Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 2, Agosto 2012 - Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999
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Fra le mura di un’ antica dimora
L’ARTE DI GIUSEPPE NIGLIA In oma ggio il po ster di Ni
cola Viol s a
Basta classifiche negative Caro Scopelliti ti dico…
Taurianova
COMMISSIONE D’ACCESSO AL COMUNE
San Martino L'agonia di Antonino Una storia di solitudine dolore e morte
Feste Mariane Nel nome di Maria La Devozione alla Madonna nella religiosità calabrese
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Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663
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Corriere della Piana del 9 Settembre 2012
sommario
Riceviamo e pubblichiamo
Una bella sorpresa
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entile Direttore, andando come di consueto in edicola, ho avuto il piacere di trovare una bella sorpresa, chiaramente in termini positivi, in quanto scorsi tra le tante riviste un nuovo “strumento” di informazione dal nome conosciuto ma con una veste tipografica decisamente piacevole e moderna, tanto da provocarmi un’immediata curiosità. Ma la cosa che mi spinge a scrivere queste poche righe è stato il piacere che ho avvertito nel rivedere il Corriere della Piana di nuovo in circolazione, con nuovo slancio e ritrovato interesse nell’offrire un servizio all’utenza interessata, alternativo e concorrenziale. Infine, ma non per ultimo, i complimenti al Direttore, alla Redazione e all’Editore per il coraggio dimostrato a rimettersi in discussione riproponendo un prodotto di qualità; mi preme, altresì, evidenziare che queste iniziative servono molto in un paese come il nostro che ha perso da tempo lo stimolo e la forza di proporsi e produrre momenti di seria socialità ad esclusivo carattere culturale. Questo tipo di iniziative vanno incoraggiate a tutti i livelli, con l’augurio che possano suscitare vivo interesse tra la gente che popola il nostro territorio. Un serio giornalismo è un ingrediente di crescita per le popolazioni
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Michele Gullace Coordinatore Regionale del Partito dei Socialdemocratici
Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone
Redazione
Hanno collaborato a questo numero: Vincenzo Alampi, Michele Ferraro, Maria Cannatà, Ferdinando Mamone, Emanuele Di Matteo, Giovanni Rigoli, Alvise A. Cirigliano, Nicola Alessio, Gaetano Mamone, Laura Bruno, Carmen Ieracitano, Gianluca Sapio, Marta Lamalfa, Filippo Speranza, Diego Demaio, schedinamania.it, Vincenzo A. Tirotta, Luigi Cordova Foto: Fortunato Morgante, Franco Greco Vincenzo A. Tirotta, Gaetano Aveta, Free's Tanaka Press, Michele Galluccio Francesco Del Grande Grafica e impaginazione: Mariachiara Monea Stampa litotipografia: Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 Editore: Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 2 - 89029 Taurianova (RC) e-mail: corrieredellapiana@libero.it La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 9-9-2012
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Editoriale Caro Scopelliti ti dico Non fa piacere essere in testa alle graduatorie negative
6 Quale Europa? Quale Futuro? Merkel e Monti lontani dal difendere le economie continentali
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Mimmo Giannetta, un lavoro duro e continuo Paolo Alvaro, nuovo Sindaco di Laureana di Borrello L’importanza della Solidarietà Note sulle politiche sociali Cattolici in politica, una necessità. Perché? Poverta’ nella piana L’agonia di Antonino
Video S.O.C. 2012 Società Oftalmologica Calabrese
Giuseppe Niglia: l’arte e il casale
Dipendenze senza droghe in adolescenza Giochi d’azzardo e dintorni
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Comunicare: i rischi della multimedialità
La Devozione alla Madonna in Calabria e nella Piana Nel nome di Maria
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Tradizionandu Etnofest
San Giorgio Morgeto: Festa medievale alla corte di Re Morgete
Alla “Contea di Stilo” il Palio di Ribusa
L’antica Medma tra storia e tradizioni
Recuerdo de l’Alhambra Grande successo per il chitarrista Luigi Mazzullo
Ma in che I.M.U. Siamo finiti???
Automobilismo: Slalom Delianuova - Carmelia
Calcio: Intensa vigilia per le squadre della Piana del Tauro
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Ciclismo: Quando la medaglia d’oro di Londra arrivò 3^ a Taurianova
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Editoriale
La sonda terrestre Curiosity esplora Marte, ma sulla Terra GUERRE, POVERTA’, DOLORE E MISERIA Paradossi di una società alla vigilia del default
di Luigi Mamone
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o scorso 6 agosto la sonda spaziale americana “curiosity” toccava il suolo del pianeta Marte dopo due anni di viaggio e 256.000.000 di chilometri percorsi. A terra, il fervore dei tecnici e degli scienziati in una della cattedrali della Spacepowership americana: grida di entusiasmo, abbracci e dichiarazioni trionfalistiche degne dei migliori film di Sylvester Stallone e con le quali si è detto di una nuova fase della conquista dello spazio e della ricerca scientifica. In fondo, è stato evidenziato, i 250 miliardi di dollari spesi per la realizzazione del progetto, divisi per ogni cittadino americano, equivalgono a 7 dollari a testa o poco piu’. Appena… L’atmosfera ci fa tornare all’estate del 1969 e a ciò che fece seguito allo sbarco dell’uomo sulla luna. Corpo celeste irto di crateri e polveri, ma che in quegli anni sembrava potesse aprire nuove prospettive di sviluppo e perfino di colonizzazione dello spazio con basi lunari a far da campo base verso altre orbitanti nel vuoto sidera-
le, verso altri pianeti, verso l’ignoto. Poi ci si rese conto che calcare il suolo del satellite a null’altro servisse al di fuori del piacere incommensurabile della conquista e che niente altro potesse essere offerto ai terrestri. Americani e russi lo abbandonarono al suo ruolo di satellite, musa ispiratrice per poeti e sognatori, elemento collegato al flusso eterno delle maree con le sue fasi scandite dalle leggi astronomiche. Ed allora che senso ha oggi pensare di andare su Marte per capire se forse mai in esso vi fu vita o se vi è vita? I 7 dollari pro capite spesi per una missione al limite della fantascienza avrebbero potuto essere utilizzati per lenire le sofferenze di milioni di esseri viventi che sulla terra muoiono di fame e di sete e mancano di tutto, vittime della malattia, della violenza, della malnutrizione e di epidemie, siccità, guerre, esodi di massa, nuove e vecchie povertà. Che senso ha toccare mete immaginifiche di ricerca spaziale quando sulla terra si continua a morire di fame? Il tempo è un giudice implacabile. Oriana Fallaci e Guglielmo Zucconi all’indomani dello sbarco dell’uomo sulla luna furono facili profeti nello scrivere che per la “mid class” americana di quegli anni nulla cambiava e che la miseria, materiale e morale della provincia americana, divisa fra football, alcool e hamburger, restasse immutata. Gli astronauti terrestri descrivono la terra come una sfera azzurra, bella, striata dai mille effluvi colorati dei gas dell’atmosfera, di ghirigori di nubi, di immensità oceaniche e di terre emerse. Pianeta vivo, ma sul quale milioni di esseri
patiscono ogni giorno, soffrendo e morendo per una violenza che non lascia spazio alla speranza. 7 euro a testa forse è – ma il calcolo è difficile – la stessa somma che gli italiani, sempre più oberati da tasse, hanno pagato per l’acquisto di 32 aerei da caccia: Jet che in questo momento a nulla servono, se non a proseguire in un ruolo che non ci appartiene su scenari internazionali non nostri, al seguito di eserciti mercenari. Ipocritamente al loro fianco “per portare la pace”. Una pace che da decenni ormai non c’è. Nonostante ciò, a cuor leggero tassiamo ogni oltre lecito limite i lavoratori, gli impiegati e i piccoli imprenditori, li mandiamo sul lastrico, mortifichiamo le attese dei giovani di sperare nel lavoro e credere nello Stato. Ma compriamo aerei da caccia con una spesa di oltre 400.000.000,00 di euro. I segnali del default sociale non tangono l’ineffabile Monti e i suoi ministri kamikaze. I suicidi, i fallimenti, le proteste, le grida d’aiuto di vecchi abbandonati in un paese dove la sanità sta diventando – essa pure – privilegio per ricchi, lo lasciano indifferente tanto quanto questo strano premier rimane indifferente, in nome di un meritocraticismo di maniera fondamentalmente ipocrita, verso il destino di milioni di giovani disoccupati, destinati per censo a divenire la gleba del terzo millennio a prescindere dalla capacità. Ciò perché per i giovani, oggi l’unico vero merito è avere un papà danaroso al punto da fargli frequentare, dalla materna fino alla laurea, costose ed elitarie scuola private. Per gli altri, per tutti gli altri, il destino sarà segnato in partenza. Livellamento verso il basso e preclusione dell’accesso alle opportunità di prestigio. Trota e dintorni docet. Come dire… cambiano le sigle e le appartenenze, ma i padroni del vapore sono sempre gli stessi. Intanto compriamo aerei da caccia, inutili tanto quanto la sonda “curiosity”.
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Caro Scopelliti ti dico…
Non fa piacere essere in testa nelle graduatorie negative
di Luigi Cordova
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arissimo Signor Governatore, quanto ripetutosi in uno dei nostri Ospedali, come in altri della Calabria, ci ha fatto raggiungere primati di cui faremmo a meno. Non fa piacere ai Calabresi essere sempre al primo posto delle graduatorie nazionali per infauste vicende come il “malaffare mafioso” (primi al mondo) e ritrovarci su tutti i quotidiani in testa alla classifica della “malasanità” italiana. Non sono questi i primati che vorremmo. Per fortuna ogni tanto qualche primato positivo riusciamo a raggiungerlo. In questi giorni, la Federazione Nazionale degli Albergatori ha diffuso i dati del flusso turistico nazionale che vedono la Calabria al 1° posto, con un incremento del 4% in più rispetto al 2011, malgrado le attuali ristrettezze economiche mondiali. Questo può far piacere, ma ci inorgoglisce il fatto di aver potuto usufruire di 568 milioni di euro dei fondi FAS, grazie al contenimento oculato della spesa sanitaria, attuato, per ripianare l’enorme debito pubblico della nostra sanità, da Lei ereditato dalle precedenti amministrazioni. Ciò, tuttavia, non ci deve far dimenticare che il valore della “vita umana” non deve essere considerato un bene soltanto monetizzabile, ma come “valore etico-sociale” da porsi al primo posto dei progetti politici ed economici della vita pubblica! Non a caso la spesa sanitaria assorbe il maggiore indice di spesa del nostro bilancio regionale, ma le malattie non sono preventivabili al 100%, per cui spesso si splafona; a questo indice noi arriviamo anche per le sperequazioni territoriali strutturali e per posti letto, che cogliamo a prima vista: di fronte allo stesso bacino di utenti, 180.000 abitanti a Reggio, altrettanti nei 97 Comuni della Piana, ci troviamo con profonde differenze per Ospedali e Cliniche private convenzionate, per posti letto nel territorio e per ambulanze del 118 disponibili in loco. A Reggio vi sono due grosse strutture pubbliche, “Ospe-
dali Riuniti e Morelli” nonché ben quattro strutture private convenzionate “Policlinico Madonna della Consolazione”, “Villa Aurora”, “Villa sant’Anna” e “l’Istituto Ortopedico…” situato nella zona Eremo di Reggio; inoltre a circa 8 Km dalla Città, a Villa San Giovanni, troviamo anche un’altra struttura, privata ma di grande valenza: “Villa Caminiti”, anche questa convenzionata Per contro nella Piana un solo Ospedale è rimasto quasi efficiente come in passato, quello di Polistena (di recente ha subito la chiusura del reparto Otorino), quasi tutti gli altri sono fortemente ridimensionati: Palmi, Oppido, Gioia Tauro, Cittanova e il più antico e forse il più efficiente ai tempi dei cosiddetti “Ospedali Generali di Zona”, prima della riforma delle A.S.L., quello di Taurianova, addirittura chiuso nonostante presentasse due eccellenze: il miglior reparto di Medicina (vero albergo a 5 stelle) e il servizio Dialisi, ancora operante e all’avanguardia, ma che prima o poi tutti temono venga soppresso. Vorremmo ricordarLe che a Rosarno esiste una struttura ospedaliera, costruita con denaro pubblico, mai inaugurata e sempre in attesa di destinazione (magari come grande Centro di Accoglienza per gli extracomunitari che vivono precariamente e dei quali ci si ricorda solo per parlare di lavoro nero, mentre poi nei fatti vivono… in condizioni inumane). La invitiamo a dare immediato avvio alla costruzione dell’Ospedale unico a Palmi (visto che così avete deciso tutte le due ultime Amministrazioni regionali, la sua e quella di Loiero), prima che lievitino i costi con il rischio di perdere l’opera, e a rivedere il Piano Sanitario, alla luce di quanto segnalato ed in virtù di sani principi di economia, perché perdurando questo stato disastroso della sanità pianigiana, la gente anche per i più banali interventi sanitari privilegerà strutture extra-regionali, con ulterori aggravi per la nostra martoriata economia.
