Felici in città.

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FELICI IN CITTA’


Autore dell’immagine di copertina Augusto Titoni

Tesi di Laurea Magistrale in Pianificazione e Progettazione della città e del territorio Università degli Studi di Firenze Anno Accademico 2017/2018 Empoli, Settembre 2018


Felici in cittĂ



Chiara Chiari

con la supervisione del Prof. Iacopo Zetti e della Prof.ssa Maddalena Rossi

COSTRUZIONE E APPLICAZIONE DI UN METODO PER LA MISURA DELLA FELICITA’ URBANA NEL TERRITORIO TOSCANO

Università degli studi di Firenze



SOMMARIO 05 06 07 08

INTRODUZIONE Tesi sostenuta

Struttura della tesi

Metodo adottato

13 PARTE PRIMA IL CONTESTO TEORICO DI RIFERIMENTO 14 Introduzione

14 Capitolo 1: Dal benessere alla felicità urbana 14 Introduzione

18 Benessere e felicità: Radici teoriche di due

concetti

Benessere e reddito economico

Felicità, contesto territoriale e aspetti

sociali

Disagio urbano

33 La misura della felicità: alcune applicazioni

pratiche

Sistemi di misurazione alternativi al PIL

Sistemi di misurazione impiegati nella

ricerca

55 Capitolo 2: L’analisi multicriteriale spaziale

55 Introduzione

56 Alcuni approcci multidimensionali al

benessere già sperimentati

L’approccio delle capacità e dello

sviluppo umano

L’approccio dell’esclusione sociale

La commissione Sarkozy per la

misurazione

del progresso economico e sociale

61 L’analisi multicriteria

Introduzione al metodo analitico e alla

sua utilità

66 PARTE SECONDA COSTRUZIONE E APPLICAZIONE DI UN METODO DI MISURA DELLA FELICITA’ 67 Introduzione

70 Capitolo 3: Studio del benessere

70 Identificazione del territorio oggetto di

indagine: la Regione Toscana

Le principali caratteristiche del territorio

di indagine

79 Analisi del benessere

Costruzione del metodo analitico

Applicazione del metodo

Lettura dei risultati delle analisi

94 Capitolo 4: Studio della felicità urbana

94 Identificazione dei territori oggetti di

indagine: Empoli e Sesto Fiorentino

96 Le principali caratteristiche dei territori di

indagine

Descrizione di sintesi del territorio del

Comune di Empoli

Descrizione di sintesi del territorio del

Comune di Sesto Fiorentino

Confronto tra i due territori

135 Analisi della felicità urbana

Costruzione del metodo analitico

La scelta degli strumenti d’indagine

154 Applicazione del metodo nel Comune di

Empoli

Identificazione dei tessuti urbani oggetti

di indagine: Caso 1 e Caso 2

Analisi del caso 1

Analisi del caso 2

Lettura dei risultati delle analisi

208 Applicazione del metodo nel Comune di

Sesto Fiorentino

Identificazione dei tessuti urbani oggetti


Analisi del caso 1

Analisi del caso 2

Lettura dei risultati delle analisi

252 PARTE TERZA RIFLESSIONE SEUUL’INDAGINE 253 Contributo della ricerca

257 Fattori positivi e negativi

259 Ipotesi di ricomposizione e riorganizzazione del metodo 265 Conclusioni 270 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 274 RINGRAZIAMENTI 276 ALLEGATI


INTRODUZIONE


INTRODUZIONE

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Tutto il lavoro di tesi si concentra e tratta uno dei temi maggiormente ricorrenti e innovativi nella città contemporanea: la felicità urbana, raggiunta grazie a una buona qualità della vita spesso usata come sinonimo. Veenhoven (2001) sostiene che “qualità della vita” implica una vita buona sotto tutti gli aspetti, quindi una vita felice. L’obiettivo è quello di sperimentare una nuova metodologia di analisi, costruita sulla base di altri metodi già affermati e consolidati nel tempo, che consenta di misurare il grado di felicità. La domanda che ci poniamo è: ci sono città, nel mondo di oggi, dove la gente è più felice rispetto ad altre? O meglio: ci sono città, che contengono nel tessuto urbano più elementi che determinano e influiscono nella crescita della felicità rispetto ad altre città? Quali sono questi elementi? Fino ad adesso siamo abituati a concentrarci e ad individuare dove vi è disagio urbano, per cui a misurare il grado di malessere in una quantità di campi diversi. Il tentativo del lavoro è quello di rovesciare tale approccio, cercando città dove la gente vive bene e provando ad identificare le condizioni che spiegano tale percezione. In questo caso ci siamo occupati della felicità urbana, cioè una condizione privilegiata legata alla vita urbana. Il concetto di felicità viene introdotto nel 1700, da quel momento, secondo molti studiosi come Antonio Genovesi, Jeremy Bentham e Pietro Verri, diventa il vero obbiettivo delle politiche pubbliche. Per molti anni si è sostenuto che il progresso e lo sviluppo economico fossero gli unici fattori che determinassero la pubblica felicità, facili da misurare e leggere in quanto indicatori quantitativi.

Nella città contemporanea, divenuta un organismo

estremamente complesso sotto molti punti di vista, tutto questo non sembra più sufficiente. Infatti, almeno negli ultimi venti anni, è entrato in gioco un nuovo fattore chiamato sviluppo umano. Si è iniziato a prendere in considerazione nuovi indicatori, questa volta di tipo qualitativo, la maggior parte dei quali ha a che fare con l’ambiente urbano, sociale e culturale. Ancora oggi sembra difficile misurare la felicità e soprattutto definirla. Anche gli studiosi si trovano in contraddizione nell’individuazione degli elementi che dovrebbero legarsi ad essa. Molti considerano la felicità legata ai beni relazionali, cioè la compagnia, mentre altri mettono al primo posto elementi come la ricchezza. Però le condizioni iniziali sembrano essere una buona qualità ambientale per cui del contesto urbano, e l’inserimento sociale. Robert Auzelle, già negli anni ’60, sosteneva che “la felicità individuale è l’obiettivo essenziale ed esclusivo dell’urbanistica”. La tesi che questo lavoro va così a sostenere è che per una giusta pianificazione e progettazione non siano più sufficienti gli studi tradizionali della città ma che si debba integrare ad essi l’analisi del grado di felicità, così da andare con il proprio intervento a migliorare o preservare la qualità della vita dei cittadini. Lo scopo del lavoro è quello di sperimentare un approccio analitico che ogni urbanista con i propri strumenti disciplinari sia in grado di raggiungere. L’obiettivo è quello di integrare vari indicatori, di diversa natura tra loro, sia quantitativi che qualitativi per scoprire il loro grado di relazione e di determinazione della felicità. Convinti fermamente che il territorio, lo spazio urbano e gli elementi al suo interno determinino la felicità delle persone, e con l’analisi di tali elementi,


attraverso la lettura degli indicatori del buon vivere legati alla qualità e all’uso dello spazio, andiamo a scoprire in che modo e quanto incidono su di essa. Quando osserviamo le città, solitamente si pensa che sia più desiderabile vivere in una piuttosto che in un’altra, ciò a che fare con i nostri criteri e valori personali a volte puramente estetici. Nonostante questo per capire come si vive in un territorio osserviamo i cittadini, i loro comportamenti, ma anche lo spazio fisico che li circonda poiché quest’ultimo è un prodotto collettivo da cui leggiamo la storia della città e le preferenze di chi lo abita. Detto questo la scelta degli elementi del buon vivere è spiegata dalla capacità delle relazioni che si creano fra la città materiale per cui le dotazioni fisico-spaziali e chi la vive e dalle opportunità che la prima offre ai secondi di abitarla e praticarla. Si pensa che l’analisi delle azioni e degli usi che hanno vita all’interno di uno spazio e che si plasmano a seconda della sua forma sia un fattore determinante per la lettura della qualità della vita. In conclusione, sulla scia di tale sperimentazione, lo studio di questa tesi si pone come obiettivo quello di portare a una conoscenza dei fattori che determinano la felicità urbana, quest’ultima elemento di troppa importanza nella città contemporanea per non essere preso in considerazione nella pianificazione. Lo studio dunque, si sviluppa su tre grandi temi: • l’inquadramento e lo studio del concetto sia di benessere sia di felicità urbana per comprendere le teorie e gli strumenti di misurazione fino ad ora divulgati.

• la costruzione e l’applicazione di un nuovo metodo di misurazione attraverso l’analisi multicriteriale. • Analisi degli elementi di raccordo tra felicità, uso e organizzazione dello spazio urbano.

LA STRUTTURA DELLA TESI In base a tali presupposti il lavoro di tesi si è cosi strutturato: Una Prima parte, denominata “CONTESTO TEORICO DI RIFERIMENTO”, in cui il lavoro viene posizionato all’interno di un quadro di riferimento concettuale, approfondendo il concetto di benessere e quello di felicità urbana. Per una visione più chiara sono state inquadrate a livello temporale gran parte delle teorie e delle misurazioni pratiche riguardanti il vasto argomento trattato, dal 1700 ai giorni nostri. Inoltre è stata studiata l’analisi multicriteriale spaziale su cui si è basata la costruzione dei due metodi. Una Seconda parte, denominata “COSTRUZIONE E APPLICAZIONE DI UN METODO DI MISURA DELLA FELICITA’” dal carattere applicativo, in cui sono stati costruiti e applicati due nuovi metodi. Uno per misurare il benessere territoriale e l’altro la felicità urbana. Il primo applicato a scala territoriale, in tutti i comuni della Regione Toscana, è composto da soli indicatori quantitativi. Mentre il secondo applicato a una scala più ridotta, quella urbana del comune di Empoli e di Sesto Fiorentino, ha integrato nella sua struttura indicatori di diversa natura, sia quantitativi sia q u a l i t a t i v i . L’ a d o z i o n e d i u n a v i s i o n e multidimensionale ha permesso, in entrambi i metodi, di scomporre l’analisi in diversi criteri,

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criteri, economici, ambientali e urbanistici, per i quali sono stati scelti e analizzati vari sub-criteri. Per ognuno di questi è stato definito un peso relativo attraverso il metodo del confronto a coppie. Questa parte contiene anche la lettura delle analisi delle diverse misurazioni. Infine una terza parte, ultima ma non meno importante, denominata “RIFLESSIONI SULL’INDAGINE”, in cui a conclusione del lavoro sono state riportate alcune osservazioni sul metodo d’indagine proposto. Sono stati descritti gli elementi positivi e quelli negativi venuti fuori durante l’applicazione dell’analisi e infine illustrate varie ipotesi di ricomposizione e riorganizzazione del metodo.

METODO ADOTTATO

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Questo lavoro ha tentato di individuare e sperimentare due metodi, che affiancati alle analisi tradizionali della città, permettano di confrontare più indicatori diversi fra loro, il primo per la misurazione del benessere e il secondo per la misurazione della felicità urbana. Quindi l’identificazione delle dimensioni e delle caratteristiche delle condizioni di benessere e di felicità, nel contesto territoriale, sono stati il principale obbiettivo dell’indagine. Il quadro per la misurazione propone di misurare entrambe le condizioni attraverso un approccio multidimensionale. La prima metodologia sperimentata si basa sull’adozione di un’analisi statistica da condurre a livello territoriale, quindi esclusivamente di tipo quantitativo. Mentre la seconda si basa sull’osservazione diretta della città e sull’intermediazione con i cittadini, da

condurre a livello urbano, per cui un’analisi prettamente qualitativa. Entrambi i metodi sono stati utilizzati come strumenti per rilevare l’intensità degli elementi che determinano le due condizioni, ma l’ultimo in particolare viene letto attraverso l’analisi della qualità dell’insediamento e dello spazio urbano. Gli strumenti d’indagine che sono stati utilizzati sono stati di tipo quali-quantitativo. Le tecniche quantitative, utilizzate nel primo metodo hanno favorito una definizione analitica delle dimensioni coinvolte nel processo di costruzione del benessere nel contesto territoriale. Mentre l’utilizzo di tecniche qualitative, utilizzate esclusivamente nel secondo metodo, ha consentito una definizione degli atteggiamenti permettendo lo spostamento del fuoco dell’indagine sugli individui e sullo spazio urbano. Gli indicatori sono stati espressi in unità differenti, ad esempio alcuni sono stati rappresentati con un valore assoluto, altri in percentuale e altri ancora con un indice. Al fine di confrontare tutti gli indicatori su una stessa scala, essi sono stati normalizzati. Una volta confrontabili è stato assegnato ad ogni elemento un peso utilizzando il metodo del confronto a coppie di Saaty. Quindi, tre sono stati i passaggi per trasformare il valore iniziale di un indicatore in un punteggio di benessere: • identificazione dei comuni con i valori minimi e massimi di ogni aspetto. • normalizzazione di ogni indicatore. • attribuzione dei pesi ad ogni indicatore attraverso il confronto a coppie.


Per entrambi i metodi sono state individuate 3 dimensioni principali delle condizioni sia di benessere sia di felicità, caratterizzate: a) dai caratteri e dalla qualità dello spazio e dalle dotazioni presenti in esso; b) dalla cultura del contesto e dalla presenza di fattori di relazione; c) dalle condizioni generali (il lavoro, il reddito e la dimensione abitativa).

Le dimensioni indagate sono state: • Elementi di contesto • Benessere soggettivo • Condizioni materiali

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• Quadro concettuale alla base di questo studio, risultato dell’interazione tra più indicatori di diversa natura per lo stesso obiettivo, quello della misurazione del benessere e della felicità urbana per individuare sia l’efficacia delle politiche pubbliche sia la qualità dello spazio urbano.


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Negli ultimi dieci anni istituti come l’I.S.T.A.T (Istituto Nazionale di statistica) con il rapporto BES “Benessere equo e sostenibile”, a livello regionale nel contesto italiano, e l’O.C.S.E (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) con il rapporto OECD “Regional WellBeing” (Benessere regionale), anche esso al solito livello ma inserito in un contesto mondiale, hanno cercato di misurare il grado di felicità per individuare l’efficacia delle politiche di governo. Tali misurazioni sono servite da base per la costruzione di un nuovo approccio, strutturato per essere utilizzato da un pianificatore e semplificato per l’utilizzo durante l’indagine analitica per la progettazione. In questo caso, soprattutto il metodo per la misurazione della felicità, è stato costruito non per l’individuazione delle politiche pubbliche, ma per la lettura della qualità dello spazio urbano. Ciò perché il contesto urbano e la sua dimensione spaziale sono elementi centrali ed essenziali nella generazione della felicità. In particolare uno degli elementi è lo spazio pubblico. Secondo Paola Bellaviti (2008), ad oggi la vita quotidiana nello spazio urbano contemporaneo è contrassegnata da un ampio spettro di situazioni di difficoltà e di malessere generati dallo spazio stesso e dagli oggetti che si trovano all’interno, causate dalle politiche e dalle pratiche di pianificazione, incapaci di leggere e mettersi in relazione con l’ambito della vita quotidiana. Per questo l’analisi, in questo lavoro, si è concentrata sul rapporto che si crea tra lo spazio abitato e i cittadini, considerandolo come elemento cardine da leggere per una buona pianificazione. Le tre dimensioni e la serie di indicatori sviluppatisi può servire come riferimento comune per le città che mirano a sviluppare le proprie metriche di feli-

cità urbana. Il primo set di indicatori (vedi mappa a pagina 11), composto per misurare il benessere territoriale, è stato strutturato e misurato su tutti i comuni della Regione Toscana. Sulla base della lettura dei risultati, pervenuti da tale misurazione, è stata costruita la mappa del benessere, nella quale sono stati confrontati tutti i 274 comuni presenti al 2011. Mentre il secondo set di indicatori (vedi mappa a pagina 12), composto per misurare la felicità urbana, quindi riorganizzato ad un livello di dettaglio maggiore, è stato applicato in due comuni della città metropolitana di Firenze: Empoli e Sesto Fiorentino. La scelta dei due territori comunali si è basata sui risultati pervenuti dalla prima analisi e dalla volontà di analizzare due paesaggi nel territorio in cui ci t ro v i a m o , m o r f o l o g i c a m e n t e d i v e r s i m a paragonabili per la loro superficie e popolazione.


11 • Mappa di sintesi della struttura analitica per la misurazione del benessere territoriale.


12 • Mappa di sintesi della struttura analitica per la misurazione della felicità urbana.


PARTE PRIMA CONTESTO TEORICO DI RIFERIMENTO


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INTRODUZIONE

CAPITOLO 1: LA FELICITA’

L’obiettivo di questa prima parte, prettamente conoscitiva, è posizionare il lavoro nel contesto degli studi teorici e pratici e definire alcuni concetti chiave che stanno alla base dei modelli di analisi per la misura del benessere e della felicità presentati nella seconda parte. Vengono indicate alcune teorie e metodologie che potrebbero rilevarsi utili nella lettura del lavoro di tesi. In particolare, nel capitolo 1. si approfondiscono i due temi di centrale importanza nella ricerca, il concetto di benessere legato ad una dimensione individuale e quello di felicità urbana legato invece ad una dimensione collettiva, mettendo in evidenza i diversi valori che differenziano l’uno dall’altro. Il quadro teorico, costruito grazie all’analisi delle diverse teorie e applicazioni pratiche, dentro scienze diverse, cerca di fornire una chiave di lettura degli sviluppo che i due concetti hanno assunto, nel corso del tempo, indotti dalla crescita della città e dallo sviluppo della società che la abita. Successivamente, nel capitolo 2, si descrive il contesto metodologico su cui si focalizza il lavoro approfondendo le modalità attraverso le quali si struttura e sviluppa l’analisi. In particolare dopo aver presentato alcuni approcci al benessere attraverso l’analisi multidimensionale, si approfondisce il metodo e la sua utilità.

INTRODUZIONE

I due concetti di benessere e di felicità sono da molto tempo al centro di ricerche di molti e vari studiosi, anche appartenenti a scienze diverse, attraverso le quali hanno espresso la cultura, la condizione e lo stile di vita di ogni periodo storico. Soprattutto negli ultimi anni la ricerca sulla felicità è esplosa e così un numero sempre maggiore di ricercatori si è dedicato allo studio empirico della felicità. Quelli del benessere e della felicità sono temi multidimensionali per certi versi equivoci, studiati all’interno del campo delle scienze a partire dal 1700. Temi molto insicuri, come li definisce Giancarlo Paba nella sua relazione “Sulla felicità pubblica (e anche un po’ privata), sul benessere collettivo e sulla qualità della vita nella città e nel territorio” per il Congresso Fondativo della SDT, all’interno dei quali troviamo opinioni divise tra loro. Per alcuni la felicità dipende solo da noi stessi, mentre per altri dipende dal contesto. “Che cosa è la felicità?” Domanda, probabilmente, vecchia quanto l’umanità stessa. Le più grandi menti della nostra specie si sono arrovellate su questo problema. Gran parte delle scienze hanno cercato di dare una definizione di che sono sia una vita buona e felice, ma ancora oggi non vi è un consenso unanime su cosa sia la felicità. Essa rappresenta cose diverse per persone diverse. Quindi possiamo solo fare un analisi dell’etimologia della parola “benessere” che ha origine nel Quindicesimo secolo, composta dalla parola bene e dal verbo essere, cioè “stare bene” o “esistere bene”. Il termine rappresenta lo stato


che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano. Se in passato, il suo senso, coincideva principalmente con la salute fisica, oggi ha man mano assunto un significato sempre più ampio e complesso, arrivando a coinvolgere tutti gli aspetti dell’essere. Si è arrivati così al concetto di benessere globale che coinvolge non solo gli aspetti psico-fisici, ma anche quelli mentali, sociali e spirituali, dove diventa fondamentale lo stato di percezione personale della propria vita e del contesto spaziale in cui un individuo si trova. Alla base del concetto vi è ogni legge umana, prescritta dallo stato, avente lo scopo della felicità pubblica, ossia la maggior felicità possibile uguale per tutti. In tutto questo tempo tale concetto è stato associato a svariati fattori, diversi e tal volta contrastanti tra loro, affermati prima e smentiti o criticati dopo. Paba nella suo saggio “Felicità e territorio. Benessere e qualità della vita nella città e nell’ambiente” (Magnaghi, 2012) riporta le tre principali visioni che Manzini ha individuato per cercare di sintetizzare l’evoluzione dell’idea di benessere nelle società moderne: • Product-Based Well-Being - Il benessere basato sui prodotti. Visione tradizionalista legata alla dimensione capitalista industriale e allo sviluppo del consumo di massa. • Access-Based Well-Being - Il benessere basato sull’accessibilità. Visione nata nella fase postindustriale dove il benessere non appare più legato al possesso e al consumo di beni materiali ma alla disponibilità di accesso ai servizi.

• Context-Based Well-Being - Il benessere basato sul contesto. Visione moderna, alternativa alle visioni precedenti, dove il contesto di vita per cui lo spazio e le sue qualità è diventato l’elemento di riferimento nella ricerca delle forme di benessere. Quindi si pensa al benessere come elemento composto a seconda della scena in cui ha luogo la vita della componente sociale. Per molto tempo l’indicatore del benessere è stato costituito dal reddito economico (in Italia rappresentato dal PIL) poiché si credeva che tale condizione dipendesse esclusivamente dalla situazione economica. Quindi si è pensato che per migliorare la prima era necessario aumentare la seconda. Per calcolare il valore economico, come già detto considerato la base del concetto di benessere, si misurava il rapporto tra lavoro e guadagno utilizzando indicatori quantitativi, tipici degli studi economici. Un esempio sono le affermazioni dell’economista e sociologo austriaco, Friedrich von Hayek che sosteneva che il benessere collettivo derivava dalla somma dei guadagni dei singoli attori. Ciò fino a metà degli anni ’60, quando, l’economista canadese, John Galbraith dimostra che le condizioni di benessere economico fra cui la ricchezza monetaria, non sono legate alla felicità in quanto non determinano la scomparsa di alcune forme di povertà. Infatti la ricerca ha dimostrato che la ricchezza tanto desiderata una volta raggiunta ci rende più infelici di prima. Più reddito porta più infelicità, ciò perché insieme al reddito cresce la competizione con gli altri individui. Agli inizi degli anni ‘70 ci si accorge che il libero mercato e la crescita industriale producono effetti negativi, come la disomogenea distribuzione di

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benessere e la nascita di problemi di integrazione sociale e ambientali. Da quel momento ai classici indicatori economici (quantitativi), misurati fino ad allora, vengono integrati ulteriori indicatori, questa volta di tipo sociale (qualitativi). La dimensione quantitativa e oggettiva del benessere si incontra con quella qualitativa. Così viene ricontestualizzato il concetto di benessere spostando l’attenzione sui comportamenti e le pratiche che gli abitanti sperimentano nella loro vita quotidiana. Ciò cercando di misurare non più il benessere ma la felicità urbana, cioè la possibilità e la capacità per tutti gli abitanti di stare bene nello spazio collettivo e per tutte le comunità di stare bene sul proprio territorio, entrambi avendo pieno accesso alle sue risorse ed essendo parte attiva nella sua configurazione. (Belli, 2005) Infatti, l’interesse va verso lo studio della qualità della vita urbana, sinonimo di felicità. Come afferma Veenhoven essa implica una vita buona sotto tutti gli aspetti, quindi una vita felice. Per cui la felicità sarebbe la valutazione positiva del grado di soddisfazione che una persona da della qualità della sua vita. (Piccinato, 2008) Molti i significati che sono stati attribuiti al concetto di qualità della vita, principalmente descritto, dal docente universitario di sociologia Enrico Maria Tacchi nel suo libro “La città da vivere: teorie e indicatori di qualità” pubblicato nel 1996, come atteggiamento socialmente condizionato di soddisfazione o insoddisfazione che gli abitanti di una città traggono dall’organizzazione spaziale e dai rapporti interpersonali. Il senso di appartenenza tra uomo e territorio (P.Guidicini), il risultato dell’intreccio tra i bisogni dell’abitante e l’efficacia delle politiche di governo (G.Martinotti) e il frutto della interrelazione tra gruppi umani e con-

testo territoriale (R.Strassoldo) sono alcuni dei tanti altri significati attribuiti al concetto che Enrico Maria Tacchi riporta e descrive nel suo libro (vedi pagina 40-41). Numerosi sono anche gli istituti di ricerca sia a livello nazionale sia a quello mondiale che hanno provato a misurare la qualità della vita. Tra gli istituti, di cui è stato possibile consultare le ricerche, troviamo: l’OCSE (Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico); il CENSIS (Centro nazionale di studi e di investimenti sociali); e l’IRER (Istituto regionale di ricerca della Lombardia). La ricerca della felicità urbana vede lo studio della qualità sia degli spazi collettivi sia della vita al loro interno. Fondamentale diventa la relazione tra felicità e contesto cioè tra abitante e territorio. E’ proprio Magnaghi che definisce il territorio come l’esito dinamico e complesso di successivi cicli di civilizzazione, come un sistema complesso di relazioni fra comunità insediate e ambiente. Le stesse relazioni sono l’elemento da cui dipende la qualità della città e dello spazio pubblico. E’ nello spazio pubblico che trovano o non trovano soddisfazione numerosi bisogni connessi allo stare bene sia individuale che collettivo. Spazio, quest’ultimo, che dovrebbe rappresentare il terreno fertile per le condizioni di benessere sia individuale sia collettivo poiché soddisfa i numerosi bisogni del vivere, ma che nella città contemporanea risulta sempre più frammentato e privo della sua valenza collettiva. (Magnaghi, 2012) Christian Iaione, nel suo libro “La città come bene comune”, descrive la profonda crisi sia concettuale sia fisica che, ad oggi, interessa lo spazio urbano, pubblico e privato. La crisi sembra provocata, in particolare, dal declino degli spazi


pubblici sia nel momento della loro pianificazione sia in quello della loro manutenzione, e, forse conseguenza del precedente fattore, dalla disaffezione dei cittadini verso tali spazi percependoli come luoghi di nessuno. Lo spazio perde il suo carattere identitario e simbolico come spazio di incontro, per assumere quello di precarietà come spazio di indifferenza e isolamento. Fenomeni di distacco e disaffezione prendono vita all’interno dello spazio, in cui gli abitanti non si identificano più. Tutto ciò si ripercuote nell’involucro di tali spazi, la città, che anche essa perde la sua capacità di trasmettere identità e senso di appartenenza. (Finocchiario, 1999) La crisi dello spazio pubblico tradizionale è un esempio del disagio urbano contemporaneo. Come ci mostra Paola Bellaviti, ci troviamo di fronte ad uno spazio sottoutilizzato o mal utilizzato, poco fruibile o degradato e sempre più al centro di aspri conflitti per il suo uso differenziato da parte delle diverse popolazioni urbane. Ciò nega alle persone la possibilità di stare bene nel proprio spazio di vita, è qui che entra in gioco la condizione di disagio. Una causa rilevante è la crescita della frammentazione sociale e l’aumentare dell’affermazione delle differenze multietniche e multiculturali, fattori fortemente presenti nella città contemporanea. Il principale effetto conseguenziale di una mal integrazione è la forte tensione che si crea dalla convivenza fra le diverse comunità che abitano o utilizzano lo spazio pubblico. (Bellaviti, 2009) Il disagio urbano ha interessato anche la città, come entità socio spaziale. Lo sviluppo della città contemporanea ha comportato una differente distribuzione delle opportunità con differente distri-

buzione delle opportunità con il prevalere di rilevanti disuguaglianze tra i diversi segmenti della popolazione urbana e di realtà di elevata polarizzazione sociale, escludendo così un omogenea diffusione del benessere. Con lo sviluppo economico e la globalizzazione sparisce il concetto di città come forma di relazione tra la società e il territorio. Astengo cercava l’equilibrio fra i nuclei sociali, le comunità, e gli ambienti costruiti all’interno di un unico spazio. Era quello lo spazio, secondo lui, nel quale si svolgeva la “vita buona”. Spazio costruito dalla comunità, dalle società locali come le definiva Munford. Purtroppo, come ci spiega Anthony Giddens, nelle città di oggi, dove l’uomo è spazialmente freddo, autonomo e svincolato dalla comunità, tutto ciò non può più esserci. In conclusione si può dire che il paesaggio urbano è cambiato e con esso anche il carattere sociale della città, alterando così l’entità urbana. (Paba, 2003)

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BENESSERE E FELICITA’: RADICI TEORICHE DI DUE CONCETTI BENESSERE E REDDITO ECONOMICO

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Nel corso della storia, a seconda delle influenze culturali e dei regimi politici prevalenti, sono state elaborate diverse nozioni di benessere, di sviluppo o di progresso. Come precedentemente detto, anche se oggi è seguita un’altra linea di pensiero, nel Ventesimo secolo il benessere è stato sostanzialmente considerato sinonimo di benessere economico, cosicché, dopo la grande depressione e la seconda guerra mondiale, la contabilità nazionale economica (e quindi il Prodotto Interno Lordo - Pil) è stata considerata da molti come lo strumento principale di misurazione dello sviluppo. Poiché al livello di sviluppo sociale ed economico, simbolo della ricchezza di un Paese, corrisponde quello di Benessere. Il prodotto interno lordo è la misura della performance economica di un paese, rappresentando il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti in un certo intervallo di tempo, generalmente in un anno. L’essere un buon indicatore di prosperità economica facilmente confrontabile a livello internazionale dimostra l’effettiva relazione tra ricchezza e benessere. La prima stagione del concetto di benessere in economia risale agli albori della scienza economica, alla tradizione dell’Economia civile di Napoli di Antonio Genovesi e alla Milano di Pietro Verri, che definirono la nascente economia come la «scienza della pubblica felicità». Sono stati molti gli studiosi, soprattutto economisti, che hanno trattato e discusso sotto varie sfaccettature il tema del benessere all’interno della scienza dell’economia. Ciò che emerge già dai primi studi, oggi noto come il «paradosso della felicità in economia», è stata la correlazione tra reddito e benessere delle persone. Hayek sosteneva che il benessere collettivo derivava dalla somma dei guadagni dei singoli attori. (Bruni, Porta, 2004) Anche altri economisti come Jame Duesenberry, Robert Frank e Luxury Fever studiarono il fattore reddito, ma sotto un altro aspetto, analizzando

CORRELAZIONE TRA REDDITO ASSOLUTO E BENESSERE


le sue varie sfaccettature. Per molto tempo sostennero l’idea che il fattore determinante del benessere era soprattutto il reddito relativo cioè il reddito messo a confronto con quello degli amici e dei vicini di casa e non il reddito assoluto. Clark e Oswald misero in relazione il reddito al fattore dell’istruzione, rilevando che le persone disoccupate con un’istruzione più elevata erano più angosciate rispetto a quelli che avevano ricevuto un’istruzione inferiore. Diverse ricerche hanno provato che le persone che vivono in paesi ricchi sono più felici di quelle che vivono nei paesi poveri. L’economisti Veenhoven e Inglehart attraverso i risultati di tali ricerche, dove emerge che la soddisfazione personale aumenta con il livello di sviluppo economico della nazione, hanno confermato l’associazione positiva tra il reddito e il benessere. Hanno visto che esistono anche altri fattori, come l’età, il genere, l’istruzione e la salute, che producono un effetto positivo su di esso, ma tale effetto è contenuto. Mentre i fattori economici esercitano un’influenza maggiore. (Frey, Stutzer, 2006). Ancora oggi il PIL è senza dubbio un indicatore economico chiave per la misura della produzione di ricchezza e per l’individuazione del livello di sviluppo economico dei diversi paesi ed aree territoriali. Si è trattato, come vedremo, di integrare tale misura con altri fattori che influenzano il grado di benessere, ma non di sostituirla. Basandoci sulle teorie descritte fino a qui, chi possiede più beni materiali e un reddito più alto dovrebbe essere sostanzialmente più felice di chi ne possiede meno, ma ricerche recenti ci riferiscono che questo non è sempre vero. Infatti se alcuni hanno sostenuto che un reddito più alto renda le persone più felici, altri ritengono il contrario. Già nel 1934, lo stesso Simon Kuznetz, ideatore della riforma della contabilità nazionale americana e di fatto ideatore del PIL come lo conosciamo oggi, avvisava il Congresso degli Stati Uniti sul fatto che il benessere del Paese difficilmente può essere dedotto solo dalla misurazione del suo reddito nazionale. In particolare, alcuni studiosi sottolineano come si abbia l’effetto contrario, cioè come arrivati ad una determinata soglia di guadagno si inneschino dei meccanismi che abbassano la soglia di benessere. Un esempio è Adam Smith che osservò l’esistenza di un punto di equilibrio sulla scala di guadagno oltre il quale un reddito elevato serve a poco o a

CORRELAZIONE TRA REDDITO RELATIVO E BENESSERE

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nulla. Addirittura lo studioso nel campo dell’economia del benessere e delle scelte pubbliche, Bruno Frey, sostiene che in realtà nessuna delle due visioni è corretta. Poiché l’effetto sul benessere di un reddito più elevato dipende fortemente da altre circostanze. Infatti in alcuni casi un reddito più elevato effettivamente compra la felicità, mentre in altri casi l’effetto svanisce rapidamente e le persone non si sentono molto più felici dopo un aumento di reddito. (Frey, Stutzer, 2006). Molti economisti, in effetti, non concordano con l’idea che un reddito più elevato aumenti la felicità. Uno di questi è John Kenneth Galbraith che ha sottolineato molto spesso l’efficacia limitata di un reddito individuale più elevato se il settore pubblico è privo di risorse. Anche l’economista e demografo americano Richard Easterlin, dopo aver studiato approfonditamente i dati sulla felicità, ha concluso che i soldi non comprano quest’ultima. La felicità, in un certo qual modo, non ha prezzo, ciò vale a dire che non la si può ottenere attraverso mezzi materiali. Un altro autore che ha affermato che la felicità non si può comprare sul mercato è Tibor Scitovoscky. L’economista dimostra anche che un più elevato livello di benessere economico porta a un continuo consumo di comfort, ciò impedisce di provare piacere e scaturisce così una insoddisfazione di desideri. L’analisi del paradosso reddito-felicità, evidenziato da Easterlin, mette in evidenza altri aspetti fondamentali, fa luce sugli effetti non-intenzionali delle azioni umane. Nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Easterlin spiega che, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino ad un certo punto, poi comincia a diminuire. Ad esempio se l’impegno per aumentare il reddito produce sistematicamente effetti negativi sulla qualità e quantità delle nostre relazioni, l’effetto complessivo di aumento di reddito sulla felicità può essere negativo a causa delle conseguenze che tale aumento indirettamente produce sulla qualità della vita e delle nostre relazioni, a causa delle eccessive risorse che impieghiamo per aumentare il proprio guadagno e che così sottraiamo ai rapporti umani. E’ stato supposto che l’effetto complessivo di reddito sulla felicità sia positivo per bassi livelli di ricchezza, ma che dopo aver superato una certa soglia, divenga negativo. La rappresentazione dell’andamento si è appoggiata alla curva di Kutznet (ideata per misurare il rapporto tra crescita e inquinamento).

EQUILIBRIO DELLA FELICITA’ SULLA SCALA DEL GUADAGNO

LA FELICITA’ NON HA PREZZO, NON SI PUO’ COMPRARE SUL MERCATO

“PARADOSSO REDDITO-FELICITA’”


Tuttavia, come sostiene Sen, ciò cambia se ci riferiamo a chi possiede bassissimi livelli di reddito, i quali con l’aumento di quest’ultimo ottengono un miglioramento dei loro rapporti. Se pero si supera una certa soglia, superata in modo inconsapevole come sostiene Scitovsky, il segno del rapporto cambia e quegli stessi beni diventano mali. (Bruni, Porta, 2004). Quindi, in conclusione, il PIL può essere considerato una misura del benessere economico di un Paese ma, per i limiti dello stesso indicatore, non necessariamente del suo benessere complessivo. Questo perché non tiene in considerazione di alcune importanti variabili, come ad esempio le relazioni sociali, il lavoro, il reddito, la qualità dello spazio, e di come queste si distribuiscono fra la popolazione e sul territorio.

FELICITA’, CONTESTO TERRITORIALE E ASPETTI SOCIALI « Non possiamo misurare il benessere nazionale sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza del paesaggio e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta» (Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)

E’ certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi per cui i fattori economici contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana. In contrasto al pensiero precedentemente sostenuto, si capisce che la felicità è fortemente determinata dalla società e dallo spazio in cui una persona vive. Le condizioni ambientali, sociali, culturali la influenzano in modo considerevole. Con l’individuazione delle nuove

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condizioni che determinano il grado di benessere si sposta l’attenzione verso un nuovo obbietto, quello di misurare la felicità urbana. Per felicità urbana si intende la condizione privilegiata legata alla vita quotidiana, dove lo spazio urbano rappresenta un fattore determinante della felicità delle persone. Quest’ultima viene determinata dallo spazio urbano attraverso due principali indicatori, denominati indicatori del buon vivere, legati alla qualità della vita e dello spazio stesso. Secondo Tiziana Laureti, dal 2015 componente del COMSTAT (Comitato di indirizzo e coordinamento dell’informazione statistica) la non adeguatezza del PIL per misurare il benessere, sia negli aspetti economici che in quelli sociali, ha spinto gli studiosi a seguire due strade per ottenere misure e indicatori integrativi e, in parte, anche alternativi. Nel primo caso è stato ritenuto opportuno aggiungere o sottrarre dall’indicatore alcune componenti, per cui escludere i beni e servizi dannosi e includere quelli utili. Mentre nel secondo caso sono stati affiancati al PIL altri indicatori ritenuti utili per la reperibilità di informazioni sul benessere o disagio della società e degli individui. Cercando così di arrivare a descrivere pienamente gli aspetti delle condizioni di vita della popolazione. I diversi filoni di discussione hanno condotto all’utilizzo sempre più diffuso, già a partire dagli anni Settanta, del termine “qualità della vita” un concetto che rimanda sia alla disponibilità oggettiva dei beni e dei servizi in relazione ai propri bisogni, sia alla soddisfazione soggettiva che deriva dalla fruizione dei beni e dei servizi. E’ soprattutto la corrente di pensiero marxista a creare la connessione tra la qualità della vita e la teoria dei bisogni. Riguardo a questo Agnes Heller individua tre tipi di bisogni, tutti e tre variabili in base ad alcuni fattori come l’età, il reddito, il sesso e l’ambiente: bisogni esistenziali, fondati sull’istinto di autoconservazione come il bisogno di nutrimento, di contatto sociale e di cooperazione; bisogni umani di tipo qualitativo, indipendenti da fattori naturali e il cui oggetto è costituito dall’amore, dall’amicizia e dall’attività culturale; infine i bisogni umani di tipo quantitativo, definiti alienati, come quello del denaro e di possesso, contraddistinti da una accumulazione infinita. (Tacchi, 1996). Solo recentemente, nel 2005, grazie alla Fondazione Europea per il miglioramento di Condizioni di vita e di lavoro, la qualità della vita è stata esplicitamente messa in relazione con la felicità. Enrico Maria Tacchi, nel suo libro “La città da vivere” pubblicato nel 1996

NUOVI FATTORI DETERMINANO LA FELICITA’

SOCIETA’-SPAZIO

=

FELICITA’ URBANA

QUALITA’ DELLA VITA COME SINONIMO DI FELICITA’


ci informa sulle nuove ricerche sulla qualità della vita, che ad oggi seguono due direzioni con due prospettive diverse: la prima considera la qualità della vita come l’insieme di beni e delle opportunità a disposizione dell’uomo, possibile da rilevare attraverso misuratori quantitativi detti indicatori oggettivi del benessere; mentre la seconda mette la qualità della vita sotto una dimensione soggettiva attraverso le percezioni del soggetto in rapporto ai suoi valori, per questo misurandola attraverso indicatori soggettivi. Tacchi, sempre nel suo libro, ci illustra come sempre più è apparsa evidente la stretta relazione tra la qualità della vita e la qualità ambientale, poiché la seconda è uno degli elementi che condiziona la prima. In particolare dagli inizi del 1960 si iniziò a porgere l’attenzione ad altri elementi in relazione alla felicità dell’individuo. Uno di questi fu il territorio, poiché si intendeva, sempre più, la felicità come la possibilità e capacità per tutti di stare bene nel proprio spazio di vita avendo pieno accesso alle sue risorse e essere in grado di condizionare la sua configurazione. Robert Auzelle descrisse lo spazio urbano come il fattore principale che determinava la felicità. Quindi la qualità dello spazio in cui gli abitanti svolgono la loro vita condizionerebbe il grado di benessere in un territorio rispetto ad un altro. Qualità determinabile attraverso la misurazione di vari indicatori legati sia a caratteristiche fisiche sia ai comportamenti e alle nuove pratiche sociali. Un esempio di tali indicatori sono: i bisogni degli abitanti; le relazioni; l’efficacia delle politiche di governo; la qualità della vita; il senso di appartenenza e le interrelazioni tra gli individui e il territorio. Si inizia a parlare sia di indicatori economici sia di quelli sociali. Questo perché le condizioni dello stare bene in un determinato spazio si rifanno sì ad un vasto complesso di beni e condizioni fisico-spaziali, comuni per cui accessibili a tutti, ma non solo. Infatti la qualità della città non è fatta esclusivamente dalla quantità di dotazioni, ma anche dalle relazioni istituite fra lo spazio fisico e gli abitanti che lo vivono. La vivibilità dello spazio, secondo Vitellino, data dalla sua forma, dagli elementi al suo interno e dalle pratiche sociali dei cittadini è la fonte principale del benessere. La dimensione spaziale incide notevolmente sulla qualità della vita quotidiana dei diversi soggetti urbani e sulle loro forme di interazione. (Bellaviti, 2012). Il tipo di benessere che ha interessato le nuove ricerche, negli ultimi de-

STRETTA RELAZIONE TRA QUALITA’ DELLA VITA E QUALITA’ DELLO SPAZIO

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cenni, è quello urbano, incentrato sullo studio delle pratiche della vita quotidiana e delle forme di cittadinanza attiva. Paola Bellaviti, nel suo articolo “Benessere urbano” redatto nel 2008, ci evidenzia come le città, contenitori e oggetto di azioni di manutenzione sociale di spazi, beni e servizi pubblici che vengono dal basso, diventino una sorta di infrastruttura sociale composta dalla rete dei luoghi e dei soggetti che condiziona la qualità, la vivibilità e la socialità urbana, e capace di creare veri e propri servizi e beni comuni. E’ proprio da quest’ultime relazioni descritte, come ci spiega il sociologo Paolo Guidicini nel suo libro “Crisi dell’ideologia della città e nuova strategia di identificazione dell’uomo sul territorio” (1984), le quali testimoniano la presenza di un sentimento di appartenenza che l’uomo ha verso il territorio in cui vive, che va ricercata la qualità della vita. Anche secondo Strassoldo essa è il frutto dell’interrelazione tra le comunità e il contesto bio-territoriale. L’uomo è l’attore principale dell’ecosistema urbano, e i suoi sentimenti sono tornati al centro della pratica progettuale. Sempre nel suo libro, la Bellaviti, parla del nuovo welfare urbano nel quale serve ripensare alla relazione fra spazio-territorio e il nuovo sistema sociale che si è creato nella città contemporanea. Il nuovo sistema sociale urbano ha dovuto combinare insieme qualità dello spazio fisico e qualità sociale, politiche e pratiche sociali. Si tratta dell’insieme delle condizioni che consentono ai cittadini e alle comunità di stare bene sul proprio territorio. Addirittura studiosi come Helliwell e Sampson attribuiscono al contesto territoriale un ruolo fondamentale per il raggiungimento della felicità, essendo l’elemento capace anche di condizionare gli altri indicatori come quello della salute. La salute come indicatore occupa un posto importante nella determinazione del benessere. Indicatore che viene riconsiderato, dall’OMS, sotto una visione sociale. Si arriva ad affermare una stretta relazione fra la salute e le politiche di pianificazione urbana. L’ambiente urbano assume un ruolo centrale nella determinazione delle condizioni di salute e benessere. Altri invece individuano ulteriori fattori capaci di produrre benessere. Aristotele, già nel 350 a.C, considerava le relazioni con amici, compagni, parenti e l’appartenere ad un gruppo uno degli obbiettivi più importanti di un individuo per essere felice. Per Sullivan, Veenhoven, Mastekaasa e Argyle, invece, il fattore centrale per il raggiungimento della felicità è il sul

IL BENESSERE URBANO


benessere reciproco. Diversamente ancora, Oswald identifica una relazione importante tra età e felicità. Quest’ultimo suppone che le persone siano più felici quando sono più giovani, mentre quando raggiungono la vecchiaia individua un andamento prima di diminuzione e poi di incremento del benessere determinato da un adattamento alle condizioni. Infine, completamente contrastante, il pensiero di Lykken e Tellegen che attribuiscono solo al destino la possibilità di essere felici oppure no. Essi considerano la felicità come un fenomeno stocastico, cioè pensano che nasciamo felici o infelici e le circostanti della vita possono solo modificare relativamente lo stato originario. Appunto la felicità come destino e non come traguardo. (Paba, 2012). Negli anni ’80 Ralf Dahrendorf riprende l’espressione “chances di vita”, coniata da Max Weber, per mostrare le opportunità fornite all’individuo per il raggiungimento della massima autorealizzazione. Le chances di vita rappresentano le effettive possibilità di scelta e di crescita individuale, la realizzazione di aspirazioni, desideri, aspettative che ogni individuo pone al centro del proprio agire. Esse sono in funzione di due elementi: opzioni e legature. Le opzioni definiscono, in funzione della posizione e del ruolo sociale, le possibili alternative di azione e le diverse possibilità di scelta che la struttura sociale permette; mentre le legature sono una sorta di ancoraggio, di relazioni connesse all’ambito emozionale, che richiamano categorie quali la patria e la comunità di appartenenza. Dahrendorf constata come la modernità abbia comportato un ampliamento delle possibilità di scelta influendo così sul rapporto tra opzioni e legature. L’aumento delle possibilità implica un’inesorabile distruzione di legature poiché le innumerevoli possibilità di scelta offerte, se collocate in una struttura sociale priva di legami, fanno perdere all’individuo la consapevolezza del proprio agire. (Tacchi, 1996) Ryan e Deci postulano la presenza di tre bisogni psicologici fondamentali per la produzione di benessere: appartenenza; competenza, e autonomia. Il senso di appartenenza ad una comunità o ad un territorio sembra sia un aspetto rilevante e concorde a molti. Secondo Pareto, già agli inizi del 1900, gli esseri umani avevano tendenze istintive che ne condizionavano il comportamento fra le quali l’attaccamento ai luoghi. Attaccamento inteso non come istinto genetico ereditario ma come predisposizione degli uomini a riconoscere un territorio come proprio più comunemente chiamato imprinting territoriale.

ALTRI INDICATORI DELLA FELICITA’: SALUTE; ETA’; RELAZIONI SOCIALI; MATRIMONIO; “CHANCES DI VITA”; BISOGNI; SANSO DI APPARTENENZA; PERCEZIONE DELLO SPAZIO

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Quest’ultimo è dettato dal fatto di svolgere su un dato territorio le esperienze più importanti della propria vita, quali la nascita, la socializzazione primaria, l’innamoramento, la riproduzione e la morte. Anche per la Convenzione Europea del Paesaggio il territorio non è solo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni, ma anche fondamento della loro identità. La presenza di una forte e ben strutturata identità, consolidata sul lungo periodo, comporta una eventuale presenza del sentimento di appartenenza. La percezione di appartenenza ad una territorio è un dato soggettivo, un sentimento che permette all’individuo di sentirsi parte di uno spazio e delle azioni e interrelazioni tra soggetti che vivono quel luogo. Questo per dire che il modo di agire degli esseri umani e le loro azioni, fattori determinanti la qualità della vita e di conseguenza il grado di benessere, sono comprensibili solo se inseriti in un contesto territoriale. Quindi il contesto territoriale e la dimensione spaziale acquistano un ruolo centrale come ambito di generazione del benessere. La qualità dello spazio e del territorio diventa elemento essenziale. Inoltre sembra ormai sempre più ampio il consenso attorno ad un approccio che considera indispensabile l’utilizzo di misure multidimensionali. (Frey, Stutzer, 2006). Tale relazione tra il concetto di felicità e il contesto territoriale è alla base della visione territorialista. Come illustrato la storia è piena di tentativi di misurazione del benessere, ma in tale visione è importante uscire dalla concezione del territorio come merce e di entrare in quella in cui il territorio è considerato bene comune. Come bene comune è funzionale alla comunità, soddisfacendo i numerosi bisogni del vivere e non si possiede ma si è partecipi di esso. Il territorio stesso è un insieme di beni comuni urbani, necessariamente condivisi e accessibili a tutti. La scuola territorialista ricerca il benessere urbano attraverso lo studio della qualità dei luoghi, introducendo nuovi indicatori presenti all’interno del territorio. Poiché la qualità dei luoghi non è definibile in modo meccanico, l’architetto e urbanista inglese, Cristopher Alexander, ricerca nelle configurazioni spaziali una quality without a name. Un luogo, spazio fisico ma anche complesso di relazioni, possiede una qualità senza nome quando è vivo, confortevole, libero, e privo di ego. Caratteristiche percepibili e interpretabili, quindi anche progettabili. In particolare i luoghi o il territorio che hanno una qualità senza nome posseggono una caratteristica fondamentale per la visione territorialista, che lo studio chi-

VISIONE TERRITORIALISTA: TERRITORIO COME BENE COMUNE PER CUI INDICATORE DI FELICITA’ COLLETTIVA


ma “generativeness”, cioè la capacità di riprodursi mantenendo le stesse caratteristiche in base ad un codice di trasformazione condiviso. (Paba, 2012) Emma Finocchiaro ricerca oltre alla qualità il senso dei luoghi, risultato dei processi interattivi che si stabiliscono fra il territorio e gli abitanti. Nel suo libro “La città pubblica”, Giancarlo Paba, ci spiega l’importanza del capire che il benessere non deriva dalla disponibilità delle merci ma dai molteplici legami che si creano con l’ambiente. Le condizioni di benessere sono legate ai valori che assumono e ai sentimenti che scaturiscono le azioni e le pratiche sociali che nascono e si sviluppano all’interno di uno spazio. Elementi importanti poiché sfuggono a qualsiasi forma di calcolo, in particolare quello economico. La scuola territorialista ha sposato la terza visione di Manzini, fondata sull’idea di benessere basato sul contesto. Visione alternativa rispetto alle prime due che mettevano in relazione il benessere con il consumo e l’accessibilità ai prodotti. Il concetto di benessere si trasforma, divenendo dinamico e attivo. Manzini si immagina un nuovo orizzonte di benessere collettivo raggiungibile attraverso diffuse azioni in un intreccio tra ecologia sociale e ecologia territoriale, quindi una trasformazione delle relazioni tra benessere e territorio lungo cinque direzioni: contestualizzare i nuovi progetti e valorizzare quello che è già presente sul territorio; avvicinare le persone e restringere i circuiti materiali rafforzando così la visione locale; condividere e socializzare potenziando il concetto di comunità; aumentale la partecipazione e la convivialità; infine creare isole di lentezza per decelerare il ritmo frenetico che porta stress e disagio. Frey e Stutzer, nel loro articolo "Economia e felicità. Come l’economia e le istituzioni influenzano il benessere” pubblicato nel 2006, individuano alcuni parametri essenziali di valutazione dei livelli di benessere. In particolare sostengono che l’indice dei diritti alla partecipazione democratica e la variabile dell’autonomia locale, hanno un effetto positivo sulla felicità di una nazione o di una comunità per cui dovrebbero essere aggiunti ai fattori demografici ed economici nell’equazione della felicità. I due importanti esponenti degli studi sulla felicità, dopo aver studiato l’effetto del processo politico ed economico sul benessere dei cittadini, stabiliscono la relazione tra partecipazione e felicità, supponendo che il primo fattore abbia a che fare con le emozioni

RELAZIONE TRA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA E FELICITA’ 27


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e i sentimenti delle persone. Quindi affermano la valenza non solo decisionale del dispositivo partecipativo, ma anche quella automotivativa capace di trasmettere piacere. Piacere derivato dal lavoro collettivo per la produzione di beni comuni. Nel corso della storia il concetto di felicità è stato messo in relazione con molti fattori diversi tra loro. Uno fra questi è l’architettura. Molte sono state le visioni su tale rapporto, visioni contrastanti tra loro. Per Le Corbusier la felicità urbana risiedeva nella scatola abitativa in cima ad un grattacelo, per Wright nel rapporto tra la casa isolata e il suolo. Gli architetti di Scampia se pensavano a microcittà felici vedevano città ricche di attività e relazioni. Barteztzky e Schalenberg mettono in evidenza il carattere chiuso e autoritario di molti dei modelli urbanistici, finalizzati anche essi a costruire città felici, realizzati o solamente ideati. Fino ad ora è stato seguito un filone utopistico totalitario di visioni bloccate e delimitate, con il loro “pouvoir correctif et orthopedique” direbbe la storica e teorica di architettura ed urbanistica francese Francoise Choay, ma la visione di felicità territoriale da questi pensieri è molto distante. Infatti, di carattere completamente diverso è la visione utopica della scuola territorialista, finalmente una visione pragmatica e inerente alle azioni sociali quotidiane. Anche importanti figure come quella di Geddes e Mumford con i loro studi e lavori ricercano la felicità, il primo la vede come una speranza ragionevole (reasonable hope), e il secondo la definisce realizzabile. Le radici dell’utopia si ritrovano nelle pratiche sociali, essa viene inserita in un dialogo interattivo con i luoghi, i territori e le comunità che vivono lo spazio. (Paba, 2003). La visione territorialista ci dimostra che sono soprattutto le relazioni e le interazioni a costruire il fondamento della città e che solo le forme di aiuto, di condivisione e di fiducia negli altri individui che abitano lo stesso spazio possono contribuire al raggiungimento della felicità e al miglioramento della qualità della propria vita. Lo spazio fisico, per eccellenza, in cui tali azioni sociali prendono vita è la città. Fino ad oggi, sapendo che la dimensione spaziale di quest’ultima incide notevolmente sulla qualità della vita quotidiana dei diversi soggetti urbani, in molti casi sono state progettate città chiamate esplicitamente felici. Alcune di esse, riprese dall’articolo “Felicità e territorio” di Giancarlo Paba, sono: la città di Freudenstadt a nord e quella di Gluckstadt a sud della Germania; a città di Fermo nelle Marche; Anand Nagar chiamata la “città della gio-


ia” della periferia di Calcutta; e Bogotà la capitale della Colombia. Nella piccola città di Freudenstadt il sentimento di felicità si affida alla bellezza e alla forma dello spazio, realizzabile però solo come esito di un modello autoritario sia di governo sia di progettazione. Mentre nell’altra città della germania, a Gluckstadt, la felicità dipende non solo da una buona organizzazione dello spazio, ma anche dal controllo della popolazione e da una buona amministrazione. In entrambi i casi, l’importanza della morfologia urbana e la necessità di una buona gestione dello spazio pubblico sono elementi centrali durante e dopo la pianificazione. Nella città di Fermo la felicità emerge da alcune caratteristiche morfologiche del territorio e sociali della città. Si sostiene che il benessere urbano sia esclusivamente il prodotto dall’incrocio tra l’identità sociale e l’identità spaziale, cioè tra il sistema di relazioni e la dimensione urbana. Anche nella periferia urbana più povera di calcutta le relazioni e interazioni costituiscono un elemento fondamentale che deve essere presente in una città per considerarla felice. Infatti in questo caso la felicità è là dove i legami comunitari permangono e resistono anche scontrandosi con le problematiche dello sviluppo e della povertà. Infine nella città di Bogotà la felicità si ha con le diverse azioni del governo, una fra queste l’incremento della sostanza collettiva. Anche se la felicità dipende da molti fattori soggettivi per cui non prevedibili e di conseguenza non pianificabili, le politiche urbanistiche possono comunque creare le basi di una vita felice considerando il contesto di vita per cui lo spazio urbano come un bene comune. (Paba, 2012). In conclusione è importante capire che il benessere non deriva dalla disponibilità delle merci, ma dipende da una molteplicità di legami diretti con la natura e l’ambiente. Legami che possono essere facilitati e incrementati dalle politiche e dalle pratiche urbanistiche.

