In copertina: la statua di San Filippo d' Agìra conservata nel Museo diocesano di Arte Sacra di Oppido Mamertina.
Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 10, Maggio 2013 - Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999
solo € 1,5 0
All'interno inserto sul MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA Italia, democrazia in pericolo
GRILLINI E GRILLETTI Soldati per la legalità
OPERAZIONE STRADE SICURE Rocco Cosentino
La mafia può essere sconfitta
Don Alfonso Franco
L'uomo, un essere culturale
La strage di Capaci
21 anni dopo l'attentato
2
Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663
Corriere della Piana del 29 Maggio 2013
sommario
Riceviamo e pubblichiamo
Urgono le quote rosa in Provincia
C
on una mozione inviata al Presidente dell’Amministrazione provinciale ed al Consiglio provinciale di Reggio Calabria, prima firmataria, il Consigliere provinciale dr.ssa Alessandra Polimeno, il Gruppo consiliare del Movimento dei Popolari e Liberali chiede l’adeguamento dello Statuto della Provincia di Reggio Calabria a principi, convenzioni e norme costituzionali che promuovono la parità di rappresentanza di entrambi i generi nella giunta, negli organi collegiali della Provincia, e negli Enti, aziende ed istituzioni da essa dipendenti. All’argomento è stata dedicata una riunione del Movimento femminile dei Popolari e Liberali della Provincia di Reggio Calabria, che si è allargata anche ad una disamina dell’attuale momento politico all’interno dell’Ente intermedio reggino. “Come Popolari e Liberali non è nostra intenzione alimentare divisioni e polemiche – sono state alcune delle considerazioni – ma invitiamo il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa a convocare i partiti ed i loro dirigenti per offrire i dovuti chiarimenti”. Nell’esame della Mozione, cofirmata da altri 9 consiglieri, sono stati evidenziati i richiami alle innumerevoli decisioni che a livello nazionale ed internazionale sono state assunte per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna... Le donne del movimento dei Popolari e Liberali della Provincia di Reggio Calabria, hanno pienamente condiviso i contenuti della Mozione, perché “per le donne di questa Provincia è arrivato il momento non solo di poter scegliere da chi essere rappresentate all’interno delle istituzioni, ma di “rappresentare”. Per questo chiedono un “atto di buona volontà”, perché la politica non può essere solo “cosa da uomini”, ma lo resterà fino a quando la Provincia di Reggio Calabria non modificherà il proprio Statuto, per fare propri questi principi. Dall’incontro è scaturito l’appello affinché dalla Presidenza della Provincia, e dal Consiglio provinciale parta una iniziativa di condivisione alla legittima richiesta di riconoscimento delle “pari opportunità” prevedendo anche la presenza femminile all’interno della Giunta provinciale. In caso contrario – hanno anticipato – useremo, nonostante il netto parere contrario manifestato dal nostro consigliere provinciale, dr.ssa Alessandra Polimeno, tutti i mezzi che la legge ci consente”. Il coordinamento femminile Enza Aricò e Rita Nucera
Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi
Hanno collaborato a questo numero: Filippo Speranza, Angiolo Pellegrini, Antonio Annalisa, Saverio Foti, Rocco Militano, Mina Raso, Maria Luzza, Michele Ferraro, Lyubov Borshch, Antonella Ferraro, Antonio Violi, Mara Cannatà, Rosa Maria Pirrottina, Carmen Ieracitano, Gianluca Sapio, Diego Demaio, Gaetano Mamone. Foto: Diego De Maio, Gianluca Sapio, Norma Aveta, Stella Scionti Grafica e impaginazione:
4 5 6 7 8 9
10
c r e a tde i vsign e Mariachiara Monea cell. 392 1128287 smartcreative@virgilio.it Stampa: litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 cordovaluigi@alice.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) e-mail: corrieredellapiana@libero.it La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 29-05-2013 Visit us on
11
Editoriale I.M.U. Le imprese vagano perdute 21° Anniversario della Strage di Capaci
19
La mafia si può sconfiggere Intervista a Rocco Cosentino
20 21
Le cifre di "operazione strade sicure" Importante convegno del Lions La sicurezza innanzitutto La "Pietrosa" torna a raccontare
Il Magistrale di Palmi al salone del libro di Torino
12
Emozioni e Amarcord
Concorsi Musicali Monteleone-Pascoli
13
14
16 17
18
Maestri di ieri, di oggi, di domani Fede Mariana e mistero salvifico della Croce Uno di noi L'uomo, un essere culturale... Intervista a Don Alfonso Franco Veglia mariana in onore di Mons. Milito
Il decennale del museo diocesano di arte sacra Pasqua ortodossa
Due pomeriggi culturali Taurensi
22
24
25
26
27
28
31
32
Cetta Furfaro vincitrice del "glamour italian cakes" San Giorgio Morgeto Una rosa, un libro Il dialetto della città della Piana La crisi e i giovani La sindrome di Peter Pan Demenza: allarme sociale del prossimo futuro Reportage: Metti un sabato diverso... a Taurianova Laureana: nel ricordo di Burello
La decorata cornice della piana
33
Sport
3
Editoriale
Grillini e grilletti La drammatica immagine della cattura di Luigi Preiti dopo il suo folle gesto.
I
La tragica vicenda di Luigi Preìti evidenzia la pochezza e la irragionevolezza delle posizioni finora espresse dal Movimento Cinque Stelle
l Governo guidato da Enrico Letta, compagine che non sappiamo se definire di “unità nazionale” o di “emergenza nazionale” sta muovendo i suoi primi passi con le incognite che si legano al futuro di una nazione che chiede “lavoro, lavoro e lavoro!” Una nazione che è stanca di tassazioni non più oltre sopportabili e dello stacco – vera schisi sociale – fra il ristretto Gotha dei ricchi e il resto di un paese ormai impoverito e sull’orlo della disperazione. Vi sono segnali evidenti di un disagio sociale che serpeggia in ogni ceto. Paradossalmente gli unici che possono tirare un respiro di tranquillità, pur non arrivando esattamente alla fine del mese, sono solo i dipendenti pubblici: statali, regionali e del parastato che, di riffe o di raffe, ancora per un po’ avranno la certezza del loro stipendio. Il resto della popolazione vive alla giornata, fra ambasce di ogni tipo, ansie, incertezze e problemi di ogni sorta nel tentativo di sbarcare il lunario e di capire quale futuro spetti ai propri figli. Ecco perché la tragica vicenda di Luigi Preìti – certamente disperato – ha aperto uno squarcio su una realtà di disagio che emerge in forme diverse e che lascia balenare lo spettro dell’eversione e della violenza. Lo stesso Presidente Napolitano ha stigmatizzato questo pericolo condannando le violenze verbali di alcuni “capipopolo” (cosa diversa da “leader politico”) che purtroppo grazie ai media e al Web riescono a veicolare il loro pensiero estremizzante o le loro conclusioni estremizzate. Ciò per dire che senza voler essere essi stessi estremisti finiscono alla fine per veicolare nell’immaginario collettivo messaggi estremistici. La vicenda Preìti, che leggiamo nella sua globale espressione di una disperazione obnubilante di un uomo vinto dalla vita e esacerbato da un meccanismo sociale che non consente a chi ha sbagliato o forse è stato poco fortunato di
riscattarsi attraverso il lavoro o altre forme di solidarietà sociale da la misura della gravità della crisi in cui milioni di italiani versano: privi di redditi, con redditi saltuari, esodati, pensionati, giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro che non intravedono nella macchina sociale forma alcuna di aiuto. A far da miscela esplosiva a questo disagio sono state evocate le esternazioni di Grillo. Che però ha subito smentito e preso le distanze avendo ben compreso la pericolosità della china su cui l’Italia va a scivolare ma rivelandosi ancora una volta di più inconcludente e lontano dalla percezione dei bisogni della gente. Il modo assurdo e incomprensibile di gestione della presenza politica da parte del M5S deve far riflettere: anziché
di Luigi Mamone sione fiscale insostenibile? E la riforma elettorale? Sfidiamo un solo italiano a dirci di aver sentito Grillo e i suoi parlamentari prendere la parola per alzare l’indice e la soglia di attenzione su questi problemi. Ecco perché da questo silenzio, da questa assenza, da questa assoluta mancanza di sensibilità verso il loro stesso elettorato – che li ha votati non tanto perché si riducessero lo stipendio ma perché gridassero in parlamento lo sdegno dell’Italia dei poveri e dei derelitti, dell’Italia snobbata e sfruttata dalla casta, dell’Italia vittima del poter bancario e assicurativo, dell’Italia vittima della burocrazie e di Equitalia,
«E chi pensa agli italiani e ai bisogni della povera gente?»
dire no a tutto e a tutti e urlare proclami da invasati avrebbero potuto essere forza di Governo e incidere in maniera positiva alla evidenziazione e all’esame di numerose problematiche legate all’emergenza sociale. Ora che si sono messi da soli in un “cul de sac” o, per meglio dire, in un vicolo cieco nel quale PD, PDL e Scelta Civica li lasceranno marcire e blaterare come i cani alla luna sulla strada di Tucùman, fino alla fine di questa legislatura, anziché farsi interpreti dei bisogni della gente: quelli che PD e PDL si guarderanno bene dall’affrontare seriamente, litigano fra loro sullo stipendio. Chi dice “teniamo famiglia”, chi minaccia espulsioni e “black list” e chi già pensa di costituirsi in gruppo autonomo. E gli italiani? E i bisogni della povera gente? E la mancanza di lavoro? E la pres-
dell’Italia vittima di uno stato biscazziere che incentiva solo giochi e lotterie – il pericolo che la deriva che Napolitano teme possa concretizzarsi in gesti inconsulti, tanto quanto lo è stato quello di Preìti, non è ipotesi peregrina. Ma se tanto sarà, se qualcuno per manifestare il proprio sdegno farà ancora ricorso ai grilletti la responsabilità morale, per aver omesso di esercitare un ruolo di opposizione propositiva, concreto e dichiaratamente al fianco dei deboli, sarà tutta del M5S. In tale deprecata ipotesi i grillini, litigiosi e inconcludenti e il loro leader – guru – che non ha avuto il coraggio – pur avendone avuto l’occasione di assumersi la responsabilità di governare una Italia che in loro aveva creduto e sperato – saranno veramente da considerarsi moralmente responsabili del definitivo sfacelo della nazione.
5
di Filippo Speranza
I
l Governo, ricordiamo sempre PD-PDL, ha approvato il 17 maggio c.a. il decreto che blocca l’IMU sulla abitazione principale, volgarmente detta sulla prima casa, ma solamente per la rata di giugno, ed inoltre ha rifinanziato la cassa integrazione in deroga; il Governo si è altresì impegnato ad armonizzare la normativa sulla TARES, che sostituirà la TARSU e/o TIA e comprende i costi per i servizi indivisibili (per es. manutenzione e illuminazione strade). Le abitazioni quali A/8 ville, A/9 castelli, A/1 abitazioni signorili non godranno di tale agevolazione, e mi pare giusto. Ricordiamo un dettaglio, che l’IMU sulla prima casa dovrà essere versata il 16 settembre, in caso non venga adottata entro il 31 agosto da parte del governo una riformata fiscalità immobiliare. Ma il problema più importante degli italiani è l’IMU sulla prima casa? Che Berlusconi dice di voler eliminare da uomo sensibile quale è! Non dimentichiamo che l’odiata I. M. U. è stata istituita dal Governo Berlusconi con il supporto della Lega Nord, come punta di diamante del federalismo fiscale (assolutamente virtuale). Quindi è giusto che chi ti mette la tassa, dopo almeno te la toglie! E non tutta ma solo quella sulla prima casa. Mentre il vero problema 2013 dell’IMU, è la tassazione vergognosa che è rimasta ed anche pesante sugli immobili di categoria D, cioè capannoni artigianali e industriali, opifici, e altri immobili ad uso imprenditoriale, che affossano ancor di più le imprese. Ma ciò non pare essere un problema per il sensibile Berlusconi e per il PD democristiano. Gli immobili di categoria D subiranno un aumento del moltiplicatore per la determinazione dell’IMU da 60 a 65, e un potenziale aumento del 3 per mille che si aggiungerà all'aliquota base del 7,6 per mille, quindi si arriva a 10,60 per mille. Tuttavia il Governo ha promesso che il tutto sarà mitigato dalla riforma da fare entro il 31 agosto, e vediamo cosa sarà, e dalla deducibilità dell’IMU sul calcolo IRPEF (persone fisiche) e IRES (sulle società di capitali); portare in deducibilità ciò che non si riesce a pagare non è stato considerato dai cervelloni del Governissimo. Per capire meglio di cosa parliamo: esempio reale, un fabbricato D/7 ad uso imprenditoriale con rendita catastale 2.518,00 euro, di IMU nel 2012 con aliquota 7,6 per mille pagava un imposta di 1.206,00; mentre nel 2013 con un aliquota del 10,60 per mille paga un’imposta di 1.822,00, con un aumento di 616,00 euro circa il 51% di incremento rispetto all’IMU del 2012, e meno male che c’è la crisi! Vogliamo ricordare a questo Governo l’emergenza INVITALIA, cioè l’unico Istituto che in questo momento concede qualche contributo alle imprese; ebbene INVITALIA ha reso noto all’inizio del mese di Maggio, che le risorse sono ca-
I.M.U.:
quella che fa’ male non si tocca! E le imprese vagano perdute renti, e quindi si procederà a finanziare i vecchi progetti pendenti, mentre per i più recenti e i nuovi, le imprese richiedenti si vedranno arrivare lettere che comunicano che la domanda di contributi è respinta per mancanza fondi e che appena vi saranno le nuove risorse sarà data comunicazione alle imprese per ripresentare le domande. Trattasi dei contributi del decreto legislativo 185/2000, cioè auto-impiego e auto-imprenditorialità, ovverosia Lavoro autonomo (ex-Prestito d’onore), Microimpresa, Franchising, contributi per Produzione di beni e Fornitura di servizi. Il tutto, mentre l’01/07/2013 se non ci sono interventi in merito l’IVA passerà dal 21% al 22%. Sicuramente per governare occorrono requisiti, e quindi capacità tecniche e specifiche, ma aggiungo buon senso e buona fede; gli ultimi due requisiti non albergano costantemente a Roma. E’ indispensabile il rifinanziamento a favore di INVITALIA altrimenti la nascita delle piccole imprese subirà una drastica riduzione, anche per l’aumento delle imposte e contributi, a tal proposito l’INPS, nel silenzio quasi totale, ha aumentato i contributi fissi degli autonomi artigiani e commercianti dal 2011 a oggi di circa il 18%. Pertanto, tra aumento IMU per le categorie D, progetti di impresa in attesa di risorse, aumenti di contributi, tutte le
imprese in particolare le piccole e medie subiranno l’ennesimo colpo; e chiedere liquidità alle Banche? Si fa prima ad andare a cena con OBAMA.
«Il vero
problema dellʼI.M.U. è la vergognosa insostenibile tassazione»
6
Generale dell'Arma dei Carabinieri
I
n occasione del 21° Anniversario della strage di Capaci – 23 maggio 1993 – mi sembra quanto mai doveroso rendere omaggio alle vittime della “follia” mafiosa rivivendo brevemente il periodo trascorso vicino a Giovanni Falcone, iniziando col fissare il momento storico in cui scattò la “scintilla” che provocò i rapidi e sostanziali cambiamenti nel modo di fare indagini e di affrontare quella realtà criminale che, negli anni precedenti, aveva acquisito un notevole vantaggio sulle Istituzioni. Infatti, solo all’inizio degli anni 80 si verifica la piena presa di coscienza della reale pericolosità delle organizzazioni mafiose e, più in particolare, di quella siciliana. “Cosa nostra”, in realtà, da anni aveva già effettuato un enorme salto di qualità, passando da mafia rurale a mafia imprenditrice ed aveva scoperto gli enormi guadagni che potevano provenire dal traffico degli stupefacenti. Aveva già stretto forti relazioni con le organizzazioni criminali transnazionali finalizzate all’acquisto, alla produzione ed allo smercio dello stupefacente ed al riciclaggio degli ingenti guadagni che derivavano dal nuovo business. La ricerca del potere attraverso la potenza economica scatenò allora nelle province della Sicilia la cosiddetta “seconda” guerra di mafia. I meno giovani ricorderanno i titoli apparsi ogni giorno su tutti gli organi di informazione: mafia problema nazionale – un altro colpo tremendo inferto alla città – manca lo Stato la mafia vince – il drago è forte e colpisce alto – è la guerra – Palermo come Beirut…ecc. ecc. A fronte di tale complessa e quanto mai esplosiva situazione, non erano però infrequenti le affermazioni di provati uffi-
Il 21° Anniversario
della strage di Capaci ciali di P.G., di politici e anche di qualche magistrato che, pur in buona fede, ritenevano che i fenomeni mafiosi fossero una realtà limitata all’ambito di Palermo e che, al massimo, nelle altre province siciliane esistessero solo forme di criminalità organizzata comune, nate spontaneamente, senza alcun collegamento con il palermitano. C’era addirittura chi vedeva il mafioso come dispensatore di quella giustizia che lo Stato non riusciva sempre ad assicurare. Si verificò proprio allora qualcosa di eccezionale. I Magistrati del pool dell’Ufficio Istruzione (Chinnici, Falcone, Borsellino, Di Lello, Guarnotta e De Francisci) appena creato a Palermo, vennero a costituire esclusivo e qualificato punto di riferimento per un gruppo di investigatori ai quali venne sollecitato e delegato ogni possibile accertamento di P. G. in Italia e all’estero. Si provò che “cosa nostra” era un’organizzazione unitaria, collegata ad organizzazioni transnazionali, e si comprese che la repressone poteva avvenire solo attraverso indagini ad ampio raggio, supportate da accertamenti finanziari e sul traffico di stupefacenti, avvalendosi della collaborazione internazionale dei vari organismi di polizia. In tale contesto investigativo alcuni operatori divennero esperti in tecnica bancaria ed in appalti, tanto da penetrare nella contabilità di “cosa nostra”, altri divennero abili analisti, altri ancora instancabili segugi. Il primo rapporto Giudiziario a carico dell’organizzazione mafiosa “cosa nostra” costituì il punto di partenza di un processo
di enormi dimensioni che vide davanti alla Corte di Assise di Palermo 475 imputati. Veniva dimostrato all’opinione pubblica il vero volto di “cosa nostra”, non più un’associazione segreta, circondata da un alone di mistero, che per tanti anni aveva fatto considerare la mafia un fenomeno folcloristico (basta pensare ai Beati Paoli), ma un’organizzazione criminale capace di portare a termine i più efferati delitti. Fecero seguito numerosissime operazioni che consentirono la denuncia di altri associati, il sequestro di ingenti quantitativi di droga, lo smantellamento di raffinerie, l’arresto di trafficanti e l’individuazione dei canali internazionali del riciclaggio. Proprio Giovanni Falcone costituì in ogni circostanza il promotore, il punto di riferimento e lo stimolo continuo per l’intero pool antimafia e per tutti gli investigatori. Mi piace ricordarlo così: a volte pensieroso ma sempre sereno specialmente di fronte agli imprevisti, estremamente capace, dotato di una memoria eccezionale, con un sorriso aperto, sempre pronto alla battuta raffinata ed intelligente, molto riservato, eccezionale lavoratore e coordinatore, un grande uomo nella vita e sul lavoro. “Cosa nostra” a fronte di tanti positivi risultati seminò la morte tra gli uomini dello Stato e rimodulò le proprie strutture criminali, intensificando i rapporti con le similari organizzazioni transnazionali, con l’impiego di manager, di consulenti finanziari creando vere e proprie strategie a livello globale. Di contro, per contrastare tale realtà, sono stati acquisiti nuovi mezzi tecnici e approvati nuovi strumenti giuridici che hanno consentito potenzialità impensabili in passato. Ai giovani il compito di proseguire con costante impegno e convinzione sulla strada tracciata da Falcone, dai Magistrati, dagli appartenenti alle Forze di Polizia, dai cittadini onesti che hanno perso la vita per opporsi alla violenza mafiosa, perché non debba mai verificarsi che “la mafia riesca a mantenere un vantaggio su di noi”. Lo scenario della strage di Capaci.
di Angiolo Pellegrini
7
Intervista al Sostituto Procuratore DDA Dr. Rocco Cosentino
La mafia si può sconfiggere di Antonio Annalisa
Il Dr. Rocco Cosentino, Sost. Proc. DDA Reggio Calabria.