La tendopoli e l'ospedale di Rosarno (foto di Francesco Del Grande)
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Quale Europa? Quale Futuro? Merkel e Monti lontani dalla percezione della necessità di difendere le economie continentali
di Alvise A. Cirigliano
L
e ultime dichiarazioni del premier tedesco Merkel, e gli attacchi all’azione del presidente della BCE, Mario Draghi, da parte di esponenti del gotha politico e di governo tedesco, confermano come la crisi che attanaglia l’Europa sia ancora all’inizio e che il 2013 non potrà far altro che riservare amarezze e ulteriori ristrettezze a tutto il popolo europeo. Si, Europeo, giacché noi che crediamo fortemente al valore e all’unità del vecchio continente – diversamente dai leader dei vari stati – ci sentiamo europei. E’ un vero controsenso, anzi, la negazione stessa dell’idea Europeista, il fatto che la Merkel si continui a sentire tedesca, Monti Italiano, Hollande francese e via di questo passo, sempre pronti in nome di uno spirito nazionalista, a porre paletti e ad impedire che l’area continentale superi una crisi provocata dagli interessi mercantilistici di banche d’affari legate agli interessi trasversalistici di una speculazione globalizzata. La scelta della moneta unica non ha purtroppo velocizzato il processo dell’integrazione Europea e gli auspicati Stati Uniti D’Europa restaranno, ancora per lungo tempo, una utopia. Non si può parlare di Europa secondo l’interesse del momento e poi, quando l’interesse muta, diventare araldi di un minaccioso nazionalismo. L’Europa appare oggi un insieme forzoso di realtà geo-politiche diverse, malamente tenute insieme dall’Euro che, senza adeguate politiche unitarie in difesa delle economie interne, non consentirà di uscire dallo stallo, né di tornare ad incrementare il prodotto interno lordo, né di contrastare la saturazione dei mercati con i prodotti espressione di delocalizzazione e di sfruttamento becero della forza-lavoro. Occorrerebbe una barriera doganale, unica e grande esattamente quanto tutta l’Europa: contribuirebbe al rilancio delle economie continentali e al contenimento della in-
«Noi ci sentiamo europei» vasione estremo orientale, cinese e di altre aree di una inesplorata New economy. Ma quando potrà mai realizzarsi ciò? La politica della Merkel evoca solo stilemi di un pangermanesimo che, ogni qual volta ha valicato il margine di sicurezza, è stato causa di conflitti sanguinosissimi. Monti è troppo appiattito verso la Merkel, oltre che irrimediabilmente limitato da una visione accademica delle impostazioni da dare all’azione politica di governo, incapace come è di comprendere che solo in aritmetica 2+2 faccia 4, ma che in statistica, fra chi mangia troppo e chi rimane digiuno, alla fine emergerà solo una media: equilibrio che in realtà non sussiste. Altri stati deboli, Grecia e Spagna, pagano il fio di un benessere fondato sul terziario voluttuario; sullo sfondo dominano gli speculatori, le borse, e le agenzie di Rating – braccio cinico – di una economia virtuale che non reggerà alla domanda di bisogni primari: miscela esplosiva che porterà nel giro di poco tempo a conflitti sociali violentissimi. Il rilancio delle economie delle periferie (ogni area non metropolitana NdA) è fondamentale per uscire dalla stagnazione. Occorrono – limitatamente alla Piana del Tauro e alla Calabria – piani di rilancio serio e rigoroso dell’agricoltura e del turismo, semplificazione nelle procedure di gestione e conduzione delle aziende, creazione di consorzi fondati su criteri rigorosissimi per creare vaste aree di produttività omogenea e di qualità. Le campagne del comprensorio pianigiano sono abbandonate, erbe alte e segni di una incuria imposta dalla insostenibilità dei costi gestionali. E sullo sfondo le mire latifondistiche delle ndrine.
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Mimmo Giannetta,
un lavoro duro e continuo
L’assessore provinciale alle attività produttive, volano di un processo di rilancio dell’ economia del territorio non solo attraverso la valorizzazione delle tipicità
di Nicola Alessio
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n lavoro duro e continuo, partito da lontano, prima ancora delle cariche elettive, come espressione di una attenzione e di una sensibilità verso la terra e il comprensorio nel quale vive e opera. Poi l’elezione a consigliere provinciale e la nomina ad Assessore alle attività produttive hanno rappresentato il naturale prosieguo del cammino, con un impegno centuplicato in ogni campo e con la disponibilità di sempre, che lo ha portato, forse unico fra i consiglieri provinciali, ad attivare un proprio blog, un sito visitatissimo, che è divenuto uno strumento di democrazia partecipata in quanto consente a tutti i cittadini di entrare in contatto con l’Assessore, di dialogare con lui, ricevendo sempre e comunque una risposta. Parliamo di Mimmo Giannetta, medico chirurgo, ma soprattutto politico di razza, che, nell’arco del suo mandato assessorile, ha innestato un processo di rinnovamento e di rilancio delle attività produttive nella provincia reggina, che ha fatto riscuotere il plauso generalizzato di tutti, sostenitori e non. L’attività di Giannetta è stata articolata, peraltro in sinergia con le linee operative dell’omologo assessorato regionale, verso la promozione delle tipicità. Le DeCo, denominazione comunale di origine, rappresentano oggi una linea di operatività alla quale, grazie all’opera di sensibilizzazione attuata da Giannetta e dal suo staff, numerosi comuni hanno cominciato a riscoprire sbocchi lavorativi nuovi attraverso il rilancio di quelle tipicità troppo frettolosamente accantonate in anni non lontani e che oggi, in tempi di crisi e di globalizzazione, ritornano come volano di crescita. Importantissima in questo senso è rimasta – ama sottolineare Gianneta – la presenza della Calabria alla rassegna “Cibus”. Lo stand della provincia di Reggio in quella importantissima rassegna, fu uno fra i più visitati e graditi da parte del pubblico fino a divenire un punto di riferimento e un vero stand hospitality, nel quale i prodotti calabresi ricevettero una promozione tale i cui ef-
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Le DeCo: un'opportunità che i Comuni iniziano a comprendere per valorizzare le tipicità
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Domenico Giannetta Assessore provinciale alle attività produttive (Foto Free's Tanaka Press)
fetti positivi non tardarono a manifestarsi con la conquista di fette di mercato nuove, strappate a competitors accreditati di pluriennale esperienza nel campo della promozione e della collocazione dei prodotti delle loro aree geografiche. Ora l'assessore Domenico Giannetta, proseguendo nella sua azione di promozione ha contribuito anche a creare la “Carta dei Vini”, una ulteriore credenziale per l’enologia reggina di prestigio. Oltre a ciò, Mimmo Giannetta, sensibile alle esigenze di creare realtà sempre più efficienti, sta operando verso la promozione delle condizioni che consentano ai paesi l’adozione di tecnologie innovative e sempre più al passo con il progresso interconnettivo. E’ facile incontrare Mimmo Giannetta, oltre che sul sito: spesso ama essere presente nelle aree della provincia, per parlare con i sindaci e con la gente, ascoltarli, recepire le loro istanze e poi, nel prosieguo di un lavoro che non conosce sosta, attivare proposte e soluzioni politiche e operative sempre protese alla crescita della Calabria.
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Paolo Alvaro, nuovo Sindaco di Laureana di Borrello
Promuovere la cultura, il patrimonio artistico e archeologico e rilanciare le tradizioni artigianali di Laureana
di Ferdinando Mamone
L
aureana di Borrello ha premiato il programma della lista civica AVANTI TUTTA, capeggiata dal Prof. Paolo Alvaro, di fede socialista, con 1732 suffragi contro i 1342 di LAUREANA NEL CUORE, la lista dell’ Avv. Giuseppe Barillà, ex consigliere provinciale, anch’egli di matrice PSI e all’opposizione nella amministrazione Ceravolo. Quali le linee del programma che possono esprimere una continuità di lavoro con la passata gestione? “Da ex vice sindaco è chiaro che ci sia una continuità per quanto attiene il settore culturale. Ne è prova il sostegno alla fondazione dell’ Associazione Culturale Intercomunale “Maestro Paolo Ragone”, che comprende la Scuola di Musica e l’Orchestra giovanile di Fiati, ideata dal maestro Paolo Managò, dalla Professoressa Santa Ciccone e da altri validi collaboratori" – dice subito Alvaro – "Per questa istituzione, il Comune ha concesso in comodato d’uso l’ex Convento dei Frati Minori Conventuali, imponente complesso architettonico, confiscato a seguito delle Leggi Siccardiane del 1861, e acquisito dall’Ente municipale. Oggi la struttura torna ai cittadini, soprattutto torna ai giovani che, con mentalità nuova, saranno araldi di pace e di civiltà. Come recentemente con il concerto diretto dal maestro Riccardo Muti hanno dimostrato”. Altro obiettivo sarà quello della valorizzazione dei siti archeologici: “…recuperare l’antico sito di Burello, i cui ruderi, compreso il castello bizantinonormanno, ricadono nel comune di Candidoni. Con Candidoni e Serrata poi, vorremmo valorizzare l’area creando un polo turistico e archeologico. Non solo questo però in tema di cultura: “Per volontà del defunto regista Andrea Frezza, nativo di Laureana, la sua cospicua collezione libraria è stata donata al Comune, che andrà ad arricchire la già dotata biblioteca comunale, aperta non solo agli studenti, ma anche agli studiosi che intendono fare ricerche ed approfondimenti”. Da
molti anni si parla della rivisitazione della toponomastica cittadina… Paolo Alvaro non ha esitazioni: “Una commissione è già al lavoro. È intenzione di tutta l’amministrazione riprendere l’antica toponomastica risalente alla gestione del podestà Giuseppe Marzano, avvocato e storico, fondatore della tipografia Progresso e del giornale La Piccozza. A suo tempo, privilegiò personaggi calabresi affermatisi nel campo del sapere. Noi vorremmo seguire quel solco tracciato circa ottanta anni addietro, intestando, fra le altre, una strada alla ingiustamente dimenticata scrittrice reggina Giovanna Gullì, morta nel 1939 a soli 23 anni, autrice, tra l’altro, del romanzo “Caterina Marasca”, pubblicato postumo. Certamente non intesteremo alcuna via a politici: saranno comunque ricordati negli annali parlamentari”. La viabilità cittadina è caratterizzata nella parte antica del centro abitato dalla struttura medievale del borgo, funzionale ai carri trainati dai buoi dei massari e ai transiti someggiati, Oggi che il traffico interessa ogni strada ed è quasi impossibile transitare. Una revisione della segnaletica stradale s’imporrebbe...“Purtroppo, il nostro paese non ha una circonvallazione, che senza dubbio avrebbe accolto buona parte
Nella foto: Paolo Alvaro, Sindaco di Laureana di Borrello
del traffico stracittadino. Mi riferisco ai veicoli in transtito per l’ex strada 536 e quelli diretti verso le Serre. Queste modifiche saranno adottate, tenendo ben presente le esigenze delle imprese commerciali. È intenzione restringere in minima parte i marciapiedi di via Garibaldi a beneficio della carreggiata, agevolando così il passaggio dei mezzi pesanti che comunque costituiscono un certo pericolo”. La Calabria ha un alto tasso di disoccupazione, e nuovi flussi migratori. Dopo la fuga dalle botteghe artigiane, fiore all’occhiello di Laureana, oggi è pensabile un ritorno a quelle attività? “Un ritorno al passato appare improponibile. Oggi le macchine hanno alleggerito il lavoro artigianale, ripetibile si, ma mai uguale al precedente e, pertanto, prezioso. Da più parti viene registrata questa esigenza. Qualche emigrato di ritorno ha espresso il desiderio di riprendere a Laureana l’attività lasciata decenni prima. Per ora è solo un segnale che dobbiamo cogliere positivamente. Da parte dell’Amministrazione Municipale che io guido ci sarà ogni incoraggiamento e agevolazione, sempre però esclusivamente nel rispetto della legalità”.