IL CONCETTO DI FELICITA’ IN RELAZIONE ALL’ARCHITETTURA E ALL’URBANISTICA

DISAGIO URBANO Da sempre le città hanno costituito il principale ecosistema in cui si svolge la vita umana per cui rappresentano lo spazio fisico principale entro il quale il benessere individuale e collettivo dovrebbe essere assicurato. Ma ad oggi il paesaggio urbano è cambiato e con esso anche il suo carattere sociale. Con la globalizzazione, che ha cercato di formare un un’unica entità che ingloba tutta la popolazione del mondo

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omogeneizzando così i valori e le norme sociali, e le innovazioni tecnologiche la città odierna non è più una entità passiva ma un organismo in grado di esercitare un ruolo strategico nel modellamento della realtà circostante. La nuova realtà urbana si presenta più competitiva, più selettiva, senza definiti confini e con una ineguaglianza di accesso alle risorse. Infatti, la logica alla base dello sviluppo della città contemporanea mostra un modello spaziale e sociale che non comporta una diffusione del benessere, ma una differente distribuzione delle opportunità con il prevalere di marcate disuguaglianze tra i diversi individui. Si annulla la visione della città come forma di relazione tra la società e il territorio. Se in passato la vivibilità di un luogo e le azioni della popolazione erano connesse alle norme culturali e alla storia del territorio ad oggi le trasformazioni avvenute hanno innescato forti processi di sradicamento. Diminuiscono i legami con i luoghi e aumentano i fenomeni di disaffezione al territorio. In definitiva gli individui non ritrovano più nella città un contesto di identificazione comunitaria. Anche lo spazio pubblico, elemento spaziale principale, ma ad oggi sempre più frammentato, assume un senso di precarietà incorporando sempre più l’ethos dell’indifferenza e dell’individualismo. Così, nella città contemporanea, è aumentata una condizione di disagio e sofferenza. Condizione che si presenta, secondo Naussban, ogni qualvolta sia negata alla persona la libertà di svilupparsi cioè di affermare la propria dignità d’individuo, ma soprattutto ovunque sia negata la possibilità e la libertà di stare bene nel proprio spazio di vita e un’idea di città più vivibile. (Bellaviti; 2012) Christian Iaione attribuisce a tale risultato la complessità sociale della città contemporanea accoppiata con la scarsa consapevolezza e le inesistenti capacità di governo delle istituzioni pubbliche. Glatzer dimostra che le persone si sentono più soddisfatte nella sfera personale piuttosto che in quella pubblica. Ciò provoca anche qui un sentimento di distacco e indifferenza, infatti, come spiega Easterlin, i cittadini cercano di astenersi dal parteciparvi poiché ritengono di avere scarse possibilità di influenzarla. Un nuovo campo, quello dell’urbanistica, appare attento, attraverso le pratiche di pianificazione, a sorreggere la capacità delle comunità di stare bene sul territorio. Ciò grazie alla sua capacità sociale e quella istituzionale. La prima è attenta ad innescare e preservare le relazione tra il contesto e gli attori, la seconda attenta alla ricerca di col-

CAMBIAMENTO DEL PAESAGGIO URBANO: I NUOVI MODELLI SPAZIALI E SOCIALI


legamenti tra il quadro locale e quello delle politiche nazionali. (Frey, Stutzer, 2006) I due fenomeni, il declino degli spazi pubblici e la disaffezione dei cittadini verso gli spazi percependoli come luoghi di nessuno, sono i fattori principali che hanno provocato la profonda crisi che ha visto interessata la città contemporanea. Sono gli stessi fattori di crisi che hanno aggravato il degrado locale e urbano. Degrado prodotto dalla scarsa efficienza nel coinvolgimento dei cittadini durante la progettazione dei servizi locali. Ecco perché nella costruzione del benessere urbano è fondamentale il coinvolgimento degli attori principali che abitano il territorio, i cittadini. Fino ad ora la risposta a tale crisi, da parte del legislatore italiano, è stata l’offerta pubblica di standard quantitativi. Standard che però ad oggi sono stati resi inefficaci quasi totalmente per la carenza dei finanziamenti pubblici. Di tutte queste problematiche a risentirci sono la qualità della vita e il senso di comunità. (Iaione; 2013) La ricerca del benessere individuale e collettivo è da tempo fossilizzata in prassi standardizzate delle politiche di pianificazione, secondo Paola Bellaviti, sempre meno capaci di soddisfare le nuove domande di benessere della città contemporanea. La crisi dello spazio pubblico tradizionale è un esempio del disagio urbano contemporaneo. Sempre secondo la studiosa, la creazione degli oggetti, degli spazi e degli ambienti generatori di malessere e di disagio è collegabile alle politiche e alle pratiche dell’urbanistica che sono incapaci di leggere e mettersi in relazione con l’ambito della vita quotidiana. Siamo di fronte ad uno spazio sempre più sottoutilizzato o mal-utilizzato, poco fruibile o degradato e molto spesso contenitore di conflitti tra le diverse popolazioni urbane che ad oggi vivono la città, e i vari usi differenziati che esse fanno dello e nello spazio. La pluralità di pratiche e di usi che fanno riferimento a soggetti, culture, modalità d’uso molto differenti tra loro ha cambiato la società, oggi fatta di differenze. Tale società sempre più multietnica e multiculturale ha messo fortemente in tensione la convivenza tra le diverse comunità che si trovano ad abitare lo spazio pubblico. (Bellaviti, 2009) Giancarlo Paba, nel suo articolo “movimenti urbani”, elenca alcuni fenomeni di disagio urbano come l’isolamento, la rottura dei legami collettivi, la degradazione della vita e la separazione dalla strada e dallo

LA CRISI DELLO SPAZIO PUBBLICO

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spazio pubblico. Fenomeni che caratterizzano il nuovo modello metropolitano simbolo della crescita quantitativa, della crescente divaricazione economica e sociale tra le varie popolazioni, della dispersione del patrimonio territoriale collettivo e della distruzione della città come forma di valore d’uso sociale. Quindi sembra che la città contemporanea, in cui vivono due tipi di abitanti: l’abitante cittadino che vive lo spazio e l’abitante consumatore che vede il territorio e i suoi beni solo come delle merci, è divenuta un contesto caratterizzato da importanti processi di destrutturazione. Secondo Giddens nella società attuale l’individuo vive immerso in un totale stato di insicurezza e di ansia dato dagli ambienti urbani sempre più artificiali. Un sentimento di disagio cresciuto di pari passo con l’accelerazione dei ritmi e delle attività, con l’aumento dei rischi per la salute e la sicurezza, con l’incremento della popolazione che comporta stress di affollamento e congestione del traffico. Quindi secondo lo studioso l’equilibrio fra i nuclei sociali e gli ambienti costruiti che cercava Astengo non può esserci nella metropoli contemporanea dove l’uomo è spazialmente freddo e svincolato dalla comunità. (Tacchi, 1996) Dopo aver visto l’attuale stato delle città con il deficit qualitativo che hanno subito i suoi spazi, serve ripensare assolutamente alla relazione tra il nuovo territorio e il nuovo sistema sociale. Non possiamo rimanere indifferenti ai cambiamenti avvenuti.

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ALCUNI FENOMENI DI DISAGIO URBANO


LA MISURA DELLA FELICITA’: ALCUNE APPLICAZIONI PRATICHE L’approfondimento bibliografico sul tema di interesse, che ha spaziato nell’ambito dell’economia, ma anche della sociologia, della psicologia, dell’urbanistica e ancora tanti altri ambiti, è stato affiancato dallo studio delle attività di ricerca sul campo svolte fino ad ora nel contesto europeo e non solo. Infatti, nel tempo, sono stati proposti diversi metodi e misure per calcolare il grado di benessere, che non tengono conto solo della performance economica di una nazione, ma individuano tanti altri indicatori quantitativi e qualitativi. Il pioniere di questi studi è stato lo psicologo sociale, Hadley Cantril, che già nel 1965 immaginò di misurare quantitativamente la felicità, da lui usata come sinonimo di life satisfaction (soddisfazione della vita), e soprattutto di confrontare tra di loro i diversi gradi di felicità di diversi individui in diversi Paesi. Cantril pensò di rivolgere a varie persone di quattordici paesi del mondo, dalla Nigeria agli Stati Uniti, dal Brasile al Giappone, per cui appartenenti a culture e tradizioni completamente diverse tra loro, dei questionari sulle paure, speranze, aspirazioni e felicità. La domanda riguardo a quest’ultimo sentimento era << Alcune persone sembrano essere felici e soddisfatte con la propria vita, mentre altre sembrano infelici e insoddisfatte. Ora, guarda la scala di valutazione [0-10]. Dove collocheresti te stesso, in termini di soddisfazione e insoddisfazione con la tua vita personale, lungo questa scala di valutazione in questo momento della tua vita?>> Il problema, o forse una provoca-

zione metodologica dello stesso studioso, fu quello di pensare che lo stesso livello di soddisfazione di un nigeriano e di un americano fosse comparabile pensando, infatti, che tale non fosse alterato significativamente dagli elementi culturali e da quelli spaziali. La tesi ha dato vita a un filone di studi, basato sulla misurazione e valutazione del livello di felicità. Nel 1974 Easterlin riprende le analisi fatte dal Cantril e apre il dibattito attorno al paradosso della felicità nella scienza economica. Anche le sue autovalutazioni si basavano sulla risposta alla seguente domanda: <<presa la tua vita nel suo insieme, ti consideri: molto felice, abbastanza felice, molto felice?>> Sui i risultati dell’analisi si basa il paradosso della felicità in quanto da essi non emerge una correlazione significativa tra reddito e felicità. Infatti, lo studioso afferma che i Paesi più poveri non risultano meno felici di quelli più ricchi. Con la sua analisi l’aumento di reddito non si traduce più in felicità.

SISTEMI DI MISURAZIONE ALTERNATIVE AL PIL La misurazione del benessere degli individui e delle società ha rappresentato a lungo una preoccupazione per gli statistici e per i decisori politici, ma solo negli ultimi anni la discussione su come misurare il benessere sta prendendo slancio in tutto il mondo. Ricercatori universitari, organizzazioni della società civile, statistici ufficiali e organizzazioni internazionali hanno proposto misure del progresso sociale, alternative o integrative del PIL. Si tratta di un tema affrontato a tutti i livelli, che ha

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ormai catturato anche l’attenzione dei media. Sono state proposte diverse misure sintetiche, che non tengono conto solo della performance economica di una nazione. Uno fra questi è l’Indice di Sviluppo Umano (ISU) proposto dall’ONU nell’ambito dell’UNDP (United Nations Development Program). L’indice combina la dimensione economica con quella sociale. Tre sono gli indicatori di cui è composto: l’aspettativa di vita alla nascita che misura la speranza di vita; gli anni medi e quelli previsti di istruzione che misurano il livello di alfabetizzazione; il reddito nazionale lordo pro capite che misura la condizione economica di un paese.

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Anche numerose organizzazioni e istituti di ricerca, a livello nazionale, europeo e mondiale, si sono interessati alla misurazione del benessere creando degli indici. Un indice è quello IGP (Genuine Progress Indicator o Indicatore di progresso autentico) calcolato distinguendo tra spese positive, come quelle per i beni e i servizi, e spese negative come i costi per la criminalità, l’inquinamento e gli incidenti stradali. Tale indice si differenzia dal PIL non considerando tutte le spese positive e individuando anche quelle che non sono registrate come flusso monetario. Un altro è il GNH (Gross National Happiness o Felicità Interna Lorda) che pone la persona al centro dello sviluppo, riconoscendo i bisogni di natura materiale, spirituale ed emozionale che ha ogni individuo. L’indice prende in considerazione sei domini: il tenore di vita, la salute, la diversità ecologica, il benessere psicologico, la vitalità della collettività e la diversità culturale. In particolare, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’OCSE,

ha organizzato, a partire dal 2001, diverse iniziative nell’intento di promuovere la misurazione del progresso sociale. Grandi incontri globali per discutere questo tema, fra cui quello a Palermo nel 2004, a Istanbul nel 2007, a Busan in Corea nel 2009 e a Delhi nel 2012. In particolare ad Istanbul, la dichiarazione nata durante il congresso, adottata dalla Commissione europea, dall’OCSE, dall’Organizzazione della conferenza islamica, dalle Nazioni Unite, dall’UNDP e dalla Banca Mondiale, ha sancito il consenso internazionale sulla necessità di intraprendere la misurazione del progresso sociale in ogni paese, andando oltre le misure economiche convenzionali come il PIL pro capite. L’OCSE, nel 2001, lancia il “Global project on measuring the progress of societies”, divenuto oggi il punto di riferimento mondiale per quanti desiderino misurare e valutare il progresso delle loro società. Sull’onda dell’iniziativa dell’Ocse, dieci anni fa, nel 2008, il presidente francese Sarkozy ha costituito la Commissione Stiglitz-Sen-Fituoussi, per approfondire il tema della misurazione del progresso. La commissione ha prodotto un rapporto finale, in cui veniva proposto uno spostamento dell’enfasi dalla misurazione della produzione economica alla misurazione del benessere delle persone, attraverso nuove e precise linee guida per misurare la performance economica e il progresso sociale di un Paese. Essa ha prescritto che nel valutare il benessere materiale si debba guardare soprattutto al reddito ed ai consumi piuttosto che alla produzione, con una particolare attenzione alla distribuzione di tali elementi e la valutazione delle disuguaglianze se presenti. Inoltre che venga migliorata la visione e incrementata la valutazione dei fattori come quello


della sanità, dell’istruzione, della sicurezza e delle condizioni ambientali. Infine raccomanda la creazione di un modello di misurazione sintetica della qualità della vita, integrando al suo interno i dati sulla percezione individuale, separando gli aspetti ambientali che dovrebbero essere seguiti separatamente. Nel modello identifica 8 dimensioni: il benessere materiale; la salute; l’istruzione; le attività personali e il lavoro; la partecipazione politica e governance; le relazioni sociali; l’ambiente; e la sicurezza economica e fisica. La Commissione raccomanda, quindi, di misurare il benessere attraverso un approccio multidimensionale che tenga conto degli aspetti di valutazione soggettiva dei cittadini, e di affiancare alle analisi anche indicatori di sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Le stesse linee guida sono state seguite dall’Istituto nazionale di ricerca (ISTAT) per elaborare ulteriori misure di benessere.

Nel 2007 l’Unione Europea lancia l’iniziativa Beyond Gdp a riguardo dello sviluppo di indicatori chiari e accattivanti come il PIL, ma più inclusivi degli aspetti ambientali e sociali del progresso. Nel 2009 pubblica la comunicazione della Commissione Europea, “Non solo PIL. Misurare il progresso in un mondo in cambiamento”. La Comunicazione impegna la Commissione e gli Stati membri a lavorare in cinque direzioni: complementare il PIL con indicatori ambientali e sociali; produrre informazioni sociali e ambientali quasi in tempo reale a sostegno dei processi decisionali; elaborare informazioni più precise su distribuzione e diseguaglianze; costruire una lista di indicatori per la valutazione dello sviluppo sostenibile; ed estendere i conti nazionali per includere i fenomeni ambientali e sociali.

Eurostat ha promosso un vasto gruppo di lavoro, lo Sponsorship group, con il mandato di coordinare le attività di misurazione del benessere nell’ambito del Sistema Statistico Europeo. Molti Istituti Nazionali di Statistica (INS) producono e diffondono, utilizzato sempre più un approccio multidimensionale anche se con metodi diversi, molti dati su tali fenomeni. L’Istat è uno tra quelli che si sono più impegnati in questo campo. Tra gli istituti che hanno provato a costruire un indice troviamo: l’OCSE che ha lanciato un indice disponibile per i 34 paesi membri, il Better Life Index, che si basa su 11 dimensioni del benessere; Il “Canadian Index of Wellbeing”(CIW) che per misurare il progresso della società canadese ha utilizzando un indice sintetico fondato su otto dimensioni: benessere economico, vitalità della comunità, partecipazione democratica, istruzione e formazione, salute, ambiente, uso del tempo libero e cultura; l’Office for National Statistics (ONS), nel Regno Unito, che ha lanciato, su richiesta del Primo Ministro Cameron, il programma “Measuring National Wellbeing”, il cui obiettivo è quello di pubblicare un set di indicatori condiviso a cui i cittadini possano rivolgersi per capire e monitorare il benessere nazionale; l’Istituto nazionale di statistica, in Italia, che ha ampliato il pattern di informazioni raccolte sul benessere, realizzando alcuni prodotti come tentativi di sistematizzazione dell’informazione sociale, modificando le tecniche e le modalità di rilevazione. L’Istat si colloca tra gli Istituti che hanno maggiormente investito sull’introduzione di indicatori soggettivi a fianco di quelli oggettivi per tutte le dimensioni del vivere fin dagli inizi degli anni Novanta.

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36 • Schema sinottico delle misure del benessere, alternative o integrative del PIL.


SISTEMI DI MISURAZIONE IMPIEGATI NELLA RICERCA Per la costruzione dei metodi di indagine si è fatto riferimento a due degli strumenti di misurazione, costruiti per migliorare i risultati delle politiche pubbliche, che sono già stati sperimentati e applicati a realtà territoriali, anche se diverse fra loro. Uno è il Better Life Index dell’OCSE e l’altro il Benessere Equo e Sostenibile dell’ISTAT. Di entrambi sono state analizzate le dimensioni e la batteria di indicatori che le istituzioni hanno sviluppato per misurare il grado di benessere individuale e sociale.

Il Better Life Index dell’OCSE L’ o r g a n i z z a z i o n e i n t e r n a z i o n a l e p e r l a cooperazione e lo sviluppo economico ha creato un indice per la misurazione della qualità della vita, chiamato “Better Life Index”. Indice composto da 11 indicatori relativi a diverse dimensioni di benessere. L’interesse nel misurare il benessere regionale e locale inizia con la considerazione che fare politiche migliori per una vita migliore significa capire ciò che conta per la gente. Cosa, le persone, percepiscono delle condizioni locali? Come si comportano quando non sono soddisfatte da un aspetto o più della loro vita? Creare disuguaglianze locali nell'accessibilità di servizi plasma le scelte dei cittadini e ha un impatto sul benessere nazionale? Quanto condiziona il benessere futuro il posto dove viviamo? Queste sono alcune delle domande che vengono affrontate dal lavoro, sulla misurazione del benessere regionale, dell’OCSE. Il lavoro si

struttura su sette caratteristiche distintive: si concentra sia sugli individui che sulle caratteristiche spaziali del luogo; si concentra sui risultati di benessere che forniscono informazioni dirette sulla vita delle persone; è multidimensionale comprendendo dimensioni materiali e immateriali; valuta soprattutto la distribuzione spaziale del benessere sul territorio; è influenzato dalla cittadinanza attiva, dal governo e dalle istituzioni; tiene conto della complementarità tra le dimensioni di diversa natura; osserva le dinamiche di benessere sul lungo periodo. Infatti il quadro dell'OCSE propone di misurare il benessere attraverso un approccio multi-dimensionale, ampliando il lavoro svolto dalla Commissione di Stiglitz sulla misura della performance economica e il progresso sociale. Nelle pubblicazioni e nello strumento web Better Life Index possiamo identificare le undici dimensioni che svolgono un ruolo fondamentale per il benessere degli individui e in ognuna il proprio set di indicatori per misurarla, confrontabili tra loro. Gli indicatori di benessere sono espressi in unità differenti, ad esempio il reddito disponibile delle famiglie è pro capite mentre l'affluenza alle urne è la percentuale di elettori che hanno votato alla recente elezione nazionale. Al fine di confrontare gli indicatori su una stessa scala, i ricercatori li hanno normalizzati utilizzando il metodo di min-max, una formula statistica che attribuisce a tutto il campione di dati una scala di valori da 0 a 10. Con questo il benessere di ciascuna regione può essere paragonato a quello delle altre regioni. Il benessere regionale viene valutato esaminando i diversi argomenti rappresentati dagli undici rami. Nella mappa interattiva visibile nel sito web (www.oecdbetterlifeindex.org) sono mostrate le in-

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formazioni relative agli utenti riguardo le loro preferenze per quanto riguarda il benessere per paese o territorio, ognuno rappresentato da un punto colorato sulla mappa. Il colore indica il tema più votato, fra tutte le 11 dimensioni, in quel paese e la taglia del punto indica il relativo numero di risposte. Per ogni paese appare una finestra che mostrare come gli utenti hanno classificato i temi

d’importanza. Sono riportati diversi criteri: il numero di risposte, la suddivisione tra uomini e donne, così come la ripartizione per età. Per ogni argomento, è attribuito un punteggio su una scala da 0 a 10 sulla base di uno o più indicatori. Un punteggio più alto indica prestazioni migliori. Uno sguardo ai dati regionali mostra che il benessere in una regione può variare ampiamente in base alla

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• Immagini della mappa interattiva creata dall’OCSE, estratte dal sito www.oecdbetterlifeindex.org.


forma e alla dimensione considerata. Nello strumento web vengono presentate le informazioni in modo che gli utenti possono prendere in considerazione l'importanza relativa di ogni argomento e portare le proprie valutazioni personali. L’OCSE per misurare i diversi argomenti di benessere ha sviluppato un set di indicatori. Le misure regionali, paragonabili in tutti i paesi, r i g u a rd a n o 1 1 a r g o m e n t i d i b e n e s s e re , fondamentali per la qualità della vita: condizioni abitative; reddito; lavoro; relazioni sociali; istruzione; ambiente; impegno civico; salute; sicurezza; soddisfazione di vita; e conciliazione dei tempi di vita. Per ogni argomento sono stati selezionati uno o due indicatori. Secondo l’importanza attribuita alle diverse dimensioni, l’indice assume valori diversi. Le 11 dimensioni sono: • Reddito: Anche se il denaro non può comprare la felicità, è un mezzo importante per raggiungere standard di vita più elevati e quindi un maggiore benessere. Una maggiore ricchezza economica può anche migliorare l'accesso a un'istruzione di qualità, all'assistenza sanitaria e all’alloggio. Quindi componente importante per misurare il benessere individuale in quanto permette alle persone di soddisfare i loro bisogni di base. Si associa anche alla soddisfazione di vita, allo status sociale percepito e alle connessioni sociali. L’indicatore utilizzato è il reddito disponibile delle famiglie pro capite, cioè l’importo medio che una famiglia guadagna. • Lavoro: L’occupazione rappresenta un’altra di-

mensione che può avere un enorme impatto sulle condizioni materiali delle persone. Inoltre, avere un lavoro aiuta le persone a mantenere e sviluppare le loro competenze, e influisce su altre dimensioni di benessere come la salute. Due sono gli indicatori analizzati: il tasso di occupazione, cioè la quota di occupati oltre i quindici anni di età, e il tasso di disoccupazione, la percentuale di persone sempre oltre i quindi anni che non lavorano ma stanno cercando un occupazione. • Salute: In questa dimensione è stato fatta particolare attenzione alle disparità, tra le regioni, nelle condizioni sanitarie, molto spesso spiegate dalle disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari. Anche qui sono stati presi in considerazione due indicatori: l’aspettativa di vita alla nascita, quindi il numero medio di vita che una persona si può aspettare di vivere, e il tasso di mortalità, cioè il numero di morti ogni 1.000 abitanti. • Formazione scolastica: Il livello di formazione può avere molti ritorni privati, competenze, occupazione, salute e impegno civico. Inoltre, è evidente che l'educazione ha anche rendimenti sociali importanti, che influenzano la produttività complessiva dei posti, riducono i tassi di criminalità e aumentano la partecipazione politica. Come indicatore è stata misurata la quota della forza lavoro con almeno l’istruzione secondaria. • Risultati ambientali: La qualità del nostro ambiente di vita locale ha un impatto diretto sulla nostra salute e il nostro benessere. Infatti, la

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qualità dell'ambiente locale ha effetti importanti sul benessere delle generazioni attuali e future. Tra gli aspetti della qualità ambientale dovrebbero essere inclusi quello riguardo l’acqua, i rifiuti, i servizi, e tanti altri. Appunto come indicatore è stata scelta la qualità dell’aria, in particolare è stata misurata il grado di esposizione della popolazione alla concentrazione delle polveri fini. • Sicurezza: La sicurezza personale è la misura in cui persone si sentono sicuri. Un reato o una violenza può fortemente influenzare il benessere di coloro che non sono vittime, ma che vivono nella stessa comunità. L’indicatore utilizzato, in questo caso oggettivo, è il tasso di omicidio, cioè il numero medio di omicidi ogni 1.000 persone. • Impegno civico e governance: La Governance e le condizioni istituzionali sono risultate molto importanti per il benessere individuale, tenendo conto del fatto che molte delle politiche che riguardano la vita delle persone più direttamente sono emanate a livello locale. L’affluenza alle urne è un'indicazione del grado di fiducia del pubblico nel governo e di partecipazione dei cittadini al processo politico. Infatti proprio l’affluenza alle votazioni, cioè la percentuale degli elettori che hanno votato nell’ultima elezione, è l’indicatore scelto per misurare tale dimensione. 40

• Accesso ai servizi: L’accessibilità dei servizi è una delle principali dimensioni del benessere degli individui. Misurarla permette una comprensione migliore delle disuguaglianze pre-

senti nelle comunità. Queste disparità sono rilevanti per i decisori politici, poiché riflettono le opportunità disponibili per le persone (Sen, 1993) e può aiutare a privilegiare eventuali interventi nelle aree interessate. L’indicatore utilizzato è la quota di famiglie con accesso a banda larga, quindi la percentuale delle famiglie con accesso ad internet. • Abitazione: Nel misurare il benessere, il tipo e la condizione abitativa rappresenta una dimensione importante. L’abitazione è uno dei bisogni umani più elementari, insieme a cibo e acqua. Inoltre, le spese di alloggio rappresentano spesso il più grande componente del reddito di una famiglia. L’alloggiamento è anche fortemente connesso ad altre dimensioni di benessere, quali la salute, il reddito e la soddisfazione per la propria vita. A livello locale e regionale, le caratteristiche delle abitazioni sono anche strettamente legate alla configurazione territoriale o spaziali. Per questa dimensione l’indicatore misurato è il numero medio delle camere a persona nelle abitazioni ovviamente occupate. • Comunità: Buone relazioni interpersonali e generale fiducia negli altri e nelle istituzioni sono considerate importanti fonti di benessere individuale e di coesione sociale. Gli individui socialmente isolati affrontano difficoltà ad integrarsi nella società come membro attivo. Come indicatore è stato scelto il supporto percepito per le reti sociali, si tratta della percentuale di persone che possono contare sull’aiuto di altre persone in caso di bisogno.


• Soddisfazione della vita: Il benessere soggettivo riflette la nozione di misurazione di come le persone valutano la loro vita. Esso comprende la valutazione della vita nel suo complesso generalmente definita come "soddisfazione di vita", e le valutazioni di particolari domini di vita quotidiana ad esempio la “soddisfazione del proprio tempo libero”. L’indicatore, in questo caso soggettivo, legge le autovalutazioni della soddisfazione di vita, cioè il punteggio medio di soddisfazione tra 0 e 10. Anche con questa ricerca cresce la consapevolezza che per una comprensione più completa della situazione di benessere si debba andare oltre il PIL e le statistiche economiche per cui verso un approfondimento anche del modo in cui la vita è vissuta all’interno dello spazio urbano.

Il Benessere Equo Sostenibile dell’ISTAT Nel 2010 nasce un’iniziativa congiunta, tra Istat e Cnel, per la misurazione in Italia del Benessere Equo Sostenibile. Si misura il benessere attraverso l’analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini, l’equo riponendo particolare attenzione alla distribuzione delle determinanti del benessere tra soggetti sociali, e la sostenibilità misurando la garanzia di tale benessere alle generazioni future. La proposta è l’individuazione di nuovi indicatori economici, sociali e ambientali, in grado di offrire una visione condivisa di progresso per il nostro Paese. Già nel 2011, l’ufficio statistica della provincia di Pesaro e Urbino, con la partecipazione metodologica dell’Istat conduce lo studio progettuale “Analisi e ricerche per la valutazione del Benessere Equo

Sostenibile delle provincie” inserito nel programma statistico nazionale 2011-2013. Nel 2012 parte il progetto UrBes con lo scopo di creare una rete di città metropolitane per la sperimentazione e il confronto di vari e diversi indicatori di benessere urbano. Lo studio progettuale si estende nel 2013 con l’accordo tra Istat e Cuspi per la ricerca del benessere a livello provinciale chiamata “Bes delle provincie”. Il concetto di benessere cambia a seconda dei tempi, del contesto territoriale e delle culture e non può essere definito univocamente, ma solo attraverso un processo che coinvolga le società stesse; per questo è necessario il contributo di tutti, dai singoli cittadini alle associazioni, dalle imprese alle istituzioni. Infatti il BES è il risultato di un percorso partecipato. Per favorire la partecipazione dei diversi attori coinvolti l’Istituto si è servito di alcuni strumenti come consultazioni online, blog, incontri territoriali basandosi sulle le indagini della statistica ufficiale. In Italia l’approccio scelto è stato quello di produrre un set di indicatori, come indicato dalla commissione Stiglitz. Il processo di costruzione e misurazione del grado di benessere si è svolto in tre importanti fasi. Nella prima, sulla base dell’analisi delle indicazioni fornite dai cittadini e dai risultati delle esperienze internazionali già realizzate, è stato condotto un intenso dibattito che ha permesso di arrivare ad una definizione condivisa del benessere della società italiana, attraverso l’identificazione finale di 12 domini, chiamati “dimensioni del benessere”. Nella seconda ad ogni dominio è stato abbinato un set di indicatori rappresentativi del benessere di quella specifica dimensione. Infine, nella terza ed ultima fase, è stata avviata una consultazione pubblica mediante: l’inserimen-

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to di quesiti nell’Indagine a riguardo degli aspetti della vita quotidiana, posti attraverso un questionario on–line di raccolta di eventuali opinioni o suggerimenti, un blog per rendere possibile la partecipazione al dibattito su come misurare il benessere equo e sostenibile, e vari incontri regionali. Molto importante è stato il sondaggio on-line in quanto ha confermato l’importanza di non fermarsi solo a misurare il PIL, ma di andare oltre individuando così altri fattori che possono definire, se integrati tra loro, il livello di benessere in un paese. I 12 domini, individuati dall’Istituto, sono stati scelti riprendendo nove domini presenti nelle esperienze estere già consolidate, aggiungendo ad essi altre tre aree tematiche che denotano punti di forza e/o di criticità della società italiana, come il paesaggio e il patrimonio culturale, la ricerca e l’innovazione, e la qualità dei servizi. I 12 domini sono:

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• Salute: Dimensione essenziale del benessere individuale, incidendo su tutte le dimensioni della vita delle persone in base alle sue diverse fasi, m o d i fi c a n d o n e l e c o n d i z i o n i d i v i t a e condizionandone i comportamenti, le relazioni sociali, le opportunità e le prospettive dei singoli e delle loro famiglie. Gli indicatori sono organizzati in tre liste: indicatori globali di outcome in grado di dare informazioni sul complesso del fenomeno; indicatori specifici per fasi del ciclo di vita che arricchiscono l’informazione globale con degli approfondimenti legati a rischi che caratterizzano fasi specifiche del ciclo della vita; indicatori relativi a fattori di rischio o di protezione delle salute derivanti dagli stili di vita, utili ai fini della valutazione della sos-

tenibilità degli attuali livelli di salute della popolazione e del loro auspicabile miglioramento. Nella prima lista troviamo i seguenti indicatori: speranza di vita che esprime il numero medio di anni che un bambino che nasca in un certo anno di calendario può aspettarsi di vivere qualora venisse esposto nel corso di tutta la sua vita ai rischi di morte osservati in quello stesso anno alle diverse età; speranza di vita per condizione di salute; indici di stato fisico e di stato psicologico tratto dal questionario SF 12. Nella seconda lista gli indicatori presenti sono: tasso di mortalità infantile che rappresenta il classico indicatore del rischio nelle prime fasi della vita ed esprime il numero di decessi nel primo anno di vita rapportato al numero dei nati vivi e il numero di nati morti e di morti nelle prime quattro settimane rapportati al totale dei nati vivi e dei nati morti; tasso standardizzato di mortalità per accidenti di trasporto (tra i quindici e i trentaquattro anni) poiché le cause accidentali e in particolare, gli incidenti da veicoli a motore, rappresentano il più importante rischio di morte delle età giovanili con specifiche caratteristiche s o c i a l i , t e r r i t o r i a l i e d i g e n e re ; t a s s o standardizzato di mortalità per tumore (età tra i diciannove e i sessantaquattro anni); tasso standardizzato di mortalità per malattie del sistema circolatorio (età compresa tra i diciannove e i sessantaquattro anni) questo indicatore e il precedente rappresentano i maggiori rischi di morte delle età adulte e presentano caratteristiche particolari in relazione sia allo studio delle specifiche malattie sia alle differenziazioni territoriali e di genere; proporzione standardizzata di persone anziane


(sessantacinque anni e più) con almeno tre malattie croniche; proporzione standardizzata di persone anziane (sessantacinque anni e più) non c o m p l e t a m e n t e a u t o s u f fi c i e n t i ; t a s s o standardizzato di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso (sessantacinque anni e più). Gli ultimi tre indicatori pongono l’accento sui più importanti problemi di salute degli anziani come la multicronicità, la disabilità e la salute mentale. Nella terza ed ultima lista gli indicatori scelti sono: peso alla nascita che in alcuni casi risulta un potenziale fattore di rischio per la sopravvivenza e per le condizioni di salute nella prima infanzia; gravidanze in minorenni espressione di un disagio che comporta conseguenze negative sulla salute della madre e del bambino, condizionando negativamente le possibilità di sviluppo e di formazione della donna; prevenzione intesa come comportamento teso al monitoraggio delle proprie condizioni di salute in mancanza di sintomi o specifiche patologie, rappresenta un importante fattore protettivo per la salute; eccesso di peso che rappresenta un importante fattore di rischio per la salute potendo comportare conseguenze morbose cardiovascolari o dell’apparato muscoloscheletrico, analizzato calcolando la proporzione standardizzata di persone di diciotto anni e più in sovrappeso o obese; fumo che rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio di malattia sia di natura oncologica sia di altra natura per molti apparati e sistemi (soprattutto respiratorio e circolatorio) studiato tramite l’individuazione della proporzione standardizzata di persone di quattordici anni e più che dichiarano di fumare attualmente; alcol anch’esso misurato con la

proporzione standardizzata di persone di quattordici anni e più che presentano almeno un comportamento a rischio nel consumo di alcol; sedentarietà poiché l’esercizio di una qualche attività fisica, condotta in modo regolare, comporta benefici effetti sulla salute, sia in termini di tutela dello stato di salute fisico, sia in termini di miglioramento del proprio stato psicoemotivo calcolato sulla proporzione standardizzata di persone di quattordici anni e più che non praticano alcuna attività fisica; alimentazione in quanto una sana alimentazione, caratterizzata da una dieta equilibrata e varia che garantisca ad ogni età l’apporto adeguato di nutrienti, fibre, vitamine e minerali, senza eccedere nel consumo di grassi e zuccheri, rappresenta un importante fattore protettivo della salute individuata sul calcolo della proporzione standardizzata di persone di tre anni e più che consumano quotidianamente almeno quattro porzioni di frutta e verdura. • Istruzione e formazione: I percorsi formativi fornendo agli individui le conoscenze , le abilità e le competenze di cui hanno bisogno per partecipare attivamente alla vita della società e all’economia del Paese assumono un ruolo fondamentale. Inoltre, i livelli di competenze sono in relazione e influiscono sullo stato di salute, sul grado di partecipazione sociale e sul livello di soddisfazione personale. Le dimensioni atte a descrivere in modo efficace come i processi formativi contribuiscano in modo essenziale al benessere collettivo sono quattro: istruzione formale, formazione continua, livelli di competenze e partecipazione culturale. Gli indicatori sono: il tasso di partecipazione alla

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scuola dell’infanzia, la quota di persone tra i venticinque e i sessantaquattro anni con almeno il diploma superiore, la quota di persone fra i trenta e i trentaquattro anni che hanno conseguito un titolo universitario, il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, la quota di giovani che non lavorano e non studiano, il numero di persone fra i venticinque e i sessantaquattro anni che hanno partecipato in attività di istruzione e formazione, il livello di competenza alfabetica degli studenti, il livello di competenza numerica degli studenti, la quota di persone con alti livelli di competenza informatica e l’indicatore sintetico del livello di partecipazione culturale.

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• Lavoro e conciliazione dei tempi di vita: Il lavoro costituisce l’attività basilare di sostegno materiale e di realizzazione delle aspirazioni individuali. La piena e buona occupazione è uno dei parametri principali della qualità della vita. L’obiettivo di questo indicatore è soprattutto di misurare, analizzando i diversi aspetti della vita lavorativa, la qualità del lavoro. Il dominio è stato articolato in cinque dimensioni: Partecipazione e inclusione sociale, tale rileva l’aspetto quantitativo della partecipazione al lavoro permettendo di presentare le situazioni a maggior rischio di povertà ed esclusione sociale, evidenziando la gravità socio-economica della scarsa occupazione; Qualità del lavoro (stabilità, retribuzione, competenze e sicurezza nel lavoro), la dimensione focalizza l’attenzione sulle caratteristiche dell’occupazione in termini di stabilità normativa e di fatto, retribuzione, competenze e sicurezza nel lavoro; Conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, dimen-

sione volta a indagare la gestione dei tempi di lavoro e di vita in relazione agli impegni familiari; Vita di impresa, essa rileva la partecipazione sociale dei lavoratori alle attività dell’impresa e quale elemento sia di migliore produttività del l a v o ro ; I n s i c u re z z a d e l l ’ o c c u p a z i o n e e soddisfazione del lavoro, questa ultima dimensione vuole cogliere gli aspetti soggettivi del benessere lavorativo, indagando la percezione di insicurezza nella perdita dell’occupazione e la soddisfazione per il lavoro. Gli indicatori da misurare sono: il tasso di occupazione tra i venti e sessantaquattro anni (numero degli occupati tra i venti e i sessantaquattro anni (Popolazione 20-64 anni *100)); il tasso di mancata partecipazione al lavoro (numero dei disoccupati tra i quindici e settantaquattro anni + parte delle Forze di lavoro potenziali sempre tra i quindici e settantaquattro anni (inattivi che non cercano lavoro nelle quattro settimane ma disponibili a lavorare) / Forze di lavoro tra i quindici e i settantaquattro anni + parte delle Forze di lavoro potenziali sempre tra i quindici e settantaquattro anni (inattivi che non cercano lavoro nelle 4 settimane ma disponibili a lavorare)*100); la percentuale di trasformazioni nel corso di un anno da lavori instabili a lavori stabili (occupati in lavori instabili al tempo t1 (dipendenti con lavoro a termine + collaboratori coordinati e continuativi o a progetto + prestatori d’opera occasionali + lavoratori autonomi senza dipendenti mono committenti) che svolgono un lavoro stabile (dipendenti a tempo indeterminato + autonomo con dipendenti + autonomo senza dipendenti non mono committente) a un anno di distanza / Occupati in lavori instabili al tempo t1 * 100); la percentuale di occupati in lavori a ter-


mine da almeno cinque anni (dipendenti a tempo determinato e collaboratori che hanno iniziato l’attuale lavoro da almeno cinque anni / totale dipendenti a tempo determinato e collaboratori *100); l’incidenza di lavoratori dipendenti con bassa paga (dipendenti con una retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana / Totale dipendenti*100); l’incidenza di occupati sovraistruiti (occupati che possiedono un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere quella professione / Totale occupati*100); il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente (numero di infortuni mortali e inabilità permanente / Totale occupati (al netto delle forze armate)*1.000); l’incidenza di occupati non regolari sul totale degli occupati (occupati che non rispettano la normativa vigente in materia lavoristica, fiscale e contributiva / totale occupati * 100); il rapporto tra tasso di occupazione delle donne tra i venticinque e i quarantanove anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli (tasso di occupazione delle donne tra i venticinque e i quarantanove anni con almeno un figlio in età tra zero e cinque anni / Tasso di occupazione delle donne sempre tra i venticinque e i quarantanove anni senza figli); l’indice di asimmetria del lavoro familiare (tempo dedicato al lavoro domestico dalla donna / tempo dedicato al lavoro domestico da entrambi i partner*100); la quota di popolazione tra i quindici e i sessantaquattro anni che svolge più di sessanta ore settimanali di lavoro retribuito e/o domestico (individui tra i quindici e sessantaquattro anni che svolgono più di sessanta ore settimanali di lavoro retribuito e/ o domestico / individui sempre tra i quindi e i sessantaquattro anni *100); la quota di lavoratori

dipendenti coperti da contrattazione collettiva di secondo livello (occupati dipendenti coperti da contrattazione collettiva di secondo livello / Totale dipendenti in imprese con oltre dieci dipendenti*100); la quota di dipendenti che lavorano in una impresa dove è presente la Rsu (occupati dipendenti in imprese dove è presente la RSU / totale dipendenti *100); la percezione di insicurezza dell’occupazione (occupati che nei successivi sei mesi ritengono sia probabile perdere il lavoro attuale e sia poco o per nulla probabile trovarne un altro simile / Totale occupati*100); la soddisfazione per il lavoro svolto (indicatore costruito come media della soddisfazione (ad esempio, utilizzando una scala da 0 a 10) di più aspetti, il tipo di lavoro svolto, il guadagno, le prospettive di miglioramento della posizione, le relazioni con altri, le condizioni dell’ambiente di lavoro e la conciliazione con i tempi di vita). • Benessere economico: Mezzo attraverso il quale un individuo riesce ad avere e sostenere un determinato standard di vita. L’analisi del benessere economico fa riferimento a vari fattori, sia al reddito sia alla ricchezza, ma anche ad alcune dimensioni di benessere materiale come le condizioni abitative e i beni in possesso. Gli indicatori prescelti per l’analisi delle due dimensioni, che il dominio comprende, il Reddito disponibile e ricchezza e la Spesa per consumi e condizioni materiali di vita, sono i seguenti: il rapporto tra il reddito disponibile aggiustato delle famiglie (ovvero inclusivo del valore dei servizi in natura forniti dalle istituzioni pubbliche e senza fini di lucro) e il numero totale di persone residenti (al momento disponibile solo a livello

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macro, esistono tuttavia diversi studi, anche a livello inter nazionale, per costruire il corrispondente micro); il rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della popolazione con il più alto reddito e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il più basso reddito; la quota di persone a rischio di povertà, con un reddito equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano; il rapporto tra il totale della ricchezza netta delle famiglie e il numero totale di persone residenti; la quota di persone in famiglie con un servizio del debito superiore al 30 per cento del reddito disponibile; la quota di individui appartenenti a famiglie con una spesa complessiva per consumi inferiori al valore soglia di povertà assoluta; la quota di persone che vivono in famiglie con almeno quattro di nove problemi considerati; la quota di persone che vivono in situazioni di sovraffollamento abitativo, in abitazioni prive di alcuni servizi e con problemi strutturali; un indice composto dalla quota di individui in famiglie che alla domanda “Tenendo conto di tutti i redditi disponibili, come riesce la Sua famiglia ad arrivare alla fine del mese?” tra le diverse modalità di risposta (Con grande difficoltà, Con difficoltà, Con qualche difficoltà, Con una certa facilità, Con facilità, Con molta facilità) scelgono la prima, dalla quota di individui che vivono in famiglie che non sono in grado di far fronte con risorse proprie a spese impreviste di ammontare approssimativo di tot euro (il valore è calcolato in funzione del valore mediano della distribuzione del reddito equivalente dell’anno precedente) ) e dalla quota di individui che non ritiene possibile riuscire ad effettuare risparmi nei prossimi dodici mesi; la quota di

individui che vivono in famiglie dove è presente almeno un componente tra i diciotto e i cinquantanove anni (con esclusione delle famiglie dove tutti i componenti sono studenti a tempo pieno con meno di 25 anni) dove nessun componente lavora o percepisce una pensione da lavoro. • Relazioni sociali: I rapporti che si intrattengono con gli altri e la rete sociale nella quale si è inseriti rappresentano una forma di investimento che può rafforzare gli effetti del capitale umano e sociale. Gli indicatori scelti per l’analisi di tale dimensione sono: Partecipazione sociale basata sull’aggregazione dei seguenti indicatori di base, persone di quattordici anni e più che negli ultimi dodici mesi hanno partecipato a riunioni di associazioni (culturali/ricreative, ecologiche, diritti civili, per la pace), persone di quattordici anni e più che negli ultimi dodici mesi hanno partecipato a riunioni di organizzazioni sindacali, associazioni professionali o di categoria, persone di quattordici anni e più che negli ultimi dodici mesi hanno partecipato a riunioni di partiti politici e/o hanno svolto attività gratuita per un partito, persone di quattordici anni e più che pagano una retta mensile o periodica per un circolo/club sportivo, persone di quattordici anni e più che negli ultimi dodici mesi hanno preso parte a incontri o iniziative (culturali, sportive, ricreative, spirituali) realizzati o promossi da parrocchie, da organizzazioni/gruppi religiosi o spirituali; Fiducia generalizzata con l’analisi della quota di persone di quattordici anni e più che ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia; Organizzazioni no profit ogni 10.000 abitanti; Cooperative sociali ogni 10.000 abitanti;


Attività di volontariato dato dal numero di persone di quattordici anni e più che negli ultimi dodici mesi hanno svolto attività gratuita per associazioni o gruppi di volontariato / il numero di persone di quattordici anni e più *100; Aiuti gratuiti dati misurando la quota di persone di quattordici anni e più che nelle ultime quattro settimane hanno fornito aiuti gratuiti a persone (parenti e non) non conviventi; Finanziamento delle associazioni calcolando il numero di persone di quattordici anni e più che negli ultimi dodici mesi hanno finanziato associazioni / il numero di persone di quattordici anni e più *100; Soddisfazione per le relazioni familiari data dall’individuazione della quota di persone di quattordici anni e più che sono molto soddisfatte delle relazioni familiari; Soddisfazione per le relazioni amicali studiando la quota di persone di quattordici anni e più che sono molto soddisfatte del-le relazioni con amici; Persone su cui contare cioè la quota di persone di quattordici anni e più che hanno parenti, amici o vicini su cui contare; Attività ludiche dei bambini da tre a dieci anni svolte con i genitori, l’indicatore si basa sull’aggregazione dei seguenti di altri indicatori di base come il numero di bambini da tre a dieci anni che tutti i giorni giocano con il padre e di bambini sempre da tre a dieci anni che tutti i giorni giocano con la madre. • Politica e istituzioni: La qualità del processo di decisione politica è essenziale per la fiducia nelle istituzioni e per il buon funzionamento della democrazia. L’opportunità di partecipare al processo decisionale è l’elemento rilevante per la qualità della vita. Gli indicatori prescelti dall’istituto sono: Partecipazione elettorale (quo-

ta di persone che hanno votato alle ultime elezioni del Parlamento Europeo sul totale degli aventi diritto); Partecipazione civica e politica (basato sull’aggregazione dei seguenti indicatori di base: quota di persone di quattordici anni e più che parlano di politica almeno una volta a settimana, quota di persone di quattordici anni e più che si informa dei fatti della politica italiana almeno una volta a settimana, quota di persone di quattordici anni e più che hanno partecipato online a consultazioni o votazioni su problemi sociali (civici) o politici (es. pianificazione urbana, firmare una petizione) negli ultimi tre mesi, quota di persone di quattordici anni e più che hanno letto e postato opinioni su problemi sociali o politici sul web negli ultimi tre mesi); Fiducia nel Parlamento italiano (persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nel Parlamento italiano / persone sempre di quattordici anni e più * 100); Fiducia nel sistema giudiziario (persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nel sistema giudiziario / persone di quattordici anni e più * 100); Fiducia nei partiti (persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nei partiti / persone di quattordici anni e più * 100); Fiducia nelle istituzioni locali (basato sull’aggregazione dei seguenti indicatori di base: persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nel governo regionale, persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nel governo provinciale, persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nel governo comunale); Fiducia in altri tipi di istituzioni (basato sull’aggregazione dei seguenti indicatori di base: persone di quattordici anni e più che esprimono fiducia nelle forze dell’ordine, persone di quattordici anni e più che esprimono

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fi d u c i a n e i v i g i l i d e l f u o c o ) ; D o n n e e rappresentanza politica in Parlamento (quota di donne elette al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati); Donne e rappresentanza politica a livello locale (quota di donne elette nei Consigli Regionali); Donne negli organi decisionali (incidenza delle donne in posizione apicale nei seguenti organi decisionali: Corte costituzionale, Consiglio superiore della Magistratura, Autorità di garanzia e regolazione, Consob (Commissione Nazionale per la Società e la Borsa), Ambasciatrici); Donne nei consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa (incidenza delle donne nei confronti di amministrazione delle società quotate in borsa); Età mediana dei parlamentari italiani (età mediana dei parlamentari al Senato e alla Camera); Lunghezza dei procedimenti civili di cognizione ordinaria di primo e secondo grado (differenza tra la data di iscrizione e la data di chiusura del procedimento / numero di procedimenti conclusivi nell’anno di riferimento).

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• Sicurezza: L’impatto più importante della criminalità sul benessere delle persone è il senso di vulnerabilità che determina. La paura di essere oggetto di atti criminali può influenzare molto le libertà personali, la qualità della vita di un individuo e lo sviluppo dei territori. Gli indicatori individuati misurati per l’analisi di tale dimensione sono: Tasso di omicidi (Numero di omicidi / Popolazione * 100.000); Tasso sui furti in abitazione (Numero di furti in abitazione / Famiglie * 100) questo indicatore fornisce una stima delle vittime dei furti in abitazione, parzialmente correlato alla percezione di sicurezza e strettamente correlato ai sistemi di-

fensivi utilizzati per difendere le abitazioni; Tasso sui borseggi (Numero di borseggi / Individui * 100) l’indicatore fornisce una stima delle vittime dei borseggi, parzialmente correlato alla percezione di sicurezza; Tasso sulle rapine (Numero di rapine / Individui *100) l’indicatore fornisce una stima delle vittime delle rapine, anch’esso fortemente correlato alla percezione di sicurezza; Tasso di violenza fisica (Numero di persone di sedici anni e più che hanno subito violenza fisica / Numero di persone di sedici anni e più *100) questo indicatore fornisce una stima delle persone vittime di violenza fisica; Tasso di violenza sessuale (Numero di persone di compresa tra i sedici e i settanta anni e più che hanno subito violenza sessuale/ Persone di età tra i sedici e settanta anni * 100) tale indicatore fornisce una stima delle persone vittime di violenza sessuale ed in particolare di stupro, tentato stupro e molestie fisiche a carattere sessuale; Percentuale di persone di quattordici anni e più che si sentono sicure camminando al buio da sole nella zona in cui vivono, il più usato in assoluto quando di parla di percezione di insicurezza, tuttavia oggetto di varie critiche perché secondo alcuni misura non solo la paura della criminalità ma anche la paura derivante dalla propria vulnerabilità; Percentuale di persone di quattordici anni e più che sono preoccupate (molto o abbastanza) ) di subire una violenza sessuale, indicatore molto utile per conoscere l’impatto che il reato della violenza e la sua percezione ha sulla popolazione a prescindere dal suo accadimento e rivela il timore per gli spazi pubblici soprattutto delle giovani donne; Percentuale di persone di quattordici anni e più che hanno avuto paura di


stare per subire un reato negli ultimi dodici mesi, tale si riferisce a situazioni di paura vissute concretamente e completa il quadro della percezione soggettiva; Percentuale di persone di quattordici anni e più che vedono spesso elementi di degrado sociale ed ambientale nella zona in cui si vive, l’indicatore, di degrado percepito della zona in cui si vive, è calcolabile come combinazioni di variabili singole, ad esempio la frequenza con cui si vedono persone che spacciano droga o che si drogano o gli atti di vandalismo nella propria zona; Tasso di violenza domestica sulle donne (Numero di donne che hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner / Donne che hanno o hanno avuto un partner *100) questo indicatore rileva le violenze subite dalle donne all’interno della coppia, siano esse fisiche che sessuali infatti violenza fisica è inteso qualsiasi atto fisicamente violento, dallo schiaffo al tentativo di soffocamento e strangolamento alla minaccia con armi. • Benessere soggettivo: Dominio utile a misurare il benessere percepito dalle persone attraverso la rilevazione delle opinioni soggettive sulla propria vita. Queste informazioni soggettive forniscono un’informazione complementare a quella fornita dai dati oggettivi. Alcuni indicatori fondamentali sono: la percentuale di persone di quattordici anni e più che hanno espresso un punteggio di soddisfazione per la vita tra 8 e 10 (su una scala da 0 a 10, dove 0 significa per niente soddisfatto, 10 molto soddisfatto), questo indicatore misura come le persone valutano globalmente la loro vita, il livello di soddisfazione deriva dalla consapevolezza di aver raggiunto gli

obiettivi prefissati e di aver realizzato le proprie aspirazioni per cui frutto di un percorso cognitivo; la percentuale di persone di quattordici anni e più che si dichiara molto soddisfatta per il tempo libero, quest’ultimo aspetto difficile da misurare in termini oggettivi anche con strumenti complessi, come le indagini “ U s o d e l Te m p o ” , n o n h a u n a m b i t o specificamente dedicato tra quelli individuati nel quadro concettuale del BES, ma essendo una parte rilevante del benessere soggettivo è fondamentale la sua rappresentazione, infatti è stato inserito in questo contesto come componente del benessere individuale sintetizzato dalla soddisfazione con cui viene vissuta questa sfera rilevanti e complessa della propria vita; la percentuale di persone di quattordici anni e più che ritengono che la loro situazione personale migliorerà nei prossimi cinque anni, essa permette di avere la percezione delle aspettative future rispetto alla situazione personale. Quest’ultimo indicatore è in fase di sperimentazione. • Paesaggio e patrimonio culturale: Il paesaggio e la qualità del patrimonio artistico, archeologico e architettonico risultano particolarmente rilevanti nel caso italiano. Il diritto alla bellezza e la tutela del paesaggio sono due delle responsabilità più importanti che ha lo Stato. Il set di indicatori proposti per la misurazione del dominio comprende: la dotazione di risorse del patrimonio culturale, analizzata misurando il numero di beni archeologici, architettonici e museali censiti nel sistema informativo “Carta del Rischio del patrimonio culturale” MiBAC) per km2; la spesa

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pubblica comunale corrente pro capite destinata alla gestione del patrimonio culturale (musei, biblioteche e pinacoteche); il tasso di abusivismo edilizio calcolando il rapporto percentuale fra il numero di costruzioni realizzate illegalmente e il numero di costruzioni autorizzate dai Comuni; il tasso di urbanizzazione delle aree sottoposte a vincolo paesaggistico con l’individuazione del numero di edifici costruiti dopo il 1981 per kmq nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico dalla legge Galasso (L. 431/1985, come integrata nel Codice dei beni culturali e del paesaggio, D.lgs 42/2004 e successivi D.Lgs. n. 157/2006 e D.Lgs. n. 63/2008); l’erosione dello spazio rurale da dispersione urbana (urban sprawl) per cui l’incidenza % della superficie delle aree interessate dalla dispersione urbana o urban sprawl sul totale delle aree rurali (aree interessate da urban sprawl: aree in cui la popolazione sparsa è in aumento la SAU in diminuzione o in aumento meno che proporzionale); l’erosione dello spazio rurale da abbandono quindi l’incidenza % della superficie delle aree interessate da abbandono sul totale delle aree rurali (aree interessate da abbandono: aree in cui la popolazione sparsa e la SAU sono in diminuzione); la presenza di paesaggi rurali storici con l’analisi della consistenza delle aree catalogate come “paesaggi rurali storici” (nel relativo Catalogo nazionale) sul totale della superficie regionale; la valutazione della qualità della programmazione dello sviluppo rurale (Psr regionali) in relazione alla tutela del paesaggio, tale indicatore deriva dalla parametrizzazione definita dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per il monitoraggio dei Programmi di sviluppo rurale regionali; la densità

di verde storico e parchi urbani di notevole interesse pubblico calcolando il verde storico (art. 10 D. Lgs. 42/2004) e i parchi urbani di notevole interesse pubblico (art. 136 D. Lgs. 42/2004) / le superfici urbane dei capoluoghi di provincia; la consistenza del tessuto urbano storico calcolando la quota di edifici abitati costruiti anteriormente al 1919 e in ottimo o buono stato di conservazione / totale edifici costruiti anteriormente al 1919; le persone non soddisfatte della qualità del paesaggio del luogo di vita individuando la quota di popolazione regionale che dichiara che il paesaggio del luogo in cui vive è affetto da evidente degrado; la preoccupazione per il deterioramento delle valenze paesaggistiche individuando la quota di popolazione che dichiara tra i problemi ambientali per i quali esprime maggiore preoccupazione la rovina del paesaggio causata dall’eccessiva costruzione di edifici. Gli ultimi due indicatori proposti misurano la percezione dei cittadini in merito al degrado paesaggistico dei luoghi di vita. Nel primo caso possono avere un ruolo, oltre all’oggettiva valenza/pregio o degrado di un luogo, anche le proiezioni soggettive di valori affettivi e simbolici che legano ciascuno al proprio luogo di vita. Il secondo indicatore consente in particolare di indagare, tra le differenti problematiche connesse alla qualità dell’ambiente e dei territori, il peso nella percezione delle persone attribuibile alla specifica preoccupazione verso forme di edificazione incontrollata e invasiva. Come sopra descritto tra gli indicatori trasversali per il dominio oggetto d’analisi, l’indicatore diviene anche una misura indiretta sia dell’orientamento/ disaffezione dei cittadini verso la tutela di beni


comuni sia del conseguente consolidamento/ disgregazione del senso di appartenenza identitario ai luoghi di vita. Entrambi gli indicatori sono derivabili da quesiti proposti attualmente in forma sperimentale nell’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana”, migliorabili nella formulazione e maggiormente orientabili a cogliere gli aspetti della soddisfazione o preoccupazione legati allo stato paesaggistico dei luoghi di vita. • Ambiente: Capitale naturale che influenza il benessere umano in molteplici domini sia d i re t t a m e n t e a t t r a v e r s o l e r i s o r s e s i a indirettamente attraverso i servizi. Esso condiziona fortemente la vita dei cittadini, dalle risorse che alimentano la produzione e l’economia. Nel gruppo Ambiente sono analizzate sei dimensioni: Qualità delle acque, aspetto fondamentale che riguarda direttamente il benessere e la salute umana, in questa dimensione sono presi in esame il volume pro capite giornaliero di acqua erogata (litri per abitante al giorno) e la percentuale di coste balneabili sul totale delle coste; Qualità dell’aria, elemento fondamentale dello stato dell’ambiente, a tale proposito è stata presa in esame il numero di superamenti del valore limite giornaliero previsto per il PM10 (50 ug/m3; max 35 sup); Qualità del suolo e del territorio, fattori in cui l’uomo costruisce la propria esistenza e che per cui la loro qualità e il loro consumo sono di fondamentale interesse per il benessere delle persone, a tale proposito sono state analizzate i metri quadrati di verde urbano per abitante, la percentuale delle aree franose sulla superficie totale e il numero e la estensione dei siti conta-

minati; Biodiversità, la dimensione considera i servizi ecologici che la biodiversità garantisce in ambienti marini e terrestri una base essenziale per la produzione di risorse, a tale proposito è presa in esame la percentuale dell’estensione delle aree protette terrestri rispetto alla superficie territoriale totale; Valutazione soggettiva della qualità dell’ambiente naturale, in cui il benessere delle persone per quanto riguarda gli aspetti legati alla qualità dell’ambiente naturale è legato anche alla percezione stessa che i cittadini hanno della situazione ambientale, a tale proposito è stata analizzata la percentuale di persone di quattordici anni e più che ritiene l’estensione di specie vegetali/animali tra le cinque preoccupazioni ambientali prioritarie; Materia, energia e cambiamenti climatici in cui le questioni ambientali legate all’energia e all’uso di materiali hanno grande rilevanza in ordine alla sostenibilità dello sviluppo, a riguardo questa dimensione rileva sia la scarsità delle risorse naturali sia il potenziale di degrado qualitativo dell’ambiente naturale che l’uso delle risorse e in modo particolare delle tradizionali fonti di energia, a tale proposito sono stati presi in esame la quantità di materiali trasformati in emissioni, rifiuti o nuovi stock limitati al consumo materiale interno, i consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili e le tonnellate di CO2 equivalente per abitante. • Ricerca e innovazione: Esse danno un contributo fondamentale allo sviluppo sostenibile. Tra gli indicatori ritenuti più importanti e rappresentativi per la valutazione della ricerca e l’innovazione sono stati selezionati quelli che, nel loro insieme, sono in grado di for-

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nire una misurazione dei processi di creazione, applicazione e diffusione della conoscenza. Tali sono stati raggruppati in due macro categorie che fanno riferimento a due distinte dimensioni: creazione di conoscenza; applicazione e diffusione della conoscenza. Gli indicatori prescelti sono: Intensità di ricerca (Spesa per R&S/PIL *100) che segnala la “volontà” del paese nell’investire le proprie risorse in nuove conoscenze; Propensione alla brevettazione (Numero totale di domande di brevetto presentate all’ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) per milione di abitanti (complementarmente / Pil in mln €)) l’indicatore è tradizionalmente impiegato per misurare la capacità tecnologica di un paese (o di un settore economico); Incidenza dei lavoratori della conoscenza sull’occupazione (Occupati con istruzione universitaria (ISCED 5-6) in professioni Scientifico-Tecnologiche (ISCO 2-3) / Totale occupati*100) tale, correlato con il benessere materiale, è la misura dell’effetto dell’innovazione sulla struttura e la composizione dell’occupazione (skill biased technical change); Tasso di innovazione tecnologica del sistema produttivo (Imprese che hanno introdotto innovazioni tecnologiche (di prodotto e processo), organizzative e di marketing nel triennio di riferimento / totale delle imprese con almeno 10 addetti * 100) questo indicatore misura la propensione all’innovazione delle imprese, permettendo di valutare e confrontare il posizionamento relativo in termini di capacità innovativa di un’economia nazionale (o regionale); Tasso di innovazione di prodotto/ servizio del sistema produttivo nazionale (Imprese che hanno introdotto innovazioni di

prodotto-servizio nell’arco di un triennio / totale delle imprese con almeno 10 addetti * 100) l’indicatore misura la capacità del sistema produttivo di rispondere all’evoluzione della domanda e di creare nuova occupazione; Specializzazione produttiva nei settori ad alta intensità di conoscenza (Occupati nei settori manifatturieri ad alta tecnologia e in quelli dei servizi ad elevata intensità di conoscenza / totale occupati * 100) questo misura il peso che le attività basate e guidate dalla conoscenza assumono in termini di occupazione nelle economie avanzate; Intensità d’uso di internet (Persone di età compresa tra i sedici e i settantaquattro anni che hanno usato internet almeno una volta a settimana negli dodici mesi precedenti l’intervista / persone sempre tra i sedici e i settantaquattro anni * 100) l’indicatore riflette l’importanza della componente digitale nei processi di inclusione/esclusione sociale. • Qualità dei servizi: La valutazione delle dotazioni infrastrutturali e dei servizi per individuare la loro efficacia del grado di utilizzo, delle misure di accessibilità, e della qualità del servizio generato, costituisce un fattore rilevante per la rilevazioni dello stato di benessere. Gli indicatori prescelti sono: Indice di accessibilità agli ospedali provvisti di pronto soccorso (Percentuale di popolazione che risiede a più di un tot di minuti da un ospedale con pronto soccorso) poiché la dislocazione adeguata sul territorio dei punti di pronto soccorso, e quindi la loro accessibilità, è una condizione necessaria per l’efficacia degli interventi di emergenza sanitaria, in particolare è importante valutare il tempo necessario per raggiungere un servizio di


pronto soccorso in caso di emergenza; Posti letto nei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari (Posti letto nelle strutture residenziali socio assistenziali e socio sanitarie per 1.000 abitanti); Liste d’attesa (Persone che hanno rinunciato a visita specialistica o trattamento terapeutico per la lunghezza delle liste d’attesa) in quanto la lunghezza delle liste d’attesa spinge in molti casi il cittadino a rinunciare a sottoporsi a visite o trattamenti e quando possibile a rivolgersi a strutture private; Percentuale di popolazione regionale servita da gas metano (Percentuale di popolazione che risiede in comuni serviti da gas metano in rapporto alla popolazione residente totale) l’indicatore misura il grado di penetrazione territoriale della rete del gas, esprimendo tale grado in termini di popolazione servita; Raccolta differenziata dei rifiuti urbani (Percentuale di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani) la percentuale di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata descrive la possibilità del cittadino di accedere al servizio ma anche l’attivazione di una buona pratica da parte degli Enti gestori dei rifiuti urbani; Indice sintetico di accessibilità ad alcuni servizi (Percentuale di famiglie che dichiarano molta difficoltà a raggiungere alcuni servizi essenziali (farmacie, pronto soccorso, ufficio Postale, polizia, carabinieri, uffici comunali, asilo nido, scuola materna, scuola elementare, scuola media inferiore, negozi di generi alimentari, mercati, supermercati)) l’indice sintetizza il grado di soddisfazione dei cittadini rispetto ad un folto gruppo di servizi diversi ma di grande rilevanza e costituisce una misura della capillarità di diffusione dei servizi ai cittadini sul territorio;

Densità delle reti urbane di TPL (Chilometri di reti urbane di trasporto pubblico nei comuni capoluogo di provincia per 100 km2 di superficie comunale) poiché il trasporto pubblico locale ha valore per il benessere dei cittadini sotto molteplici aspetti in quanto una rete capillare ed efficiente riduce il congestionamento delle città e il relativo aumento dei tempi di spostamento dei cittadini, contiene i costi economici degli spostamenti, garantisce una migliore qualità dell’aria grazie all’impiego di un numero inferiore di veicoli; Indice di accessibilità alle reti di trasporto (Percentuale di popolazione che risiede a più di un tot di minuti da una stazione ferroviaria principale) poiché l’accessibilità agli snodi principali del sistema ferroviario garantisce ai cittadini una maggiore facilità di spostamento nel paese, a supporto tanto degli spostamenti occasionali quanto di quelli sistematici come il pendolarismo tra comuni diversi per motivi di lavoro o studio; Presa in carico dell'utenza per i servizi per l'infanzia (Percentuale di bambini tra zero e fino al compimento dei tre anni che ha usufruito dei servizi per l'infanzia (asilo nido, micronidi, o servizi integrativi e innovativi)), la quota di bambini che fruisce dei servizi per la prima infanzia è un indicatore utile per misurare l’attuazione delle politiche volte alla conciliazione degli impegni casa-lavoro e a favorire l’occupazione femminile; Presa in carico degli anziani per il servizio di assistenza domiciliare integrata (Percentuale di anziani trattati in Assistenza domiciliare integrata (Adi) rispetto al totale della popolazione anziana (sessantacinque anni e oltre), l’assistenza domiciliare integrata rappresenta un servizio di fondamentale importanza per gli anziani non autosufficienti e di

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sollievo dei carichi di cura per i familiari; Indice di sovraffollamento degli istituti di pena (Numero di detenuti presenti in istituti di detenzione/posti disponibili definiti dalla capienza regolamentare * 100) l’indice permette di avere una visione sintetica della qualità della vita dei detenuti; Irregolarità nella distribuzione dell’acqua (Percentuale di famiglie che denunciano i r re g o l a r i t à n e l l ' e ro g a z i o n e d e l l ' a c q u a ) importante in quanto l’irregolarità della distribuzione dell’acqua comporta disagi consistenti per i cittadini dato l’uso quotidiano e diversificato della risorsa idrica; Conferimento dei rifiuti urbani in discarica (Percentuale di rifiuti urbani conferiti in discarica sul totale dei rifiuti urbani raccolti) l’indicatore analizza la minimizzazione della quantità di rifiuti conferiti in discarica che rappresenta uno dei principali obbiettivi delle politiche di gestione dei rifiuti urbani; Irregolarità del servizio elettrico (Frequenza delle interruzioni accidentali lunghe (interruzioni senza preavviso e superiori ai tre minuti) del servizio elettrico (numero medio per utente) rilevante per i disagi importanti sia per le attività domestiche che per quelle economiche, che creano le interruzioni nell’erogazione dell’energia elettrica; Tempo dedicato alla mobilità (Minuti dedicati alla mobilità in un giorno feriale medio) misurato perché diversi studi hanno dimostrato come il tempo trascorso negli spostamenti abbia effetti negativi sul benessere e la qualità della vita poiché l’aumento di tale riduce necessariamente il tempo dedicato ad altre attività, in primo luogo al tempo libero. L’istat ha inoltre costituito una Commissione Scientifica che ha selezionato per ciascun dominio

un set di indicatori di elevata qualità. Gli indicatori considerati sono stati sia di tipo oggettivo, che di tipo soggettivo per misurare sinteticamente ciò che le persone sentono e valutano. Nel 2015 l’Istituto propone delle misure sintetiche di misura dell’andamento totalitario dei diversi domini, cioè l’aggregazione dei singoli indicatori che compongono un dominio in un unico valore. Per questo i domini sono stati sintetizzati, escludendo alcuni interi domini oppure singoli indicatori, arrivando così all’elaborazione di 9, e non più 12, indicatori compositi. I nuovi domini sono: Salute; Istruzione e formazione; Occupazione; Qualità del lavoro; Reddito; Condizioni economiche minime; Relazioni sociali; Soddisfazione per la vita; e Ambiente. L’approccio del BES (dal super indice all’insieme di indicatori) ha fatto sì che diverse amministrazioni locali ne cogliessero l’utilità per il governo del territorio. Attorno al BES sono nati ulteriori progetti mantenendo le stesse radici, ad esempio le dimensioni, la scelta di costruire un set di indicatori al posto di un grande ed unico indicatore.


