Corriere della piana - n.25

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Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 25, Settembre - Ottobre 2014 - Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999

solo € 1,5 0

Italia ferita al cuore Salvare il salvabile

MCL Carlo Costalli Lavoro e sviluppo

Riccardo Muti La Calabria nel cuore

PSC Palmi Occasione persa

Conferenza Episcopale Diario di Bordo

Molluso e Citasi oppidesi eroi dell’Arma

Sykea & Galbatir Olii estremi nella Piana degli Ulivi

Terranova S.M. avanguardia di senso civico


2 Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663


s sommario

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ommario

Corriere della Piana del 10 Novembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo

Dichiarazione stampa dell’imprenditore Pippo Callipo

Il Rapporto Svimez 2014 certifica scientificamente l’allarme che noi imprenditori lanciamo, inascoltati, da un pezzo. Sono sicuro che passato il clamore mediatico, si tornerà a disconoscere le gravi criticità del Mezzogiorno, in attesa magari che il sistema imploda. Condivido l’intenzione del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, che intende togliere “la facoltà alla Calabria di gestire il programma garanzia giovani perchè non è possibile che con 14.000 iscritti non abbia fatto ancora nessun colloquio”. Ma, a mio avviso, occorre ben altro. Se le istituzioni nazionali non hanno la forza né la volontà di dare una mano alle espressioni positive di quest’area del Paese, ma addirittura – come sta accadendo anche in questa circostanza che vede la Regione Calabria al voto il 23 Novembre – si favoriscono i noti trasversalismi che si costituiscono per gestire le risorse pubbliche e non nell’interesse della popolazione, come può cambiare la condizione del Mezzogiorno? Se lo Stato non ha la forza di imporre la legalità e rendere consapevole il voto dei cittadini e tutto viene lasciato in mano delle vecchie classi politiche, che controllano i partiti ed il voto, allora è meglio prima commissariarle e poi chiuderle queste Regioni che sono diventate il nemico numero uno dei cittadini onesti” Pippo Callipo

Corriere della Piana Periodico di Politica, Attualità e Costume della Piana del Tauro

Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi

Hanno collaborato a questo numero: Carlo Costalli, Emma Ugolini, Caterina Sorbara, Natalino Nicita, Cecè Alampi, Francesco Pasquale Cordopatri, Michele Ferraro, Domenico De Angelis, Antonio Violi, Filippo Marino, Sac. Don Letterio Festa, Xenos Acronos, Marinella Gioffrè, Silvana Pugliese, Rocco Militano, Rosa Anna Cartisano, Girolamo Agostino, Francesca Agostino, Diego Demaio. Foto: Diego Demaio, Free's Tanaka Press, Girolamo Agostino Grafica e impaginazione:

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Copertina: Concept by Free's Tanaka Press Visual by Mariachiara Monea Stampa: litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 - 389 8072802 cordovaluigi@alice.it - locordova@libero.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) corrieredellapiana@libero.it La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 07-11-2014 Visit us on

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Il lavoro al centro dello sviluppo Guerra Globale

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L’esecuzione di Saddam Houssein La sconfitta dei giustizieri cialtroni

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Giuseppe Falcomatà Il “Sindaco ragazzino”

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Candidati e galoppini in cerca di elettori La Calabria all’ultima spiaggia Trasformare la Regione Calabria Intervista al Dott Bruno Barillaro Il Termovalorizzatore di Gioia Tauro

Un Oppidese Parroco e Priore del quartiere Giostra di Messina Gregorio Molluso e Silvio Citasi Due eroi oppidesi dell’arma

Galà della Legalità Letteratura e musica per ricordare

Legalità per stanare l’anatema della ‘ndrangheta

Presentazione della silloge di Maria Frisina “Canto l’anima del sogno”

Oppido Mamertina Vergini e ‘Mmatri”

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Palmi Piano strutturale comunale

“Corale TAU Padre Alessandro Nardi”

I progetti “Presidio” e “Costruire speranza in Calabria”

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Una straordinaria mostra fotografica su Taurianova antica

Idee e strumenti per un’agricoltura a 360 gradi

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Un saggio di Bruno Zappone

Funghi in mostra al porto degli ulivi

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Consulta delle Associazioni

Melicuccà Restauro della statua di Sant’Elia

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14 Mariachiara Monea cell. 392 1128287

Editoriale Salvare il salvabile!

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Civiltà e “Rifiuti”

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La Madonna della Montagna nei suoi anniversari

”Oli estremi nel paesaggio degli ulivi”

La Beata Madre Teresa di Calcutta Un Nobel da ricordare

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“Renda”, meglio l’idea di cibo...

Conferenza Episcopale Calabra Diario di bordo

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San Giorgio Morgeto Il vicolo più stretto d’Italia

La Festa della Croce a Polsi

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La Polisportiva Parrocchiale vola in Canada

“Assumpta est Maria in coelum! Gaudent Angeli!” - Leucio Carino

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La Decorata Cornice della Piana

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Editoriale

L’Italia di “Mattwitt” Renzi sempre più alla deriva

Salvare il salvabile! di Luigi Mamone

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genitori potranno dare ai figli il cognome che preferiranno. Non più necessariamente quello del padre. Potrebbero scegliere quello della madre o entrambi. Stessa cosa potranno fare i figli quando avranno l’età di capire e porre in essere delle scelte. Optare per uno dei due cognomi o per entrambi. Il concetto di patronimico viene scalzato e subentra una logica nuova. Che lascia perplessi. Ricordate Cico? Il comicissimo personaggio del fumetto Zagor: ebbene molti finiranno per somigliargli. Cico: alias Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales etc, fino alla fine della lunghissima sfilza di cognomi ereditati dai suoi avi. Infatti: utilizzando per semplicità un elenco telefonico e dunque senza alcun riferimento intenzionale verso chicchessia, si verificherebbe il caso che gli ipotetici Mario Rossi e Maria Bianchi diano al proprio figlio Ugo il doppio cogno-

Renzi. Oltre che comica la situazione appare paradossale. Quale sistema informatico è programmato per nomi così lunghi?. Questa riflessione, al di là dell’evidenziazione del dato paradossale e comico della vicenda, da la misura di come, in Italia, in tempi di gravissima crisi, di miseria diffusa, di nuove povertà, ci siano dei parlamentari, pagati mensilmente profumatamente come – pro

«L’Italia ferita al cuore

chiedere l’affermazione del diritto che ogni società dovrebbe sostanzialmente garantire. In una realtà come quella italiana, dove dietro trionfalismi e proclami, si scoprono sacche di nuove emergenze sociali, difendere la legalità e consentire ai cittadini di adire la Magistratura con costi sopportabili e tempi celeri significa fare argine contro l’Antistato e contro le Mafie. Realtà crimi-

Vignetta tratta da “Cico Soldato” - Speciale Cico n° 17 Giugno 1998 - Sergio Bonelli Editore.

da parlamentari imbelli e furbi burattinai»

me: Ugo Rossi Bianchi e che gli ipotetici Franco Meli e Lina Gigli diano alla figlia Clarissa essi pure i loro cognomi. Questo significa che l’eventuale figlio di Ugo Rossi – Bianchi e di Clarissa Meli – Gigli che per convenzione chiamiamo Carlo se i genitori applicassero a loro volta il doppio cognome si dovrebbe chiamare e dovrebbe firmare qualsiasi documento come: Carlo Rossi Bianchi Meli Gigli. Tutto questo in luogo dell’originario Carlo Rossi che sarebbe derivato mantenendo come regola la trasmissione del solo cognome del padre. Poniamo poi che una ragazza, Maria, il cui cognome è frutto di simile logica, utilizzando per semplicità cognomi di noti politici: Monti Draghi Letta Renzi vada in sposa al giovane Carlo Rossi Bianchi etc. il loro potenziale pargolo, Eros, si ritroverebbe a contendere al Cico di Zagor il record dei cognomi. Ciò in quanto il suo nome diverrebbe: Eros Rossi Bianchi Meli Gigli Monti Draghi Letta

domo propria – i loro colleghi hanno stabilito, che sprechino del tempo in questioni assolutamente bagattelari quale, per l’appunto, questa del doppio cognome. Altre vicende di simile irrisorio spessore hanno impegnato e impegnano deputati e senatori – preoccupati solo di conservare privilegi e prebende sulla pelle degli abitanti di una Nazione che va alla deriva e che non più vivere sulle speranze ogni giorno snocciolate da “Mattwitt” Renzi. Messaggi che spesso sembrano dosi di Morfina per attutire i lancinanti dolori del malato terminale: questa società dilaniata a causa degli effetti di un liberismo becero. Metastasi sociale che sta facendo dimenticare i valori dalla solidarietà, della necessità di uno stato sociale presente e forte e che mette ogni giorno in forse i crismi della legalità. Il popolo appare allo sbando – con costi sempre più improponibili per fruire della sanità e per adire le giurisdizioni: possibilità, quella di

nali, queste, che i loro problemi sono aduse a risolverli celermente e a modo loro. Ma la burocrazia – più che al servizio dello Stato appare funzionale al rafforzamento del malaffare – che s’incunea fra le crepe di un sistema in frantumi e raccoglie a piene mani il frutto della dabbenaggine altrui in un tourbillion di disparità e corruttele. Una Italia rappresentata da parlamentari imbelli, scelti da furbi burattinai è destinata al fallimento sociale. Una Italia schiava di una politica Europea che la penalizza nella difesa delle produzioni interne e della crescita interna di fonti economiche e che non è capace di difendere la dignità dei propri lavoratori è già fallita. Come attestano i dati delle imprese in crisi o in decozione. Ai politici solo un monito: più che aggiungere cognomi inutili pensate a salvare il salvabile! Chiosiamo, doverosamente tornando sull’iniziale riflessione sul doppio cognome: la Calabria, per una volta ha anticipato i tempi, almeno in un contesto culturale intellettuale. Basti citare: Francesco Sofia-Alessio, Francesco Sofia-Moretti, Ugo Verzì-Borgese, Isabella Loschiavo-Prete, Francesco MuscariTomajoli, Edoardo Lamberti-Castronuovo, Emilio Argiroffi-Raber, recentemente anche Diego Demaio-Demetrio ed altri ancora che, per propria personale scelta, la riforma del parlamento degli imbelli l’avevano anticipata per conto loro.


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Il palco dei relatori al Convegno MCL di Senigallia.

Il MCL contro il vuoto politico e culturale

Il lavoro al centro dello sviluppo

L’intervento di Carlo Costalli al Seminario di Senigallia

di Carlo Costalli

Presidente Movimento Cristiani Lavoratori

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l nostro ultimo Congresso si è incentrato su “Il lavoro primo fattore di ripresa”, una scelta nata dalla constatazione che tale affermazione, che pur è stata al cuore della grande crescita economica e sociale del XX Secolo, oggi non è più scontata: il lavoro non è più al centro delle politiche economiche. Le nostre culture politiche non sono state in grado di favorire una risposta credibile e duratura, non solo agli interrogativi sul senso dei cambiamenti del Paese, ma anche alle domande intorno al vivere quotidiano. Domande che sono aumentate man mano che si faceva più nebuloso l’orizzonte su cui programmare, con ragionevole certezza, il domani nostro, dei nostri giovani, dell’intera società. E fra le domande che sempre erano, e sono, prioritarie c’era, e c’è, il lavoro. Al Seminario di Senigallia abbiamo parlato di “Sviluppo fondato sul lavoro e rappresentanza”. In questa fase così difficile per il Paese abbiamo bisogno della massima coesione sociale per affrontare i tanti temi irrisolti che frenano la ripresa. Il vero riformista non può essere “un uomo solo al comando”: le sfide del cambiamento impongono di affrontare il tema della democrazia economica ovvero della partecipazione ai processi decisionali della società, cercando un’intesa con le forze che hanno a cuore il bene del Paese: per questo sono necessari corpi intermedi forti, vitali e riformisti. L’acuirsi della crisi economica ha determinato una grave contrazione dell’impiego di risorse umane del Paese e un aumento delle disuguaglianze territoriali e generazionali: il prezzo più alto lo hanno pagato i giovani, le donne e il Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta ormai su valori record e la fetta maggiore di questa percentuale si concentra nel Sud. Per le nuove generazioni del Mezzogiorno le porte d’accesso al lavoro continuano ad essere sbarrate, la durata della disoccupazione si è allungata

Il Presidente Carlo Costalli.

così come la transizione scuola-lavoro. Per assumere i giovani dobbiamo favorire gli investimenti e, per questo, occorrono infrastrutture efficienti, rapidità della giustizia civile, una pubblica amministrazione efficiente, tasse più basse e un processo di modernizzazione del mercato del lavoro che ha già un riferimento certo nella Legge Biagi e non in slogan per finire sulle prime pagine dei giornali. In questa complessa e difficile transizione verso la cosiddetta “seconda modernità” per mantenere la rotta saranno necessarie quelle stelle polari rappresentate dai valori di riferimento: la persona, la famiglia e la comunità, che negli anni scorsi sono stati sottovalutati se non addirittura negati.

«Il prezzo più alto lo hanno pagato i giovani e le donne del Mezzogiorno»


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Guerra globale

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L’uccisione di Saddam Houssein alla base della recrudescenza bellica che sfocierà in conflitto mondiale Sullo sfondo il pericolo che il virus Ebola venga utilizzato come arma batteriologica di Luigi Mamone problema, la tecnologia che diventa strumento di controllo e di coazione dei potenti sui deboli impedisce alle popolazioni di vivere in una realtà vera: La virtualità e segnali di tenla globalità, frammiste, sione sullo scacstanno creando un mix chiere europeo e dirompente che porterà mondiale lasciaall’incomunicabilità e no poco spazio all’ottimiall’alienazione di larghi smo. Continua la lenta mestrati della popolaziotastasi mediorientale con la ne. Il Villaggio globale incredibile ascesa dell’ISIS, di Marshall Mc Luhan il califfato islamico, inteè divenuto realtà. Ma è gralista e sanguinario, auuna realtà che fa paura. tore di efferate barbariche Intorno alla tecnologia esecuzioni capitali. Barack vi può essere solo razioObama promette interventi Formazione di cacciabombardieri F35. e cerca sostegni Internazionali. Di fatto le nalità. Non c’è spazio per il sentimento; per le buone azioni, per la fiducia verso il prossimo, aree della crisi vengono bombardate, peral- per quello “star nel credere” che per decenni consenti ai bottegai – sul vincolo della parola tro con scarsissimi risultati solo dai “droni”, del cliente – di praticare una forma spontanea di microcredito con la “libretta”. In quel aerei senza pilota guidati a distanza. Altri piccolo quaderno il bottegaio segnava le merci cedute e che a fine settimana o a fine mese – focolai di estremismo islamico maturano riscossa la paga – operai e contadini avrebbero pagato. Oggi quale cassiere di supermercato, fra lettori ottici e codici a barre, potrebbe fare lo stesso? La tecnologia non ha cuore. E’ fredda, cinica, spietata. Razionale. Ma nella razionalità non c’è spazio per il sentimento, la generosità, la passionalità. Le doti che, a ben vedere, dopo la tragedia della seconda grande guerra portarono al boom economico. Tornando allo scenario attuale. Un altro dei passi storicamente importanti verso la catastrofe che ci accingiamo a vivere e che, forse evolverà in un conflitto globale di dimensioni catastrofiche, è ancora legata alla misteriosa, incomprensibile politica americana sullo scenario dell’estremo oriente. La guerra contro Saddam Houssein, la seconda e ultima, per intenderci – si concluse alla fine con la cattura del Rais nascosto in una buca sottoterra nei pressi del suo villaggio natale. Il processo che ne seguì si concluse con un condanna a morte mediante impiccagione. Esecuzione capitale alla quale, secondo gli analisti più attenti ostavano e controindicavano numerosi elementi. Fattori di opportunità che deponevano per la convenienza a tenere in vita Saddam proprio per impedire arginare il definitivo sgretolamento del senso di nazione che gli irakeni, bene o male con il rais esprimevano anteponenSaddam Houssein subito dopo l’arresto. dolo alle spinte religiose e tribali. Improvvisamente in Libia, in quella Libia un tempo partner e senza nessuna ragione commerciale dell’Italia. Intorno a tutto ciò d’urgenza che la giustifisi leggono le note della diaspora di milioni casse in una “alba tragica” di profughi in fuga, in parte dalla Siria e in destinata a contrassegnare parte dalla Libia. E per coronare il quadro i futuri scenari del mondo di una tragedia planetaria non bisogna diSaddam Houssein venne menticare la pandemia del virus Ebola. Un impiccato. Moriva l’uovirus che da anni allignava nelle zone dell’ mo. Moriva il dittatore. Africa e che non si sa se venisse realmente Morivano con lui segreti combattuto con metodologie efficaci. Ora scomodi per l’Americon migliaia di morti e visioni di moderni ca mediocre e forcaiola monatti africani, nella Sierra Leone e nelle di George “Warmaker” altre aree interessate emerge la paura che il Bush. A distanza di anni virus sia una forma di sterminio pianificata quello che noi scrivemmo Muhammar el Gheddafi. dai bianchi: estranei comunque, odiati spessubito dopo l’esecuzione so. A margine di questo scenario apocalittico si innesta la crisi del liberismo europeo di Saddam (e che restò inedito perché troppo controcorrente per il target della stampa calalegato alla incapacità, soprattutto europea, bro italiota del tempo) ritorna di straordinaria attualità. Saddam fu messo a tacere. Giustizia di essere Nazione Federale, di superare i na- era stata fatta! No forse la sua esecuzione fu solo un premeditato omicidio per impedire zionalismi e soprattutto il pangermanesimo che le verità scomode sull’11 Settembre e su tutte le vicende di Al Quaeda e del suo leader tedesco della Merkel che con i suoi diktat Bin Laden, a partire dalla guerra fra Russi e Afghani venissero rivelate al mondo. Adesso impedisce a moltissimi stati di creare lavoro – secondo le ultime indiscrezioni per combattere l’ISIS pare stiano pensando di diffondere e di intervenire socialmente. Oltre a ciò – e in quelle aree già martoriate il contagio del virus l’Ebola: per sterminare gli integralisti con non bisogna sottovalutare assolutamente il una sorta di guerra batteriologica. Poi – solo nel 2016 – ci sarà spazio per il vaccino. Forse.