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L’importanza della Solidarietà Note sulle politiche sociali
di Michele Ferraro
E
’ stato presentato sul finire dello scorso Giugno, dalla Conferenza Episcopale Calabra, “L’importanza della Solidarietà - Note sulle politiche sociali”, scaricabile da Internet, un buono strumento di lavoro per tutti quei laici, associati e non, che ritengono prioritario declinare il Vangelo con la vita e le problematiche di ogni giorno. Partendo dalle difficoltà del momento, di ordine economico, sociale, ma anche relazionale e morale, la nota individua una “cura” per risollevarci in questo tempo di “crisi”, che è anche di valori umani e spirituali e porta ad una forte accentuazione dei processi reali di impoverimento, con acuirsi delle disuguaglianze e deflagrazione della coesione sociale. Aumenta la competizione fra territori e si inaspiscrono le guerre fra poveri: i cosiddetti ultimi e penultimi. Ecco, allora, l’esortazione a puntare sulla solidarietà, per salvare il “Sistema-Italia” ed ancor di più il “Sistema-Calabria”, convinti che la risposta ai vecchi e ai nuovi bisogni, o la si costruisce insieme o non ci sarà, e che la soluzione alla “crisi” può trovare soluzione solo con una chiara presa di coscienza, personale e comunitaria, dell’importanza di partecipare alla vita pubblica per promuovere, da una parte, il riconoscimento dei diritti, di tutti e di ciascuno; e, dall’altra, l’impegno a compiere fino in fondo i propri doveri, offrendo un contributo serio e fattibile a chi è chiamato a governare nella nostra Regione, a tutti i livelli. L’opuscolo non si ferma solo ad una semplice e facile denuncia dell’inadeguatezza delle politiche sociali rispetto alle crescenti povertà della Regione; piuttosto favorisce un’analisi delle fragilità del nostro sistema di assistenza alle persone e alle comunità, al fine di promuovere un confronto tra i responsabili dello sviluppo sociale, pubblici e privati, per costruire e condividere una promozione e una organizzazione efficace della solidarietà. Vengono così indicate alcune proposte tecniche, competenti e “strutturali”, capaci, probabilmente,
di cambiare anche l’assetto organizzativo del nostro sistema di welfare regionale. Si guarda all’utilizzo dei fondi POR FSE, al sistema delle legislazione sociale regionale, al comparto locale, provinciale e comunale, al sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali; il tutto finalizzato ad attuare politiche eque e lungimiranti, in favore dei soggetti particolarmente fragili e a rischio di emarginazione: donne, disabili, famiglie, lavoratori over 45 anni, cassintegrati o in mobilità, pensando anche alla creazione di nuovi posti di lavoro. E ancora l’invito a uno sforzo di infrastrutturazione sociale, con adeguata copertura di servizi essenziali, instabili e insufficienti, aggiornando, ad ogni livello istituzionale, la mappa dei bisogni e dei servizi, al fine di razionalizzare l’uso dei pochi fondi a disposizione. A ben vedere, non si tratta e non si richiede tanto di impiegare spese aggiuntive (ciò sebbene la Calabria registri il minor impegno di spesa pro capite per i servizi socio-assistenziali, nonostante presenti la maggiore necessità di interventi sociali), ma piuttosto di programmare azioni che consentano interventi assistenziali e socializzanti, nuovi e più estesi. L’opuscolo, si rivolge anche agli uomini ed alle donne, pietre vive delle nostre comunità parrocchiali e diocesane, affinché si facciano carico in maggior misura delle situazioni di povertà; si pongano con relazioni fraterne al fianco delle persone povere e in difficoltà; esprimano capacità di ascolto e di prossimità, sensibilizzino i credenti e sostengano i servizi di prossimità e di giustizia sociale, di volontariato solidale, di condivisione e di accoglienza, promuovendo al meglio la solidarietà con competenza professionale ed umanità. Dopo la sua lettura, diventa veramente urgente accogliere l’invito dei nostri Vescovi affinché la nota venga presa nella giusta considerazione, studiata, approfondita, discussa in ogni sede, ivi comprese le Parrocchie, attuando corresponsabilmente maggiori interventi, per poter seriamente guardare con speranza oltre la crisi.
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Cattolici in politica, una necessità. Perché? di Emanuele Di Matteo
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a Piana di Gioia Tauro – più in generale la provincia di Reggio Calabria – è al primo posto in Italia per la condizione disastrata delle strade. Per curare una malattia più o meno grave, chi può, scappa da questa provincia per cercare di raggiungere luoghi dove l’efficienza sanitaria è almeno accettabile. La libertà di iniziativa economica fatica ad affermarsi. La stragrande maggioranza delle cittadine reggine risulta essere poco o per niente accogliente. Inutile provare a telefonare in tanti uffici degli enti pubblici durante le ore lavorative; nella migliore delle ipotesi nessuno risponderà al telefono. Interi quartieri delle città rimangono senza acqua per tempi indeterminati, in particolare d’estate. Servizi al cittadino troppo spesso inesistenti o inefficienti. In tutto questo tanti politici, forse troppi, spendono milioni nelle campagne elettorali, non preoccupandosi – almeno apparentemente – che tale investimento è di gran lunga superiore a quanto “l’eletto” guadagnerà durante tutta la legislatura. Insomma, sembra proprio che i bisogni basilari della collettività degli uomini che popolano e vivono in questa terra, hanno perso il posto, una volta privilegiato, nelle attenzioni della politica. Non interessa più, o meglio non interessa più agli uomini di politica, scoprire quali sono le necessità dei propri concittadini e, soprattutto, non interessa ricercare o semplicemente scoprire i metodi, i sistemi e gli strumenti utili per porre in essere un tentativo di miglioramento delle condizioni di vita della collettività per cui si lavora. Per esempio, mi piace ribadirlo, le condizioni della politica oggi sono ben rappresentate dalle condizioni delle strade, la sistemazione delle quali non sarebbe neppure complicata; basterebbe ripartire i fondi esistenti con un po’ di attenzione maggiore. Eppure questa terra non ha bisogno di soluzioni complicate, anzi la semplicità delle azioni da porre in essere è disarmante. I cattolici più di altri sono educati all’attenzione al reale. Prima di ogni altra, è questa la circostanza che ha fatto nascere nella popolazione la richiesta di sostituzione di una classe politica vecchia, inadeguata e, soprattutto, ferma su se stessa, con una classe politica che voglia tornare ad essere rappresentante della collettività, che desideri essere risposta alle istanze che vengono dalla gente, scardini dagli obiettivi governativi l’interesse personale o quello delle lobby finanziatrici, per sostituirlo con il benessere di tutti. In altre parole, la politica è da sostituire perché non affronta più il problema del
«Fare buona politica
per tornare a crescere»
Emanuele Di Matteo è il portavoce del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro per la Provincia di Reggio Calabria
perseguimento del bene comune, ma anzi questo concetto è divenuto sconosciuto – o poco amato – alla maggior parte degli attuali politici italiani e locali. Non esiste più lo scontro tra le diverse idee su come perseguire e realizzare questo bene comune (per esempio l’efficienza amministrativa), vi è la necessità di cercare e trovare continui accordi per soddisfare l’interesse “comune” di chi, troppo spesso, spartisce sulle spalle della collettività. E’ ora di cambiare, perché mai come in questo momento si sente la necessità di essere rappresentati da persone educate alla crescita, che hanno voglia di combattere gli sprechi, di non regalare stipendi ad incompetenti, che intendono privilegiare il merito alla parentela o all’amicizia, da persone attente che le grandi opere, siano esse ospedali, strade, ponti o qualunque altra cosa, si costruiscano per servire la popolazione e non per allontanarsi da essa per il vantaggio di pochi ed a scapito dell’efficienza. La politica deve essere uno spazio privilegiato per la costruzione del bene comune, ovvero del bene di tutti e di ciascuno. Questo è uno dei principi fondamentali contenuti nel “Manifesto per la Buona Politica”, al quale il Forum delle persone e delle associazioni di Ispirazione Cattolica nel Mondo del Lavoro ha chiesto ad ogni cittadino di buona volontà l’adesione. La buona politica – si legge nel manifesto – promuove la libertà e la giustizia, sa rispettare i valori e interpretare i bisogni del popolo, sa tenere nel giusto equilibrio le dimensioni dei diritti e dei doveri, sa trovare la strada della crescita nell’equità senza lasciare indietro i poveri, sa promuovere la vita e valorizzare la ricchezza come motore dello sviluppo, sa riconoscere il merito e mettere a frutto i talenti. La responsabilità di chi si pone l’obiettivo di fare politica non può che essere indirizzata a questo: alla costruzione di un ambiente favorevole alla libera espressione delle persone ed all’educazione all’esercizio dei diritti e dei doveri per tutti.
www.forumlab.org
Promotori:
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Commissione d’accesso al Comune di Taurianova.
Meglio inviare l’esercito
Per supportare il controllo di un territorio devastato da attentati e incendi
di Luigi Mamone
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giornale chiuso la notizia dell’arrivo della Commissione d’accesso prefettizia al Comune di Taurianova ne ha imposto la reimpaginazione. La notizia, circolava da qualche giorno ma era stata smentita. Il sindaco, anzi, si era detto tranquillo e aveva auspicato che la commissione venisse nominata per fugare ogni dubbio sulla legittimità dell’operato della sua giunta. Cosa che, in qualche altro caso – sia pur sporadico – era già successa in Calabria, con la Commissione che dopo l'accesso aveva dato l’imprimatur di legittimità all’amministrazione controllata. Cosa accadrà a Taurianova? La domanda è grave. L’ultima commissione d’accesso, nel 2009, subito dopo l’implosione della maggioranza che sosteneva Romeo scavò a ritroso negli anni, ponendo l’accento su criticità precedentemente create da altri (“Fons Nova Gioseta e altro”) e che forse allora il Sindaco non aveva saputo affrontare con il decisionismo che s’imponeva per dare un taglio netto con il passato. Il commissariamento successivo, (così come per quello del 1991) non ha però spiegato ai cittadini attraverso quali soggetti il malaffare si fosse infiltrato nel comune e come e attraverso chi lo inquinasse. Ne è prova di ciò che tutti i protagonisti della vicenda su fronti diversi e con schieramenti nuovi siedono nell’attuale consiglio comunale, organo che continua a pagare il prezzo di altrui inefficienze e di vicende certamente gravi e meritevoli d’approfondimento: segnali di una criticità diffusa in una città che mostra la necessità di un maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine e non markers di condizionamento delle n’drine nella gestione di un Ente privo di entrate e oberato di debiti alla vigilia di difficili scelte in tema di PSC (ex piano regolatoreNdR) Aree PIP e altro. Gli attentati subiti dal Sindaco – l’ordigno che provocò la morte del cavallo e ora il taglio della piantagione di kiwi – non possono essere sintomatici di pressioni politiche indebite sull’amministrazione (a Monasterace con la Lanzetta che avrebbero dovuto fare?) Lo sarebbero se fossero stati episodi isolati. Ma in un territorio nel quale si è perso
il conto delle vetture incendiate , dove sono stati distrutti opifici, danneggiate campagne, tagliati alberi, incendiate casette rurali, rubati, danneggiati o distrutti mezzi agricoli, depredati pollai e porcili e fatti esplodere ordigni perfino contro il negozio di un barbiere e di un fiorista, si leggono i tratti più preoccupanti di una inadeguatezza del controllo del territorio, legata all’insufficienza degli organici delle forze dell’ordine. Lo scenario delle campagne è desolante, fra erbe altissime emerge l’abbandono colturale causato della non sostenibilità dei costi. Oltre barriere di spine, segni di incendi e di vandalismi finalizzati al furto fanno pensare che sia in corso una strategia di allontanamento dai fondi dei vecchi proprietari. Ipotesi, questa, plausibile ma che è estranea alle vicende del Comune. Ma per far ciò servono uomini. Che oggi non ci sono più. Che fare? In una situazione emergenziale come questa, gettare la croce solo sugli amministratori appare espressione di codina ipocrisia. In un territorio nel quale la legalità appare minacciata serve l’esercito! Così come a Reggio Calabria dopo il rinvenimento del discusso “Bazooka” che giustificò la venuta di un contingente militare: soldati che ancor’oggi, sorvegliano il CeDir reggino. Un altro contingente simile, con l’ordine di perlustrare le strade bianche e interpoderali, di battere le campagne, di presidiare e controllare città e frazioni, di supportare anche con le strutture del Genio Militare un Comune, impotente davanti a criticità idrogeologiche che senza soldi non possono essere risolte e per ridare fiducia ai cittadini è quello che in questo momento servirebbe. La commissione d'accesso lascerà – fra qualche mese o qualche anno – la situazione irrisolta. Esiste nel reggino un politico che abbia il coraggio civile di farsi carico di portare avanti questa proposta? Se c'è si faccia avanti.
Se la legalità appare « minacciata serve l’esercito!»
