Chiropratica Nuovo Orizzonte della Salute # 18

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NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE

Le vertigini Lo stretching “Pilota” di handbike La verità sul mal di schiena Ernia del disco e chiropratica Vancouver 2010 Le Paralimpiadi invernali RIvISTA PuBBLICATA A CuRA dELL’ASSoCIAzIoNE PRo CHIRoPRATICA ITALIANA. SPEdIzIoNE IN ABB. PoST. GR. III PuBB. INF. 70% - € 2,50 - Aprile 2010 - NuMERo 17


Nuovo oRIzzoNTE dELLA SALuTE

editore: Associazione Pro Chiropratica Italiana redazione: Ruelle Laurent Revel, 2 - 11017 Morgex (Ao) Tel. 0165.800404 - Fax 0165.801349 www.chiropratica.com E-mail: info@chiropratica.com direttore responsabile: Enrica FERRI registrazione: presso la cancelleria del tribunale civile e penale di Aosta il 23-06-1995 Pubblicità: A.P.C.I. comitato di redazione: Enrica Ferri Louise La Rue Antonio Gil Baiju Khanchandani impaginazione grafica e stampa: Tipografia Marcoz s.n.c. Piazza E. Chanoux, 1 - 11017 Morgex (Ao) Tel. e fax 0165.809640 L’Editore non si assume alcuna responsabilità circa dati, opinioni o conclusioni espressi dai vari collaboratori di questa pubblicazione. di questo numero sono state stampate

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Sommario che cos’è l’a.i.p.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la verità sul mal di schiena . . . . . . . . . . . . . . ernia del disco e chiropratica . . . . . . . . . . . . clonazione: nuovi confini della scienza . . . fitness e grafologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Barcellona college of chiropractic . . . . . . . vancouver 2010 le paralimpiadi invernali avventura olimpica o paralimpica . . . . . . . la mia prima volta come chiropratica... . . . lo stretching . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “pilota” di handbike . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . le vertigini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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L’opinione del Presidente

Che cos’è l’A.I.P.C. Louise La Rue Presidente Associazione Pro Chiropratica Italiana

Quale presidente dell’Associazione ProChiropratica italiana e vice presidente della Federazione delle Associazione ProChiropratica Europea mi sono poste regolarmente le seguenti domande: • Che cos’è la Pro-Chiropratica? • A che cosa serve? • Chi sono i membri delle associazioni? • In che cosa consiste il nostro lavoro? • I nostri obiettivi? Ho deciso di rispondere a queste domande affinché sia più chiaro per tutti in che cosa consistono le associazioni. 1. L’Associazione Pro- Chiropratica è un’associazione a scopo non lucrativo che promuove la Chiropratica. 2. L’Associazione Pro-Chiropratica Italiana serve a promuovere la Chiropratica in Italia tramite una rivista quadrimestrale che elabora diverse “faccette “ della Chiropratica. Sono invitati a scrivere in questa rivista tutti i Chiropratici laureati e gli altri professionisti della salute che collaborano con la Chiropratica per esempio: dentisti, psicologi, pediatri e addirittura veterinari (sì, la chiropratica lavora anche con gli animali) e soprattutto i pazienti che hanno degli episodi, avventure o esperienze interessanti da condividere con gli altri. 3. L’Associazione serve anche ad aiutare a far legiferare in favore della chiropratica al fine di farla riconoscere nei diversi paesi in cui una legge non esista ancora. Noi rappresentiamo i pazienti perciò uno dei nostri compiti è raccogliere firme per appoggiare sia a livello nazionale sia internazionale le distinte iniziative. 4. Il nostro lavoro, sempre in accordo con la professione chiropratica consiste,

come detto prima, a promuovere la chiropratica tramite diverse iniziative sia a livello nazionale cioè a livello parlamentare e dei partiti politici, ma anche con i sindacati in modo di potere ottenere un supporto maggiore. Nel mio caso, a livello internazionale secondo le esigenze dei diversi paesi europei e in Italia nel verificare in che cosa consistono le nuove normative. 5. I nostri obiettivi sono di permettere a tutti i pazienti che ne hanno bisogno di accedere a un dottore in chiropratica qualificato (cioè cinque anni di studi universitari in chiropratica in università riconosciute dagli appositi organismi a questo preposti, ad esempio la E.C.C.E - European Chiropractic Council of Education) e che lo possano fare con sicurezza. In Italia esiste dal 1974 L’associazione Chiropratica Italiana che fornisce tutte le informazioni, ad esempio, la lista dei chiropratici laureati che praticano in Italia nella vostra regione. Telefono verde 800 017 806. I pazienti che hanno trovato beneficio dai trattamenti della chiropratica e che ne hanno tratto giovamento, giocano un ruolo importante nello sviluppo della professione perchè sono loro che, con la loro esperienza positiva, diffondono il messaggio chiropratico e attraverso le loro testimonianze permettono di fare conoscere ad altri questi benefici. Ricordiamo, per chi non ne fosse ancora al corrente l’emendamento della legge finanziaria (articolo 2, comma 355) che ha legalizzato la professione: “È istituito presso il Ministero della salute, senza oneri per la finanza pubblica, un registro dei dottori in chiropra-

tica. L’iscrizione al suddetto registro è consentita a coloro che sono in possesso di diploma di laurea magistrale in chiropratica o titolo equivalente. Il laureato in chiropratica ha il titolo di dottore in chiropratica ed esercita le sue mansioni liberamente come professionista sanitario di grado primario nel campo del diritto alla salute, ai sensi della normativa vigente. Il chiropratico può essere inserito o convenzionato nelle o con le strutture del Servizio sanitario nazionale nei modi e nelle forme previsti dall’ordinamento. Il regolamento di attuazione del presente comma è emanato, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, dal Ministro della salute.” A questo fine vorrei lanciare l’appello a tutti i pazienti che si sentono in grado di farlo di mandarci le loro testimonianze, i loro articoli, in modo da pubblicarli e portare a conoscenza di tutti queste esperienze positive per la chiropratica. Questa è la vostra rivista, approfittatene!

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La verità sul mal di schiena: quello che ci dicono le ricerche “scientifiche” Dr. Piet Seru, D.C. Tesoriere dell’Associazione Italiana Chiropratici Due studi recenti - che hanno vinto i Volvo Awards, gli Oscar per la ricerca sul mal di schiena lombare - di Carragee et al. hanno confutato due pratiche molto comuni nell’ambito della cura della schiena: • La diffusa tendenza a ricercare le cause del problema in anomalie ossee, di età e rilevanza incerte, riscontrate tramite risonanza magnetica. • L’abitudine a considerare eventi traumatici come uniche cause del mal di schiena. Gli studi hanno concluso che la maggior parte delle anomalie trovate con risonanza magnetica o radiografia quali: osteoporosi, rottura dell’annulus fibroso, degenerazione dei dischi, artrosi, scoliosi, spondilosi, spondilolistesi, anomalie congenite ecc. comuni tra individui sia sintomatici che asintomatici, sono di rilevanza incerta e non direttamente correlate a episodi recenti di dolore alla schiena, poiché la maggior parte delle persone con queste anomalie non ha alcun sintomo. Nuovi episodi di lombalgia acuta sono raramente correlati a nuove anomalie visualizzabili con risonanza magnetica (fatta eccezione per nuove ernie del disco). Gli studi inoltre hanno aperto una voragine nel modello traumatico del mal di schiena, dimostrando che lombalgia grave e la disabilità che l’accompagnano non proviene da traumi minori o problemi strutturali, e neppure dalla combinazione dei due. La consapevolezza di avere causato ernie del disco spesso attribuita a eventi quali una caduta, uno “scivolone” o il sollevare pesi al lavoro (e, aggiungerei

io, un aggiustamento) ed assume spesso una sostanziale importanza medicolegale, ma secondo la ricerca di King et al. ciò non è quasi mai accurato. Questa revisione sistematica della letteratura in merito, dimostra che sotto carichi compressivi normali, sia in posizioni erette che piegate, occorrano migliaia di cicli di carico per rompere un disco. Perciò un evento traumatico avvenuto appena prima della comparsa di una sciatalgia è da considerarsi come la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Quindi, la maggior parte delle attribuzioni di colpa ad eventi causati da ernie del disco sono errate, poiché non scientifiche, e corroborano un modello traumatico d’infortunio che in realtà non esiste nelle normali condizioni di carico umane. I risultati di queste ultime ricerche confermano ciò che abbiamo constatato

negli anni ai Centri Sanrocco, dove usiamo radiografie e risonanze magnetiche più per cercare controindicazioni che indicazioni. Lo specialista del dolore M.J. Turtle ha riassunto il tutto nella maniera probabilmente migliore e più onesta: “ Si rinsavisce, notando che dopo un secolo di ricerche concentrate sul mal di schiena, le sue cause rimangono per lo più oscure”. Perciò gli addetti alla salute della colonna dovrebbero essere più schietti ed ammettere l’esistenza di questo buco nero nella conoscenza medica, poiché la negazione di questo vuoto nella conoscenza... è responsabile dell’enorme spreco di valide risorse, che vengono spese nell’onnipresente ricerca, sia da parte dei professionisti sanitari che dalla popolazione, per una sfuggente soluzione strutturale al problema del

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mal di schiena ed al conseguente ed ugualmente futile ricorso alla chirurgia. Conclude ricordando che la chirurgia non è la sola terapia specifica volta a correggere cambiamenti anatomici di rilevanza incerta. Numerosi altri trattamenti - dai farmaci alla fisioterapia alle iniezioni - vengono prescritti di routine dopo varie congetture diagnostiche. Lo svedese Nachemson, un pioniere nella ricerca, confermò ciò in un’intervista per il giornale Spine poco prima della sua morte nel 2006: “Uno degli obiettivi principali nella mia carriera è stato quello di determinare la causa del dolore lombare aspecifico. In questo ho fallito. Molti si sono concentrati sul disco come possibile causa del dolore ma il suo ruolo causativo nel mal di schiena resta marginale”. E’ importante riconoscere che anche le asserzioni più sicure riguardo l’origine del mal di schiena da parte degli scienziati più prominenti sono solamente ipotesi. L’origine della lombalgia più comune resta in larga parte oscura. E’ bene sapere che gli esercizi per la

colonna non sono la risposta al mal di schiena. Ciò e’ stato confermato dai nuovi risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Public Health, in cui i ricercatori hanno seguito per 18 mesi 700 pazienti affetti da dolore lombare. Tra questi, coloro che hanno camminato e seguito altre forme di esercizi “ricreativi” come il camminare veloce o il nuoto, hanno diminuito il rischio di incorrere in altri episodi dolorosi nel tempo. Invece, chi ha eseguito esercizi specifici per la schiena ha peggiorato la situazione (i muscoli posturali non sono costruiti per sopportare molto stretching, e chi li sottopone a ciò cambia la sensibilità dei muscoli al punto che potrebbe necessitare di continuare a stirarli sempre più, o oltre ai normali limiti fisiologici, per ridurre il dolore). I partecipanti allo studio che hanno ricevuto l’indicazione di camminare 3 o più ore la settimana, hanno avuto una migliore prognosi rispetto a quelli che non hanno eseguito esercizi o ne hanno fatti pochi - mostrando miglioramenti nel dolore, nella disabilità e nell’afflizione psicologica. D’altro canto, gli esercizi per la colonna hanno generalmente aumentato il rischio nei pazienti, di soffrire dolore e disabilità a lungo termine. Ecco perché alla Sanrocco non consigliamo molti esercizi, tranne il camminare, il nuoto, e i modi corretti di piegarsi e sedersi. Invece, già nel 1993 uno degli studi più completi e metodologicamente controllati mai fatto sulla chiropratica e mal di schiena da Meade et al., (perché era sovvenzionata dal Ministero della Sanità dell’Ontario per contenere i costi sanitari migliorandone la relazione costo-efficacia e non da enti privati con interessi economici) ha dimostrato che: • Le manipolazioni vertebrali effettua-

te dai chiropratici sono più efficaci di qualsiasi altro trattamento per problemi di mal di schiena. • Mentre è importante continuare ricerche cliniche sulla chiropratica nella cura di mal di schiena, ci sarebbe molto più bisogno di prove scientifiche circa la validità dei trattamenti medici per questo tipo di problemi perché, sulla base di test clinici effettuati, molte terapie mediche esistenti per il trattamento del mal di schiena sono generalmente controindicate o poco efficaci. Infatti ricerche effettuate da Deyo. Carette, Hsieh et al., Koes et al., Nachemson et al., hanno rilevato che diversi approcci medici standard, per esempio riposo a letto prolungato, massaggio, modalità terapeutiche passive tipo TENS o altre forme di elettroterapia, iniezioni di corticosteroidi nelle faccette articolari e tanti tipi di interventi chirurgici, sono inefficaci o comunque danno risultati nettamente inferiori rispetto a quelli ottenuti con i trattamenti chiropratici. Questi risultati sono stati confermati da Meade et al. nel 1995 ovvero che la Chiropratica è più efficace del trattamento ambulatoriale/ospedaliero, specie per le persone affette da “brevi” e ricorrenti attacchi di mal di schiena, episodi passati di lombalgia, e valori iniziali elevati

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nelle scale di valutazione del dolore. Allo stesso modo uno studio effettuato da Bishop (medico, chiropratico, PhD) et al. e pubblicato nel 2007 ha dimostrato di nuovo che gli aggiustamenti chiropratici sono più efficaci delle usuali cure mediche. In una recente revisione sistematica (pubblicata il 09.01.2010) Cranes et al. hanno dimostrato che i rischi di effetti collaterali importanti a seguito di interventi terapeutici manuali sono inferiori a quelli derivati dall’uso di farmaci. Ciò non sorprende, sapendo che le ricerche sponsorizzate dalle industrie farmaceutiche producono risultati favorevoli ai loro sponsor quattro volte più di quelli finanziati da altri enti. (Lexchin). Ecco perché vediamo scetticismo e mancanza di fiducia crescenti verso la ricerca medica e i ricercatori, poiché abbiamo troppe volte letto o sentito parlare di “eccezionali ritrovati” (quali ad esempio Vioxx e Celebrex, o la terapia ormonale sostitutiva) e di “cure miracolose” nei mass media (Deyo), le quali si sono con il tempo rivelate essere più dannose che benefiche. Un altro importante effetto negativo in