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’esecuzione di Saddam Hussein, giustiziato alle prime luci di una alba irakena di fine anno, incolore e improvvisamente divenuta tragica per il mondo intero, non ha fatto altro che conclamare la sconfitta, politica, umana oltre che militare di George “W” (Warmaker) Bush e della genìa di giustizieri cialtroni che rappresentano l’anima mediocre di quella intelligencija che ha fortemente voluto l’invasione militare dell’Irak e di quella società codina e perbenista che oggi sente vacillare le base delle proprie certezze che il conflitto irakeno, divenuto ormai lo scontro fra due civiltà, sta provocando. La stampa di regime e molti media, enfatizzeranno per una impiccagione che ha assunto per le modalità in cui è maturata la connotazione di un omicidio premeditato e a sangue freddo. Un crimine voluto, e che certamente non appare – alla nostra coscienza di occidentali e di cristiani – meno abietto degli innumerevoli altri di cui il Rais irakeno si era macchiato e che non sono stati quelli che lo hanno condotto al patibolo. La sanguinosa storia recente della terra degli Assiri, ha visto la grandeur del partito Bath e – dunque – di Saddam Hussein e della sua ampia e larga famiglia, consolidarsi attraverso ripetuti bagni di sangue – tollerati e ignorati dai “Giustistieri a stelle e strisce”. L’epoca delle grandi carneficine, dei genocidi delle etnie sciite, delle deportazioni delle componenti di etnia curda, dell’uso di armi chimiche quale elemento di conservazione del potere e di soffocamento delle democrazia interna, non provocarono alcuna reazione da parte di coloro i quali, nel 2003 decisero unilateralmente l’invasione dell’Irak e che in parte sono gli stessi o i diretti eredi di coloro i quali 11 anni prima, dopo essere intervenuti in difesa del Kuwait, rinunciarono a portare a compimento un missione: la defenestrazione militare di Saddam. Esautoramento che forse – se compiuto in quella lontana vigilia della fin de siecle avrebbe evitato immani bagni di sangue, e forse anche lo svilupparsi di Al Quaeda e l’11 Settembre 2001. L’invasione unilaterale americana del 2003 sul presupposto – mai riscontrato – della presenza di ingenti scorte di armi chimiche – e tutto quel che ha fatto seguito – fino alla soppressione fisica di Saddam non appaiono espressione di un reale disegno di pacificazione ma solo la risposta violenta di un popolo – che ha nella sua storia

L’esecuzione di Saddam Houssein

La sconfitta dei giustizieri cialtroni Ungaretti: La morte si sconta vivendo

di Luigi Mamone (Gennaio 2007)

e nella sua cultura radici di violenza non meno cruente di quelle delle etnie guerriere dell’Irak e che dopo l’11 Settembre ha visto cadere – per propria incapacità – anche l’ultimo dogma: quello della inattaccabilità del territorio statunitense. Il dramma – ed è proprio per questo che l’esecuzione di Saddam appare solo un omicidio – è che la pena Saddam sul patibolo. capitale non ha fatto seguito ad un processo di pacificazione accettato e condiviso dagli Irakeni dopo che le ostilità e ogni attività di belligeranza fosse definitivamente cessata, ma è giunta invece nella fase cruciale di un conflitto in cui gli invasori – e più di ogni altro paese occupante – gli americani – stanno sentendo quotidianamente il peso della sconfitta militare e il fallimento culturale della loro politica di pacificazione violenta. Soltanto gli stolti, la gleba del villaggio galattico, avrà creduto alle frasi di circostanza e alle dichiarazioni, fredde e ipocrite provenienti dalla Casa Bianca in ordine a un asserito “processo equo”. La beffa peggiore per Bush sarebbe stata quella di lasciare l’Irak, – costretto – come pare – quanto prima al ritiro dai costi insostenibili della missione e dallo stillicidio quotidiano e inarrestabile di vite umane – lasciando un Irak non pacificato, e soprattutto Saddam Hussein vivo e senza forse, ancora politicamente in grado di esercitare un peso – anche da dentro le carceri. Il processo equo non è stata altro che una forma melliflua per far credere ad una opinione pubblica imbelle che in Irak esista un potere autonomo, indipendente e sovrano e lo stesso abbia esercitato una forma di giustizia, applicando leggi condivise e puniti crimini per i quali – sia chiaro – l’Irak non sarebbe mai stato invaso, né Saddam giustiziato. La forca ha messo a tacere un testimone scomodo della real politik degli ultimi trenta anni dello scorso secolo e soprattutto un soggetto, utilizzato dalle potenze occidentali e dagli USA fin quando è stato utile utilizzarlo, e poi combattuto perché non più gestibile, tenuto stranamente al potere dopo essere giunti ad un passo dalla sua defenestrazione fino al recente epilogo della seconda invasione: ucciso per evitare che le sue verità trovassero voce. I 148 morti in relazione ai quali per Saddam è stata emessa condanna a morte, non appaiono vendicati. Sono stati solo un pretesto. Come le altre migliaia di morti – uccisi con armi chimiche e che non avranno – essi pure – giustizia, se giustizia può mai esistere davanti a simili barbarie. La morte di Saddam è servita solo ai gendarmi del mondo come alibi per dire Missione compiuta! Il nemico è sconfitto ed è morto. Ma – la vita e la morte sono doni di Dio (che è poi lo stesso per tutti: cristiani, arabi, atei e illuministi) Saddam salendo sul patibolo, per i suoi – l’etnia sunnita ed altre frange vicine al partito Bath – è diventato un martire da vendicare. Bush – che come ogni buon seguace di Lynch – non ha nulla da dire o da ingerire nelle decisione dei Tribunale irakeno tace. In realtà ha solo avuto paura di un uomo prigioniero. Un uomo che i suoi crimini avrebbe potuto espiarli vivendo la solitudine della prigionia. Saddam è morto. In Irak la guerra continua. La giustizia dei cialtroni sconfitta. Ungaretti scriveva “La morte si sconta vivendo” (2 - contiuna)


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Giuseppe Falcomatà, conquista Palazzo San Giorgio di Luigi Mamone

Il Sindaco ragazzino

Sperando che prosegua nella linea che fu di Italo, suo Padre, sindaco della Grande Reggio

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lla fine dopo un commissariamento straordinario, il primo che ha riguardato in Italia una città capoluogo, i reggini hanno scelto un baby sindaco. Giuseppe Falcomatà, figlio dell’indimenticato Italo, Sindaco della grande Reggio che guardava con ottimismo e luminosità al proprio futuro, ad appena 31 anni è diventato il primo cittadino del capoluogo. Scelta radicalmente innovativa dell’elettorato? Salto nel buio dettato dalla disperazione? trasversalismo di chiara matrice scopellitiana? Sono tante le matrici che potremmo individuare leggendo il risultato elettorale e, ancora di più una campagna elettorale contrassegnata da un numero abnorme di candidati, circa 1000 dilettanti della politica alla ricerca di un posto al sole. Frammisti con questi, i marpioncelli di sempre e i cavallini di razza. Quale futuro attende allora Reggio? Il messaggio univoco, l’unico chiaramente leggibile, è che Reggio ha detto ad Alfano e ai poteri oscuri dello Stato: Fuori! Riappropriamoci del nostro destino e ricostruiamo da zero la dignità perduta. Falcomatà non sappiamo se

sia stato considerato il meglio della new wave o il meno peggio. Non aveva più importanza. Il diktat era mettere fine ad un commissariamento che verrà ricordato non tanto per la pulizia all’interno di Palazzo San Giorgio (difficile per chiunque) ma per gli olezzi nauseabondi delle tonnellate di spazzatura che giacevano non raccolte per le strade di una città che – sulla carta e solo sulla carta – avrebbe le chanche per puntare al turismo. Purtroppo dietro il fascino un pò demodè del lungomare Falcomatà, la promenade a mare fiore all’occhiello della città, basta girare l’angolo per capire che Reggio è solo un paesone. Con tutti i difetti, endogeni, congeniti e caratteriali della più retrograda mentalità di provincia. Gli anziani, dopo la vittoria del “sindaco ragazzino” hanno continuato a sedere sulle tante panchine e davanti ai bar. Hanno continuato i loro sterili chiacchericci incentrati sul rimpianto per una Reggio che non c’è più e che – ci domandiamo – forse non c’è mai stata. E la vita va e il senso di saudade incombe guardando il blu del mare dello Stretto increspato da marosi leggeri e petulanti: come il vento di tramontana di questo strano autunno che - si spera - per Reggio con il giovane Falcomatà, possa essere l’inizio di una primavera: Stagione di risveglio che faccia dimenticare le criticità che hanno portato al commissariamento e ponga un vero sbarramento contro le mafie. Auguri Sindaco Falcomatà. E si ricordi che il testimone che lei ha raccolto non è quello che le ha ceduto la triade commissariale, ma idealmente quello che con il suo esempio e la sua dirittura le ha lasciato Suo Padre.

«Sindaco a 31 anni»

Elezioni regionali: aperta la stagione di caccia

Candidati e galoppini in cerca di elettori

di Emma Ugolini

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lla luce della analisi delle liste che sono state presentate nella provincia di Reggio per il rinnovo del consiglio regionale anzitempo sciolto, franato insieme al Governatore Scopelliti e al suo tolemaico sistema gestionale regginocentrico non possiamo che essere dubbiosi, incerti, pessimisti. Cinque candidati governatori di cui tre per l’onore delle armi, nonostante – almeno per due di loro – un curriculum personale di tutto rispetto. Il terzo appare chiaramente espressione di un diktat di partito ma ben poco di lui si conosce e solo il popolo del web pentastellato forse ne sa qualcosa. I due challengers per la vittoria, Wanda Ferro e Mario Oliverio, partono con ambizioni e forze diverse. La Ferro è un buon generale di scuola politica catanzarese ma quel che le manca è l’esercito, raccattato – ciò che presenta - dai frantumi di ciò che fu il centro destra granitico di matrice forzitaliota di qualche anno fa. Oliverio, cosentino per scuola e pragmatismo, stante la testa rasata evoca il più noto Olivier - che di cognome però faceva Cromwell e che operò nell’Inghilterra tetragona e puritana di qualche secolo fa fatta tutta di gente con la testa rasata (skinheads): pronta a mandare sul rogo eretici, streghe e oppositori; appare accreditato di un ingente numero di truppe cammellate ovvero di una flotta apparentemente invincibile. Ma la storia- come sempre maestra- ci dice di una flotta: l’ “Invincibile Armada” spagnola – che andò persa in mare dopo un fortunale. E di questi tempi, con un PD che palesa segni d’insofferenza contro “Matttwitt” Renzi e folle che rumoreggiano nelle piazze con Alfano pronto a mandare in giro manganellatori a stipendio fisso, carriera e pensione assicurata per poi versare lacrime di coccodrillo in parlamento non lasciano spazio all’ottimismo. E il fortunale preceduto da lampi e cupi tuoni è nell’aria. Per intanto l’esercito dei galoppini (quelli reggini di area metropolitana stante le recenti amministrative stanno facendo gli straordinari) sono scesi appassionatamente insieme ai loro candidati sul sentiero della caccia al consenso. Votate per me che son bravo! Votate per me che son bello! Votate per me che son forte! Votate per lui perché vuole cambiare il mondo! Votate per me che il mondo tanto non lo cambierà nessuno. Narcisismo, cannibalizzazione (due fratelli, galoppini di professione, in questi giorni razzolano per due diversi candidati, uno di centro destra e l’altro di centrosinistra). Quali sono i programmi? Dove sono i programmi? Perché dovremmo votare per questo o per quello? Sono in tanti a chiederselo. Il futuro della Calabria degli onesti e degli indifesi, della vittime della n’drangheta e della burocrazia, delle vittime dei nepotismi e dei baronati, non troverà certo con questo sistema elettorale e con questa congerie di dilettanti allo sbaraglio (non la totalità, per fortuna, perché qualche sparuta personalità politicamente ed eticamente valida ci sarebbe pure) la soluzione ai propri gravissimi problemi. Soccorra allora il sempre attuale Albanese- Cetto La Qualunque: “Votàti pe mmìa: kkhìù pìlu pe tutti!!!” E la vita va con questo squallido scialo di triti fatti.

Mentre la vita scorre in uno squallido scialo di miserie e di triti fatti


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La Calabria all’ultima spiaggia Domenico Giannetta e la politica del welfare

di Filomena Scarpati Candidato al Consiglio Regionale. Cosa la spinge all’impegno politico? Ridare fiducia a chi l’ha persa negli uomini impegnati in politica è tra le motivazioni prioritarie che mi hanno spinto i prepariamo ad una sfida a scendere in campo. Se elettorale difficile in una guardiamo l’individuo realtà socio-economica e nella sua dimensione reale culturale preoccupante. ci accorgiamo che non tutCosa propone come candidato di Forza Itati vivono all’interno delle lia alle prossime elezioni regionali del 23 e istituzioni il ruolo politico 24 Novembre? allo stesso modo, l’arte La prossima tornata elettorale è prodi governare bene ed in babilmente l'ultima spiaggia per la Camodo onesto è una virtù labria e i calabresi per poter aspirare a di pochi e in ogni caso è quel rilancio che da troppo tempo ormai necessario il cambio geneattendiamo. La nostra Regione è il fanarazionale. lino di coda in quasi tutte le statistiche La sicurezza del territosocioeconomiche che riguardano il paese. rio calabrese diventa semTutti i candidati in questa campagna eletpre più difficile da assicutorale parleranno di occupazione, culturare, quali sono gli obiettivi ra, turismo, innovazione, ambiente etc che si propone di raggiun… temi fondamentali che, come è logico, gere per dare ai cittadini sono prioritari anche per me. Non ci si maggiori garanzie? può permettere di sbagliare, di consentiÈ un tema complesso re una ulteriore regressione generalizza- Il Sindaco Mimmo Giannetta. da affrontare. Se si guarta della nostra Regione. Bisogna tuttavia prendere atto che dal Governo Centrale non solo sarà da alle statistiche infatti si può osservare che la Calabria, tra le Regioni molto difficile avere risorse aggiuntive ma, come ormai dell’obiettivo convergenza, è quella in cui vi è una maggiore percezioè assodato, con la nuova legge di stabilità le regioni subi- ne di sicurezza. Questo probabilmente perché la microcriminalità è ranno ulteriori tagli per circa 4 miliardi di euro. Fino ad meno diffusa che altrove. Ovviamente sappiamo bene che la situazione ora siamo stati dei cattivi gestori dei fondi comunitari, è differente e che la criminalità organizzata influenza quotidianamenè innegabile, ma non possiamo più permettercelo. Non te la vita dei cittadini calabresi. La presenza delle forze dell’ordine è bisogna aver timore di guardare a chi ha saputo fare me- aumentata negli ultimi anni, così come i risultati ottenuti. Non si può glio di noi per imparare a gestire in maniera efficace le quindi pensare di rendere la Calabria una Regione più sicura solamente con l’aumento della presenza delle forze di polizia. Bisogna che si risorse che ci vengono destinate. Il forte debito della Sanità a livello regionale non è ri- instauri un sistema virtuoso che coinvolga tanto le istituzioni quanto entrato nonostante il sacrificio della popolazione costretta la popolazione. Bisogna che ci sia un coinvolgimento più generalizzato a pagare ticket sempre più alti. Pensa che si possa risanare dei cittadini calabresi e un appoggio incondizionato da parte del governo regionale e delle amministrazioni locali. Penso che quello che pesi questo delicato settore? maggiormente sulle spalle dei cittadini è il senso di abbandono, il sentirsi soli di fronte a un problema che sembra non poter essere sconfitto. L’occupazione, il reddito e la ricchezza economica in Calabria mancano. Con quali strategie politiche il centro destra intende realizzare tali obiettivi? Anche il tema dell'occupazione non può che essere di prioritaria importanza per chiunque voglia fare seriamente poliLa Sanità è uno dei tasti dolenti della nostra Regione. tica nella nostra Regione. Se da un lato è vero che la crisi è generalizA nulla son serviti i tentativi di risanamento ad opera zata, è anche indubbio che ci sono regioni che faticano maggiormente dei vari governi regionali ed in ultimo del commissario. delle altre a riemergere, regioni come la nostra che la crisi la vivevaIn qualità di operatore del settore sanitario guardo qua- no ben prima dell'inizio di questo periodo di recessione mondiale. La si quotidianamente con angoscia a tutti gli sprechi, alle carenza di lavoro, i redditi più bassi a livello nazionale, l'apparente inefficienze che non solo rendono vani gli sforzi ma ad- impossibilità a trovare una via d'uscita da questa situazione, se da un dirittura mortificano le professionalità di tanti colleghi lato hanno creato disillusione generalizzata nella popolazione, hanno Pensare di riuscire a dire in poche parole come poter ri- dall'altro generato l'humus ideale per la proliferazione della criminalisanare la sanità calabrese sarebbe un peccato di presun- tà organizzata, che tristemente è l'unica industria in attivo della nostra zione da parte mia, il discorso è talmente articolato che regione. A mio avviso bisogna partire da un presupposto: la Calabria, non basterebbe un libro; quello che posso dire però è che come ampiamente dimostrato dal fallimento dei numerosi tentativi di bisogna riaffermare il valore sociale, culturale ed econo- industrializzazione che non si sono rivelati altro che cattedrali nel demico di un Servizio Sanitario Nazionale che garantisca a serto, non è una regione a vocazione industriale, il lavoro va ricercato e creato altrove; nel turismo, nel patrimonio culturale e ambientale, tutti le prestazioni ritenute essenziali. Sindaco del Comune di Oppido Mamertina ed Assessore nell'artigianato, nell'incentivazione del biologico, nello sfruttamento alle Attività Produttive della Provincia di Reggio Calabria, delle risorse alternative. Ma bisogna farlo con serietà e professionalità.