D
ottor Cosentino, che cos’è per lei la mafia? Se fossi solo un mero e freddo operatore del diritto, potrei rispondere che per me l’associazione di tipo mafioso propriamente detta è quella descritta e sanzionata dall'art. 416 bis c.p. Tuttavia, ritenendomi anche uno studioso di tale fenomeno dal punto di vista strettamente antropologico, non posso che definire la mafia come “modus vivendi”, sorto originariamente in alcune zone del Mezzogiorno d’Italia e, allo stato, in continua espansione a livello mondiale. Un fenomeno, quindi, caratterizzato dall’uso di pratiche di violenza e d’illegalità, imposte da una ristretta cerchia di persone ed eseguite da un esercito di accoliti, allo scopo di accumulare ricchezza e acquisire posizioni di potere, avvalendosi anche di un codice culturale variabile in base alle contingenze storiche e di un relativo consenso sociale. Riutilizzare socialmente un bene confiscato comporta rischi ma anche la consapevolezza che solo affrontando frontalmente il nemico si può vincere. Come pensa che vada migliorata e resa più sicura e accessibile la riutilizzazione sociale di un bene confiscato? C’è un unico modo per garantire la riutilizzazione sociale di un bene confiscato: non affidarlo a chi accetta questo gravoso onere soltanto allo scopo di ergersi a unico paladino della giustizia e usarlo, quindi, quale passepartout per sfondare le porte dei vari talk show televisivi locali e nazionali. Scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose: la normativa vigente è sufficientemente incisiva? La normativa in materia credo sia davvero pregevole ed efficace. A chi sostiene, per mero tornaconto personale, che sia poco garantista, io rispondo che alle volte i dati di fatto sono così evidenti che lasciano poco spazio a difese di sorta, che il più delle volte si riducono a mere “arrampicate sugli specchi”. La mafia è un fenomeno umano. Pensa che si possa sconfiggerla in modo definitivo? A differenza di alcuni miei colleghi, sul punto sono pienamente d’accordo con quanto sostenuto in tempi non sospetti dal compianto Giovanni Falcone, secondo cui la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Tuttavia, non voglio assolutamente dire che con essa cesserà anche ogni forma di male in questa desolata terra, è fin troppo evidente che io mi riferisco al
«la mafia può essere sconfitta, basta volerlo»
solo fenomeno mafioso prima descritto. Spero, pertanto, non sia troppo lontano il giorno in cui potremo dire definitivamente addio agli eserciti della mafia... e a quelli dell’antimafia. A Taurianova la parrocchia di San Giuseppe, sta “progettando” un oratorio in cui i giovani possano crescere culturalmente, sportivamente e socialmente imparando a rispettare le regole. Come giudica tale iniziativa? Nella nostra società le insidie sono innumerevoli, soprattutto per i giovani, quindi questa iniziativa è davvero lodevole. Ogni momento di aggregazione sociale è da accogliere come fatto positivo da sostenere e promuovere con tutte le proprie forze... a parte ovviamente, e mi scusi la battuta, le aggregazioni di tipo delinquenziale. Ha mai avuto paura che la sua veste di giudice possa portarla ad essere inviso e scomodo al punto che la criminali-
tà organizzata possa attentare alla sua vita? Molto sinceramente le posso dire che, pur avendo subito in passato atti di violazione del mio domicilio che per poco non si trasformavano in vera e propria aggressione fisica, e di cui ho sempre mantenuto volutamente il massimo riserbo, ritengo che ogni serio e onesto magistrato debba stare più attento non a chi da dietro le sbarre gli urla contro ma a chi gli sta accanto o gli si presenta davanti con sorriso smagliante in giacca e cravatta, sempre pronto a porgergli ossequiosamente la mano. Messaggio di speranza per i giovani? Ricordate sempre che è molto breve il passo dal trascorrere una notte in un lussuoso hotel con ostriche e champagne allo stare ore con il corpo riverso su una fredda strada di periferia, ricoperto da un lenzuolo bianco, in attesa di un medico legale che tarda ad arrivare.
8
L
’esercito ormai da alcuni anni, da quando le forze oscure dell’Antistato e della ‘ndrangheta avevano alzato il tiro con i minacciosi messaggi di morte rappresentati dal bazooka fatto trovare nell’area del Ce.Dir. davanti al cantiere del nuovo Palazzo di Giustizia e poi dagli attentati all’abitazione del Procuratore Generale della Corte d’Appello, Di Landro – rappresenta un elemento di certezza e di sicurezza verso i cittadini. I militari con la loro presenza discreta e estremamente professionale, hanno conquistato l’affetto degli abitanti di Reggio, quelli onesti, s’intende- e di tutta la provincia reggina. La loro attività al servizio della provincia è sotto gli occhi di tutti. Grazie ai militari i cantieri dell’autostrada hanno potuto liberarsi dalla pressione asfissiante delle ’ndrine che ancora oggi si percepisce nella sua virulenza davanti alle carcasse di ruspe, camion betoniere incendiate dalle gang di estorsori. Ultimamente i presidi dell’esercito vigilano “h 24” sulle sorti delle aziende del gruppo DeMasi, vittima anch’esso di minacce da parte di una ‘ndrangheta forse più pericolosa del potere bancario contro il quale da anni ha ingaggiato una crociata contro le speculazioni e le truffe legate alle gestioni dei conti correnti e agli anatocismi. Per queste ragioni, lo scorso 23 Maggio, il Comandante del X° Ragguppamento di Manovra, Col. Francesco Cardone responsabile del Comando Logistico di Proiezione e l’addetto stampa Ten Col. Angelo Vesto hanno incontrato la stampa e le TV nella scuola allievi Carabinieri. Il Colon-
Nella foto: il Col. Francesco Cardone e il Ten. Col. Angelo Vesto.
A cura del Comando Logistico di Proiezione
Le cifre di “operazione strade sicure”
Il Colonnello Francesco Cardone: l’esercito al fianco dei cittadini per garantire sicurezza e legalità nel reggino
di Luigi Mamone
nello Cardone ha sottolineato le tappe di un impegno che sta consentendo all’esercito di contribuire in maniera decisiva alla difesa della legalità nella provincia reggina e, soprattutto, ad assicurare in maniera discreta ma ininterrotta quei compiti di vigilanza e di cooperazione al servizio delle autorità di Polizia, necessarie per rendere sicure le strade e il territorio reggino. Alla conferenza stampa è poi seguita una visita nei luoghi dove la presenza dei militari è maggiormente visibile e in quelli – come il cementificio dell’Italcementi a Campo Calabro – dove la presenza dei militari è addirittura vitale per consentire alla struttura industriale di poter lavorare in sicurezza e
di fornire il calcestruzzo indispensabile alla prosecuzione dei lavori di ampliamento della A-3. Qui e anche a Barritteri le carcasse dei veicoli distrutti dagli attentati incendiari delle ‘ndrine danno la misura di quanto necessaria sia la presenza dei militari: un esercito di professionisti chiamati a svolgere il ruolo di pacemakers in una terra da sempre soffocata dall’antistato. La visita si concludeva nel pomeriggio a Gioia Tauro, nell’area industriale davanti al presidio H 24 che cautela le sede del gruppo Demasi. I militari hanno – a loro volta – espresso la speranza che le potenzialità della Calabria, – che definiscono una terra bellissima – possano decollare e garantire ai calabresi quel futuro di prosperità che meritano.
9
Importante convegno a Palmi a cura del LIONS
La sicurezza innanzitutto di Saverio Foti
I
l Club Lions di Palmi, nell’ambito delle sue attività, ha tenuto in collaborazione con il sindacato INARSIND (ingegneri, architetti liberi professionisti), Confedertecnica (Sindacato nazionale libere professioni) e con il patrocinio del Comune di Palmi, presso la sala convegni del Grand Hotel Stella Maris di Palmi, un importante Service dedicato alla “Sicurezza sui posti di Lavoro D.Dlgs n.81/2008”. Hanno presenziato all’evento oltre alle autorità Laionistiche, il Sindaco del Comune di Palmi - Dr. Giovanni Barone, l’Ordine degli Avvocati di Palmi rappresentato dall’Avv. Mariangela Borgese, l’Autorità Portuale di Gioia Tauro, il Presidente Nazionale di Confedertecnica - Ing. Francesco Galluccio, Il Presidente Regionale di Confedertecnica - Arch. Giuseppe Macrì e il Presidente di INARSIND di Reggio Calabria - Ing. Antonino Romeo. Il service era rivolto oltre ai soci Lions a tutti i liberi professionisti: Architetti, Ingegneri, Geometri, Geologi, Periti Industriali, Periti Agrari, Agronomi, Agrotecnici. L’organizzazione del Service è stata curata: per il Lions Club di Palmi Coordinatore e Responsabile Ing. Saverio Foti, collaboratori Arch. Giovanni Barone e Ing. Antonio Bonasera, per Inarsind - gli Architetti Pasquale Pizzimenti e Claudia Foti. Vi è stata una grande partecipazione, i tecnici (molti giovani professionisti) che si sono registrati al service sono stati circa 90, provenienti per la maggiore da tutta la provincia di Reggio Calabria. Dopo l’intervento del Presidente del Lions Club di Palmi Avv. Saverio Crea il quale “ha sottolineato l’importanza del Service finalizzato a sensibilizzare i media e gli addetti ai lavori (Ministero, Imprese, etc.) sul dramma delle cosiddette morti bianche che si verificano ogni hanno nel nostro paese” e subito dopo i saluti delle autorità presenti, ha introdotto i lavori l’Ing. Saverio Foti il quale “ha messo in evidenza, in riferimento alle statistiche ufficiali, che ogni hanno muoiono in Italia circa 1200 lavoratori per mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro e che ci sono circa un milione di infortuni più o meno gravi, che dall’inizio dell’anno ad oggi sono circa 173. Inoltre dall’entrata in vigore del D.Lgs. n.81/2008 sono morti circa 5000 lavoratori. Un’autentica carneficina che ci vede primi in questa triste classifica in Europa, dove i morti sul lavoro sono mediamente un terzo di quelli italiani. E’ inconcepibile ed inaccettabile che in un paese “civile” si verifichino ancora molte
«troppe morti bianche
impongono attenzione costante sul tema della sicurezza» vittime sui posti di lavoro, per risparmiare sulla sicurezza, mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori. La prima relazione veniva tenuta dal Past Governatore On. Avv. Armando Veneto il quale trattava gli “Aspetti legali di violazione del D.lgs. n.81/2008” – “L’onorevole Armando Veneto, mettendo in risalto l’importanza fondamentale che riveste il lavoro per l’uomo, dava inizio alla sua ampia relazione, citando i principi cardine della Costituzione italiana contenuti negli artt. 1 e 2 a – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro… La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” – precisando che la sicurezza sui posti di lavoro rientra tra i diritti inviolabili ed irrinunciabili sanciti dalla nostra Costituzione. In relazione alla sicurezza sui posti di lavoro, citava diverse sentenze della Suprema Corte (Cassazione Sezione Penale) che si era espressa in merito per la mancata adozione delle misure di sicurezza condannando sia l’appaltatore che la committenza. Illustrava, inoltre, le varie tipologie di reato che si possono verificare per la mancata osservazione delle norme di sicurezza che riguardano, non solo i lavoratori dipendenti, ma chiunque si trovi in rapporto di vicinanza con le opere in corso. “ha, altresì, sottolineato come la cultura della sicurezza sul lavoro finisca per produrre utilità di carattere generale che riguarda tutti i consociati”. Subito dopo l’On. Veneto interveniva l’Ing. Raffaele Sceni, Responsabile per la sicurezza per la Medecenter Container Terminal del porto di Gioia Tauro, il quale “illustrava il modello di sistema di gestione della sicurezza realizzato nei terminal contenitori la cui applicazione ha consentito una riduzione del fenomeno infortunistico”. Altra relazione veniva tenuta dall’Ispettore del lavoro del Direttivo di Catanzaro, Giovanni Raffaele che “Evidenziava le carenze di sicurezza riscontrate nei cantieri edili ispezionati, illustrando le procedure nei processi ispettivi in cantiere, mettendo in risalto quelle che sono le prescrizioni, le sanzioni, che l’ispettorato applica come ente preposto al controllo. Invece, il relatore Arch. Giuseppe Funaro trattava l’argomento relativo ai “benefici alle imprese che applicano la sicurezza sui luoghi di lavoro”, mettendo a conoscenza le imprese presenti ed i professionisti che, per potere soddisfare in primis la formazione dei lavoratori nonché gli altri adempimenti sulla sicurezza si potevano utilizzare i fondi paritetici previsti dalla finanziaria 2001, inoltre, segnalava le possibilità offerte dall’Inail, a partire dagli sgravi che possono operare, previste dall’art. 24 del decreto 12.12.2000. Le conclusioni del Service venivano riassunte dal Past Governatore On.Avv. Armando Veneto e ai tecnici partecipanti veniva consegnato gratuitamente apposito attestato valido quale credito formativo.
