Barcollo ma non crollo! “Io se fossi Dio, che in fondo potrei anche esserlo” diceva Giorgio Gaber in 14 minuti di pura rabbia e sdegno. E anch'io voglio approfittare di questo poco spazio per essere un po' Dio e un po' incazzato. C'è un posto a Lecce, proprio nel centro storico, dove la birra costa poco. Ogni sera, soprattutto quando l'aria si riscalda e la pietra suda, tantissimi ragazzi un po' come me scelgono di scendere in strada, di vivere la notte un po' come i nostri nonni, un po' come quei vecchietti che nel basso Salento siedono fuori la porta di casa e guardano la vita passare. È un posto speciale e ha il nome di un treno, di un treno su cui la letteratura ha deciso di uccidere qualcuno. Qualche sera fa qualcuno ha deciso di uccidere, di far deragliare quel treno e con lui il suo capitano, il paladino della tre quarti, Rocco. Chi ha deciso di fare questo ha pensato di preservare il centro storico bomboniera, ha pensato di proteggersi da me, che comunque ci sono e continuerò ad esserci. Chi ha fatto chiudere l'Orient Express non ha pensato che dietro a un locale c'è una persona, un uomo che lavora, un uomo il cui unico difetto è quello di non servire il borghese ma il proletario. Un uomo che ha avuto la forza di rialzarsi di ricominciare. E credo che questa sia la sintesi del mio quotidiano, il dover sopravvivere per difendere il diritto di non essere parte della massa benpensante, il mio lottare contro chi vorrebbe nascondermi o ghettizzarmi. Non è il caso di cominciare a parlare di politica, colori, amministrazioni anche se mi piacerebbe molto. C'è solo da dire che prima c'era un posto e ora non c'è, che prima un uomo lavorava e ora non più, che forse libero non lo sono mai stato veramente. Rocco l'altra sera mi ha detto “Barcollo ma non crollo” e bevendo la sua splendida 66cl ghiacciata ho capito che quella birra era in realtà una molotov immaginaria contro tutto quello che vorrei distruggere, che in fondo siamo tutti sullo stesso “treno” e che di sicuro questo non è il capolinea. “Cara maestra un giorno mi insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali...” (Cara Maestra, Luigi Tenco) Osvaldo
Il sottile gusto di farsi male sul serio Esistono libri cattivi e cattivi libri. I cattivi libri qui non li prendo in considerazione. Se mi capita di leggerne, evito, potendo, di scriverne. I libri cattivi invece mi affascinano e mi colpiscono. Sono cattivi proprio perché colpiscono duro, basso, e senza pietà. Quando ti capita uno di questi libri, di solito rimani frastornato, stordito, infastidito. Sono i libri che preferisco. Quelli che intervengono direttamente sul sistema nervoso, come una droga sintetica, e lo modificano perennemente. Sono libri che non lasciano respiro, non danno tregua, ti perseguitano, ti fanno inciampare, e una volta che sei a terra ti riempiono di calci, ti fanno rialzare e ti stendono di nuovo a pugni e schiaffi. Hanno nomi accattivanti, inusuali, sono delle asserzioni, non lasciano spazio alle ipotesi, uccidono il condizionale e il congiuntivo, sono poetici e lirici. Di un lirismo che azzera il tempo della poesia, lo rarefa. Ne ho incontrati tanti di libri che venivano spacciati come libri cattivi e si rivelavano essere solo dei cattivi libri. Il libro cattivo che mi ha colpito più duramente di tutti, tanto che mi sono vendicato, l'ho lasciato a metà e l'ho poggiato sul comodino aperto, a pancia in giù, ricoprendolo di libri che col loro peso hanno creato una ferita non rimarginabile storpiandolo definitivamente. Quel libro contro il quale mi sono vendicato, quel libro che io trovo il libro più straordinario che abbia mai letto è il Processo di Franz Kafka. Il libro più cattivo della storia secondo me resta sempre il Viaggio al termine della notte di Céline, e sfido chiunque a trovarne uno più cattivo ancora. Leggete libri cattivi, lasciate perdere le storielle ben confezionate, l'amore felice e la noia mortale dei vissero felici e contenti. Lasciatevi torturare e maltrattare da storie dove la lingua viene plasmata, stirata, ridotta in poltiglia per arrivare al risultato desiderato. Leggete libri cattivi, lasciate che vi facciano del male fisico,
profondo e indelebile. dario
Max Raabe 05-luglio Palazzo Celestini Ve la ricordate la versione delirante di Sex Bomb di Tom Jones che accompagnava lo spot della biondona? Beh il tipo in questione è un certo Max Raabe. È tedesco e si fa accompagnare dalla Palast Orchester formata da 12 elementi, praticamente una “dance band” tipica degli anni '20 e '30. Nel suo ultimo album Super hits ripropone grandi successi pop e rock riarrangiati come Oops! I did it again di Britney Spears o Supreme di Robbie Williams, Kiss di Prince o ancora We will rock you dei Queen.
Gilberto Gil 16-luglio Palazzo dei Celestini (Lecce) Dal sodalizio tra Caetano Veloso e Gilberto Gil nasce quel movimento chiamato“Tropicalismo” che segnerà il nuovo corso della musica brasiliana e non solo. La grande e composita tradizione musicale di questo paese incontra ciò che in quegli anni stava succedendo in tutto il mondo dai Beatles a Jimi Hendrix. La musica di Gil nell'arco di un'infinità di dischi (38) è uno splendido catalogo di suoni della terra, musica che supera i confini del Brasile e incontra il mondo.
Caetano Veloso 20-luglio Palazzo dei Celestini (Lecce) Caetano Veloso è l'interprete contemporaneo più rappresentativo di quell'immenso patrimonio artistico che è la musica brasiliana. Fuori dai facili esotismi, Veloso rappresenta la maturità artistica e politica di un intero continente, il superamento di una concezione panamericana, vagamente esotica e segnata da una stagione di dittature sanguinarie e totalmente prone al volere delle multinazionali.
Lou Reed 22-luglio Otranto Arriva nel Salento, ospite dell'Otranto Festival, nel suggestivo scenario dell'Arena del Mediterraneo. Presenterà il suo ultimo progetto The Raven che prende il titolo da uno dei più celebri poemi di Edgar Allan Poe. Lou Reed. Simbolo del lato vizioso dell'America, quella parte che gli Stati Uniti preferiscono nascondere. Punk ante-litteram, poeta della strada e precursore artistico del rumorismo, con le sue canzoni sembrava dare vita alle serigrafie del suo padrino Andy Warhol. Nei suoi quarant'anni di attività ha continuamente rigenerato il rock'n'roll.
Nicola Conte + Koop 25-luglio Piazza Libertini Koop, che sta per “cooperazione”, è il duo svedese che ha rivisitato le sonorità del jazz più puro introducendo sperimentazioni elettroniche. La loro non è musica elettronica con un tocco di jazz ma è jazz liberamente interpretato dall'elettronica. Nicola Conte oramai da qualche anno è uno dei più famosi dj italiani, attivo sulla scena che coniuga con classe e qualità i ritmi elettronici con il jazz. Nicola Conte e Koop insieme per esplorare le nuove strade della musica.
