Chiropratica Nuovo Orizzonte della Salute # 19

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NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE

Chiropratica e Pilates Guidare: un problema per molti L’alba della chiropratica “Colpo della strega” e sciatalgia Campionati Europei “Poomsae” Taekwondo Madagascar: viaggio indimenticabile La scoliosi. Fatti e miti della scoliosi Patologie psicomotorie? Deficit cognitivo? rIvIStA PuBBLICAtA A CurA DeLL’ASSOCIAzIONe PrO CHIrOPrAtICA ItALIANA. SPeDIzIONe IN ABB. POSt. Gr. III PuBB. INF. 70% - € 2,50 - Agosto 2011 - NuMerO 20


NuOvO OrIzzONte DeLLA SALute

editore: Associazione Pro Chiropratica Italiana redazione: ruelle Laurent revel, 2 - 11017 Morgex (AO) tel. 0165.800404 - Fax 0165.801349 www.chiropratica.com e-mail: info@chiropratica.com direttore responsabile: enrica FerrI registrazione: presso la cancelleria del tribunale civile e penale di Aosta il 23-06-1995 Pubblicità: A.P.C.I. comitato di redazione: enrica Ferri Louise La rue Antonio Gil Baiju Khanchandani impaginazione grafica e stampa: tipografia Marcoz s.n.c. Piazza e. Chanoux, 1 - 11017 Morgex (AO) tel. e fax 0165.809640 L’editore non si assume alcuna responsabilità circa dati, opinioni o conclusioni espressi dai vari collaboratori di questa pubblicazione.

Sommario gli effetti della chiropratica: perché e come? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. “colpo della strega” e sciatalgia: cosa fare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ campionati europei “poomsae” taekwondo a genova . . . . . . . . . . . . . “ pilota” di handbike: io mi racconto - parte quarta . . . . . . . . . . . . . . . . . “ chiropratica e pilates . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ “no” la parola che può salvarvi la vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ guidare: un problema per molti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ madagascar: viaggio indimenticabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ l’alba della chiropratica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ la scoliosi. fatti e miti della scoliosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ patologie psicomotorie? deficit cognitivo? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ zainetto sì, zainetto no? zainetti scolastici: i consigli dei chiropratici “

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L’opinione del Presidente

Gli effetti della chiropratica: perché e come?

Louise La Rue Presidente Associazione Pro Chiropratica Italiana Il paziente sente immediatamente sul suo corpo gli effetti di un trattamento chiropratico destinato a ristabilire la mobilità articolare mentre invece non sempre capisce come il chiropratico riesce ad ottenere questo risultato. Cosa succede veramente durante l’aggiustamento quando gli impulsi, adeguatamente dosati, sono applicati su un’articolazione le cui funzioni sono disturbate? Il chiropratico utilizza diverse tecniche manuali per ripristinare il blocco di un’articolazione o ristabilire la sua mobilità: fa muovere l’articolazione, soprattutto quelle vertebrali, all’interno del suo limite fisiologico applicando degli impulsi manuali precisi ed adeguatamente dosati. Dividendo una dall’altra le superfici articolari bloccate, ristabilisce interamente o parzialmente la mobilità articolare. Questa tecnica, l’aggiustamento, crea spesso malintesi che conviene dissipare: il chiropratico non mette mai fuori posto un’articolazione e nemmeno la rimette a posto. Osserviamo il lavoro di un chiropratico che tratta un’articolazione gesto dopo gesto e impariamo a conoscere i fattori impegnati e i loro rispettivi compiti. L’articolazione è una congiunzione mobile tra due o più ossa. Spesso ci dimentichiamo che la spina dorsale è anch’essa costituita da una serie di articolazioni e le vertebre si uniscono l’un l’altra a livello della superficie scivolosa del disco in cartilagine. La capsula articolare contiene il liquido sinoviale e contorna la maggior parte dell’articolazione. Il liquido sinoviale garantisce la nutrizione della cartilagine articolare, la lubrificazione delle superfici articolari ed esercita la funzione di ammortizzatore assieme al disco. La capsula

articolare, i legamenti, i tendini e la pressione negativa all’interno della capsula mantengono in contatto le strutture delle articolazioni. I legamenti fanno da unione tra le ossa e i tendini e assicurano il legame tra ossa e muscoli trasmettendo la forza esercitata dai muscoli sulle articolazioni. I muscoli sono gli elementi attivi dell’articolazione ed hanno una tensione di base. Il sistema nervoso determina e controlla la tensione di base di questi muscoli che aumenta o diminuisce ad ogni stimolo, ad esempio in un momento di stress o dopo aver consumato caffeina o nicotina. I recettori (organi tendinei del Golgi e fusi muscolari) hanno la funzione di recepire la tensione o il movimento nelle varie parti dell’articolazione, registrano gli stimoli interni ed esterni: pressione, estensione, calore e freddo. I recettori traducono queste sensazioni in un linguaggio comprensibile al sistema nervoso e lo trasmettono al midollo spinale, un prolungamento del cervello. Le diverse informazioni vengono interpretate ed elaborate dal cervello e ritrasmesse nella stessa zona corporale (per una risposta allo stimolo) e mandate in altre regioni per completare la risposta allo stimolo. Facciamo un esempio banale: se tocco una fiamma e mi brucio un dito, la sensazione viene immediatamente trasmessa al cervello che a sua volta dà lo stimolo di togliere velocemente il braccio e la mano. Nello stesso tempo il cervello ha controllato la situazione generale del corpo, l’ambiente circostante e ha deciso quale fosse la risposta migliore introducendo vari fattori di correzione: la risposta non deve essere così brusca da farmi sbattere il braccio nel muro opposto, non devo saltare indietro troppo se c’è un precipizio,

devo compensare il movimento brusco cambiando il peso sulle gambe, ha attivato risposte neurologiche allo stimolo del dolore... Più il flusso d’informazioni in direzione del cervello e del midollo spinale è importante, più numerosi saranno i messaggi indirizzati ai recettori articolari, ai muscoli ed al sistema nervoso vegetativo. In generale gli stimoli di risposta saranno principalmente indirizzati verso la zona del problema ma coinvolgono tutto il corpo. Lo stato della spina dorsale influenza il sistema nervoso: quando è in buona salute, le articolazioni vertebrali emettono pochi messaggi in direzione del midollo spinale e del cervello e le informazioni indirizzate ai muscoli non sono numerose: la tensione muscolare è normale e la muscolature è pronta a lavorare. In effetti pensateci bene: il nostro corpo funziona solo per “feed back” negativi, sappiamo sempre solo quando qualcosa non funziona, se c’è del dolore o della mancanza di movimento. Ma se tutto funziona bene non siamo nemmeno consapevoli che abbiamo un braccio o una gamba: è normale che sia così perché

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altrimenti il corpo sarebbe sommerso da miliardi di stimoli che dicono al cervello che va tutto bene... E non saprebbe che risposte inviare! Quando il funzionamento della spina dorsale subisce delle interferenze dovute ad un’articolazione vertebrale bloccata (sublussazione), i recettori delle articolazioni vertebrali emettono stimoli maggiori e negativi in direzione del midollo spinale e del cervello. Altri messaggi sono in seguito mandati alla muscolatura della zona implicata ed anche nelle zone in prossimità della zona stessa nel tentativo di correggere il problema. I muscoli delle articolazioni periferiche recepiscono questi messaggi e a loro volta inviano messaggi al cervello. I muscoli aumentano adesso la loro tensione di base: si contraggono a dismisura durante lo sforzo e l’aumento della tensione muscolare diminuisce l’irrigazione sanguigna nei muscoli e di conseguenza l’apporto di “carburante” muscolare, le cellule non riescono più a rilassarsi e la funzione muscolare, avendo i muscoli perso tono e vitalità, è perturbata ed alterata. Le difficoltà iniziano quando l’articolazione in causa viene sovraccaricata, la forza di trazione e la pressione aumentano con ogni movimento e continuano ad aumentare progressivamente. Le cartilagini, le capsule, i legamenti e i tendini sono implicati nello stesso modo della muscolatura che deve ormai eseguire dei movimenti e delle azioni non abituali. Le conseguenze sono disfunzione, infiammazione dei tendini e delle borse, ferite muscolari e dolore. Per evitare e ridurre queste conseguenze il paziente adotta una postura di protezione che sovraccarica a sua volta le articolazioni ed i muscoli ancora integri che però saranno danneggiati con il tempo. Il ruolo del chiropratico è di interrompere, in quel momento, il cerchio vizioso del dolore. Il trattamento chiropratico permette di riassorbire la disfunzione dell’articola-

L’opinione del Presidente

zione vertebrale e di diminuire il flusso delle informazioni dirette verso il midollo spinale. La muscolatura non è più sommersa da messaggi e la sua tensione di base si normalizza. La funzione muscolare migliora, il sovraccarico diminuisce, l’irritazione e l’infiammazione si attenuano. Un leggero rumore è spesso udito durante un trattamento, il famoso “crack”: una decompressione rapida si produce nell’articolazione quando gli elementi ossei sono divisi uno dall’altro ed una parte del liquido sinoviale si trasforma in gas all’interno della capsula: è questo che provoca il rumore caratteristico, in modo indolore. I problemi articolari sono sovente insidiosi e i pazienti non se ne accorgono immediatamente. Per questo una visita dal chiropratico è consigliata non appena i primi sintomi di dolori appaiono, soprattutto nella colonna vertebrale, nelle braccia o nelle gambe. Il chiropratico proverà a trovare una soluzione rapida a questi problemi al fine di evitare complicazioni e dolori lunghi e disabilitanti. Vorrei inoltre ricordarvi, soprattutto in questo periodo in cui ricomincia la scuola, che i nostri figli sono soggetti a stress e sforzi differenti con il portare i pesanti zaini scolastici e che questo sarebbe il miglior momento per far fare loro una visita di prevenzione dal chiropratico, soprattutto approfittando della “settimana della Chiropratica” che si svolgerà quest’anno dal 24 al 29 ottobre. In sintesi, i chiropratici aprono gli studi per effettuare controlli gratuiti e fornire spiegazioni sia sulla chiropratica in generale, sia sulla sua efficacia per prevenire o contrastare senza farmaci il mal di schiena, sia per mantenere il benessere psicofisico prevenendo o rimuovendo eventuali squilibri della colonna vertebrale. Potete contattare l’Associazione Italiana Chiropratici al numero verde 800017806.

Il trattamento chiropratico funziona così: • Muscolo con tensione di base. • I recettori articolari e muscolari registrano un problema, ad esempio una ferita. • Gli stimoli vengono trasmessi al midollo ed al cervello sotto forma di informazioni. • Le informazioni vengono interpretate dal cervello. • Messaggi di risposta vengono mandati ai muscoli. • La tensione muscolare e i dolori aumentano. • La quantità di sangue diminuisce nei muscoli. • La funzione muscolare viene diminuita. • L’articolazione comincia ad essere sovraccaricata. • Assunzione di posizioni compensative di comodo. • I muscoli vicini al problema cominciano a compensare lavorando di più. • Blocchi, sovraccarico e infiammazione cominciano. • Il chiropratico effettua l’aggiustamento e ripristina il movimento. • Diminuzione del flusso di informazioni dirette al cervello. • La tensione muscolare tende normalizzarsi.

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SCALA DEL DOLORE

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“Colpo della strega” e sciatalgia: cosa fare (i consigli del chiropratico) Dr. Gabriele Malinverno, D.C. I più comuni problemi alla colonna sono il blocco lombare acuto (detto comunemente il “colpo della strega”) e la sciatalgia. I due possono presentarsi in contemporanea. Il blocco lombare acuto si manifesta con un’improvvisa sensazione di rigidità e forte dolore nella parte bassa della schiena. I pazienti riferiscono di avvertire “pugnalate”, “morsi” o simili sgradevoli sensazioni e di essere bloccati in una posizione, il che porta molta difficoltà a compiere gesti quotidiani quali infilarsi le calze, uscire dall’ auto, ecc. Tipicamente si ha una postura antalgica, ovvero il corpo si blocca in una posizione piegata (solitamente in avanti e tendente verso un fianco) a causa di un forte spasmo muscolare, che è responsabile di gran parte del dolore. Questo avviene perché, in realtà, il corpo assume la postura che in quel momento arreca meno danno alle proprie strutture e ci impedisce di uscirne tramite il dolore (antalgica significa proprio “contro il dolore”, quindi questa è la posizione in cui ne proviamo di meno e basta provare a “raddrizzarsi” per accorgersene). Il blocco è l’ultima difesa a disposizione del nostro corpo, il quale ci impedisce di muoverci tramite rigidità e dolore per evitare conseguenze peggiori, quali un’ernia del disco, quando la stabilità articolare è compromessa da tempo. I muscoli psoas sorreggono colonna e dischi anteriormente. Uno dei due è spesso indebolito da una sublussazione ad una caviglia dovuta ad una distorsione anche non recente, il che crea un’asimmetria nel loro funzionamento e quindi i muscoli “tirano” sui dischi mettendoli in

torsione. Inoltre sono tra i primi muscoli ad andare in spasmo durante un blocco acuto, facendoci stare piegati in avanti: per questo, spesso chi soffre di blocco fa molta fatica ad alzarsi dopo essere stato seduto. Nella posizione seduta gli psoas si accorciano ancora di più, mentre alzandosi vengono allungati. Dunque, quando la schiena inizia a bloc-

carsi ripetutamente, questo è da considerarsi come un segnale di allarme. E in questi casi, è bene farsi visitare al più presto per rimuovere le cause dei blocchi, prima di incorrere in danni ai dischi. La sciatalgia o sciatica è invece una sensazione di dolore, bruciore e/o formicolio in una gamba, spesso accompagnata anche da dolore alla parte bassa della schiena. La sciatalgia vera e propria parte da un gluteo e segue un percorso ben definito, ad es. la parte posteriore della gamba, fino al piede. Molto spesso vengono diagnosticate sciatalgie che sono invece dolori di origine articolare o muscolare, ma che

non sono meno dolorosi. Anche una sciatalgia causata da un’ernia può inoltre irradiare il dolore solo in alcune parti della gamba o del piede e non lungo tutto il percorso del nervo. Una sciatalgia causata da vera ernia discale ha quattro componenti: poiché il nervo viene compresso, i muscoli innervati da esso risulteranno deboli (miotomo), i riflessi tendinei saranno assenti o diminuiti, il dolore si irradierà lungo il percorso (dermatomo) del nervo causando la sciatalgia e, poiché anche il nervo ricorrente viene compresso, si avrà anche dolore locale nell’area del disco erniato. È importante che tutti questi componenti si risolvano perché la funzionalità ritorni nella sua interezza: infatti, se un’ernia comprime solo la parte sensoriale del nervo produrrà sintomi fastidiosi, ma non creerà pericolo anche se non verrà risolta in brevissimo tempo. Se invece anche la parte motoria (quella che controlla i muscoli) del nervo è compromessa, è importante valutare qualora il paziente rischi di perdere la funzionalità di un piede. In questi casi valutiamo se sia possibile far ritornare la funzione in tempi rapidi o se sia meglio optare per un intervento chirurgico per evitare conseguenze più gravi come la perdita di capacità di muovere un piede. In questi casi, indirizziamo i pazienti verso le cure più opportune. Una sciatica è tipicamente causata da un’ernia del disco: il nervo sciatico è composto da più radici che hanno origine nel foro tra due vertebre lombari; se una parte del disco fuoriesce e comprime una di queste radici, si proverà dolore o formicolio lungo il percorso del ner-

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vo che origina dalla radice compressa. Gli stessi sintomi possono essere causati dalla sindrome del piriforme, ovvero una contrattura del muscolo piriforme, situato tra osso sacro e femore, che comprime il vicino nervo sciatico. Spesso, invece, vengono diagnosticati come sciatalgie dolori che sono invece da attribuirsi ad una postura o deambulazione scorrette, a causa delle quali i muscoli delle gambe devono lavorare in maniera asimmetrica: se una gamba si sforza più dell’altra, i suoi muscoli inizieranno ad un certo punto a “lamentarsi”, producendo sintomi simili a quelli di una sciatalgia vera e propria. Anche la tensione della dura madre può produrre una trazione sulle radici nervose, creando sintomi simili (cfr. articolo pubblicato sul numero 9 o reperibile su www.chiropratica.com). Le sciatalgie possono inoltre essere causate da problemi metabolici (es. diabete), scompensi nutrizionali o problemi circolatori e, molto raramente, anche da infezioni del nervo, osteofiti (artrosi), o tumori. Vi è poi il fattore iatrogenico: alcuni medicinali (ad esempio le statine contro il colesterolo) possono danneggiare il metabolismo cellulare dei muscoli i quali possono diventare dolenti, spesso in un arto, mimando così i sintomi di una sciatalgia. In rari casi, un’ernia del disco può essere centrale e comprimere quindi non solo i nervi che raggiungono le gambe: questa eventualità si chiama sindrome della coda equina ed è caratterizzata da sciatalgia in entrambe le gambe con perdita della ritenzione urinaria e intestinale: questa sindrome costituisce un’emergenza chirurgica e in questo caso bisogna rivolgersi immediatamente al pronto soccorso. Molto spesso, tramite TAC e risonanze magnetiche, vengono individuate anche protrusioni discali, bulging e altri

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tipi di discopatie, additate a volte come i principali responsabili delle cause dei blocchi lombari acuti e delle sciatalgie. Le ricerche più recenti (cfr. articolo pubblicato sul numero 7 o reperibile su www.chiropratica.com) dimostrano che molto spesso questi problemi vengono riscontrati accidentalmente ma non sono la causa dei sintomi e uno studio ha dimostrato che solo il 36% di soggetti sani sottoposti a risonanze magnetiche non aveva anomalie dei dischi lombari, in assenza di qualsivoglia sintomo! In realtà, problemi quali artrosi, degenerazione, bulging, protrusione, ernia, ecc. a carico delle articolazioni, sono non cause, ma effetti. Una volta riscontrata la loro presenza, è bene infatti risalire al problema che ne ha generato la causa e rimuoverlo. In pazienti affetti da questi problemi, riscontriamo sempre un problema strutturale: una o più articolazioni sono sublussate - diciamo “bloccate” - solitamente da molto tempo prima dell’insorgere del problema acuto. Per questa causa l’articolazione si infiamma, i muscoli lavorano in maniera asimmetrica e così i legamenti... il corpo mette in atto una serie di meccanismi compensatori per poter funzionare comunque: questo può durare solo per un certo periodo di tempo perché le articolazioni si danneggiano (dando origine a discopatie, pro-

trusioni, ecc..) e quando il corpo non riesce più ad adattarsi ci chiede aiuto con il blocco acuto. Se questo non avviene in tempo, un disco sottoposto a pressioni asimmetriche può fuoriuscire: ecco allora l’ernia con la sciatalgia e/o i dolori lombari che l’accompagnano. Insomma il blocco acuto ci salva da conseguenze peggiori. L’articolazione coinvolta è sempre quella sacroiliaca, ovvero l’articolazione delle ossa del bacino e dell’osso sacro. Quando questa è sublussata, le vertebre lombari sono le prime ad essere coinvolte facendo un tentativo di compensazione. Le sacroiliache sono le uniche articolazioni che non sono attraversate direttamente (e quindi protette e tenute insieme) da muscoli. La loro integrità dipende da quella dei loro legamenti, i quali a loro volta risentono di stress di vari tipi, anche di quelli biochimici/nutrizionali o emotivi. Il problema a monte, dunque, è una disfunzione dell’articolazione del bacino: questa spesso causa dolori prima che il disco venga compromesso. In questi casi, possiamo prevenire danni futuri ripristinando la corretta meccanica del bacino e della deambulazione. Tipicamente i pazienti ci descrivono di essersi svegliati con blocco e/o sciatica, o di essersi piegati per raccogliere una matita, o di avere infilato i pantaloni, ecc. ed è apparentemente a seguito di questi semplici movimenti che i problemi sono iniziati. In realtà sono necessari almeno 4000 microtraumi perché un disco si danneggi al punto di fuoriuscire: quindi questi movimenti sono la classica “goccia che fa traboccare il vaso”: quando il bacino lavora male, così fanno anche i dischi lombari e piccoli movimenti costituiscono microtraumi per i dischi. Quindi i sintomi sono il risultato di un problema che era già presente molto tempo prima!