10
Mostra fotografica nel “buen ritiro” di Leonida Répaci di Rocco Militano
L
La “pietrosa” torna a raccontare
a Villa, donata dallo scrittore Leonida Répaci al Comune di Palmi nei primi anni ’80, ed oggi ristrutturata, riapre le sue stanze con la mostra fotografica “Geografia dell’Anima - La Calabria di Leonida Répaci”. Con i suoi 5 ettari di vigna attorno, la villa, era Foto panoramica della diga sul Metramo (servizio fotografico di Salvatore Greco). stata acquistata per la famiglia da Mariano Rèpaci per 16.000 lire, nel 1915. C’era da produrre buon vino, il mare era vicinissimo ed in più era stata costruita dal padre per conto dell’avvocato Sandulli. In una di quelle stanze, inoltre, Francesco Cilea ispirato dall’ambiente e dal paesaggio, aveva composto il secondo atto dell’Adriana Lecouvreur e a seguire Donna Maria del Patire, donata, prima di morire, a Leto Rupe, il più piccolo dei dieci figli, il quale legò ad essa un terzo almeno della storia della sua vita e di quella della moglie Albertina. La Pietrosa quindi, fin dall’inizio, per i Répaci, è stata un sasso lanciato contro il muro della malasorte, contro le avversità della vita quotidiana, della natura e della storia. E’ Momento della cerimonia all'interno della villa "Pietrosa" a Palmi. il chiaro messaggio di Leonida. Essa è il lavoro di uomini che si sono intestarditi a migliorare le cose; dice la fiducia dei Rupe nell’avvenire… moltissimi cittadini intervenuti, aveva raggiunto l’apice della sua bellezza e del In una dimensione culturale, la Pietrosa è una lezio- suo prestigio, allorquando, il 21 aprile 1968, accolse gran parte della cultura italiana contemporanea per le cerimonie del 70° compleanno di Leonida Répane di vita e di speranza a tutti i calabresi. Così, richiamando le frasi dello scrittore, Rocco ci, presente il Ministro Giacomo Mancini, che per quell’occasione, annunciò il Militano, presidente del club UNESCO di Palmi e finanziamento e pose la prima pietra della Casa della Cultura. Poi quella Villa, Vice Presidente dell’Associazione “Amici Casa Re- colma di quadri, sculture, libri ed arredi, assieme al parco ulivetato con i terpaci”, ha presentato l’evento di riapertura della Vil- razzamenti fino agli scogli, la casa del custode, il casello ferroviario e la grotta la dopo più di 30 anni di violenze materiali ed im- sovrastante, Répaci la donò alla sua città natale, affinchè ne facesse, in complemateriali, iniziate con un fatto di faida e durate fino mentarietà con la Casa della Cultura, un centro di promozione culturale sopratal Commissario Prefettizio Luisa Latella, al finan- tutto per i giovani, ma anche il luogo dell’eterno riposo per lui ed Albertina. In questo quadro di memorie, indicate le perduranti gravi inadempienze delle ziamento del progetto di recupero dell’Amministrazione Parisi ed all’assegnazione in gestione, oggi, autorità interessate, l’Associazione “Amici Casa Répaci”, ha avviato il primo all’Associazione “Amici Casa Repaci”. La Villa, ha atto di un difficile progetto di valorizzazione, con l’inaugurazione della moricordato ancora Militano, nel silenzio attento dei stra fotografica “Geografia dell’anima - La Calabria di Leonida Répaci”, curata da Antonio Minasi e composta da 28 grandi pannelli. In essa, gli scritti Da sinistra: Rocco Militano, il Vice Pres. del Cons. Prov. Giuseppe Saletta, più significativi di Répaci (tradotti in il Sindaco di Palmi Giovanni Barone e l'Ass. Natale Pace. quattro lingue dalle professoresse del Liceo linguistico), si associano alle immagini dei patrimoni calabresi più importanti, richiamati nella famosa favola: “Quando fu il giorno della Calabria…”, con l’intento, splendidamente riuscito, di accrescere le emozioni della lettura, evidenziando al tempo stesso, il forte radicamento del letterato alla sua culla. Contestualmente è stato presentato anche un video della mostra, con recitazione dei testi e una vibrante colonna sonora tratta dalle musiche di Francesco Cilea, dove Répaci, in un rarissimo filmato RAI del ‘73, proprio a Villa Pietrosa, a braccetto della moglie Albertina lungo le antiche armacie, racconta la sua vita di uomo, di calabrese, di scrittore e chiede di essere posto a riposare in quel Paradiso terrestre dall’aria Colonea. All’evento, che si iscrive così
11
nella storia contemporanea di Palmi, sono intervenuti: il Vescovo di Oppido-Palmi Mons. Francesco Milito; il Sindaco Giovanni Barone, assieme all’assessore Natale Pace, che fu partecipe testimone dell’intera storia; il Vicepresidente del Consiglio Provinciale Assessore Giuseppe Saletta; il Neo Presidente della Federazione nazionale Club UNESCO Adriano Ritacco e l’On. Tilde Minasi, prima donna, in questa legislatura, a fare il suo ingresso in Consiglio regionale, da sempre sostenitrice delle straordinarie potenzialità culturali della città di Palmi. Sono intervenuti anche studenti e docenti del Liceo delle Scienze umane “Corrado Alvaro” di Palmi, con il Dirigente Francesco Bagalà, i quali, avendo approfondito i vari aspetti di Répaci, letterato, politico e calabrese, e il panorama ambientale della Pietrosa in un progetto formativo da portare a confronto con gli studenti del Liceo Classico “Cavour” di Torino al prossimo Salone del Libro ed al Torneo nazionale FAI, sono stati chiamati al taglio del nastro di inaugurazione della mostra. Con la partecipazione di questi studenti, ha detto Militano fra gli applausi, si incomincia a realizzare il desiderio di Rèpaci e la Pietrosa torna a raccontare.
Il taglio del nastro, momento solenne della cerimonia.
Il Magistrale di Palmi
H
anno scelto di fare, a spese loro, la gita scolastica a Torino i 54 studenti rappresentanti di sei quinte del Liceo linguistico e delle scienze umane “Corrado Alvaro” di Palmi pur di presentare al Salone internazionale del Libro i risultati del loro progetto annuale di approfondimento: “Leonida Repaci, scrittore del ‘900. L’uomo, l’artista, la sua Calabria”. D’altra parte, mille studenti calabresi hanno visitato il Salone, ma solo loro hanno avuto, in catalogo ufficiale, un’ora propria in quella straordinaria rassegna culturale! Nello Spazio Incontri dello stand Calabria infatti, orgogliosi della figura del personaggio palmese, gli studenti Marika Punturiero, Giulia Filardi, Francesca Speranza, Ilenia Rao e Domenica Managò, coordinati dalla prof.ssa Marisa Militano, hanno esposto gli aspetti dello scrittore nel rapporto con la sua famiglia, con l’attività giornalistica, con la società contemporanea, con la poesia e con il socialismo. E’ stata degna conclusione del progetto formativo condotto con le docenti Scolaro, Spatola, Posterino e Meduri. Prima, all’avvio della conferenza, l’atmosfera l’avevano creata le emozioni del video della Prof.ssa Mancini su quella parte di storia della vita dello scrittore, che, per un terzo almeno, fu legata a quel Paradiso in terra, dove il male perde il fil della lama: la villa
dibatte su Répaci al Salone del libro di Torino
L'ON Mario Caligiuri nel corso del suo intervento al salone del libro.
Pietrosa; quell’ambiente e quel panorama straordinari con cui la classe terza della prof.ssa Sgrò spera di aggiudicarsi il torneo nazionale FAI sul paesaggio. E poi, a conclusione, il parallelo con Emanuele Bertolini, rappresentante del gruppo di studenti del Liceo Cavour che hanno studiato il periodo torinese dello scrittore, (da dopo il terremoto del ‘908, al periodo del liceo classico, l’università, la guerra, la laurea, l’incontro con Gramsci e la collaborazione a L’Ordine Nuovo). E’ stato lui a strappare i complimenti dell’assessore Mario Caligiuri e del suo preside Gianni Oliva con i commenti sul Répaci socialista che ribadiva l’idea Gramsciana di unire la lotta degli operai del nord con i contadini del Sud, e poi, gli applausi di tutti, con i risultati delle ricerche negli archivi di quel Liceo. “Era valutato nove nelle lettere, ma assai indisciplinato!”, ha detto, mostrando i registri originali dell’anno scolastico 1913-14 con le pagelle di Répaci Leonida, nato a Palmi il 5 aprile 1898 ed abitante a Torino, in via XX Settembre n. 60!
12
Emozione ed Amarcord
dai recenti successi ottenuti nei vari Concorsi a cui hanno partecipato con i loro ragazzi, da Laureana a Reggio Calabria, passando da Cinquefrondi, e ottenendo sempre i primi posti in classifica. Segue poi la proiezione del video “Album di Ricordi”, che sulle note de “Il Maestro” di Renato Zero e “Grazie perché” di Gianni Morandi, ha commosso i presenti. Infatti sulle schermo si sono susseguite le immagini di scolaresche e insegnanti del passato (oltre che del recente presente), foto ingiallite, i volti degli insegnanti che non ci sono più che hanno fatto versare più di una lacrima e hanno incrinato la voce della Prof. Placanica quando ha ringraziato tutti i presenti, il dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero , ca rre Ba nica Calabrò in i; la maestra Dome to Monteleone-Pascoli. Dott.ssa Pasqualina Zaccheria lm Pa di i" izz "P ll'istitu l Liceo e soprattutto tutti i docenti e il rica, Dirigente de a Aurora Placanica, Dirigente de of.ssa Maria Co e; la Prof.ss ion Da sinistra: la Pr ns pe in no an personale scolastico per la loro da qualche abnegazione e il loro impegno, almeno una volta leggendo “La piccola queste le parole del dirigente scolastico: “Grazie di cuore a tutto il corpo docenvedetta lombarda”?), ma l’insegnante rete, a cominciare dalla scuola per l’infansta sempre il punto di riferimento princizia fino alla scuola secondaria di primo pale dei ragazzi con nuovi metodi di studio grado, e a tutto il personale scolastico. La però sempre con la stessa dedizione verso i scuola deve condividere questi momenti ragazzi”. Durante la benedizione dell’Aued io mi auguro che questo nostro Istituto la Don Alfonso Franco ha sottolineato il sia fucina di idee nuove e di progresso”. mozione, sentimento, com- riferimento tra il nome “Magistri” dato Dopo i recenti atti vandalici di cui è stamozione… il 22 Maggio all’Aula, e il Maestro per Eccellenza, Gesù ta vittima l’Istituto Monteleone-Pascoli presso l’IC Monteleone, infatti era chiamato così dagli Apostoli. Il rialza la testa in un sussulto d’orgoglio e c’era tutto questo e molto Sindaco ha ringraziato i presenti elogianriafferma con forza la sua volontà di far da altro, durante l’Inaugurazione e Intitola- do le iniziative e i progetti dell’Istituto, volano all’evoluzione delle idee di legalità zione dell’Aula Magna “Magistri”, intito- ribadendo come “l’Amministrazione Coe giustizia, oltre che a quelle prettamente munale è vicina all’Istituto Monteleonelata a tutti i Maestri che non ci sono più scolastiche come possono essere quelle ma che hanno posto le basi per la diffu- Pascoli come è vicina a tutti le altre realtà scientifiche ed umanistiche. sione del sapere nella città di Taurianova. scolastiche presenti sul territorio taurianoPresenti all’Inaugurazione: il dirigente vese. Il Presidente del Consiglio d’Istituto, scolastico Prof.ssa Maria Aurora Placani- Avv.to Iamundo, è poi intervenuto ponenca, il Sindaco Domenico Romeo, il Pre- do una riflessione: “Noi siamo sostanzialsidente del Consiglio d’Istituto Avv.to Ia- mente ciò che ci è stato trasmesso, oggi in mundo, l’Arc. Don Alfonso Franco (fresco quest’aula si trova una ricchezza enorme di nomina ad Emissario Episcopale per la racchiusa nel passato, nel presente e splenCultura), il Presidente dell’Associazione dida promessa per il futuro. Voi insegnanti “Nuova Aracne” la Prof.ssa Lucia Ferrara, siete coloro che hanno il compito di traassente purtroppo Monsignor Milito per smettere ai nostri figli il bagaglio culturaimpegni a Roma, presenti anche gli alunni le necessario per la loro vita”. A seguire, dell’Istituto Alberghiero di Polistena, che l’esibizione del Coro d’Istituto diretto ha curato l’allestimento del buffet e il ser- dal bravissimo Mo. Avati e l’intermezzo vizio di sala, accompagnati dal Prof. Oli- musicale eseguito dai docenti di musica veto e Laface. Il dirigente scolastico, Ma- della scuola, i quali hanno emozionato la ria Aurora Placanica, si è soffermata sulla sala con l’esecuzione di brani tratti dal refigura dell’insegnante come “plasmatore” pertorio Jazz: al Sax il prof. Rossin, alla del futuro dei bambini e del loro bagaglio Chitarra il Prof. Barresi, al Clarinetto il culturale. «I metodi d’insegnamento sono Prof. Graziano e al Pianoforte la Prof.ssa cambiati nel corso degli anni – ha detto la Ventura; la preparazione di questi docenProf.ssa Placanica – oggi magari non si ti è davvero straordinaria, come straordistudia più De Amicis e il suo libro “Cuore” naria è la loro capacità di trasmetterla ai (chi di noi, da piccolo, non si è commosso loro alunni. Ciò è dimostrato ampiamente
E
«La
continuità nel tempo del Maestro accomunata dall’amore per la scuola»
13
Maestri di ieri, di oggi, di domani di Maria Luzza
S
e chiediamo alle persone della vecchia e nuova generazione quali siano i ricordi scolastici più cari, ci sentiamo rispondere: “Quelli della scuola primaria!” La risposta è scontata ed esaustiva, poichè la figura del maestro e, di conseguenza, dei migliori episodi di quell’età, sono ancora oggi scolpiti nei cuori di ciascuno di noi. Tutti ricordiamo il nostro maestro (o maestra), autoritario o dolce che fosse ha contribuito a gettare le basi della nostra cultura e del nostro futuro. Molti di noi ricordano una scuola, in particolare la scuola di ieri, specchio di un’Italia che esisteva e che oggi manca. Un’Italia responsabile che credeva in quella figura così importante, così straordinaria, così vera. Una scuola quindi che un tempo premiava la vita di intere famiglie e in special modo di quelle famiglie povere che credevano nel miracolo dell’istruzione come riscatto o come passaporto di una vita migliore. In questo clima sono vissuti i maestri che non ci sono più ma tracce indelebili del nostro vivere quotidiano, esempi di schiettezza di principi sani e indiscutibili, che sembrano essere usciti da una pagina di Corrado Alvaro che così recita: “Insegnava al vecchio a fare la sua firma, al giovane le lettere dell’alfabeto. Poi ripartiva con la sua bisaccia e il libro, attraverso la neve e i fiumi, attraverso i campi del grano maturo o tra gli alberi in fiore. Povero angelo della scienza del bene!” ma anche i maestri di oggi non sono da meno, continuano ad essere figure di riferimento indispensabili, capaci di un autentico accompagnamento educativo che trasmette sicurezza, fiducia e stima agli allievi. Certo, la professione docente ha subito in questo ultimo decennio tanti e tali cambiamenti che hanno messo a dura prova il lavoro del maestro. Chi ha vissuto i cambiamenti sulla propria pelle sa bene quanto essi siano stati radicali e quanti siano stati i sacrifici che i maestri di oggi hanno dovuto affrontare per rapportarsi al nuovo, all’oggi, all’Europa; sacrifici però che hanno prodotto risultati e che hanno ancora una volta caratterizzato la figura del
maestro. Dunque, maestri di ieri, di oggi, di domani, tutti hanno lasciato, lasciano e lasceranno vissuti da non riporre nel cassetto ma da studiare, da affidare alle nuove generazioni che da essi trarranno spunti per i nuovi modelli educativi. Chi scrive ha avuto la fortuna di lavorare anche se per breve tempo nella scuola italiana. Sacrifici spesso immani simili a quelli di Alvariana memoria come ad esempio il raggiungimento di scuole poste in zone di montagna o fuori dal mondo civile, spesso attraversando fiumiciattoli, cavalcando somari, inumidendosi sotto la pioggia battente, infangandosi fino alle ginocchia, camminando su tortuosi sentieri al freddo, al gelo, al caldo. Caro maestro di oggi e del tempo che fu, continua ad insegnare ai tuoi alunni che: - La cultura conquista il mondo; - Che non bisogna essere eroi per affrontare gli ostacoli e le avversità della vita; - Che non bisogna avere paura dei sogni perché questi ci fanno crescere; - Che i nemici ci amano anche se non sanno come dimostrarlo; - Che bisogna rallegrarsi di ciò che si conquista con la fatica; - Che il domani anche se pieno di inganni non ci impedisca quanto c’è di buono in questo mondo. Ecco, il maestro non è soltanto colui che istruisce, ma è colui che “accosta” alla vita e che dà una mano ai suoi alunni per aprire le porte al futuro. Un plauso và allora all’Istituto Comprensivo Monteleone-Pascoli, alla figura del maestro, con la dedicazione di un’ AULA MAGNA. E mentre i festeggiamenti dell’inaugurazione procedono in una cornice di sobria eleganza, ecco che per magia echeggiano voci, ricordi di figli, alunni e colleghi… ed affiorano visi e volti conosciuti… per dire: PRESENTE! In quest’ottica la dedica è d’uopo: - Ai maestri di IERI esempi straordinari stampati in ognuno di noi come graffiti; - Ai maestri di OGGI che nel continuo rinnovamento hanno dato un tocco di modernità alla scuola; - Ai maestri del DOMANI con l’augurio di trovare nei maestri di IERI e di OGGI le “radici” senza le quali non c’è crescita.