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ambito sanitario proviene certamente dal fatto che compagnie assicurative, (regolatori), amministratori, avvocati, rappresentanti dell’industria farmaceutica, i media e i politici si sono intromessi nello spazio, un tempo intimo e riservato, tra dottore e paziente. Ad esempio Carragee ha studiato la validità dell’anamnesi pre-incidente autocertificata (sintomi e condizioni presenti prima dell’evento traumatico) che è solitamente accettata così com’è. Ecco cos’ ha trovato : il 60% delle persone ha negato la presenza di condizioni preesistenti nell’anamnesi dopo l’incidente (ad esempio dolori alla schiena o al collo, problemi psicologici ecc.). Questo è accaduto nella maggioranza delle persone che ritenevano che la colpa dell’incidente automobilistico fosse altrui. Tra i soggetti seguiti da avvocati e richiedenti compensi monetari per i danni subiti, la percentuale sale all’ 80%. Anche lo stesso etichettare, a fini dia-

gnostici, il dolore lombare (per esempio bulging di un disco, processi artrosici/degenerativi, ernie del disco ecc.) ha molto spesso un effetto negativo sulla salute del paziente e sui tempi di guarigione. Noi delle cliniche Sanrocco, invece di cercare un’unica causa strutturale responsabile del mal di schiena, consideriamo quattro livelli principali per individuare molti fattori che possono contribuire a causare problemi a livello lombare: 1. Livello strutturale: da una semplice distorsione a un piede o ginocchio, da un colpo di frusta, uno stile di vita troppo sedentario, sforzi ripetuti, una malocclusione dentale, può svilupparsi un difetto biomeccanico, detto sublussazione (ovvero la perdita di normale mobilità e posizione fisiologica di una o più vertebre- quello che i pazienti ci descrivono come una vertebra “bloccata” o “fuori sede” ) a livello di ogni articolazione (dai piedi fino alla mandibo-

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la) e ha, direttamente o indirettamente, molteplici cause potenziali. (Ricordate che tutti i medicinali al mondo non potranno mai aggiustare un’articolazione sublussata, sia essa nella colonna o altrove). Ecco un esempio di ciò che una vecchia distorsione a una caviglia può causare: in una ricerca (Kasch et al.) si sono comparati pazienti che avevano subito un colpo di frusta acuto con altri con distorsione acuta della caviglia. L’obiettivo era di valutare se fosse il trauma stesso - indipendentemente dal luogo anatomico dove esso era avvenuto - a predisporre alcuni individui a problemi muscoloscheletrici cronici. Il risultato più interessante per i ricercatori è che i pazienti con una caviglia slogata hanno riportato molti più problemi nella parte alta del corpo, come mal di testa, dolori cervicali, dolore a una spalla o braccio, e problemi lombari, che si sono presentati o sono aumentati nel corso dei sei mesi seguenti l’infortunio. 2. Livello biochimico: dalla semplice

mancanza di acqua, verdura o qualsiasi sostanza necessaria ai fini nutrizionali, all’eccesso di latte o cibi raffinati, ecc. La mancanza d’acqua causa un indebolimento del muscolo ileopsoas, il più importante per mantenere i dischi intervertebrali al loro posto. Ecco perché consigliamo ai nostri pazienti di bere un litro di acqua per ogni 25 kg di peso corporeo nell’arco di ogni giornata. Un buon libro per chi vuole capire i problemi di salute di base che vediamo oggi nel mondo è “POTTENGER’S CATS” (i gatti di Pottenger), uno studio sulla nutrizione di Francis m. Pottenger, Copyright 2005 Price-Pottenger Nutrition Foundation, Inc: 2nd ed. Il fatto più interessante è che lo studio fu eseguito tra il 1932 e il 1942 per valutare l’effetto del cibo consumato abitualmente dai gatti selvatici in natura ma modificato tramite processi termici, e non fu mai ripetuto benché i suoi risultati rispecchino i problemi di salute odierni nella popolazione umana. I gatti così nutriti sono stati comparati con un gruppo di

controllo di gatti nutriti con lo stesso cibo ma non altrettanto artificialmente, e i gatti in entrambi i gruppi erano in perfette condizioni di salute. I primi difetti notati nei gatti (prima generazione) nutriti solo con cibo modificato da trattamenti termici: - scarso sviluppo dento- facciale - palato stretto -d enti storti, a distanze irregolari, affollati -d enti mancanti - sintomi di allergie - disturbi nella mineralizzazione delle ossa (più fragili) I gatti così nutriti nella seconda generazione mostrano: - diffusi problemi respiratori e gastrointestinali - svariati disordini dermatologici - infiammazioni delle articolazioni - presbiopia o miopia FEMMINE - nervosismo e irritabilità fino all’aggressività - parti più difficili - efficienza riproduttiva ridotta MASCHI - interesse sessuale mancante o anomalo - spermatogenesi diminuita o assente La terza generazione di gatti così nutrita non è sopravissuta oltre il sesto mese di vita. Invece il gruppo di controllo nutrito con cibo crudo e naturale ha generato gatti in normale salute. Alla luce di questi risultati, sembra che mangiare più cibo crudo, masticandolo a lungo, sarebbe una buona idea. Per esempio abbiamo riscontrato al centro Sanrocco che bambini con il palato stretto, masticando a lungo cibo crudo, sviluppano un palato normale , evitando quindi interventi ortodontistici. Modificare artificialmente il cibo ha contribuito a creare, assieme ad altri

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fattori, l’aumento di numerose patologie negli ultimi decenni, quali le intolleranze alimentari. Alcuni comuni segni fisici di intolleranze alimentari: - Occhiaie, cerchi scuri e rigonfiamenti (“borse”) sotto gli occhi - Tessuti gonfi - Borsite, dolori articolari, a volte dolori lombari - Gonfiore cronico alle ghiandole - Pelle irritata Le intolleranze alimentari più comuni sono a: - latte e latticini - lieviti - zucchero bianco - pomodori - farina (glutine) - sale raffinato - maiale - caffè - agrumi - bibite Altri problemi al livello biochimico che vediamo spesso nella pratica clinica sono causati da un eccessivo consumo di zucchero bianco, cibi contenenti zuc-

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in clinica: spossatezza, mal di testa, (a metà mattina o metà pomeriggio o nei weekend), fiato corto, vertigine (quando ci si alza, ovvero ipotensione ortostatica), sensazione di vuoto in testa, dolori articolari di tipo reumatico, allergie e ipersensibilità (dall’asma al raffreddore da fieno, da dermatiti a colite, ecc., o anche l’intolleranza alla luce del sole), mancamenti e svenimenti, palpitazioni cardiache, insonnia, difficoltà nell’apprendimento (dovute all’impossibilità di concentrarsi a lungo), problemi di memoria, abbassamento della libido, mal di schiena lombare con instabilità sacroiliaca cronica e, nella sfera emotiva, ansietà, malinconia, e manifestazioni che spaziano dalla lieve depressione alle tendenze suicide (anche lo stress emotivo può contribuire a causare gli stessi sintomi). 3. Livello mentale: l’evidenza per questo fattore viene anche dall’osservazione del fatto che lo status socioeconomico è uno dei principali fattori determinanti in fatto di salute e longevità, anche calcolando altri fattori di rischio noti. Blan-

chero e sciroppo di glucosio, e troppi carboidrati (ad eccezione del riso). La lista dei sintomi di cui questi pazienti ipoglicemici possono soffrire è lunga, poiché l’ipoadrenia e/o ipoglicemia è una condizione che spesso ne accompagna molte altre. Ai fini di questo articolo, citerò solo i più comuni che vediamo regolarmente

Curva ad U di Blanchflower e Oswald

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chflower e Oswald hanno constatato la presenza di una costante curva ad U di benessere e felicità con ansietà emotiva con il suo picco durante la mezza età ( 40 - 50 anni) in 73 paesi sviluppati e in via di sviluppo. E’ interessante il fatto che la stessa curva ad U sia stata trovata da Hogg-Johnson et al. riguardo all’incidenza del dolore al collo (“cervicale”) e da Dionne et al. che hanno riscontrato che anche la prevalenza di mal di schiena benigno e non specifico ha il suo picco nella mezza età. Questi ricercatori hanno anche riscontrato che tale curva ad U, ovviamente correlata all’età, è applicabile anche ad

altri sintomi aspecifici quali affaticamento generalizzato, dolori addominali, nausea, depressione, difficoltà a rilassarsi, dolori al petto e mal di testa (mentre gli episodi riportati di seri problemi alla schiena e di mal di schiena aumentano nell’arco di tutta la vita). La nota positiva è che Oswald ha anche notato che la maggior parte delle persone emerge da questo periodo oscuro attorno alla quinta decade e che essi, positivamente, entro i 70 anni di età, purché siano fisicamente attivi, sono in media felici ed emotivamente in salute come 20enni. Altre ricerche nel campo della medicina comportamentale, del biofeedback,

dell’ipnosi e della meditazione (Astin e Freeman e Jonas) indicano che elementi cosiddetti “psicosociali” quali aspettativa, credenze e convinzioni, e riduzione nell’ansietà hanno un effetto significativo sulla guarigione e sul mantenimento della salute. Inoltre eventi traumatici durante l’infanzia (Jones et al. 2009) - dal ricovero ospedaliero a seguito di un incidente alle difficoltà finanziarie alla perdita di un genitore - e anche l’isolamento sociale (Cacioppo) e perfino “l’avere il muso per anni” (Messia set al.), hanno una relazione statisticamente rilevante con lo svilupparsi di dolore cronico diffuso (come i dolori alla schie-

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na e al collo cronici) decenni dopo. 4. Livello elettromagnetico: ad esempio, l’interferenza generata da un telefono cellulare, linee dell’alta tensione, televisione, orologi al quarzo, ecc. Tutti questi fattori vanno presi in considerazione quando si visita un paziente affetto da lombalgia, ed è quello che facciamo alle cliniche Sanrocco.

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Chiropratica e scienza

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Breve Curriculum vitae Piet Seru, belga, laureato allo Sherman College of Chiropractic di Spartanburg. dal 1981 lavora presso la Sanrocco Chiropratica. dal 1989 al 1994 è stato presidente dell’Associazione Italiana di Kinesiologia Applicata (AIKA) e vice-presidente e presidente dell’International College of Applied Kinesiology Europa. Ha scritto il libro “Guida alla chiropratica” pubblicato in italiano, francese e spagnolo. Nominato “Chiropractor of the year” nel 1997

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Chiropratica e scienza

Ernia del disco e chiropratica

Dr. Manuel Mazzini, D.C., C.C.S.P.

RICERCA SCIENTIFICA

Il caso clinico che evidenzia una guarigione naturale e completa di un paziente sofferente di ernia del disco grazie alle cure chiropratiche Le persone che soffrono di ernia del disco si rivolgono sempre più di frequente al chiropratico. Molte volte ne sentono parlare da conoscenti e mass media ma negli ultimi anni, sempre più spesso, la visita dal chiropratico è suggerita dal medico di base o dallo specialista. In alcuni casi i pazienti soffrono di dolori così

Colonna lombare Normale laterale (vista laterale)

forti che neanche le più potenti cure farmacologiche possono migliorare e che, oltre ad essere invalidanti, talvolta impediscono anche di dormire. Fino a qualche anno fa ai pazienti sofferenti di ernia discale veniva consigliata l’operazione chirurgica, ma oggi non è più così. Il percorso curativo naturale rimane lungo perché si tratta di un infortunio di tipo legamentoso e un qualsiasi legamento del corpo umano ha bisogno di alcuni mesi di cura per riprendere la propria elasticità e funzionalità. Questo non significa che i pazienti devono soffrire a lungo. Solitamente con

Protrusione discale (Vista postero anteriore)

la cura chiropratica si nota un grande miglioramento della sintomatologia nelle prime quattro settimane di trattamenti , ma affinché la colonna vertebrale torni alla sua funzione ottimale generalmente occorrono alcuni mesi. Inoltre è importante riprendere l’attività fisica quanto prima anche solo con brevi camminate, sarà poi fondamentale abbinare esercizi specifici per recuperare la tonicità muscolare. Cos’è? Le 33 vertebre della colonna vertebrale sono separate da dischi composti da

vista osteoartrosica (vista laterale)

Vista della regione lombo sacrale della spina dorsale con la porzione sinistra degli elementi posteriori rimossa per visualizzare la Protrusione discale postero laterale di L-4 e la risultante infiammazione della radice del nervo L-5 NERVI DEL PLESSO LOMBARE

VERTEBRA L-4

1. Dolore sordo, profondo nella zona lombare. 2. Dolore sordo, profondo nella zona dei glutei e/o co posteriormente, polpaccio e occasionalmente, pied 3. Contrazioni muscolari lombari immobilizzanti (c trazione muscolare che blocca la schiena in posizio antalgica). 4. Dolori lombari acuti provocati dal movimento. 5. Dolori, perdita di sensazione, parestesia e/o formic nella gamba o nel piede. 6. Debolezza muscolare. 7. Incapacità a sostenersi sulla punta o sul tallone piede. 8. Il dolore peggiora piegandosi in avanti, starnutend sforzando. 9. Possibile incontinenza urinaria o intestinale. 10. Altri sintomi possono essere presenti.

DISCO DI L-2 NORMALE

VERTEBRA L-5

BRANCA MEDIALE DEL RAMO DORSALE

VERTEBRA L-4

SEGNI:

RADICE DEL NERVO L-5 INFIAMMATA

RADICE DEL NERVO NORMALE

OSSO SACRO

BRANCA MEDIALE DEL RAMO DORSALE

VERTEBRA L-4

Protrusione discale (Vista laterale) DISCO DI L-3 NORMALE

VERTEBRA L-5

VERTEBRA L-5

PROTRUSIONE DISCALE DI L-4

e segni della colonna osteo-artrosica

VERTEBRA L-5 RADICI DEI NERVI L-4 E L-5 INFIAMMATE

OSSO SACRO DISCO DI L-5 NORMALE

FORMAZIONI DI OSTEOFITI RADICE DEL NERVO L-5 INFIAMMATA

OSSO SACRO

1. Flesso estensione della schiena limitata. 2. Peggioramento del dolore con periodi prolungat piedi o seduti o sdraiati sullo stomaco. 3. Miglioramento del dolore stando sdraiati s schiena o sul fianco con le gambe in posizione fet 4. Difficoltà ad alzarsi dalle posizioni sedute o sdraia 5. Tossire, starnutire o sforzare aumentano i dolori lo bari e/o nella gamba. 6. Rigidità e dolori più presenti al risveglio (difficolt mettersi le calze e le scarpe). 7. Aumento del dolore con passeggiate anche brev riposo lenisce i dolori). 8. Perdita o diminuzione dei riflessi patellari e del tallo 9. Atrofia muscolare. 10. Altri sintomi possono essere presenti.

Sintomi

VERTEBRA L-4 ARTICOLAZIONI VERTEBRALI ARTROSICHE

NERVI DEL PLESSO LOMBARE

e segni dell’ernia discale Sintomi :

PROTRUSIONE DISCALE DI L-4

RADICE DEL NERVO DI L-2 RIMOSSA PER VISUALIZZARE IL FORO INTERVERTEBRALE

Sintomi

DISCHI DI L-4 E L-5 RIDOTTI IN ALTEZZA (DISCOPATIE)

COJEDA snc di Coralie Pellissier & C.

