Salina de Batanhe. Tese de Licenciatura

UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE – Sede di Milano–

Facoltà di Economia Corso di Laurea in Economia e Gestione aziendale

UN ESEMPIO DI SOCIAL BUSINNES: LA SALINA DI BATHANE

Relatore: Ch.mo Prof. Luigi Campiglio

Tesi di laurea di: Luca Guenzani Matricola n° 3503004

Anno Accademico 2013 – 2014

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INDICE INTRODUZIONE……………………………………………………….………..2 1- LA STORIA DELLA SALINA DI BATANHE ……..…………….………..5 1.1 L‟INDIPENDENZA DAL MOZAMBICO.…………..…………………….9 1.2 LA FINE DELLA GUERRA………………………..…………………...…12 1.3 I CICLONI ELINE E GLORIA……………….……………………………14 1.4 L‟ADDIO DI PADRE AMADIO MARCHIOL………………….………..17 2- LA SALINA “OGGI” E LA SUA ORGANIZZAZIONE………….………18 2.1 LA PRODUZIONE E LA RACCOLTA………………………….………..20 2.2 LA QUALITA‟ DEL SALE………………………………………..…….....21 2.3 I LAVORATORI…………………………………………………….……...23 2.4 I PROBLEMI RISCONTRATI……………………………..………..…......24 2.5 I PROGETTI SOCIALI FINANZIATI DALLA SALINA…………..……26 2.6 IL BILANCIO………………………………………………………….…...28 3- IL SALE……………………………………………………………………......30 3.1 LA STORIA……………………………………………………………...….30 3.2 IL VALORE SIMBOLICO………………………………………………....32 3.3 GLI UTILIZZI……………………………………………………..………..32 3.4 LE PRINCIPALI VARIETA‟ PRESENTI NEL MONDO………………..33 4- INVESTIMENTI E PROSPETTIVE FUTURE……..………….………….36 4.1 LA CONFEZIONE DA 1KG…………………………………….…………36 4.2 IL FIOR DI SALE….……………………………………………….……….38 4.3 ELETTRIFICAZIONE DELLA SALINA……………………….…………40 4.4 POMPE PER ACQUA SALATA…..……………………………….……….41 4.5 MACCHINARI PER RENDERE IL SALE FINE E CONFEZIONARLO…41 4.6 IL RADDOPPIO DELLA SALINA…………….…………………………..42 5-CONCLUSIONI………………………………………………………....……..43 BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………44

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INTRODUZIONE Il sistema in cui viviamo è imperfetto, si regge sull‟impresa pubblica, che persegue il pareggio di bilancio; sull‟impresa privata, volta a soddisfare l‟interesse personale; sull‟associazionismo, che è senza scopo di lucro; sulle cooperative, che hanno scopo mutualistico. Questo sistema ha prodotto benessere, ma non per tutti, in quanto l'uomo viene concepito come "incapace" di generare benessere per la collettività, ma solo per sé stesso. Il principio di sussidiarietà può e deve essere trasformato da un inefficace mezzo politico, istituito esclusivamente per riparare le ingiustizie del sistema capitalista, attraverso la redistribuzione dei redditi e la creazione di aziende a capitale pubblico, ad uno straordinario strumento economico.

Per ottenere ciò, bisogna tornare a considerare la libertà ed il benessere sociale facce della stessa medaglia e rendere la filantropia un‟impresa concorrente dell'impresa tradizionale, promulgando una legge ad hoc, che dovrà istituire un nuovo tipo di impresa privata, concorrente dell'impresa cosiddetta tradizionale, quest'ultima dedita soltanto al massimo profitto personale.

“Potremmo definire il social business come un’impresa che non produce perdite, non distribuisce dividendi e che opera esclusivamente per raggiungere un determinato obiettivo sociale.” (Yunus M., 2010 ‟Si può fare!‟ p.18) A partire da questa definizione il primo dubbio che sorge è relativo alla sostenibilità economica di un mondo in cui esista solo il modello social business. Il premio Nobel Muhammad Yunus (Fig. 1) è chiaro, non è serio pensare ad un individuo mosso esclusivamente da motivi altruistici, ma nemmeno esclusivamente da desideri di massimizzazione dell‟utile personale. Per questo, una teoria economica realistica deve tenere conto sia del modello di impresa for profit che di un modello altruistico.

Il secondo dubbio legato all‟opportunità di introdurre il social business accanto a realtà quali ONG e di coop con fini sociali che operano con successo da tempo. Lo si spiega evidenziando che l'impresa sociale (disciplinata, attualmente, dal D. Legislativo 155/06) può agire solo in settori molto specifici, mentre il business sociale può agire in qualsiasi settore del libero mercato dei beni e servizi, come una normale impresa tradizionale, ma con il solo scopo di conseguire il benessere della collettività e non dell‟imprenditore, il quale non avrà diritto agli utili, ma potrà recuperare soltanto il capitale investito. I guadagni resteranno all‟interno dell‟azienda per essere reinvestiti o in ricerca e sviluppo, o per diminuire i costi dei beni e dei servizi finali prodotti, o per procedere a nuove assunzioni.

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Una risposta più esaustiva può essere ricercata nei sette principi del social business proposti da Yunus:

1.

L‟obiettivo dell‟azienda è il superamento della povertà o la risoluzione di uno o più problemi sociali importanti come: istruzione, sanità, accesso alle tecnologie, ambiente. E non la massimizzazione dei profitti.

2.

L‟azienda deve raggiungere e mantenere l‟autosufficienza economica e finanziaria.

3.

Gli investitori hanno diritto solo alla restituzione del capitale inizialmente investito senza alcun dividendo.

4.

Quando una quota di capitale viene restituita, i profitti relativi restano di proprietà dell‟azienda che li impiega nell‟espansione e nel miglioramento della propria attività.

5.

L‟azienda si impegna ad adottare una linea di condotta sostenibile dal punto di vista ambientale.

6.

I dipendenti dell‟azienda percepiranno salari allineati alla media di mercato e godranno di condizioni di lavoro superiori alla media.

7.

E‟ importante che tutto questo venga fatto con gioia.

Quindi il social business rispetto ad una generica impresa sociale: - Deve raggiungere sostenibilità economica e finanziaria: ciò significa che un progetto deve avere un piano di sviluppo che gli consenta di pareggiare il bilancio nel più breve tempo possibile in modo da non richiedere investimenti e capitalizzazioni frequenti da parte dei soci.

- Non può distribuire dividendi, questo accorgimento oltre a garantire l‟accesso ai prodotti e ai servizi anche alle persone in difficoltà economica, grazie al reinvestimento dei profitti, consente una libertà di movimento senza pari da parte degli amministratori che non incorreranno mai nel conflitto di interessi tra garantire dividendi e perseguire l‟obiettivo sociale.

- Riconoscere che gli impiegati dell‟azienda lavoreranno a salari concorrenziali e soprattutto in condizioni lavorative superiori alla media, ciò dovrebbe garantire l„attrazione dei talenti migliori e il mantenimento di uno spirito sociale profondo.

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Per raccogliere i capitali si possono attrarre gli investitori con la promessa del proprio agire sociale e con l‟impegno a diventare sostenibili in breve. Detto altrimenti, il social business promette di servirsi di un solo investimento (o quantomeno di pochi investimenti iniziali) a fronte di continue ricapitalizzazioni tipiche di altre imprese sociali. Questo comportamento, che deriva dai principi 2, 3 e 4, consente di liberare i fondi destinati agli investimenti successivi al primo, permettendo agli investitori di decidere liberamente come e se impiegarli.

Grazie all‟impresa con finalità sociali ed all‟interesse che tale impresa susciterà nel mondo imprenditoriale ed economico, diverrà anacronistico, nel corso degli anni, sia costituire imprese pubbliche, sia imprese cooperative.