Lou Reed Il lato oscuro di New York Il tempo passa ma i veri artisti non tramontano mai… Arriva Lou Reed. Arriva all'Otranto Festival 2003. 22 luglio. Una vita da appassionato di musica, trentaseianni da musicista riconosciuto, dei quali tre da leader dei gloriosi Velvet Underground, che hanno fatto la storia del rock, quello alternativo. La storia di un rock fatto di cuoio nero, velluto e catene. Un rock che spesso con soli tre accordi sapeva dar voce alla realtà, quella cruda, quella di droga e alienazione. Quella di sesso e morte. Un rock che trascendeva dal pop di Beatles alla ribalta, un rock per pochi, un rock che non si afferma nel commercio musicale. E proprio per questo motivo, motivi di un mercato che non capisce e non apprezza, i Velvet si scioglieranno. Lou Reed lascia John Cale. Lascia Maureen Tucker e Sterling Morrison. Li lascia dopo quattro cd che sapevano di un' America di bassifondi sporchi e nascosti. Cito The Velvet Underground and Nico per tutti. Lascia Sweet Jane e lascia Andy Warhol, anche, che gli aveva fatto da manager e promotore finanziario. Siamo nel 1970. Ed ecco che si apre la sua carriera da solista. Tre decenni. Da quel lontano Lou Reed del 1972 che gli permette di entrare, o forse tornare, nella mischia, e di conoscere altri grandi artisti. Ed è proprio dal suo incontro, illuminante, con la stella glam che brillava su tutti, David Bowie, che vedrà la luce, così innovativo, così accattivante, Trasformer (1972). Cd che porta in cielo la sua fama. “Perfect day” cantava lui. Giorni perfetti, giorni di concerti strazianti sul palco, in cui urlava il suo passato, senza vergogna, sancendo un indiscusso successo per il presente. Successo tanto desiderato quanto temuto. Lou Reed aveva trovato la sua strada. Prosegue ed esce Berlin, capolavoro maledetto, storia di tossicodipendenza e amore. Poi spiazza tutti, critica e case discografiche, con quell'album che non ha testi né melodie. Metal Machine Music, che traccia un sentiero per nuove correnti sperimentali e punk. Così gli anni passano e il “rock'n'roll animal” - così amava definirsi - si fa malinconico, a volte, innamorato. Con New York (1989), dopo alcuni lavori che non avevano convinto, tra cui Mistrial, album politico, ritorna artista di primo piano. Magic and Loss è un pianto di sfogo di un Lou Reed che soffre per la morte di due amici. Cambia volto, scopre la sua parte meno dura, ma la sua musica rimane sempre sincero rock'n'roll. Nel 2000 decide di tornare a suoni più aspri, degni dei tempi dei Velvet. Esce Ectasy. Oggi, The Raven, un doppio cd basato su un musical, prodotto in onore e per amore del leggendario Edgar Allan Poe. Ed è proprio questo progetto che Lou Reed presenterà a noi, in quella che sarà una splendida notte di mare, stelle e musica.
Summer Festival 5-11-12 Agosto - Cave di Cursi Sono lontani i tempi in cui il Salento era una terra desertica dal punto di vista musicale. L'egemonia della musica popolare sembra cedere il passo a una nuova realtà indipendente che pulsa forte e si fa sentire. C'è, in questa lunga estate ricca di eventi, un festival per tutti i golosi di rock. C'è un festival nato dal lavoro dei ragazzi di Sonoria Promotion. C'è il Summer festival. Da tre anni l'estate salentina si colora del meglio della musica nazionale e internazionale. Tre giorni di musica, venti bands, migliaia di ragazzi per uno degli eventi musicali più attesi. Si parte il 5 Agosto con il Tora Tora Festival in esclusiva per il Sud Italia. Il Tora Tora festival è un concerto itinerante che porta in giro per l'Italia i gruppi dell'etichetta discografica Mescal. La Mescal da anni è una delle case discografiche che produce e promuove la nuova musica. Sul palco del Summer Festival che si svolgerà quest'anno presso le Cave di Cursi si esibiranno per la prima grande giornata di musica: Modena City Ramblers, Afterhours, Africa Unite, Cristina Donà, Marco Parente, Lotus, Apres La Classe, Franziska, Psycho Sun, Cecco. L'11 Agosto si riparte con una serata che vedrà sul palco i Marlene Kuntz, Meganoidi, Negroamaro, Bludinvidia, Skin. E poi il 12 Agosto serata conclusiva del festival. Ospiti sul palco del Salento Summer Festival saranno il reggae e lo ska con Bushman, Roy Pacy, Junior Kelly, Mama Roots, Scamnum. Queste le anticipazioni di un evento musicale come pochi, una bella infornata di musica che spazia nei generi. Da quest'anno parte anche la collaborazione di Sonoria Promotion con Tour de Force, un'intesa che potenzia non solo la proposta artistica ma anche la visibilità del festival a livello nazionale. La speranza è che il Summer Festival cresca ancora e diventi uno degli eventi musicali italiani di riferimento, una realtà che possa fare sempre meglio e di più.