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Questi dolori sono, in sintesi, dovuti a interferenze con la trasmissione di impulsi vitali (nervosi) i quali non possono più raggiungere i tessuti interessati che sviluppano quindi disfunzioni e malattie; in questo caso, sono i recettori delle articolazioni a non ricevere il 100% dei messaggi e di conseguenza a non effettuare risposte appropriate. Quali sono, quindi, le cause di queste interferenze? • Nei centri Sanrocco utilizziamo la conoscenza acquisita da decenni di pratica clinica combinata con le più consolidate tecniche chiropratiche basate sulla neurologia funzionale ed individuiamo, in uno o più fattori, le cause delle sublussazioni vertebrali: • A livello strutturale: traumi importanti come incidenti o la somma di microtraumi dovuto a posture scorrette, cadute, sforzi sul lavoro, ecc; sublussazioni di caviglie slogate e non curate, malocclusioni dentali, ecc. • A livello biochimico: dalla semplice mancanza d’acqua ad un eccesso di cibi raffinati quali zucchero, latticini, ecc. che causano un indebolimento di determinati muscoli, all’assunzione di farmaci, ecc. • A livello emotivo: stress, traumi emotivi o pattern di comportamento che influenzano la postura (talvolta basta osservare le postura delle persone per capire che sono depresse o arrabbiate!), ecc. • A livello elettromagnetico: interferenze con il normale campo magnetico umano quali telefoni cellulari, orologi, modem wi-fi, ecc. Il nostro compito è quindi quello di individuare i fattori primari e rimuoverli. Cosa fare in caso di... I seguenti sono consigli per chi soffre di blocco lombare acuto o sciatalgia. Alcune pato-

logie gravi possono causare gli stessi sintomi e devono pertanto essere escluse tramite una visita accurata. Lo scopo di questo testo è di dare al pubblico informazioni che possano procurare sollievo temporaneo o aiutare a mantenere le correzioni effettuate dal chiropratico, e non può sostituire una visita medica. Solitamente, quando proviamo dolore, vogliamo fare di tutto per farlo sparire al più presto. Il primo approccio è dunque quello farmacologico: antinfiammatori, cortisonici e in casi gravi, oppiacei. Questo può essere utile per “metterci una pezza”, per alleviare il dolore temporaneamente. I problemi con i farmaci sono principalmente tre: • Non risolvono le cause del problema, ma si limitano a coprirne gli effetti; • Interferiscono con il naturale processo di guarigione del corpo; • Sono sostanze chimiche tossiche - seppur leggermente - che possono creare molti problemi se usate a lungo. In particolare sono noti gli effetti tossici su fegato e reni dei comuni antinfiammatori da banco ed è risaputo che questi farmaci danneggiano pesantemente anche lo stomaco. Gli antidolorifici con obbligo di ricetta hanno effetti collaterali ancora più importanti. Se assunti a lungo termine, causeranno danni che richiederanno l’assunzione di altri farmaci i quali causeranno altri danni e così via. Perciò, se nella fase acuta i medicinali possono aiutarci a sentirci meglio, è bene, appena possibile, indagare sulle cause del problema e risolverle. Vogliamo ricordare che un’ernia del disco è causata da anni di danni a carico del disco, perciò è necessario del tempo prima che guarisca. Sebbene nella maggior parte dei casi si riesca ad avere un qualche sollievo molto velocemen-

te, possono essere necessari fino a due mesi perché le conseguenze di un disco danneggiato diventino asintomatiche, e fino ad altri 4 o 6 perché guarisca completamente. Il primo consiglio, ovviamente, è quello di chiamare il vostro chiropratico, visto che la letteratura scientifica mostra chiaramente che l’approccio chiropratico è il più efficace, sicuro ed economico per questo genere di affezioni. Nel frattempo, ci sono varie strategie che possono rivelarsi utili: RIPOSO vs MOVIMENTO: Il riposo a letto, un tempo consigliato in questi casi, si è rivelato essere più nocivo che benefico. Le articolazioni sono poco vascolarizzate e dipendono quindi dal movimento per pompare nutrienti in entrata e tossine in uscita. Ecco perché chi soffre di lombalgia anche senza blocchi acuti quasi sempre si sente peggio al mattino e migliora poi nell’arco della giornata. Ovviamente, quando muscoli e articolazioni sono infiammati, non possono però sopportare nemmeno stress quali attività prolungate. L’ideale è il “riposo attivo”, ovvero camminare quanto possibile, poi sdraiarsi per un periodo di tempo, poi camminare ancora. Impariamo ad ascoltare il nostro corpo: in alcuni casi ci chiederà di fermarci dopo pochi minuti, in altri potrà andare avanti più a lungo. In ogni caso, non sforzarsi di muoversi più di quanto ci si senta. Camminare è più che sufficiente. Chi fa fatica può avere beneficio da alcuni minuti sulla cyclette senza carico. Nei casi di ernia del disco è sconsigliato stare molto tempo seduti, specie in poltrone morbide: nella posizione seduta il peso sui dischi aumenta, il che spesso coincide infatti con un peggioramento dei sintomi.

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GHIACCIO / CALORE L’uso di una o l’altra modalità è controverso. Il calore aumenta la circolazione superficiale e “scioglie” la muscolatura e può quindi essere utile per chi soffre di dolori cronici o di rigidità mattutina. Allo stesso modo però il calore accelera i processi infiammatori. Il freddo, al contrario, è noto per le sue proprietà disinfiammanti. Perciò nei casi acuti è consigliabile il ghiaccio, purché si osservino questi accorgimenti: - la borsa del ghiaccio non deve toccare direttamente la pelle; porre un asciugamano umido tra ghiaccio e corpo. - il ghiaccio va applicato sulle articolazioni e non sui muscoli. In pratica, sulle zone dove si sentono chiaramente le ossa. Sui muscoli, può causare un effetto opposto a quello desiderato! -Il ghiaccio va applicato per almeno 10 minuti e per un massimo di 15. Trascorso questo tempo, riporre il ghiaccio nel freezer per un’ora. Dopo un’ora si può ripetere l’applicazione. Il ghiaccio va applicato nell’area lombo-pelvica, ovvero la parte bassa della colonna e il bacino. In caso di sciatalgia, applicare il ghiaccio sulla parte dolorante della gamba, seguendo le stesse indicazioni di cui sopra, può essere utile. Si può applicarlo sopra al disco danneggiato e seguire il percorso del dolore. Il calore può invece essere utile nei casi di problemi cronici o quando c’è un forte coinvolgimento emotivo. ESERCIZI E STRETCHING Sebbene l’attività fisica sia molto importante per mantenere la mobilità delle articolazioni e un tono muscolare adeguato, le ricerche indicano che gli esercizi specifici per la colonna non portano, a lungo termine, giovamento ma anzi generalmente peggiorano il quadro. Le attività ideali sono il camminare, la corsa leggera (se si è allenati a farlo, e non come cura in caso di blocco acuto!)

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ed il nuoto a dorso e stile libero. Evitare di nuotare “a rana”, poiché richiede un movimento che stressa i legamenti sacroiliaci. Inoltre è un movimento simmetrico ovvero contrario a quello naturale che si effettua camminando, che è incrociato. È importante, quando si cammina, ascoltare il proprio corpo e fermarsi quando ci avverte, tramite il dolore, che stiamo facendo uno sforzo eccessivo. Inoltre, bisogna cercare di camminare normalmente: è fisiologico camminare trascinando più o meno una gamba, quando si ha una sciatalgia. Questo però fa lavorare la muscolatura in maniera asimmetrica e provoca un accorciamento della fascia muscolare, il che creerà dolori alla gamba anche quando i sintomi della sciatalgia vera e propria saranno passati... bisogna quindi camminare in maniera simmetrica. La ginnastica con retroversione del bacino (es. sdraiarsi supini ed appiattire la schiena sul pavimento), che è stata in voga negli ultimi anni, è deleteria per i dischi, poiché li spinge ancora più posteriormente. Per quanto riguarda lo stretching, sottoporre la muscolatura a leggeri stiramenti può procurare beneficio, purché si osservino tre fondamentali “No”: • No dolore: lo stretching è utile fino a che si sentono i muscoli distendersi. Quando si arriva ad avvertire dolore, si stanno creando piccoli strappi nelle fibre muscolari, il che accorcerà il muscolo ulteriormente! • No apnea: mantenere un ritmo regolare di respirazione durante lo stretching. • No molleggio: una volta arrivati al nostro limite, è nocivo cercare di spingersi oltre di esso spingendosi con colpetti. Rispettiamo invece il nostro limite personale. Non tutti possono arrivare

a toccarsi le caviglie mantenendo le gambe tese e questo può essere perfettamente normale: ogni individuo ha esigenze e limiti diversi. Bisogna ricordare però che i muscoli posturali non devono essere allungati molto. Il loro ruolo principale è quello di sorreggere la colonna e, allungandoli troppo, si rischia di perdere stabilità nella schiena. Constatiamo cinicamente che i pazienti che fanno stretching eccessivo arrivano al punto di avere sempre dolori muscolari quando stanno sdraiati sulla schiena. Il modo migliore per allungare la muscolatura posteriore è quello di sedersi su una sedia bassa, con le ginocchia piegate a 90 gradi e piegarsi lentamente verso il pavimento con le mani. È da evitare, invece, lo stesso movimento fatto in piedi.

Nei casi di sciatalgia invece pochi esercizi sono indicati. Qualora si riesca ad estendere la colonna (piegarsi all’indietro) senza un aumento del dolore lombare o sciatico, si può optare per il seguente esercizio, chiamato il cobra: sdraiarsi proni su una superficie rigida, con i gomiti appoggiati a terra direttamente sotto le spalle e il viso tra i gomiti. Inspirando, sollevarsi lentamente sui gomiti. Mantenere la posizione per 4-5 respirazioni poi tornare alla posizio-

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ne iniziale. Ripetere 10 volte. Questo è l’unico esercizio che può, in alcuni casi, alleviare il dolore sciatico. COME MUOVERSI Un disco, specie se erniato, soffre particolarmente se sottoposto a rotazione o, peggio ancora, ad una combinazione di flessione e rotazione. Evitare quindi questi movimenti quanto più possibile.

Non c’è una linea guida fissa sulle posizioni ideali da assumere quando si dorme. In generale, la migliore è quella su un fianco, con la testa a livello del bacino (e non piegata in avanti) e con un cuscino sufficientemente alto perché il collo sia dritto. Quando insorgono dolori, però, a seconda delle articolazioni coinvolte, diverse posizioni possono alleviare il dolore: il consiglio migliore che possiamo dare è quindi quello di trovare da sé la posizione in cui ci si trova meglio. Una posizione che solitamente aiuta ad alleviare il dolore sciatico nella fase acuta è la seguente: sdraiarsi sulla schiena dopo avere posto una sedia davanti a sé; lentamente sollevare le gambe e, tenendo le ginocchia piegate a 90 gradi, appoggiare i piedi sulla sedia. Alcuni pazienti con sciatalgie molto forti possono dormire soltanto assumendo questa posizione. Per alzarsi dal letto il metodo migliore è solitamente quello di mettersi su un fianco, lasciare scendere le gambe e

con le braccia portarsi nella posizione seduta, poi aiutarsi con le braccia per alzarsi. È bene rimanere piegati in avanti quando ci si alza e poi lentamente portarsi nella posizione eretta che si riesce a mantenere. Portafogli - Molti uomini tengono il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni. Questo significa che, ogni volta che si siedono, il loro bacino ha un rialzo su un lato solo. Ciò equivale ad avere un rialzo uguale quando si cammina: immaginate di avere un portafogli in una scarpa... lo togliereste immediatamente. Poiché quando si sta seduti si è fermi, spesso non ci si accorge del danno che questo sta causando, mentre camminando lo noteremmo subito. È importante mantenere una postura simmetrica. Tenere quindi il portafogli nella tasca anteriore dei pantaloni o nella giacca. Questo vale come misura di prevenzione anche per chi non ha nessun sintomo!

SOLLEVARE PESI I problemi ai dischi sono quasi sempre posteriori: per questo, quando ci si piega in avanti, caricando la parte anteriore, si spinge il nucleo del disco indietro, danneggiandolo ulteriormente. Se si devono sollevare pesi, è importante: • Ruotare lentamente il bacino in avanti (ovvero spingere le natiche indietro): questo mette la colonna lombare in estensione, spingendo il disco in avanti ovvero riducendo eventuali protrusioni/ernie. • Allargare le gambe. Questo abbassa il baricentro e migliora la stabilità. • Mantenendo la schiena eretta, piegare le ginocchia per raccogliere l’oggetto. • Estendere le ginocchia per sollevare il carico. • Se a questo punto si ha necessità di girarsi, non ruotare la colonna ma farlo spostando i piedi. Ovviamente il modo più sicuro per sollevare un peso è... quello di non sollevarlo affatto.

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L’IMPORTANZA DELL’ACQUA Secondo il dr. F. Batmanghelidj, autore di un libro sul tema, “non siamo malati, siamo solo disidratati” nella nostra società, per mancanza di tempo (lunghe ore lavorative, viaggi), l’uso di bevande zuccherate o caffeinate - che non possono in nessun modo sostituire l’acqua, la necessità di non prendere pause per recarsi in bagno e la mancanza di informazione in materia, molti di noi perdono progressivamente lo stimolo della sete, vivendo in uno stato di lieve disidratazione. Questo può avere effetti deleteri. I dischi intervertebrali contengono un nucleo gelatinoso composto prevalentemente da acqua, così come acquoso è il liquido sinoviale che lubrifica le articolazioni. L’idratazione è poi essenziale per eliminare le scorie del normale metabolismo muscolare. I muscoli psoas, che sorreggono la colonna lombare e il bacino anteriormente, si indeboliscono notevolmente in mancanza d’acqua. Questo può causare un’alterazione delle curve con conseguenti problemi nell’area lombare. La quantità ideale è di circa 1 litro di acqua pura ogni 25 kg di peso, da assumersi nell’arco della giornata.

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FASCE E BUSTI Molto spesso i pazienti affetti da questi problemi trovano sollievo indossando una fascia elastica o un busto. Come i medicinali, questi possono dare sollievo temporaneo e possono quindi essere indicate nella fase acuta se riescono ad alleviare il dolore, ma il loro uso deve essere temporaneo. Questi ausili ortopedici sorreggono la colonna in luogo della muscolatura, perciò se portati a lungo si sostituiscono ai muscoli posturali che si indeboliscono, e ci si trova quindi costretti a portarli sempre. Le fasce in neoprene, (tipo cintursono generalmente le più indicate. MASSAGGI Un massaggio, se eseguito da un operatore esperto e qualificato, può portare un certo sollievo dal dolore muscolare. Bisogna ricordare però che se la muscolatura è troppo contratta, questo è dovuto ad una disfunzione a livello neuro-articolare. Il massaggio non può

rimuovere questa disfunzione, pertanto può essere utile temporaneamente in caso di blocchi, così come può essere utilissimo nei casi di muscolatura affaticata da sforzi eccessivi, ma raramente può risolvere un “blocco” il quale sarebbe comunque pronto a ripresentarsi. PLANTARI E BITES Una postura scorretta, che a lungo termine causerà discopatie ed ernie, può certamente dipendere, a livello strutturale, da un appoggio scorretto dei piedi o da una scorretta occlusione dentale. In alcuni casi, le uniche soluzioni al problema sono l’uso di plantari o apparecchi ortodontici. Troppo spesso però vediamo pazienti che portano plantari ortotici o bites per correggere problemi che in realtà provengono dalla colonna. Come un appoggio del piede influenza la postura, così un problema posturale può modificare l’appoggio. È quindi importante determinare quale sia la causa primaria del problema, instaurando un

NUTRIZIONE È importante che il nostro organismo abbia a disposizione le sostanze necessarie per riparare dischi e legamenti danneggiati. In casi di ernie discali, è utile eliminare lo zucchero dalla dieta, poiché è un alimento non naturale che rallenta la guarigione dei tessuti danneggiati. Aumentare invece il consumo di pesce (che contiene acidi grassi omega-3 ad azione antinfiammatoria) ed eliminare grassi idrogenati (olio di palma, strutto) e olio di mais (ad alto contenuto di omega-6, ad azione pro-infiammatoria). www.chiropratica.com - Iscrivetevi alla newsletter


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rapporto di collaborazione tra il medico curante, il chiropratico e il podologo o dentista/gnatologo. Abbiamo voluto fornirvi indicazioni che possono essere di aiuto in caso di attacchi dolorosi. Sperando che possano esservi state utili, ricordiamo che, in base alla nostra esperienza su centinaia di migliaia di pazienti, confermata dalle nostre ricerche cliniche nonché da quelle scientifiche, l’approccio che offre più possibilità di riuscita in questi casi è proprio quello chiropratico. rimuovendo la causa del problema, il chiropratico non solo mette il corpo in condizione di guarirsi naturalmente, ma soprattutto aiuta anche a prevenire problemi futuri. BIBLIOGRAFIA • Jensen, et al, Magnetic Resonance Imaging of the Lumbar Spine in People without Back Pain, New England • Journal of Medicine, vol. 2, 331:69-73, 1994. • Andersson GB. Epidemiological features of chronic low-back pain. Lancet., 1999; 354:581-5. • Manga, et al, A Study to Examine the Effectiveness and Cost-Effectiveness of Chiropractic • Management of Low-Back Pain, Ontario Ministry of Health, 1993. • Morter, MT, Chiropractic physiology, 1988. BEST Research, Inc., Arkansas, USA. • Harrison DE, Cailliet R, Harrison DD, Troyanovich SJ, Harrison SO. A review of biomechanics of the central • Nervous system- Part I: Spinal deformations resulting from changes in posture. Journal of manipulative and physiological therapeutics,1999. • Walther, D, Applied Kinesiology- synopsis, System DC, 1988. • Hurwitz, E, Effects of recreational physical activity and back exercises on low back

pain and psychological distress: findings from the UCLA low back pain study- UCLA School of Public Health, Los Angeles, USA, in American Journal of Public Health, Oct. 2005. • Barsky et al, Nonspecific medication side effects and the nocebo phenomenon; JAMA, 287 (5): 622-627, 2002. • Santilli et al, Chiropractic manipulation in the treatment of acute low back pain and sciatica with disc protrusion: a randomized double- blind clinical trial of active and simulated spinal manipulations, The Spine Journal, n. 6, 2006. • White AA, Punjabi MM, Clinical Biomechanics of the Spine, Philadelphia: JB Lippincott 1978. • Carragee, et al, Are first- time episodes of low back pain associated with new MRI findings? Presentazione all’Annual meeting of the North american Spine Society, Seattle, 2006. • Laban MM, Macy JA, Meershaert JR, Intermittent Cervical traction - A progenitor of lumbar radicular pain. • Archives of Physical Medicine and Rehabilitation, 1992. • Bolton PS. Reflex effects of vertebral subluxations: the peripheral nervous system. An update. J • manipulativephysiolther, 2000. • Esposito GM, - Una nuova teoria in Kinesologia Odontoiatrica. Il dentista moderno, 1999.