Fig.1: Muhammad Yunus “Abbiamo creato una società che non da l’opportunità a queste persone di prendersi cura di se stessi perché gli abbiamo negato le opportunità”

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1) LA STORIA DELLA SALINA DI BATANHE La Salina Batanhe si trova nell‟estremo nord della provincia di Inhambane, di fronte all‟Oceano Indiano, in Mozambico. La sua origine risale al 1963 quando un missionario della Consolata, P. Amadio Marchiol (Fig. 2), arrivò a Mambone e qui trovò un piccolo villaggio vicino alla foce del fiume Rio Save (Fig. 3), povero di risorse e privo di strutture fondamentali.

Per riuscire a costruire opere sociali e pastorali e per avere la possibilità di migliorare la condizione economica della popolazione locale dovette cercare un‟attività economica redditizia.

Fig 2: Passaporto di P. Amadio Marchiol.

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Fig. 3: Pianta della salina di Batanhe.

P. Amadio capì subito che, data la scarsità di pioggia e il clima sfavorevole, l‟agricoltura non poteva essere la scelta ideale. Attento e intraprendente riuscì a trovare un terreno argilloso e pensò subito alla costruzione di una salina. Sarebbe stata un‟ottima opportunità in grado di aiutare la missione e la popolazione locale in questo angolo sfortunato della provincia di Inhambane. Già dal 1957 inviò numerose richieste al governo chiedendo il permesso per la costruzione. Le risposte furono sempre negative e solo otto anni dopo, a patto che si rispettassero alcune condizioni (Fig.4) tra cui il pagamento anticipato delle tasse (Fig.5), fu riconosciuta l‟utilità del progetto.

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Fig.4: Condizioni da rispettare per avere il permesso per la costruzione della salina.

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Fig.5: Pagamento, da parte della Consolata, di 2600 scudi.

Si iniziarono subito i lavori di costruzione, c‟era molto entusiasmo e il lavoro da fare era molto. Si studiò il metodo più efficiente per incominciare la produzione e si partì da una piccola zona. Dopo pochi mesi fu una soddisfazione enorme vedere l‟acqua del mare della baia di Bartolomeo Diaz che, per la prima volta, raggiungeva la piana di Batanhe. Attraverso un lungo canale naturale, al ritmo delle maree, si depositarono cristalli di sale che risultarono essere di eccellente qualità. La salina si era concretizzata e si poteva finalmente sognare un futuro migliore per questa popolazione.

Durante i primi anni settanta la produzione e il commercio di sale con i villaggi vicini aumentarono. Data la scarsità di acqua dolce i primi utili furono immediatamente reinvestiti per la costruzione di un canale di irrigazione in grado di portare l'acqua del fiume Save ad una terra poco distante. Con questo progetto la popolazione ebbe la possibilità di coltivare riso che era, ed è tutt‟oggi, la prima fonte di nutrimento. Si riuscì a rendere coltivabili ben 60 ettari di terreno e il primo raccolto fu un vero successo.

Grazie ai ricavi generati della salina i Missionari furono in grado di avviare opere di promozione umana e di garantire la sostenibilità e la continuità di molti progetti.

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1.1) L’INDIPENDENZA DEL MOZAMBICO Il Mozambico fu colonizzato nel XVI secolo dai portoghesi, interessati al controllo delle miniere di metalli preziosi e nello sfruttare il paese come base e come porto principale per la tratta di schiavi. La colonizzazione si consolidò dopo la conferenza di Berlino, a partire dal 1885, e ancor di più dopo la seconda guerra mondiale grazie a un‟intensa emigrazione di bianchi. Nel 1951 il Mozambico fu dichiarato dal Portogallo “provincia d‟oltremare”.

A partire dal 1962, gruppi di nazionalisti diedero vita a un movimento indipendentista di ispirazione marxista, il FRELIMO (Fronte di liberazione del Mozambico), che nel 1965 passò alla lotta armata. Il Portogallo resistette combattendo e alleandosi con la Rhodesia e il Sudafrica ma, con la caduta del regime autoritario a Lisbona nel 1974, si accelerò la fine del colonialismo e la conquista dell‟indipendenza fu proclamata nel 1975. Il nuovo governo prese il potere e dichiarò la presenza di un unico partito di stampo marxista-leninista.

Le sorti della salina, a partire dal 1975 furono travagliate. Uno dei primi passi del nuovo governo, pur garantendo in costituzione la libertà religiosa, fu quello di dichiarare fuori legge qualsiasi religione. La prima conseguenza fu la nazionalizzazione delle missioni e di ogni loro proprietà, scuole, terreni, ospedali e officine. Qualsiasi proprietà legata agli enti religiosi passò nelle mani dello stato. Anche i missionari non ebbero vita facile perché ogni padre che voleva restare in Mozambico dovette dimostrare di avere un lavoro che non fosse inerente a scopi religiosi. Quindi, l‟unico modo per non abbandonare il paese e tutti i buoni progetti incominciati, fu quello di lavorare per scuole ed ospedali.

Anche alla salina di Batanhe arrivò la richiesta di nazionalizzazione (Fig. 6).

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Fig. 6: Richiesta di nazionalizzazione della salina da parte del governo.

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Ci furono diversi incontri e molte lettere di chiarimenti tra P. Amadio e i funzionari del governo (Fig. 7). Il missionario insistette sul fatto che la salina fosse già un‟impresa sociale che dava lavoro e sviluppava il territorio per il bene della popolazione locale.

L‟aspetto decisivo fu l‟intestazione della salina all‟ “Istituto Missioni Consolata” e non alla “Chiesa locale” quindi non fu considerata come un bene della Chiesa e si riuscì ad evitare l‟esproprio.

Questa politica di nazionalizzazione non ebbe i risultati sperati e non portò benessere alla popolazione. Dopo pochi anni dall‟esproprio molte delle modeste strutture industriali esistenti, del settore commerciale/finanziario e delle grandi piantagioni, fallirono o finirono sull‟orlo del fallimento. Questo accadde perché furono date in gestione a persone che non avevano nessuna esperienza e non erano in grado di amministrarle. Un esempio concreto fu la creazione di una cooperativa, nata grazie all‟aiuto dei missionari, che produceva e vendeva granoturco poco distante dalla salina.

Fu nazionalizzata e data in gestione alla scuola locale così da permettergli di essere economicamente autosufficiente. Ma i professori, non avendo competenze nel campo della coltivazione e della vendita, non furono in grado gestirla e la cooperativa in breve tempo fallì. Si perdettero molti posti di lavoro e lo stato dovette rifinanziare la scuola.

Fig. 7: Lettera di P. Amadio al governo per evitare la nazionalizzazione della salina.

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L‟indipendenza non portò inoltre alla pace tanto sperata; largamente integrato nel sistema di potere e in quello produttivo del Sudafrica e, al tempo stesso, avamposto socialista nell‟Africa australe, il Mozambico è stato uno dei più drammatici teatri regionali dello scontro Est-Ovest. Il governo del Frelimo infatti, legato all‟URSS e ai paesi dell‟Est, fu violentemente osteggiato dal Sudafrica, che cercò di destabilizzare il paese mediante l‟azione della Renamo (Resistenza nazionale mozambicana), un movimento di guerriglieri costituito dai servizi segreti rhodesiani e diffusi soprattutto nel centro-nord del paese. La guerriglia prolungata distrusse economicamente il paese, facendolo crollare a livello di mera sussistenza.

Nel 1981 la violenza della guerra e il rapimento di sacerdoti e suore obbligò i missionari a lasciare la missione di Mambone. Questa tragica situazione socio-economica ebbe ripercussioni anche sulla salina di Batanhe: le strade impraticabili impedirono ogni genere di commercio e si dovettero annullare i contratti per l‟esportazione del sale in Zimbabwe. P. Amadio si rifugiò a Beira, situata a 300 Km da Nuova Mambone, affidò la salina ad un gruppo di lavoratori locali che riuscirono, nonostante i limiti e le enormi difficoltà, a non cessare completamente la produzione. Rischiando la vita viaggiò nascondendosi su imbarcazioni in modo da riuscire a portare assistenza e viveri di prima necessità alla popolazione stremata di Mambone; via mare riuscì persino a commerciare il sale così che anche la salina riuscì a sopravvivere.

