Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 18, Febbraio 2014 - Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999
solo € 1,5 0
La vocazione militare del Porto di Gioia Pantani 10 anni dopo RENZI: Novità o bluff? Calcio CSI Tutte le squadre
Diga sul Metramo Rischio di abbandono ?
Future Dem I nuovi vertici regionali
Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663
Corriere della Piana del 25 Febbraio 2014
sommario
Perché Pantani?
L
a foto di Pantani in copertina: il valore del ricordo – nel decennale della morte – di un campione grande e sfortunato ma anche il valore simbolico di quello che servirebbe all’Italia per uscire dalla crisi. Uno scatto: imperioso come quello di Pantani sul Sant’Elia in quel lontano 1993. Uno scatto fatto di idee nuove e dirompenti capaci di scuotere un sistema ormai sclerotizzato, ingessato da una burocrazia elitaria e prepotente e da gente incapace di assumersi le proprie responsabilità, impegnata spesso solo a difendere posizioni e privilegi ma distante dalla percezione dei bisogni della gente. E altra gente ancora, ingessata nei meandri di pastoie asfissianti dove soffoca finanche la speranza del cambiamento. Assunzioni di responsabilità o semplificazioni? Neanche a parlarne. Molta gente ha paura di esporsi, di rischiare facendo impresa e scommettendo sul futuro e di offrire entusiasmo e apporti per semplificare una macchina, quella dello Stato e del parastato, afflitta da elefantiasi e pronta solo a imporre sempre maggiori pesi tributari e fiscali. Ed allora? Che vada tutto in malora! Il cittadino e i suoi bisogni. La tranquillità e la sicurezza di un posto di lavoro valgono molto di più di qualsiasi semplificazione. Dal punto di vista degli impiegati statali – alla fin fine – non si può dar loro neanche tanto torto. Come fare allora ad uscire dalla crisi?. Il governo Renzi pigia forte sull’acceleratore delle riforme. Ammesso che gli consentano di farle realmente e fino in fondo. Servirebbe uno scatto di reni. Il nostro Demaio che, da ex campione regionale, di ciclismo ne mastica parecchio, spiega: “Pantani è stato il più grande degli scalatori. Purtroppo non era anche un possente cronoman e per conquistare il Giro e il Tour alla fine forse cedette alle tentazioni del doping.” L’Italia corre lo stesso rischio: attenzione a non doparci. Di tutto: di politica, di riforme, di patti di stabilità, di legalità, di illegalità, di parsimonia, di buonismo, di cattiveria, di TV, di calcio, di F1, di Maria De Filippi, di mafia e di antimafia, di senso di onnipotenza. In medio stat virtus! E la virtù della pazienza e della temperanza, dell’ingegno, della sagacia, della Fede furono quelle che fecero grande l’Italia, uscita dalla guerra in macerie dopo essersi dopata di nazionalismo per vent’anni. Adesso dopo altri 20 anni di culto della personalità e di riforme finalizzate solo a tutelare banche d’affari e assicurazioni, servirebbe un nuovo umanesimo e tanto orgoglio: lo stesso di quello del giovane Pantani proteso, venti a passa anni or sono, alla scalata del Sant’Elia. Luigi Mamone
Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro
4
5 6
Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi Hanno collaborato a questo numero: Girolamo Agostino, Minou Megali, Francesco M. Cordopatri, Teresa Martino, Angiolo Pellegrini, Anton Marvasi, Andrea Prochilo, Mina Raso, Linetta Silipigni, Caterina Sorbara, Pino D'Agostino, Francesca Carpinelli, Michele Ferraro, Beatrice Sgarano, Francesco Scattarreggia, Pasquale Puntillo, Giacomo Tripodi, Michele Ammendola, Diego Demaio. Foto: Diego Demaio, Giovanni Musolino, Free's Tanaka Press, Ester Sergi, Girolamo Agostino, Franco Petrilli Grafica e impaginazione:
Copertina: Concept by Free's Tanaka Press Visual by Mariachiara Monea Stampa: litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 - 389 8072802 cordovaluigi@alice.it - locordova@libero.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) corrieredellapiana@libero.it La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 22-02-2014 Visit us on
21
Diga sul fiume Metramo a rischio di abbandono
8 9
10
12
Mariachiara Monea cell. 392 1128287 smartcreative@virgilio.it
Difendere Sagunto
Giovani democratici FutereDem
13 c r e a tdievs ie gn
Editoriale Renzi, Ron e gli opliti
14
15 16
Cittanova: "Andare Oltre" "La tristezza degli agrumi" Un'infezione virale I fedeli della Piana A Lourdes con l'UALSI Chiara e Martina Scarpari a "ti lascio una canzone" La seconda Guerra Mondiale Nell'Inferno della steppa 36^ Giornata della vita Giornata della memoria ITIS M.M. Milano di Polistena
La Varia, patrimonio dell'umanità
22
23
24
25
26
27
28
Istituto "Monteleone Pascoli di Taurianova
30
A futura memoria l'erezione del Santuario in Cattedrale
20
"I feel cud 2013"
31 32
La cultura della donazione
18
Il Museo Pelmar di Sante Pellicanò
34
Usare la musica per far breccia nei cuori dei giovani San Giorgio Morgeto: Fra "arte e natura" arriva Peter Pan A Reggio Calabria "Cacao Meravigliao" Un patrimonio taurianovese L'antico palco "Sgarano" Mesogaia in convegno: "Ruderi e Ambiente" Concilio Vaticano II Le proposte dei Vescovi delle chiese calabresi Tracce del passato nei toponimi della Piana Standing Ovation per il duo Ferrari-Zoccali Nel ricordo di Pantani Punto sul Campionato CSI (girone di andata) La decorata cornice della Piana
3
Editoriale
4
l Governo Renzi sta muovendo i suoi primi passi, fra un Twitt e l’altro del premier e i maldipancia di molti parlamentari del M5S il cui leader Grillo e il “guru” Casaleggio, lasciano interdetti e un po’ spaventano per la virulenza del loro modo di porsi davanti al confronto politico e alla stessa gestione della loro risorsa umana, mostrando un sempre più evidente e marcato tratto di dispotismo e una intransigenza dittatoriale che rifiutiamo di accettare come componente di qualsiasi contesto democratico. Certo è che la presenza del M5S non ha finora offerto frutti di costruttiva assunzione di responsabilità verso il cambiamento dell’Italia e verso l’approvazione di quelle riforme che – ove attuate – forse opererebbero dei correttivi a molti di quei mali che Grillo denuncia. Già il rifiuto di collaborare con Bersani impedì la creazione di un governo, espressione del voto degli italiani, imponendo la scelta di Enrico Letta e della sua eterogenea maggioranza. Adesso il nuovo rifiuto di dialogare con Renzi che – fino a questo punto – la voglia di fare sembrerebbe manifestarla appieno, danno la misura di quanta pochezza esprima un movimento che bastona i propri parlamentari e non produce proposte né si apre al dialogo. Lenin diceva che l’odio e la violenza sono degli attivisti mentre il dialogo e la mediazione appartengono ai leader. Se tanto è vero non si dispiaccia Grillo nè si dispiacciano i suoi sostenitori più integralisti ma di strada da compiere prima di ergersi a leader e ad ambire a reggere le sorti del paese ne devono fare tanta, ma tanta. Sono, parafrasando una nota pagina di Sant’Agostino, come quel bambino che con un bicchiere voleva raccogliere tut-
I
Renzi, Ron e gli opliti
sperando che la Lanzetta non scordi la "sua" calabresità
«Basterà una ventata di gioventù?» ta l’acqua del mare. Venendo a Renzi e al suo Governo, che ha portato, ebbene sì, una ventata di gioventù nelle stanze del potere romano qualche scelta appare indubbiamente coraggiosa. Poletti per il solo fatto di aver rappresentato il vertice di Legacoop ha ben chiare le difficoltà che il mondo dell’impresa e del lavoro vive e le opportunità che potrebbero presentarsi se il predicato dinamismo e la semplificazione, unite al recupero della vocazione bancaria ad offrire supporto alla imprese e non di strozzarle come negli ultimi anni si è verificato venisse attuato insieme a uno snellimento degli iter burocratici molti dei quali retaggio del famigerato Decreto Bersani. È un Governo nuovo. Per la prima volta dopo anni di assenza una calabrese, Maria Carmela Lanzetta che noi conoscevamo più che altro per i ripetuti attentati
contro la sua farmacia a Monasterace e per la sua assidua presenza alle marce antimafia insieme a Elisabetta Tripodi e Carolina Girasole (prima che quest’ultima finisse coinvolta in una vicenda di presunti voti di scambio con le ‘ndrine del crotonese) è stata nominata ministro. La cosa ci inorgoglisce e non poco, perché la Calabria ha bisogno che qualcuno la rappresenti nelle stanze del potere romano. La Lanzetta dovrebbe ben conoscere la difficile realtà dell’agricoltura in Calabria, il carico di oneri fiscali tributari e previdenziali, uniti ad altri balzelli che hanno messo in ginocchio interi comparti dell’agricoltura regionale inducendo i coltivatori ad abbandonare le terre e a non effettuare la raccolta dei frutti che anziché guadagno si sarebbe tradotta in perdita. La Lanzetta sa bene come manchi in Calabria la cultura d’impresa e quanto difficile sia per i giovani Calabresi entrare nel mercato del lavoro con la stessa dignità dei loro coetanei di altre regioni d’Europa. La Lanzetta ben sa qual è la realtà variegata della sanità e cosa significhi vivere in territori dove il mafioso di turno si sente spesso impunito, intoccabile, imprendibile; dove il politico non ha mezzi e risorse; dove ciò che in altre regioni d’Europa è patrimonio
di Luigi Mamone
di civiltà qui è ancora conquista o premio insperato. La Lanzetta ben conosce i cumuli di spazzatura presenti in tutti i paesi della Calabria e ben sa per quali ragioni in molti luoghi la differenziata non riesca a decollare. Quante cose sa la Lanzetta! Tante. Tante quante ogni calabrese che abbia a cuore le sorti della propria terra e dei propri figli non può ignorare. Parafrasando Rosolino Cellamare, in arte Ron “Non abbiamo bisogno di parole…” Speriamo che le ovattate atmosfere romane, prestigiose, un po' demodè e gli impegni di Governo non gliele facciano dimenticare o porre in secondo piano. Sarebbe una ulteriore beffa per la Calabria. Peggiore di quelle che videro nel tempo candidati come Gasparri o – per par condicio – come Rosy Bindi. Per il resto Renzi ha il piglio giusto per imporre una visione nuova. Dovrà stare attento ai franchi tiratori, ai giuda e al fariseismo politico. Il suo manipolo dovrà essere compatto e coeso, come una falange di opliti: i soldati dell’antica Sparta, addestrati e integerrimi e pertanto “quasi” sempre imbattibili.
5
di Luigi Mamone
L'utilizzo dell’area industriale gioiese per ospitare reparti militari, terrestri e aerei è ormai indispensabile
Difendere Sagunto
Trasferire a Gioia alcuni dei reparti militari di stanza in Sicilia e creare delle basi dell’aviazione leggera dell’esercito e dell’aeronautica militare
L
a recente vicenda del trasbordo delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro sulla quale – peraltro – dopo le multiformi proteste pare essere calata la sordina, ha riacceso l’attenzione sulla multivocazionalità del porto e dell’interporto per scopi diversi dal transhipment e dai traffici commerciali e turistici evidenziandone la straordinaria vocazione dell’intera area industriale del porto ad utilizzi a fini militari. La posizione geografica del porto di Gioia Tauro appare da subito strategica. La sua presenza a vedetta dello Stretto di Messina consente di garantire una attività di sorveglianza e di intervento in tempi rapidissimi in tutto il tratto meridionale tirrenico da Sud a Nord, consentendo anche una altrettanto facile attività di controllo del territorio regionale. Basti pensare che i grandi spazi dell’area industriale (mai industrializzata) consentirebbero la realizzazione senza grandi difficoltà del- Un cacciabombardiere Harrier in fase di decollo verticale. lle basi logistiche terrestri ed aeree, di ricognizione e di intervento – sia attra- mantenimento della forza militare. Sarebbe cosa importantissima pertanto, cogliere verso l’utilizzo degli elicotteri da ricognizione al volo l’occasione e proporre nelle sedi politiche e istituzionali il trasferimento dei e da combattimento che attraverso l’utilizzo di reparti dell’esercito dalla Sicilia a Gioia Tauro. Le grandi strutture abbandonate aerei da caccia a decollo verticale Harrier: gli (ma non deteriorate) prima fra tutti quella della ex Oto Melara, poi Oto Breda, poi stessi che sono imbarcati sulle portaerei. Inutile De Tomaso e infine Isotta Fraschini che senza soverchie difficoltà offre la logistica evidenziare il grande beneficio che deriverebbe giusta per ospitare uomini e mezzi. Altre cattedrali del deserto dell’area portuale per l’asfittica economia del territorio dalla pre- gioiese potrebbero accogliere facilmente le basi elicotteristiche e quella per gli Harsenza di centinaia di militari e delle loro fami- rier. Perché non pensare seriamente e in grande? La protesta per le armi chimiche glie. Inutile evidenziare i grandi benefici che la di Assad c’è stata. Adesso è l’ora della proposta. E l’attuale momento storico sulla presenza di una forza accasermata nel cuore scena nazionale e sullo di un comprensorio ad altro rischio criminascacchiere internazionale lità, di fatto uno dei regni della n’drangheta, richiede che i traffici di apporterebbe al controllo del territorio. La un porto come quello di pressocchè immediata possibilità di supeGioia Tauro siano protetti rare in volo la dorsale appenninica consenda una forza di interventirebbe di movimentare uomini e mezzi su to rapido e d’interdizioscenari diversi, nel cuore dell’Aspromonte e ne d’area assolutamente oltre le Serre, realizzando così una possibiliall’avanguardia e che non tà di immediata azione di interdizione d’area può giungere da lontano. in caso di aggressione portata sul territorio La lotta alla n’drangheta nazionale, di protezione dello scalo gioiese passa anche attraverso e di controllo dello spazio aereo con sorvequesto tipo di opzione. glianza delle coste dal sempre possibile periAltrimenti è inutile che colo di sbarchi, ovvero controllando il territorio ben noti personaggi, araldi di una antimafia di maniera – continuino a partecipare e la viabilità interna anche a fini di azione con- a marce che lasciano il tempo che trovano e fanno sghignazzare i mafiosi. Servono tinua di prevenzione contro la criminalità orga- fatti e non più parole senza mai scordare il vecchio adagio scolastico “E mentre essi nizzata. Un progetto futuribile? Forse. Forse la parlavano i greci espugnarono Sagunto”…Sperando che il rumore dei jet non infasua realizzazione è più facile del previsto. Pare stidisca le casalinghe dei paesi vicini: quelle che sono scese in piazza contro le armi che la new wave politica peloritana – sede della di Assad ma che respirano a pieni polmoni e in religioso (forse sarebbe più giusto storica Brigata Aosta e di altri reparti dell’eser- dire “doveroso” per non dire “omertoso”) silenzio i fetori della Cloaca Massima cito – propenda per una linea poco propensa al della Piana e del termovalorizzatore.
