Ott. 2004 an no 1 nu me ro 8
Graceland Se dovessi raccontare la storia degli ultimi cinquant'anni credo che lo farei in musica. Ci sono dischi che più di ogni altra cosa racchiudono tra note e parole il senso del tempo, lo spiegano a chi non lo ha vissuto, lo ricordano a chi c'era. Le origini sono come una bella favola: c'è l'Africa, la gente nera, i ritmi in battere che incontrano strumenti nuovi il sacro e il profano che si fondono in un tribale sentire che confezionato e canonizzato diventa fenomeno solo con Elvis ma che suonava già con Fats Domino, Gunter Lee Carr, Bill Haley, Chuck Berry, Little Richard, Jerry Lee Lewis. Se dovessi parlare degli anni 60 lo farei in silenzio ascoltando i Beach Boys (Surfin' U.S.A. 1963) sognando la California, Blonde on Blonde (1966) di Bob Dylan e la sua america fatta di poesia e ribellione, i Beatles di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967) perchè va fatto almeno un giorno in una vita, “Experience, Are You Experienced? (1967) di Jimi Hendrix e tutta l'energia di una sei corde, The Doors e The Doors (1967) profetico e decadente, i Velvet Underground - The Velvet Underground and Nico (1967) e l'arte che diventa musica, i Rolling Stones (Beggar's Banquet 1968) e l'intramontabile Simphaty for the devil, Frank Zappa (Hot Rats 1969) e i King Crimson, (In the Court of the Crimson King 1969) per capire fin dove la musica può osare, i Led Zeppelin (Led Zeppelin II ,1969) e tutto quello che con loro inizia e da cui ancora il rock impara. Farei suonare i 70 con Abraxas di Santana, con Paranoid dei Black Sabbath con l'urlo straziante e selvaggio di Janis Joplin. E poi l'incredibile The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972) di David Bowie, il reggae che invade il mondo con Bob Marley and the Wailers, Dark Side of the Moon (1973) che consacra i già grandissimi Pink Floyd. Non potrei dimenticare gli anni della rabbia e del punk dei Sex Pistols (Never Mind the Bollocks 1977) ma anche dei Ramones (The Ramones 1976) e ancora prima degli Stooges (Raw Power 1973). Con Unknown Pleasures dei Joy Division del 1979 costruirei un ponte con il decennio successivo e i Cure di Seventeen seconds (1980). Degli ottanta ancora il pop di Prince di Purple Rain (1984) e di Thriller (1982) di Michael Jackson, gli Smiths, i Rem ma anche, proprio verso la fine, i Sonic Youth (Daydream Nation 1988)e i Pixies (Doolittle 1989). (Continua in quarta di copertina)
GR AT UI TO
I primi dieci anni di Grace di Giancarlo Susanna Poco più di dieci anni fa, nell'estate del 1994, veniva pubblicato "Grace", opera prima in studio di un giovane e promettente cantautore americano: Jeff Buckley. Accolto con grande favore soprattutto dalla critica, che non poteva non tenere conto che si trattava del disco del figlio di Tim Buckley, una delle voci più importanti degli anni '60 e '70, "Grace" ha assunto con il trascorrere del tempo la statura di un vero e proprio capolavoro. Non c'è elenco o classifica dei dischi "che contano" del decennio 1990/2000 che non lo segnali, per non parlare delle playlist che sono state stilate in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita del rock. La discografia anglosassone dedica un'attenzione particolare a quello che viene definito "catalogo": l'immenso patrimonio racchiuso negli archivi delle major viene regolarmente rispolverato, rimasterizzato, arricchito di inediti e riproposto al pubblico in raffinate edizioni filologiche. Non c'è quasi artista, nello sterminato ambito della popular music, che non sia stato oggetto di queste operazioni - da Frank Sinatra a Billie Holiday, dai Beatles ai Rolling Stones, dagli Who a Bob Dylan, da Marvin Gaye ai Byrds - ma non capita spesso che a godere di tanta attenzione siano dischi usciti da appena dieci anni. E' accaduto di recente per il primo album degli Weezer, un vero classico del pop rock "rumoroso" d'oltreoceano. Era successo l'anno scorso proprio per il breve disco d'esordio di Jeff Buckley, "Live At Sin-é", ripubblicato in un'ampliata Legacy Edition in doppio Cd e Dvd. Dell'edizione di "Grace" che la Legacy - il ramo della Sony che cura il catalogo della Columbia e delle altre etichette affiliate distribuisce nei negozi dalla fine dello scorso agosto si parlava da parecchi mesi e l'attesa crescente tra i cultori di questo personaggio era assolutamente giustificata. In questo caso la logica della Sony supera i piani del marketing e delle strategie commerciali. Dalla sua uscita a oggi, "Grace" ha venduto due milioni di copie, una cifra rispettabile, ma non tanto consistente da giustificare un interesse così forte da parte dei discografici. Il fatto è, molto semplicemente, che i dirigenti della Sony avevano subito compreso di avere tra le mani un artista vero, un musicista che avrebbe potuto dare al marchio Columbia lo stesso prestigio che gli avevano dato a suo tempo Billie Holiday o Bob Dylan. Per registrare "Grace", Jeff Buckley ebbe a disposizione tutto il tempo e tutta la calma di cui aveva bisogno. Ed è grazie a "Grace", l'unico disco con il "Live At Sin-é" che abbia potuto veder pubblicato, che Jeff Buckley occupa un posto di assoluto rilievo tra i grandi del rock. "Grace" è una di quelle opere che racchiudono quasi per magia l'atmosfera di un'epoca e al tempo stesso la trascendono per diventare un classico senza tempo. Nato il 17 novembre del 1966 a Orange County, in California dal breve matrimonio fra Tim Buckley e Mary Guibert, Jeffrey Scott Buckley ereditò dal padre non solo la bellezza dei tratti e l'intensità dello sguardo, ma anche una voce fuori dal comune. Fu proprio per seguire la sua Musa, che il giovanissimo Tim abbandonò Mary prima ancora che Jeff vedesse la luce. Tim ebbe una vicenda artistica a dir poco tormentata, racchiusa in capolavori come "Blue Afternoon" o
"Starsailor". Insofferente alle regole del music business e amareggiato per i mancati riconoscimenti alla sua arte, Tim si spense per una overdose a soli 28 anni nel 1975. Jeff lo vide soltanto poche volte e per pochissimo tempo. Nutriva nei suoi confronti sentimenti contrastanti e soltanto nel 1991, dopo aver accettato l'invito del produttore Hal Willner a partecipare ad un concerto in onore di Tim, decise di abbandonare il cognome del patrigno che aveva usato fino a quel momento e di chiamarsi anche lui Buckley. Raramente un'eredità artistica così pesante è stata gestita con tanta dignità e tanto onore. È vero che furono la somiglianza con suo padre e il nome ad attirare l'attenzione dei discografici su di lui ed è vero che Jeff rimproverava al padre di averlo abbandonato e dimenticato e si rifiutava di parlarne, ma è altrettanto vero che aveva passato anni ad affinare la sua tecnica chitarristica e ad allenare la sua incredibile voce. Il "Live At Sin-é" quattro brani registrati per sola voce e chitarra in un minuscolo club dell'East Side di New York - fu appena un piccolo assaggio delle sue immense potenzialità. Come l'articolo con le foto di Bruce Weber pubblicato nella primavera del '94 da "Interview". "Grace" fu la conferma folgorante di un talento veramente unico. Diviso tra versioni di brani da lui amati come "Hallelujah" (Leonard Cohen), "Lilac Wine" (Nina Simone) e "Corpus Christi Carol" (del grande compositore inglese Benjamin Britten) e canzoni originali come "Last Goodbye", "Grace", "Mojo Pin", "So Real", "Dream Brother" o "Lover You Should've Come Over", l'album si muove tra lampi elettrici e momenti di intima riflessione. E' una sintesi personale e originale di quello che siamo soliti chiamare rock. Illuminata da una visione della musica come strumento per valicare i confini angusti della realtà quotidiana e andare "dall'altra parte", la stessa other side evocata da Jim Morrison in "Break On Through". Nei tre anni scarsi che separano l'uscita di "Grace" dalla sua scomparsa Jeff annegò a Memphis nel Wolf River, un affluente del Mississippi, in circostanze tuttora avvolte dal mistero, il 29 maggio del 1997 - questo giovane musicista portò la sua musica ovunque fosse possibile. Passò anche tre volte in Italia, lasciando nella memoria di chi ha avuto la fortuna di vederlo e ascoltarlo un ricordo indelebile. A Memphis si apprestava a rimettere mano ad un secondo disco che non riusciva a finire. E' probabile che sulla sua complessa personalità non verrà mai detta una parola definitiva. Poco aggiungono a "Grace" le opere postume. Non tutto ha detto "Dream Brother", la bella biografia di David Browne in cui viene narrata anche la vita di Tim (in Italia l'ha edita Giunti nel 2001). Forse è stata la fotografa Merry Cyr, autrice dello scatto di copertina di "Grace" e di un libro affascinante, "A Wished-For Song" (Hal Leonard, 2002) dedicato proprio a Jeff, a darci di lui il ritratto più fedele. Jeff non voleva puntare tutto sul suo aspetto, non voleva che la sua bellezza offuscasse la musica che aveva nel cuore, ma alla fine scelse un'immagine che proprio il suo aspetto da poeta romantico e maledetto metteva in evidenza. Una contraddizione? Una delle tante presenti nella sua arte. Una delle tante che la Legacy Edition di "Grace", con i suoi inediti (c'è finalmente la splendida "Forget Her", scritta per la Rebecca Moore e conosciuta finora soltanto dai fan più appassionati), le sue preziose rarità e i suoi quattro videoclip, ci costringe ora a riesaminare. Fermi restando la musica e i versi di quelle dieci straordinarie canzoni, esaltati dall'inevitabile e doveroso remastering digitale.