CAPITOLO 2: L’ANALISI MULTICRITERIALE SPAZIALE INTRODUZIONE I cambiamenti sia dello spazio sia della struttura sociale hanno costituito una dimensione urbana sempre più complessa, non più analizzabile con analisi e metodi tradizionali. In particolare, la necessità di individuare tutte le dimensioni rilevanti nella misurazione del benessere, ha imposto l’adozione di sistemi di misurazione per un’analisi multidimensionale, la quale integra indicatori di varia natura, espressi con differenti unità di misura e attinenti a vari ambiti. Data questa nuova complessità, dunque, il processo di pianificazione, ad oggi, richiede un passaggio da un’analisi tradizionale, che analizza esclusivamente la forma dello spazio e le dotazioni urbane, ad un’analisi la quale deve soprattutto individuare e valutare le azioni e le relazioni che gli individui hanno con lo spazio in cui abitano, e come la forma e la struttura di esso influenzi tali relazioni. Nonostante, ad oggi, la necessità di comprendere diversi indicatori tra loro in un'unica analisi sia riconosciuta e applicata nelle ricerche da quasi tutti gli studiosi, restano ancora alcune difficoltà nel coniugare differenti ambiti in modo da raggiungere una lettura univoca e soprattutto applicabile e paragonabile tra diverse realtà territoriali. Questo perché le realtà contemporanee sono, come già detto, molto complesse, poiché composte da diverse necessità e risorse distribuite in vario modo, da una molteplicità di culture e aspirazioni sia collettive che individuali in continuo mutamento e sviluppo in base al contesto sociale

e alla situazione economica del territorio analizzato. A riguardo, nel corso dell’ultimo ventennio, la letteratura accademica ha concentrato un crescente impegno di ricerca per la comprensione dei fenomeni di povertà, disagio urbano, diseguaglianza ed esclusione sociale, riconoscendo sempre più spesso la natura multidimensionale e complessa del benessere. Il passaggio alle analisi di carattere multidimensionale ha tuttavia determinato l’emergere di una serie di problemi di ordine metodologico. Solo per menzionarne alcuni: la scelta del numero e della tipologia di spazi valutativi a cui rivolgere l’attenzione; la pluralità di tali indicatori; la ricerca e l’impiego di dati statistici disponibili, spesso provenienti da fonti differenti e dunque difficilmente comparabili; la necessità o l’interesse a sperimentare e integrare approcci e strumenti innovativi di misurazione, quali ad esempio l’uso congiunto di analisi quantitative e qualitative; la comparazione tra diverse dimensioni del benessere attraverso l’attribuzione di un sistema di pesi da assegnare ad esse, qualora si opti per un’aggregazione statistica tra differenti dimensioni. L’analisi multidimensionale dei dati è l’insieme di tecniche il cui l’obbiettivo principale è l a v i s u a l i z z a z i o n e , l a c l a s s i fi c a z i o n e e l’interpretazione della struttura dei dati. Con essa si riesce ad individuare la struttura del fenomeno da indagare attraverso molteplici combinazioni di dati, eliminando così la ridondanza delle informazioni. E’ importante, però, fare attenzione alle decisioni metodologiche che possono ripercuotersi sui risultati raggiungibili. In generale, sono almeno tre i piani di discussione, per arrivare alla creazione di un metodo di misurazione, che si intersecano e si influenzano reciprocamente: il

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piano teorico, che pone la questione su quale sia l’idea di benessere, in questo lavoro presa a riferimento; il piano della misurazione, che richiede di tradurre queste idee in indici, misure in grado di rappresentare ed eventualmente riassumere in maniera sintetica tali idee; e il piano delle indicazioni o delle azioni che mirano a ridurre gli eventuali fenomeni di disagio o a migliorare la qualità della vita per cui a promuovere lo stato di benessere. Riassumendo tale analisi consente: il trattamento simultaneo di numerosi aspetti; la individuazione di dimensioni multidimensionali; la visualizzazione di associazioni complesse; l’utilizzo di varie tipologie di osservazione e misurazione; il disegno di mappe diagnostiche; l’identificazione di un modello; e l’analisi di fenomeni complessi.

ALCUNI APPROCCI MULTIDIMENSIONALI AL BENESSERE GIA’ SPERIMENTATI

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Molti sono gli approcci teorici allo studio del benessere e della qualità della vita in chiave multidimensionale all’interno della discussione accademica, ma solo alcuni sono riusciti ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni a livello internazionale e diventare così la fonte d’ispirazione per il disegno delle politiche pubbliche. Tre sono, in particolare, le esperienze: l’approccio delle capacità e dello sviluppo umano su scala globale, l’approccio all’esclusione sociale su cui si fonda il disegno delle politiche europee di inclusione e coesione sociale e, infine, gli esiti dei lavori della commissione Sarkozy istituita in Francia.

L’APPROCCIO DELLE CAPACITA’ E DELLO SVILUPPO UMANO La prima formulazione dell’approccio delle capacità risale convenzionalmente al volume di Amartya Sen “Commodities and Capabilities”, pubblicato nel 1985. Da allora ha preso avvio un intenso dibattito sulla necessità di ripensare il concetto di benessere e le politiche che ne conseguono, con il contributo di molti autori, come quello di Martha Nussbaum, in differenti ambiti disciplinari. L’approccio delle capacità avanzato da Amartya Sen propone di sostituire alla concezione di benessere materiale, limitato alla sola disponibilità di risorse, l’idea di “star bene” (well‐being) intesa come una condizione che include “ciò che l’individuo può fare o può essere” (insieme di being e doing) a partire dai mezzi e dalle risorse a disposizione, e in relazione alle capacità delle persone di trasformare questi mezzi in realizzazioni, traguardi che esse intendono conseguire. E’ l’insieme di questi t r a g u a rd i p o t e n z i a l m e n t e r a g g i u n g i b i l i o effettivamente realizzati che contribuisce, nel complesso, a determinare il benessere e lo sviluppo dell’individuo. L’approccio delle capacità non si contrappone alla visione standard basata sulla metrica del reddito, ma la incorpora; non nega la rilevanza delle risorse materiali ai fini del calcolo del benessere, ma ritiene limitativo fermarsi a queste. La disponibilità di beni o di reddito resta un elemento essenziale e irrinunciabile per ogni valutazione delle condizioni di benessere materiale delle persone. Secondo Sen, però, vi sono aspetti della vita umana cui le persone riconoscono valore di per sé, sebbene a questi non corrisponda


necessariamente necessariamente, o almeno non in modo immediato e diretto, un valore monetario: è il caso dell’istruzione e della conoscenza, del livello di nutrizione o delle condizioni di salute, della sicurezza personale e della qualità dell’ambiente per cui il contesto in cui viviamo, delle libertà politiche, civili e culturali di cui possiamo disporre. La proposta di Sen, però, non si limita ad estendere l’attenzione dal solo ambito del reddito ad una numero più o meno ampio di dimensioni, in qualche modo selezionate. Infatti, considera essenziale la necessità di offrire un insieme di opportunità reali di scelta agli individui lasciando a loro, in ultima istanza, la decisione di disegnare il proprio percorso di vita. Questa visione riconosce dunque un ruolo attivo alle persone, viste non come destinatari passivi, ma come persone da coinvolgere in maniera diretta e attiva nel processo di determinazione del loro benessere e dello sviluppo per l’intera comunità. Con l’espressione “Sviluppo umano” si intende il “processo di ampliamento della gamma di scelte della gente, ove per scelte si intende una vasta scala di opzioni le più importanti delle quali sono: la possibilità di condurre una vita lunga e sana, la possibilità di acquisire conoscenze e quella di poter accedere ad un livello di reddito che possa garantire uno standard di vita dignitoso, riassumendo in tre parole: salute, istruzione, reddito. Nessuno può garantire ad un uomo la felicità, ne si possono determinare le scelte personali di ciascuno, ma il processo di sviluppo dovrebbe almeno creare una situazione in cui le persone, individualmente e collettivamente, siano in grado di sviluppare pienamente le proprie potenzialità. L’idea di sviluppo umano risulta quindi intrinsecamente un concetto esteso e ampio che ritrova una sua defi-

nita specificazione nella fase di passaggio alla costruzione dell’indice di sviluppo umano. Tale indice restringe l’attenzione a tre sole dimensioni e a quattro indicatori: speranza di vita alla nascita, tasso di alfabetizzazione e rapporto lordo di iscrizioni congiunte alla scuola primaria, secondaria e terziaria, e GDP pro capite corretto per la parità dei poteri di acquisto. Preservando queste stesse dimensioni, ma intervenendo sull’insieme degli indicatori e sulle metodologie di calcolo, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) ha successivamente migliorato la struttura dell’indice di sviluppo umano e gli ha affiancato nel corso del tempo due misure analoghe che tengono conto delle differenze di genere e due indici più specifici di povertà umana. L’approccio allo sviluppo umano guarda particolarmente il benessere come una condizione di estensione delle opportunità e dei risultati a cui tutti gli individui, in ugual misura, possono e devono aspirare. Quindi i rapporti sullo sviluppo umano ripongono, almeno in linea di principio, una particolare attenzione allo sviluppo dell’individuo e delle comunità più che del paese in aggregato. L’individuo è dunque non solo oggetto di valutazione, ma riveste un ruolo centrale nella società, in quanto soggetto attivo nei processi di sviluppo e di partecipazione. Questa enfasi sul ruolo delle persone non trova però una sua compiuta rappresentazione in sede di applicazione dell’analisi, dove invece si fa riferimento a valori medi nazionali aggregati e non alle condizioni effettive delle persone che pure sono dichiarate essere al centro dell’attenzione. La comparazione tra paesi più che tra individui sembra restare la prospettiva prevalente dell’indagine.

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L’APPROCCIO DELL’ESCLUSIONE SOCIALE

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L’approccio dell’inclusione e della coesione sociale è ben noto e adottato a livello ufficiale sia in sede europea, sia in molti paesi industrializzati, incluso il nostro, come criterio guida per il disegno delle politiche pubbliche in campo sociale. La definizione ufficiale di esclusione sociale inizialmente accolta dall’Unione Europea, faceva inizialmente riferimento ad un processo attraverso il quale gli individui o i gruppi erano interamente o parzialmente esclusi dalla piena partecipazione alla società in cui vivevano. Più in particolare, l’idea di esclusione sociale si proponeva di estendere e integrare il più tradizionale concetto di povertà in quanto concetto troppo spesso inteso come riferimento esclusivamente al reddito, ma che enunciava anche la natura multidimensionale dei meccanismi con cui individui e gruppi erano esclusi dalla partecipazione agli scambi sociali, dalle pratiche e dai diritti delle componenti dell’integrazione sociale (European Commission 1992). Con il trattato di Amsterdam del 1997 l’Europa ha definito la base giuridica necessaria a predisporre politiche di azione di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, ma occorre attendere fino al 2000 il Consiglio Europeo di Lisbona per definire una strategia specifica per la coesione sociale e fino al 2010 il Consiglio Europeo di Nizza per definire un orizzonte temporale di riferimento per la realizzazione degli obiettivi comuni di coesione. Questi obiettivi si riferivano in particolare all’individuazione di un set di indicatori comuni di esclusione sociale, alla promozione di politiche di inclusione nel campo dell’occupazione, dell’istruzione e della formazione, della sanità e della casa, allo sviluppo

di azioni prioritarie indirizzate a particolari gruppi vulnerabili. Eurostat ha misurato il fenomeno utilizzando i micro dati dell’European Community Household Panel (ECHP) ricorrendo ad un set di quindici indicatori che vanno dalla difficoltà di soddisfare bisogni primari alla mancanza di beni durevoli, dalle difficoltà finanziarie che le famiglie incontrano ad alcuni disagi sul fronte abitativo, dalla frequenza dei contatti sociali e relazionali all’opinione espressa dagli intervistati in merito alla propria situazione economica o alle condizioni di salute. In seguito l’analisi si estese a ventiquattro indicatori non monetari di esclusione, raggruppati in cinque dimensioni di privazione, e studiò le relazioni tra grandezze monetarie e non monetarie. Ancora una volta la gamma di variabili considerate è stata assai varia e ha incluso aspetti quali il consumo settimanale di carne o pesce, l’acquisto di abiti usati, la possibilità di fare le vacanze almeno una volta l’anno, il possesso di beni quali il telefono e il videoregistratore, il micro‐onde o la lavapiatti, l’assenza di servizi igienici o di acqua calda e la presenza di umidità in casa, l’esistenza di atti di vandalismo, di rumore o di inquinamento nella zona di residenza e così via. Successivamente, il rapporto ha indagato la relazione esistente tra povertà economica da un lato e salute, intensità delle relazioni sociali e percezione soggettiva del benessere dall’altro. La necessità di associare il concetto di esclusione sociale ad un insieme specifico di indicatori, da impiegare ai fini della valutazione e del monitoraggio del problema dell’esclusione, è stata affrontata con maggior decisione in sede di definizione dei cosiddetti “indicatori di Laeken”, definiti dal Consiglio Europeo del dicembre 2001. Si trattava, come noto, di un insieme di indicatori


teso a misurare i progressi realizzati dai paesi europei sul fronte degli obiettivi concordati in aree ritenute cruciali quali la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, la salute, l’istruzione e la partecipazione al mercato del lavoro. La lista iniziale dei diciotto indicatori di Laeken è stata successivamente rivista e integrata, pur preservandone la caratterizzazione iniziale. In particolare, fu ridefinito l’insieme dei quattordici indicatori primari che coprivano le quattro aree essenziali prese in considerazione (povertà e disuguaglianza, lavoro, istruzione e salute) evidenziando la situazione per alcuni sottogruppi di popolazione (distinti in base all’età, al sesso, alla tipologia famigliare, allo status occupazionale). Agli indicatori primari si sono associati poi tre indicatori secondari e undici indicatori di contesto che hanno integrato l’informazione e contribuito a delineare in maniera più articolata la complessità e la varietà delle situazioni presenti nei paesi europei. Un ulteriore tentativo più recente è stato formulato da Barca, il quale ha definito l’inclusione sociale come misura in cui, con riferimento a una serie di e s i t i m u l t i d i m e n s i o n a l i ( c h e d e fi n i s c o n o l'opportunità sostanziale delle persone di vivere secondo i loro valori e scelte e di superare le loro circostanze), tutte le persone (e gruppi) godono di standard essenziali. (Barca, 2009) Da questa definizione sono emersi alcuni aspetti centrali come le capacità lavorative, la salute, l’istruzione, la sicurezza fisica e legale, il tenore di vita, il reddito, le condizioni di lavoro, il rispetto di sé, la comunità, la società, etc. Si tratta dunque di una lista aperta e piuttosto eterogenea che presenta alcuni elementi in comune con altri approcci multidimensionali. Vi sono indubbiamente elementi di interesse nel

concetto di esclusione sociale anche se, come ha evidenziato Sen, tale concetto non è nuovo ed è possibile trovarne i primi riferimenti fin dagli scritti di Aristotele o Adam Smith. La letteratura recente ha avuto il merito di riportare in primo piano questo tema, ponendo in luce il fatto che essere esclusi da benefici e servizi comuni che altri hanno costituisce un handicap che impoverisce la vita delle persone e delle comunità nel complesso. In base a tutto ciò non sembra del tutto chiara la relazione esistente con il contesto di riferimento. Ad esempio: sono frequenti i richiami ai fattori ambientali in senso lato, come fattori che generano o spiegano l’esistenza della povertà‐ esclusione sociale, ma non è chiaro in quale modo essi siano poi concretamente inclusi nell’analisi. In letteratura, in genere, si dà molto rilievo al significato relativo dell’esclusione sociale, sottolineando il fatto che si può essere esclusi solo con riferimento ad un particolare gruppo o società e in relazione ad una data dimensione spaziale e temporale. Ma nel concreto questo implica l’assunzione di una visione relativa per la misurazione di alcune dimensioni dell’esclusione sociale, senza distinzioni genuine di contesto o senza che emerga il ruolo che fattori culturali o sociali possono avere nel creare condizioni di esclusione. Questa sostanziale confusione tra piani di discussione appare evidente quando si scorre la lista di indicatori considerati per misurare l’esclusione sociale: indicatori di accesso ai servizi sociali, o di qualità dell’ambiente (indicatori di contesto) sono posti accanto ad indicatori che guardano alla salute o alla disponibilità di reddito o di beni specifici da parte dell’individuo, senza alcuna distinzione tra essi.

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LA COMMISSIONE SARKOZY PER LA MISURAZIONE DEL PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE

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L’incarico affidato dal Presidente francese Sarkozy alla Commissione nel 2008 era quello di ripensare ad una metrica del benessere che andasse al di là del solo Prodotto Interno Lordo e in grado di tener conto espressamente del problema della sostenibilità, dell’economica ambientale e sociale, e dei processi di sviluppo. La Commissione ha prodotto, un anno dopo, un ampio “Rapporto sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale” che riassume l’esito delle riflessioni condotte. Il Rapporto non fornisce un’indicazione precisa in merito alla direzione da intraprendere né formula nuovi indici di sviluppo, si limita ad evidenziare i principali elementi critici della visione attuale dello sviluppo, la necessità di superare queste criticità e a formulare 12 raccomandazioni. Queste raccomandazioni possono essere ricondotte a tre punti principali d i s c u s s i n e l R a p p o r t o c h e r i g u a rd a n o , rispettivamente: una riflessione sul significato reale del GDP, i suoi limiti e le possibilità di estenderlo e integrarlo così da pervenire ad una più corretta valutazione della performance economica e del progresso. In alcuni casi si tratta semplicemente di prendere in considerazione le informazioni che possono pervenire da altri indicatori di contabilità nazionale già disponibili, come il prodotto nazionale netto o il reddito nazionale netto disponibile. Mentre in altri casi aggiustamenti del GDP sarebbero necessari, ad esempio, per misurare più correttamente il valore di alcuni servizi forniti dallo stato, come i servizi sanitari e scolastici, o per includervi attività non di mercato,

come il lavoro non pagato prestato all’interno della famiglia; la possibilità di misurare il progresso da una prospettiva teorica più ampia e multidimensionale che incorpori anche una valutazione soggettiva da parte degli individui. Vi è, su questo fronte, un richiamo diretto all’approccio delle capacità qui discusso, alla letteratura sulla felicità, che ha ricevuto nel corso degli anni una crescente attenzione oltre ad alcuni significativi tentativi di misurazione, e, infine, alla nozione di allocazione equa (fair allocation) che si fonda sul principio di ponderare le dimensioni non monetarie della qualità della vita in maniera tale da riflettere le preferenze individuali (Fleurbaey et al, 2005). Qui la proposta non si spinge oltre una discussione sulle possibili dimensioni soggettive ed oggettive che andrebbero prese in esame in una valutazione multidimensionale del benessere (in particolare, sono menzionate, salute, istruzione, attività personali non di mercato, libertà di espressione politica, relazioni sociali, ambiente, insicurezza economica e personale) con un’attenta analisi però sull’importanza di queste dimensioni e sul modo in cui possono essere stimate; la questione della misurazione della sostenibilità dello sviluppo viene esaminata, infine, alla luce della letteratura esistente in questo tema. Rispetto all’impiego di una pluralità di indicatori eterogenei (il cosiddetto dashboard della sostenibilità) o alla formulazione di indici compositi che aggregano arbitrariamente una serie più o meno ampia di indicatori, la Commissione è decisamente più favorevole ad una misurazione estesa della ricchezza che tenga conto dell’investimento o del disinvestimento necessario a preservare un dato stock di risorse da trasferire alle generazioni future. A differenza di quanto dichiarato in premessa, l’attenzione è pre-


valentemente rivolta alla dimensione ambientale dello sviluppo, mentre il fronte sociale resta quasi del tutto sullo sfondo. Il rapporto riveste un ruolo centrale nella discussione più recente sul significato di progresso e sulla sua misurazione e richiama alla nostra attenzione alcuni aspetti importanti, in primis quello di ricordarci che se “ciò che misuriamo influenza ciò che facciamo”, abbiamo bisogno di metriche più adeguate per misurare il progresso economico e sociale e la sua sostenibilità nel tempo per evitare che misure deboli conducano a politiche distorte. Il Rapporto riconosce che l’impiego di indicatori macro‐ aggregati e di valori medi inevitabilmente finisce per nascondere le profonde differenze esistenti nel modo in cui reddito, consumo e ricchezza sono effettivamente distribuiti all’interno della società tra i singoli individui, tra le famiglie e, talvolta, all’interno delle stesse famiglie. Per il modo stesso in cui si caratterizzano e si distribuiscono le variabili impiegate per misurare la qualità della vita nelle diverse dimensioni, è difficile impiegare misure standard di diseguaglianza e assai complessa risulterebbe anche la loro interpretazione. il Rapporto non si spinge al di là di una semplice enunciazione di principi e l’auspicio che le statistiche future si estendano fino a considerare questi aspetti. A prescindere dalle difficoltà, che pure esistono, di guardare al di là delle medie per cercare di catturare le differenze nelle condizioni di vita e di opportunità delle persone, il fuoco del Rapporto francese è comunque decisamente orientato a misurare il progresso su base aggregata più che al modo in cui questo distribuisce i suoi effetti all’interno della società.

L’ANALISI MULTICRITERIALE INTRODUZIONE AL METODO ANALITICO E ALLA SUA UTILITA’ Per anni l’unico metodo accettato per la risoluzione di problemi è stata l’analisi classica, che solitamente si manifesta con la ottimizzazione lineare a singolo criterio. Queste tecniche sono di facile applicazione in quanto ogni elemento del problema è ben definito, l’obiettivo è sempre esplicito e quantificabile e la programmazione è di tipo lineare. Il problema è che nel conseguimento di un obiettivo molto complesso, la ottimizzazione lineare potrebbe risultare una funzione troppo rigida, poiché non si riuscirebbe ad individuare o quantificare in un unico fattore. Infatti, nella pratica operativa, in un obbiettivo complesso vi possano essere una pluralità di aspetti, di fattori rilevanti. Howard Raiffa, già nel 1969, presentò la teoria dell’utilità multi attributi, suggerendo che se qualcosa è considerato valido in assoluto, lo è sicuramente per più di un motivo. Come se la c o n d i z i o n e d i b e n e s s e re è c o n s i d e r a t a raggiungibile, lo è grazie alla somma di più fattori oggettivi e soggettivi. Lo sviluppo della tecnica multicriteriale risale principalmente a Thomas Saaty, uno dei pionieri della ricerca operativa, alla fine degli anni ’60. Il problema che lo studioso riscontrò durante il suo periodo di collaborazione alla Disarmament Agency, presso il U.S. Department of State, fu la difficoltà di comunicazione tra gli scienziati e gli avvocati che si occupavano dell’aspetto giuridico dei progetti. Egli constatò in particolare l’assenza di un approccio sistematico che permettesse di focaliz-

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zarsi sulle questioni più importanti del progetto analizzato e di poter arrivare a delle decisioni condivise. Fu per questo che dopo alcuni anni, durante il suo periodo di insegnamento alla Wharton School, Saaty decise di sviluppare un processo analitico che consentisse ad ogni individuo posto di fronte ad un problema complesso di prendere delle decisioni. Il metodo si caratterizza come una procedura, maggiormente complessa e formalizzata rispetto a quelle precedenti, per rappresentare in modo esplicito e quantificare elementi di valutazione anche di carattere intangibile. In sintesi struttura la valutazione secondo una forma gerarchica. L’utilizzo delle strutture gerarchiche permette di acquisire una conoscenza dettagliata di una realtà che inizialmente ci appare complessa. In pratica il problema da analizzare può essere decomposto in “unità” più piccole le quali sono suddivise in “unità” più piccole, le quali sono, ancora, suddivise e così via fino al livello di dettaglio desiderato. Tale processo di decomposizione permette una migliore comprensione della realtà che si sta studiando. Però prima di costruire una gerarchia si deve prestare alcune particolari attenzioni come ad esempio considerare l’ambiente che circonda l’obiettivo e identificare gli elementi che condizionano e contribuiscono al raggiungimento di esso. L’analisi consente di assegnare un peso ai vari criteri, presi in considerazione, attraverso una serie sistematica di valutazioni comparative tra coppie degli stessi. Per cui la decisione viene scomposta in vari livelli, dove il primo rappresenta l’obiettivo del problema, il secondo livello, e gli eventuali successivi, gli attributi e i sub-attributi ritenuti determinanti per il raggiungimento dell’obiettivo. Ciascuno può essere scomposto

fino a raggiungere il livello di dettaglio desiderato. L’ultimo livello fa riferimento alle possibili alternative in esame. L’analisi multicriteriale rappresenta un’ampia famiglia di tecniche in grado di tener conto contemporaneamente di una molteplicità di aspetti propri del problema che si sta affrontando, sia qualitativi che quantitativi, facendo emergere diversi punti di vista rilevanti per avere un quadro analitico completo. Per una valutazione devono essere individuati gli obiettivi, i criteri che analizziamo per arrivare all’obiettivo, e le alternative o meglio le varie opzioni in cui l’obbiettivo può essere utilizzato. Nell’analisi emerge l’importanza dell’individuazione dei criteri, poiché essi rappresentano la traduzione operativa degli obiettivi, ovvero il metodo per esprimere gli obiettivi in modo tale da poter essere misurati. La costruzione di un criterio richiede la definizione puntuale di tre elementi: la semantica, cioè la definizione del significato di quello specifico criterio; la metrica quindi la modalità di misurazione del criterio; e infine la funzione di risposta del criterio costituita dalla modalità di reazione del criterio nel giudizio complessivo di misurazione, cioè, in altre parole la posizione in cui si trova rispetto al parametro, precedentemente stabilito, di massima efficienza. Fondamentale è la possibilità di scomporre l’oggetto dell’analisi (l’obiettivo) in fattori semplici e misurabili, ossia i criteri, e che quest’ultimi siano analizzabili separatamente. I criteri, chiamati anche indicatori, sono lo strumento di tipo quantitativo o qualitativo con cui è possibile misurare l’obiettivo, in questo lavoro quindi la felicità urbana. Secondo Hans Voogd sono le dimensioni o aspetti, come preferiamo chiamarli, misurabili. I criteri possono venire anche suddividi in ulteriori sub-criteri.


Ultimamente, grazie allo sviluppo di nuovi strumenti di analisi, l’analisi multicriteriale si è avvicinata e integrata a quella spaziale, permettendo così di confrontare dati ambientali e informazioni di carattere economico e sociale. Rispetto ad altri metodi multiattributo, questa procedura risulta ben strutturata e in grado di consentire valutazioni che considerino elevati gradi di dettaglio; fra l’altro sono anche disponibili, ad oggi, programmi, pacchetti software, che supportano sia la scomposizione degli attributi sia i confronti incrociati. Secondo i proponenti la tecnica si mostrerebbe utile in problemi decisionali di vario genere, come testimonia anche il proliferare di applicazioni pratiche. Quindi l’analisi nasce proprio per supportare e facilitare il ricercatore nella fase di organizzazione e sintesi di informazioni complesse e spesso di natura eterogenea.

ILLUSTRAZIONE DEL METODO In genere, l’analisi precedentemente descritta, viene rappresentata da una matrice di valutazione bidimensionale nxm, in cui un aspetto rappresenta le dimensioni (n) e l’altro gli indicatori (m). Questa matrice prende il nome di matrice di impatto o oppure di valutazione e può assumere diverse forme come quella semplice, oppure quella super matrice, e ancora tante altre. In essa vengono riportati gli indicatori e i sub-indicatori, che possono avere diverse unità di misura quantitativa, qualitativa o ancora mista a seconda del criterio considerato. Si ottiene così una rappresentazione bidimensionale delle relazioni tra i diversi fattori e il benessere. Su tale matrice si basa il modello multidimensionale.

Trovandosi ad analizzare svariati dati distribuiti su una scala di valutazione graduata, per la loro lettura serve normalizzarli. Infatti, la normalizzazione li rende omogenei e operabili. Essa avviene trasformando questi dati in valori che per convenzione non posseggono alcuna unità di misura con una o più funzioni logico-matematiche. Tali funzioni vengono solitamente raggruppate in due grandi classi: le normalizzazioni lineari e le funzioni valori e utilità. Le prime, più comuni, sono semplici funzioni matematiche che operano sui valori contenuti in ogni singola riga della matrice, mentre le seconde sono funzioni che assegnano ad ogni valore dell’indicatore un corrispondente punteggio di efficacia/preferenza/utilità. La differenza principale che emerge tra i due tipi di normalizzazione è che nel primo caso le funzioni possono variare da riga a riga della matrice, nel secondo invece è necessario definire un parametro per ogni singolo indicatore. Dopo aver normalizzato i dati per poter mettere in relazione i vari indicatori, non essendo direttamente confrontabili per la loro diversa natura, serve stabilire un ordine di importanza relativa tra di loro, assegnando ad ogni indicatore un peso, anche esso relativo. In pratica i pesi misurano, attraverso valori numerici, le priorità che si assegnano ai vari aspetti del problema e per tale motivo non hanno mai valore assoluto ma solo relativo. Ciascun indicatore di solito viene moltiplicato per il rispettivo peso prima di essere aggregato agli altri valori. Le tecniche di assegnazione dei pesi sono centinaia, ma quelli più semplici e più comunemente usati sono l’assegnazione diretta e il confronto a coppie. Quest’ultima è uno dei metodi maggiormente usati in quanto consente prevalentemente di assegnare

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una priorità ad una serie di elementi o di metterli in relazione, fattori di diversa natura e quindi non direttamente confrontabili, combinando scale multidimensionali di misure in una singola scala di priorità. Il metodo si basa su una serie di confronti a coppie fra i criteri attribuendo ad essi un punteggio di importanza relativa e termina con l’assegnazione di un peso. La somma di tutti i pesi deve essere pari ad 1. I punteggi da utilizzare ad ogni confronto sono, in linea di massima, arbitrari e corrispondono generalmente al numero di livelli qualitativi da considerare durante i confronti a coppie. Tali punteggi della scala vengono assegnati ad ogni criterio confrontandolo con tutti gli altri. Si costruisce così una matrice dei confronti a coppie quadrata e simmetrica rispetto alla diagonale principale. Il metodo del confronto a coppie, per la sua stessa metodologia, non permette di individuare il miglior fattore in assoluto ma soltanto quello che, nel confronto con gli altri, si rivela essere il migliore. In particolare il confronto a coppie è basato su una serie di distinte e autonome valutazioni di ogni offerta con ciascuna delle altre conducendo a una valutazione complessiva, rappresentata dalla sommatoria delle preferenze riportate dal singolo concorrente rispetto a quelle conseguite dagli altri, con la conseguenza che la valutazione di ciascun progetto e di ogni offerta è indicata dal totale dei punteggi attribuiti per ogni elemento posto in comparazione. Quindi con il termine “peso” si considera il grado di “priorità” di un fattore rispetto ad un altro in relazione all’obbiettivo considerato. Frequentemente in molte applicazioni vi è la necessità di classificare i numerosi elementi del processo relativamente ad un insieme di altri ele-

menti altri elementi appartenenti ad un diverso gruppo, i quali a loro volta devono essere classificati sulla base di ulteriori e così via fino a giungere all’obbiettivo unico posto al vertice della gerarchia. In questa ricerca il grado di felicità urbana. I pesi quindi consentono di determinare un ordine di importanza di un elemento, che sarà tanto più rilevante nella misurazione quanto maggiore è il suo peso. Il passo finale consiste nel calcolare i pesi globali (o priorità) delle azioni applicando il principio di composizione gerarchica. Anche in questo caso i metodi sono moltissimi, ma i più comuni sono quelli che fanno riferimento a un principale approccio, quello della somma pesata. Tale prevede che il peso di ogni indicatore sia moltiplicato per il peso del criterio corrispondente e successivamente sommato con quelli della stessa dimensione di appartenenza. Con questo si ottiene il punteggio per ogni indicatore e per ogni dimensione. Per cui i pesi “locali” di ogni elemento vengono moltiplicati per quelli dei corrispondenti elementi sovraordinati e i prodotti così ottenuti sono sommati. Procedendo così, i pesi locali di tutti gli elementi della gerarchia vengono progressivamente trasformati in pesi globali. Facendo poi la somma dei punteggi ottenuti per ogni dimensione si può dichiarare conclusa l’analisi multicriteriale tradizionale. Infatti, i pesi globali, chiamati priorità, degli elementi collocati alla base della gerarchia, rappresentano il risultato principale della valutazione. Anche in questo calcolo un elemento sarà tanto più rilevante nella misurazione del benessere o della felicità quanto maggiore è il suo peso globale.


“ La felicità è un vicolo molto corto, ma se perdi la speranza perdi anche questa piccola salvezza. Il Paradiso non si raggiunge camminando su viali alberati. La via verso la Felicità è fatta di mille insignificanti stradine. Ricorda questo. “

• Vicolo della Felicità nella città dI Lucca, a pochi metri dal corso principale.


PARTE SECONDA COSTRUZIONE E APPLICAZIONE DI UN METODO DI MISURA DELLA FELICITA’


INTRODUZIONE Nello schema metodologico adottato, la valutazione del grado di felicità urbana, è lo stadio finale di un processo che parte dall’esame della condizione di benessere che precede quella di felicità e delle dimensioni che condizionano entrambi. La ricerca operativa ha visto, in una prima fase, la costruzione di un primo set di indicatori per la misura del benessere, esclusivamente di tipo quantitativo per cui strettamente legato alla statistica, applicato all’analisi di tutti i 287 (dato presente al 2011) territori comunali ricadenti nella regione Toscana. Mentre, nella seconda fase, sempre la costruzione di un set di indicatori ma questa volta per la misurazione della felicità urbana, principalmente di tipo qualitativo, applicato a due territori urbani, entrambi appartenenti alla rete metropolitana della città di Firenze. Uno è Empoli e l’altro è Sesto Fiorentino, due realtà, sia morfologiche sia sociali, completamente diverse ma comparabili tra di loro per il numero di popolazione e i metri quadrati della superficie comunale. La scelta delle due aree di studio è stata molto ragionata. Questo perché da tale scelta dipendeva la direzione che avrebbe potuto prendere la ricerca. I risultati ottenuti dalla prima analisi, a livello territoriale, individuavano chiaramente un comune, quello di Montelupo nel territorio fiorentino, dotato di quasi tutti gli elementi che porterebbero al raggiungimento del benessere e uno, quello di Marciana Marina nel territorio Elbano, quasi del tutto sprovvisto sul totale dei comuni. Però i due comuni appartenendo a due realtà completamente diverse, soprattutto la loro posizione geografica avrebbe influenzato e così

compresso i risultati finali. Per questo i due territori non erano confrontabili allo stesso modo. Così è stata scelta un'altra linea, scartando la prima che prevedeva l’analisi dei due poli della scala, precedentemente descritti, individuando due realtà analoghe ma soprattutto appartenenti allo stesso contesto territoriale, quindi paragonabili tra loro. L’importanza di chiarire a quale contesto urbano ci riferiamo è servito, in particolar modo, a tener conto delle diverse interrelazioni tra gli elementi urbani presenti nel tessuto e le caratteristiche della struttura sociale per individuare così le relazioni e il legame tra lo spazio e chi lo abita. E’ importante precisare che le due città sono state, prima, analizzate in tutto il loro contesto territoriale e sotto vari aspetti per poi scegliere alcune aree nel tessuto urbano dove andare ad applicare e sperimentare la metodologia. Le aree scelte presentano caratteristiche diverse, per misurare ancor più quanto la forma e la diversa tipologia di spazio urbano condizioni la qualità della vita per cui di conseguenza determini la felicità urbana. Ritornando alla struttura, quest’ultimo modello è stato riorganizzato sulla base del primo, riassumendo e semplificando i diversi aspetti che condizionerebbero il benessere e inserendo al suo interno indicatori legati alla qualità e all’uso dello spazio urbano per cui che influenzerebbero la condizione di felicità. Elementi, quelli della qualità e dell’uso, che appaiono importanti nel raccordo tra felicità e spazio urbano. Entrambi, soprattutto il primo, si sono basati su alcuni esempi di altri indici in precedenza costruiti da importanti Istituti, in particolare due. Infatti, sono stati studiati e analizzati accuratamente sia quello del Benessere Equo Sostenibile composto dall’Istat sia quello del Better Life Index dell’Ocse. Rilevata importanza

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della conoscenza del livello della qualità della vita che è costretta a relazionarsi con la qualità dello spazio urbano, per gli interventi sul territorio sia da parte delle politiche di governo sia da quella della pianificazione, lo scopo del lavoro di tesi è stato la costruzione di una metodologia che ha fatto da supporto alla misurazione di due indici, l’ultimo, possibile da misurare durante la fase di analisi, attraverso gli strumenti che possiede un pianificatore che entra a lavorare in un qualsiasi contesto territoriale. Tale indice ha cercato di racchiudere i fondamentali aspetti che interessano e condizionano il livello di felicità. La costruzione dei due indici è stata graduale, in sintesi vede interessate diverse fasi, in particolare tre, per il raggiungimento di un modello completo e soprattutto misurabile: la prima fase di ricerca, la seconda di assemblaggio, e la terza, non meno importante, di riorganizzazione. Entrambi vengono rappresentati da una grande matrice in cui sono stati individuati dei domini generali, per ognuno, un set di dimensioni che ne descrivono gli aspetti, e infine vari indicatori che scendono nel dettaglio dell’analisi. Sono proprio questi ultimi i fattori che sono stati misurati per arrivare all’individuazione del livello prima di benessere territoriale e poi di felicità urbana. Dovendo analizzare due condizioni diverse, a due scale diverse, quella territoriale e quella urbana, le dimensioni e gli indicatori sono stati cambiati e riadattati. Infatti, sono stati costruiti due tipi di modelli che in comune hanno soltanto i domini: elementi di contesto, benessere soggettivo, condizioni materiali. Per una questione di praticità e di tempo per la ricerca e per i pochi strumenti a disposizione il modello per la misurazione del benessere territoriale presenta solo indicatori di tipo quantitativo e una più vasta

varietà di dimensioni. Tali dimensioni hanno interessato diversi aspetti riguardanti sia il contesto territoriale, sia la dimensione relazionale e sociale, sia la condizione economica. Tutti aspetti legati alla sfera individuale. Mentre quello per la misura della felicità urbana ha visto il mantenimento di alcuni indicatori quantitativi, ma soprattutto l’inserimento di quelli di tipo qualitativo, entrambi inseriti all’interno di alcune dimensioni che si sono concentrate in particolare sull’analisi dello spazio. Quindi per la misurazione del primo set di indicatori è bastato basarsi e recuperare i dati dalla statistica tradizionale, mentre per il secondo è servito utilizzare diversi strumenti di indagine come le autovalutazioni, i questionari, e varie rilevazioni dirette.


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• Mappa di sintesi per il confronto della struttura di entrambi gli indici costruiti.


CAPITOLO 3: STUDIO DEL BENESSERE IDENTIFICAZIONE DEL TERRITORIO OGGETTO DI INDAGINE: LA REGIONE TOSCANA

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Per una maggior facilità di recupero dei dati della popolazione, ma soprattutto per la presenza di una struttura territoriale e sociale con un percorso e uno sviluppo fortemente radicato nella sua storia e nella sua geografia, è stata scelta come area, su cui applicare i metodi costruiti, la regione Toscana. Nella Regione Toscana i caratteri d’identità dei vari paesaggi emergono con forza. Già da una prima lettura del territorio si riescono a vedere le regole che lo contraddistinguono. Gli ordini e le forme spaziali, le trame agrarie, i tracciati di impianto e i principi di relazione trovano evidenza nell’osservazione. Tutti elementi che compongono la struttura del paesaggio e che la rendono, fin da subito, chiaramente leggibile. I territori e i paesaggi toscani hanno una struttura profondamente radicata nel tempo della storia. Se il paesaggio è considerato l’esito delle relazioni tra usi del suolo e unità di territorio, all’interno del territorio toscano sono presenti relazioni molto stabili. Talmente solide da essere individuate come vere e proprie regole identitarie. Si presuppone che, dove vi è una struttura, una tradizione del paesaggio che si è consolidata e mantenuta nel lungo periodo vi sia anche un altrettanto forte legame tra il territorio e chi lo abita. Tale legame, se permanente negli anni, fa presupporre che vi sia la possibile presenza di un sentimento di appartenenza che un individuo ha verso un preciso territorio.

Il sentimento è un fattore importante nella misurazione della felicità urbana, ma soprattutto nella determinazione di una buona qualità dello spazio per cui di conseguenza di quella della vita. Infatti, molti “toscani” mostrano un forte attaccamento ad una identità che deriva dalla consapevolezza del patrimonio culturale locale. Elemento importantissimo nella costruzione di entrambi le condizioni. Soprattutto la regione ha, in passato e ancora oggi, cercato di tutelare e promuovere tale patrimonio, il suo punto forte, cioè il paesaggio, anche quest’ultimo, fattore molto importante da analizzare per la misurazione del benessere e della felicità. Da ciò è nata la curiosità di verificare se tale supposizione fosse vera. Quindi, se sia vero che alle permanenti e consolidate regole del territorio toscano corrisponda un sentimento di appartenenza, cioè un forte attaccamento al territorio in analisi e se la presenza di tale sentimento comporti una buona qualità dello spazio per cui conseguentemente una buona qualità della vita e ancora infine un alto livello di felicità urbana. Ecco il perché della scelta di studiare il territorio toscano e la sua società, piuttosto che un altro. La Toscana è una delle 21 regioni d’Italia, situata nella parte centrale del Paese. Confina a nordovest con la Liguria, a nord con l’Emilia Romagna, a est con le Marche e l’Umbria, a sud con il Lazio. Il capoluogo regionale è Firenze, il principale fulcro sotto vari aspetti, come quello storico, artistico, economico e amministrativo, mentre le altre città capoluogo di provincia sono: Massa, Lucca, Pistoia, Prato, Livorno, Pisa, Siena, Grosseto e Arezzo.


Ad oggi, dopo il 2011 in cui sono stati accorparti alcuni territori, presenta 274 comuni. Si tratta di una regione che è sempre stata al centro della storia italiana. Infatti, la storia della Toscana abbraccia un lunghissimo periodo di tempo, che spazia dalla preistoria ai giorni nostri. Si iniziò nel VIII secolo a.C con gli Etruschi, il primo popolo ad insediarsi nel territorio dandole il nome Tuscia, sconfitti poi dall’Impero Romano che nel III secolo a.C conquistarono la regione e la unirono con altri territori dandole il nome di Etruria. Dopo la caduta dell’Impero Romano la regione passò attraverso le dominazioni ostrogota e bizantina, prima di divenire oggetto di conquista da parte dei Longobardi nel XII d.C, che la eressero a ducato con sede a Lucca (Ducato di Tuscia). Nel XI secolo Pisa divenne la città più potente e importante della Toscana, con l'estensione del dominio della Repubblica Marinara a quasi tutta la Toscana tirrenica. Attorno al XII secolo inizia il periodo dei liberi Comuni, e Lucca diventa il primo comune in Italia. Nascono le prime forme di democrazia partecipativa e le associazioni di arti e mestieri, che fecero della Toscana un irripetibile esempio di autonomia culturale, sociale ed economica. Fra le città della regione si impone ben presto, per motivi culturali ed economici ma anche militari, il Comune-Signoria di Firenze. Tra il Trecento e il Quattrocento, grazie ai tanti illustri letterati e artisti, la Toscana, ed in particolare la città di Firenze, diedero un determinante contributo al Rinascimento Italiano. A partire dal XII secolo la Toscana si frammentò anch'essa in una miriade di stati tra i quali la Repubblica di Firenze e la Repubblica di Siena erano le più importanti. Durante il XV secolo salì al potere la famiglia Medici che, come le maggiori famiglie Fiorentine,

si era arricchita con le banche ed aveva ottenuto rilevanza politica nelle istituzioni repubblicane. A partire da Lorenzo il Magnifico, il potere mediceo si consolidò e Cosimo de' Medici ottenne il titolo prima di Duca di Toscana, poi nel 1569 quello di Granduca di Toscana. La famiglia Medici continuò a regnare sopra la Toscana ininterrottamente fino al 1737. Il Granducato di Toscana, passò alla famiglia dei Lorena. L'unica interruzione alla sovranità lorenense fu la parentesi napoleonica che durò dal 1807 al 1814. L'ultimo Granduca della Toscana fu Leopoldo II che regnò fino all'ingresso del territorio toscano nel nascente stato unitario italiano. Il periodo lorenense fu per la Toscana un periodo illuminato, a partire dal governo di Pietro Leopoldo, che riformò l'ordinamento giudiziario, fino all'ultimo granduca che ottenne risultati molto positivi, con la costruzione delle prime ferrovie, la creazione del catasto e la bonifica della Maremma. Il passaggio allo Stato Unitario Italiano fu frutto di un plebiscito, promosso dal Governo Provvisorio di Toscana che decretò l'annessione al Regno di Sardegna e quindi al nascente Regno d’Italia. La storia della Toscana si identifica, da questo momento, con quella dello Stato Italiano, di cui fa parte, pur conservando una sua specificità che la distingue da tutte le altre regioni. Specificità che ha caratterizzato e formato la cultura e le tradizione di questa regione. Sono diverse le specificità che identificano e contraddistinguono il paesaggio toscano. Paesaggio strettamente correlato all’immagine del suo territorio collinare, ma che assume caratteristiche diverse in relazione a molti fattori sia fisici, sia demografici, sia economici. Per questo è importante conoscere ciò che lo caratterizza sotto ogni fattore.

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• Carta dei CARATTERI DEL PAESAGGIO estratta dal PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE della Regione Toscana


LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO D’INDAGINE Caratterizzazione / Contestualizzazione del territorio Toscano Sotto il fattore fisico, la specificità che lo contraddistingue dalle altre regioni è proprio il suo paesaggio. Il paesaggio toscano, raffigurato in innumerevoli opere, è stato costruito da generazioni di contadini che hanno ricercato insieme utilità e bellezza, varietà di forme e colori. Nella geografia di questa regione, più che nelle altre, è visibile l’impronta della storia. I primi furono g l i E t r u s c h i , c h e d i ff u s e ro l ’ a g r i c o l t u r a , impiantarono viti e ulivi, prosciugarono paludi, sfruttarono le risorse minerarie e costruirono le prime città sulle alture, protette da mura, ancora esistenti. Un territorio fertile grazie alla sua varietà di paesaggi. Si succedono un paesaggio appenninico, un paesaggio costiero e uno di pianura. Il paesaggio che ricopre gran parte della superficie è quello collinare in particolare nella parte centrale della regione, ma possiamo trovare anche alcune pianure sia lungo la fascia costiera che nell’entroterra e importanti massicci montuosi ai lati. Le colline sono l’elemento caratterizzante il territorio, anche per la cura con cui sono state coltivate nel tempo fino a formare uno dei paesaggi più umanizzati del mondo. La regione è bagnata, nella parte centro-settentrionale, dal Mar Ligure e, nella parte meridionale, dal Mar Tirreno. Come il territorio interno anche la fascia litorale presenta caratteristiche molto diverse fra loro. Infatti, le coste presentano una grande varietà di forme: in alcuni punti sono basse con spiagge

sabbiose, in alcuni sono caratterizzate dalla presenza di dune affiancate da lunghe pinete, e in altri si alternano lidi e tratti rocciosi. A largo della costa, troviamo le isole dell’Arcipelago Toscano: l’isola d’Elba e sei isole più piccole come Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, l’isola del Giglio e Giannutri. Quindi un paesaggio ricco di bellezze naturali, ma soprattutto di storia.

Caratterizzazione antropica Uno degli aspetti più rilevanti del territorio è l’organizzazione e la struttura dei suoi insediamenti. Infatti, il territorio urbano in Toscana storicamente rappresenta il motore principale dello sviluppo della regione. Esso racchiude una realtà molto complessa di città, paesi, borghi e nuclei che, con diverso spessore, consistenza, grammatica costruttiva, sintassi e forma, marcano e contraddistinguono lo spazio regionale tale da comporre un sistema organizzativo di natura policentrica di ineguagliabile valore storico, culturale ed economico in particolare nel contesto europeo. Sistema policentrico che si è creato fino a generare relazioni strutturanti e funzionali anche nel territorio rurale. L’insieme di questi processi ha generato una riconoscibile forma di organizzazione spaziale fatta di sistemi territoriali locali a loro volta organizzati in “grappoli” di città, paesi, borghi e nuclei interrelati tra loro e con lo spazio aperto circostante con varie forme di interrelazione paesaggistiche. Quindi, nonostante l’evoluzione dei processi di globalizzazione urbana, la realtà urbana regionale è ancora fatta di singolarità, con città capoluogo e poli urbani attrattori, che disegnano un sistema insediativo “a grappoli” con una varietà di dimensioni, spessori, allargamenti e

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• Carta delle FIGURE COMPONENTI I MORFOTIPI INSEDIATIVI estratta dal PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE della Regione Toscana



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interconnessioni. Il carattere policentrico della regione si è consolidato sul lungo periodo, affondando le sue radici nello sviluppo mercantile nel periodo compreso tra X e il XV secolo con la nascita dei primi centri mercantili e l’abbandono del regime feudale. La fitta rete stradale ancora oggi evidente e la diffusione di borghi di paesi e di piccole città, hanno determinato sia un paesaggio urbano sia collinare e rurale “punteggiato” da coloniche, fattorie, e casali, che hanno rappresentato la matrice fisica intorno alle quali si è innestato il processo di strutturazione edilizia nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso, tanto da generare la cosiddetta “campagna urbanizzata”. Proprio questa caratteristica originaria della regione ha attenuato i fenomeni di crescita delle città, che sono rimaste tutte di dimensione medio-piccola, se si esclude Firenze. La distribuzione spaziale delle città si è innestata sulle originarie direttrici di organizzazione territoriale. La struttura urbana radicata in direttrici ha guidato anche i processi di trasformazione che ha generato decise forme di filamenti urbani, che formano ormai “catene di abitati”, organizzate in sistemi. Un sistema urbano, dunque, multipolare con tipologie di relazioni assai varie e dinamiche in forte movimento verso strutture reticolari con plurime modalità di interconnessioni territoriali a diverso spessore, peso, compattezza e porosità, che sta modificato la tradizionale attrattività verso le aree delle città capoluogo, per generare attrattività di connessione intermedia. (PIT, Parte Terza “i territori e i paesaggi della Toscana” del Quadro conoscitivo, 2005-2010, Regione Toscana).