• Friedman et al, Systemic steroids ineffective for low back pain; Journal of Emergency medicine, 4: 365-370, 2006. • Ito et al, Types of lumbar herniated discs and clinical course; Spine, 26(6): 648- 651, 2001. • Waddell, A new clinical model for the treatment of low back pain, Spine, vol.12, n.7, 1997. • F. Batmanghelidj, “Your body’s many cries for water”, Global health solutions,2008. • Acute Low back problems in adults. Clinical practice guidlines. Bigos S, et al. Agency for health care policy and research publication no. 950642 (1994) U.S. Departement of health and human services. • Low back pain of mechanical origin: Randomized comparision of chiropractic and hospital outpatient treatment. Meade, TW et al, British Medical Journal 1990; 300:1431-1437 • Secondo rapporto Medicare benefits review committee. Thompson CJ. Commonwealth Government printer, Canberra, Australia, Chapter 10 (Chiropractic) June 1986. • New Zeland Report. Hasselberg PD. GovernmentPrinter, Wellington- 1979 • Guaglio G, Seru P, Zucchi E, Disgnazie come causa di scoliosi, in “Bollettino d’informazioni ortodontiche”, 1991. • Esposito GM, Meersseman JP. Valutazione della relazione esistente tra l’occlusione e la postura. Il dentista moderno, 1988;

Breve curriculum vitae Nato a Como dove ha conosciuto la chiropratica fin da bambino, ha studiato negli uSA a San Francisco e Los Angeles, dove si è laureato Doctor of Chiropractic nel 2007. Dal 2007 lavora a Como e, dal 2010, anche presso il Centro Fisioterapico Sanrocco di reggio emilia. Specializzato in numerose tecniche quali la Kinesiologia Applicata, BeSt e tecniche upper Cervical (KCuCS, NuCCA) e certificato nella tecnica Activator. Membro dell’AIC (Associazione Italiana Chiropratici) e della european Chiropractors’ union.

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Campionati Europei “Poomsae” Taekwondo a Genova Dr.ssa Coralie Pellissier Ms.C., I.C.S.S.D.

Croazia, Portogallo, Spagna e Turchia hanno usufruito al massimo dei nostri trattamenti, rimanendo colpiti positivamente dalle nostre terapie. Alle nostre mani si sono affidati anche i Kukkiwon, la squadra dimostrativa sud Koreana che nel mondo del Taewkondo sono il massimo. I tre chiropratici presenti ossia il dott. Nappee, la dott.ssa Martino e la dott.ssa Pellissier hanno avuto il loro bel da fare ma il sorriso e l’entusiasmo degli sportivi hanno pienamente ripagato i loro sforzi. Molti atleti, e diciamolo pure in tutta onestà, la maggior parte di loro, non aveva la men che minima idea di cosa fosse la chiropratica e, come di norma accade, la loro espressione facciale dopo il primo “crack” era tutto un programma. Dopo essersi accertati che erano ancora in

300 Atleti 30 Nazioni 3 Chiropratici

grado di muovere mani e piedi le risate ed i commenti tra di loro erano piacevolmente sorprendenti. Il team serbo addirittura aveva collocato un “butta dentro” fuori dalla nostra porta e chiunque passasse di lì doveva sottoporsi all’elogio dei nostri trattamenti e a forza di parlarne, la curiosità di tutti questi “crack” prendeva il soppravvento e si sottoponevano alle nostre cure. Molti di loro al termine della seduta ci hanno chiesto dove poter trovare cure chiropratiche nei loro rispettivi paesi... ed è proprio questo che vorremmo che ci chiedessero tutti. È stata un esperienza nuova, un’esperienza positiva, un’esperienza che ha permesso a tre giovani chiropratici di trasmettere a più di 50 atleti cosa significa essere liberi da sublussazioni vertebrali, il che tradotto in parole povere significa

Il 21 e 22 Maggio 2011 si sono svolti a Genova i Campionati Europei di Taekwondo. Hanno partecipato all’evento più di 300 atleti provenienti da 30 nazioni diverse. La CICS (ComitatoItaliano di Chiropratica Sportiva), grazie al sig. Trovarelli, presidente del comitato ligure di Taekwondo, ha potuto inserire 3 chiropratici che erano a totale disposizione di tutti gli atleti. L’evento è stato un successo. Essendo un campionato Europeo di notevole importanza, molte nazionali avevano il proprio staff medico ma, come spesso accade, non tutte le nazionali sono cosi fortunate e qui siamo entrati in campo noi chiropratici. Principalmente Serbia, www.chiropratica.com - Iscrivetevi alla newsletter


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Chiropratica e sport

Cos’è il taekwondo

anche un’accademia militare chiamata Hwarang-do, ispirata da

etimologicamente, il termine taekwondo si compone di tre ideogrammi: tae (calciare in volo), kwon (colpire con il pugno) e do (arte, disciplina): “l’arte dei pugni e dei calci in volo”. Il nome di quest’arte marziale viene spesso abbreviato in tKD. Deriva dall’unione degli stili esterni della Cina del Nord e del taekyon, antica arte marziale coreana. Prevalentemente il taekwondo si compone di vari tipi di calci (soprattutto acrobatici), per i quali gli atleti fanno un allenamento specifico. Il taekwondo contiene anche delle forme, chiamate poomse, che prendono generalmente il nome dagli elementi della natura (acqua, acciaio, vento, fuoco, terra), da concetti filosofici orientali o da avvenimenti della storia coreana. Solitamente vengono fatte dimostrazioni di taekwondo, eseguendo rotture di tavolette con calci in volo e pugni. Il costume di allenamento del taekwondo è composto da una giacca bianca chiusa (e non aperta come quella del karate o del judo), dai pantaloni dello stesso colore della giacca e dalla cintura. Il colletto della casacca è bianco per le cinture colorate (tutte le cinture prima della nera) e nero per le cinture nere. Questa divisa viene chiamata dobok. Oggi il taekwondo è l’arte marziale con il più alto numero di praticanti in tutto il mondo: si stima siano circa 50 milioni. Le origini del taekwondo risalgono a circa 2000 anni fa. Fino al Iv secolo la Corea era divisa in tre regni, Silla, Koguryo e Paekche, sempre in lotta tra loro. In questi territori cominciarono a diffondersi diverse tecniche di combattimento, delle quali rimangono molte testimonianze sotto forma di affreschi e pitture murali ritrovate sul soffitto di alcune tombe reali risalenti ai primi secoli dopo Cristo, come in quella di Muyong-chong, appartenente alla dinastia di Koguryo. Le pitture mostrano diversi individui che eseguono tecniche molto simili a quelle usate nel taekwondo odierno. La più importante forma di arte marziale dell’epoca era il taekyon, letteralmente combattimento con le gambe; la forma odierna del taekwondo ha avuto origine dall’evoluzione attraverso i secoli di questo antico stile di combattimento. La forte spinta al perfezionamento di tali tecniche di combattimento fu la necessità da parte dei tre regni coreani di addestrare l’esercito per combattere i pirati giapponesi che mettevano in ginocchio molti territori del paese. L’impulso fondamentale per la diffusione delle arti marziali nel paese venne allorquando il regno di Silla organizzò un esercito, con l’aiuto del regno di Koguryo per scacciare i pirati; per farlo venne creato un gruppo di guerrieri, scelti tra i nobili del regno, chiamato Hwarang (uomo che fiorisce), al quale venne insegnata l’arte del taekyon. essi a loro volta andarono in giro per il paese insegnando quest’arte e fondarono

valori buddhisti come la lealtà verso la patria, la lealtà verso i genitori, la fratellanza, il coraggio e la giustizia. Grazie a questa cooperazione i tre regni furono unificati e il taekyon, che intanto continuava ad evolversi, diventò molto popolare tra gli usi e costumi della popolazione locale e nell’addestramento delle truppe. Nel 1910 il Giappone occupò la Corea vietando la pratica di ogni arte marziale, anche se spesso il taekyon continuò ad essere praticato clandestinamente. Al termine della seconda guerra mondiale il Giappone, sconfitto, ritira le sue truppe dalla Corea, che torna ad essere libera così come la pratica delle arti marziali: nascono così diverse scuole aperte a tutti che unificano le tecniche di combattimento sotto il nome di taekwondo. In Corea il taekwondo divenne presto Sport Nazionale (fu inserito nei Giochi Nazionali Coreani fin dall’inizio degli anni sessanta) e contemporaneamente iniziò a diffondersi nel resto mondo, distinguendosi dalle altre discipline per il dinamismo, la spettacolarità e l’efficacia delle sue tecniche di gamba (calci circolari ed in volo, calci multipli). Il 22 marzo 1966 venne fondata in Corea del Sud da parte del Generale Choi Hong Hi la International taekwondo Federation (ItF), privata ed indipendente. Il 28 maggio 1973 venne fondata in Corea del Sud la World taekwondo Federation (WtF). Nel 1990 il Maestro Park Jung tae, dopo aver lavorato per la ItF, fondò la Global taekwondo Federation (GtF). Quest’ultima non ricevette mai alcun finanziamento dai due governi coreani, cosa che avvenne invece per la WtF e la ItF. Dopo la morte del Gen. Choi, nel 2002, la ItF si frammentò in tre organismi indipendenti, uno che ereditava l’organico storico con a capo il Maestro tran trieu Quan, uno con a capo il figlio del Gen. Choi, Jung Hwa e un altro ancora con a capo Chang ung, un allenatore di pallacanestro nordcoreano. L’unica federazione che riuscì a non frammentarsi e ad avere un peso importante sul piano internazionale fu la WtF, come dimostrato ai Giochi Olimpici del 1988 a Seul, capitale della Corea del Sud, dove il taekwondo della World taekwondo Federation compare per la prima volta come sport dimostrativo. Il taekwondo WtF sarà presente come sport dimostrativo anche all’edizione di Barcellona, nel 1992. A partire dall’edizione di Sydney 2000, il taekwondo WtF diventa Sport Olimpico ufficiale. L’ultima edizione (Pechino 2008) ha visto un gran seguito di pubblico. L’Italia ha ottenuto la sua prima medaglia Olimpica ufficiale per il taekwondo proprio a Pechino 2008 con Mauro Sarmiento, mentre in precedenza aveva ottenuto due significativi risultati quando questo sport era ancora dimostrativo, a Seul 1988 con la medaglia d’argento conquistata da Luigi D’Oriano e a Barcellona 1992 con la medaglia di bronzo conquistata da Domenico D’Alise.

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essere al massimo delle proprie potenzialità fisiche. e così io, Coralie Pellissier, nelle veci di vice presidente CICS posso affermare con una certa fierezza che la nostra partecipazione all’evento è stato un successo! Devo inoltre ringraziare di cuore il Dr. Nappee e la Dr.ssa Martino che hanno svolto il lavoro “pro bono” per veder crescere questa bellissima professione negli eventi sportivi di alto livello. Gli organizzatori del campionato, la CICS e gli atleti hanno lavorato in perfetta sintonia per creare un weekend difficile da dimenticare. Insomma un lavoro di squadra bellissimo. Queste sono le cose che a piccoli passi la CICS si sta impegnando a realizzare. Senza ombra di dubbio, forse utopisticamente parlando, tutti noi vorremmo vedere almeno un chiropratico a tutti gli eventi sportivi nazionali ed internazionali e forse con tanta costanza, buona volontà e duro lavoro un giorno accadrà. Detto questo, vorrei terminare questo breve articolo chiedendo a tutti coloro che sono a conoscenza di eventi sportivi di alto livello di non esitare a contattare la CICS per richiedere la partecipazione di chiropratici. L’unione fa la forza e porta alla vittoria di tutti... sportivi e chiropratici che li seguono. Grazie ancora a tutti per questa magnifica esperienza!!

Breve curriculum vitae Coralie Pellissier, si è laureata in chiropratica nel 2008, specializzata in chiropratica sportiva nel 2009 ed attualmente si sta specializzando in chiropratica pediatrica. Grande appassionata di sport, Coralie è stata membro della Nazionale Italiana di snowboard, è cintura nera di karate e possiede i diplomi di bagnina e sommozzatrice. Nel 2006 è stata una dei sei studenti selezionati mondialmente a partecipare ad una “missione chiropratica” in Costa rica organizzata dal “North West Chiropractic College” e spera di poter rifare questa esperienza altamente formativa e gratificante (l’articolo sulla missione è apparso sulla rivista “Chiropratica numero 12”). Attualmente lavora a Genova.

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“Pilota” di handbike: io mi racconto - Parte quarta Agostino Lodi

3 ottobre 2010 Il giro del lago di Varese Finalmente l’abbiamo fatta; abbiamo fatto la corsa che aspettavamo da mesi, che in piccola parte ho aiutato anch’io a preparare, con un tracciato che ho fatto tante volte in allenamento, che conoscevo molto bene, che con Andrea e Marco, i miei fidi compagni di quasi tutte le avventure, percorrevo allegramente, pensando proprio a questa corsa. Certo la corsa è molto diversa dall’allenamento durante il quale ti puoi riposare, puoi fermarti, puoi rallentare per respirare, puoi pensare a quello che devi fare, che rapporto devi usare per quella salita, ecc. In gara invece no. È tutta una tirata, che ti prende il fiato e non te lo rende più fino alla fine, che non ti dà tregua perché intorno a te ci sono altri atleti, che ti vogliono battere, che sfruttano la tua scia, che devi lasciarti indietro o che non devi lasciar andar via. Domenica però ero molto più rilassato perché molti atleti, avvicinandomi, mi chiedevano se conoscessi il percorso ed io raccontavo amabilmente quello che mentalmente ripercorrevo: adesso c’è una sparata, poi otto chilometri di falso piano leggero, poi una picchiata veloce, poi la prima salita, piuttosto ripida ma corta. Dopo c’è un percorso vario, fatto di salitine e di discese corte che si possono fare in pieno. Attenzione alla curva di Bardello, che è stretta, dopo di che c’è una discesa ripidissima che dovrete sfruttare per la salita dura successiva per poi ritornare sulla provinciale e farsi 10 chilometri di piano fino all’arrivo.