1.2) LA FINE DELLA GUERRA Il 1984 fu un anno di svolta dato che il presidente Samara Machel tentò di bloccare il sostegno alla Renamo firmando un patto di non aggressione e buon vicinato con il presidente sudafricano Botha. Alla morte di Machel, avvenuta nel 1986 per un incidente aereo in circostanze non ancora chiarite, il successore, Joaquim Chissano, continuò la politica di apertura e di liberalizzazione. Nel 1990, con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio, organismo non governativo italiano, furono avviate trattative dirette tra il governo e la Renamo, durano 27 mesi, con 11 sessioni di lavoro. Tra alti e bassi si instaurò tra le parti un clima realmente costruttivo e si rafforzò, fino all'irreversibilità, la scelta per la soluzione negoziale. Ad osservare e sostenere il processo mozambicano vennero invitati alcuni rappresentanti di governi occidentali e dell'area, oltre che un delegato delle Nazioni Unite. L'Accordo generale di pace che fu firmato a Sant'Egidio il 4 ottobre 1992 rimane ancor oggi uno dei pochi esempi di un conflitto concluso tramite colloqui di pace nell'Africa dell'ultimo decennio (Fig. 8). Questa fase transitoria 12

condusse a libere elezioni nel 1994, vinte dal Frelimo, con la rielezione del presidente Chissano. Questa sanguinosa guerra si concluse con il tragico bilancio di 1 milione di morti.

Fig. 8: Roma, 4 ottobre 1992, firma dell'accordo di pace per il Mozambico.

Finita l'epoca della guerra il Frilimo ribaltò completamente la propria linea politica in senso decisamente liberale. In politica estera intesse solide alleanze con Stati Uniti, Gran Bretagna e Portogallo. La situazione economica del paese, grazie anche all‟aiuto internazionale, migliorò e il commercio e l‟economia ebbero finalmente nuovo slancio.

P. Amadio ritornò a Mambone e riprese le redini della salina. Assunse circa 40 lavoratori e nel giro di pochi mesi riavviò la produzione. Grazie al commercio che avveniva con le principali città, in particolare con Tete e Beira, non ci fu nessun problema nel vendere tutto il sale prodotto annualmente. Si ebbe perfino un ordine da un commerciante Olandese il quale avrebbe voluto esportarlo fino in Zambia; purtroppo la vendita non andò a buon fine perché il permesso che fu chiesto al governo per poter esportare il sale arrivò solo 9 mesi dopo, con clausole troppo restrittive: le tasse dovevano essere pagate anticipatamente su tutta la quantità di sale che si stimava di esportare durante l‟anno e se non si fosse raggiunta la quantità programmata, non si sarebbe ottenuto alcun rimborso, al contrario, se si fosse raggiunta la quantità prevista con mesi di anticipo, si sarebbero dovute bloccare le esportazioni.

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1.3) I CICLONI ELINE E GLORIA Nel Febbraio del 2000, mentre tutto stava procedendo al meglio e la salina cresceva assieme al resto del paese, un altro cataclisma colpì la regione. Mambone e tutto il Mozambico furono messi in ginocchio da un‟alluvione apocalittica che, assieme ai violenti cicloni “Eline” (Fig. 9) e Gloria, provocò centinaia di morti e 1 milione di persone rimasero senza casa. I fiumi strariparono distruggendo i campi coltivati e uccidendo migliaia di capi di bestiame mentre le quasi due milioni di mine, ancora presenti in numerosi villaggi, si spostarono ovunque. La situazione sanitaria divenne disastrosa a causa di malattie come il colera e la malaria.

Fig. 9: Albero sradicato dalla forza del ciclone Eline.

Padre Amadio, fratello Pietro Bertoni (che mi sta ha racconto questi avvenimenti e che è ancora oggi a Mambone) e le suore Pallottine accolsero alla missione più di 7000 persone che cercavano un posto sicuro dove rifugiarsi. Tutti raccontarono della furia dell‟acqua che portò via tutto, case, animali, raccolto e purtroppo anche moltissime vite.

Nel giro di poche ore Mambone fu trasformata in un campo di accoglienza. La chiesa divenne dormitorio dove si fecero riposare anziani, donne e bambini. Fu difficile trovare cibo a sufficienza per tutti (Fig. 10).

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Fig. 10: Persone che iniziano a cercare riparo nella chiesa di Nuova Mambone.

I padri chiamarono i confratelli a Maputo ed in Italia in quanto c‟era bisogno di un aiuto immediato, le persone da sfamare e aiutare erano migliaia. Mentre si attendevano gli aiuti alimentari, le scorte di cibo vennero razionate, un pugno di riso per famiglia e qualche biscotto per i bambini. Finalmente, quando dopo intere giornate di pioggia spuntò il sole, giunsero gli elicotteri carichi di tutto l‟indispensabile per superare l‟emergenza: riso, alimenti per i neonati e medicinali. Le persone si interrogarono sul destino di quelli che erano scomparsi, molti furono travolti dalla tragedia. Purtroppo non ci si poteva fermare, il lavoro da fare era troppo e tanta la gente da aiutare. Il ciclone cancellò in poche ore il frutto di anni di lavoro, la salina fu completamente distrutta e i magazzini, con la produzione di circa 2000 tonnellate, spazzati via come foglie. Con il sale se ne andò anche la possibilità di aiutare chi veramente aveva bisogno.

Ancora una volta padre Amadio non si arrese. Nonostante ormai avesse già 73 anni, riprogrammò e ricominciò i lavori per la ricostruzione della salina. Ci vollero diversi mesi ma la produzione del sale riprese e la soddisfazione, anche tra la popolazione, fu enorme (Fig. 11).

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Fig. 11: Sintesi della storia della salina di Batanhe.

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1.4) L’ADDIO DI PADRE AMADIO MARCHIOL Padre Amadio (Fig. 12) a fine 2010, per motivi di salute, lasciò con estremo dispiacere la salina e tornò in Italia. Purtroppo gli ultimi suoi anni di gestione furono difficili a causa del comportamento dei lavoratori che, approfittando della fiducia datagli e dei pochi controlli sulla produzione, rubarono nella salina e in altre attività legate alla missione.

Fig. 12: Padre Amadio Marchiol alle prese con la misurazione della salinità dell‟acqua.

Questa situazione critica fu affrontata dal missionario che è presente tutt‟ora, padre Carlos Josè Osòrio. Inizialmente dovette studiare tutto riguardo al sale e al modo migliore per gestire un‟impresa sociale in questo contesto culturale. Grazie al suo forte carisma non si fece scoraggiare dalle numerose difficoltà iniziali, riuscì a cambiare totalmente i lavoratori e ad assumerne altri, guadagnandosi, con il duro lavoro, il loro rispetto. Cercò di valorizzarli e di farli sentire importanti e indispensabili per la salina.

In questo modo e grazie all‟importanza che diede al dialogo riuscì a risolvere gran parte dei problemi pregressi. La salina riprese a funzionare perfettamente, più efficientemente di prima e molte altre persone furono assunte. Un premio per il duro lavoro arrivò nel 2012 quando, anche grazie a condizioni climatiche favorevoli, si ottenne un‟ottima raccolta.

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2) LA SALINA “OGGI” E LA SUA ORGANIZZAZIONE

La salina di Batanhe misura ben 4 ettari ed è oggi fiorente e in forte crescita (Fig. 13).

E‟ conosciuta con il detto popolare “o sal bom é de Mambone, na Salina do Padre” cioè “il sale buono è di Mambone, nella salina del Padre”. In questo momento il missionario è padre Carlos Josè Osòrio, di origine Colombiana. La pace e la stabilità, assieme al notevole miglioramento delle condizioni e delle aspettative dei lavoratori, danno la possibilità di programmare, molto più serenamente, lavoro e investimenti.

Fig.13: Salina di Batanhe vista da Google maps.

Nella salina lavorano mediamente 60 persone durante l‟anno, 24 sono a tempo indeterminato. Grazie al clima favorevole, caratterizzato da scarse piogge, il periodo di raccolta è molto lungo e va solitamente da Aprile a Dicembre dove si arriva ad 18

assumere anche 80-90 persone. I 3 mesi di riposo obbligato (nel 2013 se ne è avuto solo uno dato che è stato un anno particolarmente secco), servono per la manutenzione ordinaria della salina.