14
Fede mariana e mistero salvifico della Croce La devozione alla Vergine unica via per arrivare a Cristo di Filomena Scarpati
G
li uomini passano, il regno dei cieli è eterno. E’ quanto la storia nei secoli ci insegna, con una netta differenza tra umano e soprannaturale. Del grande Ducato di Terranova che si estendeva dalla Jonica alla Tirrenica passando dall’Aspromonte, è rimasta una striscia di terra che assieme ad altri paesi limitrofi oserei chiamare “Terra Santa”. E’ una definizione data ai luoghi in cui si è svolta la vita di Gesù fatto uomo per noi, ma che a mio avviso si addice ad ogni angolo della terra in cui i miracoli sono avvenuti, avvengono e si manifestano anche con una certa frequenza eventi straordinari che si identificano nella dimostrazione della presenza di Dio. Il Signore talvolta ci parla attraverso segni che, se percepiti ed acquisiti nella giusta dimensione, consentono di ottenere il cosiddetto “paradiso terreno”. Con questa espressione intendo indicare quella serenità da cui siamo pervasi quando del nostro essere seguaci di Cristo diamo testimonianza in base La celebrazione della Santa Messa a "Molochiello", luogo dove fu rinvenuto il Crocifisso di Terranova. agli insegnamenti del Vangelo, che non è l’essere semplicemente sterili osservatori dei nella stessa data. Il ringraziamento con una veglia Mariana in occasione del suo precetti della Chiesa e frequentatori. Considera- primo anniversario di ordinazione, nella Cattedrale di Oppido M. dinanzi alla Mata la misericordia e il perdono che il Signore usa donna di Fatima che gli fu regalata dai pellegrini che lo accompagnarono nel luogo con i suoi figli, ogni momento della nostra vita è dell’apparizione, lo scorso 8 Dicembre risale proprio al 13 Maggio scorso. L’articobuono per cambiare rotta e imboccare la retta via lo a cui faccio riferimento fu pubblicato su “Calabria Ora” del 1° Giugno 2011, sul della conversione. Non è un caso che quest’anno mensile “La Piana” di Damiano Tripodi dello stesso Giugno e poi riportato nel libro il mio interesse giornalistico, sia rivolto alla fe- “La vita di un paese nei commenti della stampa” di cui ne sono l’autrice, pubblicasta del SS. Crocifisso di Terranova Sappo Minu- to a Marzo 2012. In quell’occasione feci anche dei riferimenti alla psicanalisi freulio. E’ frutto di un percorso maturato negli ultimi diana per spiegare che non si trattasse di un pensiero riaffiorante dal subconscio, in due anni. Il tutto nasce con un’intervista fatta a quanto quella donna oltre a non sapere di quell’edicola, non conosceva per niente Varapodio ad una donna per il quotidiano “Cala- Varapodio. Lo scorso autunno invece mi è capitato di ascoltare le confidenze di una bria Ora” che, pur testimoniando durante l’inco- cara amica di Tresilico che con frequenza quasi quotidiana ascolta la messa a Vararonazione del 30 Maggio 2011 in una celebra- podio, non mancando quasi mai nelle giornate in cui viene celebrata a Santo Stefazione officiata da Don Mimmo Caruso, Parroco no, dove si venera la Madonna del Carmelo. Lei sognò, invece, la Madonna delle del luogo, avvenuta dinanzi all’edicola della Grazie del Santuario di Tresilico che le diceva che tutto ha origine dal Carmelo, Madonna di Fatima, volle che il suo nome non attraverso il quale avvengono tanti miracoli. Segni recenti sappiamo essere avvenufosse pubblicato dalla stampa per una questione ti a Varapodio proprio durante i festeggiamenti di quella splendida “Madre Celedi privacy. Testimoniò, in quel posto da ritenere ste”. Suor Lucia una dei pastorelli a cui apparve la Madonna di Fatima, divenne Sacro, di aver sognato proprio la Madonna di suora Carmelitana. A Ottobre 2008 fu fondato a Varapodio il Terz’Ordine CarmeliFatima che le diceva di farle visita a Varapodio, tano, fermamente voluto dal Parroco Don Caruso. Don Antonino Di Masi nel 1994 che l’avrebbe aspettata prima dello svincolo per aveva effettuato, invece, un gemellaggio con il Carmelo di Palmi, in occasione del il Crocifisso. A pochi passi dall’edicola si svin- centenario dei miracoli avvenuti nel 1894 sia a Varapodio che a Palmi, quando nei cola, infatti, per Terranova Sappo Minulio. due luoghi la Vergine del Carmelo fermò un terribile terremoto che segnò distruzioQuella donna proveniente da Gioia Tauro, di cui ne e morte ovunque, tranne nei due paesi dove i miracoli erano avvenuti e a Tauriasolo in pochi conosciamo l’identità, non era mai nova dove lo stesso miracolo fu ad opera della Madonna della Montagna. Quindi se stata a Varapodio e di lei posso solo dire che è partiamo da Oppido M. dove ormai sappiamo che dal prossimo Agosto ci saranno nata il 13 Maggio, giorno dell’apparizione a Fa- due Santuari con la cattedrale che diverrà Santuario dell’Annunciata oltre al Santima della Madonna ai pastorelli e che ogni anno tuario della Madonna delle Grazie di Tresilico, passando attraverso la chiesa del si reca a Fatima in pellegrinaggio, per il legame Carmelo di Varapodio, da cui, stando al sogno, tutto parte da quel monte Santo, sorto con la Vergine per essere nata in quel signi- arriviamo alla Madonnina di Fatima che richiama la donna di Gioia Tauro a cui ficativo giorno. Non sembrerebbe neanche un indica la strada per raggiungere il Crocifisso di Terranova S.M. Non è difficile cacaso che Mons. Francesco Milito sia stata ordi- pire che il messaggio che ci perviene da tutti questi fatti legati tra loro è che la nato Vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, Vergine Santissima venerata nei vari paesi sotto le diverse forme è la via, cioè l’e-
15
sempio da seguire per arrivare a Cristo inchiodato a quella Croce che non riuscirono a bruciare i saraceni e neanche i terremoti distrussero perché è stata sempre rinvenuta intatta, nel luogo in cui il 1° Maggio di ogni anno i Padri Missionari dell’Evangelizzazione tra cui ricordiamo Padre Rocco Spagnolo, Padre Pasquale Carnovale e Padre Michele Tarantino, assieme ad altri sacerdoti solitamente ospiti per l’occasione, si riuniscono per una concelebrazione Eucaristica a cui dovrebbe partecipare ogni fedele per la profonda atmosfera di spiritualità che proprio in quel “Santo Posto” si crea, per rinfrancarsi dall’umana fatica e dalle tribolazioni quotidiane. Luogo che concilia la preghiera e dona quell’estasi necessaria per il vero abbandono al dialogo con Dio. A soli cento metri dal Santuario del Crocefisso posto sull’altare maggiore, dinanzi al Quale alle ore 11,00 del 2 Maggio scorso è avvenuta una concelebrazione solenne presieduta per la prima volta da Sua Eccellenza Mons. Milito, accompagnato dal Vicario Foraneo Don Mimmo Caruso. Nella serata dello stesso giorno si è proceduto come tutti gli anni all’incanto delle 4 aste che reggono il Crocifisso durante la processione del 3 Maggio, giornata della ricorrenza. Dall’apertura del novenario accorrono in Terranova S.M. migliaia di pellegrini provenienti da tutta la Piana. L’interesse del nostro giornale non è pubblicizzare la festa in se stessa che è più legata alla devozione e tradizione che nei secoli si sono sviluppate, quanto intensificare la fede, quella vera fatta di profonda preghiera, contemplazione e soprattutto testimonianza di vita cristiana. Il 23 Maggio scorso per rievocare lo storico miracolo del 1533 operato a Palmi dal SS. Crocifisso, che sudò sangue nell’incontrarsi con la Vergine del Soccorso, don Emanuele Leuzzi ha accompagnato a Terranova S.M. assieme al Sindaco Barone e tanti palmesi la statua risalente a due secoli circa dopo il miracolo. All’arrivo in paese la Vergine è stata portata in processione e i festeggiamenti sono terminati con una
Incontro Peregrinatio della Madonna del Soccorso di Palmi al Crocifisso Nero di Terranova.
messa all’esterno del Santuario. Altro importante appuntamento è programmato per il prossimo 1° Agosto per commemorare l’altro miracolo avvenuto appena dopo quello del 20 Luglio 1533, quando gli abitanti di Palmi pensarono di trattenere il Crocifisso e i terranovesi dovettero rientrare in paese senza il loro “Vecchio” così chiamato amorevolmente. Durante il cammino per rientrare alle loro abitazioni, pensarono di ritornare a Palmi l’indomani armati fino ai denti
«il Cristo nero di Terranova, luce di fede per le genti della Piana»
Siti
Partners
per riprendersi quanto gli appartenesse, ma per evitare uno sterminio, il Crocifisso si fece ritrovare dal sagrestano nella sua consueta nicchia della chiesa della “Giudecca” allora così chiamata. Stravolto dall’accaduto, l’uomo avvisò subito tutti coloro che erano pronti a partire per la sanguinosa spedizione. Nei secoli si susseguirono numerosi miracoli, ma altro di cui resta memoria indelebile risale al 1593 quando nell’ultimo giorno di preghiera del novenario organizzato per la scarsità d’acqua di quell’anno, mentre fuori cadeva tanta acqua da una nuvola apparsa improvvisamente nel cielo, i presenti in chiesa videro uscire dalle piaghe del Crocifisso latte e sangue. Oggi il Santuario è famoso per i numerosi pellegrini che ogni anno accorrono da tutti i paesi della Piana e per l’enorme quantità di grazie che il Crocifisso dispensa a tutti coloro che lo pregano con fede.
«
ogni momento della nostra vita è buono per cambiare rotta e imboccare la retta via della conversione
»
Canale Digitale 636
16
di Michele Ferraro
E
’ iniziata ufficialmente il 12 maggio 2013 e si protrarrà fino al 1° novembre p.v, la campagna informativa UnoDiNoi (ONE OF US) e la libera iniziativa dei cittadini di 27 Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, che chiedono alle Istituzioni comunitarie, attraverso la raccolta di un milione di firme, l’esplicita protezione giuridica di ogni essere umano fin dal suo concepimento. L’invito rivolto a tutti è di aderire all’iniziativa firmando la petizione per chiedere alla Commissione Europa di promuovere la tutela del concepito e la ricerca scientifica a favore della vita, della salute pubblica e dello sviluppo, favorendo la tutela degli embrioni umani “perché l’embrione umano è già uno di noi.” Tutta l’iniziativa ruota attorno alla risposta che si vuole dare alla domanda: il concepito è un essere umano a pieno titolo? Valgono anche per lui i principi di eguaglianza e di solidarietà? Riconoscere nel concepito “uno di noi”, cioè un soggetto, non un oggetto; un fine, non un mezzo; una persona, non una cosa; è la risposta indispensabile per costruire una cultura della vita razionale, cioè tale da essere persuasiva per tutti, indipendentemente dalla loro fede religiosa. E’ una questione di diritti: in primis di diritto alla vita del nascituro; di tutela, quindi, della dignità di ogni persona umana fin dal concepimento. Ma vuol dire anche, semplicemente, fare memoria… di “chi” eravamo, ognuno di noi! Tale prospettiva porta ad uno sguardo nuovo verso la vita e la vita nascente, in particolare. Se riconosciamo e vediamo nel grembo materno un essere umano e non un grumo di cellule indistinte, una vita in progressione e non un fermento, allora anche la difficoltà di una madre e di un padre nel portare avanti una gravidanza verrà vista, non come un indifferente fatto privato, ma come una necessità ed una urgenza ad intervenire, di tutta la collettività, per sostenere una vita che sta per nascere e la coppia, o anche solo la donna, che la porterà alla luce. Tutti quindi siamo chiamati, Stato compreso, a salvaguardare e a dare cittadinanza nel mondo ad un essere umano in divenire. Non è, quindi, solo una battaglia di civiltà giuridica ma anche una battaglia culturale ed educativa; è il maturare di un nuovo approccio alla vita, fino ad oggi legislativamente negato! Partecipare è semplice: on line, collegandosi al sito del Comitato italiano www.firmaunodinoi.it (o sul sito della Commissione europea www.oneofus.eu), seguendo il percorso: Aderisci > Dichiarazione di sostegno > Selezionare il
Foto panoramica della Costa Viola (servizio fotografico di Salvatore Greco).
Paese >Italia, e a questo punto inserire i propri dati personali. Oppure, recandosi presso uno dei tanti punti di raccolta firme che verranno allestiti, in questi mesi, sui sagrati delle Chiese e nelle piazze delle nostre città dalla locale associazione “Scienza&Vita”, in collaborazione con le parrocchie e le varie realtà associative ecclesiali e laiche che stanno aderendo, numerose, all’iniziativa. QUESTO È IL QUESITO DELL’INIZIATIVA SU CUI È RICHIESTA L’ADESIONE DEI CITTADINI EUROPEI: TITOLO: Uno di noi OGGETTO: Protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento nelle aree di competenza UE nelle quali tale protezione risulti rilevante. DESCRIZIONE DEGLI OBIETTIVI: L’embrione umano merita il rispetto della sua dignità e integrità. Ciò è affermato nella sentenza CEG nel caso Brüstle, che definisce l’embrione umano come l’inizio dello sviluppo dell’essere umano. Per garantire la coerenza nei settori di sua competenza dove la vita dell’embrione umano è in gioco, l’UE deve introdurre un divieto e porre fine al finanziamento di attività presupponenti la distruzione di embrioni umani in particolare in tema di ricerca, aiuto allo sviluppo e sanità pubblica.
17
Decimo anniversario del museo diocesano di Oppido M.-Palmi
L’Uomo, un essere culturale…
Intervista a Don Alfonso Franco, Vicario Diocesano per la Cultura
di Filomena Scarpati
R
iferendosi alle nostre radici, ha parlato delle positività del territorio calabrese che si contrappongono al luogo comune mai smentito dai media che la ‘ndrangheta sia l’unica realtà che esiste in Calabria… “Come sta succedendo per Rosarno, che si cita su tutti i mezzi di comunicazione sociale esclusivamente per la rivolta degli emigrati, o contro gli emigrati, o ancora per la presenza di qualche elemento di spicco della mafia, così avviene per tutta la Calabria, della quale quotidianamente si evidenziano soltanto le negatività, quali elementi qualificanti dell’intero territorio. I mezzi di comunicazione sociale, costretti dall’esigenza di vendere il prodotto, sembrano spesso una fucina di cronaca nera. A mio modesto parere, non è questo il principale compito del giornalista. Anche questo, ma non solo questo. I campi della cultura e della comunicazione devono intrecciare stretti rapporti tra loro, altrimenti, presto o tardi, si finisce per asservire i beni culturali alla regola autonoma del calcolo economico, tenuto conto che il progresso nel campo delle comunicazioni costituisce una vera rivoluzione negli interscambi umani, con conseguenze culturali, economiche, etiche e spirituali di vasta portata, che vengono scrutate attentamente nella Chiesa, specialmente dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Bisogna imparare a recepire ogni informazione in modo critico, per poter contribuire all’elevazione umana, morale, sociale e cristiana del nostro popolo”. Da quali presupposti crede che si debba partire per intervenire positivamente sull’educazione dei giovani, soprattutto su quelli provenienti da famiglie a rischio? “Per poter dare una valida risposta a questa domanda, è necessario fare qualche succinta considerazione antropologica. L’uomo è l’unico animale che deve imparare tutto: a nutrirsi, a camminare, a parlare, a scrivere. L’uomo, più ancora che un essere naturale, è un essere culturale, tanto che, come disse Giovanni Paolo II, il valore di un uomo si commisura dal grado della sua cultura. Essendo, poi, un animale abitudinario, impara con una certa facilità tutto ciò che serve alla sua sopravvivenza. Inoltre, come insegna il filosofo tedesco Martin Heidegger, l’uomo non è tanto quello che è, ma quello che si fa. L’uomo è progetto, che deve realizzarsi nel corso della sua esistenza. Da ciò si può facilmente desumere l’importanza dell’educazione e di un serio itinerario pedagogico, a partire dalla fanciullezza fino, almeno, alle soglie della maturità. Ed ecco la necessaria e indispensabile sinergia soprattutto tra le tre grandi agenzie educative: famiglia, scuola e chiesa. Pensa che la Calabria possiede le potenzialità per raggiungere l’anelato progresso sociale, civile ed economico necessario per consentire ai giovani di non lasciare la loro terra? “Diceva Napoleone Bonaparte che la parola ‘impossibile’ si trova nel vocabolario degli imbecilli. Più sinteticamente, e senza ricorso a epiteti offensivi, un adagio latino suona così: “Volenti nihil difficile” (= Per chi vuole niente è difficile). Certo che, per le difficili condizioni economiche e per la cronica mancanza di lavoro, si verifica ormai da tempo immemorabile una deleteria diaspora della gioventù calabrese. I migliori cervelli emigrano, trovando fortuna e fama lontano dai confini della Calabria. Ovviamente, non basta l’intelligenza, la buona volontà, l’impegno dei cittadini. Essi devono fare la loro parte. Si richiede l’intervento di politici e amministratori, che concepiscano la politica come servizio, che, evitando ogni forma di arrivismo, trasformismo,
Il Rev.mo Don Alfonso Franco, Vicario diocesano per la cultura.
egoismo, egocentrismo, solipsismo, individualismo, siano preoccupati esclusivamente del bene comune. Pensa che incentivare l’apertura al pubblico di musei diocesani e chiese che fanno parte del patrimonio artistico-culturale, contribuirà anche allo sviluppo dell’economia calabrese attirando turismo culturale? “Escludo categoricamente che primo obiettivo dell’apertura di un museo, come il museo della nostra Diocesi di Oppido
«L’Uomo non è tanto quello
che è ma quello che si fa»
Mamertina-Palmi, possa essere l’aspetto economico. La cultura, come la creazione e la contemplazione di un’opera d’arte, raramente pagano in termini economici, ma appagano la sete di verità e di bellezza che caratterizza l’animo umano. Il museo, legando il passato al presente e proiettandoli verso il futuro, rappresenta la memoria storica, artistica, culturale e spirituale del popolo e, mentre gratifica estaticamente il visitatore con la contemplazione estetica di una creazione del genio umano, gli fa conoscere finanche come eravamo decenni, secoli e millenni fa. Anticamente le opere pittoriche e scultoriche che da sempre hanno abbellito le nostre chiese, erano giustamente considerate la Bibbia dei poveri. Se mettessimo in mostra i tesori artistici delle nostre chiese, ci sarebbe una continua processione da tutte le parti del mondo. Allora, sì! potrebbe verificarsi anche una ricaduta economica a beneficio della nostra terra e della nostra gente”.
18
di Filomena Scarpati
“Una veglia mariana di ringraziamento”
per l’anniversario di ordinazione a Vescovo di Mons. Milito
Un momento della veglia di ringraziamento.
loro e trovano ristoro solo con un totale affidamento a Dio, lo Stesso Dio che ha voluto darci come vescovo Mons. Francesco Milito, intento a risanare le piaghe di un passato recente della Chiesa Pianigiana e, tutto ciò, senza perdere mai di vista gli ambiti sociali in cui si muove. Colui che sin dal Suo arrivo si è rimboccato le maniche affrontando anche tematiche scottanti della Piana, senza un attimo di sosta e a meno di un anno del suo ingresso in Diocesi avvenuto lo scorso 30 Giugno, siamo consapevoli che è la vera speranza del nostro territorio. Tornando agli annunci fatti nella Cattedrale di Oppido M. nel giorno della ricorrenza della Madonna di Fatima, legata tra l’altro alla sua Ordinazione a Vescovo, che fa anche pensare ad un segno dal cielo,dire che ha ridato con essi fiducia, speranza e gioia, è dir poco. Bisognava essere presenti quella sera per capire con quale orgoglio le iniziative del Vescovo sono state accolte, gettando le basi per ricostruire soprattutto in Oppido una Chiesa fondata sulla roccia, che non abbandona nei momenti di tristezza e sgomento, ma dà conforto e cammina in preghiera assieme al suo popolo. E’ proprio per questa sua capacità di essere uomo tra gli uomini che Mons. Milito è considerato “Un vero dono dello Spirito Santo” e quindi la risposta di accoglienza da parte del popolo in un clima del tutto propizio non può essere che positiva. L’elevazione della stessa Cattedrale a Santuario dell’Annunciata di cui sono già stati programmati i festeggiamenti per il prossimo 15 Agosto, giornata in cui sarà data lettura della Bolla Ufficiale, in occasione dell’ Assunzione di Maria Vergine in cielo e il gemellaggio con la Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, programmato per l’11 Novembre prossimo, sono i punti cardini di ripartenza in Oppido M. per una Chiesa rinnovata, dove conta il messaggio di Cristo più che la burocrazia, mal vista anche da Papa Francesco. Le notizie inaspettate sono state acclamate da un applauso scrosciante, accompagnato da una coreografica alzata in piedi simultanea di tutti i fedeli che ha chiuso la manifestazione religiosa.