«La presenza
dei militari è un toccasana per l'economia»
6
Corsi e ricorsi di una Questione Meridionale che non ha fine
Diga sul fiume Metramo a rischio di abbandono di Girolamo Agostino
Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”, parole che non furono dette a caso e che a distanza di circa un secolo e mezzo, purtroppo, non trovano ancora un corretta interpretazione. Tutti conosciamo il divario economico, sociale e politico fra Nord e Sud esistente già prima dell’unità d’Italia e che ancora oggi costituisce un vuoto non colmato, ma bisogna pur dire che nel passato, nonostante l’attenzione politica, non si sono mai volute sfruttare le opportunità per una reale soluzione. Già nel governo De Gasperi fu istituita la Cassa per il Mezzogiorno (10 Agosto 1950 legge 646), ente giuridico di diritto pubblico con lo scopo di predisporre programmi, finanziamenti ed esecuzione di opere straordinarie dirette al progresso economico e sociale del Sud Italia e porre fine alle disparità fra settentrione e meridione. Purtroppo molti dei personaggi gravitanti nell’orbita governativa di quegli anni, pensarono di trarne un buon vantaggio speculativo fatto di abusi e clientelismi. Nel 1970, con l’istituzione dell’Ente Regione, la decisione di collocare il capoluogo a Catanzaro anziché a Reggio Calabria ha provocato violenti disordini nel reggino fra schieramenti politici contrapposti; proteste, manifestazioni, blocchi stradali, assalti a sedi di partito e sindacali. Giornate di altissima tensione culminate con morti, feriti e con la strage di Gioia Tauro in seguito al deragliamento del “Treno del Sole”. Le popolazioni pur di ribellarsi allo stato di sottosviluppo e di miseria che li
“
opprimeva, si aggregavano facilmente a qualsiasi movimento, innescando così un clima di tensione sociale da guerra civile. La preoccupazione del Governo fu quella di calmare la protesta ed oltre all’intervento militare si pensò di intervenire con un piano di sviluppo economico urgente: il “Pacchetto Colombo” (dal nome dell’allora ministro dell’industria); altro non era che la possibile attuazione immediata di interventi economici già in programma nel piano di sviluppo della Cassa per il Mezzogiorno. Fra le grandi opere da realizzare nell’immediato figuravano il Quinto Centro Siderurgico a Gioia Tauro, il Porto di Gioia Tauro e la Diga sul fiume Metramo in località Castagnara fra i Comuni di Galatro e di San Pietro di Caridà. La grande opera doveva servire per fornire acqua all’impianto siderurgico in predicata realizzazione ma in realtà, all’origine degli studi di fattibilità negli anni precedenti, doveva sopperire alle esigenze idriche agricole del territorio, per usi civili e per produzione di energia elettrica con la costruzione di una centrale capace di produrre oltre 40.000 kilowatt che interessava direttamente l’Enel. Nonostante i ritardi, alcune delle grandi opere del Pacchetto Colombo furono completate e rese funzionali principalmente con finanziamenti della Comunità Europea, come la Strada Grande Comunicazione Jonio-Tirreno, la Diga Alaco, la Diga sul fiume Lordo, il Porto di Gioia Tauro; altre, invece, pur completate restarono opera morta come la Liquichimica di Saline Joniche, la Zona Industriale di Gioia Tauro, la Diga sul Menta, i Laghetti Collinari della Limina, la grande Diga sul Metramo. Pur completata dal 1996, la Diga sul Metramo, attualmente non è possibile un regolare utilizzo delle sue acque e non solamente a causa della incompleta opera di presa ma soprattutto, perché fino adesso non è chiara la destinazione d’uso. È da tenere presente che negli anni della sua costruzione e fino alla ultimazione dei lavori, il rilancio della nostra agricoltura era nell’ottica degli interventi comunitari e su questi obiettivi si erano orientate, nel passato, le direttive del Consorzio di Bonifica di Rosarno anche perché dall’utilizzo delle acque della Diga si sarebbero ricavati degli utili necessari a mantenere attivo il bilancio dell’Ente e quindi non ci si è preoccupati di pensare ad un uso diverso. Da ciò ne è scaturito il fatto di non aver potuto più usufruire di fondi CEE poiché, negli anni, i parametri di intervento comunitario sono cambiati ed i progetti finalizzati ad opere di irrigazioni non furono più presi in considerazione; di conseguenza, con il passare del tempo, la svalutazione monetaria ha fatto sì che i fondi stabiliti per la realizzazione della galleria di adduzione non bastassero più per completare l’opera e né per pagare i contenziosi aperti con le sospensioni dei lavori in corso d’opera. Nel convegno «Diga sul Metramo, dopo il collaudo un giusto utilizzo», promosso dal Partito Democratico e tenutosi a Galatro il 4 gennaio 2014 al quale hanno partecipato personalità della politica, delle istituzioni, degli enti preposti e della cultura, dopo scambi di opinioni, animate discussioni, polemiche e preoccupazioni per la sicurezza, si è arrivati alla positiva conclusione di un necessario uso plurimo delle acque nella utilizzazione per l’agricoltura, la produzione di energia idroelettrica pulita, per gli usi civili e potabili data la provenienza di alta quota, la grande scorta del bacino e l’abbondante approvvigionamento a monte dal fiume Metramo e dai suoi affluenti. Il tema del convegno è stato incentrato in particolare su due punti: a) rendere funzionale l’opera nel suo complesso per la grande ricaduta economica sul territorio anche dal punto di vista turistico, poiché Galatro è già meta di riferimento per le famose terme; b) avere la garanzia di tenuta della struttura per l’incolumità delle popolazioni a
7
valle della Diga e su questo si è posto l’interrogativo, soprattutto, per la mancanza di un piano d’emergenza. Tutti gli intervenuti, pur con vedute differenti, hanno ribadito la necessità di non perdere altro tempo in ritardi burocratici per poter utilizzare un bene così grande quale fonte di occupazione e di sviluppo in un territorio degradato in preda alla miseria, alla disoccupazione ed alla delinquenza, dove altra prospettiva non esiste se non l’emigrazione. Dagli interventi dei funzionari e dei tecnici del Consorzio di Bonifica è stata assicurata la garanzia sulla sicurezza della struttura anche in virtù dei dati delle verifiche effettuate periodicamente che hanno consentito il collaudo nell’Aprile 2013. A conclusione dei lavori del convegno, il gruppo consiliare del Partito Democratico ha sostenuto la necessità di chiedere la convocazione straordinaria del consiglio regionale per affrontare il problema del completamento della galleria di adduzione e la destinazione d’uso delle acque della Diga del Metramo. A questo punto non resta altro se non auspicare che le forze sane della politica abbiano il coraggio di concordare in sinergia con gli enti di sviluppo un piano di intervento fattibile, urgente e definitivo ma soprattutto credibile in sede comunitaria dove esclusivamente si può fare richiesta dei grandi finanziamenti necessari per rendere funzionale l’opera, evitando così il rischio di un progressivo e totale abbandono. Considerando che per un adeguato sfruttamento in sicurezza della struttura è necessario un serio e continuo monitoraggio, è importante un suo immediato utilizzo, onde evitare l’avaria dei meccanismi impiantati per la prevenzione dell’emergenza e per la funzionalità. Significative sono state le parole pronunciate dal nostro Vescovo Mons. Francesco Milito il 5 Aprile 2013, giorno dell’inaugurazione della Diga sul Metramo, nell’evidenziare « la grandezza del lavoro umano nel costruire lo sbarramento del fiume per il contenimento delle sue acque e della loro forza che al tempo stesso potrebbe essere anche distruttiva». Effettivamente, un’opera lasciata in abbandono si deteriora e senza un’attenta e scrupolosa vigilanza comporta rischi paragonabili ad una mina vagante. E, poiché nessuno ha il diritto di attentare alla sicurezza della collettività, tutti dobbiamo vigilare affinché ogni opera sia sfruttata per produrre benessere e non danni irreparabili.
Interrogazione di Nino De Gaetano al Governatore Scopelliti
Quale futuro per la Diga? l Consigliere regionale Nino De Gaetano a nome del Gruppo del PD, ha presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta regionale On. Giuseppe Scopelliti ed all’Assessore competente, sullo stato della reale funzionalità della Diga del Metramo. La Diga più alta d’Europa – scrive De Gaetano – posta in località Castagnara a 12 km da Galatro, dopo essere stata opera incompiuta per oltre 30 anni, è stata inaugurata nell’Aprile scorso a seguito dell’effettuazione dei collaudi richiesti dal caso, tuttavia manca ancora del completamento di alcune opere per la canalizzazione delle acque, cosa che rende di fatto vano tutto il lavoro fino ad adesso compiuto, nonché rischia di vanificare l’enorme dispendio di risorse economiche impiegate nel corso di
I
questo lunghissimo lasso di tempo. Nelle settimane scorse il Partito Democratico, in un convegno organizzato dal Circolo di Galatro e dal Segretario Gaspare Sapioli, ha fatto il punto della situazione sia sullo stato dell’arte dell’opera che sul suo giusto utilizzo, alla presenza di Sindaci, Amministratori locali, Enti ed Associazioni del territorio. La Diga, che ha un’enorme capacità idrica (circa 27 milioni di metri cubi) sarebbe il vero volano di rilancio per l’economia di una grossa fetta del territorio della Provincia di Reggio Calabria, dal punto di vista dello sviluppo agricolo ed anche di quello turistico, essendo situata nei pressi di zone termali.Il vantaggio dell’utilizzo di una tale portata di acqua sarebbe enorme per tutta la Piana di Gioia che potrebbe concretamente diventare un centro di eccellenza della produzione agricola di qualità a livello mondiale. Le conseguenti ricadute economiche ed occupazionali segnerebbero una svolta per un territorio come il nostro che ha sempre sofferto di una cronica carenza d’acqua, figlia della scarsa capacità di investire in una rete idrica degna di tale nome. Chiediamo pertanto al Presidente ed alla Giunta regionale di attivarsi affinché, con gli Enti preposti ed il Consorzio interessato, si faccia il punto tecnico sulla situazione della Diga e ci sia attivi per reperire al più presto i fondi necessari alla sua reale entrata in funzione. Già troppo tempo, nel corso di questo trentennio, è stato perso a causa di ritardi e sprechi di denaro. Non sarebbe concepibile che, a lavoro quasi compiuto, la Diga non entri in funzione e magari possa, nel giro di qualche anno, tornare in uno stato di obsolescenza.
Circolo “Don Pietro Franco”
Centro servizi E.N.Te.L Ente Nazionale Tempo Libero
Ufficio Zonale Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) info: 347.6954218
8
Giovani democratici per il rinnovamento di Minou Megali
V
FutureDem
Pecoraro e Loprete ai vertici regionali nel solco dell’azione riformista e riformatrice di Matteo Renzi
ittorio Pecoraro, stu- al problema della criminalità organizzata dente di Giurisprudenza da inoltrare ai deputati PD in Commissioalla “Luiss Guido Carli” di Roma e attuale responsabile Istruzione e politiche comunitarie per i Giovani Democratici (la giovanile del Pd) della Città di Cosenza, è stato nominato nuovo coordinatore regionale dell’associazione FutureDem Calabria. Quest’ultima è il movimento giovanile d’ispirazione progressista e riformista che si batte per cambiare il PD e la sua Giovanile, riconoscendosi nell’azione politica di Matteo Renzi. Tale associazione ha subìto nell’ultimo anno una crescita esponenziale sviluppandosi in tutte le regione d’Italia e arrivando a celebrare nel mese di gennaio la sua prima assemblea nazionale a Roma. La squadra del neo-coordinatore Pecoraro, sarà ultimata nelle prossime settimane. Al momento i responsabili di FutureDem sono: Raffaele Loprete, vice coordinatore regionale, Andrea Chiappetta, coordinatore provinciale di Cosenza e Domenico Tullino, coordinatore provinciale di Vibo Valentia. Fra gli obiettivi della nuova squadra vi sono: l’istituzione di una tavola rotonda con la giovanile della Confindustria Calabria, Vittorio Pecoraro, Coordinatore FutureDem. per ascoltare il tessuto produttivo e ipotizzare nuove possibilità di sviluppo nel campo dello Slow Food e delle ne anti-mafia. Il consigliere regionale Pd StartUp innovative e la costituzione di un Demetrio Naccari Carlizzi e Marco AmLaboratorio Future Dem Anti-mafia (in brogio, vice-capogruppo del Pd al consicollaborazione con i coordinatori di Sicilia glio comunale di Cosenza, attuale cane Campania) con il fine di presentare una didato all’assemblea regionale PD nella tesi finale impostata su soluzioni moderne lista di Ernesto Magorno, hanno augurato
Raffaele Loprete, Vice Coordinatore FutureDem.
al nuovo coordinatore e alla squadra buon lavoro, dichiarando “che i giovani che come in FutureDem si organizzano e si cimentano in un progetto, sono un motivo di speranza per il centrosinistra e per la Calabria”.
«Un laboratorio di progettazione politica»
9
Cittanova: di Girolamo Agostino
“Andare Oltre” prima conferenza programmatica
emergenti in ogni amDemocrazia non bito sociale e principalè uno spazio limente fra i giovani che, bero, democrazia ormai senza un barlume è partecipaziodi speranza, abbandonane»; con queste poche e belle no il proprio paese. Neparole negli anni passati, l’argli interventi successivi, tista Giorgio Gaber esprimeva Antonio Cavaliere ha il suo chiaro e preciso concetto specificato che la politisulla libertà, un bene inestimaca non è cosa di pochi e bile che tutti dovremmo preserche il comitato promotovare. Come sappiamo, in ogni re del movimento “Ancosa c’è un limite da rispettare dare Oltre” vuole creare e ogni abuso crea un danno anun’alternativa all’attuale che alla collettività; purtroppo, stato di cose con iniziatinon sempre e non tutti riusciaLa sala del Convegno. ve basate sulla legalità e mo ad apprezzare le cose buone e, in riferimento alla situazione politica sul buon senso di amministrare, con il cittadino sovrano delle proprie decisioni; inoltre, attuale, possiamo notare come l’utilizzo ha ricordato che a causa delle speculazioni di vario genere, più volte le migliori opere distorto del potere e la corruzione hanno sono state bloccate e lo sportello amico di cui si parlava a Cittanova è rimasto chiuso. fatto dilagare il fenomeno dell’illegalità Gino Catania appartenente al centro destra “per Cittanova libera” ha sostenuto di trovarcon conseguente stallo dell’economia, del- si d’accordo con le proposte di “Andare Oltre” per collaborare e ripartire con i progetti la produttività e dell’occupazione. Su que- lasciando da parte i pregiudizi e le polemiche. Domenico Fonti, nell’evidenziare le lasti argomenti, nella serata del 16 Febbraio cune dell’attuale Amministrazione ha rimarcato anche l’incapacità di gestire la cosa pub'14 a Cittanova, nei locali della biblioteca blica dicendo che volevano i palazzi di vetro ma, però, il vetro si è rilevato opaco e, con comunale, si è svolta la prima conferenza massima serietà, ha affermato che non si gioca con la legalità per cui le opere pubbliche programmatica del movimento “Andare debbono essere funzionali al cittadino e non al politico; e, a riguardo della trasparenza Oltre per Cittanova” in prospettiva delle e della legalità ha proposto l’istituzione di «una giuria di partecipazione popolare» a prossime elezioni amministrative, con lo fianco del Sindaco per portare la legalità all’interno della cosa pubblica, per combattere il slogan «metti in cammino la speranza» clientelismo e soprattutto per trovare soluzioni ai problemi non solamente strumentali ma e «cambiamo insieme per non cambiare politici, chiari e trasparenti. Domenico Rao, nel suo intervento ha evidenziato l’amara paese». Ad aprire i lavori del convegno è delusione che nel 2007 lo aveva portato a chiudere con la politica pensando che a lavorastato il portavoce del movimento France- re per Cittanova si perdeva solo tempo, in quanto si rimarcavano sempre gli schemi della sco Sgambetterra, mettendo in chiaro che politica vecchia e clientelare con l’affossamento della legalità e della cultura, rimettendo il loro comitato promotore non è la destra in prima linea la logica del “meno sapete e meglio state zitti” ma, accorgendosi che cittanovese ma un punto di riferimento fat- spesso ci sono delle ritorsioni contro chi osa ribellarsi, ha ritenuto opportuno ritornare a to di sovranità e partecipazione della citta- lottare per affermare che le regole non sono un’opinione e salvaguardare quei principi didinanza poiché a Cittanova manca il coin- gnitosi di essere cittadini e non sudditi; in merito al programma, ha affermato che l’agire volgimento nella vita politica dei giovani politico deve essere rivisto in quanto allo stato attuale non c’è un’analisi dei bisogni e non e delle famiglie, un problema di cui finora lavorando attivamente si rischia di essere tagliati fuori dal fondo sociale europeo. Dagli nessuno degli amministratori si è fatto ca- interventi del pubblico, che ha partecipato numeroso all’evento, è scaturita la necessità di rico; tra l’altro, ha ribadito l’importanza mettere in programma per il prossimo appuntamento il tema di agricoltura e turismo in di elaborare un programma elettorale par- merito all’Agenda 2014-2020 prendendo in considerazione anche l’assetto del territorio. tendo dalle esigenze espresse dai cittadini, A questo punto non resta altro che auspicare buon lavoro e ottima riuscita per le iniziative dando un senso alle richieste di bisogno messe in cantiere.
«
10
Una infezione virale che mette a rischio intere coltivazioni
la “tristezza” degli agrumi
Una foglia infettata dai parassiti.
