Museum di Londra, o la più severa versione possessione estatica. Il culto di Bacco era stato indel tipo “Sardanapalo” del Museo Nazionale Romano, trodotto in Italia intorno al II secolo a.C., con il nome fino alle più sensuali interpretazioni ellenistiche, come di Bacchanalia, inizialmente quale festa orgiastica, è ad esempio nel gruppo con Dioniso appoggiato ad di natura misterica, e dunque riservata a soli iniziaun satiro conservato presso il Museo Archeologico ti -dapprima sole donne -, e più tardi trasformata in di Venezia. Si tratta di un’iconografia particolarmenuna festività a scopo propiziatorio. Considerata una te potente, densa di valori ancestrali, radicati nell’esminaccia per l’ordine e la sicurezza della collettività, sere umano: attraversa così i secoli per riemergere, per la peculiarità delle pratiche sessuali che la carecuperata in una ratterizzavano, la diversa chiave festività fu abolita allegorico-simbonel 186 a.C. dal lica nel RinasciSenato romano, mento, come si tradizionalmente vede nella magiaustero, per sostrale interpretapravvivere nella zione di Michelanforma più leggera gelo eseguita per di rito propiziatoil cardinale Riario rio. Nonostante il (1496), ora al Barlento abbandono “Nozze di Bacco e Arianna” di Cima da Conegliano la più incisiva espressione artistica del mondo greco, dove si ebbe la perfetta fusione tra spirito “apollineo” e “dionisiaco”, per usare la suggestiva metafora di nietzschiana memoria. Anche nelle arti figurative i due elementi tendono a sfiorarsi, se non proprio a sovrapporsi in modo simbolico e allusivo: è quanto si vede nello strepitoso gruppo del Laocoonte, emblema della produzione ellenistica, dove le pulite, armoniche misure derivate dal canone di Policleto, si fondono in una fra le più vivide espressioni del dramma dell’intera storia dell’arte, indimenticabile immagine del dolore umano. Ma è anche quanto avviene, solo per citare un esempio en passant, nella “bella maniera” del Cinquecento italiano, erede di quegli antichi principi artistici, e integralmente fondata sulla continua tensione tra perfezione della forma e inquietudine dello spirito. Se nel nostro immaginario l’arte classica coincide con la tradizionale idea di euritmica compostezza formale,

49


ARTERRA

“Andri” di Tiziano

gello di Firenze, tra le più ambigue della produzione artistica occidentale. Anche in Veneto, dove è difficile trovare tracce figurative della cultura dionisiaca - nonostante la tradizione veneziana del Carnevale affondi le proprie radici nell’antica festività greca delle Dionisiache (o Antesterie) - è con la stagione rinascimentale che il tema conosce una certa fortuna. Non bisogna allora dimenticare la raffinata tavoletta con le Nozze di Bacco e Arianna di Cima da Conegliano, oggi al Poldi Pezzoli di Milano, di inizio Cinquecento, dove l’erudito recupero delle fonti mitologiche si fonde al vivace brio narrativo, cifra stilistica del grande artista veneto. O ancora la delicatissima redazione del Bacco fanciullo attribuita a Giovanni Bellini, della National Gallery of Art di Washington, il singolare “Bacchetto con un vaso in mano” descritto da Ridolfi nel Seicento. Qui è forte la consonanza con il Festino degli Dei che lo stesso Bellini aveva realizzato per il duca di Ferrara Alfonso I d’Este, caratterizzato da una calma “olimpica” poco conveniente al soggetto, che non troverà rimedio neppure con il successivo intervento di Tiziano, chiamato a finire e ritoccare il dipinto, dopo la morte del maestro. È proprio in quest’occasione che Tiziano sperimenta il mito nella sua dimensione narrativa, regalandoci alcune fra le più belle redazioni del tema “dionisiaco”, realizzate intorno al 1522-23 per i camerini segreti di Alfonso: gli Andri del Prado e Bacco e Arianna della National Gallery di Londra, dove la dimensione dionisiaca è intesa, in linea con la volontà del committente, stanco ormai della storia e delle lotte politiche, come liberazione dagli affanni del mondo e tranquillante rifugio

“Bacco e Arianna” di Tiziano

nel contesto del mito. Meno rassicurante è l’ultima interpretazione che Tiziano dà delle cosiddette “poesie”, ossia i temi a soggetto mitologico, molti anni più tardi, recuperando nel Supplizio di Marsia a Kromeritz (1570-76 ca.), e reinterpretando in chiave malinconica il contrasto fra “dionisiaco” e “apollineo”. Il corpo smembrato di Marsia, come smembrata ormai è la pittura di Tiziano, segna l’irriducibile frattura determinata da un terribile rovesciamento concettuale: è il dio dell’ordine e della bellezza, Apollo, fino ad allora indiscussa fonte di armonia ed equilibrio, ad infierire con crudeltà nella carne del dionisiaco Marsia. Guarda, sconfitto dalla parte degli sconfitti, Mida con il volto di Tiziano. È finito, capovolto, il tempo del primitivismo naturale, l’aurea età dei satiri e dei fauni. Inizia con violenza il tempo di Apollo, il tempo della storia.

“Bacco fanciullo” di Giovanni Bellini

50


messaggio pubbliredazionale

ALLA FATTORIA EOLIA vendemmia quasi

ultimata, sarà l’anno del Dragone

L’estate calda ha portato corpo e profumi ai rossi, anche per i moscati i valori olfattivi saranno inebrianti La vendemmia procede bene alla Fattoria Eolia di Rovolon. I mosti per lo Chardonnay e per il Moscato Giallo già dormono in cantina, anche la Garganega e il Carmenere hanno già intrapreso quel miracolo che ogni anno trasforma l’uva in ottimo vino; il Merlot dei vigneti del Pirio è già stato destinato al Barabàn, quello di Spinazzola, dai crinali di Rovolon, al Dragone. Solo i Cabernet che serviranno per quest’ultimo sono ancora sui tralci, verranno lasciati surmaturare fino ai primi freddi di ottobre, unicamente così potranno incontrarsi con il Merlot per dar vita ad quel meraviglioso “ensemble” che, dopo un anno

di affinamento in barrique, diventa la “gran riserva” della ditta. È soddisfatto il padron di cantina, Giovanni Zini, della raccolta di quest’anno: “L’estate calda ha portato corpo e profumo ai vini. Mi aspetto molto dai rossi, corpo e fragranze di frutta matura saranno garbatamente rotonde e vellutate. La stessa cosa sarà per i moscati, l’appassimento “caldo” degli acini ha dato vita a concentrazioni zuccherine che andranno ad inebriare chi nei vini sa apprezzare i valori olfattivi”. Dunque tutto procede secondo copione nella cantina di via San Giorgio, le bottiglie del Dragone anche quest’anno saranno l’emblema dell’Eolia, la Garga-

nega Doc prenderà il suo proprio nome di Rubinara; come pure ancora il Cabernet Doc vestirà i panni dell’orco Barabàn; il Serprino quelli di Livium e il il Fior D’Arancio verrà tradotto secondo “l’eoliano” corretto in Fiore del Vento. Per gli appassionati dello spumante rosee, il “brut” verrà riproposto dopo il successo dello scorso anno, mentre nella cantina della Fattoria Eolia entreranno come novità lo Chardonnay, affinato per una piccola produzione, il moscato bianco, anch’esso new entry nella versione separata dal giallo, per una produzione di Fior D’Arancio Secco.