Certo detta così sembra tutto facile ma fatelo e poi mi direte. Ho corso con Andrea tutta la gara, lui è partito forte perché ha la bike nuova... e perché è un corridore di razza che non si risparmia mai. Ma dopo un paio di chilometri lo riprendo perché è scoppiato (il giorno prima ha corso anche a Treviso) e mi dice: Se vuoi la facciamo insieme... ed io faccio finta di acconsentire a tirarlo... per aiutarlo, invece sono a corto di fiato e sto lì ben volentieri. Con noi c’è un atleta della Passo di Cuneo e con loro due andiamo via tranquilli, conversando anche sul percorso e sulle imminenti salite. Tutto fila via come da copione, fino alla fine, quando Andrea rimane 50 metri indietro e l’atleta della Passo mi fa: guarda che io non faccio la volata, per cui

se vuoi arriviamo insieme. Va bene dico, però mi brucia un po’; ma in quella.. e siamo già sulla discesa della Schiranna e da dietro indovinate chi arriva? Andrea, sparato come un missile, ridendo come un matto, con la sua risata inconfondibile, da killer, ci passa e corre verso il traguardo; io cerco di riprenderlo, ma è tardi e mi frega! Però a lui posso anche perdonarla, però la prossima volta... La corsa di casa è sempre la più sentita, a prescindere dai risultati, che comunque sono di tutto rispetto e la felicità che ti prende quando passi al traguardo, ti appaga completamente. Poi, sotto la doccia, ripensi a quello che è stato fatto per poter correre questa gara e ti vengono in mente tutti i volontari che hai visto sul percorso, tutte le per-

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sone che hanno lavorato come somari, per permettere a noi di fare questa meravigliosa gara. A loro va il ringraziamento mio e di tutti gli atleti che hanno partecipato e dei quali mi sento di fare da portavoce, nel definirli tutti angeli sconosciuti, che dietro le quinte si fanno un mazzo così, senza mai chiedere un riconoscimento; con passione, gratuitamente, allegramente. Non so se ci sia un premio per il miglior volontario ma credo che sarebbe difficilissimo stabilirne la graduatoria. Benissimo. Il giro del lago è stato fatto. Ma credo che questa corsa diventerà una bellissima consuetudine da fare ogni anno, la strada è stata aperta, ed ora sarà più semplice ripercorrerla. 10 ottobre 2010 Lecco Prima esperienza organizzata dal G.S. Oltretutto 97 su un circuito cittadino, abbastanza corto, più o meno due chilometri e settecento metri, tutti sul lungolago, tutti praticamente in piano, con due curve di inversione di marcia piuttosto difficili; si doveva correre un’ora, più un giro! La corsa è stata piacevole, se ci si dimentica della fatica, tra due ali di folla festante, soprattutto nella zona del traguardo, dove la nostra claque faceva un tifo davvero fantastico, c’erano solo quattro ragazze: Patrizia, Alessandra ed Elena con la figlia Celine, ma sembravano trecento, dal chiasso che facevano. Atleti di altre squadre hanno invidiato i nostri supporter. Anche la cornice del lago faceva la sua bella figura, molto romantica, anche se un po’ freddina nell’autunno inoltrato e un po’ umida... Eravamo presenti in sette: Piero, Ivan, Marco, Andrea, Riccardo, Natasha ed io e tutti avremmo potuto portarci a casa un

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bel risultato ed, infatti, così è stato quasi per tutti: Piero, premiato come quarto di categoria; Ivan premiato come primo di categoria e campione regionale; Marco, premiato come primo di categoria e campione regionale; Andrea, premiato come primo di categoria e campione regionale; Riccardo, premiato come secondo di categoria; Natashia, premiata come prima di categoria e campionessa regionale. Ma io? Ho sudato, ho spinto, ho sofferto, ho gioito, cazzarola! Ma la mia categoria... non era prevista! Non voglio caricare nessuno di responsabilità, per la mancanza di attenzione nei confronti di atleti che si fanno un mazzo così, anche se sono Over, perché dicono che nei campionati regionali non è prevista la presenza della categoria over 55, ma nessuno mi ha saputo dire perché! È un’ingiustizia bella e buona! Peccato! Avremmo fatto l’en plein, con sette atleti su sette andati a podio. Sarà per la prossima volta... e scusate se questa volta la vena polemica ha preso il posto della mia abituale allegria canzonatoria, ma sono proprio deluso, e voglio che tutti lo sappiano. Alla prossima corsa, quando avrò sbollito la mia inc...atura e tornerò il solito affabile istrione. 17 ottobre 2010 Trecate Sono appena uscito da una doccia bollente di almeno mezzora, per riprendermi dal freddo e dall’umidità che oggi ho preso, in una delle corse di handbike più strana, tra quelle che mi sono capitate di fare. In effetti non avrei dovuto neppure farla, perché i miei soci... Andrea e Marco... hanno pensato di iscriversi il giovedì alla gara di Trecate della domenica, senza interpellarmi; tanto lui non viene... mi

sembra che abbia detto di no... ma telefonarmi per chiedermelo, no? Immaginate la mia indignazione, quando Marco mi dice: sai che questa è la prima volta che non vieni con noi ad una gara? Come, gli dico, a quale gara? E faccio un pieno tale, che si sentono in colpa e si danno da fare per riuscire a farmi andare con loro, finché l’occasione arriva quando Ivan dichiara forfait, per cui si libera un posto. Una telefonata ed il gioco è fatto, così, pensate, domenica mattina mi alzerò alle 5.00, per essere da Andrea alle 6.30, partire alle 7.00, per essere pronti a correre alle 9.00. Sono proprio contento e sono anche sicuro che pioverà... Ed in effetti piove, piove quando scarico la bike dall’auto per caricarla sul camper di Andrea, piove quando viaggiamo verso Trecate, piove quando arriviamo, piove quando scarichiamo le bici e le prepariamo, piove sempre e non siamo ancora partiti. Alle 9.00, più o meno, siamo pronti e ci avviamo verso la partenza. A proposito, era tanto difficile poter venire a correre e scopro che siamo solo in quattro!! E tutti e quattro della Polha: Marco, Andrea, Domenico e Ago. E intanto piove. Ma allora, mi chiedo, tutto quel casino? Ci sono le iscrizioni chiuse, non si può più, ecc. Va beh, ci schieriamo sulla linea di partenza e piove, ancora qualche minuto, solo pochi istanti e piove, un paio di minuti ancora e finalmente qualcuno chiede quale sia il problema e viene fuori che non c’è il medico... e senza medico non si parte. E piove. Si dice che il medico fosse ancora a letto, per impegni lavorativi notturni... e quindi si cerca un sostituto al momento, ma anche questo non era pronto e ci vuole tempo; e intanto piove e fa anche un

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 17

cintura sacroiliaca La soluzione per dolori di schiena, sindromi del piriforme, dolori pelvici e instabilità delle articolazioni sacro iliache. Grazie all’aumento della stabilità fornito dalla cintura Serola alla base della colonna, la forza aumenta nella colonna, nella schiena, nelle anche e nelle gambe e le possibilità di incidenti e aggravarsi della situazione diminuiscono considerevolmente! Oggi la cintura sacroiliaca Serola viene utilizzata da migliaia di persone in tutto il mondo per ridurre il dolore e per prevenire le lesioni inclusi dolori della maternità. PROBLEMA COMUNE CAUSA: Con l’affermarsi della biomeccanica, si è giunti a comprendere che l’articolazione sacroiliaca rappresenta la causa biomeccanica principale del dolore in zona lombare. EFFETTO: La tensione a carico dei legamenti nella regione sacroiliaca provoca risposte muscolari squilibrate, che danno luogo a modelli di compensazione, a spasmi muscolari, dolore a carico di schiena, anche e gambe. LA DIFFERENZA SEROLA La cintura sacroiliaca Serola è l’unica progettata per normalizzare la funzione dell’articolazione sacroiliaca. - Gli strati non elastici replicano l’azione dei ligamenti - Uno strato elastico aggiuntivo garantisce la compressione e aiuta a mantenere la postura corretta - Senza fibbie né cuscinetti irritanti - Non sostituisce la funzione muscolare - migliora la funzione muscolare - Aumenta la forza in tutto il corpo - Può essere indossata per periodi prolungati, senza provocare debolezza muscolare né atrofia LA CINTURA SEROLA NON SOSTITUISCE LA FUNZIONE MUSCOLARE Tramite la corretta stabilizzazione dell’articolazione sacroiliaca la cintura sacroiliaca Serola normalizza il tono muscolare e consente di assistere l’articolazione in maniera naturale. L’esercizio fisico effettuato indossando la cintura sacroiliaca Serola migliora la funzione muscolare e allieva il dolore, senza sollecitare l’articolazione. L’ASPETTO SALIENTE E’ LA NORMALIZZAZIONE E NON LA SEMPLICE STABILIZZAZIONE Normalizzando i meccanismi dell’articolazione ne normalizziamo la fisiologia compresa la forza muscolare la propriocezione e le dinamiche di scambio dei fluidi. La funzione normale consente la corretta guarigione.

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freddo boia! Finalmente si parte, ma essendo in quattro e tutti di noi, facciamo un bel giro turistico, anche perché personalmente, con tutto il freddo che ho preso non riesco neppure a spingere e gli altri mi devono aspettare. Dimenticavo... Sta piovendo. I soliti dispetti correndo, con le ruote che raccolgono una gran acqua e Andrea che va a prendere le pozzanghere, per aumentare il mio disagio alle sue spalle ed io sono seduto dentro una pozza d’acqua che si è formata sul sedile della mia bike, con l’imbottitura paracolpi dei miei calzoni, che essendo in gomma piuma, si è completamente imbevuta d’acqua ed ora mi tiene bello fresco proprio quello che state pensando! All’arrivo c’è un po’ di competizione, e Marco pensa bene di andarsene, “vincendo” sugli altri. In definitiva una bellissima domenica di pioggia e freddo, che è stato mitigato solo dall’armonia che regna sempre tra noi quando siamo insieme, che riscalda un po’ il cuore e asciuga un po’ la stanchezza ed il resto... ma gli indumenti bagnati restano, a far pesare la mia borsa il doppio dell’andata. Senza dubbio, per una domenica come questa, deve proprio piacere questo

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sport, che ti da comunque soddisfazioni anche dentro una vasca da bagno come oggi. 28 novembre 2010 Trino Vercellese Domenica mattina, quando ho aperto un occhio, sul display proiettato sul soffitto, leggevo: 5.50. Mamma mia che sonno, faccio finta di niente e mi crogiolo nel calduccio del risveglio; ma la sveglia suona, senza cuore la mia sveglia, quando decide di suonare non c’è verso di farle cambiare idea. Sento che qualcuno vicino a me muove un braccio, c’è un rumore sordo, e la sveglia la smette, meno male, così posso fingere di dormire, tanto conosco a memoria lo svolgersi del mio consueto risveglio. Movimenti al mio fianco, rumore in cucina, due minuti e qualcuno si siede sul letto al mio fianco, con in mano una tazzina di caffè, con due biscotti, ha gli occhi chiusi e il viso addormentato, ma mi porta il caffè da quarant’anni. Bando alle ciance, mi devo alzare, devo uscire presto, alle sette mi aspetta Marco in autostrada, direzione Trino Vercellese, per l’ultima gara della stagione. Risveglio a parte, tutto si svolge normal-

mente: avevo già preparato la bike la sera prima, pronta anche la borsa, con gli indumenti pesanti, ma allo stesso tempo comodi, per correre, perché il meteo ci da bruttino per stamattina, forse neve, ma loro esagerano sempre! Marco ovviamente è fermo che mi aspetta (probabilmente ha dormito qui) le operazioni per caricare due bike e due carrozzine in una macchina sola, vanno un po’ per le lunghe, perché la macchina è sempre piccola, accidenti e non ci sta nulla. Partenza, con il cielo che comincia a dare un po’ di luce, ma con certi nuvoloni bianco-neve, che non promettono nulla di buono. Morale alto, come sempre, conversazione tra il serio ed il faceto, come sempre, grandi risate e prese in giro: certo che guidi con i piedi... hai portato le calze pesanti... (come sapete Marco è amputato come Zanardi); tutto come da copione insomma, fino a Novara, circa metà strada, dove comincia a nevicare. Dopo qualche chilometro la neve si fa un po’ più spessa ed il fondo è tutto bianco. Marco rallenta, ma il pensiero va subito alla corsa, pensiero funesto, a tal punto che decido di chiamare l’organizzazione e faccio il numero di Claudio Costa,

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 19

Chiropratica e sport

che mi dice al volo, invece di: pronto chi parla: si corre sicuramente, ho visto il percorso ed è bellissimo, le strade sono pulite! Peccato che Claudio Costa sia un non vedente e chissà cosa gli hanno raccontato. Arriviamo perciò sicuri a destinazione, ma non troviamo le strade pulite, ma quel classico miscuglio di acqua e neve, che calpestato diventa un pastrugno indescrivibile. Comunque, non abbiamo mai corso con la neve, e questa potrebbe essere l’occasione... Pensate che deficienti. Al telefono Costa mi ha detto che eravamo in quindici, ma non vediamo nessuno e la perplessità aumenta, poi una macchina con una bike sul tetto, si affianca e un certo Mirco, abbassando il finestrino quel tanto che basta per non far entrare la neve che intanto continua a scendere, ci dice: io vado a casa! e non c’è modo di convincerlo a restare. Solite cose, di ogni corsa, ritiro dei pettorali e del cip, preparazione delle bike, e proprio quando stiamo per cambiarci,

arriva la comunicazione, passata con il tam tam vocale dai passanti infreddoliti, che probabilmente non si corre. Come non si corre? Disappunto e disapprovazione sulla faccia di Marco che scuote energicamente la testa: non si può, non è possibile, adesso ce lo dicono?? Decido di andare alla partenza per discutere e sotto la neve mi incammino verso la tenda dell’organizzazione, ma chi è stato a Trino altre volte, sa che la distanza tra il parcheggio e la zona del via è di circa trecento metri e quando arrivo, sembro un ghiacciolo bianco su ruote. Lo speaker, con in mano un microfono, mi dice che la polizia stradale ha sconsigliato di correre alle handbike, perché la strada è pericolosa, e l’eco si perde per le risaie, poi capisce che sta dicendolo al mondo e abbassa il microfono per parlare solo con me. Mi hanno sconsigliato di farvi partire, ed io non mi prendo la responsabilità. Dal suo punto di vista non è sbagliato, ma viene una rabbia! Così sempre da ghiacciolo su ruote torno alla macchina per comunicare che siamo venuti per niente, che ci siamo alzati presto per niente, fatto la fatica di montare smontare ed ora rimontare la macchina per niente e buttato via un po’ di benzina per niente. Con le pive nel sacco, bagnati fino al midollo, infreddoliti da non riuscire a parlare e stanchi morti, (figuriamoci se avessimo corso) facciamo ritorno a casa ed a poco a poco il morale torna alto e si ricomincia a prenderci in giro scherzando e ridendo come bambini, come al solito. Telefoniamo ad Andrea, l’altro elemento decisamente folle della compagnia, che non ha potuto esserci, perché va a cercarsi le rogne col lanternino ed al telefono, si ricomincia a ridere, a non pensare ai guai, ai problemi, alle preoccupazione,

alle difficoltà; e come sempre la corsa diventa solo un motivo per stare insieme, un collante che crea l’amicizia che ci lega, e che ci fa dimenticare per qualche ora tutte le nostre piccole difficoltà. 19 giugno 2011 Tricerro Domani finalmente partecipo ad una corsa. Tricerro, non sarà una grande corsa ma per quest’anno va bene. Non so nemmeno se ci sarà una grande partecipazione, perché ci sono i campionati italiani a Catania e tutti quelli bravi ci vanno. Però domani si corre e questo è un fatto. Poi viene oggi, 19 giugno, domenica e si parte alle otto del mattino, borsa pronta dalla sera e divisa da gara già indossata, che mi sembra strano averla su, con quei pantaloni che hanno il sedere imbottito, ma che a me non serve perché non ho il sellino della bici, ma un sedile bello comodo che sembra una poltrona. Quest’anno è la prima volta che li metto e mi sembra una festa. Sbaglio anche strada, ma anche questo, per chi mi conosce, è una cosa normale... poi finalmente il cartello: Tricerro km 1,5 E finalmente sento quelle sensazioni conosciute e sempre desiderate, di tremito nella pancia, di aspettativa, di promessa di felicità, di possibilità di “incrociare le lame” con i miei soliti avversari, e poi... Pouff... NON C’E NESSUNO. Ma proprio nessuno; chi è stato a Tricerro si ricorderà la piazza della chiesa dove si parcheggia e che l’ultima volta era talmente piena di auto e di bike, di carrozzine, di uomini che si preparavano, di risate, di compressori per le ruote, di chiavi a brugola, di copertoni e di divise delle squadre variopinte e pittoresche che si parcheggiava anche fuori, ingombrando le strade. Fermo l’auto, scendo e mi guardo in giro,

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NuOvO OrIzzONte DeLLA SALute

chiedendomi se non ho sbagliato domenica... ma poi vedo un tipo in carrozzina che da lontano mi fa segno con la mano, lo riconosco, è Ciro Amato, che mi viene incontro interdetto anche lui. Insieme a Ciro, viene anche l’organizzatore, vanni Mussio, serafico come un alpino, (d’altronde è un alpino...) che tutto contento conferma la partecipazione di solo due atleti: io e Ciro. Allora stavolta vinco, mi viene da pensare... ma poi mentalmente mi prendo a sberle e dico che non sarebbe serio, per cui decidiamo di fare una passeggiata dimostrativa, e invece dei quattro giri e dei quindici chilometri previsti facciamo solo un giretto di tre chilometri e arriviamo sul traguardo in parata come le doppiette della Ferrari nei gran premi. Sicuramente non è stato bello non fare del sano agonismo, ma più tardi, durante il pranzo, comincio a pensare che è stato comunque una impresa arrivare fin qui, e fare anche solo questa dimostrazione; dimostrare che si può fare, che si deve fare, e che non è importante il risultato ma il fatto di esserci stati, che è basilare provarci, anche con solo due atleti, anche se fossi stato solo. Mi è venuto in mente che la scelta di non gareggiare quest’anno, è stata indubbiamente sottovalutata dal sottoscritto,

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perché è veramente una pena, il non poter vivere l’aria delle gare, anche se la gente non è tutta di tuo gradimento, è troppo importante esserci, eSSerCI, eSSerCI. Ho parlato con gente sconosciuta oggi, gente che era li per fare una piccola gara podistica, un pulman di gitanti della domenica, che preferisce il dopo corsa con le gambe sotto il tavolo, e proprio loro mi hanno fatto capire quanta importanza ha lo stare insieme ad altri atleti, ad altri uomini, che come te si divertono,

sudano, e continuano a divertirsi, anche arrivando trentesimi, cinquantesimi, centesimi e quando arriva il centesimo, quelli che sono arrivati prima, applaudono il concorrente, lo spronano a suon di urla, e lo festeggiano, come se fosse il primo arrivato. Dite quello che volete, ma oggi mi sono proprio divertito ed al ritorno ero appagato per questa giornata assolutamente di sport. e mi sa che non sarà l’ultima... attenti: sono tornato!!

Breve curriculum vitae Milanese, nato il 16/07/1949, professione artigiano orologiaio, in pensione, ma ancora operativo. Nel 2008 scopro lo sport, con un fisico appesantito da tanto ufficio... Mi innamoro subito dell’handbike, disciplina in decisa ascesa, che dopo circa vent’anni di nascita trova in questi anni, notevoli riconoscimenti. Sono portatore di postumi di poliomelite, contratta all’età di 10 mesi, nel lontano 1950. In questo anno e mezzo di attività assidua a questo sport, ho fatto molte gare specifiche, molte maratone e molte crono, sia in Italia che all’estero, proprio come fanno gli sportivi veri... con risultati per me ottimi. Ovviamente però le mie articolazioni, oltre ai miei muscoli e a tutto il resto... risentono di una vita sedentaria, con posture sbagliate; e questa espolsione di attività, non fa altro che evidenziare i miei limiti. Per questi problemi ho conosciuto la chiropratica, con massima soddisfazione, sia mia che del mio fisico.

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 21

Chiropratica e postura

Chiropratica e Pilates Dr.ssa Cantelli Elisabetta Dr. Diquigiovanni Matteo D.C. esercizi specifici ma entrambi condividono questo principio: “Quando l’integrità strutturale dell’organismo viene ripristinata, allora esso può riprendere a funzionare al meglio delle sue possibilità”. Ho pertanto invitato la Dr.ssa Cantelli, insegnante del metodo Pilates, ad illustrarci questa disciplina e suoi benefici.