In basso: Municipio di Taurianova
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Povertà nella piana
Nuovi poveri bussano ogni giorno alle porte delle Caritas. Purtroppo, non sempre, si riesce a far fronte a tutte le esigenze di Cecè Alampi
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a Piana del Tauro soffre la grave crisi economica e sociale italiana e mondiale, che interessa ogni ambito del territorio: dal Porto di Gioia alle realtà imprenditoriali ad esso satelliti, all’agricoltura, all’artigianato mai decollato, alle attività commerciali che a stento tirano avanti. Senza scordare Scuola e Enti pubblici (intorno ad essi solo precariato e perdita di posti), la sanità ospedaliera, con strutture chiuse, reparti in chiusura e liti di campanile, che producono solo guasti al territorio, e poi i tagli: alle pensioni, ai trasporti ed ora anche all’Amministrazione della giustizia. Ogni giorno, nuovi drammi distruggono le famiglie e, purtroppo, talvolta mietono vite. Nella Piana, accanto ai poveri di sempre, rumeni, bulgari e immigrati extracomunitari, clandestini e non, negli ultimi due anni sono aumentati, i “nuovi poveri”: famiglie calabresi, prima non disagiate, ma che versano ora in grandi difficoltà, al punto da non riuscire più talvolta a sfamarsi. E poi forme di miseria legata a costose cure negli ospedali fuori regione: famiglie che hanno danno fondo a tutte le loro possibilità per curare i familiari fra il disinteresse della sanità pubblica. Gli operatori delle Caritas, ogni giorno, “scoprono” situazioni di grande povertà anche tra le persone che percepiscono un reddito mensile, ma non sono più in grado di sostenere un normale tenore di vita. Nei circa 50 fra Centri di Ascolto, Caritas e Magazzini di distribuzione alimenti e vestiario, in Diocesi, l’utenza si è triplicata. Non solo pasta, riso, latte e biscotti; vi è richiesta di vestiti, scarpe, coperte, libri usati, cartelle, zainetti, prodotti per l’infanzia, culle, carrozzine e ogni altra cosa che possa aiutarli a sopravvivere. Oltre le statistiche, la povertà ogni giorno viene riscontrata, soccorrendo i poveri, gli anziani, che con le loro pensioni mantengono figli e nipoti, i diversamente abili – senza altro fuor la pensione, essa pure spesso usata a sostegno dei familiari, famiglie numerose, che con grandi sacrifici sono riuscite a far diplomare o laureare i figli, quasi tutti privi di lavoro. Nei loro sguardi leggiamo lo scoraggiamento. Quasi come per gli immigrati, che troviamo in isolate campagne dentro baracche fatiscenti, con i tetti rabberciati, e che quando non trovano lavoro, non mangiano e dormono per non sentire i morsi della fame. Le derrate e il vestiario, purtroppo, non sono mai sufficienti. Ma la cosa più grave è che non riusciamo più ad aiutare tutte le famiglie con neonati che hanno bisogno del latte, a volte di latte particolare, op-
non riescono «aLefarCaritas fronte alle richieste» pure di omogeneizzati, o pannolini o tante altre cose che la Caritas, per mancanza di fondi, non riesce a garantire nè è in grado di contrastare la crescente forbice sociale che porta, secondo statistiche, il 12% delle famiglie a detenere il 50% della ricchezza, il cinquanta per cento delle famiglie a vivere quasi normalmente, il restante quaranta sotto la soglia di povertà che, spesso al sud, diventa l’anticamera della devianza e del reclutamento delle giovani nella ‘ndrangheta. Le Caritas Diocesane di Oppido – Palmi e quelle Parrocchiali, andando oltre il loro principale compito “di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale diocesana e delle comunità parrocchiali, in forme consone ai tempi e ai bisogni…” da sempre, oltre gli aiuti concreti, cerca di sollecitare gli enti pubblici preposti a interventi di assistenza sociale, per unire le loro forze a combattere la povertà, con politiche serie di sostegno per le famiglie più fragili e le categorie più deboli. Sono tanti gli interventi, i documenti e i convegni promossi dalla Caritas. L’ultimo, il 23 giugno scorso, fatto proprio dai Vescovi della Calabria, è titolato “L’importanza della solidarietà. Nota sulle politiche sociali in Calabria”: chiede agli Enti preposti di garantire i livelli essenziali per i servizi, di tutelare i non autosufficienti, di favorire l’integrazione degli immigrati e dare una casa a chi ne è privo. In questi mesi, con l’accordo dei partiti, a Imprese e Banche sono stati erogati miliardi pubblici; altrettanto non è stato fatto per aiutare chi lotta per la sopravvivenza e chiede lavoro. Urgono soluzioni contro un livellamento innaturale, per assicurare a tutti un livello dignitoso di vita.
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Morto all’ospedale di Gioia Tauro l’anziano caduto in casa a San Martino
L’agonia di Antonino
Tragica storia di errori, solitudine e abbandono, tinta di giallo, e un calvario di sofferenze vissuto con dignitosa serenita’
di Luigi Mamone
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orse saranno gli esiti dell’autopsia a chiarire le cause della morte di Antonino Sicari, 68 anni, spirato lo scorso 20 luglio all’ Ospedale di Gioia Tauro, da poco lì trasferito dalla casa di riposo di Rizziconi, dove da più di un mese giaceva semiparalizzato e con altre complicanze che hanno fiaccato la sua strenua resistenza alla morte. Pensionato del Ministero della Giustizia, Sicari, separato da tempo, era tornato nella natia San Martino dopo il pensionamento e qui si era ben integrato, mostrando spesso con orgoglio una medaglia tempo prima ricevuta e conducendo una esistenza tranquilla. Tutto precipita poco più di tre mesi or sono. I giornali titolarono di un anziano caduto in casa e rimasto a terra con una spalla fratturata per ben tre giorni, fino a quando i Carabinieri – allertati dai vicini di casa – lo trovarono a terra vicino al letto, coperto di escrementa e flagellato da nugoli di mosche. Dopo il ricovero, attesa la paralisi, viene trasferito in un reparto di lunga degenza e, infine, dopo la dimissione, il calvario dell’uomo fa tappa nella casa di riposo di Rizziconi. Qui racconterà una sua versione dei fatti diversa dal malore; parlerà di una aggressione, di percosse e di gente che lo teneva immobilizzato, schiacciandogli il collo con il piede: verità alternativa o albagia di un uomo fortemente provato dalla malattia, con il corpo coperto di piaghe sierose, un dito in necrosi e tante chiazze violacee sul corpo, segni – forse – evidenti che altri mali lo stessero ghermendo? Nella spalla destra un ago per infusioni attraverso la succlavia: – “me l’hanno messo in ospedale” – aveva spiegato. Installato al momento del ricovero non era più stato rimosso. Lo sventurato viene assistito dal personale della casa di riposo e dalla gente di San Martino: vicini di casa e promotori della locale Caritas. Negli ultimi giorni Antonino
peggiora, il labbro, dal lato sinistro, mostra segni di una paresi che prima non c’era, la fonetizzazione diventa stentata e il sorriso un ghigno. Ma non si lamenta. Accetta la sofferenza con una serenità che sgomenta e se qualcuno gli parla dei familiari dice: “hanno fatto una comparsata”. I Carabinieri di San Martino raccolgono la sua versione dei fatti. Fra il 15 e il 16 Luglio, Antonino confiderà ai militari ancora qualche particolare della “sua” verità ma quel suo corpo coperto di piaghe, paralizzato, in parte violaceo e scarnito e in altra gonfio come se la pelle dovesse scoppiare, quel suo viso emaciato, pallido di un pallore innaturale, e il dito in cancrena lasciano ben poche speranze ai medici che il 18 pomeriggio, portati da un legale, si intratterranno nella stanza dell’uomo fino a tarda sera, quando i risultati di una analisi confermeranno che il La Casa di Riposo quadro clinico potrebbe preci“S.Francesco” di Rizziconi pitare da un momento all’altro. dove Antonino Sicari Poche ore dopo il trasferimentrascorse le ultime settimane to a Gioia Tauro, dove giorno del suo calvario. (foto di Free's Tanaka Press) 20 Antonino spirerà. Una storia di solitudine e dolore, che ci dice quanto grande possa diventare la miseria umana e quanto dolore l’uomo possa provocare e possa subire. Restano gli interrogativi: fu un ictus seguito da convulsioni a provocare l’emiparesi e l’immobilità per più giorni nella stessa postura e le lesioni evolute poi in piaghe? O furono le percosse dei possibili aggressori a provocare l’ictus? Quali segreti ha portato con se nella tomba Antonino Sicari? Al funerale l’intera San Martino. Il manifesto funebre – scritto da chissà chi – inconsapevolmente iniziava con la frase: “circondato dall’affetto dei propri cari”.
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Video S.O.C. 2012
Un successo senza precedenti per la Società Oftalmologica Calabrese. Oltre 250 partecipanti al meeting promosso dalla clinica " Villa Elisa" di Luigi Mamone
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l congresso regionale Video S O C 2012, svoltosi il 13 e il 14 luglio scorsi nel Park Hotel Uliveto Principessa di Cittanova, è stato un successo in termini di partecipazioni ed ha visto più che raddoppiate le adesioni alla S.O.C, la Società Oftalmologica Calabrese, che, dopo dodici anni di intensa attività, si pone nel campo oculistico come una delle presenze più attive ed accreditate in ambito scientifico ed accademico, anche a livello internazionale, a conferma dell’alto livello raggiunto dagli oculisti calabresi. Il congresso, VIDEO SOC 2012, con esplicito richiamo all’utilizzo di supporti filmati e multimediali che hanno mostrato in megascreen le fasi più delicate e interessanti delle tecniche di intervento chirurgico, è stato organizzato dal Dott. Antonino Mancini, Vice presidente della SOC e primario oculistico della Clinica Villa Elisa di Cinquefrondi, e dal Dott. Cosimo Antonio Calabrò, oculista dell’ASP 5 di Reggio Calabria, è stato poi presieduto dal Prof. Giovanni Scorcia, Presidente della S.O.C e direttore della clinica oculistica dell’Università di Catanzaro. Oltre 250 gli oculisti e gli ortottisti iscritti, senza contare specializzandi e operatori del settore, comprese, nel novero, alcune aziende che hanno presentato soluzioni d’avanguardia per la microchirurgia oftalmica, che – come ha evidenziato il Dott. Mancini – grazie a modernissimi laser, consentirà forme d’intervento sugli occhi sempre meno invasive, che porteranno ad importanti progressi nella cura di malattie pochi anni or sono gravemente invalidanti La chirurgia del segmento anteriore, della cataratta e della cornea, delle via lacrimali e dell’oftalmoplastica, nonostante gli alti livelli qualitativi raggiunti, rimane ricca di insidie alle quali l’operatore, forte della propria esperienza, deve rapidamente saper reagire. Importante, pertanto, mettere a confronto le opinioni degli esperti per poter aiutare chi dovesse trovarsi davanti a uno di tali imprevisti. In questo spirito di informazione, comunicazione e scambio di esperienze, nelle due giornate di lavori, sono state affrontate problematiche importantissime per la cura delle malattie degli occhi. Dapprima le tematiche della cataratta e di tutte
le possibili problematiche riconnesse a tale patologia “Ci siamo molto soffermati sugli attuali traguardi legati all’evoluzione delle IOL (lenti intraoculari), destinate ai pazienti affetti da cataratta – spiega il Dott. Mancini – e che vengono personalizzate sui parametri specifici di ogni singolo paziente, consentendoci di raggiungere risultati entusiasmanti. In futuro con i nuovi laser l’intervento diventerà assolutamente non invasivo.”. La seconda giornata di lavori è stata dedicata alla chirurgia della cornea, delle vie lacrimali e della oftalmoplastica. La S.O.C. è ormai giunta al suo terzo lustro di operatività. “Il bilancio – dice il Prof. Scorcia – consente di trarre dati confortanti sulla qualità dell’offerta oculistica regionale. La Calabria è fra le realtà più evolute per la qualità dei servizi, la diagnostica e la capacità d’intervento”. Il Dott. Cosimo Calabrò ha evidenziato i positivi risultati nel settore dei trapianti di cornea, dove le equipes calabresi compiono circa un centinaio di interventi l’anno. “Ma questa problematica – ha sottolineato il Dott. Pellegrino Mancini, responsabile regionale per il settore donazione e trapianti d’organo – è strettamente collegata a quella della cultura
Il Dott. Mancini al centro fra il Dott. Cosimo Antonio Calabrò e (con la barba)il Prof. Giovanni Scorcia
della donazione degli organi. Vi è ancora molto da lavorare, trattandosi di un fatto soprattutto culturale per i congiunti dei donatori, autorizzare l’espianto degli organi dei loro cari, che continueranno a vivere nel corpo del trapiantato”. Il Dott. Antonino Mancini durante il meeting
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L'Arte di Giuseppe Niglia: le Opere e il casale
Simbolo del nibbio in un antico stemma araldico caro al maestro Niglia (foto di Fortunato Morgante)
Giuseppe Niglia, nasce a Polistena, compie gli studi a Napoli e a Roma, presso l’Accademia di Belle Arti e nella scuola di scultura di Michele Guerrisi. Ha insegnato presso il I Liceo artistico Statale di Roma, le Accademie di Belle Arti di Roma, di Bari e di Reggio Calabria. Ha partecipato ad importanti rassegne nazionali ed internazionali, esponendo anche con varie personali. Le sue Opere sono conservate in Vaticano, nelle chiese di S. Maria del Popolo, S. Gregorio Settimo e Sant’Agostino in Roma, dove ha realizzato sculture per le cappelle monumentali del comune, nel cimitero del Verano e per la “Cappella Cerasi” nel cimitero di Prima Porta. Tra le opere di maggiore impegno, le porte bronzee per la Basilica della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, per il duomo di S. Leoluca di Vibo Valentia, (le Porte del Tempo), per la Cattedrale di Potenza, per la chiesa di S. Maria della Cattolica di Reggio Calabria e per la chiesa di Cristo Re di Paternò. Altre opere in città italiane e collezioni private italiane ed estere.