Caratterizzazione demografica La Toscana, se comparata con la media europea, è sempre stata un’area densamente popolata fin dal 1300. Dagli studi la Toscana, all’inizio del Trecento, è l’area più urbanizzata dell’Europa, ben il 31 per cento del milione di abitanti che popola allora la regione viveva in città con più di 5.000 abitanti. In seguito, la crisi demografica della seconda metà del Trecento e della prima metà del Quattrocento dimezza l’urbanizzazione. La popolazione crolla a causa delle pestilenze, e torna a crescere dalla metà del Quattrocento sino al 1620 circa, quando la peste e le carestie riportano la popolazione toscana a 824.000 abitanti. Poi dalla fine del 1600 in Toscana, come nel resto dell’Italia del Centro-Nord, la popolazione comincia a crescere. Inizia da quell’epoca un’altra fase, la terza, durante la quale si colloca la crescita demografica contemporanea. Le interruzioni in questo processo espansivo sono di breve periodo. Si arriva a superare i 1.000.000 abitanti nel corso di un qualche anno. La crescita s’intensifica ancor di più durante l’Ottocento. La densità demografica, agli inizi del XX secolo, sembra aver superato notevolmente quella iniziale. Il movimento naturale della popolazione mantiene un saldo positivo fino alla fine del 1900. Da allora in poi il saldo demografico è negativo. Si chiude c o s ì l ’ e p o c a d e l l a c re s c i t a d e m o g r a fi c a contemporanea. In sintesi, dunque, l’andamento della popolazione è costituito da tre fasi: X secolo 1300-1350, espansione; 1350-1650 contrazione; 1650-2000 espansione. (M. Breschi, P. Melanina, Contributo in volume “Demografia ed economia in Toscana: il lungo periodo”, 2002).


Caratterizzazione economica La struttura economica della Toscana è basata prevalentemente sui settori secondari e terziari. L'agricoltura toscana, per cui il settore primario, sta attraversando un periodo di trasformazione. In montagna e in alta collina molti terreni sono stati abbandonati, realtà frutto del fenomeno di industrializzazione che ha portato i contadini, dal dopoguerra fino alla fine del ‘900, a trasferirsi nelle città per lavorare nelle industrie e nel terziario. Ma la tradizione e il lavoro che ha caratterizzato e contribuito allo sviluppo del territorio permane, infatti l'agricoltura è ancora importante in alcune aree della regione. Le colture più caratteristiche e prestigiose sono quelle della vite, da cui si ricavano vini famosi come il Chianti e il Brunello, dell' olivo e dei cereali. Una cultura che ha contribuito a cambiare il tradizionale paesaggio agrario toscano è quella dei girasoli. La Maremma Toscana si evidenzia come l’area promotrice dell'allevamento, il quale interessa ovini, bovini ed equini. Nel settore secondario l' industria toscana si caratterizza per la sua varietà. Seppur in declino, è ancora presente grazie alle diversificate risorse minerarie, la tradizionale industria estrattiva: marmi, lignite, alabastro. Sono quasi del tutto inattive, invece, le industrie estrattive del ferro dell'Isola d'Elba. In questa regione sono presenti anche i soffioni boraciferi, getti di vapore provenienti dal sottosuolo, utilizzati per alimentare centrali geotermiche e produrre così energia elettrica. Il comparto della meccanica pesante conta alcuni grandi impianti a Livorno a Pontedera, a Firenze e a Pistoia. Assai sviluppato è pure il comparto tessile, che ha il suo centro maggiore a Prato. Di rilievo sono anche le industrie

del legno, dei sistemi di illuminazione, delle calzature e dell'abbigliamento, siderurgiche e metallurgiche. Significativo è lo sviluppo dei comparti tecnologicamente più avanzati dell'informatica e delle telecomunicazioni. Diffuse sono le piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare che contribuiscono alla valorizzazione dei prodotti locali. Proprio quest’ultimi fanno conoscere la regione in tutto il mondo e la loro qualità fa la differenza. L'artigianato costituisce un ramo importante dell'economia toscana. Un notevole peso nell’economia della regione lo ha il settore terziario, in particolare il turismo. Al turismo balneare, concentrato sulla costa, si affianca quello culturale distribuito nelle grandi città e borghi storici. (PIT, Parte Prima “le principali dinamiche e i fenomeni nello spazio regionale” del Quadro conoscitivo, 2005-2010, Regione Toscana)

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• Carta del SISTEMA INSEDIATIVO STORICO E CONTEMPORANEO estratta dal PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE della Regione Toscana


ANALISI DEL BENESSERE

COSTRUZIONE DEL METODO ANALITICO La finalità della prima ricerca è la predisposizione di un set di indicatori quantitativi che possa essere utilizzato per la misurazione e la valutazione del grado di benessere nel contesto territoriale. La letteratura e alcune sperimentazioni applicate aiutano a capire come non sia più possibile, soprattutto nella città contemporanea, continuare a leggere i processi economici, per cui le condizioni materiali di ogni individuo, prescindendo dalla lettura degli elementi di contesto e del benessere soggettivo. Poiché il rapporto fra la vita degli abitanti e gli elementi presenti nel territorio, è risultato strettamente connesso. Da qui la scelta di spostare il punto di osservazione, soltanto economico, e di introdurre due dimensioni: • Dimensione degli elementi di contesto • Dimensione del benessere soggettivo Al fine di fotografare lo stato di benessere e le rela-

zioni tra le diverse dimensioni, nell’area in esame, si è cercato di comporre un set di indicatori specifici. Gli indicatori scelti devono soddisfare il requisito della sintesi, facilitando così la comunicazione e la fruibilità dei dati, non solo nei confronti del ricercatore, ma anche di tutti i lettori dell’analisi. Nella ricerca del nuovo set è stata effettuata un’analisi delle dimensioni e degli indicatori proposti sia dal progetto “BETTER LIFE INDEX” dell’OCSE, sia da quello “BENESSERE EQUO SOSTENIBILE” dell’ISTAT, entrambi descritti nella prima parte. Questi sono stati semplificati e integrati con nuovi indicatori. Per ciascuna delle dimensioni individuate, sono stati definiti un insieme di classi nei quali convergono un numero finito di indicatori di seguito esposti. L’approccio utilizzato nella selezione degli indicatori vede la volontà di avere un’ampia copertura di tutte le tematiche affrontate, e allo stesso tempo la ricerca di fenomeni misurabili con relativa facilità. Il set di indicatori risulta così composto: 18 indicatori appartenenti alla dimensione “Elementi di contesto” suddivisi nelle classi: Accesso e qualità dei servizi (3) Quota di popolazione priva di accesso ad internet Intensità dei servizi Indice di accessibilità alle strutture principali Formazione scolastica (2) Quota di persone con almeno il diploma Quota di persone laureate

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Ambiente e patrimonio territoriale (11) Consumo acqua potabile Dispersione delle aree urbane Superficie agricola abbandonata Disponibilità aree a verde urbano Beni protetti Centri matrice Rischio sismico Siti contaminati Raccolta differenziata Presenza impianti energia rinnovabile Consumo di suolo Impegno civile e governance (1) affluenza alle votazioni Salute (1) Tasso di mortalità 5 indicatori appartenenti alla dimensione “Benessere soggettivo” suddivisi nelle classi: Influenza dei servizi (3) Mobilità Intensità dei servizi alla persona Indice di dotazioni infrastrutturali Comunità e relazioni sociali Intensità numero volontari istituzioni no profit

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8 indicatori appartenenti alla dimensione “Condizioni materiali” suddivisi nelle classi: Lavoro (4) Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Concentrazione economica Indice di attrattività Reddito (2) Reddito disponibile procapite Disuguaglianza di reddito

Abitazioni (2) Indice di affollamento delle abitazioni Emergenza abitativa Le diverse classi in cui vengono suddivisi gli indicatori utilizzati, per questo scopo della ricerca, sono: • Accesso e qualità dei servizi: Una delle principali dimensioni del benessere degli abitanti, che legge in che modo e come le persone usufruiscono di ciò che è necessario per soddisfare i loro desideri e bisogni. L’analisi dell’accessibilità dei servizi permette una comprensione migliore delle disuguaglianze presenti all’interno delle comunità. • Formazione scolastica: Una popolazione ben istruita e ben addestrata è essenziale per il benessere individuale delle persone, ma anche sociale ed economico di un paese. L'istruzione svolge un ruolo chiave nel fornire alle persone le conoscenze, le abilità e le competenze necessarie per partecipare efficacemente alla società e all'economia. Avere una buona istruzione migliora notevolmente la probabilità di trovare un lavoro e di guadagnare abbastanza denaro. La laurea dall'istruzione secondaria superiore è diventata sempre più importante in tutti i paesi, poiché le competenze necessarie nel mercato del lavoro stanno diventando s e m p re p i ù b a s a t e s u l l a c o n o s c e n z a . Dimensione che può avere impatti sull'occupazione, salute e impegno civico. Inoltre ha anche rendimenti sociali importanti, i quali riducono i tassi di criminalità e aumentano la partecipazione politica.


• Ambiente e patrimonio territoriale: La qualità del nostro ambiente di vita locale ha un impatto diretto sulla nostra salute e il nostro benessere. L'inquinamento atmosferico all'aperto, ad esempio, è un importante problema ambientale che influisce direttamente sulla qualità della vita delle persone. La qualità dell'ambiente locale ha effetti importanti sul benessere delle generazioni attuali e future. Dimensione che contiene vari aspetti, come la qualità dell’aria, il consumo di acqua, la produzione di rifiuti, l’offerta di servizi pubblici, ecc. • Impegno civico e governance: La fiducia nel governo e le buone condizioni istituzionali sono essenziali per il benessere individuale. L'alta affluenza alle urne è una misura della partecipazione dei cittadini al processo politico. Un impegno pubblico più ampio nel processo decisionale è importante anche per tenere il governo in considerazione e mantenere la fiducia nelle istituzioni pubbliche. Il processo formale per l'impegno pubblico nello sviluppo di leggi e regolamenti è un modo per misurare la misura in cui le persone possono essere coinvolte nelle decisioni del governo su questioni che riguardano le loro vite. • Salute: Elemento centrale nella vita e condizione indispensabile del benessere individuale decisivo per la condizione di prosperità delle popolazioni. • Influenza dei servizi: Esso comprende lo studio della presenza di alcuni servizi che possono condizionare la qualità della vita. • Comunità e relazioni sociali: Importanti fonti

di benessere individuale e di coesione sociale. Non solo rappresentano risorse aggiuntive a livello materiale e culturale, ma possono anche migliorare le prestazioni delle istituzioni e ridurre i costi di transazione. • Lavoro: Dimensione di benessere che può avere un enorme impatto sulle condizioni materiali delle persone. Inoltre, avere un lavoro aiuta le persone a mantenere e sviluppare le loro competenze, e influisce su altre dimensioni di benessere, come la salute, le connessioni sociali e la soddisfazione per la propria vita. Infatti, avere un lavoro porta molti vantaggi rilevanti, tra cui: fornire una fonte di reddito, migliorare l'inclusione sociale, soddisfare le proprie aspirazioni, sviluppare l'autostima e sviluppare abilità e competenze. I disoccupati sono definiti come coloro che attualmente non lavorano, ma sono disposti a farlo e cercano attivamente il lavoro. La disoccupazione di lunga durata può avere un grande effetto negativo sulle sensazioni di benessere e autostima e determinare una perdita di competenze. Un altro fattore essenziale della qualità dell'occupazione è la sicurezza del posto di lavoro, in termini di perdita di guadagno prevista quando qualcuno diventa disoccupato. Questo include quanto è probabile che tu perda il lavoro, quanto a lungo rimarrai disoccupato e quanta assistenza finanziaria puoi aspettarti dal governo. I lavoratori che corrono un alto rischio di perdita del lavoro sono più vulnerabili, specialmente nei paesi con minori ammortizzatori sociali. • Reddito: Il denaro non può comprare la felicità, ma è un mezzo importante per raggiungere

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standard di vita più elevati e quindi un maggiore benessere. Una maggiore ricchezza economica può anche migliorare l'accesso a un'istruzione di qualità, all'assistenza sanitaria e all’alloggio. Quindi risulta un componente importante del benessere individuale in quanto permette alle persone di soddisfare i loro bisogni di base e incontrare altri scopi, desideri, che sono importanti per la loro vita. Si associa anche alla soddisfazione per la propria vita, alla percezione del proprio status sociale e alle connessioni relazionali.

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• Abitazione: Dimensione importante, fortemente connessa ad altre dimensioni di benessere, quali la salute, il reddito e la soddisfazione per la propria vita. A livello locale e regionale, le caratteristiche delle abitazioni sono anche strettamente legate alla configurazione territoriale o spaziale. Vivere in condizioni abitative soddisfacenti è uno degli aspetti più importanti della vita delle persone. L'alloggio è essenziale per soddisfare i bisogni primari, dovrebbe offrire un posto dove le persone si sentono al sicuro e hanno privacy e spazio per-


sonale. Tutti questi elementi aiutano a fare di uno spazio una casa. Quindi Il lavoro di ricerca cerca di offrire un quadro integrato dei principali fenomeni, quello economico, sociale e ambientale, che ad oggi caratterizzano la città attraverso l’analisi di un ampio e vario set di indicatori, suddivisi in 10 classi. Quest’ultime a loro volta divise in 3 grandi dimensioni. Il quadro statistico composto vuole rappresentare un nuovo strumento, ovviamente da integrare a quelli tradizionali, da utilizzare per la ricerca dell’equilibrio fra le diverse componenti dello spazio urbano. Equilibrio che permette la condizione di benessere.

APPLICAZIONE DEL METODO Una volta determinati le dimensioni, le classi e i relativi indicatori, che insieme hanno composto una grande matrice, il primo passo da compiere per l’applicazione del metodo è stato quello di raccolta dei dati. Infatti, sono stati riportati nella griglia della matrice tutti i valori di ogni indicatore per tutti i 287 comuni della Regione Toscana. Per la reperibilità di gran parte dei dati ci siamo basati sul database dell’Istat, cercando di riprendere tutti i dati allo stesso anno (2011). Mentre per altri dati abbiamo fatto riferimento alle analisi svolte dalla Regione Toscana e dal Politecnico di Milano per Post Metropoli. Lavorando con indicatori di natura diversa, ad esempio il reddito economico pro capite espresso come valore numerico, la qualità dell’aria come indice e la raccolta differenziata in percentuale, per il confronto tra di essi e la loro somma per la composizione di un unico valore che esprimesse il

grado di benessere di ogni comune, rappresentato in questo caso dalla quantità degli elementi di potenziale benessere, i dati rilevati sono stati normalizzati. La normalizzazione della matrice è avvenuta prima attraverso il disegno di una linea orizzontale chiamata mediana, individuata sulla base del numero dei comuni, e poi sull’assegnazione di un valore positivo o negativo in base alla posizione del dato, sopra o sotto, rispetto la linea. L’attribuzione del valore in base alla posizione cambia secondo il significato dell’indicatore. Ad esempio nella colonna della superficie agricola abbandonata, indicatore che troviamo all’interno della classe “Ambiente e patrimonio territoriale” della dimensione “Elementi di contesto”, i valori, ordinati in ordine crescente, più piccoli per cui sopra la mediana saranno positivi in quanto minore è la superficie abbandonata migliore è la qualità dell’intero territorio. Mentre, al contrario, per i beni protetti, anch’esso indicatore che troviamo all’interno della classe “Ambiente e patrimonio territoriale”, saranno positivi i numeri più alti, per cui disposti sotto la mediana. Poiché più alti sono i beni protetti più alto è il patrimonio locale. Con questo giungiamo ad avere una nuova matrice in cui abbiamo solo valori positivi, segnati dalla sigla “VERO”, e valori negativi, questi ultimi segnati dalla sigla “FALSO”. Una volta arrivati fin qui è possibile assegnare ad ogni indicatore analizzato un ordine di importanza relativa rispetto ad ogni altro indicatore della stessa classe. Per assegnare i relativi pesi è stato utilizzato il metodo del confronto a coppie di Saaty. Dunque gli indicatori prima e in seguito le classi (domini) sono stati inseriti in matrici quadrate e simmetriche. Grazie al metodo dell’autovalore di

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• Estratto della matrice per la raffigurazione del processo di normalizzazione.

Saaty il decisore, che nel processo descritto è il tecnico, ma in questo lavoro di tesi è stata la laureanda, ha potuto confrontare gli indicatori prima e i domini dopo, due alla volta, associando a tale confronto il numero 1 se l’indicatore sulla riga dominava quello distribuito sulla colonna. La matrice automaticamente ha calcolato un singolo valore per ogni indicatore. Il procedimento, in entrambi i casi, per essere corretto deve dare come risultato della somma di ogni valore 1. Solamente per gli indicatori, ancora una volta la

matrice dei pesi automaticamente ci fornisce un ulteriore valore, chiamato valore SdT. Ottenuto il valore SdT di ogni indicatore, questo dovrà essere moltiplicato per il peso che è stato attribuito alla classe di cui appartiene. Tale prodotto deve essere riportato nella matrice iniziale e sostituito al valore positivo (VERO), rilevato precedentemente. Mentre al valore negativo (FALSO) va attribuito il valore 0. L’operazione deve essere ripetuta in ogni colonna di ogni indicatore. Otteniamo così un valore univoco per ogni classe.

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• Estratto della matrice per la raffigurazione del calcolo dei pesi per ogni indicatore.


• Matrice dell’ ”albero dei pesi”.

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• Estratto della matrice per la raffigurazione del processo di attribuzione del valore, ottenuto dalla moltiplicazione del valore SdT per i pesi, ai valori positivi e negativi di ogni indicatore.

Dopo di che si devono sommare tutti i valori di ogni classe all’interno di tutte e tre le dimensioni, così da ottenere per ogni comune della Regione Toscana un valore totale. Un grado di benessere per gli elementi di contesto, uno per il benessere soggettivo e infine uno anche per le condizioni materiali. Tutti i comuni per ogni dimensione presentano così un valore diverso tra di loro.

Come conclusione dell’analisi vi è stata la mappatura della classifica del grado di disponibilità degli elementi potenziali per il benessere, di ogni comune, attraverso il modello RGB, modello di colori di tipo additivo. Per fare ciò è stata creata una nuova matrice in cui sono stati riportati solo i valori di ogni comune per le tre dimensioni e il valore ottimale nel caso tutti

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• Estratto della matrice per la raffigurazione del processo di associazione, ad ogni valore un codice di colore.


B E N E S S E R E E L E M E N T I D I C O N T E S T O

S O G G E T T I V O

C O N D I Z I O N I M A T E R I A L I

INDICE DI BENESSERE


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gli indicatori, per ogni classe e di conseguenza per ogni dimensione, fossero stati positivi. A tale valore ottimale è stato associato un codice, 255, per ogni colore, Red, Green e Blue. Intersecando ogni valore dei comuni con quello ottimale della dimensione stessa si calcola il numero che esprime la quantità del colore. Perciò avrò in un'unica cella tre numeri (esempio. 140,80,100), il primo esprime la quantità di rosso, il secondo quella del verde e l’ultimo quello del blu. Per la costruzione della mappa è stato utilizzato il programma Qgis. Dopo aver caricato nel progetto lo SHP dei comuni della Regione Toscana e la tabella della matrice in CSV è stato effettuato un Join unendo i due file sulla base dei codici Istat. Una volta inseriti i campi della matrice nella tabella degli attributi dello shp comuni è stata vestita la mappa. La vestizione si basa su di un singolo simbolo e come riempimento il tipo di campo attribuitoglielo è stato “RGB”. Otteniamo così un'unica mappa basata sul triangolo cromatico. A seconda della tonalità, che presenta il comune interrogato, tendente più ad uno dei tre colori primari il comune predispone di più elementi potenziali della dimensione che il colore inizialmente rappresenta. Se la tonalità tenderà al rosso il comune predispone più elementi legati alla dimensione sociale, se tenderà al verde di elementi legati alla dimensione economica e in fine se tenderà al blu di elementi legati alla dimensione ambientale. (vedi mappa nella pag. precedente). Per una lettura semplificata sono state rappresentate le dimensioni, ambientale, sociale ed economica, ognuna in una singola mappa. La classificazione dei comuni si è basata sulle tonalità, dal bianco al colore più scuro, del colore che rappresenta la dimensione.


ELEMENTI DI CONTESTO

INDICE DI BENESSERE


BENESSERE SOGGETTIVO

INDICE DI BENESSERE


CONDIZIONI MATERIALI

INDICE DI BENESSERE


LETTURA DEI RISULTATI DELLE ANALISI

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Dalla lettura della mappa, espressione di tutta l’analisi, emergono in particolare due situazioni, opposte l’una all’altra, che si differenziano da tutte le altre duecento ottantacinque per i loro valori positivi o negativi. Si evidenzia un comune più dotato di elementi che portano benessere e uno meno dotato. Il primo caso è rappresentato dal comune di Montelupo Fiorentino, situato nel territorio toscano, a 40 metri sopra il livello del mare all’interno della Città metropolitana di Firenze. Il comune di estende per una superficie di 24,67 chilometri quadrati in cui risiedono circa 14.240 abitanti. Mentre nel secondo caso, il comune meno dotato di elementi risulta Marciana Marina. Il comune, il più piccolo della Toscana per la sua estensione territoriale pari a 5,86 chilometri quadrati, è situato sul versante nord dell’Isola d’Elba, a 3 metri sopra il livello del mare, nella provincia di Livorno. Nel comune abitano circa 1.964 cittadini. P e r i l c o m u n e d i M o n t e l u p o F i o re n t i n o supponiamo che la presenza del più elevato grado di benessere sia data dalla disponibilità di molti servizi, prodotto di una giovane amministrazione molto attenta ai bisogni dei cittadini, di una buona posizione geografica centrale tra le più grandi città presenti nel territorio, e di una buona qualità ambientale che si è preservata dallo sviluppo contemporaneo. “Amministrare una città deve avere come principale obbiettivo il benessere dei cittadini. Una politica che ha come effetto il benessere degli individui e la facilità di un intera comunità è sicuramente una buona politica” afferma nel 2014

il sindaco di Montelupo, Paolo Masetti. A rafforzare tale risultato vi è la graduatoria stilata dal Centro Studi Sintesi, Istituto di ricerca sociale ed economica a Venezia, che ha realizzato la classifica dei paesi italiani dove il benessere risulta più elevato. Montelupo Fiorentino si colloca al 103° posto e nella classifica, in posizioni retrostanti, sono presenti soltanto altri sei comuni della regione toscana. Anche tale graduatoria considera indicatori non solo basati sul reddito (PIL) ma incentrati sulle variabili del benessere economico, sociale ed ambientale, e su altri indicatori del benessere. Per il comune di Marciana Marina supponiamo che anche in questo caso il risultato sia giustificato dalla mancanza di servizi, di collegamenti, e dalla scarsa possibilità di crescita e di sviluppo. E’ evidente come l’amministrazione non tuteli il cittadino, ma concentrandosi solo sul flusso turistico nelle stagioni estive porta esso a trasferirsi altrove. Basti pensare quanti giovani, escono dall’isola nella stagione invernale per lavorare, poiché il territorio offre solo lavori stagionali, ma che poi non tornano più o almeno anche loro solo per le vacanze. Anche se la qualità degli elementi ambientali è nettamente superiore rispetto all’altro comune interrogato, supponiamo in questo caso che prevalga la mal gestione e la scarsa disponibilità di tutti gli altri elementi presi in considerazione. Lo studio statistico effettuato fino ad ora, in questo primo modello analitico proposto, porta ad una analisi esclusivamente quantitativa, escludendo così quella qualitativa. Noi però supponiamo che l’analisi qualitativa, in particolare lo studio delle forme dell’abitare che mette in relazione la forma dello spazio con la componente sociale possa far


INDICE DI BENESSERE


emergere altri risultati, non escludendo addirittura un risultato opposto a quello ottenuto. Ma per una questione di tempo e strumenti a disposizione tale analisi ad una scala territoriale, come lo è stata quella descritta fino a qui, non è stata possibile. Questo non esclude il possibile inserimento di indicatori di tipo qualitativo all’interno della matrice proposta in tale lavoro.

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CAPITOLO 4: STUDIO DELLA FELICITA’ URBANA IDENTIFICAZIONE DEI TERRITORI OGGETTI DI INDAGINE: EMPOLI E SESTO FIORENTINO Come Come già anticipato nell’introduzione, essendo emerse, nella misurazione del benessere, due situazioni molto diverse l’una dall’altra per cui non confrontabili fra loro, non è stato possibile scendere di dettaglio e passare così alla misurazione della felicità urbana. Perciò siamo stati costretti a scegliere due nuove dimensioni, fra le 287 analizzate, in cui applicare il metodo seguente. Nel territorio toscano l’interconnessione e la nascita di nuovi ambiti di attrattività e connessione intermedia sta generando un nuovo policentrismo multidirezionale, mutando così sia la percezione sia l’uso di tale territorio. Da ciò si è costruita una nuova geografia relazionale, che pur basandosi ancora sui grandi centri storici, determina un nuovo modello insediativo tenuto insieme da diverse relazioni. Uno dei casi è quello della città di Empoli. Città che ricade nell’ambito del Val d’Arno Inferiore ma che da qualche anno è entrata a far parte, con un ruolo strategico, della città metropolitana di Firenze. In quest’ultima un’altra città fondamentale per le strategie sia ambientali che economiche è quella di Sesto Fiorentino. Entrambi le città, per caratteristiche diverse, condizionano le azioni e le relazioni del territorio fiorentino. Le dinamiche globali hanno comportato una riorganizzazione delle centralità all’interno del-


la dimensione locale. Hanno dato il via a una trasformazione, che ancora oggi è in continuo sviluppo. Si è trasformata la struttura dei territori in ragione del grado del loro inserimento nello spazio e dei flussi materiali e immateriali. Sia la struttura spaziale, sia quella sociale divengono sempre più complesse, così che nessun luogo rimane uguale a sé stesso. In sostanza, in una società fatta di continui processi di sviluppo e cambiamento, ogni

Così è stato per i due comuni analizzati che hanno assunto, Empoli più di Sesto Fiorentino, un ruolo centrale nel territorio divenendo un nodo rilevante della rete dei flussi. E’ proprio tale complessità, che presentano i due territori, a farci incuriosire e decidere di prendere proprio loro come casi studio nella ricerca. I dati sulla superficie territoriale e la popolazione simili hanno confermato la scelta, permettendo il confronto. Dall’analisi precedente risulta che il comune di Sesto Fiorentino, rispetto a quello di Empoli, è più dotato di elementi che portano benessere. Vediamo con la prossima analisi, sulla qualità della vita, se si conferma tale classifica, oppure si inverte.

FASCIA ALTIMETRICA

SUPERFICIE TERRITORIALE

POPOLAZIONE

DENSITA’

EMPOLI

Pianura

62,21

47.904

770

SESTO FIORENTINO

Collina

48,80

49.093

1006

COMUNE

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LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI TERRITORI DI INDAGINE DESCRIZIONE DI SINTESI DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI EMPOLI

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Costruita lungo le rive dell’Arno, in particolare nella fertile piana situata a sinistra del fiume, Empoli ha sviluppato nel corso dei secoli tutta una serie di attività legate al fiume, quali il traffico commerciale, la navigazione e le attività manifatturiere, assumendo dalle origini fino almeno alla metà dell’Ottocento i connotati di una vera e propria ‘terra fluviale’ L’origine del toponimo è incerta. L’incertezza la ha sollevata il Dottor Giovanni Guerri durante un incontro organizzato dalla Società Storica Empolese, nel 2016, sulle vecchie immagini della nostra città. Tale sostiene di aver notato, in una visita ai Musei Vaticani, su alcune carte antiche, Empoli chiamata Portus o In Portu. Il primo toponimo è riportato sull’enorme tavola “Italia Antiqua” realizzata fra il 1580 ed il 1585, nel punto fra Elsa e Pesa e quindi dove è situata la nostra città in analisi. Il secondo invece è scritto nella tabula Peutingeriana, copia del XII-XIII secondo di un’antica carta romana che mostrava le vie militari dell’Impero e che si trova nella biblioteca nazionale di Vienna, indicato fra Pisis e Florentia Tuscorum lungo l’Arnun Flumen. Il nome “Emporium”, in altre parole mercato, più comunemente conosciuto, arriva solo molto più tardi. Quest’ultimo, infatti, non compare mai nelle mappe medievali, ma solo in alcuni documenti più recenti. Una prova di questo è che negli statuti comunali del 1416 e 1428 che Mauro Guerrini e Fausto Berti hanno trascritto e pubblicano nel

1980 mai compare questo nome. (Articolo “Il nome di Empoli? Arriva da Portus” di M. Mainardi pubblicato nel 2016 sul Giornale Orario della Toscana). Come l’etimologia, anche l'origine della città è ancora oggetto di controversi dibattiti. Sembra che il centro storico di Empoli fu abitato già al tempo dei Romani, durante la prima età imperiale, e l'area fu certamente popolata almeno fino al IV secolo d.C.. I numerosi corsi d'acqua che percorrevano il territorio rendevano la zona fertile e r i c c a d i a r g i l l a . F a v o r i ro n o l o s v i l u p p o dell'agricoltura e di una forma di commercio fluviale. Un'altra fonte, del XVI secolo, parlerebbe dell'esistenza di una struttura paleocristiana intorno al V-VI secolo d.C., in prossimità dell'attuale Collegiata di Sant’Andrea, ma anche in questo caso le informazioni non sono precise. Il primo documento in cui compare il vero e proprio nome di Empoli è l'atto di fondazione della Badia di S. Savino a Cerasiolo, nel 780. All'epoca si parla di un castello, ma il nuovo nucleo abitativo si andò formando dopo il 1119 intorno alla pieve di S. Andrea. Inizialmente Empoli era sotto il dominio dei Pisani. La città invano tentò di ribellarsi e iniziò così un periodo di incertezza in cui si alternarono la dominazione feudale dei diversi conti. Nel XII secolo nacque ufficialmente la Comunità di Empoli, dall'unione fra i popoli di Empoli, di Monterappoli e di Pontorme. In difesa della città fu allora eretta una cinta muraria. Empoli restò indipendente ed autonoma fino al 1182, quando entrò a far parte dei domini di Firenze e dovette quindi giurare fedeltà al Repubblica Fiorentina. Successivamente il XVI secolo fu per la terra toscana un'epoca travagliata e dominata dalle scorribande e le razzie di eserciti,


alle quali Empoli non si poté sottrarre. I numerosi saccheggi subiti, in particolare l’attacco degli spagnoli di Carlo V che la conquistarono nel 1530, segnano il cambiamento tra l'Empoli florida e vitale del Medioevo e quella in declino economico, politico e commerciale dell'inizio dell'età moderna. La città perse la maggior parte delle sue risorse e per la cittadinanza iniziò un periodo buio. Fu l'intervento del granduca Leopoldo I di Lorena a risollevare le sorti della città, avviando un processo di industrializzazione che interessò numerose aree del fiorentino. Empoli riprese pian piano la propria vita commerciale. Infatti, dalla metà dell'Ottocento, la città iniziò a registrare un incremento demografico notevole, per l'affluenza di molte famiglie in cerca di un lavoro nelle sue numerose aziende manifatturiere, e un forte sviluppo urbanistico. Incremento ulteriormente favorito dalla realizzazione dei collegamenti con i territori oltre il fiume e dalla costruzione della prima linea ferroviaria in città, Firenze-Pisa, destinata a favorire il commercio. Fin dall’inizio del suo sviluppo la città di Empoli crebbe la sua immagine di centro industriale. Fama, quella di città industriale, che pagò durante la Seconda Guerra Mondiale. Il vecchio centro storico, purtroppo, subì gravi danneggiamenti a seguito dei bombardamenti a cui fu sottoposta. Ad oggi però la città di Empoli è ancora uno dei maggiori centri industriali della Toscana. (TuttaToscana, Empoli e l’arno: dalle origini al 1333, di Silvia Pizzuoli, www.tuttotoscana.net).

Caratterizzazione fisica Il comune di Empoli si colloca, al margine occidentale della provincia di Firenze, in riva sini-

stra dell'Arno, lungo il corridoio infrastrutturale di collegamento tra Firenze e il mare. Il territorio d'Empoli confina a nord con il territorio dei comuni di Cerreto Guidi (per un breve tratto), di Vinci (Sovigliana e Spicchio) e di Capraia e Limite. Confina ad ovest con S. Miniato, a sud con Castelfiorentino, a sud-est con Montespertoli e ad est con Montelupo Fiorentino. Gli elementi fisici che segnano il confine del territorio di Empoli sono costituiti dall'Arno a nord, dal fiume Elsa a occidente, dal sistema collinare a sud. Nell'area di pianura ad est, il confine comunale, più composito, segue l'antica ansa dell'Arno poi il percorso dalla strada della Viaccia e della via Maremmana, infine il corso della Leccia. Il territorio comunale si estende per 62,9 chilometri quadrati, dei quali 2/3 circa formati dalle pianure alluvionali dell'Arno e dei suoi affluenti e il resto formato dalle deboli ondulazioni del sistema collinare che forma le valli che confluiscono verso l'Arno. Nel Comune anche la riva destra del fiume Elsa, con la sua consistente fascia di pianura, l'intera valle dei torrenti Orme e Ormicello e il corso di pianura del torrente Piovola. La visione d'insieme del territorio mostra la grande ricchezza morfologica del territorio aperto, formato dalle pianure alluvionali dei corsi d'acqua e dalle valli disposte in senso n o rd - s u d ( v a l d ' E l s a , v a l l i d e l l ' O r m e e dell'Ormicello) che confluiscono verso la vasta piana lungo la riva sinistra dell'Arno. Mostra poi la rilevanza strategica della fascia di transizione tra collina e pianura, scarsamente urbanizzata e segnata dalla delicata struttura della strada pedecollinare che attraversa da est ad ovest il territorio empolese.

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• Carta della MORFOLOGIA DEL TERRITORIO (Fonti: Ctr Regione Toscana).


Nel piano regolatore generale il territorio comunale è diviso in quindici unità territoriali organiche elementari (Utoe). In ognuna delle porzioni di territorio vengono determinate le caratteristiche insediative e infrastrutturali che compongono la città. Le unità e le loro caratteristiche sono le seguenti: 1. La città compatta: l’unità comprende la parte più antica della città, ovvero il tessuto di maggiore stratificazione identificato con il centro storico, i tessuti più recenti ma consolidati e caratterizzati da un’alta qualità ambientale e le prime periferie residenziali. Nella città compatta si concentrano le attività commerciali, di servizio, amministrative, dello spettacolo e del culto. 2. La città sfrangiata: la città sfrangiata comprende le espansioni residenziali più recenti e una permanenza frammentata di episodi edilizi di impianto storico che saldano tale unità alla città lineare. Al suo interno sono presenti aree diseguali caratterizzate dalla mancanza di un disegno urbano riconoscibile.

dustriale. In particolare lungo la strada statale principale, la 67, si allineano con frequente discontinuità diverse attività di tipo industriale, artigianale, residenziale, e agricolo, servizi e spazi di incerta destinazione. 5. Pontorme: il nucleo storico esterno: l’area comprende Pontorme, il centro storico esterno di elevato pregio urbanistico ed architettonico. Il centro presenta i problemi tipici della conservazione del patrimonio storico, focalizzati in fenomeni d’invecchiamento e di tendenziale abbandono. Le recenti trasformazioni hanno determinato una evidente frattura tra il nucleo di antica formazione ed i quartieri di nuova costruzione. 6. La città nuova progettata: la città comprende l’espansione urbana periferica più recente prevalentemente residenziale. L’appiattimento morfologico e la disarmonia di allineamenti e tipologie caratterizzano l’area. L’espansione urbana si mostra sfrangiata.

3. La città separata: l’unità comprende la città a sud della ferrovia, di differente qualità architettonica con tipi edilizi di recente realizzazione. L’area è caratterizzata dalla mescolanza di usi residenziali ed usi produttivi e dalla carenza di collegamenti sia con la parte nord che con le principali infrastrutture viarie.

7. L’espansione lineare Corniola-PozzaleCase Nuove: l’area comprende i filamenti della struttura urbana di Empoli lungo la vecchia via provinciale Val d’Orme e la via provinciale Salaiola, presentando al suo interno un ventaglio articolato di modalità di espansione urbana. I servizi e la connessione con il verde e con il territorio aperto presenti offrono condizioni di vita favorevoli.

4. Il mix di funzioni: l’area interessa gli edifici singoli o aggregati, ubicati lungo la strada di penetrazione al centro cittadino e la zona in-

8. L’espansione lineare Vitiana-PagnanaMarcignana: l’unità comprende anch’essa i filamenti della struttura urbana di Empoli, ma

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lungo via Motta. Comprende l’espansione urbana che ha aggiunto all’edificazione storica consistenti ampliamenti attuati in parte con edificazione spontanea lungo i tracciati viari ed in parte tramite piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata. 9. L’espansione lineare Ponte a ElsaBrusciana: l’Utoe comprende i filamenti della struttura urbana di Empoli lungo i tracciati delle strade statali n.429 e 67. La frazione di Ponte a Elsa è il frutto della localizzazione di consistenti interventi di edilizia residenziale p u b b l i c a , m o s t r a p e r ò d i f fi c o l t à d i assorbimento del trauma sociale e dello sconvolgimento della struttura insediativa. 10. L’espansione lineare Fontanella: l’area comprende i filamenti della struttura urbana di Empoli sviluppatisi lungo l’antica strada Senese Romana a cui si sono aggiunte le recenti espansioni urbane. 11. Monterappoli: il centro storico di collina: l’area comprende il solo centro presente nell’area collinare. Centro storico di elevato pregio urbanistico e architettonico. I fenomeni d’invecchiamento e di tendenziale abbandono, ma soprattutto i problemi legati all’instabilità del suolo interessano l’intero centro.

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12. La piana industriale: l’unità comprende la pianura ad ovest del centro urbano di Empoli in cui si collocano le grandi aree industriali del Terrafino e del Castelluccio e numerosi altri insediamenti industriali puntuali e fortemente intrusivi, dispersi nel territorio aperto. All’inter-

no della piana industriale vi è la presenza di alcuni episodi edilizi d’impianto storico. 13. La collina: l’area collinare interessa tutta la parte Sud del territorio comunale. Nell’area è possibile individuare ambiti significativi diversi: ambiti di interesse paesaggistico, aree boscate, aree agricole di valore paesaggistico, ambiti che presentano distinte peculiarità storico-ambientale-paesaggistiche, emergenze vegetazionali, beni storico-architettonici, nuclei e v i l l e . A re a c a r a t t e r i z z a t a d a r a r i t à naturalistiche. 14. La piana agricola: l’Utoe comprende le aree pianeggianti ad Est del centro ed il presidio territoriale storico di Villanova, dove le attività produttive primarie prevalgono sugli altri aspetti. L’area conserva ancora le numerose testimonianze del paesaggio antico, infatti, sono ancora leggibili le trame e i vari segni del territorio. All’antico nucleo si è aggiunta un’espansione recente. 15. Arnovecchio: l’area comprende i territori a sud dell’Arno, costituenti il cuore verde al centro della nuova città. Anche in questa area sono ancora leggibili le trame e i vari segni del territorio.


• Carta della UNITA’ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI (Fonti: Piano regolatore generale di Empoli).


Caratterizzazione antropica

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Già nel Paleolitico, nel territorio Empolese, vi era u n a f re q u e n t a z i o n e u m a n a , m a i p r i m i insediamenti stabili avvennero nel periodo etrusco, dove si ebbe una prima bonifica della zona. Il centro abitato, razionalmente organizzato, era presente almeno dalla tarda età romana. Tale comunità ha lasciato segni ancora oggi visibili da cui si può riconoscere l'organizzazione della piana secondo centuriazioni. Divenendo Empoli, nel corso della storia, un'importante città fortificata è cresciuto di pari passo il suo sviluppo. Dal quadrilatero con le sue mura che evidenziavano bene il tracciato difensivo, è poi passata alle aree contigue dei due borghi a forma triangolare allungata lungo le strade per Pisa e Firenze, fino alle fasi di sviluppo che dal dopoguerra hanno costruito quella che oggi è la città che noi vediamo. Infatti l’espansione maggiore, a macchia coagulare dell’edificato, si è avuta dal 1954. La nuova espansione, sia verso est che verso ovest, da un lato conserva sostanzialmente la matrice a maglia ortogonale disegnata nel periodo precedente e dall’altro perde la compattezza del tessuto man mano che si allontana dalle aree centrali. La città contemporanea assume diverse configurazioni: ad est, oltre l’Orme, le espansioni assumono allineamenti diversi e casuali, ad ovest l’ospedale e la sua vasta area di pertinenza separano la città dal fiume Arno, e a sud, oltre la ferrovia, l’espansione si addensa attorno agli assi principali. Infine l’introduzione di nuovi elementi di viabilità, itinerari di grande comunicazione, ha allontanato ulteriormente la città dal fiume, attribuendo così all’Arno la funzione di confine. Il quale, storicamente, ha contribuito al suo notevole

sviluppo commerciale ed economico. Tutta via la sua singolare configurazione urbanistica, prodotto di numerose plasmazioni, si è consolidata sul lungo periodo così da diventare inconfondibile. Ancora oggi riusciamo a leggere il suo disegno storico, ben visibile all’interno dell’espansione avvenuta negli ultimi centocinquant’anni di vita. Nella superficie comunale sono presenti altri undici insediamenti: Avane; Brusciana; Capanne; Case Nuove; Fontanella; Marcignana; Monterappoli; Osteria Bianca; Pagnana; Pontorme; e Pozzale. Anche alcune delle frazioni esterne, in particolare quella di Marcignana, Osteria Bianca, Case Nuove e di Pozzale hanno sostanziali espansioni. Le nuove urbanizzazioni hanno riportato rilevanti effetti negativi, caricando i fragili tessuti storici di vari aspetti sfavorevoli soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione territoriale.


• Carta de SEDIMI EDILIZI (Fonti: Ctr Regione Toscana).


Ogni, antico o nuovo, insediamento però è accumunato dalla campagna tipicamente toscana che gli fa da sfondo. (in Empoli arte e cultura, Ritrovamenti argheologici, www.inempoli.it). Dall’analisi della densità di costruito, oltre ad individuare una massima densità, come volevasi

dimostrare, intorno e nel centro del tessuto urbano storico del capoluogo comunale, questa è stata individuata anche nelle due aree industriali più rilevanti, l’area di Terrafino e quella di Ponzano. Come possiamo vedere dalla mappa le espansioni residenziali più recenti, che fanno da corona a

• Carta della DENSITA’ DI COSTRUITO (Fonti: Ctr, Sezioni di censimento Regione Toscana).


dimostrare, intorno e nel centro del tessuto urbano storico del capoluogo comunale, questa è stata individuata anche nelle due aree industriali più rilevanti, l’area di Terrafino e quella di Ponzano. Come possiamo vedere dalla mappa le espansioni residenziali più recenti, che fanno da corona a quelle consolidate, e i filamenti lungo i tracciati viari principali presentano una media densità di urbanizzazione. Mentre tutta la parte collinare del

territorio, superficie che in gran percentuale non viene utilizzata, mostra una bassa densità di costruito. L’analisi delle quotazioni immobiliari ha permesso di leggere meglio i fenomeni di inserimento della popolazione nei vari insediamenti. L’Agenzia delle Entrare ha individuato tre zone territoriali omogenee (fasce OMI), e per ciascuna un intervallo minimo e massimo dei valori di mercato e locazione. I valori, espressi in euro al metro quadrato, variano secondo la tipologia immobiliare e lo stato di conservazione. Per questa analisi sono stati presi in considerazione solo i valori della tipologia residenziale. Nel territorio empolese sono presenti tre fasce. La fascia più bassa, in tutta l’area di Terrafino, di Ponzano e in quella di Ponte a Elsa, presenta valori compresi tra i 1.000 e i 1.800 € al metro quadro. Si suppone che la vicinanza alle aree industriali e la presenza di notevoli barriere infrastrutturali, come l’asse ferroviario e la superstrada, siano la causa dell’abbassamento dei

Segue la fascia intermedia, estesa in gran parte del territorio comunale. Infatti, l’area comprende tutto il paesaggio collinare e le due aree pianeggianti, ad est e ad ovest del tessuto urbano capoluogo, in cui ricadono le frazioni di Marcignana, Brusciana, e Fontanella. La zona presenta valori compresi tra i 1.300 e i 2.200 € al metro quadrato. Si suppone che ad alzare i prezzi, rispetto alla fascia sottostante, siano l’alto valore

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paesaggistico e la tipologia edilizia rappresentata da ville e casali di campagna. Mentre, ad abbassare i prezzi per cui differenziarli dalla fascia sovrastante, quella più alta, la lontananza dai servizi a scala comunale e la viabilità, che per raggiungere gli imbocchi della superstrada o il centro urbano è piena di elementi che rendono lenta la percorribilità.

comprende tutto il tessuto urbano di Empoli. Crediamo che gli alti prezzi possano essere dettati sia dalla presenza e dalla concentrazione di tutte le tipologie di servizi, da quelli di quartiere a quelli a scala comprensoriale, come l’ospedale inglobato all’interno del tessuto urbano, dalla presenza dei più importanti poli funzionali rispetto a tutti gli altri comuni del circondario Empolese Valdelsa, e dalla vicinanza alla superstrada e ai suoi svincoli. (Agenzia delle entrate – Schede delle quotazioni OMI)

Infine la fascia più alta, in cui troviamo valori compresi tra i 1.500 e i 2.700 € al metro quadrato,

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• C a r t a d e i VA L O R I IMMOBILIARI (Fonti: Classificazione Fasce OMI dell’Agenzia delle Entrate).


All’interno All’interno del tessuto urbano l’offerta di diversi tipi edilizi può alterare le quotazioni immobiliari, e all’interno della città di Empoli le varie tipologie mostrano esplicitamente la classe sociale che vi abita. Le diverse tipologie edilizie che troviamo sono: l’unità edilizia isolata di origine rurale (indicata nella mappa con la lettera A), costituita dalla casa colonica realizzata attorno ad uno spazio libero come un’aia o una corte, nella fascia agricola a confine con l’area urbanizzata; l’unità edilizia urbana a fronte monocellulare (indicato con la lettera C) più comunemente conosciuta come casa a schiera, caratterizzata dal doppio affaccio gerarchizzato sul fronte stradale e sul retro e dall’inserimento di un fronte edilizio continuo ed omogeneo sugli altri due lati, in particolare dalla presenza di un piccolo giardino recintato adibito ad orto, presente in gran parte dell’espansione che ha avuto il tessuto urbano; l’unità edilizia urbana a fronte pluricellulare (indicata con la lettera D) conosciuta anche come casa in linea, caratterizzata dal doppio affaccio gerarchizzato sul fronte stradale e sul retro e dall’inserimento di un fronte edilizio continuo ed omogeneo sugli altri due lati, in particolare dalla presenza di più unità abitative per ogni piano, presente nelle fasce di espansione più recente; l’unità edilizia isolata (indicata con la lettera E) costituita dal villino caratterizzato dalla sua posizione parzialmente o completamente isolato nel lotto, in alcuni casi può presentare la stessa struttura della tipologia a schiera ma con la particolarità del lotto di pertinenza che risulta più ampio e comunemente utilizzato come giardino, presente nell’ultima fascia di espansione a confine con la campagna; l’unità edilizia urbana a fronte monocellurare con bottega o magazzino (identifi-

cata nella mappa con la lettere F) costituente il centro storico, in cui troviamo la funzione residenziale ai piani superiori mentre quella commerciale al piano terra, quest’ultimo presenta l’alternanza di aperture rispettivamente di accesso alle abitazioni, porticine, e di ingresso ai negozi, vetrine.

Un altro elemento di fondamentale importanza nella composizione del tessuto urbano è lo spazio pubblico. Il Comune di Empoli ha riconosciuto

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l’importanza del verde urbano come uno degli attori principali nella struttura del paesaggio essendo la sua funzione essenziale per il miglioramento sociale e qualitativo delle condizioni di vita dei cittadini. All’interno della città troviamo diverse tipologie di spazi verdi: a) aree verdi più o meno estese, dei veri e propri “polmoni verdi” della città, presenti ai margini delle aree urbane con una importante funzione ricreativa ed ambientale; b) piccole aree verdi di quartiere, situati in diversi punti del tessuto urbano, utilizzati prevalentemente dagli abitanti della zona, che svolgono una funzione ricreativa, di svago e di incontro; c) aree verdi di impianto storico aventi un alto valore nel

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con lo sviluppo della città costituiscono un importante elemento di verse che favorisce il riequilibrio ambientale; d) lingue di verde stradale costituenti l’arredo degli assi viari principali e nuove quinte per addolcire o addirittura mascherare la presenza di barriere infrastrutturali, di estrema importanza in quanto capaci di condizionare in modo sostanziale la viabilità e l’ambiente urbano. Il paesaggio empolese è fortemente antropizzato: esso rappresenta, insieme ai caratteri insediativi, il frutto della coevoluzione degli elementi naturali e delle trasformazioni operate dal lavoro dell'uomo attraverso il modellamento del terreno o la regimazione del sistema delle acque superficiali. La presenza pervasiva dell'opera dell'uomo nella costruzione del paesaggio rende tanto più preziosi gli elementi naturali, sia che si tratti di aree boscate rimaste miracolosamente fuori dalla "civilizzazione", sia che si tratti di ambienti ad elevata naturalità, come le aree ripariali e le aree prossime ai numerosi piccoli invasi d'acqua presenti nell'area collinare. Nelle aree della pianura, accanto agli insediamenti più o meno compatti della città e delle sue frazioni periferiche, prevalgono colture intensive o monoculture erbacee, inframmezzate da una discreta presenza di appezzamenti coltivati a vite. Piccoli vigneti, gli


appezzamenti a frutteto, i campi coltivati si spingono fino all'interno del tessuto urbano, che mantiene sempre una forte interrelazione con l'ambiente agricolo, sia pure residuo. Salendo verso la collina il paesaggio assume maggiore complessità, per la compresenza di appezzamenti a vite e ad olivo, inframmezzati da aree a bosco e, ancora, da coltivazioni erbacee ed aree incolte. L'insieme degli insediamenti e delle colture dà luogo ad un paesaggio assai variato, soprattutto per la frammentazione degli appezzamenti, spesso

coltivati come attività complementare ad una prevalente attività nei settori secondario o terziario. L’integrazione di più elementi ed attività differenti genera sull’intero territorio fenomeni sinergici. Si creano così strette relazioni e legami trasversali tra i diversi elementi. Alla presenza di tali interazioni ne consegue una buona qualità urbana. Poiché l’offerta di un mix di funzioni che la città propone riesce a stimolare le persone a vivere ancor più nel profondo un luogo.

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• Carta dell’USO DEL SUOLO (Fonti: Ctr Regione Toscana).


Caratterizzazione demografica Basandoci sugli studi che hanno accompagnato l’elaborazione del piano strutturale risulta evidente che dal 1997 ad oggi la popolazione residente ha avuto un incremento, già nel 2010 corrispondeva

in percentuale al +10,2 %. Nel cambiamento la popolazione con età maggiore di sessantacinque anni è diminuita, con essa quindi anche l’indice di vecchiaia. Al contrario la popolazione giovane, con età compresa tra gli zero e i quattordici anni, che invece è aumentata.

• Carta della DENSITA’ DI POPOLAZIONE (Fonti: Ctr, Sezioni di censimento Regione Toscana).


Un dato strutturale della popolazione, che ad oggi si è consolidato in tutte le città, è rappresentato dal fenomeno dell’immigrazione straniera. Nel comune empolese il numero degli stranieri è passato da 1.159, nel 1998, a più di 5.985 attuali. La percentuale di stranieri residenti nel comune, già qualche anno fa pari a 11,6 %, era, anche se di poco, superiore sia alla media della provincia (10,5%) sia a quella toscana (9,1%). Dall’analisi puntuale sulla distribuzione della popolazione in ogni figura territoriale è stato individuato in quali ambiti si sono concentrati maggiormente gli incrementi demografici. Non ha sorpreso, come ci illustra la mappa della densità di popolazione, l’individuazione dell’incremento più significativo nella città compatta, confermato dall’entità degli interventi edilizi. Per questo, interessante è stato vedere come si distribuiva la popolazione tra le frazioni presenti nel territorio. La mappa ci mostra un disequilibrio di densità. Infatti, altri incrementi sostanziali si possono individuare solo in altre tre zone: nella città separata; n e l l ’ e s p a n s i o n e l i n e a re v i t i a n a - p a g n a n a marcignana; e nella collina. I primi cinque ambiti territoriali più popolosi, seguendo un ordine crescente, sono: la città compatta; la città sfrangiata; la città separata; la città nuova progettata; e l’espansione lineare ponte a elsa-brusciana.

Caratterizzazione economica Il sistema economico Empolese è caratterizzato da un livello di presenza e ruolo dell’industria fra i più elevati della Regione Toscana. L’economia del territorio iniziò ad affermarsi in tutto il territorio circostante fin dagli inizi del XVIII secolo. In parti-

colare la realizzazione delle più importanti vie di comunicazione, che misero Empoli in contatto con le più famose città della Toscana, Pisa e Firenze, determino l’impulso della ripresa e della crescita della città. Il rilancio dell’economia trainata principalmente dall’industria del vetro, attività che ha caratterizzato l’identità del territorio, contribuì ad un notevole sviluppo demografico, al punto che le vecchie mura furono demolite per far spazio alle nuove espansioni. In tutta la Toscana, ma in particolare ad Empoli, a partire dal secondo dopoguerra, l’industria del vetro ebbe un ulteriore sviluppo, grazie soprattutto ad un innalzamento della qualità e ad una diversificazione dei prodotti. Infatti, si passò dalla produzione di fiaschi, bottiglie e damigiane con il riconoscibile vetro verde, alla realizzazione di oggetti per l’arredamento in vetro bianco e colorato. Oltre all’industria vetraria, nel territorio si è sviluppata anche l’industria dell’abbigliamento insieme a tante altre attività artigianali e di servizi, tanto da essere quella empolese la terza area industriale della Toscana, contribuendo così alla crescita del benessere economico di gran parte degli abitanti. Poiché in passato tutta la popolazione residente lavorava all’interno del territorio comunale. Oggi anche se non è più così, in quanto l’economia di Empoli si è spostata su altre direzioni di sviluppo e incentrata su diverse attività economiche, rimangono le tracce dell’economia fiorente che ha affermato l’importanza della città in tutto il territorio regionale. All’interno del centro storico possiamo trovare ancora alcuni rinomati negozi che spaziano dall’abbigliamento all’arredamento. Ma non solo, infatti, all’interno del tessuto urbano sono ancora presenti le carcasse, alcune fortunatamente recu-

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serate, delle ex vetrerie, che hanno fatto della città un vero e proprio museo storico. Ad oggi il territorio presenta una economia virtuosa. Il distretto di Empoli raggruppa altri nove comuni della Toscana centrale: Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli e Vinci. Quello tessile, con la produzione di due capi in particolare (impermeabili e indumenti in pelle come pellicce e shearling), è tutt’ora il settore trainante su cui si basa lo sviluppo del territorio con una rete fitta di piccole imprese locali che costituiscono il tessuto economico di un’area particolarmente virtuosa. L’attività manifatturiera in generale, incentivata da una forte domanda esterna alla regione ed anche all’Italia, è uno dei principali motori dell’area. La produzione è caratterizzata da un artigianato diffuso. Ancora oggi l’Empolese rappresenta il terzo polo industriale toscano, dopo Prato e Firenze, e non rientra tra i distretti industriali specializzati e mono settore. Infatti, in questi ultimi anni il complesso industriale dell’area ha acquisito una logica multisettoriale. La produzione tessile è affiancata da imprese chimiche, meccaniche, cartotecniche, della ceramica, del cuoio, della gomma, delle materie plastiche e alimentari. Anche se il livello di benessere storicamente è stato più alto, il modello di sviluppo attuale cerca di mantenerlo ad un livello discreto collocando ancora l’area nel gruppo dei sistemi economici a più alto tenore di vita. Ciò grazie alla permanenza dei settori tradizionali e alla specializzazione produttiva al loro interno.

Elementi patrimoniali Il paesaggio empolese è fortemente antropizzato e assume, da questo punto di vista, un evidente valore culturale. Esso rappresenta infatti, insieme ai caratteri insediativi, il frutto della coevoluzione degli elementi naturali e delle trasformazioni operate dal lavoro dell'uomo attraverso gli ordinamenti colturali o l'uso "simbolico" di elementi vegetali, o ancora attraverso il modellamento del terreno o la regimazione del sistema delle acque superficiali. La presenza pervasiva dell'opera dell'uomo rende tanto più preziosi le ancora presenti formazioni naturali, sia che si tratti di aree boscate rimaste miracolosamente fuori dalla "civilizzazione", sia che si tratti di ambienti ad elevata naturalità, come le aree ripariali e le aree prossime ai numerosi piccoli invasi d'acqua che costellano l'area collinare. Nelle aree della pianura dell'Arno, accanto agli insediamenti più o meno compatti della città e delle sue frazioni periferiche, prevalgono colture intensive o monoculture. L'insieme degli insediamenti e delle colture dà luogo ad un paesaggio assai variato. Tra gli elementi di maggiore pregio emergono la complessità delle colture nelle aree collinari, gli elementi di continuità costituiti dalla vegetazione ripariale e l'integrità delle aree a bosco. L’analisi e la rappresentazione degli elementi patrimoniali ha restituito un territorio complesso, caratterizzato da beni di diversa natura (ambientali, architettonici, culturali e sociali) in stretta relazione tra loro.


• Carta degli ELEMENTI PATRIMONIALI (Fonti: Ctr, Piano di Indirizzo Territoriale Regione Toscana).


