Con i Piedi per Terra | 11. DA CHIOGGIA A ROSOLINA

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arte storia e natura prodotti tipici

N. 11 - Giugno - Luglio 2015 - Periodico bimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1, comma 1, NE/PD

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TRA ESTATE E ANTICICLONI

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Numero 11

Direttore responsabile: Mattia De Poli Editore: Speak Out srl Piazza della Repubblica, 17/D Cavarzere - VE speakout@live.it

Hanno collaborato a questo numero: Francesca Antonucci Silvano Bizzaro Emanuele Cenghiaro Mauro Gambin Renato Malaman Eliano Morello Loredana Pavanello Paolo Rigoni Francesco Selmin Roberto Soliman Mario Stramazzo Aldo Tonelli Martina Toso Cristina Veronese

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Lunatico, perché ho i miei tempi

RITI E TRADIZIONI

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IL PAESAGGIOO ALL’IMPROVVIS

Porto Caleri, tra cielo e mare

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Stampa: Stampe Violato S.n.c. Bagnoli di Sopra (PD) Tel 049 9535267 www.stampeviolato.com info@stampeviolato.com Giornale chiuso in redazione il 27 giugno 2015 Tiratura: 5000 copie Diffusione: periodico bimestrale Sped. in abb. post. € 25,00 Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 23644 del 24.06.2013 Iscrizione al tribunale di Padova n. 2329 del 15.06.2013 Iscrizione del marchio presso Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (U.I.B.M.) n. PD 2013C00744 del 27.06.2013 Tutti i diritti sono riservati. Gli articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli autori. Dati, caratteristiche e marchi sono generalmente indicati dalle case fornitrici (rispettivi proprietari) In copertina: Magoga, Bao e Cocai di Mauro Gambin

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«Siamo ai vertici della classifica nazionale del riciclo. La nostra attenzione per l’ambiente fa scuola in tutta Italia» «Siamo ai vertici della classifica nazionale del riciclo. La nostra attenzione per l’ambiente fa scuola in tutta Italia»

VITA VITA DURA DURA PER PER II FURBETTI FURBETTI DEI DEI RIFIUTI RIFIUTI

Il Consorzio Padova Sud spiega ad un tavolo tecnico come sta contrastando l’evasione della tassa sui rifiuti Il Consorzio Padova Sud spiega ad un tavolo tecnico come sta contrastando l’evasione della tassa sui rifiuti arola d’ordine equità. Il tavolo tecnico organizzato dal servizio rifiuti. A queste arola d’ordine equità. Il tavolo tecnico organizzato dal servizio rifiuti. A queste Consorzio Padova Sud ha fatto luce sulla situazione attuale verifiche “numeriche” se Consorzio Padova Sud ha fatto luce sulla situazione attuale verifiche “numeriche” se degli evasori e del credito non riscosso, evidenziando ne affiancano altre che degli evasori e del credito non riscosso, evidenziando ne affiancano altre che anche come tutte le procedure messe in campo stia dando i richiedono anche un anche come tutte le procedure messe in campo stia dando i richiedono anche un risultati attesi. Ma il convegno, a cui hanno partecipato tecnici sopralluogo e grazie risultati attesi. Ma il convegno, a cui hanno partecipato tecnici sopralluogo e grazie comunali e amministratori della bassa padovana, è stato anche a queste misure solo comunali e amministratori della bassa padovana, è stato anche a queste misure solo un momento di riflessione per fare il punto sui risultati da nel 2014 sono stati un momento di riflessione per fare il punto sui risultati da nel 2014 sono stati record che hanno portato il Consorzio Padova Sud nel podio individuati 432.425 record che hanno portato il Consorzio Padova Sud nel podio individuati 432.425 della classifica dei “ricicloni” d’Italia. Un dato che fa capire come euro di credito evaso e non riscosso. Un dato impressionante della classifica dei “ricicloni” d’Italia. Un dato che fa capire come euro di credito evaso e non riscosso. Un dato impressionante gli sforzi profusi dai cittadini in questi anni non siano stati inutili che fa ben capire la portata del problema. Ma come si può gli sforzi profusi dai cittadini in questi anni non siano stati inutili che fa ben capire la portata del problema. Ma come si può e anzi abbiano contribuito in modo considerevole a migliorare la procedere per recuperare il credito? e anzi abbiano contribuito in modo considerevole a migliorare la procedere per recuperare il credito? tutela dell’ambiente. Il primo passo è un sollecito bonario 7 giorni tutela dell’ambiente. Il primo passo è un sollecito bonario 7 giorni Al tavolo tecnico, oltre ai responsabili del Consorzio, dopo la scadenza della bolletta. Si procede poi con l’invio di una Al tavolo tecnico, oltre ai responsabili del Consorzio, dopo la scadenza della bolletta. Si procede poi con l’invio di una era presente la Dott.ssa Cristina Carpenedo, Direttore del diffida (30 giorni dalla scadenza della bolletta). L’ultimo passo era presente la Dott.ssa Cristina Carpenedo, Direttore del diffida (30 giorni dalla scadenza della bolletta). L’ultimo passo sito www.ufficiotributi.it e responsabile dell’omonimo ufficio del è la riscossione coattiva che prevede anche un’ingiunzione sito www.ufficiotributi.it e responsabile dell’omonimo ufficio del è la riscossione coattiva che prevede anche un’ingiunzione Comune di Jesolo. fiscale, il fermo di beni mobili, i pignoramenti anche di terzi e i Comune di Jesolo. fiscale, il fermo di beni mobili, i pignoramenti anche di terzi e i Il Consorzio Padova Sud oggi conta 53 Comuni, per un pignoramenti mobiliari. Il Consorzio Padova Sud oggi conta 53 Comuni, per un pignoramenti mobiliari. totale di 255.000 abitanti che si traducono in 115.000 «Il problema del credito non riscosso e dell’evasione totale di 255.000 abitanti che si traducono in 115.000 «Il problema del credito non riscosso e dell’evasione utenze. Nel 2014 le nuove proposte contrattuali e le nuove delle bolletta rifiuti è ormai uno standard nazionale, aggravato utenze. Nel 2014 le nuove proposte contrattuali e le nuove delle bolletta rifiuti è ormai uno standard nazionale, aggravato utenze sono state 33.400, le pratiche di forniture e servizi dalle difficili condizioni economiche generate dalla crisi – ha utenze sono state 33.400, le pratiche di forniture e servizi dalle difficili condizioni economiche generate dalla crisi – ha individuali sono state 127.500 mentre i documenti emessi hanno commentato Stefano Tromboni, Direttore del Consorzio Padova individuali sono state 127.500 mentre i documenti emessi hanno commentato Stefano Tromboni, Direttore del Consorzio Padova toccato soglia 473.000. Sud – Ma questo non ci impedisce di perseguire chi non rispetta toccato soglia 473.000. Sud – Ma questo non ci impedisce di perseguire chi non rispetta Ma come si possono scovare i “furbetti dei rifiuti”? Per le regole e pensa di fare il furbo magari danneggiando i cittadini Ma come si possono scovare i “furbetti dei rifiuti”? Per le regole e pensa di fare il furbo magari danneggiando i cittadini prima cosa vengono incrociate le banche dati dell’Anagrafe responsabili. I mezzi a nostra disposizione sono molteplici, ma prima cosa vengono incrociate le banche dati dell’Anagrafe responsabili. I mezzi a nostra disposizione sono molteplici, ma (fornita dal Comune), della Camera di Commercio e del Catasto. nei casi più drastici si può arrivare al pignoramento del conto (fornita dal Comune), della Camera di Commercio e del Catasto. nei casi più drastici si può arrivare al pignoramento del conto Nel caso dell’Anagrafe l’incrocio viene fatto con raffinate corrente o addirittura al fermo amministrativo dell’auto». Nel caso dell’Anagrafe l’incrocio viene fatto con raffinate corrente o addirittura al fermo amministrativo dell’auto». procedure informatiche in grado di individuare i non iscritti e tutti i «Gli strumenti messi in campo dal Consorzio Padova Sud procedure informatiche in grado di individuare i non iscritti e tutti i «Gli strumenti messi in campo dal Consorzio Padova Sud componenti del nucleo familiare. Con la banca dati della Camera sono assolutamente lodevoli – ha spiegato la Dott.ssa Carpenedo componenti del nucleo familiare. Con la banca dati della Camera sono assolutamente lodevoli – ha spiegato la Dott.ssa Carpenedo di Commercio si riescono a trovare anche i “responsabili in solido” – I sopralluoghi a domicilio per esempio, sono un deterrente di Commercio si riescono a trovare anche i “responsabili in solido” – I sopralluoghi a domicilio per esempio, sono un deterrente per le società di persone. La procedura più complessa invece utilissimo per combattere per le società di persone. La procedura più complessa invece utilissimo per combattere riguarda la banca dati del Catasto che permette di verificare i dati l’evasione della bolletta rifiuti riguarda la banca dati del Catasto che permette di verificare i dati l’evasione della bolletta rifiuti inseriti dall’utente, la superficie dichiarata e gli utenti inadempienti. e vanno nella direzione di tutela inseriti dall’utente, la superficie dichiarata e gli utenti inadempienti. e vanno nella direzione di tutela Inoltre è anche possibile individuare gli immobili non censiti per il dell’equità del prelievo». Inoltre è anche possibile individuare gli immobili non censiti per il dell’equità del prelievo».

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EDITORIALE

Buone Vacanze…

di Mattia De Poli

SOSTENIBILI! Curiosità e lentezza per godere di giornate di svago e di un autentico riposo

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ggi ci sono vacanze di tutti i tipi e per tutti i gusti, ma la vacanza è essenzialmente un periodo di libertà dagli impegni, soprattutto lavorativi. E se il lavoro per molti si svolge nelle aree urbane, la vacanza è anche una fuga dalle città. Verso quei luoghi che di solito ispirano tranquillità, ma che inevitabilmente nei mesi estivi diventano congestionati e frenetici, quasi come le città… Rispetto al mare e alla montagna, la campagna sembra offrire maggiori possibilità di rilassarsi. Ma quanta strada siamo disposti a fare, quanto traffico siamo pronti a sopportare per raggiungere un ameno casolare perso nella quiete dei campi, a non meno di 300 chilometri di distanza? Perché la distanza aumenta il fascino del luogo di vacanza. E poi magari cerchiamo il parco di divertimenti, il parco acquatico o la discoteca… Già nel Settecento, quando la villeggiatura aveva come meta la campagna (e molte ville del Veneto ne danno ancora oggi testimonianza), un fine osservatore del comportamento umano, come Carlo Goldoni, ha osservato la capacità degli uomini di alterare i ritmi della campagna. Nella lettera al lettore premessa alla “Trilogia della villeggiatura”, il commediografo veneziano notava che “i villeggianti portano seco loro in campagna la pompa e il tumulto della città”. Secondo una secolare tradizione letteraria, che dal latino Virgilio (e prima ancora dal greco Teocrito) arriva al-

meno fino al nostrano (e quasi dimenticato) Sannazzaro, l’ambiente rurale era luogo di “innocente divertimento” ma con la moda della villeggiatura iniziò ad alimentare “una passione, una mania, un disordine”. Divertimento eccessivo, comodità inusuali per il contesto, vezzi e capricci… Tutte quelle attività di svago che potevano allietare le giornate dei villeggianti e che paradossalmente trasferivano in campagna abitudini e ritmi della vita di città. Altro che vacanza! I due mondi, quello della città e quello della campagna, fanno così risaltare la reciproca distanza. Il fatto che questi due ambienti siano molto diversi fra loro, e quasi parlino due lingue diverse, lo avevano capito e lo avevano affermato con chiarezza già gli antichi greci, quando elaborarono la favola del topo di campagna e del topo di città. La morale antica è piuttosto amara: i due topi fanno ritornoalla propria casa e al proprio ambiente, incapaci di adattarsi al diverso contesto. Il turista moderno, al contrario, ha spesso imposto con forza il cambiamento ed ha cercato di modificare il luogo di villeggiatura, adattandolo alle proprie esigenze. Esiste una terza via? Senza necessariamente ricorre alla vacanza in azienda agricola (economica, sostenibile ma faticosa), la soluzione ha due nomi: curiosità e lentezza. Rinunciare al noto per dedicarsi alla scoperta di ciò che è caratteristico del territorio in cui si va in vacanza. E spostarsi con mezzi adeguati al contesto. In bicicletta o a piedi si possono notare molti dettagli che la velocità delle auto annulla: il volo di una farfalla, un fiore o un antico capitello.

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DIGA SULL’ADIGE, un fiume di perplessità da parte del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo Tra le fragilità sollevate, analizzate e formalizzate in Regione ci sono: la carenza di attingimento di acqua potabile e per fini irrigui, i rischi per la tenuta dei corpi arginali, nonché il problema dei sedimenti trasportati dal fiume comprensiva di paratoie, centrale idroelettrica ed edifici annessi, prevede un costo netto di 42,5 milioni di euro. Ma secondo le osservazioni raccolte dal Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, in occasione della “Conferenza di fiume”, che raccoglie la presenza di 70 sindaci e tre Provincie, i costi che il territorio interessato potrebbe trovarsi a pagare in termini ambientali e sociali sarebbero ben più elevati. Le osservazioni e le criticità ravvisate sul progetto preliminare della Lagarina Hydro srl stanno scritte tutte, nero su bianco, sulla memoria tecnica che il Consorzio di Bonifica Adige Euganeo ha inviaL’opera: comprensiva di paratoie, to lo scorso 25 giugno ai centrale idroelettrica ed edifici annessi, dipartimenti Difesa del prevede un costo netto di 42,5 milioni suolo e foreste - sezione bacino idrografico Adige di euro. Ma secondo le osservazioni raccolte dal Consorzio di Bonifica i costi e Po di Rovigo e Verona della Regione Veneto. che il territorio interessato potrebbe Tra i pericoli, sollevati, trovarsi a pagare in termini ambientali analizzati e formalizzati e sociali sarebbero ben più elevati in Regione ci sono la carenza di attingimento di acqua potabile e per fini irrigui che secondo i che verrebbe compromessa dalla certa risalita del cuneo redattori del progetto dovrebbe venire posizionato in losalino, i rischi per la tenuta dei corpi arginali, considerato calità Rosta di Badia Polesine e congiungere il comune il costante incremento di alcuni metri (fino a cinque) del di Terrazzo sull’altra sponda, poco prima del confine con livello delle acque, nonché il problema dei sedimenti e del la provincia di Padova e a monte dell’imbocco in Adige ripascimento ed altri aspetti connessi alla conservazione dell’eventuale scolmatore del Bacino Fratta-Gorzone, atdegli habitat e all’idrodinamica del secondo fiume d’Italia. traversando, quindi, tutta l’intera sezione del grande fiume, “L’impiego dell’acqua dell’Adige - spiega il presidente del per provocare un salto d’acqua di oltre 5 metri. L’opera: Sono molte le preoccupazioni espresse dal Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, in merito al progetto preliminare per la realizzazione di una diga idroelettrica sull’Adige avanzata dalla ditta Lagarina Hydro srl, di Limena, alla sezione di Rovigo del Bacino idrografico Adige Po. Si tratta di uno sbarramento

Consorzio di Bonifica Adige Euganeo www.adigeuganeo.it


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osservazioni insiste Consorzio, Michele Zanato - deve rispecchiare una presulla totale mancanza cisa graduatoria, al primo posto ci stanno le necessità di “studio” sul quanacquedottistiche (sono 500 mila le persone servite dalla titativo di sabbia che provvista di acqua potabile per usi domestici), poi quelle verrà fermato dalla irrigue e successivamente quelle legate all’utilizzo di acdiga e su quello che qua per la produzione di energia elettrica.” In questo caso, verrebbe rilasciato è certo che il terzo punto comprometterebbe i primi due. a valle per il ripasci“È certo - prosegue il Presidente Zanato - che il trattemento dell’alveo del nimento a monte dell’acqua per alimentare l’invaso, che fiume e dei litorali avrà un’estensione di 30 chilometri, creerebbe un tempoNella foto il presidente Michele Zanato e il direttore Tiziano Greggio commentano delle aree costiere. raneo abbassamento della portata del fiume a valle. Oggi il progetto presentato dalla ditta “Tale studio è ancora sappiamo che per garantire un corretto approvvigionaLagarina Hydro srl, di Limena più importante - rimento di acqua a scopi acquedottistici il regime di portata porta fedelmente la memoria inviata in Regione - se si tiedell’Adige a Boara Pisani non può scendere sotto gli 80 ne conto del fatto che a valle della barriera, in corrisponmetri cubi al secondo, un carico che tuttavia, soprattutto denza della foce dell’Adige c’è un delicato equilibrio dei nelle stagioni estive, è molto risicato: tanto che il rinnofenomeni erosivi e deposizionali e la sola posa in opera di vo delle concessioni di prelievo di acqua a scopo irriguo un pennello ha recenoggi avviene sotto un Sull’affluente dell’Adige, Sava, in località Belfiore, temente messo in cricontrollo centellinato è in costruzione una diga del tutto identica che sta già si tale equilibrio. La da parte dell’Autorità creando problemi per l’approvvigionamento irriguo. modifica del trasporto di Bacino. Quest’anno solido in Adige crea - continua il PresidenIl Consorzio Leb ha presentato un ricorso la rottura di tale equite - abbiamo chiesto la librio con possibili danni gravissimi per le aree turistiche possibilità di aumentare il prelievo di acqua per l’irrigaziodi Chioggia-Sottomarina, Rosolina Mare, Isola Verde e Alne di 2,6 metri cubi al secondo e la risposta dall’Autorità barella, danni come quelli evidenziati recentemente che è stata negativa, visti anche i scarsi livelli idrometrici che hanno richiesto importanti interventi pubblici per ridurne già a marzo e aprile facevano presagire la necessità di un o limitare le conseguenze”. E se a valle della diga a prepiano emergenziale”. Che il problema dell’abbassamento occupare è l’abbassamento dei livelli del fiume, a monte del regime del fiume si paleserà con certezza, lo dimostra è l’innalzamento dell’acqua a creare sospetto sull’opporquanto sta succedendo sull’affluente dell’Adige, Sava, in tunità dell’opera. Il progetto, infatti, prevede di innalzare località Belfiore, a valle di Verona, dove è in costruzione stabilmente il livello medio attuale dell’Adige, in corrisponuna diga del tutto identica a quella del progetto in quedenza della barriera, da circa quota 11 m s.m.m. a quota stione che sta già creando problemi per l’approvvigiona16 m s.m.m. ovvero di 5 metri. La quota della campagna mento irriguo, tanto che il Consorzio Leb ha presentato circostante varia da 12 a 14 m s.m.m. e perciò è evidenun ricorso. Al livello di acqua dell’Adige, infatti, corrisponte che gli argini del fiume sarebbero interessati da una dono delicati equilibri dell’ambiente a cominciare dalla permanente imbibizione, con infiltrazioni dal fiume verso risalita del cuneo salino, che nei periodi di “magra” si fa campagna, come una permanente piena e riduzione della insistente minacciando acquedotti e colture, per finire con sicurezza idraulica. Il progetto prevede, certo, un rafforil trasporto naturale, per azione della corrente dell’acqua, zamento delle arginature ma il problema rimarrà nei pedei detriti sabbiosi alla foce, apporto fondamentale perché riodi di piena, quando l’acqua salirà di livello e di impeto alimenta gli arenili della zona di costa, e che verrebbe a a compromettere la sicurezza idraulica di un vastissimo mancare se trattenuti dalle paratie della diga. Il progetto territorio, in favore, va ricordato, della produzione indupresentato dalla della Lagarina Hydro srl appare alquanto striale privata. fragile su questo aspetto, tanto che il Consorzio nelle sue

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L’ELZEVIRO di Eliano Morello

OGM:

CHE COSA SAPPIAMO VERAMENTE?

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lizzando specie viventi molto distanti temporalmente l tema del cibo è l’argomento più dibattuto del tra loro). Le mutazioni genetetiche non sono altro che momento, se ne parla ad Expo e in molti incontri modificazioni del DNA che avvengono naturalmene convegni legati all’evento dell’anno. La preoucte e possiamo accumunarle alle mutazioni indotte cupazione generale però è che con gli attuali mezzi dall’uomo ovvero gli OGM. Quando Jeremy Cherfas non sarà possibile, in futuro, produrre cibo per tutti gli pubblicò il suo libro “Ingegneria genetica” nel 1983 abitanti della Terra. Gli studiosi, però, sostengono che (tradotto nel 1986 da Boringhieri), già si affrontavano i il nostro pianeta abbia le risorse per poter far frontemi del timore, della regolamentazione e dei controlte a una crescita della popolazione mondiale fino a li, ma da allora mi sembra che – specialmente in Italia circa 12 miliardi di individui. Attualmente siamo solo – poco sia cambiato. Ci si domanda ancora se questa 7 miliardi (più o meno “nutriti”), quindi c’è ancora un tecnica sia utile o meno. Il problema è invece molto discreto margine. Come potremo sfamarci tutti tra 50 più semplice: se l’igegneria genetica (quella che poranni (se già non riusciamo a distribuire correttamenta anche agli OGM) è impiegate le risorse tra di noi)? Ecco la La Natura ha sempre cercato ta a fini medici e clinici, magari risposta: occorre aumentare le di rispondere ai cambiamenti per la produzione di ormoni rese per ettaro, cioè trovare sodi clima e ambiente attraverso quali l’insulina, di fattori di creluzioni non solo per produrre di le mutazioni genetiche. scita come l’eritropoietina, di più nello spazio attualmente a citochine quali l’interferone e le interleuchine, vaccini disposizione del settore primario ma anche difendee anticorpi monoclonali va tutto bene, ma se invece re meglio quello che si produce (e ciò non si riduce questa tecnica viene impiegata da settori meno nobili solamente alla lotta contro insetti e funghi!). Bisogna come quello ambientale e agro-alimentare, diventa mettere a punto tecniche per produrre in ambienti pericolosa e inacettabile (pensate agli OGM in mano sempre più ostili, magari con poca acqua a disposiai contadini? Più terrificante dell’ISIS!). Per questo mozione, in terreni con alti livelli di salinità, o che perdotivo occorre necessariamente tornare ai cibi e all’alino fertilità; anche dei repentini cambiamenti climatici mentazione di una volta (magari alla dieta paleolitica), bisogna tenere conto! La Natura, dal canto suo, ha cibi sani prodotti dal nostro orto, senza interventi chisempre cercato di rispondere alle nuove esigenze mici, con il letame prodotto dalla stalla adiacente alla e ai cambiamenti di clima e ambiente attraverso un nostra abitazione, il tutto rigorosamente senza puzmeccanismo estremamante efficace, anche se lento: za (perchè abbiamo deciso di abitare in un quartiere le mutazioni genetiche. Queste sono state, e sono signorile). In verità continuiamo a dimostrare quanto tuttora, il motore dell’evoluzione biologica che tutti poco conosciamo l’argomento. Pochi sanno di cibarsi conosciamo (solitamente abbiamo potuto aprezzare di OGM già da molti anni, ma sono felici di non sapequelle positive). Questi cambiamenti, o meglio adatre. Nel 2000 Tullio Regge scrisse una sua “Opiniotamenti, sono sempre avvenuti e continuano ad avvene” dal titolo Spaghetti geneticamente modificati (Cfr. nire anche se in modo molto lento (per questo motivo Le Scienze n. 377, gennaio 2000, pagina 7) e lanciò noi esseri umani non ce ne accorgiamo se non ana-