Negli ultimi anni il termine Pilates è diventato sinonimo di successo. Divi del cinema, modelle e cantanti affidano la cura del proprio corpo a personal trainer che attraverso il metodo Pilates scolpiscono il fisico con la precisione di un chirurgo. Ho quindi pazienti che spesso mi chiedono se il metodo Pilates è una disciplina indicata anche per loro ma come forma di esercizio per prolungare i buoni risultati ottenuti dai trattamenti, per mantenere in buona salute la propria colonna vertebrale. Ovviamente la mia risposta è si. Questa disciplina, che da anni spopola anche da noi in Italia, stimola infatti la relazione tra corpo e mente, favo-

rendo pertanto il coordinamento neuromuscolare. È una forma di esercizio utile a tutti coloro che sono pazienti di Chiropratica perché complementare ai trattamenti. Ovviamente l’intensità, la scelta degli esercizi e la frequenza delle sedute sono parametri da adattare alla persona e al suo problema. Il Pilates, anche se in modo meno specifico, come la Chiropratica si occupa della funzionalità della colonna vertebrale. La Chiropratica, infatti, con gli aggiustamenti corregge le alterazioni statico-dinamiche dell’apparato muscolo-scheletrico, corregge la postura, ristabilisce il normale equilibrio del corpo. Il Pilates invece agisce mediante

Un pò di storia... Joseph Hubertus Pilates è il padre fondatore del metodo, nato a Dusseldorf nel 1880. A causa della sua natura gracile, durante l’infanzia, spinto dalla curiosità e nel tentativo di superare il suo disagio, si dedicò alla studio dell’anatomia, della fisica e della biologia. Durante la Prima Guerra Mondiale, mentre si trovava a Londra, venne imprigionato e cominciò a studiare esercizi e macchinari in grado di aiutare i soldati malati a superare le patologie legate alle ferite o alle menomazioni. Non disponendo di particolari utensili sviluppò i rudimenti dell’allenamento basandosi principalmente sul lettino d’ospedale e sulle molle delle reti, precursori degli attuali macchinari che mediante carrello scorrevole, molle d’acciaio, corde, carrucole e varie contro-leve, permettono una serie pressoché inesauribile di esercizi. Al termine della guerra tornò in Germania dove ebbe modo di sperimentare, con ballerini importanti, il suo metodo. Negli anni ebbe modo di affinare la tecnica e osservare i progressi dei suoi allievi. Il 1926 segnò la svolta professionale e umana: si trasferì negli Stati Uniti e, in viaggio, incontrò Clara, un’infermiera destinata a diventare sua moglie. Forte dell’esperienza svolta, Joseph e Clara aprirono il loro primo studio a New York dove, in breve tempo, diventarono un punto di riferimento per

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Nuovo orizzonte della salute

Chiropratica e postura

l’ambiente della danza. J.H. Pilates muore nel 1967 per insufficienza polmonare a seguito delle esalazioni sprigionate qualche mese prima dall’incendio del suo studio. Clara ha continuato ad insegnare e guidare lo studio fino alla sua morte avvenuta dieci anni dopo. Da allora il Pilates ha avuto una diffusione ed una evoluzione notevole ma i principi cardine sono rimasti gli stessi. Introduciamo un concetto fondamentale: la Powerhouse (centrale della forza): con questo termine si intendono tutti i muscoli connessi con il tronco: gli addominali, i glutei, l’interno coscia e quelli della zona lombare. Controllando la Powerhouse e operando sulle estremità, si riesce a creare gradualmente una massa muscolare uniforme in grado di alleviare lo sforzo a cui viene sottoposta la nostra colonna vertebrale per mantenerci in posizione eretta. Postura, bilanciamento e tono muscolare si fondono fra loro creando armonie impossibili da ottenere con le discipline sportive classiche. “Poco movimento ben programmato ed eseguito con precisione in una sequenza bilanciata ha lo stesso valore di ore di contorsioni

forzate e fatte in modo approssimativo.” (Joseph H. Pilates.) Paragonando infatti i vari metodi d’allenamento, è risultata estremamente evidente l’incredibile efficacia che il metodo Pilates ha su alcune parti del corpo e come gli esercizi hanno il pregio di allenare la muscolatura in modo globale. Si allevia così il carico di lavoro del singolo muscolo e ogni muscolo contribuisce in modo sinergico al risultato finale. In un allenamento tradizionale, per esempio, vengono prese in considerazione solo le fasce muscolari più grandi trascurando le altre e ciò comporta l’insorgere di ipertrofie (aumento sproporzionato della massa muscolare) localizzate, che sono una potenziale causa di dolori soprattutto nella fascia dorsale e lombare. Con il metodo Pilates invece non si rinforzano solo gli addominali, ma si rinforzano anche le fasce più profonde vicino alla colonna e intorno alla pelvi: multifidi, erettori della spina, intertrasversari, rotatori, ecc. tutti muscoli posturali preposti alla stabilità e ai piccoli movimenti della colonna. Se poi l’allenamento di Pilates avviene dopo che il Chiropratico ha sbloccato per esempio

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 23

Chiropratica e postura

la regione lombare o le articolazioni sacroiliache, la muscolatura può essere allenata con risultati migliori. A rendere ancora più completo questo metodo, è lo studio più approfondito della respirazione. una respirazione scorretta, o la contrazione del perineo (o zona perineale: uno spazio anatomico delimitato in alto dalla sinfisi pubica, in basso dal coccige e lateralmente dalle due tuberosità ischiatiche) in modo non congruo, possono dare risultati opposti a quello che ci aspettiamo. Non dobbiamo dimenticare infatti che dal bacino e dal perineo nasce l’equilibrio di tutta la colonna vertebrale che poggia sull’osso sacro e parte del sistema sacro-iliaco. In passato, trattenere il fiato era una pratica comune nell’esecuzione di esercizi impegnativi e l’espulsione dell’aria era il momento culminante. Nel metodo Pilates invece

ciò non accade, tutto avviene in modo naturale, senza sforzo con una respirazione di ritmo regolare. Pertanto la concentrazione su una corretta fase d’inspirazione e di espirazione si rivelano fondamentali per la corretta esecuzione dell’esercizio perché aiutano ad eseguire ogni movimento con forza ed efficienza, riducendo lo stress associato ad una respirazione non corretta. Secondo Pilates, uno dei primi ostacoli psicologici da sormontare, consiste nella difficoltà ad eseguire gli esercizi per la prima volta. Per i principianti non è facile coordinare la tecnica respiratoria contemporaneamente al controllo delle fasce muscolari e, per questo motivo, risulta fondamentale eliminare ogni distrazione. In conclusione riportiamo i sei concetti fondamentali del metodo Pilates: 1. la concentrazione è fondamentale

nell’esecuzione degli esercizi perché se la mente è attenta si migliora e si intensifica il lavoro fisico. 2. il controllo è necessario per gli stessi motivi della concentrazione. Il controllo dei movimenti durante gli esercizi evita gli errori e di conseguenza i traumi. 3. il centro (Powerhouse), come abbiamo già accennato, è il punto da dove partono tutti i movimenti del Pilates e fluiscono verso le estremità. Questo termine è utilizzato per indicare tutta la fascia muscolare che comprende gli addominali, i glutei, i lombari e gli obliqui. 4. la fluidità è importante per l’armonia del corpo e per ottenere la forza evitando i traumi. 5. la precisione è essenziale per avere fluidità e armonia. Ogni movimento è legato all’altro perché la coordinazione porta al beneficio finale. 6. il respiro deve essere controllato per permettere l’ossigenazione capillare di tutto il nostro corpo. I Principi del Pilates, se conosciuti in modo corretto, si possono applicare alle diverse attività quotidiane: spingere il carrello della spesa, svolgere attività domestiche, ecc. Pertanto l’aspetto più importante del metodo Pilates, così come la Chiropratica, è l’educare la persona a percepire il proprio corpo. Facendo questo si può cominciare a prevenire potenziali problemi al sistema muscolo-scheletrico o a limitare scompensi in atto, ricordando che prevenire è meglio che curare.

Breve Curriculum vitae dott.ssa cantelli elisabetta si è laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche presso l’università di Bologna nel 2006 ed è insegnante di ginnastica posturale con il metodo Pilates dal 2003. Nell’ottobre 2010 si è inoltre specializzata in dietologia e nutrizione seguendo un master presso la facoltà

di medicina dell’università delle Marche. Attualmente sta approfondendo i sui studi in ambito clinico partecipando ad una scuola di omeopatia. dr. diquigiovanni matteo si è laureato in Chiropratica presso la university of Glamor-

gan (uK) nel 2002. Appena laureato esercita presso la Acomb Chiropractic Clinic nella città di York (uK) per un paio di anni prima di ritornare a Bologna dove dal 2005 esercita nel suo studio. È membro della Associazione Italiana Chiropratici e della British Chiropractic Association.

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VALLE D’AOSTA PeLLISSIer COrALIe . . . . . . . AOStA - AO - Loc. Borgnalle, 10 - tel. 329.7606156 . . . . . OrIzzONte AOStA - AODeLLA - Loc. SALute Borgnalle, 10 - tel. 329.7606156 PeLLISSIer eDDY. . . . NuOvO

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LOMBARDIA COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 veDANO AL LAMBrO - MI - via Libertà, 1 - tel. 039.3900097 . . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 . . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 . . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 . . . . . . BERGAMO - BG - Via Maff ei, 14/A - Tel. 035.222959 MILANO - MI - via ricasoli, 2 - tel. 02.8690127 LAMBrICHtS DrIeS . . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 LurASCHI JOSePH . . . . . . . . . COMO - CO - via G. ferrari, 7 - tel. 031.3370530 APPIANO GeNtILe - CO - viale Italia, 36 - tel. 031.973200 LAINAte - MI - via Litta, 66 - tel. 02.93790029 MAzzINI DANIA . . . . . . . . . MILANO - MI - via De Amicis, 25 - tel. 02.89404990 MAzzINI MANueL . . . . . . . MILANO - MI - via De Amicis, 25 - tel. 02.89404990 MISItANO eLISABettA . BuStO ArSIzIO - vA - viale Cadorna, 3 - tel. 0331.620911 MuruGAN PAtrICK . . . . . LECCO - LC - Corso C. Alberto, 76/b - Tel. 0341.350424 Seru PIet . . . . . . . . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 SteeLe MArK . . . . . . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 StOCKeLYNCK PIeter . . . . . . . COMO - CO - via F.lli recchi, 7 - tel. 031.574444 turGOt MArIe . . . . . CERNUSCO S/N - MI - Via Torino, 24/11 - Tel. 02.92111951 zWeIer rOBert . . . tOSCALANO MAD. - BS - via Benamati, 26 - tel. 348.3129310 ERBUSCO - BS - Via Iseo, 6/A - Tel. 030.7704110 BRESCIA - BR - Via Sostegno, 6/B - Tel. 030.2427886

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. . . . . . . . . . IvreA - tO - Corso Nigra, 52 - tel. 0125.49225 . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841

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SAN GILLIO - tO - viale Balbo, 6 - tel. 011.9840846 tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 BOrGOMANerO - NO - via Piave, 2 - tel. 0322.846754 CASteLLANI tAtIANA . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 CAveDONI eLIO . . . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 CHIvASSO - tO - via Collegio, 2 - tel. 011.9101573 CINICOLO DANIeLA . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 eLLIOtt LeIGH . . . . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 AStI - At - via Pietro Micca, 28 - tel. 0141.531554 GArrIGueS JuStIN . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 GeSSAt MurIeL . . . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 GLAIN JerOMe . . . . . . . . . . CuNeO - CN - via Silvio Pellico, 8 - tel. 0171.696655 KurzeNBerGer PAuLINe tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 MIGLIOre JeAN-PHILIPPe . . . . . CuNeO - CN - Piazza europa, 15 - tel. 0171.66613 PArrA ANNe . . . . . . . tOrINO - tO - via vittorio Amedeo II, 21 - tel. 011.542841 PeLLISSIer eDDY. . . . . . . . verCeLLI - vC - via Dionisotti, 18 - tel. 329.7606156 CASteLLANI rICHArD

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Nuovo orizzonte della salute

Chiropratica e medicina

“NO”

la parola che può salvarvi la vita Articolo scritto da Sharon Begley e tradotto da Dr. Joseph Luraschi DC Stent. Operazioni alle ginocchia. Risonanze magnetiche. Nuove ricerche dimostrano che alcuni test e procedure comuni non sono solo costose, ma possono essere più dannose che benefiche. (Articolo scritto da Sharon Begley e tradotto da Dr. Joseph Luraschi D.C.). Tratto da “Newsweek” agosto 22/29, 2011 Sharon Begley. Il Dr. Stephen Smith, emerito professore di medicina familiare della Brown University chiede al suo medico curante di non fare test del sangue PSA (antigene prostatico specifico) per la prostata né annuali elettrocardiogrammi per diagnosticare irregolarità cardiache, poiché nessuno di questi due esami è stato dimostrato efficace nel salvare vite. Al contrario, entrambi i test trovano spesso anomalie innocue che portano ad un’odissea di altri test e procedure. La Dr.ssa Rita Redburg, professoressa di medicina all’universita della California, San Francisco, editrice dei prestigiosi “Archivi di medicina interna”, non ha intenzione di farsi fare delle mammografie regolari anche se ha passato il suo cinquantesimo compleanno. Redburg dice che risultano troppo spesso falsi positivi (macchie sospette che, dopo una biopsia, risultano essere innocue), tumori che vanno in remissione autonomamente e nessuna evidenza che questi test salvano vite. Questi dottori non sono anti-medicina, non stanno cercando di risparmiare soldi e non stanno cercando di controllare i costi del servizio sanitario nazionale, che a 2.7 trilioni di dollari, contano sul totale per un sesto di ogni dollaro speso. Prendersi cura troppo della propria salute spesso risulta in meno salute. “Ci sono molte aree della medicina dove il non testare, non investi-

gare con radiazioni e non trattare da risultati migliori” dice la Dr.ssa Redburg. In altre parole, “fare di meno è fare di più”. Gli “Archivi di medicina interna”, che sono posseduti dalla Associazione Americana dei Medici, hanno pubblicato studi e ricerche su test e trattamenti che sono più dannosi che benefici. Il fatto che meno trattamenti risultino in una migliore salute e che una esagerata cura ci porta a meno salute, va’ contro la convinzione generale della maggior parte dei pazienti che credono che gli screening e i trattamenti diano di per sé beneficio.

Questa credenza è rafforzata dalla continua evoluzione di nuove tecnologie e medicinali che hanno raggiunto il mercato negli ultimi 20/30 anni, promettendo di prevenire malattie e prolungare la vita delle persone. Molti di noi non ci penserebbero sopra se il nostro medico curante ci consigliasse un test che ha la possibilità di scovare un tumore che si nasconde o un arteria bloccata o un’aritmia cardiaca. Meglio sapere - ed essere trattati - che rischiare; questa è l’idea generale della popolazione. Per tante persone sane, i test portano ad

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 27

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Nuovo orizzonte della salute

altri test, che possono portare ad interventi basati su un possibile problema che avrebbe potuto risolversi da solo, o addirittura essere innocuo. “I pazienti possono essere facilmente ingannati quando uno screening mostra, o un intervento tratta, una anomalia e la loro salute migliora” dice il Dr Michael Lauer dell’istituto Nazionale del cuore, sangue e polmoni. Anzi, dice Lauer, quella anomalia, potrebbe non essere stata la causa del problema o una minaccia per la salute futura del paziente: “tutto ciò che avete fatto è classificare in modo scorretto una persona sana come una malata”. Dai test del PSA, per cancro alla prostata (fatti ogni anno da più di 20 milioni di uomini negli Stati Uniti) a operazioni chirurgiche per il mal di schiena cronico, fino a semplici antibiotici per infezioni, test e trattamenti si stanno dimostrando dannosi o addirittura utili tanto quanto un trattamento placebo. Questa realizzazione giunge in un momento dove la Medicare (programma di assicurazione medica statunitense) è al centro del dibattito per contenere il deficit monetario degli USA, con politici che stanno proponendo di tagliare i costi alzando l’età minima per l’elegibilità (al momento 65) o addirittura eliminando il programma completamente. Esperti stimano che gli USA spendono centinaia di miliardi di dollari ogni anno su procedure mediche che non danno benefici e non hanno un sostanziale rischio, suggerendo che Medicare potrebbe salvare soldi e vite se smettesse di pagare per dei trattamenti così comuni. “C’è una ragione perché paghiamo quasi il doppio a testa su cure senza nessun miglioramento”, dice il Dr Steven Nissen, il noto cardiologo della clinica di Cleveland: “spendiamo soldi come un marinaio ubriaco in un porto”. Molte procedure mediche hanno certamente salvato molte vite e alleviato le