Si incomincia la manutenzione facendo defluire le acque piovane, prive di salinitĂ , che si sono accumulate nelle vasche, poi si passa al rifacimento e alla pulizia dei canali e dei dossi che proteggono le vasche (Fig. 14) e infine si procede alla pulizia del terreno dalle eventuali impuritĂ , si riparano i magazzini e i vari attrezzi usati per la raccolta.

Fig. 14: Manutenzione dei dossi della salina.

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2.1) LA PRODUZIONE E LA RACCOLTA Il ciclo di produzione del sale dipende molto dal sole, dalla temperatura esterna e dalle eventuali piogge. Durante l‟alta marea si incomincia la produzione grazie alle 4 pompe presenti che portano l‟acqua del mare, che misura circa 3,5° baumè, in estesi bacini. Il passaggio da una vasca all‟altra, che viene regolato dalle mani sapienti dell‟uomo, e l' effetto dell‟evaporazione, dovuta al sole e al vento, determinano un aumento della concentrazione salina. A questo punto l‟acqua viene fatta confluire in una vasca servitrice dove, raggiungendo i 25° baumè, diventerà satura (il punto di saturazione è quello stadio in cui, per un processo chimico, qualsiasi liquido diventa solido) e quindi pronta ad essere immessa nelle 44 vasche cristallizzanti nelle quali, successivamente, si formeranno magnifici cristalli di sale.

Al momento della raccolta il sale viene ammassato con raspi di legno detti “gavari” sul bordo delle vasche cristallizzanti (Fig. 15) e una volta asciugato dalle “acque madri” viene trasportato, mediante carretti di legno, in una zona piana detta “tomba” dove si forma, un po‟ alla volta, un cumulo di forma prismatica che il salinaro copre con stuoie per evitare i danni che possono causare le eventuali piogge. Durante i mesi migliori si riescono ad avere anche 8-10 raccolti.

Fig 15: Estrazione del sale.

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La produzione è di circa 3000 tonnellate all‟anno e una parte, solitamente il sale di ottima qualità, viene stoccato nei 15 magazzini (Fig. 16) in modo da non avere fretta nel venderlo, riuscendo a ricavare un prezzo maggiore (il sale non scade e si conserva per anni anche in magazzini all'aperto). Questo sistema di produzione, lavorazione e raccolta, mantiene inalterati tutti gli oligoelementi di cui è ricca l‟acqua marina.

Fig. 16: Magazzini in cui viene stoccato il sale prodotto.

2.2) LA QUALITA’ DEL SALE Il sale viene venduto, da gran parte delle saline, in sacchi da 20Kg (Fig. 17, Fig. 18) ad un prezzo di circa 50Mt ma padre Carlos, facendone apprezzare l‟ottima qualità, riesce a venderlo anche a 70Mt (1€ equivale a 40Mt).

Il sale che viene prodotto nella salina di Batanhe è sale grosso, integrale, naturale, prodotto senza raffinazione e quindi preserva tutti gli oligoelementi, oltre al sodio e cloro, di cui l‟acqua di mare è ricca come magnesio, calcio, ferro, potassio, zinco e fluoro.

Invece, il sale da tavola che viene usato nelle nostre cucine contiene il 99,9% di NaCl (cloruro di sodio) perché perde tutti gli altri elementi durante il processo di lavorazione.

Infatti, i macchinari usati per l‟estrazione, non riescono ad evitare le impurità del terreno (questo non avviene se la raccolta è svolta manualmente) e quindi ci sarà bisogno di un processo industriale che renderà il sale limpido e pulito ma allo stesso tempo lo ridurrà alle sole componenti di sodio e cloro, determinando una modifica della struttura chimica, che non potrà che influire negativamente sul nostro corpo.

L‟assenza di inquinamento nella baia di Mambone evita che il sale diventi, con il passare del tempo, di colore grigio, fenomeno che invece si può riscontrare in altre saline.

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Possiamo quindi afferma che il sale prodotto è di qualità, certificato da analisi di laboratorio e apprezzato dai molti clienti, uno dei quali, grazie all‟aiuto della volontaria Margarida, è l‟hotel Polana, 5 stelle, il più prestigioso del Mozambico.

Fig. 17: Riempimento dei sacchi sale.

Fig. 18: Carico di sale venduto ad un commerciante.

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2.3) I LAVORATORI I lavoratori della salina di Batanhe (Fig. 19) hanno un buon contratto e sono tutti in regola. Percepisco 3900 Mt (circa 93€) al mese, hanno una previdenza sociale che, in caso di infortunio o morte del lavoratore, dà un reddito alla famiglia. Per averla si paga il 7% dello stipendio, il 4% lo paga l‟impresa mentre il 3% è a carico del lavoratore.

Hanno diritto da contratto a un mese di vacanza all‟anno, lavorano 8 ore al giorno e 5 ore il sabato. I ritmi di lavoro sono più lenti e tranquilli e non si riscontra l‟ansia tipica dei nostri ambienti lavorativi.

Fig. 19: Alcuni lavoratori approfittano di un passaggio verso casa.

La salina di Batanhe punta molto sulla valorizzazione e l‟educazione dei lavoratori, per questo motivo i lavoratori sono tenuti a rispettare tre regole fondamentali: - Presentarsi al lavoro puliti e tenere la salina pulita. La sporcizia e i rifiuti non sono problemi irrilevanti, questi vengono gettati ovunque senza alcuna preoccupazione.

Questo succede perché sono considerati problemi secondari, irrilevanti rispetto a quelli che devono affrontare nel quotidiano e quindi la gente non se ne cura. E‟ necessario quindi istruire le persone in modo da migliorare questo aspetto.

- Non sprecare soldi per consumare alcolici. Si presta molta attenzione a questo aspetto perché è un problema presente in Mozambico e non lo si può trascurare. Uno degli scopi 23

della salina è dare la possibilità al lavoratore di avere una famiglia e di riuscire a mantenerla in modo dignitoso, per questo motivo si ritiene fondamentale che lo stipendio non venga sprecato.

- Produrre sale di qualità. Vuol dire impegnarsi, lavorare bene e con passione, in modo tale da riuscire a vendere il sale ad un prezzo maggiore restando competitivi, riuscendo a far crescere la salina così da poter assumere più lavoratori e accrescere il benessere delle famiglie e del territorio.

Durante l‟assunzione di 14 persone, che già avevano lavorato bene lo scorso anno, si è presentato un nuovo ragazzo di 22 anni, si è capito che aveva bisogno di un lavoro per mantenere la sua famiglia e che si voleva impegnare, quindi Padre Carlos, pur non avendo immediato bisogno di un altro lavoratore, l‟ha ugualmente assunto; si è percepita la felicità del ragazzo ed è stato emozionante essere presente in questa situazione. Questo è uno degli scopi della salina.

2.4) I PROBLEMI RISCONTRATI I Dao, gli abitanti di Mambone, sono chiusi ai cambiamenti e sono molto individualisti, aspetti che gli hanno permesso, nonostante decenni di colonizzazione, di mantenere ancora oggi gran parte delle loro tradizioni.

Uno dei problemi con i lavoratori è che riescono a fatica a capire le potenzialità della presenza della salina in termini di sviluppo locale; purtroppo prevale ancora l‟individualismo e la scarsa attenzione al territorio ed agli altri. Per fare un esempio, è capitato che l‟addetto alla cucina, finito il lavoro giornaliero, incurante della mancanza di acqua potabile, sia tornato a casa lasciando il problema ai colleghi che stavano lavorando sotto un sole cocente dall‟altra parte della salina. E‟ un problema che a noi sembra banale, risolvibile senza fatica ma, al contrario, qui è serio e di non facile soluzione. Per questo motivo si sta cercando di rendere ancora più partecipe il lavoratore nei progetti della salina, di valorizzarlo e di farlo sentire importante. Infatti, è anche grazie al loro maggiore impegno che la salina, negli ultimi due anni, è riuscita ad avere ottimi risultati. Ogni lavoratore, che prima di tutto è una persona, è trattato con rispetto, cercando di mantenere un dialogo costruttivo e nel concreto gli si conferisce uno stipendio più alto del normale pagandolo puntualmente e regolarmente. Nelle due saline confinanti, purtroppo, non succede così.