FATTORIA EOLIA Via San Giorgio, 7 Rovolon (PD) Tel. 049 5226214 g.zini@fattoriaeolia.com www. fattoriaeolia.com Fattoria Eolia


messaggio pubbliredazionale

Il Pianzio,

vendemmia eccellente con sorpresa finale Nicola Selmin, epigono della storica famiglia di vignaioli e cantinieri di Galzignano, firmerà la sua prima bottiglia. Sarà un bianco intrigante, la vendemmia di quest’anno autorizza a pensare in grande “La dote più importante per il buon vignaiolo, forse, è proprio quella di saper assecondare le stagioni. Anche quando queste non sono quelle della natura, ma dell’uomo. E come in campagna il risultato migliore arriva quando si sa cogliere il momento giusto, e si spicca il frutto nel momento in cui raggiunge il massimo dei suoi valori, per le stagioni della vita serve lo stesso colpo d’occhio, perché, appunto, ogni età ha le sue prerogative. E la famiglia Selmin per la vendemmia di quest’anno ha deciso di puntare sulla giovinezza di Nicola, epigono che porta a quattro il numero delle generazioni dei vignaioli di casa, per una nuova etichetta da mettere in cantina. Sarà il corrispettivo dello Jenio, ma bianco. Intrigante, strutturato, morbido: un assemblaggio per necessità perché espressione delle tante sfaccettature dei Colli Euganei e della decennale esperienza che caratterizza Il Pianzio. Ma la nota alta sarà proprio l’esuberanza della gioventù che appunto troverà spazio vicino alle consolidate bottiglie di Serprino Doc, Fior D’Arancio Docg, Corbinello, del già citato Jenio, Merlot e Cabernet, ovviamente Doc, progenitori dei vini dei Colli Euganei che sono sempre il lustro dell’azienda di Galzignano. La vendemmia di quest’anno ha portato profumi rotondi e vellutati e volume per i vini di corpo. A differenza dello scorso anno l’estate è stata calda e soleggiata e le piogge, seppur modeste, sono arrivate al momento giusto, garantendo una giusta quantità di uva e anche la qualità per un’annata da ricordare. La natura ha fatto il suo dovere, ora tocca al cantiniere…

IL PIANZIO di Selmin Soc. Agr. - Via Pianzio, 66 - 35030 Galzignano Terme (PD) Tel./Fax 049 9130422 - Cell. 393 7699836 - info@ilpianzio.it - www.ilpianzio.it - Seguici su Facebook


DIVINO PARLAR di Silvano Bizzaro - Sommelier s.bizzaro@alice.it

COLLI EUGANEI DOC

Serprino Spumante Extra Dry Millesimato

Degustazione Di colore giallo paglierino leggermente scarico, perlage fine e persistente con morbida spuma; al naso sentore fine di fiori bianchi (biancospino) e note fruttate di frutta bianca esotica; al gusto è finemente minerale, fresco e con retrogusto intenso e persistente. Da servire freddo (4-6%) e abbinarlo pure con pietanze a base di pesce (antipasti e primi piatti); ottimo come aperitivo. Per un ideale abbinamento tutto in regione provate ad abbinarlo al prosciutto DOP di Montagnana (o Euganeo-Berico)!

Per gli appassionati del “mondo vino” segnaliamo la rassegna Cantine Aperte in Vendemmia: settembre 2015 Collegandosi al link: http://www.movimentoturismovino.it/it/eventi/4/cantine-aperte-in-vendemmia/ si potranno cercare le aziende che hanno aderito, orari e modalità di partecipazione alla rassegna.

I

l Prosecco è lo spumante più venduto al mondo, più dello Champagne, superando i 300 milioni di bottiglie vendute. La sfida futura, comunque, non è tanto nei numeri ma nella qualità! Viene prodotto in molte province venete ma questo non significa che sia tutto di qualità. Il Serprino, di cui parliamo in questo numero, appartiene alla famiglia del Prosecco e vede l’impiego del vitigno Glera (vitigno a bacca bianca, usato anche nel Prosecco). Il Colli Euganei DOC Serprino Spumante Extra Dry Millesimato (con l’85% di vino d’annata), prodotto con metodo Charmat, è uno spumante secco tipico della zona dei Coli Euganei che ha una affinità col Prosecco. Viene prodotto anche nelle versioni brut, brut nature, extra dry e dry. VENDEMMIA: ai primi di settembre, manuale con selezione dei grappoli. VINIFICAZIONE: in bianco con illimpidimento dei mosti, presa di spuma immediata di prima fermentazione con metodo Charmat lungo (circa 90 gg. permette di avere bollicine fini e fragranti). IMBOTTIGLIAMENTO: a novembre e immissione in commercio nei mesi successivi. ENOGASTRONOMIA Siamo a settembre e fra poco arriverà l’autunno. Con la fine dell’estate cambiano la cucina e le ricette. Inizia la stagione dei prodotti di sottobosco (funghi, tartufi, ecc.), gli ortaggi, ecc. Cambiano anche le abitudini a tavola e molti (che si definiscono stagionali) preferiscono ai vini estivi e leggeri quelli autunnali e più strutturati. Ad esempio, con il tartufo nero (delle colline di Arcugnano/Colli Berici), andranno privilegiati i vini di medio corpo, strutturati, rossi, ad intensità crescente, morbidi e rotondi al palato. Da evitare vini freschi e con tannini vivi. Qualche vino bianco strutturato importante (Trebbiano d’Abruzzo) può abbinarsi bene con il tartufo bianco. Il prossimo 22 ottobre, ad Anguillara Veneta, nella bassa padovana, ci sarà la rassegna della Patata Americana DOP (dolce) con tanto di cena a tema e abbinamento vini gestiti dai Sommelier.