Grace. Dieci anni dopo. Premo play. Bom bom bom bom. Prova microfono onomatopeica, la faceva lui. Seduto con me davanti ad un tavolo, nell'area dove stavano montando il palco, le fragole fresche nella ciotola bianca. Caldo afoso di luglio, il 15 del '95. Non leggere per favore le domande, devono essere una sorpresa per te. Ok. Perché non hai messo i testi nel cd di Grace? Beh, invece di perdersi nella scritta blu delle canzoni credo che sia meglio immergersi direttamente nella danza. Vuoi una fragola? Non grazie. L'emozione non lasciava spazio all'appetito. Di artisti ne avevo intervistati tanti fino ad allora, ma c'era qualcosa che provavo davanti lui che non capivo bene. Mi trovavo a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, perché ci sarebbe stato il concerto di Jeff Buckley, una sorta di evento. Avevo ottenuto l'ok dalla Sony per l'intervista. La sera, prima che cominciasse a suonare, incontrai Capossela, ma anche Ligabue, beh quella è casa sua. Che fai? Preparo il nuovo album, dedicato ad Elvis. Buon compleanno al re del rock'n' roll. Tu guarda, qui si celebrano i 50 anni del rock e tutto cominciò proprio dal bacino di Elvis, come lo muoveva lui… Quest'anno sono i dieci anni di Grace, ha ragione Neil Young: hey hey my my, rock'n'roll can never die. Con Jeff era di pomeriggio, cercavo di muovermi con le domande come avrei fatto con una farfalla, attenta a non sfiorare le ali. Lui mi appariva così ed avevo timore di essere incauta, e guai a parlare di suo padre. Cosa vuol dire per te appartenere ai luoghi, alle persone? Ti muovi continuamente e i concerti nel mondo. Non lo so cosa vuol dire appartenenza. Ti potrei rispondere con la testa ma non con il cuore. Forse in futuro lo scoprirò. Il mio legame con le persone o con i luoghi è il ricordo. Le risposte sembravano venire da chissà dove. Di fatto sbucavano dalla sua bocca posta su un viso delicato, sotto uno sguardo fragile, e i capelli neri: tra pause che sospendevano tutto ed anche un rutto, per la verità, digestione on air delle rosse e carnose fragole. Come se appartenessimo al mondo intero, gli dico. Tutte le persone appartengono al mondo, non esiste un'esclusiva. Il terreno dell'America può essere diverso da quello della Malesia, ma resta terreno. Il colore della pelle può essere diverso da un luogo all'altro, ma è sempre pelle. Non c'è differenza: l'uomo deve appartenere alla terra e l'uno con l'altro devono appartenere al mondo in qualche modo. La gente di solito vive tra livelli sociali. Non ho consigli da dare, tranne quello di stare attenti alla città in cui si è, alla bellezza e alla poesia che possiede, persino nei luoghi che si odiano. Poche fragole nella ciotola, ormai. Che cosa vuoi trasmettere con la tua musica? Forse le emozioni. La musica può dire alle persone tutto ciò di cui hanno bisogno di sapere sugli esseri umani. Non è una mia verità, l'ho soltanto scoperta. Uno di quei momenti in cui non sai di essere fortunato e lo scopri sempre dopo. Come dopo quella mezza giornata estiva in provincia di Reggio Emilia. Quando mi resi conto di essere stata io farfalla, davanti a dita di gigante. Qual è il tuo atteggiamento nei confronti delle scelte, del cercare chi si è veramente? Fa parte della maturità progettare gli scopi della tua vita, progettare i sogni e il risultato che vorresti. È questione di andare fino in fondo. È un gioco onesto perché tu vuoi realmente qualcosa, vuoi che la tua vita afferri tutte le possibilità. Quando giungi alla vera essenza della vita non puoi imporre le tue istruzioni, ma devi stare ad ascoltare ciò che ti dice. La vita è qualcosa con cui devi avere una relazione, la puoi forgiare. Io ho fatto dei sogni che non ho potuto realizzare. È molto triste, ma apprezzo le cose per come vengono, è tutto così magico, fottutamente magico, it's fuck magic, magic, magic! Io trovo che sia magico parlare qui con te. Ho scoperto da poco la tua musica e volevo scriverti per dirti grazie, mi aveva dato una mano in un momento difficile. Sono contenta di potertelo dire di persona. Oh, thank you. Sembrava colpito e grato. Forse sei stanco devi andare. No, non sono stanco. Ma dove trovi le energie per salire ogni sera sul palco? I don't know. Ride. Voglio solo divertirmi sul palco, voglio che accada qualcosa. Qualche volta ho delle serate negative, ma mi piace così tanto suonare! Ci provo tanto e quando le mie difese si abbassano divento più malato che mai. Come vedi, sono completamente pazzo, non posso dimostrarti del buon senso. Ti piace andare in giro per il mondo? Yes, definitely. Very much. So che ti nutri male. Si è vero, pizza, coca cola, hot dog. Segui sempre il tuo istinto? No, e quando non lo faccio sto male, divento infelice e non si può essere infelici per lungo tempo. Credi che il dolore sia un modo per trovare buone ispirazioni? Sì, ma un'ispirazione ancora più speciale e duratura può venire dalla gioia. Comunque la risposta è sì, attraverso il dolore sì! Il suo sguardo in accordo con le sue pause erano disarmanti. E al nuovo cd, ci stai pensando? In ogni momento. Mi puoi dire qualcosa? Con la bocca riprende a fare dei versi, come all'inizio, per la prova microfono, ancora più buffo. Ci pensa. Non lo so. Non so cosa dire. Si potrebbe chiamare... non so neanche se dovrei dire qualche titolo. Comunque, forse, l'anno prossimo. Sai, la band si evolve, la mia musicalità si evolve, sarebbe sicuramente qualcosa di diverso da Grace.
15 Luglio 1995 incontro con Jeff Buckley di Luisa Cotardo
The Delivery Man Elvis Costello & The Imposters Lost Highway - 2004
Presents Smile Brian Wilson Nonesuch 2004 (1967)
Franco Battiato Dieci Stratagemmi Sony 2004
Esistono I camaleonti musicali. E non si tratta del gruppo che imperversava in Italia negli anni '60. No esiste una schiera (non troppo larga per sfortuna) di sperimentatori della propria carriera. Un esempio lampante è Elvis Costello che torna nei negozi con due dischi completamenti diversi. Partiamo da quello “classico”. Il Sogno è una musica per balletto eseguita dalla London Symphony Orchestra diretta da Michael Tilson Thomas. Un progetto nato in Italia nel 2000 quando Costello scrisse le musiche per un adattamento del “Sogno di una notte di mezza estate” eseguito (di recente a New York) dalla Compagnia Arteballetto di Reggio Emilia su coreografie di Mauro Bigonzetti. Un disco che consolida il saldo rapporto tra Elvis e la musica classica con la quale si era già cimentato qualche anno fa con il Brodsky Quartet (The Juliet Letters). L'altro disco, uscito per la Lost Highway, è semplicemente rock. The Delivery Man riporta Elvis Costello, accompagnato dal gruppo The Imposters, su sonorità e suoni che negli ultimi lavori aveva un po' abbandonato. Un salto a ritroso verso il rock (o il punk) più schietto e onesto. Come al solito sublimi le sue interpretazioni. Costello sguazza nel repertorio gospel, dal soul di Memphis e dalla musica country e duetta con Lucinda Williams ("There's a story in your voice"), Emmylou Harris ("Nothing clings like ivy" e "Heart shaped blues") e Solomon Burke ("The judgment"). Una nota finale. Negli Stati Uniti l'FBI obbliga molte case discografiche ad avvisare con un adesivo sul cd gli ascoltatori di non duplicare illegalmente il disco acquistato “i trasgressori saranno trattati come criminali per aver violato i diritti d'autore recando quindi un danno economico”. Un po' come per le sigarette solo che si rischia fino a 5 anni di reclusione e una multa di 250.000 dollari. Su The Delivery Man troverete oltre alla nota della Fbi anche queste frasi “L'artista non ha firmato questo avvertimento. L'FBI non ha il suo numero di telefono e spera che non abbiano il vostro”. Una bella presa di posizione. Pierpaolo
Un dead cd walking. Un cd morto che ronzava nella testa di molti. Nonostante non fosse mai stato ascoltato (o quasi) il lavoro mai finito di Brian Wilson, letteralmente impazzito per dare alla luce la sua creatura più completa e affascinante, più ricca di suoni e voci, risposta secca e definitiva all'arte dei Beatles, era un sorriso malinconico sulla faccia di coloro che negli anni '60 avevano vissuto la rivoluzione del surf made in Usa. Finito e distrutto nel 1967 esce nel 2004 in tutto il mondo “Presents Smile” dell'ex guru e leader dei Beach Boys. La storia è nota quasi a tutti. Dopo il successo di Pet Sounds (considerato uno dei migliori album pop della storia) Wilson si rifiutò di andare in tour con i suoi compagni e si chiuse in casa per comporre “la sinfonia di Dio”. Chiamò l'artista Van Dyke Parks come autore dei testi e si lanciò nell'impresa. Quando i compagni tornarono in California lo presero per pazzo. Quel disco, risposta a Sergent's Pepper dei Beatles, era fuori dai canoni compositivi ed esecutivi dei Boys. Così in preda all'ira, allo sconforto e alle droghe (così racconta la leggenda) distrusse tutto il materiale e l'album non uscì. Trentasette anni dopo ha deciso di recuperare nastri, spartiti e testi e di registrare quel capolavoro mancato, che a 37 anni di distanza rimane comunque un buon disco carico di innovazione e di trovate geniali. Ma 37 anni fa sarebbe stata tutta un'altra cosa. Il pubblico di allora forse non è più attento a Wilson, il pubblico di adesso Wilson neanche lo conosce. Un dead cd walking… ma di grandissima fattura. Pierpaolo
Dopo i fiori di cover e l'esordio cinematografico Franco Battiato torna con un cd nuovo di zecca. Un lavoro importante secondo il cantautore siciliano anzi “uno dei tre più importanti della mia carriera, insieme a La voce del padrone e Gommalacca”. Il titolo richiama il libro cinese di strategia e tecnica militare nel quale sono contenuti 36 stratagemmi. Battiato e il filosofo Sgalambro (autore dei testi) fotografano l'attuale situazione sociale e politica perché “bisogna cambiare assolutamente direzione nel mondo che stiamo attraversando, altrimenti saranno guai”. In “I'm that” il cantautore risponde alle polemiche seguite alla decisione di qualche tempo fa di esibirsi durante una festa di Alleanza Nazionale. In inglese sottolinea “Non sono mussulmano nè induista, nè cristiano nè buddista, non sono per il martello, nè per la falce, nè tanto meno per la fiamma tricolore, perché sono un musicista”, quasi a rivendicare il ruolo dell'artista al di sopra delle parti. Dal punto di vista musicale dalle sonorità pop del brano d'apertura “Tra sesso e castità” si passa a suoni sperimentali con ampio uso di computer, campionamenti e partiture sinfoniche. Molto interessante e affascinante il vistoso e voluto omaggio alla musica orientale ne “Le aquile non volano a stormi”, che richiama il poeta cinese Qu Yuan (IV-III secolo A.C.). Chiudiamo con “Ermeneutica”, un atto d'accusa nei confronti del fanatismo politico. “Eiacula precocemente l'impero. Ritorna il circolo dei combattenti, gli stati servi si inchinano a quella scimmia di presidente, s'invade si abbatte si insegue si ammazza il cattivo, si inventano democrazie”. Pedroso
Home Home Virgin Può capitare che un'intuizione casuale si trasformi in un'opera compiuta. Soprattutto se ad avere questa specie di flash è un musicista come Benjamin Biolay, che molti considerano l'unico erede di Serge Gainsbourg. Intenzionato a partire senza una meta precisa con la sua compagna, Chiara Mastroianni, Biolay ha cominciato a pensare a una musica da ascoltare in auto. Una volta individuata una meta i due si sono detti, "perché non proviamo a scriverla apposta, questa colonna sonora per viaggi improvvisati?" e hanno cercato di dar forma a questa idea. Da una parte c'era l'esigenza di dare dei suoni alle immagini che si succedevano intorno all'auto in movimento; dall'altra la necessità di creare un ambiente familiare, una "casa che si sposta". Le canzoni sono tutte molto belle - folk metafisico? - e non abbiamo remore nell'affermare che quello elaborato da Biolay è il miglior suono acustico che ci sia stato dato di ascoltare in questi ultimi tempi. Giancarlo Susanna
The Cure The Cure I Am/Geffen - 2004 Da circa un decennio a questa parte, l'imminente uscita di un nuovo lavoro dei Cure non costituisce più un evento mediatico; questo perché il marchio Cure non è più garanzia di qualità. “Wild mood swings” è ricco di brani poco riusciti tra cui spiccano solo un paio di chicche, per non parlare di “Blood Flowers”. Se non una vera e propria svolta, il nuovo disco omonimo denota però quantomeno un'inversione di tendenza, riscontrabile fin dalle prime note. Il ritmo sincopato di “Lost”, con la chitarra graffiante che sostiene l'urlo straziato e claustrofobico di Robert Smith crea un vortice sonoro cui è difficile sottrarsi. Non si scende di tono proseguendo nell'ascolto: una batteria tribale e una voce distorta e satura di echi caratterizzano “Labirint”, mentre “Before Three” , il singolo di “End of the World” e soprattutto “Alt- End”, ripercorre il classico schema della canzone pop di marca Cure. E però in “Anniversary” che sembra di conoscere i vecchi (e veri) Cure: le tastiere si intrecciano in un crescendo oscuro e sognante e la voce tocca punte di intenso e melodioso lirismo. Gli arrangiamenti, in particolare nel suono delle chitarre e negli effetti vocali, ricordano a tratti quelle di “Wish”. A tal proposito esempi lampanti sono, oltre alla già citata “Labirint” , la furia di “Us or Them” e la dolce tristezza di “Going Nowhere”, ballata di chiusura del disco. In definitiva siamo di fronte ad un album non certo imprescindibile ma sicuramente non brutto. Gli antichi fasti sono ormai lontani ma è piacevole sapere che i Cure ci sono ancora, non fosse altro che per la possibilità di continuare a vedere le loro splendide esibizioni dal vivo e ascoltare quei rari, piccoli capolavori che Robert Smith riesce ancora , a intermittenza, a pescare dal suo vecchio, usurato cilindro. Giacomo Rosato