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L’ELZEVIRO cerca pubblica. Inoltre è molto importante a chi dare una forte provocazione denunciando che il famoso incarico d’informare: abbiamo una classe di giornalifrumento “creso” è stato ottenuto grazie a una mutasti scientificamente preparati per riportare le notizie zione genetica indotta con raggi X. Ma questo non è correttamente? L’Università in generale e la Ricerca il solo caso: pensiamo al triticale (incrocio tra triticum Pubblica in particolare dovrebbero trasferire le infore secale), che può essere anch’esso considerato un mazioni e i risultati della propria attività di ricerca non OGM (ante litteram) perchè il suo patrimonio genetico in modo orizzontale, quindi tra pochi eletti ed esperti è stato modificato. E che dire delle fragole? del settore, ma soprattutto in modo verticale: in fin Potendo scegliere, preferite le fragoline di bosco dei conti, a cosa serve una ricerca che costa milioni di minuscole e imperfette o quelle enormi e polpose? euro/dollari, se poi i risultati (un farmaSe avete scelto le seconde, sappiate E il mais? co o una nuova terapia) non possono che il loro genoma è stato moltiplicaNon vorrete farmi essere commercializzati? A chi gioto (passando da quello diploide, 2n, credere che le belle verebbe “ricercare” senza un profitto a quello ottoploide, 8n) per renderle pannocchie, grandi e anche minimo? Alla ricerca, sia pubpiù grandi. In realtà, quando al superpiene di chicchi, siano blica che privata, serve un pubblico di mercato o dal fruttivendolo optiamo per la frutta più bella e regolare, o è quelle che Colombo ha consumatori, e questi siamo tutti noi! portato dall’America! Ecco perché è necessario che le coun OGM o deriva da una coltura tratnoscenze scientifiche escano dai loro tata (di sicuro non biologica!). Non ambienti e coinvolgano il pubblico prima di chiedersolo: il grano tenero? Beh, questo è un “OGM naturagli di acquistare i propri “prodotti”. Non dobbiamo lale”, cioè il risultato di modifiche genetiche operate prisciare che a “informare” sia gente disinformata come ma dalla Natura (da circa 9000 anni), e poi dall’uomo ignoranti politici e mediocri giornalisti. Un sondaggio (recentemente). E il mais? Non vorrete farmi credere dell’Istituto per gli Studi della Pubblica Opinone – che le belle pannocchie, grandi e piene di chicchi, siIPSO – del 2013 (cfr. Sapere – febbraio 2013, pag 38), ano quelle che Colombo ha portato dall’America! afferma che la maggior parte degli italiani sta con gli Insomma, la Terra vive grazie alle mutazioni e ai OGM (si dichiara favorevole nel continuare la ricerca) cambiamenti! Chi siamo noi per dire che esse finora e il 52% acquisterebbe prodotti biotech. Ma questa rihanno fatto del bene, ma che da adesso in poi sono cerca mette a nudo il deficit di conoscenza sugli OGM deleterie e pericolose? Perchè abbiamo così paura dell’opinione pubblica italiana. Ciò avviene soprattutquando è l’uomo a modificare la Natura che gli sta to grazie a messaggi ideologizzati o a dibattiti in cui le intorno a suo vantaggio? ragioni della scienza sono poco rappresentate. Non Il miglioramento genetico, specialmente in agricoltusarà che con una informazione corretta e consapevora, è affidato spesso alla mutagenesi: molte varietà di le, a forza di dai e dai, qualcuno comincerà a riflettere mele e pere sono ottenue da mutazioni, nonché tutta e pensare con la propria testa? In fin dei conti anche la frutta senza semi (banane, uva, angurie, ecc.): in Paul Valèry si era accorto (molti anni fa) che: “La poquesti casi si tratta di varietà triploidi (con patrimonio litica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di genetico dispari) e per questo sterili (senza semi). La immischiarsi in ciò che la riguarda, in un’epoca sucbanana naturale (con i semi) sarebbe immangiabile. cessiva si aggiunse l’arte di costringerla a decidere In fin dei conti l’uomo è un costruttore e pertubatore su ciò che non capisce”. di ambienti da sempre. Il trasferimento di geni, volenti o nolenti, avviene anche in Natura senza controllo da quando si è sviluppata la Vita sulla Terra. La maggioranza delle persone non si informa adeguatamente sull’argomento, pretendendo comunque di dire la propria opinione e che questa sia accettata dagli altri (oltre all’ignoranza e alla disinformazione, pure l’arroganza e la presunzione di essere degli esperti!). Molti preferiscono girarsi dall’altra parte e disinteressarsene: infondo, meglio non sapere (occhio non vede, cuore non duole) e affidarsi a sedicenti esperti - tuttologi laureati alla Google University. La reazione che ne consegue è spesso isterica. Anche nell’ambito degli OGM la domanda che dovremmo porci non è se finanziare la ricerca o meno, ma se lasciare che siano le multinazionali a farlo o la ri-

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Volponi, dal 1950

a servizio dell’agricoltura L’azienda mosse i primi passi con le “bacinelle” per le stalle. Dopo qualche anno si specializzò nel campo dell’irrigazione La Ditta Volponi è presente nel mercato dei macchinari per l’agricoltura dal 1950. Olmes Volponi iniziò l’attività con le famose “bacinelle”per le stalle che rivoluzionarono il modo di abbeverare le mucche. I primi impianti prevedevano un motorino elettrico per la carica di un serbatoio che a caduta riempiva una condotta dove erano collegate una serie di abbeveratoi. Con questo sistema più capi bevevano allo stesso tempo, senza l’ausilio di un operatore. L’attività aziendale nel tempo si allargò il proprio campo di azione realizzando i primi impianti di irrigazione con tubi in plastica e pompe a cinghioli o gruppetti a petrolio. Dal 1995, a Olmes, è subentrato il figlio Gabriele che con nuove energie oggi continua l’attività di famiglia nel campo dell’irrigazione con diverse specializza-

zioni, tanto che qualsiasi esigenza del cliente viene soddisfatta. Fa parte della deontologia aziendale, insieme alla trasparenza e onestà che da sempre contraddistingue la professionalità della famiglia Volponi, la convinzione che il cliente deve sempre essere soddisfatto e consigliato nelle proprie scelte. L’offerta della ditta Volponi oggi spazia dai sistemi di irrigazione a bassa e alta pressione per agricoltura, gruppi motopompe, rotoloni , pompe per trattrice, irrigatori multi marche, batterie di filtrazione manuali e automatiche da vigneto e ortaggi, accessori e componenti vari per irrigazione. Tra le attrezzature agricole la disponibilità è praticamente illimitata, spaziando dagli erpici rotanti ai gruppi diserbo.

IRRIGAZIONI Volponi Gabriele

IRRIGAZIONI VOLPONI GABRIELE Via Fiume, 8 - 35020 Maserà Di Padova (PD) Cell. 348 1201334 - Fax 0498863921 - volponigabriele@gmail.com


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OTTENERE UN BEL PRATO IN TRE GIORNI,

si può anche ad agosto

L’azienda “Il prato del re” di Maserà di Padova che è specializzata nella produzione di prati in rotolo, propone un servizio che parte dalla consulenza e accompagna tutte le fasi di realizzazione di un impianto: dalla progettazione, alla posa in opera Potrebbe essere questo il momento giusto per dare una rinverdita al prato del proprio giardino. Ora che i fiori sono al massimo della loro bellezza, che l’ombra degli alberi è quanto mai ricercata e che le imminenti vacanze consentono di organizzare cene e barbecue in giardino, il momento giusto potrebbe essere proprio questo, ma a patto che si utilizzi il prato in rotolo. Questo, infatti, non è il periodo giusto per armeggiare con semi e semenze, ma a parte questo, il prato in rotolo permette di evitare tutte le fatiche e le possibilità di insuccesso che sono connesse ad un’operazione complicata come la semina. Senza contare poi, che con il prato in rotolo bastano tre giorni per avere un giardino praticamente perfetto, con la certezza che duri una vita. PRIMO GIORNO: Prepariamo il terreno, togliendo le erbacce infestanti

SECONDO GIORNO: Ci concentriamo a livellare la superficie con il rastrello in modo da evitare i ristagni d’acqua, deleteri per l’erba. Prendiamo accuratamente le misure e ordiniamo la quantità di prato che serve a “Il Prato del Re” di Rigoni Giacomo – 340 0626262

TERZO GIORNO: La consegna avverrà al mattino e la posa verrà eseguita con una certa celerità, specialmente se la giornata è calda. Poi basterà innaffiare seguendo rigorosamente i consigli: una scarsa innaffiatura farà ingiallire il vostro tappeto, se sarà esagerata porterà a malattie ed inestetismi dell’erba.

L’azienda “Il prato del re” di Rigoni Giacomo da dieci anni è specializzata nella coltivazione e nella vendita del prato in rotolo. I 10 ettari di vivaio di via Casolina a Maserà di Padova sono interamente coperti di erba, ottenuta da essenze certificate e di prima scelta, da destinare alla messa a dimora del prato, così da poter garantire la disponibilità immediata del prodotto a prescindere dalle dimensioni della richiesta. Il servizio, dunque, è tempestivo (in 48 ore la consegna) ed efficace anche perché seguito in ogni sua fase con disponibilità a consulenze testate. L’offerta può soddisfare sia la richiesta di rotoli standard (40 x 120 cm) che quella di big-roll (120 x lunghezza a piacere). IL PRATO DEL RE di Rigoni Giacomo - Via Casolina, 129 - 35020 Maserà di Padova (PD) Tel. 049 8868014 - Cell 340 0626262 - www.ilpratodelre.it - info@ilpratodelre.it


STAGIONI DI TRANSITO di Mauro Gambin

GOBBA A PONENTE LUNA CRESCENTE, GOBBA A LEVANTE LUNA CALANTE Il tempo e le stagioni nella civiltà contadina avevano una durata diversa dalle attuali. Tutto gravitava intorno alla vita biologica della terra e alla fasi lunari, per questo non esistevano i mesi ma le “quarantie” e le settimane avevano otto giorni

“N

riferimento temporale che pare alludere al fatto che on ci sono più le mezze stagioni”. Lo dile cose andassero meglio nel passato, lo dimostreciamo spesso. Decisamente a sproporebbe il fatto che oggi sono sparite metà delle stagiosito quando il riferimento è al meteo. Sì, ni. Allora viene da chiedersi: che concetto abbiamo perché se è vero che qualche anno fa dall’inverno si del passato? Si tratta di consapevolezza o piuttosto, passava direttamente all’estate, recentemente il pasappunto, di un sentimento? L’idea di sentimento consaggio è stato piuttosto da un prolungato autunno a fuso ma dolce non è da escludere. Così si spiegheun’incerta primavera. Le cause? Per quel che ne so io rebbe tanta retorica nostalgica dalla quale emerge un potrebbero valere tutte, compreso il buco nell’ozono ritratto del passato sempre migliore nei confronti del del quale non si sente più tanto parlare. Mi ricordo futuro. Quando il ragionamento va per astrazioni senche ci avevano convinti a non usare più la lacca per timentali, allora, è possibile anche ritenere che infoni cappelli, pareva che fossero proprio i gas contenuti do- infondo “Si stava meglio quando si stava peggio”. nelle bombolette i principali responsabili per l’apertuE la povertà? “Eravamo poveri, ma onesti”. Ma non ra del buco. Chissà se si è chiuso, e chissà se i calvi al c’era nemmeno da mantempo si sentissero estraPer i nostri nonni o bisnonni le giare. “Sì, ma quel poco nei ai problemi di natura stagioni erano soltanto due: la “bela era sano e non si buttava ambientale. stagion” e la “bruta stagion”. “L’istà” niente”. Con i luoghi comuA parte gli scherzi, il tema e “l’inverno”. La “stagion” non aveva ni, insomma, potrebbe non dei luoghi comuni è intealcun riferimento meteorologico, essere difficile trovare giuressante e il discorso sulle stificazioni adatte anche “mezze stagioni” più che la “stagion” era il tempo del lavoro alle situazioni per le quali un fatto legato alla metesarebbe giusto non avere alcuna malinconia, a parte orologia sembrerebbe una questione di sentimento. il fatto che allora c’erano anche le mezze stagioni. Ma Di sentimento nei confronti del passato. Perché la era davvero così? Abbiamo perso le mezze stagioni o triste constatazione della sparizione delle stagioni di qualcosa di ben più importante? Sicuramente più che transizione implica il fatto che un tempo ci fossero, la primavera e l’autunno abbiamo perso la capacità certo nella fantasia bucolica c’erano e ci sono ancora di penetrare il senso di una civiltà, che aveva i propri senz’altro. Nell’idea romanzata dell’idilliaco passaingranaggi in parte conficcati nei solchi della terra e to contadino della nostra terra pare che le stagioni in parte legati in quel cielo dove al tempo erano viviaggiassero in orario come orologi svizzeri e forse è proprio perché abbiamo un conto aperto con il nosibili molte cose, anche Dio, forse, ma soprattutto il destino che per i più aveva le forme della sussistenza. stro passato, che le cose quando cambiano, riteniaPer i nostri nonni o bisnonni le stagioni erano soltanto mo, cambino sempre in peggio. La nota amara che due: la “bela stagion” e la “bruta stagion”. “L’istà” e emerge dal detto sulle “mezze stagioni” è appunto il

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STAGIONI DI TRANSITO ciare quella della vita della terra e ne ricavavano un “l’inverno”. La “stagion” non aveva alcun riferimento tempo più reale che veniva diviso in “quarantie”. Non meteorologico, la “stagion” era il tempo del lavoro, si trattava necessariamente di quaranta giorni, come il tempo della preparazione dei campi, della semina, il nome lascerebbe supporre, ma era un tempo caldel raccolto. La “brutta stagione” era il tempo dell’icolato assommando alle fasi lunari l’interpretazione noperosità. Un tempo infinito deve essere stato, visto metereologica dei periodi brevi come, ad esempio, il che la società del tempo era costituita prevalentetempo necessario per la maturazione e mietitura del mente da braccianti avventizi che venivano impiegati grano, così l’estate non iniziava il a chiamata nei momenti di picco 22 giugno, bensì il 25 maggio, inidell’attività agricola. Un contadino zio della “quarantia” de “Sant’Uravventizio lavorava appena 150 ban che come si diceva allora “l’è giornate l’anno, una donna ancora tuta par el gran”. Da questa data la meno, circa 90. La conseguenza radice del frumento inizia a morire era una miseria endemica dalla e quindi la spiga ad ingiallire e maquale nessuno poteva affrancarsi, turare facendo partire la “quarannemmeno i più intraprendenti. tia” di giorni nei quali si sarebbe Il tempo del contadino era proconclusa la mietitura. Per l’uomo fondamente diverso dal nostro dei campi, dunque, la “quarantia” sia per come veniva percepito, sia rappresentava una “piccola staper come veniva espresso. Anche gione” all’interno del tempo circoper circoscrivere precisamente lare al quale si affidava totalmente. il determinato periodo dell’anno, Ogni “quarantia” aveva il nome del piuttosto che i nomi dei mesi, vesanto con il quale iniziava ed eranivano usati più spesso i mestieri no dodici, ma è opportuno ribadire della campagna: “dal destacare”, che si trattava di un tempo ideale, inteso come il periodo della raccolta del mais, “dala meanda”, il I contadini all’osservazione i cambiamenti metereologici potevano allungarne e o abbreviarne la periodo della mietitura del frumendella sfera astrale to, “sol tempo del vendemare”, o sapevano associare quella durata fino al totale annullamento e due o più “quarantie” potevano i santi come da “San Martin”, da della vita della terra essere concomitanti e parallele “San Biajo”, “da la Madona”. La e ne ricavavano come quelle riferite alla ripresa designazione degli anni non porun tempo più reale della vita nei campi dei Quaranta tava cifre ma i fatti eclatanti che Santi e di San Gregorio. Si iniziava con la prima nel venivano ricordati dalle comunità: “l’ano del fredo”, nome di Santa Candelora (2 febbraio- 13 marzo) che “l’ano della fame”, “l’ano dell’aluvion” o dal singolo come ricorda il proverbio designa la fine dell’inverno, contadino: “l’ano che la tempesta na’ portavia tuto”, salvo appunto non vi fossero fenomeni atmosferici in “l’ano che xe nato Tizio, morto Cajo, s’à maridà Semcorso: “se piove o tira vento dell’inverno semo drenpronio”. Diversi erano pure i riferimenti per il calcolo to”. La “quarantia” successiva partiva con S. Matia, del tempo e delle stagioni. Più che al calendario di 30 copriva il periodo dal 23 febbraio al 3 aprile, seguio 31 giorni i contadini guardavano il lunario, o meglio va quella di S. Gregorio, (12 marzo - 18/20 aprile). La le fasi lunari e il “mese sinodico”, pari a circa 29 giorni quarta era quella dei Quaranta Santi, (11 marzo - 18 e mezzo. Semine, tagli e stoccaggi delle derrate seaprile), con l’inizio della stagione agricola l’attenzioguivano la luna e lo stesso vale per i periodi del calone per i fenomeni atmosferici era determinante: “sa re, della nascita o della macellazione degli animali: le piove al dì dei Quaranta Santi aqua par altrettanti” pecore vanno tosate in luna calante, i pulcini più forti pregiudicando pertanto la see resistenti sono quelli che nascono in luna crescente mina e lo stesso valeva per e affinché l’insalata non fiorisca troppo in fretta occorla quinta dei “Tri aprilanti” re seminarla in luna calante e così le cipolle. Cipolche copriva dal 3 aprile al 13 le che, invece, vanno raccolte in luna crescente per maggio. Seguiva la doppia non compromettere la loro conservazione. “E come quarantia de Sant’Urban, (15 per le bestie i cristiani”: le fasi lunari sono determinati maggio -24/25 luglio), e quelper la salute e il carattere. Non si dice “lunatico” a chi la de Sant’Ana, (26 luglio - 2 si mostra mutevole di umore o instabile? I contadini settembre) dedicate al periodo all’osservazione della sfera astrale sapevano asso-


STAGIONI DI TRANSITO della raccolta. La quarantia de S. Gregorion (Gregorio Magno) iniziava il 3 settembre e si concludeva il 15 ottobre, era detta anche “la piccola estate de San Michele”. Concludeva l’anno la doppia “quarantia” de San Gal che dal 16 ottobre “dura fin a Nadal” e de Santa Bibiana (2 dicembre al 20 gennaio), “quranta giorni e na’ settimana” che sottolineava la durata del periodo del freddo invernale. Alle quarantie era legato l’andamento dei raccolti e con questi si gestivano le scorte nella dispensa della casa e della stalla, i periodi della penuria e dell’abbondanza, e ovviamente le scadenze contrattuali. Un confronto con le stagioni del passato, dunque, è del tutto impossibile nell’epoca dei week end, coltura e cultura erano entrambe legate alla terra in modo indistricabile e per noi oggi anche poco comprensibile, come del tutto misterioso è il senso di alcuni proverbi metereologici, un tem-

po legati alle quarantie. È il caso di “Sa piove a San Gregoriòn, sete brente e un brentòn” o “Sa venta a S. Matia, venta par ‘na quarantia”. Legata alle “quarantie” è l’espressione ancora in uso, tra le persone di una certa età, “Otto giorni oncò”, per indicare l’esatto concludersi della settimana, ma anche qui è necessario chiedersi con quanta consapevolezza visto che per noi la settimana è composta da sette giorni. Certi usi verbali del resto si giustificano per il semplice fatto che il linguaggio si è modificato molto più lentamente delle nostre abitudini e dei nostri stili di vita, e dunque non è raro che qualcuno per indicare il ciclo settimanale usi ancora l’ottavario”, la quinta parte della “quarantia”: la fase e un quarto della pallida “Selene” con il quale era scandito il tempo lunare della nostra campagna in cui, anche a volerlo, non c’era assolutamente spazio per le “mezze stagioni”.

IL MESE lunare Il mese lunare, o mese sinodico, è il periodo impiegato dalla Luna per compiere un ciclo completo di fasi, ossia circa 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 3 secondi e non è uguale al periodo di rivoluzione della Luna intorno alla Terra (di 2 giorni più breve), perché nel frattempo la Terra gira intorno al Sole. I calendari lunari si basano sul mese lunare: i mesi sono di 29 e 30 giorni alternativamente, il che comporta un anno di 354 giorni (se l’anno è bisestile, per i mesi da marzo a dicembre occorre aumentare la somma di una unità). I calendari solari invece si basano sull’anno solare (o anno tropico), che ha una durata di circa 365 giorni. Durante il mese lunare si hanno: 14 giorni di Luna crescente (primo quarto), cioè quando si avvia verso la Luna Piena e presenta la gobba a ponente; 1 giorno di Luna Piena (plenilunio); 14 giorni di Luna calante (ultimo quarto), cioè quando si avvia verso la Luna Nuova e presenta la gobba a levante; 1 giorno di Luna Nuova (novilunio), in cui è invisibile perché oscurata dalla Terra.

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LUNA NUOVA: la Terra si frappone tra Sole e Luna, e la sua ombra oscura buona parte della superficie lunare. In questa fase si può seminare la cicoria o innestate a spacco pruni e ciliegi. LUNA CRESCENTE: è la classica mezzaluna caratterizzata dalla gobba ‘a ponente’, questa luna inizia a crescere circa 1 settimana dopo la luna nuova. Il periodo è ideale per trapiantate lattuga, cipolle, patate e fragole, seminare pomodori, cavoli invernali e cavolini di Bruxelles, invidie e rape. Si possono seminare inoltre calendule, convolvoli, papaveri, zinnie e viole, trapiantare gigli, campanule e crisantemi. LUNA PIENA: nella fase in cui la lune è completamente illuminata e sferica si può mettere a dimora aglio bianco, cipolla bianca e rossa, carote, lattuga estiva, radicchio, piselli e asparagi, piantate i tuberi di dalia. LUNA CALANTE: 3 settimane dopo la fase di luna nuova la gobba è a ‘levante’ si seminano: piselli, prezzemolo, basilico ed erbe aromatiche, potare meli, peri e viti.


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DAL SEMPLICE SITO WEB ALLA CONSULENZA PERSONALIZZATA

La storia del “mestiere del WEB” in questi anni è molto cambiata e le evoluzioni sono continue. La nuova sfida è intercettare i bisogni delle Aziende nel momento in cui si creano, affiancare gli imprenditori, essere loro di aiuto, nel fondamentale momento della SCELTA!

SAPERE SCEGLIERE.

Questo è il vero problema di chi all’interno delle aziende deve definire e decidere che azioni fare nel campo della comunicazione. Il compito principale di chi si occupa di creare progetti web è quello di fare selezione, ripulire il campo da inutili tentativi frettolosi o da obiettivi troppo distanti dalla realtà!

ASCOLTO

La prima cosa da recuperare è l’ASCOLTO, l’attività fondamentale per scoprire le caratteristiche di questa o quella azienda che si sta per affidare a noi, ed è l’unico modo per cogliere le caratteristiche principali della suddetta azienda e che la rendono UNICA nel panorama generale. Quella unicità diventa il nucleo attorno al quale collegare la rete di messaggi e di contenuti che dovranno portare il cliente a sviluppare il proprio messaggio, la propria immagine e i propri servizi! Solo ascoltando e scoprendo davvero la realtà delle aziende e delle persone che le compongono, si potranno formulare dei progetti dedicati e veramente

INNOVATIVI!