53


STORIA E DINTORNI di Sergio Longhin www.candiana-artestoria.it

San Michele, IL PATRONO DI CANDIANA: da cupo guerriero indomito a ridente ed onesto ragioniere L’immagine del Santo fu espressione unica ed emblematica della comunità monastica candianese e, a seconda dell’uso a cui era associata la raffigurazione, l’iconografia assumeva alcune varianti nelle forme, nei contenuti, perfino nei suoi attributi classici, ossia la spada e la bilancia

L

a Sagra di San Michele che il 29 golari del SS. Salvatore, l’immagine settembre di ogni anno si dell’Arcangelo Michele, espressa festeggia a Candiana, ha in tutte le possibili variabili fiantiche origini religiose che degurative del mondo dell’arte rivano dalla volontà di ricordare (statue in pietra, in legno, perennemente la solenne inaubassorilievi, dipinti, affreschi) gurazione della chiesa, rinnovadivenne espressione unica ed ta nell’anno 1502. emblematica con cui la comuLa dedicazione di una chiesa al nità monastica candianese “Principe degli angeli” generalsi rivolgeva e si rappresenmente proveniente da origini tava al mondo circostante. longobarde era già associata È interessante notare come alla nostra chiesa all’epoca in cui a seconda dell’uso a cui era essa veniva retta dai benedettidestinato un determinato doni cluniacensi di cui si hanno nocumento o dipinto (religioso, tizie a partire dal XII secolo. cultuale, amministrativo, eduMa con la sua consacrazione cincativo ecc.) la figura di San Michele quecentesca, l’allora vescovo di che ne dichiarava l’appartenenza al Padova Pietro Barozzi mantenendo monastero candianese, poteva assuAntica lapide posta inalterato il titolo del santo patrono, aveva as- sul lato settentrionale mere alcune varianti nelle forme, nei contedel transetto sud sociato a questo evento una messa solenne nuti, perfino nei suoi attributi classici, ossia e una festa popolare poi denominata sagra, la spada e la bilancia. da tenersi ogni anno a quella data, come risulta da Se guardiamo con attenzione il “San Michele” deliun’antica lapide posta sul lato settentrionale del trancatamente miniato nell’incipit del “catastico dei beni setto sud. del monastero” datato 1601, si notano alcune “difDa questo momento soprattutto, con il monastero salferenze” di un certo peso, rispetto alla sua tradiziodamente retto già da mezzo secolo dai canonici renale rappresentazione in veste di guerriero: prima

54


STORIA E DINTORNI di tutto il suo viso giovanile e sinceramente gioviale, con il capo privo dell’elmo militare e adornato di graziosi riccioli biondi. Non è certamente un personaggio che incute paura come il “terribile L’Arcangelo del catastico guerriero volante” rappresentato nella tela di Francesco Paglia, nell’atto di sferrare il mortale fendente a Lucifero. Del resto, l“Arcangelo del catastico” , regge un palmizio al posto della tradizionale spada (simbolo di pace e prosperità) e persino la bilancia (tenuta con la mano destra al posto della consueta spada), sembra voler indicare e porgere a Dio Padre, la correttezza dell’amministrazione dei fondi nei confronti dei lavoratori della terra, sotto forma di equità del peso sui piatti della bilancia; essa, quindi, da strumento per “pesare” le anime e distinguerle fra buone e cattive, diventa strumento e significato di equità di diritti / doveri tra chi lavora e chi amministra. Il “tipo caratteriale del San Michele” qui individuato, vuole definire “un programma di pace e prosperità nel lavoro” che si ottiene non con l’oppressione ma attraverso una retta giustizia e oculata amministrazione sotto lo sguardo dell’Onnipotente a cui San Michele sembra rivolgersi eloquentemente. Non è un caso se questo catastico, enorme lavoro di misurazione e perticazione / classificazione di circa 1800 campi di proprietà del monastero a seconda delle loro qualità e caratteristiche, rimane e viene utilizzato anche dagli Albrizzi, che si succedono al monastero dopo la soppressione del 1783, fino ai primi del 1900; ad esso si associarono articolati contratti di locazione in cui venivano stabiliti tutti i prodotti (uova, capponi, uva, latticini ecc.) che ciascuna azienda doveva pagare al monastero per l’anno di affittanza. Tra questi v’erano i venti pesci cavèdani che il Comune di Cavarzere era tenuto a dare annualmente al monastero in occasione della festa di san Michele, per l’utilizzo di pascoli. Nella tecnica del bassorilievo Figura del Santo guer- su pietra citiamo due esempi riero in bassorilievo interessanti per il nostro brenell’ingresso nord ve excursus con la figura del della chiesa

Il “terribile guerriero volante” di Francesco Paglia

Santo guerriero: nell’ingresso nord della chiesa v’è un San Michele tardo quattrocentesco appartenente al momento di passaggio tra i benedettini cluniacensi e i canonici del SS. Salvatore, in cui l’angelo infilza con una lancia un demone rappresentato sotto forma di un drago, quasi una variante di San Teodoro o di San Giorgio; lo stesso demone, con artigli, corna e corpo ricoperto di squame, appare nelle miniature di Clovio e anche sotto i piedi dell’Arcangelo “della processione” mentre il Lucifero calpestato dall’angelo posto sul timpano d’ingresso della chiesa, ha parvenze umanoidi molto Lucifero calpestato dall’angelo posto sul timpano d’ingresso della chiesa

55


STORIA E DINTORNI definite come per avvertire i fedeli: “il demonio non è sempre solo un mostro fantastico ma il male alberga spesso anche tra di noi uomini e necessita riconoscerlo per sconfiggerlo…”. Tutto, dentro alla chiesa, compresi il maestoso altare ligneo e la cassa d’organo, parla di questo “principe degli angeli” che si invocava per sconfiggere una malattia inaspettata come la lebbra o la peste, ma anche per la tosse cattiva o una infezione, che spesso potevano portare comunque alla morte. Ma l’immagine più solenne di questo arcangelo viene volutamente esibita, intorno alla metà del 1700, dai canonici nel soffitto ligneo della navata dove, per mano dei tiepoleschi Morlaiter e Mengozzi Colonna, egli viene rappresentato mentre libera Roma dalla peste grazie all’invocazione del popolo durante la solenne processione. Dalla cronistoria parrocchiale apprendiamo che negli anni ‘60 la festività parrocchiale del Santo veniva celebrata con una santa messa e solenne processione a cui intervenivano tutte le confraternite ed associazioni religiose con le loro bandiere, i bambini della prima comunione e perfino la banda parrocchiale. Oggi, lo spirito di forte religiosità che permeava un tempo la solenne festività della sagra, appare molto affievolito; rimane la messa solenne, in cui la corale canta l’inno a San Michele Arcangelo, rimane ancora in parte l’usanza di invitare i parenti più stretti a

Il Comune di Cavarzere era tenuto a dare annualmente venti pesci cavèdani al monastero, in occasione della festa di San Michele, per l’utilizzo di pascoli

Soffitto ligneo della navata dove S. Michele viene rappresentato mentre libera Roma dalla peste grazie all’invocazione del popolo durante la solenne processione (1700, Morlaiter e Mengozzi Colonna)

pranzo e ancora rimangono gruppi di amici e associazioni che animano la festa paesana con la pesca di beneficenza ed un ricco stand gastronomico. Forse la causa di questo calo nella fede in San Michele e nella festa patronale è da ricercare nelle mutate condizioni igienico - sanitarie rispetto al tempo passato; il libro dei morti della parrocchia del 1600 testimonia con dolorosa pietà il considerevole numero di bambini che morivano nei primi tre anni di vita a causa di una banale tosse cattiva o di un infezione. In mancanza di adeguate medicine era dunque un bisogno impellente non procrastinabile, l’invocazione al santo patrono per ottenere la grazia della salute, all’epoca tanto importante e necessaria. Cassa d’organo