Cos'è, come si diffonde e come si combatte
di Francesco Maria Cordopatri
È
attualissimo il tema del Citrus Tristeza Virus (CTV), noto come “Tristezza” degli Agrumi. La Virologia Vegetale è una branca – spesso poco considerata che studia il mondo dei Virus oltre che quello dei Virus-simili dei Viroidi e dei Fitoplasmi di interesse principalmente agrario e la cui azione di questi patogeni limita fortemente gran parte delle produzioni agricole mondiali, ortivo-erbacee ed arboree. Ma cosa sono questi Virus e come funzionano? Ci basti dire sono delle “unità infettive”, dei veri e propri sistemi biologici elementari. Sono privi di organizzazione cellulare e pertanto dipendenti dalle strutture cellulari delle cellule ospiti e sono essenzialmente composti da una o più molecole di DNA o RNA rivestite da un involucro proteico chiamato “capside”. In generale possiamo ancora dire che le molecole di “acidi nucleici” (DNA o RNA) che costituiscono il “cuore” dei Virus, sono ripartite in “regioni geniche” (chiamate ORF - open reading frame). Ogni ORF ha il compito di “codificare” le componenti tramite le quali il Virus infetta e si replica, sfruttando le strutture delle ben più “organizzate” cellule ospiti. In sostanza, il Virus agisce “immettendo” nelle cellule ospiti (delle piante nel nostro caso), le proprie informazioni genetiche. Grazie ad esse “costringe” le cellule parassitate a comportarsi in maniera ad esso congeniale, facendo attuare alle stesse cellule, tramite meccanismi di “trascrizione” e “sintesi”, una produzione massiva di molecole virali. Possiamo immaginare un Virus come un individuo che entra in una fabbrica supertecnologia (cellula ospite) ed impartisce alle attrezzature l’ordi-
ne di produrre tanti suoi cloni. Tutto questo, spesso compromettendo l’integrità dell’ipotetica fabbrica. È questo, in parole molto poco tecniche il ben più complesso “processo infettivo” al quale, generalmente segue quello della diffusione degli stessi all’interno dell’Ospite, da cellula a cellula e culmina con l’invasione, da parte delle molecole virali, del sistema vascolare della pianta. Da qui l’infezione diventa “sistemica” e da origine a quelle che sono le espressioni sintomatologiche, più o meno evidenti. Per quando concerne la lotta a questi patogeni, occorre far chiarezza. Non esistono prodotti utilizzabili a mo’di cura. La lotta ai Virus consiste nella prevenzione, ovvero nell’uso di materiale di propagazione sano e certificato da un apposito sistema di Norme e Metodologie. Quando la prevenzione non basta, occorre intervenire col “contenimento”, espiantando le piante infette e bruciandone i residui. Per meglio capire tutto questo discorso, nonché il suo risvolto pratico, ci allacciamo al caso del Virus della “Tristeza” degli Agrumi (CTV). Le prime segnalazioni di questo Virus sono avvenute nel Sud America dove è stato immediatamente nomenclato con l’appellativo di “Tristeza”, ispirato alla omonima sensazione generata dalla visione di una pianta infettata da tale patogeno (Fig.1). Ad oggi, questo Virus ha trovato drammatica diffusione in quasi ogni areale agrumicolo, compreso il nostro. I primi casi in Italia risalgono al 1955. In Calabria, a seguito di indagini incrociate ad opera dei Servizi Fitosanitari, Università ed altri Enti, si è constatata la presenza di focolai in ogni Provincia. L’areale di Rosarno, in base a questi rilevamenti, risulta essere quello più colpito. Nella nostra Piana infatti, molti impianti di agrumi, anche di storiche Aziende, sono stati strappati alla produttività. Complice di questa
situazione, la vetustà degli agrumeti, perlopiù innestati su Arancio Amaro. L’Arancio Amaro è infatti un portainnesto notoriamente suscettibile al CTV. Il diffondersi dell’infezione si traduce in una degenerazione dell’apparato radicale seguito dal deperimento (più o meno veloce) dell’intera pianta. In presenza di questo Virus, uno stato clorotico e sofferente, annuncia dunque l’inevitabile destino. Altri sintomi quali la butteratura del legno o le estroflessioni della corteccia sono relativamente meno comuni. Le piante infette producono frutti di qualità scadente: asimmetrici, mal colorati e piccoli. Anche per CTV vale il principio “conoscerlo per combatterlo”. Ed in primis, come anticipato è necessario conoscere come esso si trasmetta. È infatti trascurabile l’attitudine del CTV ad essere trasmesso per via meccanica (strumenti da taglio ecc.). Essenzialmente CTV si trasmette con materiale di propagazione infetto (ad esempio marze o piante virosate) e tramite insetti, Afidi. Diverse specie di Afidi sono in grado di trasmettere il CTV, con differenti gradi di efficienza. L’afide denominato Toxoptera Citricidus (Afide bruno degli Agrumi) è il vettore per eccellenza. È tuttavia scarsamente presente alle nostre latitudini. Quindi, attuare strategie di difesa contro questi insetti significa controllare anche i danni da Virus. La Particolare del fusto di una pianta infettata da C.T.V..
11
Albero d'arancio rinsecchito a causa del virus "Tristezza".
lotta (obbligatoria) a CTV, assodata la sua pericolosità, è rigidamente regolata dalle norme in materia di difesa fitosanitaria. Il D.lgs. N° 214 del 19/08/2005, in estrema sintesi, impone severi controlli e vieta l’importazione di materiale infetto oltre che l’espianto obbligatorio. Il D.M. del 22 Novembre 1996, stabilisce protocolli di monitoraggio ed analisi dei campioni
Le piante virosate, come anticipato, vanno tempestivamente asportate e bruciate. Laddove possibile, da prassi, gli impianti andrebbero rinnovati e ricostituiti con materiale virus-esente (certificato) e portainnesti meno suscettibili. Ma ci rendiamo conto che non è pensabile che l’agricoltore, dati i costi di impianto, di esercizio e l’attuale scarsa redditività della coltura
«Le piantagioni infettate
deperiscono e vanno distrutte» rilevati sul territorio. D.M. del 29 Ottobre 1993 ed il D.M. del 14 Aprile del 1997, con le corrispondenti norme in materia di propagazione e certificazione rappresentano anch’essi degli importanti capisaldi normativi. Attualmente sono in corso d’opera ulteriori provvedimenti, soprattutto in Sicilia, da sempre in prima linea contro il problema. Dal punto di vista tecnicopratico, la lotta, oltre che ai vettori deve essere allargata anche al materiale infetto.
possa soppesarsi istantaneamente, riscontrata l’infezione, l’intera e completa spesa di reimpianto (ed i mancati redditi pluriennali). Così come non è pensabile, data la situazione politico-economica, che Comunità Europea – Stato - Regioni finanzino l’intero ammodernamento del comparto. Più razionale è dunque - specialmente nelle zone dove la diffusione del Virus assume le proporzioni pandemiche e le norme di quarantena perdono la loro utilità -, la
sostituzione progressiva degli impianti. Un impianto di agrumi infetto, può anche deperire lentamente e diminuire progressivamente la produzione. Tale situazione, se generata da un ceppo virale “ipovirulento” (blando) può protrarsi anche per anni, diminuendo si l’efficienza produttiva, ma dando il tempo all’agricoltore di organizzare la ricostituzione dell’impianto. Ceppi di scarsa potenza distruttiva, sono stati utilizzati, in “estrema ratio” anche come metodologia di contenimento. Sono stati infatti inoculati in agrumeti, ceppi di CTV “blandi”, così da precludere a ceppi di CTV “ipervirulenti” i siti di attacco alla coltura. Una sorta di male necessario per evitare conseguenze ben più gravi. In ogni caso, si consiglia di essere sempre supportati da tecnici. Il personale tecnico saprà indirizzare l’agricoltore in sede di diagnosi, intervento e lotta ai Virus ed ai rispettivi vettori. È auspicabile che i Servizi Fitosanitari ed Università continuino il poderoso lavoro di monitoraggio del Territorio, fino adesso condotto, nonostante l’esiguità dei mezzi a disposizione. E che come la “Politica” mantenga alto livello di attenzione verso queste problematiche che interessano così “intimamente” il nostro Territorio.
12
Da 40 anni i fedeli della Piana di Gioia Tauro
A Lourdes con l’UALSI di Teresa Martino
R
icorre quest’anno il quarantesimo anniversario da quando l’UALSI (Unione Amici di Lourdes e Santuari Italiani) ha organizzato il primo Treno Bianco degli ammalati in partenza dalla stazione di Gioia Tauro, da allora è stata una catena ininterrotta che ha accompagnato migliaia di pellegrini, ammalati, dame e barellieri a Lourdes. «Ogni terra cristiana è una terra mariana; e non c'è popolo riscattato nel sangue di Cristo che non ami proclamare Maria sua patrona» scriveva Papa Pio XII nell’enciclica del 1957 sul pellegrinaggio a Lourdes, uno dei documenti più importanti mai scritti su Lourdes. Innumerevoli sono i fedeli accorsi lungo i secoli ai piedi della Vergine di Massabielle che scelse proprio una pastorella di nome Bernardette, povera e ignorante, alla quale manifestarsi e che divenne stru-
Il Santuario di Lourdes, meta dei pellegrinaggi UALSI.
sono oltre 6 milioni provenienti da più di 100 paesi diversi; ogni giorno si celebrano 54 messe nelle 22 chiese e cappelle; ogni anno 400mila persone si immergono in segno di fede nelle 17 piscine di Lourdes, assistite da 100mila volontari. A Lourdes il dialogo con Dio è concreto, quasi palpabile: ognuno ha la possibilità di scavarsi dentro e scoprire le proprie “malattie”. Si sono ottenute da Dio, per l’intercessione di Maria, tante grazie di guarigioni e di conversioni. Tanti sono attratti a una vita interamente offerta al servizio di Dio e dei loro fratelli, tanti diventano consapevoli della tiepidezza del loro cuore e rinnovano il cammino della preghiera, i più duri spesso sono toccati dalla grazia e non restano insensibili. In nessun luogo più che a Lourdes ci si sente portati alla preghiera, alla carità, all’oblio di sé, si rimane da soli, tra migliaia di fratelli, con la propria coscienza e ognuno si sente così piccolo davanti a Dio e prende consapevolezza che si è ancora lontani dall’essere santi, e che l’opera di santificazione deve essere attuata prima di tutto in se stessi. La gente si reca a Lourdes perché qui c’è il segno forte di Dio e si resta smarriti di fronte a tanta fede, speranza e carità, basta osservare, per esempio, la dedizione dei Barellieri e delle Dame, la pace serena degli ammalati, la fraternità che unisce, alla medesima vocazione, fedeli di ogni provenienza. La Vergine continua a esortarci a raccogliere le lezioni spirituali Un gruppo di volontari UALSI davanti al treno bianco. delle apparizioni, e a impegnarci sulla via indicata. Queste lezioni mettono in risalto la forte dicotomia tra i disegni di Dio e la vana sapienza del mondo. Oggi mento della sua materna tenerezza, più che mai la Vergine ci chiama alla conversione del cuore e tocca a noi trasmettere la straorElla ne fa la propria confidente per dinaria bellezza dell’essere cristiani in questo tempo in cui più che mai pesano sulla vita della dare il suo messaggio e restaurare il nostra gente le tentazioni materialistiche, il culto del corpo, il disinteresse per il fratello, le mondo in Cristo. Tutti i popoli ricorreazioni egoistiche, il culto del denaro e in cui i valori religiosi hanno perso la loro autenticità. rono al culto della Madre di Dio e la Gli ammalati, il personale e i pellegrini che con l’UALSI in questi quarant’anni hanno fatto invocano con appellativi e preghiere l’esperienza del pellegrinaggio hanno voluto trasformare la ricchezza spirituale attinta ai piedi di straordinaria intensità e bellezza. della Bianca Signora di Massabielle in un servizio permanente alle molte povertà della Piana La Piana di Gioia Tauro è stata di Gioia Tauro fondando l’Associazione di Volontariato Sulla Strada di Gerico, la casa di definita terra mariana, lo confermano riposo di Lubrichi e soprattutto tenendo un contatto costante con tutti i pellegrini attraverso le tante Chiese intitolate alla Vergine, il servizio agli ammalati e organizzando numerosi eventi religiosi molto partecipati. Anche il pellegrinaggio, nel tempo, è divenquest’anno 2014 l’UALSI ha organizzato il pellegrinaggio dal 31 Luglio al 06 Agosto con il tato un servizio alla fede e alla devoTreno Bianco in partenza da Reggio Calabria e l’aereo in partenza da Lamezia Terme. Per la zione che in esso cresce e si fortifica Diocesi di Oppido-Palmi quest’anno è un anno particolare perché sarà celebrato il Congresso soprattutto nel commovente incontro Eucaristico Diocesano e il rivivere e il trasmette l’esperienza di Lourdes potrà lasciare un secon le migliaia di fedeli che si recagno forte proprio per sollecitare quello slancio collettivo di rinnovamento cristiano in risposta no alla Grotta di Lourdes: ogni anno all’appello di Maria.
«I volontari UALSI vicini a chi soffre e cerca speranza»
13
Due piccole stelle: “Chiara e Martina Scarpari” reggine di Varapodio a: "Ti lascio una Canzone", prodotto da Rai1 e condotto da Antonella Clerici
di Filomena Scarpati
C
urriculum di formazione canora non indifferente, quello delle tredicenni gemelle Chiara e Martina Scarpari, straordinari talenti, innamorate della musica e del canto che coltivano fin dalla più tenera età tanto da abbinare oltre al loro regolare percorso formativo con brillante profitto alla scuola media, anche l’impegnativa partecipazione alle lezioni di canto della “Music Scool” del maestro Christian Cosentino di S. Andrea dello Jonio (CZ), successivamente all’Accademia di canto di Reggio Calabria e alla scuola di canto di Catanzaro non disdegnando fin dall’età di tre anni di frequentare lezioni di danza. Le prime apparizioni sulle scene iniziano nel 2009 all’età di 9 anni, con la partecipazione in vari concorsi canori organizzati dalla ProLoco di Varapodio (RC) facendosi notare con immediato successo per il loro affiatamento, per la calda voce e per la padronanza e la disinvoltura nel presentarsi in pubblico. Ottengono un primo posto al festival canoro di Delinuova (RC) “In Canto” nel 2013 e partecipano a varie Kermesse musicali a Catanzaro, di fronte ad un pubblico di 25.000 persone, a Reggio Calabria nel locale Teatro Cilea e a Bagnara dove ottengono nell’Agosto 2013 l’accesso alla selezione del concorso “Premio Mia Martini”, infine sono chiamate ad esibirsi il 23 Gennaio 2013 al Gran Concerto di Natale “Magic Christmas Melody” presso il Teatro Cilea di Reggio Calabria. Notiamo, quindi, che il sacrificio, l’impegno, la forte determinazione e la volontà di queste giovani promettenti cantanti in erba non mancano, supportate e seguite amorevolmente da mamma Mimma e papà Rocco, loro primi “fans”, tanto da superare brillantemente nel Gennaio 2014 ben tre selezioni su migliaia di partecipanti di tutta Italia, per essere inserite nel programma televisivo “Ti lascio una canzone” di Rai Uno, condotto da Antonella Clerici, che va in onda ogni
Sabato sera in prima serata, iniziato già da qualche settimana. Quest’ultima affermazione le proietta nel vero mondo della canzone con tutte le future prospettive che si possono aprire nella vita di queste due instancabili, caparbie ed innamorate adolescenti del canto e della musica. Sana e gioiosa competizione tra adolescenti dove si esibiranno tutti rigorosamente dal vivo, accompagnati dalla grande orchestra diretta dal maestro Leonardo De Amicis, che insieme a tutti i suoi collaboratori, fanno vivere come un gioco e in disincantata allegria questa emozionante avventura, non di gara ma di sfida generazionale sulle canzoni di ieri e di oggi in un clima di spensierata e fraterna amicizia. Elogi e plausi arrivano da ogni parte, specialmente dal loro paese Varapodio, dal comprensorio della piana di Gioia Tauro, da tutta la Regione Calabria, chiamate e mobilitate a supportare e a sostenere con il televoto le gemelle Martina e Chiara Scarpari che rispecchiano, come dice Giovanna Scarfò direttore artistico del concorso canoro Deliese: “il modello positivo di una Calabria che con umiltà vuole andare avanti e crescere sempre di più”. Fanno eco, anche, le parole del patron del concorso “In Canto”, Natale Princi, che crede fermamente nel talento di queste due piccole artiste. “Sono molto brave, la loro è una voce particolare e credo che faranno molta strada nel mondo della canzone” esprime nelle sue dichiarazioni. Renato Funaro, manager e organizzatore di spettacoli, dopo
Chiara e Martina Scarpari, protagoniste a "Ti lascio una canzone".