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sofferenze di milioni di persone. Screening come mammografie possono portare ad un trattamento anticipato di cancro al seno, specialmente per donne con rischi ereditari. Per pazienti oncologici con dolori alla schiena, una risonanza magnetica può dimostrarsi infallibile per trovare metastasi alle ossa, permettendo ai medici di intervenire prima che sia troppo tardi. Tra il 1980 e il 2004 c’è stato un declino del 50% nei decessi per cardiopatie coronariche, grazie a migliori trattamenti e medicinali che riducono il colesterolo e la pressione sanguigna. Almeno 7.300 vite vengono salvate ogni anno grazie alle colonoscopie. Il dilemma, dice un numero in crescita di medici ed esperti, è che alcuni trattamenti che aiutano determinati pazienti, quando vengono offerti a tutti gli altri sono inutili o addirittura dannosi. Alcuni degli esempi più disturbanti comprendono la cardiologia, dove almeno 5 grossi studi controllati randomizzati (RCT) hanno analizzato i trattamenti su pazienti, con un cuore stabile, che avevano soltanto un mite dolore al petto. Gli studi paragonano procedure invasive come l’angioplastica, dove un chirurgo allarga meccanicamente un’arteria bloccata, sciogliendo i depositi di grasso chiamati placche; lo stenting, dove il vaso sanguigno viene allargato con dei filamenti metallici; chirurgia di bypass, dove il flusso sanguigno viene “dirottato” attraverso un vaso sanguigno libero. Ogni studio ha trovato che le procedure chirurgiche non hanno migliorato l’indice di sopravvivenza o la qualità di vita più di un trattamento non invasivo, inclusi medicinali (beta-bloccanti, statine per il colesterolo e cardio-aspirina), esercizi e una dieta più sana. Erano però molto più costosi: le operazioni di stenting costano alla Medicare più di 1.6 miliardi di dollari all’anno. Quando questi studi sono stati pubblicati, molti cardiologi hanno avuto la stessa reazione che state avendo voi adesso leggen-

do queste righe. Questi grossi blocchi, che vengono trovati grazie alle TAC e ad altri sistemi di immagini, per tanti anni si pensava fossero la causa di infarti, in verità la maggior parte delle volte non lo erano, ma l’andare a rimuoverli si. Questo è perché quando sciogli questi blocchi con interventi chirurgici si “manda un sacco di residui in piccoli vasi sanguigni rischiando di causare un infarto o un ictus” dice Nortin Hadler, professore di medicina dell’università del Nord Carolina, il cui libro sul troppo trattamento delle persone anziane, “Rethinking aging”, sarà pubblicato il mese prossimo. Molte delle annuali 500,000 operazioni di angioplastica non indispensabili (50,000 dollari l’una) sono fatte su pazienti che potrebbero beneficiare di più da medicinali, esercizi e diete più sane. Nuove tecnologie a volte hanno reso il problema più acuto. Dove prima i blocchi arteriosi erano trovati solo con radiografie del torace, ora medici possono usare TAC angiografiche coronarie che mostrano il cuore e le arterie in 3D. Quando questa tecnica fu introdotta 10 anni fa per fare screening su malattie cardiovascolari sembrava quasi un miracolo: la copertina del Time aveva dichiarato che poteva “fermare un infarto prima ancora che accadesse”. “Le nostre immagini e test diagnostici sono così validi che possiamo vedere cose che prima non potevamo” dice il Dr Lauer. “Ma le nostre abilità di capire quello che stiamo vedendo e sapere se dobbiamo intervenire o meno, non sono aggiornate”. In uno studio recente, John McEvoy, uno specialista del cuore all’Istituto Medico Johns Hopkins, e i suoi colleghi hanno trovato che 1000 pazienti a basso rischio che hanno avuto TAC angiografiche coronarie, non hanno avuto meno infarti o decessi nei successivi 18 mesi dei 1000 pazienti che non hanno fatto niente. Ma hanno avuto più test medicinali e procedure invasive, come stenting, tutte queste

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hanno un rischio di effetti collaterali complicazioni chirurgiche e addirittura morte. La TAC ha un potenziale effetto collaterale: esponendo i pazienti ad alti livelli di radiazioni, alza il rischi di cancro. “Pazienti a basso rischio senza sintomi non beneficiano da TAC angiografiche coronarie” dice McEvoy, ma pazienti ad alto rischio con problemi cardiaci si. Il Dr. Nissen della clinica di Cleveland ha visto per primo cosa succede quando medici, armati di troppe informazioni, fanno procedure che risultano essere non necessarie. Nel 2009 una donna di 52 anni con dolori al petto ha fatto una TAC in un’ospedale locale, nè i suoi LDL (colesteroli cattivi) né le sue proteine C-reattive (un altro fattore indicatore di rischio di malattie cardiache) erano elevati, ma siccome la TAC ha mostrato diverse placche coronarie, i suoi medici hanno fatto una TAC angiografica coronaria. Ci furono delle complicazioni e la donna finì col fare altre procedure, una delle quali ruppe un’arteria. Eventualmente andò alla clinica di Cleveland per un trapianto di cuore, non perché avesse problemi cardiaci quando il tutto cominciò, ma a causa degli interventi susseguiti dopo la TAC. Il Dr. Nissen sconsiglia regolarmente a pazienti asintomatici a basso rischio di fare TAC cardiache, ecocardiogrammi e addirittura test sotto stress; diversi studi dimostrano che questi esami producono falsi risultati positivi portando a interventi rischiosi. Anche uno scan pulito può portare ad un peggioramento di salute, soprattutto se i pazienti credono di poter poi mangiare quello che vogliono e smettere di fare esercizio fisico. “Ho avuto colleghi mettere su peso dopo uno scan negativo apparentemente credendo di non essere a rischio di problemi” dice la Dr.ssa Redberg. Radiologi e altri dottori che diagnosticano dolori alla schiena hanno un’altra versione di TAC: la Risonanza Magnetica. Cosi come

la TAC aiuta a vedere meglio il cuore, la RM aiuta a visualizzare meglio la spina dorsale se qualcuno sta soffrendo di mal di schiena senza un motivo ovvio. Una RM negli Stati Uniti costa tipicamente 3.000 dollari ed è progettata per trovare tutto, dai dischi protrusi alle ernie espulse a microfratture. L’idea di base è che, trovata qualsiasi di queste cose, si può trattare il problema chirurgicamente, ma c’è un errore fondamentale: test clinici hanno dimostrato che gli interventi chirurgici alla schiena, incluse la vertebroplastica (mettere dello speciale cemento nelle microfratture vertebrali) e la fusione spinale, non sono più efficaci nell’alleviare il normale dolore, del normalissimo riposo e leggero esercizio fisico. Ma come ogni intervento chirurgico ha i suoi rischi. L’anno scorso l’ordine dei medici americano ha dichiarato che “Fare immagini di routine per dolori di schiena non comporta benefici clinici di relativo valore, e può addirittura causare pericoli”. Questo perché le “anomalie” viste in una risonanza spesso non hanno niente a che fare con il

dolore alla schiena (persone senza dolore possono averle lo stesso), ma purtroppo trovare qualcosa su una risonanza o radiografia fa sentire il medico costretto a trovare una soluzione. “Da tanto tempo c’è una credenza errata tra medici, che se si trova qualcosa di diverso da quello che un medico reputa “normale” allora deve essere la causa del problema” dice Hadler. Il Dr James Goodwin, un geriatra nel ramo medico dell’università del Texas, cita un esempio estremo di questa credenza scorretta, con il caso di una fragile 84enne alla quale era stato consigliato, dal suo gastroenterologo, di fare un’altra colonoscopia, solo un paio d’anni dopo quella precedente che era pulita. Questa donna morì quando la procedura perforò il suo colon. Anche se questo risultato è estremamente raro “la raccomandazione del gastroenterologo che ha portato alla morte della donna è troppo comune” dice Goodwin. Anche se gruppi di esperti sconsigliano colonoscopie per chiunque abbia superato i 75 anni o che hanno avuto un risultato

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NuOvO OrIzzONte DeLLA SALute

pulito nei 10 anni precedenti, dice che era stupito quando i suoi pazienti geriatrici continuavano a ricevere “promemoria” dai loro gastroenterologi dicendo che era ora di un’altra colonoscopia 7 o 5 o anche 2 anni dopo quella precedente che era pulita. Curioso e preoccupato Goodwin fece uno studio su pazienti Medicare. Il 46% dei pazienti aveva ricevuto una colonoscopia meno di 7 anni dopo una precedentemente risultata pulita e, per peggiorare ancora di più le cose, la maggior parte di loro aveva superato gli 80 anni. un’altra credenza scorretta è che se un trattamento funziona su un caso grave i medici pensano che funzionerà anche in un caso più moderato, ma questa non è necessariamente vera. Gli antidepressivi, per esempio, hanno mostrato buoni risultati in rCt per casi intensi di depressione ma non per casi moderati o leggeri, nonostante ciò, sono ancora prescritti per queste condizioni. I medicinali chiamati inibitori della pompa protonica (PPI) sono effettivi sul riflusso gastrico, rare malattie esofagee e alcune ulcere, ma almeno la metà, e possibilmente il 70% delle 113 milioni di prescrizioni per PPI ogni anno, sono per condizioni che non ricevono beneficio, come semplici mal di stomaco. I PPI possono causare fratture ossee, gravi infezioni batteriche e pneumonia. Millioni di persone sono messe a rischio senza necessità e

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questa è una delle ragioni per il quale gli Stati uniti pagano ogni anno 200 miliardi di dollari per trattare gli effetti collaterali dei medicinali. Lo stesso ragionamento vale per le statine, i comuni medicinali che abbassano il colesterolo. Ci sono prove che le statine aiutano persone con sia il colesterolo alto sia problemi cardiaci, ma non quelli con solo il colesterolo alto. Questi medicinali sono comunque ampiamente prescritti a pazienti che cadono nella seconda categoria, nonostante gli effetti collaterali come malattie muscolari gravi presenti fino al 20% dei pazienti. Similarmente, la terapia per la risincronizzazione cardiaca, un pacemaker particolare che fa battere il ventricolo destro e sinistro contemporaneamente, può salvare la vita di un paziente con insufficenza cardiaca congestiva i cui ventricoli sono fuori ritmo di più di 150 millisecondi. Allo stesso tempo, però, lo stesso pacemaker viene dato anche a pazienti con un aritmia tra i 120 e i 150 millisecondi. In uno studio pubblicato questo mese sugli “Archivi di medicina interna”, il Dr. Smith ha annunciato la prima lista di test e trattamenti da eliminare completamente per alcuni pazienti e alcuni disturbi: antibiotici per sinusiti, investigazioni con radiazioni per dolori alla schiena, test osteoporotici per donne al di sotto dei 65 anni di età ed elettrocardiogrammi e altri screening cardiaci in pazienti a basso rischio. Anche

esami del sangue per adulti sani sono sulla lista. Al giorno d’oggi esami del sangue completi misurano circa 15 tipi diversi di proteine, enzimi e lipidi. Però per puro caso, se vengono analizzate 20 cose diverse, le possibilità che almeno uno dei valori sia “fuori dalla norma” sono alti, molto spesso anche a causa di un errore umano nel laboratorio. Molti dottori non recepiscono il messaggio relativo alle cure inutili e dannose. Medicare li paga più di 100 milioni di dollari all’anno per screening di colonoscopie; circa il 40% sono per persone alle quali sarà fatto quasi certamente più danno che beneficio. Interventi chirurgici al ginocchio in artroscopia per artrite sono effettuati circa 650,000 volte l’anno; studi dimostrano che anche questo non è più efficiente di un trattamento placebo, nonostante ciò queste operazioni sono pagate da cittadini che pagano le tasse e assicurazioni private. Molti grandi studi, incluso lo “Studio delle Arterie Occluse” del 2006 hanno dimostrato che inserendo uno stent per aprire un’arteria bloccata, più di 24 ore dopo un attacco di cuore, paragonandolo a una cura di solo medicinali, non migliora l’indice di sopravvivenza o riduce il rischio di un futuro attacco, queste cosa è pero fatta 100,000 volte all’anno. “Stiamo uccidendo più persone di quelle che stiamo salvando con queste procedure” dice il Dr Goodwin “e questo è un semplice dato di fatto”.

Breve Curriculum vitae Joseph Luraschi, autore di questo studio, si è laureato in chiropratica all’Anglo-european College of Chiropractic (AeCC) a Bournemouth in Inghilterra nel 2009 ed attualmente si sta specializzando in chiropratica pediatrica e sportiva. Cresciuto tra le valli del Lago di Como, grande appassionato di sport (sulle acque del lago d’estate e sulle nevi delle alpi d’inverno), Joseph ha giocato a calcio a livelli semi-professionistici sia in Italia che in Inghilterra. Nel luglio 2009 è stato uno degli studenti selezionati a partecipare ad una missione chiropratica di volontariato all’Aquila, in Abruzzo, per aiutare i terremotati, i volontari della croce rossa, vigili del fuoco e militari. Attualmente lavora le mattine e i pomeriggi a Como, Appiano Gentile e Lainate, e le sere e i weekend con la squadra di pallacanestro di serie A femminile “Pool Comense”.

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 31

Chiropratica e scienza

Guidare:

un problema per molti Jennissa Pellissier Studentessa in chiropratica Una recente ricerca suggerisce che la metà dei guidatori inglesi rischia gravi problemi ai muscoli, alle articolazioni e alla colonna... Scopriamo insieme perché! Quanto siete comodi mentre siete alla guida? Quando siamo alla guida tendiamo a focalizzare la nostra attenzione sulle altre macchine, sull’ambiente che ci circonda, sull’abilità di guida degli altri conducenti ma mai su di noi e sulla nostra postura al volante. Da una ricerca condotta tramite questionario da eBayMotors.co.uk alla quale hanno risposto 1000 persone l’8 Maggio 2006, più di 14 milioni di guidatori Inglesi potrebbero soffrire di Traumi ripetitivi da Guida (RDI). Ciò rappresenta quasi la metà dei guidatori inglesi (48%) i quali potrebbero soffrire di RDI dovuto a una postura errata alla guida. Un quarto dei guidatori ammette di non sapere regolare il sedile delle loro auto e a questo proposito gli esperti di ergonometria avvertono seriamente i guidatori di non sottovalutare questa faccenda onde evitare seri problemi muscolari, articolari ed alla colonna vertebrale. Dallo studio effettuato i cinque maggiori problemi causati da RDI sono: • crampi ai piedi (81% nelle persone che hanno risposto al questionario) • dolori lombari (74%) • rigidità del collo (74%) • mal di testa e affaticamento della vista (73%) Quasi 2 milioni di inglesi iniziano a soffrire di uno o più problemi solamente

dopo 15 minuti di guida (6.5%) mentre il 9% avverte i primi sintomi dopo appena 22 miglia. Charlie Coney dell’eBayMotors.co.uk commenta: “anche se 8 su 10 dei guidatori soffrono di RDI solamente uno su cinque (21%) considera il confort al volante una delle prerogative fondamentali al momento dell’acquisto della macchina. Il confort alla guida, ribadisce il Sig. Coney, dovrebbe essere preso molto più in considerazione dalle concessionarie onde evitare in seguito spiacevoli inconvenienti di salute”. L’eBayMotors.co.uk ha lavorato in stretta collaborazione con il professore Mark Porter dell’Università di Loughborough al fine di trovare le quattro posizioni più comuni alla guida per studiarne le possibili sintomatologie che ne derivano. I risultati si possono categorizzare in: “montagne russe”, “multifunzione”, “pilota” e “tamarro”. A chi assomigliate di più? Scopriamolo...

te, braccia piegate. Problemi di RDI più comuni: dolori alle spalle, collo teso e crampi alle gambe. Soluzione: rilassatevi! I guidatori tesi e nervosi sono più proni ad usare questo tipo di postura incrementando a dismisura lo stress delle spalle. Evitate situazioni di ulteriore stress al volante. Quando comprate una macchina, assicuratevi che il sedile sia ben regolabile e che il sedile arrivi all’altezza delle spalle senza ostruire la visione del vetro posteriore. Provate a sistemarvi con la schiena appoggiata al sedile e fate pause regolari per allungare le gambe. MULTIFUNZIONE (26%)

MONTAGNE RUSSE (37%)

Come identificarli: il guidatore è posizionato in avanti con la schiena dritta, il sedile è tutto in avanti, gambe piega-

Come identificarli: il guidatore ha la schiena dritta, braccia piegate, una mano sul volante e l’altra sul cambio. Il 45% degli impiegati d’ufficio guida in questo modo. Problemi di RDI più comuni: mal di testa, affaticamento della vista, crampi ai piedi e dolori al coccige. Soluzione: il 45% degli impiegati usa la macchina come mezzo di trasporto per andare al lavoro, possibilmente cambiate mezzo di trasporto. Obbiettivamente, il lavorare costantemente al

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NuOvO OrIzzONte DeLLA SALute

Chiropratica e scienza

computer è più dannoso per il vostro collo e schiena rispetto al guidare. Aggiustate costantemente la vostra posizione di guida durante i lunghi tragitti. usate sempre l’auricolare per parlare al telefono mentre siete alla guida e considerate l’opzione del cambio automatico nella vostra prossima macchina per evitare di avere una mano sempre sul cambio. pilota (19%)

Come identificarli: braccia distese, sedile reclinato all’indietro, gambe tese, bassa posizione di guida. Problemi di rDI più comuni: mal di testa, schiena, lombare. Soluzione: ricordate che una posizione incassata nel sedile fornisce uno scarso supporto lombare, dunque raddrizzate il sedile. Le ginocchia non dovrebbero mai essere più alte delle anche! tamarro (8%)

Come identificarli: un braccio fuori dal finestrino, una mano sul volante. età

media dai 25 ai 35 anni, soprattutto maschi. Problemi di rDI più comuni: male alle spalle e braccia. Soluzione: sedete con la schiena più dritta e con le ginocchia più basse delle anche. Dovreste raggiungere l’acceleratore e il freno senza dover allungare del tutto le gambe. Poggiate le due mani sul volante. Il professor Mark Porter’s commenta: “Qualunque di queste posizione assumiate alla guida, nell’ora dell’acquisto della vostra prossima macchina ricordate due cose: 1. Più regolazioni possiede la vostra auto, più alte sono le possibilità di diminuire il rischio di postura errata alla guida. 2. Gli accessori importanti da tenere in considerazioni sono la possibilità di aggiustare il volante in altezza e profondità, la possibilità di aggiustare il sedile in altezza e profondità, la possibilità di aggiustare lo schienale inclinabile e la possibilità di regolare il supporto lombare”. Charlie Coney dell’eBayMotors.co.uk aggiunge: “ è incredibile che la gente spenda un sacco di soldi per il proprio confort in casa o in ufficio ma che solo il 21% pensi al proprio confort in macchi-

na, pur sapendo che esistono centinaia di modelli ai quali affidarsi. un ulteriore ricerca evidenzia che: • le donne tendono a soffrire di rDI più velocemente degli uomini (58% a 46%) • le persone alla guida dei 4 x 4 sono più prone a soffrire di rDI • i guidatori delle Midlands (54%) sono più a rischio • le persone che vivono nel Sud est dell’Inghilterra sono meno informati sulle regolazioni possibili nelle loro auto.

Breve curriculum vitae

Jennissa Pellissier, studia chiropratica ed attualmente è al quinto ed ultimo anno. Grande appassionata di sport, Jennissa è stata membra della Nazionale Italiana di snowboard, è cintura nera di karate e possiede i diplomi di bagnina e sommozzatrice. Nel 2007 è diventata maestra di snowboard.