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OSSO SACRO

Sintomi:

1. Movimenti lombari limitati. 2. Frequenti contrazioni muscolari lombari. 3. Intorpidimenti, formicolii e debolezza nelle gam e/o dita dei piedi. 4. Dolori che si irradiano ai glutei, gambe e piedi. 5. Dolore incapacitante nel muoversi o cammin (necessità di un supporto per muoversi). 6. Altri sintomi possono essere presenti.

SEGNI:

1. Rigidità lombare con dolori sordi. 2. Aumento del dolore e della rigidità al risveglio dopo periodi seduti che migliorano con attivit movimento. 3. Contrazioni e crampi nei glutei e muscoli della gamba 4. Dolori acuti lombari (colpo della strega) frequen ricorrenti. 5. Aumento del dolore con passeggiate anche brev riposo lenisce i dolori). 6. Altri sintomi possono essere presenti.


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Chiropratica e scienza

cartilagine e sono costituiti da una parte esterna fibrosa (anulus fibroso) ed un interno gelatinoso (nucleo polposo) che ammortizza lo shock del peso e dei movimenti. I dischi intervertebrali sono soggetti a malattie, a degenerazione e a piccole lacerazioni. Quando la parte esterna fibrosa si danneggia, il materiale gelatinoso intorno al disco fuoriesce causando l’ernia. Se invece la fuoriuscita e’ esclusivamente della parte esterna del disco senza interessamento del nucleo si dice protrusione discale. L’ernia può provocare dolore quando spinge posteriormente contro i tessuti intorno ad essa ed i nervi spinali adiacenti. L’ernia discale può avvenire in qualsiasi punto della colonna vertebrale ma, più comunemente, affligge la zona cervicale e quella lombare.

Ernia del disco lombare Dolore nella regione della schiena, anche e natiche, dolore nella gamba (sciatica) con possibile formicolio, perdita di forza e mancanza di sensazioni al tatto.

tagliata degli esami (TAC e/o Risonanza Magnetica) il trattamento è mirato a ripristinare la funzionalità della colonna vertebrale e eliminando quindi la causa del problema, non solamente i sintomi.

Trattamento chiropratico Il trattamento è specifico, soggettivo e mirato a seconda del caso. Dopo una visita accurata e una valutazione det-

Ricerca Autorevoli personalità mediche e chiropratiche concordano oggi sul fatto che l’ernia discale sia considerata in primo

Sintomatologia Ernia del disco cervicale Dolore nella regione del collo, spalle, cefalea, dolore nel braccio con possibile formicolio, perdita di forza e mancanza di sensazioni al tatto. Fig. 1

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Nuovo orizzonte della salute

luogo un’affezione non chirurgica, da trattarsi con metodi conservativi. Le motivazioni principali sono le seguenti: spesso è presente un’ernia discale, confermata dall’imaging, ma la causa del dolore è un’altra disfunzione articolare o muscolare. Oggi è noto che circa il 40% delle persone sopra i 40 anni presentano un’ernia chiaramente visibile all’imaging ma non manifestano alcun dolore o altro sintomo di sorta. Nei casi in cui il disco è effettivamente la fonte del dolore, la causa primaria di tale algia non è la compressione delle radici nervose, come si riteneva precedentemente, ma l’infiammazione (dovuta a materiale fuoriuscito nello spazio epidurale). La manipolazione sembra ridurre l’infiammazione, in taluni casi rimuovendo il materiale erniato dalla radice del nervo. La compressione nervosa, ove presente, causa la perdita di sensibilità, capacità motoria e riflessi.

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nel mio studio accompagnata dal marito perché non riesce a reggersi in piedi dal mal di schiena e inizia a raccontarmi la sua storia premettendo che la chiropratica è la sua ultima speranza. Questa è la sua storia: Dice di non dormire da tre notti a causa di un insopportabile dolore alla schiena che scende sulla gamba destra dal gluteo fino al piede e di non trovare nessu-

na posizione che le dia pace. Racconta di aver sempre sofferto di mal di schiena fin da ragazza e di essere già stata visitata e trattata da più specialisti della colonna vertebrale ma di non essersi mai rivolta ad un chiropratico. Nel 2004 un neurochirurgo le propone un intervento chirurgico dopo averla visitata e aver visto l’esito della risonanza magnetica (fig. 1) che mostra una evi-

Caso clinico Manuel Mazzini DC CCSP Il giorno 11/02/06 la signora Elisabetta, anni 42 di razza caucasica, si presenta Fig. 2

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dente ernia del disco tra L4 e L5, ma lei rifiuta l’intervento preferendo una cura farmacologica con punture di Voltaren e Muscoril. Dopo la cura farmacologica il dolore scompare fino al gennaio del 2006, quando un mattino la signora inizia a sentire un dolore lancinante nella regione lombare che scende sulla gamba destra. Il medico le prescrive le stesse cure farmacologiche che le hanno giovato in passato, ma il dolore non si attutisce. Il medico di base decide, quindi, di sostituire gli antinfiammatori con una cura a base di cortisone, che non da alcun sollievo dei sintomi. Per questo motivo viene richiesta un’altra risonanza magnetica (fig. 2) che mostra un evidente peggioramento della stessa ernia discale con compressione della radice del nervo di L5 a destra. Da qui le consigliano una visita dallo specialista in neurochirurgia. Il neurochirurgo dopo la visita suggerisce di nuovo un operazione chirurgica urgente, ma la paziente rifiuta ancora una volta l’operazione. Su consiglio di un amico di famiglia, decide di rivolgersi ad un chiroprati-

co come ultima cura possibile prima dell’operazione. Dalla visita chiropratica noto una radicolopatia lungo tutto il dermatoma di L5 sulla gamba destra. Il test di Lasegue è positivo a 20° sulla gamba destra dove inizia a dare dolori sulla schiena riflessi sulla gamba destra, il muscolo estensore dell’alluce a destra è molto debole, inoltre, la paziente risulta posi-

tiva ai test kinesiologici per individuare la tensione della dura madre. Inizio il primo ciclo di sedute di chiropratica, due sedute alla settimana per quattro settimane, dove tratto la paziente con aggiustamenti delle sublussazioni vertebrali lungo tutta la spina dorsale. Dopo un mese la paziente è asintomatica, i test neurologici e ortopedici sono

Fig. 3

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Nuovo oRIzzoNTE dELLA SALuTE

negativi così consiglio alcuni esercizi di back school per mantenere mobile la colonna vertebrale e consiglio un trattamento mensile per sei mesi. A Settembre 2006 la paziente effettua l’ultima risonanza magnetica (fig. 3) dove risulta scomparsa l’ernia discale, la paziente si sente bene perciò le consiglio un controllo chiropratico semestrale oltre che di continuare gli esercizi fisici.

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ropratica 2004. Vedi libro “la Professione Chiropratica” pagina 118 .4” - Pope MH, Phillips rB, Haugh lD, et al. a prospective randomized three-week trial of spinal manipulation, transcutaneous muscle stimulation, massage and corset in the treatment of subacute low back pain. Spine. - Triano JJ, Mcgregor M, Hondras Ma, et al. Manipulative therapy versus education programs in chronic low back pain. Spine. 1995;20(8):948-955. - Santilli, V., Beghi E., finucci S. (2006)

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“the power that maKes the BodY heals the BodY” “LA FoRzA CHE CREA IL CoRPo uMANo Lo GuARISCE” D.D. Palmer (fondatore della chiropratica 1895)

05/03/2004 PRIMA dELLA CuRA

10/02/2006 INIzIo dELLA CuRA

06/09/2006 doPo SEI MESI

Breve curriculum vitae Il dr. Manuel Marco Mazzini è nato a Milano dove esercita la professione di chiropratico dal 1993, laurea conseguita presso l’AECC Bournemouth (GB). Si specializza in chiropratica sportiva nel 1996 e in varie tecniche tra le quali AK,SoT,TBM. da anni è il segretario dell’Associazione Italiana Chiropratici (AIC) e si occupa delle relazioni pubbliche della stessa. Nominato chiropratico dell’anno nel 2006 dall’AIC.

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 17

I nostri lettori

Clonazione: nuovi confini della scienza per dare vita ad un nuovo essere del regno animale Alma Dermidoff Severino

Il 22 febbraio del 1997 (con sette mesi di ritardo) il mondo viene scosso dalla notizia di una nuova “procedura” scientifica per dare vita ad un essere vivente: la clonazione della pecora “Dolly”. Moltissime persone ancora oggi non conoscono esattamente l’iter per giungere ad un essere vivente attraverso una manipolazione che con la natura e la normale “procreazione” non ha alcunché in comune ma molti ormai hanno capito che gli scienziati hanno

“potenzialmente” in mano una bomba genetica perché clonare un animale o clonare un uomo che è il primo della catena animale in quanto dagli altri si distingue per la parola ed il pensiero e, per chi ci crede, perché ha un’anima il passo potrebbe essere breve. Tale avvenimento, sul piano etico, porrebbe dei grossi problemi perché ci si dovrebbe domandare in un uomo clonato dove risiede la sua anima. La notizia della clonazione di Dolly ap-

parve in un articolo redatto sulla rivista “Nature” e l’esperimento effettuato dai ricercatori scozzesi si differenziava dalle metodiche già ampiamente utilizzate nell’ambito della manipolazione del corredo genetico animale (nell’animale transgenico nel cui patrimonio genetico sono stati inseriti uno o più geni appartenenti alla stessa specie si tende a migliorare una capacità ed il suo rendimento nell’ambito zootecnico). Invece se si inseriscono geni di altre spe-

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Nuovo orizzonte della salute

cie si creano animali per usi terapeutici o sperimentali. In futuro si potrebbero prevedere animali transgenici per gli xenotrapianti (il trapianto di cellule ed organi animali in pazienti umani). Con la clonazione, però, non ci si limita a manipolare il patrimonio genetico di un individuo ma anche a creare una copia dell’individuo stesso attraverso una riproduzione da un unico progenitore adulto. La clonazione di un uomo era già stata presa in considerazione da biologi ed eticisti per: a) f ornire grandi quantità di soggetti geneticamente identici per condurre studi scientifici sull’importanza relativa della natura; b) d eterminare il sesso dei figli (è lo stesso della persona clonata); c) produrre copie di embrioni di ogni persona da tenere congelate qualora fossero necessarie come riserve di organi; d) procreazione di embrioni con genoma indenne da patologie cromosomiche in presenza di genitori portatori entrambi dello stesso gene patologico. La clonazione umana, dal punto di vista etico, viene rifiutata dalla maggiore parte delle prospettive filosofiche di riferimento. Nel mese di marzo 2001 il prof. Severino Antinori e il suo collega americano Panos Zavos hanno illustrato un piano per procedere alla clonazione umana e tale annuncio ha gettato nello sconforto e nell’indignazione gran parte della comunità scientifica americana; essa ha detto che è criminale clonare l’uomo in quanto le tecniche per fare ciò non sono ancora sicure e si rischierebbe di fabbricare dei mostri. “Ciò che questi signori fanno o stanno per fare ha detto il pioniere della clona-

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zione umana Rudolf Jaenisch del Whitehed Institute of Biomedical Research di Cambridge in Massachusset è semplicemente criminale. Seri problemi sono stati registrati nella clonazione delle cinque specie che sono state sperimentate ed erano tutti mammiferi; succederà anche per l’uomo, non c’è dubbio”. Gli scienziati che si occupano di clonazione dichiarano che se l’uomo venisse clonato quasi tutti i primi cento tentativi finirebbero in un aborto spontaneo provocato da anomalie genetiche o fisiche e tali aborti metterebbero in serio pericolo la vita della donna che ha prestato l’utero per l’esperimento e i pochissimi cloni che riuscissero ad arrivare a compimento avrebbero una placenta più grossa del normale ed un fegato particolarmente grasso; coloro che sopravvivessero (due o tre feti)

potrebbero essere mostruosamente grossi (sui sette chilogrammi) e morirebbero molto probabilmente entro una settimana o due per problemi di circolazione, polmoni non completamente sviluppati, diabete o deficienze del sistema immunitario; forse uno su cento potrebbe sopravvivere con appropriate cure intensive ma porterebbe già i segni rilevati nei cloni animali tra cui un ombelico enorme dovuto all’incredibile cordone ombelicale che inspiegabilmente si sviluppa. Michael West dell’Advance Cell Technology di Worchester spiega “un essere umano clonato verrà immediatamente identificato come tale in spiaggia per via dell’ombelico”. Ian Wilmut, il “padre” di Dolly, ha raccontato al “Washington Post” che anche gli animali clonati che in apparenza

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 19

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sembrano normali hanno problemi nascosti: un agnellino normalissimo dopo poco tempo dalla nascita ha presentato gravi problemi di iperventilazione. “Che cosa sarebbe successo si domanda Wilmut se fosse stato un bambino? Chi sarebbe responsabile di lui? Che razza di vita avrebbe condotto?” Rudolf Jaenisch ha detto: “Possiamo buttare via i cloni animali che sono venuti male, ma cosa si può fare con un essere umano?”. Nonostante i pareri di molti scienziati si parla di “creare” per le prossime Olimpiadi atleti nuovi che si potrebbero definire geneticamente modificati. Si tratta dell’uso scrive G.P. Ormezzano sulla rivista “Soprattutto” da parte dello sport delle nuove tecniche di clonazione, di ingegneria genetica, di uso delle cellule staminali. Si pensa ad un atleta disegnato in studio, in laboratorio, in vista di un certo sport, per una certa prestazione. Si ipotizza un atleta trattato per tempo, nell’infanzia quando non addirittura a livello di feto, affinché diventi più forte di altri che apparentemente gli sono simili. Il 7 settembre 2000 il Parlamento Europeo (PE) ha approvato una risoluzione che invitava tutti i Governi dell’Unione a proibire sul loro territorio la clonazione di cellule umane sia “riproduttiva” sia “terapeutica” (ricerca medica). Il PE ha espresso la sua ferma condanna ritenendo che la clonazione di esseri umani non può essere assolutamente giustificata o tollerata dalla società in quanto essa rappresenta una grave violazione dei diritti umani fondamentali ed è contraria al principio di parità tra gli esseri umani poiché permette una selezione eugenetica e razzista della specie umana, offende la dignità dell’essere umano e richiede una sperimentazione sull’uomo. Inoltre ogni individuo ha diritto

alla sua specifica identità genetica e pertanto la clonazione umana è e deve continuare ad essere vietata. La Pontificia Accademia per la Vita ha espresso, in un documento, la necessità morale di fermare il progetto della clonazione umana in quanto: • essa comporta la radicale manipolazione della costitutiva relazionalità e complementarietà che è all’origine della procreazione umana, sia nel suo aspetto biologico sia in quello propriamente personalistico; • introduce un dominio totale sull’esistenza altrui, al punto di programmare l’identità biologica selezionata in nome di criteri arbitrari o puramente strumentali; • limita la stessa dignità della persona clonata, che verrà al mondo in virtù del suo essere “copia” (anche se solo copia biologica) di un altro essere. Anche nell’ambito di un uso esclusiva-

mente sperimentale della clonazione umana sull’embrione la Pontificia Accademia per la Vita ritiene che la clonazione umana sia: • in ogni caso immorale per l’arbitraria finalizzazione del corpo umano (ormai decisamente pensato come una macchina composta da pezzi) a puro strumento di ricerca; • immorale perché anche nel caso dell’essere clonato, si è in presenza di un “uomo”, sebbene allo stadio embrionale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che la clonazione umana non sia accettabile sul piano etico perché violerebbe alcuni dei principi fondamentali della procreazione medicalmente assistita. Questi principi includono in modo particolare il rispetto della dignità della persona umana e la protezione della sicurezza del materiale genetico umano.