56

Puoi leggere l’articolo completo su www.candiana-artestoria.it


EVENTI

CANDIANA San Michele Sagra

DAL 25 SETTEMBRE AL 4 OTTOBRE 2015 TUTTE LE SERE DALLE ORE 19.00 FUNZIONERÀ LO STAND GASTRONOMICO CON SPECIALITÀ TIPICHE E BAR

Settembre VEN ore 20:30 Serata danzante con

25 “CHECCO & B. BAND” SAB ore 20:30 Serata danzante con

26 “ORCHESTRA DEGO” DOM ore 20:30 Serata danzante con

27

“ELISA PERIN”

MAR ore 20:00 SANTA MESSA SOLENNE IN DUOMO

29

Ottobre VEN ore 20:30 Serata danzante con

2

“RENZA GLAMOUR”

SAB ore 20:30 Serata danzante con

3

“RENZO BIONDI”

DOM ore 20:30 Serata danzante con

4

“I RODIGINI”

INGRESSO LIBERO - Tutte le manifestazioni si svolgeranno al coperto RICCA PESCA DI BENEFICENZA Iniziativa organizzata dal Comitato Festeggiamenti Candiana e dalla Parrocchia di Candiana


PERCORSI

UNA GUIDA

METTE INSIEME TREDICI AZIENDE E LE BELLEZZE DI UN TERRITORIO Le terre delle Corti Benedettine tra storia, arte e prodotti di eccellenza

13

La cartina di presentazione del territorio con roadmap scaricabile dal web per gli smartphone. Si può trovare nelle aziende menzionate

La cartina è solo l’inizio di una collaborazione che le aziende intendono portare avanti condividendo anche i progetti promozionali e commerciali dei loro prodotti

58

aziende si sono messe insieme per promozionare il proprio territorio, la millenaria terra delle Corti Benedettine. Qui, negli ultimi decenni del Medioevo, i monaci appartenenti all’Ordine di San Benedetto iniziarono un’opera incessante per la bonifica e la messa a coltura di ettari di campagna che oggi sono diventati la patria di eccellenze della gastronomia e del buon bere. Vino, come il Friularo, formaggi ed insaccati di pecora, miele, carni di manzo e suino, polli ruspanti e latte&miele, orticole sono le tante materie prime che, interpretate dalle abili mani dei ristoratori locali, sono diventati squisiti strumenti dell’ospitalità da offrire insieme sia ai centri per lo sport che quelli per lo svago naturalistico e alle tante bellezze paesaggistiche e storico/culturali che questa terra gelosamente conserva. Realizzando una guida con cinque itinerari di 30 km che si possono fare in macchina, ma sarebbe meglio in bicicletta, e che mettono insieme paesaggio, arte e prodotti del territorio, i protagonisti di questa impresa hanno pensato di togliere dall’imbarazzo turisti e non ai quali interessa immergersi tra i colori e i sapori di un percorso sicuramente suggestivo. I weekend autunnali sono perfetti per un viaggio nelle Terre delle Corti Benedettine, tra ville secolari, i vigneti del celebrato vin Friularo o la terra della patata americana la stagione è sicuramente quella giusta per fare il pieno di prodotti e di piacevoli sensazioni.


PERCORSI 1 - Azienda Agricola Cardin

4 - Az. Agricola Pasquale Rosso

Via Rena, 32 Terrassa Padovana (PD) • Tel. 049 5384643 www.aziendacardin.it • info@aziendacardin.it

Via Fossaragna, 73/A Candiana (PD) • Tel. 348 2452754 pasquale-rosso@virgilio.it

2 - Azienda Agricola Fontolan

5 - Azienda Agricola Gastaldi

Via Argine Sx, 61 Bovolenta (PD) • Tel 049 5347142 info@aziendaagricolafontolan.it • www.aziendaagricolafontolan.it

Via Motte, 7 Candiana (PD) • Tel 049 5349478 • Fax 049 5349478 ggastaldi@tiscali.it

3 - Apicoltura Val Giò

6 - Tenuta Civrana

Via Caneva, 17 Bovolenta (PD) • Tel 338 1052539 • vale.api71@gmail.com

Via della Stazione, 10 Pegolotte di Cona (VE) • Tel. 333 6662584 Agriturismo 347 2220023 • info@tenutacivrana.it • www.tenutacivrana.it

2

1

4

3 13 10

5

9 11 6 7

12 8

7 - Corte Bonicella Via Cavarzere, 28 Cona (VE) • Tel. 0426 59298 • www.cortebonicella.it

8 - Allevamento Veneto Ovini Via Porcaro, 1 Anguillara Veneta (PD) • Tel. 347 0326458 info@veneto-ovini.com • www.veneto-ovini.com

9 - Azienda Scudellaro Via Valli Pontecasale, 16 Candiana (PD) • Tel. 049 5349944 Fax 049 7383364 • info@scudellaro.it • www.scudellaro.it

11 - Centro Sportivo Le Tre Piume via Costanze, 8 Agna (PD) • Tel. 049.9515388 • Fax 049.9519308 info@letrepiume.it

12 - Caseificio Morandi via Ponte, 145 Borgoforte (PD) • Tel. 049 5341116 • www.caseificiomorandi.it

13 - Cantina Conselve Via Padova, 68 Conselve (PD) • Tel. 049 5384433 • www.cantinaconselve.it

10 - Ristorante Villa Renier Via Liston, 4 Pontecasale di Candiana (PD) • Tel. 345 5877126 villarenier@gmail.com

59


MEMORIA DI CARTA di Emanuele Cenghiaro

I Casoni Veneti,

capolavori di architettura rurale sotto l’aspetto sia estetico che funzionale Abbattuti nel corso del ‘900 per lasciare spazio al moderno modo di abitare, erano una sorta di bioedilizia “ante litteram” verso la quale oggi si sta tornando

S

ono quasi tutti scomparsi, a differenza delle ville nobiliari in muratura, i casoni, le tipiche abitazioni in paglia e terra dei contadini padovani di cui si ha notizia almeno dal Cinquecento e che si trovano ritratte in molte opere di pittori veneti. Erano considerate dimore malsane e, con l’avvento della modernità, simboli di povertà da eliminare: ma oggi sappiamo che a essere insalubri erano le condizioni dei nostri territori e la scarsa igiene, non i casoni, capolavori di architettura rurale sotto l’aspetto sia estetico che funzionale e veri esempi di bioedilizia ante litteram. Ormai però il danno è fatto: furono concessi appositi finanziamenti per abbatterli e costruire case in muratura e nel giro di una trentina d’anni, tra il ventennio fascista e il secondo dopoguerra, sono quasi scomparsi. Molti bruciarono perchè erano facilmente