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Madagascar:

viaggio indimenticabile Enrico Garbo

Mi chiamo Garbo Enrico, paziente del Dott. Pellissier Eddy, chiropratico personale ed appassionato di fotografia e viaggi. Io e la mia compagna, nell‘ottobre 2010, partiamo per il Madagascar per 15 giorni evitando villaggi turistici e passando circa una settimana in un bungalow dentro un villaggio malgascio ad Ambondrona - Nosy Be gestito da un italiano e da gente del posto. Effettuando escursioni affidandoci a gente del posto (Beach boys), con i quali instauriamo un bel rapporto che ci porterà a visitare il nord del Madagascar con loro per altri giorni attraverso parchi Nazionali ed altre meraviglie, dormendo nei parchi, assaporando veramente la natura splendida di questo paese. Inoltre il guadagno va’ direttamente a loro e non ad agenzie turistiche gestite da stranieri. Nella prima settimana visitiamo Nosy Tanikely, Nosy Komba, Nosy Iranja una delle isole più particolari, per il fatto che è formata da 2 isolotti collegati tra loro da una lunghissima lingua di sabbia che, con l’alta marea ad una certa ora del giorno, viene sommersa dividendo le 2 isolette. Visitiamo altri villaggi malgasci, vicino ad Ambondrona e portiamo magliette, cappellini, penne e quaderni a queste persone che non hanno veramente niente. Notiamo che intere famiglie spaccano pietre in varie misure che serviranno per coprire le numerose buche nelle strade del paese, guadagnando penso pochissimo. Ti ringraziano per qualsiasi cosa tu gli doni. I bambini poi sono splendidi, giocano con qualsiasi cosa trovano, un pezzo di plastica, un copertone, una

scatola di cartone e inventano un gioco per divertirsi. “Mora Mora” è il motto del paese che significa “piano piano”. Distante anni luce dalla nostra società iper veloce ma verso che cosa? La seconda settimana partiamo per i parchi del nord del Madagascar con un beach boy e la sua compagna che lo segue e che approfitta del viaggio per andare a trovare la madre che vive a Diego Suare. Visitiamo il Parco Montagne d’Ambre, la nostra guida malgascia aveva un milione di occhi, ci ha fatto vedere di tutto: uccello del paradiso, camaleonti, gechi, animali particolarissimi e il camaleonte più piccolo del mondo (1,5 cm), camminando in mezzo ad una foresta primaria stupenda. Visitiamo anche gli Tsingy Rouge, un Canyon con la terra rossa e formazioni geologiche uniche, dopodiché trascorriamo gli ultimi giorni nel Parco dell‘Ankarana. Non ci sono parole per descrivere questo parco. Lemuri con piccoli, grotte con pipistrelli, serpenti, upupe, scorpioni, gechi mimetici, assioli e lemuri notturni che di giorno riposano. Tornati nelle capanne del parco ci aspetta la doccia più bella della nostra vita. Fredda, con un secchiello per prendere l’ acqua raccolta in un bidone da un pozzo li vicino... spettacolare. Tornati ad Ambondrona, l’ultimo giorno andiamo ad Ambatoloaka - Nosy Be a casa di Manina a portare materiale scolastico e a conoscerla di persona. Lei è una donna italiana insegnante di filosofia in pensione, che arrivò nel 1997 per una vacanza e affascinata dal posto decise di trasferirsi stabilmente. “Vivendo l‘isola” venne a contatto con le problematiche

locali e con la condizione in cui gravano molti bambini, sia dal punto di vista fisico che quello dell’istruzione. Iniziò a pagare la retta scolastica ad alcuni bambini, costruire scuole, stipendiare maestri. Le prime strutture ospitavano 120 bambini, oggi le scuole (unica via di riscatto e futuro per il popolo malgascio) sono in continuo aumento, più di 12000 bambini vi accedono gratuitamente nelle oltre 200 scuole costruite. Tutto quello che viene costruito è e sarà del popolo malgascio. Il sito di Manina è www.bambinidimanina.net in cui spiega quello che ha fatto e continua a fare questa donna per questo popolo meraviglioso, forte, discreto, accogliente, senza invidia per chi ha qualcosa in più e che ha una caratteristica speciale: quella di saper sorridere!

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Nuovo orizzonte della salute

Chiropratica e filosofia

L’alba della chiropratica Dr. Eddy Pellissier D.C., C.C.S.P. Già Presidente Associazione Italiana Chiropratici

Liberamente tradotto ed adattato da Pellissier Eddy da “Old dad chiro” biografia di D. D. Palmer, fondatore della chiropratica di Vern Gielow Anche se è vero che Palmer si sia proclamato come lo scopritore della chiropratica, forse non è perfettamente corretto chiamarlo in questo modo. Questo termine implica quasi una rivelazione o l’aver inventato qualcosa di totalmente nuovo e questo non è perfettamente vero. D.D. Palmer. ha “inventato“ la chiropratica al termine di anni di studi in tantissimi campi e questo sicuramente includeva anche manipolazioni fisiche che aveva già provato durante la sua carriera di pranoterapeuta. (magnetic healer). Neanche il termine “inventato” può applicarsi totalmente perché, quando qualcuno vuole inventare qualche cosa, generalmente c’è uno specifico interesse o scopo

in mente. Edison, ad esempio, con molta pazienza fece tantissimi esperimenti prima che una lampadina funzionante vedesse il giorno. L’arte terapeutica di Palmer era un lento susseguirsi di idee che venivano sul momento durante il lavoro: la sua creazione non era nient’altro che la somma di tante parti differenti. Come guaritore, Palmer era assolutamente univoco nel suo pensiero: mentre trattava i pazienti, era empatico, interessato e caloroso. Questa relazione, associata ha un interesse quasi famelico per il tentativo di capire, lo portò ad esplorare in profondità il corpo umano con tutte le sue miriadi di funzioni e complessità: lo scopo era trovare la causa della malattia! Le cronache della storia indicano che una vasta gamma di manipolazioni fisiche sono state usate nel passato per aiutare coloro che soffrivano in tutto il mondo. Ipocrate ci ha lasciato traccia del suo lavoro. Gli indiani americani, i cinesi, gli africani tutti utilizzavano forme di manipolazione. Durante la rivoluzione americana il dottor Benjamin Rush, che era un noto medico e politico, dedicò vari scritti a questo campo. Altri scienziati della Scozia, all’inizio del secolo XIXº, ci hanno lasciato varie evidenze mediche che avevano a che fare con le manipolazioni. Evidentemente il primo aggiustamento chiropratico è stato importante ma il maggior contributo di D. D. Palmer nel campo della salute è stato soprattutto la codificazione della filosofia, della scienza, dell’arte e della chiropratica. La sua natura inquisitrice è la forza che gli ha permesso di inserire la filosofia in questa nuova arte medica. Il razionale scientifico è stato estratto da degli studi approfonditi e sistematici

sia dell’anatomia sia della fisiologia. L’arte della chiropratica cominciò con il primo aggiustamento spinale e da lì si sviluppò. D.D. fece il primo aggiustamento chiropratico nel settembre 1895 e nel “Chiropractor Adjustor” scrisse: “Harvey Lillard, un custode nell’edificio dove lavoravo, che ho avuto nel mio ufficio, era affetto da sordità per gli ultimi 17 anni, sordità così acuta che non poteva ascoltare il rumore di un carro passare nella strada o il ticchettio di un orologio. Mi sono informato sulla causa di questa sua sordità e mi ha reso noto che, mentre stava lavorando in una posizione piegata e ristretta, ha sentito qualcosa spostarsi nella sua schiena e immediatamente è diventato sordo. Un esame fisico ha evidenziato che una vertebra si era spostata dalla sua posizione normale. Ho ragionato che se quella vertebra fosse stata rimessa a posto, l’udito dell’uomo avrebbe potuto essere ripristinato. Con questo obiettivo in mente, dopo una conversazione di circa mezz’ora, ho convinto Lillard a permettermi di ripiazzare la vertebra. L’ho rimessa nella sua posizione usando il processo spinoso come leva e subito la persona ha potuto udire come prima. Non c’era nulla di “incidentale“ circa questo atto, perché è stato fatto con un uno scopo e il risultato che mi aspettavo era stato ottenuto. Non c’è nulla di grezzo circa quest’aggiustamento ed era specifico, così specifico, che nessun altro chiropratico è stato capace di riprodurlo.” Questa dichiarazione di Palmer ci presenta una persona sicura di se è molto confidente: secondo altri testimoni rappresenta gli avvenimenti nella loro realtà. Il Sig. Lillard era già stato sotto le cure di Palmer ed era stato trattato con vari trattamenti di pra-

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 37

Chiropratica e filosofia

noterapia sulla colonna vertebrale fino al giorno in cui D.D. notò questa bozza sulla colonna del paziente. toccando questa zona decise che qualcosa era fuori posto e un’accurata palpazione della parte confermò le sue ipotesi. Palmer provò in vari modi e molte volte a ridurre questa protrusione ma tutti i suoi tentativi rimasero senza risultato fino a quando, convinto che il solo modo di trattare questo problema era di rimettere a posto la vertebra, riuscì nel suo intento secondo la descrizione che abbiamo riportato qui sopra. Dopo questo primo aggiustamento Palmer continuò a esplorare molto di più questo tipo di trattamento e dopo alcuni giorni scrisse: “Appena dopo il risultato di avere restituito l’udito al mio paziente ebbi un caso che aveva problemi cardiaci che non miglioravano. Ho esaminato la colonna vertebrale e trovato una vertebra spostata che schiacciava i nervi che innervavano il cuore. Ho aggiustato quella vertebra e portato all’immediato sollievo al paziente: non c’è stato nulla di “incidentale” o di “grezzo” in questo aggiustamento. Per cui ho cominciato a pensare che se due malattie, così dissimili come perdita dell’udito e problemi cardiaci, venivano da uno schiacciamento, una pressione sui nervi, non potevano anche tutte le altre malattie essere simili a questo? ecco allora che la scienza (la conoscenza) e l’arte (aggiustamento) del chiropratico sono sta-

te unite per la prima volta. A quel punto ho cominciato un’investigazione sistematica per trovare la causa di tutte le malattie e da allora in poi ho ottenuto molti risultati. Con la convinzione di avere effettivamente trovato una nuova strada nei misteri della salute, a questo punto D.D. Palmer divenne molto reticente a dividere con altri il suo segreto. tutti i suoi esperimenti avvenivano in privato e nella quasi completa oscurità, le stanze nelle quali lavorava erano oscurate e avevano spesse tende alle finestre. Secondo il racconto di suo nipote “i pazienti venivano aggiustati a faccia in giù sdraiati sul pavimento. (In effetti i lettini da chiropratico non erano ancora stati inventati.) Molti dei pazienti che lasciavano gli uffici di mio nonno lo facevano con il naso che faceva male e le mandibole acciaccate. Alcuni di loro lasciavano l’ufficio con un fazzoletto sporco di sangue premuto sul naso.” Palmer aveva molto paura che qualcun’altro scoprisse le sue tecniche e gli portasse via il lavoro ma presto dovette cambiare idea e lui stesso nell’”Adjustor” scriveva: “Due anni dopo il primo aggiustamento ho avuto un incidente e sono stato quasi ucciso a Clinton Junction, Illinois. A quel punto ho deciso di insegnare la scienza e l’arte a qualcuno, man mano che la perfezionavo. Leroy Baker è stato il mio primo studente e, se mi fosse stata tolta la vita da un incidente, avrebbe potuto passare tantissimo tempo prima che la stessa combinazione

di circostanze, combinate con lo stesso tipo di persona qual ero io, potesse far evolvere una scienza come quella della chiropratica per cui è lì che ho deciso che doveva essere insegnata man mano che io stesso la scoprivo e imparavo.” Nel gennaio 1898 William A. Seeley diventò il primo studente a tempo pieno di Palmer e successivamente il secondo studente fu A. P. Davis che era anche medico e osteopata. Il costo stabilito da Palmer era di $ 500 e questo è stato l’inizio della prima scuola di chiropratica che era situata a Davenport, Iowa, all’angolo della Second e Brady Streets.

Breve curriculum vitae Chiropratico dal 1983, laurea conseguita presso il Canadian Memorial Chiropractic College, a toronto (Canada), dopo anni di esperienza in quel paese rientra in Italia nel 1991 e per otto anni detiene la presidenza dell’Associazione Italiana Chiropratici dal 1995 al 2003. Si specializza in chiropratica sportiva (è maestro di sci fin dal 1975) e nel corso degli anni si occupa delle squadre nazionali italiane di Snowboard, Sci nautico, Ski-arc e Skyrunning. Nominato “Chiropratico dell’anno” dall’AIC nel 2000. relatore in vari congressi, da alcuni anni si occupa di scrivere articoli e diffondere la chiropratica attraverso tutti i canali possibili tenendo anche lezioni di filosofia chiropratica nelle scuole di chiropratica europee.

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Nuovo orizzonte della salute

Chiropratica e filosofia

La scoliosi

Fatti e miti della scoliosi Dr. Renzo Spadon D.C., C.C.S.P. Dr. Patricia Mitchell D.C., C.C.S.P. La parola scoliosi deriva dal greco ­“skolios” che vuol dire storto, contorto. Per scoliosi si intende una deviazione laterale della colonna vertebrale, non modificabile volontariamente, che si accompagna ad alterazioni anatomiche delle vertebre e delle altre strutture di sostegno del tronco. Purtroppo è una condizione che, nella maggior parte, si verifica nei bambini durante la fase della crescita e spesso sono i genitori stessi a notare asimmetrie e curvature anormali nei loro figli. Ci sono vari tipi di scoliosi ed è importante indagare sulle cause prima di ­iniziare ­terapie e cure. Si possono ­ottenere buoni miglioramenti con le terapie adatte, ­specialmente se il problema è individuato tempestivamente. La visita dal chiropratico Lo scopo principale della visita è quello di classificare il tipo di scoliosi per ­decidere il trattamento più adatto da seguire, e acquisire dati per poter ­controllare l’evoluzione del problema. La prima fase è una osservazione dal ­posteriore, laterale e anteriore del paziente. Questa viene eseguita con il paziente in piedi a torso nudo e con ­l’ausilio di un filo a piombo. Si possono notare differenze del livello orizzontale delle spalle, scapole, creste iliache; ­asimmetrie dei triangoli della taglia e curvatura della linea delle apofisi ­spinose della colonna vertebrale. La deviazione scoliotica crea anche una rotazione ­vertebrale dell’asse longitudinale. Questo può risultare in una deformazione della gabbia toracica: da una parte le costole vengono “spinte”

in avanti e ­dall’altra “tirate” indietro provocando il gobbo costale, una scapola alata, una mammella più voluminosa o una ­clavicola più s­ porgente. La seconda fase è importante per verificare se la scoliosi sia strutturale o funzionale e consiste nell’osservare se c’è un riallineamento della colonna vertebrale in una

Nell’utero la colonna è mantenuta nella sua curva primaria.

Quando il bambino è sdraiato sul pavimento crea e esercita la curva lordotica cervicale.

Nel “gattonare” il bambino crea la curva lordotica lombare.

­ osizione di flessione a 90 gradi o quanp do il paziente è prono. Infine, è fondamentale eseguire esami radiologici della colonna in ortostatismo per individuare malformazioni vertebrali, dismetria degli arti inferiori e torsione ­pelvica. Le lastre servono anche per misurare le curve scoliotiche. L’entità della deviazione scoliotica viene espressa in gradi. Il sistema di misurazione attualmente in uso è quello di Cobb: si tracciano due linee passanti per il piatto superiore e inferiore delle vertebre limitanti la curva e a queste le rispettive perpendicolari. L’angolo che viene a ­formarsi è detto angolo di curvatura o angolo di Cobb. Generalmente si considerano casi indicativi di scoliosi valori superiori a 5 gradi Cobb; la maggior parte delle scoliosi presenta angoli di curvatura tra 5 e 30 gradi Cobb; se la curva supera i 30 gradi si è in presenza di una curva assai ­notevole. Classificazione delle scoliosi Atteggiamento scoliotico Noi Chiropratici lo chiamiamo scolio­ si funzionale, e ha la caratteristica che la scoliosi, presente quando il soggetto è in piedi, scompare, o quasi, quando il tronco è in ­flessione o prono. Questo tipo di problema può essere dovuto a dismetrie negli arti inferiori, torsioni al livello del bacino o postura antalgica dovuto a una ­disfunzione o infiammazione articolare. Scoliosi strutturale In questo caso il rachide risulta ­­­de­formato in modo permanente e la deformazione

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Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 39

Chiropatica e pediatria

A

Colonna non compensata

B

Colonna compensata

La colonna A porta il peso sulla destra della linea a piombo, per cui, su una pedana stabilometrica la persona caricherà più peso sulla gamba destra. La colonna B è compensata e il peso viene distribuito lungo l’asse di gravità (linea

Nel piegamento avanti appare la classica gobba dovuta alla scapola e alla distorsione delle costole dalla parte della convessità.

a piombo) e il peso è ripartito egualmente su entrambe

A

le gambe.

non è volontariamente riducibile. Spesso la vertebra invece di crescere cilindricamente può formarsi in modo cuneiforme. La condizione può essere evoluta durante l’accrescimento, in particolare nel corso della pubertà fino alla maturità ossea. Questo perché una volta iniziata, la curva tenderebbe a peggiorare per l’instaurarsi di un circolo vizioso in cui la deformità impedirebbe ulteriormente la simmetria dell’accrescimento vertebrale e i tessuti di sostegno. Le scoliosi strutturali possono essere di causa nota o causa sconosciuta (scoliosi ideopatica). Nella scoliosi si individuano sempre una o due curve principali. Per mantenere l’asse di gravità del tronco e la verticalità del capo (importante per mantenere lo sguardo e l’udito orizzontale) si aggiungono curve secondarie di compenso. La principale si distingue dalla secondaria perché è più grave, più fissa, più difficilmente correggibile. A seconda della localizzazione della curva scoliotica principale la sco-

B

liosi può essere definita cervico-dorsale, dorsale, dorso-lombare, lombare. A seconda che la convessità della curva principale sia rivolta verso destra o verso sinistra la scoliosi viene definita rispettivamente destro-convessa e sinistroconvessa. Fra le cause note di scoliosi ci sono le malformazioni vertebrali congenite, malattie neuromuscolari come la paralisi cerebrale, la distrofia muscolare, la poliomielite, l’ipotonia congenita, l’atrofia muscolospinale e l’atassia di Freidrich. Può anche essere associata ad altre malattie come la sindrome di Marfan, la neurofibromatosi e la sindrome di Down. Si parla di scoliosi ideopatica quando non ci sono deformazioni congenite visibili radiograficamente e non ci sono altre evidenti cause. La scoliosi ideopatica è il ceppo più grande delle scoliosi strutturali. Circa il 70% di tutti i casi inizia prima della pubertà e predilige il sesso femminile in rapporto di circa 7:1 rispetto a quello