The Libertines The Libertines Rough Trade/Self
Interpol Antics CD Labels Cosa resterà di questi anni 80? A livello musicale tantissimo e le nuove tendenze dell'indie ce lo ripetono in continuazione. Tra le tante cose uscite, alcune divertenti (Franz Ferdinand) altre decisamente più kitch (Chicks on speed), a volersi limitare all'ambito rock, c'è un gruppo che con il primo album “Turn on the right lights” ha sorpreso un po' tutti, anche i più reticenti riguardo al revival e i puristi della wave. Una musica quella degli Interpol che ha saputo tenere in equilibrio gusto retrò in stile Joy Division insieme a un attitudine per dei suoni più dilatati e di atmosfera. In questo secondo album Antics la formula è più o meno la stessa. C'è più attenzione a far emergere la forma canzone dal muro di reverberi che caratterizzavano il disco precedente, c'è un grande lavoro sulla voce, un bel suono confezionato ad arte, in generale più melodia tanto da far pensare a tratti a un Michael Stipe che ha sbagliato sala di incisione. In generale un album meno intimista, meno monolitico, forse più attento ad accontentare. Sicuro è che con questo disco gli Interpol hanno aperto nuove porte e hanno spinto un po' più in là il discorso cominciato con “Turn on the right lights”, tra le vie percorribili sicuramente quella che rende tutto più vario, osare forse ma rimanendo comunque sempre fedeli a un marchio, uno stampo che li rende riconoscibili e unici, se ancora si può usare questa parola nel genere. Osvaldo
Ogni tanto il rock cerca la sua vittima da immolare. Questa volta ha scelto il cantante dei Libertines. Tornati alla ribalta più per la tossicodipendenza di Pete Doherty che per il nuovo disco, i Libertines incarnano quello spirito punk che da un po' mancava nel gossip d'oltremanica. E i Libertines nella disgrazia sbandierata sulle copertine dei giornali e anche su quella del loro disco comunque tornano con la loro seconda prova in studio, prodotti da Mick Jones ex chitarrista dei Clash, dopo il successo di Up The Bracket. Questo disco omonimo non tradisce sicuramente le aspettive di chi vede in loro, esagerando sicuramente, gli eredi dei Clash. Il loro pop alcolico, molto deve sicuramente a chi il punk lo ha fatto veramente. Squillanti e devianti le chitarre, dopo la prima radiofonica Can't stand me now, sguaiati e irriverenti i Libertines si muovono tra ballate sbilenche svisando volentieri con voce e accordi. Sporchi come il rock dovrebbe essere, ci regalano un disco che, anche se appartiene a tutta una schiera di musica vittima del fashion, difende una certa artigianalità e spontaneità. Se non fosse per qualche trovata verrebbe da buttarli nel calderone Brit, derivativi ma con stile i Libertines hanno confezionato un disco in cui gli spunti non mancano. Un disco a cui si perdonano facili stop and go e melodie frutto di copia e incolla perché c'è sotto, sotto quella rabbia e quella sofferenza di chi il mondo ha voglia ancora di prenderlo a calci. Osvaldo
Mente Locale Rassegna di musica e incontri 16 ottobre Piccola Compagnia Instabile 21 ottobre Incontro sulla Educazione alimentare 24 ottobre Incontro Danze di Società di tradizione ottocentesca e Scottish Country Dances 28 ottobre Incontro su Musica popolare e divinità 30 ottobre Filippo Gatti 6 novembre Claudio Lolli e Paolo Capodacqua Saletta della Cultura Gregorio Vetrugno Via Matilde 7 - Novoli // Info 347 0414709 marioventura3@virgilio.it
The Music Welcome to the north Emi Tornano i ragazzi prodigio, quelli che giovanissimi hanno sorpreso tutti con la loro miscela di rock e sound da club. Una presunta rinascita della mitica Manchester degli anni 90, una lontana parentela con Ian Brown e soci, un'azzaradato accostamento con i Primal Scream. Potenti erano potenti, sorprendenti per attitudine in rapporto all'età, ma aspettavamo la conferma che puntulmente non è arrivata. Si perché la formula è sempre un po' la stessa, chitarre monolitiche, batteria con incursioni in tempi disco, voce decisamente anni 70. Tranne qualche traccia particolarmente trascinante (Freedom fighters su tutte) il disco si rilassa troppo spesso su soluzioni precotte che poco convincono. Sei lì che aspetti un decollo che non arriva mai, una attesa disillusa dalla fine del disco che lascia troppo poco al primo ascolto. Il riascolto non aiuta moltissimo ma fa pensare che alla fine c'è tempo, che magari si tratta di un disco di passaggio tra i fervori giovanili e una possibile nuova maturità artistica. Welcome to the North, titolo dell'album e anche della canzone d'apertura dal vago sapore alla Jane's Addiction, è un disco che comunque riempirà i dance floor alternativi, un di quegli album che spinge sull'accelleratore ma ahimè percorre una strada sbagliata. Osvaldo
A Toys Orchestra Cuckoo Boohoo Urtovox 2004 Il nuovo lavoro della giovane band campana che ha saputo inserirsi con stile nel mondo indie rock dal titolo Cuckoo Booho sembra quasi una filastrocca. Come accade nel gioco della lingua assume diversi significati in italiano una frase buffa, nel vocabolario inglese “piangi forte cucù” se preferite “il pianto rumoroso del cucù”. Il disco rappresenta attraverso il un orologio a pendolo il segno dello scorrere del tempo intrappolato in 42 minuti di musica. Patrizio Longo
Cristina Donà Cristina Donà Mescal / Sony (Uk Version) Che non fosse la consueta, noiosa gattina con bel vocino e chitarra a tracolla lo si coglieva già quando esordì con il bellissimo "Tregua" (Mescal, 1997). Che poi fosse una bestia da palco, dotata di una singolarissima personalità (non solo) vocale e di un songwriting lunatico, restio alle classificazioni, lo avremmo appreso col tempo. Oggi la Principessa Cristina Donà, suonando sempre, tanto e ovunque, non solo ha dismesso l'uniforme dell'artista indie gradita dalla nicchia e trascurata dai più, ma si è pure guadagnata la considerazione di un'etichetta straniera, la Rykodisc, pronta a distribuire in decine di paesi la versione anglofona del suo ultimo lavoro. Ecco dunque, reinciso nelle tracce vocali, uno tra i migliori dischi italiani dello scorso anno ("Dove sei tu", Mescal): stavolta porta semplicemente il nome di chi lo ha dato alla luce, che appare, con la testa mozzata, sulla stessa, un pò brutta copertina. Ben riuscita la nuova successione delle tracce, spesso conformi alla metrica e al significato originario (eccezion fatta per la mutazione di "Nel mio giardino" in "Yesterday's film", mentre "L'uomo che non parla" e "Il mondo", non tradotte, appaiono come bonus track nell'edizione destinata al mercato d'oltremanica). Voi non avreste giudicato una cattiva idea lasciare in mutande "How deep is your love" dei Bee Gees per proporla chitarra e voce? Ebbè, se la voce e la minimalista chitarra in questione sono quelle di Cristina Donà, la cover di cui sopra appare splendida in tutta la sua imbarazzante mancanza di orpelli. Ascoltare per credere. Ossequi alla Ryko, per essersi accollato quest'incarico, grazie alla Mescal, per aver distribuito nel nostro stivale questo figlio internazionale della sua protetta. E in bocca al lupo alla Principessa Donà, che ormai munita di carta d'imbarco e dovute vaccinazioni, è pronta a infrangere i timpani di indiani, brasiliani, sudafricani e di chiunque altro sappia coglierne la grazia che la rende unica nel panorama musicale. Lorenzo
Nick Cave Abattoir Blues/The Lyre Of Orpheus (Extralabels) 2004 "Abattoir blues" (Il blues del mattatoio) evoca paludi melmose e riti voodoo, lo spirito creolo che ha inventato il blues: l'ani-ma di New Orleans, l'atmosfera del Delta e gli impietosi romanzi dei naturalisti francesi. Il concetto di "carne da macello" ri-corre spesso in questo lavoro, nei titoli (la canzone che da il titolo all'album e "Cannibal's hymn" giusto per la cronaca) e nei testi. L'uomo "caviano" è una creatura fragile al cospetto di un dio impietoso. "The lyre of Orpheus" riporta a scenari classici, al Parnaso, al mito e alla poesia; concetti-chiave, non più esplicitamente citati, come i precedenti, nei testi, ma intessuti nel-le fibre dell'album e del suo creatore. Ma parliamone... Il gospel "epico" "Get ready for love" è una mitragliata di chitarra e batteria che apre alle urla delle sirene "in fiamme" del London Community Gospel Choir; il predicatore/provocatore ci cattura subito con un inno ironico e blasfemo, potente e ammaliante. Tre stanze costituiscono l'oscuro poema di "Cannibal's hymn", lento blues carico di pathos. "Hiding all away" ha un incedere marziale sul quale Cave affabula mentre le "sirene" di cui sopra gli fanno da contrappunto fino al turbinio del ritornello; il finale è un'orgia di voci e strumenti, sul verso "There is a war coming". "Messiah' ward" è un pezzo più jazzy, dram-matico canto di Cave immerso in coro luciferino. "There she comes..." è il primo squarcio nelle tenebre di questo lavoro, un pezzo quasi quasi "solare" (senza esagerare, stiamo pur sempre parlando di Cave); bellissimo e caldissimo gospel-rock. Arri-viamo al singolo, "Nature boy", dall'approccio più pop (senza offendere!), più regolare, organetto e chitarra, composto e garbato... insomma, il pezzo più pettinato dell'album. A sconvolgere l'apparente equilibrio arriva la titolo-canzone: ricomin-ciate a scendere all'inferno, ragazzi. "Let the bells ring" è un sepolcrale riverbero di chitarra che si diffonde per le strade de-solate di un paese fantasma; molto inglese, mi fa pensare a Thomas Gray. Un lento racconto è "Fable of the ape", interrotto da gorgoglii vocali e strumentali, piccoli vortici sonori; poi il silenzio. Termina la prima parte di questo monumentale elogio alle radici del rock. Si passa al lato cosiddetto "bucolico", con "The lyre of Orpheus", cd numero 2. Monti e valli della Grecia? Pastorelli e flauti di Pan? Direi proprio di no. Si continua a cavalcare l'onda blues, già dalla prima traccia, la stessa che fornisce il titolo. Uno spiraglio di psichedelia classica si affaccia in "Breathless", altro gioiellino poppeggiante, accattivante, da canticchiare. Più cantautorale "Babe you turn me on", piano e voce, dall'incedere sensuale e malinconico, da ascoltare al crepuscolo. Ca-polavoro d'atmosfera, probabilmente il pezzo più interessante dell'intero album, è "Easy money", in perfetta linea con la produzione precedente di Cave, almeno dell'ultimo periodo. Un'elegia moderna, dolci note di piano, sviolinate tetre in sot-tofondo. Nebbiosa. Rock "spagnoleggiante" e ritornello quasi da osteria per "Supernaturally", tesa e incalzante. "Spell" e "Carry me" mantengono, pacatamente, l'umore funerario, coro di morti nei ritornelli e sermone del nostro. Chiude definiti-vamente il tutto "O children", piccola perla nera, dove il coro gospel raggiunge il suo massimo splendore. Dal Mississipi ai Campi Elisi, così si conclude il viaggio nei mondi preferiti di Nick Cave. Nessun cambiamento epocale è oc-corso nella gestazione di questo doppio album; ma a noi va bene così, meglio del solito "Best of..." o dell'ennesimo live, una summa delle nature di questo Artista, fecondo poeta, grande affabulatore, cantautore unico e inimitabile. Rakelman
Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo L'Irreparable Audioglobe Il duo torinese del Gatto Ciliegia sembrava essere una promessa dell'ultima generazione di post rockers. Promessa che sembrava essere stata mantenuta con gli ultimi lavori. “L'Irreparable” invece dissipa il risultato ottenuto in passato, inserendosi in maniera più convenzionale nel genere. “Estasi di un delitto” (omaggio bunueliano), “Dopolavoro dancing”, “Autour de notre (chat)” sembrano essere composte con lo stampo: arpeggi malinconici, atmosfere notturne che si trascinano con lentezza, spruzzate di elettronica sulle basi. Stesso discorso più o meno per “Cactus in the eye” ma forte di una melodia emotivamente più accattivante mentre “Una calibro per Tony Rodriguez” (ma che è? Ora che il duca Tarantino ha parlato tutti hanno riscoperto il poliziottesco) vanta un giro elettrico e nervoso. “L'Irrèparable” si avvicina alle atmosfere degli Ulan Bator, mentre alquanto sterile (e anche un po' inutile) suona la cover di “Un'anno d'amore” di Mina. Tutti i luoghi comuni del (maledetto) post rock qui racchiusi per la festa del già sentito; ed è un peccato perché il primo omonimo album o le reiterazioni di “Non c'è più caffè” del secondo pur non rivoluzionando le regole della musica, erano piacere per l'ascolto. Nulla di “Irrèparable” però, siamo fiduciosi. Certo un peccato… Gianpiero Chionna
Giaccone & Congiu Una canzone senza finale Santeria/Audioglobe
ME FOR KENT Il manuale del perfetto impostore Nerd sound records Hardcore melodico di derivazione NOFX. Anzi diciamo pure che in quanto a riffing e soluzioni ritmiche, i MFK sono i cloni dei NOFX (e già mal sopportavo gli originali ….). Il cantato teen in italiano non li rende più interessanti ai miei occhi; non ho più l'eta per certe cose….