DESCRIZIONE DI SINTESI DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI SESTO FIORENTINO

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Il Comune di Sesto si sviluppa su una superficie di 49,03 chilometri quadrati, con una popolazione di più di 46.000 abitanti. La cittadina è situata sui margini della pianura tra Firenze e Prato, a 55 metri sopra il livello del mare, ai piedi del Monte Morello. Il nome Sesto, dal latino sextus ab urbe lapis, deriva dalla vicinanza dell’abitato con la pietra miliare che segnava il sesto miglio di distanza da Firenze. La denominazione fiorentino fu aggiunta solo nel 1869. I primi insediamenti umani nel territorio sestese avvennero in epoca preistorica. Alcuni millenni dopo, nel VII-VI secolo a. C., gli etruschi abitarono le pendici meridionali di Monte Morello. A testimonianza della loro civiltà le tombe della Montagnola e della Mula. L’abitato continuò ad estendersi, in epoca romana, nella pianura lungo l'antica via Cassia. Le abitazioni dei contadini costituirono i primi nuclei abitativi di Sesto. Dobbiamo aspettare però l’Anno Mille per assistere ad una trasformazione del territorio di Sesto, che da insediamento agricolo assunse le dimensioni di borgo, come conseguenza di un notevole miglioramento delle condizioni economiche anche della vicina Firenze. Nell’età feudale Sesto divenne feudo dei vescovi fiorentini, che soffocarono la popolazione di tasse. L’insofferenza e un tentativo di ribellione costò ai residenti la scomunica nel 1260. In seguito all’avvento della Repubblica Fiorentina, anche Sesto ne seguì le sorti. Il centro di Sesto rimaneva isolato e poco difeso, tanto che, ogni qualvolta un esercito si avvicinava Firenze, esso era destinato a subirne le violenze. Nel periodo rinascimentale, Sesto andò progressi-

vamente sviluppandosi, soprattutto in conseguenza di un notevole miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti ed in seguito ad un’opera di bonifica dell’intero territorio. Molti possessi e dimore acquistati da nobili e ricchi mercanti vennero abbelliti e trasformati in case di campagna e ville con parchi e giardini. Tali costituiscono l’attuale patrimonio ambientale e artistico. Fino alla fine del Settecento Sesto non ebbe una vera e propria identità rispetto a Firenze; bisognerà aspettare l’Ottocento perché ciò accada, ed è in questi anni infatti, che finalmente Sesto sviluppa una sua autonomia economica e politica. Si assiste in questo periodo ad un aumento progressivo della popolazione, questo come conseguenza di una graduale crescita del benessere, grazie ad un maggiore sfruttamento delle risorse agricole della piana sempre più bonificata, e ad un veloce sviluppo delle industrie (soprattutto quella delle porcellane) e dei commerci. La fondazione della Manifattura Ginori (avvenuta nel 1737), e il suo continuo sviluppo modificarono progressivamente, nel XVIII e nel XIX secolo, la struttura economica e sociale della città. Verso la fine dell’800 a Sesto iniziarono ad essere fondati laboratori e manifatture che operavano in diversi settori produttivi: da quello della ceramica a quello dei saponi, da quello alimentare a quello della paglia; tali aziende affiancarono la Richard Ginori che con i suoi 1.400 addetti costituiva di gran lunga l’azienda di maggiori dimensioni, con un peso preminente nell’economia sestese. L’ultimo scorcio del ‘900 ha visto l’espansione di nuovi comparti economici: terziario e grande distribuzione in particolare, nel settore manifatturiero si sono sviluppate aziende che operano nel campo della chimica, della mec-


canica, della tecnologia informatica avanzata e della moda. Queste imprese affiancano la produzione di ceramica che costituisce ancora un elemento importante nell’economia sestese, oltre che una parte fondamentale del patrimonio storico e culturale della città. Nel corso del tempo la città ha assunto una propria fisionomia e identità. (Villoresi, A. 1991, Sesto Fiorentino: notizie di storia, geografia, in S. Pollastri, L. Lici a cura di Sara Pollastri e Laura Lici, Sesto Fiorentino notizie bibliografiche, Biblioteca, Sesto Fiorentino)

Caratterizzazione fisica Il territorio del Comune di Sesto Fiorentino è caratterizzato essenzialmente da due aspetti ben individuabili: la Piana, parte del più ampio contesto pianeggiante che in forma omogenea si estende da Firenze fino a Pistoia, e a nord le propaggini appenniniche che culminano nel complesso di Monte Morello, che è la montagna principale dell'area fiorentina, e grazie alla sua altezza domina l’intero paesaggio comunale. Sono presenti due torrenti di piccole dimensioni: il torrente Zambra e il torrente Rimaggio che attraversa il centro cittadino. I torrenti, oltre a favorire la biodiversità, costituiscono elemento di continuità fra i diversi ambiti presenti all’interno del territorio e che attraversano. Le zone collinari presentano un’altitudine che va da quote di circa 70-100 metri sopra il livello del mare, a quote attorno ai 400-450 metri sopra il livello del mare. Versanti a debole acclività e crinali con dorsali arrotondate e ondulate caratterizzano l’intera zona. Nell’insieme appare un paesaggio con colline separate da vallate più o meno ampie, nelle quali prevalgono i depositi alluvionali apporta-

ti dai corsi d’acqua di vario ordine. Ben altro aspetto ha la piana, dove sono collocati: il capoluogo comunale, sorto lungo la strada pedemontana che congiunge Firenze a Prato e sviluppatosi dalla seconda metà del 1800, in seguito all’insediamento dello stabilimento ceramico Ginori; e l’area produttiva di Osmannoro, uno dei principali poli produttivi dell’intera area metropolitana, posta a cavallo del confine meridionale con il comune di Firenze. Un disegno ben definito quello del territorio pianeggiante che presenta un alternanza di aree industriali e campi agricoli. Presenti anche qua e là le oasi naturalistiche dei laghi artificiali. Gli ambiti di riferimento (UTOE) definiti, per l’individuazione delle varie entità riconoscibili della città o del territorio, nel paesaggio sestese, sono dodici: 1. Campo sportivo: l’unità include l’area urbana non consolidata della Manifattura Ginori. 2. Centro: il centro comprende la parte centrale e più antica della città, sorta lungo la strada pedemontana che congiunge Firenze a Prato, e del primo tessuto di espansione consolidato. N e l l ’ a re a p re t t a m e n t e re s i d e n z i a l e s i c o n c e n t r a n o i s e r v i z i c o m m e rc i a l e e amministrativi. 3. Cercina: l’area comprende una delle frazioni sparse del comune di Sesto Fiorentino, situata alle pendici del Monte Morello. A differenza delle altre zone collinari che per la vicinanza alla città ad oggi sono quasi totalmente urbanizzate, la frazione di Cercina non ha

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• Carta della MORFOLOGIA DEL TERRITORIO (Fonti: Ctr Regione Toscana).


perso la sua identità tipicamente campestre. 4. Colonnata: la zona, alle pendici del Monte Morello, costituisce il prolungamento del centro storico e il tessuto residenziale di più recente costruzione. L’area presenta i tipici problemi di conservazione del patrimonio storico in una zona in espansione e soggetta a tendenziale abbandono. 5. Monte Morello: l’unità comprende l’unico rilievo montuoso del territorio comunale e della conca fiorentina. Il territorio di Monte Morello, per la sua posizione, per il valore e l’ampiezza del patrimonio boschivo, e per la presenza di numero testimonianze storiche, ha assunto un n o t e v o l e i n t e re s s e p a e s a g g i s t i c o e d ambientale. 6. Osmannoro: l’utoe tratta la zona privilegiata per l’espansione delle attività commerciali ed industriali fiorentine, largamente urbanizzata senza preservare il valore ambientale e storico. La presenza, al suo interno, della discarica è causa del disequilibrio ambientale presente nell’intera zona. Nel territorio prevalgono zone di carattere produttivo, poli funzionali e aree non consolidate, che in futuro dovrebbero fungere da raccordo fra le aree produttive.

compensazione ambientale. All’interno di essa sono presenti due poli funzionali: l’aeroporto Amerigo Vespucci e il polo universitario. 9. Querceto: l’unità, situata alle pendici del Monte Morello, include l’espansione urbana periferica più recente prevalentemente residenziale. 10. Quinto: la zona comprende sia l’aggregato produttivo a sud del capoluogo di Sesto Fiorentino, a confine con il comune di Firenze, in cui sono localizzate funzioni produttive, di servizio, di grande distribuzione commerciale, ma anche funzioni di rilevanza sovracomunale, sia l’area urbana non consolidata dell’ex caserma Donati. 11. San Lorenzo: l’unità di San Lorenzo si presenta come area urbana non consolidata. 12. Zambra: l’area urbana non consolidata include al suo interno alcuni dei poli funzionali presenti nel territorio, come le poste centrali e l’ipercoop.

7. Padule: L’area presenta numerose zone produttive ed un’area urbana non consolidata. 8. La piana: l’area comprende al suo interno vari luoghi di rilevante interesse naturalistico costituiti dall’insieme di aree ancora agricole o destinate ad aree verdi o ad altri interventi di

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• Carta della UNITA’ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI (Fonti: Piano regolatore generale di Sesto Fiorentino).


Caratterizzazione antropica Il più antico insediamento umano nella piana fiorentina risale al Mesolitico (circa 9.000 anni fa), ma solo nel Neolitico (da 6.100 a 5.000 anni fa circa) si hanno evidenze archeologiche di un diffuso popolamento, con villaggi situati dove si potevano praticare attività agricole e pastorali. Un incremento demografico risale alla fine del III millennio a.C., ad esso corrisponde un forte impatto tra uomo e ambiente, con opere di disboscamento per ricavare spazi utili. Il maggiore popolamento umano sembra essere collegato anche alla presenza, in zone limitrofe di rame nativo, utilizzato dalle comunità dell'età del Rame e della successiva età del Bronzo. Durante la metà dell’età del Bronzo ( a metà del II millennio a.C.) le comunità iniziarono ad impiantare insediamenti non solo nella piana, ma anche sui rilievi circostanti. Intorno al VII secolo a.C. si ha avuto la presenza del popolo etrusco, che in zona si dedicò molto alle bonifiche della piana circostante. Ma il primo vero e proprio nucleo abitativo, sorto lungo l'antica via consolare verso Pistoia e Lucca, risale all’epoca romana. Di quell'epoca sono ancora evidenti la centuriazione della campagna. Che il luogo sia stato frequentato dal popolo romano si capisce anche dai toponimi delle varie frazioni: Terzolle, Quarto, Quinto, Sesto e Settimello. Il territorio di Sesto fu feudo dei Vescovi fiorentini, ai quali il popolo sestese si rifiutò di pagare le esorbitanti imposte indirette sugli scambi e fu pertanto scomunicato. In seguito Sesto fu parte della Repubblica fiorentina. Il territorio ebbe un maggiore sviluppo nel Rinascimento per effetto d e l l e b o n i fi c h e d e l l a p i a n a , r i p r e s e successivamente in epoca fascista. Nel 1735 il

marchese Carlo Ginori fondò la Manifattura di Doccia, una delle prime fabbriche di porcellane dell'intera Europa, che portò un notevole sviluppo economico. Nel secondo dopoguerra, il territorio di Sesto Fiorentino è stato oggetto sia di una forte espansione urbanistica sia di un notevole sviluppo economico. Fino agli inizi del 1950 il paesaggio della piana si presentava come una estesa pianura agricola, con una densità urbana ancora contenuta e compatta rendendo così ben leggibile il confine tra città e campagna. Leggibile era anche la presenza diffusa di edifici rurali, in tutto il territorio, e di piccoli borghi a sud del nucleo urbano di Sesto inseriti nel contesto del paesaggio agrario, come quello di San Lorenzo e di Padule. Al momento l’unica presenza infrastrutturale di rilievo era l’aeroporto, già presente seppure in una limitata dimensione. Invece, nel 1960, con la realizzazione del tratto stradale della autostrada A1 Firenze-Bologna, inizia un processo considerevole di sviluppo edilizio a carattere industriale e residenziale, che in pochi decenni ha mutato il territorio della piana facendo si che la città di sesto entrasse a far parte della grande agglomerazione fiorentina. In particolare, nel corso degli anni '70, con il boom edilizio avviato nel decennio precedente, si assiste ancora una volta ad un rapido processo di urbanizzazione della Piana che, oltre ad occupare parti significative di territorio precedentemente destinato ad attività agricole, ha avuto come ulteriore conseguenza la marginalizzazione e la frammentazione di molte aree. In sostanza, quest’ultima urbanizzazione ha cambiato radicalmente l’immagine del territorio. In questo periodo si espandono in maniera consistente i margini urbani della città, che superano la linea fer-

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• Carta de SEDIMI EDILIZI (Fonti: Ctr Regione Toscana).


roviaria e viene realizzato, a sud dell'autostrada A11, il comparto produttivo dell'Osmannoro, cuore centrale di gran parte delle attività economiche del territorio sestese e non solo. Il nuovo sviluppo urbano di Sesto Fiorentino, a sud della ferrovia, ha occupato una vasta area di territorio con precedente destinazione d'uso agricola. Lo sviluppo riguarda sia funzioni di carattere residenziale che di carattere produttivo, e inizia a frammentare quello che storicamente è stata una chiara relazione fra il centro urbano, il sistema dei borghi e dei singoli edifici rurali della Piana. Una profonda trasformazione l’hanno subita anche gli ambiti agricoli rimasti nella restante area della piana. E’ così cambiato il disegno del mosaico agrario tradizionale. Mosaico che prima del boom edilizio era caratterizzato da una fitta e articolata tessitura intensamente coltivata, impostata sulla base dei reticoli idraulici principali evidenziando la permanenza ancora abbastanza leggibile dei segni della centuriazione romana. La variazione delle pratiche agricole, legate alla meccanizzazione, ha portato alla progressiva scomparsa della tessitura dei piccoli appezzamenti agrari storicamente presenti, a favore di appezzamenti di maggiori dimensioni e principalmente dediti alle monoculture. Si assiste dunque alla progressiva conformazione di un territorio agricolo dotato di minore qualità paesaggistica, anche se ancora rilevante per un corretto equilibrio fra spazi urbanizzati e sistema di spazi liberi. L’espansione degli insediamenti urbani e produttivi continua, senza un controllo, nel corso degli anni ’80 e della prima metà degli anni ’90. Nel territorio, risultato ulteriormente trasformato, l’attività agricola, presente ormai solo nella parte centrale della piana, è quasi scomparsa per lascia-

re spazio allo sviluppo residenziale e produttivo di Sesto Fiorentino che dalla ferrovia e dalla zona industriale si è espanso verso l’interno. La pressione antropica e insediativa continua in maniera consistente anche nel corso dei primi anni 2000, in particolare attraverso la realizzazione di nuove aree industriali. Tale pressione si intensificherà fino al 2010. Ancora una volta la superficie agricola viene notevolmente ridotta. (Bortolotti L. 2006, Storia di un territorio – Sesto Fiorentino (1860-1980), Alinea, Firenze). A conclusione della lettura di tutto il processo di sviluppo urbanistico ed economico, che ha interessato il territorio comunale di Sesto Fiorentino, si intravede una nuova configurazione con un carattere prevalentemente monofunzionale. Carattere che emergerà anche in seguito dall’analisi degli elementi che

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La forte urbanizzazione, che compone l’attuale disegno urbano, dalle pendici del Monte Morello verso tutta la piana è chiaramente emersa dall’analisi della densità di costruito. Infatti, come si può leggere nella mappa che segue, la massima densità edilizia si trova nel centro urbano di Sesto e nei vari nuclei produttivi: Osmannoro, a cavallo

tra il comune di Sesto Fiorentino e quello di Firenze; Quinto Basso, a sud del capoluogo, a confine con il comune di Firenze; e Querciola ai margini del confine comunale, lungo via Parri, tra la strada provinciale Mezzana-Perfetti Ricasoli e la linea ferroviaria Firenze Prato. Se la media densità di costruito occupa la parte del territorio

• Carta della DENSITA’ DI COSTRUITO (Fonti: Ctr, Sezioni di censimento Regione Toscana).


circostante le zone di massima densità, dovuto alla presenza di un tessuto sfrangiato, la minima densità occupa una grande percentuale di superficie, nella zona boscata del Monte Morello che risulta non utilizzata, e una anche se inferiore, nella zona agricola della piana.

Anche per Sesto Fiorentino l’analisi delle quotazioni immobiliari ha permesso di leggere meglio i fenomeni di inserimento della popolazione nei vari insediamenti. Dalla lettura delle fasce OMI che l’Agenzia delle Entrate ha individuato nel terri-

torio, sono state individuate tre macro-zone omogenee, ciascuna con un intervallo minimo e massimo dei valori di mercato e locazione: una zona con alti valori di mercato, compresi tra i 2.000 e i 4.000 € al metro quadro; una zona con dei valori immobiliari medi, compresi tra i 1.800 e i 3.000 € al metro quadro; e una zona con valori, compresi tra i 1.800 e i 2.300 € al metro quadro, più bassi rispetto alle altre due zone. I valori, espressi in euro al mq, variano a seconda della tipologia immobiliare e dello stato di conservazione. In questo caso sono stati letti esclusivamente i valori della tipologia residenziale. Nel territorio Sestese, dunque, sono presenti tre fasce. La fascia più alta comprende gran parte della superficie territoriale di tutto il comune, dal centro urbano capoluogo fino ai confini montuosi con il comune di Vaglia. Si suppone che i valori di questa prima zona siano dettati dall’alto valore paesaggistico che ha l’intera area collinare, dalla concentrazione dei servizi e dei più importanti poli funzionali che è presente nel centro urbano, e infine dalla presenza di una particolare tipologia abitativa, quella isolata del villino, che per la sua configurazione ha dei valori immobiliari più alti

Segue la fascia intermedia, che comprende la zona periferica ad est del centro urbano di Sesto, in località di Quinto. Si ipotizza che ad influenzare i prezzi sia la stretta vicinanza e interrelazione con il prolungamento urbano di Firenze e la presenza all’interno dell’area di una delle vie principali di collegamento tra il capoluogo di regione e gli altri

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centri circostanti più importanti, come Prato e Pistoia.

ed il basso valore paesaggistico, quest’ultimo determinato dalla presenza di elementi di barriera, come la ferrovia, l’autostrada e una parte della p i s t a a e ro p o r t u a l e , q u i n d i d a u n f o r t e inquinamento atmosferico ed acustico, influenzi l’attribuzione dei valori. (Agenzia delle entrate – Schede delle quotazioni OMI).

Infine la fascia dove si trovano i prezzi immobiliari più bassi comprende tutta l’area periferica ed extraurbana a sud del centro urbano capoluogo, in direzione della zona industriale dell’Osmannoro. Si suppone che la vicinanza alla zona industriale

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• C a r t a d e i VA L O R I IMMOBILIARI (Fonti: Classificazione Fasce OMI dell’Agenzia delle Entrate).


Come abbiamo visto, all’interno del tessuto urbano l’offerta di diversi tipi edilizi può alterare le quotazioni immobiliari. Le diverse tipologie edilizie che troviamo sono: l’unità edilizia isolata di origine rurale (indicata nella mappa con la lettera A), costituita dalla casa colonica realizzata attorno ad uno spazio libero come un’aia o una corte, nella fascia agricola a confine con l’area urbanizzata; l’unità edilizia protourbana a fronte monocellulare (indicata con la lettere B) conosciuta anche come tipo a schiera, è un esempio di edilizia non pianificata in territorio di espansione caratterizzata da un fronte monocellulare, da un doppio affaccio gerarchizzato sul fronte stradale e sul retro, e dall’inserimento di un fronte edilizio continuo sugli altri due lati; l’unità edilizia urbana a fronte monocellulare (indicato con la lettera C) più comunemente conosciuta come casa a schiera, caratterizzata dal doppio affaccio gerarchizzato sul fronte stradale e sul retro e dall’inserimento di un fronte edilizio continuo ed omogeneo sugli altri due lati, in particolare dalla presenza di un piccolo giardino recintato adibito ad orto, presente in gran parte dell’espansione che ha avuto il tessuto urbano; l’unità edilizia urbana a fronte pluricellulare (indicata con la lettera D) conosciuta anche come casa in linea, caratterizzata dal doppio affaccio gerarchizzato sul fronte stradale e sul retro e dall’inserimento di un fronte edilizio continuo ed omogeneo sugli altri due lati, in particolare dalla presenza di più unità abitative per ogni piano, presente nelle fasce di espansione più recente; l’unità edilizia isolata (indicata con la lettera E) costituita dal villino caratterizzato dalla sua posizione parzialmente o completamente isolato nel lotto, in alcuni casi può presentare la stessa struttura della tipologia a schiera ma con la parti-

colarità del lotto di pertinenza che risulta più ampio e comunemente utilizzato come giardino, presente nell’ultima fascia di espansione a confine con la campagna.

Il Comune di Sesto Fiorentino, nella sua evoluzione, ha sempre posto al centro delle tematiche pubbliche l’obbiettivo della coniugazione tra la valorizzazione, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo urbano. Un elemento fortemente presente all’interno del tessuto urbano,

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che caratterizza la struttura di quest’ultimo, è lo spazio verde, in varie sfaccettature. Infatti, all’interno della città troviamo diverse tipologie di spazi verdi: a) aree verdi più o meno estese, dei veri e propri “polmoni verdi” della città, presenti ai margini delle aree urbane con una importante funzione ricreativa ed ambientale; b) piccole aree verdi di quartiere, situati in diversi punti del tessuto urbano, utilizzati prevalentemente dagli abitanti della zona, che svolgono una funzione ricreativa, di svago e di incontro; c) aree verdi di impianto storico aventi un alto valore nel patrimonio culturale, quindi che presentano un significato storico, architettonico ed ambientale, inglobate nel tessuto urbano con lo sviluppo della città costituiscono un importante elemento che favorisce il riequilibrio ambientale dove qualsiasi intervento relativo alla manutenzione deve mirare alla conservazione ed al ripristino delle originarie caratteristiche; d) lingue di verde stradale costituenti l’arredo degli assi viari principali e nuove quinte per addolcire o addirittura mascherare la presenza di barriere infrastrutturali, di estrema importanza in quanto capaci di condizionare in modo sostanziale la viabilità e l’ambiente urbano. Tutti andiamo in un parco o in un giardino per stare all’aria aperta, per leggere un libro, per distrarsi e per riposarsi, da soli o in compagnia. I più piccoli imparano dai più grandi osservandoli nelle cose, nei gesti, e nei giochi che fanno; I ragazzi si fermano ad inventare il loro futuri; I genitori fanno amicizia tra loro, si scambiano opinioni e consigli sulle vicende della vita quotidiana; Gli anziani con la loro presenza testimoniamo il ciclo della vita che ha portato esperienza utile a tutta la collettività.

Nel giardino non si è mai soli, le voci e i movimenti poco più in là di dove ci siamo fermati ci rende partecipe della vita intorno a noi. Il comune riconosce il verde urbano pubblico come fulcro della vita comunitaria, quindi come elemento fondamentale di una città per il miglioramento sia sociale sia qualitativo delle condizioni di vita dei cittadini. Per questo l’Amministrazione comunale, nel 2009, in collaborazione con l’Auser (Associazione di volontariato, acronimo di “Autogestione Servizi”) e con il contributo dell’Associazione Nazionale Carabinieri, ha instituito un nuovo corpo a disposizione dei cittadini, composto da alcuni volontari dei Carabinieri riconoscibili dalla loro divisa recante uno stemma con scritto “Amici dei giardini”, che si occupa degli spazi verdi. Ad oggi solo di alcuni. Con gli amici dei giardini puoi scambiarti un saluto e conversare come si fa con una persona di fiducia, chiedere di intervenire insieme a te per vivere meglio lo spazio, chiedere come segnalare all’Amministrazione comunale se ritieni che nello spazio serva un intervento, per aggiustare un gioco, una panchina, o altro, e dare un suggerimento per migliorarlo in qualsiasi modo. Come spiega il comandante della Polizia Municipale, Paolo Bagnoli, la presenza dei volontari nei giardini non vuole essere un servizio integrativo o sostitutivo di quello svolto dalla Polizia, ma un punto di riferimento per i cittadini per segnalazioni di manutenzioni o di situazioni particolari. Gli amici dei giardini saranno presenti all’interno degli spazi verdi ad orari non definiti, variabili a seconda delle varie necessità e saranno dotati di cellulari per rapportarsi direttamente con la centrale della Polizia Municipale. Tali figure sono diventate un punto di riferimento


per chi frequenta le aree verdi di Sesto Fiorentino, sia di giorno che di sera, soprattutto d’estate. Grazie a loro all’interno di ogni giardino o parco è garantita più sicurezza e rispetto delle regole di civile convivenza. Aspetti, questi ultimi, che condizionano la qualità della vita all’interno di uno

Analizzando il vasto territorio del Comune di Sesto Fiorentino, esso è composto da molti elementi disposti omogeneamente. Il territorio comprende a nord una parte del Morello. Quasi l’intera area montana è ricoperta da boschi completamente assenti in pianura. Infatti, scendendo verso la collina il paesaggio cambia: i boschi lasciano il posto agli oliveti. Le pendici del Monte oltre ad essere coltivate sono interessate da attività di escavazione. Ancora ben altro aspetto ha il paesaggio della Piana: un succedersi ben definito di aree industriali che compongono l’area produttiva di Osmannoro, uno dei principali poli dell’area metropolitana fiorentina, e campi agricoli coltivati a frumento e foraggio; qua e là oasi naturalistiche dei laghi artificiali. La principale attività che insiste in questa zona è l’agricoltura, generalmente di tipo estensivo, mentre la copertura arborea è praticamente inesistente, salvo rari alberi isolati, radi filari e piccoli frutteti legati ad attività orticole residuali. Nell’area, oggi la parte che ha subito una maggiore trasformazione, sono presenti, intervallati ai campi coltivati, incolti destinati prevalentemente a una attività di pascolo anche essa dal carattere residuale. Un elemento di grande rilievo nello scenario territoriale è la discarica che ne ha alterato la morfologia. Nella parte pianeggiante è collocato anche il tessuto urbano compatto, capoluogo comunale, strutturatosi sugli assi viari direttrici. La lettura di tutti gli elementi da luogo a un paesaggio in cui sono presenti cinque macroconfigurazioni che seppur molto diverse tra loro sono strettamente correlate: l’area produttiva; l’area agricola di pianura; l’area urbana; l’area agricola pedecollinare e collinare; e l’area boscata del Monte Morello. Ogni area presenta determina-

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te caratteristiche e funzioni.

• Carta dell’USO DEL SUOLO (Fonti: Ctr Regione Toscana).

Caratterizzazione demografica 128

I dati statistici relativi al 2011 registrano, nel comune di Sesto Fiorentino, un aumento della popolazione, ma sempre più invecchiamento.

Infatti, ad oggi, si contano circa duemila sestesi in più nell'ultimo decennio, ma con l'età media complessivamente più alta e il tasso di natalità più basso. La popolazione residente risulta in aumento nonostante il calo delle nascite soltanto


perché di pari passo è triplicata la presenza di cittadini stranieri sul territorio comunale sestese, con una percentuale passata dal 3,05% con 1.410 abitanti nel 2002 all'8,52% con 4.138 abitanti nel 2011. Crescita che negli ultimi anni si sta attenuando. Al 2011 il totale dei residenti nel comune era di 48.571, già con un incremento

dello 0,54% rispetto all’anno precedente. L'età media della popolazione, pari a quarantacinque anni, rappresenta il picco registrato negli ultimi dieci anni: le fasce d'età più numerose tra i sestesi sono quelle comprese tra i cinquantuno e i sessantacinque anni e tra i sessantasei e gli ottanta anni. È dunque confermata la tendenza al

• Carta della DENSITA’ DI POPOLAZIONE (Fonti: Ctr, Sezioni di censimento Regione Toscana).


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progressivo invecchiamento della popolazione registrata negli ultimi anni, un fenomeno che risulta comunque in linea con il dato nazionale. I nuovi nati nel 2011 sono stati 346 e i deceduti 476, con un saldo naturale negativo di 130 unità. Quindi il tasso di natalità risulta ad un livello basso, ancora più basso degli ultimi dieci anni. Nella popolazione straniera prevale il numero di donne rispetto a quello degli uomini con una percentuale che, nel 2011, è pari al 54,6% del totale degli stranieri residenti. Quanto alla provenienza, oltre la metà delle presenze, circa il 53,9%, proviene dalla Comunità Europea, in particolare dalla Romania e dall’Albania, seguita dall'Asia, con il 25,2%, di cui la maggioranza cinese. Cospicua è anche la presenza di cittadini di origine peruviana con il 10 %. Rilevanti sono le varie fasce di età presenti. La più numerosa, con il 25 % del totale degli stranieri, è quella dai trentuno ai quaranta anni. E’ invece bassissima, appena il 2%, la presenza di ultra sessantacinquenni stranieri regolarmente residenti. Questi dati confermano che gli immigrati stranieri contribuiscono non solo all’immissione di nuova forza lavoro nel territorio, ma anche a una ripresa della natalità. Poiché il centro urbano di Sesto e le frazioni circostanti si concentrano unicamente nell’area pianeggiante creando così un tessuto compatto, la massima densità di popolazione, straniera e non, si distribuisce in tutta l’area urbana. Soltanto nelle periferie verso l’area agricola della piana e dal lato opposto verso l’area montana del Monte Morello è presente una media densità di popolazione per poi disperdersi in tutto il restante territorio. (Bollettino mensile di statistica, Comune di Firenze)

Caratterizzazione economica L’ e c o n o m i a d i S e s t o è s e m p r e s t a t a prevalentemente agricola, assumendo un peso notevole sul rifornimento fiorentino di vini, olio e biade. Nel 1737 nacque ad opera del marchese Carlo Ginori la Manifattura di Doccia, iniziando la produzione delle maioliche e delle porcellane che tanta importanza avrebbe avuto nella organizzazione economica della città. Se fino alla fine del ‘700 Sesto non ebbe una vera e propria identità rispetto a Firenze, l’Ottocento segna lo sviluppo autonomo di Sesto. Da quel momento la popolazione aumenta per la crescita del benessere collettivo conseguenza sia di un maggiore sfruttamento delle risorse agricole nella piana sempre più bonificata, sia del progredire delle industrie (in particolare ceramiche e porcellane) e dei commerci. Ancora oggi il Comune di Sesto Fiorentino vanta un discreto livello di benessere nella vita di tutti i giorni delle persone che hanno scelto di abitarci o di lavorarci. Infatti, il comune, è parte di una delle aree economiche più importanti d’Italia. Nella Provincia si concentra, infatti, l’eccellenza della produzione “Made in Italy”, esportata in tutto il mondo, e un numero consistente di imprese che operano nei settori della chimica e dell’alta tecnologia. Pelletteria e abbigliamento, artigianato artistico, farmaceutica, costituiscono l’asse portante dell’industria fiorentina, terzo polo industriale italiano e ottava provincia a livello nazionale per numero di imprese presenti sul territorio. La fitta rete di piccole e medie imprese, integrate con aziende di dimensioni più consistenti, costituisce la struttura dell’economia locale. Commercio e industria rappresentano da sole, nell’area provinciale, quasi la metà dell’intero settore imprenditoriale. Pur avendo proprie speci-


ficità, la struttura economica di Sesto Fiorentino riflette questa situazione di carattere generale. La differenza più rilevante è costituita dal maggior peso che ha il settore manifatturiero nella struttura economica del Comune rispetto a quella che lo stesso comparto ha in ambito provinciale. A Sesto Fiorentino non esiste tuttavia un settore con un peso prevalente. Le aziende manifatturiere e le imprese commerciali costituiscono parti molto rilevanti dell’economia sestese, ma molto forte è anche il peso del terziario e assai consistente quello delle imprese edili. Il pur limitato numero di aziende agricole svolge un ruolo importante per la tutela dell’ambiente e del paesaggio nell’area collinare, dove negli ultimi anni l’olivicoltura ha mostrato chiari segni di ripresa. (Bortolotti L. 2006, Storia di un territorio – Sesto Fiorentino (1860-1980), Alinea, Firenze.) La forte vocazione produttiva è testimonianza dall’elevata intensità degli scambi bidirezionali che il comune di Sesto Fiorentino ha con l’area fiorentina e pratese. Il comune si configura come polo attrattore nel territorio.

Elementi patrimoniali Il territorio comunale di Sesto Fiorentino è ricco di aree di notevole valore patrimoniale e interesse pubblico. Il Monte Morello, sito nel comune, ha la massima attenzione e costituisce l’elemento rilevante e caratteristico di tutto il territorio. Si tratta di una località rivestita di bellissima vegetazione a tipo forestale ricca di suggestivi punti di vista sulla città e su i suoi contorni. Infatti l’intera area rocciosa è valorizzata e tutelata dalla legge n. 1497 del 29 giugno 1939, in particolare dall’incremento edilizio che produrrebbe seri danni

per quanto riguarda l’aspetto paesaggistico della stessa zona. Scendendo verso l’area urbana di Sesto il paesaggio è quello tipico mezzadrile della collina, caratterizzato, quindi, da una cultura p re v a l e n t e r a p p re s e n t a t a d a l l ’ o l i v o c o n sistemazioni a terrazze rette da muri in pietra a secco o in piccoli appezzamenti delimitati da muri in pietra di varie altezze, e dalla viabilità poderale. Oliveti di impianto regolare che, pur non riponendo i metodi di coltivazione tradizionali, sono una coltivazione tipica del paesaggio toscano. Le ampie aree coltivate ad oliveto si estendono sulle pendici montane fino a compenetrarsi con le superfici boscate. Le colline sono connotate da un sistema viario di campagna, quindi da strade interpoderali storiche caratterizzate da altissimi muri in pietra per delimitare le aree circostanti, che garantiscono un rapporto equilibrato tra il sistema delle ville cinquecentesche e seicentesche che, con i loro giardini, sono parte integrante del territorio, e il paesaggio agrario. I numerosi complessi religiosi e civili, come le ville, le case padronali o le fattorie, testimonianza delle attività dell’uomo sul territorio, che si sono conservate fino ad oggi hanno assunto un particolare rilievo patrimoniale. Quindi sia la presenza di numerosi edifici architettonici ricchi di storia e di ricordi, sia il vario compenetrarsi di aree coltivate e di aree forestali, costituiscono un complesso di elementi avente un alto valore estetico e tradizionale. Infine l’intero territorio aperto nella parte pianeggiante in direzione della zona industriale dell’Osmannoro rappresenta un grande vuoto in grado di equilibrare il pieno della città costruita e dell’intera cintura della Piana, quindi elemento da tutelare e salvaguardare dall’espansione urbana.

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• Carta degli ELEMENTI PATRIMONIALI (Fonti: Ctr, Piano di Indirizzo Territoriale Regione Toscana).


CONFRONTO TRA I DUE TERRITORI


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Con una prima analisi tradizionale comparata, della struttura che caratterizza ognuno dei paesaggi presi in considerazione, sono stati individuati ulteriori aspetti a riguardo della qualità ambientale rispetto alla prima analisi statistica che considerava il comune di Sesto Fiorentino maggiormente fornito di elementi potenziali per il benessere in confronto a quello di Empoli. La lettura degli elementi che compongono entrambi i territori ha fornito un quadro diverso. In particolare un aspetto rilevante per la visione territoriale invertirebbe il risultato. La complessità e la stretta relazione tra diversi beni di diversa natura, individuata nel territorio empolese risultano una buona condizione e segnano lo stare bene in uno spazio. Per questo, essendo simbolo di un’alta qualità della vita è di conseguenza condizione di felicità. Il termine mixitè rimanda ad una strategia progettuale, volta alla creazione di una rete di relazioni e legami trasversali tra aspetti funzionali, sociali e morfologici. Ad oggi nella città contemporanea si cerca, sempre più, ovviamente dove possibile, di adottare un piano che incentivi le sinergie e tragga benefici dai fenomeni spontanei generati dall’interazione di attività differenti sul territorio. La mixitè è una composizione di funzioni, di usi e di pratiche. Tale realtà si contrappone a quella funzionalista che separa e distingue le funzioni, organizzando lo spazio in aree omogenee. La pratica dello zoning è la realtà criticata in quanto risulta, al contrario del mixitè, simbolo di povertà degli spazi a cui da luogo. Al contrario, la prima realtà descritta ha la pretesa di tenere in se la diversità. In essa le funzioni e i loro spazi sono poste una accanto all’altra, non vengono separate

o distinte come nello zoning tradizionale, ma si avvicinano e si relazionano. La giusta interazione tra queste funzioni ha come risultato la qualità urbana, qualità che è presente dove vi è maggiore complessità. Dall’analisi tale realtà non è presente all’interno del territorio sestese. Infatti, il territorio, come già accennato nella descrizione dei suoi caratteri strutturali, risulta diviso in zone omogenee. Esso è diviso in macro aree, ognuna con una funzione precisa, senza la possibilità che quest’ultime si intreccino; ciò viene considerato un aspetto negativo. Un ulteriore elemento che inverte il risultato è la qualità dell’aria. Da una prima analisi della classificazione della qualità dell’aria su entrambi i territori risulta che la classe di qualità I e II (ambiente con lievi o assenti alterazioni dell’aria) comprende una superficie maggiore nel comune di Sesto Fiorentino, rispetto alle limitate zone individuate in quello di Empoli. Indagando quanta popolazione risiede nelle classi di qualità IV e V ( abbiente con forti o marcate alterazioni della qualità dell’aria) è risultato che la maggior popolazione che vive in queste zone si trova nel territorio sestese. Quindi anche questo è un aspetto negativo per il comune che dalla precedente analisi statistica risultava migliore. In conclusione l’analisi tradizionale sugli aspetti territoriali, per cui collettivi, ha messo in discussione i risultati ottenuti dall’analisi del benessere che invece he tenuto di conto solo degli aspetti individuali ed economici. Ora è da vedere se l’analisi per la misurazione della felicità urbana conferma tale risultato oppure no.


ANALISI DELLA FELICITA’ URBANA

COSTRUZIONE DEL METODO ANALITICO Il metodo analitico per la misurazione della felicità urbana, finalità della seconda parte della ricerca, sperimentato in due contesti urbani sia nella città di Empoli che in quella di Sesto Fiorentino, è stato sviluppato per dare ulteriori risposte alle necessità di pianificazione. Per tale misurazione è stato necessario utilizzare una procedura analitica, che si articola in diverse fasi successive: una prima fase preliminare in cui sarà inquadrato l’obiettivo, valutati una serie di aspetti di indicatori da misurare e valutati i diversi strumenti con cui ope-

rare, tenendo conto dei vincoli e delle risorse a disposizione. Una seconda fase operativa dove si inizia la raccolta dei dati per individuare fin da subito eventuali interferenze nello sviluppo pratico e, se presenti, minimizzarle. Infine si procede con l’analisi vera e propria. Per ultima, ma non meno importante in quanto conclusione dell’analisi, una fase di controllo della qualità urbana, a conclusione della fase operativa con l’elaborazione dei risultati, la cui valutazione e la loro presentazione sarà riportata nelle mappe finali. L’oggetto della ricerca è cosi complesso da richiedere approcci multipli. Per questo nel metodo, per un’analisi più dettagliata, verranno introdotti alcuni indicatori di tipo qualitativo legati agli aspetti della misurazione in ambito urbanistico e sociale. In particolare verranno analizzati alcuni degli elementi che conformano lo spazio pubblico la cui disposizione, struttura (forma) e fruibilità condizionano il grado e la qualità dell’abitare nella città. Tali indicatori saranno affiancati ad altri di tipo quantitativo, di diversa natura, che rispecchiano l’esigenza di quantificazione e della localizzazione nello spazio degli elementi rilevati. Quindi si è cercato di comporre un set di indicatori specifici, all’interno di più dimensioni (dimensione spaziale denominata “elementi di contesto”, la dimensione sociale e relazionale denominata “benessere soggettivo” e quella economica denominata “condizioni materiali”). Queste dimensioni sono le stesse che sono state individuate nel metodo per la misurazione del benessere descritto nel capitolo precedente. Anche in questo modello per ciascuna delle dimensioni individuate, sono state stabilite un insieme di classi nelle quali si incontrano un numero definito di indicatori. L’insieme delle classi

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e il set di indicatori risulta cosi composto: 12 indicatori appartenenti alla dimensione “Elementi di contesto”. Suddivisi nelle classi: Dotazioni (6) Di tipo quantitativo (3) Servizi Mobilità Tipo di trasporto Di tipo qualitativo (3) Qualità dei servizi Qualità dei flussi e dei nodi sul territorio Efficacia del trasporto pubblico Ambiente (6) Di tipo quantitativo (3) Verde urbano Spazio pubblico (piazze) Spazio intercluso Di tipo qualitativo (3) Qualità degli spazi verdi Qualità degli spazi pubblici stato dei luoghi e potenzialità di trasformazione

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5 indicatori appartenenti alla dimensione “Benessere soggettivo”. Suddivisi nelle classi: Uso e condivisione degli spazi (4) Di tipo quantitativo (4) Intensità d’uso degli spazi Analisi degli usi e la loro relazione Qualità della condivisione tra comunità diverse Analisi degli spazi di conflitto Soddisfazione della vita (1) Di tipo quantitativo e qualitativo (1) Analisi del grado di soddisfazione per tre aspetti: vita, tempo libero e la propria città 5 indicatori appartenenti alla dimensione “Condi-

zioni materiali”. Suddivisi nelle classi: Mixitè sociale (4) Di tipo quantitativo (2) Densità e tipologia delle abitazioni Distribuzione delle provenienze Di tipo qualitativo (2) Qualità estetica esterna delle abitazioni Indice di mixitè urbana delle diverse comunità Suddivisione dello stato economico (1) Di tipo quantitativo e qualitativo (1) analisi del grado di soddisfazione per due aspetti: il lavoro e il reddito percepito Le diverse classi in cui convergono i diversi indicatori analizzati, per la misura della felicità urbana, sono: • Dotazioni: più che la quantità delle dotazioni urbane in una città come metrica adeguata per valutare la felicità dei suoi abitanti viene misurata la possibilità effettiva che essi hanno di usare tali dotazioni per accrescere la qualità della propria vita. Per questo all’interno della classe sono stati integrati la base informativa tradizionalmente utilizzata, il cui scopo è descrivere quantitativamente, le dotazioni urbane, con informazioni relative all’uso effettivo che gli abitanti fanno delle dotazioni e alla loro reale possibilità di scegliere tra altre alternative. • Ambiente: l’ambito racchiude dati, valori e parametri utili alla valutazione qualitativa e quantitativa delle condizioni dello spazio collettivo. Tale informazione è un degli elementi fondamentali per la misurazione della qualità della vita, strumento sia per la rilevazioni dello stato effettivo dell’ambiente sia per la conoscen-


za dell’identità che esso ha all’interno del territorio. Essi mettono in luce gli aspetti sia positivi che negativi dei vari elementi che compongono il tessuto urbano. • Uso e condivisione degli spazi: la misurazione di tale aspetto ha assunto, negli ultimi anni, un valore sempre più rilevante. Valore determinato dalla complessità sociale, dalla diversificazione degli stili di vita, dalla mutazione della base economica e soprattutto dal passaggio a un contesto demografico multiculturale, tutti aspetti presenti nelle città contemporanee. Quest’ultimi hanno diversificato e moltiplicato i bisogni e le pratiche d’uso volte alleo spazio pubblico, diventato cosi più articolato. Pratiche diverse, molto spesso, si trovano a condividere un unico spazio ed essendo contrastanti tra loro lo spazio in cui ricade la sovrappopolazione delle due pratiche diventa di confitto. • Soddisfazione della vita: la classe, grazie agli indicatori al suo interno, rivela come la gente valuta la propria vita nel suo insieme piuttosto che sulla base della percezione e conseguente valutazione del momento. In particolare la valutazione si focalizza, in questo caso, su tre aspetti specifici della vita: sulla soddisfazione generale della propria vita quotidiana; su quella a riguardo di come si struttura il loro tempo libero e sulla soddisfazione che hanno dell’ambiente urbano in cui vivono. Il grado di soddisfazione si estende su una scala da 1 a 10. • Mixitè sociale: l’ambito analizza un fenomeno tipico della città contemporanea: la convivenza

costretta all’interno di uno tessuto urbano di diverse etnie e classi sociali. Jacques Donzelot chiama la città di oggi “la città a tre velocità”, caratterizzata da gentrificazione dei benestanti, suburbanizzazione della classe media e relegazione dei ceti meno abbienti. L’analisi della distribuzione e differenziazione residenziale nella città evidenzia che le persone amano vivere vicino ai loro simili, o siano vicini per affinità sociale e culturale. I sentimenti di vicinanza ed estraneità sono legati alla distanza spaziale. Quest’ultima può assumere il ruolo di attivatore di sentimenti positivi o negativi tra le persone, per ogni tipo di relazione. Si può considerare il luogo di residenza e la società in cui si inserisce un’estensione della rappresentazione del proprio sé. • Soddisfazione dello stato economico: la classe rileva il grado di soddisfazione che la gente ha delle risorse economiche familiari e delle varie condizioni che caratterizzano il proprio lavoro. Il grado è relativo in quanto può variare a seconda della classe appartenente e dei bisogni che ognuno possiede.

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Ciascun indicatore è risultato utile alla misurazione della felicità urbana, ma dobbiamo tenere sempre presene che possono essere variabili a seconda della realtà che ci troviamo ad analizzare e che i risultati ottenuti dalla rivelazione di essi possono essere imprecisi a seconda del tempo delle condizioni esterne, le quali possono condizionarli. La misurazione di questi indicatori, in altre parole, è certamente possibile, però evidentemente caratterizzata sia da una particolare attenzione alla definizione (che cosa si stia misurando e quanto esso sia significativo nel risultato finale) sia da problemi di quantificazione esatta (come o quanto bene lo si sta misurando). Per questo la scelta degli strumenti e degli indicatori si è articolato in un percorso parallelo definito, sul versante teorico, dalla domanda relativa a “che cosa”, quale elemento rispetto ad altri si debba misurare per arrivare ad individuare l’obiettivo, mentre sul versante operativo al “come” lo si debba misurare. In altre parole, i concetti di validità (il grado con cui un indicatore misura quello che ritiene di misurare) e di attendibilità di una misura ( la precisione con cui lo si misura), i quali caratterizzano l’analisi multidimensionale, sono stati integrati e considerati di pari passo. A differenza del concetto di attendibilità, quello di validità, non riguarda lo strumento di misura. Il tema della validità rimanda al grado di appropriatezza con cui la conclusione, in questo lavoro di tesi la misurazione del grado di felicità urbana, può essere tratta da uno studio empirico (studio basato sull’osservazione diretta o indiretta delle condizioni urbane che si creano dall’interazione tra lo spazio e le sue azioni che svolgono, o gli effetti che producono i cittadini mentre lo abitano). Essa è in dubbio quando qualche aspetto teorico porta a dubitare su:

a) l’effettiva presenza o assenza di una ipotetica connessione tra gli elementi considerati; b) l’estensione di queste relazioni in tutte le dimensioni; c) la definizione teorica e operativa degli indicatori; d) la capacità dello strumento di misurare esattamente quello che si intende misurare. La validità è dunque un concetto multidimensionale che si articola in diversi aspetti. Ciascun aspetto rappresenta un elemento necessario. Nessuno singolarmente garantisce la validità delle conclusioni. In generale, a monte dell’effettiva misurazione degli indicatori, sono stati posti dapprima i termini di definizione degli elementi di valutazione, sulla teoria che permette di definire ogni singolo elemento e la sua rete di relazioni con gli altri ad esso interconnessi; segue un processo di generazione delle prove di misura in linea con la teoria e, infine, la taratura delle varie analisi e valutazioni coinvolgono scelte collegate a teorie metodologiche. Queste sono rappresentate, in particolare, dalla teoria classica, avente come obiettivo principale quello di classificare i risultati di un elemento lungo una dimensione latente, non direttamente osservabile per alcuni di loro. Il concetto base di questa teoria, denominata anche come “teoria dell’errore casuale”, è che un punteggio ottenuto da una misura possa essere scomposto in due elementi, uno relativo alla sua parte “vera” e l’altro a quella di errore. Sarà quindi chiaro che il punteggio finale non è una variabile osservata ma latente, che può essere inserita a partire dal punteggio osservato, precedentemente attribuito durante l’analisi di ogni elemento se esso viene depurato dalla sua componente di errore. Questa componente potrebbe essere legata a errori sia di natura sistematica che stocastica: i

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primi sono meno variabili e possono essere, almeno in una gran parte, controllati; mentre i secondi non sono predicibili, per cui casuali, e di conseguenza non controllabili. Il punteggio finale di un elemento non è altro che il valore estratto dall’assegnazione dei punteggi osservati che ha come media il punteggio vero. La variabilità del punteggio finale corrisponde alla somma dei punteggi osservati. Naturalmente tanto maggiore sarà il numero dei punteggi campionati, tanto maggiore sarà la probabilità che il valore della loro media si approssimi al punteggio vero. Questi punteggi devono essere correlati fra di loro; tale correlazione rimanda direttamente ai concetti di attendibilità e di modalità per la valutazione degli elementi. Infatti, l’attendibilità con cui la valutazione permette di valutare la quantità di un elemento, non misurabile attraverso la misurazione diretta, è legata al numero di valutazioni effettive. In altri termini, l’attendibilità della misura sarà direttamente proporzionale al numero degli “Items” (elementi) analizzati.

SCELTA DEGLI STRUMENTI DI DI INDAGINE

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Lo studio e l’identificazione degli indicatori e delle caratteristiche delle condizioni di felicità urbana nel contesto cittadino sono stati il principale obbiettivo dell’indagine. Gli strumenti di ricerca che sono stati utilizzati sono sia di tipo qualitativo sia quantitativo. L’analisi è stata frutto di un impegno multidisciplinare coinvolgendo così un elevato numero di strumenti durante l’indagine. L’uso congiunto di diversi strumenti si è rilevato particolarmente utile per l’identificazione soprattutto delle variabili che si possono distinguersi tra uno spazio e un altro. Infatti, l’insi-

curezza e la multidimensionalità del concetto di felicità mal si presentano ad una descrizione univoca. Quindi il ricorso a tecniche di diversa natura è sembrato quasi, se non assolutamente, necessario. L’utilizzo delle tecniche quantitative, nella fase esplorativa, ha favorito una definizione analitica degli spazi e la loro disposizione nelle diverse dimensioni urbane analizzate. Mentre l’utilizzo delle tecniche qualitative ha consentito una tipizzazione delle forme e delle azioni coinvolte nel processo di costruzione della felicità in un territorio. Queste ultime hanno permesso lo spostamento del fuoco d’indagine sugli individui e soprattutto sulla qualità dello spazio. Questo ha facilitato la comprensione della realtà urbana locale, in particolare degli elementi e delle pratiche che strutturano le identità dei cittadini e dello spazio in cui essi vivono. Inoltre ha aiutato nella lettura dei processi di condizionamento, cioè di come l’organizzazione e la struttura dello spazio pubblico influenzi gli atteggiamenti e le azioni dei cittadini, tra di loro e verso il proprio territorio. E così viceversa, come tali azioni condizionino la composizione dello spazio. Il sociologo e matematico norvegese, Johan Galtung, suddivide, nella sua tipologia proposta nel 1970, gli strumenti di rilevazione secondo due criteri di classificazione derivanti dallo schema classico, “stimolo - risposta”. Con il primo criterio gli stimoli sono divisi in informali e formali. Con il secondo criterio le risposte sono divise in non verbali, verbali orali e verbali scritte. L’incrocio dei due criteri genera una matrice tipologica in cui vengono dispostele diverse tecniche di rilevazione dei dati. La Matrice ci fornisce un quadro chiaro delle opinioni analitiche disponibili. Per la misurazione degli indicatori ci siamo serviti


di alcuni di questi strumenti. In particolare alla somministrazione di un questionario compilato on line dagli abitanti per l’analisi del loro grado di soddisfazione degli elementi presenti nella città caratteristici della vita quotidiana, sono state affiancate delle valutazioni, di alcuni parametri individuati durante la fase preliminare, effettuate grazie all’osservazione diretta e alle interviste ai fruitori dello spazio per la misurazione della qualità degli spazi, e delle nuove pratiche di rilevamento diretto, rappresentate dall’uso di nuove tecniche informatiche per l’osservazione degli usi e delle relazioni che abitano lo spazio pubblico. Come si denota, tutti gli strumenti hanno avuto un obiettivo analitico diverso fra loro.

Parametri valutativi Per la valutazione del livello di qualità degli spazi, presi in analisi, presenti all’interno di alcuni tessuti urbani della città, sono stati utilizzati diversi parametri. Questi spazi dovrebbero avere allo stesso tempo una valenza ambientale, sociale, produttiva, ed anche, un rapporto di identificazione con i loro abitanti. Il fine è quello di studiare lo spazio attraverso un’analisi virtuosa che tenga conto insieme dell’utilità, dell’uso dello spazio, e delle relazioni, delle pratiche che esso scaturisce o produce.

RISPOSTE

ATTI NON VERBALI

INFORMALI STIMOLI FORMALI

ATTI VERBALI ORALI

Osservazion e da parte Conversazioni dell’abitante Tecniche sperimentali

Interviste

ATTI VERBALI SCRITTI Lettere, diari, biografie Questionari

Nella prima colonna dello schema qui sopra riprodotto, dedicata alle risposte non-verbali, sono collocate le tecniche di osservazione diretta; nella seconda colonna dello schema sono classificate le diverse forme possibili di intervista (nella ricerca utilizzata solo le interviste aperte, che si svolgono una successione non preordinata di argomenti); infine nella terza ed ultima colonna sono riportate gli strumenti più classici: i questionari.

Quindi Quindi si tratta di definire l’identità plurale e dinamica dei luoghi, pubblici, di vita. Identità prodotta dal processo di inserimento dei cittadini nello spazio, modificandolo ed adattandosi a esso. Per raggiungere il fine indicato nelle righe precedenti, occorre anzitutto identificare e definire il carattere di ciascuna zona, utilizzando una serie di parametri. Analizzando spazi ed elementi di natura diversa sarà improbabile che tutti i parametri siamo presenti in ogni valutazione. Un possibile elenco è il seguente: • Realtà strutturale dello spazio: accessibilità, fruibilità, arredo urbano, connettività, manuten-

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zione, contestualità, sostenibilità. • Pratiche di condivisione dell’abitare: diversità, comunità/convivenza, frequentazione. • Sensazioni e sentimenti sociali: identità, sicurezza, percezione.

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La valutazione dei diversi caratteri strutturali e costituenti lo spazio, relativamente alle condizioni e alla struttura del contesto in cui è inserito e ai relativi processi di permanenza e trasformazione che tale spazio ha subito, costituisce un’analisi interpretativa e comunicativa essenziale per la definizione del grado di qualità spaziale e delle azioni quotidiane. L’analisi della qualità e la sua rappresentazione nelle schede si sono avvalse di più strumenti di studio. Le analisi dei parametri, secondo l’aspetto che interessano, sono state condotte attraverso tre diversi tipi di valutazioni: una valutazione tecnica, eseguita dal tecnico caratterizzata dalla cognizione e dall’applicazione delle discipline specialistiche del settore e dall’assenza di un giudizio soggettivo, quindi una valutazione solamente cognitiva-valutativa ottenuta da un’osservazione diretta durante i sopralluoghi; una valutazione sociale, compiuta dagli utenti dello spazio caratterizzata dalla flessibilità secondo la confidenza che essi hanno con lo spazio in cui vivono, ottenuta da delle conversazioni dirette con gli abitanti durante la permanenza nel luogo di interesse; una valutazione mista (o complessa) in cui la valutazione tecnica e quella sociale vivono in simbiosi sull’unico piano del potere valutativo, ma pur sempre logicamente separabili, quindi il giudizio tecnico viene doppiato, se così si può dire, da un successivo giudizio sociale poiché si

ritiene più opportuno far seguire alla conoscenza tecnica della realtà analizzata, una discrezionale della componente pubblica. La formazione di un atlante ricognitivo permette di costruire un quadro di orientamento idoneo all’analisi. Una nuova elaborazione degli studi che per ogni tipologia di spazio analizzato ha costruito un singolo atlante: uno per valutare la qualità degli spazi pubblici, composto da 26 indicatori inseriti all’interno di 14 dimensioni, in cui alcuni parametri si differenziano in base al tipo di spazio (uno per gli spazi verdi e uno per le piazze); uno per misurare quella degli spazi interclusi, anche esso composto da 24 indicatori disposti all’interno di 10 dimensioni; e uno per valutare lo spazio creatosi intorno alla fermata dell’autobus, comprendente 12 indicatori in 6 dimensioni. Il set di parametri scelti per la valutazione degli spazi pubblici a verde è composto da 24 indicatori ricadenti all’interno di 13 dimensioni: 2 indicatori all’interno della dimensione “Identità”: Grado del carattere identitario: il parametro serve a valutare il legame identitario che si è venuto a creare tra lo spazio in analisi e gli abitanti. Con il termine “carattere identitario” si intendono le radici, l’importanza che sul lungo periodo ogni spazio ha istallato ed acquisito nell’intero tessuto urbano. (Valutazione Sociale) Grado del benessere percepito: con tale dominio si intende valutare il benessere percepito dalle persone tramite la rilevazione di alcune opinioni soggettive sul proprio abitare lo spazio analizzato. Queste informazioni, esclusivamente


soggettive, forniscono un’informazione complementare a quella fornita dai dati oggettivi. (Valutazione sociale) 2 indicatori appartenenti alla dimensione “accessibilità”: Grado di difficoltà di accesso: con questo parametro si vuole valutare il grado dell’accessibilità di ogni spazio pubblico da parte dei possibili fruitori. Tale tiene in considerazione della presenza di ostacoli fisici che condizionano l’entrata e l’uscita dallo spazio. (Valutazione tecnica) Livello di presenza di spazi di sosta: la valutazione della presenza quantitativa delle aree di sosta e dei parcheggi è legata all’analisi della qualità del luogo urbano, della percorribilità del traffico, dell’impiego del luogo pubblico in altre attività come il passeggio, il giocare, ecc.. Poiché la non presenza di tali spazi costringe i cittadini a lasciare la propria automobile lungo la strada, che molto spesso costituisce il perimetro dello spazio verde, e a questo corrisponde una realtà degradata, il rallentamento del traffico e l’impossibilità di impiegare liberamente il luogo per altre attività. (Valutazione tecnica) 1 indicatore nella dimensione “Frequentazione”: Livello di quantità di frequentazione: il parametro rileva il livello di frequentazione del numero degli utenti dello spazio per la valutazione della sua intensità d’uso. (Valutazione tecnica)

1 indicatore all’inter no della dimensione “Fruibilità”: Grado di multifunzionalità dell’area: l’indicatore misura il numero dei diversi usi che gli abitanti fanno dello spazio. Gli usi che vengo considerati sono di diversa e molteplice natura. La diversità e la molteplicità degli usi sono i fattori su cui viene valutato il grado di multifunzionalità dello spazio. (Valutazione mista) 4 indicatori compresi nella dimensione “Arredo urbano”: Grado di quantità delle attrezzature: semplicemente indica il numero delle attrezzature presenti all’interno di un determinato spazio. (Valutazione tecnica) Livello di facilitazione delle attrezzature: indica il grado con cui il disegno e la disposizione delle attrezzature facilitano le relazioni tra i diversi abitanti di un determinato spazio, cioè il livello di forza centripeta delle attrezzature. (Valutazione mista) Grado di rispetto e tutela degli spazi: indica il livello della manutenzione dello spazio e delle attrezzature presenti al suo interno e in base a questo viene valutato il grado di rispetto che gli abitanti hanno di un luogo. Ad un alto livello del primo indicatore corrisponde un grado uguale del secondo. (Valutazione sociale) Grado di presenza di vincoli alla fruizione: l’indicatore misura la quantità dei vincoli alla fruizione dei diversi usi possibili rappresentati da

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strutture o elementi fisici. (Valutazione mista) 2 indicatori nella dimensione “Sicurezza”: Grado di sicurezza percepita: l’indagine sulla sensazione di sicurezza che i cittadini percepiscono quando si trovano all’interno dello spazio pubblico ci fornisce un quadro sulla preoccupazione di subire reati e delle relative conseguenze e in particolare sul livello di degrado socio-ambientale dello spazio. L’analisi riesce a rilevare numerose informazioni riguardanti la paura della criminalità, la preoccupazione di subire i reati, il riscontro che queste paure hanno nella vita di tutti i giorni, i sistemi di difesa messi in atto dai cittadini per proteggersi e la soddisfazione per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine nel controllare il territorio. Tali preoccupazioni non sono influenzate solo dai livelli di criminalità, ma anche da fattori come la percezione del rischio di subire un reato. La percezione, se negativa, limita la libertà, e i conseguenti comportamenti determinano un decadimento della qualità della vita. (Valutazione sociale) Grado dell’intensità d’uso dopo in tramonto: indica quanto viene utilizzato durante le ore notturne. (Valutazione tecnica)

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1 indicatore nella dimensione “Comunità/ Convivenza”: Grado di aggregazione sociale: l’indicatore misura il grado delle relazione che si creano all’interno dello spazio tra i cittadini. Grazie ad esso è possibile conoscere le opportunità di incontro e socializzazione che offre e scaturisce lo spazio e le sue attrezzature. (Valutazione sociale) 1 indicatore compreso nella dimensione “Sostenibilità”: Livello di sostenibilità ambientale: il parametro valuta l’equilibrio ecologico che lo spazio verde ha con il centro abitato oltre all’impronta funzionale e paesaggistica di tale. Importante poiché lo spazio verde, con il suo sistema complesso formato dall’insieme di superfici e di strutture vegetali, è considerato senza dubbio uno degli elementi decisivi per il miglioramento della qualità della vita in città. Quindi, tale spazio, si configura come bene di interesse collettivo e come risorsa multifunzionale per la città e i suoi abitanti. (Valutazione tecnica) 4 indicatori nella dimensione “Percezione”:

1 indicatore all’inter no della dimensione “Contestualità”:

Livello di intensità dell’organizzazione spaziale: indica il grado di organizzazione e pianificazione della zona. (Valutazione tecnica)

Livello di buona condizione estetica del contesto urbano: il parametro valuta la qualità estetica percepita del tessuto edilizio e non, che compone il contesto urbano. (Valutazione mista)

Grado di intensità dell’interazione corpospazio: rappresenta la misura del livello di prossimità che ogni abitante ha con lo spazio in cui si trova, cioè quanto e in che modo una


persona usa tale spazio. (Valutazione tecnica) Livello di usi informali dello spazio: indica se sono presenti e in che quantità usi informali, cioè non studiati per lo spazio e/o le installazioni presenti. (Valutazione mista) Grado di distribuzione dell’uso dello spazio: indica l’omogeneità dei vari usi all’interno dell’intero spazio. (Valutazione tecnica)

Livello di diversità d’uso: indica se nella zona sono presenti modi differenti di d’uso. (Valutazione tecnica) Grado di presenza di soggetti sociali deboli: misura se in una determinata zona c’è la presenza di soggetti come i senzatetto e prostitute. (Valutazione tecnica)

1 indicatore all’inter no della dimensione “Connettività”: Grado di disponibilità dei mezzi pubblici o piste ciclabili: indica il grado di connettività di una determinata zona con il restante territorio limitrofo, per cui la presenza di reti di collegamento costituite da piste ciclopedonali e linee del trasporto pubblico. (Valutazione tecnica) 1 indicatore nella dimensione “Manutenzione”: Grado di intensità ed efficienza di manutenzione e pulizia: il parametro indica se è presente e di qualità il servizio di pulizia e manutenzione della zona. (Valutazione mista) 3 i n d i c a t o r i c o m p re s i n e l l a d i m e n s i o n e “Diversità”: Livello di diversità sociale: indica se è presenti nella zona una diversità sociale tra la popolazione residente, quindi se l’uso dello spazio e mono etnico o multietnico. (Valutazione tecnica)

• Schema del set di indicatori per la valutazione della qualità degli spazi verdi.