di Laura Bruno
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Tutti dovremmo danzare nei cortili o sulle autostrade senza reticenze, abbracciandoci alle nuvole, saremmo così pazzi, così veri così vivi, così immortali.” Parole clandestine di un artista conosciuto per tela e scalpello, furtivamente anche poeta: Giuseppe Niglia. Per coloro i quali hanno mai conosciuto la sua casa, è più facile coglierne l’immagine sognante: una mente leggiadra che danza tra le volte antiche della corte di un casale, mentre il corpo del Maestro, meditabondo, rimane all’ombra a congetturare lo slancio di un’arte generantesi. Il casale, dove il Maestro Niglia viveva, esercita un ruolo rilevante nella considerazione del suo estro artistico: un podere seicentesco che comprende cappella consacrata, intorno ha duecento ettari di parco con una fontana barocca e un dipinto in maioliche, appartenuto alla famiglia del barone Rodinò di Miglione, appena fuori il comune di San Fili. Questa dimora per il Maestro era una vera e propria opera a cui lavorò per oltre dieci anni: l’aveva notata una sera al tramonto, ricoperta di rovi. Una villa caduta in rovina e abbandonata per tutto il secolo scorso, Giuseppe Niglia la riportò agli antichi splendori, ristrutturandola con cura nella manodopera e nella scelta dei materiali, adibendola a sua dimora e studio. “In questa casa mio marito ha lavorato tutta la sua vita, con le mani nella pietra. È una presenza silenziosa e costante” spiega la moglie Iole. “Dopo la sua scomparsa, io e mio figlio Leongiulio, abbiamo deciso di rimanere a vivere qui. Questa villa è come un museo, vorremmo mantenere la nostra privacy, ma nello stesso tempo trovare un sistema per gestire i tesori che vi sono conservati e darne mostra come meritano”. Ancora a pochi è permesso di visitare la casa che la famiglia vorrebbe utilizzare anche a fini espositivi delle opere che vi sono rimaste all’interno. Ogni stanza della casa è stata personalizzata dal
In basso: bozzetto di una statua nello studio del maestro Niglia
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L’ingresso della corte è caratterizzato dai calchi in gesso a grandezza naturale della porta della Cattolica dei Greci di Reggio Calabria
maestro con quadri e sculture, pezzi unici e inediti. Il casale diviso in due piani, nelle sue scale strette, mostra una ricchezza di disegni colorati: le vetrate del duomo di Gioia Tauro, Santa Marina di Polistena, alcune vetrate private. Il secondo piano dell’abitazione-museo ospita sia le stanze private della famiglia, che un’ampia sala adibita a galleria d’arte: gesso, cemento, ceramica, figure slanciate, sottili, con grandi fianchi e occhi accennati. Colori freddi per i dipinti: viola, azzurro, rosa, blu, verde. I corpi a volte compaiono quasi
deformati.L’ispirazione del Maestro nasce con lui. Nell’infanzia Giuseppe Niglia si rifugiava in una casetta sulle sponde del fiume Vacale, lì raccoglieva la creta con cui realizzava delle statuine per il presepe che vedeva nei libri di scuola. Si intravedeva già il sintomo di ansia religiosa che accompagnerà l’artista in tutto il suo percorso di vita, caratterizzata da una sorta di evoluzione plastica anche nella rappresentazione delle figure: quasi larvali, agli esordi, come quelle della porta del Duomo di Fiuggi, più articolate nella maturità. “Conosco poco la produzione giovanile di mio marito” Spiega Iole Arcuri. “So che il vero salto di qualità lo ebbe all’Accademia delle Belle Arti di Roma, quando divenne discepolo del maestro Guerrisi, da cui assorbì il gusto neoclassico. Mi veniva sempre raccontato questo aneddoto: Guerrisi, prima di accogliere Niglia tra i suoi allievi, per saggiarne la bravura, gli chiese di riprodurre un busto romano. Niglia lo realizzò in maniera così perfetta da portare il Maestro Guerrisi a prenderlo come assistente personale.” Non esiste un catalogo in cui è possibile trovare un elenco ordinato di tutte le opere di Niglia, il Maestro non amava la popolarità; tutto il materiale cartaceo che, in un certo modo, fungeva da suo archivio personale, in copia unica, andò perduto durante un incendio, quando ancora l’artista era in vita. In alto: particolare della galleria d’arte realizzata al secondo piano della residenza che appartenne al Marchese Rodinò di Miglione. A sinistra: nel salotto troneggia un grande quadro dai colori accesi dal titolo “Donna con cane” A destra: bozzetto di una porta bronzea realizzata dal maestro Niglia
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Dipendenze senza droghe in adolescenza Giochi d’azzardo e dintorni di Maria Cannatà
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l gioco d’azzardo è un fenomeno in forte aumento, soprattutto tra gli adolescenti.In tutta Italia il fenomeno interessa circa il 47% degli studenti delle superiori, quasi un ragazzo su due. La prevalenza del gioco tra gli adolescenti è in costante crescita e sono proprio le caratteristiche specifiche di questa fase evolutiva, quali l’impulsività, la ricerca di novità e di emozioni nuove, che aumentano la vulnerabilità dei giovani ad un uso, a volte problematico, del gioco d’azzardo. In questi ultimi anni, i cambiamenti a livello culturale e sociale hanno ritardato sempre di più il raggiungimento dell’autonomia; il giovane non sviluppa un vero e proprio riconoscimento di sé, si sente più fragile e si rivolge a “oggetti sostitutivi” esterni. Il gioco problematico degli adolescenti porta spesso alla rottura delle relazioni sociali e alla disgregazione della realtà familiare. I problemi di gioco incidono negativamente sia sul percorso scolastico, sia sulle attività lavorative. I giochi che risultano più in crescita nei giovani sono quelli nelle forme mediate dalla tecnologia e i giochi a riscossione immediata: slot machine, lotteria nazionale (gratta e vinci, estrazione), giochi di carte e scommesse sportive. Sono facilmente accessibili, poco controllati, ripetitivi e ipnotici; propongono partite rapide, che allontanano dalla realtà, dando un illusione di potere. Uno dei fattori di rischio maggiori, evidenziati nell’utilizzo da parte dei giovani delle slot machine, è la natura solitaria dell’attività. L’insorgenza del disturbo in età adolescenziale fa sì che il gioco si radichi come elemento strutturale della personalità in via di sviluppo; ciò comporta che la personalità adulta di questi giovani giocatori a rischio, sarà fondata sul gioco e probabilmente, i tentativi di eliminare la condotta, comporteranno una messa in gioco di tutta la struttura di personalità, con il rischio di andare incontro ad un’ insorgenza di ulteriori disturbi psichici. Studi di ricerca retrospettiva hanno mostrato che la maggioranza dei giocatori patologici hanno iniziato a giocare prima dei 20 anni. Il diffondersi dell’utilizzo della Rete, ha portato ad un incremento del gioco d’azzardo on line che vede tra i protagonisti anche molti adolescenti perché: consente l’anonimato, può essere nascosto agli occhi dei familiari, non ha limiti temporali e spaziali, comporta il passaggio da attività ludiche condivise a giochi condotti in solitudine, determina una maggiore diminuzione delle attività sociali rispetto al gioco off
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Il miraggio della facile vincita si rivela elemento scatenante la dipendenza da gioco»
line, ha ridotti tempi di attesa, minori intervalli tra le giocate e risultati immediati. Negli ultimi anni, vista l’espansione del gioco on line, sono state realizzate numerose iniziative volte a sensibilizzare i giovani e gli adulti ad una cultura del gioco responsabile. La legge vieta espressamente la possibilità, da parte di minorenni, di accedere a sale dove sono installati apparecchi da gioco e/o si svolgono scommesse, impedisce agli stessi soggetti di effettuare giocate e pone aspre sanzioni sui gestori. Tuttavia, il numero dei minori che, nonostante il divieto, riescono a giocare d’azzardo in siti on line, sale del Bingo e sale di scommesse sportive, è cresciuto negli ultimi tempi da 860 mila a oltre 3 milioni. Lo denuncia l’Associazione Contribuenti italiani, che chiede maggiori controlli sull’età dei giocatori. Il problema del gioco non sembra però solo italiano. Il governo inglese, per farvi fronte, sta pensando di inserire nel programma scolastico delle scuole secondarie una materia molto particolare: il gioco d’azzardo, il cui studio avrà l’obiettivo di fornire strumenti ai giovani per proteggersi dalle sue insidie. In Italia, sono numerose le campagne di sensibilizzazione create ad hoc per contrastare e prevenire il dilagarsi del fenomeno. Tra le ultime: “Gioco on-line: rischi e pericoli”: si tratta di un progetto sviluppato dall’Azienda Autonoma dei Monopoli, in collaborazione con la Polizia di Stato, rivolto ai ragazzi delle scuole superiori, avente come obiettivo la sensibilizzazione delle fasce d’età più giovani verso i pericoli derivanti dall’azzardo.
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Comunicare: i rischi della multimedialità di Giovanni Rigoli
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l comunicare, esprimere le proprie idee ed opinioni, essere sempre informati sui fatti e gli eventi che vanno a mutare il mondo circostante, è di fondamentale importanza nel rapportarsi con l’altro, in una comunità ampia di persone. La società odierna è caratterizzata da quel fenomeno di interdipendenza ed omologazione delle economie e dei mercati, integrazione culturale e politica, che prende il nome di globalizzazione. Nell’era della globalizzazione svolgono un ruolo fondamentale i mass media, comunemente detti anche mezzi di comunicazione di massa, che aiutano, quindi, lo sviluppo comunicativo, informativo ed economico, servendosi e sviluppandosi al tempo stesso grazie alle nuove tecnologie. Ecco che, di conseguenza, sviluppo tecnologico e media, entrano prepotentemente nella sfera quotidiana dell’individuo con conseguenze sulla sua capacità di relazionarsi con gli altri, anche andando a mutare le proprie abitudini. I concetti di quotidianità ed abitudinarietà sono concetti che spesso vanno a fondersi tra di loro, per questo motivo può essere utile analizzarli nello specifico. La quotidianità è quell’insieme di esperienze con le quali l’individuo si trova rapportato giornalmente, che a volte dipendono dal caso e sono, quindi, imprevedibili. L’abitudinarietà è il ripetersi in modo quasi “meccanico” di determinati comportamenti, che, normalmente, vengono indicati con il concetto di “routine”. Negli anni passati le comunità avevano un carattere fortemente identitario, basato su un “idem sentire”. Grazie alle nuove tecnologie è molto più facile per ogni singolo essere umano essere a conoscenza di ciò che avviene nel mondo circostante e, così, i suoi orizzonti e conoscenze non si fermano solo a quelli della propria comunità, ma anche
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Da Marshall Mc Luhan a Mark Zuckerberg la comunicazione multimediale diventa realtà operativa, con la quale, ogni giorno, miliardi di persone si confrontano»
alle altre. Conoscendo le varie diversità si possono apprezzare culture diverse ed evitare errori che in passato, per colpa di odio razziale e paura dell’altro, hanno portato all’incomprensione ed all’odio tra i popoli, che sfociarono in sanguinosi e cruenti conflitti. La diffusione della tecnologia portatile quasi muta alcune delle abitudini che fanno parte della quotidianità. Attraverso la chat, le mails, gli sms ed mms, la “condivisione” a portata di click, risulta più facile ed è rapido essere sempre in contatto con i propri amici, colleghi o con persone, come nel caso di alcuni social network, che semplicemente condividono un nostro stesso interesse. Oggigiorno, per comunicare con una persona, piuttosto che vedersi e passare un po’ di tempo insieme, si usano i vari tipi di messaggistica; per far capire agli altri un proprio stato d’animo, non lo si confida in forma privata ma lo si comunica sul proprio blog o profilo di social network, magari senza perdersi troppo in chiacchiere, usando le cosiddette “smiles”. Da un certo punto di vista è un bene che la tecnologia migliori giorno dopo giorno anche il campo delle comunicazioni, ma dall’altro bisogna essere consapevoli che un uso smodato dei nuovi media è nocivo per quanto riguarda le relazioni interpersonali.
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La Devozione alla Madonna in Calabria e nella Piana del Tauro.