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Nuovo orizzonte della salute

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Fitness e grafologia

Come stiamo? dipende da come scriviamo... Fabio Grossi

La grafologia è una scienza sperimentale che utilizza strumenti tecnici utili a permetterne un’accurata codificazione e misurazione, per evitare valutazioni soggettive o parziali. La metodologia d’indagine parte dalla premessa che la scrittura, superate le prime fasi dell’apprendimento, diventa un processo automatico, risultato delle risposte motorie alla stimolazione neuronale. Il gesto grafico è interpretato come “gesto espressivo” e tali risposte comportamentali non possono essere che uniche, così come sono esclusive la struttura psicofisica e le esperienze emozionali di ognuno di noi. Di fronte a una nuova circostanza o situazione, come potrebbe essere l’accingersi a scrivere su un foglio bianco, ogni persona si mette in moto con le proprie modalità di reazione e di comportamento così come reagirebbe di fronte a qualsiasi altro avvenimento. La scrittura, in particolare, si realizza nel gesto della mano e in sfumature personali, anche e soprattutto sotto i profili motorio e posturale (vedi la scioltezza o l’irrigidimento della mano che muove la penna e la postura che si assume nell’atto di scrivere), di cui il soggetto non è pienamente cosciente. Secondo Girolamo Moretti, padre fondatore della grafologia italiana, è una scienza in tutto e per tutto in quanto tratta uno dei linguaggi umani, ovvero il linguaggio scritto. Anche William Shakespeare - così come Edgar Allan Poe - si interessò all’osservazione della grafia e sembra fosse solito affermare: “Datemi la scrittura di una donna, e io vi dirò il suo carattere”. Circa 4 anni fa la dottoressa Laura Parodi, perito grafologo presso il Tribunale di Genova, è stata una delle prime clienti “perso-

nal” del nostro studio di Training, quando ancora si seguivano pochi clienti in una stanza di appena 11 metri quadrati. Col tempo abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, al punto che ha contagiato tutti con la sua passione verso questa attività professionale, stimolando fortemente la curiosità verso il tema “grafologia”. QUALCHE CENNO STORICO Avvento e diffusione dei personal computers in ogni angolo del mondo hanno fatto in modo che la penna non venga quasi più adoperata. Anche nelle scuole la “bella calligrafia” sta scomparendo, nonostante questo aspetto rappresenti un validissimo mezzo di espressione della nostra personalità e della nostra umanità. Letteralmente calligrafia (dal greco calòs, “bellezza”, e graphìa, “scrittura”- fonte: wikipedia) è l’arte della scrittura ornamentale e proprio per questo, nell’antichità, è stata trattata diffusamente nei cenacoli di attinenza religiosa, laddove era possibile accedere all’arte come forma di comunicazione. In occidente la calligrafia viene fatta risalire agli scribi greci e romani e si è evoluta nel medioevo con la creazione dei manoscritti miniati. In estremo oriente, dove vengono delineati simboli e ideogrammi, sono da sempre utilizzati pennelli ed inchiostro; qui la calligrafia è considerata un’arte di notevole importanza, per non dire la più raffinata e ricercata forma di pittura. Nei paesi arabi invece assume una finalità di “ispirazione” e le scuole calligrafiche facevano e fanno parte del curriculum degli studenti di teologia. La scrittura dunque rappresenta un mezzo universale di comunicazione e occuparsi di calligrafia oggi

significa porre l’accento sulle regole di bellezza e di armonia che caratterizzano forma e calibro delle lettere. In Italia, in particolare, è nato il corsivo, ossia la scrittura inclinata verso destra. Questo stile infonde un senso di grande eleganza e prende le distanze dalla solennità tipica -per esempio- del maiuscolo romano. La Cancelleria Pontificia inviava lettere in questo stile ai vari vescovi, dignitari e regnanti, tanto da diventare il vero e proprio stile “regale”. Gli anglosassoni ancora ai giorni nostri chiamano il corsivo “Italic”, proprio perché è sempre stato caratteristico delle missive provenienti dal nostro Paese. La grafologia è sicuramente una scienza umanistica in continua evoluzione così come l’essere umano è in rapida e costante evoluzione; per questo motivo è di fondamentale importanza che essa aggiorni dinamicamente sia le proprie metodologie sia le interpretazioni perché possano essere applicate con correttezza all’uomo contemporaneo.

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 21

I nostri lettori

fitness e grafologia Esistono oggi vari settori di applicazione in cui la consulenza grafologica, da sola o assieme ad altri strumenti diagnostici, si mostra di particolare utilità ed efficacia: è adoperata nell’analisi della personalità, nella selezione del personale, nel riconoscimento di doti manageriali e/o di leadership, nell’orientamento scolastico, nella compatibilità di coppia, nella perizia su documenti (falsi, testamenti in contestazione ecc.), attirandosi costantemente critiche più o meno fondate da parte degli scettici. Ma sarà possibile un’interazione tra la grafologia ed il fitness, o la salute in generale? I dottori Evi Crotti e Alberto Magni, titolari del Centro di Studi e Ricerche Crotti e Magni a Milano e figure di spicco nel panorama grafologico mondiale, hanno più volte sostenuto questa ipotesi -in termini psicoanalitici e psicosomatici- in particolare all’interno del libro “Grafologia e Salute” (REd, 2006). In questo testo gli autori insegnano come riconoscere dalla grafia di una persona il disturbo che la affligge o al quale è potenzialmente esposta e orientata. Per mezzo di numerosi esempi di scrittura, sono illustrati i tratti e i segni grafologici riconducibili a disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia), problematiche gastro-intestinali (ulcera, colite, stipsi cronica), disturbi psicosessuali, affaticamento, ansia e stress, nonché iper-

tensione, cefalee e sindromi allergiche. Non è un mistero che già Ippocrate nel v secolo a.C. avesse stabilito lo strettissimo legame tra psiche e soma, vista la reciproca e continua interazione tra questi due aspetti dell’essere umano; la scrittura in questo contesto è il prodotto integrato di tutta l’attività cerebrale che subisce costantemente l’influenza della psiche e si manifesta portando con sé tutti i messaggi ricevuti per poi trasferirli “calligraficamente” sul foglio bianco. La grafologia è una disciplina che vorrebbe evidenziarsi come scienza psicologica, ma è innegabile che dovrà mantenere costantemente una linea di ricerca obiettiva, logica, concettualmente onesta dal punto di vista scientifico, per scoraggiare indebite ed improvvisate divagazioni di carattere interpretativo. È una tecnica utilissima, con i suoi limiti: non è in condizione, per esempio, di fornire precise valutazioni diagnostiche e non si dimostra utilmente applicabile per la valutazione dell’intelligenza e del comportamento. È invece utile come strumento per la rilevazione di problemi emotivi, in presenza soprattutto di personalità fortemente destrutturate o non ancora completamente strutturate (come i bambini, nei quali una medesima motivazione può causare diversi comportamenti). Questo brano, in conclusione, non vuole lontanamente elevarsi a prova scientifica,

bensì a semplice e innocente curiosità. uno spunto per parlare di fitness anche in altri, nuovi ed interessanti termini. BIBlIografIa - Cosco g., “Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei” - Manuale pratico di grafologia-, Ed. Sarva, novembre 1991, Imola (Bo). - Crotti E., Magni a., “grafologia e Salute”, rED Edizioni, Milano 2006. - Crotti E., Magni a., “Manuale di grafologia”, gribaudi Editore, settembre 2003, Milano. - Crotti E., “Dimmi come scrivi”, Mondadori, Milano 2009. - Moretti g., “Trattato di grafologia, Intelligenza-Sentimento”, ed. Messaggero (XV edizione), Padova 2006, a cura dell’Istituto grafologico “g. Moretti”. - riferimenti online: http://it.wikipedia.org/ wiki/grafologia

Breve curriculum vitae Fabio Grossi è direttore tecnico dello studio genovese di Personal Training “Salute In Movimento”, progetto ideato con la moglie Michela verardo, ha sviluppato negli anni competenze in acquamotricità del percorso nascita, coordinamento scuole nuoto, fitness olistico e posturale. E’ personal trainer certificato CFT1 Top Level con l’International Sport Sciences Association, meglio nota come ISSA. Collaboratore di alcune riviste locali e nazionali, si è perfezionato nel 2005 come Istruttore Sportivo presso l’università di Genova e sta attualmente frequentando la rinomata scuola per consulenti grafo-diagnostici del Centro Ricerche Crotti di Milano.

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Meno dolore con glucosamina solfato, la conferma da uno studio italiano Numerosi studi clinici hanno dimostrato che la glucosamina solfato è efficace per alleviare il dolore, aumentare la mobilità delle giunture e ridare la possibilità di camminare normalmente. La glucosamina è un principio attivo ricavato dai crostacei marini ed è indispensabile per la costruzione e il mantenimento della cartilagine. Uno studio italiano condotto dai ricercatori dell’Università di Siena, ha coinvolto 56 pazienti affetti da osteoartrosi alle ginocchia ed ha dimostrato come la somministrazione per 12 settimane di glucosamina solfato sia efficace nel controllare la sintomatologia dell’artrosi del ginocchio. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: 28 assumevano 1,500 mg al giorno di glucosamina solfato, mentre i rimanenti 28 un placebo. Alla fine del periodo di somministrazione i pazienti che avevano assunto l’integratore avevano avuto una diminuzione notevole del dolore alle ginocchia e un miglioramento della mobilità delle giunture rispetto al gruppo del placebo. Inoltre, in entrambi i gruppi, non si sono registrati effetti collaterali: questo a testimonianza che la glucosamina solfato è molto ben tollerata dall’organismo.

Una marcia in più con la condroitina Per una terapia d’urto si abbina la glucosamina alla condroitina. La condroitina è un mucopolisaccaride estratto dalla cartilagine di squali d’allevamento. La sua funzione a livello cartilagineo è quella di impedire l’attacco di alcuni enzimi distruttori. Inoltre favorisce il transito di liquidi nella cartilagine, importantissimi per la salute e il fisiologico funzionamento di questo tessuto. Pertanto la somministrazione di condroitina può essere raccomandata per tutte le situazioni di assottigliamento cartilagineo. L’abbinamento della glucosamina solfato e della condroitina genera un effetto protettivo in grado di ridurre i dolori alle articolazioni a lungo termine, poiché si agisce sulle cause e non sui sintomi. Se presi assieme e assunti regolarmente, questi due principi attivi lavorano in sinergia stimolando la produzione di cartilagine e aiutando il controllo degli enzimi che la danneggiano. Di solito si ottengono i primi benefici dopo un periodo di terapia compreso tra le sei e le dodici settimane. Le articolazioni diventano più flessibili e resistenti, oltre ad avvertire contemporaneamente un effetto sedativo contro il dolore, senza gli effetti collaterali che gli antinfiammatori provocano.


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Nuovo orizzonte della salute

I nostri studenti

Barcellona College of Chiropractic B.C.C.

Gaetano Fin - studente in chiropratica Stefano Asnicar - studente in chiropratica Ciao a Tutti, siamo due studenti in Chiropratica al Barcellona College of Chiropractic, il primo college di chiropratica del mediterraneo! La decisione di studiare chiropratica e’ stata una delle scelte migliori che potevamo fare in quanto pensiamo sia la professione che ti permette veramente di aiutare le persone a vivere meglio migliorando lo stato di salute generale indipendentemente dal sesso, dall’età e fattori che la condizionano. Da un punto di vista accademico la preparazione offerta dal BCC vi possiamo assicurare è ad altissimi livelli spaziando da materie base quali anatomia, fisiologia, neurologia a materie tecniche proprie della chiropratica come clinica biomeccanica, tecniche chiropratiche, senza mai dimenticare la filosofia chiropratica e lo sviluppo della professione. Il Barcelona College of Chiropractic è organizzato in cinque anni accademici fulltime corrispondenti a circa 5500 ore e 310 crediti ECTS. La diversità di questo college rispetto agli altri e’ che offre due lingue ufficiali per l’insegnamento, l’inglese e spagnolo, con a disposizione per gli studenti di un servizio di tutor offerto dall’Universitat Pompeau Fabra per permettere allo studente di migliorare entrambe le lingue. Per il primo anno accademico in aiuto agli studenti c’è la traduzione simultanea delle lezioni da inglese a spagnolo e viceversa. Ovviamente, come tutti i college di chiropratica c’è a disposizione per gli ultimi 2 anni una clinica dove gli studenti, visionati dai docenti, svolgono il tirocinio su pazienti con problematiche reali in modo da imparare quello che si è appreso sui libri. Il Barcellona College of Chiropractic colla-

bora con due rinomate università spagnole: Universitat Pompeau Fabra e Universitat de Girona con le quali si condividono anche laboratori, biblioteche e tirocini. Il Direttore del corso e’ il Dr. Adrian Wenban, un chiropratico australiano stimatissimo dal mondo della chiropratica, una persona ricca di valori, molto disponibile e dotato di un entusiasmo incredibile nell’aiutare lo sviluppo di questa stupenda professione. I docenti, provenienti da Stati uniti, Inghilterra e Spagna, sono altrettanto disponibili e con un bagaglio di conoscenze ed esperienze enorme. I requisiti per accedere al corso sono il diploma di scuola media superiore, la conoscenza di almeno una delle due lingue (livello B1), “superare” un colloquio con il direttore del corso e tanta voglia di diventare chiropratico!!!! La mole di lavoro è sicuramente tanta e richiede un impegno non indifferente, ma se decidete o se pensate che la chiropra-

tica possa diventare la vostra professione questa è la strada giusta. La location è meravigliosa: Barcellona, a 5 minuti dal mare, comodissima a tutti i servizi, dotata di centri sportivi e locali di divertimento (questi li assaporerete quando non avrete da studiare...). Gli studenti provengono da ogni parte del mondo e al momento siamo in quattro dall’Italia. Per maggiori informazioni visitate il sito Web: www.bcchiropractic.es oppure non esitate a contattarci!! gaetano_fin@yahoo.it stefano.asnicar@libero.it Vogliamo poi ringraziare chi ci ha aiutato a scegliere questa strada, in particolare: • Dr. Pellissier Eddy • Dr. Stefano Mario • Dr. Williams John (presidente A.I.C.) • Dr. Adrian Wenban Un grosso in bocca al lupo a tutti i futuri studenti in Chiropratica!!