Un‟ altra questione in cui si è cercato di agire è l‟istruzione dei lavoratori per una crescita umana e lavorativa. A questo scopo è stato organizzato un corso di 24

alfabetizzazione gratuito così da dare la possibilità di imparare a leggere e a scrivere (Fig. 20). Purtroppo l‟iniziativa non ha avuto l‟esito sperato perché non fu vista come un‟opportunità, ma solo come un ulteriore impegno e un favore da fare al missionario ed il progetto si concluse. Attualmente sono solo cinque i lavoratori che sanno leggere e scrivere.

Fig. 20: I lavoratori durante la lezione.

Un altro problema rilevante è la corruzione, che impedisce a qualsiasi paese di crescere in modo sano e competitivo e purtroppo in Mozambico è ben radicata.

In questo stato non ci sono riserve di salgemma o altre varietà di sale e quindi lo si può ricavare solo dal mare. Ci sono solamente quattro saline al nord, le quali esportano parte del sale in Malawi, tre a Mambone e altre tre a Maputo; in totale circa 50 ettari dedicati alla produzione del sale. Si può intuire facilmente che, in un paese di 801.520 km² con una popolazione di 22milioni di abitanti, ci sia ancora molto spazio per aumentare la produzione e la vendita nel mercato interno. Questo però non accade perché i politici favoriscono le imprese straniere in cambio di favori o assunzioni all‟interno delle stesse e quindi molto sale viene importato dal Portogallo e dalla Grecia nonostante abbiano prezzi più alti.

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Un altro esempio riguarda la salina che confina con quella di Batanhe, chiamata “Wanponi”: il proprietario è iscritto, come gran parte delle aziende qui in Mozambico, al partito che governa il paese, il Frilimo e in questo modo può permettersi di far lavorare senza contratto i suoi lavoratori ed evitare i numerosi controlli fiscali.

Nonostante questo vantaggio, non riesce ad essere più competitivo della salina di Batanhe, preferisce intessere rapporti con il partito piuttosto che fare investimenti come ad esempio sarebbero dei magazzini. La loro assenza infatti rende necessaria la vendita immediata del sale appena raccolto per evitare che, in caso di forte pioggia, questo si rovini o peggio che venga trascinato in mare. Altra conseguenza negativa è la bassa qualità del sale prodotto, confermato dal fatto che i sacchi da 20Kg vengono venduti a soli 40Mt.

2.5) I PROGETTI SOCIALI FINANZIATI DALLA SALINA Grazie ai guadagni generati dalla salina i missionari della Consolata riescono a finanziare e a mantenere numerosi progetti presenti su tutto il territorio. Un esempio importante è quello delle Escolinha (Fig. 21, Fig. 22).

Fig. 21: Esterno escolinha di Niaduga.

I bambini incominciano la scuola a 6/7 anni senza nessuna preparazione precedente, fanno moltissima fatica perché non parlano portoghese (ma una delle numerose lingue 26

locali) e non riescono a stare seduti sul banco e nemmeno a tenere in mano una matita dato che, fino a quel momento, hanno passato gran parte delle loro giornate all‟aperto, correndo e inventandosi giochi di qualsiasi tipo. Per risolvere questo problema i missionari della Consolata hanno pensato di costruire e gestire le numerose Escolinha, paragonabili ad una scuola materna, in modo tale da preparare i bambini alla scuola vera e propria. Si sta cercando di rendere partecipe il governo a questo progetto in modo che si ampli il più velocemente possibile dato che ci sarebbe bisogno di centinaia di Escolinha; l‟obbiettivo sarebbe di averne una in ogni villaggio.

Fig. 22: Interno escolinha di Guiùa e alcuni bambini che la frequentano.

Oltre all‟impegno verso i bambini, sono presenti numerosi progetti rivolti ad adulti e ragazzi. Si dà la possibilità di studiare a tutti i figli dei lavoratori che non possono permetterselo. In particolare si finanziano gli studi universitari di 5 ragazzi/e meritevoli per permettergli di diventare professori e nel 2013, per la prima volta, la figlia di un lavoratore è diventata professoressa.

Si effettuano prestiti, senza interessi, a tutti i lavoratori della salina per permettergli di comprare o ristrutturare casa o più in generale per effettuare investimenti che gli permettano di migliorare la condizione di vita famigliare.

Anche lo studio universitario di 31 seminaristi della Consolata presenti in Mozambico si sta realizzando grazie ai proventi della vendita del sale.

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Si stanno aiutano 6 ragazzi che hanno problemi famigliari o che non hanno una famiglia. Si da loro uno stipendio, in cambio di piccoli lavoretti nella missione, in modo che possano sia studiare che mantenersi.

Altra opera importante è la completa ristrutturazione di un edificio vicino alla casa dei missionari in Gorùe per adibirlo a biblioteca (Fig. 23), è già terminata ma al momento manca ancora un aspetto non trascurabile, i libri. La biblioteca più vicina si trova a circa 100km.

Fig. 23: Interno biblioteca di Gorue.

2.6) IL BILANCIO Il finanziamento e il mantenimento dei progetti citati nel capitolo 4.5 è direttamente legato agli utili che derivano dalla vendita del sale. Per capire a quanto ammontano basta analizzare l‟ultimo bilancio che risale all‟esercizio economico 2013.

Fondamentale è scorporare le spese di natura straordinaria da quelle di natura ordinaria, solo in questo modo si riuscirà ad avere un‟idea precisa del reale valore della salina e capire le ottime basi su cui è fondata.

Ricalcolando, molto semplicemente, le voci principali di costi e ricavi si riesce ad avere un prospetto piuttosto chiaro. Il numero dei lavoratori annuali è mediamente 60 con costi di circa 3.000.000Mt (Fig. 24). La produzione annuale è di circa 3000 tonnellate 28

quindi servono 150.000 sacchi da 20kg che vengono venduti almeno a 50Mt l‟uno per un ricavato totale di 7.500.000Mt. I sacchi vengono a costare 600.000Mt, 4Mt l‟uno. Le altre spese rilevanti sono quantificabili in 1.000.000Mt, comprendono le spese per l‟automobile, i macchinari, i trattori, il mangiare per tutti i lavoratori e i servizi per la contabilità. Possiamo affermare che i costi ogni anno, anche aggiungendo altre piccole voci poco rilevanti, non superino i 5.000.000Mt. Quindi il risultato prima delle imposte sarà di un utile pari almeno a 2.500.000Mt corrispondenti a circa 58.000€.

Questi dati affermano che salina di Bathane ha ottimi profitti, li deve avere dato che vuole competere con il mercato globale, accettando tutte le sfide e le difficoltà che vuole affrontare durante il suo percorso di continua crescita. Ma è anche un esempio concreto per tutti di buona gestione, rispettando le regole, valorizzando il territorio e i lavoratori.

Fig. 24: Lavoratori in attesa di prendere il salario.

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3) IL SALE Il sale veniva utilizzato fin dall‟antichità per la conservazione di carni, pesce, pellami e per la sopravvivenza del bestiame; è stato la causa di conflitti fra nazioni, sempre pronte ad entrare in guerra per aggiudicarsi il possesso delle saline. Il cloruro di sodio ha un ruolo importantissimo nella vita dell‟uomo e non esiste organismo vivente superiore che possa farne a meno.

3.1) LA STORIA L‟uomo, fino dalle epoche preistoriche, ha ricercato, prodotto e commerciato questo bene così importante, considerato prezioso quasi quanto l‟oro, tanto da essere usato dai primi re romani per pagare i soldati (da cui il termine “salario”).