Nel nome di Maria
Fede intensamente vissuta e Feste solenni da Maggio a Settembre
di Cecè Alampi
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a devozione verso la Madre del Signore si diffuse in Calabria fin dai primissimi anni del Cristianesimo, grazie forse all’Apostolo Paolo che, in viaggio per Roma, si fermò a Reggio. Nel 358 d.c., Sant’Atanasio, nella “Apologia contro gli Ariani”, scriveva che tra le Chiese Episcopali che professavano la fede in Gesù, quelle del Bruzio tenevano il primo posto. Primato questo in cui vi era pure la fede nella divina maternità di Maria, come conferma alla “Roccelletta” (Borgia, CZ) un bassorilievo del IV secolo della Madonna con il Bambino, o l’iscrizione epigrafica, inneggiante a Maria, datata pure al IV sec. e un tempo conservata a Gerace. Ruolo importante, tra i promotori della devozione alla Madonna in Calabria, spetta ai monaci basiliani, che dal IV secolo in poi e specie durante la persecuzione iconoclasta e l’invasione maomettana, lasciarono l’oriente e si stabilirono anche in Calabria, fondando centinaia di monasteri (secondo il Barrio oltre 130 solo nella Piana) e, con essi, i primi nuclei di villaggi, dai quali derivano molti paesi della Piana. Anche i francescani furono molto devoti alla Madonna che, diceva San Francesco, “ha reso il Signore della maestà nostro fratello”, e i domenicani, che, attraverso la diffusione del Santo Rosario, ebbero un peso rilevante nella diffusione del culto, la cui massima fioritura si ebbe, nei secoli IX e X, nell’era bizantina, culminata con la conquista normanna della Calabria. Maria è così presente fin dagli albori in quasi in tutte le Chiese calabresi e molti sono, dai monti al mare, Templi e Santuari edificati in suo onore. Senza contare quelli perduti, oggi si conoscono almeno cento Santuari Mariani Fra i più famosi nel reggino, quello della “Madonna della Montagna” a Polsi, della “Madonna della Grotta” a Bombile (tempio rupestre crollato qualche anno fa e mai più ricostruito), della “Consolazione” a Reggio, di “Mamma nostra” a Bivongi, e ancora tanti altri che è impossibile elencare, sorti in gran parte tra il secolo XI° e il secolo XIII°, in epoca normanna e sveva. Alcuni furono edificati a seguito di rinvenimenti di statue o dipinti, altri dopo apparizioni prodigiose in luoghi anche impervi, che restano tenaci custodi di tradizioni tramandate da secoli. Quattro delle cinque città capoluogo calabresi hanno la Madonna come patrona: Catanzaro, “Maria Assunta”; Cosenza, “Beata Vergine del Pilerio”; Reggio Calabria “Madonna della Consolazione”; Crotone, “Ma-
A lato: La Madonna Nera di Seminara (foto di Francesco Del Grande) In alto: Il grande falò dei “luppinacci” con il quale, a Taurianova, ha inizio la novena che precede la festa patronale in onore della Madonna della Montagna venerata nella Chiesa di S. Maria delle Grazie e artefice di numerosi miracoli (foto di Francesco Del Grande)
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donna di Capocolonna” Nella Piana del Tauro il culto a Maria si legge nelle Chiese a Lei dedicate e dal numero dei Santuari che la venerano come Patrona: Oppido, “Santuario di Maria SS. Annunziata” patrona anche della Diocesi, “Madonna Addolorata” e “Madonna delle Grazie”; Seminara, Santuario della “Madonna dei Poveri”, Taurianova “Madonna della Montagna”, “Madonna del Carmine” e “Madonna Addolorata”; San Martino, “Madonna della Colomba”; Amato, “Madonna Immacolata”; Palmi, Santuario della “Madonna del Carmine” e “Madonna della Lettera”, “Madonna del Rosario” e “Madonna del Soccorso”; Molochio, Santuario della “Madonna Immacolata di Lourdes” e “Santa Maria de Merula”. In onore della Vergine non c’è città o contrada che non organizzi una festa. Da Maggio a Settembre, celebrazioni religiose e feste civili, scandiscono la vita della gente. Si inizia il 2 e 3 maggio, con i pellegrinaggi al Santuario della Madonna della Grotta, a Bombile, frazione di Ardore, con migliaia di pellegrini che vi si recano, da tutta la provincia e da fuori regione, anche a piedi attraversando i sentieri dell’Aspromonte. Il 16 Luglio a Taurianova, Palmi, Varapodio e Cittanova è la Festa della Madonna del Carmine. Il 14 agosto – culto antichissimo e diffuso in Calabria e Sicilia – Seminara è meta dei pellegrinaggi alla Madonna dei Poveri o Madonna Nera, la cui statua è custodita nella Basilica Santuario di Seminara: tempio maestoso, che conserva pregevoli opere d’arte, costruito nel 1933 sulle rovine dell’antica chiesa, distrutta dal terremoto del 1908 ed elevato a Basilica minore nel 1955. La solennità vede l’imponente processione accompagnata dai tamburi e dal “palio”: vessillo, con l’effige della vergine in vetta ad una lunga asta, abilmente sbandierato a prosecuzione di una ritualità tutta medievale. Il 2 settembre, a Polsi, in Aspromonte, la festa in onore della Madonna della Montagna. Il Santuario, fra i più famosi d’Italia, che per tutta l’estate accoglie numerosissimi pellegrini da tutta la regione e dalla Sicilia, viene raggiunto anche a piedi, dai fedeli, attraverso le impervie strade dell’Aspromonte e dopo la Santa Messa, celebrata dal Vescovo, la processione con la statua lignea della Madonna, è accompagnata da migliaia di pellegrini e dai caratteristici canti popolari in dialetto cantati dai devoti in ono-
Dopo il miracolo del 1894 furono coniate molte medaglie commemorative. Nella foto di Gaetano Aveta, le due facce di una medaglia di fine 800 della collezione del Dott. Diego Demaio
re della Madonna e seguita dal ballo della tarantella. Tralasciando le imponenti feste mariane a Reggio Calabria, il 7, 8 e 9 Settembre a Taurianova vi è la festa in onore di Maria SS. della Montagna, che vanta una tradizione che risale al 1760, quando il culto, direttamente collegato alla Madonna della Montagna di Polsi fu introdotto, a Radicena. La festa, preceduta da una partecipatissima novena, inizia di fatto il 30 agosto, preceduta il 29 dal tradizionale «‘MBITU», cioè l’invito: un grande falò di lupini secchi, acceso dal Sindaco e dal Parroco, nella Piazza davanti alla Chiesa per invitare i fedeli alla novena e alla festa. Durante la novena, la città è illuminata da centinaia di stelle costruite dai fedeli, con listelli di canna, coperti da carta velina colorata, appese davanti le porte e sui balconi. Numerose le iniziative artistiche e culturali collegate: mostre di pittura e artigianato; possibilità di gustare i dolci e di acquistare i mostaccioli, le ‘nzude e lo stomatico, (biscotti duri di farina, mandorle e miele), il gelato e i torroni. La dimensione della venerazione alla Madonna è confermata dalla solennità della festa civile: sfarzose luminarie nelle vie, fuochi pirotecnici e soprattutto la musica delle Bande, Militari e non, che – a Taurianova – per decenni si esibivano durante i tre giorni di festa, richiamando i cittadini e tantissimi forestieri appassionati della grande musica. Ma la Festa resta soprattutto religiosa, per la grande devozione del popolo verso la prodigiosa Immagine della Madonna della Montagna, statua in legno del 1787, di straordinaria bellezza, alla quale si attribuiscono i portentosi miracoli del 9 settembre 1894, quando la Vergine mosse più volte gli occhi davanti migliaia di testimoni e poi, immediatamente portata in solenne processione, sulla luna apparve una croce che, solo dopo ben cinque minuti, lentamente scomparve. Da ciò la massiccia commovente partecipazione dei fedeli a tutte le fasi della celebrazione: dalla novena, alla calata della Madonna, alla imponente processione e, infine, al bacio del piede, ultimo atto di obbedienza prima di essere riposta nella sua nicchia sull’altare maggiore della Chiesa Parrocchiale.
Nella foto di Michele Galluccio un particolare della scenografia di Daniele Ligato
Tradizionandu Etnofest di Carmen Ieracitano
www.tradizionandu.it
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nche quest’anno Tradizionandu Etnofest ha chiuso i battenti con un bilancio che non può altrimenti dirsi che positivo. Il festival, organizzato e gestito a Cittanova dall’associazione no profit Lato 2, giunto ormai alla quinta edizione e posizionatosi indiscutibilmente tra gli eventi più attesi dell’estate in provincia, deve forse la sua popolarità e gran parte del favore di cui riscuote, a quella nota in più che lo contraddistingue e che lo fa uscire dai canoni della solita tarantellata ormai fin troppo in voga ovunque che, diciamocelo francamente, ha anche un po’ stancato. Il merito del successo di Tradizionandu va da ricercarsi innanzitutto nel carattere aperto e cosmopolita degli stessi organizzatori, tutti giovani con esperienze e nozioni diverse alle spalle e con voglia di metterle a frutto per uno scopo comune: quello di accomunare le culture e la conoscenza dell’etnicopopolare non esclusivamente riservate a quelle proprie del territorio calabrese, ma aprendosi a una fusion, dapprima con le regioni confinanti, poi via via crescendo, con le diverse nazioni del Mediterraneo e
L’associazione “Lato 2” nasce nell’ anno 2007 dall’iniziativa di una giovane e motivata squadra col fine di promuovere una serie di eventi artistici, musicali e culturali. A vario titolo ha collaborato con enti, istituzioni e associazioni del territorio cercando di dare maggiore visibilità alle produzioni musicali locali, tentando un recupero qualificato della cultura, le tradizioni e le risorse del territorio di appartenenza. Nell’anno 2007-2008 ha collaborato con il comune di Cittanova avviando il Festival di Musica e culture Popolari “Tradizionandu” il cui mix di arte, musica e cultura popolare si è rivelato di grande interesse per il pubblico portando, negli anni, ad un numeroso incremento di pubblico proveniente da varie regioni d’Italia.