STATI DI ANGOSCIA Set the fire to the brothel (autoprodotto) Garage punk di buon livello, chitarre ruvide quanto serve supportate da un riffing che le azzecca quasi tutte e voce distorta per un sound che coniuga grezza potenza e lievi turbamenti (e con un nome così non sarebbe potuto essere altrimenti). Se li si ritrova a suonare nel proprio locale preferito, entrate senza indugi: potrebbero farvi passare una serata divertente. Gianpiero Chionna
Il ritorno di Stefano Giaccone alle scene musicali, coadiuvato da Massimiliano Congiu, coincide con la scelta di rendere omaggio ai cantautori della nostra tradizone. De Gregori, De Andrè, Jannacci e tanti altri rappresentanti del genere, sfilano in questo disco in una rilettura appassionata, che poco si discosta dal prototipo originale, proprio per non tradirne lo spirito e lasciarne intatta la bellezza. Spiccano così la bellissima versione di “Vedrai” di Luigi Tenco, toccante ballata d'amore, la divertente e seriosa “Il Monumento” di Enzo Jannacci, forse un po' sempliciona, ma capace di strapparci un sorriso amaro e “La corda di vetro” dei Perturbazione, novelli rappresentanti della canzone italiana e già meritevoli di tributo. E oltre allo stesso Congiu, con l'interessante “Fabbrica”, dall'incedere cupo e dai suoni che trasudano inqiuetitudine (discostandosi in qualche modo dalla tipica melodia cantautorale), presenzia Stefano Giaccone con un suo pezzo (“T'ho visto in piazza” che profuma di viaggi da una higways statunitense all'altra), quasi a voler affermare la sua appartenenza al genere in questione e, perché no, un posto di merito insieme ai suoi colleghi. Eh si perché dopo anni di militanza in piccole ma gloriose etichette (Beware, Wallace), Giaccone meriterebbe le luci di un palcoscenico più vasto e i riconoscimenti che merita come protagonista della canzone italiana. Gianpiero Chionna
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I Maniaci Dei Dischi Hey Presto! Temposhere Records 2004
Björk Medulla Elektra 2004
Minù Painè Quadrelli e Michele Fontanelli aka Dj Fonx accomunati dalla passione per la musica in particolare la black music, il jazz le evoluzioni dell'elettronica nel 1999 decidono di realizzare un progetto dal titolo al quanto eclettico, come i suoi fondatori: I Maniaci Dei Dischi. I primi dj set accolgono ottimi consensi da parte del pubblico, il vero e severo giudice dello spettacolo. Da 3 a 6 giradischi che suonano in tipico freestyle tutti insieme sovrapponendo suoni e miscelando effetti. Veri e proprie schegge di suono che si incrociano facendo ballare ai ritmi di reggae, hip hop, funk, soul, jazz drum'n'bass, house, dub…. il pubblico presente. La stampa specializzata parla del primo esempio di “dancefloorturnatable-band”. Una carriera molto giovane ma ricca di collaborazioni e remix come quelli realizzati da Volcov, Gak Sato, Quantic, Herbaliser. I loro show sono decisamente eclettici anche nella durata della performance, circa cinque ore. In questo tempo il gruppo improvvisa, remixa, campiona suoni tutto rigorosamente dal vivo. Difficile risulta dare uno stile alle proposte sonore, l'idea è quella di proporre ritmo. Patrizio Longo
Parola d'ordine è sperimentare. Afferma che gli strumenti siano “fuori moda”. Rumorismo la regola principale di Medulla il nuovo lavoro per Björk. Mille sfaccettature di un'artista decisamente eclettica, come pochi. Sperimentazione, elaborazione sonora, ricerca e tanta arte questi i componenti che caratterizzano i lavori di Björk. Un cd fatto di tracce a cappella, brani che durano anche 30 secondi. La voce dell'islandese caratterizza e taglia il silenzio di alcune tracce. Grazie anche alla collaborazione di Mike Patton che in Where is the Line? Con una voce decisamente effettata dà segno evidente della sua presenza. Fischi, laser, loop patinati questi i suoni che risaltano in Medulla e distinguono la grande passione per la musica dell'islandese Björk, tutto fuori dai comuni schemi. Fonti non definite dichiaravano che la rivista Rolling Stones volesse comporre un album privo di strumentazione fatto esclusivamente di voci in evoluzioni. Patrizio Longo
Retina.it s/t Mousike Lab - 2004
Senza Titolo il nome del nuovo lavoro per l'etichetta napoletana Mousike Lab. Abbiamo avuto l'occasione diverse volte di ospitare in Extranet Marco Messina una delle menti insieme a Lino Monaco e Nicola Buono di questa Label. A volte semplici incontri fra persone che condividono uguali interessi fanno nascere delle fruttifere collaborazioni, come in questo caso. Un breve accenno sulla nascita di questa giovane etichetta che vanta interessanti progetti sonori. Lino e Nicola si conoscono all'inizio degli anni '90, quando entrambi condividono alcune serate come dj fra club napoletani. Si parla, come spesso avviene fra dj di musica, di nuove uscite… Minus Habens è il nome dell'etichetta che stabilisce un punto di contatto. Bisognerebbe fare un accenno a questa realtà pugliese che nasce con l'idea di distribuire promo indie su casetta e dopo poco tempo inizia a stampare anche dischi in vinile. Nel '94 il duo decide di iniziare collaborare ed incontra il dj Lino Cerrone. Insieme creano i Qmen, la prima realtà elettronica che sperimenta il suono nella scena vesuviana. Lino e Nicola ricercano suoni elettronici attenti alle sonorità Techno reduci da tutto quel mare di suoni derivanti dal fenomeno New Wave degli anni '80. Dalla ultime tracce di Qmen nasce Retina.it che impressiona favorevolmente un'importante label di Chicago Hefty la quale decide di pubblicare il loro lavoro d'esordio Volcano. Nelle otto tracce del disco paesaggi spaziali, ritmiche, sperimentazione. A Volcano seguono diversi 12' inc. ed anche un EP. In attesa del nuovo lavoro Retina.it collaborano in diverse raccolte: Recycling Buzz per l'etichetta francese Amanita Records, Batofar Cherche l'Italie, Le due raccolte di Hefty Immediate Action e This allegato alla rivista Wire. Nel www.patriziolongo.com Samule 2001 partecipano ad Output 01 documento sonoro in occasione del festival napoletano Sintesi. Retina.it nel 2002 collabora con la label web TU m'p3 che invita i musicisti ad inviare delle colonne sonore di immagini digitali scaricabili gratuitamente. Successivamente la label napoletana si cimenta in diversi remix fra cui quelli dei 99 Posse. Partecipano alla realizzazione di una colonna sonora per lo spettacolo teatrale La Tempesta di Shakespeare regia di Cauteruccio. Il duo insieme a Marco Messina ha dato vita nel 2003 ad una nuova label Mousike Lab. Il nuovo album dei Retina.it è uscito il 7 giugno 2004 il disco raccoglie tracce realizzate nel 2001 fra cui 12 set registrati il 12 settembre 2001 dove la radio è tenuta accesa e funziona come un vero strumento che si aggiunge alla struttura sonora….. Per il resto vi suggerisco di acquistare il disco…. È un lavoro ben realizzato !!!! Patrizio Longo
Novità Libri Edoardo Sanguineti Mikrokosmos Poesie 1951-2004 Feltrinelli 344 p; 12 € Un'antologia di poesie tratte dalle raccolte Segnalibro e Il gatto lupesco, con una sezione inedita; e, in più, un questionario, una bibliografia e una biografia. Abraham B. Yehoshua Il responsabile delle risorse umane Passione in tre atti Einaudi 260 p; € 17 Lo scrittore israeliano torna con un viaggio contro il gelo che sembra sceso sul mondo, contro l'egoismo e l'aridità, per recuperare la propria umanità perduta. Partito da un fatto di cronaca fin troppo realistico (un attentato terroristico nel centro di Gerusalemme), il romanzo si trasforma a poco a poco in un viaggio metafisico denso di simboli. Tullio De Mauro La cultura degli italiani Laterza - 283 p; € 10 Il linguista ed ex ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro ripercorre mezzo secolo di vita del nostro paese per spiegare l'assenza di adeguati livelli di istruzione e cultura, descrivendo le trasformazioni della ricerca, dell'insegnamento, dell'informazione, dell'idea stessa di cultura e di sapere. Annamaria Testa Le vie del senso. Come dire cose opposte con le stesse parole Carocci - € 18 L'autrice, una delle più creative pubblicitarie italiane, spiega le principali tecniche per costruire il 'senso' nella comunicazione. Dagli interventi sulla struttura dei testi fino alla costruzione dei format, il lettore può seguire le varie fasi che portano alla realizzazione di un messaggio e trovare un codice che lo aiuti a decifrare i segnali mediatici. Tutto quello che sai è falso 2. Secondo manuale dei segreti e delle bugie Nuovi Mondi Edizioni - € 23 Una raccolta inedita che svela un mondo nel quale le notizie fondamentali vengono ignorate oppure clamorosamente censurate. I più esplosivi saggi tratti da due bestseller americani dell'informazione indipendente ("Abuse Your illusions" e "You Are Being Lied To", pubblicati da Disinformation) e molte altre sorprendenti inchieste. Evitando speculazioni e ipotesi, "Tutto Quello che Sai è Falso 2" affronta ogni tema con fatti e documenti, smascherando le leggende e le bugie che ci sono state imposte dai media, dai governi, dalle multinazionali, dalla religione, dall'establishment scientifico. Tabula Rasa Besa Editrice È in libreria il terzo numero di Tabula Rasa, la rivista di letteratura contemporanea di Besa Editrice, strumento di contatto e di contatto con la scrittura di autori coinvolti e militanti, in cerca ma anche affermati con opere innovative e di ricerca: Livio Romano, Gianluca Gigliozzi, Maria Barone alcuni dei nomi della sezione dedicata alla narrazione. Alla poesia è dedicato un ampio spazio che approfondisce il rapporto tra scrittura poetica e teatro, aprendo la sezione con un frammento di Franco Loi, tratto dal suo Teater, e con una dedica all'opera di Mariangela Gualtieri e di Cesare Ronconi, che con il loro teatro valdoca rappresentano uno dei massimi punti di sintesi di un teatro di astrazione poetica. Campo di visioni e di parole dirompenti. Massimiliano Martines, Giuseppe Semeraro, Manuel Cassano e Alessandro Berti gli autori ospitati. Completano il numero un'intervista a Mario Desiati, un profilo del collettivo bolognese Wu Ming, una riflessione di Stefano Donno sulla giovane letteratura salentina.