infiammabili. A guidare la riscoperta del “casone” - ve ne sono di diversi tipi, riconducibili alle tipologie di terra e di valle lagunare - è stato lo storico Paolo Tieto, da poco scomparso, con un libro ancora oggi fondamentale edito nel 1979, “I Casoni Veneti” (Panda edizioni, oggi lo si trova anche in e-book), poi sono seguite altre pubblicazioni e l’attenzione degli amministratori e della società civile. Così è iniziato il recupero di quanto ancora si poteva salvare. Sono tre i casoni rimasti “in piedi”, ad esempio, in Saccisica. Il più antico si trova a Vallonga di Arzergrande, in via S. Marco, ed è noto come casone Azzurro. Eretto nell’Ottocento, non è mai crollato e quindi è l’unico definibile “originale”. Abitato fino al 2006 e poi acquisito dal Comune e restaurato, oggi è sede di un piccolo museo della civiltà contadina. Alle sue spalle proprio quest’anno Si ignora quando il casone fece la sua comparsa in Veneto. È certo che, sin dall’epoca tardo-romana nella regione c’era l’usanza di costruire ricoveri e magazzini utilizzando frasche e paglia, ma la loro evoluzione definitiva avvenne probabilmente dopo le conquiste della Serenissima. La terraferma, infatti, divenuto ora il “granaio” di Venezia, doveva far fronte al crescente fabbisogno alimentare della capitale e dell’esercito, allorché c’era bisogno di costruire rapidamente molti ricoveri per famiglie numerose, che rappresentavano la manodopera del tempo. Solitamente i proprietari terrieri offrivano ai mezzadri un fondo dove costruivano loro stessi il proprio casone che, inizialmente, era poco più che un capanno abitabile solo durante la stagione agricola. In seguito si andarono evolvendo in strutture più solide e squadrate, con molti elementi in muratura.

60


MEMORIA DI CARTA

CASONE RAMEI Il Casone di via Ramei, a Piove di Sacco, è stato abitato fino alla fine degli anni Settanta. Oggi è sede del Museo della cultura popolare e della civiltà contadina gestito dal “Gruppo del Cason”, che ha raccolto e catalogato oggetti e documenti con cui ha allestito le singole stanze. È aperto e visitabile tutte le domeniche da aprile a settembre, mentre per il restante periodo dell’anno le visite si effettuano su prenotazione

CASONE ROSSO Il Casone Rosso di Piove di Sacco, ricostruito nel 2002 CASONE AZZURRO Il Casone Azzurro di Vallonga, frazione di Arzergrande, anche questo perfettamente restaurato nel 2008. Oggi è usato con finalità didattiche ed è aperto alle visite di scolaresche. Spesso è sede per manifestazioni culturali e rappresentazioni teatrali

è stato inaugurato un moderno centro visitatori, una struttura che cerca di non essere troppo invadente nell’ambiente e di offrire i servizi essenziali per ospitare visitatori ed eventi. Per tutta l’estate il casone è così diventato sede di spettacoli teatrali e musicali: un ottimo esempio di rivalutazione del patrimonio rurale. Altri due casoni si trovano a Piove di Sacco, entrambi lungo la direzione che porta alla frazione di Corte. Il più noto è forse quello di via Ramei, di colore bianco, scenografico perché comprende anche un annesso. Costruito agli inizi del Novecento dalla famiglia Zecchin ma distrutto da un’alluvione nel 1966, fu acquisito dal Comune e riaperto al pubblico nel 1997. Il suo

interno è ancora arredato con mobili e oggetti originali. Splendido il camino, elemento di cui i contadini andavano orgogliosi: diversi uno dall’altro, erano fatti in modo che le braci che uscivano assieme al fumo non incendiassero il tetto di paglia. Oggi è sede del Museo della civiltà contadina della Saccisica ed è aperto tutte le domeniche da aprile a settembre o su prenotazione. Poco più avanti lungo il Fiumicello si trova il cosiddetto casone Rosso, anch’esso abitato fino a un’epoca recente: apparteneva alla famiglia di Natalina Delfini e fu quasi del tutto distrutto da un incendio nel 1993 e, acquisito dal Comune, venne ricostruito nel 2002.

61


AMICI CON LE ALI di Aldo Tonelli

Martin pescatore e Gruccione, uccelli dal piumaggio arcobaleno

I colori, anche quando sono quelli delle piume e hanno una funzione pratica come il mimetismo, restano uno spettacolo della natura

U

n lampo azzurro-blu sfreccia veloce raso acqua lungo uno dei nostri canali. Molte volte è solo questo che ci lascia nella mente uno degli uccelli più spettacolari e colorati delle nostre zone: il Martin pescatore. Alcuni uccelli ci attirano e ci colpiscono proprio per i colori e in questo articolo conosceremo meglio due fra i più colorati della fauna italiana. Il Martin pescatore, detto Piombin o anche “l’uccello di Santa Maria” e chiamato dagli inglesi Kingfisher = Re pescatore, è di dimensioni medio-piccole, pesa infatti circa 40 grammi, ed è assolutamente inconfondibile per il caratteristico colore verde-azzurro metallico del dorso e per il petto e ventre arancio vivo. Questi colori lo mimetizzano agli occhi di possibili nemici che lo minacciano dall’alto con la superficie dell’acqua, mentre l’arancio della parte ventrale lo confonde alla vista delle sue possibili prede con il colore del ramo sporgente sull’acqua utilizzato come

Martin pescatore femmina in agguato

62

posatoio, quasi si trattasse di un’innocua foglia secca. Il becco nero è lungo e appuntito ed è quello che ci permette di distinguere il maschio dalla femmina: quest’ultima infatti ha del rosso nella parte inferiore del becco, mentre il maschio lo ha nero. Specie stanziale e solitaria è sempre legata ai corsi d’acqua di tutte le dimensioni purché con abbondanza di pesci, anfibi, molluschi e larve d’insetti che cattura, tenendo fede al suo nome, con acrobatici tuffi, spesso immergendosi in profondità, proprio come un piombo, per poi riportarsi sul posatoio da cui parte dove uccide la preda sbattendola più volte per poi ingoiarla per la testa. Durante il corteggiamento il maschio offre alla compagna un pesciolino tenendolo per la coda in modo che essa possa inghiottirlo subito per il verso giusto come faranno poi con i piccoli che nascono in un nido a forma di tunnel scavato nelle rive dei corsi d’acqua con un’entrata relativamente stretta e lungo