«Da Varapodio
averle sentite cantare e apprezzate le loro qualità interpretative, così si esprime: “Queste giovani devono andare avanti, avendo le possibilità cercherò di aiutarle, certo la strada è lunga, è irta di difficoltà, sembrano delle predestinate tant’è che le ho già inserite nel mio cast artistico, spero di vederle fra qualche anno ad alti livelli”. Certo gli incoraggiamenti fanno bene, ma le nostre giovani gemelle hanno ben chiaro il loro ruolo e sognano in grande: “Intanto ci godiamo questo momento e siamo contente di aver raggiunto questo traguardo, stiamo con i piedi ben piantati per terra senza crearci delle illusioni in quanto siamo coscienti delle difficoltà che si vanno ad incontrare nel mondo della canzone”. Sognare non è proibito e chi sa che un domani non si possono aprire le porte dell’Ariston per una futura partecipazione al Festival di Sanremo. Questo è l’augurio nostro e di tutta la redazione del “Corriere della Piana” per le presenti e future loro affermazioni canore.
con la voglia di vincere»
14
La seconda guerra mondiale. Carabinieri sul fronte russo
Nell’inferno della steppa
(seconda parte)
di Angiolo Pellegrini Generale dell'Arma dei Carabinieri
a campagna di Russia. Sul fronte russo, tra il 1941 e il 1943, operarono varie sezioni carabinieri addette alle Grandi Unità e, all’ultima fase, anche il XXVI° Battaglione, di stanza a Bologna, che venne impiegato per ritardare l’avanzata delle truppe sovietiche, agevolando la ritirata. I Carabinieri dettero prova di autentico valore, esemplare disciplina e grande resistenza. L’azione dei Carabinieri fu particolarmente valorosa, specialmente dopo la seconda battaglia del Don, nel coprire la ritirata delle Unità combattenti. Gli italiani dovettero subire un micidiale bombardamento, riparati in ristrette buche, scavate nel terreno gelato,
L
Fiesole, Parco della rimembranza.
poi, arrivò l’ordine di forzare il blocco e non si contarono più gli atti di valore. L’armistizio. L’8 Settembre arrivò l’armistizio con gli alleati. I tedeschi approfittarono dei momenti di confusione e, approfittando del migliore armamento ed organizzazione, catturarono e deportarono migliaia di Carabinieri, senza ordini e abbandonati a se stessi. Nonostante il clima confuso, i Carabinieri rimasero al loro posto, molti di loro, dietro la carica istituzionale, erano partigiani fiancheggiando le formazioni e contribuendo alla resistenza. Alla fine della guerra, i Carabinieri contarono 4618 caduti, 578 dispersi e oltre 15.000 feriti. In conseguenza del
In un disegno d'epoca, l'eroico gesto del Vice Brigadiere Salvo D'Acquisto, M.O. al V.M..
referendum del 2 Giugno, Re Umberto II, nel lasciare l’Italia, scioglieva i Carabinieri dal giuramento di fedeltà verso la sua persona. Il Reggio Esercito rinasce in Esercito Italiano e l’Arma dei Carabinieri Reali viene rinominata Arma dei Carabinieri, la prima Arma dell’Esercito. Per il contributo di sangue dato alla Resistenza, il 2 Giugno 1984, viene concessa alla bandiera dell’Arma la Medaglia d’Oro. I Martiri di Fiesole. Anche i Carabinieri della stazione di Fiesole, nel 1944, entrarono in contatto con la resistenza, ed ebbero l’incarico di raccogliere informazioni, fornire armi e partecipare ad azioni di sabotaggio. Il 29 Giugno, una pattuglia porta ordini, composta da tre carabinieri e da un civile, ebbe uno scontro a fuoco con i tedeschi. Un tedesco rimase ucciso, il carabiniere Sebastiano Pandolfi ed il civile furono catturati e fucilati. Poco dopo i tedeschi arrestarono il comandante della stazione che però riuscì a fuggire, facendo pervenire, ai tre carabinieri della stazione, un messaggio con l’invito di darsi alla macchia. Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti si rifugiarono tra i ruderi di un anfiteatro, in attesa di potersi ricongiungere con i partigiani. Il 12 Agosto vennero informati che i tedeschi, scoperta la loro fuga, avevano preso in ostaggio 10 civili e minacciavano di fucilarli se non si fossero consegnati. I tre giovani carabinieri si consegnarono e vennero fucilati. Ai tre valorosi carabinieri, poco più che ventenni venne concessa la Medaglia d’Oro. Salvo D’Acquisto. I tedeschi avevano occupato la zona di Palidoro, una località sulla costa tirrenica a pochi chilometri da Roma. e un loro reparto, verso sera, dopo una gran cena e molte bottiglie di vino, sfondò la porta della casermetta deserta della guardia di finanza, che era in un'antica torre saracena sulla riva dei mare. Pare che i tedeschi, nel rovistare dentro una cassa avessero fatto esplodere una bomba a mano, che provocò un morto e due feriti gravi. Ogni tentativo di spiegazione fu impossibile. La compagnia che presidiava la zona era delle SS. I nazisti prelevarono 22 ostaggi tra la popolazione della borgata, assolutamente presi a caso, poi andarono in cerca del «carabiniere più elevato in grado». A Palidoro non c'era stazione, il comando più vicino era a Torre in Pietra. Partì una camionetta e ritornò con Salvo D'Acquisto, vicebrigadiere in sottordine, appunto il più elevato in grado perché il maresciallo era assente. Al sottufficiale venne detto di individuare tra i prigionieri l'autore dell'attentato nella torre. D'Acquisto dimostrò che nessuno poteva essere responsabile dell'accaduto. Lo presero a pugni e a calci: non servì a niente. D'Acquisto aveva soltanto 23 anni, ma già una personalità decisa. Un ufficiale tedesco fece salire gli ostaggi su di un camion che li portò ai piedi della torre di Palidoro. Sulla sabbia erano già piantate, rigorosamente in fila, cinque vanghe di modello militare; dietro di esse un drappello di SS coi mitra imbracciati. L'ufficiale, a ciascuno degli ostaggi chiese se era l'autore dell'attentato. Al loro diniego l’ufficiale nazista tracciò una lunga riga sulla sabbia col frustino: “Scavatevi la fossa”. Il lavoro durò quel tanto da far maturare nella coscienza di Salvo D'Acquisto la sua decisione. Fece chiamare l'ufficiale e barattò la sua vita contro quella dei ventidue civili innocenti. Si proclamò autore dell'attentato e unico responsabile di tutto. Una lunga raffica di mitragliatore, il corpo cade stroncato nella fossa già aperta. Gigantesco eroe, che assume le umili sembianze di martire cristiano.
15
A cura dell'Associazione SS Cosma e Damiano di Anton Marvasi
36^ Giornata della Vita Visite mediche gratuite per i bisognosi
iornata speciale, a Cittanova ad opera dell’Associazione Scientificoculturale S. S. Cosma e Damiano ed all’insegna della Solidarietà vera, concreta quella della Domenica del 2 Febbraio 2014, celebrativa della 36° Giornata Nazionale per la Vita. Dalle ore 9.00 alle 17.00 Medici Specialisti di vari ambiti della Provincia di Reggio Calabria hanno prestato visite gratuite a chi ne ha avuto bisogno. Il Dottor Luca Viganò di Milano ha effettuato visite domiciliari mentre il coordinatore delle Visite mediche è stato il Dottor Roberto Naso Marvasi. Alle 17.30 è iniziato il Convegno. All’entrata del Vescovo nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, dove creava un’atmosfera surreale il Presepe dedicato agli “Ultimi” eseguito dalla Prof.ssa Irene Marvasi, la soprano Cinzia Militano e la Pianista Mimma Bonarrigo hanno intoI partecipanti al Convegno. nato l’Ave Maria di Gunot. Ha aperto il Convegno il Dottor Roberto Naso MarvaDottor Fabio Fanciulli ha relazionato in diretta dall’Africa in sintonia con l’intervento si che, nel ringraziare tutti i medici che si del suo V. Pres. dott. Giuseppe Legato. Ancora una interessante testimonianza della Dott. sono resi disponibili sia per le visite sia per ssa Francesca Cosentino Direttore Sanitario H Gioia Tauro. A suggellare il tutto vi è stata gli ambulatori, ha ricordato il Tema della la gioia suscitata dal bambino primo nato dell’anno 2014, Albino Francesco Ligato a cui Giornata: “Generare la Vita… in una So- l’Artista Piera Cutrì ha offerto una sua scultura rappresentante l’Archetipo. Alla mamma cietà sapiente custode della Vita di tutti”. un bel mazzo di rose ed una pergamena per il bimbo sono stati offerti dalla Pres. Prof. Molte sono state le adesioni delle persone Irene Marvasi. Una targa di benemerenza è stata conferita al Prof. Domenico Serreti, che alle Visite mediche. Dopo il saluto di Don ogni anno fa partecipare i suoi alunni dell’Istituto Comprensivo “Luigi Chitti” alla GiorGiuseppe Borelli e del Sindaco Alessandro nata per la Vita con poesie, disegni ed elaborati, sorretto anche dalla squisita sensibilità Cannatàha preso la parola Sua Ecc. Mons del Dirigente Scolastico Prof Antonino Sorace. Pergamene per le opere degli allievi del Francesco Milito,Vescovo della Diocesi Liceo Artistico “Preti-Frangipane” di Reggio Calabria e del Liceo Classico ed Artistico Oppido-Palmi. La Sua Relazione è stata “V. Gerace” di Cittanova. Un Grazie al Comune di Cittanova e all’Ordine provinciale dei ricca di spiritualità ed umanità. Il Mode- Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Reggio Calabria per aver affettuosaratore della Serata è stato il Dottor Giu- mente concesso il Patrocinio Morale. seppe Zampogna Chirurgo e primario Pronto Soccorso dell’Ospedale di Locri. L’intervento successivo del Dottor Rocco Mario Polimeni, Direttore S.C. Cardiologia P.O. Polistena ha messo in rilievo il soccorso nei confronti delle patologie che presentato i Profughi. Da sottolineare la testimonianza della Un momento della manifestazione. Dott.ssa Francesca Fascì, Collaboratore Amministrativo DEU dell’ASP R.C.: Emozionante la sua testimonianza per aver collaborato a far studiare un Sacerdote dell’Angola, che attualmente riveste ruoli importanti. Non da meno la testimonianza del Sindaco di Rosarno Dott. ssa E. Tripodi e del Sindaco di San Ferdinando Dott. Domenico Madafferi. Ancora interessanti le testimonianze degli aiuti in Africa dell’Ass. di Monza del dottor Luca Viganò, della Fondazione Carmine Anastasio il cui Presidente
G
«Nel ricordo dei Santi medici Cosma e Damiano»
16
ITIS "M. M. Milano" - Polistena di Andrea Prochilo
Giornata della Memoria All'ITIS M.M. Milano di Polistena (RC) "Epicedio degli ebrei assassinati d'Europa"
na tradizione che all’ITIS M.M. Milano di Polistena diventa percorso innovativo della memoria. L’“Epicedio degli ebrei assassinati d’Europa” è un happening. Da lunedì 27 Gennaio, con inaugurazione alle ore 10:00, a sabato 1 Febbraio, nei locali dell’Istituto, guidato dal Preside Franco Mileto, prenderà il via il primo happening italiano dedicato alla Memoria della Shoah, alla presenza di Roque Pugliese, referente della Comunità ebraica di Napoli e dell’Assessore Regionale alla Cultura Mario Caligiuri. É il 27 Gennaio. Il rito della “Giornata della Memoria” si ripete ogni anno per dare il valore della memoria alla sofferenza di un popolo, di una cultura nella quale sono fondativi i segni “dell’andare fiducioso” della Promessa. Una giornata per di una indicibile violenza.
Nelle foto: momenti della manifestazione.
U
celebrare le vittime della violenza nazifascista, un giorno deputato al ricordo “Un percorso, dice il Preside Mileto, nato con i ragazzi di questo Istituto, che hanno chiesto un linguaggio diverso dal solito, per ricordare. Così da domani, in collaborazione con il supporto di numerose Associazioni del territorio, il patrocinio della Regione Calabria, della Provincia di Reggio Calabria e del Comune di Polistena, ci faremo portatori di un ricordo che diventa un percorso e che ha l’intento di provocare l’empatia tra coloro che, con la loro presenza, faranno insieme a noi questo viaggio. Abbiamo trasportato binari, intrecciato ferro spinato, ricreato, con la costruzione di una baracca, i luoghi del massacro e del dolore. Apriremo un libro e metteremo le mani in un pozzo della memoria da cui prendere ed in cui lasciare qualcosa che ricorderà questi giorni. Da qui si snoderà il percorso, tra le scenografie curate da Carlo Tripodi, la lectio sui luoghi della Calabria Ebraica dell’Archeologa Paola Papasidero, la musica e le immagini degli artisti di LYRIKS e dei Nigun Clarinet Quartet, il video documentario realizzato dagli alunni del nostro biennio, guidati dalla responsabile del progetto Prof.ssa Pasqualina Furfaro e i numerosi contributi di tutte le associazioni che ci hanno affiancato in questo progetto”. Un territorio, nella piana di Gioia Tauro, che unisce le forze culturali migliori intorno ad una Scuola che elabora e realizza sinergicamente progetti di alto spessore educativo e formativo. Un Epicedio, un lamento di popolo in memoria di qualcuno, questo indica il termine arcaico, greco, usato per la Giornata della Memoria 2014 dall’ITIS di Polistena, in Calabria
17
I giovani ricordano la Shoah di Mina Raso
ragazzi dell’Istituto “Monteleone-Pascoli” colpiscono ancora e si aggiudicano il primo posto con il loro video presentato per il concorso nazionale "I giovani ricordano la Shoah". Il Ministero dell'Istruzione, Università e ricerca (MIUR), sotto l’alto Patrocinio del Presidente della Repubblica e in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ha promosso per l’anno scolastico 2013-14, nell’ambito delle iniziative realizzate in occasione del "Giorno della Memoria", la XII edizione del Concorso Nazionale "I giovani ricordano la Shoah", rivolto a tutti gli Allievi delle scuole del primo e secondo ciclo d’Istruzione. L'Istituto Comprensivo "Monteleone-Pascoli" di Taurianova per questo concorso ha presentato il cortometraggio "Ricorda, rifletti e...ama". Il progetto fortemente appoggiato dalla Dirigente Maria Aurora Placanica è stato seguito dalle docenti Elisabetta Curatola, Chiara Chindamo e Teresa Ielo (resp. cortometraggio). Ma questo splendido lavoro si è aggiudicato una sfilza di premi, di cui
I
La premiazione: il Presidente Napolitano, al centro dietro gli alunni e, in primo piano, la Dirigente Maria Aurora Placanica.
e la conquista del prestigioso riconoscimento ha colmato il Dirigente Scolastico Prof. Maria Aurora Placanica, i docenti, gli alunni e tutti i genitori di grande soddisfazione e orgoglio. Lunedì 27 Gennaio 2014, in occasione del Giorno della Memoria, l’Istituto “Monteleone Pascoli” ha ricevuto al Quirinale il riconoscimento dalle mani del Presidente della Repubblica, che ha avuto I giovani dell'I:C: Monteleone Pascoli con il Presidente parola di elogio per la qualità Napolitano. dell’opera sottolineando la necessità di far si che le nuove generazioni ricordino e riflettano su quanto immane sia stata la Shoah e quanto assurdi e deliranti fossero e restino le motivazioni che portarono in quegli anni terribili all’emanazione di leggi razziali e all’eliminazione fisica di tutti coloro considerati “diversi” per religione, razza, costume sociale e scelte politiche o culturali, oltre che dei malati considerati “inutili”. Nel corso della manifestazione, il violinista Shlomo Mintz ha eseguito due brani musicali con un violino recuperato dagli strumenti in uso nei campi di concentramento e sono stati proiettati alcuni filmati d'archivio sulla musica nei lager. Erano presenti il Presidente del Senato, Pietro Grasso, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il Ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge, il Giudice della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro, il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, rappresentanti delle Associazioni degli ex internati e deportati, della Comunità ebraica e autorità politiche, civili e militari. Hanno partecipato alla cerimonia gli insigniti, ex deportati e internati nei lager nazisti, a cui precedentemente il Capo dello Stato, nella Sala della Serra con il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, aveva consegnato le medaglie d'onore (legge 27.12.2006 n.296) Nella stessa giornata una rappresentanza di Studenti calabresi ha partecipato alle manifestazioni che si sono svolte all’UNICAL, durante le quali è stato proiettato il video premiato, molto significativo per immagini e contenuto. Le docenti dell’IC “Monteleone-Pascoli” hanno, con vera maestria, selezionato e diretto un gruppo di allievi che hanno dimostrato grandi capacità recitative e non solo, riuscendo La Dirigente Maria Aurora Placanica con gli alunni. a immedesimarsi nei personaggi e nell’atmosfera di ciò che fu l’olocausto.I protagonisti principali sono stati: Fabiana Scionti, Martina Caccamo, Andrea Giovinazzo, Alice Ambesi, Marco Condello e Giulia Aveta; quest’ultimo è solo la ciliegina sulla torta, ma molti sono stati i bambini che sono stati coinvolti nel cortometraggio e che hanno è doveroso quindi ricordare: -1° Premio al CINETROPEA FESTIVAL rivelato doti veramente elevate di recitazione e professionalità inaspettate. Quindi il video, partendo da un riflessione sulla Shoah, si trasforma in un messaggio d’amore e di “Menzione Speciale”. fratellanza di ampio respiro. Il cortometraggio è stato realizzato con le riprese di Pasquale -Finalista al CAPUA CINEFESTIVAL. Aveta, che a Taurianova rappresentauno degli eredi della nobile arte della fotografia, in-1° premio Concorso Nazionale Filmare la fatti da generazioni la sua famiglia è stata impegnata in questo settore, come dimenticare Storia al Museo delle Resistenze di Torino. il padre, Tommaso Aveta, maestro indiscusso e mai dimenticato dal popolo taurianovese? -Finalista tra le opere selezionate al conIl video dal titolo “Ricorda, Rifletti e... Ama”, sta spopolando sul Web e riporta ancora corso “I giovani ricordano la Shoah” del l’Istituto “Monteleone-Pascoli” alle luci della ribalta, da tempo infatti l’Istituto, sotto Miur. la guida del Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Aurora Placanica, ha dato una svolta Non succede spesso di essere ricevuti al al percorso didattico con un indirizzo artistico, musicale, di recitazione e giornalistico. Quirinale dal Presidente della Repubblica
25 marzo 2014 – Oppido M A futura memoria le lapidi c per l’erezione del Santuario Maria SS. del gemellaggio con la Basilica dell A ’ n e per l’Inaugurazione della Sala Ve
I
l 25 marzo sarà un’altra data storica per Oppido. Nella festa di Maria SS. Annunziata, Patrona della Diocesi, a conclusione della Solenne Concelebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo della Diocesi, S. E. Mons. Francesco Milito, promotore dell ’iniziativa, sarà ricordato a futura memoria l’erezione del Santuario in Cattedrale ed il Gemellaggio con la Basilica dell A ’ nnunciazione di Nazareth.