Una giornata d'estate

all'Azienda Antichi Sapori Le stagioni si susseguono, e la primavera ormai da settimane ha lasciato posto alla calda estate. Ora iniziano al mattino presto le giornate all’Azienda Antichi Sapori di Candiana, con il fresco Mirco Scudellaro e la sua famiglia intraprendono il loro lavoro di allevatori di animali di bassa corte: polli, galline, anatre, faraone, capponi, oche cresciuti nel rispetto del loro benessere fisico, ossia a terra e alimentati con solo i prodotti che vengono coltivati nella loro campagna, rispettando i loro naturali ritmi di accrescimento. Ritmi che sono della natura, del ciclo stagionale che qui si sa rispettare. Alle 6.30 la giornata inizia con una piccola transumanza dei palmipedi. Oche, anatre e germani reali vengono spostati in un nuovo recinto per permettere loro un nuovo pascolo.

Alle 7.30 arriva il camioncino dei nuovi pulcini. Sono nati durante la notte e giĂ zampettano vispi alla ricerca di cibo. Ci impiegheranno cinque mesi a diventare maturi, il loro naturale ritmo di accrescimento verrĂ rispettato, quando saranno piĂš grandi potranno razzolare liberi e ruspare a piacimento. Azienda Agricola Scudellaro S.Agr.S. - Via Valli Pontecasale, 16 - 35020 Candiana (PD)


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Ore 8.00 inizia la distribuzione in tutti i recinti di erba medica fresca, appena tagliata sul campo. Faraone e polli ne approfittano all’istante gettandosi sui mucchi che Mirco ha accuratamente distribuito nei grandi recinti. Impiegherà un paio di ore a fare il giro di tutti. Alle 10 - 10.30 inizia il lavoro di miscelazione del becchime. Con il vecchio mulino si spezzettano i chicchi di mais ai quali verranno aggiunti la crusca e la soia, tutto rigorosamente prodotto in azienda. Le proporzioni sono precise e dipendono dal fabbisogno degli animali che varia in ragione alle stagioni.

Gli anatroccoli pasteggiano godendosi le prime ore di sole Per i prescelti a diventare pollo latte&miele il menù, invece, è particolare. Alla consueta miscela di cerali vengono aggiunti latte in polvere e miele millefiori dei Colli Euganei. Il disciplinare in tal senso è ferreo, solo così le carni acquisiranno un gusto spiccato che andrà a insaporire ulteriormente i pregiati animali.

Con le prime ore del pomeriggio il caldo inizia a farsi sentire e per le corpulente oche e le starnazzanti anatre questo è il momento giusto per un bagno rinfrescante nelle grandi vasche. Questo è il privelegio di vivere liberi Ancora uno spuntino. Razzolando nell’ombra dei grandi alberi del recinto qualcosa da mettere sotto il becco si trova sempre... Ore 19 - 19.30 per il chiassoso popolo di pennuti che popola l’azienda la giornata volge quasi al termine, con il calare della sera tutto rallenta e si fa più silenzioso perché, come si sa, nei pollai si va a letto presto come le galline...

Tel. 049 5349944 - Fax 049 7383364 - info@scudellaro.it - www.scudellaro.it


LA MEMORIA DI CARTA di Roberto Soliman

Il piccolo mondo antico era diviso in classi Il rito della trebbiatura del grano offriva uno spaccato della società del tempo. Durante le pause per il pranzo i lavoratori prendevano posto in base all’essere “paroni” di qualcosa

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e c’era una situazione in cui, da bambino, notavo, in corte dove sono nato e cresciuto, un mondo diviso in classi, come ai tempi dei Romani o ancor oggi in India, era l’importante periodo della trebbiatura. Era uno dei pochi momenti che variavano la solitudine ripetitiva delle mie vacanze scolastiche: almeno a scuola o a dottrina ti ritrovavi con gli amici. Una volta sistemata ed allineata la trebbiatrice, alla sera prima, con la pressa e con il Landini che le faceva girare, all’indomani mattina, alle cinque, tutti dovevano essere al loro posto di lavoro, si partiva e tutto funzionava, con sinergia si direbbe oggi. Ma al momento della merenda delle otto, con la trebbia ferma e il Landini al minimo, scoprivo un mondo diviso in classi a seconda del posto occupato per mangiare,

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che dipendeva dall’importanza del ruolo svolto sul lavoro e dal fatto di essere “padroni” di qualcosa. In cucina mangiavano, con noi di famiglia, gli altri “Patrizi”, cioè il padrone della trebbia e gli “imbocadori”. Questi operatori erano molto importanti perché dovevano far entrare nella bocca della trebbia il covone di frumento, che gli veniva passato già slegato, con un movimento dolce e rapido insieme. Quel movimento serviva per non fare ingolfare la trebbia: troppo veloce e la cinghia sarebbe scesa dalle pulegge, troppo lento e tutti avrebbero rallentato il lavoro, facendo calare la produzione. La trebbia è stata la prima catena di produzione introdotta in agricoltura. Gli “imbocadori” erano in due, per darsi il turno, perché dalla bocca della trebbia usciva un gran polverone. A merenda, in casa, si mangiava un indimenticabile “pane in brodo


LA MEMORIA DI CARTA no in un con la cannella” e pan biscotto e salame tagliato con bottigliola “cortela”. La “cortela” era un coltello affilatissimo, ne “in ricavato da una falce da fieno ormai consunta, alla fresca” quale si applicava il manico in legno, e con questa si dentro un tagliavano le tagliatelle e il salame indurito dall’essisecchio cazione prolungata. Lo si tagliava sottilissimo con la d’acqua. “cortela”, perché i profumi e sapori erano concentrati Lì c’era con l’essicazione e perché bisognava far durare più anche un a lungo possibile gli ultimi salami sopravissuti. Il vino bottiglioera il “mericanelo” allungato con acqua. ne d’acqua che però non calava mai. Mio nonno, seSeduti sotto il portico c’erano i “Plebei” o di seconduto all’ombra, con la sua immancabile pipa in bocca da classe: erano dei “salariati” o “braccianti” assunti anche se era spenta, teneva conto dei sacchi di frudal padrone del grano e si portavano il cibo da casa mento prodotti in ogni appezzamento di terra. Ogni per la merenda, nelle sporte di paglia, mentre per il appezzamento aveva un nome e ogni sacco veniva pranzo di mezzogiorno arrivava qualche familiare con riempito con quattro “stari”. Nel Veronese invece si cibo appena cotto. La loro merenda era costituita, in usavano tre “minali” (uno Staio più grande) per fare genere, da grosse fette di polenta abbrustolita, avvolun sacco. Il sacco risultava quindi ta in panni per tentare di uguale nelle varie province ed era tenerla calda, intinta nel La trebbia è stata la prima “salame sotto onto”, in catena di produzione introdotta unità di misura per gli aridi. Sotto il portico si sedeva, a merenda e “pocio”, sia per confonin agricoltura. Per le operazioni a pranzo, anche chi costruiva il derne il sapore ormai servivano diversi addetti: dai pagliaio. Era considerato un ca“rancido”, sia per allunpomastro, prima metteva le balgare, con il condimento, privilegiati “imbocadori” agli le di paglia agli angoli, poi nelle quelle due misere fette avventizi “pajaroi” pareti, infine in che si potevano permetmezzo, ma era tere. Il vino era la classica “graspìa”, contenunel fare il tetto ta in fiaschi senza paglia e un torsolo di grache si vedeva la noturco per tappo. Tra gli addetti di seconda maestria. La coclasse c’erano quelli che caricavano nel carro i pertura era fatta covoni di frumento in campagna per portarli in con paglia sciolcorte, chi li passava dal carro alla trebbia, chi ta, rovesciata e li slegava per passarli all’”imbocadore” e chi sormontata man portava i sacchi di frumento in granaio. Da noi mano che si saquesti erano “Toni Bongio” e Ivano “Piroloto”, liva verso l’aldue con tanta forza e tanto appetito. Era bello to del pagliaio, vedere caricarsi il sacco da 80 chili in spalla, perché non entrasse la pioggia facendo marcire tutto. sembrava non facessero fatica. Prendevano la bocca In fondo, dopo la trebbia, c’era la pressa e i lavoratodel sacco tra le mani e, con l’aiuto di una donna, o ri erano “i pajaròi”, che mettevano il fil di ferro nella di un ragazzo, che ne sollevava il fondo, lo facevapressa preparato da noi bambini; alcuni gettavano no ruotare sul braccio destro e il sacco gli arrivava in la pula nella pressa con forche in legno, mentre altri spalla. Lo porportavano in spalla le “balle di paglia” fino al pagliaio tavano su per in costruzione. Questi mangiavano sotto un albero, le scale fino in vicino al pagliaio, seduti su “balle di paglia”. Erano granaio, svuooperai “aventizzi” chiamati dal padrone della trebbia, tandolo per vestiti miseramente, scalzi, delusi del loro “status” di ritornare subi“precari ante litteram”, nessuno sapeva il loro nome, to, salvo bere parlavano poco e solo tra loro ed erano considerati di un bicchiere di terza classe: “schiavi” o al massimo “liberti”. “mericanelo” che trovava-

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Strada del Vino

Colli Euganei

UN’ESTATE DI APPUNTAMENTI, per vivere i Colli Euganei all’insegna del Gusto La Strada del vino Colli Euganei è promotrice di un calendario ricco di eventi che avranno come protagoniste le aziende, i prodotti e i luoghi più suggestivi dei Colli Euganei DEGUSTAZIONI PANORAMICHE Torna la rassegna del Castello del Catajo, dove sono protagoniste le aziende della Strada del vino. Aperitivo sulla terrazza dell’antica dimora abbinato ai prodotti gastronomici e visite guidate su far della sera.

NAVIGLIO DI VINO Un’originale minicrociera by night da Padova a Stra per scoprire il territorio a bordo del Burchiello, percorrendo le antiche vie d’acqua, degustando vini e prodotti dei Colli Euganei, accompagnati da musica dal vivo.

▶ 10 e 24 luglio ▶ 21 agosto ▶ 11 e 18 settembre

▶ 16, 23 e 30 luglio ▶ 6 e 27 agosto ▶ 3, 10, 17 e 24 settembre

Inquadra il QR con uno smartphone per il programma completo

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“ANDAR PER VIGNE E ULIVI”

JAZZ BY THE POOL La rassegna di musica Jazz a bordo piscina dell’Hotel Terme Preistoriche di Montegrotto Terme, Musica e degustazioni, ogni concerto sarà abbinato ai vini di un’azienda della Strada del vino. ▶ 24 luglio ▶ 21 e 28 agosto ▶ 4 e 11 settembre Inquadra il QR con uno smartphone per il programma completo

Con la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno tornano le passeggiate tra i filari in vendemmia e gli uliveti, completate dalle immancabili degustazioni finali. L’appuntamento è per tutti i sabato pomeriggio di settembre fino a metà ottobre. ▶ 5, 12, 19 e 26 settembre ▶ 10 e 17 ottobre Inquadra il QR con uno smartphone per il programma completo

Per avere maggiori informazioni sulle iniziative proposte o per prenotare invia una mail a info@stradadelvinocollieuganei.it oppure chiama al 331 9924777

VI PRESENTIAMO LA STRADA DEL VINO COLLI EUGANEI L’Associazione “Strada del vino Colli Euganei” è il riferimento per vivere i Colli Euganei durante la vacanza, oppure per una breve escursione. Itinerari in bicicletta a piedi o in auto, degustazioni, corsi di cucina, attività con i più piccoli. Le opportunità offerte dagli associati e dal territorio possono combinarsi in proposte personalizzabili in base ai desideri del turista. Per scoprire la Strada del vino Colli Euganei e tutti i suoi Associati: www.stradadelvinocollieuganei.it Per ricevere maggiori informazioni, richiedere dettagli sulle attività delle aziende, programmare una vacanza nei Colli Euganei potete contattare la Strada del vino: info@stradadelvinocollieuganei.it


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VINI INEQUIVOCABILI A Rovolon dal 2008 Giovanni Zini produce i suoi straordinari vini, figli della terra dei Colli Euganei e della passione

FIORE DEL VENTO

di un orco buono, ma pure un altrettanto buon Cabernet Doc dove la mineralità è fedele alla natura vulcanica del territorio tanto quanto i sentori di frutta matura sono quelli cari ai devoti del Cabernet. Dallo scaffale dell’enoteca non manca il frizzante Serprino, che qui si chiama Livium, e il Fior D’Arancio che tradotto in “eoliano” diventa Fiore del Vento, già sbocciato in molti riconoscimenti (Gran menzione al Vinitaly di quest’anno e medaglia d’argento al concorso internazionale di Bruxelles) per il suo perfetto bilanciamento tra acidità e freschezza e una dolcezza non stucchevole. Insomma per essere quel vino di grande eleganza e di raffinato equilibrio tra “naso e palato”, che un po’ tutti i vignaioli ricercano e che qui pure continua a venire cercato, ma con buona soddisfazione anche trovato.

LIVIUM

te, ma assolutamente, identificabili questi vini da tutto il resto del mondo enologico oltre che per la fattura: l’etichetta, anzi le etichette disegnate da Mara Farina. La Rubinara, il Barabàn e il Dragone sono prima di tutto “cose” di questa parte del mondo che hanno prestato il nome anche alle bottiglie dell’azienda di Giovanni Zini. Dentro a quella del Dragone, ad esempio, si nasconde la storia di San Giorgio e il drago a cui e dedicata una chiesetta locale e pure un rosso Doc Colli Euganei di struttura ottenuto con il 40% di uve cabernet e 60% merlot, maturate a lungo, vinificate con tutti i sacri crismi dovuti ad una riserva, compreso l’affinamento di un anno in barrique. La Rubinara è una Garganega Doc, mentre il Barabàn della cantina della Fattoria Eolia è sì il rubizzo contadino, che il folclore locale vuole nelle fattezze

RUBINARA

BARABÀN

DRAGONE

Passione, tanta passione, un “terroir” peculiare come quello dei Colli Euganei, poi ancora un’attenta selezione delle uve migliori e per finire un lavoro di cantina, rispettoso delle premesse elencate e orientato al grande equilibrio tra profumi e sapori. Non è poco. Aggiungiamoci pure che i vini sono in conversione biologica e che il proprietaGiovanni Zini della Fattoria Eolia rio della cantina di Rovolon è Giovanni Zini e avremmo toccato, a grandi linee, tutte le peculiarità enologiche e imprenditoriali che fanno della Fattoria Eolia di Rovolon la Fattoria Eolia di Rovolon. No, a dire il vero c’è un’altra cosa che rende assolutamen-

i vini prodotti: Dragone, Barabàn, Rubinara, Livium e Fiore del Vento IN ALTO A DESTRA: I vigneti della Tenuta terre bianche a Torreglia dove l’esposizione a raggi del sole è a 360°, da qui vengono soprattutto i bianchi, mentre i vigneti della località Spinazzola di Rovolon sono quelli storici dell’azienda dove maturano: Garganega, Merlot e Cabernet

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IL PAESAGGIO ALL’IMPROVVISO di Cristina Veronese

Bacchiglione

da via del sale a via del turismo, nella terra delle Corti Benedettine A testimonianza dell’antica importanza strategica della via fluviale rimane un percorso naturalistico che mette insieme paesaggio, natura e storia

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Il territorio del Comune di Correzzola si sviluppa dei fiumi avevano cancellato gli argini e la malaria si lungo una serie di canali di bonifica e scolo che diffuse rapidamente, decimando i residenti. Questa convogliano qui le acque di un enorme invaso, una terra fu per lungo tempo dimenticata dai latifondisti sorta di imbuto tra Colli Euganei e Chioggia. Un terpadovani, che non potevano più sfruttarla come averitorio che oggi vediamo libero dalle acque e fertile, vano fatto per secoli, e parimenti i signori veneziani, ma ciò ha richiesto immensi lavori di bonifica. A partidivenuti nuovi proprietari, ancora non intravvedevano re dal 1100, infatti, l’area di opportunità economiche Corezzola è stata letteral- Proprio in un’ansa del grande fiume vantaggiose da questo i Benedettini, durante il prodigioso lembo di terra paludoso mente strappata dalla acque da una plurisecolare ed inospitale. abbaziato di Ludovico Barbo, ed intensa opera iniziata La ripresa tuttavia non iniziarono la costruzione della dai Benedettini di Santa avrebbe tardato ad arrimonumentale Corte Benedettina Giustina e proseguita in vare e tra l’altro proprio tempi più recenti dalla famiglia Melzi d’Eril e poi dai grazie all’acqua: quella del Bacchiglione. Proprio in Consorzi di bonifica. Dunque un lavoro che ha richieun’ansa del grande fiume i Benedettini, agli inizi del sto secoli e che tuttavia ha conosciuto molte difficoltà ‘400, durante il prodigioso abbaziato di Ludovico prima di essere portato a compimento. Soprattutto Barbo, iniziarono la costruzione della monumentale le guerre sono state un costante ostacolo sulla via Corte Benedettina oltre che una completa ristruttudella bonifica. Agli inizi del XV secolo le lunghe ed razione del patrimonio del cenobio di Santa Giustina, estenuanti lotte tra la Signoria padovana dei Carradando avvio ad un periodo di vitalità e rigenerazione resi e la Repubblica di Venezia avevano provocato dell’Ordine Benedettino in generale e del territorio di devastanti effetti sul territorio di Correzzola e conseCorrezzola in particolare. guentemente sulla popolazione: le ricorrenti piene L’intensa laboriosità dell’opera benedettina diede

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IL PAESAGGIO ALL’IMPROVVISO ben presto i suoi frutti: il dissodamento e la bonifica dei terreni consentì una sempre più ampia produzione agricola con coltivazioni razionali realizzate con le più sofisticate pratiche agricole conosciute all’epoca, si avviò quindi una rivoluzionaria organizzazione del territorio suddividendolo in cinque gastaldie (corrisponenti grosso modo alle attuali frazioni del Comune), ciascuna gastaldia era suddivisa a sua volta in “possessioni” a cui facevano capo le singole fattorie, originariamente novanta. Venezia regnò su Padova fino alla conquista napoleonica, e durante questo lungo periodo, il territorio di Correzzola fu sottoposto a “stretta osservazione” della Serenissima, i confini definitivi tra Padova e Dogado vennero determinati il 26 luglio 1519 penalizzando notevolmente le proprietà del Monastero a vantaggio di Venezia. Dell’antica importanza strategica del fiume Bacchiglione come via di comunicazione e trasporto merci, rimangono tracce negli insediamenti abitativi e patrizi che si scorgono non lontano dalla riva, oggi è un percorso naturalistico che propone la suggestione dell’ambiente dal tratto boscoso e lussureggiante,

alla distesa campagna bonificata, al rincorrersi ed incrociarsi dei corsi d’acqua fino alla quiete ultima della Laguna di Venezia. Uno dei mezzi più indicati per addentrarsi e conoscere questa zona della provincia di Padova è il “burchiello”, la caratteristica imbarcazione fluviale, che navigando tra una fitta vegetazione di salici, robinie e platani, tocca Bovolenta, Pontelongo, un tempo importante e frequentato porto fluviale, e la Corte Benedettina di Correzzola. Sempre il Bacchiglione rappresenta una delle vie più interessanti per chi vuole conoscere da vicino questo territorio in bici oppure a piedi. Dalla corte Benedettina fino alla frazione di Brenta d’Abbà è possibile percorrere chilometri di strada lontani dal traffico automobilistico e immergersi nel verde della campagna, fino a raggiungere l’Oasi naturalistica di Cà di Mezzo: un’area di fitodepurazione di 35 ettari nella quale sono presenti numerose specie arboree che concorrono nel depurare le acque prelagunari in modo del tutto naturale. L’area è attrazzata anche con torrette per il bird watching che consentono di ammirare le numerose specie di uccelli presenti, senza disturbarli.

Da Battaglia Terme via Bovolenta, Pontelongo fino alla Corte Benedettina in Burchiello. Dalla Corte Benedettina all’Oasi Ca’ di Mezzo (Codevigo) in bici.

Battaglia

Bovolenta

Pontelongo

Corte Benedettina

Brenta d’Abbà

Codevigo

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Anno Domini 1415 Padre Abate Ludovico Barbo Dom Antonino da Milano - Cellerario Le cinque Gastaldie soggette alla Corte de Corezola di ragione del Monasterio di S. Giustina in Padoa

La Marciliana

XV edizione

in territorio padovano

Antico Brolo della Corte, rievocazione storica al calar del sole

Sabato 25 e Domenica 26 luglio 2015 Coloni e cittadini del dogado e dei territori veneti sono chiamati all’evento Acqua, cibi, vinello e cervogia presso le hostarie, l’Ecclesia “San Leonardo” e la celleraria

Dalla caneva vini de “Le Corti Benedettine del Padovano”

Comune di Correzzola

Info: Biblioteca Comunale Tel. 049 9760011 Sede Municipale Tel. 049 5807007/08 - www.comune.correzzola.pd.it Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2007 - 2013, Asse IV - Leader • Organismo responsabile dell’informazione: Comune di Correzzola • Autorità di Gestione: Regione del Veneto - Direzione Piani e Programmi del Settore Primario.