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Che bello... due amici una chitarra e un menestrello… Mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei spartiti. Mi pento di tutti i mille note acquistati, fotocopiati, scaricati dalla rete. Mi pento e mi dolgo di quel giorno in cui dieci anni fa comprai con poco meno di 100mila lire la mia prima chitarra: quella Eko che mi avrebbe dovuto condurre alle immense gioie femminili. Iniziai a suonare la chitarra per un solo motivo. I falò. Il fuoco, il mare, la spiaggia. Tutto doveva essere fautore di mille avventure. Invece quella del chitarrista da falò si è trasformata in una persecuzione. “Mi suoni questo??? Mi canti quest'altro???” Le richieste si erano trasformate in un incubo. Così negli anni mi sono visto costretto a cantare e suonare canzoni che non avrei mai ascoltato neanche dalla voce degli stessi “artisti”. Una persecuzione che colpisce migliaia di giovani ogni anno e dalla quale si può uscire in un solo modo. Fasciarsi le mani, appendere la chitarra al chiodo, non suonare, rendersi afono per tutta l'estate. Ma i chitarristi da falò sono di varie tipologie e di varia natura. C'è il chitarrista spavaldo e assolista che imbraccia la chitarra convinto di essere il miglior chitarrista del mondo e può andare avanti per ore senza che nessuno riconosca anche una delle sue canzoni. Nel momento topico della sua performance si lascia andare ad assoli lunghissimi senza che nessuno lo accompagni. Il resto della compagnia del falò intanto si ubriaca di birra, vino e schifezze varie e tenta con cori e inni di allontanare il palloso esecutore. Qualora gli amici riescano ad impossessarsi di una chitarra qualsiasi anche la più distrutta e corrosa dagli anni e dalla salsedine entra in gioco il chitarrista cannato. Egli ha trascorso un paio d'ore a comporre (con le mani) e scomporre (con la bocca) manicaretti erborei. Il suo repertorio è ristretto al reggae e affini. Ma dopo pochi minuti collassa mentre pronuncia la fatidica frase che fa girare anche la chitarra… Cicileu… e subentra il chitarrista dannato. Il dannato fa due pezzi, sempre gli stessi da anni. Prima ridendo e schernendosi fa la Canzone del sole poi esegue con commozione pura Boys don't cry che gli mette malinconia addosso. A questo punto lascia la chitarra al reietto di turno e se ne va seguito da una ragazza sbavante che toccata dalla sua sensibilità lo segue. Alla fine la pulzella sarà sua. Il dannato è sostituito dal timido, detto anche zerbino, che asseconda tutte le donne presenti inventando accordi di canzoni mostruose. In genere gira con una valigetta 48 ore con centinaia e centinaia di spartiti. Questo è il momento più partecipato del falò. Tutti cantano e coreggiano, in preda all'alcool. Le bottiglie, a migliaia intorno al fuoco, scoppiano. Le coppie si accoppiano. Lo zerbino chiude con qualche pezzo strappacuore e viene sostituito (mentre lui ramingo se ne va solitario ad ammirare la luna senza che nessuna donna lo segua) dal chitarrista orgoglioso e permaloso. Costui è l'ultimo della serata chiude con pezzi assurdi e si incazza se qualcuno alle 5 del mattino ha da ridire su Lou Reed e chiede Riderà. Di solito è accompagnato da una ragazza conosciuta in loco (potrebbe essere una evoluzione del dannato). Gazza
LE CANZONI PIÙ INFUOCATE: 1) La canzone del sole 2) Il gatto e la volpe 3) Ricominciamo 4) Questo piccolo grande amore 5) Gianna 6) Generale 7) Teorema 8) Bocca di Rosa 9) Alba chiara 10) Je so pazzo 11) La locomotiva 12) Samarcanda 13) L'amico è 14) Ti amo 15) La mia banda suona il rock 16) Tropicana Quei meravigliosi anni '60 1) Sapore di sale, sapore di mare 2) Una ragazza in due 3) Ho in mente te 4) Alligalli 5) San Tropez (o Champagne) Esterofilia portami via 1)Nothing else matter 2) Twist and shout 3) Should I stay or should I go 4) Don't cry 5) No woman no cry
Dario Baldan Bembo Autore della strepitosa “Falò” (L’amico è)
DALLE 20:15 ALLE 20:45… Ore 20:15 chiusi i libri (dopo neanche 2 ore di studio… fa troppo caldo) mi accingo a preparare la mia consueta e un po' triste insalatina verde. Il divano mi chiama…mi gusto un po' di tv. Zapping…ovviamente Blob è un richiamo irresistibile. Ore 20:30 … guardo la fine del tg 5 (rai 1 sarebbe stato uguale: entrambi telegiornali di regime sono!) e, come al solito, mi faccio qualche sana risata. (Ma qualcuno ha mai detto a Mentana che hanno inventato le scuole di giornalismo? In Italia ne esistono circa 10… se vuole gliela pago io, a costo di lavorare come una bestia da soma per tutta questa estate). Comunque…non è questo il punto. Una tristezza infinita e lacerante mi assale al termine del tg. Ci sono le previsioni del tempo… Giugliacci farà la “mossa” stasera? Si: l' ha fatta! Che palle. Non se ne può più di questo stracazzo di “Buonasera!” appositamente deviato di 45° in basso a destra… Riesco a sopportare anche questo… Si, riesco ancora a sopportare. Sono solo LEGGERMENTE infastidita… fin quando sullo schermo della mia tv 24 pollici compare una “gaudiosa” musichetta e il titolo inquietante dell'ultima trovata Mediaset: “VELONE”. Come “VELONE”?! Che puttanata è mai questa? Cerco di capire di che si tratta… angosciose ultrasessantenni che si dimenano in imbarazzanti balletti accompagnate dalle solite canzoncine estive, nella speranza che una di loro venga proclamata “velona” della serata. Ora Sono DECISAMENTE infastidita. Mi mette n'ansia 'sto programma… lestamente la mia mente si mette ad immaginare la mia dolce nonnina che canta Asereje con tanto di balletto demenziale e quasi mi metto a piangere! Ore 20:44 Mi chiedo se prima o poi ci sarà una giustizia televisiva. Ore 20:45 Spengo la tv. E cerco di ricordare a me stessa perché cazzo l'avevo accesa… Francesca
11/12_07 Acaya_LE CoolClub
11 Luglio Ore 19:00 Conferenza-dibattito a cura del giornalista Giancarlo Susanna “Le parole del Rock”. Giancarlo Susanna: critico musicale de “l'Unità” e di “Rockerilla”, voce storica di Rai stereo notte. A seguire reading a cura di Mauro Marino (Fondo Verri), presentazione del libro Poet Rock a cura di Besa Editrice. Il libro contiene i testi di alcuni dei gruppi che da anni popolano la scena salentina e che si esibiranno nel corso della manifestazione. Ore 20:30 Reading Performativo: “Amarti m'affatica?” di e con Graziana Arlotta, Angela de Gaetano, Dario Goffredo, Cecilia Maffei.
Ore 22:00 inizio concerti:
Eva Garde. La giovane band salentina propone una miscela tra pop e rock. La grinta delle chitarre incontra la melodia di una voce femminile capace di emozionare. Freschezza e allegria, grandi aperture vocali e accattivanti ritornelli uniti a una trascinante carica rock caratterizzano la musica degli Eva Garde.
Violle. Sicuramente una delle band più sperimentali della scena salentina. La loro musica sembra attingere da sonorità wave per poi spingersi dove il suono diventa rumore. Ritmi che sembrano giocare con il tempo e chitarre affilate e spigolose accompagnano testi che colpiscono duro mentre il basso pulsa incessantemente.
Bludinvidia. I Bludinvidia nascono nel 1994 collezionando nel corso degli anni un incredibile numero di concerti in giro per l'Italia. Il genere dei Bludinvidia è una sorta di rock dalle forti venature pop e psichedeliche. Brani in italiano ma figli dell'Inghilterra dei Beatles, canzoni dirette e coinvolgenti.
Psychosun. La musica degli Psychosun viaggia veloce verso le atmosfere del garage. Le canzoni sono piccole schegge di rabbia e melodia, la loro attitudine sul palco decisamente punk. Si sente, nella loro musica, quella tendenza a giocare con il rock'n'roll, a guardarsi indietro attingendo qua e là tra generi e periodi musicali.