N
el pomeriggio, con inizio alle 17.30, si terrà la cerimonia di Inaugurazione della Sala Vescovile della Comunità, rimessa a nuovo sulla struttura, opera di S. E. Mons. Nicola Canino. Ricco il programma, che prevede un concerto di Musica Sacra con la partecipazione dell ’Orchestra Giovanile della Calabria e il Coro Polifonico Maria SS. Annunziata di Oppido, la Lectura Dantis del Canto XXXIII del Paradiso, tenuta dal Prof. Giovanni Sapia, Preside emerito del Ginnasio-Liceo Classico “San Nilo” e Direttore dell ’Università Popolare di Rossano, e la collocazione di due Pale dell ’artista, Adalgisa D’Ortona, di Messina.
R
iservandoci di tornare sull ’evento nel prossimo numero della nostra rivista, in esclusiva pubblichiamo in copia gli originali del Decreto di Erezione del santuario, a firma di S. E. Mons. Milito, e la successiva adesione alla proposta di gemellaggio a firma del Custode di Terra Santa, Fra Pierbattista Pizzabballa, OFM.
Mamertina commemorative Annunziata in Cattedrale e nnunciazione di Nazareth escovile della ComunitĂ
19
20
Gli alunni del "Liceo - Ginnasio San Paolo di Oppido Mamertina"
di Francesco Di Masi
“I feel Cud 2013” in evidenza nel concorso promosso dalla Cei
D
a sempre il Liceo Classico e il Ginnasio sono considerate istituzioni scolastiche dove si privilegiano solo le materie umanistiche (Italiano, Latino, Greco), filosofiche e storiche, dando poca attenzione e risalto allo studio delle materie scientifiche e fisiche. Questa è stata la molla che ha fatto scattare e spingere, gli alunni della Quinta Ginnasiale dello scorso anno del Liceo-Ginnasio San Paolo di Oppido Mamertina, a partecipare ad un progetto proposto dalla Cei (Conferenza Episcopale Italiana) denominato “I feel Cud 2013” dove si prefiggevano di raccogliere le schede Cud a favore dell’otto per mille per la Chiesa Cattolica che tanto si adopera, attraverso le proprie organizzazioni, a far fronte ai bisogni dei poveri, degli indigenti e degl’immigrati. Con il parere favorevole del Preside Don Alfonso Franco, coadiuvato da tutto il corpo docenti, dai referenti del progetto e con l’aiuto del Provveditore diocesano Walter Tripodi, hanno visto premiato il loro impegno, raggiungendo il secondo posto al concorso nazionale proposto dalla Cei, ricevendo in premio una lavagna multimediale (LIM) per il loro istituto e la somma di ottomila euro, che hanno destinato ad attrezzare un’aula come Laboratorio di Chimica e Fisica di cui la scuola era sprovvista. Connubio felice è stato quello di legare il progetto alla realizzazione del Laboratorio Scientifico “perché riteniamo
Alunni della Classe Quinta Ginnasiale del LiceoGinnasio San Paolo di Oppido Mamertina.
dicono i ragazzi che sia molto importante mettere in pratica ciò che i docenti ci spiegano e ciò che si studia teoricamente sui libri”. Il 7 Febbraio 2014, gli alunni dello stesso Liceo, dopo la rituale benedizione di S.E. il Vescovo Mons. Francesco Milito, hanno visto coronato il loro sogno progettuale, con l’inaugurazione dall’aula attrezzata a laboratorio scientifico, alla presenza di tutto il corpo docenti, del Sindaco, di tutte le autorità locali ed una moltitudine di genitori ed amici che hanno fatto corona a questa nobile ed utile iniziativa. Moderatrice dei vari momenti dell’inaugurazione è stata l’alunna Francesca Macrì, che oltre ai consueti saluti di rito, a S.E. il Vescovo, al Sindaco, al Corpo docenti, ai Parroci e a tutti gli amici intervenuti, formulati dalle alunne Caterina Zappia e Francesca Casella, hanno presentato il progetto nelle varie fasi, proiettando anche un video realizzato
dai ragazzi a corredo del progetto presentato intitolato “Un laboratorio nella nostra scuola”, per cui ha riportato successo in questa competizione. Elogi ed encomi da parte di tutti a conclusione dell’inaugurazione del laboratorio scientifico, ma quelli più sentiti sono stati di Mons. Francesco Milito che nel prendere la parola ha letto un attestato di benemerenza complimentandosi con i ragazzi e soffermandosi sull’utilità degli strumenti scientifici che servono per farci conoscere meglio la realtà del Creato, manifestando, come segno tangibile per la dedizione avuta dagli alunni, l’intenzione di donare la sua collezione privata di minerali per arricchire ulteriormente l’aula che ospita il laboratorio scientifico. Un momento di fraterna convivialità ha concluso la cerimonia d’inaugurazione in un tripudio di festa e giovialità che i giovani sanno trasmettere.
Adesioni in aumento a Varapodio
di Linetta Silipigni
La cultura della donazione
l direttivo dell’AVIS comunale di Varapodio esprime grande soddisfazione per i risultati ottenuti dall’associazione durante lo scorso anno nella divulgazione della finalità istituzionale dell’associazione e nel promuovere la cultura della donazione del sangue, che ha ottenuto significativi risultati, confermando il trend positivo degli anni passati, in termini di numero di sacche di sangue raccolte e di numero di nuovi donatori. Significativo in particolare l’entusiasmo dei giovani appena giunti alla maggiore età e la partecipazione della componente femminile, come è testimoniato dall’ammissione di ben dieci nuovi soci per il 2014, che porta il numero complessivo dei
I
Positivo bilancio per l'AVIS comunale
tesserati a 69. L’associazione si è fatta inoltre portavoce della G.A.D.C.O., promuovendo con successo la donazione del cordone ombelicale. Tali importanti risultati sono stati ottenuti grazie all’ormai consolidata opera di sensibilizzazione svolta presso gli istituti Filomena Silipigni, superiori dei comuni limitrofi che accolgono studenti Presidente Avis di Varapodio. varapodiesi, alla capillare azione di coinvolgimento attuata da parte di tutti i membri del direttivo e dei soci, alla diffusione di gadgets e materiale informativo, alla partecipazione dell’associazione alle diverse iniziative culturali, sociali e sportive organizzate presso la comunità varapodiese. Un sentito ringraziamento viene rivolto dal presidente ai componenti del direttivo per gli sforzi profusi, all’Amministrazione Comunale, che fornisce all’associazione i locali, ne copre le relative spese, ne supporta l’attività mediante la pubblicizzazione delle giornate di raccolta e a tutti i soci, storici e nuovi, che con convinzione e generosità hanno permesso il raggiungimento dei risultati lusinghieri che l’AVIS Comunale di Varapodio ha fatto registrare.
21
di Caterina Sorbara
A Gioia Tauro, grazie alla sagacia di Sante Pellicanò
Il Museo Pelmar
Q
icona di un mondo che non c'è più
ualche mese fa, avevamo parlato del museo Archeologico Metauros e del museo privato della collezione Alagna, presenti a Gioia Tauro. Oggi, rubando le parole di un noto presentatore ormai scomparso, possiamo benissimo dire: "E non finisce qui!". Ieri sera, passeggiando per le antiche vie del Piano delle Fosse, cuore della antica Gioia, abbiamo conosciuto un brillante e simpatico signore, bravissimo maestro vetraio, Sante Pellicanò che, ci ha condotti in una casetta di via Pagliaia, dove lui ha creato un piccolo museo. Il museo Pelmar. All'interno di questo piccolo ma importantissimo museo "si può leggere" la storia di Gioia Tauro, le tradizioni antiche e gli antichi mestieri. C'è un telaio di più di 150 anni fa, una bambola degli anni 50, paramenti sacri, conservati dalla signora Costanza Granata, una lanterna della locomotiva delle Calabro Lucane del 1900, il tornio a pedale, una macchina da cucire, gli arnesi utilizzati dai fabbri, mattonelle provenienti da antichi palazzi nobiliari, antichi contenitori per l'olio, le tele delle barche, le ampolle della Farmacia Gullace e persino gli occhiali del farmacista, una radio del 1935, piccoli resti di edifici storici come i mattoni della Torre Cavallaro, le conchiglie della zona Gillè, pietre di ardesia che
venivano usate per foderare le cisterne, in modo che non si perdesse l'olio. E poi ancora: le giare, dove venivano conservati gli alimenti, il braciere, i barili della cantina Margiotto e una Tinozza della fabbrica della liquirizia e poi ancora collezioni di foto antiche, santini, cartoline, archivi documentali come l'archivio della famiglia Serra-Cardinale e l'archivio Morano. Il signor Pellicanò ha puntualizzato di aver fatto tutto da solo, Sante Pellicanò dentro il Museo Pelmar. senza alcun aiuto, ad eccezione di quello dell'ingegnere Michele Gerace, prendeva i bambini che venivano Marino, con il solo scopo di valorizzare e abbandonati nella ruota. Camminando, la preservare le antiche tradizioni gioiesi, in magia del centro storico ci avvolge, la luna particolare per farle conoscere alle nuove principessa incontrastata brilla nel cielo e, generazioni. L'ingresso è gratuito. È im- ci sembra di sentire voci in lontananza, portante che i ragazzi conoscano la storia. voci che ci chiedono di non essere dimenCon orgoglio ci dice di aver donato al mu- ticate, voci che vogliono rivivere ancora, seo Metauros le ceramiche per la sezione che vogliono guardare al futuro, perché il medievale. Il suo sogno è quello di poter futuro va cercato nel passato, in quello che scrivere le antiche storie del Piano delle fummo. L'augurio è che il piccolo museo Fosse, per esempio, mentre camminiamo del signor Pellicanò possa avere tutto il ci racconta che a via Pagliaia la signorina successo e l'attenzione che merita.
di Pino D'Agostino
Riflessioni a margine del riconoscimento UNESCO
C
ercai di aguzzare meglio la vista ma non fu questa ad aiutarmi a capire, fu l’udito piuttosto, fu infatti ascoltando le parole dette da Patrizia Nardi che compresi finalmente il motivo per cui tutti i brufoli erano spariti. Ormai ero sicuro, Ella, da ragazzotta adusa alle feste paesane e di provincia era cresciuta e la mancanza di brufoli adolescenziali lo confermava, la Varia era dunque adulta ed ormai si poteva misurare con le grandi Bellezze planetarie. Si stava consumando così quel 5 Febbraio 2014 in quel quasi tiepido pomeriggio, uno di quelli che anche nel pieno inverno di tanto in tanto baciano la Costa Viola; l’incontro si teneva all’Archivio di Stato di Palmi nell’ambito del Progetto Didattico 2014 “Letture in Archivio”. Tutto era cominciato con il saluto della padrona di casa Maria Fortunata Minasi che ci ha illustrato compiti, metodi e mezzi degli archivi in generale e, nel nostro caso, dell’Archivio di Stato in particolare, poi la parola è passata a Patrizia Nardi che ci ha fatto conoscere quali sono stati i momenti e le tappe che hanno porta-
La Varia, patrimonio dell’umanità to a questo straordinario risultato. Abbia- a cui Palmi deve eterna riconoscenza. E mo vissuto, attraverso le parole di Patrizia a Patrizia Nardi ed alla sua straordinaria Nardi, i passi ed i progressi, le ansie ed i équipe che vanno adesso i ringraziamenti, dubbi, le emozioni e le gioie di una grande alla sua tenacia, alla sua incrollabile fede battaglia in una sala in cui, oltre i numero- ed alla sua appassionata professionalisi docenti e discenti interessati e partecipi, tà che uniti, per una volta in questo caso Mema Bagalà con la sua presenza testimo- buona, alla testardaggine calabrese che si niava il legame con le origini, la nascita di deve rendere merito per aver fatto entrare questa grande macchina, la continuazione la Varia e Palmi nell’Immortalità. di un’avventura che è lontana nel tempo. Mema Bagalà era Una fase della riunione. il filo conduttore, la memoria e la leggenda di quell’Uomo, del Cavaliere Giuseppe Militano, di quell’Uomo forte e caparbio che volle e fece, di quell’Uomo indomito che, come un antico dio greco piegò il rozzo metallo e sottomise il volubile legno e li rese docili con le sue mani ed il suo ingegno. Mema Bagalà ha arricchito quel pomeriggio, oltre che con la sua presenza, con la lettura dei versi del nonno
22
Usare la musica per far breccia nei cuori dei giovani
“Dal Barocco in poi...”
riuscito concerto nell'auditorium della S. P. "Ansalone"
di Francesca Carpinelli
È
questo l’obiettivo che l’Associazione Culturale “Ars Musica” di Oppido Mamertina voleva raggiungere con il concerto “Dal Barocco in poi…” andato in scena il 1 Febbraio nel gremito Auditorium della Scuola Primaria “Mariangela Ansalone”. Presentare i corsi offerti dalla realtà musicale oppidese, guidata dal direttore artistico Emmanuele Saccà, con l’esibizione del qualificatissimo corpo docente, si è rivelata una scelta vincente perché, da una parte, ha dato la possibilità di conoscere da vicino un’associazione musicale che vuole contribuire alla crescita del paese e dall’altra, l’opportunità di apprezzare la bravura di professionisti del mondo delle sette note. Il risultato è stata una performance spettacolare caratterizzata dai dolci suoni emanati dai diversi strumenti musicali. Nella sezione degli archi: spazio ai violini del maestro. Chiara Stella Capria e del trio formato da Rosario Arena, Erika Campisi e Alba Orlando; spazio alla viola suonata da Giuseppe Sturniolo, al violoncello del maestro Francesco Valenzisi e al contrabbasso del maestro Salvatore Schipilliti e di Francesco Raso. Nella categoria degli strumenti a fiato, invece, all’esibizione dei fagotti del quintetto “Fagott Comique”, formato dai maestri Emmanuele Saccà e Antonio Mungo, supportati da Giulio Mungo, Vincenzo Calipari e Gea Crisafi, ha fatto eco il flauto del maestro Paola Orlando e del duo composto da Francesco Papasidero e Fran-
cesca Pino. A completare la rosa dei maestri, le gemelle russe Olga e Natalia Tatievskaya, insegnanti di pianoforte conosciute a livello internazionale e l'insegnante di fisarmonica Luca Colantonio, esibitosi anche nel noto programma tv di Rai 1 "Domenica In". Lo show è stato scaldato dalla voce del maestro Catena Raso ed è stato impreziosito dalle coreografie della talentuosa ballerina Caterina Parrello. A spiegare i campi di azione dell’Associazione “Ars Musica” è stato il direttore artistico Emmanuele Saccà. “I corsi sono concentrati molto sullo studio della musica barocca e antica – ha asserito Saccà – ma non escludiamo lo studio di repertorio moderno, questo Il violoncellista Francesco Valenzisi. perché vogliamo preparare l'allievo in maniera tale che sia in grado di poter eseguire brani che vadano dai virtuosismi di Bach ai brani di un moderno musical. Noi – ha proseguito – non vogliamo che il nostro insegnamento sia un qualcosa di sedimentario che blocca la personalità artistica dei nostri allievi solo su uno stile artistico ma che sappia far emergere tutte le inclinazioni artistiche dei nostri allievi. Il nostro motto – ha concluso il direttore artistico EmmaFoto di gruppo degli artisti a fine concerto. nuele Saccà – è Ars Musica perché noi amiamo l’arte in tutte le sue forme.” La musica, dunque, è l’arte dei suoni ma anche un’ importante fattore di crescita per le nuove generazioni.