A sinistra: Badara Seck Trio (foto di Michele Galluccio)
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oltre, in una sorta di calderone nel quale porre il proprio e l’altrui nella gioia dello scambio e dell’arricchimento culturale. Così nasceva Tradizionandu nel 2008, in una piccola piazza Calvario, un palco su cui suonare e uno stand di panini con salsiccia e vino casereccio. E con lo stesso spirito viene portato avanti oggi, con quel palco diventato molto più grande e attrezzato in viale Regina Elena che ospita nomi internazionali, una fiera, una collaborazione con l’associazione Gente in Aspromonte che nel programma “Escursionandu”, compreso nel festival, porta quanti lo desiderino, che arrivano da tutta Europa, a conoscere le bellezze del territorio, una serie di seminari di danza e strumenti popolari tenuti da professionisti del settore. Tutto ciò che ne fa insomma una tre giorni completa, una full immersion nell’etnicopopolare calabrese, italiano, internazionale. Quest’anno il programma musicale è stato quanto mai vario: dalle launeddas, lo strumento tipico sardo del cui uso si erano ormai perse le tracce che Luigi Lai ha riportato in vita, fatto conoscere al mondo e presentato a Tradizionandu nel concerto di apertura della prima serata, alla pizzica salentina tradizionale dei Kalascima, dai Quartaumentata, gruppo calabrese di spicco, a Giuliano Gabriele e Jaracanda che hanno movimentato la seconda serata e fatto ballare sulle sonorità della Ciociaria, fino alla terza serata, il clou, aperta dalla chitarra battente di Francesco Loccisano col suo Trio, proseguita con le apprezzatissime sonorità tribali dei senegalesi Badara Seck e, special guest, il marocchino Nour Eddine Fatty, già protagonista della scorsa edizione del festival, e conclusasi magistralmente con la iper innovativa e
Antonio Infantino e i Tarantolati di Tricarico (foto di Michele Galluccio)
tecnologica tarantrance di Antonio Infantino e dei suoi tarantolati di Tricarico. Dalla tradizione più antica, quindi, fino all’innovazione più rivoluzionaria, sotto il palco di Tradizionandu anche quest’anno si è ballato, e in tanti, tantissimi, giunti da tutta la provincia e da tutta l’Italia. Come fa notare, con immensa soddisfazione, la presidentessa di Lato 2, Lucrezia Calogero, donna tanto minuta quanto energica, alla prima esperienza come guida dell’associazione e della macchina che muove Tradizionandu: “L’obiettivo della manifestazione è sperimentare, attraverso un insieme di ingredienti, appartenenti anche ad altri mondi, una mescolanza di intenti messi a disposizione del pubblico per arricchirne lo spirito. La musica, in tutte le sue forme e generi, crea aggregazione tra etnie, culture e generazioni diverse, accorpa l'antico al moderno, attraversa millenni con le sue fantastiche note, rappresenta il mezzo per rilassarsi, sfogarsi, ma soprattutto per esprimersi. ”Due parole anche dal direttore artistico, nonché sassofonista di Mimmo Cavallaro, il quale ha raccontato di aver così risposto a chi obiettava, e forse sperava, che anche quest’anno fosse presente sul palco del Tradizionandu la nota e apprezzatissima band jonica: “Il palinsesto che ho creato è stato concepito in esclusiva per Tradizionandu perché questo festival è qualcosa di diverso, di cui si doveva incarnare lo spirito. Una tre giorni all’insegna della comunione di culture non solo in termini di luoghi ma anche di tempi, così come abbiamo visto, partendo dalle tradizioni più remote e semidimenticate fino a raggiungere i sentieri più nuovi e tecnologici che oggi percorre la musica popolare. E’ in fondo questo il vero segreto della riuscita del festival, alla quale hanno contribuito tutti però, dai ragazzi di lato 2, agli sponsor, ai maestri dei seminari, agli escursionisti di Gente in Aspromonte, tutti. E un grazie in particolare a Daniele Ligato che con la sua splendida opera scenografica ha creato la vera atmosfera del Festival”. Giuliano Gabriele e i Jaracanda (foto di Michele Galluccio)
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San Giorgio Morgeto: Grande successo per la
Festa medievale alla corte di Re Morgete di Gaetano Mamone
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an Giorgio Morgeto, sui contrafforti del preaspromonte, nei pressi di Polistena, è un paese ricco di storia e nel quale la medievalità – con il tessuto urbano e le vestigia del castello di Re Morgete, ricche di suggestione e di leggendaria possanza – resta assolutamente intatta, miracolosamente sopravvissuta ai terremoti e al modernismo dello scorso secolo. Ancora una volta, ed è il quinto anno consecutivo, grazie all’associazione “Nuovo Mondo” per due giorni – il 13 e il 14 Agosto – San Giorgio è tornata in una dimensione assolutamente medievale, ricca di colori, di suoni, degli stessi profumi della cucina medievale, di carni arrosto insaporite da spezie. Il Borgo e le contrade, con la maggior parte degli abitanti trasformatisi, non tanto in figuranti ma in veri uomini dell’età di mezzo, hanno dato una immagine affabulante della età dell’oro, che San Giorgio come altre città e borghi di una certa importanza geografica e militare dovevano presentare in quelle ere lontane. Ere dove religiosità e violenza convivevano fra le guglie dei conventi e i merli dei fortilizi, dove dame e cavalieri davano il paio a storie di cappa e spada, e la volontà dei sovrani era assoluta. Dal castello giù fino al borgo, come in un grande caravanserragli, in ogni angolo, madonne e messeri, sonorità medievali di antichi strumenti per musici capaci di rileggere melodie e suoni perduti, rumore di zoccoli, nitriti di cavalli, rulli di tamburi e tintinnio di spade, squilli delle lughe tube, le trombe medievali e poi il canglore deflagrante degli archibugieri. Sullo sfondo una umanità in cammino attraverso il tempo e la storia e, in ogni caso, capace di leggere fra le righe le note di una nobiltà d’origine che nessuna vicenda recente, di guerre, faide, e ndrine – né qui né altrove – potrà mai appannare o cancellare. Migliaia di visitatori e turisti giunti da ogni angolo della calabria hanno siglato – dal punto di vista turistico – la piena riuscita dell’iniziativa, che, per le sue grandi potenzialità, si presta ad ulteriori sviluppi che – non v’è dubbio - la bravura e la sagacia degli organizzatori sangiorgesi riusciranno a valorizzare al meglio
In alto: il mangiatore di fuoco (foto di Franco Greco) A sinistra: sbandieratori in azione nella piazza di S. Giorgio Morgeto (foto di Franco Greco)
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Fascinazioni medievali nella patria di Campanella. Alla “Contea
di Stilo” il Palio di Ribusa
Migliaia di spettatori per una tre giorni di full immersion medievale
di Vincenzo A. Tirotta
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l 3 Agosto si è ripetuto, nell’incantevole scenario medievale di Stilo, il Palio di Ribusa. Decine di migliaia di spettatori, non solo italiani, sono giunti nella città di Tommaso Campanella gremendola – sia pur purtroppo solo per tre giorni o poco più – nell’atmosfera assolutamente coinvolgente del Palio di Ribusa. Evento in occasione del quale l’impronta bizantina, medievale e poi rinascimentale, che si legge nel bellissimo borgo, viene interamente assorbita dalla fascinazione di una luminescente epopea medievale rappresentata dai cavalieri, che in rappresentanza delle contrade e dei casati di Pazzano, Guardavalle, Camini, Stignano e Stilo, hanno dato vita – non più nello spazio ormai insufficiente vicino al municipio, ma dentro lo stadio – ad una riuscita e combattutissima giostra equestre. Gioco nel quale, all’ardore della corsa nella quale il destriero viene lanciato, si deve aggiungere la necessità di centrare, con un rudimentale proiettile di argilla, un bersaglio. Operazione assolutamente non agevole, che richiede bravura, abilità, coordinazione di movimento fra cavallo e cavaliere e, soprattutto da parte del cavaliere, una
Antico portale medievale a Stilo (Foto Vincenzo A. Tirotta)
grande freddezza di esecuzione. La prova equestre è indubbiamente il piatto forte della manifestazione, e la sua conquista è ormai un fatto ambito. Ma il fascino del Palio è nella omnicomprensività della carica di una suggestione medievale, fatta di dame e cavalieri, nobili e cortigiani, scudieri e popolani, giocolieri e sbandieratori, musici e giullari, soldati e archibugieri, che per tre giorni, magicamente, fanno rivivere una Stilo che non c’è più, ma che grazie al Palio rinasce nelle mille suggestioni di una età – indubbiamente splendida – fra l’imponenza dei monasteri, lo splendore delle chiese, l’eleganza dei palazzi gentilizi, tutti incredibilmente concentrati in un piccolo angolo di mondo, sovrastato dagli impervi costoni di una montagna che conserva e protegge, ancor oggi, come in uno scrigno, la “Cattolica”: piccolo gioiello di arte bizantina che è la cartolina più conosciuta della Città anche se – fortunatamente – il Palio dimostra non sia l’unica. Il successo del Palio conferma che, con un pizzico di lungimiranza, Stilo potrebbe diventare meta di flussi turistici costanti nell’arco dell’anno. Per la cronaca: non solo cavalieri in gara in questa edizione del Palio, ma anche alcune amazzoni, una delle quali, in rappresentanza della “Contea di Stilo”, ha vittoriosamente conquistato il Palio. Curiosità finale dedicata al destriero della vincitrice: una femmina purosangue, per giunta gravida che – come più volte lo speaker della manifestazione ha sottolineato – nonostante ciò, in velocità non ha avuto rivali con i destrieri delle altre contrade.
I cavalieri in lizza per la conquista del Palio di Ribusa
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Una pagina di storia aperta, memoria significativa di un intero comprensorio.
L’antica Medma tra storia e tradizioni di Gianluca Sapio
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irca cento anni fa l’archeologo roveretano Paolo Orsi, allora Soprintendente ai Beni archeologici per la Sicilia e la Calabria, con una serie di campagne di scavo nelle contrade di Calderazzo e S. Anna, dirimeva definitivamente a favore della collina di Rosarno (RC) la “vexata quaestio” sulla collocazione dell’antica città greca, subcolonia locrese, di Medma. Nella “Relazione preliminare”, redatta nel 1913 sulla rivista Notizie e Scavi d’Antichità, l’Orsi, con il suo solito rigore metodologico, presenta i cospicui rinvenimenti da lui effettuati e traccia un quadro topografico dell’antica città greca, che, ancora oggi, costituisce una base importante per chi si occupa dell’argomento. A partire dalla distruzione, avvenuta durante il III sec. a.C., dovette cominciare l’oblio per la memoria della città greca di Medma; da recenti scavi sappiamo che, anche in età romana, il territorio, un tempo occupato dall’impianto urbano, divenne di esclusivo uso agricolo, probabilmente parte di un ampio latifondo, con la presenza di alcune fattorie rustiche legate strettamente alle attività produttive. Le fonti letterarie antiche (Strabone, etc.) e le voci storiografiche di età recente (G. Barrio, F. Cluverio, V. Capialbi, etc.) tramandano esclusivamente tradizioni precedenti o locali, solo lontane testimoni della fiorente città greca, creando quella confusione che per secoli caratterizzò la collocazione di Medma. Un bell’esempio di letteratura popolare colta, incentrata sulla collocazione dell’antica città, contesa tra Nicotera (VV) e Rosarno (RC), la troviamo in un poemetto satirico, scritto negli anni trenta del ‘900 dal rosarnese Enzo Marvasi (morto poi nella II guerra mondiale durante la battaglia di El Alamein): si tratta della “Medmea”, o “Batracolocuntomachia”, una buffa contesa delle nobili origini di Medma tra le “zucche” nicoteresi e le “rane” rosarnesi. Questo esempio dimostra come, nel tempo, le comunità pianigiane gravitanti attorno alla bassa valle del fiume Mesima, siano state sempre legate da una memoria storica forte e dalle radici lontane. Anche nelle tradizioni popolari di chi viveva perennemente a contatto con la terra rimase il ricordo di un passato glorioso. Nella contrada Calderazzo, che venne indagata da Paolo Orsi, la comunità rosarnese identifica da sempre la mistica presenza di un “castello dell’uovo”, in cui in una stanza segreta si cela ancora una magica gallina dalle uova
A lato e in basso: Scorci della antica Medma tratte da foto d'archivio dell'autore
d’oro. In realtà questa tradizione trova diversi confronti nel resto della Calabria (ma anche in altri posti d’Italia) e scaturisce nella memoria popolare per indicare località contraddistinte dalla presenza di ruderi o, comunque, in cui le antiche tradizioni tramandano l’esistenza di antichi siti ormai abbandonati. Negli anni recenti, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, si sono intensificate le indagini archeologiche sul pianoro di Rosarno , Pian delle Vigne, gettando sempre più nuova luce sulla conoscenza di Medma. A partire dagli anni sessanta, studiosi come P. E. Arias, S. Settis, C. Sabbione, M. T. Iannelli, M. Paoletti, etc., hanno indagato diversi contesti di abitato e pubblici, che hanno inquadrato le fasi di vita della città greca in un arco temporale che va dal VII sec. a.C. al III a.C., individuando, inoltre, tracce di abitato riferibili al Bronzo Medio (XVI-XV sec. a.C.). Oggi il parco archeologico di Medma ha un’ampiezza complessiva di circa 14 ha (che costituiscono in realtà solo una piccola parte della città antica): in esso sono visibili i saggi di scavo più recenti, realizzati sotto la direzione di M. Paoletti dell’Università di Cosenza nel 2005. Una pagina di storia aperta, che ha costituito e costituisce da sempre la memoria più illustre e significativa di un intero comprensorio.
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Note di chitarra nella notte d’estate nel Parco dei Tauriani
Recuerdo de l’Alhambra
Grande successo nella natìa Palmi per il chitarrista Luigi Mazzullo
di Marta Lamalfa
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i è lasciato suggestionare dall'atmosfera magica del parco dei Tauriani Luigi Mazzullo,a durante il suo concerto promosso dall'associazione “Amici della musica”. Il chitarrista di origini palmesi ha, infatti, voluto chiudere la prima parte della sua esibizione con un fuori programma, eseguendo il “Recuerdo de l’Alhambra” di Francisco Tarrega. «Il concerto si è concluso con un tripudio di applausi – ha dichiarato il presidente dell'associazione Antonio Gargano – che hanno “costretto” il Maestro, prima da solo e poi in duo col figlio Antonino, col quale ha suonato per la prima volta in tandem, a ben sei bis». Nato a Palmi il 22 marzo 1949, Luigi Mazzullo è ormai un sardo naturaIl Maestro Mazzullo premiato dal Sindaco di Palmi G. Barone lizzato, ma pur sempre un uomo del Sud: «ho bisogno del calore e del sentimento della mia Terra...: la mia musica» dice di sé. A Cagliari è stato insegnante al Conservatorio fino al novembre 2011. Stimato concertista sin da giovane, ha preferito dedicare la sua esperienza alla carriera didattica e fu tra i primi in Sardegna a valorizzare il ruolo sociale della musica, portandola anche nelle carceri e negli ospedali. Non dimentica, però, la sua città natale, omaggiandola attraverso l'esecuzione della “Serenata del “concittadino” Francesco Cilea . Né la sua città natale dimentica lui: il sindaco di Palmi, Giovanni Barone, ha voluto onorarlo con una targa che lo colloca “tra i migliori figli” della cittadina. «Il concerto – ha dichiarato il sindaco – si inserisce perfettamente nello spirito di questa Amministrazione, che intende rivalutare i grandi personaggi di Palmi che si sono dovuti allontanare dalla loro terra». Il concerto di Mazzullo è stato il secondo della stagione “PalmiDanzaEstate 2012”, promossa dall'associazione “Amici della musica”, che si è conclusa giorno 28 agosto con l'esibizione di Aniello Desiderio, chitarrista ammirato e richiesto in tutto il mondo.