Il rock è l'aria che respiro Intervista allo scrittore/musicista Gianluca Morozzi Dal 2001 la letteratura italiana ha acquisito un nuovo, giovane e interessante autore. Gianluca Morozzi è un trentenne bolognese. Il suo rapporto con la casa editrice Fernandel è stato molto proficuo. Dopo l'esordio con “Despero” ha sfornato un libro all'anno. “Luglio, agosto, settembre nero” nel 2002, “Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte” nel 2003, “Accecati dalla luce” nel 2004. Da poco è uscito “Blackout” per la Guanda. Tu suoni in due gruppi, il tuo primo romanzo, Despero, era la storia di uno scalcinato gruppo rock emiliano, nelle tue interviste dichiari di scegliere una colonna sonora per i tuoi romanzi, che ti aiuta mentre scrivi. La musica quindi riveste un'importanza piuttosto alta nel tuo lavoro e nella tua vita. Ti senti più musicista o più scrittore? Decisamente più scrittore, anche e soprattutto perché come musicista sono veramente drammatico... per suonare in due gruppi ho dovuto fondarli io...Mi viene meglio scrivere romanzi che suonare la chitarra (ma avrei tanto voluto diventare una rockstar....) Che cosa ti piace ascoltare di più quando scrivi? Musica rigorosamente non italiana (i testi mi distrarrebbero), e in generale musica che mi piace ma non mi fa impazzire (se metto su, chessò, gli Who di Live at Leeds smetto di scrivere e comincio a schitarrare per tutta la casa). Ho scritto Despero ascoltando il terzo album degli Eels e i Belle & Sebastian, Blackout con il terzo dei Black Heart Procession, Accecati dalla luce con dei bootleg di Springsteen fruscianti e inascoltabili, il resto col silenzio. E quando non scrivi? Tanta roba. Springsteen, Dylan, Who, Rolling Stones, Neil Young, Lou Reed, Pearl Jam, Gang, Afterhours, Mark Lanegan, Nick Cave, Rem, Steve Earle, varie, eventuali... Da Despero a Blackout sono passati un bel po' di anni e quattro libri. Quanto è cambiato e cresciuto Morozzi nel corso di questi anni e di queste esperienze? Molto. Tre anni fa non sarei mai riuscito a scrivere Blackout (un libro tecnicamente molto difficile da scrivere, specialmente nella parte centrale), lo avrei probabilmente lasciato a metà. Ho imparato tante cose, ho conosciuto tanta gente in giro per l'Italia da una presentazione all'altra, ho fatto la vita del musicista impegnato nel neverending tour che scrive canzoni sul pullman tra una data e l'altra... Nel tuo ultimo libro i protagonisti sono tre, Tomas, un sedicenne che medita di fuggire di casa; Claudia, una studentessa omosessuale; Ferro, proprietario di una discoteca e implacabile serial killer. In quale dei tre personaggi ti riconosci maggiormente? In nessuno dei tre in particolare, in realtà. Claudia ha in comune con me la passione per i fumetti, Tomas è un neofita springsteeniano, ma sono decisamente tra parti della mia fantasia. Che cosa sta succedendo in Emilia e a Bologna in questi ultimi anni? Bologna ha avuto qualche anno di imbarbarimento agghiacciante, ma confido che col nuovo sindaco si possa tornare in carreggiata. Comunque, sotto la piattezza culturale che sembrava la parola d'ordine degli ultimi anni, ha continuato a partorire scrittori, musicisti e artisti come sempre ha fatto e sempre farà. E l'Emilia, tanto per dire una frase fatta assolutamente vera, è sempre una regione dove si vive meravigliosamente. Questo è il primo libro che non pubblichi con Fernandel. La fine di un rapporto? Figurarsi, Fernandel è sacra. La mia intenzione è di scrivere per Guanda e per Fernandel fin quando la mia vena non sarà del tutto inaridita, cosa che capiterà intorno al 2050, credo. I cinquant'anni del rock per Gianluca Morozzi. In una battuta che cos'è il rock per te? L'aria che respiro. A cura di dario goffredo
Teoria e Tecnica dell'artista di merda a cura di Claudio Morici Valter Casini Editore Prendete dalle vostre librerie fetide tutte le antologie sparatevi nelle vene in questo 2004, dagli Intemperanti di Meridiano Zero a La qualità dell'aria di minimum fax, passando per l'orrenda Viva l'Italia! di Fandango, mettetele nel vostro camino per dare fuoco al tutto, poi recatevi nella più vicina libreria e chiedete al vostro rivenditore di fiducia Teoria e Tecnica dell'artista di merda, edito da Valter Casini, e capirete che la letteratura ha (forse) ancora senso. Partiamo dal curatore di questa atipica antologia, Claudio Morici, il quale nell'introduzione, dopo aver chiarito il riferimento del titolo al testo di Philip K. Dick Confessioni di un artista di merda, conclude dicendo: “L'ultima volta che ho sentito al telefono Micheal Jackson abbiamo parlato proprio di questo. Gli ho raccontato di Teoria e tecnica dell'artista di merda, perché voleva saperne di più. Gli ho detto che non sarebbe stata un'antologia di giovani artisti brillanti, contemporanei, pronti a far parlare di sé. Probabilmente nessuno di noi pubblicherà tra cinque mesi con Mondadori o registrerà con la Virgin. Tra dieci anni non leggeranno i nostri nomi dicendo “Erano già tutti lì”. Forse nemmeno avremo un momento di notorietà, questo libro non è Saranno Famosi, ci leggeranno 1.000/3.000 persone massimo: così vende la media editoria. Questo libro si autodistruggerà dopo che l'hai letto. Anche io mi autodistruggerò. Spero ti distruggerai un po' anche te, che farai cadere almeno dei pezzetti”. Il testo è diviso in sei capitoli, ciascuno dei quali ospita un numero imprecisato di artisti di merda con loro testi di merda, ma questo odore tanto sgradevole di feci penso sia la chiave migliore per leggere il nostro tempo, infatti Teoria e tecnica dell'artista di merda è un'antologia sui mali oscuri che affliggono la nostra generazione nell'epoca dell'italietta berlusconiana. Il primo capitolo ha come titolo L'artista di merda fa il doppio lavoro (il secondo in omaggio), e ospita autori quali Marco Andreoli, Andrea Carbone e Miriam Bendia, alle prese con la lotta quotidiana della precarietà lavorativa. Il secondo, dal titolo L'artista di merda è in servizio 24 ore su 24, contiene un testo di Gianluca Gigliozzi, Il giovane disoccupato come avanguardia sociale. Una sintesi teorica, scrittore che ha trascorso gli anni più belli della sua giovinezza nella stesura di Neuropa, un romanzo folle, colto, geniale, tanto apprezzato quanto impubblicato. Il capitolo terzo, L'artista di merda ruba,
contiene, tra gli altri, un testo di un autore Anonimo, su come rubare nelle grandi librerie senza farsi fottere, il capitolo quarto, L'artista di merda è di Moda, ospita Matteo Galiazzo, autore pubblicato da Einaudi dimenticato, Marco Mario De Notaris, attore che sopravvive grazie ai suoi ruoli nelle fiction televisive. Ci avviciniamo alla fine e ci si avvicina anche ad alcuni testi che rasentano la follia. Nel quinto capitolo, L'artista di merda non è un genio incompreso, c'è un testo di Gianfranco Marziano, Le più grandi invenzioni del millennio furono fatte da artisti di merda. Un'affascinante ipotesi storiografica. Il libro nel finale sembra virare verso il demenziale, ma questo lo rende più spassoso, mai noioso, scorrevole e nel contempo riflessivo. L'ultimo capitolo, il sesto, dal titolo L'artista di merda è invincibile, si conclude con il testo di Pino Boresta L'imponderabile e misterioso scorrere della vita. Ovvero dove vanno gli spermatozoi?. Provate anche voi a fare due conticini: “Ho contato anche tutte le volte che ho avuto dei rapporti sessuali, considerando tra questi anche i rapporti orali. Ad oggi 4 marzo 1999 sono 1058 gli orgasmi ottenuti durante rapporti sessuali con donne. Fino ad ora solo con donne. Ho cronometrato che un orgasmo da rapporto dura in media 20”, cinque secondi in più dell'orgasmo autoprocurato. Ho calcolato così in ore il totale del tempo goduto: 1058*20”=211160”=5h8'. Ho quindi sommato le ore delle due categorie cioè: orgasmi da masturbazione + orgasmi da rapporto, ottenendo con buona approssimazione il totale di tutti gli orgasmi della mia gloriosa o misera (secondo i punti di vista) esistenza: 15h25'+5h8'=20h33'. Ho così scoperto che manca poco meno di tre ore e mezzo per raggiungere la famigerata 24° ora che segnerà un giorno intero di “orgasmato”. Cosa accadrà allora?”. Il delirio della scrittura si è compiuto. Per chi volesse avere maggiore notizie sul libro può consultare il sito www.valtercasini.com. Rossano Astremo
Lo strano incidente del cane ucciso a mezzanotte Mark Haddon Einaudi 2003 Lo strano incidente del cane ucciso a mezzanotte sembra sulle prime una storia strampalata. Il protagonista e' un detective speciale: Christophere Boone, un quindicenne autistico, piccolo genio della matematica che non si e' mai spinto da solo oltre il negozio in fondo alla strada di casa e non capisce la complessita' del mondo esterno. Tuttavia quando scopre che un cane e' stato ammazzato nel giardino della vicina, Christophere decide di affrontare le sue paure e improvvisarsi detective per risolvere il mistero, forte della lettura delle avventure di Sherlock Holmes. Quello che ne viene fuori e' molto di piu' di una delle classiche crime-stories. Diventato ormai un caso editoriale in Gran Bretagna, il romanzo di Mark Haddon racconta in maniera a tratti leggera, a tratti drammatica le incredibili sorprese che l'indagine riserva al giovane protagonista e le sorprendenti risorse che Christophere pesca dal suo repertorio di formule e giochi. Come trovare la stazione senza esserci mai stato, percorrendo una ad una, tutte le strade attorno. Come rimanere tranquillo per 5 ore in mezzo a tanta gente sonosciuta. Ma attraverso lo sguardo del protagonista, il romanzo descrive anche le difficolta' dolorose e a volte insormontabili che i genitori devono affrontare per ridurre il mondo a misura del proprio bambino. Mark Haddon, gia' autore di libri per ragazzi, riesce bene nell'impresa dio raccontare il mondo attraverso la mente distaccata di un adolescente particolare e al contempo disegna il protagonista con un tratto insieme delicato e struggente, come tutta la storia. Fulvio Totaro
Novità Film
Novità DVD
di Michele Pierri
di Michele Pierri
Questi i film che allieteranno le nostre giornate in sala nel mese di ottobre: Una canzone per Bobby Long di Shainee Gabel Una giovane donna torna a New Orleans dopo la morte della madre, per ritrovare una parte di se. Ma uno straordinario incontro cambierà per sempre la sua vita. www.bobbylong.it Hellboy di Guillermo del Toro Evocato dai nazisti direttamente dall'inferno, come arma di distruzione, Hellboy viene catturato dagli alleati e allevato dal Dr. Broom che lo trasforma in un eroe contro le forze del male. www.sonypictures.com/movies/hellboy La profezia delle ranocchie di Jacques-Rémy Girerd Ai confini del mondo, lontano da tutto, una famiglia tranquilla si è trasferita in un grazioso casolare, in cima a una collina. In questo piccolo nido vivono Ferdinand, marinaio in pensione, la moglie Juliette, originaria d'Africa e Tom, il figlio adottivo. I vicini, i Lamotte, che vivono ai piedi della collina, stanno per partire per l'Africa per prelevare una coppia di coccodrilli. La spedizione alletta ben poco la signora Lamotte, coinvolta suo malgrado in questo viaggio. Juliette e Ferdinand si sono gentilmente offerti per occuparsi durante la loro assenza di Lili, la loro unica figlia. Ma la sera in cui i Lamotte devono partire qualcosa li allarma: la previsione di un diluvio lungo 40 giorni. Ha inizio così una fantastica avventura, dai mille sviluppi, che esprime con rigore, humour e tenerezza tutta la commedia umana.www.laprophetiedesgrenouilles.com; www.laprofeziadelleranocchie.it Se devo essere sincera di Davide Ferrario Una professoressa di Liceo, in crisi col marito, si innamora del commissario di poliza che indaga sull'omicidio di una sua collega. Co-sceneggiato e interpretato da Luciana Littizzetto. Tutto in quella notte di Franco Bestini Marco, in procinto di partire con la moglie Lucia per una settimana di vacanza a New York, accetta, riluttante, di lasciare le chiavi di casa a Giorgio, suo caro amico, nonché marito di Daniela, sorella di Lucia. Giorgio vuole passare una 'rovente' nottata con Gloria, un'amica appena conosciuta. Marco si raccomanda con l'amico affinchè presti la massima attenzione alla casa, lasciata in bell'ordine da Helena, la donna delle pulizie. Helena racconta al fidanzato Enzo che Marco e Lucia sono partiti e le hanno pagato il corrispettivo dell'intera settimana di lavoro anche se lei non dovrà andarci. Ma Enzo è a caccia di una somma ben più alta per appianare i suoi debiti con una specie di usuraio... Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio Marco Pressi è un giovane manager che lavora sodo. Fa il formatore nella compagnia italiana di una multinazionale francese. Stimato e benvoluto da tutti, un giorno si sente fare dai vertici della società una di quelle proposte che non si possono rifiutare, se si vuole fare carriera: dovrà tagliare un terzo del personale nel giro di alcune settimane. Se centrerà il target, verrà promosso con sostanziosi aumenti, benefit e bonus conseguenti; se fallirà, la sua carriera sarà finita, e forse non solo quella. Marco accetta, attratto dalla sfida e spinto da un senso di responsabilità, ma come gli dice un dirigente al quale va a chiedere i primi consigli, deve mettere nel conto anche il fatto che inevitabilmente quell'incarico lo trasformerà "da simpatico formatore in killer".