STORIA E DINTORNI

Marciliana di Correzzola,

rievocazione di fatti storici e della vita rurale tra Medioevo e Rinascimento

Quest’anno ricorrono i 600 anni dall’atto di professione del cellerario Antonino da Concorezzo da Milano, il monaco che per primo fece partire la bonifica e la rinascita del territorio, dopo le devastazioni e gli allagamenti portati dalla guerra di Chioggia tra la Serenissima e la Repubblica di Genova

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a nostra rievocazione trae ispirazione dal Palio della Marciliana che si svolge a Chioggia nel mese di giugno e che rievoca, con particolare dovizia la vita trecentesca della città lagunare. Natura e storia hanno legato profondamente per secoli le terre di Correzzola con la città di Chioggia e le altre terre veneziane, come il Cavarzerano. Il fiume Bacchiglione che univa la città di Padova con il porto di Chioggia, le paludi ed il Foresto, nonché le dispute per i confini fanno da sfondo a vicende storiche che portano agli albori del 1400 alla costituzione della Corte Benedettina di Correzzola... “Il cellerario Antonino da Concorezzo da Milano (atto di professione 8 giugno 1415) fu il primo che negli anni trenta del Quattrocento, durante gli abbaziati di Ludovico Barbo (1409-1437) e di Mauro Folperti da Pavia (1437-1457), iniziò una sistematica e razionale bonifica dei possedimenti monastici, prendendo mosse dalla contrada Pizzanzuco di Villa del Bosco, riscattata dalla famiglia padovana Frigimelica che nel Trecento l’aveva avuta a livello per pochi soldi dall’abate del tempo. L’operazione fu favorita dalle larghe disponibilità finanziarie di Santa Giustina in seguito alla vendita (1436) delle possessioni di Mason Vicentino, Breganze e Marostica e ad un vantaggioso prestito elargito

dal protonotario apostolico Guido Gonzaga, benemerito per aver favorito nel 1420 l’adesione alla riforma di Santa Giustina del monastero di San Benedetto di Polirone, di cui era abate commendatario. Poiché la popolazione residente nel tenimento di Correzzola era molto esigua, a causa del territorio impaludato e della recente guerra di Chioggia tra la Serenissima e la Repubblica di Genova (1378-1380) che aveva arrecato notevoli distruzioni e fughe degli abitanti particolarmente da Civè, il cellerario fu costretto ad importare intere famiglie da altre zone del padovano e finanche dalla Lombardia. Il metodo adottato per il prosciugamento dei terreni fu in larga misura simile a quello impiegato dai monaci cistercensi nelle marcite lombarde con l’innalzamento il livello dei terreni, non per colmata, ma a forza di vanga gettando sui medesimi la terra ricavata dallo scavo sistematico dei fossi, eseguito dai conduttori dei fondi e dai braccianti agricoli: sistema che fu felicemente introdotto a Correzzola dal cellerario Zaccaria Castagnola. Con l’immigrazione fu importato anche il culto di San Rocco…” Tratto da “Abate Francesco G.B. Trolese - I monaci benedettini”

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IL POLESINE PRIMA DEL MAIS di Paolo Rigoni

IL VALORE DEL PESCE DI ACQUA DOLCE

nelle società del passato Dalle epoche più antiche il pesce dei nostri fiumi ha rappresentato un valore fondamentale come riserva alimentare per la sopravvivenza dei ceti più poveri, leccornia sui banchetti degli aristocratici e vera moneta di scambio da riscuotere insieme alle imposte. Solo dalla fine dell’Ottocento il pesce di mare ha avuto il sopravvento in tavola sulle specie di acqua dolce

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l pesce d’acqua dolce era assai abbondante e si moltiplicava mirabilmente negli innumerevoli corsi d’acqua, un reticolo labirintico adatto e favorevole. Si pescava ovunque: nelle valli e nei laghi interni, nelle lagune e nelle fosse, nelle peschiere e nei nassàri, negli scursuri e nelle gradarie, nelle paludi, nei fiumi... Un equoreo paradiso perduto per lucci, raine, anguille cavedagne, tinche, barbi, cavédani, varioli e botonzelle, branzini e cefali, le ostriche, le cheppie di maggio e gli ottimi gamberi di fiume. I gamberi, preparati in occasione della Pensa di S Pietro, 29 giugno, e imbanditi nei padiglioni, sorretti da pertiche e ricoperti di frasche di pioppo e quercia, dislocati in vari punti della città, erano ricercati dai molti forestieri che convenivano ad Adria in occasione della festa che

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sottolineava il solstizio d’estate. Uccelli e pesci, soprattutto pesci compaiono a più riprese quali regalie alle cariche istituzionali in occasione di occasioni particolari o scadenze calendariali. A titolo di canone, livellari e coloni corrispondono “pisces amisseros” che, scrive Francesco Antonio Bocchi “sono le così dette onoranze e regalie, che in questo caso consistevano in pesci, i quali come ricavato dalle nostre valli, saranno stati o tinche o lucci, o meglio forse anguille (vulgo bisatti). Amissere, Amisceres Amissiri sono vocaboli che riscontransi spesso nelle vecchie carte. Trovasi ad esempio che il livellario dee pagare, oltre al denaro contante, Amisere, spalla aut capone, aut fugacia due (in carte padovane del 1083); spalla una di porco, et fugacia (idem del


IL POLESINE PRIMA DEL MAIS 1095); unum amissere, idest fugacia (idem 1164); duos amisseros, unum debet esse de pullis, alter de spalla e fugacia. Una raina del valore di soldi cinque al Capitano del Contado: “La raina (in buona lingua reina) è pesce d’acqua dolce della specie degli acantopterigi, comunissimo in tutte le acque nostre sì di fiume e canale che di palude, detto anche rainato o rinato, che cresce sette chilogrammi e più”; “trenta chepe. (cheppia in dialetto cepa pesce comunissimo di Po, di Canalbianco e di tutte le nostre acque palustri, affine alla tinca) mandate donare la festa di S. Giacomo, il titolare della parochia di Bellombra a Madama Illustrissima”.

Pesce d’acqua dolce ambito e ricercato come risulta dai trattati di gastronomia rinascimentali, alimentava un fiorentissimo mercato locale e l’industria della salatura E a proposito di cheppie, il canale di Piantamelon con il “Portus e Valles Adriae”, viene affittato Bernardo di ser Penolazzo, “da S. Caterina del 1487 per un quinquennio” con la clausola specifica “chel non possa impedire a la montada de le chiepe de la chiepara”i. Della concessione viene investito, nel 1487, Benvenuto Bocchi, includendo le adiacenze: “Portum et Valles cum Cleparia” e “cum vallibus, canalibus, gurgitibus, piscariis, piscationibus, et venationibus”. Pesce d’acqua dolce ambito e ricercato sia dalle classi popolari che dall’aristocrazia, come risulta dai trattati di gastronomia rinascimentali, che alimentava un fiorentissimo mercato locale e l’industria della salatura, come si ricava dallo Statuto di Corbola: Li pisci vivi chavedagni li quali se dano al salame (alla salatura) nel tempo del salame non si debano dare minore del sazo (unità di misura) del Comun e ch’alcuno sprocano (pescivendolo) non debia tegni mazor sazo del predeto del Comun né altro sazo tuor pesse. […] Anch’ora alli Zuradi della Iusticia siano tenuti dare alli Merchatanti di Hadria quella misura a sallare li pessi quando se sallano cioè ogni tempo quello sazo e mesura la qual è posta ne le colone de la Casa del Comun del Castello et ciascuno sia tegnudo haver quella mesura così il pescadore quanto il sprocano. Le rane, numerose nelle acque, sono le grandi assenti nei documenti, non solo polesani, anteriormente al mais, probabilmente perché erano risorsa sommersa, disponibilissima ed onnipresente, tale da non meritare regolamentazione di sorta. L’unico cenno alla loro presenza riteniamo di individuarlo negli statuti di

Adria, là dove si concede ai proprietari di valle di pescare o far pescare “cum quibuscumque artibus omni tempore, exceptis ad brandonem, et ad lumen camini, et amedellis, sive spadernis ad Anguillas neschatis cum ranellis”, vietando cioè la pesca a brando, col frugnolo, lanterna che abbaglia i pesci, con amadelli e con sperne, serie di tre ami con piccole rane o pelle di rana per adescare i pesci. Che le rane fossero mangiate, è certo, e pure dai monaci perché, anche se pesci non erano, fra i pesci talvolta erano fatte rientrare per sollevare spirito e corpo, provati dalla mortificazione nei periodi di digiuno ed astinenza. Attività fondamentale, dunque, la pesca era praticata da tutti, uomini e donne, vecchi e bambini, con sistemi che dal 1400 si sono trascinati sino alla fine dell’800, anni in cui Francesco Antonio Bocchi registrava la verticale caduta di immagine del pesce indigeno a favore di quello di mare e la progressiva decadenza del fiorente mercato ittico di Adria perché da qualche anno, dopo cioè la diffusione delle ferrovie, l’esportazione del nostro pesce è diminuita, potendo le vicine città acquistare più facilmente il pesce di mare tradotto a grande distanza da Chioggia e Venezia”. E mentre un tempo era fiorente l’industria della salatura di tinche, cefali ed anguille, “oggidì s’introducono bensì parecchi quintali di pesce marinato, seccato e salato (anguille, merluzzi, sardelle) provenienti specialmente dalla Dalmazia, ma affatto manca nel nostro territorio quell’industria, laonde il pesce preso, che non è venduto o mangiato da chi lo prende, viene gettato. E infine tanti storioni che da febbraio a giugno risali-

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IL POLESINE PRIMA DEL MAIS vano il Po, scansando la litania dei mulini natanti, ancorati a cavallo della corrente più limpida e profonda. Storioni da latte e da uova, sturiùn e striùn, colombine o colubrine, porseline, se di piccole dimensioni, che periodicamente venivano requisiti, sia per la mensa ducale, come in occasione delle nozze di Lucrezia Borgia con Alfonso d’Este, sia per celebrare con pingui banchetti le date fondanti della Dominante. Nel 1501, per le nozze di Lucrezia col principe Alfonso, il duca Ercole requisisce tutto il pesce e gli storioni catturati nel distretto di Adria. Fa scrivere: Mandemote Nicolò Marchesin exibitore, per aver tute le spiadre picole et grosse che si possono havere le quali volemo per queste noze, come avemo scripto al nostro visconte. Vedi de fare che habbia tutte per prectio conveniente et non fare la bolletta ad alcuno né lassare andare fora alcuna, come havemo dicto le volemo tutte per le noze, et il simile dicemo di tutto il pesce che si pigli in questa iurisdictione. Da Venezia gli avrebbe fatto eco ripetuta e insistente il doge rimproverando il podestà di Loreo e il capitano e podestà di Adria per aver omesso il solito invio di storioni. E si ricordassero in futuro: “… per la solennità di San Marco abbiate a rilasciare gli ordini più ef-

ficaci in conformità del praticato, acciocché nel corso di giorni quindici dopo la pubblicazione delle presenti non possa da chiunque comprarsi o vendersi Sturioni, Copesi, e Porcelle, al prezzo che fu sempre praticato, ma che tutto quello delli suddetti generi, che venirà in detto frattempo preso dalli pescatori, abbia a esser consegnato all’Agente nostro e ciò per esser abbon-

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Nel 1501, per le nozze di Lucrezia col principe Alfonso, il duca Ercole requisisce tutto il pesce e gli storioni catturati nel distretto di Adria dantemente provveduti de Sturioni, et altro genere suddetto per il prossimo pubblico Banchetto”. Da secoli lo storione è presente nell’immaginario del Po. Antonio Tenani, in un suo libretto del 1941, “Dei diversi modi di cuocere il pesce di valle”, oltre ad indicare modi in uso nelle osterie rivierasche (lesso, in umido, fritto e arrosto, uno splendido risotto, la confezione del cosiddetto latte, delle uova, di fegato, ventriglio e budella), lascia trasparire un pathos epico nel credere alla presenza di una scritta latina, di cui però non ricorda più la traduzione, sul dorso delle colombine e nel raccontare di bestie talmente grandi che avevano sassi, pietre, bottiglie, pezzi di ferro, ormai sedimentati nello stomaco. In effetti quando s’alzava il grido di avvistamento, “Capoccia grossaaa…”, per annunciare uno storione di elevate dimensioni, tutto il centro rivierasco s’assiepava sulla riva per assistere al combattimento e poi accompagnava il fortunato aiutandolo a portare il trofeo; i ragazzi, in particolare, che così maturavano la propria iniziazione. Ma il tempo da tutti trepidamente atteso cadeva in occasione della batùa dla Sènsa, per quella d’ San Gioane o de San Pièro quando tutti i pescatori calavano le barche in Po, sicuri, per il valore magico e propiziatorio che le acque liberavano in quei giorni, che la pesca sarebbe stata miracolosa e, chissà!, nel ventre dell’animale più bello ci potevano essere palanche e marenghi d’oro.


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Megliadino San Vitale,

CON IL RECUPERO DEL “MASERO” UN PEZZO DI STORIA E DI CAMPAGNA TORNANO A VIVERE

Un pezzo di storia locale e di campagna è tornato a vivere. Il vecchio maceratoio della canapa di via Nello Giocchin a Meglidino San Vitale è stato recuperato dall’Amministrazione comunale, grazie ad un finanziamento del Gal Patavino, e messo a disposizione di gruppi e famiglie che amano il verde o piccoli momenti di svago come passeggiate e pic-nic. Il luogo è davvero suggestivo: le valli di Megliadino San Vitale sono il centro di una fitta rete di canali e specchi d’acqua, oggi ordinati entro argini quasi tutti ciclabili, che rispondono alla bonifica e alle idrovore che della fine dell’Ottocento sono andate ad affiancare le diversioni e ai ponti canale costruiti, verso la metà del ‘500, dal genio degli ingegneri veneziani, per mantenere questa terra asciutta. Ma la “venezianità” di questo territorio è testimoniata dallo stesso maceratoio, o “masero” secondo il dialetto locale, perché qui la canapa venne imposta dalla Serenissima Repubblica come coltura, proprio per la grande presenza d’acqua. “Item volemo ed ordenemo”, recita la “parte” istitutiva delle piantagioni venete approvata il 25 ottobre 1455, “per dare principio al semenare di detti canevi

che i cittadini di Montagnana e suoi borghi [...] per nostra decisione debbano seminare per cadaun paio di buoi campi doi di canapa”. La canapa, infatti, era una materia prima fondamentale per la grande industria dell’arsenale e per la flotta navale cittadina. Vele, corde, stoppa, per la calafatura degli scafi, venivano prodotte con la canapa. La coltura della robusta fibra entrò dunque a far parte delle piantagioni del territorio in modo permanente per diversi secoli e pure il suo impiego. Con il “canevo”, infatti, è intessuto il passato contadino di questa terra: lenzuola, tovaglie, calze, abiti dalle inconfondibili tramature grezze e dalla cronica ruvidità, che solo il carbonato di calcio della “lissìa” riusciva ad ammansire, ma solo dopo diversi passaggi, erano confezionati in casa proprio con la canapa. Parla di tutto questo passato, lontano e recente, il recupero del vecchio “masero” di San Vitale, i pannelli esplicativi che sono stati collocati nell’area permettono di comprendere l’importanza di questa coltura, che tra l’altro sta tornado di attualità grazie ai numerosi impieghi nel settore edile o come surrogato della plastica.

Organismo responsabile dell’informazione: Comune di Megliadino San Vitale www.comune.megliadinosanvitale.pd.it


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Comune di Pozzonovo

• XIX Concorso Fotografico Nazionale •

“L’UOMO E IL SUO AMBIENTE” con sezione speciale

“A spasso nel territorio Atesino” Il Circolo Fotografico “A. Polidori” di Pozzonovo (PD) in collaborazione con Amministrazione Comunale, Biblioteca, Consorzio Atesino delle Pro Loco e RCE Foto e il magazine “Con i piedi per Terra” organizza il XIX Concorso Fotografico Nazionale a tema: “L’UOMO E IL SUO AMBIENTE” a cui possono partecipare tutti i fotografi non professionisti Il Concorso si articola nelle sezioni: • FOTOCOLOR • BIANCO/NERO • SEZIONE SPECIALE: “A spasso nel territorio Atesino” Ogni concorrente può partecipare con un massimo di 3 opere per le sezioni Fotocolor e Bianco/Nero e 1 opera per la sezione “A spasso nel territorio Atesino”. (Per conoscere il territorio in oggetto: http://www.atesinoproloco.net/) Consegnando i files digitali e la quota di partecipazione con la scheda d’iscrizione debitamente compilata presso i negozi RCE si avrà diritto alla stampa gratuita di massimo 4 foto 20x30 cm per partecipare al Concorso. Per il regoalmento completo e la scheda d’iscrizione collegarsi al sito: www.polidori.wix.com/circolo Oppure contattare la Biblioteca Comunale di Pozzonovo (PD) nei seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.30 e il sabato dalle 10.30 alle 13.00 Tel. 0429773108 - pozzonovo@libero.it

PREMI: • Miglior Fotocolor • Miglior Bianco/Nero • Premio Speciale “Ernesto Tasinato” I premi consistono in materiale fotografico offerto da RCE e un pacchetto soggiorno Week-end per 2 persone. • Miglior foto “A spasso nel territorio Atesino” Premio offerto dal Consorzio Atesino delle Pro Loco L’opera vincitrice della sezione “A spasso nel territorio Atesino” verrà pubblicata all’interno del magazine di promozione territoriale “Con i piedi per terra” in una pagina dedicata al Concorso e ai suoi protagonisti. A discrezione della giuria, ad opere segnalate, saranno inoltre assegnati ulteriori premi secondo disponibilità. TERMINE CONSEGNA OPERE: 14 agosto 2015 PREMIAZIONE: 13 settembre 2015


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Un territorio a misura d’uomo tra il fiume Adige e il Po Suggestivi paesaggi naturali, spiagge dorate, scanni, lagune e valli sono gli elementi spontanei che fanno di Rosolina Mare uno scrigno di natura e di cultura di rara bellezza, custodito gelosamente dai suoi abitanti. Una delle migliori località turistiche rivierasche riconosciuta anche con l’assegnazione della “Bandiera Blu”, da parte Foundation for Environmental Education (Fee), in ragione della qualità dell’acqua, delle spiagge e dei servizi Inserita nel Parco Regionale Veneto del Delta del Po, a pochi passi da Venezia, Ravenna e Verona in uno dei più incantevoli scenari naturalistici d’Italia, Rosolina Mare è conosciuta dal turismo internazionale come località balneare a misura d’uomo, ma è anche ideale per una vacanza a contatto con la natura. Antichi territori vallivi disegnati dai suoi abitanti a ridosso di un cordone di dune preistorico (le dune fossili) che, avanzando lentamente verso il mare, nascondono ad ogni ansa nuovi sentieri, nuovi argini, nuovi panorami. Un fittissimo reticolo di percorsi tra cielo e terra, che come in un prezioso ricamo mettono in comunicazione la terra e il mare, la valle e la laguna. Un luogo forgiato dalla natura che accoglie, all’ombra di una folta e profumatissima pineta, decine di moderni e confortevoli stabilimenti balneari inseriti piacevolmente in un ecosistema ricco di biodiversità, e popolato da moltissime specie di uccelli e piante autoctone. Del paesaggio dell’uomo, invece, fanno parte i casoni di valle, ossia l’abitazione del proprietario della valle che veniva qui a verificare il procedere delle attività legate alla pesca; oggi immagine simbolo della cultura e della tradizione valliva del territorio di Rosolina Mare e in generale del Delta del Po.


A due passi dalle spiagge, tanti itinerari escursionistici e ciclopedonali, in bici, a cavallo e in barca Un itinerario imperdibile è quello della Destra Adige, una via ciclabile e nautica che percorre l’argine del fiume Adige, e che dopo qualche chilometro interseca la Strada delle Valli, un paesaggio naturale apparentemente selvaggio e solitario, contraddistinto da folti canneti e da grandi cespugli di tamerici che da sempre l’uomo condivide con decine di specie d’uccelli. Non è affatto raro riuscire a fotografare da vicino, durante un’escursione da queste parti in bici o in auto, il grande airone cinerino, il bianco maggiore, lo svasso, il falco di palude,

la garzetta, il cavalier d’Italia, la volpoca, il fraticello, il germano reale, e moltissimi altri. Un’emozione che non s’interrompe nemmeno proseguendo lungo la ciclabile dell’Isola di Albarella con la bellezza della natura selvaggia del Giardino Botanico Litoraneo del Veneto, splendida area attrezzata di 24 ettari con camminamenti a mare e ricca di innumerevoli specie vegetali autoctone, raggiungibile in breve tempo con il traghetto da Albarella a Porto Caleri.

Ospitalità familiare, servizi di qualità Accoglienti stabilimenti balneari a pochi metri da hotel, alberghi e appartamenti, fanno della familiarità e dell’attenzione all’ospite, uno dei punti di eccellenza di Rosolina Mare, con offerte-vacanza personalizzate, a misura di ogni scelta. Abbandonarsi su un lettino ai bordi della battigia, e lasciarsi accarezzare dalla brezza mattutina dal caratteristico profumo di liquirizia selvatica, è quello che a Rosolina Mare, da sempre, molti turisti chiamano “il bello della vita”. A questa atmosfera, durante tutta la stagione estiva, fanno da corollario numerosi servizi di spiaggia e di mobilità.

Il servizio gratuito wi-fi per connettersi al web; la possibilità di spostarsi comodamente con biciclette, mountain bike, tandem, e carrozzelle lungo le innumerevoli piste ciclabili e sentieri che collegano le spiagge e la pineta; il soccorso medico attivo 24 ore su 24 con moto medica lungo la battigia; il trenino turistico così amato dai bambini così come le intense attività di gioco e di animazione. Altrettanta attenzione è dedicata all’accessibilità di persone anziane o con disabilità motorie; così come per gli amici a quattro zampe, con ampi spazi di spiaggia riservata.


L’invitante tavola delle tradizioni La cucina locale è parte integrante dell’identità di questo territorio. Stretto fra terra e mare, qui si concentra, come in pochi altri luoghi in Italia, uno straordinario patrimonio di eccellenze e tipicità alimentari. Da decenni, abili coltivatori, pescatori e allevatori si adoperano per preservare la genuinità dei sapori, per ottenere prodotti di grande qualità, conosciuti e diffusi in tutta Italia. È il caso, ad esempio, di gustosissimi molluschi, come la cozza e la vongola verace coltivati nella Laguna di Caleri. Prodotti divenuti eccellenze indiscusse della tradizione gastronomica locale, e riproposte con grande successo dalla ristorazione di Rosolina Mare, che con professionalità, saggezza e maestria rispetta i sapori e profumi di un tempo. Da non perdere, il risotto al radicchio o di pesce, la pasta a base di radicchio rosso e selvaggina, l’anguilla con radicchio e fagioli, i bigoli con sugo d’anatra, gli gnocchi di patate Lisetta di Valle e carote conditi con il cefalo, il radicchio al forno o alla brace, gli gnocchi con salsa di cefalo, le verdure pastellate e aromatizzate, le cozze al forno o in cassopipa, la pasta e la zuppa di pesce con vongole e cozze, le vongole alla polesana, i fagioli in umido (in potacìn), i dolci a base di riso e di radicchio.

Laguna - Foto di Dissette Rino

Spaghetti cozze e vongole

Albarella. L’isola delle biciclette Frutto di una lungimirante intuizione prima, e di una grande passione per la natura selvaggia di questi luoghi poi, l’Isola di Albarella, è un angolo incontaminato a due passi da Rosolina Mare e dalle principali città d’arte del Veneto. Isola ad accesso riservato con residenze di famiglia private, alberghi di lusso, campi da golf e impianti sportivi modernissimi, Albarella offre ai propri ospiti, in ogni stagione, la possibilità di scoprire scenari affascinanti come quelli delle valli da pesca che la circondano. Una pineta che dolcemente degrada verso il mare, e alcuni itinerari cicloturistici che, costeggiando la foce del Po di Levante e la Via delle Valli, raggiungono facilmente Rosolina Mare e la Laguna di Caleri, da dove è possibile farvi ritorno, anche in battello.

Siamo sempre con voi con tutte le informazioni Sul web e con l’applicazione My Rosolina, il grande catalogo vacanza di Rosolina Mare è sempre a vostra disposizione. Una fitta rete di operatori turistici sul web, vi permetterà di scegliere comodamente da casa la vostra vacanza “su misura”, in ogni stagione dell’anno. Altre informazioni potrete ottenerle grazie all’App My Rosolina, una piattaforma multimediale compatibile con tutti i dispositivi Smartphone e Tablet, per avere a portata di mano tutte le news su Rosolina Mare (storia, eventi, tradizioni, cucina tipica e promozioni, strutture ricettive, associazionismo e tanto altro). L’applicazione è disponibile gratuitamente su Apple Store e su Google Play. Basta digitare “Rosolina” nello store del proprio dispositivo, e sarete i benvenuti.