Presentato il romanzo storico di Oreste Kessel Pace
“S. Elia Juniore” di Nicola Alessio
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rande successo per la presentazione del romanzo storico “S. Elia Juniore” di Oreste Kessel Pace, proprio sul monte S. Elia a Palmi. Edito per tipi dalla Kaleidon Editrice, il romanzo ha impegnato Kessel Pace per più di cinque anni, guadagnandosi il “Premio Calabria Cultura e Turismo” direttamente dalle mani di Vittorio Sgarbi e del critico letterario Albanese. La sfida dell’autore di presentare il libro in un luogo inedito, periferico e praticamente privo di qualsiasi illuminazione, raccolta dalla La ProLoco di Palmi, il Club Unesco di Palmi ed il Movimento Culturale San Fantino, si è tradotta in un successo: enti, associazioni e personalità non solo da ogni parte d’Italia, ma persino da Malta con il Patriarcato Ortodosso d’Italia e Malta, il Sacro Monastero Greco Ortodosso dei Santi Elia, il Nuovo e Filareto, l’Ortolano in Seminara delle Saline, ma anche l’Eco Touring Costa Viola, il Kronos ed il Club Unesco di Reggio Calabria, sono stati presenti all’evento. Dopo l’introduzione dell’editore Arilotta, dell’ Assessore Provinciale Giuseppe Saletta, di alcuni del Comune di Palmi, di Rocco Militano (Presid. del Club Unesco di Palmi) e di Antonio Tedesco (del Movimento Culturale San Fantino), hanno relazionato ospiti speciali: l’Egumena Stefania dal mondo Ortodosso del Monte Athos, la dott.ssa Beatrice Pecora per la città di Enna (città natale di S. Elia Juniore) e don Pasquale Pentimalli, parroco della chiesa di S. Elia in Palmi. Autorevole la moderazione di Rocco Deodato, presidente della ProLoco di Palmi. Oreste Kessel Pace, infine, ha commosso i presenti raccontando eventi riguardanti la vita di S. Elia, evidenziando i drammi della sua epoca storica, lanciando magnifici messaggi sul senso della vita, che hanno letteralmente conquistato la folla calamitandone l’attenzione con i concetti del senso dei Bios dei Padri: “Il romanzo storico su S. Elia Juniore – ha detto Kessel Pace – è storia in narrativa. La tecnica che ho cercato di utilizzare è realistica, cinematografica, cruda e pura. Non soltanto la vera storia di S. Elia il giovane, ma anche un viaggio nel tempo di oltre mille anni in un Mediterraneo devastato dalle conquiste Saracene, Agarene e Bizantine. Ho utilizzato fonti storiche certe, affidabili e serie”.
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Il 16 giugno scorso si è conclusa la prima puntata del film chiamato I.M.U.
Ma in che I.M.U. Siamo finiti???
Il cittadino paga di più rispetto all’I.C.I. e i Comuni incassano di meno. Ai Sindaci tempo solo fino al 31 ottobre per fissare le aliquote I.M.U. e gli altri tributi locali
di Filippo Speranza, Dottore Commercialista
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’ I.M.U. (Imposta Municipale Propria) e l’I.M.U secondaria, nascevano con il decreto legislativo 23 del 14/03/2011, nel contesto del federalismo fiscale, fortemente voluto soprattutto dalla Lega Nord (che oggi sembra dimenticarsi cotanto merito). Con il governo Monti si è attuata, solo l’I.M.U. “propria” che è quella pagata il 16 giugno, mentre la secondaria è stata provvisoriamente accantonata. Ma anche la sola I.M.U. propria, basta e avanza! L’aggravio per gli italiani è stato pesante: sono aumentati i coefficienti moltiplicatori. Per gli immobili categoria catastale A/2-A/3 si passa dal coefficiente 100 a 160, per quelli di categoria C/1 si passa dal 34 al 55, per quelli di categoria D si passa dal 50 al 60 (e 65 dal 2013), e cosi via; le aliquote da applicare sono lievitate, l’aliquota ICI variava dal 4 per mille al 7 per mille; mentre l’aliquota I.M.U varia per l’abitazione principale dal 2 per mille ad un massimo del 6 per mille (si consideri che per l’ I.C.I. dell’abitazione principale, tranne se abitazione di lusso, vi era l’esenzione), mentre per gli altri immobili l’aliquota varia da un minimo del 4,60 per mille ad un massimo addirittura del 10,60 per mille. Da notare che la rateizzazione dell’I.M.U. in tre rate (giugno-settembre-dicembre) vale solo per l’imposta relativa all’abitazione principale; di conseguenza l’imposta per gli altri fabbricati segue i tempi canonici dell’I.C.I.: entro 16 giugno ed il 16 dicembre. L’atteggiamento dei Comuni, nei confronti di questa novità, è stato politico: quindi, la gran parte dei Comuni ha deliberato l’adozione dell’aliquota del 2 oppure del 4 per mille per l’abitazione principale (ricordiamo che la detrazione è di 200,00 euro piu’ 50,00 per ogni figlio convivente sotto i 26 anni), e del 7,6 per mille per gli altri immobili. Altri Comuni delibereranno a breve le aliquote effettive e hanno fatto pagare i loro cittadini il 16 giugno con le aliquote governative standard (4 per mille per abitazioni principali e 7,60 per mille per altri immobili). Considerato tutto ciò si arriva comunque al paradosso riconosciuto dalla totalità degli economisti, cioè il cittadino paga di più rispetto all’I.C.I. e i Comuni incassano di meno, in quanto la quota da destinare allo Stato è il 50% dell’incassato sugli altri fabbricati ed,
«Per gli italiani
la casa è un valore»
infatti, nel modello F24 si usano codici tributo diversi. L’Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre (nota come la C G I A Mestre) rendeva noto ad agosto 2011, quindi un anno fa, che l’impatto I.M.U. avrebbe creato un aumento fiscale di 449,5 milioni di euro tra gli industriali e gli artigiani (incremento annuo per ciascun imprenditore pari a 668 €). Il contribuente può anche pagare le imposte, ma alcuni accorgimenti erano necessari; come per esempio, il Governo doveva imporre ai Comuni di applicare l’aliquota ordinaria più bassa, cioè 4,60 per mille per le unità immobiliari concesse in comodato tra parenti (quali ad es. il padre che consente l’uso al figlio oppure il fratello che consente l’uso alla sorella), in quanto con l’I.C.I., per tali situazioni, vi era l’esonero dell’imposta sia per il comodante che per il comodatario. L’I.M.U. ha, comunque, fatto volare le entrate del primo semestre 2012, il gettito erariale della prima rata di acconto è 3,934 miliardi di euro. La confusione non è finita, i Sindaci avranno tempo fino al 31 ottobre per fissare le aliquote I.M.U. e gli altri tributi locali in quanto è stata ufficializzata a tale data la proroga per i Comuni per l’approvazione dei bilanci 2012. In conclusione, c’è da augurarsi che l’I.M.U., così gravosa valga solo per il 2012 per motivi di bilancio dello Stato, come è trapelato in vari articoli del quotidiano Sole 24 ore. Infine un interrogativo gravissimo: perché per fare cassa, oltre l’I.M.U., non si sono realizzate anche quelle imposte che furono messe in cantiere all’alba del Governo Monti? Quella patrimoniale per gli immobili di valore superiore a € 1.500.000,00 e l’aumento fino al 15% dei capitali rientrati in Italia tramite il “condono” del cosiddetto “scudo fiscale”?
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Automobilismo: Slalom Delianuova - Carmelia
Polizzi vince davanti a Piria. Pensando alla “Gambarie” che non c’è più
di Gaetano Mamone
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iornata di grande sport lo scorso 12 agosto sulle strade che da Delianova portano Carmelia grazie allo slalom organizzato dalla scuderia “Piloti per Passione” di Sambatello, in sinergia con l’ASI e la CSAI. Sotto la direzione di Massimo Minasi, oltre quaranta vetture delle varie classi si sono confrontate nella gara slalom, dove alla velocità pura si abbina l’abilità nel passare indenne fra le chicanes di birilli. Due le manche con vittoria assegnata sul tempo e sulle penalità. Dopo le verifiche, iniziavano le partenze come sempre con le vetture del gruppo N (vetture di serie pronto corse), seguite dalle vetture del gruppo speciale, riservato alle vetture scadute di omologazione e nel quale continuano a fare da padrone le scattanti Autobianchi 112 Abarth, essendo ormai scomparse dalla scena le bellissime potenti e ultra elaborate Fiat X1/9. A seguire il nutrito lotto delle vetture del gruppo B, dove imperversano le Peugeot 106 rally e trofeo; infine, nelle classi sport e prototipi, con le grintosissime Fiat 500 e 126 supercorsa, elabo-
Nella foto di Free's Tanaka Press una Renault Clio Williams
rate e potenziate spesso con potenti motori di derivazione motociclistica. Concludevano, l’ordine di partenza, le vetture prototipo che, alla fine, nell’ordine, occupavano le prime 5 posizioni della classifica assoluta, con Polizzi che prevaleva di un soffio su Piria, seguiti da Infortuna, Nostro e Corsaro, tutti su prototipi spinti da un potente motore Suzuki “Jabusa” 1300. La manifestazione è perfettamente riuscita pur mancando qualche nome eccellente allo start, a causa della salita della Sila della Domenica successiva, giustificazione più che valida in un periodo in cui i piloti devono centellinare il proprio budget.
Nella foto di Free's Tanaka Press una delle numerose Peugeot 106 elaborate per gli slalom automobilistici e le gare in salita
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Calcio: Intensa vigilia per le squadre della Piana del Tauro La Gioiese, punta alla promozione. Giovinazzo torna a Taurianova. La Palmese si rafforza per lavare l’onta della retrocessione in Eccellenza di Schedinamania.it
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oltre al ritorno di Caruso, che ha già militato per molte anca poco stagioni in maglia giallorossa. In uscita, certo, l’addio di per l’inizio D’Agostino. Notevole il movimentismo sul mercato del della stagiopresidente Giovinazzo, che non ha mai nascosto il desidene calcistirio di riportare il blasone calcistico taurianovese a livelli ca 2012/2013, le squadre di maggior prestigio. Ciò nonostante le indubbie difficoltà della Piana di Gioia Tauro logistiche ad operare in una città ancor oggi priva di uno stanno effettuando gli ultistadio degno di tale nome. Sempre nel girone B, di Promi colpi di mercato per rinmozione troviamo anche tre squadre della piana, la Nuova forzare i loro organici. NoRizziconese di Nania, che dovrebbe confermare l’organinostante la crisi, le società co della stagione precedente con l’aggiunta di Bruno ex calcistiche della Piana del Reggiosud e Fedele ex Cittanovese, in uscita il solo GioTauro, si ripresentano al vinazzo, ex Taurianova, che ha firmato per il Gioiosa; Il via dei campionati con Polistena, che dopo il divorzio da Multari, ha affidato la ambizioni diverse e, tutte, panchina a Russo segnando in entrata, due buoni ingressi, non nascondono qualche con i giovani Insana e Napoli. La Palmese del D S Fiorino, progetto per il prosieguo di appena retrocessa, e che tenterà la risalita verso i campi stagione. La Taurianovese, dell’ Eccellenza, con i nuovi acquisti Spoleto, Tedesco, che in questa nuova annaMusumeci, Tripodi, Catalano, Bracco e Tamburro. Le altre ta militerà nel Campionato squadre del girone sono: Bianco, Bovalinese, Gallicese, di Promozione girone B, Giuseppe Giovinazzo, Trainer Taurianovese Gimigliano, Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa, Monteparitroverà in panchina dopo one, Real Catanzaro, Reggio Mediterranea, San Calogero, Davoli e Villese. In Eccellenza qualche anno di assenza Mister Giovinazinvece, la Nuova Gioiese sta allestendo una rosa competitiva con gli arrivi di Pascu, zo. Sul fronte atleti sono stati effettuati Cambrea, Lombardo, Cassaro, Taverniti, Vita e Dieni per un campionato che vedrà la vari colpi in entrata: dal portiere ex Regsquadra pianigiana come principale pretendente per la promozione in serie D. L’overture gina Antonio Saviano, a Zerbi, Nava, e ad di campionato a fine mese. alcuni giovani come Tettè, Zito e Ciardulli,
Quando la medaglia d’oro di Londra arrivò 3^ a Taurianova 8° Giro della Regione Calabria Alla Chiaravalle Taurianova del '98 Vinokourov giunse terzo precedendo atleti del calibro di Tonkov e Gianni Bugno di Diego Demaio, Responsabile per l’arrivo della “Chiaravalle-Taurianova” 1998
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Chiaravalle - Taurianova 26-02-1998
Ordine d'arrivo: 1° Bartoli Michele 2° Casagrande Filippo 3° Vinokourov Alexandre 22° Tonkov Pavel 30° Bugno Gianni
orse non tutti gli appassionati di “Grande Ciclismo” ricorderanno che Alexandre Vinokourov, vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra, arrivava 3° a Taurianova durante il piovosissimo pomeriggio del 26 febbraio 1998. L’allora venticinquenne kazako veniva superato, sul viale 24 Maggio della cittadina della Piana, dal trionfatore Michele Bartoli (quell’anno detentore della prestigiosa Coppa del Mondo) e dal giovane Filippo Casagrande che precedevano in volata il resto degli attaccanti in fuga sin dalla Limina. Il traguardo della tappa Chiaravalle-Taurianova di 190 Km (l’ultima dell’8° Giro di Calabria per professionisti conquistato da Rodolfo Massi) veniva tagliato, nonostante il diluvio, da ben 121 corridori, provenienti da 13 nazioni diverse, tra i quali figuravano grandi campioni come Gianni Bugno, Paolo Bettini, Eugeni Berzin e Pavel Tonkov che tanto impreziosiscono nel tempo il grande evento sportivo internazionale.
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