Special guest: TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI. In termini linguistici i Tre allegri ragazzi morti sono un ossimoro, una figura retorica che unisce nella stessa frase due termini fortemente contrastanti tra di loro. In termini musicali i Tre allegri ragazzi morti sono una delle migliori rock- band italiane. In bilico tra realtà e fantasia i Tre allegri ragazzi morti hanno scelto di non avere un immagine nascondendosi dietro i disegni di Davide Toffolo, noto fumettista italiano nonché leader del gruppo. Tutto questo mondo di cartoons entra nella musica del gruppo che è fresca e diretta. Rock-pop e accellerate punk sono l'arma preferita dai Tre allegri ragazzi morti che riescono a confezionare canzoni che prendono all'istante mantenendosi lontane dalla banalità. Se si guarda dentro la musica della band si scopre tutto un mondo fatto di personaggi che ci somigliano, di storie dal taglio adolescenziale. Tutto questo è nei loro testi, nella loro voglia di comunicare, raccontare la quotidianità. Questo li distingue, li incorona come una delle band culto della scena rock italiana. Contano una nutrita schiera di fan sparsi un po' in tutta Italia che affollano i loro concerti, la dimensione ideale per godere appieno del sound della band.
Ore: 1:00 Dance Hall
Up Room: Postman Ultrachic, Lizard, Tob Lamare, Gopher selezioneranno lounge, soul, funky, 60's, bossa, indie, glamrock, discopunk, rock'n'roll. In contemporanea visioni e manomissioni a cura di Hava-Tampa (Gluck).
Sub Room: Insintesi (resident crew) drum'n'bass dal Salento, Polina (Na) breakbeat, drum'n'bass - Gary B. Smith (UK) breakbeat, 9Elms(Le)drum'n'bass, tech-step. ElectroVideo stalls Etrange Video
12 Luglio Ore 19:30 Ifonissu Project presenta: Anna Dimitri e Roberto Gemma in Nerò Rotinò. Ore 20:00 concerto acustico: Alessio Lega. È un cantautore ispirato nella sua musica dalla tradizione italiana e quella francese. Nel suo repertorio compaiono oltre a brani originali, adattamenti da cantautori francesi (Ferrè, Renaud, Brassens), da cantautori catalani, castigliani, russi, canti di cantastorie, poesie musicate.
Ore 21:00 Valvole Davoli in “Il giardino dei seni”. I Valvole Davoli presentano “Il giardino dei seni”, happening performante dalle vaghe pretese erotiche. Un viaggio attraverso l'iconografia femminile degli anni 60, un inno alla ghiandola mammaria, un esasperante tour masturbante, un inferno lisergico. Un concerto assolutamente psichedelico con la musica dei Valvole Davoli tra proiezioni di libido visiva e acustica. All'interno dell'happening l'intervento ultra 60's a cura di Neopop.it
Ore 22:00 concerti elettrici:
Manigold. La loro musica è un viaggio nella musica popolare balcanica e mediterranea. I brani del repertorio tradizionale e le composizioni inedite si mescolano in una proposta musicale che attinge alla musica popolare ma che sconfina anche nell'esperienza nuova della contaminazione.
Aria Palea. Gli Aria Palea hanno un progetto di ricerca artistico-musicale che, partendo dal rock progressivo dei primi anni '70, sfocia anche nel ripristino della cultura popolare salentina. Una lunga esperienza live, ottimi riscontri di critica e pubblico e con il riconoscimento di importanti premi a livello nazionale.
Creme. Creme è un cantautore capace di scrivere canzoni che giocano con il pop, il folk. Canzoni che sembrano ispirate alla tradizione italiana, alla musica di Battisti, ma che suonano oblique sfiorando la psichedelia inglese di artisti come Robin Hitchcock.
Birdy Hop. Pop scanzonato e divertente canzoni che subito ti girano in testa, rock con piccoli inserti elettronici, ritornellli tormentone, melodia e ritmo per una delle band storiche della scena brindisina. Elettro pop molto legato al rock alternativo e sonorità trip hop per una band che riesce a far ballare e divertire.
Special guest: DIAFRAMMA. I Diaframma rappresentano uno dei capitoli più importanti nel libro della storia del rock italiano. Nascono a Firenze nel 1981 proponendo una sorta di post punk in italiano. I Diaframma sono la band che ha saputo unire al rock atmosfere suggestive e liriche intense, poetiche, intimiste, senza mai scendere a compromessi col mercato, sempre muovendosi con la massima libertà creativa nel panorama indipendente. Federico Fiumani, leader storico dei Diaframma ha cominciato il suo percorso nel gruppo come chitarrista diventandone poi la voce solista. Artista e poeta, Fiumani (vincitore nel 1995 del Premio Ciampi alla carriera) riesce a trasferire nella sua musica tutta la profondità della sua anima, una serie di storie e di personaggi frutto delle sue esperienze o semplicemente dalla sua ispirazione. Da vent'anni sulla scena musicale dei circuiti indipendenti la band ha subito un evoluzione che li vede oggi come la migliore fusione di musica e parole che il nostro attuale panorama discografico è capace di offrire. I Diaframma sono una vera band culto, gli anni non sembrano passare per loro e anche il loro pubblico si rinnova. Ai vecchi fans si uniscono anche i giovanissimi che scoprono nella loro musica la profondità che pochi accordi e poche parole possono esprimere.
Ore: 1:00 Dance Hall Up Room: Postman Ultrachic, Lizard, Tob Lamare, Gopher selezioneranno lounge, soul, funky, 60's, bossa, indie, glamrock, discopunk, rock'n'roll. In contemporanea visioni e manomissioni a cura di Hava-Tampa (Gluck).
Sub Room: Insintesi- (resident crew) drum'n'bass dal Salento Science Force - drum'n'bass dal Salento, GoodPhellasDubCrew - (RM) new school electro Natil Box - (TA) electroclash ElectroVideo stalls Etrange Video
SONOS ROCK Sonos rock perché la musica è fatta di parole, parole che galleggiano tra le note ma che poi si posano sulla carta, continuano a cantare nei solchi di un disco. Le parole che riescono a trasformare la canzone in una piccola poesia, un racconto di vita, un grido, uno slogan, una piccola dichiarazione d'amore. Sonos rock perché parole e musica sono come amanti uniti in un abbraccio che dura per sempre. Piccoli grandi messaggi, ognuno con una sua ragione di esserci, come la testimonianza di qualcosa che c'è o c'è stato e che non deve essere dimenticato. E allora Sonos rock diventa un posto, uno spazio, un libro, un bacino che raccoglie tutti gli affluenti della nostra musica, quella targata Salento, e che va oltre alle tradizioni popolari, al folklore. Partendo dalle radici comuni, dalla nostra storia, esistono momenti in cui si respira un'aria che viene dal mondo, da quello più vicino a quello più lontano. E Sonos rock inala tutto quello che c'è intorno, dalle contaminazioni elettroniche al classico rock 'n roll, dal pop tradizionale e romantico a quello punkeggiante e indiavolato, dalla poesia dell'impegno a quella che racconta di amori paradossali, e lo ributta fuori diventando una due giorni di musica e parole che avranno la forza di trascinare tutti in un'atmosfera nuova e mai scontata.