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 29

Chiropratica e sport

Vancouver 2010 Le Paralimpiadi invernali Dr. Dr. Daniele Bertamini D.C., C.C.S.P. Ex presidente AIC, ex presidente FICS difficile pensare che dopo tanti anni di esperienza nel mondo dello Sport si possano provare nuove emozioni. olimpiadi Estive, Giochi Mondiali, Campionati del Mondo, Campionati Europei; da più di 30 anni calco le scene dello Sport Internazionale ma posso assicurare che l’esperienza di offrire il proprio servizio professionale alla Squadra Italiana ai Giochi Paralimpici di vancouver ha lasciato in me una traccia molto profonda. Le manifestazioni di stima e gratitudine di questi Atleti hanno un valore particolare. vivere un’esperienza sportiva con Atleti che hanno saputo mettere da parte le proprie disabilità e capaci di gioire o disperarsi dopo una prestazione, hanno un sapore diverso. La competenza dei Tecnici, l’attenzione e la determinazione nel trasmettere agli atleti la carica agonistica necessaria per affrontare una prova; la professionalità dei Sanitari nel lenire le sofferenze di quei fisici mutilati, sono ampiamente ripagate da un abbraccio a fine gara. Ma come succede che un chiropratico venga a far parte della delegazione Italiana ai Giochi Paralimpici di vancouver? La storia è recente: Nel mese di Luglio 2009, sono stato invita-

to dal Prof. Antonio Spataro, membro della Commissione Medica del C.I.P. (Comitato Italiano Paralimpico), a presentare una breve relazione su come il chiropratico possa apportare un valore aggiunto in un organico Sanitario collaudato. Al termine di una conversazione con il dott. Giuseppe Marino, Responsabile Area Sport, Preparazione Paralimpica e Promozione, si è convenuto di fare un tentativo di integrazione di questa nuova figura Sanitaria alle ormai prossime Paralimpiadi Invernali nel 2010. Ininzialmente i chiropratici dovevano essere due: la dottoressa Coralie Pellissier, che avrebbe dovuto seguire il gruppo dello Sci Alpino ed il sottoscritto al seguito degli Sport su Ghiaccio. In seguito è stato deciso che avrei partecipato solo io. Allorchè il recepimento da parte degli Atleti, dei Tecnici, degli altri Sanitari e degli Amministratori fosse stato positivo, il passo successivo sarebbe stato quello di introdurre la figura del chiropratico in tutte le Federazioni Paralimpiche che parteciperanno ai Giochi Estivi di Londra 2012. In altre parole mi sono prestato a fare da apri pista per la professione ed ora sono in attesa di sapere quale sarà la decisione del C.I.P. a proposito del coinvolgimento,

di un numero più nutrito di chiropratici, nel biennio Pre-olimpico che ci separa da Londra 2012. Pur consapevole di aver svolto al meglio le mie competenze, le decisioni non spettano a me. Le manifestazioni di stima da parte di Atleti e Tecnici sono confortanti. A questo punto non mi resta che attendere un cenno di riscontro da parte degli organi Amministrativi del C.I.P. ed eventualmente adoperarmi alla formazione di un gruppo di chiropratici in grado di rendersi protagonisti anche nell’universo Paralimpico Italiano.

Breve curriculum vitae

Io con Daniela Colonna Preti (Team Leader del Ice Sledge Hockey)

daniele Bertamini, nato a Genova il 21/07/1948 si è laureato al Palmer College of Chiropractic (Stati uniti d’America) nel 1975. È stato presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici dal 1984 al 1995. In seguito è diventato presidente della Federazione Internazionale Chiropratique du Sport dal 1996 al 2006. È l’attuale presidente presidente del Comitato Italiano Chiropratica dello Sport ed ha rappresentato la chiropratica italiana in veste ufficiale alle olimpiadi di Pechino con la squadra di canottaggio. Esercita a Genova dal 1976.

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Nuovo oRIzzoNTE dELLA SALuTE

Chiropratica e sport

ella S e. Il C.T. D r e d r e p n ....da no a ed io sa Italia a rin, Igor Stell a C a e n oD le ce y, Massim di Hocke

quadra

Italiana

Spirito di squadr a

ana dica itali ver e m la a s la cou io di Van al villagg

Ice Sledge Hockey

Mentre gli atle si danno battag ti lia... qualcuno si ripos a

per esponsabile Medico Il Prof. luigi gatta (r ) ed io Delegazione Italiana

la

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l’Italia la cerimo sfila durante nia di ape rtura


Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 31

I nostri lettori

Ogni avventura, Olimpica o Paralimpica, regala sempre emozioni particolari Giammaria Dal Maistro

Il racconto dei nostri mitici “Tom & Jerry” Dopo le medaglie conquistate in casa alle Olimpiadi di Torino 2006 non pensavo di poter respirare ancora certe sensazioni. Invece a mia grande sorpresa, un mese prima della partenza per il Canada, sono stato selezionato con il ruolo di Portabandiera della delegazione azzurra. Questo mi ha inorgoglito parecchio; anche perché per la prima volta nella storia, un atleta Paralimpico al pari di un rappresentante Olimpico ha ricevuto la bandiera direttamente dalle mani del nostro Presidente della Repubblica. Se da un certo punto di vista entrare nello stadio BC Place di Vancouver con oltre 60mila persone mi ha caricato di responsabilità (in quanto rappresen-

tante della nostra nazione), dall’altra mi ha regalato la consapevolezza di essere

giunto all’evento che attendevo da ormai 4 anni. Finalmente avevo la possibilità di rimettermi in gioco, conscio che io e la mia guida Tommaso Balasso eravamo prontissimi a difendere i nostri titoli conquistati in precedenza. I giorni di una Paralimpiade sono particolari; bisogna saper catturare i bei momenti e gli influssi positivi che la squadra può ancora darti e nello stesso tempo, riuscire ad estraniarsi quando sorgono problemi di varia natura. In un evento così importante infatti tutto può influire sulla prestazione in gara. Come a Torino, io e “Tom” siamo stati bravi a concentrarci solo su noi stessi, cercando di stare più sereni possibile. Durante il soggiorno a Vancouver, prima delle fatidiche gare, abbiamo cercato di comportarci il più intelligentemente possibile. Abbiamo fatto qualche ri-

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Nuovo orizzonte della salute

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I nostri lettori


Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 33

I nostri lettori

chiamo in palestra, per quanto riguarda la forza e l’agilità abbiamo puntato più sulla qualità che sulla quantità, abbiamo sfruttato al massimo i momenti in cui c’era la possibilità di allenarsi in qualche tracciato, ci siamo fatti massaggiare per defaticare i muscoli e per prepararli alle gare e cosa che sembra facile a dirsi ma non a farsi, abbiamo cercato di dormire bene e nutrirci correttamente (in un paese così lontano le abitudini sono molto diverse dalle nostre ed il fuso orario i primi giorni ha inciso parecchio sui nostri ritmi). Solitamente nello sci alpino si inizia da discipline veloci (discesa libera) e si prosegue con gare via via più tecniche arrivando all’ultimo giorno con la specialità più tecnica in assoluto: lo slalom speciale. Tra il dire e il fare però a volte c’è di mezzo il... TEMPO! Infatti, il brutto tempo che continuava ad abbattersi nella zona di Whistler ha costretto gli organizzatori a stravolgere il programma. Questo ci ha influenzato molto. Pensavamo di avere qualche giorno in più di riposo e allenamento (dato che non gareggiamo più in discesa libera da dopo Torino 2006 per moti-

vazioni varie) e invece a programma stravolto dal mal tempo, ci siamo trovati al cancelletto già alla prima gara con lo slalom speciale. Iniziare subito da questa specialità non è stato facile nonostante fosse la nostra preferita in quanto è una disciplina dove l’errore è molto ricorrente e un’inforcata o un brutto risultato ci avrebbe sicuramente demoralizzati per le gare successive. Per fortuna però, siamo riusciti a salire sul podio con un bel bronzo il che ci ha

dato ancora più speranza e una gran carica e voglia di vincere. Ricordo il gigante come una giornata sotto la pioggia. Se lo stesso tempo fosse accaduto in una gara di Coppa del Mondo avrebbero immediatamente annullato la gara, invece trattandosi di un evento così importante bisognava portare tutte le gare a termine e ciò ha penalizzato parecchio la prestazione di tutti. Comunque, detto ciò, al termine della prima manche, anche se avevo commesso due gravi errori, eravamo fuori dal podio per solamente qualche centesimo. Dunque, consapevoli di potercela fare abbiamo portato a casa una seconda manche senza errori e senza strafare riuscendo ad agguantare ancora un’altro terzo posto. Il mio unico rammarico in quella giornata è che a causa delle pessime condizioni metereologiche (pioggia e nebbia) gli atleti paralimpici non hanno potuto dimostrare quanto effettivamente sia alto il loro livello tecnico. Per quanto riguarda il supergigante eravamo consci di non aver molto allenamento e non ci aspettavamo un gran risultato, sarebbe comunque stata la

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Nuovo oRIzzoNTE dELLA SALuTE

prova generale per la supercombinata. La supercombinata è una disciplina dove si può vedere la completezza di un’atleta in quanto costituita da una manche di super-g e una di slalom speciale. Se nel super-g anche quella mattina non eravamo tra i primi tre, eravamo comunque convinti di poter giocare le nostre carte nella seconda manche di slalom dato il distacco minimo. Consapevoli di riuscire ad adattarci facilmente rispetto ad altri nel passaggio da uno sci lungo oltre i due metri ad uno molto più corto ci siamo presentati alla seconda manche molto concentrati e il cronometro alla fine ci ha regalato un ottimo secondo posto: argento! L’estate scorsa ho preso una decisione importante: vancouver era la mia ultima Paralimpiade. dopo 9 medaglie olimpiche, 4 coppe del mondo di specialità e altri numerosi successi posso affermare di essermi tolto le soddisfazioni che mi servivano. Gli obiettivi che mi ero posto sono stati raggiunti ed ora sebbene sono ancora giovane per l’attività sportiva, devo pensare al mio futuro lavorativo. ora, vorrei dedicarmi ad altri importanti obiettivi come per esempio l’ormai prossima laurea in Informatica, la ricerca di un lavoro gratificante e la grande sfida di costruire una famiglia. Sicuramente la mia esperienza mi spiacerebbe buttarla al vento e per questo sto cercando di promuovere al

I nostri lettori

massimo non solo questo mio sport ma lo sport giovanile in generale. Per questo nuovo obbiettivo sono pronto a mettermi in gioco, dare consigli e raccontare le mie esperienze a chi vuole intraprendere l’attività sportiva. Spero proprio in questi anni di aver creato conoscenza tra il pubblico e soprattutto aver fatto venir voglia a qualche ragazzo disabile di uscire di casa per intraprendere una qualche disciplina sportiva perchè lo sport è lezione di vita! Nelle gare di Coppa del Mondo quest’anno abbiamo avuto la fortuna di poter “sperimentare” una figura per noi nuova grazie ad una giovane chiropratica. Sicuramente ci siamo resi conto che senza questa figura in molti anni di piccoli traumi e piccoli acciacchi

abbiamo accumulato dei piccoli o grandi problemi che anche se non in modo così importante hanno ostacolato la nostra massima performance. Non so se in futuro questa figura potrà essere messa a far parte definitivamente dello staff ma in tal caso sicuramente potrebbe essere un valido aiuto per noi atleti visto che dalla nostra esperienza possiamo dire che dove il fisioterapista non può o non ha esperienza per intervenire il chiropratico può iniziare a trattare, soprattutto sull’azione rivolta al sistema nervoso. Credo anzi che sia interessante anche per un chiropratico studiare o cercare di capire e tentare di risolvere piccole o grosse deficienze funzionali che soprattutto un atleta disabile può manifestare.

Breve curriculum vitae Gianmaria dal Maistro è un atleta ipovedente, iniziò la sua carriera agonistica a 11 anni partecipando ai Campionati Italiani di sci per disabili, due anni dopo conquista il primo posto in slalom speciale ai suddetti campionati mentre a 14 anni entra a far parte della squadra nazionale. Curriculum sportivo in breve: 9 medaglie ai giochi Paralimpici invernali, 4 Coppe del Mondo di specialità, 54 podi in coppa del mondo, 198 podi in carriera e Campione Italiano dal 1994 ad oggi.

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 35

Chiropratica e sport

La mia prima volta come chiropratica Una settimana full immersion in una gara di Coppa del Mondo Dr. Coralie Pellissier Ms.C., I.C.S.S.D.

Lavorare per la prima volta con atleti diversamente abili e soprattutto far parte del retro-scena di una gara internazionale è stata un’esperienza fantastica. All’inizio mi sentivo un po’ a disagio, non conoscevo nessuno, nessuno conosceva me, gli atleti non sapevano nulla sulla chiropratica, non conoscevo le procedure, non avevo mai lavorato con disabili e non avevo mai lavorato come chiropratica ad un evento sportivo di cosi alto livello. Insomma come potete immaginare... un gran miscuglio di pensieri mi attraversavano il cervello, ma presto, tutto si chiarì e fu una settimana super educativa. Gli atleti erano simpaticissimi. Mi hanno subito fatto sentire a mio agio e mi hanno spiegato con pazienza tutte le varie categorie di gara. Vi garantisco che non è stato facile. Nelle gare di normodotati, in una coppa del mondo le categorie sono facili: uomini, donne, discesa libera, super G, Gigante, slalom e le combinate; il tempo all’arrivo è quello dato dal cronometro e non ci si può sbagliare... invece, ecco a voi le categorie dei diversamente abili: Disabili visivi (visually impaired) • B1 ciechi totali • B2 ipovedenti gravi • B3 ipovedenti lievi In piedi (standing) • LW1 doppia amputazione sopra il ginocchio • LW2 sciatori con stabilizzatori • LW3 doppia amputazione sotto il ginocchio • LW4 sciatori con protesi • LW5/7 sciatori senza bastoncini

• LW6/8 sciatori con un bastoncino • LW9 disabilità ad un arto seduti (sitting) • LW10 paraplegia grave • LW11 paraplegia lieve • LW12 paraplegia lieve con qualche funzionalità agli arti inferiori, doppia amputazione sopra il ginocchio

Quelle con disabilità agli arti inferiori possono usare due sci, ricorrendo a protesi, oppure uno sci solo sostituendo i normali bastoncini con degli stabilizzatori che, al

I disabili visivi utilizzano la normale attrezzatura da sci e gareggiano accompagnati da una guida. Per i ciechi totali è previsto il collegamento tramite megafono. Per gli ipovedenti può essere sufficiente la sola presenza fisica della guida, senza dotazioni speciali. Nel gruppo “in piedi” sono compresi gli sciatori con disabilità fisiche che sono in grado di reggersi almeno su una gamba, anche con l’uso di protesi; le persone con disabilità agli arti superiori che sciano senza bastoncini o con un bastoncino solo.