Gruccione con preda a cui toglie il veleno del pungiglione


AMICI CON LE ALI

Sopra: Martin pescatore maschio e femmina • Sotto: Gruccioni con diverse prede vicini al nido

fino a 130 centimetri. La femmina depone da 5 a 8 uova, che covano entrambi i genitori. Teme gli inverni rigidi poiché se l’acqua ghiaccia avrà difficoltà a procurarsi il cibo. Un’altra specie colorata che possiamo incontrare nei periodi primaverili-estivi dalle nostre parti è il Gruccione, Tordo marin o Vespier chiamato dagli inglesi Bee-eater = Mangiatore di api, specie migratrice che negli ultimi decenni ha avuto un incremento di numero nella nostra regione. Appartiene a una famiglia d’uccelli la cui livrea riflette quasi tutti i colori dell’arcobaleno. Quando volano possono superare alcuni degli insetti più veloci e sono tra le poche specie d’uccelli che formano gruppi familiari i cui componenti si aiutano a vicenda nell’allevare i piccoli. Lo si trova spesso in gruppi numerosi e vociferi, nidifica in scarpate o zone sabbiose lungo corsi d’acqua, cave o argini poderali, scavando dei tunnel profondi dove deposita le uova. Cattura una varietà d’insetti, molto spesso al volo, e dal momento che le loro prede preferite sono insetti veloci come api, vespe e calabroni devono essere rapidi e agili. Quando prendo-

no insetti muniti di pungiglione stanno attenti a non inghiottirli prima di avere eliminato il loro veleno. Di solito si posano e schiacciano l’addome dell’insetto per espellerne il veleno, per evitarne gli schizzi chiudono addirittura gli occhi per qualche momento. Ai gruppi familiari di Gruccioni piace starsene appollaiati insieme: ciascun uccello si posa così vicino all’altro da dare l’impressione che vogliano farsi una foto insieme e spesso parecchi uccelli si raggruppano sullo stesso ramo. I Gruccioni hanno una debolezza: sono ghiotti d’api perciò non sono certo gli uccelli più amati dagli apicoltori. D’altra parte forniscono pure un servizio utile in quanto si nutrono anche di vespe e calabroni che a loro volta vanno a caccia d’api, e in autunno si nutrono delle api vecchie che potrebbero trasmettere malattie contagiose nell’alveare. Non conosco proverbi su questi uccelli ma quando si avvista un Martin pescatore posato in agguato un modo di dire recita che “se volge lo sguardo a sud ci sarà bel tempo se invece volge lo sguardo a nord farà brutto tempo”.

63


Le Tre Piume,

Centro Sportivo dei grandi eventi Nel mese di agosto due date importanti nel calendario degli sport con le armi hanno riempito la struttura di via Costanze ad Agna. Grande successo per il Beretta Family Day e tanta solidarietà per il Trofeo Città della Speranza. In questi giorni in pedana gli atleti per il mondiale di shotgun Il “tiro al volo” sta sempre più diventando uno sport popolare. Lo dimostra l’alto numero di presenze che nel giorno dedicato al Beretta Family Day, lo scorso 2 agosto, ha assiepato le postazioni di tiro del centro sportivo “Le tre Piume” di Agna. La giornata, che sta diventando una data fissa e unica a livello nazionale nel calendario degli eventi di via Costanze, è perfettamente riuscita a centrare l’obbiettivo prefissato dal colosso delle armi sportive: ossia avvicinare sempre più persone a questa disciplina per farne conoscere gli aspetti agonistici e allo stesso tempo sfatarne la pericolosità. Donne, ragazzi sopra i 13 anni e tanti neofiti di questo sport, hanno approfittato dell’opportunità offerta dalla Beretta Armi per provare a spaccare il piattello e a maneggiare l’intera gamma di fucili della produzione: dai Beretta Sport e Caccia ai modelli Sako e Tika, messe a disposizione dalla Storica Armeria di Padova e dalla Giesse Stoffi di Venezia. Alla fine Giovanni e Mario Carli, gestori e istruttori di tiro del centro Le tre Piume, hanno visto impugnare le armi a circa 230 aspiranti tiratrici del gentil sesso e a ben 650 tiratori tra neofiti e possessori del porto d’armi. Inutile nascondere la soddisfazione. “Iniziative come il Beretta Family Day - hanno spiegato - fanno bene allo sport del tiro al volo ma anche alle famiglie, abbiamo visto tanta gente curiosa e divertita a fine giornata. È forse il sintomo evidente che il pregiudizio sulla pericolosità delle armi sta per cadere per lasciare spazio, finalmente, allo sport”. L’altro risultato importante della giornata è stata l’organizzazione impeccabile da parte del Centro, sempre più accreditato ad ospitare eventi importanti tanto che la Beretta Army ha già scelto Le tre Piume come location del Family Day del

prossimo anno e non a torto, visto che la struttura brilla anche per le iniziative legate al sociale e alla beneficienza. Il 15-16 agosto, infatti, sono stati gli atleti che hanno preso parte all’11° Trofeo Città della Speranza ad alternarsi in pedana, aderendo all’iniziativa organizzata appositamente per recuperare risorse da destinare alla ricerca delle malattie oncologiche infantili. Come sempre l’adesione è stata alta, 360 gli atleti che si sono misurati nelle varie discipline, molti quelli arrivati da fuori regione: Lombardia, Emilia, Toscana. E proprio ad un toscano è andato il premio dell’edizione 2015, Carlo Sestini, mentre per la fossa universale è stato Ivan Rossi (il papà di Gessica Rossi, vincitrice della medaglia d’oro alle olimpiadi di Londra 2012) a salire sul gradino più alto del podio. Bella la prestazione del campioncino di casa Jacopo Dal Moro, primo assoluto nel double trap, mentre la prima posizione per lo skeet è andata a Gianfranco Salvego ed Enrico De Tommasi ha fatto sua quella del compact. L’appuntamento con la solidarietà si concluderà il prossimo 26 settembre, quando gli stessi atleti che hanno partecipato alla competizione dedicata alla Città della Speranza saranno invitati ad una cena di gala, il cui ricavato verrà interamente devoluto al centro ricerche malattie oncologiche infantili. Lo scorso anno venne raccolta una cifra che superò i sette mila euro, la speranza è quella di riuscire a fare sempre di più per questa nobile causa. Le grandi sfide, del resto, sono di casa al centro sportivo di via Costanze ad Agna che proprio in questi giorni è impegnata con gli oltre 650 atleti, in rappresentanza di 40 paesi nel mondo, che si stanno contendendo il titolo di campione del mondo dello “shotgun”.

CENTRO SPORTIVO “LE TRE PIUME” via Costanze, 8 - 35021 Agna (PD)


messaggio pubbliredazionale

Tutto quello che c’è da sapere del Centro Sportivo “Le Tre Piume”

Definire il centro sportivo “Le tre piume” un poligono, oppure un centro di “tiro sportivo” è molto riduttivo. L’attività che viene svolta in via Costanze ad Agna, infatti, è ben più articolata e coniuga allo sport anche un servizio di ospitalità, con un ristorante che sforna piatti vini della tradizione locale, e un’area riposo dotata di piscina, che estende il piacere di una giornata all’aria aperta anche ai famigliari dei tiratori. Una piccola oasi verde dotata di ogni comfort, infatti, può essere lo svago perfetto per chi alle sagome o ai piattelli ama il relax di una giornata nella natura. Insomma, è il posto giusto in cui passare le domeniche è ovviamente per chi ama lo sport con le “armi” è un vero e proprio parco divertimenti. Non mancano le attività agonistiche con allenamenti e corsi, seguiti da Giovanni e Mario, per imparare l’antica arte balistica.