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«Giannetta, un gentleman

impegnato in politica per la promozione della Calabria»


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Giovanni Arruzzolo

Per trasformare la Regione Calabria diventare Interlocutori privilegiati del Governo

questo senso dobbiamo avere la maturità giusta per trasformare quello che appare come un problema in opportunità. Lei è già Consigliere presso l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, come ha vissuto il rapporto con l’Amministrazione Regionale della Calabria? ei è candidato col Nuovo In tutta franchezza, sui temi del lavoro e Centro Destra e vive in una della formazione professionale non ho ravzona dove gli immigrati vivisato nell’apparato politico ed amminivono svariati problemi di strativo della Regione Calabria la volontà ospitalità e accoglienza, quali provvedidi instaurare un’autentica sinergia tra Enti menti deve prendere la Regione Calabria sovrapposti. Questo è, ovviamente, motivo dopo le elezioni del 23 e 24 Novembre per di rammarico e dispiacere, perché i nostri risanare l’annosa questione? concittadini si aspettavano legittimamente Certamente la questione immigra– e tutt’ora si aspettano - prese di posizioni zione, mai sopita nel tempo, è tutt’oggi forti, scelte coraggiose e tempi rapidi. Per all’ordine del giorno ed il Nuovo Centro citare un solo esempio, bisogna avere il coDestra si sta impegnando – sui territori e raggio di dire che nonostante alcuni passi con le sue massime rappresentanze isti- Dott. Giovanni Arruzzolo. in avanti, i Comuni e le Pubbliche Amminituzionali – per la sua risoluzione. Credo che il tema, dopo anni e svariate legislature regionali di strazioni decentrate non sono state poste nelle condizioni di procedere analisi, meriti oggi una sintesi che possa contemperare alla dovuta stabilizzazione degli LSU e degli LPU. Le statistiche sulla le esigenze socio-economiche non solo della Piana, ma disoccupazione, specialmente giovanile, ci consegnano un quadro asdella Calabria tutta, e le istanze di chi raggiunge l’Italia solutamente negativo. La Regione Calabria che immagino guarda con alla ricerca di fortuna. Credo che, a seguito dell’introdu- tutt’altra attenzione alle esigenze degli Enti subordinati e dei cittadini. Sono tanti i settori a cui devono essere apportati miglioramenti, a quali zione del programma Triton, la Regione Calabria debba diventare interlocutore privilegiato del Governo e delle secondo lei bisogna dare la priorità? Ancora una volta occorre guardare in faccia la realtà e rendersi conistituzioni Europee: fino a quando l’accoglienza degli immigrati verrà percepita come una questione solo cala- to che non vi è un solo settore che non necessiti di interventi forti. La brese o comunque del mezzogiorno, sono poche le azioni priorità per l’intero territorio regionale ed anche per la nostra Provinrealmente incisive a nostra disposizione. Ci vuole gioco cia è, senz’altro, costituito dal tema del lavoro. I cittadini della Piana, di squadra: l’Europa ed il Governo Nazionale hanno il inoltre, chiedono a gran voce un Nuovo Ospedale e, in senso lato, una dovere di dotare le istituzioni territoriali (Regione, Pro- sanità degna di questo nome, dopo gli sperperi del passato ed un piano vince e Comuni) di strumenti adeguati. In questo senso di rientro eccessivamente austero. Ovviamente occorre puntare, limisono fiducioso, atteso che, dopo la non esaltante vicenda tando il ragionamento al nostro territorio, sull’agricoltura, sul Porto di del programma Mare Nostrum, pare che si sia giunti ad Gioia Tauro e sullo sviluppo turistico della fascia costiera. Quali sono i rimedi da apportare ad una politica ormai definita “vecchia” una coscienza complessiva della questione. Nei margini di autonomia in cui può legiferare e rego- che non da ai giovani la possibilità di esprimersi senza condizionamenti? Onestamente non condivido a pieno la domanda. Che ci sia allontalamentare una regione possono essere risolti i problemi impellenti che emergono dal mondo rom e degli immigrati namento dalla politica è fuor di dubbio ma, negli ultimi anni, ravviso un riavvicinamento da parte dei più giovani. Chiaramente l’assenza di affinché resti alto il rispetto della dignità di ciascun uomo? Com’è noto, la riforma del Titolo V della Costituzio- punti fisici di incontro e sedi di partito nei territori ha indebolito il sine e, in particolare, l’art. 117 riservano la politica estera, stema di ricambio generazionale e solo alcuni movimenti politici hanno il diritto di asilo, la condizione giuridica dei cittadini di puntato sui giovani. Credo, però, che l’impegno e la correttezza paghiStati non appartenenti all’Unione Europea e l’immi- no sempre e guardo con grande attenzione a molti giovani amministragrazione alla Stato centrale. Il rischio, dunque, è che le tori locali che hanno deciso di dedicarsi con abnegazione agli interessi Regioni possano limitarsi a proposizioni di principio. della collettività. Anche in questo campo è necessario agire con responTuttavia è evidente che sotto il profilo culturale la no- sabilità e coraggio: chi ha avuto la possibilità di cambiare le cose e non stra terra è da sempre luogo di incontri e di scambi. In vi è riuscito, deve prenderne atto e lasciare spazio a chi ne ha voglia.

di Francesco Di Masi

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Bruno Barillaro

Investire in cultura, tagliare gli sprechi Candidato con il nuovo CDU per Oliverio di Filomena Scarpati

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ei concorre col CDU per le elezioni regionali del 23 e 24 Novembre e da almeno un ventennio ha ricoperto cariche politiche di diversa natura, cosa spinge un Medico ad una competizione elettorale in un momento di crisi economica globale? Con la mia attività di Medico sono già al servizio della gente, continuare a servirla anche in politica è il motivo della mia candidatura alle prossime elezioni regionali. Individuare i problemi di cui soffrono e dare delle risposte positive è quanto mi prefiggo ogni qualvolta decido di affrontare una competizione elettorale. Lei è stato Sindaco di Oppido Mamertina, Presidente della Comunità Montana del versante Tirrenico e Consigliere per la Provincia di Reggio Calabria, quanto pensa sia utile la sua esperienza politica per ottenere risultati? In politica è importante acquisire l’esperienza attraverso la quale l’individuo matura e affronta le varie situazioni che si presentano con una conoscenza diversa, sicuramente più apprezzabile, che consente scelte ed indirizzi che danno maggiori soddisfazioni e risposte adeguate ai bisogni della collettività. L’improvvisazione senza basi può causare crolli irreversibili. Ho ricoperto la carica di Consigliere alla Provincia di Reggio Calabria per ben due volte, di Presidente della Comunità Montana del versante Tirrenico oltre ad essere stato Membro della deputazione del Consorzio di Bonifica dello Zillastro, tutte cariche che mi consentono di espletare meglio l’attività

politico-amministrativa in ambito regionale se sarò eletto. La Calabria possiede un patrimonio boschivo enorme e numerose risorse naturali che possono contribuire allo sviluppo economico del territorio se ben utilizzate, in quali direzioni pensa possano essere fatti degli investimenti? Il patrimonio boschivo della nostra Regione oltre ad essere gigantesco è di grande valenza, ma non è mai stato utilizzato bene. Nel massimo rispetto per la natura ovviamente, queste ricchezze devono essere messe a disposizione della collettività, attraverso forme diverse. Organizzare delle attività sportive, dei percorsi che danno la possibilità di fruire della bellezza di cascate e ruscelli situati talvolta in luoghi irraggiungibili potrebbero essere occasioni per creare sviluppo Dott. Bruno Barillaro a livello turistico. Chi ama la natura desidera che sia rispettata al massimo, per cui non emerge la necessità di costruire mostri di cemento, ma bisogna curare la conservazione e il miglioramento del patrimonio naturale già esistente, creando delle opportunità alternative per i turisti appassionati della montagna allo stato naturale. Il bilancio della Sanità Calabrese è in completo dissesto, come pensa si possa risanare questo settore tanto delicato quanto fondamentale per la salute dei cittadini? Tutti i bilanci che interessano le attività pubbliche e amministrative sono in dissesto, è difficile il risanamento anche per le situazioni pregresse. Il debito è così elevato che non si riesce a stabilire in cifre di quanto realmente sia. È ovvio che bisogna tagliare sugli sprechi individuando i settori su cui bisogna effettuare risparmio sulle spese senza creare disagi e disservizi per l’utenza. Molti servizi vanno invece migliorati e incentivati. Benessere fisico ed economico sono le esigenze primarie dei cittadini, ma la cultura assieme agli altri elementi comporta la completezza, cosa intende commentare in proposito? Investire sulla cultura significa creare i presupposti per un mondo migliore. Alla cultura va data maggiore attenzione per arrivare ad un vivere civile di qualità diversa, più elevata, che porti verso il progresso della società. Durante la mia esperienza di Sindaco a Oppido Mamertina, ho avuto modo di osservare che seminari e convegni hanno il loro effetto positivo, ma attraverso l’insegnamento nelle scuole non deve essere trascurata l’educazione civica che impara a vivere secondo il rispetto delle norme. Alla famiglia e alla Chiesa spetta anche la loro parte. Ricordo da giovane quando partecipavo agli incontri che si tenevano in parrocchia, si discuteva di problemi sociali di natura diversa, erano scambi di opinioni che ci arricchivano, seguiti da un Parroco che moderava i nostri confronti e interveniva al bisogno per insegnarci come relazionarsi con gli altri. In proposito ricordo con affetto Don Monterosso.


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Gioia Tauro:

di Caterina Sorbara

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Il Termovalorizzatore

Un impianto al centro di controversie politiche

riore ai 2,5 nanometri. Quindi il problema importante, è che qualsiasi termovalorizzatore INQUINA! Emette diossine, micro e nano particelle dannose alla salute delle persone. Pensiamo per esempio che in Finlandia, Irlanda e Grecia non ci sono termovalorizzatori e in molti altri Stati, dove erano presenti sono stati chiusi a favore della raccolta differenziata. Dati alla mano dove ci sono termovalorizzatori, aumenta la diffusione dei tumori. A Gioia Tauro i casi di tumore aumentano giorno dopo giorno. Nella città del porto, da quasi un anno è stata avviata dall’Amministrazione Bellofiore, la raccolta differenziata, cosa che sta avvenendo anche in molti altri paesi della Piana. Nonostante ciò il termovalorizzatore continua a bruciare spazzatura, segno che Gioia Tauro continua a essere la “pattumiera” della Calabria. Se in tutta la Calabria, in ogni singolo Comune, venisse effettuata la raccolta differenziata e venissero costruiti centri di riciclaggio dei rifiuti, i termovalorizzatori potrebbero essere chiusi. Gli operai potrebbero essere spostati nei centri di riciclaggio e nella raccolta differenziata. Se Gioia Tauro effettua la raccolta differenziata perché deve tenere il termovalorizzatore aperto per i comuni che non la fanno? Tra l’altro a Gioia Tauro è presente il depuratore che nonostante dicono che funzioni bene, emette miasmi insopportabili per le persone che abitano in quella zona e, che purtroppo non possono lasciare le loro abitazioni costruite con molti sacrifici. Vicinissima a Gioia Tauro, c’è anche la Centrale Turbogas di Rizziconi

Gioia Tauro, esattamente in Contrada Cicerna, a poche centinaia di metri dalla Frazione Bosco del Comune di Rosarno che, conta circa 2000 abitanti, c’è un termovalorizzatore. Un termovalorizzatore, come tutti sanno, è un impianto industriale di incenerimento per combustione dei rifiuti. All’interno è composto da un forno, nel quale vengono bruciati i rifiuti (CDR combustibile derivato dai rifiuti), a volte anche con l’ausilio di gas metano, che serve a innalzare la temperatura e, dulcis in fundo c’è chi vorrebbe di combustione nel il Rigassificatore, un altro “mostro” caso il CDR non abinquinante. Praticamente vogliono bia sufficienti carattrasformare Gioia Tauro in un cimiteristiche di potere tero. Senza dimenticare i tanti ripecalorifico; il calore titori dei telefonini che “sparano” prodotto porta a varadiazioni nell’aria. Come ho già porizzazione l’acdetto i tumori aumentano vertiginoqua in circolazione samente, l’aria è malata, si percepidella caldaia posta sce a pelle, in modo particolare al a valle, e il vapore mattino. È bello guardare l’alba che così generato aziosorge sulla città del porto, ma non è na una turbina che bello guardarla respirando la mortrasforma l’energia te. C’è da aggiungere che spesso ci termica in energia sono persone che si creano loro un elettrica. Il termine inceneritore, bruciando da sé rifiuti termovalorizzatoanche altamente inquinanti. Gioia re, spesso utilizzaTauro non può continuare così, non to, è in realtà poco adatto, oltre che Nelle foto: impianti di termovalorizzazione. fuorviante, semplicemente perché il rendimento passa giorno che non della cosiddetta valorizzazione c’è un funerale a causa del rifiuto, e cioè la quantità di tumori. L’Associaenergetica ricavabile dal pro- zione contro i tumori cesso di combustione dei rifiuti, “Gli angeli della Piana” è di molto inferiore al rendi- sta lottando per questo. mento di qualsiasi centrale elet- Due sono i coordinatori trica tradizionale, e perché l’in- dell’Associazione: Pino tero processo di incenerimento Pratticò, coordinatore consuma molta più energia di regionale e la signora quanta ne occorrerebbe valoriz- Maria La Scala, coorzando il rifiuto con la raccolta dinatrice provinciale. differenziata e soprattutto il Grazie a all’Associariciclaggio. I termovalorizzato- zione, recentemente la ri più diffusi in Europa sono a nota trasmissione “La “griglie”, il funzionamento di vita in diretta” di RAI un termovalorizzatore a griglie Uno si è interessata del può essere suddiviso in 6 fasi: “caso Gioia Tauro”. Ma 1) Arrivo dei rifiuti; 2) Combu- il lavoro dell’Associastione; 3) Produzione del va- zione non si ferma, qualche giorno fa, sono stati raccolti i certificato oncologici, perché si vuole creare pore; 4) Produzione di energia un registro dei tumori e, sta lavorando per intraprendere altre iniziative. L’augurio, però, è che l’Aselettrica; 5) Estrazione delle sociazione non venga lasciata sola a lottare, tutta Gioia Tauro dovrebbe ribellarsi affinché, in primis, ceneri; 6) Trattamento dei fumi. il Termovalorizzatore venisse chiuso. Le donne soprattutto dovrebbero ribellarsi perché è in gioco il Purtroppo oggi, nessun sistema futuro e la salute dei loro figli. E poi la politica dovrebbe fare la sua parte, i politici locali, dovrebbero di filtraggio è in grado di trat- lottare per chiuderlo. Ripeto non è vero che funziona bene, perché inquina lo stesso. Un dubbio però tenere le particelle inquinanti serpeggia nelle nostre menti, non è che anche sul termovalorizzatore aleggiano i fantasmi e non può (particolato) con diametro infe- smettere di bruciare rifiuti?

«Il termovalorizzatore sotto accusa per i troppi casi di tumore»


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Palmi: Piano Strutturale Comunale

Occasione persa Considerazioni e critiche di Natalino Nicita e sociale. Si trattava di favorire un nuovo modello di sviluppo locale, in grado di utilizzare appieno il notevole potenziale del a nuova disciplina urbani- patrimonio di risorse locali. Ma stica dettata dalla L.R. n. al tempo stesso si doveva pun19/2002 prevede la sostitu- tare anche alla piena valorizzazione del tradizionale Piano zione del settore agroalimentare Regolatore Generale (PRG) e del Rego- e all’incentivazione del turismo lamento Edilizio con un innovato assetto culturale e ambientale. Sono normativo: il Piano Strutturale Comunale queste, infatti, importanti leve (PSC) che traccia gli indirizzi strategici dell’economia postindustriale, Progetto di riordino della Piazza Primo Maggio di Palmi. e strutturali, riferiti agli anni futuri, con la quale mette in gioco in modo l'obiettivo di tutelare l'integrità fisica, am- innovativo risorse irriproducibibientale e l'identità culturale del territorio; li e non decentrabili come il patrimonio storico, paesaggistico e culturale. Un’economia stabilisce vincoli di tutela e non attribui- che apprezza la capacità relazionale degli attori dello sviluppo e la qualità delle esperienze sce potenzialità edificatoria, in particolare offerte prima ancora che la produzione di beni e servizi tradizionali. Un’economia quindi che ben si sposa al territorio di Palmi, ricco di eccezionali valenze territoriali con ricadute definisce quali sono i fabbisu tutti i settori produttivi. Si è sogni insediativi che possono persa l’occasione di intendere essere soddisfatti attraverso il Piano Strutturale Comunale, azioni di riorganizzazione, adcome strumento di convergendensamento, riqualificazione za tra politiche economiche, e quali fabbisogni richiedosociali, ambientali - paesaggino nuovo consumo di suolo. stiche, urbanistiche, edilizie, Dopo una valutazione attenta delle opere pubbliche che nel del PSC, adottato dal Comune loro insieme danno corpo alle di Palmi con delibera C.C. del politiche territoriali. La storia 31/07/2014, sono arrivato a fare recente del territorio del Coalcune sostanziali osservazioni: mune di Palmi ci restituisce un il Piano, così come è stato proterritorio a due facce, tra luoghi posto, avrebbe dovuto privilecompromessi, congestionati per giare la sua natura di strumento eccesso di abusivismo con condi governo delle trasformazioni seguente antropizzazione caopiuttosto che strumento di retica e relativa compromissione golazione degli assetti fisici e Antica planimetria dell’abitato di Palmi. dell’ambiente e del patrimonio funzionali del territorio secondo la tradizione canonica del piano regolatore paesaggistico e luoghi ancora mirabilmente integri, sottoutilizzati e scarsamente frequentacomunale. Al tempo stesso avrebbe dovu- ti. Così le aree costiere, rurali e quelle prossime alle reti di comunicazioni stradali sono state to assumere la prospettiva di convergenza investite da uno sviluppo disordinato, con una mescolanza di funzioni insediative spesso tra piano urbanistico e programmi di svi- incompatibili e con un modesto livello qualitativo. Emerge dunque con chiarezza quello che luppo locale, cercando di rendere coerenti avrebbe dovuto essere l’agenda delle priorità del piano: • Riqualificare il tessuto insediativo del centro urbano, promuovendo l'offerta di quadri di insieme e scelte di investimento pubblico e privato, riferite non soltanto alle servizi e di infra-strutture necessarie a migliorare la vivibilità locale, promuovere solo le opere pubbliche e alla rendita fondiaria, ma iniziative strategiche per il rafforzamento della competitività dell’economia locale, evitancomplessivamente alle dinamiche dei siste- do la proliferazione di funzioni non qualificate in un’area che ormai scarseggia di suoli mi produttivi locali e dei consumi sociali. idonei alla nuova urbanizzazione; • Conservare attivamente il resto del territorio, garantendo in particolare la soAssumendo come sfondo le nuove politiche di concertazione su base territoriale, il stenibilità della gestione del territorio rurale, l’attrattività turistica dei centri storici e del PSC sarebbe dovuto essere concepito come patrimonio paesaggistico, la messa in sicurezza rispetto ai rischi idrogeologici. In questa occasione per costruire le intese interistitu- prospettiva il piano avrebbe acquistato il duplice significato di strumento mirato alle strazionali in materia di governo del territorio tegie di riordino della struttura insediativa esistente, privilegiando le strategie del recupero e di programmazione dei progetti rilevanti edilizio e della riqualificazione urbana, con promozione mirata di pochi nuovi interventi a ai fini dello sviluppo sostenibile del territo- valenza strategica per l’istaurarsi di un nuovo modello di sviluppo locale, diversificato e rio di Palmi. In questa prospettiva il PSC ad elevata qualità delle prestazioni offerte. Alle due accezioni prefigurate per il Piano coravrebbe dovuto caricarsi di compiti che rispondono diverse strategie urbanistiche e diverse modalità di trattamento delle domande vanno oltre l'urbanistica tradizionale, per i di uso dello spazio. Per la prima, avrebbero dovuto essere privilegiati gli interventi in aree suoi contenuti, che lo avvicinano alla pro- interessate soprattutto da fenomeni di degrado (urbanistico, edilizio, ambientale, sociale) grammazione dello sviluppo territoriale che con l'intento di ripristinare condizioni accettabili di qualità abitativa e urbana. Per la selo assimilano alla programmazione stra- conda sarebbero stati considerati interventi anche in aree non degradate, motivati dalla loro tegica. Diventa, infatti, l'espressione di un capacità di promuovere lo sviluppo di funzioni decisive per il futuro del territorio di Palmi. patto tra Comune, Provincia e Regione che L’obiettivo avrebbe dovuto essere di introdurre funzioni ad elevata centralità territoriale, si propone di indirizzare le trasformazioni orientate verso la nuova economia, utilizzando bene le poche aree ancora disponibili per i dell’economia insieme a quelle del territo- nuovi insediamenti. Si è persa l’occasione, questa classe politica incapace, ceca e irresponrio, in una visione che muove dall'obiettivo sabile ha scelto di intraprendere una strada che porterà alla distruzione del nostro patrimoirrinunciabile della sostenibilità ambientale nio paesaggistico, storico e culturale, i cui effetti ricadranno sulle generazioni future.