Programma eventi Estate, Rosolina Mare Oltre all’animazione di Verde e Blu staf, il calendario dell’estate a Rosolina Mare prevede iniziative tutti i giorni, ne riportiamo la date più significative LUGLIO 23 Giovedì • P.le Europa dalle ore 19.00 Risottata del delta Musica con Duo evergreen: Hold But Gold. Stand con degustazione risotto presso Panificio Lionello LUGLIO 24 Venerdì • Centro Congressi ore 21.30 “TUTTO QUELLO CHE STO PER DIRVI É FALSO” teatro civile e d’informazione. Indagine sul business della contraffazione. LUGLIO 30 Giovedì, 31 Venerdì e AGOSTO 1 Sabato • Centro Congressi ore 21.00 FESTIVAL DELLE TEGNUE DEL VENETO - Rassegna di film di mare. Conduce Alvaro Gradella AGOSTO 1 Sabato • Spiaggia ore 22.30 Spettacolo pirotecnico AGOSTO 5 Mercoledì • P.le Europa ore 21.30 80 FESTIVAL con Radio Company AGOSTO 6 Giovedì • Lungo la spiaggia dalle ore 17.00 La Mosconata! Sfida tra le onde del mare: gara di pedalò AGOSTO 7 Venerdì • Centro Congressi ore 21.30 Miss Venice beach 2015: concorso di bellezza sulle più belle spiagge venete AGOSTO 10 Lunedì • Passeggiata Lungomare dalle ore 21.00 “Festival delle stelle”artisti di strada By Teatro Lunatico AGOSTO 11 Martedì • Piazza San Giorgio ore 21.00 FESTA DEL TURISTA AGOSTO 12 Mercoledì • Viale dei pini ore 21.30 Sensorial - Fashion show, body painting AGOSTO 14 Venerdì • Centro Congressi dalle ore 20.30 WHITE PARTY AGOSTO 15 Sabato • Centro Congressi dalle ore 22.00 “Orchestra I Cormorani” in concerto dalla trasmissione “Ciao Belli” di Radio Deejay AGOSTO 20 Giovedì • Centro Congressi ore 21.30 Gran premio del mare: Barman VS Cocktail AGOSTO 21 Venerdì e 22 Sabato • P.le Europa ore 21.00 STREET VILLAGE con Radio Company musica, sport, animazione e stand gastronomico AGOSTO 27 Giovedì • P.le Europa dalle ore 19.00 Risottata del delta - Stand con degustazione risotto presso Panificio Lionello. AGOSTO 30 Domenica • P.le Europa dalle ore 10.00 Gli Ambulanti di Forte dei Marmi”: boutiques a cielo aperto.

SETTEMBRE 2 Mercoledì • Centro Congressi ore 21.00 “RVM” acustic set - Concerto SETTEMBRE 6 Domenica • Centro Congressi ore 21.00 Miscellaneous in concerto gruppo vocale e strumentale con repertorio dallo spiritual al pop, soul e rock SETTEMBRE 7 Lunedì • Centro Congressi ore 21.00 Cattedra di Ottoni - Concerto MERCATINI RIONALI SETTIMANALI • ogni Lunedì ore 8.00 - 13.00 Strada sud, Terza rotonda, Zona Piazza San Giorgio • ogni Giovedì ore 8.00 - 13.00 Piazzale Europa/Europa square • ogni Venerdì ore 8.00 - 13.00 Viale del Popolo, Rosolina (centro) • ogni Martedì, Mercoledì, Sabato e Domenica Mercato serale ore 20.00 - 23.00 PROGRAMMA SETTIMANALE DI ESCURSIONI 2015 LUNEDì ore 9.00 Nordic walking tra le dune MARTEDÌ ore 8.00 Venezia e l’expo ore 10.00 I profumi del bosco in riva al mare ore 14.30 Dove il fiume incontra il mare MERCOLEDÌ ore 10.00 “Na caminà” per la Pineta ore 16.00 Rosolina tra orti di terra e orti di mare solo nei giorni: 29 luglio - 12, 26 agosto 9,16, 23 settembre ore 19.00 Aperitivo al tramonto solo nei giorni 22 luglio - 5 e 19 agosto - 2 settembre GIOVEDÌ ore 8.00 Chioggia il mercato del giovedì ore 10.00 I profumi del bosco in riva al mare ore 15.30 Navigando negli orti mare ore 18.30 Appuntamenti al chiar di luna solo nei giorni 30 luglio, 27 agosto e 26 settembre VENERDÌ ore 16.00 Una pedalata attorno alla pineta solo nei giorni 31 luglio - 7, 21 agosto - 4, 18, 25 settembre ore 16.00 Sapori di laguna solo nei giorni 14, 28 agosto - 11 settembre

Ufficio IAT Informazione ed Accoglienza Turistica Viale dei Pini, 4 - 45010 Rosolina Mare (RO) Tel. 0426 68012 - Fax 0426 326007 iat.rosolina@provincia.rovigo.it www.rosolinamarelido.it


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IL PAESAGGIO ALL’IMPROVVISO di Emanuele Cenghiaro

Giardino botanico litoraneo di Porto Caleri

Dal 1991, non lontano da Rosolina mare, esiste un’area litoranea di 24 ettari creata con lo scopo di proteggere e conservare un ambiente naturale unico e irripetibile. Un posto di estrema suggestione, assolutamente da visitare

C’

è una ricchezza ancora tutta da scopriVeneto e ampio circa 24 ettari, ha lo scopo di prore nel litorale veneto che va dalla laguna teggere e conservare un ambiente naturale unico e di Chioggia al delta del Po: il paesaggio, irripetibile, di notevole importanza scientifica per la con la sua flora e la fauna. Piatte distese di campi, varietà di habitat ma anche di interesse turistico per strappati al mare nell’entroterra e conservati asciutti la rigogliosa vegetazione che offre, in ogni stagione grazie a un sapientissimo sidi apertura, splendide fioristema di canali e di idrovore, Dai tre diversi possibili itinerari ture. Percorrendo uno dei compongono orizzonti che tre diversi possibili itinerari interni, attraverso passerelle non annoiano, cambiano interni, di diverse lunghezin legno e ponticelli, si possono ze (il più lungo è oltre 3 km), aspetto a ogni ora del giorosservare diversi ambienti che, attraverso passerelle in leno e propongono inaspettati incontri con uccelli selvatici con i propri microclimi, danno vita gno e ponticelli, si possono e marini, tra argini e golene, a una grande varietà di piante e osservare diversi ambienti campi coltivati, canali e valli ospitano numerose specie animali che, con i propri microclimi, da pesca. danno vita a una grande vaA valorizzare la ricchezza ambientale di queste terre rietà di piante e ospitano numerose specie animali. e di queste acque ci prova il Giardino botanico litoraUna splendida terrazza panoramica permette di renneo di Porto Caleri, non lontano dalla località balneadersi conto della bellezza e varietà del sito. re di Rosolina Mare, creato nel 1991 e posto al confine I sentieri attrezzati, percorribili in parte anche da disettentrionale del Parco regionale del Delta del Po. sabili, conducono velocemente attraverso la grande Il sito, realizzato dal Servizio Forestale della Regione varietà di habitat: in pochi metri si passa dalla fascia

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IL PAESAGGIO ALL’IMPROVVISO della pineta a quella delle dune consolidate, dalle zone umide alla macchia fino alla spiaggia. Lasciato il parcheggio e raggiunto per un viale sterrato il punto di partenza, il viaggio inizia tra i maestosi pini marittimi: un inserimento fuori contesto dovuto all’uomo nel tentativo di proteggere le colture interne dalle folate del vento marino e dalla salsedine. Questi alberi non sono stati tuttavia tagliati: sono destinati a scomparire lentamente, nel tempo, fino a essere un giorno sostituiti naturalmente dai più consoni lecci e caprifogli fino a ricreare quello che doveva essere il vero ambiente litoraneo del passato lontano. Velocemente si arriverà alle sabbie ricoperte di licheni e finocchi selvatici e alle pozze d’acque dove imperano tartarughe e specie anfibie tra le quali è stata ritrovata una popolazione del rarissimo «pelobate fosco», scoperto da pochi anni, e che era annoverato tra le specie a maggiore rischio di estinzione in Italia. Nella te la fine dell’estate, tra settembre e ottobre, quando la salicornia veneta tinge di uno spettacolare rosso le barene, mentre a fine agosto il limonium colora di viola il paesaggio. Alla visita via terra è possibile abbinare l’escursione via acqua con i cosiddetti “pontoni” (pontoon-boat), imbarcazioni a fondo piatto. Per chi desidera visitare il Giardino, il sito è aperto da aprile a ottobre nei giorni di martedì, giovedì, sabato e domenica e altri festivi, con orari dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 (16.00-19.00 da giugno ad agosto). Il biglietto d’ingresso costa 2,50 euro. Visite guidate a orari prefissati o a prenotazione per i gruppi. Sono possibili visite guidate curate dalle guide del Parco. Info e prenotazioni gruppi: 0426 372202 - www.parcodeltapo.org. macchia è invece protagonista il ginepro; ecco poi le dune consolidate, ricoperte da un tappeto di muschi e licheni nonché da piante aromatiche i cui profumi aleggiano nell’aria. Si arriva quindi alla spiaggia e alle prime dune: a ridosso del mare, la vegetazione è quasi assente causa la salsedine e l’azione del vento, salvo la presenza di piante pioniere che si adattano anche a queste condizioni. Novità dell’estate 2015 è la possibilità di visitare anche l’ambiente lagunare grazie a un apposito percorso che consente di raggiungere la lunga e scenografica passerella sulla laguna. Da qui si può osservare l’ambiente acquatico, gli allevamenti di cozze e vongole in lontananza; si possono osservare i movimenti degli uccelli che a loro volta seguono gli spostamenti del pesce. Periodo ideale per la visita è probabilmen-

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IL PANORAMA GASTRONOMICO di Renato Malaman

Delta del Po Polesano, terra di miti e mitili

La leggenda racconta delle isole Eliadi, sorelle di Fetonte, tramutate in pioppi dopo che lo sprovveduto figlio di Apollo venne gettato nel fiume Eridano per aver sottratto il “carro” al dio del Sole, rischiando di far bruciare la Terra. Oggi quelle valli infuocate dal sole, alla foce del grande fiume, sono dedicate alla coltura di cozze e vongole, una fiorente economia basata su 14 cooperative aderenti, 1500 persone direttamente coinvolte come soci, oltre 500 le imbarcazioni che costituiscono la flotta

S

anta Giulia sembra uscita da un film del Neotà del marito, Diego Baroni, che coltiva cozze e raccorealismo italiano, con quel suo ponte di barche glie vongole nella vicina Sacca di Scardovari. Prodotti azzurre che attraversa il Po della Gnocca, su cui così importanti i mitili che Pamela e Arcadia, recenla vita della gente del posto sembra scorrere immutati vincitrici del Premio Vergani-Ballotta a Torreglia, vi ta da decenni. Poco lontano dal ponte sorge l'Ostehanno dedicato la sezione più importante e apprezzaria Arcadia, nome che evoca la classicità ma che in ta del menu. Alle cozze, quand'è stagione, ovvero fra realtà è il nome di battesimo della cuoca del locale, maggio e giugno, addirittura un menu vero e proprio, mamma Arcadia. È lei che condivide i fornelli con la presentandole in sautee, gratinate con i peperoni o le figlia Pamela Veronese, donna di grandi energie che zucchine, fritte, al salto con porri e zafferano e in tanti ha saputo realizzare il suo sogno: aprire accanto al nealtri modi. "Chi viene nel delta - dice Pamela Veronese gozio di "casolino" di famiglia un Le cozze sono una presenza - lo fa anche per assaggiare i suoi ristorantino, che oggi peraltro è prodotti tipici. Sono numerosi i ormai storica nelle valli del uno dei due migliori del delta del clienti che chiedono a mio marito delta veneto, il prodotto veniva di fare delle escursioni nelle valli Po (stando a quanto segnalano stoccato e venduto fin dagli per vedere da vicino l'ambiente le guide), allestire due camerette anni '60, le vongole, invece, naturale da cui provengono". L'Oda affittare e soprattutto dare in sono una realtà più recente steria Arcadia per la coerenza questo modo più valore all'attivi-

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IL PANORAMA GASTRONOMICO

Piatto Osteria Arcadia

estesa anche agli altri prodotti del Delta: crostacei, cappesante, branzini. Per quanto riguarda i mitili - spiega ancora Massimo Pregnolato, che è pure sommelier - la profondità delle acque garantisce che la temperatura nel ciclo delle stagioni e della crescita dei molluschi sia ottimale. Il grado di salinità garantisce che i bivalvi abbiano una sapidità perfetta, preservandone delicatezza e armonia gustativa. Adriana Crivellari le vongole le fa saltare in padella con olio, cipolla, prezzemolo, sale e pepe, rendendole delicate ma gustose, adatte per una bella spaghettata. Per le cozze alla Baraonda viene preparato un sughetto leggero al pomodoro, che è da anni un segreto di Adriana. Nel 2012 il ristorante "Baraonda" è stato insignito del Premio "Buona Cucina"

con cui promuove i prodotti del Delta (si pensi anche allo straordinario riso che vi si coltiva) si è meritata una menzione particolare da Slow Food. Punta tutto sui pregiati mitili locali anche l'altro ristorante del Delta celebrato dalle guide, la Trattoria Baraonda di Porto Levante. Anche in questo caso il nome non è casuale: quand'era un'osteria, prima che Luciano Pregnolato e la moglie Adriana Crivellari nel 1982 ne prelevassero la gestione, era il ritrovo abituale dei pescatori del posto che, attraccato il peschereccio, vi si recavano per "fare baraonda". Ovvero un po' di allegra bisboccia, magari giocando a carte. I Pregnolato il nome l'hanno dovuto mantenere a furor di popolo. E hanno mantenuto anche i prodotti che questi pescatori portavano ogni giorno con i loro pescherecci. Ai pesci si aggiungono i mitili, vanto della zona. "Sono la base per tante pietanze - racconta Massimo Pregnolato - che mamma Adriana e mia sorella Monia preparano da anni e che deliziano i nostri clienti. La differenza della qualità del prodotto si percepisce facilmente, anche ad occhio". Una differenza che va dall'Accademia Italiana della Cucina. Cozze e vongole del delta del Po. Se le prime sono una presenza ormai storica nelle valli del delta veneto, basti pensare alle baracche di Porto Caleri di Rosolina dove il prodotto veniva stoccato e venduto fin dagli anni Sessanta, prima ancora che il Credito Svizzero realizzasse dall'altra parte della laguna l'insediamento turistico di Albarella, le vongole sono una realtà più recente. Incoraggiata nei primi anni 80 anche dall'Esav, l'ente regionale per lo sviluppo agricolo del Veneto, attraverso i primi allevamenti sperimentali proprio nella acque lagunari di Caleri. C'è chi sostiene che a favorire la coltivazione delle vongole e a rendere particolarmente adatto l'ambiente vallivo del delta sia staPiatto Osteria Baraonda

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IL PANORAMA GASTRONOMICO to anche l'innalzamento di qualche grado delle acque le prime ad andare sul mercato certificate dal punto di generato dai reflui della mastodontica centrale Enel vista igienico-sanitario, dopo aver trascorso 24 ore a di Polesine Camerini. L'Esav ha dato un contributo de"spurgarsi" nello stabulatore. cisivo nell'individuare la specie Tapes Philippinarum Oggi la realtà dei pescatori del delta polesano si ar(in gergo la "Filippina") come la vongola più adatta a ticola in 14 cooperative aderenti, 1500 persone diquesto habitat e la più adatta per le sue caratteristiche rettamente coinvolte come soci, oltre 500 le imbara conquistare il mercato. Affermandosi come prodotcazioni che costituiscono la flotta. Sono 4 i punti di to gourmet. Tanto buono il prodotto del Delta del Po conferimento del prodotto (Cà Tre Camin, Santa Giuche verso la fine degli anni Il Consorzio Cooperative Pescatori lia, Il Canarin e La Pila), 7 le 80 scatenò una guerra fra i installazioni in mare dove si del Polesine: numero uno in Italia pescatori chioggiotti e quelcoltivano i mitili, 7.000 gli etnel settore della molluschicoltura, li locali. I primi piratescatari relativi allo spazio dove primo ad ottenere la certificazione mente volevano prendersi si lavora per una raccolta di una parte di quel tesoro, af- di rintracciabilità per vongole e mitili 80.000 quintali di vongole frontando rischiose incursioni notturne. I secondi, inveraci e 50.000 di mitili. Questa realtà è il Consorzio vece, nel DNA agricoltori prestati alla pesca, facevano Cooperative Pescatori del Polesine: numero uno in di tutto per impedire questo saccheggio. Alla fine nel Italia nel settore della molluschicoltura, primo ad ot1992 ci scappò anche il morto: un giovane pescatore tenere la certificazione di rintracciabilità per vongole chioggiotto colpito da una fucilata durante una di quee mitili. Fondato nel 1976 con sede in una delle aree ste raccolte clandestine. Ora per fortuna le vongole ci più incantevoli del Nord, è pronto a spiccare il volo per sono anche nella laguna di Venezia e i chioggiotti non mercati nuovi, alternativi agli attuali grazie a prodothanno più bisogno di invadere il territorio dei polesati contraddistinti da elevata tipicizzazione e alto grani. Ce n'è per tutti. do di sostenibilità ambientale. Il Delta del Po è infatti L'altra grossa intuizione dei polesani fu quella di inun’area di particolare pregio e valore naturalistico, ha vestire gli indennizzi ottenuti dall'Enel per costruire bisogno di persone sensibili e attente come i suoi peuno stabulatore consorziale (quello di Scardovari) e scatori, che lo tutelino e, nel contempo, ne sappiano di unirsi in cooperativa per gestire al meglio l'attività. trarre l’opportuna redditività per salvaguardare l’inteBianchi e rossi insieme. Le vongole del Delta furono resse a viverci. E a gestirlo con amore.

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INGIROPIEDANDO di Martina Toso

A Sottomarina,

PRIMA DEL TURISMO, LE SPIAGGE ERANO ORTI Viaggio in una giornata d’estate d’altri tempi, quando gli stabilimenti non c’erano, mancavano pure i turisti e al posto di lettini e sdraio sulla sabbia, allineati, c’erano i prodotti dell’orto

I

mmaginate di arrivare qui, una domenica mattina e non trovare niente di quello che vi aspettereste. Perché Sottomarina non è sempre stato un luogo per “bagnanti” con i caroselli di auto e chiassosi motorini che fanno avanti e indietro sul lungo mare dove affacciano stabilimenti colorati di ombrelloni e lettini. Il turismo è una vocazione recente per questa terra, in passato il lavoro prevalente dei “sotto marinanti” era quello di ortolani. Degli strani ortolani, con la barca per raggiungere la zona degli orti dove coltivavano piantagioni su terre sabbiose e salmastre. Qualche decennio fa, sulla spiaggia, avreste trovato loro e magari una grassa signora intenta a compiere le proprie faccende. Davanti alle case, come da noi, si stendeva il grano sull’aia ad asciugare perché la campagna arrivava fino a qui, aveva i piedi a bagno nell’acqua di mare. Oggi la campagna siamo abituati a vederla vivere in riserve, in quei pochi posti che la società di oggi è disposta a concederle tra zone industriali e centri storici, ma un tempo la campagna era una condizione prima esistenziale e poi commerciale. Anche se qui il commercio è

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INGIROPIEDANDO

qualcosa che già allora stava nel sangue delle persoza, insieme alla terra, a dettare i ritmi del lavoro dell’orne. I bambini imparavano presto l’arte del marinante, si tolano che si affida al suo istinto e agli insegnamenti cominciava ad aiutare il padre a che i predecessori hanno lasciaIn passato il lavoro prevalente caricare il “bissone”, la barca per to a lui in custodia per seminare portare il loro raccolto al merca- dei sotto marinanti era quello le cipolle gialle, il mais, le carote, degli ortolani. Degli strani i cavoli, le verze, la catalogna, il to, quando questi era raggiungibile via acqua, invece quando il radicchio, le patate cresciute al ortolani con la barca per mercato era in terra ferma parti- raggiungere la zona degli orti riparo di “paré” e “controparé”, vano anche loro con il carro o la dove coltivavano piantagioni per resistere al vento marino e le bicicletta. Il terreno di Sottomariche quando va bene su terre sabbiose e salmastre mareggiate na, per via della salsedine e delsi portano via il raccolto e quanla sabbia che lo costituiscono, aveva bisogno di abili do va male anche il campo. Ai voglia a riempir “corbatmani e delle menti sapienti di chi non solo conosce ti” da portare al mercato! Quanto bene abbia fatto a il proprio mestiere, ma anche e soprattutto ha pratica questa terra il turismo non è difficile immaginarlo, sfido della sua terra: dove è nato, dove è cresciuto e dove chiunque riconoscerla nelle immagini di qualche deostinatamente mantiene la propria casa. È l’esperiencennio fa...

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messaggio pubbliredazionale

Consorzio di tutela

del Radicchio di Chioggia Igp, NUOVA SEDE PER CONTINUARE A CRESCERE La nuova location nello stabilimento del Mercato Orticolo di Chioggia offre la possibilità di rafforzare il contatto con i produttori e apre alla possibilità di mettere in campo sinergie con il Mercato Orticolo di Rosolina, fondamentali per creare legami solidi con tutto il territorio di produzione e la valorizzazione del “Principe Rosso” Nuova sede, per aprire una nuova stagione e aumentare la disponibilità e la commercializzazione del Radicchio di Chioggia Igp. Il taglio del nastro, che ha anticipato l’ingresso del Consorzio di tutela del Radicchio di Chioggia Igp nei locali del Mercato Orticolo di Chioggia, è stato motivato da una chiara dichiarazione di intenti dal presidente Giuseppe Boscolo Palo sul proseguo dell’attività promozionale del celebre “Principe Rosso” ma soprattutto sull’obiettivo di implementarne la produzione e i prezzi per la vendita. Il nuovo domicilio, infatti, pone premesse fondamentali sulla via della risoluzione di alcune problematiche e sinergie che il Consorzio ha messo al centro dei propria azione nel prossimo immediato futuro. Oltre alla massiccia attività di divulgazione del prodotto tipico chioggiotto per eccellenza, impegnativa sia dal punto di vista finanziario che organizzativo perché il Radicchio di Chioggia Igp è stato protagonista di un fitto calendario di fiere internazionali, come Fruit Logistic a Berlino, e nazionali, quali Vinitaly, Macfrut di Cesena o il Fruit Innovation di Milano, e di un “battage” promozionale che ha accompagnato la divulgazione delle sue inimitabili qualità. Il primo obiettivo ora è quello di aumentarne le disponibilità dato

che i quantitativi prodotti e certificati di Radicchio di Chioggia Igp, sia pur incrementati fino al raddoppio negli ultimi due anni, rimangono ancora marginali rispetto alla potenzialità che il territorio dell’Igp può esprimere. “Chi produce Radicchio certificato - afferma il presidente Boscolo Palo - deve trovare una soddisfazione economica importante. Questa è la mission del Consorzio. Se c’è un prodotto che sul mercato può ambire a spuntare un prezzo favorevole questi è il nostro “Principe Rosso”, non certo il ge-

MERCATO ORTICOLO DI CHIOGGIA Località Brondolo CHIOGGIA (VE)


nerico radicchio tondo”. Secondo il presidente solo il dialogo quotidiano con i produttori può portare a questa consapevolezza, un dialogo che ora sarà più agevole perché qui all’Ortomercato la maggioranza degli ortolani si reca quotidianamente per il conferimento del il loro prodotto. L’altra opportunità che la nuova sede operativa rappresenta è il percorso sinergico che il Mercato Orticolo di Chioggia potrà condurre insieme a quello equivalente di Rosolina, secondo un modello già intrapreso dalle Camere di Commercio delle rispettive provincie, ora unite nella Camera Delta-Lagunare. Sinergia che oltre nella già consolidata valorizzazione del radicchio può trovare una nuova opportunità commerciale nella realizzazione di una “Borsa dei Radicchi Veneti”, dando quindi una risposta importante all’esigenza ormai evidente di rafforzare il legame con tutto il territorio di produzione, dalla Laguna al Delta del Po, per rispondere in modo appropriato alle nuove sfide del mercato globale. Un ringraziamento particolare il Presidente Giuseppe Boscolo Palo lo ha rivolto al neo assessore alle Attività Economiche e Produttive di Chioggia, Marco Dughiero, e al presidente della Coldiretti Veneziana e membro di giunta camerale, Jacopo Giraldo, per essersi dimostrati risolutivi nella determinazione della nuova sede operativa consci delle opportunità e delle prerogative che tale scelta comporta.