Il primo impianto per l‟estrazione del sale, di cui si ha notizia, risale alla Cina preistorica. Si trovava nella provincia settentrionale dello Shansi, presso il lago salato Yuncheng, zona famosa per le continue guerre combattute per ottenere il controllo del lago. I primi utilizzi sembra risalgano a 5-6 mila anni fa, con lo sviluppo delle prime civiltà stabili quali quelle dei Sumeri, dei Fenici e degli Egiziani. In Italia già in periodo etrusco si hanno notizie sullo sfruttamento, in Toscana, di sorgenti di acque salse che affioravano spontanee in varie località. Il sale infatti non è disponibile ovunque ma può essere estratto solo scavando le miniere di salgemma o facendo evaporare, direttamente o con la bollitura, le acque marine. Da questa seconda tecnica sono nate le saline, che ovviamente si sono sviluppate per lo più in zone costiere.

In Europa la produzione ed il commercio del sale fu fortemente incrementata dallo sviluppo dell‟impero romano. Sin dai tempi del re Anco Marzio (641- 616 a.C.), che secondo lo storico Tito Livio fece costruire le prime saline ad Ostia su entrambi i litorali della foce del Tevere affiancando l‟antica via Campania verso sud con la nuova via Ostiense. In questo modo Roma rafforzava l‟approvvigionamento di sale, il cui commercio venne ulteriormente sviluppato in epoca consolare con la costruzione della via Salaria, che attraverso gli Appennini collegava la Città Eterna a "Castrum Truentinum", l‟odierno porto d‟Ascoli Piceno sull‟Adriatico. Questa fu forse la più famosa delle “vie del sale” che si svilupparono in tutta Europa diventando spesso anche le strade più utilizzate dai pellegrini per raggiungere i più importanti santuari. Lungo questi percorsi sorsero varie città, come Salzburg (Salisburgo), letteralmente città del sale o, in Italia, borghi come Sale (AL) e Sale delle Langhe (CN).

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I veneziani medioevali erano grandi produttori ma soprattutto commercianti di sale, usavano gli introiti ottenuti dal sale per sovvenzionare le importazioni di cereali da altri paesi mediterranei quando i raccolti italiani andavano male. Fornendo sale a un numero sempre crescente di paesi, i mercanti veneziani si allargarono nei paesi del mediterraneo per aggiudicarsi la fornitura, controllare le saline e acquistarle quando potevano.

Venezia, quindi, manipolava i mercati controllando la produzione. Verso la fine del XIII secolo, per alzare il prezzo del mercato a livello mondiale fece distruggere tutte le saline di Creta e proibì la produzione locale di sale.

“Sebbene possa esistere qualcuno che non desidera l‟oro, non è mai esistito nessuno che non abbia desiderato il sale.” Diceva Cassiodoro nel 523 d.C. Per il possesso delle saline e delle zone di produzione del sale si combatterono guerre, proprio come quelle moderne per il petrolio. Uno degli episodi più famosi è la cosiddetta Guerra di Chioggia (1379-80), con la città, famosa per la produzione del “sal Clugiae “ sale di Chioggia, che divenne il campo di battaglia nella fase conclusiva della lunga contesa per il dominio commerciale (tra cui quello del sale) del Mediterraneo e delle rotte per l‟Oriente fra le Repubbliche marinare di Venezia e Genova. Un altro episodio fu la conquista del libero comune di Volterra, nel 1472, da parte delle truppe fiorentine di Lorenzo Dei Medici detto il Magnifico, proprio per il controllo delle sue miniere di salgemma.

Il sale è stato oggetto di scontri anche tra inglesi e colonie americane da quando, nel 1759, gli inglesi capirono che il commercio americano non rispettava il rapporto esclusivamente biunivoco sottointeso fino ad allora ma si avviava verso l‟indipendenza.

Gli americani si specializzarono nella produzione del sale per non dover più sottostare ai capricci economici della madrepatria che rispondeva con l‟imposizione di tariffe punitive, tasse ed altro per scoraggiare il commercio delle colonie. Ci si stava preparando alla guerra di indipendenza americana (1763-1783) la più lunga mai combattuta fino al Vietnam.

Sin dia tempi antichissimi il commercio del sale fu controllato con varie forme di monopolio e regalie dai potentati e dai governi locali, che applicavano specifiche tasse.

Nell‟Italia moderna la riscossione di tale imposta, in vigore fino al 1975, si aggirava sul 70% del prezzo di vendita, era ottenuta dallo Stato che aveva il monopolio per la fabbricazione e la vendita del sale e dei tabacchi. Oggi lo Stato ha ancora forti interessi in questo settore ma ha permesso, con società a capitale misto, investimenti privati.

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3.2) IL VALORO SIMBOLICO La proprietà del sale di proteggere dalla decomposizione ne ha fatto, durante i secoli, una sostanza anche dall‟alto valore simbolico e religioso. Esso era il simbolo della natura eterna del patto di Dio con Israele, di verità e saggezza per i cristiani (“Siate il sale della terra…”). Gli antichi egizi lo usavano nel processo di mummificazione delle salme dei faraoni. Con il sale, simbolo anche di longevità e durata, si stringevano patti e giuramenti, come quello di fedeltà delle truppe indiane agli inglesi. Secondo la tradizione gli spiriti maligni odiano il sale, ed ebrei e musulmani sono convinti che protegga dal malocchio. Ma una sostanza così potente andava usata con cautela e nel Medioevo il galateo imponeva rigide regole sul suo utilizzo a tavola, dove non doveva mai essere toccato con le mani.

Versare il sale a tavola, allora come oggi, porta sfortuna: non a caso Leonardo da Vinci, nel suo capolavoro “L‟ultima cena”, mette una saliera caduta ed aperta davanti all‟apostolo Giuda, che di lì a poco avrebbe consumato il più grande tradimento della storia.

3.3) GLI UTILIZZI Il corpo umano è composto per il 70% da H20 in cui sono disciolti sali minerali ed è quindi necessario assumerne in quantità regolari, soprattutto attraverso il cibo, per integrare le perdite. Ma solo il 10% della produzione di sale è destinato alla dieta umana, mentre sono ben 14.000 i suoi possibili utilizzi. Fra i più importanti ricordiamo: -

antigelo sulle strade, dove abbassa la temperatura di congelamento dell‟acqua evitando la formazione di ghiaccio;

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nella concia delle pelli come antifermentativo per interrompere la decomposizione naturale e nelle tintorie come mordente per fissare il colore sui tessuti;

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in quasi tutte le industrie alimentari e conserviere, come in quelle del pesce, nei caseifici, nei salumifici, nella produzione dei dadi da brodo, ecc.;

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come batteriostatico in quanto blocca la proliferazione di batteri, la fermentazione e la putrefazione;

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nell‟industria chimica, cosmetica e farmaceutica;

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nella produzione dei laterizi e in quella di resine collanti;

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nelle vetrerie in quanto abbassa la temperatura di fusione della sabbia e nella cottura dell‟argilla per aumentarne l‟impermeabilità.

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3.4) LE PRINCIPALI VARIETA’ PRESENTI NEL MONDO Le varietà di sale presenti nel mondo sono molteplici (Fig. 25), la maggior parte del sale si ricava dall‟acqua marina ma lo si trova anche come minerale alle stato solido. Il processo di formazione varia a seconda della forma in cui il cloruro di sodio è disponibile.

Fig. 25: Alcune tipologie di sale presenti nel mondo.

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Salgemma

Esistono dei giacimenti di cloruro di sodio allo stato solido, residui di antichi mari, da cui si può estrarre la salgemma, un minerale noto anche come “halite”. Molto spesso però il cloruro di sodio è disponibile allo stato solido mischiato con forti quantità di composti estranei, soprattutto argille, sali di magnesio e altro. In questi casi, come anche nel caso di giacimenti profondi, è conveniente procedere a una coltivazione indiretta della miniera, iniettando in profondità acqua che risale poi in superficie come salamoia satura, lasciando in profondità la maggior parte delle impurità. Nella quasi totalità dei casi, a questo procedimento di coltivazione ad umido, segue un‟evaporazione per produrre il cosiddetto sale sottovuoto. In questo caso la produzione è fatta per coltivazione della miniera, tipicamente mediante apparecchiature meccaniche di scavo, ottenendo così cloruro di sodio in grossi pezzi che vengono successivamente macinati per portarli a granulometrie commerciabili. Il cloruro di sodio può essere, se necessario, raffinato come il sale marino.