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13 Ottobre 2014

Giorno di intense emozioni

La “Corale TAU Padre Alessandro Nardi” con Riccardo Muti

di Luigi Cordova

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a sempre l’uomo ha avvertito l’esigenza di raccontare e di raccontarsi. Non solo per una urgenza liberatoria, ma anche per comunicare ad altri ciò che dentro urge. Trenta elementi della Corale ed il Maestro fondatore Michele Tettè, hanno vissuto la giornata del 13 Ottobre 2014 intensa e ricca di emozioni. A Reggio Calabria, precisamente all’Auditorium Scuola Allievi Carabinieri “FavaGarofalo”, ha avuto luogo il conferimento della Laurea Honoris Causa al grandissimo maestro RICCARDO MUTI ed è stato straordinario evento Il Maestro Tettè omaggia Riccardo Muti. di valentia culturale. Riccardo Muti… colui che elargisce in tutto il mondo, come farmaco dell’anima, le felici sinfonie della musica che non ha confini! Nella dorata cornice di questo straordinario avvenimento, in rappresentanza della Città di Taurianova, la CORALE TAU Padre Alessandro Nardi diretta dal M° Michele Tettè ha avuto l’onore di essere stata invitata a partecipare a questo eccezionale accadimento che La “Corale Tau”. In primo piano i Maestri Tettè e Nicolosi è stato ed è fonte di forte valorizzazione di un patrimonio Meridionale cui il Maestro Riccardo Muti, “Prode Italiano del Sud”, ha rappresentato un momento di grandissimo orgoglio per la L’esibizione della “Corale Tau” diretta dal Maestro Tettè. Calabria. Fortissima la commozione, intensa la felicità ed il piacere della Corale di essere stata a pochi metri di distanza da un GRANDE che tutto il mondo ci invidia, ed alto l’onore,come Coro Polifonico, di essere stato da Lui ascoltato nella canzone Inno della Calabria “La Calabrisella” trascrizione a quattro voci elaborata dal Maestro Ferdinando Curinga. Ancor più suggestiva è stata la totale partecipazione del pubblico durante l’esecuzione del brano e l’attenzione prestata dal Maestro Muti nei confronti della Corale, che ha arricchito il gruppo nello spirito, soprattutto quando si è congratulato con il M° Michele Tettè. Bello anche il momento della consegna da parte della Corale della scultura, fatta dall’Artista Ferraro che opera a Seminara, rappre-

sentante la Calabrisella. Il Direttore ed i componenti della Corale, esprimono i sensi di profonda gratitudine al Presidente del Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria Maestro Cettina Nicolosi e, non ultimo, all’Assessore alla Cultura Dottor Eduardo Lamberti Castronuovo artefici della partecipazione all’evento. Con spirito di profonda umiltà la Corale non lesinerà energia e passione per la divulgazione della cultura che, tra tanti freddi egoismi, fa sperare che la nostra Calabria sia ancora in grado di recepire un palpito di bene.

«Muti, la Calabria nel cuore!»


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La gestione della tendopoli di San Ferdinando alla Caritas, al Cenacolo di Maropati e alla Parrocchia S. Antonio di Bosco di Rosarno

Progetto “Presidio” e progetto “Costruire speranza in calabria”

di Cecè Alampi

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l 14 Ottobre scorso presso la tendopoli – baraccopoli, di San Ferdinando sono state demolite le fatiscenti baracche degli immigrati stagionali. Costruite abusivamente da coloro che non erano riusciti a trovare posto nelle tende, che attualmente ospitano circa 400 migranti. La rimozione, condivisa in . Prefettura durante un’apposita Riunione Tecnica del Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica e del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, era stata preceduta da altri incontri coordinati dalla Prefettura, durante i quali gli Enti territoriali competenti erano stati sollecitati ad adottare iniziative per il superamento delle criticità connesse alla presenza dei migranti nella piana di Gioia Tauro. Riunione Tecnica, alla quale la Diocesi di Oppido Mam. – Palmi ha partecipato con il Diac. Vincenzo Alampi, Direttore della Caritas Diocesana, Don Pino Demasi, referente di Libera, con il Dott. Giovanni Toscano Ricercatore all’Università di Messina e con Bartolo Mercuri Presidente del “Cenacolo” di Maropati. Oltre allo smantellamento della baraccopoli i partecipanti all’incontro con il Prefetto Sammartino hanno deciso un piano di interventi diviso in due fasi: lo smantellamento delle baracche sorte intorno alla tendopoli; l’eliminazione immediata dei rifiuti; la revisione e il consolidamento delle tende; la revisione dei cavi dell’energia elettrica; una campagna programmata di profilassi a cura dell’ASP; la disinfezione e la disinfestazione della tendopoli; l’affidamento della tendopoli ad una Associazione di volontariato, per la custodia e la mediazione interculturale. Per la seconda fase, che dovrà avvenire entro il prossimo anno, favorevolmente accolta la proposta del Prefetto di eliminare la tendopoli e di favorire l’inserimento dei migranti nei centri abitati per una loro piena integrazione nel tessuto urbano. Le operazioni di smantellamento sono state disposte dal Comune, nel frattempo Commissariato dal Prefetto con la Vice Prefetto Vicario, Dott.ssa Cosima Di Stani. Le uniche strutture rimaste in piedi, in attesa dell’arrivo di appositi container,

sono state quelle adibite a Moschea, a Chiesa Cattolica e a Centro di Aggregazione. Il Comune di San Ferdinando, con il contributo di 100.000 euro, ricevuto dalla Regione Calabria, ha programmato l’erogazione dei servizi essenziali necessari, L’Azienda Sanitaria Provinciale, per tenere sotto controllo ogni potenziale focolaio di malattie infettive, a favore dei migranti, organizzerà una mirata campagna di prevenzione e di profilassi. La seconda fase partirà subito dopo le prossime elezioni del Presidente e del Consiglio Regionale della Calabria e cercherà di favorire una sistemazione alloggiativa meno precaria, al fine di agevolare l’inserimento dei migranti nel contesto urbano dei rispettivi territori e favorirne l’integrazione e l’inclusione sociale. La Caritas Diocesana, ha ribadito, più di una volta, la sua disponibilità, insieme a quella delle Associazioni ecclesiali della Diocesi di Oppido Mam. – Palmi, di continuare il loro servizio di assistenza ai migranti, di mediazione e di coordinamento delle Associazioni di volontariato e delle iniziative interculturali, evidenziando, ogni volta, il pensiero di S.E. Mons. Francesco Milito Vescovo della Diocesi di Oppido Mam. – Palmi, contenuto nei quattro messaggi specifici sui migranti e ribadito, più di una volta, durante convegni e incontri, che evidenziano la richiesta di superare le emergenze e di passare ad una cultura di accoglienza dignitosa e ad una possibile integrazione. La custodia della tendopoli, nelle more della preparazione della Gara di Appalto, è stata affidata dal commisario Dio Stani alla Caritas Diocesana che, ha accettato l’incarico anche a nome di Bartolo Mercuri, di Don Roberto

Meduri e di Don Pino Demasi. La Caritas Diocesana di Oppido Mam.-Palmi, intanto, in tutto il territorio diocesano, ha iniziato un servizio di grande importanza e utilità con il “Progetto Presidio” per garantire una presenza costante nei territori interessati all’arrivo di lavoratori, attraverso un presidio di operatori Caritas pronti ad offrire, oltre ad un’assistenza per i bisogni più immediati, anche aiuto legale e sanitaria e un aiuto per i documenti di soggiorno e di lavoro. I “Presidi”, riconoscibili grazie al logo del progetto possono seguire così, tramite anche una banca dati, gli spostamenti dei lavoratori garantendo assistenza in ogni luogo dove c’è un Presidio Caritas. “Si tratta – come sottolinea il direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu - di accogliere, ascoltare, accompagnare persone particolarmente vulnerabili e, dove necessario, difenderle da sfruttamento e soprusi”. Insieme al Progetto Presidio, la Caritas Diocesana sta portando avanti anche il Progetto “Costruire Speranza in Calabria” che si prefigge di intervenire nell’ambito della promozione della legalità, ambito di intervento che si configura come una delle priorità educative della Chiesa. La comunità cristiana educa servendo i poveri. Aspettiamo adesso la politica regionale e nazionale, la “grande assente”, affinché possa programmare politiche del lavoro, economiche e sociali volte a favorire la tenuta dei prezzi, specialmente in agricoltura, lo sviluppo di ogni altra attività, il rispetto di ogni dignità e condizioni di vita nuove, volte a contrastare il lavoro nero, a favorire l’accoglienza e l’integrazione che da sempre è la vera ricchezza di ogni territorio e Paese.


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Idee e strumenti per una Agricoltura a 360 gradi

multifunzione e sostenibilità alla base di affascinanti sfide trasversali di Francesco Pasquale Cordopatri

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’odierna agricoltura ci pone davanti a delle affascinanti sfide trasversali. Inevitabilmente, oggi, questo settore si trova a dover conciliare molteplici esigenze, badando bene che quando parliamo di esigenze in ambito agricolo, ci riferiamo a qualcosa di intrinseco all’essenza stessa del nostro sistema eco-sociale. Rivisitando l’architettura del sistema agricolo in chiave evoluzionistica, ci accorgiamo che esso ha viaggiato su un binario parallelo a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche, carpendone saltuariamente i benefici. La crescita ipertrofica di queste summenzionate conquiste tuttavia, ha spesso accentuato il divario tra l’Uomo e la Natura, quest’ultima convenzionalmente interpretata come fonte di risorse. In barba ad ogni approccio antropocentrico, oggi occorre ri-considerare radicalmente il binomio Uomo/Natura. Ciò si potrebbe estrinsecare, nell’ambito del concreto, volgendo il timone verso innovativi modelli di sviluppo che permettano di rinsaldare il “patto” tra uomo, ruralità ed economia. Il primo passo che si è compiuto in tal senso, è stato quello di abbandonare la visione di una agricoltura intesa solo in chiave “produttivistica”. Non si parla quasi più di produzione quantitativa scellerata ed alienante. Questo step, concretizzato attraverso moderne politiche, ha permesso di porre le basi per una potenziale entrata nell’orbita di una realtà più sobria, quasi “post-industriale”. Oggi, le funzioni dell’agricoltura sono distribuite in una molteplicità di discipline, tant’è che, odiernamente, per agricoltura intendiamo una entità riferibile ad ambiti quali natura, ambiente, paesaggio, turismo, sport, ricreazione ecc. Ed è proprio grazie a tutte queste funzioni che, se opportunamente inquadrate nel grande insieme della “sostenibilità”, si possono generare modelli di sviluppo che possano giovare a tutti gli elementi dei nostri agro-ecosistemi, compreso il famigerato “profitto”. Per procedere oltre, occorre definire alcuni concetti chiave. Primo tra questi lo “Sviluppo sostenibile”, universalmente definibile come quel tipo di sviluppo in grado di far fronte alle esigenze del presente senza compromettere la possibilità, per le future generazioni, di soddisfare i propri bisogni. In realtà, tale sviluppo, può essere considerato un vero e proprio obiettivo, funzione di un razionale utilizzo ed allocazione delle risorse. Il secondo punto chiave è la “Multifunzionalità”, espresso concettualmente come quell’assetto aziendale, o meglio inter-aziendale, che consente di massimizzare i profitti, armonizzando aspetti quali la conservazione del paesaggio, la ricezione turistica, le attività culturali oltre che, naturalmente, un approvvigionamento alimentare sano e garantito. Così ad esempio, una o più aziende (rete di aziende pilota) che possano riorganizzare la propria offerta, diversificandola ed espandendola a queste attività in maniera eco-sostenibile, può rappresentare una valida risposta alle esigenze non solo dei singoli ma di buona parte di un territorio come il nostro, caratterizzato da una forte identità rurale. Comporre una valida rete aziendale può significare la formazione di un soggetto in grado di trainare considerevoli fette di economia zonale. Per perseguire questi due obiettivi, è necessario uno strumento, forse sottovalutato, ma pur sempre a disposizione della Comunità. Tale strumento prende il nome di “Pianificazione territoriale” ed ha precisi criteri tecnico- normativi, troppo spesso bypassati dai gruppi di interesse che concorrono nelle “scelte”. La “pianificazione territoriale”

infatti altro non è che l’utilizzazione del sapere scientifico al fine di assumere decisioni riferite al territorio, all’ambiente od al paesaggio – quest’ultimo inteso non solo come forma sensibile di un territorio bensì come interfaccia dinamica tra i processi sociali ed ambientali di un territorio. Queste decisioni, oggetto della pianificazione, dovrebbero essere funzione esclusiva di ben definiti obiettivi ed il tutto dovrebbe essere organizzato in modelli decisionali multi-criteri (vedere bibliografia per approfondimenti) – coadiuvati possibilmente da strumenti di supporto quali i “sistemi informativi territoriali” (SIT e GIS). Questi strumenti infatti permettono di “geo-referenziare” i dati di sviluppo, facendoli confluire in piattaforme tecniche in grado di simulare, con una notevole precisione e plasticità, i più disparati scenari di sviluppo. Un interessante modello di pianificazione è stato proposto da Steiner e prende il nome di “Pianificazione ecologica” (P.E.). Risalendo all’etimo greco della parola “ecologia” ci accorgiamo che il significato di “casa” (Oikos-οίκος) risuona a rimarcare il diretto interesse verso ciò che ci protegge e ci consente di esplicare le nostre funzioni vitali; in sostanza l’ambiente (agro-ecosistema nel nostro caso) nel quale viviamo ed i rapporti tra le sue componenti. L’ecologia, applicata alla pianificazione (o viceversa) diventa dunque una maniera efficiente di pianificare il territorio. La P.E. fa infatti leva sui punti di forza rilevabili sotto gli aspetti delle informazioni biofisiche e socioculturali di un territorio. Questo modello è scandito in più fasi squisitamente tecniche. Attraverso questo strumento è possibile mettere in evidenza quelle che sono le potenzialità ed i limiti di un territorio/ paesaggio. È possibile così pianificare in funzione dei fattori “economia” e “sostenibilità” - fondamentali per un efficiente sviluppo. Altra peculiarità di questo modello, come si evince dalla diagramma di flusso (Fig. 2), è la “partecipazione”, ovvero il coinvolgimento attivo dei cittadini in ogni fase di tale processo. Il principale vantaggio di questo ultimo punto è infatti quello che i cittadini diventano attori principali del processo decisionale e coadiuvano tecnici e politici a far fronte alle esigenze. Ciò, nel momento di sintesi delle risposte al territorio, giova alla validità stessa dei piani ed alla loro applicabilità effettiva. In conclusione, gli strumenti per un adeguato sviluppo sono molteplici. Multifunzione e sostenibilità, possono, se adeguatamente supportati (da comunità tecnici e politici), essere una valida strada verso una moderna e dinamica agricoltura e verso la valorizzazione del nostro immenso patrimonio rurale.

1. Identificazione dei problemi e/o delle opportunità

2. Determinazione degli obiettivi

11. Amministrazione e gestione

3. Raccolta di dati e analisi. Livello regionale

10. Attuazione del piano e dei progetti 8. Informazione e coinvolgimento dei cittadini

4. Raccolta di dati e analisi. Livello locale

9. Progettazione di dettaglio

7. Piano del paesaggio

5. Studio di dettaglio 6. Ipotesi di piano e di progetto

Modello di Pianificazione Ecologica (tratto da: “Costruire il paesaggio, un approccio ecologico alla pianificazione”. Steiner.)..


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Funghi in mostra al Porto degli Ulivi Rassegna micologica che ha evidenziato una risorsa del nostro ecosistema di Caterina Sorbara

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omenica 12 Ottobre presso il Centro Commerciale “Porto degli ulivi” a Rizziconi per l’intera giornata, si è tenuta la 4^ Mostra dei Funghi, organizzata dal Gruppo Micologico, ambientale e culturale “Domenico Gioffrè” di Rizziconi, presieduto dal Prof. Teodoro Iaropoli. Nonostante le condizioni climatiche avverse, in quanto la montagna a causa della siccità è secca, i soci del gruppo micologico hanno raccolto 137 specie diverse di funghi, tutti corredati da un cartellino con il nome scientifico e una nota sulla commestibilità o la velenosità. Tra tutti spiccava un fungo dal peso di un chilo e mezzo (Boletus edulis). Tutti i visitatori hanno potuto ammirare i funghi e, soprattutto capire quali non sono i commestibili. Infatti lo scopo della mostra è stato spiegare a tutti i visitatori, le qualità organolettiche dei funghi esposti, e anche la tossicità e la pericolosità di quelli non commestibili. Erano presenti oltre al Presidente e tutti i componenti del Gruppo Micologico, anche il Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la biodiversità, che da anni collabora con l’Associazione, per la divulgazione del rispetto dell’ambiente sul territorio. Gli uomini del Corpo Forestale, hanno risposto alle molte domande dei numerosi visitatori. Il Prof. Iaropoli, ci ha spiegato che l’associazione non è nata prettamente per la cultura del fungo, bensì per un fattore culturale. Essendo lui docente di Agraria e, profondamente naturalista, ha

voluto far diventare questo suo “credo” in un fatto sociale, diffondendo la cultura di salvaguardia del territorio. L’Associazione non opera solo a livello micologico, ma considera tutte le problematiche legate all’ambiente; collabora attivamente con le scuole, organizzando delle escursioni di tipo didattico-ambientalistico, durante le quali, vengono tenute lezioni di micologia e botanica, disponendo di soci molto preparati in campo micologico, naturalistico e botanico.In futuro l’Associazione, vorrebbe creare a Rizziconi, un centro in grado di dare un servizio di tipo sanitario, perché purtroppo non tutti conoscono le qualità organolettiche dei funghi. Ricordiamo che l’Associazione conta più di 70 soci e nel mese di Novembre terrà una mostra presso il Liceo Scientifico di Cittanova e poi un’altra presso la Facoltà di Agraria di Reggio Calabria. Il Prof Iaropoli, ha espresso parole di ringraziamento per il Centro Commerciale “Porto degli Ulivi”, per la cortese disponibilità nell’ospitarli e, anche perché è uno degli sponsor dell’evento.