L’amore ritorna di Sergio Rubini Luca a quarantanni è un attore e un regista affermato, che ha fatto del suo lavoro e dei suoi colleghi tutto ciò che possiede nella vita. Colto da un malore improvviso e ricoverato in una clinica lussuosissima, trasforma la sua degenza in un osservatorio privilegiato dal quale può osservare e analizzare tutte le persone che gli stanno intorno... The missing di Ron Howard A fine 800 tra le terre selvagge e desolate del sud est americano, una Maggie vive sola con le figlie, da quando il padre (Tommy Lee John) l'ha abbandonata per andare a vivere con una tribù di apaches. Un killer psicopatico con perverse inclinazioni a brutali riti magici, rapisce una delle bambine. Maggie e il padre saranno costretti a riconciliare il loro passato per ritrovare la bambina scomparsa. Tre metri sopra il cielo di Luca Lucini Babi ha diciotto anni, è una studentessa modello, una figlia perfetta, ma soprattutto una ragazza romantica che aspetta ancora il suo principe azzurro. Step ha diciannove anni e passa le sue giornate con un gruppo di teppisti. Se ne è andato di casa perché, a quanto pare, è un tipo violento. Frequenta le corse di moto clandestine e si diverte ad invadere le case dei suoi coetanei ricchi, rubando e mettendo tutto a soqquadro...I due ragazzi, con i loro mondi così lontani, s'incontrano per caso, litigano, si innamorano, nell'arco di un anno che resterà indimenticabile non solo per loro, ma per tutti quelli che li circondano. Il barbiere di Rio di Giovanni Veronesi Matteo è un barbiere di 40 anni che per non sborsare troppi soldi alla moglie , vive con i 2 figli in un soppalco sopra il suo negozio. Non contento di come vive, decide di andare a trovare la sorella in Brasile, e lì incontra Giorgigna. Agata e la tempesta di Silvio Soldini Agata si sentiva al sicuro nella sua libreria e invece è come se all'improvviso fosse finita dentro la trama di un bizzarro romanzo: un amore inatteso, l'improvvisa scoperta che suo fratello non è più suo fratello, e le lampadine che misteriosamente si fulminano al suo passaggio. Dopo Mezzanotte di Davide Ferrario Martino (Giorgio Pasotti) è il custode notturno della Mole Antonelliana, si è ricavato una specie di casa da un locale abbandonato dentro il corpo dell'edificio e lì passa le sue giornate quando non lavora. Ma la Mole è anche il Museo del Cinema e, da mezzanotte in poi, diventa il regno di Martino, che ci vive come in un mondo a parte.Amanda e Angelo provengono dalla parte opposta della città, dal quartiere periferico della Falchera. Angelo è un ladro d'auto, tranquillo nella sua condizione di piccolo delinquente e tombeur de femmes. Amanda, la sua fidanzata ufficiale, è, al contrario, disperatamente alla ricerca di un modo per cambiare la propria vita.Il destino vuole che un giorno Amanda sia costretta a fuggire dalla polizia e debba chiedere aiuto a Martino. Martino la nasconde nella Mole... Non ti muovere di Sergio Castellitto In seguito ad un incidente stradale, la figlia di un neurochirurgo finisce in coma, il fatto da l'occasione al padre per confidare alla figlia la sua vita passata e in particolare per parlare di una relazione extraconiugale avuta tanti anni prima. Il siero delle vanità di Alex Infascelli Due ispettori di polizia indagano sulla misteriosa scomparsa di alcuni personaggi dello spettacolo. Ben presto scoprono un collegamento tra i personaggi scomparsi e le show condotto dal guru televisivo Sonia Norton.
Giuseppe Schito, il ragazzo di Ebalus di Antonella Lippo
Riflettori puntati sul regista salentino Giuseppe Schito che recentemente ha ricevuto due premi alla carriera, l'uno nel corso della rassegna Salento International Film Festival di Tricase, l'altro al Levante Film Festival di Bari. I riconoscimenti appaiono più che meritati nei confronti di un uomo, che ha messo a disposizione della sua terra e delle sue origini il proprio talento artistico e ora vive in una casa di riposo per ristrettezze economiche. Giuseppe Schito è nato a Cursi, dove appena diciottenne fonda il settimanale La Ribalta. Lo si ricorda per la pellicola “Il ragazzo di Ebalus”, che è stato presentato a Venezia nel 1984 e ha ricevuto un premio, quale miglior film cooperativo. Correvano gli anni di piombo: era inevitabile per il cinema inquadrare il difficile momento storico e indurre ad una riflessione. Schito l'ha saputo fare narrando la storia di un giovane terrorista, in fuga dalla polizia e dai suoi stessi compagni. Una fuga reale e simbolica, alla ricerca di vecchi e nuovi valori che il protagonista trova nella terra pugliese, terra di contadini decantata da Virgilio. Come ricorda l'esperienza del film Il ragazzo di Ebalus? Era un momento artistico ricco di fermenti e di personalità della caratura di Fellini, Castellani ed altri che hanno segnato la storia del cinema e con i quali sono entrato in contatto coltivando impegno ed amicizia. Il mio film portato a Venezia e diffuso anche dalla Rai, era un invito a riscoprire le radici, passando attraverso la formazione e l'amore per i classici e la storia. Credo siano necessarie preparazione e cultura per poter trasmettere valori e il cinema può veicolare anche tutto ciò. Il progetto cui sto lavorando ora consiste proprio nella realizzazione di un documentario, intitolato Pianeta Puglia. Mi interessa riportare l'attenzione su uno degli aspetti più importanti per la regione pugliese che è dato dal settore dell'agroalimentare e dal turismo che può derivarne… Recentemente lei ha ricevuto anche un altro riconoscimento, altrettanto importante e se vogliamo simbolico, le è stato donato da un privato un trullo in agro di Alberobello. Ed è stato anche chiesto di poter accedere, per lei, al fondo Bacchelli, riservato ad artisti cui si riconosce l'alto valore, che vivono situazioni economiche precarie. Si è così. Sono grato innanzi tutto al signor Dino Barnaba e spero trasferirmi a breve in questo trullo che ricorda il genio e l'impegno della cultura contadina. Sono anche io figlio di contadini e ho un profondo rispetto per la campagna e per i suoi valori.