U
n momento di profonda spiritualità è stato organizzato nella serata dello scorso 13 Maggio in occasione del primo anniversario di ordinazione a Vescovo di Sua Eccellenza Mons. Francesco Milito della Diocesi Oppido – Palmi. Alla presenza di autorità religiose, civili e militari della Piana, con una veglia di preghiere si è ringraziata la Beata Vergine di Fatima, considerata la ricorrenza, per aver dato alla Diocesi un uomo fatto di cielo, che ha commosso l’intero popolo di Dio, presente in folto numero alla commovente manifestazione religiosa. Dopo il canto d’ingresso dei cori diretti dal Maestro Seminarista Domenico Lando e dal Maestro Domenica Verduci, Mons. Giuseppe Acquaro, Vicario Generale della Diocesi, ha porto a nome dell’intero presbiterio diocesano l’augurio più sincero di ogni prosperità del suo mandato pastorale. A seguire ha preso la parola il Vicario Foraneo di Oppido M. – Taurianova Don Mimmo Caruso che si è fatto portavoce del messaggio inviato dal Vescovo di Rossano Cariati Mons. Santo Marcianò. Il momento più intenso della serata è stato il ringraziamento di Mons. Milito fatto in ginocchio dinanzi alla stupenda statua della Madonna di Fatima posta ai piedi dell’Altare da quattro uomini che l’hanno portata a spalle. Proprio dinanzi a quell’Immagine a cui nulla si può nascondere, il Vescovo ha menzionato la sofferenza immeritata di uomini di profonda fede. Sofferenza che probabilmente ha condiviso, dopo aver preso conoscenza di quali fossero realmente le situazioni ereditate, che non lascia trapelare, ma che da buoni osservatori non si può fare a meno di intuire. Illuminato dallo Spirito Santo, come uomo di Dio, con volontà ferrea sta rimuovendo ogni circostanza che ha impedito il dialogo per oltre un decennio con il popolo di Oppido, che improvvisamente fu depredato di secoli di storia sacra, costituente il patrimonio identitario del luogo. I momenti, infatti, che hanno suscitato maggiori emozioni nei fedeli, manifestate con lacrime, applausi scroscianti ed esplosioni di gioia, sono stati i doni annunciati da Mons. Milito proprio per gli oppidesi. Doni in grado, per la loro portata, di cancellare con un solo colpo di spugna, oltre un decennio di profonda sofferenza. Sofferenza motivata di un popolo che affonda le sue radici nella storia sacra, che ha avuto inizio in Oppido intorno all’anno 1000. Il primo documento infatti ritrovato, è l’atto notarile di un lascito di una famiglia fatto al Vescovo di Oppido Mons. Nicola nell’anno 1045. La vera alleanza tra il popolo di Oppido e il Capo della Chiesa Diocesana è stata suggellata nei locali dell’antica Sacrestia dopo la cerimonia religiosa, con un forte abbraccio di Sua Eccellenza Mons. Milito a Mons. Francesco Zappia, che ha racchiuso in un suo libro proprio quella sofferenza di uomini di fede, destinata a divenire anch’essa storia. Mortificazioni, oserei dire, subite in un momento di maggiore bisogno di vicinanza della Chiesa. Chi non ricorda i fatti di cronaca nera che si sono susseguiti in Oppido dal ’97 in poi. Calvari che si sommano tra
In ricordo di questa importante ricorrenza del 13 Maggio, nel prossimo numero di Giugno sarà pubblicata una preghiera di Sua Eccellenza Mons. Francesco Milito. Un momento della veglia di ringraziamento.
19
Evento significativo per la cultura Mamertina
di Francesco Di Masi
N
on poteva mancare, in questa ricorrenza religioso-culturale, ad Oppido Mamertina, per il decennale del Museo Diocesano di arte sacra, una moltitudine di partecipanti, del mondo religioso, politico, culturale, artistico e della comunità diocesana in toto. Evento dal sapore artistico, culturale ed educativo per tutte le comunità e per il territorio della piana. Motivo ricorrente e conduttore di quest’incontro i “Dieci anni…è festa al Museo!”. Evento-convegno culminato con l’inaugurazione e benedizione da parte del nostro Vescovo Mons. Francesco Milito di una nuova sala, dove sono state collocate due statue lignee provenienti da Sinopoli e pregevolmente restaurate, dopo attente ricerche artistiche, da Anna Arcudi. Opere seicentesche d’inestimabile valore artistico raffiguranti San Filippo d’Agira e San Gaetano da Thiene, il cui restauro è avvenuto come “importante momento conoscitivo”come la stessa restauratrice ha affermato durante la sua relazione. Il via ai lavori é stato dato dal Vicario Episcopale alla Cultura, nonché Preside del Liceo Classico “San Paolo” di Oppido Mam. Don Alfonso Franco che ha commentato in questi termini: «il Museo è il presente del passato, la memoria artistica, culturale, storica e spirituale di un popolo». Mentre il Sindaco di Oppido Mamertina, Bruno Barillaro, oltre agli apprezzamenti per il Museo ha espresso l’intenzione di: «realizzare all’interno del Palazzo Grillo un polo museale che accolga sia il Museo Diocesano, che il Museo Civico e di Arte Contadina», che potrebbero diventare per la città di Oppido Mamertina polo di attrazione e di sviluppo Turistico-culturale. L’intervento del Sindaco di Sinopoli Luigi Chiappalone esprime un augurio ed un invito per le nuove generazioni «a riscoprire per mezzo di queste manifestazioni le loro origini attraverso il passato». Domenico Giannetta Assessore provinciale alle Attività produttive, esprime un concetto molto profondo che «l’arte sia qualcosa di speciale, che illumina le menti e che la Chiesa ricopre un ruolo molto importante dal punto di vista socio-culturale e artistico nel contesto della società locale della nostra provincia». La Diri-
Il decennale della costituzione del Museo Diocesano di arte sacra
Il tavolo dei relatori: l'Ing. Paolo Martino, La restauratrice Anna Arcudi, Mons.Francesco Milito e Don Alfonso Franco.
gente Scolastica dell’Istituto Superiore di Oppido Mam., Francesca Maria Morabito, ha voluto far risaltare «le ingenti potenzialità insite nel nostro territorio e la sua ferma convinzione che gli studenti debbano essere i promotori, i fruitori e i continuatori di questa potenziale cultura». La Presidente dell’Associazione “Mesogaia”, Antonietta Bonarrigo, come ex Direttrice Didattica, evidenzia che: «bisogna stimolare i giovani alla conoscenza e all’importanza di queste cose, facendogli prendere coscienza dei beni e delle bellezze artistiche delle Chiese». Giacomo Oliva, responsabile dei Musei Ecclesiastici della Regione Calabria così si esprime: «che il museo sia Catechesi e mezzo di comunicazione di Fede». Si pensa che il Museo sia una realtà che racchiuda cose vecchie tarlate e stantie mentre per Don Letterio Festa, Direttore dell’Archivio Diocesano, è una “realtà viva, dinamica e ricca di prospettive per il futuro”. Intervenendo, il Direttore del Museo Paolo Martino, ingegnere di professione, evidenzia com’è composta la struttura del Museo e fa notare che: «è una delle 11 realtà presenti in Calabria sempre in colloquio con il mondo, concepita con metodologie moderne per la fruibilità delle bellezze esposte». Mons. Francesco Milito scopre la statua del "San Filippo d'Agìra". Tra i tanti reperti, pervenuti da tutte le parti della Diocesi ed esposti nel Museo, fanno bella mostra resti di due antiche porte di un armadio intagliato a mano da Fra Daniele nel 1669 facente parte dell’arredamento del Santuario di Melicuccà dedicato a Sant’Antonio di Padova, costruito nel 1602 e donate al Museo da Don Paolo Martino. Infine, “dulcis in fundo”, l’intervento del nostro Vescovo S.E. Mons. Francesco Milito, Pastore instancabile, già da un anno nella Diocesi Oppido-Palmi, che saggiamente dice: «il Museo non è un deposito di roba vecchia per la memoria, ma è un grembo per il futuro e l’arte è il punto di innesto tra Chiesa e territorio». I festeggiamenti si concludono, in tarda mattinata, con un conviviale brindisi di augurio insieme a tutti i partecipanti.
20
Pasqua Ortodossa per la comunità Ucraina di Gioia Tauro di Lyubov Borshch
S
abato 4 maggio, presso la chiesa cattolica di SantʼAntonio Abate a Gioia Tauro, la comunità ucraina locale ha festeggiato la Pasqua secondo il calendario ortodosso. La celebrazione è stata una soluzione di compromesso poiché è stata celebrata da un prete appartenente alla Chiesa Ucraina detta “Greco Cattolica”, di usi e costumi bizantini, ma facente capo al Papa di Roma, ma nel giorno in cui festeggiano la Pasqua gli Ortodossi che fanno capo alla Tradizione Cristiana di Costantinopoli e Mosca. Ciò è dovuto al fatto che, da una parte, la comunità Ucraina è composta da fedeli appartenenti ad entrambe le chiese; dall’altra al fatto che, al contrario degli Ortodossi che non hanno punti di riferimento sul territorio, i Greco Cattolici trovano appoggio nella locale chiesa cattolica di rito latino. Il luogo è particolarmente significativo poiché si tratta della più antica chiesa conosciuta di Gioia Tauro presso il centro storico conosciuto come “Piano delle Fosse”, che resta chiusa per la maggior parte dell'anno. Infatti, paradossalmente, l’evento riguardante una comunità immigrata con tradizioni religiose non comuni a quelle italiane, ha rianimato il quartiere, restituito una funzione alla chiesa in disuso, e rievocato usi liturgici che, nella loro differenza, hanno antiche radici comuni con la più antica tradizione religiosa calabrese. L’evento, oltre all’aspetto prettamente religioso, rappresenta un momento sociale importante, infatti, gli Ucraini, così come Russi, Bielorussi, Rumeni ed altre minoranze provenienti dall’Est Europa, non hanno né occasioni, né luoghi di aggregazione. Privazione questa che, purtroppo, fa perdere loro l’identità nazionale ma senza garantire una piena, autentica e dignitosa integrazione nella società gioiese. La Calabria, da sempre ha accolto genti da tutto il mediterraneo che hanno
Nelle foto: momenti della celebrazione e rituali della Pasqua ortodossa.
sempre convissuto in pace tra loro e loro con gli autoctoni. Nell’era della globalizzazione, perdere una tale ricchezza di diversità culturale sarebbe un danno irreparabile, oltre che sarebbe irresponsabile perdere occasioni di multiculturalismo che arricchirebbero anche gli stessi italiani e gioiesi.
В
Суботу 4 травня, в Костелі Антоніо Абате в ДжояТауро, українська громада відзначала Великдень за православним календарем. Св’ято вийшло на компроміс,так як було відправлене св’ященником від української грекокатолицької церкви,з візантійськими традиціями і звичаями ,на чолі з Папою Римським але в день коли православні св’яткують Великдень відносяться до християнської традиції Константинополя і Москви. Це пов'язано з тим, що, з одного боку, спільнота України складається з вірних які належать до обох церков; з іншого боку з тим, що, на відміну від православних, які не мають чітких орієнтирів на території, Греко-католики знайшли підтримку на рівні місцевої католицької церкви
латинського обряду. Місце має особливе значення, так як це стара відома церква в Джоя-Тауро в історичному центрі відоме як “Piano delle Fosse” і яке залишається закритим протягом усього року. Насправді, як не парадоксально, ця подія щодо іммігрантів з релігійними традиціями не відомі італійським,оживила район що находиться поблизу ,відновила функцію церкви та літургійні звичаї за їх відмінності мають давнє і спільне коріння з найстарішою культурою Калабрії. Подія,за рамками чистого регілійного аспекту, являє собою ще й серйозний соціальний момент,українці так як і росіяни,білоруси,румуни та інші громадяни зі Східної Європи, не мають ні нагоди, ні місця збору. Це втрата, із за якої емігранти втрачають свою національну ідентичність, але без повної,достовірної та гідної гарантії що до інтеграції в суспільство Джої Тауро.Калабрія з давних часів вітала людей з усього Середземномор'я, які завжди жили в мирі один з одним а токож з місцевими жителями в їх епоху глобалізації, втрачати таке багатство культурного розмаїття нанесло б непоправної шкоди а також це було б безвідповідально втратити такі події мультикультуралізму, які збагачують навіть самих італійців та жителів Джої Тауро.
21
Due pomeriggi culturali Taurensi organizzati dall’associazione “Kaìros” di Filomena Scarpati
L
a prima impressione che si percepisce nell’avvicinarsi all’associazione “Kαιρός”, è che i suoi componenti credono fermamente nelle tematiche oggetto di discussione e questa volta trattasi di un argomento, commenta Sua Eccellenza Mons. Francesco Milito, ospite d’onore, attinente alla sfera del rispetto della dignità umana. I lavori del convegno tenutosi nei pomeriggi di sabato 27 e domenica 28 Aprile presso la sala “Fallara” di Gioia Tauro, dal titolo “Salute: Diritto del Cittadino”, sono stati introdotti dalla prof.ssa Milena Marvasi Panunzio, Presidente dell’associazione. Numerosi sono stati gli interventi che si sono succeduti a quello del Vescovo Mons. Milito che ha spiegato attraverso la Parabola del “Buon Samaritano” quanto sia antico il concetto di bisogno di assistenza nella malattia e l’etica dei diritti di natura religiosa che si concretizza nel diritto alla vita e al benessere come dovere verso noi stessi a mantenerci sani. Il Vice Presidente dell’ordine dei medici della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Zampogna ha relazionato sull’importanza della comunicazione e del rapporto tra paziente e personale sanitario durante il corso delle malattie. “E’ necessario che i medici si calino nella realtà dell’ammalato affinché le cure diventino più efficaci, facendo in modo che chi soffre si senta al centro dell’attenzione del personale medico” – ha commentato. Mentre Rosario Gioffrè, chirurgo vascolare, ha parlato degli aspetti giuridici del diritto alla salute sanciti principalmente dall’art. 32 della Costituzione e degli aspetti economici dai quali purtroppo non si prescinde più, dovendo far quadrare i bilanci delle regioni, in rosso per inutili sprechi che potevano essere tranquillamente evitati. Domenico Panuccio, dirigente medico psichiatra del C.S.M. di Palmi, ha trattato nella sua relazione, della riabilitazione psichiatrica partendo dall’istituzione dei manicomi con la
Il tavolo dei relatori: Dott Gioffrè, Dott. Panuccio, Mons. Milito, Prof.ssa Marvasi.
legge Giolitti, fino alla riforma con la legge 180 del ‘78 che prevede la chiusura di queste case psichiatriche, che più che curare l’ammalato lo trasformavano in un oggetto, con interventi mortificanti della dignità umana. Oggi la cura, non mira solo all’applicazione terapeutica attraverso l’assunzione di farmaci, ma soprattutto a rieducare l’individuo facendo leva sulle parti sane, per reintegrarlo a livello sociale e lavorativo, servendosi di equipe che prevedono, oltre alla figura dello psichiatra e dello psicologo, la presenza di assistenti sociali e di educatori. Il tema delle vaccinazioni rapportate ai tempi, è stato invece trattato da Pietro Schirripa, direttore sanitario, che ha sottolineano l’evoluzione del settore passando, dall’obbligo della vaccinazione per alcune malattie che ha salvato milioni di bambini, alla diffusione della mentalità della scelta dei genitori di vaccinare i propri figli per salvaguardarne l’integrità fisica. Oltre alle vaccinazioni di routine è bene nelle donne effettuare in giovane età quella contro il papilloma virus che è il maggiore responsabile dei tumori del collo dell’utero e contro la rosolia, la toxoplasmosi, etc. Il compito arduo della diffusione della prevenzione spetta maggiormente al medico di famiglia, che indirizza e che in ogni caso è colui che ha la conoscenza più diretta dei pazienti e dei componenti delle famiglie che a loro si affidano. I relatori che hanno preso parte domenica 28 Aprile, al secondo pomeriggio culturale Taurense, così definito dalla Presidente Milena Marvasi, oltre al sindaco Renato Bellofiore, sono i medici Leopoldo Muratori, Paola Serranò, Concetta Sciotto, Fausta Rigoli e il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Reggio Calabria Pasquale Veneziano.