Il “Porcino” (Boletus- Boletus) delizia micologica calabrese.

«Profumi di una natura amica»


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Taurianova: Consulta delle Associazioni e della società civile

Associazionismo e speranze di rilancio di Michele Ferraro

S

i è formata, finalmente, anche a Taurianova, nei giorni scorsi, la Consulta delle Associazioni e della società civile. Il suo iter costitutivo aveva preso avvio, addirittura, durante la precedente gestione commissariale ma, soltanto con gli attuali commissari, con una delibera del 07/10/2013, è stato pubblicato il Regolamento per il funzionamento e l’istituzione della Consulta e dell’Albo delle “Libere forme associative e del volontariato”. Il procedimento che ha portato all’elezione degli organi rappresentativi della Consulta, ad onor del vero, è stato un po’ lungo. Basti pensare che dalla scadenza del Bando all’emanazione della determina che, previa verifica della documentazione presentata, ha approvato l’elenco delle 15 Associazioni cittadine iscritte all’Albo, sono trascorsi ben 7 mesi, a fronte dei 60 giorni previsti dal Regolamento. Tuttavia, quello che oggi conta per la città di Taurianova, è essere finalmente riusciti a costituire un organismo che, come recita l’art. 10 del Regolamento, “Attraverso lo sviluppo di una cittadinanza attiva e responsabile vuole favorire la crescita sociale e culturale dei cittadini, ponendo particolare attenzione alle fasce sociali più deboli e svantaggiate”. I fini istituzionali che la Consulta si prefigge sono: “favorire il raccordo ed il coordinamento fra Associazioni e tra l’associazionismo locale e l’Istituzione pubblica; promuovere azioni di formazione, di aggiornamento e di sensibilizzazione alla cultura della solidarietà e di orientamento al volontariato, in particolare curando il coinvolgimento della popolazione giovanile nelle Associazioni presenti sul territorio; orientare l’Amministrazione comunale nell’assunzione delle scelte aventi come riferimento l’associazionismo locale, mediante lo scambio reciproco di informazioni e punti di vista, anche al fine di attivare programmi di collaborazione verso obiettivi generali comuni”. Alle recenti elezioni, che hanno visto partecipare tutti i rappresentanti delle Associazioni iscritte all’Albo, sono stati eletti il Presidente dell’Assemblea, nella persona dell’Ing. Fabio Scionti, delegato dell’associazione di Azione Cattolica della parrocchia “San Giuseppe”, ed i componenti del consiglio esecutivo, che ben rappresenta il tessuto sociale e culturale dell’associazionismo

I rappresentanti della Consulta con il Commissario Lombardo.

cittadino. All’Assemblea, oltre agli incombenti di par- mozione umana può essere un valore tecipazione democratica, spettano compiti importanti aggiunto per ogni Amministrazione di promozione delle iniziative di formazione, di stu- locale, sia per dare maggiore vivacità dio e di ricerca; di esprimere pareri, indicazioni e sug- alle iniziative sociali e culturali che gerimenti sugli atti di programmazione e di gestione coinvolgono la città e sia come supadottati dall’Amministrazione comunale nelle materie porto alle attività sociali di assistenza inerenti l’attività della Consulta; e di favorire e pro- alle fasce più deboli e svantaggiate muovere la pubblicizzazione delle iniziative, la cono- della popolazione. C’è da aggiungere, scenza e lo scambio fra le Associazioni. L’iscrizione infine dandone anche atto, che l’Amall’Albo delle Associazioni comunali comporterà poi, ministrazione comunale, che ha un per le associazioni presenti, tanti benefici, tra i quali: il settore dedicato ai servizi della persoriconoscimento del patrocinio dell’Ente per le proprie na, con la recente presa in servizio di manifestazioni; l’utilizzo di immobili ed attrezzature un assistente sociale, sebbene a tempo comunali; l’inserimento, in appositi spazi, ovvero nel parziale, sembra proprio andare verso sito web istituzionale del Comune, di notizie riguar- la giusta direzione! danti l’Associazione; la possibilità stipulare protocolli e convenzioni al ELENCO DELLE ASSOCIAZIONI fine di promuovere l’attuazione di programmi di ISCRITTE ALL’ALBO interesse locale; la possi1) Risveglio ideale bilità di accedere ad inter2) MAMMALUCCO venti economici a soste3) Agriprodotti G.A.S. gno di attività ordinarie 4) Lions club “Vallis Salinarum” annuali, manifestazioni 5) A.D.A. - Centro Anziani o iniziative programmate 6) Azione Cattolica “P.G. Frassati” e contributi straordinari, 7) AUSER “Madre Teresa di Calcutta” ovviamente secondo le 8) Azione Cattolica “San Giuseppe” disponibilità del Comu9) Ass. Sportiva Dilettantistica Esperia Onlus ne. Per questo è auspica10) Nuova Aracne bile che la pubblicazione 11) Abbadia del bando che permetta 12) Parallelo 38 l’iscrizione all’Albo di nuove associazioni abbia 13) Pane Spezzato una cadenza non molto 14) AVIS comunale di Taurianova lontana nel tempo, 15) A.C.T. Antiracket e Antiusura per un maggiore stimolo culturale e permettere, anche, un Presidente Ing. Fabio Scionti Ass.ne “Azione Cattolica S. Giuseppe” ulteriore coinvolgiComponente Sig. Salvatore Carà Ass.ne “ADA - Centro Anziani” mento dell’associaComponente Prof.ssa Lucia Ferrara Ass.ne “Nuova Aracne” zionismo cittadino. Componente Sig.ra Maria Romeo Ass.ne “AUSER” In questo periodo Componente Avv. Annamaria Fazari Ass.ne “Abbadia San Martino” storico, poi, investiComponente Prof. Aldo Spanò Ass.ne “Risveglio Ideale” re sulle associazioni Componente Sig. Filippo Andreacchio Ass.ne “Mammalucco” di volontariato finalizzate alla proOrganigramma del Consiglio Esecutivo della Consulta


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Terranova Sappo Minulio

Civiltà e “Rifiuti”…

All’avanguardia per la cura della città e il senso civico dice NO alle intrusioni di forestieri alla ricerca del cassonetto perduto di Domenico De Angelis

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Terranova S.M. è presente, ormai da tempo, la raccolta differenziata, anche se per ora, parziale e limitata alle tre classiche categorie (carta, plastica e vetro). Mentre per il materiale indifferenziato, come l’umido e altro, che non rientra nelle categorie precedentemente richiamate, sono disponibili degli appositi contenitori, di cui è possibile servirsi. La rinomata cittadina di Terranova, grazie a tale servizio, potremmo definirlo “misto”, cioè, che consente di alleggerire il carico dei contenitori grazie all’uso della differenziata, non ha presentato i noti problemi che per qualche periodo hanno afflitto molti dei comuni della Piana, creando non pochi disagi. Un plauso, quindi, al senso civico dei terranovesi. Fatta questa doverosa premessa, è bene segnalare che nella graziosa cittadina Il Municipio di Terranova. terranovese, da qualche tempo, si sono riscontrati comportamenti, sgraditi ed incresciosi, legati ad le quantità di rifiuti portati in discarica, un non corretto atteggiamento da l’utilizzo dei cassonetti, specialmente di parte di chi – persone che vengono quelli dislocati in prossimità dei confini da fuori paese – ha approfittato di territoriali del Comune, viene solitamente tali servizi, per scaricare materiali effettuato anche da parte dei cittadini non diversi, ed in quantità non idonea residenti nel Comune di Terranova S.M. o all’interno dei cassonetti posti nei da parte di titolari di attività non presenti confini territoriali del Comune. Il sul territorio Terranovese. Ordina: 1) il dimalcostume, si è notato, in concovieto assoluto di conferimento di qualsiasi mitanza con l’avvio della raccolta tipo di rifiuti nei cassonetti e contenitori differenziata nei comuni limitrofi. dislocati nelle aree del territorio comunaNon è corretto liberarsi della spazle da parte di cittadini NON residenti nel zatura portandola nel paese vicino. Comune di Terranova S.M. o titolari di Tali inaccettabili comportamenti, attività NON insediate sul territorio cohanno spinto l’amministrazione Cassonetto di raccolta RSU. munale; 2) Di attenersi scrupolosamente a comunale di Terranova S.M. ad quanto indicato nei documenti esplicativi emettere una precisa ordinanza. La necessità di emettere una or- delle modalità di conferimento dei rifiuti, in modo che si rispetti la dinanza è solitamente motivata dalle continue segnalazioni che i tipologia di rifiuto che i cassonetti devono contenere. Avverte che cittadini rivolgono al Comune. Quest’ultima è un atto ufficiale e l’inosservanza degli ordini di cui sopra comporta l’applicazione richiama solitamente l’attenzione su un comportamento non più della sanzione (…). Inoltre invita i cittadini residenti a segnalare tollerato, in quanto non decoroso o non civile. L’ordinanza a cui si agli uffici competenti le eventuali violazioni della presente ordinanfa riferimento, è nella fattispecie, la protocollo n° 1434 del 21 Mag- za». Da quanto precedentemente richiamato, è auspicabile che tali gio 2014 con cui l’amministrazione comunale di Terranova S.M. ha comportamenti non vengano più compiuti, mostrando rispetto verso voluto richiamare l’attenzione sul corretto uso dei cassonetti dello tutti i cittadini terranovesi e mostrando senso civico verso tutti gli sporco non differenziato. In riferimento alla già citata sentenza si abitanti pianigiani che sicuramente di tali comportamenti non ne può leggere quanto segue: «(...) Riscontrato che, come più volte vanno fieri. I “furbetti”, vanno sempre smascherati e non imitati. segnalatoci da numerosi cittadini e come rilevato dall’analisi del- Terranova, giustamente, non accetta di essere la pattumiera di tutti.


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Un Nobel da ricordare

La Beata Madre Teresa di Calcutta riceve nel 1979 il Premio Nobel per la Pace di Domenico De Angelis

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a pace è un concetto di scottante attualità. Va riproposta in particolare in questo momento in cui molti focolai di guerra sono stati accesi nel mondo e la violenza dell’uomo sembra non aver limiti. Fanatismi religiosi, ideologie, lotte di potere, corsa agli armamenti, omicidi mascherati da nobili fini (come aborto ed eutanasia), non riconoscimento della dignità della persona, la mettono a serio rischio. Secondo la Dottrina sociale della Chiesa, la pace è un valore e un dovere universale. Si fonda su una corretta concezione della persona umana e richiede l’edificazione di un ordine secondo giustizia e carità. La pace è in pericolo quando all’uomo non è riconosciuto ciò che gli è dovuto in quanto uomo, quando non viene rispettata la sua dignità e quando la convivenza non è orientata verso il bene comune, e quando viene perpetrata l’iniqua distribuzione dei beni. Tali concetti sembrano essere stati incarnati anche da chi – laico – concepisce la pace allo stesso modo. Affinché si valorizzi al meglio il lavoro fatto in tale direzione, è stato previsto uno specifico premio. Il nobel per la pace. Il premio Nobel per il mantenimento della pace è stato previsto nel testamento di Alfred Nobel del 1895 ed è stato assegnato per la prima volta nel 1901 (come d’altronde gli altri premi previsti da Nobel stesso). La cerimonia di consegna del Nobel per la pace si tiene ad Oslo (Norvegia). Il vincitore del premio viene scelto dal Comitato per il Nobel norvegese. L'annuncio della decisione viene effettuato a metà ottobre e la consegna del premio avviene presso il municipio di Oslo. Nel 1979, precisamente il 17 Ottobre, il premio, è stato assegnato ad una religiosa cattolica, Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu (Skopje, 26 Agosto 1910 – Calcutta, 5 Settembre 1997). La fondatrice della comunità delle Missionarie della Carità, viene insignita del riconoscimento “per il lavoro compiuto nella lotta per vincere la povertà e la miseria, che costituiscono anche una minaccia per la pace”. Rimarcando nell’occasione, il rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona. Inquadrare, anche minimamente l’opera di Madre Teresa, è impresa ardua, e non è lo scopo principale del presente articolo. In tale sede, ricorrendo il 35° anniversario della consegna del premio appena menzionato, si vuole ricordare qualche particolare momento di quell’occasione. Sconvolgente per tutti è stata la decisione di Madre Teresa, che rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6000

«Un grande esempio

per l’uomo contemporaneo»

dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: “le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo”. Incisivo fu anche il contenuto principale del suo discorso (Oslo – 11 Dicembre 1979), nel quale ha rimarcato principalmente il grande amore di Dio. Ha evidenziato la necessità di far sentire i bambini graditi e desiderati, deprecando di conseguenza l’orribile pratica abortiva. Leggendo tra le righe del suo semplice e profondo discorso possiamo maggiormente soffermarci su molti concetti espressi. Io ne ho scelto uno da condividere che rispecchia l’operato della beata Madre Teresa: «(…) Gesù disse: “Ero affamato, ero nudo, ero senza casa, ero rifiutato, non amato, non curato, e l’avete fatto a me”. Credo che noi non siamo veri operatori sociali. Forse svolgiamo un lavoro sociale agli occhi della gente, ma in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo. Perché tocchiamo il Corpo di Cristo ventiquattro ore al giorno. Abbiamo ventiquattro ore di questa presenza (…) concludendo (…) Abbiamo Gesù con noi e Lui ci ama. Se potessimo solo ricordarci che “Gesù mi ama”, e ho l’opportunità di amare gli altri come Lui ama me, non nelle grandi cose, ma nelle piccole cose con grande amore, allora la Norvegia diventerebbe un nido d’amore. E quanto bello sarà che da qui sia stato dato un centro per la pace. Che da qui esca la gioia per la vita dei bambini non nati. Se diventate una luce bruciante nel mondo della pace, allora veramente il Nobel per la pace è un dono per il popolo norvegese. Dio vi benedica!». Il suo instancabile lavoro, tra le vittime della povertà di Calcutta, l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha voluto servire non i poveri, ma i “poveri più poveri”. I colori del suo abito bianco con le strisce azzurre sono riconoscibili da chiunque. Il suo minuto corpo è disarmante per una società che esalta altri canoni di bellezza. Si vuole ricordare ancora la particolare amicizia tra Madre Teresa e Papa San Giovanni Paolo II, che con una deroga speciale, fece aprire il processo di beatificazione a soli due anni dalla sua morte (di solito ne devono passare cinque). La procedura si concluse nell'estate del 2003 e la proclamazione avvenne il 19 Ottobre. L’umanità, forte dal suo esempio, ha potuto scoprire uno dei volti più belli della carità. Madre Teresa giganteggia nella testimonianza di valori quali, il servizio, la solidarietà, la condivisione, tanto necessaria ai nostri giorni, chi guarda con gli occhi del cuore, non ha bisogno di andare a Calcutta o nel terzo mondo per accorgersi che molti sono anche i poveri di casa nostra.


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Conferenza Episcopale Calabra, 6-7 Ottobre 2014

Diario di Bordo di Francesco Di Masi

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ei giorni 6 e 7 Ottobre, ospiti del Vescovo di Lamezia Terme mons. Luigi Cantafora, si è tenuta nell’hotel Vallenoce di Decollatura, la Conferenza Episcopale Calabra sotto la presidenza di Mons. Salvatore Nunnari, Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano. Erano presenti tutti Vescovi residenziali, l’Amministratore Apostolico di Rossano, i Vescovi emeriti Cantisani, Ciliberti, Mondello, Rimedio. In apertura di seduta mons. Presidente riferisce sull’Assemblea della presidenza della CEI, tenutasi a Roma nei giorni 22-24 Settembre 2014. Tutta la Conferenza invia un caloroso saluto a Mons. Vincenzo Satriano recentemente consacrato Arcivescovo di Rossano. Si è fatta Un momento della conferenza. memoria, poi, di mons. Luciano Bux, Vescovo emerito di Oppido-Palmi, deceduto a Bari lo scorso beato Nicola Saggio. Mons. Renzo ha poi informato sugli adempimenti che 9 Agosto. Si è convenuto di commemorare a Oppido, il 9 in ogni diocesi dovranno essere fatti per il Convegno Ecclesiale di Firenze Dicembre alle ore 17.00, il defunto vescovo con la parteci- del Novembre del 2015. La Conferenza ha espresso parere favorevole alla pazione dell’intero episcopato calabro. Si è affrontato, poi, richiesta di Mons. Renzo di introdurre la causa di beatificazione di Natuzil problema della nota pastorale sull’impegno della Chiesa za Evolo. Spazio rilevante i Vescovi hanno dedicato alla discussione sullo a sostegno della soluzione di annosi problemi della nostra schema presentato da d. Mazzillo, direttore dell’Istituto Teologico Calabro Regione, quali il mancato sviluppo, il vuoto politico che la “San Pio X”, sull’organizzazione dell’insegnamento sul rapporto Chiesacaratterizza e il cancro della ‘Ndrangheta. Sono state esami- ‘ndrangheta da introdurre nei nostri studentati teologici. Il corso inizierà in nate alcune proposte di documento e, dopo ampio dibattito, via sperimentale nel secondo semestre a Lamezia per tutti gli alunni degli si è convenuto di approvare per ora uno schema generale, Istituti Teologici calabresi. Sono stati approvati i bilanci presentati dall’Ida sviluppare con l’ausilio dei documenti proposti, guar- stituto Teologico Calabro e dal Seminario “san Pio X”. I Vescovi, infine, dando alla Regione con ampio respiro e offrendo indicazio- hanno ascoltato una delegazione dell'Ufficio Catechistico regionale che ni operative per essere di sostegno all’azione pastorale dei ha presentato la richiesta di un incontro-dialogo tra i Vescovi e i direttori sacerdoti e delle loro comunità. È stato deciso di approva- degli uffici catechistici diocesani della Calabria su tematiche di pastorale re il documento entro questo anno solare. La Conferenza catechistica, con particolare attenzione all'iniziazione e alla formazione dei Episcopale ha preso atto, poi, della decisione adottata da- catechisti i vescovi hanno acolto la richiesta. gli organismi della Regione di tenere le elezioni regionali il prossimo 23 Novembre. Esprime profondo rammarico Nomine: perché, nonostante i ripetuti interventi e sollecitazioni da Don Vincenzo Varone della diocesi di Mileto è stato nominato Presidenparte di questa Conferenza Episcopale di cambiare la data te del Tribunale Regionale Calabro, Don Vincenzo Ruggeri, della diocesi suddetta, le autorità hanno ritenuto di rimanere fermi nella di Locri-Gerace è stato confermato Giudice Collegiale. Francesco Verdè loro decisione che impedisce a tanti cittadini calabresi di e Giuseppe Blasi, della diocesi di Mileto, sono stati nominati difensore poter esercitare il proprio diritto di voto, in quanto presen- del vincolo sostituti dello stesso Tribunale. Cristina Iorno, della diocesi di ti a Roma in quel giorno alla canonizzazione del calabrese Cosenza, è stata confermata per il triennio 2014-2016 incaricata regionale della FUCI.