Il ristorante Il Tavernino di Chioggia, ambasciatore per un anno del Principe Rosso La prestigiosa gara ai fornelli, che ha visto protagonisti i migliori chef dell’area di produzione del Radicchio di Chioggia Igp e che poneva in palio l’importante onorificenza di diventare ambasciatore del “Principe Rosso” per un anno, ha avuto un vincitore. Il Gran Giurì, composto da giornalisti del settore agroalimentare e penne gourmet, ha deciso che nel novero dei dieci ristoranti che hanno preso parte alla competizione e nel tripudio di ingredienti, tutti eccellenti nell’accompagnare secondo originalità e gustosi pendant il Radicchio di Chioggia Igp, il trionfo spettasse al ristorante Il Tavernino di Chioggia, grazie alla sua “Crema di mais al radicchio con mazzancolle in saore di Radicchio di Chioggia Igp” che ha saputo coniugare alla tradizione alimentare del territorio le prerogative ittiche dell’Alto Adriatico avendo come “trait d’union” proprio il principesco Radicchio. Tutti al secondo posto gli altri chef che per qualità dei piatti e la straordinaria interpretazione del Radicchio di Chioggia Igp, ne hanno fornito pure nuove opportunità di impego in cucina.

★ Ristorantino Gastronomia Il Tavernino Crema di mais al radicchio con mazzancolle in saore di Radicchio di Chioggia Igp

★ Tenuta Civrana Agriturismo Risotto con Radicchio di Chioggia Igp, salsiccia e Gorgonzola

Sottomarina (VE), Viale Veneto 35 - Tel. 041 5500822 Cell. 338 2349577 - cristina@chioggiasottomarina.it

Pegolotte di Cona (VE), via Stazione, 10 - Cell. 347 2220023 Cell. 366 3522535 www.tenutacivrana.it - roberto@tenutacivrana.it

★ Ristorante Alberto Capo -Mano Amica Risotto con capesante e Radicchio di Chioggia Igp

★ Villa Momi’s Il re di Alaska e il principe di Chioggia

Chioggia (VE), Piazzetta Vigo 1340 Tel. 041 401721- Cell. 347 8661228 www.albertocapo.it - info@albertocapo.it

Cavarzere (VE), Località Santa Maria, 3 - Tel. 0426 311361 Cell. 392 3540002 - www.villamomis.it - info@villamomis.it

★ Ristorante Pizzeria Minerva Tagliolini con fasolari brasati al Radicchio di Chioggia Igp Sottomarina (VE), Lungomare Adriatico Nord - Tel. 041 4965367 Cell. 339.6684500 - www.ristorantepizzeriaminerva.it

★ Facecook Social Restaurant Pizza con Radicchio di Chioggia Igp e quaglie Sottomarina (VE), Lungomare Adriatico - Tel. 041.4764484 www.sottomarina.net/facecook - simonemaggio2001@gmail.com

★ Ristorante Pizzeria Medioevo da Raffaele Flan di Radicchio di Chioggia Igp con fonduta di formaggio e tartare di mazzancolle Rosolina (RO), Via Ca’ Diedo, 4 - Tel. 0426 337405 - Cell. 345 9807161 www.medioevodaraffaele.com - medioevodaraffaele@libero.it

★ Trattoria Veronese da Gian Coda di rospo con Radicchio di Chioggia Igp Cavarzere (VE), Località Valcerere Dolfina 45/A Tel. 0426 319037 - Cell. 320 5564007

★ Ristorante Zafferano Ravioli di pasta all’uovo con Radicchio di Chioggia Igp, fonduta di capesante e olio d’oliva al radicchio, sentore di limone Porto Viro (RO), via Gorghi, 46/C - Tel. 0426 633075 Cell. 349 4040247 - 348 8017759 www.zafferanoristorante.it - zafferanoristorante@tiscali.it

★ La Tavolozza Trattoria Trofie alla carbonara di Radicchio di Chioggia Igp Torreglia (PD), via Boschette 2 - Tel. 049 5211063 - 347 5944500 www. latavolozzatrattoria.com - latavolozzatrattoria@libero.it

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IL PANORAMA GASTRONOMICO di Mario Stramazzo

QUANDO UN GATTO VALE PIÙ DI UN LEONE,

il pesce fresco è assicurato

Il simbolo dell’indomito orgoglio cittadino è anche l’oggetto di una canzonatura che dura da secoli soprattutto da parte dei padovani, ma quanto i padovani sono grati a Chioggia lo dimostra la passione che hanno per il pesce

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on è raro che a qualche veneto, e con loro più di un padovano, capiti di parlare di “gatto” riferendosi al leone marciano che, dall’alto della sua colonna di piazzetta Vigo, da secoli continua a salutare i “foresti” giunti in città, alla fine del pittoresco Corso del Popolo di Chioggia. Molti, viste anche le reali fattezze del leone, lo fanno perché pensano di perpetuare uno scherno nei confronti dei generosi clodiensi da parte di avverse genti che non riuscirono mai a domare questa fiera popolazione, soprattutto ai tempi delle guerre medievali che segnarono la storia dell’entroterra della Serenissima. Altri ancora, invece, lo fanno per scimmiottare i primi. Credendo così, con questo gioco di rimpallo, di rinforzare una burla sbagliata e non certo onorevole per il popolo di una città di pescatori e ortolani che fu, di contro, fedele baluardo ed estrema risorsa per la stessa sopravvivenza della Serenissima Repubblica di Venezia e tutto il suo vasto entroterra che, appunto, ben largheggiava sopra Padova e il padovano. Ossia su quelle terre dove guarda caso, più che da altre parti, oggi si levano i sardonici apprezzamenti sulle fattezze marmoree del simbolo marciano. Una scultura di marmo che, unica in tutto il territorio del Nordest d’Italia dominato dai veneziani, rappresenta la Serenissima con una esclusiva e singolare veste iconografica. Contrariamente a tutti gli altri leoni collocati nelle città del Veneto, del Nordest d’Italia e anche oltre i confini al di là dell’Adriatico settentrionale, a testimoniare che erano città assoggettate con la pace o la forza alla Serenissima, e al potere di Venezia, il leone di Chioggia si presenta con la coda raccolta fra le gambe posteriori, il libro aperto fra le gambe anteriori ma con uno stiletto in bronzo nel mezzo che funge da segnalibro proprio sul cartiglio dedicato a San Marco. Una simbologia davvero unica visto che tutti gli altri leoni si presentavano e si presentano tutt’oggi o con la coda in mezzo alle gambe posteriori e il libro chiuso, segno


IL PANORAMA GASTRONOMICO che stazionano dietro i banchi per incettare l’ambito che quella città o paese era stato conquistato con la pesco fresco. Commercianti sopraffini, questi pesciforza delle armi, o con la coda svolazzante e il libro vendoli, che non solo consigliano e suggeriscono aperto fra le gambe anteriori ma non con lo stiletto di ma eviscerano, sfilettano e “curano” ogni varietà di bronzo, lasciando intendere che quella era un luogo pesce, rendendola pronta per il fuoco o cruda per il pacifico. Insomma una sostanziale rappresentazione palato. Un’operazione altrimenti iconografica che secondo autorevoli tesi sta a significare che Chioggia non conobbe mai impossibile da compiere in pochi Chioggia non conobbe mai né l’annessione incondizionata minuti per la stragrande maggiol’annessione con le armi né con a Venezia né con le armi né ranza dei mortali che guardano l’arte della diplomazia. Anzi, an- con l’arte della diplomazia. con stupore e meraviglia ciò che avviene nella grande pescheria che se giocoforza assoggettata, sotto gli sgargianti teli rossi che da secoli riparano godette e le fu sempre riconosciuta ampia autonomia e libertà d’azione. Oltre che per la produzione di dalla pioggia o dal sole questo microcosmo ittico e allo stesso tempo lo irrorano di una luce particolasale - Chioggia aveva una delle più rinomate saline re che rende ogni esposizione più viva. Una sorta di del nord Adriatico - soprattutto per quanto riguarda l’esercizio della pesca, del commercio del pesce, deltrucco che ha del levantino ma che in realtà sfrutta solo i naturali colori del giorno per mettere in bella la coltura dei pregiarti ortaggi e del relativo commerluce ogni sorta di pesce. Dai rombi ai branzini, dalcio. Insomma altro che riconoscimenti da gatto, come le gallinelle di mare alle seppie, dalle capesante alle fallano nel dire proprio i padovani, i vicentini o gli altri sarde, dal vitello di mare “foresti” che di quei prelibati ortaggi e di quel pesce alle orate e via discorsono più che ghiotti, dandone dimostrazione ad ogni rendo, inseguenfesta comandata. Quando, simili ad antiche orde di do quell’atlante invasori, calano sul centro della città del piccolo ma dei pesci che indomito leone (che per taglia ha davvero fattezze per ognuno di più prossime ad un gatto che ad un leone), per fare il queste specie itloro ingresso nel santa sanctorum delle specie ittiche tiche prevede sia dell’Adriatico. È qui, nella storica pescheria al minuindicata la proto, collocata al ridosso di un antico palazzo del Mille, venienza della che da irriverenti e irridenti “foresti” sono costretti a zona di cattura o lasciare fuori tutta la loro boriosa voglia di scherno e di pesca FAO. Queconfidare nella professionalità dei venditori di pesce

Commercianti sopraffini, questi pescivendoli di Chioggia, che non solo consigliano e suggeriscono ma eviscerano, sfilettano e “curano” ogni varietà di pesce, rendendola pronta per il fuoco o cruda per il palato

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IL PANORAMA GASTRONOMICO

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sto, anche per tutto il resto del pesce che non è mai stato pescato ma salpato dai grandi recinti dei grandi allevamenti intensivi e messo sulle casse. Sono etichette o cartellini che a parte i veterinari e i funzionari delle ASL, ben pochi sanno leggere per riconoscere dal numero attribuito ad ogni oceano o mare, qual è l’origine del pesce che si sta acquistando. Poche persone dunque, compresi i pescivendoli, a dispetto delle maggior parte del grande pubblico che invece ne ignora la sostanziale valenza. Un po’ come succede per quelli che scimmiottano le dicerie sul gatto o “su quei del gatto”. Alludendo alla pittoresca cittadina e ai “ciosoti”. Conosciuti per il radicchio rosso, ora IGP, la cipolla bianca, la zucca e, come s’è detto, per il pesce fresco e ovviamente il gatto che, amante del pesce fresco, come lo è ogni buon gatto non cresciuto a scatolame da grande distribuzione, forse non sfigurerebbe come consulente al momento dell’acquisto del pesce. Non tanto per la sua inesistente capacità

di lettura di sigle e indicazioni zone FAO quanto per il suo olfatto formato da circa 200 milioni di cellule olfattive, contro le nostre che sono solo 5 milioni, che favoriscono certo la percezione degli odori, anche quelli che per noi sono “inesistenti” e che per il gatto sono invece chiari e ben presenti, come se li vedesse. Insomma, per un buon acquisto di pesce, serve naso e olfatto e ovviamente gli occhi aperti perché la vista va sempre aguzzata insieme alla fiducia confidata al pescivendolo di turno: depositario unico, insieme al “al gatto”, della verità sulla freschezza del pesce che, tutti contenti, i foresti si portano a casa in quell’entroterra di contadini. Così i serenissimi uomini da mar, chioggiotti compresi, hanno sempre definito, e senza scherno alcuno, gli abitanti della campagne abituati, a loro dire, solo ai “pessigatti”. Ma su questa specie di pesce sono altre le storie che si possono raccontare e... le racconteremo.

È ormai assodato che seguire la stagionalità della produzione dei diversi prodotti alimentari, soprattutto per quel che riguarda il consumo di ortofrutta, non farebbe che bene all’ambiente, al palato e al portafoglio. Non tutti però includono in questa buona pratica stagionale le diverse specie ittiche che al di la dei pesci allevati, danno il loro meglio, in quantità e in qualità, quando è stagione. Ed proprio in questi mesi estivi, da fine giugno a metà settembre, che nel nostro Adriatico vengono pescati in maggior misura rispetto a tutte le altre specie le sogliole, i polpi, le seppie, le granseole e gli altri granchi, le alici, le sardine, le aguglie, i tonni, gli sgombri, le leccie, i lanzardi, le ricciole,

i cefali, i saraghi, le spigole, le orate, gli scampi le canocie o cicale di mare. Ottime quantità poi per le vongole veraci o le cozze. Insomma anche se l’estate non è proprio una delle stagioni più pescose, sui banchi della pescheria, in ogni caso si possono fare gustosi incontri . Tenendo però sempre presente che le varietà che fanno più bene al nostro organismo e all’ambiente, oltre che all’economia domestica, sono quelle che rientrano nelle specie appartenenti al cosiddetto pesce azzurro. Sula quale anche il gatto più esigente ha niente da dire. A PROPOSITO DI NASO Il pesce di buona qualità lo si riconosce appena entrati in una pescheria o in un mercato specifico, si deve sentire nell’aria un odore di salsedine, di iodio, di mare. Non avviene cosi raramente che, specie per i crostacei, per rallentare il processo di putrefazione si usi dell’ammoniaca ma, è davvero difficile (quasi impossibile) coprire o mascherare l’odore fortissimo che essa emana; quindi, se all’olfatto si registra un odore di questo tipo, è meglio cambiare pescheria.


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AL RISTORANTE LE STRIE

IL MENÙ D’ESTATE SI SPOSA CON IL MEDITERRANEO, MA LA CANTINA CONTINUA A PARLARE NOSTRANO Il rinomato ristorante di via Peschiera Vecchia di Este, propone piatti estivi, anche di pesce abbinati ai migliori vini e caffè mono origine. Per tutti i giovedì di luglio in piazza Trento con Este da Gustare. D’estate cambiamo abitudini: dormiamo meno, stiamo più fuori

coltivate nell’orto del ristorante, a metri zero, accompagnate da

casa, e cerchiamo anche piatti diversi, più leggeri, certo, ma con

etichette eccellenti dei nostri “monti” come il “Sirio” di Vignalta:

il cibo cerchiamo anche di assecondare quella voglia di evasione

moscato secco , erroneamente da molti ritenuto dolce e invece

che la stagione calda porta come una necessità. Al ristorante “Le

è il profumo più spiccato che i Colli Euganei possano esprimere

Strie” di via Pescheria Vecchia, ad Este, tutto questo è tenuto in debita considerazione e al nuovo menù preparato dalla cucina si accompagna il servizio di sala, dove il sapore dei piatti viene associato al giusto compendio enologico o alla

Piatti preparati con creatività e attenzione alle materie prime, puntualmente assecondati con il giusto compendio enologico o la perfetta assonanza con le birre artigianali

contrastato, però, da sentori al palato asprigni che creano sorpresa e sanno stare bene insieme ai pesci, anche quando sono mitili. E ancora il Bianco Colli della cantina Ca’ Lustra, un blend ottenuto con 7 uvaggi differenti, il Verdalba,

perfetta assonanza con le birre artigianali, sempre più richieste e

della cantina La Campagnola di Zovon di Vo’, che amabilmente

apprezzate tra i tavoli del rinomato ristorante. Ecco, quindi, che

nasce dalla giusta combinazione di uve serprina, pinot bianco e

a piatti ispirati al Mediterraneo fanno da pendant etichette di vini

Chardonnay. Vini di grande fattura e sempre di grande compagnia

rigorosamente collinari, annullando quelle distanze che in que-

per le specialità ittiche della casa, qui servite con una buona dose

sta stagione si possono misurare solo sulle carte geografiche.

di creatività, inventando piatti come: il “crudo di melone e menta

Dunque le proposte spaziano

con fiori di salmone”, il “duetto di aringa affumicata e fichi con

dalle “crudità di pesce” al

sarde in saor” o gli “spaghetti quadri”, preparati con pasta fresca

“Cous cous di mare”

e farina di grano arso, serviti con crema di limone, briciole di

che di esotico ha

pane al timo, arachidi e due alici fresche fritte. Piatti che a fine pa-

solo il nome,

sto richiedono dessert altrettanto creativi come il “semifreddo con

essendone

frutta della passione” o “Sbrisolona di canapa servita con crema

ingredienti

cotta e guarnizione di frutta e rhum”: autentici sapori d’estate che

principali

per tutti i giovedì di luglio, oltre che in ristorante, potranno essere

le cozze e

degustati in piazza Trento ad Este durante una cena sotto le stelle,

le vongole

accompagnata dalla migliore selezione di vini e da caffè mono

di Scardova-

origine provenienti dall’India, dalla Costarica, dall’Etiopia e dal

ri e le verdure

Sud America.

RISTORANTE LE STRIE - Via Pescheria Vecchia, 1 - 35042 ESTE (PD) Tel. 0429 94967 - ristorantelestrie@gmail.com - www.ristorantelestrie.it


CON I PIEDI SOTTO LA TAVOLA di Francesca Antonucci

Pesce “azzurro”: UN MARE DI BENE ALLA SALUTE, AL GUSTO E AL PORTAFOGLIO

In genere è piuttosto economico ma tuttavia è una gustosa fonte di proteine e grassi qualitativamente molto nobili. È un tipo di pesce molto ricco di omega-tre: grassi essenziali che proteggono cuore, vasi sanguigni e cervello riducendo il rischio di soffrire di malattie come l’Alzheimer, l’aterosclerosi e l’infarto. Il pesce azzurro è anche un’ottima fonte di sali minerali come calcio, fosforo, iodio ed selenio.

T

utti sanno che mangiare pesce fresco e “nostrano” fa bene? Io penso che sia così, tuttavia quando mi trovo davanti al banco del pesce ogni tanto mi viene qualche dubbio. Spesso indipendentemente dalla stagione, e da dove io mi trovi per fare la spesa, in esposizione c’è sempre ogni “ben di dio Nettuno”! La salute nel nostro piatto dipende, però, non solo dal “mangiare pesce” ma anche da “adattare le nostre richieste ai ritmi ed al tipo di mare”, una forma di rispetto che consente alla natura di darci il meglio di sé e di continuare a farlo. Di mare qui in Veneto ne abbiamo uno solo: l’Adriatico, ed è una vera fortuna perché è un mare molto pescoso, uno dei più fertili del Mediterraneo e ricco di numerose specie, soprattutto di quelle denominate genericamente “pesce azzurro”.

CHE COS’È IL PESCE AZZURRO? La denominazione “pesce azzurro” è il nome comune assegnato ad un gruppo di specie ittiche che è morfologicamente caratterizzata da una colorazione dorsale e ventrale blu scuro ed argento rispettivamente. Appartengono alla categoria del pesce azzurro: l’aguglia, l’alaccia, l’alice o acciuga, l’aringa la costardella, il cicerello, il lanzardo, la sardina, lo sgombro, lo spratto o papalina, il suro o sugherello. Tonno e salmone sono “pesce azzurro”? Di sicuro lo sono per colore, ma è anche vero che hanno una forma ed una dimensione ben diversa dai veri rappresentanti di categoria: tutti gli altri sono specie di piccola taglia ed hanno anche una caratteristica forma affusolata.

PER SALUTE E GUSTO MASSIMA RESA CON POCA SPESA! Il “pesce azzurro” è in genere piuttosto economico, perché è appunto abbondante nel nostro mare! Spendere il giusto e mangiare bene è senz’altro un valore. Tutto il “pesce azzurro” è una gustosa fonte di proteine e grassi qualitativamente molto nobili. È un tipo di pesce molto ricco di omega-tre: grassi essenziali che proteggono cuore, vasi sanguigni e cervello riducendo il rischio di soffrire di malattie come l’Alzheimer, l’aterosclerosi e l’infarto. Una porzione di almeno 150 g di pesce azzurro due o tre volte alla settimana soddisfa il fabbisogno minimo di grassi essenziali. Il pesce azzurro è anche un’ottima fonte di sali minerali come calcio, fosforo, iodio ed selenio.


CON I PIEDI SOTTO LA TAVOLA IL CALENDARIO DEL NOSTRO MARE Fare la spesa bene ed in modo oculato, secondo me, significa avere le idee chiare su cosa conviene scegliere in ogni stagione. In estate l’Adriatico veneto offre tra le sue varietà più abbondanti due comuni e saporiti rappresentanti di “pesce azzurro”: sarde e alici. In più, sebbene di azzurro non abbia davvero nulla, l’Adriatico offre alle nostre tavole la “gallinella”: è un pesce caratterizzato da carni morbide e delicate nel gusto, purtroppo però è molto spinosa e per questo motivo è apprezzata più come “pesce da zuppa”. Mangiare sano è un “arte”: cucinare bene il pesce è alla portata di “tutte le manualità”, da sempre, e fare una ricetta d’autore è più semplice di quel che sembra. Ecco due ricette dell’Artusi che tutti possiamo mettere in tavola e gratificarci con la soddisfazione di servire due ricette d’eccellenza!

Acciughe alla marinara Questo piccolo pesce dalla pelle turchiniccia e quasi argentata, conosciuto sulle spiagge dell’Adriatico col nome di sardone, differisce dalla sarda o sardella in quanto che questa è stiacciata, mentre l’acciuga è rotonda e di sapor più gentile. Ambedue le specie appartengono alla stessa famiglia, e quando son fresche, ordinariamente si mangiano fritte. Le acciughe però sono più appetitose in umido con un battutino d’aglio, prezzemolo, sale, pepe e olio; quando son quasi cotte si aggiunge un po’ d’acqua mista ad aceto. Nel testo originale l’Artusi non dice come fare nel dettaglio e dunque aggiungo le indicazioni che ho segnato come “nota” a questa ricetta: pulite le acciughe poi togliete la testa, tagliatele in due, togliete la lisca centrale quindi lavatele bene e mettetele in una padella. Conditele con olio e sale e aromi, aggiungete un po’ di aglio e prezzemolo tritati. Coprite la padella con un coperchio e cuocete a fuoco lento per 10 minuti.

Le sarde ripiene e fritte Per questo piatto ci vogliono sarde delle più grosse. Prendetene da 20 a 24 che tante bastano per la quantità del ripieno qui sotto descritto. Le sarde lavatele, togliete loro la testa, e con le dita sparatele dalla parte del buzzo (ventre) per estrarne la spina. Formate un composto con: • 30 g di midolla di pane (mollica) • 3 acciughe salate • 1 rosso d’uovo • mezzo spicchio d’aglio • un pizzico di regamo (origano) La midolla di pane inzuppatela nel latte e poi strizzatela. Le acciughe nettatele dalle scaglie e dalla spina, e poi tritate e mescolate ogni cosa insieme servendovi per ultimo della lama di un coltello per ridurre il composto ben fine. Spalmate con esso le sarde e richiudetele; indi tuffatele ad una ad una nell’uovo, dopo averla sbattuta, avvolgetele nel pangrattato, friggetele nell’olio, salatele alquanto e servitele con spicchi di limone. Lungi da me correggere il famoso Pellegrino Artusi, tuttavia mi è indispensabile sottolineare che è meglio evitare di “salare alquanto”. Proteggerci dal rischio di soffrire di ipertensione significa ricordarsi di ridurre in tutte le ricette l’uso del sale.