Tutti i Campi a disposizione • 8 CAMPI DA TIRO AL VOLO • nel quale ci si può esercitare in discipline olimpiche come la “fossa”, lo “skeet” e il “double trap” oppure le non olimpiche come la fossa universale, il compact sporting o il trap americano e percorso caccia • 15 STAGE PER IL TIRO CON LA PISTOLA • sia statico che in movimento • PIAZZOLE E BERSAGLI • per il tiro con l’arco • LINEE PER IL TIRO AD AVANCARICA • con vecchi fucili dell’Ottocento • 23.000 m2 ATTREZZATI PER IL SOFT-AIR • È stato inaugurato quest’anno il campo con 16 LINEE PER IL TIRO LUNGO, tiro con la carabina a canna rigata da 100 a 200 metri, pensata per gli appassionati delle armi ex ordinanza o per i cacciatori di ungulati. Si tratta di una delle poche strutture di questo tipo presenti in zona.

Orari

ORARI TIRO A VOLO dal mercoledì alla domenica dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00 mercoledi sera fino alle 23.00 ORARI TIRO CON ARMI RIGATE mercoledì pomeriggio dalle 14.30 alle 19.00 sabato e domenica dalle 8.30 alle 12.30 e 14.30 alle 19.00

Tel. 049 9515388 - Fax 049 9519308 - info@letrepiume.it - www.letrepiume.it


MILLE BOLLE BLU di Luana Deiana

Sapone FATTO IN CASA,

basta saper rinunciare alla schiuma Esistono mille modi per realizzare da se prodotti di cosmesi, ottimi per la pelle e per le tasche

S

e un proverbio tramandato dai ‘nonni’ di area la italica penisola, che trattano dell’utilizzo di grasso, euganea suona all’incirca “Stua le candele e animale o vegetale, e di cenere: sempre a ritornare è tutte le done xè bèle”, che, stando per “Spegni la ‘lissia’. Una mistura che, in mancanza ancora delle candele e tutte le donne sono belle”, lascia pensala lavatrice, ben assolveva al ruolo della polvere da re ad una civiltà semplice, abituata a badare al sodo e lavare. Ma è passando per scritti, racconti e storie a non perdersi in troppe smanriguardanti già gli abili commercerie; è pur vero che, in una Fu a cominciare dal XVI secolo cianti veneziani dei tempi della società fondamentalmente conche il sapone iniziò ad essere Serenissima, che abbiamo notitadina, abituata a stare a stretto usato non solo per detergere zia di come fin dal XVI secolo, contatto con la terra e la natura grazie ai loro viaggi in Oriente e lenzuola, tovaglie, panni ed circostante, una dote importanindumenti sporchi, bensì quale all’utilizzo di incensi e svariate te proprio nella donna, se non profumazioni, arrivando addiritindispensabile accessorio di tura a contendere l’indiscusso l’avvenenza, era la pulizia, alla cui servirsi per migliorare quale usualmente era richiesta primato d’area iberica, fu proil proprio personale aspetto la magica ‘arte d’arrangiarsi’, prio in area veneta che si giunche conduceva presto l’animo se al gradimento, conoscenza, femminile ad una saggia organizzazione del focolare utilizzo e commercializzazione, sebbene quale prodomestico. A questo riguardo molteplici sono i testi dotto di lusso, del sapone detto ‘di Castiglia’. Esso, del nostro territorio che si occupano di storia e cultudistinguendosi chiaramente dai prodotti mollicci, mara contadina, grazie ai quali, fusi a leggende popolaleodoranti e di scarsa attrattiva presenti sul mercato, ri e vive testimonianze dei ‘meno giovani’, si giunge e fino allora diffusi, permise alle dame dell’epoca un puntualmente a trattare delle passate procedure per innegabile salto di qualità nella cura del corpo, che ottenere prodotti per fare il bucato. Da cui, benché presto dilagò e, col passare del tempo e la miglioria possa risultare strano e addirittura contrario all’idea delle condizioni economiche, rese maggiormente redi pulizia, si colgono usi comuni dal nord al sud delperibile il sapone. Non più solamente quale mezzo

66


MILLE BOLLE BLU per detergere lenzuola, tovaglie, panni ed indumenti sporchi, bensì quale indispensabile accessorio di cui servirsi per migliorare il proprio personale aspetto. Lentamente, entrata la saponetta ad appartenere alla quotidianità, dopo decenni fatti dei soliti eccessi consumistici e determinati dall’utilizzo di sapone liquido, profumato in questo caso, che, passando dapprima per lo shampoo in polvere, è stato poi rappresentato da shampoo, bagnoschiuma dei diversi tipi e profumazione; oggi sembrerebbe iniziato un ritorno al passato. Ispirando sempre più esponenti delle nuove generazioni e del mondo femminile, grazie ai quali

parrebbe ci si stia riavvicinando alla sua produzione casalinga ed autonoma. Sia il “fai d te” un segnale dettato da un comprensibile desiderio di diminuzione di sprechi, o rientri nel tentativo di riduzione dell’inquinamento, in favore anche all’utilizzo di prodotti più semplici, naturali e salutari, o infine sia esso derivato da un tentativo di risparmio, ne risulta sempre più considerata e praticata l’autoproduzione. Una sana curiosità, e forse il fatto di esserne fin da piccina stata attratta al punto da farne una raccolta ricca per profumi, colori e forme, mi ha spinta a fare qualche ricerca in merito di cui faccio seguire alcune semplici ricette.

SAPONE ALL’UVA ROSSA, UNA RICETTA SEMPLICE PER LA BELLEZZA DELLA PELLE Legando delle facili “ricette per la bellezza”, che si possono preparare a casa, al tema autunnale e, quindi, ai prodotti facilmente reperibili in questa stagione, il sapone all’uva rossa è sicuramente l’idea più azzeccata per una vera azione di purificazione della pelle, donandole elasticità grazie all’azione dei principi attivi contenuti nei chicchi dell’uva rossa (quali reveretrolo e polifenoli), esercitando un effetto antiossidante a livello microcircolatorio e di lotta ai radiali liberi. La ricetta, per due saponette: • Rimasugli di sapone, come ad esempio il Marsiglia, per una quantità di 120 g • 4 - 5 chicchi di uva rossa • 90 ml di succo d’uva rossa • 2 cucchiaini di olio di vinaccioli • 10 gocce di olio essenziale di rosa o geranio rosato o della profumazione preferita • stampini di plastica o silicone, tipo quelli per dolci Si inizia grattugiando gli avanzi di sapone, mettendo le scaglie in una casseruola, che si procederà a scaldare dolcemente a bagnomaria mescolando il composto con un mestolo di legno. All’impasto ottenuto si aggiungeranno i 90 ml di succo d’uva rossa a cui, non appena divenuto omogeneo e malleabile, si uniranno anche gli acini d’uva frullati comprensivi appunto dei semi e delle bucce. A questo punto vi si uniscano delle gocce d’olio essenziale con la profumazione scelta e pure un paio di cucchiaini di olio di vinaccioli. Una volta ben amalgamato il composto si versi con attenzione il tutto negli stampini a disposizione e si lasci asciugare lontano da fonti di calore per circa una settimana, adagiando le saponette, una volta solide, su fogli di carta velina girandole spesso così da consentire una asciugatura uniforme.