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Nuovo orizzonte della salute

posto della punta, hanno un piccolo sci ed aiutano a mantenere l’equilibrio. Nel gruppo “seduti” sono compresi gli sciatori che, a causa di paraplegia o doppia amputazione, non sono in grado di reggersi; al posto degli sci usano un attrezzo chiamato monosci (mono-ski o sit-ski), costituito da un sedile montato su uno sci e dotato di sospensioni e apposite imbragature e al posto dei bastoncini usano gli stabilizzatori. A livello agonistico, il grado di disabilità è determinato da appositi classificatori sportivi autorizzati. A parità di classificazione, in gara vince il concorrente che ha fatto segnare il minor tempo senza aver saltato nessuna porta. Se in qualche categoria ci sono pochi partecipanti, gli organizzatori possono decidere di accorparle; in questo caso i tempi vengono mediati con un fattore di conversione per tenere conto della diversa classificazione dei concorrenti. Allora quanti di voi ora sulla base di quanto appreso si sentirebbero di biasimarmi quando scoprii questo nuovo universo? Ihiihih... come pensavo!!! Per quanto riguarda la parte di chiropratica invece, beh che dire siamo dovuti partire dalla base: spiegare cosa fosse e dimostrarlo! E cosi feci. All’inizio gli atleti erano un po’ diffidenti... cosa comprensibilissima! E’ difficile sperimentare qualcosa di nuovo quando sei in una settimana di gara preolimpica. Piano piano iniziarono a farsi trattare apprezzando sempre di più cosi questa nuova disciplina. Alla fine della settimana ero fiera e contentissima, e avevo fatto conoscere loro la chiropratica e loro avevano fatto conoscere a me il magnifico mondo dei diversamente abili e tutto ciò che ne consegue. Con molti di loro sono ancora in contatto e spero vivamente di rivederli al più presto. Alle Paraolimpiadi di Vancouver mi hanno regalato grandi emozioni e nel mio piccolo ho cercato di spiegare a più persone pos-

Chiropratica e sport

sibili quanto bravi e coraggiosi siano ma anche quanto siano perfettamente uguali ai normodati. Con questo vorrei dire a tutti di non fermarsi alle apparenze e alle prossime Paraolimpiadi di immaginare di scendere a 100 km all’ora giù per il tracciato di discesa libera femminile dei normodotati però con una gamba sola oppure completamente ciechi... Devo confessarvi che neppure se mi pagassero io lo farei! In più dal punto di vista medico e umano, è stata un esperienza molto importante per me e non ha fatto altro che rafforzare ciò che già sapevo... il corpo umano è una macchina incredibile.

Sono rimasta molto sorpresa dal vedere ciò che questi atleti con disabilità notevoli riuscivano a compiere ogni giorno. Ognuno di queste persone ha una storia da raccontare; alcuni ci sono nati altri lo sono diventati ma tutti loro hanno una forte volontà che li accomuna. Questi atleti mi hanno dimostrato che nulla è impossibile. A questo proposito vorrei invitarvi ad incoraggiare i giovani disabili a fare sport. Come dice Gianmaria lo sport è lezione di vita! Prendetene esempio... Per qualsiasi informazione potete contattarmi tramite mail: drcora@hotmail.com. Sarò felice di rispondervi.

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Chiropratica e postura

Lo stretching Dr. Coralie Pellissier Ms.C., I.C.S.S.D.

La maggior parte dei pazienti che visito accusa dolori al collo (cervicale) e/o alla bassa schiena (zona lombare). Dopo un’attenta prima visita, spesso scopro che la causa di questi dolori è una postura errata e/o troppa tensione in specifici muscoli e/o sublussazioni vertebrali. Spesso e volentieri queste tre “diagnosi” vanno a braccetto e per questo, quasi sempre consiglio ai miei pazienti esercizi di stretching. Lo stretching È una particolare tecnica di ginnastica che ha come obbiettivo l’incremento dell’estensibilità di alcune strutture anatomiche (muscoli e tendini). To “stretch”, infatti, è l’equivalente inglese dell’italiano ”allungare”. Tutti dovrebbero praticare gli esercizi di stretching; è necessario, però, differenziare la tecnica da seguire secondo le esigenze dei singoli. Una prima tecnica consiste nell’allungamento muscolare tramite posizioni di massima flessione, estensione o torsione che devono essere raggiunte lentamente per non stimolare nei muscoli antagonisti il riflesso di stiramento. Raggiunta la posizione, va mantenuta per un tempo minimo di 10-15 secondi fino a un massimo di 30, facendo attenzione che l’estensione non vada oltre la soglia del dolore. Una seconda tecnica è la PNF (priopeceptive neuromuscular facilitation); e questa è divisa in due tempi: • massimo allungamento raggiunto lentamente, seguito da una contrazione isometrica di 15-20 secondi (sempre nella condizione di massimo allungamento); • Rilascio per 3-5 secondi per poi ricominciare la fase precedente cercando di allungare maggiormente il muscolo.

Detto tutto ciò, esistono tre grandi categorie nelle quali classificare tutti i possibili praticanti di stretching. • Per gli sportivi agonisti è indicata la tecnica di PNF perché influisce in maniera maggiore sulla mobilità articolare, migliorando così la prestazione. • Per gli sportivi dilettanti è consigliabile la prima tecnica, che consente di acquisire e mantenere una buona flessibilità. • Negli individui inattivi invece lo stretching contribuisce notevolmente ad evitare o a ridurre la rigidità delle articolazioni, spesso causa di dolore. Al mattino lo stretching risveglia il corpo: i muscoli sono più distesi perché ancora liberi dalle tensioni della giornata; nelle ore serali contribuisce a rilassare la mente, ripristinando lo stato di benessere del riposo. Ed è proprio a quest’ultima categoria che voglio rivolgere gli esercizi che ora vi elencherò. La prima volta provateci senza esagerare, vi prometto che pian pianino migliorerete.

Tirare la gamba al petto fino ad avvertire una leggera tensione al gluteo. Rimanere in posizione per almeno 30 secondi. Respirare profondamente e rilassarsi. Inspirare ed, espirando, ritornare nella posizione di partenza. Ripetere l’esercizio con l’altra gamba. Indicato per chi ha mal di schiena

Tirare le due gambe al petto fino ad avvertire una leggera tensione al gluteo. Rimanere in posizione per almeno 30 secondi. Respirare profondamente e rilassarsi. Inspirare ed, espirando, ritornare nella posizione di partenza. Ripetere l’esercizio con l’altra gamba. Indicato per chi ha mal di schiena

Piano, portare le gambe in estensione, in modo da formare un angolo retto con la colonna vertebrale, con i glutei appoggiati al muro. Mantenere la posizione per 30 secondi. Indicato per chi ha mal di schiena

Piano, portare le gambe in estensione, in modo da formare un angolo retto con la colonna vertebrale, con i glutei appoggiati al muro. Divaricare le gambe il più possibile mantenendo il ginocchio appoggiato alla parete per 30 secondi. Indicato per chi ha mal di schiena

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Nuovo oRIzzoNTE dELLA SALuTE

Inspirare e espirando accovacciarsi, mantenendo i talloni a terra aiutandosi con le braccia appoggiate sulle ginocchia. Testa rilassata in avanti. rimanere in posizione per 30 secondi. respirando profondamente e rilassarsi. Inspirando ritornare nella posizione di partenza. Questo esercizio è anche utile per la decompressione discale. Indicato per chi ha mal di schiena

Inspirare e espirando appoggiate lateralmente la gamba e distenderla su un supporto all’altezza dell’anca. rimanere in posizione per 30 secondi. respirare profondamente e rilassarsi. Inspirare ed, espirando, tornare nella posizione di partenza.

Espirando flettere il busto fino a sentire una leggera tensione sul dorsale in allungamento. Mantenere lo sguardo in avanti e il bacino fermo. Inspirare ed espirando accentuare la trazione. rimanere in posizione per 30 secondi. respirare profondamente e rilassarsi. Inspirare ed, espirando, tornare nella posizione di partenza.

Inspirando, portare il tallone al gluteo corrispondente. Mantenere il ginocchio in linea con la gamba d’appoggio. alla prima tensione localizzata sulla coscia, fermarsi per 30 secondi. rilassarsi e ripetere il movimento, cercando di guadagnare qualche centimetro nell’avvicinamento del tallone al gluteo. ripetere l’esercizio con l’altra gamba.

Distendere il braccio indietro in linea con la spalla. alla prima tensione localizzata sul braccio o sul petto, fermarsi per 30 secondi. rilassarsi e ripetere il movimento, cercando di guadagnare qualche centimetro. ripetere l’esercizio con l’altro braccio.

Inspirando, distendere le braccia dietro la schiena e intrecciare le dita. Espirando, allungare le braccia. rimanere in posizione per 30 secondi, concentrandosi sulla respirazione regolare e profonda e ripetere.

Espirando, spingere con il palmo della mano contro il dorso dell’altra mano. rimanere in posizione per 30 secondi. respirare profondamente e rilassarsi. Inspirare e espirando ritornare nella posizione di partenza. Svolgere l’esercizio sull’altro lato.

Espirando, spingere con il palmo della mano contro le dita distese dell’altra mano. rimanere in posizione per 30 secondi. respirare profondamente e rilassarsi. Inspirare e espirando ritornare nella posizione di partenza. Svolgere l’esercizio sull’altro lato.

Posizionarsi in modo che le gambe e i piedi risultino paralleli ma leggermente divaricate cosi da avvertire una tensione comoda sul polpaccio. Espirando spingere leggermente il ginocchio anteriore in avanti fino a raggiungere una tensione più avvertibile ma mai dolorosa. Mantenere il ginocchio in linea, la schiena dritta e la testa e il collo allineati. Contrate anche leggermente gli addominali. alla prima tensione localizzata sul polpaccio, fermarsi per 30 secondi. rilassarsi e ripetere il movimento, cercando di guadagnare qualche centimetro. ripetere l’esercizio con l’altra gamba.

Breve curriculum vitae Coralie Pellissier, si è laureata in chiropratica nel 2008, specializzata in chiropratica sportiva nel 2009 ed attualmente si sta specializzando in chiropratica pediatrica. Grande appassionata di sport, Coralie è stata membro della Nazionale Italiana di snowboard, è cintura nera di karate e possiede i diplomi di bagnina e sommozzatrice. Nel 2006 è stata una dei sei studenti selezionati mondialmente a partecipare ad una “missione chiropratica” in Costa Rica organizzata dal “North West Chiropractic College” e spera di poter rifare questa esperienza altamente formativa e gratificante (l’articolo sulla missione è apparso sulla rivista “Chiropratica numero 12”). Attualmente lavora a Genova.


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“Pilota” di handbike: io mi racconto Agostino Lodi

24 maggio 2009 La prima gara Almè E’ dal mattino che sento quelle “farfalle” nella pancia, ma la curiosità è forte, non vedo l’ora di andare. Arrivato, inizia la preparazione, la vestizione del cavaliere, preparare il destriero, fornirlo delle ruote posteriori, della sbarra a T, obbligatoria mi dicono, riempire la borraccia, mettere la divisa, appuntare il numero di gara, e fin qui tutto mi sembra normale, anche il mio cuore batte alla consueta velocità. Poi, Marco mi dice di andare con lui a vedere il percorso. Ci avviamo per le strade, ovviamente prendiamo il percorso al contrario e veniamo subito redarguiti da un commissario di gara; partiamo per il giro di ricognizione, tra le case, con la gente che ancora sonnecchia, vista l’ora della pennichella ed il gran caldo. Il percorso mi sembra facile, quasi tutto in piano, Marco parla come sempre ma io non lo sento, perché sto pensando che sto per fare la prima gara della mia vita, a quasi sessant’anni. Alle ultime curve sento una voce conosciuta, ma io non guardo e faccio un altro giro. Sono già tutto sudato e stanco e ancora non sono partito; la voce era di mia figlia, Giorgia, venuta a vedere il papà che fa una gara!! Sono felice e mi avvicino al gruppo dei partenti già radunati, ed ovviamente sono nel senso inverso, per cui vedo

quella massa di ruote di caschi colorati, di magliette variopinte, e mi precipito ad allinearmi. Poi l’appello, e il mio nome fatto insieme agli altri atleti; poi la moto della vigilanza ci precede alla partenza e qui... tutto cambia. Ero avanti nello schieramento, e molti, Marco compreso, mi superano, si mettono sulla prima linea; non so cosa aspettarmi, sono abbastanza fiducioso delle mie forze ma qui mi sembrano tutti piut-

tosto accaniti, non credo che sarà una passeggiata. C’e un tipo che ha in mano una bandierina, e, anche senza volerlo, il mio cuore accelera abbondantemente, poi VIA …e capita di tutto. Tanto per cominciare non ho messo il cambio giusto e perdo subito venti metri da quel branco di scalmanati che schizza via. Sono tutti dei professionisti, sono tutti degli atleti e di colpo capisco quanto ho bisogno di migliorare; comunque mi riprendo e mi metto di buzzo buono, a

pedalare con energia. Perdo comunque terreno e mi accorgo che dietro non c’è più nessuno, ma l’orgoglio è una brutta bestia e non mollo. I primi due giri sono terribili, il caldo le curve, l’asfalto bollente, ma chi me l’ha fatto fare?? Al terzo giro la moto dei vigili in sirena mi supera e mi dice: Ocio che arrivano, stia a destra ! E mi passa ad una velocità doppia un branco di scalmanati che pedalano come matti ma con una serietà da fare paura. Questo non è bello per il mio amor proprio, per cui cambio marcia e tento di accodarmi, ma il mio fiato ed la mia frequenza cardiaca mi dicono che forse è meglio non provarci e di continuare con le mie possibilità Mi passeranno varie volte, ma sono sempre meno, e incomincio a sperare; infatti, a poco a poco comincio a vedere qualcuno degli scoppiati, e a superare quelli che sono partiti a razzo. Alla fine sento il campanello dell’ultimo giro (ma credevo che ne mancassero sei o sette) ed è come una liberazione, quasi alla fine del giro vedo un atleta con il casco rosso come il mio, questo lo passo dico, e quasi sul traguardo riesco nell’intento e passandolo vedo la sua faccia esterrefatta per quello sprint dell’ultimo posto. Poi scoprirò che quello sprint mi è valso il traguardo di non essere arrivato ultimo! Quando il cuore ricomincia a battere nella frequenza consueta, mi sento felice, sod-