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ARTERRA di Loredana Pavanello

La luce del Gotico

DALLA CITTÀ SERENISSIMA ALLE PENDICI DEI COLLI L’architettura di Venezia è integralmente concepita in funzione della luce, continuamente riflessa e moltiplicata dalle sue infinite vie d’acqua e dalla densa atmosfera che la rende semplicemente unica. Uno stile scintillante che funziona anche lontano dal mare o lo scintillio delle onde 50


ARTERRA

Ca’ d’Oro

C

Trecento una grande diffusione nella città lagunare, ittà anti-classica per eccellenza, Venezia, è insia per l’edilizia sacra, con le splendide, monumentegralmente concepita in funzione della luce, tali basiliche dei Frari e dei Santi Giovanni e Paolo, continuamente riflessa e moltiplicata dalma anche della più appartata Madonna dell’Orto, sia le sue infinite vie d’acqua, in armonia con la densa per l’edilizia profana di case e palazzi. Finestre ornaatmosfera che da sempre ne affascina i visitatori. Il te, archi ogivali, vetrate policrome si fanno linguaggio profilo multiforme della città, del tutto priva di rassidiffuso, lingua comune che si affida all’eloquenza riccuranti tratti regolari e forme pacatamente concluse, chissima delle eleganti polifore della Ca’ d’Oro, oppuè segnato da una pluralità di stili architettonici, assai re alla magnificenza di Ca’ Foscari, parete aperta sul ricca e varia, ma sempre legata a un ideale filo conCanal Grande per accreduttore di leggerezza e Il Gotico è la lingua architettonica del scere il prestigio del doge luminosità. Fra i diversi lintrionfo di Venezia, quella che riveste Francesco Foscari, che ne guaggi parlati dai magnifici affidò la costruzione all’amonumenti che la connole chiese e i palazzi più importanti, tano - da quello arcaico, che abbellisce la città rivestendola di bile scultore e architetto bizantino della Basilica di marmi e di vetrate, che si diffonde nel Bartolomeo Bon. Il Gotico è la lingua archiSan Marco, a quello classimomento di massimo splendore tettonica del trionfo di Vecista delle chiese palladianezia, quella che riveste le chiese e i palazzi più imne e degli interventi sansoviniani, quali la Loggetta e portanti, che abbellisce la città rivestendola di marmi la Biblioteca Marciana, fino al morbido barocco del e di vetrate, che si diffonde nel momento di massiLonghena alla Salute - a prendere una forma davvero mo splendore della Repubblica Serenissima, quando peculiare è certamente lo stile gotico, che nella sinai domini d’oltremare, non ancora assottigliati dalla golare fisionomia “rovesciata” di Palazzo Ducale, con pressione turca, si aggiunge, pezzo dopo pezzo la parte piena sopra, e quella leggera del porticato lo stato da tera, che tra Trecento e Quattrocento si sotto, costituisce forse il documento più rappresenespande fino dominare Padova, Vicenza, Verona, il tativo del gotico veneziano. Qui a Venezia il gotico non si impone, come quello che si afferma in Francia Friuli e larghi tratti di Lombardia. Proprio per questo motivo possiamo vedere anche e Germania, per la schiacciante verticalità delle sue nei nostri territori un riflesso dello splendore del gocattedrali, vere e proprie piramidi di luce, ma prefetico veneziano, portato con sè dalle famiglie patrizie risce assumere toni più concilianti e circolari, facenche si riversano in terraferma dove si assicurano ampi do in modo che la luce non “cada” semplicemente terreni coltivabili e costruiscono o adattano dimore dall’alto, ma avvolga dolcemente tutte le superfici, in degne del loro rango e del loro gusto artistico. Fra un continuo contrasto chiroscurale. i numerosi esempi di questo processo nel territorio Questa peculiare declinazione dello stile conobbe nel

Ca’ Foscari

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ARTERRA delle “Basse” è il Castello di Monselice. L’edificio nacque originarimente come strumento puramente difensivo, una casa fortificata sorta poco dopo l’anno Mille e capace di dominare la pianura circostante dall’alto della Rocca di Monselice, città che in quegli anni rivestiva un importante ruolo strategico e amministrativo nel Nord Italia. Con il passare degli anni la struttura fu più volte ingrandita, in particolare da Ezzelino III da Romano, che la rese una delle fortezze principali del suo dominio sulla Marca, usandola in particolare come luogo di guardia contro i suoi nemici estensi. Dopo gli anni del dominio carrarese, definitivamente crollato nel 1405 ad opera dei veneziani, il Castello fu acquistato dalla famiglia patrizia dei Marcello, che si vantavano di discendere da un’antica gens romana e adattarono l’edificio perchè potesse definitivamente passare da un uso militare a complesso residenziale per la villeggiatura estiva, ruolo che rimase inalterato fino all’Ottocento. La fine della Repubblica veneziana e il dominio napoleonico segnarono un brutto momento per le famiglie patrizie, costringendo i Marcello ad abbandonare numerose proprietà, fra cui il

A Venezia il gotico non si impone per la schiacciante verticalità, ma preferisce assumere toni più concilianti e circolari, facendo in modo che la luce non “cada” semplicemente dall’alto, ma avvolga dolcemente tutte le superfici Castello, che passò a diverse famiglie monselicensi senza mai trovare un proprietario che vi dedicasse la cura necessaria. Anzi, durante la Prima Guerra Mondiale il Regio Esercito si insediò nella struttura, ripristinandone momentaneamente le funzioni militari e soprattutto asportandone tutto quanto avesse un valore economico. Fu così che nel 1935 Vittorio Cini ereditò una dimora vuota e abbandonata e passò diversi anni alla ricerca di arredi che potessero adattarsi alla struttura: aveva deciso di riportare il Castello all’antico splendore. È grazie a questi interventi che ora è possibile visitare il monumento - passato nel 1981 in proprietà della Regione Veneto - sia per quanto riguarda le stanze interne, che per le diverse collezioni musealizzate che ospita, collegate ad altre strutture di proprietà della Regione in un ampio polo museale. Naturalmente, è la parte del Castello ancora denominata Ca’ Marcello, quella che più interessa il nostro discorso sul gotico veneziano in Terraferma. Si tratta

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Castello di Monselice: Il Castello nacque originarimente come strumento puramente difensivo, una casa fortificata sorta poco dopo l’anno Mille e capace di dominare la pianura circostante dall’alto della Rocca di Monselice. Con il passare degli anni la struttura fu più volte ingrandita, in particolare da Ezzelino III da Romano, che la rese una delle fortezze principali del suo dominio sulla Marca, usandola in particolare come luogo di guardia contro i suoi nemici estensi. Dopo gli anni del dominio carrarese, definitivamente crollato nel 1405 ad opera dei veneziani, il Castello fu acquistato dalla famiglia patrizia dei Marcello e adattato a complesso residenziale per la villeggiatura estiva, ruolo che rimase inalterato fino all’Ottocento. Con la fine della Repubblica veneziana il castello passò a diverse famiglie monselicensi fino al 1935 quando venne ereditato da Vittorio Cini, il Conte di Monselice

del corpo di fabbrica costruito agli inizi del XV secolo, che riveste la posizione centrale del complesso. La facciata è caratterizzata da un’elegante trifora gotica che fornisce slancio all’intera composizione e la connota in quello stile veneziano che segnava l’arrivo dei nuovi proprietari, i quali però furono anche attenti a mantenere una continuità architettonica con il passato dotando la propria casa di merli ghibellini esattemente uguali a quelli della Torre Ezzeliniana adiacente. Interessante è anche il cosiddetto cortile veneziano, realizzato nel Seicento per ospitare rappresentazioni teatrali e concerti, singolare reinterpretazione di un campiello veneziano traslato in Terraferma. In questa maniera il Castello si presenta come la perfetta coniugazione tra la solida tradizione di Terraferma e la leggerezza che caratterizzava l’architettura veneziana, pensata per innalzarsi sopra le acque.


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TENUTA CIVRANA

QUELLA CALDA ESTATE

alla Tenuta Civrana

Con l’arrivo della bella stagione serate all’insegna dello sport, del divertimento e della cultura Alla Tenuta Civrana l’offerta si fa decisamente estiva. Sì perché non stiamo parlando solo di un’azienda agricola, dove orticole e frutta di stagione vengono prodotte con metodi che garantiscono qualità e rispetto per l’ambiente, ma di un luogo dove natura e relax hanno un peso decisamente rilevante. E se per tutto l’anno le ormai celebrate pietanze che escono dalle cucine dell’agriturismo o la possibilità di scampagnate, tra laghetti e torrette attrezzate per il birdwatching, giustificano da sole il motivo di una visita, con l’arrivo della stagione calda le opportunità vanno a braccetto e con la voglia di star fuori di casa e di divertimento. Spazio dunque allo sport, grazie ai campetti per calcio e per il beach-volley che possono essere prenotati da chiunque per trascorrere qualche ora di puro divertimento e concludere la giornata con una bella doccia e magari con una tranquilla cenetta in agriturismo con gli amici di sempre. Per i più romantici o per gli amanti dell’astronomia i dopocena, invece, potranno essere trascorsi avvolti nelle frescure delle notti estive sotto un cielo trapunto di stelle. A partire dal 1° agosto, e per tutti i venerdì successivi, infatti, il telescopio del Gruppo astrofilo “Margherita Hack” di Cona e la voce narrante di Andrea Boscolo saranno a disposizione per raggiungere le distanze cosmiche e vivere da vicino il fascino degli astri. Al dolce trasporto delle serate estive non poteva mancare la musica e quella che il primo agosto riempirà di magica atmosfera i larghi spazi della Tenuta Civrana, porterà la firma della Serafin Youth Symphony Orchestra diretta dal Maestro Renzo Banzato. Si tratta della prima edizione del concerto, realizzato con la collaborazione dell’Associazione culturale Arte in Corte, dedicato alle colonne sonore che hanno reso famose le pellicole del cinema internazionale. Per trovare un posto in platea è obbligatorio prenotare.

1 AGOSTO Concerto Serafin Youth Symphony Orchestra “Musica sotto le stelle, colonne sonore tratte dai film del cinema internazionale”

D AL 1 AGOSTO Spazio permanente curato dal Gruppo astrofilo “Margherita Hack” di Cona per le osservazioni notturne del cielo aperte al pubblico

22 AGOSTO TORNEO di beach-volley Survivor, categorie 2x2 misto e 4x4 misto

Pegolotte di Cona (VE), Via della Stazione 10 • Tel. 333 6662584 • Agriturismo 347 2220023 info@tenutacivrana.it • www.tenutacivrana.it


STORIA E DINTORNI di Francesco Selmin

Grande Guerra, tra propaganda e disfattismo La popolazione delle campagne della Bassa Padovana ebbe fin da prima dell’intervento un atteggiamento ostile nei confronti del conflitto. Dopo Caporetto le autorità locali decisero che era arrivato il tempo di una massiccia azione propagandistica soprattutto per contrastare il disfattismo. A tale scopo vennero coinvolti medici, maestri, parroci, ma non sempre con gli effetti desiderati

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ià prima di Caporetto il prefetto di Padova in gato non maggiore intensità fu la scuola. Emblematirelazione all’atteggiamento della popolazioca appare l’esperienza del ginnasio comunale di Este ne verso la guerra aveva segnalato l’abissale dove il direttore affidò ad alcuni insegnanti il compito differenza tra le campagne da una parte e la citta e di tenere cicli di conferenze di propaganda patriottii maggiori centri della guerra. Per il prefetto la sorca. Il professor Ugo Lazzarini, ad esempio, ebbe l’inda ostilità delle campagne trovava una spiegazione carico di tenere un corso di lezioni sulla guerra. Ananell’inadeguata azione propagandistica svolta dalle lizzando le tracce delle lezioni annotate nei suoi diari, varie autorità. Era dunque necessario, a suo parere, si evince che per l’anziano docente la crisi del fronrafforzare l’apparato propagante interno era profondissima, distico e adeguarne l’azione specialmente nel mondo rurale Tra le popolazioni delle alla mentalità contadina. Come dove, a suo giudizio, erano difnostre campagne era diffusa fuse prevalentemente due opiprotagonisti di questo impegno l’idea che la Grande Guerra nioni: “1° che la guerra l’abbiano gli sembravano particolarmenl’avessero voluta i signori te idonei i medici, i maestri, i voluta i signori, perché andasse parroci “mentre esplicano il ammazzata la povera gente, per decimare il numero loro mandato di assistenza e troppo numerosa; 2° che l’abdella povera gente, troppo diffusione di cultura e educabiano voluta i signori, per trarnumerosa zione”. re da essa grandi profitti”. Era Dopo la disfatta di Caporetto l’esigenza di rilanciare dunque importante che le lezioni destinate agli stue aggiornare la propaganda, allo scopo di rafforzare denti delle cinque classi ginnasiali mirassero a conla resistenza civile, si fece ancora più pressante. Uno futare quelle idee. A differenza del prefetto e di altre dei luoghi in cui lo sforzo propagandistico fu dispieautorità, che avevano escluso l’azione di sobillatori,

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STORIA E DINTORNI servizio di scrittura per analfabeti “mercé la prestaLazzarini metteva sotto accusa una “propaganda subzione di cittadini distinti sotto il vincolo d’onore del dola e malvagia, specialmente tra i contadini di questi segreto”; 3) servizio informazioni e verifica degli indipaesi”, senza pero fornire elementi per identificarne rizzi; 4) distribuzione gratuita di buste affrancate alle gli artefici. A Montagnana una sistematica azione di famiglie povere; 5) stesura di lettere di auguri, di sasostegno delle ragioni della guerra fu svolta, fin dal luti e soprattutto di informazione per dire al soldato, 1915, dal “Circolo di coltura e svago”, che era nato nel usando un linguaggio accessibile, facilmente interdicembre 1914 su sollecitazione della sezione socialipretabile, “tutto quanto riguarda la città e l’andamensta cittadina, ma che si era proclamato cultore di “una to della campagna”, cosicché possa sentire vicina la neutralità rispettosa di tutte le correnti del pensiero sua piccola patria. Qualche anno dopo la fine della religioso come politico”. guerra Stanislao Carazzolo scriverà che tutto l’insieTre le principali iniziative promosse dal Circolo: Il rime di queste attività era stato indirizzato “a infondere tratto del caduto; La lettura per soldati feriti; La letla serena comprensione del grande gesto” e a “far tera del soldato o Scriviamo al soldato. La prima opera di reazione al disfattismo”. consisteva nel far eseguire l’ingrandimento “quasi al Una reazione molto più severa al disfattismo si ebbe naturale” dei montagnanesi caduti in guerra per doda parte delle autorità militari e di quella giudiziaria, narli alle rispettive famiglie. La lettura per soldati feriti come attestano i due esempi seguenti. si prefiggeva di offrire opportunità di lettura ai soldaA Montagnana, nella primavera del ‘18, fu arrestato ti ricoverati nei due ospedali militari di Montagnana un contadino accusato di aver pronunciato in osteria (quello italiano e quello inglese). Per raggiungere tale le seguenti frasi: “Il soldato italiano e mal retribuito scopo, il Circolo riuscì ad ottenere l’invio gratuito di e molto trascurato da parte degli ufficiali i quali pen98 quotidiani italiani, 13 riviste, sei copie del “Daily sano solamente ad andarsene a Telegraf” e una rivista francese. zonzo coi cagnolini e a divertirsi La lettera del soldato o Scri“Il soldato italiano e mal con le donne... La guerra finirà viamo al soldato consisteva retribuito e molto trascurato solo quando i nostri ufficiali sanell’apertura del Circolo tutte le ranno costretti a camminare domeniche a tutte le persone, da parte degli ufficiali scalzi. Io mi vergogno di essere anche non soci, che desiderai quali pensano solamente italiano e sarò contento se l’Itavano scrivere ai soldati. Ideata ad andarsene a zonzo lia venisse occupata”. da Stanislao Carazzolo, l’iniziacoi cagnolini e a divertirsi Ben più clamoroso fu l’arresto tiva aveva preso il via già nel con le donne... La guerra dell’arciprete di Este Antonio dicembre 1915. finirà solo quando i nostri Dalla Valle. Il prelato era finito I servizi disponibili nei locali ufficiali saranno costretti nel mirino delle autorità politidel Circolo erano: 1) Servizio di a camminare scalzi. Io mi che e militari già nell’agosto 1917, cancelleria, sedie e tavolo; 2)

vergogno di essere italiano e sarò contento se l’Italia venisse occupata”

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STORIA E DINTORNI invaso le nostre venerande contrade”. L’esordio e inquando aveva fatto distribuire ai dubbiamente patriottico, ma e subito seguito da una fedeli che uscivano dal Duomo nupostilla maliziosa dove si precisa che “il giorno in cui merose copie della Nota di papa il Governo Italiano dichiarava solennemente di non Benedetto XV, in cui la guerra era poter accettare l’offerta del Papa, il nemico sfondò bollata come una “inutile strage”. la frontiera”. E la malizia ricompare in un altro passo: Per quella iniziativa l’arciprete era “E una circostanza che i soldati pure rilevarono e ristato condannato dal pretore ad levano a malincuore, avendo sempre ritenuto che il un’ammenda, non avendo richiemomento propizio per intavolare trattative di pace sasto l’autorizzazione prescritta. rebbe stato precisamente quello indicato dal Papa”. Domenica 3 febbraio 1918 due Fu questo tipo di ambiguità a permettere ai cattolici carabinieri camuffati da soldati di di tenere insieme Antonio Dalla Valle, l’arciprete paciartiglieria si recarono in Duomo fista di Este, Pietro Tono, comproprietario e manager per ascoltare l’omelia di monsidelle Officine Estensi, la piu importante industria belgnor Dalla Valle e annotare le sue Papa Benedetto XV parole. L’arciprete, come avevano lica della Bassa, e il capitano Guido Negri, esponente del piu intransigente cattolicesiprevisto le mo estense che nel 1911 aveva autorità, parlò della guerra sofAh sì, fedeli! esaltato la conquista della Libia fermandosi sulle drammatiche E troppo vero la guerra come “impresa santa e giusta” e conseguenze causate dal suo ci ha dato sempre peste, nel 1915 aveva manifestato una protrarsi. fame e immoralità e quindi piena adesione all’intervento itaQueste le sue parole nella traprepariamoci a soffrire liano nella guerra. scrizione dei carabinieri: “Noi peste, fame e immoralità Nel mutato clima politico degli dobbiamo prepararci a passare anni del fascismo Guido Negri, e a sopportare dei sacrifici: e ancaduto per mano austriaca nel 1916 mentre guidava che la fame - questa terribile sciagura. Ah sì, fedeli! E un assalto al Monte Colombara e ribattezzato il “catroppo vero la guerra ci ha dato sempre peste, fame pitano santo”, diventerà una di quelle figure che i cate immoralità e quindi prepariamoci a soffrire peste, tolici cavalcheranno per appropriarsi del mito della fame e immoralità (dando sempre più forza al discorGrande Guerra. so), peste, fame e immoralità. Io non ho mai gridato vogliamo la guerra, ho lasciato sempre fare a quegli uomini, che ne sanno più di me; ma ora posso dirvi, che se la Francia non cede, se l’Italia non cede o l’Inghilterra, avremo fame, peste e immoralità. Il giorno dopo don Dalla Valle fu arrestato per ordine del procuratore del re con l’imputazione di disfattismo, per aver proferito frasi “atte a deprimere lo spirito pubblico e a diminuire la resistenza del paese”. La detenzione dell’arciprete durò pochi giorni. Il processo fu celebrato a Este in marzo e si concluse con l’assoluzione, confermata poi anche nel giudizio di secondo grado. La vicenda di Dalla Valle rappresentò un caso limite. In generale i parroci della Bassa si guardarono bene dall’assumere atteggiamenti disfattisti, anche se in non pochi casi l’ambiguità e ben presente nei loro comportamenti. Significative a tal proposito le parole pronunciate dall’arciprete di Monselice il 16 dicembre 1917: “Il Gruppo Parrocchiale di Monselice fa Articolo tratto dall’Atlante storico voti che l’Esercito come ha incominciato da qualche della Bassa Padovana, settimana si ricostituisca completamente e, ritrovanil Novecento edito da Cierre do se stesso, faccia argine agli stranieri che hanno

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DELEGAZIONE FAI SCUOLA, la promozione del territorio parte dai più giovani

Un nutrito gruppo di volontari lavora con studenti e docenti delle scuole padovane proponendo iniziative culturali e formative che integrano lo studio in classe su tematiche storiche, artistiche e naturalistiche, offrendo strumenti didattici innovativi e interdisciplinari La delegazione Fai di Padova è formata da un gruppo di volontari che dedica il tempo libero alla diffusione dei valori della Fondazione, attraverso azioni concrete finalizzate alla conoscenza e alla salvaguardia dei beni artistici, naturali e culturali della città di Padova e della sua provincia. All’interno della Delegazione, un nutrito gruppo di volontari, proveniente per lo più dal mondo della scuola (ex insegnanti), si è specializzato a lavorare con studenti e docenti delle scuole padovane, nella profonda consapevolezza che l’opera educativa debba esser rivolta innanzitutto alle giovani generazioni. Propongono alle scuole iniziative culturali e formative che integrano lo studio in classe su tematiche storiche, artistiche e naturalistiche, offrendo strumenti didattici innovativi e interdisciplinari. Le esperienze didattiche e formative che maggiormente concretizzano gli obiettivi del Fai scuola convergono nel progetto degli ‘Apprendisti Ciceroni’ che si realizza in due eventi annuali: le Giornate Fai di primavera e Le mattinate Fai per le scuole. Il progetto degli “Apprendisti Ciceroni” è un percorso didattico di studio dentro e fuori l’aula secondo una metodologia messa a punto dal FAI in tanti anni di lavoro con le scuole, ma che ogni anno si concretizza nei luoghi e nelle scuole della nostra città secondo modalità nuove e proposte creative diverse. Grazie alla collaborazione dei volontari FAI scuola, gli studenti hanno l’occasione di studiare un bene artistico o naturale della città o della provincia, poco conosciuto, e di illustrarlo come giovani guide successivamente al pubblico che durante le Giornate di primavera affluisce numeroso. Anche quest’anno è stato un successo. Cinque i siti aperti durante le giornate di primavera (21 e 22 marzo) che gli studenti di 8 licei e di 2 scuole secondarie di primo grado (per un totale di 378 Ciceroni), hanno presentato al pubblico: Palazzo Giusti di via S. Francesco, Villa Giusti Del Giardino, Villa Neroniana di Montegrotto, Terme e Teatro di Via degli Scavi di Mon-

tegrotto, l’Idrovora di Codevigo. Ben 5.508 i visitatori che hanno potuto usufruire non solo delle spiegazioni, ma anche godere della musica qualificata di alcuni Ciceroni che a Palazzo Giusti hanno suonato il pianoforte a coda del Salone, i violini, i flauti e le chitarre. Le mattinate Fai per le scuole rappresentano il secondo progetto. Gli apprendisti Ciceroni, a novembre, sono coinvolti a guidare classi di studenti grandi e piccoli alla scoperta dei percorsi artistici già sperimentati durante le Giornate di Primavera. I giovani Ciceroni trovano così un’ulteriore opportunità di attivare le competenze culturali e comunicative acquisite e di svolgere un’attività gratificante di scambio educativo tra pari. Un solo esempio per tutti: a novembre 2014 una cinquantina di Ciceroni dell’Istituto Scalcerle ha presentato a13 classi di visitatori (elementari, medie e superiori) i luoghi del quotidiano dei monaci Benedettini di S.Giustina, come il refettorio, la sacrestia, la biblioteca. Per i più piccoli è stata anche organizzata una sorta di caccia al tesoro, sono stati proposti semplici quiz sul monastero e disegni sull’Abbazia. Testi e disegni elaborati dai bambini sono poi confluiti in un video: “l’Abbazia vista dai bambini”. Ma molte altre sono le iniziative collaterali che i volontari del FAI scuola organizzano nel corso dell’anno. È stato avviato un rapporto di collaborazione con l’Università di Padova, offrendo a giovani universitari del corso di laurea in Progettazione e gestione del turismo culturale l’opportunità di effettuare degli stage presso il Fai. Il Fai Scuola organizza inoltre incontri con docenti e dirigenti delle scuole del Veneto, offre gli spazi per eventi musicali di studenti musicisti, collabora con Villa dei Vescovi di Luvigliano (un magnifico bene del Fai) su progetti comuni. Sinergia e coesione, dunque, nel perseguire gli stessi obiettivi. Delegazione scuola del Fai di Padova