Per la valutazione della qualità degli spazi pubblici come le piazze sono stati inseriti, all’interno del set descritto precedentemente, altri indicatori come: Livello di degrado rilevato: il parametro è inserito all’interno di una nuova dimensione denominata “Salubrità” e misura quanto è degra-

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ta la zona presa in oggetto. La misurazione tiene di conto di vari elementi come la sporcizia e la conservazione delle attrezzature presenti. (Valutazione tecnica) Grado di intensità del verde: l’indicatore è inserito nella dimensione “Arredo urbano” e descrive la percentuale di superficie verde e di alberature che è presente all’interno di un determinato spazio pubblico. (Valutazione tecnica) Grado di funzionalità dei servizi presenti: l’indicatore viene inserito nella dimensione “Percezione”, tale indica la qualità, quindi l’efficacia, dei servizi presenti nel tessuto urbano limitrofo allo spazio. (Valutazione mista)

il set di parametri scelti per la valutazione degli spazi interclusi è composto da 24 indicatori ricadenti all’interno di 10 dimensioni: 1 indicatore all’inter no della dimensione “Identità”: Grado del carattere identitario: il parametro serve a valutare il valore identitario che ha assunto, nel tempo, lo spazio o l’edificio in analisi nel territorio. Con il termine “carattere identitario” si intendono le radici, l’importanza che sul lungo periodo ogni spazio ha istallato ed acquisito nell’intero tessuto urbano. (Valutazione Sociale) 1 indicatore appartenente alla dimensione “Accessibilità”: Grado di accessibilità: con questo parametro si vuole valutare il grado dell’accessibilità all’area in oggetto da parte dei possibili fruitori. Tale tiene in considerazione della presenza di ostacoli fisici che condizionano l’entrata e l’uscita dallo spazio. (Valutazione tecnica) 3 i n d i c a t o r i c o m p re s i n e l l a d i m e n s i o n e “Salubrità”: Livello di degrado rilevato: l’indicatore misura quanto è degradata la zona presa in oggetto. La misurazione tiene di conto di vari elementi come la sporcizia e la conservazione delle attrezzature o delle strutture presenti. (Valutazione tecnica)

146 • Schema del set di indicatori per la valutazione della qualità delle piazze.

Grado di conservazione: indica lo stato di conservazione dell’immobili o degli spazi presenti all’interno della zona di studio, quindi valuta la


qualità dello stato di fatto. (Valutazione tecnica) Grado di permanenza dello stato di fatto: il parametro misura l’intervallo di tempo in cui l’oggetto in analisi resta invariato. (Valutazione mista) 1 indicatore nella dimensione “Sicurezza”: Grado di sicurezza nell’intera area: l’indagine valuta il grado di sicurezza presente all’interno dello spazio o dell’edificio. L’analisi mette in luce la presenza di elementi o superfici che possono riportare dei danni agli utilizzatori all’interno o addirittura all’esterno dello spazio intercluso in analisi. (Valutazione tecnica) 5 indicatori nella dimensione “Contestualità”: Livello di buona condizione estetica del contesto urbano: il parametro valuta la qualità estetica percepita del tessuto edilizio e non, che compone il contesto urbano. (Valutazione mista) Grado del danno territoriale: indica il livello del danno sia ambientale che strutturale che lo spazio intercluso apporta nel territorio circostante. La superficie territoriale che può ricoprire l’entità del danno corrisponde alla grandezza dell’oggetto studiato. (Valutazione tecnica) Grado di chiusura al contesto urbano: indica quanto lo spazio intercluso in questione è aperto o chiuso, cioè se nella sua superficie spaziale presenta degli elementi di delimitazione dello spazio. (Valutazione tecnica)

Grado di inserimento nel tessuto urbano: l’indicatore indica se, la posizione geografica, è più o meno inglobata all’interno del tessuto urbano. (Valutazione tecnica) Grado di compatibilità con il contesto: misura la compatibilità architettonica e qualitativa tra l’oggetto in analisi e gli altri elementi che compongono il tessuto urbano circostante. (Valutazione tecnica) 4 indicatori nella dimensione “Condizione”: Grado di presenza di ostacoli fisici interni all’area: l’indicatore misura la quantità delle strutture o degli elementi fisici che condizionano l’accesso e la fruibilità della zona. (Valutazione tecnica) Livello di riappropriazione della vegetazione: valuta la condizione attuale, per quanto riguarda l’elemento verde, che si presenta all’interno dello spazio intercluso, quindi in poche parole indica lo stato di abbandono. (Valutazione tecnica) Grado di presenza di elementi inquinanti: semplicemente indica la quantità di eventuali elementi inquinanti. (Valutazione tecnica) Grado di presenza di vincoli: indica la quantità dei vincoli normativi che prescrivono l’uso e la pianificazione dell’oggetto in analisi. (Valutazione tecnica) 1 indicatore compreso nella dimensione “Sostenibilità”:

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Livello di sostenibilità ambientale: il parametro valuta l’equilibrio ecologico che lo spazio intercluso ha con il centro abitato. (Valutazione tecnica) 3 indicatori nella dimensione “Percezione”: Livello di usi informali nello spazio: indica se sono presenti e in che quantità usi informali, come l’occupazione, quindi non previsti dalla condizione in cui si trova la tipologia di spazio intercluso in analisi. (Valutazione sociale)

Grado di presenza di scenari di trasformazione: indica la quantità dei progetti di trasformazione d’uso e di recupero che sono stati già presentati all’amministrazione pubblica. (Valutazione tecnica) Grado della volontà di riappropriazione dello spazio: l’indicatore valuta il livello di volontà che gli abitanti hanno di ridare vita ed una nuova destinazione allo spazio intercluso. (Valutazione sociale)

Grado di barriera nel territorio: l’indicatore valuta il grado con cui lo spazio intercluso è percepito come barriera fisica tra due aree, entrambi presenti all’interno del tessuto urbano. (Valutazione mista) Livello dell’impatto visivo percepito: tale parametro indica la valutazione dell’impatto visivo percepito da chi abita nel territorio, in particolare in quello in prossimità di tale spazio. (Valutazione mista) 4 indicatori nella dimensione “Potenzialità”: Livello di potenzialità di riuso e di riconversione: indica la facilità con cui l’oggetto analizzato può essere trasformato e in particolare la quantità dei possibili riusi. (Valutazione tecnica) 148

Grado del potenziale urbano: indica il grado di potenzialità che lo spazio può avere, quindi la possibile valenza strategia che può costituire per l’intero territorio urbano. (Valutazione tecnica)

• Schema del set di indicatori per la valutazione della qualità degli spazi interclusi.

Il set di parametri scelti per la valutazione degli spazi alternativi delle fermate degli autobus è composto da 12 indicatori ricadenti all’interno di 6 dimensioni: 3 indicatori nella dimensione “Fruibilità”:


Grado di diversità d’uso: indica se nello spazio sono presenti modi differenti d’uso rispetto a quello previsto. (Valutazione tecnica) Livello di utilizzo: il parametro rileva il numero degli popolazione che usufruisce del trasporto pubblico dalla fermata in analisi. Da tale analisi è possibile anche accennare alcune ipotesi sulla misurazione dell’indicatore seguente. (Valutazione tecnica) Grado di efficacia del servizio di trasporto: indica la qualità del trasporto pubblico. Durante la misurazione l’indicatore tiene di conto di diversi aspetti, come la puntualità del servizio, la condizioni di viaggio, il rispetto delle corse, ecc.. (Valutazione sociale) 2 indicatori nella dimensione “Contestualità”: Grado di vicinanza al punto biglietteria: semplicemente l’indicatore indica la presenza di punti dove poter acquistare i biglietti per il servizio di trasporto pubblico e la vicinanza che questi hanno rispetto alla fermata. (Valutazione tecnica) Livello di presenza dei servizi esterni: il parametro misura la quantità dei servizi di vario genere che sono presenti nell’area limitrofa al punto della fermata. (Valutazione tecnica) 1 indicatore all’inter no della dimensione “Connettività”: Grado connettività_ indica il livello di connettività di una determinata zona con il restante territorio

limitrofo, reso disponibile dal trasporto pubblico. Per cui la presenza di reti di collegamento costituite dalle varie linee urbane ed extraurbane. (Valutazione tecnica) 1 indicatore nella dimensione “Manutenzione”: Grado di intensità ed efficienza di manutenzione e pulizia_ il parametro indica se è presente e di qualità il servizio di pulizia e manutenzione della struttura fisica della fermata e dello spazio limitrofo ad essa. (Valutazione mista) 3 indicatori nella dimensione “Percezione”: Grado di rispetto e tutela degli spazi_ indica il livello della manutenzione dello spazio e delle attrezzature presenti e in base a questo viene valutato il grado di rispetto che gli abitanti hanno del luogo in analisi. Ad un alto livello del primo indicatore corrisponde un grado uguale del secondo. (Valutazione sociale) Grado di benessere e comodità percepita_ con tale indicatore si intende valutare il benessere percepito dalle persone tramite la rilevazione di alcune opinioni soggettive sull’uso dello spazio analizzato. Queste informazioni, esclusivamente soggettive, forniscono un’informazione complementare a quella fornita dai dati oggettivi. (Valutazione sociale) Grado di aggregazione sociale_ l’indicatore misura il grado delle relazione, che si creano nello spazio, tra i cittadini. Grazie ad esso è possibile conoscere le opportunità di incontro e socializzazione che offre e scaturisce tale spazio

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alternativo. (Valutazione sociale) 2 i n d i c a t o r i c o m p re s i n e l l a d i m e n s i o n e “Salubrità”: Livello di degrado rilevato: l’indicatore misura quanto è degradata la zona presa in oggetto. La misurazione tiene di conto, in particolar modo, della qualità e della conservazione delle attrezzature o delle strutture presenti. (Valutazione tecnica) Grado della condizione estetica: tale parametro indica la qualità estetica della struttura analizzata. (Valutazione mista)

• Schema del set di indicatori per la valutazione della qualità degli spazi delle fermate degli autobus

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L’elaborazione dell’atlante ha consentito di provvedere alla definizione delle schede di ogni singolo spazio e degli obiettivi di qualità. Ogni valutazione consiste nell’attribuzione di un valore, da 1 a 10, a seconda dell’intensità del livello del parametro che si sta analizzando. Il valore non consiste nel rilievo quantitativo numerico preciso, ma nella stima approssimata

del grado di presenza o di qualità di un determinato elemento all’interno dello spazio. Sulla base del valore viene poi misurata la qualità dello spazio. Però in quest’ultima fase, è importante far attenzione all’entità del parametro. Cioè, ad esempio se nel caso del “livello di degrado rilevato” il valore d’intensità supera il grado 5 non è segno di buona qualità, viceversa per il parametro c h e m i s u r a l ’ i n t e n s i t à e l ’ e f fi c i e n z a d i manutenzione e pulizia. L’individuazione ricognitiva, dei caratteri sia spaziali che sociali, è stata condotta attraverso vari sopralluoghi, interviste agli abitanti del luogo e rilevamenti fotografici. Le indagini sono state svolte tramite una schedatura che per ogni spazio ha rilevato le principali informazioni localizzative e le note di identificazione dei caratteri strutturali e dei processi evolutivi. L’effettuazione dei rilievi ha progressivamente permesso di consolidare una lista tematica del livello di qualità, rafforzata dalla fotografia che ha aiutato a rappresentare i caratteri contemporanei dello spazio pubblico. Da tale analisi ne deriva una identificazione di immediata lettura delle caratteristiche dello spazio.

Questionario La scelta del questionario come uno degli strumenti d’indagine è una pratica feconda nell’ambito della ricerca, grazie alla sua capacità di integrazione del metodo quantitativo e di quello qualitativo. Un utilizzo corretto di tale strumento come mezzo di indagine necessita di una buona conoscenza sia delle norme fondamentali della statistica sia delle regole da osservare nella sua costruzione. L’uso improprio potrebbe rendere l’analisi invalidate. Per questo la corretta defini-


zione. Per questo la corretta definizione degli elementi appropriati costituisce la condizione preliminare senza la quale è impossibile valutare i risultati che emergono dal questionario. Quindi per la formulazione delle domande e la scelta delle dimensioni da includere ci siamo basati principalmente su due modelli già identificati e sperimentati. Uno di questi è il modello proposto dall’urbanista Giorgio Piccinato nel suo studio sulla felicità urbana all’interno del territorio Fermano, nelle Marche, e l’altro è quello dell’antropologa Lucia Carle nella sua ricerca della presenza della coscienza di appartenenza nella città di Montalcino, in Toscana. Studiati i due diversi modelli ne è stato costruito un ulteriore considerando la natura del territorio e l’obbiettivo finale dell’analisi. Nel questionario l’analisi dei dati si è articolata in più sezioni, basate su diverse dimensioni valoriali. Sono stati individuati vari elementi volti ad indagare il livello di apprezzamento per alcuni aspetti della vita in città. Tali elementi hanno costruito un indice additivo di soddisfazione per l’armatura urbana che tiene conto dei seguenti aspetti: condizioni ambientali e climatiche; bellezza del paesaggio; sicurezza pubblica; benessere economico; condizione lavorativa; strutture per il tempo libero; rete di trasporti pubblici sia urbani sia extraurbani; sistema sanitario; sistema scolastico; servizi commerciali. L’indice, costruito per aggregazione, ha permesso di individuare un asse fattoriale spiegato principalmente dagli elementi urbanistici e paesaggistici. Elementi che si suppone che denotino un sentimento di appartenenza della città. Agli intervistati, in questo caso gli abitanti, è stato chiesto di esprimere un livello di gradimento per i

gradimento per i diversi elementi e di mettere in luce le criticità e le potenzialità che possiede il territorio in cui abitano. Le dimensioni che sono state individuate sono le seguenti: • Sistema delle relazioni • Appartenenza territoriale • Associazionismo e partecipazione alle iniziative del comune • Il rapporto con la città • Il tempo libero • La mobilità • La dimensione abitativa • Il lavoro • La condizione economica L’obiettivo del questionario consiste dunque nel cercare di apportare ulteriore documentazione alla ricerca spostando l’attenzione sul grado di soddisfazione dell’ambiente urbano e sulla qualità della vita che ogni abitante esprime.

Osservazione diretta L’osservazione è uno dei modi privilegiati della ricerca qualitativa che permette di conoscere ciò che succede nello spazio e, attraverso questo processo, di acquisire una maggiore consapevolezza delle condizioni reali, delle azioni e delle pratiche degli abitanti e della stretta interazione tra i primi e i secondi. Il metodo dell’osservazione diretta risale alle ricerche svolte da etologi per descrivere in modo analitico il comportamento degli animali, per capire il loro modo di agire nel loro ambiente naturale. O anche, da etnografi, per descrivere le popolazioni, di un

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determinato territorio, nei loro usi e costumi. In entrambi i casi l’osservazione è “sul campo”, vale a dire in condizioni che non sono artificialmente predisposte. L’approccio etnografico coglie gli elementi di complessità di una situazione registrando il flusso naturale, processi e atteggiamenti da una prospettiva interna. Diversamente dall’osservazione in condizioni costruite “ad hoc” (in studio o in laboratorio), l’osservazione è condotta secondo modalità naturali e ciò che viene osservato non viene interpretato ma descritto analiticamente. In altre parole, l’approccio etnografico non si preoccupa tanto di trovare delle prove per spiegare il rapporto di causa-effetto tra eventi, quanto invece di capire cosa succede in un dato contesto mantenendo nel quadro gli elementi del contesto osservato e valorizzandoli in quanto forniscono punti di vista diversi sulla cui base condurre successivamente l’interpretazione. Un apporto da più punti di vista aiuta infatti ad illuminare i dati da diverse prospettive, di arricchire così il quadro e di v a l i d a r n e l ’ i n t e r p re t a z i o n e a t t r a v e r s o l a correlazione dei diversi punti di vista. Vediamo in p r i m o l u o g o c o s a v u o l d i re o s s e r v a re , considerando questo verbo in relazione con altri simili: diversamente da vedere, un verbo di percezione che non implica intenzione, osservare è un atto intenzionale. Osservare è più di guardare. Con il guardare condivide l’intenzionalità, ma diversamente dal “guardare” cerca anche di “serbare”, e cioè, di registrare quanto visto: osservare è un guardare mirato, per mettere a fuoco ciò che si ritiene significativo e rilevante, ed è insieme un registrare ciò che è rilevante per uno specifico obiettivo. Saper osservare implica dunque assai più di quanto la

parola non suggerisca: significa imparare a guardare intenzionalmente in modo da poter “serbare” e cioè conservare i dati osservati, per poterci tornare sopra e riflettere. Per fare questo occorre saper descrivere e nominare ciò che si osserva, essere perspicui, evitando la generalizzazione e evitare di interpretare troppo presto, ma osservare lungamente da più punti di vista. Ma osservare vuole anche dire descrivere il più possibile fedelmente le caratteristiche di un determinato evento, di un comportamento, di una situazione e delle condizioni che si verificano in un determinato spazio. Poiché condotta da una persona che ha sue proprie convinzioni e valori, l’osservazione può essere “oggettiva”? E’ questa una diatriba annosa, nota anche come il “paradosso dell’osservatore”: come può infatti la descrizione essere affidabile se ciò che si osserva è condizionato dalla presenza dell’osservatore? In questo tipo di ricerca si è ben consapevoli del fatto che la presenza di un osservatore modifica ciò che si osserva. C’è chi considera la soggettività come un rischio possibilmente da evitare perché fonte di errore e c’è chi invece la vede come una risorsa, un ulteriore elemento conoscitivo e considera la soggettività una via principe per la conoscenza e la comprensione di un evento di una situazione, di un comportamento. Secondo la logica sperimentale classica è necessario eliminare il più possibile i rischi di distorsione dell’osservazione legati alla soggettività di chi la conduce (si pensi al tipico esperimento di laboratorio condotto dal chimico o dal biologo); in altri campi del sapere, le impressioni soggettive vengono invece considerate una risorsa, una ricchezza: la opposta a quella sperimentale classica: da una parte la


neutralità “a tutti i costi” (posto che sia raggiungibile), dall’altra un connubio tra i dati e il modo di percepirli che considera il vissuto emozionale dell’osservatore un elemento cardine dell’attività conoscitiva, purché tenuto sotto controllo. Quello degli effetti della soggettività è comunque un grosso problema: anche qualora si adottino procedure osservative molto rigorose e controllate, il rischio di distorsioni legate alla soggettività rimane, L’obiettività, la perfetta aderenza alla realtà è una meta a cui l’osservatore deve tendere anche se è un concetto limite, forse impossibile da tradurre in pratica, soprattutto quando si tratta di osservare l’uomo, i suoi atteggiamenti, le sue reazioni emotive, il tono delle sue relazioni con gli altri. Nell’osservazione il rischio è di vedere (e capire) ciò che ognuno vuole vedere (e capire). Per osservare nello spazio urbano con un approccio etnografico occorre disporsi a vedere e a capire una situazione in modo neutrale. Le informazioni vengono raccolte direttamente dal rilevatore per mezzo dei propri sensi o mediante strumenti di misurazione fisici. L’utilità degli strumenti risiede nella loro capacità di far nascere domande e trovare le risposte alle domande, di mettere in luce imprevisti e aprire orizzonti inaspettati, di vedere gli aspetti costitutivi di un problema e come vengono gestiti. Gli strumenti restituenti i dati che poi vengono analizzati, permettono di cogliere gli aspetti osservabili in modo esplicito, fornendo così le evidenze utili per procedere all’interpretazione. Gli strumenti che favoriscono una osservazione diretta sono diversi. Alcuni di questi consentono una registrazione dei dati poco strutturata, altri più strutturata. Due degli strumenti utilizzati per la pratica di osservazione, in particolare in questo

lavoro di tesi, sono i seguenti: • Uso di strumenti di registrazione e fotografia. Uno dei modi è il ricorso all’uso di strumenti per osservare in modo da poter conservare i dati. Il fatto stesso che ciò che viene osservato debba essere registrato richiede di oggettivarlo e lo rende possibile ad essere guardato da una certa distanza, in differita, dopo l’osservazione. In poche parole una sorta di cronaca diretta, in cui l’osservatore registra gli eventi mentre succedono. Il dato osservato viene registrato unitamente ad elementi relativi al contesto e ad elementi che ne possano favorire l’interpretazione. Tali strumenti rappresentano modalità interattive di osservazione ed interpretazione. In particolare le fotografie sono oggetti di relazione tra la realtà e la sua rappresentazione. Facciamo riferimento qui ai rapporti tra realtà e immagini della realtà. Le fotografie, se da un lato non sono delle registrazioni neutre del mondo, da un altro lato fanno esplicito riferimento ad esso, ponendo in relazione la realtà tridimensionale, tangibile, osservabile con la sua rappresentazione iconica bidimensionale, e questa, a sua volta, con le diverse persone coinvolte nella produzione e nell’interpretazione. Grazie a questa qualità abbiamo la possibilità di entrare in rapporto con luoghi, tempi e persone non direttamente percepibili, e di analizzarli attraverso le immagini fotografiche. • Pluralità di prospettive e punti di vista. Infine, poiché il contesto assume un ruolo centrale e imprescindibile nell’osservazione di uno spazio o di un elemento al suo interno, da

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un lato è auspicabile che la lettura dei dati avvenga in tale contesto, in cui i dati sono raccolti e dall’altro, che le persone osservate partecipino all’interpretazione dei dati, rende l’osservazione meno soggettiva in quanto correlabile con altri punti di vista. Questo modo permette di restituire un quadro più ricco di una data situazione rispetto a quello visto da una sola prospettiva, soprattutto durante l’interpretazione dei dati. Per interpretare gli indizi, i segnali visibili che rimandano a ciò che non è visibile, le azioni e i processi che prendono vita all’interno dello spazio pubblico, è utile parlare e intervistare le persone che abitano tale spazio e che potranno così offrire dati dalla loro prospettiva.

APPLICAZIONE DEL METODO NEL COMUNE DI EMPOLI IDENTIFICAZIONE DEI TESSUTI URBANI D’INDAGINE: CASO 1 E CASO 2

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Nella città di Empoli l’analisi della qualità della vita è stata sperimentata su due aree del tessuto urbano: in una prima area che interessa il centro storico e tutto il tessuto fino alla stazione, allargandosi in parte verso est ed ovest, e in una seconda area, ad ovest dell’area precedente, circoscritta dal primo tessuto di espansione fino a quello più recente dove è presente il centro commerciale. I due tessuti presentano sostanziali differenze tra di loro, non solo di impianto, ma anche di funzionalità. Il tessuto centrale è stato scelto per il suo valore patrimoniale, ma in particolare per la sua funzione di centro per tutte le dotazioni e per la popolazione. Tale area attual-

mente è caratterizzata da processi di abbandono, di decentramento dei servizi e di concentrazione della popolazione straniera. Questi processi stanno contribuendo al degrado che oggi interessa il centro storico. Mentre il tessuto periferico è stato selezionato per la sua autonomia totale rispetto a quello centrale, in poche parole, con il tempo esso ha consolidato la sua indipendenza per quanto riguarda la vita dei cittadini. Tale indipendenza è legata alle funzioni e ai servizi, da quelli di quartiere come i negozi di vicinato a quelli comprensoriali come l’ospedale, che sono stati inseriti ed inglobati nel tessuto urbano e che hanno permesso ai residenti nella zona di non spostarsi in centro per le azioni e i bisogni della vita quotidiana. In particolare la presenza del centro commerciale ha concentrato la vita nella periferia, spostandola così dal centro. Di entrambi le aree, sono stati analizzati gli elementi e gli spazi che compongono la città e che hanno una maggiore influenza sulla qualità della vita.


ANALISI DEL CASO 1

Rete e qualità dei servizi La rete dei servizi funzionali alla vita quotidiana della popolazione si è mostrata vacillante, in quanto, si, è presente una pluralità delle tipologie ma essa è interessata sempre più a fenomeni di abbandono e decentramento. Infatti il processo che caratterizza, in particolare i servizi commerciali, vede una loro instabilità rappresentata dalla chiusura e conseguente riapertura degli stessi in un tempo troppo breve. Quindi i servizi risultano in continua trasformazione. L’effetto che tale processo produce è quello di uno spostamento della vita collettiva che fino a poco tempo fa era presente solo nell’area in analisi, verso alti spazi più periferici. Nell’intera area, centrale, sono presenti servizi commerciali, scolastici, sanitari, sportivi, e per il tempo libero. Dall’analisi si nota un’alta concentrazione dei servizi commerciali che si dispone oltre, che all’interno del quadrato del centro storico, sugli assi viari principali: Via Roma, Via Masini, Via Chiarugi, Via Fratelli Rosselli.

Una media concentrazione di diversi servizi scolastici, disposti subito al di fuori del centro storico tranne la sede della facoltà universitaria che invece ricade al suo interno, e dei servizi per il tempo libero la cui disposizione, nell’intera area, risulta omogenea. Mentre i servizi sanitari di base, come farmacie, ambulatori e Asl, risultano in una bassa concentrazione, essendo presenti maggiormente nelle aree circostanti. Un altro fenomeno, attuale, riguarda lo spostamento dei cittadini residenti nel centro verso le aree esterne per usufruire dei servizi che in tali aree sono più facilmente raggiungibili con i propri mezzi. Ciò è una conseguenza della difficoltà di raggiungere i servizi, data dal vincolo della zona blu che interessa tutto il centro storico, e dalla conseguente intensità di traffico presente nelle strade adiacenti. Entrambi gli elementi contribuiscono all’affollamento degli spazi di sosta che risultano così insufficienti, in particolare in alcuni giorni della settimana e in determinate fasce orarie.

155 • Schema di sintesi della rete e distribuzione dei servizi nell’area urbana centrale in relazione al tessuto circostante.






Oltre all’analisi della rete dei servizi, è stato studiato il suo impatto, tramite l’individuazione per ognuno del raggio di fruibilità ideale. In base alla sovrapposizione delle varie circonferenze di ogni tipologia di servizio, sono state rilevate delle aree che esprimono il livello di qualità del tessuto urbano in base al numero dei servizi presenti in

esse: alta, media e bassa qualità. Da ciò è stato possibile individuare come queste aree sono disposte all’interno dello spazio analizzato. Le aree, dove si concentra la qualità più alta, di tutti i servizi, si presentano nelle prima fasce di espansione urbana ad est e ad ovest del centro storico. La densità dei pallini visibili nelle mappe

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corrisponde alla densità di popolazione e quindi all’impatto del fenomeno / servizio analizzato.

Mobilità

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Per lo studio della mobilità sono stati analizzati gli elementi che la caratterizzano. Sono stati individuati sedici tracciati viari a maggiore flusso automobilistico che corrispondono agli assi principali della struttura urbana. A rafforzate tale individuazione è l’analisi della disposizione dei poli attrattori presenti nell’area, come i supermercati, le varie tipologie di scuole, la stazione ferroviaria e le strutture religiose, che risulta esclusivamente presente lungo gli assi viari di maggior traffico. Altri elementi sono le piste ciclabili e i percorsi pedonali segnalati che parallelamente corrono lungo gli assi viari principali, da nord a sud tagliando perpendicolarmente il centro urbano e ad est lungo tutta Via Masini. Inoltre è stata analizzata la disposizione di alcuni elementi di con-

testo agli assi viari che hanno una maggiore influenza sul sistema della mobilità: gli attraversamenti pedonali, i nodi principali di smistamento del traffico veicolare ed i parcheggi pubblici. In particolare sono stati evidenziati quegli elementi pericolosi per i pedoni e problematici per lo smistamento del traffico risultanti così punti di elevata congestione. In conclusione da tale analisi, si evince una mobilità lenta e complessa, favorita da un’alta concentrazione di popolazione che si sposta all’interno dell’area per molteplici interessi.



Trasporto pubblico

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Da dieci anni a questa parte, nel tessuto urbano centrale della città, il sistema del trasporto pubblico si è organizzato e sviluppato sempre di più. Proprio l’amministrazione pubblica, nel 2008, ha voluto analizzare e discutere il trasporto pubblico locale con l’interesse di riorganizzare il servizio di mobilità così da incentivarne il suo utilizzo da parte di un numero sempre più crescente di cittadini. In seguito ha redatto un protocollo rivolto alla nuova organizzazione delle fermate, alla realizzazione di un capolinea efficiente e sicuro e al miglioramento dei servizi. Per quanto concerne l’ambito del trasporto pubblico nell’area di studio si concentrano le maggiori linee urbane dell’autobus che collegano il centro, ma soprattutto la stazione ferroviaria, con il restante territorio comunale: il tratto che dalla stazione ferroviaria collega la frazione di Martignana, passando da quella del Pozzale e Case Nuove, ha una frequenza di circa due ore; il tratto Avane – Ponzano ha una frequenza di circa trenta minuti; il tratto Ponte a Elsa – Zona Sportiva ha una frequenza di circa due ore; ultimo è il tratto Avane – Corte Nuova con frequenza sessanta minuti. Importante la presenza delle stazioni, sia ferroviaria che dell’autobus, adiacenti l’una all’altra, che rappresentano il fulcro di tutte le linee. Sono state analizzate anche le fermate e la loro disposizione nell’area, quest’ultime risultate lungo gli assi viari principali. A riguardo è stata studiata l’area che si è creata intorno, considerandola un nuovo spazio collettivo, con valenza pubblica, in cui ultimamente sono nate nuove pratiche dell’abitare. Tale spazio è interessato da nuovi usi assumendo così una valenza alternativa, simbolo

di trasformazione. Alla trasformazione della funzione dello spazio corrisponde una crescita del livello di aggregazione sociale che vi è presente anche indipendentemente dal passaggio del trasporto. Nelle schede di valutazione della qualità dello spazio analizzato, i colori dei parametri fanno riferimento al tipo della metodologia di valutazione utilizzata per misurarne l’intensità (descritta precedentemente nel paragrafo “Parametri valutativi” a pagina 141 ): il colore blu collega ad una valutazione tecnica; il colore rosso ad una sociale; e il colore viole, ottenuto dall’unione dei due colori primari, indica l’uso di una valutazione mista. Il livello di qualità delle fermate analizzate è stato determinato dalla somma di tutti i valori positivi e negativi delle valutazioni di ogni parametro. A seconda del significato dell’oggetto che misura il parametro i valori sono stati assegnati in base alla posizione del grado, ottenuto tramite la valutazione, a destra o a sinistra della mediana (in questo caso livello 5 su una scala da 0 a 10). Per cui dal risultato della somma per ogni spazio analizzato è stato assegnato un unico valore positivo (rappresentato graficamente con la “faccina felice”) o uno negativo (con la “faccina triste”). Quest’ultimo metodo è stato applicato a tutte le valutazioni di qualità degli spazi, che seguiranno.



Spazi pubblici

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L’analisi dello spazio pubblico vede lo studio delle due figure che lo rappresentano: lo spazio verde e la piazza. Per entrambe le figure è stato misurato il livello della loro qualità attraverso la valutazione dei parametri descritti precedentemente nel paragrafo “Parametri valutativi”. Nell’area lo spazio pubblico, maggiormente presente è quello per eccellenza costituito dalla piazza, di queste ne sono presenti tre: Piazza Farinata degli Uberti, Piazza della Vittoria, all’interno del centro storico, e piazza Don

Giovanni Minzoni situata difronte alla stazione ferroviaria. Mentre per quanto riguarda gli spazi verdi, ne sono presenti due: il primo nel Viale Bruno Buozzi, il secondo nella Via XI Febbraio. Entrambi sono parchi urbani caratterizzati da aree verdi, più o meno estese, che svolgono l’importante funzione ricreativa e ambientale. Purtroppo dall’analisi emerge come queste rappresentino i punti più sensibili e preoccupanti addirittura dell’intera città. La vicinanza alla stazione ferroviaria e i collegamenti con i poli scolastici, le rendono, il primo parco maggiormen-


te due delle aree frequentate e conosciute di Empoli. Essendo luoghi di elevato passaggio, sono diventati da molto tempo il centro della prostituzione e dello spaccio. Ciò ha provocato il degrado che ad oggi caratterizza i due spazi. Spazi, la cui proprietà è stata defraudata ai cittadini empolesi e che il comune, già da qualche

hanno, sta cercando di restituirgliela, attraverso azioni di riprogettazione e riorganizzazione di alcuni servizi come quello dell’illuminazione. Quindi appare, così, un quadro abbastanza critico dello spazio pubblico in particolare di quello destinato al verde.

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Spazi interclusi Il tessuto urbano centrale presenta al suo interno tre spazi interclusi. In questo caso si tratta di sedi abbandonate di attività ad oggi cessate: il complesso dell’ex Vitrum, in Via Giovanni da Empoli; l’edificio dell’ex Sert, in Via Gaetano Fabiani; e parte del complesso dell’ex Ospedale San Giuseppe, in via Luigi Paladini. In base alla matrice tassonomica, già consolidata dalla ricerca Rossi – Zetti, nel 2018, di tali spazi è stata identificata, per ogni edificio, la tipologia di spazio intercluso che più rispecchia le sue caratteristiche. Le tipologie individuate nell’area analizzata sono le seguenti:

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• Spazi INTERrotti: Ricadono all’interno della tipologia gli spazi di sospensione, i quali sono passati da una condizione di attività ad una di sosta, e gli spazi di attesa di cui un esempio sono gli elementi architettonici incompiuti che spezzano il ritmo urbano prevalente, la loro condizione rimane bloccata. Tali spazi sono la causa del forte degrado e di rilevanti problematiche ambientali all’interno del tessuto urbano e il prodotto di più fattori: le nuove logiche spaziali del modello capitalistico; l’indifferenza nei confronti del territorio, come risorsa e bene comune; la crisi economica; e la scarsa attenzione alla città durante la progettazione. Gli spazi presenti all’interno dell’area analizzata, che mostrano queste caratteristiche e condizioni, sono il complesso dell’ex Ospedale e l’edificio dell’ex Sert. • Spazi INTERattivi: La tipologia racchiude gli spazi intermedi che possono essere sia di con-

flitto di natura politica, sia di resistenza di natura progettuale. Quest’ultimi sono l’espressione della riappropriazione e dell’uso collettivo da parte di alcuni abitanti dei propri ambienti di vita, un esempio è l’abitare informale (l’occupazione). Gli spazi INTERattivi sono veri e propri serbatoi di creatività e diversità. In base alle condizioni descritte solo il complesso dell’ex Vitrum può ricadere in questa tipologia di spazi.




Integrazione sociale L’analisi del mixité sociale ha mostrato una concentrazione della multietnicità nel centro storico e una esclusione nel restante tessuto urbano. In quest’ultimo prevale la comunità italiana, ma molte sono le comunità straniere, in particolare quella africana e quella cinese che risiedono in interi complessi edilizi ghettizzandosi, se cosi si può dire. Tra questi fenomeni, due risultano importanti: • Il primo riguarda la concentrazione di una sola etnia straniera simbolo della mal o addirittura assente integrazione di tale popolazione nella società. Essa è dipesa dalla capacità di socializzazione, tra le diverse comunità che si trovano ad abitare lo stesso territorio, risultata in questo caso scarsa. Quindi nel tessuto urbano è presente una vera e propria ghettizzazione della popolazione minore all’interno di alcuni edifici, cosi detti “sensibili”, la maggioranza dei quali vicini alla stazione, che perciò non corrispondono più ai criteri attuali di un carattere misto e di urbanizzazione. In conclusione tale fenomeno, quello dell’esclusione sociale, non è simbolo di una buona qualità della vita poiché ai margini di tale aree si possono creare spazi e pratiche di conflitto. • Il secondo fenomeno, opposto a quello precedente, evidenzia la convivenza di più etnie nel centro storico, che però ha comportato l’allontanamento della comunità italiana, decentratasi. Tale fenomeno negli ultimi tempi è stato considerato un processo a doppia faccia, infatti se molti attribuiscono una virtù alla mixitè

sociale individuandola come simbolo, soluzione e condizione di un migliore abitare, tanti altri sostengo che essa sia una “falsa convinzione” poiché l’idea che, mescolando diverse funzioni o mettendo le persone nello stesso luogo, queste cominceranno ad interagire sembra risultare falsa. Non è detto che le diverse comunità riescano a condividere gli stessi spazi, quindi ad integrarsi. Per cui pare che se il mixitè sociale, all’interno di una determinata area, supera una certa soglia di intensità possa diventare indice di disagio perché la troppa diversità incrinerebbe la condivisione. Entra in gioco il fattore di tolleranza nei confronti di situazioni ed usi dello spazio collettivo differenti che si traduce nel non avvicinarsi troppo pur vivendo nello stesso luogo. In altre parole per evitare eccessive prossimità vengo tenute certe distanze di sicurezza. Nella lettura dell’analisi del quadro che illustra la composizione sociale, presente nel tessuto urbano centrale della città, sulla base di quanto concerneattribuito un valore positivo ai fenomeni

169 • Schema di sintesi della densità di integrazione sociale nel tessuto urbano.



di inclusione per noi simbolo della presenza di processi di accettazione da parte di ogni singola etnia verso le altre, mentre un valore negativo ai fenomeni di “auto-ghettizzazione” delle varie etnie straniere, questi invece simbolo di chiusura e di conservazione della propria cultura e tradizione escludendo così ogni tipo di interscambio e comunicazione con la comunità locale.

Mappa della felicità urbana Il fenomeno della qualità della vita è determinato da un insieme estremamente complesso di fattori, di diversa natura, che si sovrappongono e interagiscono tra loro su e nel territorio. Nella mappa risulta possibile individuare le dinamiche e le tendenze di fondo. Appare quindi utile utilizzare un indicatore che sintetizzi lo stato della qualità della vita nel tessuto urbano centrale: in questa indagine facciamo riferimento al numero delle dotazioni che offre la città in cui la qualità della vita è relativa alla popolazione. Il tessuto è caratterizzato da una prima concentrazione del livello elevato della qualità della vita nel centro storico e in una seconda dal centro verso sud, in prossimità della stazione ferroviaria, che però risulta discontinua poiché in essa il grado di vivibilità non è omogeneo, passando da scarso a elevato in breve spazio. Nella mappa è possibile vedere dove vi sono alcuni segnali di scarsa qualità della vita.

Nei tessuti più lontani dal centro la situazione illustrata non ci induce in facili ottimismi perché man mano che ci allontaniamo dal centro la qualità della vita si abbassa. Seguono nelle pagine successive le seguenti mappe: • • • • • • •

Mappa della qualità dei servizi Mappa della qualità della mobilità Mappa della qualità del trasporto pubblico Mappa della qualità degli spazi pubblici Mappa della qualità degli spazi interclusi Mappa della qualità dell’integrazione sociale Mappa della felicità urbana

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• Mappa della qualità dei SERVIZI


• Mappa della qualità della MOBILITA’


• Mappa della qualità del TRASPORTO PUBBLICO


• Mappa della qualità degli SPAZI PUBBLICI


• Mappa della qualità degli SPAZI INTERCLUSI


• Mappa della qualità dell’INTEGRAZIONE SOCIALE


• Mappa della FELICITA’ URBANA


ANALISI DEL CASO 2

Rete e qualità dei servizi La rete dei servizi presente nell’area periferica si è consolidata e allargata con lo sviluppo della città, rendendo cosi l’area un vero e proprio sistema autonomo. La caratteristica autonoma è data dalla presenza di tutti i servizi indispensabili per la vita quotidiana. La massima intensità del numero di tali servizi si concentra in due distinte zone del tessuto urbano: nella prima fascia di espansione e nel centro commerciale ai margini della città. essendo due tipologie completamente diverse, sia per la loro conformità che per la loro funzione, anche i servizi che ricadono al loro interno, presentano caratteristiche diverse. Infatti nel primo caso troviamo una tipologia di servizi rivolta maggiormente a soddisfare i bisogni quotidiani. Nell’area i servizi assumono una conformazione puntiforme e variegata. Mentre nel secondo caso i servizi si concentrano in un unico punto, all’interno del centro commerciale, e soddisfano e rispondono a una scala di bisogni più ampia. Infatti in esso si racchiudono i negozi commerciali più grandi, i servizi sportivi come la palestra, quelli sa-

nitari come la farmacia, la guardia medica e diversi ambulatori di medici di base oltre che alcune sedi di pubblica sicurezza e vigili del fuoco. La presenza di tutti i servizi nell’intero tessuto analizzato ha comportato una concentrazione della vita quotidiana al suo interno, annullando cosi il bisogno dello spostamento verso il centro dei residenti della zona. A tale fenomeno corrisponde un processo inverso che vede lo spostamento dei residenti nel tessuto centrale verso quello periferico per usufruire dei servizi li presenti più facilmente raggiungibili con i mezzi privati. Ciò è favorito dal soddisfacente collegamento sia urbano che extraurbano. Infatti, il sistema attrae anche la popolazione residente negli altri centri satellite presenti nel territorio comunale ed extra comunale. In conclusione l’area in analisi presenta un forte livello di integrazione di diverse tipologie di servizio, per questo offre al cittadino vari esercizi commerciali, scolastici, sanitari, sportivi e per il tempo libero.

• Schema di sintesi della rete e distribuzione dei servizi nell’area urbana periferica in relazione al tessuto circostante.

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Riguardo l’impatto dei servizi sulla qualità della vita, valutato in base alla sovrapposizione dei vari raggi di fruibilità ideale di ogni servizio nelle diverse tipologie, sono state rilevate delle aree del tessuto urbano di maggiore qualità che, come avevamo già visto nell’analisi della loro struttura, si trovano

una nella prima fascia di espansione urbana e l’altra nell’area del centro commerciale, ultima frangia del tessuto a contatto con la campagna. Naturalmente la qualità dei servizi diminuisce man mano che ci si allontana dalle aree prima individuate.

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Mobilita’

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Il quadro conoscitivo all’interno del piano generale del traffico urbano redatto dal comune di Empoli in collaborazione con la Polizia Municipale che raccoglie i dati sui flussi veicolari, sulla regolamentazione della sosta, sul tasso di incidentalità e sui trasporti pubblici, rileva un considerevole aumento del traffico giornaliero che è cresciuto dal 68% al 71% a fronte di un leggero incremento della popolazione che è cresciuta del 4% dal ’91 al 2001 e di un altro 4% dal 2001 a oggi. L’area in oggetto essendo essa punto di ingresso e uscita dal capoluogo comunale ha un transito in media pari a 9600 veicoli/ora rilevato nelle tre fasce orarie principale (mattina dalle 07.30 alle 09.30, pomeriggio dalle 13.00 alle 15.00, sera dalle 17.30 alle 20.00). il maggior flusso è stato registrato nella fascia serale. Quindi la zona studiata presenta un quadro critico a livello della mobilità Le due strade statali, che collegano direttamente il centro urbano con la Strada di

Grande Comunicazione (S.G.C Fi-Pi-Li), fanno si che all’interno di quest’area ci sia una grande mole di traffico. Nel traffico si possono rilevare tre diverse componenti: autovetture e veicoli commerciali leggeri, due ruote e veicoli commerciali pesanti. In media più del 90% è composto dalla prima categoria di veicoli, quelli leggeri, il 3% circa da quelli pesanti e il restante 6% circa da cicli e motocicli. La percentuale più alta dei veicoli commerciali pesanti si registra lungo Via Della Repubblica, una delle arterie della città, ed i tratti viari che la precedono e eseguono. Nella zona, per il traffico rilevato, si concentra anche la maggiore incidentalità. Infatti, le strade in cui si concentra il numero più alto di sinistri all’anno sono: Via Livornese (138 incidenti) e Via Lucchese (100 incidenti). Queste vie costituiscono due degli accessi principali alla città. L’analisi degli elementi di contesto della viabilità vede una distribuzione dei parcheggi esterna al tessuto urbano, lungo i margini a nord e sud della città in corrispondenza di alcuni poli attrattori che



vi si concentrano, e una presenza di nodi principali di slittamento del traffico veicolare all’interno lungo uno degli assi principali di collegamento. È stato studiato anche il disegno delle piste ciclabili e dei percorsi pedonali specificamente segnalati, che appare nella maggior parte della zona in analisi, se non quasi in tutta. In conclusione, grazie alle due vie principali e alla rete interna costituita dalle vie secondarie, la zona è facilmente percorribile, salvo alcuni periodi dell’anno dove in determinate fasce orarie si creano piccole congestioni che rallentano il traffico (come il momento di entrata ed uscita dalle scuole presenti lungo il Viale Raffaello Sanzio e l’ora di punta serale, quando c’è l’uscita dai luoghi di lavoro.

Trasporto pubblico La rete del trasporto pubblico urbano di competenza del comune di Empoli è costituita da sette autolinee, solo tre passano all’interno dell’area analizzata: • Empoli - Zona Sportiva - Ponzano - Empoli; il programma di esercizio nei giorni settimanali è costituito da 15 corse circolari, al giorno, nell’arco orario 06,30-20.00. il servizio ha cadenzamento a frequenza di 30 minuti.

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• Empoli - Zona Sportiva – Cortenuova – Tinaia – Pontorme - Empoli; il programma di esercizio nel giorno feriale tipo è costituito da 17 corse circolari nell’arco orario 06.00-19.00. Il servizio ha cadenziamento a frequenza di 60 minuti con intensificazioni nelle ore di punta (07.00-12.00) a

due corse l’ora. • Empoli - Zona Industriale - Ponte A Elsa – Empoli; il programma di esercizio ogni giorno della settimana è costituito da 28 corse circolari nell’arco orario 06.00-20.00 tra la stazione ferroviaria di Empoli e la frazione di Ponte A Elsa con cadenziamento a frequenza di 160 minuti, nel periodo scolastico inserisce altre 7 corse dentro la città nelle fasce 07.45-08.45 e 12.45-13.45. La percorrenza totale annua delle suddette autolinee, indicata dal quadro conoscitivo del piano generale del traffico urbano, risulta di poco superiore agli 880.000 chilometri per circa 35.000 ore di servizio. Al giorno, durante la settimana, le corse sono complessivamente 309, ma nel periodo estivo il servizio si riduce del 23% circa per un totale di 237 corse al giorno. Le fasce orarie nelle quali vengono effettuate la maggior parte delle corse sono quelle di punta: la fascia delle ore 07.00 alle ore 09.00 con il 20% delle corse e la fascia dalle ore 12.00 alle ore 15.00 con il 25% delle corse. Per quanto riguarda l’analisi dei cittadini che utilizza il trasporto pubblico per il loro spostamento, complessivamente per tali linee il movimento passeggero relativo, dall’indagine svolta nel 2001 dall’azienda Lazzi, è risultato pari a 990 utenti sul totale delle corse esercitate, con una media 10 passeggeri per ogni corsa. Oltre alle linee urbane e alla loro intensità sono state analizzate le fermate e la loro localizzazione nell’area. La maggiore intensità di fermate risulta lungo gli assi viari principali, dove sono situati i principali poli attrattori dell’intero territorio comunale e non solo: lungo Via Raffaello Sanzio



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dove sono collocate tutte le tipologie di scuola, primaria e secondaria sia di primo che di secondo grado o il centro commerciale; lungo Viale Boccaccio in cui è inglobato all’interno del tessuto urbano il complesso ospedaliero. L’analisi quantitativa si è soffermata in particolare su tre fermate, quelle che rappresentano con il loro spazio un nodo rilevante per la collettività: Viale Boccaccio 119, Via R. Sanzio (Ipercoop), Via R. Sanzio Fr 157. Il primo spazio che si trova davanti al complesso sanitario è diventato luogo di ritrovo serale per alcuni giovani della città e luogo di sosta per i frui-

tori dell’ospedale, in particolar modo per gli anziani non trovando attrezzature alternative. Il secondo spazio, inserito nel parco urbano, è vissuto dai fruitori del centro commerciale e del parco che nel tempo in cui aspettano l’autobus si trovano a relazionarsi con le azioni esterne presenti all’interno dell’intero spazio. Infine il terzo spazio disposto in prossimità degli istituti scolastici abitato dagli studenti che prima di entrare e dopo l’uscita dalla scuola interagiscono tra loro. Tutte queste azioni danno vita ad un nuovo “abitare lo spazio”, abitare che risulta informale in confronto all’uso che di solito avviene alle fermate


dell’autobus. In conclusione la rete del trasporto pubblico è ben organizzata, anche se sono più interne non sono molto servite in quanto le rotte degli autobus seguono prevalentemente gli assi viari principali. Molte sono le fermate lungo questi tragitti anche se spesso non si trovano in un buono stato di manutenzione. Determinate fermate, come si può vedere dal risultato delle analisi sopracitate, sono luogo di aggregazione e di incontro. Cambia così il loro normale utilizzo.

• Il parco fluviale: Aree vaste caratterizzate dalla presenza del binomio acqua-vegetazione. In questa tipologia di parco sono presenti: Vegetazione ripariale, formata da elementi arborei e arbustivi in successione con vegetazione ai margini del fiume Arno; prato fiorito, lembi di prato naturale realizzati con specie erbacee fiorite ottenute da sementi di origine locale; incrementi della biodiversità con funzione ecologica; prato a ridotta manutenzione.

Spazi pubblici

• Il parco urbano: Aree verdi più o meno estese, presenti nelle aree urbane o ai loro margini, che svolgono un importante funzione ricreativa ed ambientale. I parchi urbani posso essere caratterizzati dalla suddivisione in zone con diverse funzioni: prato aperto, un luogo destinato ad attività ricreative all’aperto, leggere, sdraiarsi, prendere il sole, giocare, ad uso intensivo realizzato con specie erbacee resistenti al calpestio; prato ad alta manutenzione, dove si possono trovare filari di alberi che determinano allineamenti percettivi e quinte che organizzano gli spazi aperti.

Non lontano dal centro si possono trovare numerosi spazi pubblici all’aria aperta, attrezzati e non, distribuiti in tutta l’area di espansione urbana in analisi. Al contrario del tessuto urbano centrale, in cui la maggior parte dello spazio pubblico era piazza, nell’area in questione è il verde. Quindi lo spazio collettivo, con lo sviluppo della città ha assunto una nuova forma. A pochi passi di distanza da ogni abitazione troviamo uno spazio verde e un’area gioco per i più piccoli. Sono undici gli spazi verdi dislocati in tutta l’area, tra cui 2 grandi parchi urbani. Uno è quello che costeggia l’argine dell’Arno e l’altro adiacente al centro commerciale lungo Via Raffaello Sanzio. Entrambi particolarmente adatti per le passeggiate all’aria aperta. Questi parchi sono luogo di incontro per tutte le età: dagli anziani seduti su una panchina all’ombra di un albero ai bambini che giocano con palloni o attrezzature istallate in aree apposite. All’interno dell’area studiata ci sono tre tipi di aree verdi: il parco fluviale, il parco urbano e il verde di quartiere. Ognuno si contraddistingue per le sue caratteristiche:

• Il verde di quartiere: sono piccole aree verdi presenti in diversi punti del tessuto urbano, solitamente utilizzate dagli abitanti della zona, che usano queste aree con funzione ricreativa, di svago e di incontro. La loro configurazione spesso è composta da una superfice verde con gruppi di alberi isolati o piccoli gruppi con specie anche ornamentali, destinato all’uso quotidiano con piccole attrezzature per la ricreazione e il gioco, collocate in prossimità delle residenze.

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Dall’analisi risulta una molteplicità di spazi dalla struttura frammentata. Forse la grande quantità di questi spazi e le loro scarse caratteristiche, spesso di piccole dimensioni, fanno si che il loro uso sia quasi assente. Questa mancanza di utilizzo non è solo data da quanto detto in precedenza, ma altre condizioni come la scarsa manutenzione e le attrezzature, spesso insufficienti per i diversi usi che possono esserci all’interno di uno spazio pubblico, influenzano tale realtà. Il

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fenomeno opposto avviene nel parco fluviale, dove, anche se sono presenti le stesse condizioni vi è un alta intensità di uso da parte della popolazione residente nella città. In tale spazio gli usi sono molteplici, c’è chi pratica footing, chi porta a passeggio il proprio cane e chi organizza dei picnic. Molteplici sono anche le comunità che abitano lo spazio, esse riescono a convivere, anche se presentano usi e costumi differenti e per questo usano lo spazio in modo diverso.






Quindi dal completo studio, sia della forma sia della qualità degli spazi pubblici che sono presenti nell’area periferica, appare un quadro abbastanza buono dello spazio pubblico, in quanto a riguardo della valutazione del livello qualitativo sei spazi, fra la piazza e il verde, su undici sono stati reputati in buona condizione.

risorsa e bene comune; la crisi economica; e la scarsa attenzione alla città durante la progettazione. Gli spazi presenti all’interno dell’area analizzata, che mostrano queste caratteristiche e condizioni, sono il complesso edilizio in Via Lorenzo Bernini e le ex serre della Floricultura Bagni.

Spazi interclusi

• Spazi INTERstiziali: Tali “spazi in-tra” sono fasce intercluse tra lo sviluppo insediativo, per cui essendo dei veri e propri vuoti rappresentano una frattura urbana all’interno della città. I vuoti urbani, interni alla città, possono intendersi come spazi concavi, la cui comprensione consente di definire una sorta di campo qualitativo le cui potenzialità sono definite sia dai propri limiti, sia dagli oggetti che in esso sono inseriti. Nell’area periferica tali spazi, come le aree di espansione, si trovano ai margini, lungo Via Raffaello Sanzio. Essi si concentrano in prossimità del centro commerciale.