22
di Francesco Di Masi
A
RIMINI incorona
“Cetta Furfaro” vincitrice del “glamour italian cakes”
far risaltare le positività della Piana è stata Cetta Furfaro, degna rappresentante, vincendo a Rimini il “Glamour Italian Cakes”, concorso internazionale indetto dalla “SIGEP” per la pasticceria, con tema “Bimbi in Festa”. Certamente non è una novità per Reggio Calabria e per la Piana in particolare, che vanta una tradizione, oseremmo dire secolare, nell’arte della pasticceria. E Laureana di Borrello, dove vive e lavora Cetta Furfaro ne è l’esempio. Già si era qualificata in buona posizione durante l’edizione dell’anno precedente, mentre nella seconda edizione, in mezzo a tanti pasticcieri professionisti e non, agguerriti e qualificati, è riuscita a far prevalere sul piano artistico, estetico e del gusto la sua professionalità. Cetta, nasce prima come sposa e viene introdotta nel fantastico mondo della pasticceria dal marito, valente pasticciere di “Dolce Tiffany” di cui è proprietario e che conduce assieme alla moglie da circa vent’anni. L’esperienza acquisita con anni di lavoro iniziato con umile passione e dedizione le hanno fatto apprendere tutti i segreti dell’arte pasticciera, dalla preparazione delle basi, fino alle più raffinate arti del modellismo e delle decorazione di cui è appassionata autodidatta. Il cuore, il calore e la fantasia meridionale in tutte le sue sfaccettature con un pizzico di timore, di agitazione per la competizione, insite nella sua indole emotiva sono state messe in quelle quattro ore di lavoro necessarie per esprimere al meglio le sue capacità professionali e artistiche. Il suo orgoglio è stato quello di aver partecipato e di aver avuto apprezzamenti e riconoscimenti da parte di tanti e più qualificati colleghi. La sua fantasia inerente al tema “Bimbi in Festa”, si è estrinsecata immaginando un “albero della vita” che richiama tutti i bimbi del mondo in festa che suonano e ballano insieme senza preclusioni di razza, di sesso e di religione, “con in testa un mappamondo”, inserendo alla base i sette nani per favorire al meglio e stimolare la gioia dei bambini. La buona pasticceria dice: “si fà adoperando prodotti sani e di prima qualità uniti all’amore, alla passione e alla fantasia”. Con tutti questi ingredienti ne è derivato un prodotto vincente e coreograficamente spettacolare. Con molta semplicità si sono
mescolati in questa dolce torta, su piani diversi “pan di spagna al cioccolato, uno strato di crema chantilly fondente e uno strato di crema chantilly al latte, il tutto bagnato con una bagna alla vaniglia molto leggera e per chiusura di coronamento del cioccolato plastico fondente. Traguardo raggiunto quindi con un prodotto di gusto apprezzabile ed esteticamente bello. Momento culminante della competizione è stata la premiazione, con un forno della Rinaldi Superforni da mettere in opera ed in bella mostra nel suo laboratorio, tra i complimenti degli organizzatori e dei giudici degustatori. L’augurio nostro e di tutta la Piana va al suo entusiasmo, alla sua grinta e alla sua professionalità.
A destra: la torta vincitrice del premio.
In basso:Cetta Furfaro alle prese con la decorazione della torta.
23
24
di Antonella Ferraro
L
o scorso 23 Aprile, ha avuto luogo a San Giorgio Morgeto, la prima edizione della manifestazione culturale “San Giorgio. Una rosa, un libro”, organizzata in occasione della Giornata Mondiale del Libro e del diritto d’autore istituita e patrocinata dall’UNESCO e intesa ad invitare a scoprire e condividere il piacere della lettura e a promuovere la diffusione della cultura, valorizzando il contributo che gli autori danno al progresso sociale e culturale dell’umanità. La manifestazione è stata un successo, nonostante il mal tempo, che ha determinato alcune variazioni di programma, infatti, l’esposizione e i convegni si sono svolti tutti all’interno dell’Istituto Comprensivo del Comune. Molti sono stati gli autori calabresi e le case editrici regionali a prendere parte all’evento, molti sono stati coloro che sono rimasti contenti della fiera e hanno ringraziato il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di San Giorgio per aver organizzato una manifestazione così interessante e preziosa, tra l’altro, anche unica nella provincia di Reggio. L’esposizione delle opere è iniziata alle ore 10.00 del mattino e si è conclusa alle ore 18.30, alle persone che si sono fermate ad acquistare un libro gli autori hanno donato una rosa, simbolo della giornata. Il convegno che si è svolto in mattinata ha visto protagonisti numerosi personaggi importanti che si sono soffermati a discutere su quanto sia, in questo momento, gratificante e soprattutto istruttivo leggere, acquistare un libro o magari scriverlo. I relatori hanno discusso su quanto sia importante far si che la cultura si diffonda sempre di più, anche e soprattutto nella nostra regione, su quali emozioni trasmetta la lettura di un buon libro, definito un valido alleato per superare la solitudine, un ottimo amico con cui consigliarsi, un modo per leggere dentro se stessi. Il convengo si è aperto con i saluti del Sindaco e i ringraziamenti agli autori e agli editori presenti e a tutte le associazioni di San Giorgio Morgeto che hanno contribuito alla buona riuscita dell’evento. Il primo intervento è stato quello di Attilio Scarcella, docente di Storia e Filosofia presso alcuni licei classici, che ha intrattenuto il pubblico con un bellissimo discorso sul valore della lettura e della scrittura; successivamente ha preso la parola Gilberto Floriani, direttore del Polo Regionale per le Politiche pubbliche sulla Lettura, che ha letto e commentato una serie di dati e di statistiche interessanti sulla diffusione e la pratica della lettura in primis nella nostra regione e poi su tutto il territorio nazionale: dati allarmanti e preoccupanti, che dimostrano come col passare del tempo e l’avanzare del progresso e delle tecnologie, sono sempre di meno coloro che si dedicano alla lettura o si soffermano a comprare un libro, soprattutto in Calabria, dove la percentuale è tra le più basse d’Italia. La seconda parte del convegno ha visto protagonista Patrizia Nardi, responsabile tecnicoscientifico della Rete delle grandi Macchine a spalla italiane, che si è invece soffermata sul concetto di cultura immateriale e sulla cultura delle Tradizioni nel XXI secolo, dove per cul-
Promozione della lettura a San Giorgio Morgeto
Una rosa, un libro tura immateriale si intendono proprio le tradizioni, le formule, i mestieri e i modi di dire, tramandati da generazione in generazione, soprattutto all’interno di paese piccoli come San Giorgio Morgeto. Molti ascoltatori sono poi intervenuti, per dire la loro sulla giornata, sulla cultura e sull’importanza di eventi come questi, sottolineando il fatto che la Calabria non è composta solo di gente povera, analfabeta o peggio ancora, di ‘ndranghetisti e criminali, principali aggettivi che vengono collegati ai calabresi, ma anche di gente letterata, che ama leggere, che ha capito il valore e l’importanza della cultura e che si impegna per diffonderla anche e soprattutto in Calabria. L’evento organizzato dal Comune di San Giorgio Morgeto è una dimostrazione di come la nostra regione può rinascere, può risollevarsi e dimostrare di essere all’altezza di tutte le altre regini d’Italia e soprattutto di essere parte integrante del patrimonio culturale italiano, sia di quello passato che di quello presente. Subito dopo il convengo si è svolta, nei locali dell’antico Convento dei Domenicani, l’inaugurazione delle mostre “Trasmettere e divulgare il Patrimonio: la cultura della tradizione mediterranea nella fonti a stampa” a cura di Mibac e dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria e Polo Regionale per le Politiche Pubbliche sulla Lettura e “Intangibili Tesori:le feste della Rete delle grandi Macchine a spalla Italiane” a cura della Rete delle Grandi Macchine a spalla italiane. Nel pomeriggio si è svolta la premiazione degli elaborati prodotti dalle scuole elementari e medie di San Giorgio Morgeto, vincitori del concorso “San Giorgio. Una rosa, un libro”, durante la quale il Sindaco si è dimostrato soddisfatto degli elaborati e delle opere composte dai ragazzi, sottolineando il loro impegno e quello dei loro insegnanti, nel costruire e nello scrivere opere che sono come dei tesori inestimabili per San Giorgio. La premiazione si è conclusa con uno scambio di doni tra il Sindaco di San Giorgio e l’assessore alle politiche sociali del Comune di Aosta, Marco Sorbara, anche quest’anno presente a San Giorgio in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono come simbolo del forte legame che lega il Comune di San Giorgio a quello di Aosta. Durante il pomeriggio, si sono svolti anche, sempre per i ragazzi di San Giorgio, dei laboratori di animazione alla lettura, a cura della casa editrice Edizioni Coccole Books. L’ultimo incontro ha visto come protagonisti tutti gli autori e le case editrici, che ,a turno, come se fossero in un vero e proprio Caffè Letterario, si sono presentati e hanno esposte le loro opere al pubblico: tutti hanno ringraziato San Giorgio Morgeto per la splendida occasione che ha loro offerto, ossia quella di poter diffondere la loro arte e poter divulgare le loro opere, tutti hanno assicurato la loro presenza per una eventuale seconda edizione. L’iniziativa ha ricevuto l’apprezzamento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Sindaco di San Giorgio, rag. Carlo Cleri, l’Amministrazione Comunale e la giovane promotrice dell’evento Francesca Agostino, si sono dichiarati soddisfatti della giornata e pronti a “fare sempre più e sempre meglio” in vista della seconda edizione, che si terrà il prossimo anno, sempre il 23 Aprile, che oltre ad essere la Giornata Mondiale del Libro e anche un giorno molto importante per il Comune di San Giorgio Morgeto, in quanto viene festeggiato da generazioni il suo Santo Patrono, sempre con lo stesso calore e con lo stesso entusiasmo.
25
Il dialetto
della “Città della Piana” di Antonio Violi
L
a Piana di Gioia Tauro, oggi unificata politicamente nella Città della Piana, è formata da 55 paesi comprese le frazioni, anche se nella fascia Rizziconi-Rosarno, ci sono dei concentrati di popolazione rurale piuttosto consistenti. Ogni centro abitato ha le proprie caratteristiche sociali, culturali ed anche linguistiche ormai riconosciute. Cerchiamo di capire per grandi linee alcuni aspetti. Per spiegarci le origini e le caratteristiche del nostro dialetto, non dobbiamo dimenticare le influenze di molti antichi popoli come i greci, i latini, gli arabi, i francesi e gli spagnoli, che hanno lasciato indubbiamente il loro marchio nel linguaggio dei calabresi. Ma, gli studiosi non riconoscono un’unità linguistica calabra e non lo è nemmeno la nostra Piana dove, fino al sec. XVI risulta di lingua greca ancora la zona a nord dell’Aspromonte tra Palmi e S. Cristina.(1) La romanizzazione si è compiuta lentamente e molto tardi, ed infatti sul finire del 1300 la lingua greca era in uso nel circondario di Seminara, dove nacque Barlaam, maestro di greco di Petrarca che l’ha definito “uomo abilissimo nel parlare greco ma poco capace di esprimersi in latino”.(2) Come dimenticare le ultime dominazioni straniere? L’ottocentesco decennio francese ci ha condizionato anche sulla base del più antico periodo angioino post normanno. E gli spagnoli, che fino all’Unità d’Italia hanno tenuto il Regno di Napoli? Tutti questi popoli hanno dato qualcosa alla lingua della nostra area che, a sua volta, ha modificato e maturato in modo autonomo di zona in zona i vari idiomi linguistici e toponomastici. Per questo ci ritroviamo ancora oggi, col maropatese, col cittanovese, col taurianovese, col giffonese, col cristinese, col sinopolese, col palmese, col gioiese, ecc., ed in tutti possiamo individuare delle particolarità, seppur quando parliamo tra di noi non sempre ce ne accorgiamo. A volte ci meravigliamo nel sentire pronunciare o chiamare delle parole in modo diverso dal nostro ma, è proprio in questo caso, che riemerge con tutta la sua storia, l’antica influenza linguistica di una determinata zona o paese. Per cui, possiamo sentirci dire: da’ parlata siti i Cittanova / i Santacristina / i Giffuni? (rispettivamente soprannominati: mangiapanata/scorciacani, pujejari, brigantuni). Mentre gli “zingari” parlano in modo inconfondibile e spesso si chiamano Armando o Pio, e rimangono pressoché circoscritti nei cognomi Amato e Berlingeri, residenti soprattutto nella fascia costiera. Le diversità sono ormai accertate, per esempio, a Delianuova, formata dagli antichi borghi Pedavoli e Paraforio,(3) rappresenta un esempio emblematico della discordanza nello stesso centro. Infatti, rispettivamente usano dire, per es.: “iju” e “idu” per dire “lui”, suffisso che rappresenta anche una delle principali discordanze a macchia di leopardo del dialetto dell’intera area della Piana. A Delianuova, ancora oggi sono distinti i Pedavuliti (che oggi identificano i Deliesi in genere) ed i parafuriati. Similmente Taurianova, un tempo formato da Jatrinoli e Radicena: jatrinnisi (soprannominati ‘spitaleri per l’ubicazione dell’ospedale) e dericinisi/raricinisi/ redicinisi (soprannominati bombinari), ma per Taurianova il soprannome è liticusu.(4) Non è molto differente la situazione per Gioia Tauro e Palmi con le rispettive marine, dove si risente l’influenza della fascia reggina e dei nomadi, nonché dai cittadini dei tanti paesi dell’entroterra che vi convergono per motivi di lavoro o per risiedervi. La scolarizzazione da parte dei giovani che hanno frequentato e frequentano le scuole medie superiori disseminate soprattutto nei centri più grossi della Piana, ha determinato un intreccio di “espressioni idiomatiche” portate a confronto dai rispettivi paesi dei parlanti. La stessa cosa è accaduta con gli impiegati ed i professionisti di ogni settore che si incrociano nelle
scuole, negli uffici e in ogni altro settore del lavoro, dove si scambiano rapporti con i colleghi di varia provenienza. Questi nuovi idiomi un tempo incuriosivano molto la persona che ne veniva a conoscenza e, specie i giovani, non esitavano a farne un ritornello espressivo, misto a sfottò caratteristico della loro fantasia e che poi hanno importato nei loro paesi di origine. La mescolanza di “tanti dialetti della Piana”, ha contribuito notevolmente ad uniformare la “parlata” dell’intera area, anche se ancora le espressioni idiomatiche (che caratterizzano il parlante) della maggior parte dei paesi, possono essere ancora individuate. Questo è dovuto al fatto che nell’area in questione, la lingua parlata è ancora soprattutto il dialetto, specie tra le persone meno acculturate o che non sentono l’esigenza di esprimersi nella lingua madre. Così l’espressione di Delianuova: “La strada, ch’era china, mo’ è vacanti / ora china di stilli è la stranìa! / vui sulu nci merivu a mmenza a tanti / comu l’arangu a menzu a la lumìa”. Mentre: “dicivi ch’era focu ed era nivi / o torcia chi ped’autru m’addumavi” è specifico di Paraforio. In questo Comune troviamo l’uso di “idu” (tipico del circondario Taurianova-Polistena) ed anche di “iju”, per dire “lui”, appunto per la diversa origine dei due antichi borghi. Nella zona nord della Piana possiamo sentire dire “fráita”, mentre nella zona sud è più facile sentire “to’ frati” per dire “tuo fratello”. Praticamente, nel versante nord si usa posticipare l’aggettivo possessivo: mámmata, sórata, per indicare “tua mamma/mamma tua, tua sorella/sorella tua”. A Palmi (soprannome: jestimature), potremmo sentire: “bedda cchiù di lu suli quando nesci / quandu non ci si tu, scura nò brisci”; mentre più a nord, precisamente a Serrata (soprannome: miraculusi): “mo’ si rruppiru cannati e quartucci / pe la grà fuja di lu misuraci”. Altra discordanza significativa è l’epéntesi, cioè l’aggiunta della sillaba “ni” nelle parole tronche, es.: “subba la fossa sti paroli scrivi / chistu eni mortu pe lu tant’amari” (5) di S. Pietro di Caridà (soprannome: merciaturi), fascia nord, dove troviamo “eni” per “è”. Nella stessa frase troviamo anche la metátesi (scambio di sillabe o consonati), cioè “subba”, mentre a sud si dice “supa/supra” per significare “sopra”. L’italianizzazione giustamente imperversa, mentre i giovani, prepotentemente, si sono inventati il loro linguaggio telematico…in attesa dell’evoluzione della lingua della nostra “Città”. Note: 1) G. Rohlfs, Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria, Ed. Longo, Ravenna, 2001, pag. 11. 2) P. Crupi, Storia della letteratura calabrese, vol. I, Ed. Periferia, Cosenza, 1993, pag. 68. 3) A. Violi, Il dialetto della contea di S. Cristina d’Aspromonte attraverso i documenti di archivio. Ricerca economico-sociale e linguistica diatopicosincronico-diacronica, ilmiolibro.it, Roma, 1999. 4) G. Rohlfs, Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria.., op. cit., alle voci per i soprannomi. 5) Le espressioni in vernacolo sono tratte da: G.B. Marzano, Dizionario etimologico del dialetto calabrese, Ed. A. Forni, Sala Bolognese, 1980.
26
La crisi e i giovani La sindrome di
Peter Pan
L
a crisi è un fenomeno che incide in maniera particolarmente negativa sulla società, in termini economici, rappresenta un ritorno ad un’arretratezza politica e sociale; i ceti dirigenti invecchiano e i giovani restano sempre più spesso privi di occupazione. Nel corso degli ultimi anni l’insoddisfazione si è trasformata in insofferenza. Sempre più giovani laureati hanno preso la via dell’estero, vivendo spesso tale scelta proprio come protesta nei confronti di un paese che, dopo averli formati, non risulta in grado di valorizzare adeguatamente il loro capitale umano. Se i sociologi designano le persone nate tra il 1960 e il 1979 come la generazione X, oggi parliamo di una generazione Y, di una generazione millenaria o ancora della generazione Peter Pan. I nati tra il 1980 e il 2000, dovrebbero rappresentare il 15% della popolazione europea. Una delle caratteristiche di questa generazione malinconica ma positiva, sembrerebbe essere quella di prolungare l’adolescenza posti-
di Mara Cannatà
cipando ulteriormente il momento del grande passo e delle conseguenti scelte secondo il sociologo dell’Università del Kent, Franck Dured. Egli dichiara a tal proposito: “La gente ha paura di sentirsi adulta. Non né traggono nessun vantaggio. Tutti i valori culturali della nostra società sono basati sulla gioventù. Più ci allontaniamo da lei, più ci sentiamo vecchi. La gente è persuasa che il loro comportamento immaturo è sinonimo di libertà e spensieratezza, ma è dettato dalla paura”. La crisi c’è, è un dato reale. Il momento è senz’altro preoccupante e complicato. Molti ragazzi, soprattutto nel “Bel Paese”, decidono di inseguire i propri sogni all’estero, sacrificando quanto di più caro devono lasciarsi alle spalle per la possibilità di un futuro migliore. L’Italia così deve privarsi di molte eccellenze, la così detta fuga dei cervelli è evidente. Molti sono i fattori che hanno determinato un simile contesto ma i Peter Pan, nonostante le loro preoccupazioni sono più responsabili delle precedenti generazioni? L’identità personale e collettiva di questa generazione è fortemente in bilico, si rischia in particolare di non comprendere quali siano i reali bisogni e i nuovi rischi, di sottostimarne l’importanza e, nel caso si decida di agire, di mancare il bersaglio con interventi poco efficaci e scarsamente incisivi. Ci si proietta verso il futuro con una forte dipendenza dal passato. La costruzione delle fondamenta di una nuova società sembra essere davvero complessa.