Gioia Tauro - via Roma - palazzo ex UPIM Taurianova- via Benedetto Croce, 2


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Una secolare tradizione mariana

La festa della Croce a Polsi di Antonio Violi

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disagio e un nuovo sbandamento sono stati la conseguenza. Quest’anno, per la Festa della Croce 2014, è ritornato l’entusiasmo e la possibilità di garantire, ma non imporre ai giovani, la libera scelta di andare a Polsi e di poter scegliere di essere attivisti di fede e di partecipazione. I trenta giovani (ragazze e ragazzi) che hanno preferito andare a piedi partendo la mattina presto hanno fatto le tradizionali soste lungo il percorso antico dei pellegrini della Piana, là dove eventi è fatti simbolici attinenti a Polsi, hanno sempre attirato i pellegrini in cammino: ‘a Cruci ‘i Toppa si buttava la legna da ardere in aiuto al monaco ivi morto assiderato, al passo della Cerasara, a Vucali si buttava la pietra dove doveva sorgere un altro tempio reli- Guppo di pellegrini cristinesi alla “Croce di Toppa”. gioso, all’Acqua da’ Prena dove ha bevuto una pellegrina gravida. Gesti simbolici che come tradizione doveva eseguire chi andava per la prima volta a Polsi. Altri settanta pellegrini con le macchine partiti nel pomeriggio del 13, si sono ritrovati in quel di Polsi e si sono sistemati nelle stanze messe a disposizione dal priore. Alle ore 18.30 la S. Messa celebrata dal nostro parroco don Giuseppe per poi ritrovarci tutti per la consueta e divertente cena. Alle ore 22.00 di nuovo tutti in chiesa per la Veglia notturna e a seguire la recita del Santo Rosario. L’atmosfera è tornata ad essere come nelle migliori occasioni con una partecipazione di pellegrini abbastanza superiore. L’ambiente di Polsi è stato quello consueto, col solito disturbo nel corso delle funzioni religiose da parte di tamburi e tamburelli scroscianti per interminabili tarantelle che da sempre hanno la forza di riunire in un unico sentimento festante i devoti arrivati da tutta la provincia e non solo. Molti pellegrini, oltre a quelli di S. Cristina (che sono stati protagonisti assoluti con canti e balli di ogni genere), di Delianuova, Scido, Oppido, Taurianova, Cittanova, Gioia Tauro e di altri paesi della Piana e della fascia jonica, hanno vegliato per le strade di Polsi per tutta la notte. La luce del giorno 14 ha fatto confluire in chiesa e nello spiazzo antistante i nuovi arrivati, che si sono scambiati i saluti e le esperienze con chi ha passato la notte nella vallata. Il sole è sorto prepotente a differenza dell’ultimo 2 Settembre, quando l’ha

devoti di S. Cristina d’Aspromonte sentono un legame particolare con la Croce e la Madonna della Montagna di Polsi. Questo è dovuto all’antico ritrovamento del simbolo dei cristiani da parte del pastore Italiano, originario della cittadina tirrenica. L’ex vescovo della diocesi Locri-Gerace mons. Bregantini, circa dieci anni fa ha voluto ricordare e sigillare questo particolare legame e da qui è nato un nuovo slancio di passione tra i cristinesi e il Santuario. La nuova carovana si è materializzata dopo aver ottenuto il permesso di portare in processione la Croce in occasione della sua festa. Il procuratore dott. Francesco Tallarida ed i suoi collaboratori, hanno ricucito quell’antico legame fatto di simboli e date che ha entusiasmato la gente. Per cui, la festa del 2 di Settembre che da sempre dà maggiore popolarità al Santuario, è stata sempre rispettata, ma l’attenzione dei devoti cristinoti, giustamente, si è rivolta principalmente alla festa più importante, quella del 14 Settembre, quando si festeggia l’esaltazione della Santa Croce. Ogni 13 Settembre si va a Polsi consci di essere più protagonisti organizzando la Veglia notturna. La mattina del giorno 14, alle ore otto si inizia con la Via Crucis nel percorso tracciato sotto il castagneto soprastante il Santuario e con la partecipazione dei pellegrini arrivati da ogni versante. Alle ore 10.30 la Santa Messa è stata cantata dall’unione dei La Croce in processione. cori parrocchiali dei sanfatta da padrone luchesi e dei cristinesi. A seguire la Santa la pioggia. Ed il Croce si porta in processione a spalla dai sole ha portato palmesi e dai cristinesi e dai rappresentanti tantissimi nuovi di qualche altra comunità, così come vuole entusiasmi, nuove la tradizione, senza rappresentanze imposte idee, nuovi uomicon pregiudizi. I Cristinesi sono rappresen- ni, nuove ricerche tati col vessillo che simboleggia la Croce di speranza. La e la Madonna della Montagna. Finita l’era Via Crucis delle Bregantini, improvvisamente si sono aper- ore otto è stata te altre incognite sulle tradizioni polsiane molto partecipata e, il successore mons. Morosini, ha tentato e sentita, in prepadi dare nuove autorità e nuove prese di co- razione del nuovo scienza nei rapporti col Santuario. Ma i suoi giorno di festa in obiettivi non hanno trovato riscontro pratico onore della Sanperché i giovani di ogni comunità da lui in- ta Croce. Ogni dividuati come futuro dei nuovi sentimenti strada montana Il corteo dei vessilliferi a Polsi. più legali e genuini di fede, non hanno con- che convergeva a fermato tale scopo, seppur responsabilizzati Polsi era piena di macchine e di pellegrini. Gli uccelli e le ultime rondini svolazzavano dal dono da parte del prelato del simbolo festanti, non quanto le note dei tamburelli e degli organetti che sempre riecheggiavano tra della fede da portare al collo: la Croce! Il le valli l’ormai noiosa tarantella, associate a quelle grida sguaiate e ripugnanti dei giocatori


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«Un legame fortissimo

fra i cristinesi e Polsi nel solco di una spiritulità intensamente vissuta» Nelle foto: fra marce e musiche, lo spirito del pellegrinaggio aspromontano.

della morra. Alle 10.30 è stata celebrata la Santa Messa dal vicario della diocesi don Femia nell’anfiteatro gremito di pellegrini come non mai in questa giornata dell’esaltazione della Croce di Polsi. “Tutto questo è una invenzione e un merito dei pellegrini di S. Cristina” ha confermato don Pino Strangio, constatando come questa festa sta prendendo sempre più piede tanto da superare la festa popolare per tradizione del 2 di settembre ch’è dedicata alla Madonna della Montagna. Arricchiti di nuovo vigore di fede abbiamo fatto ritorno a casa verso sera, carichi di preghiere, di promesse e di richieste fatte alla Santa Croce e alla Signora di Polsi, la Madonna della Montagna, da dedicare ai figli, agli anziani, ai malati, agli emigrati, ecc. Senza volerne fare vanto o pubblicità, voglio far presente che la sera della veglia e prima della messa di giorno 14, abbiamo cantato una nuova canzone dedicata alla Croce, scritta in dialetto dal sottoscritto e musicata dal maestro Nicola Aloi, intitolata ‘A CRUCI ‘I POLSI, che ha trovato molti consensi tra i monti.


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“Assumpta est Maria in coelum! Gaudent Angeli!” All’origine delle Vare il pensiero e le opere di Leucio Carino di Filippo Marino

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ono felice di riportarmi all’estate 1957, alla Varia del 25 Agosto di quell’anno, la mia prima Varia che mio padre volle suggellare con il dono di un modellino del carro votivo. Allora non potevo mai immaginare bambino com’ero, che sarei giunto al passo di oggi, agli studi che oggi si compiono. Certo, ci sono i passi intermedi, il 1967, 1977, la pubblicazione di ben quattro edizioni riguardanti il culto della Lettera Mariana e della Varia, le edizioni delle Rassegne dei Carri Votivi del ‘77 e del ‘90 insieme con l’indimenticabile GISA e il Prof. Domenico Ferraro, mio compare di cresima nel 1969, l’analisi filologica e mariologica delle Lettere attribuite a Maria, la scoperta anche scientifica dell’autenticità del Sacro Capello di Palmi e... finalmente oggi l’imponderabile, gioiosa scoperta dell’autore della VARIA DI PALMI e delle Macchine dell’Assunzione della Madonna. Siamo ora, dopo 37 anni di laboriosi e lunghi studi, qui a svelare incontrovertibilmente e inoppugnabilmente la nostra scoperta: è LEUCIO CARINO, autore di scritti apocrifi, cioè occulti, L’AUTORE, INVENTORE, SCOPRITORE, ISPIRATORE E FONDATORE DELLA VARIA DI PALMI, DELLA VARA DI MESSINA, DI TUTTE LE VARE O ASSUNZIONI che un tempo si allestivano nella ns. Piana, della Vara di Fiumedinisi (ME), della Vara di Randazzo (CT), della Macchina dell’Assunzione a spalle di Campobasso, della Vara di Viana do Castelo (Portogallo) e di tutte le macchine dell’Assunzione che si sono celebrate, si celebrano e si celebreranno in ogni parte del mondo. Perchè ci si domanda la Varia o Vara a quella strutturazione di elementi, quella disposizione degli APOSTOLI, degli ANGELI, dell’accoglienza dell’ANIMELLA (Animulae Acceptio) della Vergine da parte dell’Eterno Padre? Perchè quella cosmogonia? È il Vescovo Teotecno di Livia che dà sanzione, SIGILLUM per primo alle linee portanti degli apocrifi e per primo all’affermazione alle opere di LEUCIO - esiste perfino un San Leucio venerato in Terra di Salento conferendogli dignità dottrinale, eucologica e mariologica sicchè il dire del Carino tanto occulto poi non è. Leucio infatti ispirò tante opere sull’Assunzione della BV Maria, apocrife e non, e in primo luogo quelle dello pseudo Melitone di Sardi che ha reso possibile non solo i ns studi euristici, ma anche quelli quelli comparativi, patrologici e mariologici, che ce l’hanno fatto scoprire autore della Macchina dell’Assunzione che si celebra in ogni parte del mondo. È proprio LEUCIO CARINO che si rivela tale per via delle opere de re, i TRANSITUS MARIAE

La Varia di Palmi, l’esempio più noto di macchina medievale per il culto mariano.

e i LIBRI REQUIEI attestanti la Sacra ASSUNZIONE DELLA VERGINE AL CIELO. Questa Tradizione cosi codificata vuole che la BV e Madre Maria abbia ricevuto dall’Angelo, col conferimento o consegna della Palma della Vittoria, tre giorni prima l’annuncio della sua morte, che in questi 3 giorni gli Apostoli, allora dispersi nel mondo per l’annuncio di salvezza alle genti, abbiano avuto tempo e modo per via eterea di raggiungere Gerusalemme e cosi assistere al sacro trapasso di Maria, di averla accompagnata alla sepoltura da Sion ad una tomba del Getsemani (per quanto il corpo della Madonna non si sia mai trovato!) tra i cori degli Angeli ed Arcangeli e il roteare cosmogonico degli elementi della natura, che il figlio Gesù abbia accolto trionfalmente in Cielo l’Animula o anima di Sua Madre coronandola di Gloria immortale, come peraltro attestato da una lunga e accreditata Tradizione liturgica, eucologica ed iconica. A questa fondamentale traditio altre si intersecano e si sovrappongono che confermano e avvalorano quella greca dello Pseudo Giovanni, quella latina dello Pseudo Melitone, direttamente ispirata, quella di altri omileti e autori che vedendo, sulla scia di Teotecno Vescovo, Maria “emigrata dal mondo a X.to” vedi Andrea da Creta, Giovanni di Eubea, Modesto di Gerusalemme, Giovanni Damasceno, Giovanni Tessalonicese e altri alimentarono una lunghissima e variegata schiera di scrittori ed autori de re antichi, medievali e contemporanei tra i quali ricordiamo volentieri S. Efrem il Siro il cantore di Maria e dello Spirito Santo, Epifanio vescovo di Costanza, Sant’Agostino e lo stesso San Giovanni Paolo II il Grande. Giova qui ricordare la gloriosa Tradizione Fiorentina, alla quale era legato San Filippo Neri secondo cui la Vergine Madre sarebbe morta a 63 anni d’età, altra traditio per cui Ella sarebbe trapassata alle nove mattutine del 15 Agosto e via dicendo. Tra trapassatisti e assunzionisti Papa Wojtyla si schiera inequivocabilmente con i primi asserendo che proprio il trionfo della Vergine al Cielo e la sequela Christi sulla “consumptio” esigono che la Madonna sia realmente morta. È proprio la severitas di questi studi alimenta la severitas studiorum dei contemporanei: intendiamo qui riferirci a quelli compiuti da Neubert, Gambero, Arras, Bagatti, Calì, Sharib, Novelli, Jugie, Muller e molti altri anche se non mi risulta fin’ora che altri si siano occupati con cognizioni di causa dell’ordo et dispositio VARIAE in relazione all’inventio della stessa. È Leucio Carino, il nostro autore di cose apocrife che preannuncia lo spirito e il contenuto dell’AETERNI PATRIS l’enciclica di Leone XIII; è Lui autore delle Vare, Varia e Macchine dell’Assunzione che si celebrano sulla Terra, che anticipa il contenuto del DOGMA PACELLIANO del 1 novembre 1950 che il Venerabile PATER PATRUM, già con questo titolo agli onori degli altari!, formula con la “MUNIFICENTISSIMUS DEUS”. Resta condiviso e condivisibile che il DOGMA DELL’ASSUNZIONE resta un “punctum fermum” al quale levare occhi, mente e cuore. Dice Eugenio Pacelli solennemente: “Con l’autorità di N.S. Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e con la nostra pronunciamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Vergine Maria Madre di Dio, completato il corso della vita terrena, è stata assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Se Leucius Auctor Est, proprio i suoi scritti apocrifi suggeriscono al Vescovo di Livia, città distrutta della Palestina, a pregare come lo comanda la VERGINE ASSUNTA IN CIELO: “Rallegriamoci con la Madre di Dio /uniamoci in coro agli Angeli /e celebriamo questa festa delle feste: /l’Assunzione della sempre vergine. /Sulla terra fu il tesoro e l’esempio delle vergini;/in cielo e come colei che intercede per tutti ... /Assunta in Cielo, intercedendo per noi, /divenne rifugio sicuro per il genere umano, / presso il suo Figlio e Dio. (Teotecno di Livia + vescovo) E il nostro sentimento di Palmesi nel rendere ora grazie a Leucio Carino per questa SINGOLARE E IMPONENTE MACCHINA DELL’ASSUNZIONE, qui e nel mondo, si inchina riverente alla parola del carissimo PAPA PACELLI.