Nell’area urbana in analisi è presente un sostanzioso numero di spazi interclusi, di diversa entità. Tali si trattano di: sedi abbandonate di attività ad oggi cessate, le ex serre della Floricultura Bagni; di edifici la cui costruzione è stata iniziata e poi lasciata incompiuta, come il complesso edilizio in Via Lorenzo Bernini; e di zone di espansione come quelle lungo via Raffaello Sanzio. In base alla matrice tassonomica, già consolidata dalla ricerca Rossi – Zetti, nel 2018, di tali spazi è stata identificata, per ogni edificio, una tipologia di spazio intercluso che più rispecchia le sue caratteristiche. Le tipologie individuate nell’area analizzata sono le seguenti: • Spazi INTERrotti: Ricordano all’interno della tipologia gli spazi di sospensione, i quali sono passati da una condizione di attività ad una di sosta, e gli spazi di attesa di cui un esempio sono gli elementi architettonici incompiuti che spezzano il ritmo urbano prevalente, la loro condizione rimane bloccata. Tali spazi sono la causa del forte degrado e di rilevanti problematiche ambientali all’interno del tessuto urbano e il prodotto di più fattori: le nuove logiche spaziali del modello capitalistico; l’indifferenza nei confronti del territorio, come

• Spazi INTERstiziali: In questo caso si tratta di spazi o elementi architettonici non empatici con il contesto, senza una identità. Questi sono il prodotto di una progettazione poco pensata, senza senso e di una applicazione forzata e priva di intenzionalità estetica degli standard urbanistici. L’oggetto, tra gli spazi interclusi individuati nell’area analizzata, che presenta le caratteristiche elencate fino ad ora, è la zona di espansione in Via Raffaello Sanzio nel lato della strada dove è il centro commerciale. 193





Integrazione sociale Negli ultimi anni la popolazione residente, nell’area in analisi, è cresciuta. Se andiamo a suddividere i residenti in italiani e stranieri possiamo vedere delle differenze nell’andamento dei cittadini residenti notando un aumento consistente dei residenti stranieri a discapito di quelli italiani. Infatti, quest’ultimi sono diminuiti di quasi l’1% mentre i cittadini empolesi stranieri sono aumentati più del 70% rispetto l’ultima analisi del 2002. La popolazione maggiormente presente nel territorio è di nazionalità cinese, che presenta una geografia demografica articolata. Infatti, nell’intero tessuto urbano del capoluogo comunale la comunità cinese è presente solo in alcune aree come la prima fascia di espansione limitrofa al centro storico. Altri stranieri maggiormente presenti nell’area in analisi sono gli africani e i peruviani. La popolazione straniera si distribuisce maggiormente nella zona centrale della città infatti l’analisi mostra una apertura al mixitè sociale sempre più presente man mano che ci avviciniamo al centro storico.

197 • Schema di sintesi della densità di integrazione sociale nel tessuto urbano.



Tale presenza però genera processi di conflittualità invece che arricchire l’intera società. La chiusura sociale, in alcune zone urbane, forma delle vere e proprie comunità etniche che in alcuni casi occupano interi edifici. Anche in questo caso, come in quello del tessuto urbano centrale, è stata attribuita una entità positiva all’integrazione sociale e una negativa all’isolamento di alcune etnie straniere.

Mappa della felicità urbana Dalla sommatoria della qualità di tutti gli elementi, precedentemente descritti, siamo arrivati a comporre una mappa geografica della vivibilità. La mappa mette a confronto la qualità della vita nelle varie zone presenti nel tessuto urbano. L’attribuzione di una scala di valori agli elementi valutati come fondamentali, per la qualità di vita e la felicità di ogni abitante, e la somma di tali valori ha permesso la costruzione di questa mappa. Come riporta lo slogan della OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) “ vivere meglio - come e dove?” questa ricerca ci consente di determinare, in base agli elementi che riteniamo più importanti, dove la vita appare essere migliore e perché. In sostanza grazie a questo lavoro di tesi possiamo “rendere più facile e veloce la scelta, ai cittadini, della zona ideale in cui trasferirsi”, ma soprattutto fornire all’amministrazione comunale indicazioni su cosa migliorare e dove. Commentando sinteticamente i principali risultati emersi dall’indagine risultano confermate le due tendenze di fondo: la prima riguarda la concentrazione di tutti quegli elementi di polarizzazione territoriale più direttamente correlati alla felicità urbana nella prima fascia di es-

pansione e in prossimità del centro commerciale e delle scuole. La seconda tendenza, che è collegata alla precedente, riguarda l’emersione di significative aree dove la qualità della vita è scarsa o insufficiente, concentrate nelle zone subito fuori al tessuto urbano compatto e in quelle lungo alcuni assi viari principali in cui il traffico contribuisce a tale realtà. Seguono nelle pagine successive le seguenti mappe: • • • • • • •

Mappa della qualità dei servizi Mappa della qualità della mobilità Mappa della qualità del trasporto pubblico Mappa della qualità degli spazi pubblici Mappa della qualità degli spazi interclusi Mappa della qualità dell’integrazione sociale Mappa della felicità urbana

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• Mappa della qualità dei SERVIZI


• Mappa della qualità della MOBILITA’


• Mappa della qualità del TRASPORTO PUBBLICO


• Mappa della qualità degli SPAZI PUBBLICI


• Mappa della qualità degli SPAZI INTERCLUSI


• Mappa della qualità dell’INTEGRAZIONE SOCIALE


• Mappa della FELICITA’ URBANA


LA CITTA’ DI EMPOLI Indagine generale della felicità urbana Mettendo insieme le analisi fatte nelle due aree distinte della città di Empoli ne deduciamo che la qualità della vita è piuttosto alta disponendo di molte dotazioni. Nel comune la qualità della vita dei cittadini si coniuga con le sue prospettive di sviluppo, infatti, la città da sempre ha saputo sfruttare la sua collocazione geografica, esattamente nel cuore della Toscana, adagiata lungo il corso del Fiume Arno, a pochi chilometri da Firenze e all’interno della nuova città metropolitana, e il suo consistente patrimonio dei beni culturali ed artistico. Le condizioni economiche, la cura riservata al suo paesaggio e le molteplici dotazioni che il comune offre ai suoi abitanti sono stati alcuni indizi che inizialmente ci suggerivano un’immagine di una città sostanzialmente felice. Esaminando più da vicino la città di Empoli alcuni di questi indizi elencati hanno trovato conferma, mentre altri sono venuti fuori e ci hanno permesso di ritrarre un quadro più reale di quello che inizialmente avevamo solo immaginato. Tutte le indagini quantitative e qualitative che abbiamo svolto sugli elementi che compongono la struttura della città, sui comportamenti e azioni dei cittadini, sulla loro percezione dello spazio che gli circonda, sull’organizzazione fisica della città di tutte le sue dotazioni ci hanno restituito un’immagine che illustra una qualità di vita alta. È stato notato che: anche se la qualità dello spazio urbano, in particolar modo quello pubblico, e degli altri elementi che lo compongono non è altissima è comunque presente un forte attaccamento e una

propensione a riconoscere il valore che esso ha. Ciò è simbolo di una quotidianità più o meno soddisfacente. Questo non significa che non ci siano motivi o situazioni di disagio eventuali, di preoccupazione e di insicurezza ma questi si appoggiano ad una percezione evidentemente positiva del vivere nella città di Empoli. A conferma di ciò vi è il gran numero di abitanti che decidono di trasferirsi nella città o che tornano a viverci dopo una più o meno lunga permanenza altrove. Non è un caso dunque se abbiamo un’immagine urbana in continuo sviluppo. È proprio il legame che le nuove prospettive di sviluppo hanno con il patrimonio storico e culturale che ha rafforzato nell’intera cittadinanza il senso di appartenenza, il quale si può rilevare come particolarmente significativo anche oggi. Si suppone che l’alta considerazione che i cittadini dichiarano verso il territorio empolese sia favorita dal riferimento semantico che, la città, ha assunto nel lungo periodo per un rilevante numero di comuni, per la nuova città metropolitana e per l’intero territorio regionale. Un altro importante fattore che ha contribuito a rafforzare e a mantenere alta l’identificazione dei cittadini verso il loro territorio è il consolidamento dei caratteri dell’organizzazione dello spazio, dell’insediamento e del rapporto tra città e campagna, caratteri che hanno caratterizzato il rapporto istituito tra Empoli e i suoi abitanti, nonostante i mutamenti delle forme e del ruolo che avvengono nella città contemporanea. Per avere conferma di tutto ciò abbiamo raccolto una prova singolare interrogando un campione significativo di cittadini (150), proponendogli, sia personalmente che tramite i social network, un sondaggio sul grado di vivibilità nella città di Empoli, dal quale si rileva come il sentirsi “empole-

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se” sia fortemente legato al paesaggio come uno degli elementi principali di identificazione, oltre ad evincere una conferma all’ipotesi di una vivibilità soddisfacente. Le principali indicazioni sono emerse oltre che dall’analisi quantitativa e qualitativa svolta durante il periodo di ricerca per questo lavoro di tesi anche dalle conversazioni e dalle interviste ai cittadini. Tutti fanno notare che le la qualità degli spazi urbani disponibili non sia eccelsa ma sottolineano la forte solidarietà e il senso di vicinanza che fanno da fondamento alla struttura sociale. Migliorare la vivibilità della città, la sicurezza e la sostenibilità ambientale è una delle azioni che da qualche anno è al centro degli obiettivi che la pubblica amministrazione di Empoli si pone. Infatti è corretto riconoscere che, anche se la partecipazione dei cittadini alla vita dei partiti è meno che modesta, le politiche pubbliche hanno saputo cogliere gli aspetti essenziali del sistema dei valori sui quali si è formata la società empolese ed il suo sviluppo. La valorizzazione e la permanenza delle tradizioni del passato e la capacità di uno sviluppo innovativo hanno trovato un terreno fertile, dove è presente un forte spirito identitario, anche se l’aspetto del lavoro e quello della socialità ne hanno risentito. In conclusione le ipotesi con le quali eravamo partiti all’inizio dell’analisi ci sembrano in gran parte confermate e gli indicatori con i quali abbiamo misurato la qualità sia della forma urbana sia dell’uso che i cittadini hanno all’interno dello spazio pubblico, convergono nel definire un ambiente nel quale i disagi e i conflitti, che sono presenti all’interno della città e legati allo sviluppo contemporaneo, non mettono in discussione ma fanno emergere un’immagine sostanzialmente positiva del sistema urbano e della società che lo compone.

APPLICAZIONE DEL METODO NEL COMUNE DI SESTO FIORENTINO IDENTIFICAZIONE DEI TESSUTI URBANI D’INDAGINE: CASO 1 E CASO 2 Per la sperimentazione del metodo analitico, costruito per la misurazione della felicità urbana, anche nel territorio della città di Sesto Fiorentino, come in quello di Empoli, sono state scelte due aree significative del tessuto urbano: una centrale e una periferica. La prima area situata ad ovest comprende parte del centro storico e parte della zona industriale, dalla stazione ferroviaria verso il confine amministrativo con il comune di Calenzano. La scelta è stata condizionata dalle molteplici tipologie di spazi, dai rilevanti beni architettonici, dalla quantità di servizi e dotazioni, ma soprattutto della forte presenza del settore industriale, che si trovano all’interno dell’area. In particolare è stata scelta per la presenza dell’asse ferroviario che taglia longitudinalmente il tessuto urbano, per cui dalla presenza di tale elemento, considerato una barriera per il territorio e per la vita dei cittadini, è nata la curiosità di studiare se vi sono sostanziali differenze per quanto riguarda la qualità della vita tra la parte a nord e quella a sud della ferrovia. La seconda area, situata invece ad est interessa parte del territorio periferico dall’arteria infrastrutturale principale, Viale Repubblica, che separa latitudinalmente l’area in analisi con il centro storico, verso l’esterno fino alla frazione di Quinto Alto. L’area comprende anche le frazioni di Colonnata e di Doccia. Il Il tessuto periferico alle pendici del Monte Morello è stato selezionato per la sua forte naturalità data


dalla presenza dei più grandi parchi urbani, alcuni di importanza storica, dell’intero territorio e dell’elemento fluviale, ma soprattutto dal legame che questi elementi hanno con il tessuto urbano. Gli abitanti residenti nell’area situata in una posizione strategica tra il centro della città Sesto Fiorentino e l’agglomerato di espansione di Firenze, per soddisfare gran parte dei bisogni nella vita quotidiana fanno riferimento solo in parte alla città di residenza, ma soprattutto al capoluogo regionale. Entrambe le aree sono state analizzate sotto diversi aspetti: mobilità, trasporto pubblico, integrazione sociale, spazi pubblici, servizi e spazi interclusi, supponendo sulla base teorica che ognuno di questi aspetti influenzi il livello ella qualità della vita. Di ogni ambito sono stati misurati a livello sia quantitativo che qualitativo i diversi elementi (indicatori), presenti all’interno della città, che caratterizzano ciascuno.

ANALISI DEL CASO 1

Rete e qualità dei servizi La città si Sesto Fiorentino anche se è inserita in un territorio metropolitano, tra le città di maggior importanza come Firenze, Prato e Pistoia, offre ai suoi abitanti un notevole numero di servizi e dotazioni di diversa tipologia. Tali servizi si concentrano nella prima area analizzata, quella centrale al tessuto urbano, in cui, infatti, sono presenti i principali servizi commerciali come supermercati e negozi di varia entità; servizi scolastici con le diverse tipologie di scuole; servizi sanitari; servizi per il tempo libero; e servizi sportivi. Quest’ultima tipologia è molto rilevante data la numerosa presenza di palazzetti e campi sportivi, valorizzati dall’amministrazione pubblica. Infatti, il comune di Sesto Fiorentino vanta una tradizionale e diffusa passione per lo sport, alimentata da un alto numero di associazioni, società sportive e circoli che operano sul territorio (oltre sessanta associazioni), dalla presenza di numerose strutture sportive (oltre quaranta tra impianti pubblici e privati) e da un lungo calendario di iniziative e manifestazioni nell’arco dell’anno. Sesto Fiorentino può davvero definirsi “la città dello sport”. La pratica sportiva è infatti radicata in ogni parte del territorio, in particolar modo in questa, e in ogni fascia della società. Lo sport è uno dei momenti di aggregazione storicamente più importanti della città e dal secondo dopoguerra vede la popolazione sestese impegnata nella pratica, amatoriale e di livello, delle numerose discipline sportive e nell’organizzazione delle altrettanto n u m e ro s e a s s o c i a z i o n i , s i m b o l o v i v o d i partecipazione democratica alla vita della comunità cittadina. A Sesto Fiorentino c’è un interesse diffuso a dedicare una parte consistente

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del più prezioso tempo libero allo sport. Per migliorare l’offerta sportiva per questa consistente parte di sestesi negli ultimi 10 anni l’Amministrazione comunale ha lavorato su due fronti: quello dell’impiantistica sportiva e quello della promozione di una nuova cultura dello sport. Dalla mappa della localizzazione dei servizi, presenti nella zona analizzata, notiamo che la maggior parte dei servizi soprattutto commerciali, sanitari e scolastici si sviluppa nella zona limitrofa alla stazione (vicino al centro storico) un elemento che costituisce una zona di separazione dai servizi del centro e quelli più periferici è la fabbrica Ginori che con le sue grandi dimensioni occupa una vasta area nella fascia centrale della zona in analisi. Possiamo vedere, infatti, che al di là sia della fabbrica che della linea ferroviaria (altro elemento di “disturbo”) una concentrazione più frastagliata dei restanti servizi, come quelli sportivi e per il tempo libero, e ulteriori servizi commerciali per la maggior parte di vicinato, e sanitari.

Lo studio della qualità dei servizi e la loro capacità di soddisfare i bisogni della popolazione residente ha misurato i vari indicatori e ad ognuno di questi ha attribuito un valore positivo o negativo a seconda dell’entità.

211 • Schema di sintesi della rete e distribuzione dei servizi nell’area urbana centrale in relazione al tessuto circostante.


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Da tale misurazione, rappresentata nelle mappe dei vari servizi, si evince che la qualità di tutti i fattori (eccetto quelli commerciali) presenti in prossimità della stazione e della fabbrica Ginori hanno una qualità inferiore rispetto a quelli disposti ai margini dell’area di studio. Infatti tutti gli altri servizi a confine con il comune di Calenzano e al di

là dell’asse ferroviario, verso la zona industriale, hanno un impatto maggiore.

Mobilità Essendo la mobilità una delle principali funzioni che svolge la città per i propri cittadini, questa è


stata considerata uno degli elementi caratterizzanti la vivibilità della città. L’analisi di questo aspetto ha evidenziato nell’area in analisi alcuni problemi relativi al congestionamento da traffico e all’aumento dei livelli di inquinamento atmosferico causato dalla motorizzazione. In particolare la realizzazione di una delle più importanti infrastrutture autostradali che ricade per un tratto all’interno del territorio di Sesto Fiorentino vicinissimo al tessuto urbano, l’autostrada A1 Milano-Napoli, ha determinato un impoverimento del sistema di trasporto collettivo a scapito di un notevole aumento della motorizzazione privata. Quest’ultimo è uno dei fattori determinanti dei problemi precedentemente riportati. Secondo quanto detto possiamo riscontrare che i principali assi viari sono anche i tratti stradali con maggior flusso automobilistico. Gran parte dei tracciati sopracitati sono anche parte delle linee del trasporto pubblico (ulteriore fattore di rallentamento del traffico). Dall’analisi degli elementi di contesto che condizionano la viabilità, è stato possibile individuare nella strada principale sia nella parte a sud dell’asse ferroviario che nelle sue zone limitrofe a nord, notiamo una concentrazione dei parcheggi pubblici, che invece risultano insufficienti nel restante territorio. Una caratteristica importante che emerge è l’assenza di piste ciclabili e percorsi in cui la sola valenza pedonale è segnalata. In conclusione dall’analisi, ma anche dalle conversazioni con gli abitanti sul tema della mobilità, emergono una viabilità p ro b l e m a t i c a , i p a rc h e g g i a s s e n t i e l e regolamentazioni a riguardo della direzione di percorribilità stradale incomprensibili. In base a tale quadro, che è risultato come visto abbastanza critico, l’amministrazione si sta muo-

vendo e adoperando già da qualche anno. Infatti da tempo il Piano generale del traffico urbano (Pgtu) prescrive il disegno di nuovi percorsi ciclopedonali completi e la riduzione del traffico di passaggio dal centro come due degli obbiettivi nelle indicazioni previste.

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Trasporto pubblico Sesto Fiorentino costituisce un vero e proprio snodo logistico per l’area metropolitana fiorentina e non a caso è localizzata nel territorio comunale la maggior parte delle aziende commerciali e di trasporti. La città è servita dalle linee Ataf (Azienda Trasporti dell’Area Fiorentina) che opera sei corse giornaliere tra il capoluogo regionale e Sesto. Inoltre la città è collegata a Prato da una linea extraurbana Cap (Consorzio Autotrasporti Pratese). L’analisi di tale ambito si è concentrata sullo studio del trasporto pubblico locale, da poco (da giugno di questo anno) riorganizzato per via dell’avvio della tramvia. Ecco le principali linee locali di competenza del comune di Sesto Fiorentino che passano all’interno dell’area urbana analizzata: • Linea 2 Piazza Dalmazia - Calenzano; gli autobus transiteranno dalla stazione di Rifredi (lato di via Fantoni), proseguendo la corsa fino a piazza Dalmazia dove faranno capolinea senza più raggiungere Santa Maria Novella, solo raggiungibile con la linea T3 del tram. Per la linea sono previste nei giorni feriali 22 corse in più, con una frequenza nella fascia oraria 7:00-9:00. • Linea 28 Piazza Dalmazia - Volpinaia; anche per questa linea gli autobus transiteranno dalla stazione di Rifredi proseguendo la corsa fino a piazza Dalmazia. Gli utenti della corsa potranno contare su 13 passaggi in più. • Linea 66 Pratese - Calenzano; la linea potrà contare su 16 corse aggiuntive e una modifica al

percorso che farà terminare i viaggi alla stazione di Sesto, senza prosecuzione verso Calenzano. Da qui, i bus muoveranno verso il Polo Scientifico e la zona dell’Osmannoro per poi proseguire verso Novoli, dove sarà possibile il cambio con la linea 2 del tram. • Linea 92 Sesto FS – Campi Bisenzio i Gigli; La linea collega i Gigli con la Stazione ferroviaria di Sesto Fiorentino passando anche dall’area industriale. Ha 14 fermate previste solo in alcuni giorni della settimana, dal martedì al venerdì, dalle ore 07:27 alle ore 19:00. • Linea 64 Sesto Fiorentino Vittorio Veneto – Biblioteca di doccia; La linea bus ha 20 fermate e viaggia tra la Biblioteca di Doccia e Piazza Vittorio Veneto. La linea è operativa solo nei giorni di martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle ore 06:42 alle ore 19:42. • Linea 76 Via Togliatti – Piazza del mercato – Togliatti; il servizio prevede 12 fermate tra Piazza Vittorio Veneto e Via Togliatti. Le corse sono effettuate dal martedì al sabato dalle ore 06:40 alle ore 19:40. Ogni linea ha una frequenza di 30 minuti, in modo da poter garantire una buona copertura della zona con frequenti passaggi degli autobus. Le fermate lungo la rotte dei trasporti sono in buono stato di conservazione e di manutenzione. Durante la sosta possiamo trovare all’interno della pensilina anche una carta orientativa con illustrati tutti i punti di interesse e le fermate, simbolo di una valorizzazione del territorio.

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Spazi pubblici Numerosi sono gli spazi pubblici presenti nell’area d’analisi, in particolare gli spazi destinati al verde poiché il comune riconosce l’importanza del verde urbano pubblico come elemento fondamentale del paesaggio e come uno degli elementi fondamentali nel miglioramento sociale e qualitativo delle condizioni di vita dei cittadini. Infatti la maggior parte degli spazi studiati sono parchi urbani attrezzati: all’interno di queste zone possiamo trovare molte installazioni dedicate ai bambini con strutture ludiche e pavimentazioni

idonee allo scopo. Lo stato di manutenzione è molto alto infatti l’amministrazione esegue numerosi interventi e operazioni di manutenzione sia ordinaria che straordinaria. In tutti i parchi l’erba è ben tenuta e le panchine sono in buono stato di conservazione (salvo alcuni atti di vandalismo verso l’arredo del parco). Il verde pubblico è presente nelle aree in diverse configurazioni: parco urbano, verde di quartiere, verde stradale e verde di connessione. • Parco urbano: interno al tessuto urbano svolge un’importante funzione ricreativa e ambientale.

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• Verde di quartiere: utilizzati prevalentemente dagli abitanti della zona, sono mediamente più piccoli rispetto al parco urbano ma anch’essi inserititi nel tessuto edilizio. • Verde stradale: sono tutte quelle porzioni di verde presenti lungo gli assi viari (siepi, aiuole). • Verde di connessione: sono quelle fasce, situate solitamente in presenza di corsi d’acqua che

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collegano due aree urbane distinte. Anche se presente in una minoranza di casi è stato comunque studiato lo spazio pubblico per eccellenza: la piazza. Questa all’interno dell’area in analisi si presente come “piazza giardino” dove l’intensità di verde è molto più alta delle piazze più comuni. In conclusione dall’analisi di entrambi i diversi disegni di spazio pubblico, la qualità di essi risulta




più che ottima, in particolar modo quella della piazza e dei parchi urbani all’interno del tessuto compatto. Mentre negli altri spazi, quelli di quartiere e quelli di connessione presentano una condizione opposta, poiché la qualità delle attrezzature ma anche dell’uso che di esso ne fanno gli abitanti è scarsa.

Integrazione sociale Sembra quasi perfetta l’integrazione sociale tra la nuova popolazione straniera con quella autoctona, infatti, tale integrazione è da molti anni l’obiettivo delle associazioni di accoglienza e dai gruppi cooperativi sociali presenti nel territorio. Questi hanno messo a lavoro la nuova popolazione nelle piazze del centro al fine di creare sulla strada spazi di dialogo per facilitare le relazioni e la conoscenza tra i migranti (provenienti dal Bangladesh, Senegal, Liberia, Mali e dal Pakistan) e i cittadini sestesi. Con la loro presenza le strade e le piazze sono diventate palcoscenico di una nuova quotidianità fondata sulle differenze socio culturali e linguistiche che purtroppo rischiano talvolta generano sentimenti di allarmismo, paura e distanza. A far fronte a tali sentimenti vi è l’azione di mediazione sociale sviluppata, già da qualche anno, dagli operatori del centro di accoglienza in Via Mazzini che lavorano per ascoltare ed incoraggiare cambiamenti e soluzioni di possibili conflitti. Essi organizzano delle iniziative in cui mette insieme i migranti e i cittadini sestesi a lavorare per lo stesso scopo: migliorare la qualità della città in cui vivono. Oltre a queste iniziative vengono organizzate delle visite guidate condotte dal gruppo di frequentatori abituali degli spazi pubblici che porteranno i migranti a conoscere i luoghi storici presenti nel

territorio. Oltre a ciò vengono anche organizzati workshop fotografici e laboratori negli spazi che coinvolgono ancora tutta la popolazione sestese. È evidente come la conoscenza reciproca sia alla base dell’accettazione positiva delle diversità e il fatto che questo avvenga per strada nei luoghi e nelle situazioni informali della quotidianità rappresenta un elemento di straordinaria importanza. Elemento che ha come conseguenza la situazione del quadro riguardo l’integrazione sociale, descritta inizialmente. Importante è notare l’assenza di comunità straniere monoetniche nel territorio, questo è il risultato di tutto il processo fino ad ora descritto.

• Schema di sintesi della densità di integrazione sociale nel tessuto urbano.

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Mappa della felicità urbana Nella mappa è messo a confronto il livello di vivibilità nelle varie zone che costituiscono il tessuto urbano analizzato in questo caso. Il livello di vivibilità è il prodotto della qualità dei cinque temi (servizi, mobilità, trasporto pubblico, spazi pubblici e integrazione sociale) che sono stati identificati e analizzati in precedenza. Per oltre la metà delle dimensioni elencate, i risultati producono un sostanziale divario del grado che divide in due l’area, tale è individuabile anche nell’analisi dell’indicatore di felicità complessivo. La distinzione della qualità nelle varie zone è rappresentata nella mappa, dove la zona più alta, qualitativamente parlando, la troviamo a ovest della fabbrica Ginori; zona dove sono presenti la maggior parte dei servizi sportivi e per il tempo libero. Stando a questo nell’area è presente anche una condizione opposta che interessa l’area a est del complesso industriale verso il centro storico della città di Sesto Fiorentino. Il risultato dell’analisi è confermato dalla valutazione che i cittadini hanno espresso sul grado di vivibilità nel tessuto urbano, descrivendo il centro poco vitale e privo dei suoi piccoli negozi che fino a poco fa lo caratterizzavano. Questo fenomeno fa si che la ricerca di una migliore vivibilità porti il cittadino ad allontanarsi del centro della città, zona teoricamente più importante sotto vari aspetti.

• Mappa della qualità degli spazi pubblici • Mappa della qualità degli spazi interclusi • Mappa della felicità urbana

Seguono nelle pagine successive le seguenti mappe: • Mappa della qualità dei servizi • Mappa della qualità della mobilità • Mappa della qualità del trasporto pubblico

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• Mappa della qualità dei SERVIZI


• Mappa della qualità della MOBILITA’


• Mappa della qualità del TRASPORTO PUBBLICO


• Mappa della qualità degli SPAZI PUBBLICI


• Mappa della qualità dell’INTEGRAZIONE SOCIALE


• Mappa della FELICITA’ URBANA


ANALISI DEL CASO 2

Rete e qualità dei servizi

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Dall’esito dell’analisi dei servizi rappresentato nella mappa, risulta una distinzione netta della distribuzione di questi sul territorio. Nella zona dove è presente una maggiore densità di costruito troviamo per la maggior parte servizi di tipo commerciale e sanitario con una bassa presenza di spazi verdi. Man mano che ci si allontana dalla zona più prossima al centro storico riscontriamo un forte cambiamento nella qualità del territorio. Infatti la zone più periferie dell’area di studio sono caratterizzata da una forte presenza di verde, in quanto siamo nella prossimità delle pendici del monte Morello, nelle vicinanze delle frazioni di Quinto Alto, di Colonnata e di Doccia. In questa zona si possono trovare maggiori servizi per il tempo libero grazie alla presenza di molteplici spazi pubblici verdi, alcuni con valenza storica (Parco di Villa Solaria), e una forte presenza di servizi sportivi come il Tennis Club in Via XX Settembre. Per quanto riguarda i servizi commerciali presenti, troviamo solo sparsi qua e là negozi di vicinato che consentono di soddisfare i

bisogni minimi della popolazione residente. Come già detto nella presentazione dei due casi studio nel territorio sestese, la posizione strategica che ha assunto nel tempo il tessuto periferico lo definisce un sistema in relazione, in particolare perché gli abitanti residenti nell’area per soddisfare gran parte dei bisogni nella vita quotidiana fanno riferimento ai servizi presenti sia nella parte centrale della città che nell’agglomerato del capoluogo regionale. La caratteristica relazionale è data anche dall’interscambio della popolazione residente in ambo le parti in maniera tale che le due “comunità” si scambino di posto in alcune fasce orarie nell’arco della giornata. Gli abitanti del tessuto centrale si spostano in quello periferico per usufruire degli spazi pubblici, viceversa gli abitanti della periferia si spostano verso il centro città per usufruire dei servizi presenti in loco. In sintesi dall’analisi riscontriamo che la centralità dei servizi in questa zona è maggiore verso il centro della città poiché come precedentemente

• Schema di sintesi della rete e distribuzione dei servizi nell’area urbana periferica in relazione al tessuto circostante.



detto nella zona immediatamente fuori al tessuto compatto troviamo un tessuto in cui la densità di costruito è minore in proporzione alla superficie verde. Infatti è presente una stretta interrelazione tra la città e la campagna, fattore che si suppone condizioni in positivo la qualità della vita degli abitanti. L’impatto in generale dei servizi presenti nell’area è

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di media entità. Fatta eccezione per i servizi sportivi e per il tempo libero, nell’area periurbana (più a est nell’area di studio) i restanti servizi hanno una bassa qualità data dall’insufficiente presenza di questi. Procedendo in direzione del tessuto urbano le tre tipologie (scolastici, commerciali e sanitari) che prima avevano una bassa qualità trovano maggior valore data la loro distribuzione


più uniforme. Infatti come precedentemente detto nella zona più centrale della città la presenza maggiore dei servizi come negozi commerciali, farmacie e scuole di vario grado condizionano la qualità della vita di ogni cittadino in maniera positiva. In conclusione possiamo dire che la zona centrale di questa area di studio ha il miglior mix tra qualità e quantità dei servizi in quanto più ci avviciniamo al centro maggiore è la quantità mentre più ci allontaniamo maggiore è la qualità delle dotazioni che il territorio dispone mette a disposizione degli abitanti (vedi grandi parchi pubblici e molteplici centri sportivi).

Mobilita’ Analizzando la mobilità possiamo notare che i tracciati a maggior flusso automobilistico sono tutti nell’area di maggior densità di costruito, alcuni dei principali assi sono: Viale Repubblica, Viale XX Settembre e Via Antonio Gramsci. In particolare

nell’ultimo tracciato citato è stato rilevato un elevato transito veicolare non solo di autovetture, ma anche di veicoli commerciali. Questo comporta spesso rallentamenti nelle ore di punta oltre ad un maggiore inquinamento atmosferico e acustico rispetto alle altre zone del territorio. All’interno della stessa area vi è anche la maggior quantità di parcheggi pubblici, disposti in prossimità di uno spazio verde. Da questo ne deduciamo che quasi tutti i parcheggi sono da considerarsi d’interesse strategico, in particolare quelli che presentano una spiccata predisposizione a svolgere funzioni di scambio in relazione alla loro localizzazione strettamente connessa allo spazio pubblico e ai nodi della mobilità sia pubblica che privata. E’ tuttavia necessario però considerare il loro collegamento oltre al sistema degli spazi pubblici e della mobilità anche alle altre dimensioni. Da tale considerazione per molti parcheggi, affinché possano svolgere al meglio la loro funzione di sosta e di scambio, dovrà essere necessario perfezionare e aumentare l’accessibilità ai sistemi

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con cui non sono ancora collegati, che dovrà garantire adeguati livelli qualitativi in merito alla distanza e alla frequenza di utilizzo. Una prima sommaria valutazione induce alla sensazione che il quadro complessivo del sistema della mobilità nell’area cittadina, in presenza di un contesto ambientale di altissimo pregio, come quello collinare e montuoso soprastante la zona in analisi, presenti una situazione di media adeguatezza a causa soprattutto di due motivi: la mancanza di una viabilità esterna a livello urbano e non solo di grande comunicazione, che alleggerisca i flussi di attraversamento del centro urbano consolidato; una generale carenza del sistema dei parcheggi per lo scambio intermodale più in generale delle infrastrutture atte a incrementare la mobilità alternativa.

Trasporto pubblico Quantitativamente la rete del trasporto pubblico su gomma può ritenersi mediamente o addirittura scarsamente sufficiente, soprattutto a riguardo delle poche integrazioni possibili e della scarsa connettività che l’interno dell’area ha con l’esterno. Si suppone che si debba ancora lavorare sul potenziamento di tale mobilità pubblica offrendo così pari e soddisfacenti opportunità a tutti i cittadini, piuttosto che penalizzarli in base alle scelte individuali su dove abitare. Le linee di trasporto pubblico che passano all’interno dell’area urbana analizzata sono le seguenti: • Linea 2 Piazza Dalmazia - Calenzano; gli autobus transiteranno dalla stazione di Rifredi

(lato di via Fantoni), proseguendo la corsa fino a piazza Dalmazia dove faranno capolinea senza più raggiungere Santa Maria Novella, solo raggiungibile con la linea T3 del tram. Per la linea sono previste nei giorni feriali 22 corse in più, con una frequenza nella fascia oraria 7:00-9:00. • Linea 28 Piazza Dalmazia - Volpinaia; anche per questa linea gli autobus transiteranno dalla stazione di Rifredi proseguendo la corsa fino a piazza Dalmazia. Gli utenti della corsa potranno contare su 13 passaggi in più. • Linea 66 Nuovo collegamento Sesto FS – Osmannoro – T2 Guidoni; la linea potrà contare su 16 corse aggiuntive e una modifica al percorso che farà terminare i viaggi alla stazione di Sesto, senza prosecuzione verso Calenzano. Da qui, i bus muoveranno verso il Polo Scientifico e la zona dell’Osmannoro per poi proseguire verso Novoli, dove sarà possibile il cambio con la linea 2 del tram. • Linea 64 Sesto Fiorentino Vittorio Veneto – Biblioteca di doccia; La linea bus ha 20 fermate e viaggia tra la Biblioteca di Doccia e Piazza Vittorio Veneto. La linea è operativa solo nei giorni di martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle ore 06:42 alle ore 19:42. Ogni linea ha una frequenza di 30 minuti, solo in futuro con l’avvio della tramvia la linea (64) che collega il centro cittadino con la biblioteca di Doccia, passando per la frazione di Colonnata, passera ogni quarto d’ora e non più ogni mezz’ora. Tale frequenza ravvicinata permette di garantire una buona copertura della zona con fre-

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quenti passaggi degli autobus. Il quadro generale risulta però negativo essendo la linea 64 l’unica corsa che passa all’interno del tessuto periferico in analisi. Le fermate lungo le rotte dei trasporti in questa determinata area, a differenza di quelle presenti nella prima zona studiata, quella centrale alla città, non presentano una struttura adeguata in tutti i suoi aspetti (totalmente assente è la pensilina di copertura e quindi anche gli elementi idonei ad una sosta) che permetta un conseguente uso di tale spazio e di quello adiacente.

Spazi pubblici A Sesto Fiorentino si è cercato, da sempre, di coniugare l’ambiente con la cultura e con il lavoro. Grande rispetto è stato in passato ma ancora tutt’oggi riservato a tutti gli ambiti naturali che compongono il paesaggio, sia al grande parco della Piana essendo una vasta area con ruolo di salvaguardia idraulica e naturalistica, considerato come l’eredità di un buongoverno del territorio, sia alla collina che al Monte Morello, quest’ultimo considerato elemento patrimoniale da tutelare. Ma l’attenzione alla qualità urbana, determinata dalla

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presenza di verde pubblico, ha interessato anche il tessuto urbano, in particolare nella zona periferica in questo caso analizzata, in cui anche se densamente popolata sono stati sia realizzati nuovi parchi urbani, come quello dell’Oliveta, sia recuperati spazi verdi di ville storiche, ad esempio il parco di Villa Solaria. Tali aree, esempi di una buona pratica urbanistica poiché a fronte di una modesta quantità di edifici residenziali sono state acquisite al patrimonio e all’uso pubblico, apporta-

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una notevole qualità ambientale all’intero tessuto urbano di Sesto Fiorentino. Grazie all’importanza che viene attribuita al ruolo pubblico, che deve avere ogni spazio o fattore che compone la città, numerose sono state, nel corso di questo decennio, le opere e le attività realizzate sul fronte dei parchi. Queste hanno contribuito a migliorare l’utilizzo delle aree verdi pubbliche in grado di ospitare anche aree per cani e attrezzature ludiche, condizione ciò di un’alta




qualità della vita per chi abita tali spazi e le zone circostanti. Il verde pubblico presente nell’area in analisi corrisponde a diverse configurazioni: il parco urbano che svolge un’importante funzione ricreativa e ambientale; il verde di quartiere di dimensioni mediamente inferiori ma anche esso con una importante funzione ricreativa e ambientale; e il verde di connessione presente dove vi sono i corsi d’acqua per aumentare la connettività tra le aree che esso separa. L’insieme delle diverse forme di verde pubblico rappresenta una rete che costituisce la struttura portante della città pubblica e contribuisce a dare qualità al tessuto urbano. Essendo quella di Sesto Fiorentino una città molto attenta al tema della pratica dell’attività sportiva, recentemente è stato anche proposto all’amministrazione pubblica l’inserimento di attrezzature sportive all’interno delle aree verdi per rendere anche lo sport pubblico, poiché tali inseriti all’interno dello spazio collettivo riescono a svolgere molteplici funzioni, combinando i benefici che lo sport svolge sia per chi lo pratica che per la società in generale con la capacità di risultare degli spazi rilevanti di aggregazione spontanea. Due aspetti che per una comunità e per la sua qualità di vita sono fondamentali. Una nota negativa che si contrappone a tale interesse verso la promozione e la tutela dello spazio pubblico verde è la totale assenza dello spazio pubblico per eccellenza rappresentato dalla piazza. Delle piazze, nell’area, rimane solo il toponimo (Piazza San Romolo, Piazza Paolo Lorenzini e Piazza A. Biancalani) poiché ad oggi il loro spazio è destinato, purtroppo, o a parcheggio o a prato incolto.

In sintesi emerge che la numerosa quantità di spazi verdi ha preso il posto delle piazze, diventando questi il nuovo spazio collettivo che caratterizza la città. Diciamo che caratterizza la città e non solo l’area in analisi poiché la presenza di tale spazio costituisce un elemento identitario per l’intero territorio e per i cittadini che lo abitano. Il sistema delle qualità garantisce, oggi, nelle realizzazioni e nelle previsioni, standard qualitativi e quantitativi elevati, mediamente doppi rispetto ai minimi stabiliti per legge. La distribuzione delle aree verdi garantisce, così, allo stato attuale la disponibilità di aree verdi in ogni quartiere, raggiungibili a piedi in pochi minuti.

Integrazione sociale Nell’area in analisi vive solo una piccola quantità della popolazione straniera rispetto al totale che risiede nell’intero territorio comunale. Anche se in minoranza la nuova popolazione è riuscita ad integrarsi all’inter no del tessuto urbano, condividendo così con la popolazione sestese lo spazio presente. Questa minoranza è concentrata

241 • Schema di sintesi della densità di integrazione sociale nel tessuto urbano.



lungo gli assi viari principali e in prossimità degli spazi verdi pubblici. Al contrario nelle restanti aree, molto probabilmente anche per la ricchezza della zona e all’alto valore immobiliare, non sono presenti. Questo fa si che ci sia una divisione netta tra la zona più verde alle pendici del Monte Morello con la zona del tessuto compatto. Per finire possiamo dire che la forte presenza di servizi (scolastici, sanitari e commerciali) e il minore valore immobiliare consentono una migliore integrazione sociale delle minoranze etniche con la società urbana.

Mappa della felicità urbana Dalla somma della qualità di ogni ambito analizzato siamo riusciti a comporre un quadro complessivo del grado di vivibilità nell’area più periferica della città di Sesto Fiorentino. Il quadro, illustrato nella mappa finale, ci mostra che tra le diverse zone presenti nel tessuto urbano in oggetto quella più centrale è quella che presenta una maggiore qualità. Anche in questo caso si conferma che maggiore è la quantità dei servizi migliore è la qualità della vivibilità. Il livello di essa cambia, non solo a seconda della quantità dei servizi, ma anche in base alla loro concentrazione. Infatti il più alto grado della qualità si ha solo in presenza della concentrazione dei servizi per il tempo libero, in questo caso degli spazi pubblici, e sportivi; mentre va a diminuire in presenza di soli servizi commerciali come è presente nel centro storico. Questa forte distinzione delle aree qualitative per quanto riguarda la vita quotidiana è anche data dalla presenza degli assi viari principali pressoché solo nella zona centrale, gli assi favoriscono in

questo modo una maggiore connessione con il territorio circostante e quindi una maggiore facilità per gli abitanti di raggiungimento dei luoghi d’interesse. Seguono nelle pagine successive le seguenti mappe: • • • • • • •

Mappa della qualità dei servizi Mappa della qualità della mobilità Mappa della qualità del trasporto pubblico Mappa della qualità degli spazi pubblici Mappa della qualità degli spazi interclusi Mappa della qualità dell’integrazione sociale Mappa della felicità urbana

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• Mappa della qualità dei SERVIZI


• Mappa della qualità della MOBILITA’


• Mappa della qualità del TRASPORTO PUBBLICO


• Mappa della qualità degli SPAZI PUBBLICI


• Mappa della qualità dell’INTEGRAZIONE SOCIALE


• Mappa della FELICITA’ URBANA


LA CITTA’ DI SESTO FIORENTINO Indagine generale della felicità urbana

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Dall’intera analisi è emerso l’attento lavoro svolto in questi anni in cui Sesto Fiorentino ha saputo coniugare rispetto e tutela dell’ambiente con un progetto coerente di sviluppo della città. Questo ha contribuito all’innalzamento del livello della qualità della vita, risultato molto alto. L’impegno di legare ambiente e territorio, tutela e crescita, valorizzazione e sviluppo, oltre alla coerenza nel non disgiungere una visione d’insieme a una capacità di lettura dell’ambiente circostante e del tessuto della città, rappresentano la principale caratteristica delle politiche ambientali. La crescita dello sviluppo della città è stata accompagnata da una costante crescita dei bisogni caratterizzati sempre più da una segmentazione. Questa una dinamica diffusa non soltanto nella totalità del territorio, ma che interessa più in generale la città e la società contemporanea che appare sempre più stratificata e differenziata nelle esigenze, nei bisogni, negli interessi e nelle tensioni che si creano all’interno. La città di Sesto si è impegnata a trovare soluzioni all’altezza di tale mutamento sociale, cercando di mantenere alta la qualità della vita dell’intera comunità, facendo riferimento a due concetti: l’uguaglianza e le pari opportunità. Il continuo rinnovo e trasformazione per assicurare il mantenimento e l’innalzamento delle qualità funzionali, sociali e formali ha fatto della città un centro di eccellenza nel panorama metropolitano. Uno strumento utilizzato dal comune, che ha permesso quanto descritto, ha riguardato il monitoraggio della qualità nell’ambito dei servizi.

Il “Questionario di soddisfazione”, inviato annualmente, a partire dal 2004, alle famiglie utenti dei servizi comunali e privati, ha sempre evidenziato risultati eccellenti a indicazione dell’efficienza di tale dimensione ormai punto di riferimento anche per altre realtà. Leggendo i risultati ottenuti dall’analisi vediamo che la qualità della vita varia notevolmente all’interno del tessuto urbano, a conferma che essa è modellata dalla presenza di una moltitudine di fattori ed elementi. In base all’offerta e all’efficacia delle dotazioni si presentano sostanziali differenze territoriali, con un forte gradiente da ovest ad est. La forza degli elementi positivi riscontrati dall’analisi non è poi così forte sugli altri. Per questo il quadro complessivo che emerge dal numero degli indicatori sul tessuto urbano e dalla qualità di essi segnala molti casi di difficoltà e scarsa felicità, in parte riconducibili ad un cattivo sviluppo e alla globalizzazione della città contemporanea, in particolare la crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi anni è una delle cause del cambiamento della qualità della vita in alcune zone (vedi il centro storico e l’area industriale) dato dalla riduzione sostanziale della spesa pubblica destinata alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Sembrano crescere, così, le contraddizioni che fanno del paesaggio e del patrimonio culturale temi particolarmente rilevanti per l’analisi della felicità urbana nel contesto sestese. Con questi segnali negativi aumenta, soprattutto fra i giovani, la quota delle persone insoddisfatte per la qualità del paesaggio in cui vivono e di conseguenza per la qualità della loro vita al suo interno. In conclusione le ipotesi con le quali eravamo par-


titi all’inizio dell’analisi, anche in questo caso come in quello Empolese, ci sembrano in gran parte confermate. Gli indicatori con i quali abbiamo misurato la qualità sia della forma urbana sia dell’uso che i cittadini hanno all’interno dello spazio pubblico hanno mostrato un’immagine sostanzialmente positiva dell’intero sistema urbano e della società che lo compone.

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PARTE TERZA RIFLESSIONI SULL’INDAGINE


CONTRIBUTO DELLA RICERCA Il complessivo lavoro di tesi ha cercato di fornire un nuovo modello di analisi integrata e multidimensionale che studi la dimensione collettiva nella sua totalità, quindi la relazione tra la f o r m a d e l l o s p a z i o fi s i c o , c i o è l a s u a composizione, e l’uso che ne fanno gli abitanti come espressione dell’abitare di un’intera comunità, da affiancare alle analisi tradizionali come quella territoriale e quella economica. Nello specifico esso mira a suggerire una metodologia adeguata e in sintonia con la letteratura più recente per lo studio del benessere e della felicità urbana. Quindi il presente contributo metodologico si inserisce nel dibattito sulla necessità di misurare i due concetti sopra citati come misura di impatto delle politiche pubbliche. Arrivando al termine del percorso si ripensa a tutto quello che si è svolto e a quello che si è ottenuto, riguardando tutto con un senso critico. Questa ricerca ha cercato di dare un contributo inerentemente a quattro ordini di questioni: 1. Il primo contributo che la ricerca ha voluto dare è quello della messa a lavoro del quadro concettuale di partenza in una sperimentazione pratica, attraverso l’utilizzo dell’analisi multicriteriale. 2. Il secondo contributo riguarda la costruzione di due set di indicatori finalizzati a due prospettive di sperimentazione. Nel primo caso il modello analitico è stato finalizzato allo studio del “Benessere Territoriale” di natura esclusivamente quantitativa, questo sperimentato su tutti i territori comunali della

Regione Toscana. Mentre nel secondo caso è stato finalizzato allo studio della “Felicità Urbana” di natura mista, cioè composto da indicatori di tipo sia quantitativo che qualitativo, questo sperimentato su due aree distinte del tessuto urbano della città di Empoli e di Sesto Fiorentino. 3. Il terzo contributo deriva dalla misurazione degli indicatori scelti nella fase precedente di costruzione del set in cui ricadono. In esso si evidenzia la sperimentazione di metodologie innovative di esplorazione urbana finalizzate alla rilevazione degli indicatori di tipo qualitativo utilizzati per la misura della felicità nel secondo caso. 4. Il quarto ed ultimo contributo, ma non meno importante, è l’interpolazione degli indicatori attraverso l’analisi multicriteriale. Con le differenti misurazioni, che hanno portato alla sperimentazione di due principali tecniche, quella quantitativa e quella mista, la ricerca ha cercato di cogliere due importanti aspetti che ad oggi caratterizzano la città contemporanea, mediante lo studio di: • caratteri degli elementi di contesto che caratterizzano il territorio e che condizionano la vita di ogni singolo individuo. • lo studio della forma e dell’uso di tutti gli spazi analizzati all’interno del tessuto urbano con l’integrazione dei differenti parametri valutativi, scelti secondo l’obbiettivo stabilito nella fase di analisi. Nella forma è racchiusa l’accessibilità e

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• Mappa di sintesi del quadro metodologico strutturato nel lavoro di ricerca


l’organizzazione dello spazio legato alle azioni e alle pratiche dei movimenti umani, invece nell’uso il rapporto e la percezione che gli abitanti hanno dello spazio. Grazie alla complessità del metodo analitico sono stati studiati più aspetti contemporaneamente: le interazioni economiche, le interazioni delle politiche pubbliche, le interazioni tra gli elementi edilizi e infrastrutturali con il contesto urbano e l’interazione leggibile tra lo spazio pubblico e i suoi abitanti. L a r i c e rc a q u a l i t a t i v a s i p o n e i n m o d o imprescindibile nel processo di cambiamento e innovazione della metodologia. Nella ricerca, dove la quantità di dati sembra essere sempre meno un problema di approvvigionamento (si pensi alla ricchezza degli open data a disposizione), l’analisi qualitativa è fondamentale per individuare e offrire un paradigma interpretativo, ovvero il senso di un fenomeno, in fase emergente o di consolidamento, che potrebbe apparire una casualità laddove sfugga una corretta interpretazione. La costruzione del progetto analitico si può identificare nei seguenti nove punti: • identificazione dello scopo/obbiettivo. • identificazione delle dimensioni, dei livelli che determinano e caratterizzano l’obbiettivo su cui si devono distribuire gli indicatori. • identificazione e descrizione degli indicatori da misurare e da tarare. • determinazione dei parametri e dei campi di misura. • Rilevazione dei campioni e dei dati di riferimento. • Prescrizione delle condizioni ambientali e del

periodo di misurazione. • descrizione della procedura • registrazione dei metodi di analisi e rappresentazione dei dati. • identificazione del grado di incertezza di misura. Tutti i punti si possono includere in tre fasi, ognuna delle quali è suddivisa in ulteriori momenti:

• Schema di sintesi delle tre fasi in cui si sviluppa l’intero progetto analitico.

Nella FASE PRELIMINARE è stato inquadrato il problema analitico e, valutando tutta una serie di aspetti e di problematiche, progettate le successive fasi operative, tenendo conto dei vincoli (tempo materiale) e delle risorse a disposizione (strumenti di analisi).

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Infine nella FASE DI CONTROLLO QUALITA’ ci siamo concentrati sull’organizzazione della metodologia e delle sue procedure analitiche e sull'efficienza degli strumenti utilizzati.

Nella FASE OPERATIVA si è iniziata la raccolta dei dati, quindi si è proseguito con una taratura degli indicatori per rendere più semplice e ripetibile l’analisi e infine si è proceduto con l'analisi vera e propria, che è giunta solo dopo una lunga e articolata sequenza di fasi precedenti. La fase operativa è terminata con l'elaborazione dei risultati, la loro valutazione e la loro presentazione sotto forma di mappe.

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I parametri su cui si basa il metodo sono: applicabilità, precisione, ripetibilità della matrice, recupero, selettività, linearità, e limite di rilevazione e di determinazione. In sintesi la nuova metodologia analitica per lo studio del benessere territoriale e della felicità urbana nasce come strumento potenziale da aggiungere all’analisi urbanistica di tipo tradizionale. Il set di indicatori è stato costruito in alternativa a quelli fino ad ora composti da sociologi e urbanisti per misurare il malessere. Fino a pochi anni fa la letteratura sulla città si è esclusivamente occupata del superamento dei bisogni nati dall’urbanizzazione come il disagio abitativo, il disagio economico, il disagio sociale, i problemi di funzionamento, l’igiene pubblica, l’inadeguatezza dei servizi, la congestione, i fenomeni diffusi di violenza e la criminalità, considerando così l’urbanistica come medicina. Per questo gli urbanisti, ma anche i sociologi, in genere sono abituati a studiare i problemi che causano lo scontento dei cittadini. Quindi si è cercato di rovesciare l’approccio tradizionale nel tentativo di esplorare possibili strategie, che implicano una partecipazione degli abitanti, direttamente orientate alla costruzione di un sentimento, collettivo, positivo come può essere quello di felicità.


FATTORI POSITIVI E NEGATIVI

PUNTI DI FORZA:

A questo punto è opportuno stilare un commento sull’aspetto metodologico delle tecniche usate nel corso della ricerca. Ogni tecnica, infatti, presenta delle criticità che vanno migliorate per estrarre la loro massima potenzialità. In particolare abbiamo studiato l’aspetto di interazione leggibile tra gli elementi quantitativi e quelli qualitativi che compongono lo spazio e descrivono le pratiche e le azioni che avvengono in esso. Tale metodologia ha dato i propri frutti in entrambi i contesti, anche se differenti tra loro sia per la loro evoluzione storica sia per la loro identità nel territorio Toscano. Questo ci fa supporre che il metodo può essere ripetuto in qualsiasi altra città, italiana e non solo, naturalmente apportandogli le opportune modifiche in base al contesto urbano e sociale che si analizza. Quindi il valore di questa ricerca può essere apprezzato se messo a confronto con altre esperienze, appartenenti ad altre e diverse tradizioni. In sintesi si ritiene che la metodologia u t i l i z z a t a , p e r i l f a t t o d i a v e r p ro d o t t o documentazione di casi di studio, schemi d’azione e d’intervento in un’ottica di continuità analitica, sia ampiamente riproponibile e riproducibile in contesti nuovi. Inoltre, naturalmente il lavoro, se usufruisse di alcune situazioni di vantaggio, come maggior tempo e maggior disposizione economica, potrebbe essere raffinato grazie all’utilizzo di nuovi e più soddisfacenti strumenti di indagine come dispositivi tecnologici avanzati (GPS, telecamere 24h, droni, etc.) Per il futuro miglioramento discutiamo qui dei punti di forza e delle criticità che il quadro metodologico presenta.

• L’ottica interdisciplinare e multidimensionale che assume il quadro metodologico. • I tratti di Ricerca/Azione che permettono all’indagine di non rimanere confinata nello spazio circoscritto della riflessione, ma di produrre azioni condivise. • La capacità di attivare la cooperazione tra diverse figure esperte (pianificatori, sociologi, antropologi, economisti etc.) e tra la figura del ricercatore e la componente sociale che abita nel territorio di analisi. • La capacità di promuove l’ascolto e l’osservazione attiva poiché non è un metodo ancorato alla trasmissione, ma alla costruzione delle conoscenze. • La capacità di porre l’accento sull’aspetto sia spaziale, sia sociale. • Il carattere “attivo” (termine che deve essere inteso come la ricerca delle soluzioni e l’utilizzo delle varie sperimentazioni e osservazioni per la misurazione di un concetto teorico, che nell’analisi tradizionale sono fortemente subordinati alla memorizzazione) che si basa sulla massima mobilitazione delle risorse al fine di coinvolgere nell’analisi la globalità degli elementi all’interno di un territorio, quindi esso è caratterizzano dalla copresenza di più fattori che interagiscono tra loro. • L’uso di diverse tecniche e strumenti di misura-

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zioni, alcune che coinvolgono direttamente la componente sociale nelle attività di valutazione.

con la componente sociale nell’analisi qualitativa.

• La collocazione del concetto di inclusione nell’ottica della qualità della vita che permette di analizzare non solo le capacità operative, ma anche quelle socio-relazionali.

• L’incertezza del tema che fa da cornice, ancora oggi molto dibattuto su diversi aspetti e concetti.

• La capacità di ancorare l’obiettivo all’analisi delle relazioni esistenti tra la popolazione e il contesto. Gli indicatori hanno così assunto il carattere di flessibilità e di modificabilità proprio per la stessa natura dinamica ed evolutiva del farsi delle relazioni. Questo sfondo concettuale e metodologico è diventato decisivo in quanto ha permesso di pensare allo spazio aperto formale e informale come a uno dei contesti dell’inclusione, non solo quella sociale, e di vederlo in continua interazione con altri aspetti. PUNTI DI DEBOLEZZA: • La limitazione degli strumenti talvolta ha invalidato la misurazione di alcuni indicatori scelti nella fase di analisi. • Le risorse economiche poco adeguate non hanno consentito a la programmazione di alcune analisi sufficienti a completare il quadro analitico.

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• Le analisi programmate nella fase preliminare non sempre possono raggiungere lo scopo a causa di eventuali variabili presenti all’interno del territorio. • Il rischio di comportamenti che possono compromettere i risultati durante l’interazione

• La frammentarietà dell’analisi perché non si sa mai se i risultati ottenuti rimarranno validi o meno negli anni successivi dalla ricerca. Quindi non si ha la garanzia di costruire qualcosa di organico che si mantenga invariato nel tempo o e che debba essere riesaminato e, se necessario, potenziato ogni qual volta si voglia nuovamente sperimentare. • La difficoltà di misurare gli indicatori qualitativi ad una scala più ampia di quella urbana. La finalità di queste valutazioni è quella di far emergere gli eventuali problemi e debolezze nella sperimentazione pratica del metodo, così come i punti di forza, al fine di ridiscutere e rimodulare il progetto analitico.


IPOTESI DI RICOMPOSIZIONE E RIORGANIZZAZIONE DEL METODO L’esperienza concreta di costruzione del metodo di analisi consente di far maturare, durante tutto il lavoro di ricerca, la consapevolezza che questo progetto si fonda sulla riflessione continua e non può avere le caratteristiche di un metodo pensato e realizzato una volta per sempre. Per questo il progetto assume la forma di un “cantiere delle idee”, la sua costruzione è il processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca e l’innovazione. I punti di debolezza descritti nel precedente paragrafo sono stati utilizzati strategicamente per la composizione di nuovi scenari metodologici e misurazioni alternative per il conseguimento del miglioramento. Gli sviluppi futuri consistono nella possibilità di arricchire con nuove analisi e strumenti il metodo analitico. • Introduzione dell’analisi della dimensione abitativa, nel set di indicatori per la misura della felicità urbana. L’accesso all’abitazione e alle sue qualità soddisfa il bisogno primario di avere un riparo e vivere in condizioni abitative soddisfacenti è uno degli aspetti più importanti della vita delle persone. Non è solo una questione di avere a disposizione quattro mura e un tetto, perché la casa dovrebbe anche essere un luogo dove le persone possano sentirsi al sicuro, riposare, avere uno spazio privato personale ed eventualmente crescere una famiglia. Oltre il loro valore intrinseco, le condizioni abitative possono quindi influenzare

un ampio insieme di altri esiti del benessere. Essendo che i costi per l’abitazione assorbono un’ampia quota del bilancio familiare, le persone, particolarmente quelle con bassi livelli di reddito, sono spesso vincolate dal livello di risorse residue per le ulteriori spese essenziali, quali quelle per l’alimentazione, le cure, lo svago e l’istruzione. I costi elevati per l’abitazione possono così minacciare il benessere materiale e la sicurezza economica delle famiglie. Possono anche generare forme di stress abitativo che ostacolano seriamente le relazioni tra i membri delle famiglie e danneggiare lo sviluppo dei bambini. La povertà delle condizioni abitative (sovraffollamento, mancanza di servizi sanitari adeguati, utenze, ecc.) è anche uno dei principali determinanti dello stato di salute, con effetti sia su quella fisica sia su quella mentale. E’ correlata con la violenza domestica e con scarse prestazioni scolastiche dei bambini. La possibilità d’intrattenere attività sociali fondamentali, come invitare le persone a casa, può anche essere minacciata dalla povertà delle condizioni abitative. Alcune ricerche hanno evidenziato che la scarsa qualità delle condizioni abitative è associata con bassi livelli di partecipazione ai processi democratici e più in generale, con bassi livelli di capitale sociale. La casa è anche la componente principale della ricchezza netta delle famiglie e i cambiamenti del mercato immobiliare, nei termini di condizioni e di disponibilità del credito e di prezzi delle case, possono avere un effetto sproporzionato sul benessere materiale delle famiglie. Oltre la ragione economica dell’investimento nella casa, la proprietà dell’abitazione offre un senso di sicurezza e di controllo sulle risorse che non

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hanno gli affittuari. Quindi l’abitazione e le sue qualità sono determinanti sia del benessere territoriale, essendo essa simbolo della condizione economica di ogni singolo abitante, che della qualità della vita in quanto il suo lato estetico e il suo grado di manutenzione influenzano la dimensione sociale collettiva. Nel modello per la misurazione del benessere territoriale tale indicatore è stato già inserito riuscendo così a misurare l’indice di affollamento e il grado di emergenza abitativa, ma in quello per la misurazione della felicità urbana non è presente poiché difficile la sua misurazione senza gli strumenti adatti. Potremmo così inserire il nuovo indicatore all’interno della classe “Mixité sociale” compresa nella dimensione “Condizioni materiali, analizzandolo sia quantitativamente, con l’indice di affollamento (possibile agganciando, grazie al programma informatico open source QGis, al numero civico i dati dell’anagrafe e geocalizzo così i dati), e qualitativamente con la qualità estetica (possibile attraverso la valutazione di determinati parametri come il grado di conservazione, la qualità percepita del tessuto edilizio e compatibilità con il contesto).