«Il fascino della musica figlia dell'antica arte liutaia»
23
San Giorgio Morgeto:
Fra “Arte e Natura” arriva Peter Pan di Girolamo Agostino
D
a una semplice passeggiata, sulla strada principale o sulle stradine che dalle basse campagne portano verso l’abitato di San Giorgio Morgeto, non può sfuggire la particolarità del paese dall’apparenza come adagiato fra le vaste colline dei dintorni ed i monti sovrastanti; la visuale del suggestivo panorama che si presenta in qualsiasi ora del giorno e qualunque stagione dell’anno, spesso nei sentimenti di molte persone desta meraviglia, riflessioni e ricordi. In una escursione autunnale, all’alba o nelle ore mattutine, non è raro rimanere
Il Soprano Catena Raso.
abbagliati dai raggi del sole che spuntano frastagliati dai monti e riflettono la loro luce nelle valli e sui dirupi come lame dorate; oppure, trovandosi in montagna, essere rapiti come d’incanto dai molteplici colori delle foglie del faggio che, al pari di un vecchio stremato dalle fatiche, si prepara al greve riposo invernale. Qui, dove regna silenzio e solitudine, anche nel freddo e rigido inverno l’ambiente rende accogliente e piacevole la passeggiata del forestiero ed in primavera, alla vista del viandante non può sfuggire
la splendida fioritura delle ginestre quando, dai rovi, dalle siepi e dai bordi delle strade, Catena Raso in concerto durante la festa medioevale. inondano l’aria d’intenso profumo e rivestono i luoghi circostanti di brillanti colori. San Giorgio Morgeto, il paesino dalle antichissime origini, si presenta come un documentario tutto da scoprire, conoscere e salvaguardare; sono da scoprire e da conoscere le rovine e le ricchezze del sito archeologico di Altum dove c’è da scrivere la storia del nostro passato e forse anche la storia di tanti altri paesi, grandi e piccoli, a noi vicini; è da conoscere e salvaguardare il vecchio agglomerato di Cernetari dove, nelle piccole e basse case, vivevano famiglie numerose di artigiani e di pastori che con arte esclusiva sapevano costruire strumenti musicali come le zampogne e le ciaramelle, divenendo poi insostituibili suonatori nella novena del Natale; chiunque ha avuto l’opportunità di visitare il borgo di Cernetari, ha potuto riscontrare il grande rispetto per la vita che gli abitanti di quel luogo avevano; oltre all’assiduo lavoro, era sacra la dedizione alla famiglia, alla cura e alla istruzione dei figli: in un’unica piccola stanza di una casetta, c’era la scuola e fino agli anni non molto lontani era frequentata dai tanti ragazzi del posto. Nel tempo, San Giorgio Morgeto è cambiato sotto numerosi aspetti: è cambiato il lavoro e sono diminuite le attività lavorative; è cambiata la vita ed il modo di pensare delle persone. Purtroppo, il contatto con altre realtà sociali, l’informazione dei media mirata al consumismo, le nuove tecnologie di comunicazione, non sempre sono stati di ottima utilità; sovente fra i giovani affiorano comportamenti non coerenti con le buone abitudini ed i sani principi della vita, con il prevalere dell’indifferenza verso il prossimo, il non seguire i consigli dei genitori, il non rispetto per gli anziani, la deviazione verso la delinquenza ed il malaffare. Ma, fra i mali comuni, nonostante il vivere frenetico e l’usuale disinteresse alla cura morale, civile e spirituale della persona, in una parte dei sangiorgesi si coltiva la passione per l’arte, per la cultura e per la musica, con effetti di eccezionale importanza nel sociale. Oggi nel nostro paesello sperduto ed abbandonato, a riproporre la musica non sono più i vecchi maestri, sono i giovani talenti, figli di gente comune, che spuntano come fiori dal fragile stelo ma di intensa fragranza riuscendo ad inebriare i cuori dell’intera comunità. È grazie alla musica, quale poesia dello spirito, che nei sentimenti e nell’animo di molti giovani si accende ancora la luce della speranza e si desta l’amore per la vita. Così, nella serata di sabato 28 Dicembre 2013, a San Giorgio Morgeto, nei locali della Scuola Materna Villotta, si è svolta la manifestazione culturale “Musica e dintorni... incontri d’arte” curata dall’«Associazione Arte e Natura» sul tema delle riscoperte della musica sacra nel nostro paese ma anche sull’importanza del riscatto dei ragazzi dall’emarginazione e dai rischi collaterali che corrono a causa dell’abbandono e dell’attuale degrado sociale, proponendo il progetto musica, famiglia e legalità mirato a riscoprire i valori della vita e della socialità rivolto a bambini ed adolescenti, attraverso la rappresentazione del musical “PETER PAN” da ambientare nei pressi dell’antico castello. A presentare il contenuto del progetto è stata la giovane artista Catena Raso (presidente dell’Associazione Arte e Natura e soprano del gruppo Atmosfere Musicali) la quale, dopo aver illustrato i percorsi e le riscoperte del grande patrimonio della musica sacra a San Giorgio Morgeto, con attenta e meticolosa analisi socio-ambientale ha voluto porre l’attenzione sulla vulnerabilità delle nuove generazioni sangiorgesi quale fasce più deboli e a rischio data anche la carenza sul territorio di strutture di svago per un utilizzo formativo del tempo libero dei ragazzi. Dalla descrizione del progetto ne è scaturita una chiara fotografia della famiglia nella nostra realtà dove spesso il papà cura gli interessi «esterni» della famiglia, mentre la mamma si occupa di quelli «interni» alla casa, con relative conseguenze di non dare peso alle inclinazioni dei figli e con la frequente trascuranza del potenziale creativo della loro intelligenza. All’evento, nutrito dall’interessante approfondimento ed arricchito da una vasta esposizione (solo in visione) di antichissimi volumi di composizioni di musica sacra (particolare metodo di scrittura musicale era il Tetragramma composto da quattro righe e tre spazi), oltre alla numerosa presenza dei cittadini, hanno assistito con attiva partecipazione personalità delle istituzioni e della cultura. Il sindaco di San Giorgio Morgeto Carlo Cleri ha manifestato il suo compiacimento per l’attività culturale e per i talenti dell’Associazione Arte e Natura ma soprattutto grande apprezzamento per l’impegno nelle riscoperte storiche della musica sacra. Don Salvatore Larocca, parroco della nostra comunità, nell’esprimere soddisfazione per l’iniziativa ha sostenuto la necessità di aprire un corso di musica sangiorgese, creando così un movimento capace di ridare vita alle preziose cose antiche ed ha voluto sottolineare le ricchezze dell’espressione musicale possedute dalla nostra comunità, ricordando che San Giorgio Morgeto è il secondo paese, dopo Seminara, nella provincia di Reggio Calabria a custodire un grande patrimonio artistico-culturale. Don Antonello Sorrentino, vicario parrocchiale, con una approfondita indagine ha ricostruito le tappe dell’antica musica sacra in Calabria e principalmente della grande «rivoluzione» musicale verificatasi nell’Italia meridionale con il Sinodo di Melfi nell’Agosto del 1059, nella quale occasione il Papa Niccolò II sollevava i normanni dalla scomunica. Oggi, a San Giorgio Morgeto, sostenere l’iniziativa di crescita civile e culturale proposta dall’«Associazione Arte e Natura» mirata all’indirizzo artistico dei giovani è un obbligo morale di tutti coloro i quali sentono il bisogno di dare valore alla vita, alla pace e alla legalità, per questo è importante che il progetto sia supportato materialmente anche dagli Enti che hanno il compito e la possibilità di promuovere le attività culturali sul territorio.
24
Il gusto del cioccolato II edizione di Minou Megali
“Cacao meravigliao” Maestri cioccolatieri in passerella a Reggio Calabria
l “GUSTO DEL CIOCCOLATO”, la golosa Kermesse dedicata al cioccolato ed al gusto che sta avvolgendo tutta l'Italia, torna a grande richiesta anche nella Città di Reggio Calabria. La rinomata manifestazione apprezzata per aver divulgato e promosso in giro per l’intera penisola la grande sapienza ed arte dei più grandi maestri cioccolatieri, è approdata per la prima volta in Calabria nel 2013, nelle due tappe di Catanzaro e Reggio Calabria, come evidente dimostrazione della volontà dell'organizzatore, degli Enti ospitanti, dei partner ma soprattutto dei cittadini calabresi di contribuire positivamente all'immagine ed allo sviluppo del proprio territorio valorizzandolo grazie ad iniziative gastronomico-culturali di particolare pregio. Anche quest'anno, sull'onda dello straordinario successo della prima edizione e grazie all'entusiasmo ed alla calorosa accoglienza dei suoi cittadini, la città di Reggio Calabria è pronta ad ospitare questa seconda edizione arricchita di tante sorprese e novità per grandi e piccini. L’iniziativa, con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria e l’Assessorato alle Attività Produttive grazie alla volontà e disponibilità dell’Assessore Domenico Giannetta, è anche quest’anno organizzata dalla Craun&Crest, società specializzata nell’organizzazione di eventi in Italia ed all’estero che per l’occasione rappresenta “Aqua di Mare”, Associazione Culturale leader nell’organizzazione di manifestazioni gastronomiche culturali. La grande festa del cioccolato artigianale inaugurata venerdì 28 Febbraio in Piazza Duomo, per un intero weekend, con tutti i colori del cioccolato è diventata la cornice perfetta di un evento unico che punta tanto al gusto quanto all’eleganza, come avviene ormai da tempo nelle altre città italiane. Questo “contenitore” gustoso, dalla formula innovativa e vincente, ha in questi anni accolto gustose creazioni di artigiani cioccolatieri ed un ricco programma di appuntamenti dedicati ad un pubblico variegato, esigente ma soprattutto attento alla qualità ed al gusto. Anche per questa edizione, la città di Reggio Calabria, dal venerdì alla domenica, accoglierà infatti abili ma-
I
estri cioccolatieri provenienti da tutta Italia che proporranno in esclusiva le loro prelibatezze, vere e proprie creazioni artistiche per offrire ai visitatori un vero e proprio percorso nel gusto, tra le infinite declinazioni del cioccolato. Praline assortite, frutta fresca tuffata in golosissime creme di cioccolato, lastre di nocciolato, al latte e fondente, ma anche deliziose creme spalmabili e cremini venduti al taglio. E ancora, cioccolate calde aromatizzate ai gusti più fantasiosi e i soggetti più particolari, tra cui gli antichi attrezzi del mestiere, sfiziosi accessori make up e moda, strumenti tecnologici e tante altre stravaganti forme di leccornie in purissimo cioccolato fondente, spolverati da finissimo cacao. Quello che più ci farà godere anche quest'anno sarà proprio il gusto di questo eccezionale cioccolato artigianale sapientemente lavorato ed arricchito per soddisfare anche i palati più esigenti. Come molti ricorderanno però “Il Gusto del Cioccolato” è un'iniziativa con un duplice obiettivo: da un lato vuole essere un'occasione unica e da non perdere per gustarsi una varietà di esclusivi prodotti artigianali italiani ma anche un vero e proprio happening dedicato a grandi e piccini. Da mattina fino a tarda sera sarà infatti possibile trascorrere una piacevole giornata allietata dalle numerose iniziative ludiche e di intrattenimento realizzate dalla vivace e sorprendente Associazione “Il Cerchio Magico” ed inoltre sarà possibile prendere parte alle tante attività didattiche curate direttamente dall’APAR, l’Associazione Pasticceri Reggini che, allo scopo di favorire e promuovere attività di questo genere nella provincia di Reggio Calabria, ha individuato nell’iniziativa uno strumento di notevole pregio. Anche quest'anno quindi non rimane che suggerirvi di non perdere questa golosa ed esclusiva esperienza e lasciarvi tentare dal "GUSTO DEL CIOCCOLATO".
«L'arte dei maestri cioccolatieri in riva allo Stretto»
25
Salviamo un patrimonio taurianovese
L’antico “Palco Sgarano”
Un gioiello vintage che rimanda ai fasti di una Taurianova che non c’è più
di Michele Ferraro e Beatrice Sgarano
C
hissà se a Settembre, in occasione dei solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Montagna, nella particolare ricorrenza del 120° anniversario del Miracolo, del 20° anniversario dell'incoronazione della Madonna a Regina di Taurianova e nell'85° anniversario della Dedicazione della nuova Chiesa parrocchiale, sarà possibile rivedere nel solito angolo di Piazza Macrì, in tutta la sua bellezza e maestà, l'artistico palco di Sgarano accogliere un'orchestra, una banda civile o militare? È questo l'interrogativo che già molti, appassionati di musica o anche cultori delle opere d'arte e delle belle tradizioni si domandano, con la mente ed il cuore già proiettati alle prossime festività settembrine. È un In un disegno d'epoca, Il "Palco Sgarano". sogno che, tuttavia, con la tenacia e la forza di volontà del sig. Giusep- come da tutti conosciuto, è stato ideato, voluto e costruito dal signor Paolo Esposito, pe Sgarano, proprietario del palco, coadiu- vissuto verso la fine dell’800. La sua lavorazione iniziò nel 1909 e si concluse nel 1911, vato, speriamo, da tante persone di buona ben 103 anni fa! All'epoca fu costruito solo ed esclusivamente per l'annuale Festa Patrovolontà e maestranze del luogo – alle quali nale della Madonna della Montagna, che si venerava a Radicena (oggi Taurianova) nei viene oggi lanciato un appello – potranno giorni 7, 8 e 9 Settembre. Nei primi anni questo palco fu montato dal signor Paolo Espotrasformare in realtà! Il "Palco Sgarano", sito ma, vedendo che richiedeva molta manutenzione, lo stesso nel 1920 fu costretto a venderlo al signor Giovanni Sgarano, nato a Radicena nel 1869, padre di Giuseppe. All’epoca non c’era l’elettricità e l’illuminazione del palco, creata dal signor Giovanni Sgarano, funzionava a gas acetilene carburo. Essa era ed è tutt'ora formata da 740 lampadine esterne, da 100 lampadine interne e da 16 maestosi lampadari realizzati tutti completamente a mano. Il palco presenta un diametro esterno di mt. 10 ed uno interno di mt. 8. Ha un'altezza dalla base fino alla pedana di mt. 1,30, con una grande scala centrale formata da 7 gradini. La sua sommità si eleva fino a 11 mt da terra. Col passare degli anni il palco è stato modificato e migliorato dal signor Giuseppe Sgarano e veniva montato anche nelle feste patronali delle città di tutta la Piana di Gioia Tauro. Nel 1994, in occasione del centenario della Madonna della Montagna, il sig. Giovanni Sgarano lo ha ulteriormente impreziosito costruendovi, tutto attorno alla base del Palco un'aiuola, con inserimenti artistici che richiamano i disegni già esistenti. Su questo Palco, caratterizzato da una perfetta acustica grazie alla sua cassa armonica, hanno suonato le più grandi e prestigiose Bande Militari e Civili d’Italia. L’ultima volta è stato montato nel 1999 a Taurianova, sempre in occasione della Festa Patronale della Madonna della Montagna, per accogliere la Fanfara del XII° battaglione Carabinieri "Sicilia". I presupposti per rivederlo montato, quest'anno, in tutta la sua maestà ci sono, con la speranza di ascoltare ancora i pezzi più belli della musica d'Autore suonate dalle migliori bande ed orchestre d'Italia. Sarà anche un Segno di rinascita per la Città di Taurianova. I propositi quindi ci sono tutti! Anche l'Assessore Provinciale ai beni culturali, Dott. Eduardo Lamberti-Castronuovo, è rimasto affascinato da questo piccolo-grande gioiello artistico custodito nella nostra città, ed ha assicurato tutto il suo impegno personale e dell'Amministrazione provinciale che rappresenta, per la partecipazione alle spese di restauro e messa in opera del palco. Ora si vada avanti, con l'augurio di poter vedere realizzato, veramente, questo Sogno!