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Un Frate Oppidese a Messina

Francesco D’Agostino Nuovo Parroco del quartiere Giostra di Filomena Scarpati

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l dovere di un giornale è riportare all’opinione pubblica tutto quanto accade nel territorio di propria competenza e affrontare tematiche sociali che trovino l’interesse dei lettori, qualora si sentano coinvolti seppur emotivamente nelle situazioni trattate. Non distruggere la dignità di un popolo significa per coloro che intendano agire con oculatezza ed obiettività, riportare anche i momenti positivi delle comunità prese in

Il corteo dei Presbiteri.

esame o che da esse traggono origine. Dalle testate giornalistiche da cui non si evince questo dualismo essenzialmente marcato, è bene assumere le distanze, nella convinzione che non esiste male senza bene, così come non esiste bene che non si confronti con il male. Lo scorso 8 Ottobre un figlio di Castellace, Frate Francesco Maria D’Agostino, subentra nell’ufficio di Parroco della chiesa di San Domenico in Messina e di Priore dell’annesso convento. Nasce a Oppido Mamertina, provincia di Reggio Calabria, il 1 Febbraio 1974 da papà Vincenzo e mamma Vincenza Calluso, commenta Frate Francesco La Vecchia Priore Provinciale dei Frati predicatori di San Tommaso D’Aquino. Trascorre la sua infanzia a Castellace frequentando le scuole primarie e la Parrocchia di S. Maria Assunta. Proseguirà gli studi superiori presso l’Istituto Magistrale di Palmi dove conseguirà il Diploma. Inizia l’esperienza dello studio universitario di Giurisprudenza a Messina. Durante gli anni universitari, Francesco M. matura un cammino di discernimento, frequentando il convento dei Frati Domenicani di Catania. Accanto a questa esperienza, vive il servizio di volontariato presso la Casa Famiglia per malati di AIDS di Castellace. Dopo l’e-

sperienza di un campo scuola vocazionale, deciderà di consacrare la sua vita al Signore secondo il carisma di San Domenico. Espleterà il suo pre-noviziato, quale prima esperienza nell’Ordine dei Predicatori, presso il convento di Madonna dell’Arco. L’11 Settembre 2004 vestirà l’abito di Domenico, vivendo il suo anno di noviziato presso il nostro Convento di San Domenico in Chieri – Torino. L’8 Settembre 2005 emetterà i suoi primi voti che confermerà con la Professione solenne il 16 Settembre 2008 nel Santuario di San Domenico in Soriano Calabro. L’8 Maggio 2010, nella Patriarcale Basilica di Bologna, verrà ordinato Diacono. Il 24 Settembre 2011 sarà ordinato Presbitero nella Cattedrale di Oppido Mamertina sua Diocesi di origine, dal Vescovo Carmelitano Mons. Lucio Renna. Vivrà la sua formazione umano-accademica prima presso la nostra Comunità di Napoli-Barra per gli studi filosofici, poi presso il nostro Patriarcale Convento di San Domenico in Bologna per gli studi teologici. Accanto agli studi di filosofia e di teologia ha vissuto il suo apostolato a Barra presso la Parrocchia di S. Giovanni a Teduccio, animando le liturgie domenicali e guidando il gruppo giovani post-cresima. A Bologna, ha esercitato il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di S. Giovanni in Monte, accompagnando il gruppo giovani. Dopo l’ordinazione è stato assegnato al Convento di S. Maria dell’Arco dove ha espletato il servizio di sacrista, animando l’accoglienza dei tanti pellegrini accanto ad una prolifera attività di predicazione itinerante. Lo scorso Capitolo provinciale gli ha chiesto di essere il Promotore del Laicato Domenicano della Provincia. Frate Francesco M. D’Agostino, sono certo, saprà porgersi sempre con il suo sorriso afferma ancora Frate La Vecchia rivolgendosi a Sua Eccellenza Mons. Calogero La Piana Vescovo di Messina che ha presieduto la Celebrazione. Un sorriso che non ha mai il sapore della circostanza o della banalità. Un sorriso che nasce da un tratto umano sempre pronto ad accogliere chi bussa alla sua porta. Caro Francesco, la Vergine del S. Rosario e San Domenico ti accompagnino in questo servizio, affascinante, esaltante e drammatico, perché il tuo cuore si conformi solo al cuore di Cristo, pastore e sacerdote per gli uomini. A Lei, reverendissimo Padre, la mia e nostra rinascenza per l’affetto e la stima che ci riserva puntualmente. Per Lei la nostra preghiera perché nel suo servizio di Pastore ogni suo passo possa indicare i sentieri a chi cerca Cristo, Via, Verità e Vita. Il discorso di Frate Francesco La Vecchia, proveniente dal Santuario Madonna Dell’Arco di Santa Anastasia provincia di Napoli, cresciuto nella stessa parrocchia di San Domenico in Messina dove è avvenuta la concelebrazione Eucaristica per la consegna dell’Ufficio di Parroco e Priore a Frate Francesco D’Agostino, è stato integralmente riportato per la chiarezza espositiva nel riepilogare il curriculum vocazionale di un figlio della nostra terra. Della Diocesi di Oppido – Palmi hanno partecipato alla concelebrazione Don Mimmo Caruso, padrino dell’ordinazione a Presbitero di Frate D’Agostino e Don Gianni Madafferi Parroco di Castellace. La cerimonia è terminata con un rinfresco offerto dalla comunità parrocchiale del quartiere Giostra dove Fra Francesco M. D’Agostino svolgerà la sua missione pastorale.

Mons. Calogero La Piana Vescovo di Messina, al centro tra Frate Francesco La Vecchia e Frate Francesco Maria D’Agostino.


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Due eroi oppidesi nella storia dell’Arma:

I Carabinieri Gregorio Molluso (1920-1941) e Silvio Citasi (1931-1953)

di Sac. Don Letterio Festa Direttore dell'archivio storico diocesano

za del suo portamento e il vigore della sua persona, gli amici lo chiamavano “liuneiu”, “leoncino”. Forgiato Introduzione agli ideali di Patria e di onore nella scuola e nell’ama “bicentenaria” vicenda dell’Arma dei Carabinieri è biente impregnati dalle idee una storia di eroismi. Essa vanta 34 Medaglie d’oro nazionaliste del primo Faalla bandiera; oltre 300 Medaglie d’oro individuali ed innuscismo, spinto dal coraggio, merevoli Medaglie d’argento, di bronzo e Croci dell’Ordine dal fervore dei giovani anni militare d’Italia. Due purpuree stelle del vasto planetario e dalla forza del cuore dei Carabinieri sono sorte dal cielo terso di Oppido Mameraspromontano in cui trovatina. Si tratta di due giovani che, con le loro azioni, le loro va nuova linfa l’antico ardoscelte e il loro eroismo, ci hanno lasciato un inestimabile re dei Mamertini, Gregorio patrimonio di valori eterni cui i Carabinieri di tutti i tempi Molluso, il 20 Febbraio possono attingere per continuare a proporsi quali fedeli e 1939, chiese di essere arsilenziosi servitori dello Stato. I nomi di questi due eroi opruolato nell’Arma dei Carapidesi sono: Gregorio Molluso, classe 1920 e Silvio Citasi, binieri Reali quale «carabiclasse 1931. All’appello dei loro nomi possiamo oggi fieraniere a piedi volontario», mente rispondere “PRESENTE”, come si faceva una volta ottenendo un contratto di commemorando i nomi dei Caduti in guerra. ferma breve per tre anni. Tre anni chiese il Molluso. Tre Gregorio Molluso (1920-1941) anni, il tempo necessario per portare a compimento il Il Carabiniere Gregorio Molluso in sella a Richetto eggimento dei Carabinieri a cavallo. Un foto, con- suo eroico destino. Offrirà, (per gentile concessione della famiglia). servata dalla famiglia Molluso, ci ricorda il nome infatti, il suo sacrificio il 14 del cavallo di Gregorio: «Richetto». Figlio di onesti e labo- Marzo del 1941. La domanda ebbe buon esito e il giovane Gregorio lasciò riosi agricoltori, ultimo, dopo tre fratelli e tre sorelle, Gre- la sua Oppido per recarsi a Roma, presso la Caserma “Pastrengo”, dove si gorio Molluso nacque ad Oppido Mamertina il 23 Ottobre svolse il suo addestramento. Proprio nell’anno di arruolamento del nostro 1920. La madre, Elisabetta Tripodi, morì quando il nostro eroe, il 1939, le truppe del Regio Esercito italiano avevano occupato l’Aleroe aveva appena sei anni, il padre, Giuseppe, emigrò gio- bania, spinte dalla politica espansionistica di Mussolini e dall’antico disevanissimo in America, per rientrare in Italia solo poco pri- gno strategico dell’Italia di intervenire militarmente in quella regione per ma dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lascian- meglio controllare l’Adriatico. Iniziò, così, il 7 Aprile 1939, un’infelice do, nel frattempo, la cura diretta della famiglia al figlio campagna militare, portata avanti con una forza costituita da 22.000 soldati; maggiore, Antonino. Ad Oppido, Gregorio frequentò le 400 aerei; 300 carri armati e 12 navi da combattimento e che costò alla noscuole elementari e quelle medie o d’avviamento professio- stra Patria 13.755 morti; 50.874 feriti e 25.067 dispersi. Il 28 Ottobre 1940, nale, per poi proseguire i suoi stuanniversario della Marcia su Roma, ebbe inizio, attraverso di presso il Regio Istituto Tecnico l’Albania, la campagna di Grecia che avrà esiti infelici. “Salvatore Romeo” di Taurianova. Con le grandi Unità del Corpo di spedizione italiano, entraI contemporanei lo ricordano rono in Albania 16 Sezioni e Plotoni mobilitati di Carabicome un giovane dal carattere alnieri, costituiti da 418 ufficiali e 15.994 sottufficiali e militari, tra cui il nostro Gregorio. Il compito loro affidato era fondamentalmente quello di mantenere l’ordine tra la popolazione civile, arrestare i sovversivi e i resistenti e restaurare la pubblica sicurezza, specialmente nelle zone montane, rastrellando i soldati sbandati dell’Esercito Albanese. Nello specifico, il compito proprio del Reparto Pastrengo, a cui apparteneva il Molluso, era quello di reparto operativo-combattente con funzione di polizia militare. Il territorio di giurisdizione era, però, vastissimo e tale da non consentire ai Carabinieri alcuna possibilità di rilassamento. Numerose ed agguerrite formazioni di abili e spericolati guerriglieri jugoslavi e albanesi, capaci di sfruttare appieno le risorse naturali del loro territorio, tendevano continui agguati ai nostri militari, rendendo difficilissima Profetiche parole del Molluso in un suo tema del la tutela dell’ordine pubblico e la sicurezza dei confini. 1937 (per gentile concessione della famiglia). Soltanto il cuore saldo, il forte spirito di sacrificio e la ralegro e gioviale, gen- dicata disciplina dei Carabinieri potevano permettere di fronteggiare le contile nel tratto e atleti- tinue imboscate tese dai guerriglieri che tenevano sotto tiro le impervie roco nelle forme, tabili percorse dai convogli militari italiani. Inizialmente destinato al fronte appassionato di mu- greco, dopo il ripiegamento del Regio Esercito, il nostro Gregorio Molluso sica e amante degli fu inviato sul fronte albanese, tra il Settembre e l’Ottobre del 1940, per esanimali, particolar- sere stanziato nella cittadina di Skhijak, nel distretto di Durazzo, sotto il mente dei cani e dei comando del Tenente Gaetano Tanzi. Le fotografie riguardanti il periodo cavalli. Per la fierez- Gennaio-Marzo 1941, oggi in possesso dei familiari, recano, infatti, la dici-

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27 tura «Ricordo d’Albania». Il 14 Marzo 1941 - un venerdì - proprio durante un’operazione di messa in sicurezza del territorio, una pattuglia, composta da Gregorio e da cinque commilitoni, posta al comando di un brigadiere, nel tentativo di «accerchiare una zona boscosa ed impervia, infestata da numerosi ribelli armati», cadde in un’imboscata dei guerriglieri albanesi. L’eroe oppidese, appostato in un luogo in cui «si supponeva che i ricercati avrebbero tentato di aprirsi un varco», si ritrovò, invece, accerchiato, insieme ai suoi compagni, da un gruppo di ribelli. Nel tentativo di aprire un varco per consentire la fuga ai compagni, seguendo l’esempio del suo Ufficiale superiore, Gregorio «reagiva col fuoco del proprio moschetto e si slanciava decisamente contro gli avversari, persistendo nella lotta anche quando il superiore era caduto, finche veniva egli stesso colpito a morte» dai proiettili nemici. Forse, secondo la bella immagine usata in una successiva commemorazione dall’Avvocato Domenico Coco, Sindaco di Oppido, al momento di lasciare questa vita, l’ardito eroe oppidese «vide per l’ultima volta davanti a se le verdeggianti colline della sua Oppido, i suoi amici, la sua casa, i suoi cari, il suo vecchio padre. Forse con questa dolce visione, all’età di 20 anni, si spegneva un eroico militare nel compimento del suo dovere, colpito brutalmente a morte». Domenica 16 Marzo 1941 - la data che sarà poi riportata nella motivazione della medaglia al valore - furono celebrati i funerali e il giovane eroe fu sepolto nel Cimitero di Durazzo, accanto al Sottufficiale caduto con lui nell’imboscata. Negli stessi giorni, il fratello Giuseppe, Maestro di Musica e Direttore di Banda, che in quel periodo si trovava ricoverato presso l’Ospedale militare “Busetta” di Tripoli perché operato per una ferita alla testa, appena appresa la notizia della morte del congiunto, iniziò a comporre una Marcia funebre in suo onore che non riuscì mai a concludere. Il 12 Aprile 1951, il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi conferì «al Carabiniere a cavallo Molluso Gregorio di Giuseppe da Oppido Mamertina, la Medaglia d’argento al valor militare alla memoria». Nel 1960, la salma dell’Eroe fu riportata in Italia, per essere tumulata nella cappella di famiglia, sotto il cielo che lo aveva visto nascere. Infine, il 19 Febbraio 1974, su proposta dell’Amministrazione Comunale, lo Stato Maggiore dell’Esercito autorizzava «l’intitolazione della Caserma dei Carabinieri di Oppido alla memoria dell’eroico Carabiniere», disponendo l’inserimento, all’interno dei locali della stessa, di una lapide nella quale doveva essere riportato il testo integrale della motivazione dell’eroico gesto compiuto dal compianto militare. L’ordine fu fedelmente e solennemente eseguito l’8 Dicembre successivo, attraverso una suggestiva e significativa cerimonia ufficiale. «Vado a fare il mio dovere d’italiano e vi assicuro che lo farò bene», disse ai suoi compagni al momento di partire per l’Albania. Ma già in uno dei suoi temi da giovanissimo studente e avanguardista aveva scritto, con bella e sicura calligrafia: «Il mio cuore esulta di orgoglio e di gioia, nel vedermi un perfetto soldato e nel sentirmi in dovere di essere un vero figlio della Patria e potere andare anch’io nelle terre che il nostro caro DUCE vuole che siano occupate dalle nostre truppe vittoriose, e combattere a costo di morire senza mai voltare le spalle

al nemico». Queste parole, tristemente profetiche, furono sottoscritte dal Molluso con 28 firme, poste in due colonne, quasi come uno stabile fondamento, sulla pagina di un suo quadernetto, oggi custodito come una reliquia dai familiari. Quelle 28 firme furono, poi, sigillate col suo stesso sangue, versato sul terreno albanese per la grandezza dell’ Italia.

Silvio Citasi (19311953)

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empre Oppido, precisamente il territorio di Castellace, fece invece da sfondo Il Carabiniere Silvio Citasi. al sacrificio di un altro eroe, il giovane Carabiniere siciliano Silvio Citasi. giovane siciliano, classe 1931, originario Tutto è avvenuto durante la terribile allu- di Pietrabianca, minuscola frazione del Covione del 1953. Che cosa sia un’alluvione mune di Casalvecchio Siculo, in Provincia in Calabria lo ha detto, con parole molto di Messina. Il 22 Ottobre, mentre infuriava chiare ed efficaci, il grande Corrado Alvaro la tempesta, spinto dal senso del dovere, inche, in un suo racconto, ci rende al vivo tut- sieme ad altri commilitoni, si portò in conta la terribile forza dell’evento catastrofico: trada “Quarantano”, dove intere famiglie si «Il viaggiatore imboccò la valle della fiu- trovavano «circondate e minacciate dalle mara, tra i ruscelli che scendevano placidi acque dei torrenti “Verso” e “Marro”». Sul nelle rughe di quelle distese di ghiaia bianca posto, stavano già tentando di portare soce sonora. Ma dalle rive lontane, dai colli, corso alla popolazione alcuni contadini del dai greppi, i pastori coi loro cappucci a pun- luogo, di cui lo storico Rocco Liberti ci ha ta accennavano a lui di lontano; ed egli non tramandato i nomi: Domenico Cannizzaro, capiva. E di colpo, come se la montagna Paolo Garreffa di Bruno, Paolo Garreffa fu l’avesse con lui, scorgendolo così zelante Vincenzo, Bruno Garreffa, Antonio Stirparo e ostinato, la tempesta lo circondò, dalla e Giuseppe Minasi. I Carabinieri tentarono strettura della valle il canto lontano dell’ac- di attraversare le acque limacciose del torqua divenne un ruggito. Egli fece in tempo a rente «a bordo di un carro tirato da buoi» rifugiarsi in una grotta su un dirupo, mentre ma il mezzo fu ben presto «investito da un il letto bianco di ghiaia divenne qualcosa di improvvisa ed impetuosa corrente d’acqua» sporco e di mobile: veniva avanti come un che scagliò tra i vortici e il fango gli ardiarmento urlante, un sudicio elemento che mentosi militari. Silvio Citasi, «investito da spingeva a balzelloni, per trofeo, grandi al- improvvisa ed impetuosa corrente d’acqua, beri di olivo diritti e rotanti, isole di terra veniva travolto, perendo annegato», mentre erbose, capanne e animali. L’urlo dell’ac- i suoi compagni venivano faticosamente qua era un misto terrificante di campane a tratti in salvo. Sabato 24 Ottobre la Gazmartello, di suoni d’organo, di implorazioni zetta del Sud dava notizia dell’eroico gesto e pianti, e perfino qualcosa come un canto dell’ «ardimentoso Carabiniere», anche se il enorme. L’uomo arrivò il mattino seguente nome del soldato risultò sbagliato «a causa al paese. Un paese squallido come un cane delle affrettate comunicazioni telefoniche», affogato». La pioggia iniziò a cadere nel po- come scrisse lo stesso quotidiano in una retmeriggio del 21 Ottobre 1953, con mode- tifica apparsa due giorni dopo. Il funerale ste intensità orarie che aumentarono molto del giovane milite fu celebrato in Oppido. rapidamente e raggiunsero valori notevoli Tenne la commemorazione funebre il Canonella notte del 22. Le piogge continuarono nico Salvatore Armino, tra la commozione a cadere nei giorni successivi aggravando la dei cittadini presenti al mesto rito. Il 1 Disituazione, diminuirono ovunque il 28 per cembre successivo, in seguito ad una precicessare del tutto il 29. La disastrosa azione sa relazione sui fatti inviata dal Comandate del nubifragio causò la piena di tutti i corsi della Tenenza di Taurianova, una delibera di d’acqua calabresi che, straripando verso i Giunta dell’Amministrazione Comunale di centri abitati e le zone coltivate, distrusse- Oppido Mamertina chiese, agli organismi ro o danneggiarono gravemente ogni cosa competenti, la concessione di una ricomincontrassero sul loro passaggio. Nella re- pensa al valore civile per l’eroico Carabigione furono colpite città, borgate, agrume- niere; per gli altri militari e per i non meno ti ed in molte località l’acqua raggiunse il eroici contadini di Quarantano. Il 27 Genlivello dei tetti, segnando la sorte del be- naio 1954, il Comando Generale dell’Arma stiame e delle stesse costruzioni. Le piogge dei Carabinieri insigniva Silvio Citasi di un incessanti innescarono frane e provocarono Encomio solenne alla memoria mentre, il crolli, interruzioni stradali e ferroviarie, 20 Ottobre dello stesso anno, il Ministero telegrafiche e telefoniche, numerosissime dell’Interno riconosceva l’atto eroico del vittime e centinaia di feriti. L’alluvione di carabiniere siciliano conferendogli la Mecui stiamo parlando, è stata classificata da- daglia d’argento al valore civile. Lo scorso gli studiosi come uno degli eventi più di- 2 Agosto, il paese natale ha ricordato quesastrosi verificatisi in Calabria. Nella sola sto valoroso eroe attraverso l’intitolazione Provincia di Reggio Calabria ci furono oltre di una Via del centro abitato. Ed anche noi 100 vittime, migliaia le case distrutte, in- vogliamo ricordare il sacrificio di questi teri paesi sfollati e molti capi di bestiame giovani che con la loro stessa vita ci indicaed ettari di agrumeti ed uliveti andarono no valori immutabili a cui fare riferimento perduti. Tra le vittime di questa catastrofe, per la costruzione di un più stabile futuro. l’eroico carabiniere Silvio Citasi. Era un