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Nuovo orizzonte della salute

disfatto, completo, e allora capisco che quella massa di gente più a meno colpita dalla sfortuna ha fatto una cosa eccezionale, si è superata ed ha abbattuto tutte le barriere della logica della normalità, fregandosene del mondo; mi sono sentito vivo, penultimo, ma vivo. Devo rifare questa figata. 3 giugno 2009 Bregnano e Somma Come avevo promesso, ho rifatto la “figata” e sono riuscito a farla doppia: la due giorni di handbike di Bregnano e di Somma. Quelli che l’hanno fatta con me sanno che a Bregnano, durante la corsa, non esisteva alcuna parte del corpo asciutta, e sul sedile del mio mezzo si era creata una pozza che accoglieva il mio deretano e tutto il resto, tenendolo ben bene a mollo. Il pensiero ricorrente era: ma chi me lo ha fatto fare? Ho un bel divano a casa, caldo e asciutto con una bella tv con tanti programmi, anche quelli sportivi ed io invece no, devo essere qui a pedalare, con l’acqua negli occhi che non vedo un tubo, con il

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freddo addosso, bagnato fradicio peggio di un pulcino, con il pensiero che non ho pantaloni di scorta….. ma completamente ed inaspettatamente felice!!! Allora dai a pedalare, con le forze che, come sempre, a tre quarti gara mi ritornano, qualcuno lo riprendo, e via. Ad un passaggio sul traguardo sento la campana, ma so che mi mancano vari giri e aumento l’andatura perché è l’ultimo giro. Poco prima della fine mi passa un certo Cecchetto, accidenti... e sento l’altoparlante che enfatizza il suo arrivo vincitore; allora ne approfitto, ed essendogli subito dietro urlo SECONDO, alzando le braccia... Ovviamente scateno l’ilarità degli inzuppati spettatori, ed il più felice è il mio nipotino di 5 anni che tutto felice urla che suo zio è arrivato secondo. Morale della favola, ho dovuto rubare i pantaloni al padre del nipotino, rispedendolo a casa con un asciugamano a mo’ di pareo, se volevo partecipare alla cena successiva. Il bello è che si pensava già alla gara di domani, con tutti i buoni propositi per far meglio. E l’indomani tutti a Somma freschi come un mazzo di carciofi a prepararsi per la gara. Sempre i soliti Marco e Carmine a fare da compagnia, (tra parentesi Carmine ha esordito proprio a Bregnano con l’acqua, figurati com’ era contento), giriamo due volte il percorso cittadino e Marco continua a dirmi di andare piano, ma io mi sento come quando a sette / otto anni avevo la felicità assoluta addosso, senza alcun pensiero in testa, senza preoccupazioni, senza guai, senza responsabilità, senza scadenze, senza obblighi, senza freni, senza patemi. Solo io e la mia bici. E naturalmente tutti gli altri, molto ma molto più bravi di me. In gara sento qualcuno

che dice: poveretti, guarda come……Al giro dopo lo guardo bene ed è un vecchietto in un gruppo di vecchietti di sessanta circa anni che seduti sulla panchina buttano il tempo!! Ma guarda quei poveretti penso… Finisce tutto, premiazione ecc. ( finalmente conosco Daniela, il presidente ) e sento che mi manca qualcosa, rimango come color che stan sospesi, aspettando il mercoledì, giorno dell’allenamento allo stadio, pensando già all’assetto del mezzo, devo spostare lo schienale, devo allontanare la pedaliera, ecc. ecc. ecc. In pratica, cari miei, sono totalmente preso dalla bike, tanto da indispettirmi quando mi avvisano che mercoledì non si può girare allo stadio per causa di forza maggiore... Ciao ragazzi e alla prossima. 13/14/giugno 2009 Parabiago e Olgiate Olona Non lo credevo possibile! Non credevo di poter vivere ancora emozioni così forti! Ero alla partenza, con davanti lo starter che mi diceva che mi avrebbe dato i 10 secondi alla partenza, poi un intoppo, stanno arrivando dei corridori, quindi è tutto rimandato, altro minuto, altro intoppo, non c’è la moto, altra attesa, c’è molta gente attorno e qualcuno mi incita, lo speaker dice: “alla partenza Lodi Agostino”, altro conto alla rovescia, vedevo i miei battiti salire sul cardiofrequenzimetro ed ancora, ma che c...o ci faccio qui? Via! Questa è stata la partenza della crono di domenica 14/6 ad Olgiate Olona, la prima della mia vita, e francamente spero la prima di tante altre. Il bello è che la sera prima avevamo fatto il circuito di Parabiago; un’ora tutta tirata, con risultato incerto. Alla partenza, vicino a me, c’e Claudia quella ragazzina altoatesina credo, che

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con una naturalezza estrema mi dice che ha fatto nella settimana una maratona ed una crono in Svizzera, ed ora è qui, e domani sarà ad Olgiate, perché è una gara del campionato italiano; ma come fa? Pronti via e sull’asfalto piuttosto sconnesso, prendo un sobbalzo e mi cade il piede sinistro, quello “buono” un male boia, mi passa per la testa la frattura, il dolore, mi fermo... col cavolo, metto su il piede cercando di fermarlo alla meglio e riparto, non mi ferma nessuno! Vado piano ma non mi fermo! Sento già Marco che da buona suocera mi dice, “ti avevo detto di bloccarlo quel piede...” Ha ragione ma non posso dirglielo. Comunque continuo di buona lena e colgo anche qualche soddisfazione: qualcuno che comincio a riconoscere, lo prendo e udite udite, lo doppio! Niente commenti sull’organizzazione, per il rinfresco facilmente raggiungibile in mezzo ad un prato sconnesso! con un self/service! ed i vassoi molli molli per i quali accorrono due mani! Bellissimo! Ed alla premiazione in piazza, da raggiungere a piedi, per me, in mezzo alla gente di una Notte bianca, un casino boia. E niente commenti sul fatto che mentre la presentatrice, la domenica ad Olgiate stava completando le premiazioni,

qualcuno stava già smontando il palco, levando le bandiere, ma quando ve ne andate fuori dalle... Ma ciò che importa è la stanchissima soddisfazione che mi porto dietro, che spegne ogni polemica ed ogni fatica. Continuo a pensare che potevate incontrarmi trenta anni fa no? E allora oggi ve la farei vedere io. Bravi tutti. 3 agosto 2009 Finalmente l’ho fatto anch’io. La mia prima volta è successa domenica 2 agosto, in una mattina non proprio bellissima, con il cielo coperto e un odore di acqua nell’aria. Mi ero preparato fin dalla sera precedente, pulito e profumato, con quel batticuore che ti prende quando raggiungi finalmente la meta. Tutto pronto, anche lei era bella pulita e pronta, avevo cambiato le guaine e sistemato il cambio, sostituito i pattini dei freni, lucidato i cerchi e controllato la pressione dei pneumatici. Sto parlando ovviamente della bike che utilizzo, di quella specie di “cancello” che spingo con tutte le forze che ho e comunque non va. Ore nove, parcheggio del ristorante, nella rotonda del caccia Aermacchi. (per chi

non è del posto, c’è proprio un aereo da caccia arancione, piazzato a mo di monumento in mezzo ad una rotonda.) Siamo tre zoppetti: io, Carmine e il solito Marco. In nostro soccorso ci sono Ezio e Tala, due ciclisti che ci accompagneranno; destinazione Laveno per bere un caffè. Come dicevo non ero mai stato in strada con la bici, a parte quattro gare che non fanno testo; l’impressione è subito di libertà, di spensieratezza; le ruote scorrono felici sull’asfalto liscio, (non come allo stadio ). Però arriva la prima salita e la prima fatica della giornata. Marco ovviamente, come un cavallo di razza, parte in quarta e non lo vedo più fino alla fine della salita, dove sta facendo dodici giri di una rotonda per aspettarci; spiritoso!!! Anche Carmine ha già finito la benzina e lo sento alle mie spalle che brontola, frasi sconnesse come: ma... chi cacchio... me lo ha... fatto... fare e al posto dei puntini metteteci una difficile pedalata. Comunque tra una salita e l’altra, tra una macchina e l’altra, miglioro come sempre quando mi scaldo un po’ e arriviamo a Laveno. Passiamo tra la gente sul lungo lago, ma non vedo nessuno, ci siamo solo noi con la nostra meta raggiunta: Caffè. Poi tragitto di ritorno. Il ritorno non è dissimile

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Nuovo orizzonte della salute

dall’andata, salvo il fatto che Ezio, buca e ci dobbiamo fermare, avevamo portato l’occorrente per ogni evenienza, ma due camere d’aria nuove di pacca non funzionano, così Ezio si ferma a metà strada ed alla fine si deve andare a recuperarlo. Pensa te, l’accompagnato recupera l’accompagnatore... Erano anni, forse decenni che non sentivo una spensieratezza, e perché no, una felicità così intensa. Addirittura, in una galleria, mi ritrovo ad urlare per sentire la mia eco, come se avessi dodici anni! Dove è finito il professionista serio e computo, che vestito da pinguino, con giacca e cravatta si dedicava solo al lavoro, alla posizione, al guadagno, e non si accorgeva delle cose semplici e così facili da prendere e da godere. Dopodomani in programma c’è il Sacromonte... con tutta la salita... Boh ! Vi farò sapere. 5 agosto 2009 La salita del Sacromonte Spinto dalle fortissime pressioni ricevute, ma desideroso di comunicare le mie esperienze, mi accingo a scrivere un altro “sensazionario“. Ebbene si cara Daniela, ho ripreso fiato! Ma c’è voluto parecchio tempo. Partenza ore 14 dallo stadio; il solito Marco mi dice: adesso ci sono circa due chilometri utili per scaldarci un po’, ma erano subito in salita e anche dura per cui non solo non mi sono scaldato, ma ho anche avuto una produzione talmente abbondante di acido lattico che avrei potuto venderlo a litri! Con me e Marco c’era anche Ezio Ossola e il suo amico Stefano, presenze indispensabili, utilissime e senza retorica dei veri angeli custodi; ma anche loro continuavano a sminuire la difficoltà dell’impresa, con scarso successo perché la salita la

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conoscevo già. Ho messo il cambio sulla posizione più facile per la salita, ma anche così se non spingi non si va su e il cuore si fa sentire, ed era piuttosto in...azzato, visto che minacciava di andarsene a casa. Il fiato poi era già arrivato a casa, lasciandomi proprio senza, per cui soste a iosa, piccole tappe e lunghe pause ed ad ogni pausa un elenco di epiteti verso Marco, che non posso riferire, perché mi aveva convinto a tentare. Ancora 100 metri duri e poi ci siamo, dopo quella curva è meno dura, dopo il ponticello si va meglio, tutte balle! So solo che è stata dura, che avevo voglia di rinunciare e che se non ci fossero stati “loro” non ce l’avrei fatta. Ovviamente bellissima la vista dal belvedere, però non è che l’ho goduta bene bene. Un altro discorso è stata la discesa: dall’alto dei miei 90 chili, chi mi ferma? Ho passato Marco filando a 82 km ora, sentendo le sue urla di rimprovero e le sue gufate: se ti si rompono i freni? Ho tolto le mani dal manubrio per toccar... per fare un gesto scaramantico! La salita è durata un’ora e venti; la discesa, molto più divertente, solo pochi minuti ed allo stadio mi sento chiamare con un soprannome che mi piace anche: Agostino o’ pazzo, ricordando un motociclista napoletano che ne faceva di cotte e di crude. Consuntivo più che positivo dunque e appena arrivati c’è già il programma per la prossima uscita, decisamente più facile perché quasi tutta in piano, ma questa volta andremo all’estero. Alla prossima dunque mia cara, un bacio a te e un saluto a tutti. 4 ottobre 2009 Ossona Prima corsa dopo le vacanze e primo ribaltamento. Come sempre, quando mi capita un fatto per la prima volta, vi tengo informati.

Ossona; circuito cittadino, tutto pianeggiante, con tante curve e pochi rettilinei; sulla carta sembrava facile facile, ed in effetti nei giri di prova mi era sembrato proprio abbordabile. Pronti via, partono piano, per cui sto in gruppo per mezzo giro, ma la velocità aumenta subito e ad una curva un po’ veloce mi si alza la ruota interna, spavento, sbandata, frenata, perso il gruppo di cinquanta metri e ciao, chi li prende più. Decido per cui di andar via del mio passo (27 / 28) e comincio a viaggiare tutto solo, che non mi sembra di gareggiare ma di fare del cicloturismo. Poi a poco a poco riprendo qualcuno e lo passo, riprendo qualcun altro e lo passo, erano quelli che erano partiti forte e poi erano scoppiati; sulla linea di fine giro c’è chi espone il cartello con i giri mancanti, diminuisce sempre, fino a sentire finalmente la campana dell’ultimo giro. Sto bene, non sento più le mani, non ho acqua perché mi è caduta la borraccia ed ho la gola secca, mi manca il fiato, ho il cuore in gola, ma sto proprio bene; Marco mi passa per la seconda volta e mi dice: è dura Ago! E’ dura si! Ma siccome ho la testa più dura cerco di mettermi alla sua ruota, manca mezzo giro, posso farcela; ma proprio in quella si ripresenta la curva maledetta ed io non mi piego, chissà perché e così volo di lato e plano sul fianco strisciando per 3 o 4 metri. Buio silenzio, i passi di corsa di un addetto alla sicurezza, ti chiamo l’ambulanza? Figurati, non sento male per cui riesco alla belle meglio a rimettermi in posizione e a ripartire. Faccio quel chilometro che mi manca all’arrivo, ma intanto qualcuno di quelli che avevo passato mi ripassa e questo mi brucia più delle ferite. Morale, un braccio scorticato, il mento scorticato, una coscia scorticata, la bike

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 43

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scorticata, escoriazioni varie e un male infinito al mio amor proprio. Ma doveva pur esserci la prima volta ed è successo, speriamo solo che non si verifichi più perché vi assicuro che non è una bella esperienza. Ciao a tutti. 21 marzo 2010 Maratona di Roma Non è facile parlare dell’esperienza della Maratona di Roma, ma credo che le sensazioni che ho provato domenica 21, resteranno impresse nella mia memoria per sempre. Non voglio parlare del pavè, del fatto che tutti gli altri della squadra mi dicessero che non fosse il caso e che avessero una santa ragione, ma parlerò del fatto che io ero la; in mezzo a quelle piazze, a quelle vie, vicino a quei monumenti, unici al mondo e che quando passavo in mezzo alle transenne, c’era la gente che applaudiva e che urlava, e al fatto, realizzato un po’ alla volta, che applaudiva me, che incoraggiava me, un sessantenne che fino ad un anno fa non si sarebbe mai sognato di poterlo fare. Sento il bisogno di ringraziare coloro che mi hanno permesso di provare questa gioia e queste emozioni, ed a loro voglio dedicare questo piccolo racconto. Il viaggio verso Roma è filato via liscio liscio, con Marco chiacchierone che teneva bello sveglio Renato P. Io dietro che tentavo di dormire con un occhio solo, ma non era possibile perché ogni volta che tentavo di prendere sonno “qualcuno” mi richiamava alla realtà. La destinazione era l’Acqua Acetosa, nel centro sportivo e Marco è diventato scuro in volto, perché li ha avuto la brutta risposta negativa alla sua idoneità. Passando davanti agli uffici del fattaccio, l’ho visto esporre il dito medio rabbiosamente, pensando di non essere visto.