SCRUB ESFOLIANTE AL CABERNET Sfruttando i medesimi preziosi principi ritrovabili nel vino rosso, sempre al fine di donare elasticità e giovinezza alla pelle, anche dei glutei questa volta, si potrà preparare uno scrub esfoliante ‘home made’, unendo a 3 cucchiai di Cabernet, 1 cucchiaio di miele, 3 cucchiai belli colmi di zucchero di canna (non raffinato e a grana più grossa), concludendo con 6 gocce di oli essenziali come quelli al ginepro e al limone, per un effetto drenante e anti-cellulite. Applicando la mistura sulla pelle umida e avendo cura di massaggiare il composto con energici movimenti rotatori, per qualche minuto, si otterrà un trattamento che, una volta sciacquato il tutto con acqua tiepida, contribuirà ad eliminare le cellule morte rendendo elastico il complesso cutaneo. Migliorandone la grana ed agendo contro la buccia d’arancia delle zone trattate, grazie all’azione combinata dell’acido tartarico, proprio del vino, e dell’acido glicolico, contenuto nello zucchero integrale.

67


Comune di Pozzonovo

• XIX Concorso Fotografico Nazionale •

“L’UOMO E IL SUO AMBIENTE”

A spasso nel territorio Atesino Pubblichiamo la foto vincitrice della sezione “A spasso nel territorio Atesino” dal titolo “La nuova autostrada”, realizzata da Mauro Chino (Padova) giudicata dalla giuria come foto rappresentativa di alcune zone del Territorio Atesino dove l’uomo ha modificato con manufatti moderni e pratiche agricole l’ambiente, ma che conserva ancora squarci di vita rurale che rimandano ad altri tempi e ricordano le nostre radici

68


Affiliato: ELLE 5 S.R.L. Via Roma, 24 - 35025 Cartura (PD) a fianco ufficio postale pdhe1@tecnocasa.it

www.casaduecarrare.it Clicca “mi piace” su Facebook Agenzia Tecnocasa Due carrare

Tel. 049 95.56.602 DUE CARRARE - CARTURA - SAN PIETRO VIMINARIO - CONSELVE

DUE CARRARE-PONTEMANCO Villa singola con cucina abitabile e sala con ampia vetrata. Tre camere da letto di cui due matrimoniali. Studio e cabina armadio. Lavanderia, due bagni, un bagno turco e un’area bagno con doccia e vasca idromassaggio circolare. Giardino con impianto di irrigazione. APE: N. D. ; IPE: N.D. € 399.000

Salve a tutti, sono Vernuccio Luca, ho 33 anni e lavoro da 10 anni alla Tecnocasa. Sono iscritto al ruolo degli agenti in affari e mediazione al n. 2167 presso la Camera di Commercio di Padova. In tutti questi anni di lavoro nel territorio di Due Carrare e Cartura ho avuto la possibilità di conoscere numerose persone che mi hanno dato l’opportunità, riconoscendomi piena fiducia, di avviarmi in questa attività. La mia avventura pensate parte insieme alla mia famiglia in quanto anche noi abbiamo deciso di affidarci all’agenzia Tecnocasa di Due Carrare per la vendita della nostra vecchia abitazione. Ero un vostro compaesano e dopo la vendita del nostro immobile in poco tempo e con la massima professinalità da parte degli agenti Tecnocasa mi sono avvicinato a questa realtà tanto da entrarne a far parte. I primi periodi sono stati molto impegnativi, ma attraverso la struttura organizzativa che Tecnocasa ci offriva e ci offre tuttora sono cresciuto sia personalmente che professionalmente tanto che nel Gennaio 2008 da semplice Agente Immobiliare sono diventato il responsabile dell’ufficio. Ad oggi mi occupo personalmente di tutte le compravendite della nostra agenzia e posso ritenermi pienamente soddisfatto in quanto la nostra agenzia ha saputo ritagliarsi una buona fetta del mercato immobiliare. Quindi se sei un ragazzo giovane dai 20 ai 35 anni o se conosci qualcuno che sta cercando lavoro diplomato e automunito non esitare nel chiamarci, tutti hanno le stesse opportunità di crescere, lavorare, guadagnare e fare carriera. Luca

CARTURA CENTRO Porzione di bifamiliare con tre camere da letto e garage doppio. Giardino di ca. 150 mq. L’immobile è fornito di un doppio soggiorno e di un’ ulteriore cucina abitabile. APE:N.D. IPE: N.D. € 179.000

Ogni Agenzia ha un proprio titolare ed è autonoma

DUE CARRARE: Porzione di bifamiliare con portico. Soggiorno con camino e cucina abitabile. Tre camere da letto e mansarda open-space. Taverna con camino. Garage e giardino di 300 mq. APE: D.; IPE: 86,21 Kwh/m2/anno. € 260.000

CARTURA: Abitazione rurale su un lotto di ca. 520 mq. Possibilità di ristrutturazione con ampliamento della metratura o di nuova costruzione essendo l’immobile posizionato in zona C1. APE: N.P. IPE: N.P. € 49.000

DUE CARRARE: Casa singola con quattro camere da letto e mansarda di ca. 50 mq. L’immobile è fornito di due zone soggiorno-cottura di cui una con caminetto. La casa si presta ad ospitare due nuclei familiari, che possono restare entrambi indipendenti. € 159.000

DUE CARRARE-MEZZAVIA: Palazzina di quattro unità. Appartamento con soggiorno-cottura di ca. 25 mq e due camere da letto. Garage privato e giardino condominiale. Ripristino del tetto, tinteggiatura, sostituzione della caldaia e cappotto. APE: F ; IPE:181,67; Kwh/m2/anno. € 65.000

BAGNOLI DI SOPRA: Porzione di bifamiliare con cucina abitabile e tre camere da letto. Scoperto esclusivo di ca. 150 mq. APE: E; IPE: 107,17 Kwh/m2/anno. € 108.000

CARTURA: Rustico di ca. 300 mq con due numeri civici. Possibilità di ristrutturazione o di nuova costruzione. APE: N.P.; IPE: N.P. € 49.000


Agenzia Allianz Candiana CAVALIERE ASSICURAZIONI SNC

Agenti Cavaliere Agostino e Gobbi Elisa Via Rialto, 27/f - 35020 Candiana (PD)

Tel. 049 9550005 Fax 049 9550005 Cell. 328 2759854 info@cavaliereassicurazioni.191.it sub-agenzie: A.SPADA Anguillara V. 3492126306-R.COIN Arzergrande 3707065450

Sofia, 49 anni, impiegata di Padova, ha scelto la protezione Allianz1 a:

9 €/mese

14 €/mese

11 €/mese

34 €/mese Scopri Allianz1: la nuova soluzione su misura che protegge tutto ciò che ami con una piccola spesa mensile. Componi la formula più adatta a te, scegliendo fra 13 moduli assicurativi. Ti aspettiamo in agenzia.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.