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• Introduzione dell’analisi dei diversi respiri e ritmi della città. Lo sviluppo di Internet mobile grazie agli smartphone e ai tablet ha cambiato e sta ancora cambiando il modo di sfruttare la rete, con un telefono si ha la possibilità di restare sempre connessi. I dispositivi mobili, ormai tutti dotati di Gps, collegandosi a piattaforme Web 2.0 che offrono servizi di geolocalizzazione, mettono alla base di ogni interesse il territorio nel quale l’utente si trova fisicamente. Generano

così una crescente interdipendenza tra lo spazio fisico (il territorio) e lo spazio dei flussi (le informazioni che quotidianamente trasferiamo on-line), in cui il luogo diventa qualcosa di più di una semplice coordinata geografica, ma contenitore di riferimenti temporali e culturali, sociali e di identità. Tutte le tracce che lasciamo in rete possono essere analizzate per conoscere l’umore delle nostre città, per capire come viviamo gli spazi urbani, come usufruiamo dei servizi pubblici o dove andiamo nel nostro tempo libero. Sulla base di questo nel 2014 il progetto “Urban Sensing” ha cercato di analizzare i contenuti generati dagli utenti per comprendere non solo cosa sono le città, ma anche cosa potrebbero diventare soddisfacendo meglio le esigenze dei cittadini per cui migliorando la qualità della vita. In sintesi utilizza ciò che tutti noi condividiamo sui vari social network (tweet, like e post sia su Facebook che Istagram) come barometro del livello della qualità della vita metropolitana. In pratica, cerca di analizzare le informazioni georeferenziate, legate cioè agli spazi urbani che la popolazione vive quotidianamente, per costruire delle mappe cittadine dinamiche, in grado di raccontare come gli abitanti usufruiscono dei servizi, come si muovono in base ai loro bisogni, quindi quali zone sono più frequentate nelle diverse ore del giorno e durante la settimana. Per esempio attraverso i “tweet” è possibile studiare le abitudini dei cittadini, quali quartieri sono più vissuti di giorno, quali invece pullulano di vita notturna e correlare il flusso di persone in una determinata area a eventi particolari. Per Emanuele Terenzi, ricercatore di T-Connect (altra società italiana coinvolta nel progetto “Urban


Sensing”, oltre all’Accurat anch’essa italiana, Lust olandese e Mobivery spagnola, specializzata nell’integrazione di tecnologie mobile/wireless) i dati, sempre più condivisi in tempo reale grazie ai dispositivi mobili, possono fornire indicatori utili per misurare gli standard di vita delle città, migliorare l’accesso e la copertura dei servizi pubblici e pianificare opportune strategie di politiche urbane, partendo direttamente dalla percezione di chi le città le abita e le vive. Fino ad ora le nostre vite digitali sono già state monitorare e analizzare per pianificare campagne di comunicazione e attività di marketing, ma oggi anche le pubbliche amministrazioni che gestiscono i servizi per la cittadinanza possono trarre vantaggi dall’analisi dei contenuti frutto della popolazione. I contenuti non contengono solo le informazioni relative all’utilizzo di un determinato servizio, ma anche informazioni in merito alle emozioni e al livello di gradimento di quel servizio attraverso un’analisi del sentimento (in inglese “sentiment analysis), ovvero l’analisi semantica dei post e delle osservazioni condivise in rete, che permette di cogliere i diversi umori e giudizi. L’interpretazione delle percezioni dei cittadini può essere un modo per migliorare lo spazio urbano, in quanto può far emergere fenomeni, punti di forza e di debolezza dell’abitare cittadino, che con altre metodologie sarebbero difficili da cogliere. Quindi tali fenomeni possono rappresentare il punto di partenza per una buona pianificazione della città in sintonia con i bisogni reali dei suoi abitanti. Già in passato il Center for Embedded Networked Sensing dell’Università della California a Los Angeles ha ricorso all’uso dei grandi volumi di dati condivisi in rete come

strumento per studiare i comportamenti sociali e l’evoluzione della forma urbana, sfruttando le opportunità offerte dalla penetrazione dei dispositivi mobili in progetti che riguardano la pianificazione urbana e la sostenibilità ambientale. Quindi possiamo supporre che la città contemporanea sia abitata da due popolazioni, quella reale e quella digitale, e che entrino in relazione attraverso l’unica cosa in comune, il territorio. Pertanto nelle analisi dovremmo considerare la “realtà aumentata”, la nuova componente sociale. • Completamento dell’analisi della mobilità, con lo studio dell’intensità di traffico possibile da rilevare con un nuovo strumento tecnologico. Dall’aprile 2015 cinque comuni (Empoli, Sesto Fiorentino, Castelfiorentino, Firenze e Campi Bisenzio) della Città Metropolitana di Firenze hanno monitorato i flussi del traffico veicolare, in alcune strade del tessuto urbano grazie al progetto “CHEST/ TrafficFlow” avviato da Magenta Lab (l’azienda informatica fiorentina è nata dall’unione di diverse esperienze nei settori della consulenza e della ricerca industriale e accademica con lo s c o p o d i a f fi a n c a r e l e i m p r e s e n e l l a progettazione e realizzazione di applicazioni software, offrendo consulenza sulle tecnologie più innovative disponibili nel panorama italiano). Il progetto sostenuto dalla Città Metropolitana di Firenze è stato cofinanziato dall’Unione Europea. Alcune telecamere con sensori di rilevamento, poste in determinati punti delle vie, hanno seguito l’andamento del traffico con l’obbiettivo di sperimentare un metodo di lavoro innovativo e a basso impatto economico e

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strutturale per la città, oltre a verificare cosa avviene negli assi viari chiave in previsione di riorganizzazioni future della viabilità. Le strade sono state monitorate per un lungo arco di tempo e grazie alla flessibilità e alla facilità d’uso del software di rilevamento i sensori, sviluppati da Magenta Lab, hanno permesso un’ampia copertura della rete stradale senza la necessità di infrastrutture costose e di difficile istallazione e manutenzione per l’amministrazione. Infatti, i dispositivi sono stati disposti in luoghi e strutture già esistenti, in particolare non comunali a testimonianza della sinergia tra l’amministrazione pubblica e alcune strutture private, associazioni e altri enti che con la loro presenza caratterizzano il territorio. Il progetto è innovativo anche per il modo in cui viene usato, i sensori non sono invasivi e non registrano niente, misurano solo alcune caratteristiche come il numero di passaggi in un dato periodo, la lunghezza e la velocità dei veicoli in transito e anche particolari condizioni come il traffico rallentato per cui la presenza di eventuali congestioni. L’utilizzo di tale strumento permette di capire oltre l’intensità del traffico all’interno della città, senza l’uso di altri strumenti più invasivi o l’impiego di singoli individui appostati a contare e incasellare i veicoli, anche altri aspetti della mobilità e tirare più conclusioni in relazione agli elementi che sono presenti nel contesto. Un esempio è la collaborazione, iniziata nel 2006, con IBIMET (Istituto di Biometeorologia del CNR) per la realizzazione di uno studio congiunto della qualità dell’aria e dei flussi di traffico. La nuova tecnologia consente di iniziare a raccogliere i dati sul traffico in pochi minuti, preservando una

grande flessibilità che la rende adatta ad un’ampia varietà di casi e scenari diversi, ognuno con le proprie peculiarità e difficoltà. Un aspetto rilevante, che caratterizza l’intera iniziativa, è la natura partecipativa del metodo, inserita nel movimento di innovazione sociale, “Citizen Science” (in italiano, Scienza dei cittadini) in forte crescita che prevede appunto un approccio di tipo partecipativo ad attività scientifiche quali ad esempio la raccolta e l’analisi dei dati, presentato e discusso insieme ai cittadini che in un futuro prossimo possono essere essi stessi a proporre un monitoraggio dei flussi dove ritengono necessario. In sintesi l’obiettivo principale del progetto è dimostrare che dati significativi e accurati come quello in materia di mobilità possono essere raccolti con il coinvolgimento dei cittadini e con un impatto economico e infrastrutturale molto minore rispetto all’utilizzo di strumenti tradizionale. La totale assenza fino ad ora di simili strumenti analitici apporta alla metodologia descritta un significato rilevante. Lo sviluppo di tale strumento potrà rendere possibile, in futuro, anche il monitoraggio del flusso delle persone all’interno dei vari tessuti urbani, altro indicatore della felicità urbana. • La mappatura degli intervistati. Il geografo statunitense Michael Frank Goodchild, docente dell’Università di Cambridge, evidenzia come nell’ultimo decennio c'è stata un'esplosione di interesse nell'usare il Web per creare, a s s e m b l a re e d i ff o n d e re i n f o r m a z i o n i geografiche fornite volontariamente dagli individui, offrendo così una riflessione sul ruolo della geografia amatoriale come nuovo fenome-


no di “Citizen Scienze”. Il professore ripercorre le tappe che a partire dal lancio del primo browser nel 1992, quindi della prima porta di accesso al web, hanno portato milioni di persone non solo a creare contenuti o editare contenuti creati dagli altri, ma anche a autoproporsi come “Citizen as sensors” (cittadini sensori) e fornire, così, volontariamente informazioni geografiche su piattaforme collaborative. Oltre ad analizzare le innovazioni tecnologiche che hanno reso possibile la creazione di strumenti intellegibili per identificare la visualizzazione dinamica di oggetti tridimensionali, la diffusione esponenziale del GPS nei dispositivi mobili e della banda larga, Goodchild si pone alcuni interrogativi chiave, più interessanti ai fini della nostra ricerca, circa l’aspetto motivazionale che contiene il fenomeno. Cosa spinge così tante persone a impiegare parte del proprio tempo a creare questo tipo di contenuti senza un incentivo materiale? Se il fenomeno dei blogs e dei social networks può trovare parte della spiegazione del suo successo nel meccanismo di autopromozione, i progetti di “crowdmapping” (mappatura della popolazione) sono essenzialmente anonimi e si nutrono della soddisfazione personale che l’utente riceve nel vedere il proprio contributo far parte del patchwork che negli anni cresce in termini di ampiezza e dettaglio. Per mappare la popolazione le piattaforme tra le più utilizzate da sempre sono: Open street map, fondata nel 2004; Wikimapia, fondato nel 2006, che combina le caratteristiche di Google Maps e Wikipedia permettendo agli utenti di aggiungere informazioni sotto forma di nota su qualsiasi

località del mondo; Ushahidi, piattaforma sviluppata nel 2008 da un’organizzazione no profit del Kenya che si basa su un software open source che permette agli utenti di costruire siti fi n a l i z z a t i a r a c c o g l i e r e i n f o r m a z i o n i georeferenziate su vari temi di attivismo sociale e responsabilità pubblica. Grazie alla diffusione dei social network, che hanno implementato la georeferenzazione come una delle opzioni di base nella pubblicazione di post di testo e immagini, il “crowdmapping” è divenuto pratica quotidiana di massa, non sempre consapevole. L’enorme disponibilità di tali dati ha incentivato l’utilizzo degli stessi in processi collaborativi che vanno oltre quelli della prima diffusione della neo-geografia (cooperazione, copianificazione, resilienza) e riguardano tutti gli aspetti che caratterizzano la vita quotidiana sia individuale che collettiva (viaggiare, spostarsi, mangiare, trovare alloggio etc.) spostando in parte la riflessione dell’ambito della condivisione della conoscenza a quello della condivisione dell’economia. Vista l’abitudine consolidata degli abitanti se inserissimo il processo di “mapping” come ulteriore elemento all’inter no dei questionari online potremmo ottenere una mappa georeferenziata espressione della percezione della felicità urbana. • Miglioramento dell’analisi dell’indice di mixité sociale, grazie all’uso di altre metodologie e strumenti. Nell’ambito urbano, quando si parla di mixité, si fa riferimento a quelle politiche di rigenerazione integrata volte a promuovere l’integrazione e la mescolanza sociale. L’obbiettivo di queste politiche è di creare un assetto territoriale che favorisca un

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mix eterogeneo di gruppi socialmente differenti all’inter no della stessa area urbana, promuovendo la coesione sociale e la lotta alla segregazione. La città contemporanea è una comunità di persone istituita dalla vicinanza e dalla coesistenza di vite umane appartenenti ad etnie diverse, per questo è modellata dalla varietà di pratiche quotidiane. La presenza di integrazione delle diverse identità in un unico contesto è un aspetto che influenza la qualità della vita nelle città. Infatti, tale aspetto ha rappresentato un indicatore importante nella misurazione della felicità urbana. In questo lavoro di tesi l’indice di mixitè sociale è stato misurato attraverso una metodologia innovativa di esplorazione urbana rilevata dal lavoro di indagine sulla città, sviluppato da Lorenzo Tripodi insieme al gruppo Ogino Kanuss: Exercises of Urban Reconaissance. (exercises.oginoknauss.org) Per la rilevazione sono stati analizzati, tramite un rilievo di campo, i citofoni presenti all’interno delle aree di studio, rilevando così la presenza o meno di nomi di origine straniera. In questo modo abbiamo potuto vedere in maniera semplice e diretta la composizione della struttura della società che vive in ogni complesso edilizio: multietnica, quindi caratterizzata dalla copresenza di più etnie di diverso genere; monoetnica invece caratterizzata dall’esistenza di una singola etnia. Un ulteriore metodo di indagine ci consentirebbe di approfondire tale analisi e renderla più dettagliata e precisa. Grazie all’utilizzo del programma informatico open source QGis (Geographic Information System) si riesce ad agganciare ai numeri civici, rappresentati come elementi puntuali, il data base dell’anagrafe e

ottenere così l’individuazione del numero reale, georeferenziato, di stranieri che risiedono ad ogni indirizzo. Quest’ultima metodologia ci permetterebbe di analizzare l’indice di mixitè sociale a livello quantitativo.


CONCLUSIONI Lo scopo di tutta la ricerca è quello di scoprire quali sono i motivi, all’interno di un contesto urbano, che stanno alla base di una generale soddisfazione degli abitanti di una città. L’analisi svolta in questa tesi ha dunque come oggetto sia i caratteri materiali (fisici, demografici, economici, etc.) che compongono il territorio e la città sia quelli immateriali generati dal sistema delle relazioni sociali. Solo esaminando la città, poiché sintesi di questi due aspetti (territorio e organizzazione umana), la felicità urbana è diventata valutabile e rappresentabile. Gli avanzamenti del progetto e le sue prospettive di sviluppo sono l’occasione per avviare una riflessione più ampia su alcuni aspetti che sono venuti fuori dalla sperimentazione della metodologia analitica. • coinvolgimento indispensabile delle comunità locali (ancora molto assente nelle pratiche di pianificazione e progettazione) possibile attraverso vari modelli di comunicazione. La partecipazione è stata iscritta dall'Unione Europea tra i principi cardine della buona governance: il coinvolgimento della cittadinanza in processi partecipativi avviati dagli enti istituzionali è ritenuto oggi necessario non solo per incrementare la qualità e la sostenibilità delle politiche pubbliche, ma anche per stimolare la nascita di una “cittadinanza attiva”, ossia per far sì che la popolazione possa progressivamente farsi promotrice e protagonista di iniziative dal basso che migliorino la loro qualità della vita. La questione non è nuova. Infatti, in Italia, nell’ambito della pianifica-

zione e della progettazione urbana, la partecipazione è sperimentata ormai da decenni, in modo più o meno strutturato. Essa riscuote tuttavia giudizi controversi, ed è oggetto di molti pregiudizi, in parte legittimi. Come scrive Giancarlo De Carlo1, “in Italia l'opposizione alla partecipazione è stata indubbiamente dura, ma questo è stato anche facilitato dalle posizioni deboli e dogmatiche di quelli che proponevano la partecipazione come processo meccanico e automatico secondo il quale basta andare dalla gente, chiederle quali sono i suoi bisogni e poi trascrivere le risposte in progetti grigi il più possibile”. Come si può immaginare, il suo uso strumentale ne ha fatto, e ne fa ancora oggi, un’arma a doppio taglio. In passato si è andata a scemare e così a perdere la comunicazione tra chi interviene sul territorio e chi lo abita. Questo ha inciso sull’apertura alla partecipazione da parte dei cittadini, ad oggi quasi assente. I pregiudizi scontano anche il fatto che il tema sia spesso affrontato in modo tecnico, perdendo di vista il quadro generale e la prospettiva culturale in cui si inscrive, oppure, all'inverso, con una connotazione eccessivamente idealizzata. Considerando questi limiti, il tema che viene qui affrontato vuole portare l'attenzione sull’importanza del coinvolgimento delle comunità locali per analizzarne la percezione della loro situazione all’interno del territorio e quindi le loro reali esigenze che è necessario identificare per una pianificazione corretta. I processi di partecipazione, se correttamente progettati e gestiti, possono essere lo strumento migliore per migliorare i processi di gestione dello spazio e dei beni comuni e prima ancora le valutazioni che tale spazio e beni hanno per

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oggetto.

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• approfondimento sul metodo di rilevazione pratica della percezione dello spazio urbano da parte degli abitanti (metodologie insufficienti). Come è noto la percezione come funzione fisiologica complessa intermediaria tra il mondo esterno e l’elaborazione soggettiva è uno strumento di conoscenza imprescindibile, che a partire dall’accorgersi del mondo dentro noi e fuori di noi porta alla costruzione di un rapporto tra idee e cose, al farsi un‘idea di come queste funzionano ricordandone le permanenze ed i cambiamenti. La percezione viene così a porsi alla base di processi logici di modellizzazione, che vedono la popolazione costruire nuovi modelli, in cui cerca di tradurre in maniera organizzata e sintetica la propria idea dei fenomeni osservati. Una visione così articolata e complessa delle scienze sperimentali potrà essere costruita soltanto se ci si pone nella prospettiva di una continuità trasversale e longitudinale del processo di analisi, che assuma caratteristiche differenziate a seconda delle diverse società. Quello della percezione degli abitanti è un indicatore di output, per cui esso non richiede l’individuazione di un livello di partenza di riferimento e può pertanto essere rilevato alla conclusione degli interventi programmati nelle fasi preliminari. Poiché si tratta di un indicatore di percezione, la sua rilevazione richiede un’indagine diretta presso la popolazione beneficiaria degli interventi. Inoltre, dato che le analisi programmate hanno effetti territoriali molto concentrati, all’interno del tessuto urbano, nella nota metodologica si suggerisce di somministrare le interviste diretta-

mente alle persone frequentanti i luoghi interessati dai progetti, piuttosto che prevedere la costruzione di un campione di popolazione comunale. “Che cosa effettivamente significa per i suoi abitanti la forma di una città? Kevin Lynch ha risposto a tale quesito introducendo il concetto di figurabilità illustrandone la potenziale efficacia come parametro da utilizzare per il disegno della città. Quest’ultimo viene definito come il risultato di un processo vicendevole tra l’osservatore e cosa osservata, in cui la forma fisica esterna gioca un ruolo di primaria importanza. Ciò che rende maggiormente significativo lo studio dell’urbanista e architetto statunitense è il costante riferimento alla figura umana: ha sempre ben presente che ogni studio architettonico o urbanistico ha come obbiettivo principale il bene dell’uomo. Per questo motivo ha concentrato le sue analisi sulla percezione dei singoli individui, attuando un richiamo all’interezza e alla genuinità delle sensazioni visive, utilizzabili come reale strumento per il disegno urbano. Secondo Lynch, infatti, la qualità di uno spazio urbano si basa sulla chiarezza delle immagini ambientali che i singoli individui o le comunità hanno dei diversi luoghi. Egli ha sostenuto che le persone negli ambienti urbani si orientano per mezzo di mappe mentali: i tracciati e le riproduzioni del mondo fisico esterno possedute mentalmente da ogni individuo corrispondono alle immagini ambientali. Un buon disegno urbano deve essere in grado di ottenere degli spazi con le seguenti caratteristiche: leggibilità, ossia la facilità con cui le parti del paesaggio urbano possono venir riconosciute e possono venir organizzate in un sistema coerente; identità, un


oggetto edilizio o una parte della città deve essere riconosciuto dalle persone come distinto dalle altre realtà circostanti e individuato come identità separabile; struttura, deve essere presente una relazione spaziale chiara tra l’oggetto e l’osservatore; significato, l’oggetto deve avere un significato, pratico o emotivo, preciso per l’osservatore; figurabilità, ossia la qualità che conferisce ad un oggetto fisico una elevata probabilità di evocare in ogni osservatore un immagine vigorosa. Da queste caratteristiche si può facilmente comprendere come i problemi maggiori colpiscono quegli spazi della città contemporanea il cui disegno manca di singolarità, semplicità di forma, continuità tra gli elementi e chiarezza di connessione. Dai dati raccolti dalle interviste, metodo principale usato per l’analisi della figurabilità, Lynch comprende come le caratteristiche di percezione comune dei cittadini, riguardo alle forme fisiche degli elementi che compongono il tessuto urbano, siano il segno dell’esistenza di un immagine pubblica della città, formata dalla sovrapposizione di molte immagini individuali. Questi elementi sono semplicemente le materie prime dell’immagine ambientale a scala urbana, composti insieme per fornire una forma che risulti soddisfacente. L’interrelazione degli elementi è dunque una fase molto importante del disegno urbano in quanto evidenzia come un ambiente non possa esser percepito con una singola immagine mentale, bensì con un insieme di immagini disposte secondo differenti livelli di organizzazione che condizionano particolarmente la loro efficacia e qualità. (K. Lynch, 1969) Ad oggi nel campo della ricerca di una metodologia per la rilevazione pratica della

percezione dello spazio urbano da parte degli abitanti, se pure Lynch rimane forse insuperato, sono tanti quelli che hanno lavorato sul tema. Questo chiarisce l’importanza che tale ha assunto negli ultimi anni nella pianificazione ed analisi del territorio. Rilevanza che è stata uno degli aspetti centrali anche della nostra ricerca. In essa, per la percezione dello spazio sono state utilizzate due diverse rilevazioni: una diretta e una indiretta. La prima ha visto conversazioni informali con gli abitanti dei diversi spazi analizzati, mentre la seconda, interviste formali a distanza con gli abitanti della città. Entrambi sono state delle sperimentazioni che sicuramente andranno discusse e sviluppate maggiormente. • Nuovi approcci transdisciplinari alla ricerca dello spazio pubblico (lo spazio pubblico è un mondo complesso e come tale per la sua piena comprensione deve essere analizzato attraverso più approcci). Oggi è ampiamente condiviso che la storia della ricerca scientifica, tecnologica e quella delle società non siano interpretabili se non in termini di coevoluzione; tuttavia, la cultura occidentale è stata per lungo tempo dominata da una visione “a-sociale” della ricerca in questi settori. Nel secolo passato, la debolezza di questa posizione è emersa con forza: da un lato, la società ha inciso sempre più sui processi di produzione scientifica e tecnologica, e dall'altro, attraverso la progressiva integrazione della fase d i p ro d u z i o n e e d i a p p l i c a z i o n e d e l l a conoscenza, la scienza e la tecnologia sono divenute un aspetto della realtà sociale sempre più rilevante e pervasivo. La consapevolezza delle possibili implicazioni di natura sociale le-

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gato all’uso dei diversi elementi misurati nella ricerca, contenuti all’interno dello spazio urbano, stimola un dibattito sull'equità delle scelte che le politiche pubbliche compiono. Nella seconda metà del XX secolo, l'attenzione della ricerca sociale verso questi temi è cresciuta sino a dare origine ad un vero e proprio ambito disciplinare. In tale ambito sono stati sperimentati nuovi approcci transdisciplinari alla ricerca, e posta l'attenzione sul ruolo che la società può assumere nella produzione delle politiche e durante la fase di ricerca. Tale approccio si fonda sull'affermazione secondo cui la realtà è sempre costruita dall'attività umana, per cui anche lo spazio pubblico, soprattutto quello informale, è il prodotto di un processo di costruzione, operato attraverso la negoziazione tra soggetti individuali e collettivi portatori di diversi bisogni e interessi. Tuttavia, così, è presto emersa la necessità di includere nel sistema osservato anche gli utenti: la scala dell'analisi si è dunque estesa alle interazioni tra tutti gli attori operanti dentro e fuori lo spazio pubblico, assumendo come oggetto di studio i sistemi socio-tecnologici di scala più ampia, osservandone i processi di evoluzione attraverso la lettura delle dinamiche dell’abitare.

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• Importanza della considerazione dello spazio urbano come elemento contestuale e costitutivo delle azioni umane (da sempre, molto spesso, studiato come elemento a se). “Spazio! Solo qualche anno fa questo termine aveva una connotazione esclusivamente geometrica, rimandava cioè ad un ambiente vuoto” (H. Lefebvre, 2000) Però lo spazio non è una struttura predefinita, una cornice nella quale

gli uomini e la collettività ambientano le proprie azioni, ma una costruzione sociale dinamica. Infatti, come ci spiega il sociologo Arnaldo Bagnasco nei suoi volumi di Sociologia, pubblicati nel 2001, la società prende forma all’interno dello spazio e nel fare questo organizza, modifica e da una nuova forma allo spazio stesso. Pertanto ricostruire il processo di concettualizzazione dello spazio diviene un modo per ricostruire le evoluzioni della società. Come suggerisce Harvey dovremmo cercare di comprende come lo spazio venga concettualizzato rispetto alle differenti pratiche umane che contiene. (D. Harvey, 1996). Dobbiamo quindi accettare e mettere alla base dell’analisi territoriale la relazione tra lo spazio e l’azione, poiché non si può avere la percezione dello spazio senza vedervi o immaginarvi un fare. Da tutto ciò consegue, per allacciarsi al secondo aspetto descritto precedentemente, un legame strutturale, profondo, tra lo spazio e la percezione, dunque una completa interrelazione tra individuo e ambiente. Solo dall’analisi totalitaria di questo legame è possibile misurare il livello di felicità urbana. Ecco perché la visione dello spazio e delle azioni umane come unico elemento è stata fondamentale in questa ricerca. Infatti, il lavoro si è focalizzato, in parte, attorno alle articolate questioni connesse alle qualità morfologiche e spaziali dei tessuti urbani, in particolare dello spazio pubblico, in relazione al tema della vivibilità. Così da far emergere, con questa chiave di lettura, una serie di considerazioni sulla forma dei luoghi e sulle metodologie da adottare per la loro definizione p ro g e t t u a l e i n u n ’ o t t i c a s p e c i a l m e n t e compositiva. Con questo si pensa che la vivibilità


urbana va considerata uno strumento del progetto urbano per elevare la qualità degli spazi ponendo la figura dell’individuo come motore fondamentale e imprescindibile di ogni attività e per amplificare la scelta delle opportunità di movimento al fine di ricostruire un rapporto strutturante tra città e cittadini. “Per capire la città nel suo dinamismo tridimensionale, per seguire e modulare il suo processo di autogenerazione, per connettere ed estendere il suo tessuto è necessario uno studio dell’uomo, occorre capire in che modo l’esperienza umana trasforma in immagine la forma costruita.» (Rykwert J. 2003, La seduzione del luogo. Storia e futuro della città, Einaudi, Torino, pp. 307.) Si suppone così che guardare la città attraverso la lente della vivibilità può aiutare ad individuare nuove griglie di lettura del fenomeno urbano, suggerendo diverse e forse più idonee m o d a l i t à d i a p p ro c c i o a l p ro g e t t o d i trasformazione dell’esistente o di progettazione del nuovo attraverso una nuova semantica dello spazio pubblico. Alla luce del percorso effettuato nel lavoro di tesi nelle ultime considerazioni possiamo concludere che la riflessione sul metodo è diventata parte integrante della costruzione della nuova metodologia. La valutazione è aspetto essenziale della ricerca/azione poiché verifica gli effetti ottenuti con il processo analitico. Al fine di attivare un controllo in itinere di tali effetti sono stati realizzati alcuni strumenti come i questionari, le interviste, i sondaggi. Tali strumenti sono stati scelti in quanto possiedono caratteristiche di semplicità, rapidità di somministrazione e comprensibilità. Si ritiene, infatti, che la pluralità,

l’integrazione di più modi di accertamento nello studio di un oggetto ne garantisce l’affidabilità dell’intera metodologia. Sintetizzare i risultati emersi da questa ricerca non è un compito semplice, vista la mole di informazioni raccolta, la complessità delle tematiche affrontate e la diversità degli elementi analizzati. Ma in conclusione possiamo dire che il processo di indagine è stato sperimentato con piena soddisfazione, anche se è bene evidenziare che la ricerca è un percorso di miglioramento continuo.

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RINGRAZIAMENTI


Dopo un anno, finalmente, sono arrivata alla fine di questo lungo ed intenso lavoro di tesi e alla fine fine di questi cinque anni di Università. E’ stato un periodo di profondo approfondimento non solo a livello scientifico ma anche personale. Sono tante le conoscenze che ho fatto durante questo percorso, le amicizie che ho coltivato e i rapporti che ho stretto. Vorrei spendere due parole di ringraziamento nei confronti di tutte le persone che in me hanno sempre creduto e che mi hanno sostenuta a aiutata. Un ringraziamento particolare va al Professore Iacopo Zetti, relatore di questa tesi di laurea, e alla Professoressa Maddalena Rossi, oltre che per l’aiuto fornitomi in questi anni e la grande conoscenza che mi hanno donato, per aver creduto sempre nelle mie capacità e per avermi trasmesso la passione e l’entusiasmo per la ricerca. Non so se trovo le parole giuste per ringraziare i miei genitori, però vorrei che questo mio traguardo raggiunto fosse un premio anche per loro e per i sacrifici che hanno fatto. Un infinito grazie per esserci sempre, per sostenermi, per avermi insegnato ciò che è “giusto” e ciò che non lo è. Senza di loro certamente non sarei la persona che sono. Grazie per i vostri consigli, per le vostre critiche che mi hanno fatto crescere e diventare la donna che sono oggi. Vorrei ringraziare le mie colleghe, Melania, Paola e Francesca, che ho incontrato durante questo percorso formativo e che ci sono sempre state. Ci siamo sempre sostenute a vicenda sia durante le fatiche e lo sconforto che hanno caratterizzato il nostro percorso sia nei momenti di gioia e soddisfazione al raggiungimento del traguardo. Più amiche che colleghe. I ringraziamenti vanno anche a tutti i miei amici, che ogni giorno hanno condiviso con me gioie, sacrifici e successi. L’affetto e il sostegno che mi hanno dimostrato rendono questo traguardo ancora più prezioso. Infine, ma non meno importate, un grazie speciale va a Jacopo, la persona che più di tutte è stata capace di capirmi e di sostenermi nei momenti difficili. Grazie a Jacopo ho avuto il coraggio di mettermi in gioco e di capire che, in fondo, gli ostacoli esistono per essere superati. Grazie per essere stato sempre al mio fianco. Un sincero e sentito grazie a tutti ! Vorrei che questi ringraziamenti siano sia un punto di arrivo, con cui si conclude una parte significativa della mia vita, sia un punto d’inizio perché spero di poter raggiungere nuovi traguardi importanti con tutti loro ancora al mio fianco.

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ALLEGATI


1. QUESTIONARIO PER MISURARE LA QUALITA’ DELLA VITA 1. DA QUANTO TEMPO RISIEDE NEL COMUNE IN CUI VIVE ATTUALMENTE? Dalla nascita [PASSA ALLA DOM. 5] Non dalla nascita 2. DOVE ABITAVA PRIMA DI TRASFERIRSI? 1. Altro comune della provincia di Firenze 2. Altra provincia della Toscana 3. Altra regione d’Italia 4. Estero 3. PER QUALE MOTIVO SI E’ TRASFERITO? 1. Lavoro 2. Studio 3. Famiglia 4. Altro 4. HA RISCONTRATO DIFFICOLTA’ AD INSERIRSI? 1. No, nessuna difficoltà 2. Si, qualche difficoltà 3. Si, molte difficoltà 5. PER QUALI DI QUESTE RAGIONI CI VIVE? 1. Perché ci vive la mia famiglia di origine 2. Perché ci lavoro 3. Perché non ho trovato lavoro altrove 4. Perché mi piace

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6. HA PENSATO QUALCHE VOLTA DI LASCIARE LA CITTA’ IN CUI ABITA? 1. Si

2. No [PASSA ALLA DOM. 8]

7. SE HA PENSATO DI TRASFERIRSI ALTROVE, PER QUALE DI QUESTI MOTIVI? 1. Difficoltà a trovare lavoro 2. Difficoltà a trovare casa 3. Mancanza di servizi 4. Mancanza di scuole adatte per i figli 5. Difficoltà ad andare d’accordo con la gente 6. Altro [spec.

]

8. QUALI SONO LE RAGIONI PER CUI SECONDO LEI VALE LA PENA VIVERE NEL COMUNE IN CUI RISIEDE? 1. Il clima 2. La bellezza del paesaggio 3. Il carattere della gente 4. Il costo della vita 5. L’avere i servizi indispensabili a portata di mano 6. Altro [spec.

]

9. QUANTI AMICI HA CHE RISIEDONO NEL COMUNE IN CUI ABITA? 1. Nessuno, solo conoscenti 2. Uno 278

3. Alcuni 4. Molti


10. SECONDO LEI, I RESIDENTI NELLA CITTA’ IN CUI ABITA SONO DISPONIBILI ALLE RELAZIONI SOCIALI E ALLA COMUNICAZIONE? 1. Si

2. No

11. SE DOVESSE CONSIGLIARE A QUALCUNO DI VENIRE A VIVERE NELLA CITTA’ N CUI RISIEDE, QUALI CARATTERISTICHE POSITIVE DI ESSA METTEREBBE IN EVIDENZA 1. Buone possibilità di inserimento lavorativo 2. Condizioni ambientali e climatiche favorevoli 3. Rilevante patrimonio storico e artistico 4. Abitazioni in buono stato 5. Scarsa diffusione della criminalità 6. Efficiente sistema di trasporto pubblico urbano ed extraurbano 7. Adeguata dotazione di esercizi commerciali 8. Nessuna caratteristica positiva 9. Altro [spec.

]

12. SECONDO LEI I TURISTI VENGONO PRINCIPALMENTE PERCHE’? 1. Per comprare i prodotti tipici della zona 2. Per visitare monumenti e musei 3. Per ammirare i panorami 4. Per stare un pò tranquilli 5. Per mangiare bene 6. Come base per raggiungere le altre città circostanti, più importanti 7. Non vengono molti turisti 8. Altro [spec.

]

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13. QUAL E’ IL SUO GRADO DI SODDISFAZIONE CON RIFERIMENTO AI SEGUENTI ASPETTI E CARATTERISTICHE DELLA CITTA’ IN CUI RISIEDE? 1

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1. Possibilità di inserimento lavorativo 2. Condizioni ambientali e climatiche 3. Patrimonio storico e artistico 4. Offerta culturale 5. Benessere economico 6. Strutture per il tempo libero 7. Spazi aperti 8. Rete di trasporti pubblici urbani e extraurbani 9. Dotazioni di esercizi commerciali 14. A QUALE DEI SEGUENTI LUOGHI SENTE DI APPARTENERE MAGGIORMENTE? 1. Il mondo 2. L'Europa 3. Il luogo di nascita 4. La regione Toscana 5. La provincia di Firenze 6. Il comune di residenza 280

7. La frazione di residenza 8. Il quartiere in cui abita 9. Un altro luogo 10. Nessun luogo

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9

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15. CIASCUNO DI NOI PENSA CHE NELLA VITA CERTE COSE SIANO PIU’ IMPORTANTI DI ALTRE PER RAGGIUNGERE LA PROPRIA FELICITA’. QUAL’E' IL GRADO DI IMPORTANZA CHE LEI ATTRIBUISCE A CIASCUNO DEI SEGUENTI ASPETTI? 1

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1. Divertirsi 2. Raggiugnere il successo economico 3. Avere una buona salute 4. Avere una famiglia 5. Impegnarsi nella società 6. Sentirsi parte di un gruppo, di una comunità 16. LEI HA PARTECIPATO IN PASSATO O PARTECIPA ATTUALMENTE ALLE ATTIVITA' ASSOCIAZIONISTICHE? 1. Non ho mai partecipato 2. Ho partecipato in passato, ma non attualmente 3. Partecipo attualmente 17. QUANTA FIDUCIA HA NELL’OPERATO DELLA GIUNTA DEL SUO COMUNE? 1. Nessuna 2. Poca 3. Abbastanza 4. Molta 18. PARTECIPA AD INIZIATIVE COME I PROCESSI PARTECIPATIVI ORGANIZZATI DAL COMUNE SU DECISIONI RIGUARDANTI LA VITA PUBBLICA? 1. Spesso 2. Raramente 3. Mai

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19. A SUO PARERE, QUALI SONO, IN ORDINE DI IMPORTANZA, I TRE PROBLEMI PIU’ URGENTI CHE CARATTERIZZANO LA CITA’?

20. QUALI E IN QUALE ORDINE, INVECE, SONO A SUO PARERE LE TRE CARATTERISTICHE MIGLIORI

21. PER IL FUTURO ECONOMICO DELLA CITTA’ CHE COSA SECONDO LEI E’ PIU’ IMPORTANTE? 1. Che aumenti il numero dei turisti 2. Che si diversifichino gli investimenti economici, per creare più posti di lavoro 3. Che si aumentino i servizi per gli abitanti che già ci sono 4. Che si potenzino gli investimenti nell'agricoltura 5. Che si potenzino le infrastrutture di trasporto 22. IN CHE MISURA SI SENTE SODDISFATTO PER COME TRASCORRE IL SUO TEMPO LIBERO? 1. Per niente 2. Poco 3. Abbastanza 4. Molto

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23. QUANTO DEL SUO TEMPO LIBERO DEDICA IN GENERE ALLE SEGUENTI ATTIVITA’? Per niente

Poco

Abbastanza

Molto

1. Andare al cinema 2. Andare a teatro 3. Andare al bar 4. Girare in moto o in bicicletta 5. Fare sport 6. Stare in famiglia 7. Partecipare a manifestazioni culturali (convegni, dibattiti) 8. Guardare la tv 9. Leggere giornali o libri 10. Fare volontariato 11. Visitare un parco, un’area protetta 12. Fare trekking nella natura

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24. TRA QUESTE STRUTTURE DESTINATE AL TEMPO LIBERO, IN CHE PERCENTUALE E’ DOTATA LA CITTA’ IN CUI VIVE? Bassa

Media

Alta

1. Cinema 2. Teatro 3. Biblioteche 4. Discoteche 5. Sale gioco 6. Centri commerciali 7. Impianti sportivi, palestre 8. Parchi, giardini e piazze 25. LE CAPITA SPESSO DI SPOSTARSI DAL COMUNE DI RESIDENZA IN ALTRI CENTRI URBANI? 1. Si

2. No [PASSA ALLA DOM. 28]

26. SI SPOSTA PRINCIPALMENTE PER? Si 1. Acquisti 2. Assistenza sanitaria e cure mediche 3. Lavoro 4. Studio 6. Visite a parenti e amici 284

7. Tempo libero

No


27. CON QUALE MEZZO SI SPOSTA ABITUALMENTE? 1. Treno 2. Auto privata 3. Bicicletta o a piedi 4. Mezzo pubblico 28. COME GIUDICA LA RETE DI TRASPORTI PUBBLICI URBANI DEL SUO COMUNE DI RESIDENZA? 1. Molto efficiente 2. Abbastanza efficiente 3. Poco sufficiente 4. Per niente sufficiente 29. COME GIUDICA LA RETE DI TRASPORTI PUBBLICI EXTRAURBANI DEL SUO COMUNE DI RESIDENZA? 1. Molto efficiente 2. Abbastanza efficiente 3. Poco sufficiente 4. Per niente sufficiente 30. LA CASA IN CUI ABITA ATTUALMENTE E’? 1. Di proprietà

2. In affitto

31. SE POTESSE, QUALE MODIFICA/MODIFICHE APPORTEREBBE ( CHE COSA AGGIUNGEREBBE O TOGLIEREBBE) ALLA PROPRIA ABITAZIONE AL FINE DI RENDERLA PIU’ CONSONA AI PROPRI BISOGNI? 285


32. QUAL E’ LA SUA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE? 1. Occupato/a 2. Non occupato/a; disoccupato/a; casalingo/a; studente [PASSA ALLA DOM. 35] 3. Pensionato [PASSA ALLA DOM. 39] 33. INDICHI IL TIPO DI ATTIVITA’ SVOLTA. 1. Dirigente; imprenditore; docente universitario; professionista 2. Insegnante 3. Impiegato 4. Commerciante 5. Artigiano 6. Addetto/a ai servizi (commesso/a, infermiere/a, autista, etc.) 7. Operaio/a 34. QUAL E’ IL SUO GRADO DI SODDISFAZIONE CON RIFERIMENTO AI SEGUENTI ASPETTI DEL LAVORO CHE SVOLGE? 1 1. Ambiente di lavoro 2. Raggiungibilità del luogo di lavoro 3. Reddito 4. Possibilità di carriera 5. Orari di lavoro 286

6. Rapporto con i colleghi 7. Rapporto con i superiori

2

3

4

5

6

7

8

9

10


35. DOVE SVOLGE LA SUA ATTIVITA’ LAVORATIVA O DI STUDIO? 1. Nella città di residenza 2. In altro comune, nelle vicinanze di quello in cui risiede 3. In altro comune, lontano da quello in cui risiede 36. SE PENDOLARE, LE PESA MUOVERSI PER RAGGIUNGERE IL LUOGO DI LAVORO O DI STUDIO? 1. Si, molto 2. Si, abbastanza 3. Si, ma poco 4. No, per niente 5. Non sono pendolare 37. DESIDEREREBBE AVERE UN LIVELLO DI REDDITO SUPERIORE A QUELLO CHE LEI/LA SUA FAMIGLIA PERCEPISCE? 1. Si

2. No [PASSA ALLA DOM. 39]

38. DESIDEREREBBE UN LIVELLO DI REDDITO SUPERIORE, AL FINE DI FARNE COSA?

287


39. QUAL E’, SECONDO LEI, IL GRADO DI IMPORTANZA CON RIFERIMENTO AI SEGUENTI ASPETTI PER AUMENTARE LA FELICITA’? (Ordinare gli aspetti in ordine crescente, dal meno al più significativo) 1

2

3

4

5

6

1. Dotazioni urbane 2. Contesto ambientale 3. Uso e condivisione degli spazi 4. Soddisfazione della propria vita 5. Abitazione 6. Condizione economica 39. QUAL E’, SECONDO LEI, IL GRADO DI IMPORTANZA CON RIFERIMENTO AI SEGUENTI ASPETTI PER AUMENTARE LA FELICITA’? (Ordinare gli aspetti in ordine crescente, dal meno al più significativo) 1

2

3

1. Gli elementi di contesto 2. Il benessere soggettivo 3. Le condizioni materiali 40. SECONDO LEI, E' UTILE IL FATTO CHE IL SUO COMUNE DI RESIDENZA RIENTRI IN QUESTA RICERCA?

1. Si

2. No [INTERROMPI LA COMPILAZIONE DEL MODULO]

41. PER QUALE DI QUESTI MOTIVI RITIENE UTILE LA PRESENZA DEL SUO COMUNE ALL'INTERNO DELLA RICERCA? 288

1. Perché è una città significativa per il territorio circostante e non poteva non essere preso in considerazione 2. Perché molte cose del territorio comunale solitamente on vengono alla luce e vale la pena analizzarle 3. Perché questo può fornire uno studio più accurato sulla qualità della vita, così da poter intervenire per migliorarla


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.1 SISTEMA DELLE RELAZIONI

DIFFICOLTA’ DI INSERIMENTO A:

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

No

46%

70%

Si [alcune + molte]

54%

30%

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Bassa

60%

14%

Alta

40%

86%

PERCEZIONE DELLA DISPONIBILITA’ ALLE RELAZIONI SOCIALI E ALLA COMUNICAZIONE A:

ENTITA’ DEGLI AMICI A: Empoli 50

Sesto Fiorentino

50

46

45 37,5

30

25

20

289

12,5

9 0

Nessuno

Pochi

Molti


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.2 APPARTENENZA TERRITORIALE / LEGAMI COMUNITARI

ESISTENZA DI UN CONTESTO ALTERNATIVO IN CUI L’INTERVISTATO ANDREBBE A VIVERE

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

No

9%

23%

Si

91%

77%

TIPOLOGIA IN BASE ALL’APPARTENENZA TERRITORIALE

Globalisti Nazionalisti Localisti

Empoli

Sesto Fiorentino

9%

14%

32% 59% 290

86%


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.3 ASSOCIAZIONISMO E PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE DEL COMUNE

INTENSITA’ DELL’ASSOCIAZIONISMO

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Nessuna partecipazione

50%

32%

Debole partecipazione

41%

50%

Forte partecipazione

9%

18%

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Nessuna/Bassa

54%

23%

Media/Alta

46%

77%

FIDUCIA NELL’OPERATO DELLA GIUNTA COMUNALE

291


ATTEGGIAMENTO VERSO LE INIZIATIVE PUBBLICHE

Empoli

Sesto Fiorentino

60

45

55

50

41 36

30

15

9 292

0

Freddo

Tiepido

9 Caldo


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.4 IL RAPPORTO CON LA CITTA’

LIVELLO DI SODDISFAZIONE PER I LUOGHI PUBBLICI E DI PUBBLICA FRUIZIONE

Empoli

Sesto Fiorentino

50

47

48

37,5

34

32

25

21

18

12,5

293 0

Basso

Medio

Alto


PROBLEMI PERCEPITI COME URGENTI A EMPOLI E SESTO FIORENTINO SICUREZZA PULIZIA GESTIONE DEL TRAFFICO LAVORO CARENZA DI ATTIVITÀ E SERVIZI PER I GIOVANI DEGRADO SOCIALE E AMBIENTALE CARENZA DEI SERVIZI TRASPORTI PUBBLICO NON EFFICIENTE LUOGHI PUBBLICI FREQUENTAZIONE NOTTURA DEL CENTRO CRIMINALITA’ CENTRO STORICO VIABILITA’ (CONDIZIONI MANTO STRADALE) GENTE DIVERTIMENTO ALTO TASSO DI IMMIGRATI CARENZA DI POLITICHE LEGATE ALLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE (VERDE, PISTE CICLO-PEDONALI) MANUTENZIONE EDILIZIA CENTRO STORICO ALTO TASSO ECONOMICO (VITA CARA) TESSUTO URBANO NON UNIFORME ABBANDONO CENTRO STORICO INSERIMENTO DEGLI IMMIGRATI NON ADEGUATO ASSENZA DI ABITAZIONI E SERVIZI PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI ABBANDONO DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI NEL CENTRO STORICO SMALTIMENTO RIFIUTI PULIZIA URBANA (SPAZI APERTI E STRADE) CARENZA DI PARCHEGGI MANCATA VALORIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO SVUOTAMENTO FUNZIONI NEL CENTRO STORICO MANUTENZIONI AREE VERDI CENTRO UNIVERSITARIO PATRIMONIO ARCHITETTONICO TRASCURATO ASSENZA AREE E STRUTTURE DI INCONTRO PER I GIOVANI ORGANIZZAZIONE EVENTI SCARSA CURA DEGLI SPAZI VERDI 294

MANCANZA DI SERVIZI SCARSA CULTURA OFFERTE DI LAVORO TEMPISTICA MEZZI DI TRASPORTO (TROPPO RADI) TRASPORTI PUBBLICI ORGANIZZAZIONE EVENDI ED INIZIATIVE CARENZA DI SPAZI O STRUTTURE DI RITROVO ASSENZA DI PISTE CICLABILI DI COLLEGAMENTO CON FIRENZE MANUTENZIONE STRADE INFRASTRUTTURE E SERVIZI DI COLLEGAMENTO CON GLI ALTRI COMUNI INVECCHIAMENTO MEDIO DELLA POPOLAZIONE SERVIZI SOCIALI E CULTURALI ASPETTI AMBIENTALI VIABILITA’ ZONE PERIFERICHE CENTRO STORICO INCENERITORE CARENZA ATTIVITÀ GIOVANILI AEROPORTO MICROCRIMINALITA’ ASSENZA DEI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICI NOTTURNI NOTEVOLE IMPATTO DELLE GRANDI INFRASTRUTTURE COMPROMISSIONE EQUILIBRIO AMBIENTALE CENTRO CITTADINO POCO VITALE MANCANZA CENTRO CULTURALE SISTEMA FERROVIARIO MEDIOCRE E NON FREQUENTE INTEGRAZIONE MANUTENZIONE STRADALE QUALITA’ AMBIENTALE NOTEVOLI ZONE E STRUTTURE ABBANDONATE CHIUSURA PICCOLI NEGOZI AL DETTAGLIO CARATTERISTICI DEL CENTRO SCARSA MANUTENZIONE AREE PUBBLICHE DEL CENTRO MANCANZA ATTIVITÀ ATTRATTIVE ALCUNI SPAZI PUBBLICI SCARSA VALORIZZAZIONE DEGLI SPAZI AMBIENTALI CARENZA DI EVENTI CULTURALI, NON VALORIZZATI CARENTE ATTENZIONE AI LUOGHI DI INTERESSE STORICO/ARTISTICO


CARATTERISTICHE POSITIVE DI EMPOLI E SESTO FIORENTINO BUONA POSIZIONE GEOGRAFICA CLIMA AMBIENTE NUMEROSE AREE VERDI MUSEI GENTE ACCOGLIENTE VICINANZA AL MONTE MORELLO TRANQUILLITA’ FORTE PRESENZA DELLA NATURA MONTE MORELLO CRIMINALITA’ STABILE COLLEGAMENTO DEI SERVIZI COMMERCIALI STRUTTURE SCOLASTICHE PARCHI URBANI PAESAGGIO DIMENSIONE URBANA AGGREGAZIONE VIVIBILITA’ DIFFUSO VOLONTARIATO TESSUTO SOCIALE SERVIZI ALIMENTARI EFFICACIE PULIZIA URBANA NUMEROSI IMPIANTI SPORTIVI RETE BEN STRUTTURATA DI PARCHI E ZONE VERDI TUTELA DEL PAESAGGIO COLLINARE SICUREZZA ATTENZIONE PER LE POLITICHE SOCIALI ASSOCIAZIONISMO VICINANZA DELLA CAMPAGNA GIUNTA DINAMICA E GIOVANE VICINANZA AI SERVIZI IMPORTANTI NUMEROSE INIZIATIVE COMUNALI PRESENZA DIFFUSA SERVIZI PUBBLICI POSIZIONE STRATEGICA TRANQUILLITÀ NELLA VITA INDIVIDUALE E COLLETTIVA BUONA ABITABILITÀ PER LA TRANQUILLITÀ SERVIZI COMMERCIALI BUONI SERVIZI DI CONNESSIONE COSTO DELLA VITA NON ELEVATO PATRIMONIO ARTISTICO QUALITÀ DELLA VITA SERVIZI PUBBLICI

CLIMA SERVIZI PUBBLICI E PRIVATI VIVIBILITA’ ORGANIZZAZIONE EVENTI PAESAGGIO CULTURA TRANQUILLITA’ PRESENZA SPAZI VERDI COLLEGAMENTO DEI TRASPORTI SVILUPPO OPPORTUNITA’ LAVORATIVE SPAZI PUBBLICI QUALITÀ DELLA VITA AMBITO STORICO-CULTURALE BENESSERE ECONOMICO MEDIO ATTIVITA’ COMMERCIALI VICINANZA ALLA CAMPAGNA CONNETTIVITA’ POSIZIONE GEOGRAFICA STRATEGICA TRA LA CITTA’ DI PISA E LA CITTA’ DI FIRENZE VELOCITÀ NELLA REALIZZAZIONE DI EVENTUALI PROGETTI OPERATO COMUNE NEGLI INTERVENTI PUBBLICI RISORSE CULTURALI BUONE STRUTTURE SCOLASTICHE PRESENZA DEI SERVIZI PRIMARI ED ESSENZIALI FAMILIARITA’ DIMENSIONE URBANA IMPEGNO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PATRIMONIO ARTISTICO PRESENZA SERVIZI PER LA COMUNITÀ

295


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.5 IL TEMPO LIBERO FRUIZIONE DEL TEMPO LIBERO

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Andare al cinema

20%

47%

Andare a teatro

15%

30%

Andare al bar

73%

41%

Girare in moto/bicicletta

46%

50%

Fare sport

54%

53%

Stare in famiglia

50%

86%

Partecipare a manifestazioni culurali

31%

48%

Guardare la tv

49%

25%

Leggere giornali o libri

82%

90%

Fare volontariato

18%

10%

Visitare un parco, un’area protetta

78%

69%

Fare trekking nella natura

36%

75%

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Cinema

MEDIA

MEDIA

Teatro

BASSA

BASSA

Biblioteche

MEDIA

ALTA

Discoteche

BASSA

BASSA

Sale gioco

MEDIA

BASSA

ALTA

ALTA

Impianti sportivi

MEDIA

ALTA

Parchi e piazze

MEDIA

ALTA

INTENSITA’ DOTAZIONI PER IL TEMPO LIBERO

296

Centri commerciali


LIVELLO DI SODDISFAZIONE PER LA MODALITA’ DI FRUIZIONE DEL TEMPO LIBERO

Empoli

Sesto Fiorentino

70

64

59

52,5

35

17,5

0

23

18

Basso

18

Medio

18

Alto 297


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.6 LA MOBILITA’

TIPOLOGIA DEL MEZZO PER GLI SPOSTAMENTI ASSIDUI

Treno Bibibletta Auto Mezzo pubblico

Sesto Fiorentino

Empoli

3%

14% 37%

55% 41% 5%

298

40%

5%


EFFICIENZA PERCEPITA DEI TRASPORTI PUBBLICI URBANI

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Per niente/Poco efficiente

64%

54%

Molto efficiente

36%

46%

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Per niente/Poco efficiente

59%

64%

Molto efficiente

41%

36%

EFFICIENZA PERCEPITA DEI TRASPORTI PUBBLICI EXTRAURBANI

299


2. PRINCIPALI RISULTATI DEL QUESTIONARIO 2.7 IL LAVORO

VICINANZA DEL LUOGO DI LAVORO

EMPOLI

SESTO FIORENTINO

Nella stessa cittÃ

45%

9%

In altro comune vicino

41%

73%

In altro comune lontano

14%

18%

LIVELLO DI SODDISFAZIONE RISPETTO ALLA SFERA LAVORATIVA

Empoli

Sesto Fiorentino

60

58 45

30

300

46 30

28

24

15

14 0

Basso

Medio

Alto


3. 25 INDICATORI PER FOTOGRAFARE LA VIVIBILITA’ DI UNA CITTA’ CONNETTIVITA’ Bassa

Media

Alta

1. CONNESSIONE CON LE ALTRE CITTA’ 2. DISPONIBILITÀ DEI TRASPORTI PUBBLICI 3. PRESENZA DI PISTE CICLABILI 4. MOBILITA’ (FACILITA’ DI SPOSTAMENTO SICUREZZA 5. SICUREZZA PERCEPITA 6. PRESENZA SOGGETTI SOCIALI DEBOLI AMBIENTE E SERVIZI 7. BELLEZZA DEL PAESAGGIO 8. VICINANZA ALLA NATURA 9. PRESENZA AREE DISMESSE/ABBANDONATE 10. PATRIMONIO CULTURALE 11. EFFICACIA DEI SERVIZI NEL CENTRO URBANO 12. FUNZIONALITÀ DEI TRASPORTI PUBBLICI URBANI

301


RICCHEZZA ED ECONOMIA

13. COSTO DELLA VITA 14. QUANTITÀ DEI SERVIZI NEL CENTRO URBANO 15. POSSIBILITA’ DI LAVORO CULTURA E TEMPO LIBERO 16. DINAMISMO DELLA CITTA’ (INTENSITA’ DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E RICREATIVE) 17. PRESENZA LUOGHI COLLETTIVI MANUTENZIONE 18. PULIZIA GENERALE DELLA CITTA’ 19. QUALITÀ DELLE STRADE (ILLUMINAZIONE, ASFALTO, MARCIAPIEDI, ETC.) 20. QUALITÀ DEGLI SPAZI VERDI COMUNITA’ / CONVIVENZA

21. COESIONE SOCIALE 22. ASSOCIAZIONISMO

302

23. GRADO DI PARTECIPAZIONE (OPPORTUNITA’ DI CONFRONTO E DIALOGO TRA GLI ABITANTI E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE)


ACCESSIBILITA’

24. ACCESSIBILITA’ ALLE AREE E ALLE STRUTTURE DELLA CITTA’ 25. FACILITA’ DI PARCHEGGIO AI LUOGHI DI INTERESSE

303




Nuovi modelli e tecniche per misurare la Felicità Urbana. Una ricerca arricchita di una corposa sintesi di storia dei concetti di Benessere e Felicità e del rilevamento di questi nei territori dall’antichità ai tempi moderni.


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