Prima però siamo finiti dall’altra parte di Roma, all’Eur, dove c’era la distribuzione dei pettorali ecc. (stendiamo un velo pietoso sull’organizzazione) per cui 60 km avanti e 60 indietro. Cena al self service, in mezzo ad una marea di: atleti che non stanno in piedi, carrozzine, stampelle, ma con una serenità e una voglia di vivere che poche volte ho visto. Notte, (russavano tutti) sveglia al mattino alle 5.20 e subito Marco ha cominciato a correre... forza che è tardi, dai che fai tardi.. una vera suocera. Colazione scarna e poi via con il convoglio di bus e auto con il contrassegno invalidi bello in vista, un gran bello spettacolo... Dopo la solita preparazione siamo al riscaldamento e qui comincio a guardarmi in giro, di fronte il Colosseo, di dietro l’Altare della Patria, e tutto intorno le vestigia di migliaia di anni di storia, il ricordo di tutto ciò che ho visto nei film, che ho letto sui libri di storia, sembrerà retorica ma su queste pietre sono passati imperatori, conquistatori, dittatori, ed io con la bike. A proposito di pietre, alla partenza mi rendo conto di quanto avessero ragione Domenico, Riccardo Ivan e Pierino, nel parlarmi del frullatore che si è rilevato il

fondo stradale. Comunque passati i primi chilometri va un po’ meglio, come al solito sono solo perché se ne sono andati tutti e mi godo la città. Sono sul lungo Tevere e mi godo il bel muretto alto un metro che, data la mia altezza da terra, mi preclude la vista del fiume, poi mi godo le mille sconnessioni della strada, i binari sporgenti una spanna e anche i vigili che non ti guardano arrivare e si mettono in mezzo alla curva, che devi gridare per farli spostare... avrei voluto avere la trombetta di Domenico. Dopo una curva, all’improvviso di fronte c’è San Pietro... e per poco mi prende un colpo quando realizzo che la gente mi applaude, cosa ci sarà poi da applaudire, c’è anche la fanfara dei Carabinieri, in alta uniforme e mi aspetto che cominci a suonare per me, ma forse esagero un po’. Finalmente vedo lo striscione degli ultimi chilometri, e mi prende quella emozione che mi annebbia la vista, ma siccome non voglio arrivare con gli occhi lucidi faccio uno sforzo per respingere l’emozione e arrivo sul traguardo alzando le braccia. Non sapevo in quale posizione fossi arrivato e francamente non mi interessava affatto; era importante solo averlo fatto, essere li e aver fatto quella pazzia. Passerò forse per un romantico sognatore rincoglionito, ma vi assicuro che avrete la mia imperitura riconoscenza per avermi dato la possibilità di fare questa meravigliosa esperienza. 25 aprile 2010 Maratona del Santo - Padova Il pulmino che ci ha accompagnati è già ripartito per Padova, adesso chiuderanno le strade alla circolazione ordinaria e non era possibile aspettare. Vedelago; un paese nella campagna veneta, c’è la banda dei bersaglieri (mi ricordo che c’era anche a Roma durante la maratona, vuoi dire che seguono me?) devo

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riscaldarmi e faccio quattro o cinque chilometri avanti e indietro per la statale. Poi mi dicono di superare il corteo con la banda e di posizionarmi alle spalle di “quelli bravi” che sono in griglia di partenza con tanto di posizione assegnata! (chissà se riuscirò a farmi assegnare un posto anch’io prima o poi tra questi “campionissimi” come li chiama domenico.) A questo punto non manca che la partenza, passano in cielo le frecce tricolori... o forse le avrei volute vedere, perché erano solo tre deltaplani sfigatissimi che presuntuosamente si lasciavano dietro scie variopinte, comunque belle. discorsi,... preghiere,... e via. Arrivo subito a 33, 34 km l’ora, e mi sembra di poter andare ancora più forte, (ma forse siamo in discesa e non me ne sono accorto). Cerco qualcuno che va come me, supero parecchi concorrenti e, alla fine, mi accodo ad un trenino che mi sembra alla mia portata. Ed infatti è così, filiamo via a 33, 34 km orari e mi sembra di non forzare per niente, tanto che mi produco in uno slancio di partecipazione e vado io a tirare, ma, come dovevo sapere, un conto è stare in coda e un altro è essere davanti; dopo un chilometro non ho più fiato e qualcuno

I nostri lettori

mi passa, mentalmente lo ringrazio e mi accodo al gruppo cercando di respirare più adagio. La stessa cosa però capita anche agli altri, infatti, il ritmo scende, ed allora bisogna svegliarsi e mantenere alta la velocità (si fa per dire), così riprendo a pedalare di buona lena e mi mantengo fra i primi tre della coda, facendo cambi regolari. verso il quindicesimo km riprendiamo Francesca Porcellato, medaglia d’oro alle ultime paraolimpiadi. Bike nuova di pacca, assetto da paura, ma velocità pochina... e le dico: Francesca attaccati! Probabilmente lo avrebbe fatto anche senza il mio invito, o forse ha capito al tram... comunque si mette in fila, giovandosi del nostro trenino. Così passano i chilometri e sento che arriverò alla fine con questo passo, sperando di scendere sotto l’ora e trenta che mi ero prefissato. Ma ho fatto i conti senza la strada: entrando in Padova ci sono dei binari, la strada diventa complicata e bisogna stare attenti, si perde la concentrazione, si cala il ritmo, dopo una semicurva c’e un ponte che non mi aspetto, per me è duretto e qui perdo il contatto con il trenino, mi ritrovo solo come le altre volte e mi inca...o, proprio tanto con me stesso per non aver

tenuto duro anche in questa circostanza. Però sono ancora li, a trenta quaranta metri, e dopo viene la discesa e come tutti sanno io in discesa sono fortissimo, con i miei 90 e passa kg. Così ne riprendo un paio e fra questi anche la Porcellato. di colpo però si arriva sul pavé e qui le cose si complicano, è proprio un frullatore, come a Roma, ma forse questo mi aiuta perché alzo la testa dal sostegno, in modo da non avere contraccolpi sul collo e ricomincio a spingere come se nulla fosse, spero che i piedi siano ben fissati, e spingo forte. Non sento più nessuno dietro di me, vado come un treno, la gente applaude e qualcuno mi indica la direzione della curva, curva a destra, curva a sinistra, attento che è stretta, poi arrivo in piazza, Prato della valle, c’è un caos indescrivibile ma sono felice, felice e sicuro di aver fatto un’ottima corsa. Solo dopo saprò del mio tempo: 1h25 e rotti, mio record sulla distanza. Realizzo che è finita solo quando, non so chi, mi infila una medaglia al collo e mi ritrovo in mezzo a tanti atleti sudati, stanchi, ma tutti indiscutibilmente felici. Bellissima esperienza questa, sicuramente da rifare Nei prossimi numeri della rivista vi terrò al corrente delle mie ulteriori avventure.

Breve curriculum vitae Milanese, nato il 16/07/1949, professione artigiano orologiaio, in pensione, ma ancora operativo. Nel 2008 scopro lo sport, con un fisico appesantito da tanto ufficio... Mi innamoro subito dell’handbike, disciplina in decisa ascesa, che dopo circa vent’anni di nascita trova in questi anni, notevoli riconoscimenti. Sono portatore di postumi di poliomelite, contratta all’età di 10 mesi, nel lontano 1950. In questo anno e mezzo di attività assidua a questo sport, ho fatto molte gare specifiche, molte maratone e molte crono, sia in Italia che all’estero, proprio come fanno gli sportivi veri... con risultati per me ottimi. ovviamente però le mie articolazioni, oltre ai miei muscoli e a tutto il resto... risentono di una vita sedentaria, con posture sbagliate; e questa espolsione di attività, non fa altro che evidenziare i miei limiti. Per questi problemi ho conosciuto la chiropratica, nella persona del dott. Pellissier, con massima soddisfazione, sia mia che del mio fisico.

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 45

Chiropratica e scienza

Le vertigini Dr. Elio Cavedoni D.C.

Tra le più frequenti cause di consultazione, i capogiri costituiscono un sintomo abbastanza comune e fastidioso ed il paziente presenta la problematica definendola svariatamente: sensazione di svenimento, testa leggera, vibrazione, senso di ottundimento, sbandamento, visione turbata, impressione di camminare sull’ovatta, cefalea, la stanza che gira, vertigine. Le vertigini costituiscono un fenomeno di alterazione dei rapporti tra il proprio schema corporeo e l’ambiente circostante, un disturbo soggettivo della sensibilità spaziale con associata sensazione di rotazione che può oggettivarsi attraverso la perdita della stabilità e dell’equilibrio. Le cause di questa sintomatologia possono essere molteplici, così come varie sono le modalità e l’ intensità del manifestarsi delle crisi. Nonostante spesso l’origine dei sintomi, per quanto invalidanti, non sia di preoccupante gravità, i fattori scatenanti possono essere di varia natura: • neurologica: prevalentemente patologie interessanti il nervo acustico-

vestibolare o il cervelletto, ma altresì patologie neurologiche quali morbo di Parkinson, sclerosi multipla, tumori, mielopatie, encefaliti, infezioni, polineuropatie, sincopi, lipotimie, emicrania, epilessia... • cardio-vascolare: disfunzioni della pressione arteriosa, ipo- o iper-tensione; disfunzioni del ritmo cardiaco; ischemia cerebrale transitoria (insufficienza del flusso sanguigno nel distretto cerebrale relativo); anemia; ostruzioni dei principali vasi sanguigni che raggiungono il sistema nervoso centrale (principalmente arterie vertebrali e carotidi) • respiratoria: iperventilazione (aumento della frequenza e della profondità degli atti respiratori) • visiva: disturbi della vista e del-

la motricità dei muscoli oculari

• metabolica: ad esempio intossicazioni

causate dalla tiroide (per liberazione eccessiva dei suoi ormoni); ipo- o iperglicemia (diminuzione o aumento del glucosio nel sangue, diabete); uremia (accumulo nel sangue di prodotti azotati da disfunzioni renali); epatopatie (disfunzioni del fegato); disidratazione; alcuni squilibri minerali (sodio, potassio,...) • vestibolare / posizionale: disfunzione labirintica, labirintite (processo infiammatorio a carico dell’orecchio interno); malattia di Meniere; nevrite vestibolare • traumatica: principalmente traumi cranici e traumi a carico della colonna vertebrale cervicale (contusioni, colpo di frusta,…)

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Chiropratica e scienza

• muscolo-scheletrica: contratture mu-

scolari e disfunzioni articolari all’origine di vizi posturali errati (o provenienti dagli stessi) che nel tempo abbattono il naturale adattamento difensivo del corpo umano che manifesta tale cedimento con la vertigine e non solo (cervicalgia, mal di testa, nausea, …) • iatrogena: effetti collaterali conseguenti da un trattamento terapeutico medicamentoso (ad esempio somministrazione di farmaci) • abuso di sostanze tossiche (o alcuni tipi di intossicazione), anche in questo caso in presenza di sintomi associati (attenzione per esempio alla caldaia a gas quando mal funzionante,per le impercettibili perdite di monossido di carbonio) Proprio a causa della molteplicità delle cause sospettate di indurre tale sintomatologia (una non esclude l’altra) e molto importante che l’interlocutorio tra curante e paziente venga svolto con attenzione, in quanto i sintomi che ne risultano sono indispensabili all’orientamento verso l’origine del problema; di analoga importanza è l’esame fisico che ne consegue non solo per individuare la causa ed escludere altre implicazioni, ma anche per valutare se e quali determinati movimenti o posizioni possono scatenare la crisi vertiginosa con o senza sintomi associati (cefalea, nausea, vomito,

movimenti oscillatori involontari dei bulbi oculari, sdoppiamento o appannamento della vista, perdita dell’equilibrio, acufeni, sordità, disturbi della marcia,…): il sospetto o la mancata individuazione della causa richiedono la collaborazione tra specialisti (principalmente neurologo, otorinolaringoiatra, cardiologo, oculista) nonché il controllo dei parametri biologici (esami del sangue) e l’eventuale svolgimento di esami complementari (elettrocardiogramma, radiografie, risonanze magnetiche, ecocardiogramma, eco-

Breve curriculum vitae Torinese di nascita, il dr. Cavedoni Elio d.C. ha conseguito la laurea in chiropratica presso l’ “Istituto Franco Europeo di Chiropratica” (IFEC) a Parigi in Francia, scuola riconosciuta dal C.C.E. (Chiropractic Council of Education). Membro dell’Associazione Italiana Chiropratici (A.I.C.), già collaboratore dello staff medico della Juventus F.C. squadra di serie A del campionato italiano di calcio, esercita la professione a Torino e Chivasso (To) presso la Chiropratica S.C.

doppler dei vasi epiaortici, Holter). La chiropratica riveste un ruolo di rilevante importanza nel trattamento e nella risoluzione delle sindromi vertiginose di competenza. Spesso il paziente decide di avvalersi della consultazione del chiropratico quando le indagini diagnostiche di altri specialisti hanno dato fortunatamente esito negativo. Evidentemente il ruolo del dottore chiropratico è quello di accertarsi della natura del sintomo in questione e, laddove ritenga essere di pertinenza e dopo avere preso valutato gli esiti delle indagini diagnostiche opportune, agire in modo da individuare la causa del sintomo (test chiropratico) , indagare l’eventuale presenza di altre disfunzioni correlate o meno al sintomo, intervenire direttamente con il trattamento chiropratico adeguato (aggiustamento “preciso” delle vertebre in questione) ed educare il paziente ad uno stile di vita che scongiuri le recidive oltre che migliorare il suo stato di salute.

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Chiropratica - N. 17 - Aprile 2010 47

D I S S O LV E T E N S I O N E M U S C O L A R E E S TA N C H E Z Z A • R I L A S S A E R I N V I G O R I S C E • A I U TA A L E N I R E I L M A L D I S C H I E N A E L E C E FA L E E D OV U T E A I P R O B L E M I C E RV I C A L I • PA R AG O N A B I L E A L L A S E N S A Z I O N E D I BENESSERE DI UN MASSAGGIO PROFESSIONALE

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