27
di Rosa Maria Pirrottina Neuropsicologa
A
seguito dello straordinario aumento della popolazione di età senile, grazie anche alle migliorate condizioni di vita nelle Nazioni industrializzate, la demenza risulta la patologia cronico-degenerativa per la quale, nei prossimi decenni, è atteso il massimo aumento. Stime attendibili prefigurano un allarmante +57% nel 2030 ed un +130% nel 2050. Il costo medio annuo per le cure formali ed informali di ciascun paziente è attualmente stimato in € 21.000, ma le previsioni sono di un costante aumento che andrà ad incidere in modo significativo sul bilancio statale relativo al welfare oltre che sui diretti interessati. L’estensione del problema è, inoltre, correlata al fenomeno della transizione demografica, cioè del passaggio da una popolazione con alti tassi di natalità e di mortalità ad una popolazione con entrambi i tassi in progressiva riduzione. Per via della sua dimensione epidemiologica, la demenza rappresenta oggi una delle principali sfide per i sistemi sociali e sanitari, oltre che una delle emergenze sanitarie del prossimo futuro. La demenza, o deterioramento cognitivo progressivo, è la conseguenza di una patologia acquisita ad andamento ingravescente, in cui, il declino delle funzioni cognitive interferisce con le attività della vita di tutti i giorni. Pian piano, con il progredire della patologia, si va incontro ad una riduzione complessiva dell’efficienza sia delle funzioni cognitive, che degli aspetti affettivi, nonché dell’autonomia personale, con effetti devastanti sulla qualità della vita del malato e dei suoi familiari. La forma più comune e diffusa di demenza è rappresentata dalla malattia di Alzheimer (AD), che prende il nome dal neurologo che, nel 1906, la identificò per la prima volta. Nelle forme ad esordio dopo i 65 anni (esordio senile) il 60% dei casi diagnosticati rientra nel quadro Alzheimer, il 15-20% è determinato da patologia cerebrovascolare (demenza vascolare) o da Malattia a Corpi di Lewy. Nelle forme ad esordio prima dei 65 anni (esordio precoce) la forma dementigena più frequente pare essere la demenza fronto-temporale, seguita solo successivamente, in termini di incidenza, da quella di Alzheimer. Esistono, inoltre, varie forme patologiche che possono essere causa di demenza, ad esempio i traumi cranici, le malattie infettive, l’etilismo, deficit di vitamina B12, malattie endocrine, l’uso cronico di alcune classi di farmaci ecc.
Come si manifesta?
L’inizio della demenza è abitualmente, ma non sempre, insidioso. II soggetto ed i familiari notano una minore capacità attentiva, una certa agitazione o apatia, la tendenza a dimenticare le cose o piccole inadeguatezze in alcune attività
Demenza:
allarme sociale del prossimo futuro della vita quotidiana. Con il tempo affiorano e si rendono sempre più evidenti una riduzione delle capacità di orientamento nello spazio e nel tempo, alcune difficoltà nei movimenti, alterazioni dell'affettività, ritiro sociale, dunque, una compromissione progressiva. Al soggetto demente diviene difficile, inoltre, con il trascorrere degli anni, fare la spesa, utilizzare denaro, prepararsi da mangiare, gestire le faccende domestiche. In un tempo successivo non è più in grado di lavarsi, vestirsi, cucinare ed in fase avanzata diventa totalmente dipendente ed ha bisogno in famiglia di un'assistenza continua.
Esiste una cura?
La demenza è, oggi, purtroppo una condizione morbosa inguaribile. Le terapie farmacologiche attualmente disponibili non sono in grado di bloccare definitivamente i processi degenerativi. Per questo motivo, a seguito della relativa efficacia della terapia farmacologica, si sta sempre più diffondendo fra gli esperti l’opinione che, per il trattamento dei sintomi associati alla demenza, l’uso dei farmaci dovrebbe costituire la seconda opzione, prediligendo come prima scelta i trattamenti non farmacologici, tranne nei casi in cui è presente nel soggetto agitazione, aggressività, disturbi dell’umore, sintomi psicotici e disinibizione, oppure un trattamento combinato (farmacologico/non farmacologico insieme). Le modalità di intervento non farmacologico utilizzate sono numerose, esse vanno a stimolare le funzioni cognitive residue con l’obiettivo di rallentare il processo degenerativo. Si vuole, dunque, sostenere ed attivare quelle funzioni mentali non completamente deteriorate, intervenendo sulle potenzialità residue senza mai dimenticare che si tratta di malattia progressiva e degenerativa. Il tentativo è quello di utilizzare specifiche procedure che, basandosi sulla plasticità neuronale, possano favorire riorganizzazioni corticali come nel caso di deprivazioni sensoriali. Trattamenti che utilizzano questo tipo di approccio sono i training cognitivi. Si tratta di veri e proprio esercizi che coinvolgono funzioni cognitive come la memoria, il linguaggio, l’attenzione e le funzioni esecutive. Questo tipo di approccio si fonda sull’assunto che l’esecuzione ripetuta di esercizi, riferiti ad una determinata funzione, possa aumentarne o mantenerne la performance in quel compito specifico e, come conseguenza, i benefici che ne derivano possano essere estesi e venire applicati alla realtà quotidiana del malato, con l’obiettivo precipuo di mantenere il più a lungo possibile l’autonomia di chi è affetto da demenza. La rilevanza sociale del problema in esame emerge in tutta la sua evidenza e drammaticità. L’impatto ed i terribili effetti di queste patologie degenerative sulle persone che ne sono affette e sulle loro famiglie impongono azioni urgenti, incisive e mirate. Occorre cercare di ricomporre al meglio i pezzi di una cognitività minata da una sorta di crepa, per proteggere l’individuo nella sua globalità, garantendo, per quanto possibile, il buon funzionamento delle sue funzioni cognitive, perché la persona affetta da demenza, possa conservare, pur nelle difficoltà insite nella patologia, la sua dignità originale e personale, in ogni stadio della sua esistenza.
Reportage
28
Metti un sabato diverso... a Taurianova! 18 2013
Maggio
di Carmen Ieracitano
Ore
>18.00 Adriano Fida
inaugura la sua “Exhibition of paintings”
A
Villa Zerbi c’è grande at- ne, discorsi che abbiamo già sentito, che tesa per il taglio di quel sentiamo ogni qual volta uno di noi fa nastro che condurrà all’in- qualcosa di buono, e che pongono l’esseterno, alle pareti sulle qua- re “buono” già di per sé come qualcosa di li sono esposte le opere di Adriano Fida. straordinario, quando riesce a svilupparsi Non uno qualunque. “Adriano Fida – re- su un terreno considerato “cattivo”. Mi dicita la brochure redatta dall’associazione spiace ma non credo che sia così e mi si culturale Mammalucco che, assieme alla scusi se non ho intenzione di interessarmegalleria “Collezionando Gallery” di Roma, ne questa volta, preferisco andare al sodo, che si occupa di lui e delle sue opere da sei vedere solo l’arte e l’artista, solo l’ “Ehxianni, e all’associazione MafiaNo, ha cu- bition of paintings”. Adriano Fida la realtà rato la realizzazione dell’evento – nato a la conosce bene, si vede subito, e non la Reggio Calabria il 9 settembre del 1978, maschera affatto. Il suo è un iperrealismo inquietante nel risiede e lavora a Roma ma è cresciuto neldettaglio, ma il dettaglio si supera e si inla Rosarno degli anni ’80-’90.” Quanto deve essere stata dura. Non tegra con l’elemento puramente creativo posso fare a meno di pensarlo. Mi viene in di una certa dose di surrealismo. Come mente una frase di Jovanotti “sei un fiore accade nella serie di ritratti dedicati alle che è cresciuto sull’asfalto e sul cemento”. personalità “illustri”, la storia per quel che Un figlio della nostra terra, un figlio pro- è nella sua essenza, e poi spezzata, ricoloprio di quel lembo di terra che, nonostante rata, rivisitata in una chiave che la rende tanto ci affanniamo a dire che c’è “dell’al- nuova, fresca, vitale, pullulante di energia tro”, per “quello” continua a far notizia, dal processo alla cosca Pesce all’ “impennata” di Preiti davanti a Montecitorio. Adriano Fida è senza dubbio proprio l’esempio più eloquente di quel “dell’altro”. Sì, esattamente come recitano le solite frasi fatte delle personalità intervenute all’inaugurazio- Trittico La ricerca del taglio - olio su Tela - 30x50, 40x60, 30x50. creativa. La sua arte si nutre della realtà, anche di quella che meno ci piace, si nutre della storia, della tecnologia, dell’attualità, dello scorrere del tempo che tanto ci angoscia, in quei solchi sui volti dei vecchi, delle nostre manie di umani e di consumatori, e anche di quegli elementi più apparentemente ca-
Fertilità - olio su tela, 30x40.
suali nella vita quotidiana, come agli e cipolle così veri da poterli cogliere, ma così “oltre” e così “arte” nelle loro alternanze, dipendenze e parallelismi. E’ un’arte che inghiotte tutto, incamera e rielabora, restituendone una visione completamente diversa che lascia la sua luce viva all’elemento che l’ha generata primariamente, ma gli infonde un senso diverso nel momento in cui il confine della realtà della materia viene superato e circondato dal sublime del creativo che tutto può, nei confronti della materia stessa: ironizzare, contestare, ammirare o semplicemente esigere di mostrarsi. Perché che questa è un’arte che si ama da sé lo si vede chiaramente. E’ un’arte che sa godere di se stessa, di tutte le capacità di sperimentazione che ha in sé, nel dono del talento, prima di tutto sì, ma nell’assoluta naturalezza con la quale il talento si lancia “oltre” il già visto, l’ immaginario del consentito. Un’arte senza alcuna remora. Questo mi colpisce, e mi riporta a quelli che devono essere stati gli anni vissuti laggiù a Rosarno, con tutto questo dentro, in incubazione, e tutto il resto attorno. Adesso ho capito come hai fatto a sopravvivere. Ed è per questo che titoli letti in giro come “Adriano Fida riscatta Rosarno” mi fanno un po’ rabbia, mi sanno di quell’ormai consunto clichè con cui vogliamo difendere l’indifendibile, che non credo appartenga a quest’uomo e a quest’artista. “Adriano Fida espone se stesso – avrei scritto io – quale è ed è sempre stato. A Rosarno, a Roma e in ogni luogo”.
Ore
L
Servizio fotografico:
29
>22.00 Marlene Kuntz
asciato l’aperitivo gentilmente offerto dall’organizzazione della mostra a Villa Zerbi, si fa rotta verso l’Antica Traccia, già strapiena. Quello che avverrà qui tra poco non è un evento qualsiasi, è forse “l’Evento” per eccellenza dell’intera stagione. I giovani organizzatori di Helldorado, neo nata associazione musico-culturale, hanno voluto fare le cose in grande e ci sono riusciti. Si sono assicurati una data del Live 3D3 Tour 2013 dei Marlene Kuntz, proprio qui a Taurianova, che i Marlene Kuntz li ha sempre adorati, dove io stessa, già nel lontano 2000, ne sentii parlare per la prima volta. E’ curioso, forse. Ma è così. Ad assistere al concerto c’è gente che a Taurianova è giunta da ogni dove. Gridano “Cristiano! Cristiano!” perché l’anima, nonché la voce, dei Marlene Kuntz, senza nulla togliere a Luca Bergia e Riccardo Tesio, è soprattutto lui, Cristiano Godano, nella cui aria sofferta da intellettuale incompreso e poco portato a voler comprendere e comprendersi nel mondo di oggi si rispecchia un’intera generazione. E lui, con quella voce caratteristica, inconfondibile, quasi soffiata come un lungo sospiro, progenitrice di un nuovo modo di cantare italiano
in concerto all'Antica Traccia
che dai Marlene in poi ha fatto proseliti ovunque, sceglie un esordio recitato, sognante e ipnotico, quasi mistico. Poi è la musica a farla da padrone. I pezzi che tutti amano e conoscono, da “Musa” a “Canzone per un figlio” da “Catartica” ad un nuovo reading, “Il sorriso”, fino a “Nuotando nell’aria” che tutti cantano, superando l’autore che ad un certo punto li lascia fare e si dedica alla sua chitarra, grondando sudore sebbene non si muova quasi. Segno certo della grande energia che si sprigiona da lui in voce sola, e del fatto che la temperatura, all’interno dell’Antica Traccia, è salita di molto. Conclude con un “grazie”, così intriso di quella tipica signorilità assorta e distinta del piemontese di varie generazioni, che il voler essere cittadino del mondo non è riuscito a scalfire. Un “grazie” delicato come quello che si profonde ad un vicino che ti ha fatto una cortesia, non ad una folla di adoratori. Così, in ogni sua movenza, sembra essere Cristiano Godano. “Ci tengo a ringraziare i ragazzi che hanno organizzato questa cosa, che hanno eseguito lo sbattimento per fare le cose bene… e le stanno facendo… realizzano sostegno… sono i ragazzi dell’Helldorado…” Ok. I ragazzi dell’Helldorado, bene. Creano eventi di questi livelli (già stati a Taurianova anche Mario Venuti e Ron) eppure non se ne sa ancora molto. E così ho chiesto al collega Antonio Annalisa di informarci, me come voi, un po’ di più a riguardo, collaborando con l’intervista che segue a questo reportage. Che non è finito qui, anzi adesso comincia il bello dell’imprevisto. Chi ha la pazienza di seguirmi alla prossima tappa lo saprà. Nelle foto: Momenti del concerto dei Marlene Kunts (foto di Norna Aveta)
30
Come è nata Helldorado live e da chi è composta? (Risponde Dario Romeo) La Helldorado Live è nata da un’idea mia, di Domenico Barreca e Raffaele Loprete che compongono l’organizzazione. Come spesso accade in queste cose si è partito da una semplice battuta tra amici che si scambiavano opinioni e si raccontavano le passioni. Ed in particolare la passione per la musica dal vivo. Ci siamo chiesti più volte cosa potevamo offrire al panorama musicale locale e abbiamo cercato di darci delle risposte. L’agenzia è troppo giovane per avere una divisione dei ruoli anche se, fisiologicamente, ognuno di noi si occupa degli aspetti per cui è più portato naturalmente. E il lavoro si compone di tanti fattori e non manca di certo la collaborazione stretta tra di noi.
Dopo Ron, Mario Venuti, siete riusciti ad organizzare un altro evento a basso costo a Taurianova con l’esibizione dei Marlene Kuntz. Quali sono le difficoltà maggiori riscontrate? Le difficoltà sono tante. La prima è sicuramente di natura logistica. Non è facile incastrare le date e i viaggi degli artisti. Non è facile allestire un locale idoneo ad ospitare determinati eventi. Non è facile guadagnarsi la fiducia degli artisti e dei manager talvolta a scatola chiusa. E’ pressoché impossibile riuscire a rientrare con le spese dei concerti con le modalità e con la politica che desideriamo attuare. Ma essenzialmente la passione e la gioia di fare qualcosa per il nostro territorio e la risposta in termini di affetto che abbiamo riscontrato in tutta la Calabria ci stanno aiutando ad andare avanti e a fare esperienza. Sostanzialmente questa è la nostra gratificazione più grande. Tanti gli elogi da più parti, ma avrete anche ricevuto delle critiche... come rispondete a queste ultime? Crediamo che le critiche non abbiano mai fatto male a nessuno purché siano costruttive. L’unica cosa che si può fare è andare avanti per la nostra strada ascoltando i consigli di chi ci circonda e di chi ci dimostra la propria stima. Poi, la “chiacchiera” è un ingrediente che in una piccola comunità come la nostra può starci. Solo che noi preferiamo i fatti alle chiacchiere. Speriamo di continuare bene. Speriamo di rendere un buon servizio alla collettività, detrattori inclusi. Ormai avete una serie di “aficionados” che si aspettano da
voi eventi organizzati con una certa cadenza temporale e sempre di alto livello: quale il prossimo passo? Difficile dire quale sarà il prossimo passo. Certamente non ci fermiamo. Vogliamo portare avanti questo progetto e dare a chi ci ha seguito finora e a chi, speriamo, ci seguirà in futuro, dei live di qualità. I nomi che abbiamo in testa sono tantissimi e ci stiamo già lavorando. Ma non ne facciamo anche per mantenere un pizzico di scaramanzia, dal momento che in questo settore talvolta è usanza tenere. E poi, mica vogliamo rovinare l’effetto sorpresa? Vorremmo solamente poter dire a tutti: a presto, ragazzi!
di Antonio Annalisa
Ore
>18.00 Live in 34
Un nuovo modo di vivere la notte
P
er molti di voi è già più che tardi lo so, ma per gli oltre cinquecento giovani che il sabato sera varcano la soglia del “34” il bello deve ancora venire. Non pochi, né per Taurianova, né nell’intera piana dove, nonostante la crisi, il mercato delle proposte per la serata è uno dei pochi ad avere subito un incremento negli ultimi quattro anni, con continue aperture di nuovi locali. Ma il 34 “spacca”, come dicono tra loro, i frequentatori abituali, e ormai lo sa anche chiunque passi di lì per caso, chiunque debba rincasare o andare in altro luogo nei dintorni e cerchi un parcheggio. Chissà forse è merito di quel mix di accoglienza casalinga, che all’occorrenza si avvale di accessori tecnho, che sanno offrire Andrea Meduri e Maria Condello con la collaborazione e consulenza musicale del dj Davide De Maio, in arte Frank Mistersegreto. Fatto sta che è da soli sei mesi che il team si è trasferito nei nuovi locali che hanno decretato la consacrazione a “locale cult” di quello che, con buone speranze, nacque nel 2008 come piccolo ritrovo per buoni amici, in una traversa poco distante da questa, proprio al numero civico 34 che gli diede nome. Qui questa sera hanno suonato i Valderrama5, che forse non tengono testa per fama ai Marlene Kuntz, ma sono più che discretamente quotate tra le migliori band nell’ambiente emergente dell’indie-rock alternativo. E a quest’ora i reduci dell’uno e dell’altro si mescolano qui, scambiandosi impressioni ed espressioni con tutta l’intenzione di andare ovunque ma non certo ancora a casa, che la notte taurianovese è giovane. Lo è anche per i gli stessi Marlene Kuntz che intorno a quest’ora giungono al 34, ospiti inattesi ma ben più che graditi, e si concedono generosamente a fans e curiosi. Finalmente lo vedo da vicino questo Cri-
stiano Godano – penso. Scalpitano soprattutto le ragazze,molte delle quali subiscono il suo fascino da profeta metropolitano del nuovo esistenzialismo. Tutte a fare foto. Mi metto in coda a fare la foto anch’io e nel momento lancio l’approccio: “Lavoro per un giornale locale e vorrei…” “Siamo stanchi… - e sorride - … lasciamoci alle spalle il lavoro a quest’ora… e divertiamoci”. Beh, non ha tutti i torti… ed è anche più simpatico di quanto credessi. Allora lascio che si goda la sua serata al 34 anche lui, uno fra gli altri, e osservo. Parla e scherza con tutti e si siede sugli scalini, dispensando risposte e sorrisi a chiunque, con estrema semplicità, con quei puntini di sospensione che si sentono chiaramente mentre parla, tra una frase e l’altra. Sempre assorto, come se fosse anche lui stupito dal contemplare il proprio pubblico da vicino, tanto quanto questo lo è da lui. Comprendo perché piace tanto e, per questa volta, posso essere d’accordo. Azzardo ancora, solo una cosa: “Cristiano, ma tu sembri avere sempre l’aria un po’ stanca… eppure poi, sul palco, riesci a sprigionare tutta quell’energia… come avviene questa metamorfosi?” Sorride, sembra un po’ colto alla sprovvista. “Non lo so, va tutto lì… ogni energia è per la musica, e la musica è la mia energia…”. Lo capisco. A volte è anche la mia, penso mentre scendo giù con l’intenzione di fare un po’ di movimento in pista. Ed è tutto qui. Un momento del concerto dei Valderrama 5 (foto di Stella Scionti).