GABBIA TORACICA NORNALE

Scapole

GABBIA TORACICA DISTORTA

Scapole

La rotazione dei corpi vertebrali aumenta la gobba toracica e deforma inormali contorni della gabbia toracica

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Nuovo orizzonte della salute

maschile. Nonostante la causa definitiva non sia nota, molti ricercatori ipotizzano che uno squilibrio neuro-muscolare rappresenti uno dei fattori più importanti. Conseguenze sintomatiche della scoliosi La presenza della scoliosi innanzi­tutto può causare problemi di natura estetica e quindi psicologica non indifferenti. Il carico anormale sulla colonna vertebrale e la deformazione possono creare danni alle articolazioni, muscoli e legamenti provocando rachialgie e dolori artrosici. Il disco intervertebrale può anche essere deformato e spinto verso la convessità della curva con un suo conseguente indebolimento e maggior possibilità di degenerazione. L’asimmetria toracica può rallentare il gioco respiratorio provocando una sindrome restrittiva e complicazioni cardiopolmonari. Il trattamento chiropratico della scoliosi Nel caso dell’atteggiamento scoliotico i trattamenti chiropratici possono avere notevole successo. Lo scopo è quello di correggere la disfunzione responsabile della deviazione del rachide. Potrebbe essere necessario l’aggiustamento chiropratico a livello vertebrale o del bacino e l’uso di plantari o rialzi per le dismetrie ­articolari. La Kinesiologia Applicata ci ha ­insegnato che in tantissimi casi di scoliosi funzionale e ideopatica è presente una situazione di “disorganizzazione neurologica”. Questo fenomeno di disorganizzazione ­neurologica comporta che errati impulsi nervosi arrivino dai sensi periferici al sistema nervoso centrale con l’effetto di scoordinare il ­controllo dei muscoli della

Chiropatica e pediatria

deambulazione (importanti anche per la ­stabilità della colonna vertebrale). Questi impulsi errati frequentemente sono causati da disfunzioni della zona cervicale, dell’apparato stomatognatico, del sistema oculo-vestibolare o dei propriocettori nei piedi. Un’altra causa di questo tipo di ­disorganizzazione può derivare da difetti di programmazione neuromuscolare che si verificano nell’età in cui il bambino impara a camminare. L’orgoglio dei genitori o quello del bambino stesso, abbreviano o impediscono lo stadio del trascinarsi a quattro zampe, stadio importante del “cross crawl” per lo sviluppo della lateralizzazione cerebrale. In questo periodo di sviluppo viene imparata la coordinazione delle due parti (destra e sinistra) del cervello e la sua interazione col tronco e gli arti. I nervi motori, che conducono impulsi alla muscolatura vertebrale, vengono esercitati con questi movimenti e imparano così a mantenere l’equilibrio. I muscoli vertebrali e sacrospinali sopportano la colonna vertebrale. Se il periodo del procedere a quattro zampe non viene ­vissuto sufficientemente a lungo, un lato della muscolatura paravertebrale rimane debole e la colonna si curva in scoliosi. Un altro aspetto sul quale la Chiropratica può avere un effetto positivo è quello di ridurre la tensione sulla dura madre. La dura madre è il tessuto che riveste il cervello e il midollo spinale. Questo tessuto è ­fissato a livello del cranio, nella zona cervicale e in quelle dell’osso sacro e del coccige. L’aggravamento della scoliosi tipicamente accompagna le fasi di crescita, ed è noto che la colonna vertebrale cresce più ­velocemente del midollo. Una ipotesi è che la scoliosi ideopatica si formi per liberare delle tensioni accumulate sulla dura madre. Cioè sviluppando più curve, la colonna vertebrale effettivamente accorcia la distanza verticale dal cranio

al coccige: la dura madre, mantenendosi relativamente più diritta e “tagliando” le curve, è così soggetta a minor t­ ensione. Usando delle tecniche specifiche per liberare la tensione della dura madre spesso si nota un immediato incremento dell’altezza del paziente: ­questo indica che il rilassamento della tensione durale ha permesso alla scoliosi di “raddrizzarsi”. La terapia chiropratica può essere di grande aiuto nei problemi di ­scoliosi. Successi maggiori si ottengono nella fase iniziale di sviluppo della scoliosi ed è per questo motivo che è importante far valutare e ­tenere sotto controllo i vostri figli dal Chiropratico negli anni della c­ re­scita.

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Tipico atteggiamento dovuto ad una scoliosi toraco lombare


Chiropratica - N. 20 - Agosto 2011 41

Chiropatica e pediatria

Patologie psicomotorie? Deficit cognitivo? Nuovo sistema riabilitativo: l’Interactive Metronome. Dr.ssa Cristine Del Bene D.C.

È ormai largamente noto che le sublussazioni (blocchi bio-meccanici della colonna vertebrale), traumi alla nascita, cadute, squilibri chimici, stress, denutrizione e stili di vita sedentari, influiscono in modo negativo sullo sviluppo normale del cervello. In tutto questo processo, la Chiropratica gioca un ruolo importantissimo. Infatti la valutazione chiropratica è fondamentale proprio perché individua le sezioni più deboli del cervello che causano patologie come appunto la dislessia, l’autismo, il morbo di Parkinson, distonia, problemi comportamentali. Infatti, quando l’interconnessione neurologica tra gli emisferi e i lobi del cervello si sviluppa in modo inadeguato, ne consegue ovviamente uno squilibrio e, quindi, una maggiore possibilità di deficit motorio (scarsa coordinazione, mancanza di equilibrio), problemi cognitivi (ridotta capacità di pianificazione, organizzazione, concentrazione, percezione delle emozioni), di comportamento (iperattività, scatti emotivi, comportamenti sociali non corretti) e di apprendimento (organizzazione del linguaggio, del pensiero, problemi di scrittura). Oltre alle già conosciute ed affermate cure chiropratiche, l’evidenza clinica dimostra che trattamenti specifici e mirati per un emisfero sono importantissimi per riequilibrare tali problemi, proprio per i progressivi benefici che apportano. In questi esercizi rientrano la musico-terapia, esercizi vestibolo oculari, terapia dei colori, le stimolazioni sensoriali di tipo olfattivo. Inoltre, oggi, possiamo sostenere con certezza che a

questi tipi di terapie si è unito un nuovo rivoluzionario trattamento: l’ Interactive Metronome detto anche IM volendolo sintetizzare molto familiarmente. Ma cosa è, o meglio in che consiste questa nuova forma di terapia? L’Interactive Metronome è un sistema riabilitativo realizzato negli USA nei primi anni ’90. Grazie ad una ricerca pluriennale di eminenti medici di settore, IM si è guadagnato una reputazione a livello internazionale come sistema d’avanguardia, per la cura di importanti e diffuse patologie psicomotorie. È risultato infatti, da subito, molto efficace per il trattamento dei disturbi

dello sviluppo e dell’apprendimento nell’infanzia e non solo. Volendo parlarne in modo più esauriente, possiamo dire che l’Interactive Metronome è, in sintesi, un programma di valutazione ed addestramento per la riabilitazione psico-motoria, che prende in esame il cervello con il fine di migliorare abilità che sono strettamente connesse con l’attenzione, la coordinazione motoria, l’elaborazione del linguaggio ed il controllo dell’impulsività. Rafforza, in altre parole, le capacità motorie dei movimenti corporei più elaborati ed, anche, alcune fondamentali abilità cognitive tra cui la pianificazione cere-

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Il benessere? Passa dalla colonna vertebrale in equilibrio!

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brale, l’organizzazione del movimento o il linguaggio stesso. Di conseguenza, soggetti con problemi di attenzione e concentrazione, elaborazione del linguaggio e problemi comportamentali, quali aggressività ed impulsività, traggono benefici e progressi da questo rivoluzionario sistema di terapia. Altresì si possono testimoniare progressi nei problemi di coordinazione e controllo motorio, nel rendimento scolastico e nel miglioramento della memoria. Quindi, patologie come: la sindrome di Asperger, disturbi dello spettro autistico, sindrome da deficit di attenzione ed iperattività, paralisi cerebrale, distonia, post ischemia, morbo di Parkinson trovano, finalmente, una nuova ed efficace risposta terapeutica. Ma come funziona l’Interactive Metronome, vi chiederete? Il programma offre una terapia ben strutturata che tiene conto, ovviamente, del conseguimento degli obiettivi. I pazienti vengono addestrati a sincronizzare degli esercizi, effettuati con le mani e con i piedi, ad un suono generato da un computer ed ascoltato attraverso le cuffie. Il riscontro immediato viene fornito da un sistema di verifica dell’esercizio; verifica che è visiva

ed audio, o solo audio. Questa verifica quantifica la differenza tra la prestazione del paziente ed il battito generato dal computer; questa differenza è misurata in millesimi di secondo, quindi indica con assoluta fedeltà la precisione del tempismo e cioè della coordinazione. Ovviamente i pazienti sono aiutati, nel raggiungimento dei loro obiettivi,

da esercizi che hanno diversa e mirata difficoltà in base ai risultati progressivi delle verifiche. Da tutto ciò possiamo concludere che questa nuova terapia interviene sulla riabilitazione degli emisferi e su tutti i benefici che essa comporta in riferimento alla concentrazione, coordinazione, equilibrio, controllo motorio e sviluppo cognitivo.

Breve curriculum vitae La Dottoressa Cristine Del Bene è nata a San Francisco, uSA. Ha conseguito la sua prima Laurea in Biologia e Chimica alla San Francisco State university. un’esperienza diretta e personale della Chiropratica le ha fatto comprendere l’importanza di questa disciplina che contribuisce all’intero benessere dell’individuo. Infatti, per la Chiropratica, “Salute” non significa solo benessere fisico, ma, contemporaneamente, anche salute mentale ed emozionale. Questa esperienza e questi concetti hanno stimolato, nei confronti di questa materia, un suo interesse sempre maggiore che l’ha portata, nel 1997, a laurearsi (Magna cum Laude) in Chiropratica presso il Life Chiropractic College West. Si è specializzata, poi, in Neurologia Funzionale presso il Logan Chiropractic College. Con il superamento degli esami di Stato ha ottenuto l’iscrizione alla “American Chiropractic Neurology Board”. La dottoressa Del Bene è membro della “American Chiropractic Association”, dell’Associazione Italiana Chiropratici e della “european Chiropractic Association”. Spesso è, inoltre, anche membro delle commissioni di sessioni di laurea. Dopo aver esercitato per un lungo periodo a San Francisco, si è trasferita in Italia, dove lavora ormai da diversi anni.

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NuOvO OrIzzONte DeLLA SALute

Chiropatica e pediatria

Zainetto sì, zainetto no?

Zainetti scolastici: i consigli dei chiropratici Dr. Baiju Khanchandani D.C., C.C.S.P.

Quando il peso della cultura rischia di compromettere la salute fisica, i genitori devono risolvere un dilemma non facile. Meglio sarebbe affrontare la situazione con il giusto equilibrio di pesi e misure, sapendo cioè qual’è effettivamente il carico negativo dei libri scolastici e quanto, invece, è il “carico emotivo” generato dall’apprensione dei genitori. il peso zaini o cartelle sono molto pesanti, lo spiegava già uno studio austriaco effettuato nel 1990. Durante gli anni scolastici, bambini ed adolescenti devono portare carichi pari al 10-30% del loro

COME DEVE ESSERE LO ZAINETTO? ...la Bretella: larga, imbottita e uniformemente regolata per una distribuzione omogenea del carico su entrambe le spalle. ...la cintura: ad altezza vita, con aggancio anteriore per ottenere un carico centrato e per fare aderire lo zaino alla colonna vertebrale in modo che non “balli” durante la camminata. ...lo schienale: imbottito per evitare che i libri premano sulla schiena. ...la disposizione dei pesi: in modo equilibrato, in altezza. Si parte con i libri più pesanti sul fondo dello schienale, quindi via via quelli più leggeri. ...il contenuto: ben compattato all’interno, in modo tale che non possa spostarsi.

peso corporeo. un adulto che lavora si sposta al massimo con una borsa, che pesa dall’ 1 al 10% del suo peso. una situazione sicuramente paradossale in termini di chilogrammi, specie se si considera che la muscolatura di un giovane è ancora in crescita. Colpa di libri di testo troppo voluminosi e pesanti, colpa della distribuzione delle lezioni che condensa più materie (quindi più libri) nella medesima gior-

nata, colpa delle strutture scolastiche prive d’armadietti (ma sarebbero a prova di furto?) dove depositare libri e quaderni, invece di portarli avanti e indietro ogni giorno, colpa di... e la lista potrebbe continuare. Si aggiunga solamente che, oggi più di ieri, i ragazzi portano a scuola molti oggetti personali e superflui, dal cellulare ai giochi elettronici, che magari si potrebbero lasciare a casa.

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gli effetti negativi Per quanto eccessivo, il peso della cultura non provoca danni irreversibili: è stato dimostrato da molte ricerche anche recenti. Lo ribadiscono gli esperti della Fondazione Pro Juventute Don Gnocchi, spiegando che in un bambino sano un peso applicato verticalmente, per brevi periodi, non può in alcun modo deformare la colonna vertebrale. In definitiva la scoliosi non viene per colpa dello zainetto o della cartella. un peso eccessivo e mal bilanciato, tuttavia, può indurre posture scorrette che, nel tempo, portano al mal di schiena. Attenzione però: gli studi scientifici, effettuati proprio per scoprire le cause del mal di schiena nei bambini e negli adolescenti, hanno fornito dati contraddittori. In Olanda, per esempio, i dolori al collo, alla schiena o alle spalle di quasi la metà degli adolescenti risultano collegati a fattori psicosomatici, non al tipo di cartella o al suo peso. Stessa scoperta in Gran Bretagna nei bambini dagli 11 ai 14 anni: vanno incontro al mal di schiena quelli che soffrono di difficoltà psicosociali, soprattutto quelli che hanno problemi di comportamento. Gli adolescenti francesi, invece, sof-

frono meno di mal di schiena, vanno a scuola a piedi e portano la cartella a mano e non sulle spalle. Quest’ultimo particolare contraddice uno studio belga, in cui l’unico dato significativo legava il mal di schiena a quei bambini (9-12 anni) che non camminavano per andare a scuola. Sempre in Belgio, qualche anno prima, il mal di schiena tra i bambini di nove anni colpiva quelli che passavano almeno due ore ogni giorno con i videogiochi, ma non quelli che guardavano la televisione. I sintomi più indubbiamente e comunemente collegati con lo zaino derivano dalla pressione sulla spalla. In questa zona sono interessati vasi e nervi che passano agli arti superiori, causando parestesie e dolore, debolezza o atrofia dei muscoli. gli effetti positivi Da un punto di vista puramente meccanico, portare un peso non fa altro che stimolare la muscolatura. Questo, infatti, è il concetto base sfruttato nel body building e in altre discipline sportive. Che i ragazzi siano ben allenati oppure no, andare a scuola con la cartella in spalla, a mano o lo zainetto sulla schie-

VERO & FALSO È vero che anche i BamBini soffrono di mal di schiena? Vero. I bambini possono cominciare ad accusare dolori alla schiena già a 6/7 anni. Nella gran parte dei casi ciò è dovuto ad una posizione scorretta, la cosiddetta “statica passiva”, cioè afflosciata sullo scheletro. È vero che lo zainetto È una delle cause del mal di schiena? vero. Può aggravare una situazione di dolore. La posizione in avanti del collo, tipica di chi sostiene un peso sulla schiena, favorisce le contratture muscolari. uno zaino troppo pesante, portato a lungo da chi non ha ancora un buono sviluppo muscolare, può essere un fattore di rischio. Lo zainetto, però, non può favorire la scoliosi. È vero che il carico eccessivo dello zainetto può avere conseguenze anche sulla respirazione? vero. Come ogni sforzo anche portare lo zaino richiede una maggiore quantità d’ossigeno e quindi può aumentare la frequenza del respiro.

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PRIMA E DOPO LA CURA


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na si può tranquillamente considerare parte di un salutare esercizio fisico. Meglio ancora se i ragazzi raggiungono la scuola a piedi, purché il tragitto sia ragionevolmente breve. L’importante è che siano liberi di gestire il carico e che non eseguano movimenti bruschi. Portando i libri su una spalla oppure a mano istintivamente si cambierà lato ogni tanto, si appoggeranno momentaneamente a terra quando occorre una pausa. In questo modo la postura si modifica continuamente, favorendo l’elasticità del rachide, infatti, il cambio di postura è la prima risposta fisiologica all’affaticamento, segno che il corpo sa come regolarsi. Assolutamente da evitare, invece, le corse con lo zaino o la cartella in spalla che causano impatti violenti con il carico trasportato; lo stesso discorso vale per gli strappi impartiti quando si tira un compagno per lo zaino. Proprio gli zaini, poi, escono un po’ svalutati dall’ultimo studio in tema di mal di schiena. Per correttezza, però, va

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segnalato che la ricerca si è svolta negli Stati uniti dove i ragazzi colpiti dai dolori si spostavano anche durante la giornata: da una classe all’altra, da un edificio all’altro, su e giù per le scale sempre con un pesante zaino appresso, sommato spesso al loro stesso sovrappeso. zainetti imputati assolti Il recente accento posto sulla componente genetico-ereditaria ha parzialmente assolto gli zainetti scolastici dall’accusa d’essere la principale causa della scoliosi, anche alla luce di alcune considerazioni: il breve tempo per il quale lo s’indossa non può provocare danni così gravi alla schiena, ciò può accadere, in termini d’aggravamento, in situazioni già compromesse, ma non può essere considerato un fattore scatenante. Ciò non esclude che bisogna prestare attenzione al peso del carico che non deve superare il 10-20% del peso corporeo (eliminando tutto ciò che è inutile!), deve essere indossato

correttamente su entrambe le spalle con le cinghie regolate in modo simmetrico. Magari è il caso di rispolverare mode superate utilizzando la vecchia cartella che può essere spostata da una mano all’altra, o meglio ancora utilizzare un carrellino per trasportare lo zaino stesso.

COSE DA FARE Per indossare lo zaino, piegare le ginocchia, sollevarlo e portarlo sul banco o sul tavolo e infilare le braccia nelle bretelle. Allacciare la cintura alla vita.

COSE DA EVITARE Non portarlo mai su una sola spalla. evitare di tenerlo sulle spalle per più di 15 minuti, toglierlo appena è possibile (per esempio, in autobus). Durante i tragitti molto lunghi a piedi, toglierlo dalle spalle e tenerlo con una mano, a mo’ di cartella e, di tanto in tanto, passarlo all’altra mano.

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