La mala educacion Pedro Almodovar
Hero Zhang Yimou
Arriva finalmente anche nelle nostre sale l'ultimo atteso lavoro di Pedro Almodovar, film d'apertura della 57esima edizione del Festival di Cannes. "Due ragazzi, Ignacio ed Enrique, scoprono l'amore, il cinema e la paura in una scuola religiosa all'inizio degli anni '60. Padre Manolo, direttore dell'Istituto e insegnante di Lettere, è testimone e attore di queste prime scoperte. I tre personaggi si rincontreranno altre due volte, alla fine degli anni '70 e nel 1980. Questo secondo incontro segnerà la vita e la morte di uno dei due." Questa è la breve trama che lo stesso regista ha fatto inserire nel materiale per la stampa. Infatti è quanto basta per seguire il film senza avere troppe rivelazioni di un'opera nella quale è impossibile non leggere note, seppur leggere, di autobiografia. Perché al di là di tutto il clamore suscitato da un battage pubblicitario che ha definito il film dissacrante e anticlericale, cosa assolutamente priva di fondamento (o vera in minima parte), c'è da dire che siamo davanti ad un'opera completa e a tratti geniale, un noir "maledetto" e ben orchestrato tanto da segnare profondamente l'anima dello spettatore, costretto a intraprendere una personale analisi, avventurandosi nei meandri del proprio subconscio. La cattiva educazione di cui parla fin dal titolo il film di Almodovar non è quella subdola e totalizzante che i preti pedofili impartiscono ai loro allievi, ma quella di Hollywood. Alla fine della narrazione, senza svelare troppo, sarà chiaro che l'anima nera della storia, il "cattivo" è qualcosa o qualcuno che con la "mala educacion" non c'entra nulla. Il cast, poi, è ricco di attori validi tra i quali spicca senza dubbio l'astro nascente Gael Garcia Bernal ("Amores perros", "I diari della motocicletta"), assolutamente a suo agio nei panni di un "homme fatale" che rende a meraviglia l'archetipo delle dark ladies dei noir degli anni '40. Da segnalare lo straordinario esempio di metacinema presente nel film: così come in "Parla con lei", anche ne "La mala educacion" c'è un film nel film, ma stavolta dura complessivamente quasi mezz'ora, il che lo rende un esperimento apprezzabile e senza dubbio molto più audace del primo. In più gli episodi e i personaggi si frammentano, si moltiplicano e si riflettono l'uno nell'altro a formare un disegno ben delineato che si svolge in tre contesti temporali diversi ed in bilico tra la finzione cinematografica e la realtà deformata da punti di vista narrativi diversi. Il regista spagnolo è probabilmente uno dei più abili sceneggiatori che il cinema abbia avuto negli ultimi anni e da questo presupposto nasce la forza evocativa di un film cupo, malvagio, portatore degli istinti più bassi dell' uomo che si attacca alla coscienza come l'innocenza perduta. Michele Pierri
In epoche lontane, la Cina era divisa in sette regni, ognuno dei quali combatteva per la supremazia, costringendo la popolazione a sopportare morte e sofferenze. Il regno di Qin era il più agguerrito. Il suo re, ossessionato dall'idea di diventare il primo imperatore cinese, era continuamente oggetto di attentati ed arrivò a promettere una forte somma di denaro a chi fosse riuscito a portargli, vivi o morti, tre dei sicari più pericolosi. Un giorno giunse a palazzo un enigmatico "sceriffo", che portando con se le armi dei tre sicari cominciò a raccontare la sua storia...Questa la trama del più costoso lungometraggio della storia cinese, uscito all' estero da ben due anni e presentato nel trailer da Quentin Tarantino. Il lavoro di Zhang Yimou, autore di film di rara bellezza, è un saggio sull'arte intesa in senso esteso come espressione di libertà, una teoria valorizzata attraverso immagini che sembrano "dipinti in movimento". Hero non è la storia di un eroe, ma tenta di raccontare cosa significa essere un eroe in un periodo in cui l'onore e il rispetto, temi cari al cinema orientale, si sono persi. Il regista di “Lanterne rosse” si avvale di un cast di stelle (Jet Li, Maggie Cheung,...) e di un budget molto elevato per un progetto che appare subito per quello che è: un vero e proprio kolossal. Il film si inserisce in un recente (e abbastanza modaiolo) filone di "recupero" del genere wuxiapian (o film di cavalieri erranti) da parte del cinema dagli occhi a mandorla, seguendo il fortunato esempio de "La tigre e il dragone" di Ang Lee. Nonostante ciò il tono usato per narrare la meravigliosa storia dell' uomo che unificò la Cina è epico, sognante ed appassiona sin dall' inizio. Un motivo in più per ammirare un' opera che alla sua bellezza visiva affianca, e se vogliamo riassume, le tradizioni e la cultura di un intero popolo. Michele Pierri
Scrivere con la luce Incontro con Vittorio Storaro Sono nella mia auto con Vittorio Storaro per andare a Tricase dove in serata riceverà il premio alla carriera del Salento film festival 2004. Attraversiamo distese di ulivi secolari e muretti a secco che scorrono sotto un cielo azzurro intenso di una giornata cristallina di settembre. Vittorio guarda fuori dal finestrino ammirando la qualità di questa luce salentina che definisce 'intensa'. Io scherzo dicendogli che sotto questo cielo la vita scorre a un ritmo lento … perciò questa terra si chiama Sa-lento! Sorride. Mi dice che è molto interessato al Salento… lo affascinano i colori e la luce e questo modo di lasciarsi vivere che, se a me sembra lento lui lo percepisce come frutto di antiche sapienze …di vita! Finora il Maestro era stato solo nel mio i m m a g i n a r i o cinematografico dei suoi film (Ultimo tango a P a r i g i , R e d s , Apocalypse now, L'ultimo imperatore, Il tè nel deserto, Tango, Goya solo per citare alcuni dei capolavori che ha 'illuminato' e che hanno segnato la storia del cinema negli ultimi anni). L'interesse per il personaggio cresceva dal momento in cui avevo letto i suoi libri: La luce, I colori, Gli elementi (tre volumi della collana Scrivere con la luce) che hanno fatto di Storaro un cinematographer (così ama definirsi) capace di riflettere e comunicare il senso profondo del suo lavoro. Durante il suo breve soggiorno abiamo parlato di alcune tematiche connesse al fare cinema oggi:
Insegnare cinema. Storaro insegna all'Accademia dell'immagine di L'Aquila di cui è un co-fondatore. Io al DAMS dell'Università di Lecce. Siamo tutti e due d'accordo che la formazione nel campo cinematografico (ma nella didattica scolastica in generale) è insufficiente: manca una visione più ampia che comprenda l'essenza dei significati, il valore della parte più creativa perché non si forniscono gli strumenti culturali adatti né i riferimenti per poterlo fare. Sin dall'inizio della mia carriera mi confessa- ho sentito questa mancanza e ho cercato di colmarla tramite una ricerca lunghissima, da autodidatta. Fare la fotografia, cioè illuminare una scena di un film non può essere, per Vittorio, un fatto fisico, esecutivo, ma deve costituire un momento comunicativo: cosa mostrare e cosa non mostrare, come mostrarlo e con quale qualità di luce. Una ricerca sulla luce e il colore che Storaro ha compiuto non in modo scolastico e astratto, ma come conseguenza di una riflessione sul suo lavoro. Mi racconta di Apocalypse now, quando Francis Ford Coppola non riusciva a trovare la soluzione per 'mostrare' Marlon Brando con quello spessore psicologico che il personaggio richiedeva e la sua intuizione fatta di luci e di ombre, di contrasti e opalescenze con le quali il grande attore poteva 'giocare' nella recitazione per mostrare e nascondere alcune parti di se rendendo enigmatica e misteriosamente potente la sua 'apparizione'. Mostrare e nascondere è uno dei giochi di luce seduttivi più usati nella cinematografia di Storaro. Quello che manca nella didattica e, ripeto, non solo quella cinematografica, è la capacità di dare profondità e consapevolezza al proprio agire attraverso una ricerca a 360 gradi per gestire il sapere in maniera interdisciplinare. La fisica, l'ottica, la psicologia della percezione, la storia dell'arte, la letteratura, la filosofia, non sono materie separate ma costituiscono la risorsa unica dalla quale attingere per un'agire consapevole. In questo senso la ricerca di Storaro assume un carattere tridimensionale: una sorta di viaggio iniziatico di conoscenza di se e del mondo attraverso il proprio lavoro. Penso ai miei studenti e alle mie lezioni, alla mia ricerca per trovare delle soluzioni che attirino il loro interesse e che sblocchino la loro tendenza ad essere eterni spettatori e divenire attori pensanti, acquisire abilità assiema a consapevolezza.
Il cinematographer Vittorio Storaro negli anni '80 (in questi anni vinse tre Oscar: Apocalypse now 1979; Reds, 1981; L'ultimo imperatore, 1987)
condusse una battaglia per il riconoscimento del ruolo di coautore al direttore della fotografia. Ma lui è stato sempre contrario a questa denominazione. Mi spiega che nel cinema c'è un solo direttore ed è il regista, le altre figure professionali collaborano alla creazione dell'opera con pari dignità secondo i loro ruoli: è un lavoro di equipe. Non gli piace parlare di direzione della luce ma di scrivere con la luce. Pertanto questa denominazione gli risulta impropria. E ancora aggiunge: “Sono andato all'origine della parola: foto-grafia, letteralmente significa scrittura con la luce e chi lo fa è chiamato fotografo. Chi scrive con la luce immagini in movimento, cioè attraverso il cinema, dovrebbe essere chiamato cinematografo, ma questa parola è stata erroneamente tradotta dal francese scambiando il luogo dove si proietta il film con il soggetto che lo ha realizzato. La definizione che più si avvicina alla mia professione allora è quella americana di cinematographer che è colui che scrive con la luce la storia di un film come il compositore scrive con le note musicali, lo sceneggiatore e lo scrittore scrive con le parole…” Si tratta quindi della messa a punto di un vero e proprio linguaggio della luce con il quale le immagini non sono soltanto illuminate, ma prendono forma secondo un'arte vera e propria che è quella del cinematographer. Storaro mi parla della sua ricerca per definire quest'arte e poterla trasmettere ai giovani, il suo rapporto con i grandi registi con i quali ha collaborato, le soluzioni tecnicopittoriche che escogitava per inseguire e realizzare il suo immaginario figurativo, le sue visioni. Hai mai pensato di fare un film da regista? Gli chiedo a bruciapelo. La risposta arriva secca: “No! Ad ognuno il suo lavoro. Fare bene il proprio lavoro con la libertà di ricercare ed esprimersi è una grande soddisfazione. Oggi tutti vogliono fare i registi. Gli allievi che si iscrivono alla Scuola Nazionale di Cinema lo fanno per realizzare il loro film non per imparare un'arte. Se pensiamo alla grande diffusione dei festival per i video amatoriali, ci rendiamo conto del linguaggio povero ed emulativo di cui sono portatori. Il raccontare per immagini è divenuto, in poco più di un secolo, la settima arte ed ha in se un carattere che lo contraddistingua da tutte le altre o forse è la summa di tutte le altre. Il cinema è un lavoro di equipe, frutto di più competenze. La scuola non ha mai insegnato a lavorare 'in rete' c'è un grave ritardo che bisogna colmare perché c'è bisogno di grandi competenze nei ruoli della troupe cinematografica ma anche di una grande consapevolezza del proprio operato. Giuliano Capani docente di Storia e critica del cinema presso il DAMS-Salento Università di Lecce
appuntamenti Ottobre porta con se l'ora solare, le castagne, le patate zuccherine, il vino novello, il ritorno del freddo, la ripresa a pieno ritmo di tutta la programmazione televisiva, i filmoni in prima visione, le elezioni suppletive, anche da queste parti si vota tra il presidente uscente della provincia Lorenzo Ria e il presidente del Gallipoli Calcio Eugenio Barba, ma soprattutto le nuove stagioni di teatro e cineforum, di musica classica e musica rock. Insomma dopo il silenzio di settembre riprendiamo alla grande con la programmazione. Un Ottobre che propone cose interessanti a Lecce e l'avvio di Time Zones a Bari, che nel giro di poche settimane porterà Patti Smith, King of Convenience, Vinicio Capossela e molti altri. Koreja intanto riparte per le Strade Maestre con un cartellone molto ricco che ci accompagnerà sino al 4 giugno (con una festa per i venti anni della compagnia). Consigliamo a tutti i nostri lettori di leggere il nostro sito (tra poco rinnovato) per seguire gli appuntamenti di Astragali teatro, Fondo Verri e di tutte le altre realtà salentine. Il 16 Ottobre parte anche Mente Locale della Saletta della Cultura di Novoli con La piccola compagnia instabile e Filippo Gatti (30 Ottobre) e prosegue con interessanti concerti della vecchia e nuova musica d'autore: Claudio Lolli accompagnato da Paolo Capodacqua, i fratelli Marino e Sandro Severini (The Gang), Alessio Lega moderno cantastorie anarchico e sentimentale che ha conquistato la Targa Tenco come miglior esordiente con l'album “Resistenza e amore”, registrato con i Mariposa, il cantautore milanese Stefano Tessadri. In chiusura passiamo agli eventi CoolClub. Prosegue il sodalizio con l'Istanbul Cafè tra dance hall e concerti. Dal 28 al 30 Ottobre inoltre a Galatina andrà in scena una tre giorni dedicata ai giovani (vedi schede e interviste). CoolClub inoltre amplia i suoi orizzonti e sbarca in radio. Dal lunedì al giovedì dalle 21 alle 24 saremo ospiti della trasmissione radiofonica della nostra amica Sandra su RadioMambassa. Parleremo di musica, libri, televisione, cinema e inezie varie. Ascoltateci!!!!
16 Ottobre Saletta della Cultura - Novoli La Piccola Compagnia Instabile La Saletta della cultura Gregorio Vetrugno di Novoli riapre la sua programmazione musicale e culturale. La rassegna Mente Locale parte con il rock d'autore della Piccola compagnia Instabile. L'ingresso al concerto è gratuito e sarà seguito da un buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30.
16 Ottobre Istanbul Cafè - Squinzano Dj War Sabato al ritmo di reggae all'Istanbul Cafè con Dj War. Con più di 20 anni di attività alle spalle dj War è da considerare tra i padri fondatori dell'attuale scena musicale e della cultura del Sound System in Italia.
16 Ottobre Festa dell'unità - Merine Cucuwawa I Cucuwawa sono una giovanissima promessa della Pathancka salentina, una miscela di rock, reggae, ska e musica d'autore. Il loro primo singolo “Sunshine” precede l'uscita del cd che si intitolerà “Greatest hits”. Una band agli inizi che sta facendo parlare di se e che conta già al suo attivo tantissimi concerti in Puglia e in Italia e un grande seguito di pubblico. Inizio ore 21,30. ingresso gratuito.