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Sale marino

Si ottiene mediante l‟evaporazione dell‟acqua grazie al sole. È la forma più antica di produzione di sale marino, fatta in stabilimenti detti saline. L‟acqua di mare, che viene raccolta in vasche impermeabilizzate di grande estensione e bassa profondità, staziona nelle vasche dove, per effetto dell'irraggiamento solare, la salamoia si concentra. Poiché durante la concentrazione si verifica la precipitazione di sali diversi dal cloruro di sodio, la salamoia stessa viene trasferita, col crescere della concentrazione, in altre vasche. Il cloruro di sodio solido depositatosi sul fondo delle ultime vasche cristallizzanti, viene quindi raccolto con macchine dette coltivatori e inviato alla fase successiva. La raffinazione, fatta mediante lavaggio con acqua più pura possibile, elimina tutti gli altri elementi diversi dal cloruro di sodio. Si ottiene così NaCl con titolo oltre il 99,5%, che viene poi essiccato e commercializzato come sale marino.

Il sale marino integrale è invece un prodotto tutto naturale, senza additivi aggiunti; subisce solo lavorazioni di tipo fisico-meccanico in modo da preservare tutti i microelementi che sono basilari catalizzatori nei processi biochimici del nostro organismo.

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Sale di Guérande

Il sale di Guérande si raccoglie nelle saline di argilla della costa Atlantica francese, si forma per evaporazione grazie all‟azione del sole e del vento, è un sale marino organico non raffinato, quindi con un alto contenuto di minerali. Ha una colorazione grigio chiaro che alla luce appare quasi viola a causa della presenza di creta nella saline dove viene ancor oggi raccolto a mano utilizzando metodi tramandati dalle popolazioni celtiche, metodi che prevedono l‟uso solo di pale in legno e non di metallo per evitare di contaminarne la purezza. Questo sale non viene trattato con sbiancanti e non subisce alcun tipo di raffinazione, per questo conserva il suo caratteristico colore grigio.

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Sale nero di Molokai

Il sale marino nero dell‟isola di Molokai (isole Hawaii), lavorato dagli artigiani delle isole, è ricco di elementi minerali di lava vulcanica e carbone attivo (dalle proprietà disintossicanti) che vengono aggiunti al sale al momento dell‟essiccazione. Ha grani grossi e di colore nero come pece. Il sapore del sale nero è amaro, secco e netto nei profumi, leggermente solforico e con note di affumicato.

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Sale dell’Himalaya

Il sale cristallino dell‟Himalaya proviene da una specifica area del Pakistan, è un sale marino naturale, privo di sostanze inquinanti, che si è cristallizzato sulla crosta terrestre 34

nell‟arco di 250 milioni di anni. Contiene tutti gli elementi (naturali, minerali e oligoelementi) che sono presenti nel nostro organismo. Le pressioni immense a cui è stato sottoposto, simili a quelle che in composti di carbonio hanno formato i diamanti, hanno anche mutato la sua struttura. E‟ stato oggetto di un‟approfondita e completa ricerca medica; regola la pressione del sangue, migliora le affezioni della pelle, pulisce l‟intestino e ha qualità depurative.

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Sale Blu di Persia

E‟ una salgemma naturale che proviene dalle millenarie miniere di sale dell‟Iran. E‟ molto raro e la sua particolare colorazione è dovuta alla silvite, minerale che normalmente si presenta di colore giallo o rosa e che soltanto rarissimamente prende la tonalità blu. E‟ naturalmente ricco di potassio e cloro. Si caratterizza per una decisa sapidità ed un retrogusto leggermente speziato. Macinato al momento, lo si utilizza come sale da tavola per condire, oppure in grani, per decorare piatti ricercati.

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Sale Indo

Il sale Indo è nato dal sale dell‟oceano centinaia di migliaia di anni fa. Protetto dalla stratificazione di altri tipi di pietra è rimasto incontaminato fino ad oggi. Il sale ricavato dall‟acqua marittima è più o meno inquinato a seconda delle modalità di estrazione mentre il sale Indo è puro. Il suo effetto benefico e rafforzante era conosciuto in India già migliaia di anni fa.

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Sale di Camargue

E‟ chiamato anche “Fleur de sel” che significa “fiore di sale” ed è un sale prodotto nel Sud della Francia (da qui anche la denominazione di sale di Camargue), è considerato “il caviale del Sali” per l‟aroma meraviglioso che lascia sui piatti, è grezzo, non raffinato e non ha conservanti. Contiene tutti i minerali dell'acqua marina, indispensabili per il prefetto funzionamento di mente e corpo. Si presenta più grosso del sale fino che si utilizza normalmente in cucina ed è particolarmente friabile al tatto. Copre meno gli aromi dei cibi su cui viene utilizzato perché, a parità di quantità, contiene meno cloruro di sodio.

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4) INVESTIMENTI E PROSPETTIVE FUTURE Uno degli aspetti più interessanti sono le idee e i nuovi investimenti che riusciranno ad aumentare la produzione e la vendita del sale con lo scopo di assumere altri lavoratori e di conseguenza dare la possibilità ad altre famiglie di programmare, investire e sognare un futuro migliore per loro e per i loro figli. Inoltre si potrebbero realizzare altri progetti con finalità sociali portando benessere e felicità a molte altre persone.

4.1) LA CONFEZIONE DA 1KG Studiando il mercato e il territorio è stato possibile fare un salto di qualità incominciando a confezionare e vendere il sale in sacchetti da 1Kg, un formato vendibile direttamente ai supermercati e ai piccoli commercianti. Ciò permette di saltare gli intermediari che con il solo commercio hanno guadagni maggiori rispetto al produttore. Si sono già spese molte energie per questo progetto e si stanno già avendo i primi risultati, anche da un punto di vista istituzionale. Infatti nell‟Agosto del 2013 il governo ha approvato la vendita dei sacchetti di sale da 1kg (Fig. 26) e nell‟ Aprile 2014 si è chiesto ed avuto dall‟Unione Europea il codice a barre, lo si è stampato sui sacchetti e si è potuta incominciare la vendita diretta ai supermercati.

Fig 26: Approvazione del governo per commercializzare il sale in sacchetti da 1kg.

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Ci sono potenziali enormi, di crescita e di guadagno, che ormai un‟ impresa occidentale non può nemmeno immaginare. Per dare un‟idea il sale, fino ad ora, è stato venduto a 2,5Mt al kg in sacchi da 20kg (50Mt al sacco), con il pacchettino da 1kg la vendita arriverebbe a 12,5-15Mt al kg. I supermercati poi venderanno la confezione a circa 25Mt. Tenendo già conto dell‟incremento in termini di spese, i guadagni triplicherebbero, arrivando a circa 200.000€ ogni anno.

Tali risultati non sarebbero stati conseguiti senza l‟impegno di padre Carlos Osório e della laica Margarida Ribeiro Rosa, che hanno pubblicizzando le nuove idee in diversi eventi come la fiera Internazionale di Maputo svoltasi nell‟Agosto 2014 (Fig. 27). E‟ stata un‟opportunità concreta per far conoscere ai visitatori le potenzialità della salina, i suoi prodotti e spiegare dettagliatamente il processo produttivo del sale e del fior di sale.

Anche il Presidente della Repubblica Armando Guebuza, il Ministro dell‟ Industria e Commercio e altri governanti sono passati a vedere lo stand della salina di Batanhe. La fiera è stata visitata da moltissime persone, circa 70.000. Queste ottime prospettive sono un bene per la salina ma soprattutto per la popolazione locale perché va ricordato che il fine ultimo della salina è quello di valorizzare il territorio e di dare un lavoro dignitoso alle persone, permettendogli di mantenere la propria famiglia e di far studiare i figli.

Fig. 27: Margarida e Padre Carlos durante una fiera a Maputo.

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4.2) IL FIOR DI SALE Nel 2013 è incominciata la produzione del Fior di Sale, prodotto di nicchia, usato solamente nell‟alta cucina, grazie alla particolare consistenza dei suoi cristalli e al suo sapore delicato che esaltano il gusto di tutti i tipi di piatti, in particolare quelli di carne e di pesce. E‟ l‟ideale per i migliori ristoranti di Maputo e per i più rinomati ristoranti italiani ed europei. E‟ la prima e l‟unica salina, in Mozambico, a produrlo.