31
Laureana, un borgo di antico nobiliar retaggio
Nel ricordo di Burello
A
ncora oggi appare difficile collocare con precisione l’origine dell’attuale centro di Laureana di Borrello. Una serie di tradizioni storiografiche locali (Marzano e Fonte), parlano di un primo nucleo abitato, sorto attorno ad un importante cenobio basiliano denominato “Laurion” (dal significato greco medievale di “Convento”), da cui Lavriana, sorto in età alto medievale nei pressi di quello che sarebbe divenuto poi il centro moderno. Tale notizia, nonostante non vi siano conferme archeologiche in merito, appare molto plausibile al di là del toponimo, vista la grande tradizione di piccoli conventi ed edifici di culto sorti in Calabria meridionale a partire dalle prime fasi del Medioevo. Di certo, almeno fino al XVI sec., Laureana fu un “casale” della vicina Borrello, la cui posizione strategica, immediatamente a presidio della confluenza dei fiumi Mesima e Marepotamo, ne fece, tra l’età bizantina e quella normanna, un importante e sicuro presidio militare lungo le vie di comunicazione dell’entroterra calabrese. Anche in età pre-greca e, con piccoli insediamenti, anche in età greca le basse ed ampie colline più vicine alle vallate fluviali più importanti furono predilette per l’insediamento umano, rispetto al pianoro di Laureana, che si sviluppa longitudinalmente verso alture maggiori quali quelle di Prateria lungo antichi percorsi che portavano ai passi di valico montani di Croce Ferrata e delle Serre. Sporadiche testimonianze archeologiche di siti abitati di età del Bronzo e di età classica provengono dalle colline nel comune di Candidoni, lungo il versante orientale delle vallate del
Mesima e del Marepotamo. L’origine dell’impianto urbano attuale di Laureana è quindi decisamente medievale, la sua estensione, pur essendo stata fortemente rimaneggiata in seguito ai diversi devastanti terremoti che hanno interessato la regione, è ben percepibile a partire dalla bella chiesa del Carmine, proseguendo verso nord, in direzione Candidoni. Nel centro storico, all’interno della chiesa Madre, si conserva un bassorilievo marmoreo rappresentante un elefante, che ad oggi rappresenta il simbolo principale del gonfalone cittadino. L’origine iconografica di questo simbolo riporta al periodo normanno, ovvero, al momento in cui (secondo Fedele) il centro di Borrello, governato dal nobile Gualtiero Appardo (a partire dal 1230), assunse un ruolo rilevante all’interno del sistema fortificato interno, a protezione delle vie di comunicazione e dei centri di pote- Scorcio del centro storico di Laureana (foto di Gianluca Sapio). re degli Altavilla. L’elefante rappresentava nell’iconografia normanna “attico” a due tori ed una gola, che incornivalori significativi come la “forza”, la “pa- ciano il portale d’ingresso, al coronamento catezza”, figure che venivano collegate dell’architrave, questa volta in stile dorico al ruolo strategico e “politico” dei centri dato da un’alternanza nel fregio di triglifi e abitati e delle loro comunità. Il bassorilie- metope. Immediatamente fuori dal centro vo, assieme ad altri simboli e reperti della abitato sorse, sempre intorno al XVI sec., vecchia Borrello, vennero definitivamente il bel convento del frati francescani, positrasferiti a Laureana in seguito al terribi- zionato su uno straordinario terrazzo pale sisma del 5 febbraio del 1783, che, con noramico, che apre la vista su tutta la piana epicentro nella vicina Terranova Sappo di Rosarno-Gioia Tauro. L’edificio venne Minulio (Rc), ebbe effetti devastanti su utilizzato per molti decenni come carcere, tutti i centri della Calabria meridionale oggi è adibito ad “auditorium” e centro per e della Piana di Rosarno-Gioia Tauro in le manifestazioni culturali. Caratteristico particolare. Laureana di Borrello vive ed originale è lo stile in cui il convento una nuova florida fase so- venne edificato, ovvero con un paramento cio-politica, e quindi anche di mattoni cotti a vista, che restituiscono architettonica ed urbana, a all’edificio una bella lucentezza tendente partire dal 1501, ovvero dal al rosso chiaro, che si alterna, in una posuo ingresso all’interno dei licromia ricercata, con le pietre granitiche possedimenti della famiglia chiare poste presso gli angoli e gli stipiti dei Pignatelli di Monteleone. di porte e finestre. Il terribile terremoto Il borgo si abbellisce di tutta del 1783, comportò un ampio rimaneggiauna serie di palazzi nobiliari mento del centro urbano, arricchitosi nel dai portali e dalle mensole in tempo, data la fiorente attività commerciagranito, realizzati sulla falsa le e basata sulla locale economia agro pariga dei bellissimi palazzi si- storale. Di questo “restyling” urbano sono ciliani dello stesso periodo, oggi ben evidenti molte arterie urbane reovvero con decorazioni in golari realizzate secondo i progetti degli granito locale a girali vege- architetti illuministi di fine ‘700 ed il motali e mascheroni apotropai- derno corso. E’ dalla rinascita successiva ci. Delle eleganti chiese cin- al drammatico sisma tardo settecentesco quecentesche, è ancora oggi che parte la storia recente di Laureana; il possibile ammirare quella centro venne abbellito da edifici di pregio del Carmine, lungo il corso: anche nella prima metà del XX sec., tra l’edificio presenta un “eclet- gli altri va ricordata l’edificazione delle tismo” stilistico derivato da scuole elementari, bene armonizzate con elementi diversi in stile clas- l’elegante piazza antistante al centro della sico, dalle colonne ioniche, quale spicca il monumento ai caduti. con una classica base di tipo Portale e balcone barocchi a Laureana (foto di Gianluca Sapio).
di Gianluca Sapio
La Decorata Cornice della Piana
I
l presente itinerario, che ci consentirà finalmente di ASPROMONTARE, inizierà dai 1000 m. dei fertili Piani d’Aspromonte, facilmente raggiungibili dalla Piana (grazie alle diverse strade che salendo da Delianuova, Cosoleto, Sinopoli e Sant’Eufemia confluiscono al ligneo Crocifisso del bivio Petrelli), per avere come meta conclusiva le incomparabili Cascate Maesano. Dopo il doveroso omaggio al tanto espressivo volto del Cristo si procederà di poco sulla SS 183 per svoltare a sinistra, verso il segnalato Mau-
soleo di Garibaldi. Portata a termine la breve diramazione si giungerà al monumento, edificato nel 1965 vicino al recintato pino dove l’Eroe dei Due Mondi venne adagiato dopo il ferimento del 29 agosto 1862, artisticamente arricchito di un bronzeo bassorilievo esterno opera dello scultore Luigi Scirocchi. Ritornati sulla nazionale si proseguirà sino ai 1324 m. del bivio di Pidima, sfiorando il laghetto artificiale di Rumia, ormai romanticamente in bell’armonia con la natura circostante, sito sulla sinistra della strada. Continuando in direzione sud si arriverà poco dopo sulla piazza Mangeruca di Gambarie, ingentilita dalla “Fontana dei Cristalli”, inaugurata nel 2003, che rappresenta una piramide irregolare raffigurante la morfologia dell’Aspromonte con i salti delle sue cascate. Lasciata l’accogliente stazione turistica si giungerà, procedendo ancora per poco sulla 183, in località La Cascata Maesano (foto archivio Dott. Diego Demaio).
di Diego Demaio
Piani d’Aspromonte Gambarie Cascate Maesano
8
Fragolara dove, al bivio del torrente Listi, si curverà a sinistra. Abbandonata la nazionale si scaleranno i quattro chilometri che conducono, tra boschi lussureggianti, ai 1593 m. del largo bivio di Tre Limiti. Da qui, girando a destra, si percorrerà l’ampia strada, ottimamente bitumata, che in sette chilometri declina sino alla grande Diga (capacità 18 milioni di metri cubi d’acqua) sul Menta, purtroppo non ancora attivata. Conclusa anche la breve e tortuosa discesa che porta al “fondodiga”, dove si parcheggerà la macchina, si guaderà il limpido torrente. Incominciando a camminare sull’ampio sterrato si salirà di poco sino ad un bivietto per piegare a destra. Proseguendo sulla pista in leggera discesa si costeggerà, passando davanti ad una sorgente, il sinuoso corso d’acqua per risalire rapidamente, tra notevoli esemplari di pino laricio salvatisi da recenti incendi dolosi, sino ad una piccola radura. Da qui il viottolo si restringe alquanto, snodandosi sulle franose pendici della montagna, ma sarà comunque abbastanza agevole fino alla ormai vicina pausa programmata. Procedendo su di esso si giungerà infatti al PANORAMICISSIMO affaccio naturale sulle incantevoli Cascate Maesano, le più belle in assoluto d’Aspromonte e sicuramente, per la loro singolare “architettura”, tra le più pittoresche d’Italia e d’Europa. Dai 1295 m. del roccioso “belvedere” lo spettacolo completo sui tre salti che formano le altrettante pozze, dai colori cangianti, sarà straordinariamente UNICO! Per non parlare della “VOCE” delle scroscianti acque che, nel silenzio del policromo ed incontaminato contesto naturale, consentirà di dialogare, assai grati, con Dio, sommo Artefice del Creato. Conclusa la gratificante sosta da dedicare obbligatoriamente anche allo scatto di ottime foto, non si incontreranno nel prosieguo analoghi “balconi”, si riprenderà a zigzagare verso la sottostante Amendolea che verrà raggiunta alla fine della tortuosa e ripidissima discesa. Una volta arrivati sul pietroso letto della fiumara, stagione permettendo, la si risalirà brevemente, guadandola a piacimento e saltellando sui mutevoli e levigati massi (si raccomanda pertanto cautela ed indispensabili scarpe di gomma) per arrivare sull’ultimo laghetto delle spumeggianti cascate. A tale cospetto la nebulizzazione diventerà inebriante, invitando, sempre temperatura consentendo, ad un tonificante bagno in compagnia di guizzanti trote. La più che sufficiente profondità delle limpidissime acque, solo inizialmente… freddine, consentirà ottime nuotate necessarie a mantenere una sufficiente termoregolazione corporea. Uscendo dalla pozza si usufruirà dei comodissimi massi per sdraiarsi ed asciugarsi al caldo sole degli oltre 1100 m. d’Aspromonte. Terminata la piacevolissima pausa si risalirà al belvedere e quindi, tornando al “fondodiga”, si rimonterà in macchina per riprendere la via del ritorno ai Piani d’Aspromonte e da qui scendere nella nostra Piana.
33
Sua eccellenza
la Taurianovese
L
a Taurianovese di mister Giovinazzo vince il campionato di promozione 2012 2013, una stagione memorabile che ha visto i giallorossi fin dalle prime partite dominare il campionato riportandola dopo 4 anni in Eccellenza, massima competizione regionale. Una vittoria che rimarrà a lungo nella memoria di tutti, la festa arriva il 21 aprile 2013 penultima giornata di campionato la Taurianovese gioca allo Stadio Battaglia contro il Rizziconi, regalando spettacolo a tutti i tifosi battendo gli avversari con un sonoro 4-2. Apre le marcature Vitale con un bolide al 3’ minuto di gioco, a pochi minuti dal vantaggio iniziale il Rizziconi si porta sull’ 1-1 con Di Dio e clamorosamente passa in vantaggio su calcio di rigore del suo numero 10. La Taurianovese non demorde e trova la forza per reagire, pareggia prima con Alessi poi di nuovo con Vitale, e per finire al 34’ segna Carbone su rigore. 7 giorni dopo ultima giornata
di Gaetano Mamone
T
aurianovese ed Aspi Padre Monti si aggiudicano i Titoli Distrettuali Allievi e Giovanissimi 2012-2013. Entrambe le squadre hanno battuto in finale la Palmese, chiudendo il campionato al secondo posto senza riuscire a conquistare nessuno dei due titoli valevoli per Il Terzo Memorial Pasquale Stanganelli. Tra gli Allievi, dopo il primo posto maturato nella stagione regolare, la Taurianovese si conferma in finale battendo la Palmese con un 3-0, il primo goal arriva sul finale del primo tempo con Larosa,gli altri due goal arrivano nel secondo tempo prima con un colpo di testa di Condrò e infine con Nasso su calcio di rigore. Festa grande al triplice fischio finale, successo che la squadra ha voluto dedicare al compagno Simone Timpani, rimasto vittima di un brutto infortunio. Bellissimo gesto quello dei capitani che prima della partita hanno donato a Timpano le maglie delle due squadre e omaggiato anche dal delegato distrettuale Franco Crudo, presente anche il vicepresidente regionale LND Domenico Luppino che ha premiato i giallorossi. Vittoria di misura per l’Aspi Padre Monti di Polistena che si impone
di campionato contro Real Catanzaro con un'altra vittoria per i giallorossi e poi via al rompete le righe! Festa grande per le vie
di Gaetano Mamone
del paese con tutti i giocatori seguiti dai tifosi dopo 1435 giorni la Taurianovese torna in Eccellenza.
La gioia dei giallorossi dopo la promozione.
Taurianovese e Aspi Padre Monti
campioni distrettuali Allievi e Giovanissimi 2012-2013
in rimonta, la gara resta in equilibrio sino alla fine del primo tempo, quando Casadonte riesce a sbloccare il punteggio in favore della Palmese. Nella ripresa l’Aspi entra in campo motivata a vincere, gli sforzi vengono premiati quando Talotta da due passi riesce a girare la palla in rete. La partita sembra avviarsi verso i supplementari quando Can- I giovanissimi della Taurianovese. natà dalla distanza lascia partire un tiro che si insacca in rete Lnd Domenico Luppino. Sfuma invece il per il definitivo 2-1. Il titolo Giovanissimi sogno della Palmese che invece riceve la va all’Aspi che riceve il trofeo direttamen- Coppa della piazza d’onore dal Giudice te dalle mani del vicepresidente regionale Sportivo Giuseppe Tripodi.
34
A Serra San Bruno Battaglin nel giro di Vincenzo Nibali di Diego Demaio
E
nrico Battaglin, giovane speranza del ciclismo italiano, ha meritatamente conquistato la Policastro Bussentino - Serra San Bruno, quarta tappa di 246 km del 96° Giro d’Italia. Il ventitreenne di Marostica si è imposto allo sprint su un gruppo di corridori, compren-
dente anche la maglia rosa Luca Paolini, formatosi lungo la salita che da Soriano portava, attraverso il G.P.M. di Croce Ferrata, sul lastricato rettilineo d’arrivo di Corso Umberto I, gremito di spettatori provenienti anche dalla Sicilia per tifare Nibali, epico vincitore della prestigiosa corsa. Durante l’ascesa, dove si registrava il vano attacco di Danilo Di Luca (in seguito ignominiosamente espulso per doping) e del colombiano Gomez Chalapud, i ciclisti hanno trovato una fastidiosa pioggia che, unita al freddo pungente, ha contribuito ad una severa ed inaspettata selezione specialmente nelle retrovie del plotone. Il bravo portacolori della Bardiani, successivamente costretto al ritiro per una brutta caduta, ha preceduto sul traguardo gli italiani Fabio Felline e Giovanni Visconti, il forte scalatore colombiano Rigoberto Uran (che a Brescia salirà sul 2° gradino del podio finale), il francese Arnold Jeannesson ed il blasonato australiano Cadel Evans (3° a conclusione del Giro). L’impegnativa tappa, nonostante la bassa temperatura, è stata riscaldata dal calore degli appassionati sportivi che, accogliendo gli oltre 200 corridori e la “carovana rosa” con il proverbiale entusiasmo calabrese, ha tanto compiaciuto gli organizzatori già assai propensi ad un prossimo ritorno del Giro d’Italia nella nostra terra.
Il vittorioso arrivo di Battaglin sul traguardo di Serra S. Bruno (foto di Diego Demaio).
35
36