Amarti m'affatica? Un viaggio attraverso brani sciolti per esplorare l'amore in tutte le sue forme, accompagnati dalla musica, che da sempre fa coppia fissa con la letteratura e con l'amore. L'idea di creare una colonna sonora e fisica, fatta di corpi e voci, per il sentimento più grande e insondabile.
Le parole del rock Un momento di confronto e di dibattito sull'importanza delle parole e dei testi nella musica rock. Cos'è che fa grande un grande pezzo oltre agli accordi e alle note? Perché alcuni ritornelli si fissano nella nostra memoria e riaffiorano quando ne abbiamo bisogno e magari non ce l'aspettiamo? Perché la canzone sembra avere sostituito la poesia nella società attuale?
Intervista Federico Fiumani Parlare al telefono con Federico Fiumani fa quasi dimenticare il caldo torrido dell'estate leccese. La sua voce calma e la sua disponibiltà fanno trascorrere piacevolmente i minuti e ci parla del passato e del presente... 1. La New Wave fiorentina negli anni '80. La nascita della scena fiorentina negli anni '80 è stata casuale. Molti ragazzi sui vent'anni iniziarono a suonare nello stesso momento. Si suonava musica “di tendenza”, cioè la new-wave. C'era un carisma particolare nei gruppi di allora, anche i locali erano molto vivi. Lo scrittore Pier Vittorio Tondelli era entusiasta della vita e dell'arte prodotta in quegli anni a Firenze. Anche le etichette discografiche come l'I.R.A. o la Contempo Records hanno dato il loro forte contributo all'esplosione fiorentina degli anni 80. 2. Le influenze musicali andavano dalla canzone epica al pop. I Diaframma cosa ascoltavano in quel periodo? I Joy Division erano il gruppo che ci ha influenzati di più. La nostra novità era la scrittura dei testi in italiano. 3. Un piccolo confronto tra il circuito musicale degli anni '80 e quello dei nostri giorni in Italia. Cos'è cambiato nell'underground? Oggi c'è molta più musica in giro e c'è una maggiore possibilità di esibirsi dal vivo. I locali si sono moltiplicati e quindi si è allargato il circuito della musica indipendente. Oggi c'è la possibilità di diventare rock-star e molte persone prendono molto sul serio questa possibilità, mettendo un pò da parte il lato squisitamente artistico della musica. Negli anni 80 i gruppi non chiedevano molti soldi per suonare, quindi erano liberi di sperimentare e ricercare musicalmente. Ci sentivamo più che altro dei “pionieri”. Molti gruppi oggi si vendono, ma è anche questo un aspetto della musica. 4. I movimenti giovanili negli anni '80 erano più distinti: punk, new wavers, mods, metallari... Oggi sembra che non ci siano confini. Gli anni 90 sono gli anni del cross-over. I Red Hot Chili Peppers sono stati probabilmente i primi a miscelare diversi stili. Anche nell'outlook c'è questa tendenza negli anni 90. Prima metallari e punk non si potevano vedere; i Nirvana sembrano invece un mix tra Hard Rock e Punk. Adesso è molto più difficile trovare dei movimenti giovanili ben distinti, ma non la vedo come una cosa negativa... 5. C’è un ritorno della New-Wave: Interpol, Yeah Yeah Yeahs, Elettroclash... L' Italia sembra lenta a recepire questa tendenza, mentre lo ska-core è uno dei generi più in voga. Cosa ne pensi? E' vero! Lo ska-punk è un genere molto forte in questo momento. Sarei contento se ci fosse un ritorno della New-Wave in Italia visto che siamo stati tra i primi a suonarla. Band come gli Interpol, comunque, sono molto interessanti. 6. Qualche nome italiano e internazionale che ti ha particolarmente colpito in questo periodo. Baustelle, Elle ed anche il lavoro solista di Morgan per quanto riguarda le produzioni italiane. Kills, Cat Power, Interpol, Yeah Yeah Yeahs... Ma è impossibile ricordarli tutti, sicuramente sto dimenticando qualche nome. Tobia
Yuppie Flu Yeah, Yeah, Yeahs Fever to Tell Polydor 2003 Dopo due Ep che seguivano la scia tracciata (con l'aratro) dai concittadini Strokes, apprezzati e coccolati come tutta la nuova scena Indie Rock newyorkese, gli Yeah Yeah Yeahs affidano undici tracce ad una major - la Polydor per l'uscita del loro primo album full lenght Fever to tell. Undici tracce di robusto rock punkeggiante con voce femminile, quella di Karen-O, che è graffiante come un gatto a nove code. L'unica novità che il disco propone rispetto ai suddetti Ep sono due pezzi dai ritmi e dalle atmosfere notevolmente più calmi, Maps e Modern Romance. Per il resto è un ottimo disco di garage rock che si differenzia da tutti i nuovi gruppi della Grande Mela grazie proprio alla frustrante, alcolica e sensuale voce di Karen-O, la minuta cantante che urla fino alla rottura delle corde vocali. Bassi palpitanti, chitarre crunch in evidenza anche se in fin dei conti è sempre lei, Karen, il punto di riferimento che caratterizza tutto l'appeal del gruppo (anche estetico oltre che musicale). Questo disco sembra perfetto. Perfetta infatti è stata la sapiente distribuzione degli ingredienti utilizzati già precedentemente nelle mini-prove senza pretese. Il rischio che i tre corrono in futuro è di defluire verso un suono ancora più straziante, oppure essere troppo ripetitivi, spostarsi come molte band stanno già facendo verso lidi più new wave. In fondo per avere successo in questo genere bisogna essere capaci di dire e scrivere cose che nessuno ha mai sentito prima... e oggi con Interpool, Strokes e compagnia bella in giro non sembra ci sia molto spazio per l'originalità. Quale sarà il futuro degli YYY? Aspettiamo il prossimo disco per dirlo... Cesare
Give up The Postal Service - Sub-pop 2003
Rainy day music The Jayhawks - Lost Highway 2003
Days before the day Homesleep 2003 È una notte in cui così tanti pensieri, senza un'origine né una direzione, affollano la testa che sembra stia per scoppiare. La tua testa, e il tuo cuore, anche. Allora ti alzi e apri la finestra, come se respirando forte l'aria potesse entrarti dentro e buttar fuori quello che c'è e ti pesa. Ma sei ancora nervoso, ti senti oppresso e la situazione non cambia. Metti su un disco, quello che ti capita sotto gli occhi, forse non per caso. Metto su Days before the day degli Yuppie Flu. Psichedelici. Per un attimo, nel buio di questa notte sbagliata, chiudo gli occhi. La testa mi gira nel vuoto della stanza. Le battute di batterie elettroniche si sovrappongono e si uniformano ai battiti del mio cuore. Li sento nello stomaco. La voce e la musica si elevano, mai troppo. Chitarre acustiche ed elettriche si sommano agli archi in un crescendo che amplifica anche le tue sensazioni. Poi si fanno più melodici. È bello. Dieci pezzi. Accomunati dalla