Il Fior di Sale nasce grazie ai cristalli di sale che si formano sulla superficie dell‟acqua formando un velo su tutta la salina, solitamente questo velo veniva “rotto” per far riprendere l‟evaporazione dell‟acqua e la conseguente concentrazione del sale.

La formazione di questo prodotto puro e integrale è soggetta alla presenza contemporanea di fattori ambientali eccezionali, in particolare devono succedersi sole e vento in giusta proporzione (Fig. 28). Rispetto al comune sale marino non viene a contatto con il terreno (per questo motivo si dice che il fior di sale è un sale puro) e quindi non ha bisogno di nessun tipo di pulizia, viene immediatamente asciugato al sole restando subito pronto per il confezionamento e la vendita.

Il fior di sale si presenta sotto forma di cristalli disomogenei di un colore bianco candido e conserva ancora un po‟ di umidità e profumo di mare. La sua produzione è fatta tutta rigorosamente a mano, dalla raccolta, fatta con i “gavari” di legno, fino ad arrivare al confezionamento.

Fig. 28: Formazione di una patina di fior di sale.

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Il fior di sale della salina di Batanhe, ha il vantaggio di essere prodotto in un mare privo di inquinamento a causa dell‟assenza di industrie e fabbriche che lasciano inalterata la qualità dell‟acqua e di conseguenza del sale. In molti mari del mondo purtroppo questo è ormai impossibile.

Le vendite in Mozambico sono limitate ai pochi ristoranti lussuosi come l‟hotel Polana 5 stelle, il quale sta apprezzando le ottime proprietà e qualità del fior di sale .

Il “ricco” Sud Africa sarebbe lo sbocco ideale per questo prodotto di nicchia, ma ci vorrebbe personale qualificato che parli inglese e che abbia le capacità per risolvere i molti problemi burocratici.

Si sta studiano la possibilità per esportare il fior di sale in Italia e Portogallo. A questo proposito sono stati preparati sacchetti da 100gr in piccole confezioni fatte con tela locale (Fig. 29) e si è incominciato a venderli durante le raccolte fondi, ma ci si è resi conto che ciò non è sufficiente per renderlo un progetto importante. Un‟idea per una vendita continuativa e stabile sarebbe di rivolgersi ai molti negozi equo-solidali, ma non sarà facile a causa della burocrazia e dei maggiori costi che dovrebbe sostenere la salina per poter aver accesso alle esportazioni.

Fig. 29: Sacchettino da 100gr di fior di sale.

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4.3) ELETTRIFICAZIONE DELLA SALINA E‟ stato presentato dal laico Giancarlo Pegoraro il progetto per portare l‟elettricità nella salina di Batanhe (Fig. 30). Si era pensato di far passare il cavo elettrico sotto terra, ma sapendo della possibile corrosione dei cavi sotterrai a causa di termiti e formiche, si è deciso di portare l‟elettricità per via aerea, con cavo di 1,3 Km che passerà su pali di legno alti 7mt. Questo progetto ha un costo di 72.000Mt (circa 1800€) e sarà finanziato dalla salina.

Grazie all‟arrivo della corrente si potranno effettuare nei magazzini della salina tutte le riparazioni necessarie a macchinari, trattori e attrezzi risparmiando molto tempo. Anche la cucina e quindi i pasti dei lavoratori ne trarrebbero beneficio. Con l‟elettricità si potrà anche pensare a come rendere più efficienti i vari processi di produzione come lo stoccaggio del sale nei magazzini che al momento è fatto tutto manualmente. I molti lavoratori impiegano molto tempo e fanno una fatica non indifferente per riempire, con l‟aiuto di sole pale, magazzini grandi 40m². E‟ già stato spedito ed è in viaggio nel container che la fondazione Padre Mauro Calderoni di Lissone (MI) invia ogni 4 mesi, un macchinario che grazie ad una ventola soffierà il sale portandolo, tramite un tubo, direttamente nel punto dove si desidera, risparmiando molte ore di lavoro con un costo energetico minimo.

Fig. 30: La linea elettrica passerà alla destra della strada che porta alla salina.

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4.4) POMPE PER ACQUA SALATA Due nuove pompe più potenti ed efficienti porteranno l‟acqua del mare nelle apposite vasche quando ci sarà l‟alta marea. Andranno a sostituire due delle tre pompe già esistenti (Fig. 31) che ormai risultano troppo vecchie per poter essere riparate dall‟esperto fratello Pietro Bertoni. Sarebbero costate 8500€ l‟una iva esclusa, ma grazie alla campagna di raccolta fondi promossa dal laico Giancarlo Pegoraro stanno per arrivare gratuitamente dall‟Italia. E‟ stata una fortuna che si siano trovati questi fondi perché altrimenti si sarebbe rischiato di interrompere i numerosi progetti sociali finanziati ogni anno dalla salina.

Fig 31: Una delle vecchie pompe che dovrà essere sostituita.

4.5) MACCHINARI PER RENDERE IL SALE FINE E CONFEZIONARLO Per poter supportare i ritmi di crescita che la salina di Batanhe si è proposta e per soddisfare tutti gli ordini che arriveranno dai supermercati, ci sarebbe bisogno di una macchina che insacchetti direttamente il sale in sacchetti da 1kg, la quale presenta un costo di circa 50.000€.

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Ci sarà bisogno anche di un macchinario che trasformi il sale grosso in fino (Fig. 32), è una fase di lavorazione non determinante ma necessaria per soddisfare le particolari richieste del mercato riguardanti il settore del sale di grana fine. La macinazione si realizza per mezzo di mulini che rompono i cristalli di sale ottenendo una granulometria omogenea della misura adatta all'utilizzo del sale richiesto. Il costo previsto è di circa 10.000€.

Come ricordato nel capitolo 4.1 il potenziale di crescita di questo giovane mercato è enorme e molteplici saranno le opportunità che si verranno a creare.

Fig. 32: Macchinario per la trasformazione del sale in grana fine.

4.6) IL RADDOPPIO DELLA SALINA Già P. Amadio Marchiol aveva intenzione di ampliare l‟estensione della salina ma a causa delle continue guerre, del clima politico e sociale incerto e dell‟età che avanzava, ha preferito accantonare questo progetto. Oggi, anche se resta ben visibile la povertà in gran parte della popolazione, la situazione è totalmente cambiata, il Mozambico è uno dei paesi più promettenti dell‟Africa con una crescita del PIL che da molti anni è superiore al 7%. Se dovessero arrivare, come da prospettive, molti ordinativi per il nuovo pacchetto di sale da 1kg, si potrà concretamente pensare al raddoppio della produzione sfruttando gli altri 4 ettari a fianco della salina, già comprati dalla missione in passato. In questo modo si potrà raddoppiare anche il numero dei lavoratori e concretizzare molti altri progetti sociali a favore di questo territorio.

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5) CONCLUSIONI

La salina, gli studi compiuti, il mio sogno, quello dei missionari e di tutti i volontari che ho incontrato penso si possa ben rispecchiare nella visione del mondo nel 2030 di Yunus: “Un mondo in cui non ci sia più neanche un povero, un mondo in cui gli oceani, i laghi, i fiumi e l’aria non siano più inquinati, un mondo in cui nessun bambino debba più andare a letto senza cena, un mondo in cui non capiti più di dover morire anzitempo per una malattia che potrebbe essere curata, un mondo che pensi alla guerra come cosa del passato, un mondo in cui si possano attraversare liberamente tutte le frontiere, un mondo senza più analfabeti e in cui le nuove tecnologie consentano a tutti un facile accesso all’istruzione, un mondo in cui i tesori delle nuove tecnologie siano a disposizione di tutti.” (Yunus M., 2010 ‟Si può fare!‟ p. 252).

Il raggiungimento di questi obbiettivi entro il 2030 può sembrare un‟idea utopica, ma l‟importante è incominciare a percorrere la giusta strada che permetterà a queste splendide parole di tramutarsi in realtà.

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