26
Mesogaia in Convegno: di Francesco Scattarreggia
“Ruderi e Ambiente” Bellezze paesaggistiche e antichi ruderi nel territorio
i è svolto a Oppido Mamertina, nella Sala Conferenze del Seminario Vescovile, il Convegno organizzato dall’Associazione Culturale “MESOGAIA”, espressione interterritoriale dei paesi di Cosoleto, Delianuova, Oppido Mamertina, Santa Cristina d’Aspromonte, Scido, sul tema “Valorizzazione dei beni ambientali e culturali” a cui hanno partecipato la presidente dell’Associazione Mesogaia Dott.ssa Antonietta Bonarrigo, il Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte Prof. Giuseppe Bombino, la Soprintendente ai Beni archeologici per la Calabria Dott.ssa Simonetta Bonomie la Dott.ssa Rossella Agostino funzionaria della stessa Soprintendenza. Nell’introduzione hanno porto il loro saluto il Sindaco di Oppido M. Dott. Bruno Barillaro e l’Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Reggio Calabria Dott. Domenico Giannetta. Sono seguiti gli interventi, il primo della Presidente Bonarrigo che ha illustrato il lavoro condotto dall’Associazione in ordine al progetto “Bellezze paesaggistiche e antichi ruderi nel territorio di Mesogaia” patrocinato dall’Ente Parco che si è posto l’obiettivo della riscoperta degli aspetti naturalistici ed ambientalistici del territorio, di conoscere e divulgare il patrimonio architettonico, storico ed archeologico delle varie civiltà che vi hanno vissuto e lasciato importante traccia. Si è partiti dalla considerazione che i sopra citati Paesi sono caratterizzati da una antica storia comune, vivono, e spesso condividono, le medesime difficoltà e problematiche sociali ed economiche; più volte nella loro storia hanno subito le stesse distruzioni per calamità naturali (vedi il Grande Flagello del 1783, i terremoti del 1894, del 1905 e del 1908). Vantano anche un comune notevole patrimonio, costituito da cultura e natura, quest’ultima interes-
S
Il pubblico ha assistito con interesse al convegno.
sante non solo per le varietà botaniche, per la ricchezza della flora e della fauna ma anche e soprattutto per il fascino che emana. È da notare che immersi nei boschi di ulivi, nelle conifere dell’Aspromonte, sono presenti ruderi antichi di città distrutte, spesso sconosciute ai più. Sono stati ricordati i siti di notevole interesse archeologico come l’antica Mamertion del III-I sec. a.C. in contrada Mella nel territorio del Comune di Oppido Mamertina, la stessa Oppido medievale distrutta dal terremoto del 1783 alla stregua di gran parte dei paesi della Calabria, i siti di Torre Inferrata e Torre Cillea del IV-III sec. a. C., di contrada Palazzo a 900 s.l.m. stazione strategico-difensiva del III secolo a. C.,di Castellace medioevale da cui si domina nella sua interezza la Piana del Metauros, di Messignadi che conserva i ruderi del Convento di Santa Maria della Palomba del 1503, sempre nel Comune di Oppido. Oggetto ancora della ricerca dell’associazione Mesogaia sono stati il Convento dei Cappuccini nell’antica Cosoleto, il Convento di Santa Marina sulle alture di Delianuova, il castello di Santa Cristina vecchia, ricerca che si è maggiormente ampliata all’altro patrimonio del territorio, quello rurale, ottocentesco, sparso nelle contrade e nelle campagne. L’interesse è stato esteso anche ai luoghi panoramici di particolare bellezza e suggestione di cui è ricco il territorio, come Monte Scorda e Misafumera, i Piani di Zervò, i Piani di Carmelia sopra Delianuova, il torrente Calivi nelle cui gelide acque è possibile la pesca delle trote, luoghi che sono attraversati da vari tratturi che consentono anche il raggiungimento di Polsi, delle aree locrese e grecanica. Nel corso delle escursioni, alla ricerca di ruderi antichi nei siti noti e meno noti, sono state catturate immagini fotografiche che, unitamente ad essenziali notizie storiche, hanno costituito la materia per un interessante volume dal titolo “Ruderi e ambiente” per le Nuove Edizioni Barbaro di Delianuova, che è stato presentato ufficialmente nel corso del Convegno. Il Presidente dell’Ente Parco Dott. Giuseppe Bombino, nel congratularsi con l’Associazione per la pubblicazione del volume che rappresenta un evento nel quadro culturale, si è soffermato sul rapporto che collega rudere e paesaggio: “il rudere è materia che si trasforma e sublima se stesso quando si integra nel concetto di natura dove trova la sua più alta espressione e si fa riconoscere come bellezza”. Ha annunciato altresì i prossimi interventi dell’Ente sul territorio: un monumento per ricordare la battaglia dello Zillastro e il collegamento panoramico attraverso sentieri tra Stoccato e contrada Palazzo, sui piani di Zervò. La Dott.ssa Agostino ha sintetizzato le attività realizzate dalla Soprintendenza nel territorio, nel corso delle varie campagne di scavo ed anche le iniziative per coinvolgere e avvicinare i cittadini ed in particolare gli studenti delle scuole locali ai beni archeologici, sollecitando altresì gli Enti preposti all’apertura del Museo Archeologico di Oppido M., che potrebbe costituire il Polo Museale dell’intero comprensorio aspromontano. La Soprintendente Dott.ssa Bonomi, provenendo da una regione del Nord, ha manifestato la sua ammirazione per gli scenari paesaggistici aspromontani, proponendo una rete dei sentieri dei percorsi che ne consentirebbe la valorizzazione, unitamente a quella dei siti archeologici, tenuto conto anche dell’importanza che l’intera area riveste. Una proiezione delle immagini fotografiche contenute nel libro, integrate da altre, ha reso più ricco il già interessante convegno. L’Associazione Mesogaia, con questa iniziativa, ha dato un contributo significativo per la promozione del territorio, basterà scorrere le pagine del libro per rendersi conto dell’enorme tesoro che esiste, da conoscere e valorizzare.
27
Le proposte dei vescovi delle chiese calabresi per il Concilio Vaticano II di Pasquale Puntillo Diacono
È
un libro, edito da cittàcalabriaedizioni, scritto da Don Letterio Festa, Rettore della Cattedrale-Santuario di Oppido Mamertina, Padre spirituale del Seminario Vescovile e Direttore dell’Archivio Storico Diocesiano. Quest’opera è il risultato di un interessante studio, condotto dallo stesso Don Letterio, sul contributo dei vescovi calabresi per i lavori preparatori del Concilio Vaticano II. Essa più che una vera e propria "Storia del Concilio" è una riflessione approfondita sulla reazione e la “visione” che i vescovi calabresi ebbero sulla “grande assisi concilare” nonché sull’apporto positivo che essi diedero. Il testo è frutto di una ricerca certosina di fonti e documenti e da questo punto di vista è un'opera senza eguali, una pietra miliare per gli studi sulla Chiesa contemporanea e in particolare su quella calabrese grazie alla ricchezza dei testi citati, dei quali alcuni inediti, e alla ricca bibliografia in calce. Ma queste innumerevoli fonti diventano mattoni di una ricostruzione straordinariamente compatta e univoca-
mente orientata. Dunque Le proposte dei vescovi delle chiese calabresi per il Concilio Vaticano II é uno studio molto ambizioso, ma accurato, che si rivolge non solo agli storici ma è anche utile per chi s’interessa in genere alle vicende delle Chiese Calabresi. Dopo una Introduzione che, nella sostanza, anticipa le conclusioni, il primo capitolo (pp. 15-34) presenta un quadro della Chiesa dal 1959 al 1965. Due aspetti attirano particolarmente l’attenzione dell’autore: il primo concerne la fase preparatoria con lo stupore generale che colse l’episcopato universale per l’annuncio improvviso il 25 Gennaio 1959 dell’indizione di un Concilio e la risposta,a volte timorosa e a volte entusiasta, che vari presuli manifestarono dopo il primo momento di stupore e forse per molti di smarrimento; il secondo aspetto invece riguarda l’immane lavoro degli uffici romani preposti per predisporre, raccogliere e catalogare l’enorme mole di documenti scaturiti dalla consultazione di circa 2600 Vescovi. La parte Don Letterio Festa. centrale dello studio, la più interessante a mio giudizio, getta uno sguardo sulle Diocesi di Calabria con brevi, ma esaustive, schede dei Vescovi che reggevano le Diocesi calabresi; di essa colpisce un dato forse sconosciuto ai più: su 19 Diocesi ben 16 erano rette da vescovi provenienti da varie regioni dell’Italia e solo 3 da vescovi calabresi; la terza parte si sofferma su “consilia et vota”; dalla lettura della stessa si evince la totale ed entusiastica adesione dei presuli calabresi “alla grandissima iniziativa” costituita dal C. V. II, tra tanti interventi la posizione più interessante è quella del Vescovo di Rossano Mons. Giovanni Rizzo unico, tra i presuli calabresi, che propone il ripristino del diaconato permanente La volontà del nostro autore non è quello di schierarsi con o contro, di abbracciare questa e quella tesi (rottura o continuità) ma di contribuire alla discussione partendo dai documenti per realizzare quella “giusta ermeneutica del Concilio” auspicata da Benedetto XVI. La tesi di fondo di questa "Storia" è che l’elemento prioritario del Concilio è l’evento in se e non la ricchezza di testi che esso ha prodotto e promulgato. Il vero Concilio è lo "Spirito" del Concilio, uno Spirito non riducibile, anzi incommensurabilmente superiore alla "lettera" degli stessi testi conciliari. Lo Spirito del Concilio è identificato nel “sogno” di Giovanni XXIII, in una "nuova Pentecoste" per la Chiesa e per il mondo, visione questa che ha visto l’adesione pronta ed entusiasta dei presuli che reggevano le diocesi calabresi. Questo testo di Don Letterio Festa oltre a guidarci con un veloce ma approfondito sguardo sulla Chiesa e sui Vescovi calabresi, fin dalle prime pagine, prende per mano il lettore, gli offre le notizie da ricordare, lancia piste per approfondire e per concludere e si caratterizza per una lettura utile, interessante e piacevole.
28
Tracce del passato nei toponimi della Piana
La storia nella analisi dei toponimi Il divenire dell’umanità impresso nella radice dei nomi
di Giacomo Tripodi
“
Nei primi tempi”, afferma Tucidide nella sua Guerra del Peloponneso (I, 2), “le migrazioni erano consuete”, perché “con facilità avveniva che ciascun popolo lasciasse il proprio paese, sotto la pressione di popoli sempre più numerosi”. Anche se riferita alla Grecia, l’osservazione è universalmente valida; in ogni parte del mondo infatti, piccoli o grandi gruppi di persone si spostano dai luoghi della loro origine, per trovare migliori o solo diverse condizioni di vita, per conoscere nuovi paesi,spinti da innata inquietudine. Le prime marinerie del Mediterraneo già nel Neolitico, sospinsero le imbarcazioni verso la Sicilia e la Calabria. Il meridione della nostra penisola fu inevitabilmente sulla strada di questi navigatori, L’ossidiana di Lipari fu tra i materiali di interesse commerciale, fino a quando rame e poi bronzo sostituirono il suo ruolo nella fabbricazione di utensili taglienti. I primi insediamenti furono a ridosso degli approdi, ma col tempo altri se ne stabilirono nell’interno, dove la pastorizia poteva essere esercitata con profitto. Strabone, nella sua Geografia testimonia di queste attività delle popolazioni della Calabria estrema. In Calabria e nella Sicilia
orientale le tracce archeologiche di queste lontane culture pastorali sono tenui, probabilmente oscurate da testimonianze meglio conservate delle civiltà che si sono avvicendate successivamente in quei luoghi. Non così per le tracce nascoste nel linguaggio, che si sottrae, grazie alla sua immaterialità, all’usura del tempo: dei Morgeti, che Ecateo di Mileto nel 6° secolo a.C. dice abitassero il Brutium, abbiamo evidenti tracce nella toponomastica della Piana: nel caso di S. Giorgio Morgeto, la derivazione è esplicita ed è ovvio che le interpretazioni toponomastiche sono sempre in qualche misura soggettive, ma non per questo trascurabili, dato che talvolta possono fornire tracce di un passato lontano, ma forse non completamente perduto. Alla fragilità delle interpretazioni supplisce talvolta l’analisi della distribuzione dei toponimi in un determinato territorio: una somiglianza fonetica tra due espressioni ha molte probabilità di essere casuale, e dunque fornire un indizio molto labile circa la sua origine, ma quando molte assonanze dello stesso tipo sono raggruppate in un’area limitata, l’indizio si avvicina al la solidità della prova. Questi raggruppamenti (cluster) hanno un’oggettiva esistenza, e dunque assumono in toponomastica un particolare valore. Alcuni toponimi descrivono una particolare caratteristica dei luoghi, altri sono dedicati a divinità, altri ancora sono per i migranti memoria della loro provenienza. Tucidide e Diodoro riportano che l’oracolo di Delfi volesse una città fondata “alla foce del sacro fiume Apsias”. Apsia è oggi il nome di una fiumara che sfocia sul litorale di Reggio Calabria: l’idronimo appare collegabile al sumero apsu, che indica la sacra acqua primordiale. Dionigi di Alicarnasso, storico del 1° secolo a.C., scrive che la “Reghìnon” dei greci, poi Regium dei latini, era abitata dagli Ausoni, popoli indo-europei, già nel 16° secolo a.C., l’Età del Bronzo Medio. In quel tempo, nei territori dell’attuale Siria si parlava l’ugaritico: in quella lingua, che si scriveva con caratteri cuneiformi e solo con le consonanti, rwh era il vento, parola vicina a ruha, che in ebraico e in aramaico ha lo stesso significato: nelle lingue moderne la radice linguistica è conservata in tedesco (Rouch, Rauch) e in inglese (reek). Questo sembra suggerire che “Reggio”, toponimo problematico anche per Strabone (VI, 6), facesse in origine riferimento alla ventosità del luogo, notevole ancora oggi. I suffissi aki, ake, adi sono indicativi di località, e suggeriscono che Roghudi (roghu di), il vicino Capo Riaci e Riace e (ruha aki) fossero nomi descrittivi della loro esposizione ai venti, presente attualmente nei toponimi “Zefirio”e “Spartivento”. Tra le emergenze archeologiche di origine non ancora certa, ma di sicuro molto antica, ci sono quelle affiorate in contrada Mella, nel territorio di Oppido Mamertina, la Mamertium di Strabone (6, 1, 9). Il toponimo coincide con l’accadico mel, melu, che in quella lingua indicano un corso d’acqua dal percorso irregolare, che occasionalLa colonna del Tempio Dorico dedicato ad Hera Lacinia a Capocolonna di Crotone.
29
mente esonda. “Mala” era l’antico nome del tratto montano dell’Eufrate, con una radice che osserviamo in “Mela”, fiume che sfociava nel porto di Mylae, odierna Milazzo (Melazzo nella parlata locale), nel fiume Mella in provincia di Brescia, anch’esso con frequenti esondazioni. In “Mallamaci”, sobborgo di
Istanbul potrebbero avere una tale origine. Minervino nel 1778 scriveva che “i Taurini d’Italia altra origine del loro nome” non accettano, se non quella degli antichi che “chiamavano Tori … i gran monti”. Ma tutta la Calabria ha una connotazione dominata dalla figura del toro, epifania delle cose grandi, le montagne essenzialmente, emblematiche le catene montuose dei Tauri, (aramaico tora, assiro toira, caldaico tiru) ma anche espressione della luna, la divinità centrale di religioni orientali. Tori “dalle corna lunate” di omerica memoria emergono dal toponimo siciliano Taormina (taor, con l’aggiunta dell’accadico min, la luna), toponimo che sembra indicare con forza che i greci sulle nostre coste nell’ottavo secolo a.C. non approdarono in un deserto culturale. L’interpretazione tradizionale del toponimo “Monasterace” lo ricollega al greco monasteraki, cioè piccolo monastero: è da considerare però che la struttura consonantica del nome (mstr) coincide con quella degli antichi nomi della città, in uso millenni prima dell’esistenza dei monasteri, Mystrae e anche Mistiae, Mistia e con quelli di Mystras (Myzithras, Mystra) in Grecia, oltre che con la siciliana Mistretta (Mystras) e con Nicastro, chiamata anche Numistro. Se si legge “Monasterace” come corruzione fonetica di mulishtaraki, considerando che mul è accadico per “stella”, Ishtar è la deità massima nelle religioni mesopotamiche e -aki è suffisso indicativo di località, il toponimo appare come una eloquente traccia di un luogo di culto: il posto della stella Ishtar. La radice mul è anche visibile nei Monti della Mula, a cornice della piana di Sibari, dove sono le miniere di oro e rame, sfruttate fin da tempi remoti, nei pressi di San Donato di Ninea. Una interpretazione toponomastica di tipo religioso è anche possibile per i toponimi Lamezia e Lamato, il fiume che, anche chiamato “Amato”, attraversa il suo territorio: “Lamastu” e “lamassu” (con la stessa componente consonantica lms) sono divinità mesopotamiche. Strabone parla dell’esistenza nell’area dell’odierna Lamezia di un luogo di culto risalente “al tempo della guerra di Troia”, cioè al secondo milTorre medievale ad Oppido Antica. lennio a.C. È anche interessante la possibile lettura di “Bagaladi”
Cardeto (RC), la radice accadica è associata ad aki, che, come prima si è detto, è suffisso di località (la conversione di “k” in “c” è frequente con la latinizzazione). Anche il toponimo “Cardeto” adombra la radice qrt (abitato fortificato) in ugaritico, che ebbe la prima scrittura alfabetica cuneiforme e fu in uso nel Medio oriente nel 14° secolo a.C. Questa interpretazione del toponimo descrive l’abitato di Cardeto, arroccato sulle colline, meglio dei cardi, piante non particolarmente caratterizzanti. La radice mel- si può leggere anche in “Mileto” sul Medma, che sfocia a Rosarno. Quest’ultimo toponimo, inizialmente riferito a una fonte, è leggibile nell’accadico rihsu (inondazione) e aranu (fiume): i nomi dell’Arno toscano e dell’Armo, fiumara di Reggio Calabria, sostengono questa interpretazione. Per quanto riguarda la Mileto dell’Asia minore, patria di Talete e di Ecateo, prossima al turbolento fiume Meandro, va messo in evidenza che il suo antico nome era “Millawanda”, con la radice mel- (ma anche mal- e mil-) ancora in evidenza, come in “melma” (lemma di origine germanica), ma anche in idronimi tedeschi, quali Melbach, Millendorf, Melk e in numerosi altri. Ancora a proposito della radice accadica mel-, è interessante esaminare i toponimi Melicuccà e Melicucco; l’interpretazione corrente si rifà al greco melicoccos, un albero (Celtis australis) dai piccoli frutti tondeggianti, ma va considerata un’altra possibilità, cioè che il nome sia stato portato in Calabria da popolazioni di provenienza orientale. “Melukhkha” era infatti località della valle dell’Indo frequentata per commercio dai Sumeri nel 3° millennio; un sito lungo il Nilo nell’8° secolo a.C. aveva lo stesso nome. È molto frequente, anche in tempi moderni, che i migranti diano nomi a loro familiari ai loro nuovi insediamenti. Anche il nome di Mileto nella valle del Mesima potrebbe avere una simile origine, portando indietro nel tempo la sua fondazione fino all’Età del Bronzo. Sono numerosi in Calabria (e in Sicilia) i toponimi che possono essere ricondotti a denominazioni sacre che contengono la radice sumera gal-, come in Gàllico, Gallina, Galati, Galatro, collegabili all’accadico gal, il più alto rango fra i sacerdoti delle religioni mesopotamiche. I toponimi Gallura in Sardegna, Galizia nei Balcani, Galata quartiere di
Ruderi dell'antica Monasterace.