sperimentazione propria della scena indie che fonde, riuscendoci, vecchio e nuovo, chitarre e sinth. Sono diversi tra loro, i pezzi, alcuni più lenti, altri veloci, comunque belli. Quando il cd si blocca per un istante anche i tuoi sensi sembrano fermarsi. Mi sento un po' meglio. O forse infinitamente peggio. A volte è così indefinito il confine tra l'estrema felicità e la più profonda tristezza che non lo sai dire come ti senti. So, però, che questa voce, la voce di Marco, leader della band anconetana, mi ha fatto bene. “Nothing seems so clear, kind of things my dear you never get rid of Then all is black Saw you wander in the dark”. E anche io mi aggiro, con loro, nel buio. In attesa di ricominciare a vivere nel mondo reale. “Let me know when the dream is over” sussurra, su una chitarra acustica perfettamente accostata e arricchita dalle sonorità elettroniche. Le note di un piano, dolci e severe allo stesso tempo, ne scalfiscono il ritmo. Cerco risposte, cerco il sonno, la calma, il cuscino immersa nell'indie pop raffinato degli Yuppie Flu. Un modo per rendere questa mia notte un po' meno sbagliata. Valentina
Prendi un Dj techno e fallo incontrare con un cantante emo. Poi metti caso che i due si piacciano e decidano di lavorare insieme. Aggiungi al tutto il fatto che uno è di Los Angeles e l'altro di Seattle. Ora come si fa a fare un disco? Si usa la posta, lettere, materiale spedito. E alla fine cosa nasce? The Postal Service tanto per essere originali. Questo il nome del progetto, Give Up il nome del disco. Non siamo davanti a niente di particolarmente originale, niente elettronica sperimentale, niente strane fusioni o miscugli di generi ma semplicemente pop o meglio elettropop. Elettronica discreta unita a strutture vocali e compositive tipiche del rock o dell'indie, genere molto in voga ultimamente grazie al lavoro di etichette come la Morr. Il disco suona un po' anni 80 (Cure, Pet shop Boys, Depeche Mode) e questo è veramente piacevole. Una manciata di canzoni che un po' ti fanno ballare un po' risvegliano il romanticone che è in ognuno di noi. Ed è proprio per i romanticoni un po' nostalgici quest'altro cd che gira nel mio lettore. Si tratta di Rainy day music, ultimo lavoro di The Jayhawks. Appena lo metti su sembra una ristampa dei Birds, poi scopri che canzone dopo canzone la band sembra esplorare il folk americano senza risparmiare nessuno. C'è Bob Dylan, Neil Young e chi più ne ha più ne metta. Il tutto è però miscelato con maestria e perfetto equilibrio in un susseguirsi di ballate leggere. Direi il disco perfetto per chi è in macchina e torna dal mare, magari al tramonto e con la donna che ha sempre amato seduta accanto con i piedi fuori dal finestrino e i capelli mossi dal vento. Osvaldo
Studio di registazione - Noleggio Impianti Audio
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Scritto sul corpo Jaenette Winterson (Mondadori) Io, sul mio letto, sabato pomeriggio, leggo d'amore. Leggo d'amore in un momento della mia vita in cui questo è tutto ciò che cerco e vorrei. E fuggo, anche. Qualcuno però mi spiega che “l'amore appartiene a se stesso”, che non è qualcosa di negoziabile. Mi insegna che l'amore è qualcosa che provi, che non è preciso ed è inutile dargli un nome allora. “Sono i clichè il problema”. Non la fedeltà o il quotidiano devono essere l'amore. L'amore può essere un abbraccio in mezzo ad una strada, quando tutto il resto non conta più niente e tu realizzi che questo istante te lo porterai dentro per la vita. Leggo e capisco che l'amore non bisogna dirselo per forza - silenzio inviolabile, se ti chiedo non rispondi - “chissà perché gli esseri umani hanno bisogno di risposte”. Capisco che è possibile dare un senso logico all'amore. Puoi viverne l'ardente passione nei luoghi ignoti del desiderio o soffocarlo negli abissi della tua anima, e comunque brucia, in questo gelo apparente. C'è un io senza nome né volto, c'è una lei dai capelli rosso fiamma. S'incontrano e il loro reciproco amore va oltre. Va oltre i legami già esistenti, va oltre la felicità terrena, ne travalica i confini dando consistenza a gesti e sguardi e odori e sapori... “Non sapevo che potesse esistere tanta felicità...” Poi qualcosa di sbagliato c'è quasi sempre ed uno cerca di non crederci prima, di farsene una ragione poi. Agisce per far bene e invece fa tanto male... Jaenette Winterson, inglese, al suo sesto libro. Scelto da me per caso per il disegno in copertina. Scritto sul corpo. Scritto sul corpo come quel nome che è il tuo codice segreto. Scritto sul corpo come un tatuaggio che ti ha inciso pelle e cuore e lascerà il segno per sempre. Scritto sul corpo come un amore che deve nascere prima o poi in un modo o nell'altro. Vita e ricordi e desiderio e solitudine e stelle e sporcizia e felicità e morte. Comunque “l'amore ne vale la pena”. Valentina
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore Raymond Carver (Minimum Fax) C'è una cosa che rende Carver unico: quando scrive sembra farsi delle domande. Nei suoi racconti è come se alla fine ci fosse un grande punto interrogativo invisibile. Perché i personaggi dei suoi libri vivono vite incomplete, le storie sono piccoli affreschi, le frasi brevi, il linguaggio semplice e il tutto crea un senso di incompletezza, un'atmosfera sospesa. Carver è il padre del minimalismo, un mostro sacro della letteratura contemporanea, osannato dalla critica, uno di quelli che ha cambiato il modo di scrivere. La sua produzione rispecchia un po' la sua vita, una vita difficile fatta di storie di alcolismo, povertà, e una grande storia d'amore con la poetessa Tess Gallagher. E proprio a lei è dedicato questo libro, diciassette racconti pubblicati nell'81. Non si tratta di un nuovo autore o di un'ultima uscita ma vale sempre la pena di prendere in mano un libro di Carver. Ne vale la pena perché Di cosa parliamo quando parliamo d'amore è un libro intenso come pochi. C'è in questi episodi un modo di interpretare l'impotenza, la mancanza di qualcosa, l'infelicità o la triste quotidianità dell'amore. È incredibile come nei personaggi di Carver un po' ci riconosciamo, perché in fondo le nostre vite sono un po' tutte uguali, un po' banali, a momenti speciali. Tutti in fondo devono qualcosa a Carver. Anche Robert Altman, ad esempio, si è ispirato a numerosi racconti di Carver nella stesura della scenografia del suo capolavoro America Oggi. E anch'io devo molto a Carver perché con lui bastano cinque minuti, poche pagine, quasi mai più di dieci, per scoprire il mondo, per aprire gli occhi, per vedere e sentire tutto come è realmente. Osvaldo