Orari di apertura da Aprile a Ottobre: da mercoledì a sabato dalle ore 10 alle 18; Domenica dalle ore 10 alle 19. Nei giorni di lunedì e martedì, esclusi i festivi, la Villa è chiusa. Per ulteriori informazioni: Villa dei Vescovi: 049 9930473 - faivescovi@fondoambiente.it Per maggiori informazioni sul FAI: www.fondoambiente.it


Centro Sportivo

“Le Tre Piume”

TUTTO PRONTO PER I MONDIALI DI SHOTGUN, PARTITO IL COUNTDOWN PER IL GRANDE EVENTO SPORTIVO AL CENTRO “LE TRE PIUME” Il 6 settembre il corteo degli atleti delle diverse nazioni sfilerà per il centro di Monselice. Dal 7 al 20 settembre: 14 giorni di competizioni che porteranno all’incoronazione del campione del mondo 2015 della disciplina Archiviate le prime date dell’attività primaverile, la stagione agonistica al Centro Sportivo “Le tre Piume”, di via Costanze ad Agna, entra nel vivo del calendario dedicato agli sport con le armi. E se il buon giorno si vede dal mattino, le competizioni svolte in questo primo scorcio di stagione valgono come presagio di quello che sarà il proseguo dell’estate per gli amanti del tiro al volo e non solo. Alla fine di giugno, infatti, si è tenuto il “battesimo del fuoco” per gli stage con le linee L’atleta azzurro Roberto Vezzoli, del tiro lungo, fresche di inaugurazione. già iridato nel 2013 e tra i sicuri In pedana sono scesi i migliori atleti del protagonisti per l’assegnazione del titolo mondiale di quest’anno Nord Est misurandosi su prove con fucili ex ordinanza, da caccia e sportive. Sono arrivati in 350 per provare le nuove linee dedicate a chi ama sparare su bersagli posti a grande distanza. Altra iniziativa che è valsa come prova generale del Campionato Mondiale di Shotgun, che si terrà qui dal 7 al 20 settembre, è stata archiviata con un clamoroso successo di iscritti: 180 posti liberi, tutti esauriti dagli atleti in un battibaleno. Anche

l’ormai consolidata gara dedicata all’Indipendence Day, disputatasi ai primi di luglio con pistoleri in costume e ambientazioni da Old West, è stata il consueto bagno di folla, tanta gente anche tra il pubblico, richiamato dall’originalità dell’iniziativa portata da questi spettacolari atleti che in via Costanze si sentono ormai di casa, tanto che la richiesta di usare Le tre Piume come luogo dei duelli parte proprio da loro. Ma per gli amanti delle discipline tradizionali, proprio il mese di luglio porterà le date più interessanti, con l’assegnazione di trofei che “pesano” nel mondo dei piattelli. A metà mese sarà una prova di Skeet con munizioni di piccolo calibro a tenere banco, mentre il 26-26 luglio in pedana scenderanno gli atleti della Fossa Universale per giocarsi il gradino più alto del podio del Campionato Italiano della disciplina. In lizza, ovviamente, i migliori atleti compreso il gruppo della Nazionale. Il 2 agosto, invece, sarà un giorno di festa dedicato alla famiglia, grazie al Beretta Family Day, che qui alle Tre Piume troverà a disposizione istruttori e piazzole per prendere confidenza con il mondo delle armi sportive. La Beretta Armi quest’anno sarà protagonista anche dell’XI “Trofeo Città della Speranza”: l’idea nata dalla volontà

CENTRO SPORTIVO “LE TRE PIUME” via Costanze, 8 - 35021 Agna (PD)


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di Giovanni e Mario Carli, gestori degli impianti, per raccogliere risorse da mettere a disposizione della ricerca sulle malattie oncologiche infantili, ha trovato nel grande marchio internazionale lo sponsor più importante dell’iniziativa. Per ricordare quanto questa manifestazione sia significativa in termini di beneficienza, va ricordato che lo scorso anno all’associazione Città della Speranza sono stati devoluti quasi 7.500 euro. Con l’assegnazione del prezioso trofeo, che ogni anno viene offerto dalla prestigiosa vetreria Badioli di Murano, si chiuderà questa parte della stagione, in quanto dal 18 agosto la struttura di via Costanze verrà chiusa affinchè tutto sia pronto per i Mondiali di Shotgun, uno Il Trofeo Città della Speranza XI edizione, degli appuntamenti il prezioso premio ogni anno viene offerto dalla Vetreria Badioli di Murano sportivi più importanti che si disputeranno in Italia quest’anno. Il via ufficiale della competizione si terrà il prossimo 6 settembre con gli atleti delle varie nazioni che sfileranno sotto le rispettive bandiere per le i centro di Monselice, mentre dal giorno dopo inizieranno le competizioni che si protrarranno fino al 20 settembre portando all’incoronazione del campione del mondo della specialità e ci auguriamo che Roberto Vezzoli, già iridato nel 2013, possa essere nel novero dei protagonisti dell’edizione targata “Le Tre Piume”.

Tutti i Campi a disposizione • 8 CAMPI DA TIRO AL VOLO • nel quale ci si può esercitare in discipline olimpiche come la “fossa”, lo “skeet” e il “double trap” oppure le non olimpiche come la fossa universale, il compact sporting o il trap americano e percorso caccia • 15 STAGE PER IL TIRO CON LA PISTOLA • sia statico che in movimento • PIAZZOLE E BERSAGLI • per il tiro con l’arco • LINEE PER IL TIRO AD AVANCARICA • con vecchi fucili dell’Ottocento • 23.000 m2 ATTREZZATI PER IL SOFT-AIR • È stato inaugurato quest’anno il campo con 16 LINEE PER IL TIRO LUNGO, tiro con la carabina a canna rigata da 100 a 200 metri, pensata per gli appassionati delle armi ex ordinanza o per i cacciatori di ungulati. Si tratta di una delle poche strutture di questo tipo presenti in zona.

Orari

ORARI TIRO A VOLO dal mercoledì alla domenica dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00 mercoledi sera fino alle 23.00

Il gruppo Tecnocasa Nord-Est al Centro Le Tre Piume: una giornata di training su concentrazione e obbiettivi che oltre ad essere indispensabili per il tiro al volo diventano importanti anche nell’attività professionale e nel mondo del lavoro

ORARI TIRO CON ARMI RIGATE mercoledì pomeriggio dalle 14.30 alle 19.00 sabato e domenica dalle 8.30 alle 12.30 e 14.30 alle 19.00

Tutto quello che c’è da sapere del Centro Sportivo “Le Tre Piume”

Definire il centro sportivo “Le tre piume” un poligono, oppure un centro di “tiro sportivo” è molto riduttivo. L’attività che viene svolta in via Costanze ad Agna, infatti, è ben più articolata e coniuga allo sport anche un servizio di ospitalità, con un ristorante che sforna piatti vini della tradizione locale, e un’area riposo dotata di piscina, che estende il piacere di una giornata all’aria aperta anche ai famigliari dei tiratori. Una piccola oasi verde dotata di ogni comfort, infatti, può essere lo svago perfetto per chi alle sagome o ai piattelli ama il relax di una giornata nella natura. Insomma, è il posto giusto in cui passare le domeniche è ovviamente per chi ama lo sport con le “armi” è un vero e proprio parco divertimenti. Non mancano le attività agonistiche con allenamenti e corsi, seguiti da Giovanni e Mario, per imparare l’antica arte balistica.

Tel. 049 9515388 - Fax 049 9519308 - info@letrepiume.it - www.letrepiume.it


AMICI CON LE ALI di Aldo Tonelli

Gabbiani: MA QUALI? Sono tre le specie più comuni che vivono nelle nostre zone costiere: il Gabbiano reale, il Gabbiano comune e il Gabbiano corallino. Divergono tra loro per dimensioni, colore del piumaggio e del becco

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na bella passeggiata lungo la battigia delle nostre spiagge, in qualunque stagione, ci porterà a degli incontri ravvicinati con i gabbiani: ma sappiamo riconoscere di quale specie sono? Infatti si parla di gabbiano in senso generale mentre sono diverse le specie che potremmo osservare. In quest’articolo descriveremo tre delle specie più comuni che frequentano sia il nostro mare che l’entroterra, anche a diversi chilometri dalle coste. Il più grande dei tre è il Gabbiano reale, detto in dialetto Magoga l’adulto e Bao il giovane. I gabbiani impiegano un po’ di tempo a raggiungere la maturità e dal piumaggio mimetico screziato di marrone della nascita, anno dopo anno, acquistano più bianco e grigio fino al quarto/quinto anno di vita quando acquisiscono il piumaggio definitivo da adulto. Il becco è molto robusto, nero nei giovani e giallo negli adulti con una caratteristica macchia rossa che per il pulcino è uno di quei segnali visivi indicati dagli etologi, coloro che studiano il comportamento degli animali, come stimoli-chiave perché scatenano i comportamenti istintivi, innati negli animali. I nidiacei dei gabbiani sono così spinti dall’istinto a picchiettare con il becco la macchia rossa, segnale principale di rico-

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noscimento del genitore, e ne sollecita la stimolazione per fargli rigurgitare il cibo. Animali sociali, sembra che il colore bianco sia un adattamento che favorisce la localizzazione in mare di altri individui del proprio stormo e la pesca, poiché i pesci individuano meno facilmente un corpo chiaro che si muove in superficie rispetto ad una sagoma scura. È specie opportunista e adattabile con una dieta onnivora. Si trova spesso

Gabbiano comune nato nel 2006 in Serbia e visto a Chioggia nel 2014


AMICI CON LE ALI Se in porto xe i cocai in mar xe el fortunal Quando i gabbiani volano bassi in porto, il mare è in tempesta nelle discariche, non disdegnando i rifiuti dell’uomo, e sono spesso nelle scie di pescherecci o di trattori che arano i campi per nutrirsi dei resti del pescato gettato in mare o cercando invertebrati nei solchi del terreno. Quasi sicuramente incontreremo, più facilmente in inverno, il Gabbiano comune, Crocae o Cocal o Cocal a beco sutil. Più piccolo del reale, con zampe rosse e un becco sottile pure di colore rosso, i giovani invece hanno zampe e becco arancioni. Caratteristico è il cambiamento di colore della testa a seconda della stagione: questa durante il periodo riproduttivo prende una colorazione bruno cioccolato, con tutti passaggi intermedi dalla primavera all’autunno. Specie gregaria, nidifica in colonie e si possono incontrare stormi di migliaia di individui in volo, ubiquitaria e adattabile si nutre di un po’ di tutto e in inverno si alimenta anche in zone interne agricole e urbanizzate. Molto simile, anche per dimensioni e forma, è il Gabbiano corallino, Cocal a beco grosso. Anche lui cambia il colore della testa ma in un nero corvino, la tinta si estende maggiormente, raggiungendo la nuca, e gli occhi risaltano essendo circondati da un anello bianco. Negli adulti le zampe sono di norma rosse, il becco più massiccio e color rosso corallo, da cui il nome, e il piumaggio del corpo è grigio-bianco senza segni neri. Molto vocifero, ha un verso che ricorda il miagolio di un gatto. Lo si incontra spesso in inverno

Gabbiano corallino, comune e reale

Gabbiano corallino e comune

dove si aggiungono molti individui provenienti dell’est Europa per passare la stagione fredda alle nostre latitudini. Non è raro vedere gabbiani con anelli colorati e numerati sulle zampe: sono individui che vengono inanellati nel nido in varie nazioni per poterne poi studiare gli spostamenti grazie alle segnalazioni di chiunque riesca a leggerne la sigla e comunicarla agli studiosi dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che saranno lieti di trasmettere la cronistoria di quel gabbiano. I gabbiani sono maestri nel volo e anche con il maltempo sembrano giocare col vento, quasi a cavalcare le onde più impetuose. Il rapporto con i marinai è sempre stato forte e il loro comportamento in volo è indicatore per i veri lupi di mare sull’evolversi del meteo in mare. Un proverbio triestino dice: Se in porto xe i cocai in mar xe el fortunal - Quando i gabbiani volano bassi in porto, il mare è in tempesta.

Gabbiano reale adulto, giovane e intermedio

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LEADER ALL’AVANGUARDIA NEL SETTORE DELLA VERNICIATURA A POLVERI

I punti di forza dell’azienda di Bagnoli di Sopra sono la qualità della prestazione, la tempestività dell’intervento e il trasporto puntuale per il ritiro e la consegna della merce Estate, caldo, voglia di stare fuori di casa, magari all’ombra dei grandi che alla Gps è garantito. Dall’offerta non manca il servizio di zincatura alberi che spuntano in giardino, ma che peccato la recinzione sia così antiossidante, e completano la prestazione il ritiro puntuale e preciso del deteriorata. Anche il cancello, preda della ruggine e con il colore ormai materiale a domicilio e la consegna del lavoro finito nei tempi concorsfogliato e a brandelli, mette tristezza: servirebbe un intervento, ma in dati con il cliente. Anche nell’imballaggio Gps presta attenzioni e cure, fretta perché la bella stagione incombe e vorrei fosse tutto in ordine perché tutto deve arrivare a destinazione senza graffi o abrasioni che prima di godermi il meritato periodo di ferie. La risposta c’è. Si chiama possano pregiudicare un lavoro ben fatto! Gps ed è l’azienda leader nel settore delPer la verniciatura o zincatura Del resto è con la qualità delle prestaziola verniciatura a polveri. I recenti investini fornite che patron Borella giustifica la di ringhiere e recinzioni, Gps menti rivolti alla sostituzione dei vecchi di lavoro in azienda in questi prioffre un servizio direttamente crescita impianti, sia nello stabilimento principale mi mesi del 2015, malgrado la crisi contia domicilio: veloce, preciso a Bagnoli di Sopra che in quello della Minui a mordere e sul mercato non manchi e con un’ampia gamma color di Conselve, hanno portato a risulla concorrenza. “La strada da perseguire di colorazioni possibili tati all’avanguardia in termini di qualità – conclude Guido - è quella dell’investidel lavoro e dei tempi di esecuzione. “Il nostro impegno – spiega patron mento, solo in questo modo si riesce ad assecondare le esigenze della Guido Borella, alla guida dell’azienda da 13 anni – è quello di continuare clientela che giustamente si fa sempre più attenta alla qualità del proa migliorarci e per questo, nello scegliere la nuova dotazione di macdotto e di conseguenza a come spende i propri soldi”. E per queste chinari, ci siamo orientati, per primi in Veneto, verso i marchi leaders precise esigenze e per lo spirito imprenditoriale che lo anima, che anche mondiali del settore: Siver e Nordson”. Lo spessore omogeneo del coper il 2016 l’azienda è destinata ad espandersi con la realizzazione di lore, la resistenza garantita dalla verniciatura a polveri e una gamma di una nuova ala dello stabilimento che andrà a migliorare ulteriormente lo tinte, che riesce a soddisfare praticamente tutte le esigenze cromatiche, spazio per le linee di produzione e lo stoccaggio. anche per piccoli quantitativi, rispondono a quella qualità del servizio GPS Srl - Viale dell’Industria 6a Strada, 7 – 35023 Bagnoli di Sopra (PD)


CON LA NUOVA CABINA DI VERNICIATURA MIGLIORATI TUTTI I PARAMETRI DEL SERVIZIO: • Tempi di esecuzione: Maggiore velocità nei tempi di lavorazione hanno permesso un’ottimizzazione del ciclo della lavorazione con grande soddisfazione da parte dei clienti • Colore: Controllo maggiore dello spessore delle vernici anche su oggetti di piccole dimensioni. Il colore viene tutto attaccato al pezzo riducendo di due terzi lo spreco, a tutto vantaggio dell’ambiente • Qualità del lavoro: Operare in ottime condizioni permette di migliorare la qualità e la sicurezza del lavoro degli operatori dell’azienda • Nuove opportunità: Aumentate le tipologie di lavoro che possono essere eseguite. Con la nuova cabina possono essere apportati interventi anche con vernici antimicrobiche o antibatteriche per interventi su impianti di condizionamento o strumentazioni ospedaliere

IL SERVIZIO PUÒ ESSERE APPLICATO A QUALSIASI TIPO DI MATERIALE • Attrezzature per l’agricoltura • Banchi frigo e impianti molitori con la verniciatura di speciali vernici alimentari che non pregiudicano le caratteristiche dei prodotti con i quali entreranno in contatto • Recinzioni e serramenti in ferro Il massimo della pezzatura dei pezzi può raggiungere i 7 metri

GPS DA TREDICI ANNI LEADER DEL SETTORE Gps è un’azienda dai solidi numeri, attiva nel settore da ben tredici anni continua a crescere in fatturato e in commesse. Al centro della mission aziendale c’è la qualità del lavoro e la massima soddisfazione per il cliente con un’offerta che spazia da interventi di verniciatura alla zincatura a caldo su qualsiasi tipo di materiale, soddisfando ogni esigenza per la scelta delle tinte. La consegna è puntuale con imballaggi a prova di graffio che rendono sicuro ogni trasporto. L’organizzazione aziendale, infatti, permette diversi cambi di tinta giornalieri garantendo l’abbattimento dei tempi di attesa per la restituzione del lavoro ultimato e il sistema di trasporti, organizzato con diversi mezzi, consente la raccolta e la riconsegna anche di piccoli lotti di materiale da verniciare. Il costo del trasporto è irrisorio e non influisce sul costo finale del servizio che rimane tra i più concorrenziali sul mercato.

IL CICLO PRODUTTIVO Fosfodecapaggio per il materiale zincato a caldo o fosfosgrassaggio con fosfati di ferro per il materiale ferroso

Due passaggi di risciaquo con acqua di rete

Passivazione

Asciugatura in forno ad aria forzata a 120 °C

Raffreddamento in ambiente

Verniciatura con polveri, due robot agiscono in cabina più ritocchi manuali

Cottura in forno ad aria forzata a 180 °C

Rafreddamento in ambiente

Tel. 049 9535317 - Fax 049 9539007 - info@gpsverniciatura.it - www.gpsverniciatura.it

Imballaggio della merce


DIVINO PARLAR di Silvano Bizzaro - Sommelier s.bizzaro@alice.it

Colli Euganei Doc Garganega GARGANEGA: ANTICHISSIMO VINO DI ECCELLENZA

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n questo numero parliamo della Garganega. Antichissimo vino (da uve a bacca bianca) noto fin dalla fine del ‘400. Presente nelle province venete di Verona, Vicenza e area dei Colli Euganei. Entra nella DOC Soave, Gambellara; parte integrante costituente grandi vini veneti come il Recioto di Soave e di Gambellara. Viene prodotto nelle versioni fermo, spumante e passito. Nella nostra zona della DOC Colli Euganei viene prodotto in purezza anche in agricoltura biologica. E a rigor di logica parleremo del Colli Euganei DOC Garganega biologico dell’Azienda Il Murale (www.ilmurale.com) di Calaone/Baone (PD). Abbiamo intervistato Cristian, figlio della titolare dell’omonima azienda che produce rigorosamente prodotti biologici, certificati a livello ministeriale, che oltre al vino produce olio extravergine di oliva (4 ettari con circa 1600 piante) e prodotti affini. Ma torniamo alla Garganega. L’Azienda si estende su 2,5 ettari votati a viticultura per una produzione di circa 8-10.000 bottiglie l’anno (tra Garganega, Serprino, Merlot, Cabernet e Fior d’Arancio) per lo più vendute ancor prima dell’imbottigliamento a dimostrazione della qualità del prodotto. Niente di invenduto, insomma! Vendemmia: tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre con selezione dei grappoli non troppo maturi e vendemmia rigorosamente manuale. Vinificazione: dura da 5-7 gg. (sulle bucce), successivamente il vino viene posto in vasche di acciaio refrigerato; segue l’affinamento per circa 4 mesi e nella primavera successiva alla vendemmia l’imbottigliamento con successiva immissione in commercio del prodotto.

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Di un giallo paglierino leggermente scarico, spicca per luminosità e brillantezza all’esame visivo; al naso si avvertono fiori bianchi (biancospino e gelsomino) ma soprattutto sono le note fruttate a farla da padrone con sentore di frutta gialla come la pesca e una gradevolissima nota esotica (ananas/banana). Si avverte anche una nota minerale che denota il terroir dei Colli Euganei. In bocca una sensazione di vino pieno, equilibrato negli elementi di morbidezza vs quelli di durezza; fresco e sapido al punto giusto. Finale persistente con retrogusto lievemente amarognolo. Si abbina molto bene ad antipasti di pesce, primi di pesce come spaghetti cozze alla marinara, formaggi freschi di annata, carni bianche. Infine, Cristian afferma che nonostante l’annata climatica dello scorso anno non sia stata delle migliori, i suoi vigneti e la sua Garganega non ne hanno sofferto più di tanto grazie alle escursioni termiche della sua zona, alla ventilazione, abbinata ad una vendemmia manuale con selezione dei grappoli considerando la generosità e rigogliosità dell’uvaggio. Condizioni che hanno permesso di avere negli ultimi 2-3 anni un vino di qualità. Che dire, amici di “Con i Piedi per Terra”, affrettatevi a conoscere questi vini e l’Azienda Il Murale, rimarrete sicuramente entusiasti e colpiti positivamente dalla qualità dei suoi prodotti.


Affiliato: ELLE 5 S.R.L. Via Roma, 24 - 35025 Cartura (PD) a fianco ufficio postale pdhe1@tecnocasa.it

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Salve a tutti, sono Vernuccio Luca, ho 33 anni e lavoro da 10 anni alla Tecnocasa. Sono iscritto al ruolo degli agenti in affari e mediazione al n. 2167 presso la Camera di Commercio di Padova. In tutti questi anni di lavoro nel territorio di Due Carrare e Cartura ho avuto la possibilità di conoscere numerose persone che mi hanno dato l’opportunità, riconoscendomi piena fiducia, di avviarmi in questa attività. La mia avventura pensate parte insieme alla mia famiglia in quanto anche noi abbiamo deciso di affidarci all’agenzia Tecnocasa di Due Carrare per la vendita della nostra vecchia abitazione. Ero un vostro compaesano e dopo la vendita del nostro immobile in poco tempo e con la massima professinalità da parte degli agenti Tecnocasa mi sono avvicinato a questa realtà tanto da entrarne a far parte. I primi periodi sono stati molto impegnativi, ma attraverso la struttura organizzativa che Tecnocasa ci offriva e ci offre tuttora sono cresciuto sia personalmente che professionalmente tanto che nel Gennaio 2008 da semplice Agente Immobiliare sono diventato il responsabile dell’ufficio. Ad oggi mi occupo personalmente di tutte le compravendite della nostra agenzia e posso ritenermi pienamente soddisfatto in quanto la nostra agenzia ha saputo ritagliarsi una buona fetta del mercato immobiliare. Quindi se sei un ragazzo giovane dai 20 ai 35 anni o se conosci qualcuno che sta cercando lavoro diplomato e automunito non esitare nel chiamarci, tutti hanno le stesse opportunità di crescere, lavorare, guadagnare e fare carriera. Luca

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