18-19 Ottobre Teatro Politeama Greco - Lecce Le Circque Invisible Sarà il “Circo Invisibile” di Victoria Chaplin (figlia di Charlie Chaplin) e Jean-Baptiste Thierrèe ad inaugurare lunedì 18 e martedì 19 Ottobre alle ore 21 presso il Politeama Greco di Lecce Strade Maestre del Teatro Koreja. Ingresso 10 euro. Info Tel 0832/242000- 240752 / www.teatrokoreja.com
21 Ottobre Istanbul Cafè Amy Denio Amy Denio è una cantante e poli-strumentista (accordion, sassofono, clarinetto, basso e chitarra), ha pubblicato diversi album sia come solista sia come membro di svariati progetti. Inizio ore 22,00 - Info 0832303707
23 Ottobre Istanbul Café Ska in town Il sabato dell'Istanbul Cafè ospita Ska in town, la festa ska più seguita nel Salento. Ska in town è un raggio di sole, Ska in town è il tuo angolo di estate, è la festa che raccoglie i migliori dj del Salento. In consolle Sonic the tonic e Dj Ska Pepe.
24 Ottobre Palatour - Bitritto Time Zones - Patty Smith Poche parole per un evento da non perdere. Il 24 Ottobre al Palatour di Bitritto c'è Patti Smith. La poetessa del rock, la sacerdotessa della new wave, tanti gli epiteti assegnati a un'artista che ha segnato e continua a fare la storia del rock. Ha percorso le strade della musica, dell'arte e della poesia lasciando segni indelebili nella memoria dei più grazie anche al grande successo “Because the night”, il manifesto della sua musica. Inizio ore 21.00. Ingresso 22 euro. Info 080 5581587 info@timezones.it
28 Ottobre Palazzo della Cultura - Galatina Giovani autori e giovani editori Il primo compleanno del Progetto Giovani di Galatina sarà festeggiato con una tre giorni di di musica, letteratura, arte, sport, fotografia e cinema nel Palazzo della Cultura di Piazza Alighieri a Galatina. L'assessorato alle Politiche giovanili guidato da Antonio Pepe, con la collaborazione di CoolClub, organizza una manifestazione multiculturale che parte giovedì 28 Ottobre con una giornata dedicata alla letteratura e al cinema. All'incontro (ore 20.00) sul tema “Giovani autori e giovani editori” parteciperanno gli scrittori Gianluca Morozzi (“Despero”, “Luglio, agosto, settembre nero”, “Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte” e “Black Out”) e il salentino Livio Romano, (“Mistandivò”, “Disertori”, “Porto di mare”), Giancarlo Greco, redattore della Manni Editori di Lecce, e giovani autori salentini selezionati dal Fondo Verri di Mauro Marino. A seguire sarà proiettata una selezione di cortometraggi. Venerdì spazio allo sport con Antonio Matarrese, Pantaleo Corvino e Gino Dimitri che discuteranno della situazione del calcio e in particolare del settore giovanile.
29 Ottobre Istanbul cafè Almandino quite deluxe Nuovo venerdì live all'Istanbul Cafè si Squinzano. Sul palco Almandino Quite De Luxe, un trio bolognese per due terzi al femminile (due chitarre e batteria), caratterizzato da scariche di garage/noise.
30 Ottobre Palazzo della Cultura - Galatina I 50 anni del rock. Il caso Jeff Bucley Ultima giornata di festa del Centro giovani di Galatina riservata alla musica con un seminario e un concerto sui 50 anni del rock con uno spazio riservato al tributo al cantautore Jeff Buckley, scomparso giovanissimo nel 1997 dopo aver inciso (nel 1994) quello che è considerato uno dei migliori album degli ultimi anni Grace. All'incontro (ore 19.30) parteciperanno Giancarlo Susanna, collaboratore delle maggiori testate musicali e voce storica di Radio Rai, Alberto Campo, autore del libro “Get back” pubblicato da Laterza. La tavola rotonda sarà moderata dalla giornalista salentina Luisa Cotardo. La serata sarà chiusa da un concerto che ripercorrerà la storia del rock dalle origini ai giorni nostri con una sezione dedicata a Buckley. Parteciperanno il cantautore romano Elvis Carpinelli e numerosi musicisti locali (Marco Ancona dei Bludinvidia, Creme, Tobia Lamare degli PsychoSun). La serata sarà impreziosita da video inediti. Nel corso delle giornate nell'atrio del Palazzo si terrà un mercatino permanente di libri, cd e stand informativi. La manifestazione è organizzata in collaborazione con la Cooperativa CoolClub. Info: www.progettogiovanigalatina.it; 0836564097.
appuntamenti 30 Ottobre Istanbul Cafè - Squinzano Banglatown
5 Novembre Istanbul Cafè - Squinzano Yo-Yo Mundi e “54” di Wu Ming
Serata all'insegna del divertimento. Come ogni sabato all'Istanbul si balla. Questa settimana in consolle da Brindisi DJ Mariachi selezionerà Indie, electropop, alternative. Una serata tutta da ballare.
Wu-Ming è un collettivo di scrittori che costituisce uno degli episodi più singolari dell'ultima letteratura italiana. Apparsi un po' di tempo fa col nome di Luther Blisset (uno dei tanti affari del calcio italiano) prima sulla rete poi in libreria, questi autori, dediti alla scrittura collettiva, hanno raggiunto un grosso successo presso un pubblico molto giovane. “54” è una storia che inizia nella primavera del 1954, un romanzo sulla dignità e sul parlare coi morti tra guerra fredda, show biz, economia politica dell'eroina, incontri con Cary Grant ed il nipote di Lucky Luciano. L'operazione realizzata dagli Yo-Yo Mundi (uno dei migliori gruppi rock italiani, già in passato a contatto col cinema con la splendida sonorizzazione di “Sciopero”) fatta di musica intrecciata alla lettura di parti importanti del romanzo, oltre a sottolineare un'atmosfera, si spinge fino a visualizzare le “immagini” più importanti dello scritto. Ingresso 5 euro. Info 0832303707. Il 4 Novembre lo spettacolo andrà in scena a Bari all'interno di Time Zones (www.timezones.it).
30 Ottobre Saletta della cultura - Novoli Filippo Gatti Sabato 30 Ottobre per la rassegna Mente Locale della Saletta della Cultura di Novoli appuntamento con Filippo Gatti che presenterà accompagnato da Cristiano De Fabritiis i brani del suo primo album solista “Tutto sta per cambiare”. Dopo la sua esperienza alla guida degli Elettrojoyce Gatti ha esordito con questo disco solista molto apprezzato dalla critica che denota una prova di grande maturità artistica, con testi interessanti e musiche originali. Ingresso 10 euro e comprende un buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7. Info 347 0414709 marioventura3@virgilio.it
31 Ottobre Istanbul Cafè - Squinzano Halloween - Tobia Lamare Il giorno delle streghe, dei dolcetti e degli scherzetti viene festeggiato all'Istanbul Cafè di Squinzano. Halloween al ritmo di Tobia Lamare. Gigante nella sua consolle, il giocoliere del vinile, il domatore di ribelli, un ragazzo di strada dagli occhi come fari abbaglianti. Un uomo che ha fatto della sua vita una missione: salvare i 45 giri in via d'estinzione e proteggere la nuove generazioni dall'inesorabile avanzare della musica da discoteca.
Sino al 31 Ottobre Concorso Click - Note fotografiche Cogliere l'attimo fuggente, imprimere in uno scatto quell'istante unico ed irripetibile in grado di comunicare al pubblico emozioni pure ed intense. È questo lo spirito di “Click Note Fotografiche - appunti visivi dal mondo musicale”, il concorso organizzato dallo studio Alikè di Milano in collaborazione con il Meeting Etichette Indipendenti e Rockol e sostenuto da All Music Magazine, K-Code Magazine e Midfinger. Il materiale dovrà essere spedito entro il 31 Ottobre in busta chiusa presso Alikè Studio - via Heine 3 - 20141 Milano. Info www.alike.it/click/
6 Novembre Pala Martino (Ex Gil) - Bari Time Zones - Kings of convenience Un approccio raffinato e fuori da una precisa collocazione di genere ha segnalato questo duo norvegese come una delle autentiche novità di un mercato povero di idee. Tra rock, pop e qualcos'altro che sa di nord ma che resta misteriosamente inclassificabile, “i re della convenienza” hanno scalato le classifiche con due dischi preziosi, “Quiet Is The New Loud” e “Riot On An Empty Street”. Inizio ore 21.00. Ingresso 20 euro. Info 080 5581587 info@timezones.it
6 Novembre Saletta della Cultura Novoli Claudio Lolli Torna un gradito ospite della Saletta della Cultura di Novoli: Claudio Lolli accompagnato da Paolo Capodacqua. Claudio Lolli, uno dei più grandi cantautori italiani. Schivo, problematico, innamorato delle atmosfere desolanti tristi e malinconiche, è abile nel mettere in musica le delusioni e il pessimismo di un'epoca. Ingresso 10 euro e comprende un buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7. Info 347 0414709 marioventura3@virgilio.it
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CoolClub.it Anno 1 Numero 8 Ottobre 2004 Iscritto al registro della stampa del tribunale di Lecce il 15.01.2004 al n.844 Direttore responsabile Dario Quarta Collettivo redazionale Osvaldo Piliego, Dario Goffredo, Pierpaolo Lala Collaboratori: Giancarlo Susanna, Valentina Cataldo, Gianpiero Chionna, Cesare Liaci, Sergio Chiari, Maurizia Calò, Marcello Zappatore, Davide Castrignanò, Amedeo Savino, Patrizio Longo, Augusto Maiorano, Antonio Iovane, Rossano Astremo, Rita Miglietta, Daniele Lala, Elisa De Portu, Daniele Rollo, Marco Daretti, Marco Leone, Fulvio Totaro, Stefano Toma, Federico Vaglio, Michele Pierri, Lorenzo Coppola, Paola Volante, Nicola Pace, Giacomo Rosato, Nino D’Attis, Luca Greco, Luisa Cotardo, Rakelman, Antonella Lippo Per le foto si ringrazia Alice Pedroletti www.alike.it Progetto grafico fuoridaltunnel Impaginazione Monsieur le President Lupo Editore Redazione Ass. Cult. CoolClub Via De Jacobis 42, 73100 Lecce Telefono: 0832303707 e-mail: redazione@coolclub.it Sito: www.coolclub.it Stampa Poligrafica Desa Srl Copertino Per inserzioni pubblicitarie: redazione@coolclub.it
Dei novanta potremmo dire tanto ma abbiamo deciso, in questo numero di Coolclub.it, di ricordare un solo disco. Era il 94 e usciva quasi nell'ombra, uno sleeper si dice in termini tecnici, Grace di Jeff Buckley. Solo il tempo, sicuramente complice la scomparsa prematura di Jeff, hanno messo questo capolavoro sotto la giusta luce. Perché di luce si parla quando si parla di Grace, di un grande raggio di sole che ha illuminato la musica di quegli anni di misticismo e angelica purezza. Raramente una voce nella storia del rock ha fatto tanto, poche volte tanta grazia si è riversata in un disco praticamente perfetto. Molto sacrificio e anni aveva richiesto al tempo Grace per uscire e tanti ancora ne ha aspettato, dieci appunto, per vendere più di due milioni di copie. Un disco che più che rappresentare gli anni 90 è testimone di un momento magico, del passaggio di questa cometa che per un attimo ha illuminato il mondo della musica ma di cui per molto ancora vedremo brillare la coda. Coolclub festeggia questo mese un doppio compleanno: i cinquant'anni del rock e i dieci anni di Grace e lo fa con le parole e la musica naturalmente, il 30 ottobre a Galatina. Presto, poi, coolclub.it uscirà con un numero monotematico sulla storia del rock. Intanto vi lasciamo agli articoli di Giancarlo Susanna e Luisa Cotardo su Jeff Buckley, alle nostre recensioni, le interviste, le segnalazioni. Questo mese manca una firma, quella importante, la prima penna come ci piace dire a noi del collettivo redazionale. Questo mese manca la quarta di Dario e siamo felici. Da qualche giorno Dario e Paola sono sposati e mentre noi scriviamo loro sono in viaggio di nozze. Assenza più che giustificata quindi e motivo in più per noi del collettivo per festeggiare questo mese pieno di date importanti pensando che la sua “non-quarta” di copertina racconta, in fondo, la storia più bella di Coolclub.it. Osvaldo