La vergine dei sicari Fernando Vallejo Edizioni Guanda Esiste una chiesa e una Madonna di cui sono fedeli i sicari e le intercessioni celesti che vengono richieste riguardano la buona mira nel colpire la vittima e il ricco guadagno da ricevere da parte del mandante dell'assassinio. Esiste un libro spietato e crudele, che non lascia speranza minima di redenzione e cambiamento. Esiste un amore omosessuale e pedofilo, fra un professore sessantenne e un pluriomicida sedicenne. Esiste un Paese allo sbando totale dopo l'arresto del più grande narcotrafficante del mondo, leggi Pablo Escobar e leggi Colombia. La storia è ambientata a Medellin, città in cui alla fine dell'anno scorso ci saranno stati poco più di quattromila omicidi. Una bella cifra per una città di appena un milione e mezzo di abitanti. La novella si svolge tra abbracci, preghiere e delitti. Davanti allo scrittore, in un'orgia di sangue, crepano, preferibilmente con una pallottola in fronte, un punk che tiene troppo alto il volume di un rock vecchio e brutto, tre poliziotti incauti, un passante scontroso, un taxista maleducato, tre pedanti attivisti dei diritti umani, un piccolo straccione, un mimo che si burla del prossimo, uno scarto umano che si burla degli Hare Krishna, un mendicante antipatico, un uomo che frusta il suo cavallo. E molti, molti altri. Tutto quello che viene narrato nel libro, se non è realmente accaduto, potrebbe tranquillamente accadere, ogni giorno, a Medellin. Vallejo non è un buono, odia dio e gli uomini, i politici, gli ambientalisti, i poveri e i difensori dei poveri e lo dice chiaramente, ama fare sesso senza morale e pudore, odia la chiesa e il suo massimo rappresentante: “Chi non fa sesso impazzisce, basta vedere il Papa che fa discorsi farneticanti e bacia la terra”. Il suo disincanto, che spesso rasenta il cinismo, è però incrinato dalla presenza di un ragazzo, Alexis, che con la sua fresca bellezza gli fa intuire una possibilità di amore. Alexis è un sicario, ma in lui non c'è l'apparente presenza della crudeltà e della violenza, la sua pelle è morbida e vellutata, la sua anima ingenua. dario
L'altra metà dell'amore
Matrix reloaded
Regia di Léa Pool - Canada 2001
Regia di Andy e Larry Wachowski 2003
L'altra metà dell'amore. La parte oscura dell'amore. Quella che cerchi di rinnegare, se la scopri. Quella che non accetti. E non ti accetti. E se anche sai che “non amerai mai nessun altra come ami lei” tu scappi via, ti rifugi in una storia più “normale”. Perché non puoi… “Io non potrò mai vivere questo amore” dice Tory a Pauline baciandola per l'ultima volta. Storia di amicizia. Di college. Di ragazze smarrite e scatenate. Di vita ed esperienze insieme. Alla fine, storia di un amore più vero di tanti altri. Che senso ha etichettarlo? Non lesbica. Solo innamorata. Ma la gente ti accolla sempre un'etichetta. E se Pauline grida al mondo il suo amore, Tory non ne ha il coraggio. Ti colpisce dentro questa storia, più di quanto uno possa ammettere. La si vive attraverso gli occhi della piccola e ingenua Mouse, quella che credevo dovesse essere la protagonista e che si rivela poi spettatrice, come noi, imparziale e impotente, del folle amore delle sue compagne di stanza. “Quei rumori, quei bisbiglii, le loro ombre abbracciate divennero come elementi dei miei sogni…” E se la dolce Mouse conserva nel cuore la fiamma accesa di un amore puro, quello della sua mamma che non c'è più, Pauline nel suo cuore ha solo Tory. Che a suo modo non può, non vuole, esserci più. “L'unica persona che mi abbia mai amata”. Pauline non può rassegnarsi. “Perché l'amore è, esiste e niente di quello che dite può farlo sparire. Perché è il motivo per cui noi siamo qui. È la vetta più alta e una volta che l'hai scalata e guardi gli altri da lassù ci rimani per sempre. Perché se ti muovi allora cadi…cadi”. E in amore c'è chi cade. C'è chi fugge. C'è chi sceglie di volare via. Come un rapace… Valentina
Ricordo ancora il mio primo Matrix. Lo vidi in lingua originale con i sottotitoli in cirillico e non capii una mazza. Con il tempo e la pazienza ho avuto occasione di capirlo e di amarlo. Matrix è un grande film, un perfetto equilibrio tra effetti speciali e trama che quasi ti convince e un po' ti fa pensare. Appena ho visto il trailer del sequel Matrix reloaded non ho resistito, dovevo vederlo. E mi fa piacere rivedere Neo sempre fichissimo, con quell'aria che ti dice sono l'eletto ma non per volontà mia. Passano i minuti e sembra che qualcuno abbia cambiato canale e abbia sintonizzato il cinema su Mtv. Mentre Neo amoreggia con la bella Trinity, tutta la città di Zaion (si scrive così?) si lancia in una danza tribale in cui splendidi corpi seminudi e madidi di sudore si intrecciano, si abbracciano al ritmo dei Tambure du Bronx con base tecno. A un certo punto credo che qualcuno abbia di nuovo cambiato canale perchè (come ha detto la mia amica Anna) sembra di essere in un film di Bud Spencer e Terence Hill. Vorrei citare con più precisione il film Bulldozzer, quello sul football, con riferimento all'ammucchiata sul mitico Bud che fa volare frotte di avversari. Beh anche il nostro caro Neo, sommerso da decine di mister Smith, se ne sbarazza come il vecchio caro pancione della nostra commedia. Sicuramente una citazione. E se le danno tutti di santa ragione per buona parte del film, con classe, vestiti benissimo, ma non fanno altro che roteare, scazzottare, VOLARE e il tutto a una velocità supersonica. Un film in cui il machismo è alimentato dalla presenza di attrici bellissime, e non parlo dell'oracolo, tra cui una splendida Monica Bellucci, tanta bella e tanta fessa come si dice dalle nostre parti. La trama se c'era non l'ho capita ma credo non ci fosse. Come se non bastasse quando pensavo di cominciare a capire il perchè di tutto sullo schermo compare la scritta Continua. Oggi mi chiedo se Matrix è diventato un fumetto oppure ero a casa a vedere Cicci giocare alla Playstation e non me ne sono accorto. Osvaldo