come ba’al, (signore, padrone nelle lingue semitiche) più il suffisso di località adi: il villaggio del signore. È opportuno anche sottolineare che, fino ad oggi, nessun reperto ha mostrato tracce di scrittura cuneiforme: ciò potrebbe essere collegato a un evento che, attestato in maniera assolutamente certa dalla geologia, ebbe un effetto devastante su tutte le civiltà del Mediterraneo orientale: la catastrofica esplosione del vulcano dell’isola di Thira, l’attuale Santorini, nell’Egeo a sud del Peloponneso. Intorno al 1660 a.C. gli effetti del disastro ebbero ripercussioni planetarie. Lo tsunami conseguente al’eruzione distrusse la civiltà micenea e cancellò tutti gli insediamenti costieri del mediterraneo orientale, fino a quelli lungo il nostro meridione. Il clima europeo, per le ceneri stratificate nell’alta atmosfera, conobbe serie di inverni estremamente rigidi, e fu accelerato il declino dell’optimum climatico delle regioni baltiche. Le migrazioni di popoli nordici verso climi meno severi, lungo i fiumi dell’Europa orientale, divennero inevitabili. Probabilmente nelle nostre regioni sopravvissero soltanto i gruppi che, praticando la pastorizia, si erano insediati lontano dalle coste. Queste genti dovettero subire l’interruzione, immaginiamo dolorosa, di ogni contatto con le loro terre di origine. È anche plausibile che, avendo vissuto una tale esperienza terrificante, senza l’aiuto di alcuna spiegazione razionale, il ruolo delle autorità religiose nelle loro comunità divenisse più importante, come pure più frequenti i luoghi di culto e relativi toponimi.
30
Concerto al Circolo di Villa Spada
Standing Ovation per il duo Ferrari-Zoccali
Le musiche di Gershwin suscitano emozioni ed entusiasmo per una proposta culturale di altissimo livello che già a Palmi aveva dimostrato la sua forza di Luigi Mamone
R
e sensazioni che affabulano, trascinano e uniscono in un transfert ideale offerto da brani apprezzatissimi come "Porgy and Bess", "Un americano a Parigi", "Rapsodia in blu", "I got rhythm" ed altri ancora che danno la misura di come la musica sappia evocare immagini e le immagini trasformarsi in poesia o in preghiera. Non a caso il pubblico, intenditori e non, ha dimostrato di aver veramente gustato le due ore di musica richiedendo ben due bis. L'organizzatrice della serata di Roma è stata la Prof.ssa Enide Grillo, che alla luce del grande successo di pubblico ha promesso di voler creare nuovi happening dello stesso livello. Molto bella la location, degna dell’importanza dell’evento e del prestigioso contesto istituzionale di cui è espressione.
OMA. Il concerto per due pianoforti della Pianista Beatrice Zoccali e del Maestro Valfrido Ferrari lo scorso 15 Febbraio a Roma è stato un grandissimo successo. Un pubblico numeroso, con tanti musicisti del Conservatorio Santa Cecilia di Roma e tante personalità illustri per un parterre di grandi intenditori. I due artisti, che ormai rappresentano una collaudata e riuscita proposta musicale, hanno eseguito lo stesso programma presentato a Palmi per il concerto di Capodanno organizzato dalla Pro-loco il 2 Gennaio. Anche a Roma, come a Palmi, il pubblico, entusiasta per la serata, ha applaudito lungamente i due artisti con una prolungata standing ovation alla fine del concerto. Il concerto capitolino, nel contesto della la sesta Stagione Concertistica "Musica Rigore e Formazione" è stato eseguito nel salone d’onore del Comando Centro Logistico Circolo Villa Spada (sede della Guardia di Finanza). Anche qui, come a Palmi, prima di iniziare a suonare, il Maestro Ferrari Un momento del concerto a Villa Spada. ha parlato, in modo dettagliato, delle composizioni di Gershwin, sia dal punto di vista compositivo che interpretativo, rendendo più facile l'ascolto del pubblico così attento e letteralmente trascinato dalla atmosfere che il genio di artisti, come Gershwin hanno saputo creare offrendole come sublime dono alla bellezza e all’armonia, attraverso il virtuosismo degli artisti che, come Beatreice Zoccali, li interpretano calandosi letteralmente dentro l’esecuzione e riusciendo a trasferire al pubblico emozioni
Beatrice Zoccali e Valfrido Ferrari.
«Il genio immortale di Gershwin»
31
Pantani 10 anni dopo
Nel ricordo di Marco di Luigi Mamone
N
el decennale della morte di Marco Pantani riportiamo il breve e profondo articolo del nostro collaboratore Diego Demaio, pubblicato sul n°47- MARZO 2004 - dal mensile Arianova METROPOLIPIANA che, per la triste occasione, allegava un poster (offerto da Gaetano Aveta) con la foto, qui riprodotta, del compianto Campione mentre scattava sul S. Elia durante il Giro della Provincia del 1993. Quella rimase l’unica partecipazione di Pantani alla nostra prestigiosa corsa, anch’essa purtroppo di recente scomparsa dal calendario ciclistico internazionale, che lo vedeva arrivare buon 9° (da ottimo neoprofessionista) sul traguardo di Reggio con lo stesso tempo del vincitore Fabiano Fontanelli.
Lo scatto di Pantani sul Sant'Elia all'inseguimento del venezuelano Sierra, di Furlan e dello svizzero Imboden nel Giro della Provincia del 1993 (foto Franco Petrilli - Archivio Diego Demaio).
L’ultima Maglia di Marco Pantani di Diego Demaio
N
el drammatico pomeriggio di San Valentino, paradossalmente partendo stavolta dallo zero altimetrico del suo Adriatico, se n’è andato in fuga, quanto mai solitaria, Marco Pantani, il più entusiasmante SCALATORE in assoluto (di certo anche senza il pressante ricorso al riscontrato e maledetto doping) del ciclismo mondiale. Quest’ultimo scatto, da ANTOLOGIA come tutti gli altri prodotti in precedenza, lo ha portato, dopo i difficilissimi “tornanti“ conclusivi della MONTAGNA VITA, sull’Estremo Traguardo per indossare quell’Eterea MAGLIA, non più gialla o rosa, simbolo della ritrovata PACE INTERIORE che, durante l’altalenante esistenza da incompreso ipersensibile, era andata precocemente perduta dalla lusingata e barattata Coscienza. (Testo dell’articolo pubblicato su Arianova METROPOLIPIANA Anno IX N° 47 Gennaio – Marzo 2004)
32
Punto sul Campionato CSI (girone di andata) di Michele Ammendola
S
F.C. Longobarda
AVIS
i è concluso, presso la struttura dell'Uliveto Principessa Park Hotel di Cittanova, il girone d'andata del campionato CSI di calcio a 5 open 15 maschile nazionale. Il campionato, avviato per il terzo anno consecutivo dal referente Dott. Raffaele Loprete, è composto da 11 squadre (molte del mondo associazionistico) formate da giocatori provenienti da tutto il comprensorio della Piana di Gioia Tauro. Le partite si disputano due il venerdì sera (20:00 e 21:00) e tre la domenica mattina (9:15, 10:15 e 11 e 15). Il torneo, seguito da un numeroso pubblico, è ricco di stravolgimenti e di emozioni sia nelle posizioni di testa che in quelle di coda. Alla fine di questo, la prima classificata e la vincitrice dei play-off (dalla seconda alla nona) accederanno alle fasi provinciali e in caso di vittoria a quelle regionali e nazionali. In prima posizione a quota 28 punti, ancora imbattuta, troviamo "L'Isola Della Scarpa"; questa squadra, tecnicamente molto valida, ha trovato nel giusto mix tra esperienza e gioventù il suo punto di forza. Domenico Ceratti è uno dei suoi uomini migliori tanto da trovarsi nelle primissime posizioni della classifica marcatori. In seconda posizione, a 25 punti, ci sono i "Red Devils"; questa compagine, che ha subito solo una sconfitta, sicuramente lotterà fino alla fine per la prima posizione in quanto dispone di individualità molto forti sia tecnicamente che caratterialmente. In terza posizione, con 23 punti, ma con una partita da recuperare, troviamo gli "All Blacks" che fanno del gioco di squadra e del possesso palla le loro armi vincenti. Ancora imbattuti anche loro rientrano a pieno titolo nella lotta per la prima posizione. La quarta piazza, con 21 punti, è occupata da "Edilferr/Sinergy Cittanova", squadra molto ostica da affrontare a livello tecnico-tattico e che a meno di clamorosi svarioni dovrebbe piazzarsi a fine campionato tra le prime quattro in graduatoria. In quinta posizione, a quota 12 punti, troviamo l'Avis Taurianova Unita che, nonostante disponga di una rosa ampia e discretamente valida di giocatori, ha perso molti punti per strada in quanto in molte partite è rimasta decimata tra infortuni, squalifiche e assenze; a metà classifica, precisamente in sesta posizione, troviamo a quota 11 punti "I Calabrotti" che nonostante i molti alti e bassi non dovrebbero avere difficoltà alla fine del torneo, ad accedere ai play-off in quanto in squadra dispongono di giocatori che possono cambiare la partita da un momento all'altro. La settima posizione è occupata dai "Pensionati On The Road" che con 10 Red Devils punti stanno disputando il loro onesto campionato; se nel girone di ritorno manterranno la stessa media punti, vincendo con le squadre di bassa classifica, non dovrebbero avere difficoltà a centrare l'obiettivo play-off. In ottava posizione sempre con 10 punti, ma con lo scontro diretto a sfavore, troviamo la "F.C. Longobarda", una delle squadre più giovani del campionato, che nonostante esprima un buon gioco e disponga di elementi molto buoni, spesso non è cinica sottoporta e ciò nel corso della partita si paga a caro prezzo; nel girone di ritorno ci si aspetta molto di più da questa compagine. La nona posizione, ultima piazza disponibile per raggiungere i play-off, è occupata con 9 punti dalla New Team che, nella seconda parte di campionato, cercherà di conquistare qualche punto in più in classifica affinché l'obiettivo dei play-off non vada in fumo. In decima posizione, con 4 punti, troviamo l'Associazione Nuova Aracne-Parallelo 38, mentre in ultima posizione sempre con 4 punti si trova l'Associazione Sacro Cuore; queste due squadre se vogliono ancora mantenere viva la speranza di disputare i play-off devono assolutamente sovvertire il trend negativo del girone d'andata. La seconda parte del torneo offrirà sicuramente tantissimi altri colpi di scena.
33
Pensionati On The Road All Blacks
L'isola della scarpa
New team
Ass. Aracne Parallelo 38 I Calabrotti Edilferr Sinergy Cittanova
Ass. Sacro Cuore
34
La Decorata Cornice della Piana di Diego Demaio
D
Convento di San Filippo di Argirò in Cinquefrondi Convento di Sant’Elia in Galatro Fondo Pescano in Maropati
15
a Cinquefrondi, andando in direzione di Anoia Sup., si lascerà subito la statale 536 per salire, curvando a destra, verso Busale e procedere lungo la strada asfaltata che si snoda sulla destra orografica del torrente Sciarapotamo. Dopo qualche chilometro, incontrando una ripida e bitumata digressione sulla destra, si parcheggerà la macchina per scendere a piedi sino ad una vicina abitazione, attigua al rudere dell’antico convento dedicato a San Filippo di Argirò. Il luogo di culto fu inizialmente abitato dai monaci basiliani e poi, in periodi successivi, dai francescani, dai domenicani e da altri ordini religiosi (Osservanti e Riformati), sino alla sua distruzione avvenuta col terremoto del 1783. La rilevanza artistica, oltreché architettonica, dell’importante convento si evidenzia anche dalle due recuperate sculture, una marmorea ed una lignea, di Santo Stefano e del Crocifisso ora esposte nella Chiesa Matrice di Cinquefrondi. Procedendo ancora di poco sul viottolo si passerà davanti ad una Il chiostro dell'antico convento di Sant'Elia in Galatro casetta rurale per scendere lungo un breve ed eviden- (Foto Diego Demaio - ripr. vietata). te camminamento, ricavato sul costone adiacente alla SGC Jonio-Tirreno, sino ad una piccola grotta. La spelonca, scavata nella roccia, era luogo di raccoglimento e di preghiera degli antichi monaci conventuali. Ripresa l’automobile si ritornerà sulla nazionale per proseguire, superando Anoia Sup. e Maropati, in direzione del bivio Mastrologo da dove, curvando a destra e procedendo di poco verso Plaesano, si lascerà nuovamente la statale per imboccare, ancora sulla destra, la dritta strada che in breve porta a Galatro. Attraversato il paese nella sua parte bassa, si incontrerà, poco dopo, un segnale turistico all’inizio di una pista, alla sinistra dell’asfalto, dove si parcheggerà l’auto. Intrapresa l’escursione a piedi (si raccomandano idonee scarpe di gomma) si supererà quasi subito un ponticello metallico per incominciare a scalare lo sterrato che conduce alla meta della giornata, rappresentata dall’antico L'antico convento di S. Filippo convento di Sant’Elia, sito ai di Argirò in Cinquefrondi 550 m. del monte Cubasina. (Foto Diego Demaio - ripr. vietata). Girando a destra ad una pricasa rurale di Fortunato Seminara a Pescano di Maropati ma diramazione si continuerà La (Foto Diego Demaio - ripr. vietata). a salire sul sentiero, diventato assai malmesso ed anche più ripido, tra una fitta vegetazione con frequenti piante di corbezzoli. Quasi alla fine della panoramica ascesa si incontreranno delle vecchie e grandi condutture di un acquedotto da dove, in un bivietto, si piegherà a sinistra. Terminata l’impegnativa salita si passerà in mezzo a due costruzioni (su quella di sinistra vi è scritto S.E.D.C. VASCA DI CARICO 1920) per proseguire tra rigogliosi ulivi, andando ancora a sinistra, sulla larga pista che, con qualche saliscendi, porta dapprima ad un ovile e subito dopo al cospetto dei notevoli ruderi dell’antico convento di Sant’Elia, costruito attorno all’anno 1075. Il monastero basiliano, dedicato ad Elia il Giovane nativo di Enna, già nel 1274 era uno dei centri religiosi più conosciuti ed importanti della zona. In esso soggiornò e fu ordinato sacerdote Bernardo da Seminara, che divenne poi il grande monaco Barlaam, insigne maestro di greco del Petrarca e del Boccaccio. Il luogo di culto dal 1532 fu poi abitato dai cappuccini. Dell’architettonica struttura rimangono, purtroppo nell’incuria, i notevoli resti delle mura perimetrali della chiesa con accanto il litico portale ad arco del monastero che introduce ad uno dei quattro corridoi del suggestivo chiostro. Usciti dal sito archeologico, che coniuga mirabilmente religiosità e storia, si ritornerà a valle per riprendere la macchina e riattraversare Galatro. Subito dopo il bivio Mastrologo si consiglia, lasciando la 536, di svoltare alla prima ripida ed asfaltata digressione sulla sinistra che consente in breve di salire al segnalato Fondo Pescano, “residenza culturale” di Fortunato Seminara. Sull’amena collina, tra uliveti e pregevoli vigneti, il grande scrittore trovava infatti l’ispirazione per la stesura dei suoi numerosi libri, sino a quando nel 1975 un incendio doloso non ne distrusse la casa rurale con all’interno la ricca biblioteca. Dopo il doveroso omaggio alla memoria dell’illustre maropatese si scenderà sulla sottostante nazionale per riprendere, infine, la via del ritorno.