Goodbye, Lenin! regia di Wolfgang Becker …ovvero come sopravvivere e non farsi travolgere dal capitalismo, ricostruendo in un appartamento una forma di socialismo ideale. La mamma di Alex si risveglia dopo otto mesi di coma; otto mesi a cavallo tra 1989 e il 1990: anni del crollo del muro di Berlino e della riunificazione tedesca. Dopo il trauma, la signora è molto debole e qualsiasi shock potrebbe esserle fatale. Per evitare ciò, tra beghe familiari, slogan, ideali e un'invasione di “benessere” occidentale, si costruisce un muro anti-temporale fra le pareti di un appartamento della Berlino Est. Nella casa Alex, trasportato da un profondo amore verso la madre, ricrea un mondo ormai immaginario, dove prende forma un'idea socialista (non solo sua!) di lavoro e cooperazione fra le parti sociali al fine di raggiungere il benessere dell'intera comunità. Un concetto ben distante dalla dittatura che ha sagomato la vita degli europei dell'Est negli ultimi 50 anni. Il film, in una rocambolesca ricerca di un nuovo equilibrio, ritrae fedelmente lo stato di confusionale euforia e di generale incertezza post-riunificazione. Una commedia divertente, passionale e a tratti malinconica, che spazia tra libertà mai conosciute e “religiosi” ideali (passati, presenti e futuri) tanto affascinanti quanto poco reali e che presentano sempre un conto da pagare. Assolutamente da vedere ... soprattutto per chi è nato prima degli anni '80. Anche il sito http://www.79qmddr.de/intro.php è uno spasso, se non avete grossi problemi con il tedesco. Davide
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Io lo so che cos'è l'amore Io lo so che cos'è l'amore. L'amore è una ragazza che ci crede, che lo aspetta. Lei lo sa cos'è l'amore, l'ha sentito un sacco di volte nelle canzoni che ascolta alla radio quando torna da scuola e non ha voglia di fare i compiti e manda essemmesse alle amiche e aspetta che il biondo della quinta g si faccia avanti. Lei lo guarda ogni giorno durante la ricreazione quando si nascondono tutti a fumare di nascosto dal preside. L'amore è io che piango dentro la macchina, la sigaretta accesa e la testa poggiata sullo sterzo. L'amore è tu che te ne sei andata, io che ti aspetto, i chilometri fra di noi, la rabbia fra di noi. L'amore è lui che ti ha portata via e ti ha fatto felice lontano da me. E all'autoradio Lou Reed mi ricorda dei giorni perfetti che ho trascorso insieme a te e mi viene voglia di gridare e accendo la macchina e vado a bere una birra in un bar dove trovo degli amici che sanno che sono triste e cercano di farmi ridere e io mi ubriaco e rido solo alla fine quando non riesco a trovare la porta del bagno e sbatto sulla cameriera che porta i crostoni e me li rovescia addosso e tutti ridono. E quello è l'amore. L'amore è un azzardo. L'amore è che a volte ti confondi e non sai bene cosa succede e, non importa se sia uomo o donna, c'è una persona che per un attimo almeno ti ha fatto venire i brividi. L'amore è Osvaldo che parla dell'amore, l'amore è roba da artisti. L'amore è quella mamma con la sua bambina. L'amore è per chi ha tempo per l'amore. L'amore è quando vai a votare e vedi una bellissima brunetta che fischietta bandiera rossa andando all'urna e vorresti dirle che è vero, che anche tu. L'amore è un viaggio in autostrada con le soste all'autogrill e la birra da un litro che a Osvaldo gli piace un casino comprarla ogni volta che partiamo, e Cicci ci fa ascoltare a ripetizione la sua musica, perché un viaggio è un ottimo modo per istruirci. E allora una volta mi tocca ascoltare sei volte di seguito la raccolta dei Ramones volume 1, 2, e 3, e l'altra volta sono gli Smiths, volume 1 e 2. Però è bello e cantiamo. L'amore è pensare che le cose alla fine si aggiustano, e anche quando sei triste l'amore è non pensarci. L'amore è guardare fisso negli occhi un uomo bellissimo e dirgli: adesso voglio morire per amore. L'amore è dormire abbracciato tutta la notte con un'amica e svegliarsi presto e uscire e lei non si accorge di niente e continua a dormire. L'amore sono le donne che ho incontrato sulla mia strada. Tutte quelle che hanno scelto, per motivi che molte volte non sono riuscito forse ad intuire, di fermarsi un attimo e respirare con il mio stesso respiro. L'amore era la ragazzina timida che non aveva paura di andare ad una manifestazione e affrontare una carica della polizia, ma poi nel silenzio della sua mansarda nell'hinterland milanese aveva quasi paura di farsi vedere nuda. Amore era la compagna emancipata, che di fronte a una bottiglia di birra condiva con un sorriso dolcissimo e allegro i suoi baci su un divano nel soggiorno di una casa di amici a Bologna. Amore era la ragazza che riusciva a farlo solo quando era ubriaca perché diceva che aveva senso solo se era una festa. Amore era la compagna di teatro con gli occhiali, e amore era la sconosciuta incontrata per caso una sera in una stradina del centro. Amore era quella donna bellissima che mi ha insegnato che cos'è l'amore nell'atmosfera insolita e vagamente letteraria che produce un amore vissuto un po' clandestino, e amore era quella donna che da me ha scelto di imparare che cos'è l'amore, regalandomi alcuni mesi che ancora credo che lei fosse la mia personale Annie. Amore era la ragazza ansiosa con i suoi disturbi alimentari e affettivi. Amore era la giornalista in odor di carriera, incontrata tra febbri e allergie. Amore era certamente la psicologa che cercava di capire se ci ero o ci facevo, e che mi ha tenuto una settimana in osservazione in pieno agosto a Roma. Amore era la giovane irpina a Lecce per studio, e amore era l'amica in una serata di gioia e bisogno di affetto. Amore era la donna mai più vista al chiaro di luna che ha lasciato sulla mia pelle un caldo profumo di vuoto, e amore era la sorpresa di un pomeriggio ad altissima gradazione alcolica mentre tutti i parenti mi aspettavano al ristorante per festeggiare il compleanno di una cara zia. Amore è lei, che, un po' stronza e un po' sfigata come me, c'è quando vuole, con il suo accento, il suo piccolo corpo e la sua allegria sfrontata, e così ci piace. E amore è in fondo anche lei che mi ha regalato la mia inquietudine e questo dio del fango che continuo ad adorare, e questo segno che porterò sempre con me. E amore, poi, sono tutte quelle donne che per un attimo ho incrociato e per un motivo o per l'altro i nostri respiri si sono solo sfiorati, senza riuscire a mantenere per un po' lo stesso ritmo. Penso a tutte le persone a cui ho rubato il sorriso sull'autobus, o sulle strisce pedonali di una strada assolata, quelle che ho toccato appena in piazze colme di gente. O quelle di cui mi innamoro ogni quindici minuti, e non è che sono volubile o strano è che come dice Paolo Conte “sono sempre più distratto e anche più solo e vinto”. E amore è quella persona che ha rubato il mio di sorriso, e se l'è messo in tasca e se l'è portato via lontano con lei e il mio sorriso continuerà a sorridere impigliato in una massa di capelli biondi. Io lo so che cos'è l'amore. Io lo so che l'amore è bello farlo. dario
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