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Galà della Legalità letteratura e musica per ricordare di Luigi Cordova

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a romantica atmosfera di piazza Regina Margherita di Oppido Mamertina ha accolto, sabato 30 Agosto, l’iniziativa “Galà della Legalità - Letteratura e Musica per ricordare…” . La kermesse, culmine della due giorni per la legalità, indetta dall’Amministrazione Comunale di Oppido Mamertina; è stata promossa e curata dall’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi” con la preziosa collaborazione della Banda Municipale “Francesco Cilea” e dell’Orchestra Giovanile di Fiati “Giuseppe Rechichi” dello stesso Comune. Il raffinato evento ha onorato la memoria della piccola Mariangela Ansalone e del nonno Giuseppe Maria Biccheri, vittime innocenti della ‘ndrangheta nella strage dell’8 Maggio 1998. Alla manifestazione, ingentilita dalle note della banda e dell’orchestra dirette dal maestro Stefano Calderone, hanno aderito gli scrittori : Mimmo Gangemi, Rocco Cosentino, Aldo Pecora e Santo Gioffrè. Le quattro eccellenze della letteratura calabrese hanno omaggiato il gremito

pubblico intervenuto con la lettura di alcuni brani tratti dalle loro opere narrative (come nel caso di Cosentino e di un Gioffrè letto da Alessandro Pecora), saggistiche (come il passo proposto da Aldo Pecora e come il pezzo declamato da Mimmo Gangemi). Alla coinvolgente lettura è seguito un interessante dibattito avviato dal giovane scrittore Antonio Roselli, che ha condotto con grande perizia la serata. La poetessa Maria Frisina, presidente dell’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi”, ha affermato nel suo discorso introduttivo: “L’operazione culturale di questa sera viene posta in atto non solo come “revival” di una sofferenza antica, ma anche e soprattutto, come movimento di opposizione e di lotta intellettuale che Oppido Mamertina intende compiere contro la ‘ndrangheta e contro tutte le forze che collaborano con essa”. La poetessa Maria Frisina. Maria Elisabetta Scerra, Assessore alla Legalità, ha sottolineato nel suo indirizzo di saluto: “L’evento di questa sera nasce nonostante le opinioni contrarie di chi riteneva questo momento storico difficile e delicato per la nostra comunità, un tempo non ancora maturo per affrontare delle tematiche così importanti come la legalità. Noi riteniamo che oggi sia il momento indicato per parlare di legalità attraverso le voci della cultura, della letteratura, della poesia e della musica”.

Oppido e la legalità. L’intervento di Maria Frisina

di Xenos Acronos

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Legalità per stanare l’anatema della ‘ndrangheta

ndare oltre il quotidiano, oltre l’effimero del tempo, oltre la catena di sangue che sfigura il viso verdeargento di Oppido Mamertina ; le sue rughe elleniche e pre-storiche; la sua fisionomia ieratica di santi e vescovi; la vasta estensione biblica del suo genio che ha l’arte di De Zerbi, di Albano, di Mazzullo, di Muratori, di Tedeschi; l’innocenza nel brutale sacrificio che ha il sorriso di Mariangela, di Pino e del professore Rechichi. L’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi”, la Banda Municipale “Francesco Cilea” e l’Orchestra Giovanile di Fiati “Rechichi” “sciolgono le loro maschere” , non depongono le armi della cultura, ma si attraggono a vicenda in un impulso mistico tra letteratura e musica per la legalità. Contribuire, quindi, a stanare l’anatema della ‘ndrangheta; insorgere contro il putridume mentale e il crollo ideologico; prendere in esame le paure collettive e i clangòri di una società cinta d’assedio. L’operazione culturale di questa sera viene

posta in atto non solo come “revival” di una sofferenza antica, ma anche e soprattutto, come movimento di opposizione e di lotta intellettuale che Oppido Mamertina intende compiere contro la ‘ndrangheta e contro tutte le forze che collaborano con essa. I carnefici di sempre che risiedono nelle crepe della modernità e riaffiorano come spettri ancora vivi nella nostra epoca, devono fare i conti con le nuove generazioni e con le loro vite vibranti di necessità. Necessità che si classificano e si leggono sul piano di una tensione culturale ed esistenziale che non concepisce l’inconcepibile morte di una Mariangela Ansalone e di un Pino Biccheri. Necessità che ad Oppido Mamertina si costruisca il lirismo del vivere; si dia voce ai poeti, agli scrittori, ai movimenti di opinione e non ai mezzi giornalisti che non comprendono il vero significato, nella sua autentica dimensione sociale, di un popolo in agitazione perché ferito nel suo orgoglio spirituale. L’incontro di arti di questa sera continua un discorso iniziato oltre tre anni fa dalla Associazione Culturale che mi onoro di presiedere: è una ricerca indirizzata a realizzare un progetto d’identità sociale, geografica e storica di un territorio di periferia. Una fatica ed una scommessa culturale che oggi, insieme alla Banda Municipale, all’Orchestra di Fiati ed all’Amministrazione Comunale di Oppido; pensiamo sia servita allo scopo: calamitare ad Oppido Mamertina le eccellenze letterarie della nostra regione e riaprire un colloquio di rinascita che parta dalle opere di Gangemi e Gioffrè, di Cosentino e Pecora che della Calabria hanno eternato gli ultimi eroi. “E vennero i giorni di Oppido Mamertina!”, mi verrebbe da dire per acclamare l’ encomiabile iniziativa di questa due giorni per la legalità che l’Amministrazione Comunale e in particolar modo l’Assessorato alla legalità e la Presidenza del Consiglio ci hanno regalato. Intendo salutare con un applauso i famigliari di Mariangela Ansalone e Pino Biccheri che con la loro presenza affettuosa hanno accolto il nostro progetto di onorare i loro, i nostri angeli di Oppido.


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Santa Cristina d’Aspromonte Presentazione della silloge di Maria Frisina

di Marinella Gioffrè

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resentata a Santa Cristina d’Aspromonte, in piazza Vittorio Emanuele II a cura dell’Associazione Culturale “Roubiklon” di Lubrichi, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Santa Cristina, nell’ambito della seconda edizione della rassegna di ritrovi estivi “I Giardini Letterari” promossi dell’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi” di Oppido Mamertina, la silloge poetica “Canto l’anima del sogno – poema d’amore” di Maria Frisina edito da Rubbettino. il simposio poetico ha voluto rendere omaggio all’opera della poetessa Maria Frisina “instancabile Musa del bello e continua promotrice di dialogo culturale con la collettività tutta e vivido emblema di eccellenza letteraria nel nostro territorio aspromontano” come ha affermato Carmela Madafferi, sindaco del comune montano. Ad introdurre il secondo appuntamento dei“Giardini Letterari” l’artista Nuccio Gambacorta Morizzi che ha declamato i versi del poeta Geppo Tedeschi. Lo scrittore Saverio Italiano ha parlato di “una poetica di grande valore espressivo/sentimentale

“Canto l’Anima del Sogno” che canta a squarcia gola, tra l’umano e il divino, le suppliche e i sentimenti che ci fortificano nel corrente tormentoso angolo di vita”. Rocco Polistena, presidente dell’Associazione Culturale “Roubiklon”, ha lungamente dissertato sulla poetica dell’autrice che sa essere donna e amante. Ugo Verzì Borgese ha affermato: “la poesia di Maria Frisina, novella Persefone, purificatasi alla luce solare, può in più “rapsodie” cantare parole di genio, piacere e potere che urgono nella sua mente”. Le liriche declamate da Marina Monaco con l’accompagnamento musicale di Mirko Polistena alla tuba e con la stessa Frisina che ha interpretato l’ultimo brano.

«Non si scrivono più

poesie d’amore. Ognuno in solitudine vaga nel carnevale d’orgoglio con la sua sofferenza. L’uomo si stagna di tristezza» Oppido Mamertina

di Xenos Acronos

“Vergini e ‘Mmatri…”

Ciccio Epifanio interpreta la Divina Commedia tradotta nel dialetto da don Giuseppe Blasi

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d Oppido Mamertina, in una Chiesa Calvario agghindata per la festa della Madonna Addolorata, si è tenuto, domenica 14 Settembre, il recital “Vergini e Mmatri… - Ciccio Epifanio interpreta la Divina Commedia tradotta nel dialetto da Don Giuseppe Blasi”. Lo spettacolo, promosso dall’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi”, organizzato fattivamente dalla Parrocchia Santa Maria Vergine Addolorata e dall’Archivio Storico Diocesano; ha riscontrato la collaborazione del Centro Culturale Diocesano “Il Faro”. Dopo la presentazione di Don Letterio Festa, che ha dettato alcuni cenni bio-bibliografici su Don Giuseppe Blasi, la parola è passata a Maria Frisina, presidente dell’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi”. La poetessa Frisina ha affermato nel suo saluto: «L’espressione culturale rappresentata da Ciccio Epifanio dimostra una percettibile reazione a quella “Finis Oppido” preannunciata dalla scomparsa di importanti figure della letteratura locale nell’ultimo decennio trascorso. I rami della nuova poesia, ad Oppido, oggi si intrecciano e si confondono con i vecchi tronchi nell’attesa che spuntino le nuove gemme». È seguito il saluto di Raffaele Leuzzi per il Centro Culturale Diocesano “Il Faro” ed i coinvolgenti intermezzi musicali dei maestri Stefano Scicchitano ed Adalgisa Condoluci. Brillante e commovente è stata l’interpretazione di Ciccio Epifanio che ha magistralmente recitato tre canti della Commedia in vernacolo.

Da sinistra: Leuzzi, Condoluci, Frisina, Festa, Scicchitano, Epifanio.


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Taurianova, in onore della Madonna della Montagna

Festa Solenne

Nel 120° anniversario del miracolo, 85° della dedicazione della chiesa parrocchiale e 20° dell’incoronazione di Cecè Alampi

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edeli ad una tradizione ultra secolare, iniziata nel 1760, anche quest’anno, la città di Taurianova ha celebrato solennemente i festeggiamenti in onore della Madonna della Montagna che, come di consueto, preceduti dal falò dell’invito “U ‘MBITU”, acceso giorno 29 Agosto dal Parroco Don Antonio Spizzica e dal Dott. Antonino Gaglio, componente della Commissione Straordinaria che amministra la città, si sono svolti dal 29 Agosto con la novena e nei giorni 7, 8, 9 e 10 Settembre. Quest’anno ricorreva il 120° anniversario dei miracoli avvenuti il 9 settembre 1894, il 20° anniversario dell’incoronazione della statua della Madonna della Montagna e l’85° anniversario della dedicazione della Chiesa e il Comitato Feste, arricchito dalla presenza di tantissimi nuovi componenti con la presidenza del Parroco Don Antonio Spizzica, ha voluto organizzare una grande festa per dare la possibilità ai cittadini ed ai numerosissimi forestieri che sono accorsi, per l’occasione, di vivere un momento spirituale forte e significativo, di godere di un momento musicale e ricreativo, di socializzare gioiosamente e cordialmente e di poter promuovere, in un momento di così grande partecipazione, le tantissime attività commerciali e soprattutto artigianali. I festeggiamenti sono iniziati giorno 29 Agosto con il rito dell’invito “u ‘mbitu”. Già fin dal mese di Febbraio il parroco Don Antonio Spizzica aveva convocato il Comitato per programmare, per tempo, sia le celebrazioni religiosi che le manifestazioni civili. Tutto il periodo di preparazione della festa è stato un crescendo fino al giorno del falò dell’invito e poi ancor di più durante la novena. Tantissime sono state le Associazioni sportive e culturali che hanno dato la loro adesione e collaborazione organizzando momenti sportivi, ricreativi e culturali. Ricordiamo Taurianova Bikers, Organizzatori della Corritaurianova e la Federazione Motociclistica Italiana, la Nuova Aracne, l’Abbadia San Martino con la mostra sulle feste e su Taurianova antica, la Tauriadance, l’ACI S. Giuseppe e l’ACI S. Maria delle Grazie, Il Gruppo Avvocati di Taurianova. Apprezzati sono stati anche i preziosi servizi prestati dai volontari dell’ANPANA-GEPA, dell’ Associazione Nazionale Carabinieri – Sezione di Taurianova e di Gioia Tauro – della Croce Rossa Italiana e dell’Associazione “Sacro Cuore”. Graditi sono stati, altresì, il libro sulla Madonna della Montagna “Ave Maria”, scritto da Pino D’Agostino, il numero speciale sulla Madonna e sulla festa, del giornale Corriere della Piana e il libretto di liriche alla Madonna della Montagna scritto dal sottoscritto. Seguitissima e gradita la Banda Musicale “Don Pietro Franco”, diretta dal maestro Cettina Nicolosi, che ha girato il paese e si è esibita anche sul prestigioso Palco Sgarano. Così pure apprezzato è stato il caratteristico complessino musicale “A pipita” che per tutta la novena ha girato per tutta la città, col suo caratteristico dolce suono. Giorno otto settembre, per la parte religiosa, al posto della processione della Madonna, sospesa dal Vescovo Mons. Francesco Milito, si è tenuta una veglia di preghiera all’aperto con la partecipazione attenta e sentita di migliaia di fedeli. Per gli amanti della musica classica, come antica tradizione, sull’artistico Palco Sgarano, c’è stata l’apprezzata esibizione del Premiato Gran Concerto Bandistico “Città Di Taranto” diretto dal Maestro Direttore e Concertatore Prof. Gino Formichella. Alla fine del concer-

to della banda musicale, verso le ore una e trenta, ormai come tradizione da venti anni, in Chiesa, ha avuto luogo una partecipatissima veglia di preghiera in onore della Madonna. Giorno nove una straordinaria Concelebrazione Eucaristica all’aperto, in Piazza, di fronte alla Chiesa, presieduta dal Vescovo Sua Ecc.za Mons. Francesco Milito, ha visto ancora la partecipazione di migliaia e migliaia di persone le quali non hanno voluto mancare ad un avvenimento spirituale così esaltante. La Concelebrazione, cui hanno partecipato anche i sacerdoti Don Alfonso Franco, Don Cosimo Furfaro, Don Mino Ciano, Don Salvatore Parrone, Don Leonardo Manuli, Don Enzo Gioffrè, Don Fortunato Sciglitano, Don Antonio Nicolace, Don Elvio Nocera, Padre Antonio Santoro, Padre Benigno Morabito e Padre Devis Elavathinkal oltre, naturalmente il parroco Don Antonio Spizzica e i diaconi Cecè Alampi, Nino Martino e Carmelo Fazzalari. è stato uno dei momenti più emozionanti e significativi dell’intera festa. Una partecipazione straordinaria della popolazione, come non si era mai vista, ha accompagnato il sacro rito presieduto dall’Arciprete Don Antonio Spizzica, il quale, salutando il Vescovo all’inizio della concelebrazione, ha evidenziato, con emozione, la partecipazione straordinaria di tutta la cittadinanza ad ogni momento dei festeggiamenti e lo spirito di comunione e concordia che si è creato in quei giorni. Al termine il taglio della torta offerta da alcuni pasticcieri taurianovesi che è stata distribuita ai presenti. Di seguito il “Gran Galà dei Miracoli” con l’esibizione del Coro parrocchiale “Maria SS. Delle Grazie”, il bel duetto canoro tra Maria Francesca Esposito e Giuseppe Arena, presentati dal Parroco Don Antonio Spizzica e la premiazione dei vincitori del concorso delle stelle votive “Una Stella per Maria”, organizzato dall’Associazione Culturale “Nuova Aracne”, insieme al Comitato Feste. Nella stessa serata, alla famiglia di Chiara Petullà, la giovane taurianovese perita tragicamente in un incidente stradale, è stato consegnato il “Premio dei Miracoli” – Città di Taurianova, perché pur nella sofferenza ha saputo essere esempio e testimonianza di fede e d’amore, donando gli organi di Chiara e facendo rivivere ben sette persone. Giorno 10 Settembre, ha chiuso il programma il concerto del cantante Raf, che ha richiamato migliaia di fans. .


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A cura dell’Associazione Culturale “Abbadìa” di Silvana Pugliese

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ei giorni della festa patronale di Taurianova, dedicata a Maria SS della Montagna, l’antica Chiesa del Rosario ha fatto da cornice alla mostra fotografica “Città di Taurianova: Festa, luoghi e tradizioni” organizzata dall’Associazione Socio – Culturale “Abbadia” di San Martino con la collaborazione del Comitato Feste cittadino. Nei trentadue pannelli esposti si sono susseguite immagini che hanno raccontato momenti di vita quotidiana e di feste che dalla fine dell’ottocento fino ai giorni nostri hanno segnato la città di Taurianova. La mostra fotografica è stata il frutto di una felice intuizione del Comitato Feste di Taurianova che ha ritenuto di coinvolgere tutte le associazioni del territorio negli eventi organizzati in occasione dei festeggiamenti di Maria SS della Montagna. La mostra fotografica, inizialmente programmata per i giorni 6 e 7 Settembre, ha avuto un enorme successo tanto da essere prorogata per altri due giorni. Circa 4.000 visitatori hanno affollato la straordinaria chiesa del Rosario aperta per l’occasione. “Non è stato facile” dice il Presidente dell’Associazione Abbadia, Avv. Annamaria Fazzari, “reperire il materiale fotografico esposto. È stato possibile allestire la mostra solo grazie a poche persone che, invitate a collaborare alla realizzazione dell’evento, hanno voluto condividere con tutti i cittadini di Taurianova le fotografie di famiglia e le cartoline d’epoca delle loro collezioni”. Aggiunge Rocco Carpentieri, sempre dell’Associazione Abbadia: “Alcune di queste foto hanno un enorme valore storico, testimoniano come era la città, o più correttamente come erano Radicena, Jatrinoli e San Martino negli anni passati”. Tra le tante, una foto scattata dal sacer-

Una straordinaria mostra fotografica su Taurianova antica

La Chiesa del Rosario durante la mostra (foto Free’s Tanaka Press).

Radicena: Convento dei frati Cappuccini.

dote Antonino Nasso con la passione della fotografia, ritrae Piazza Garibaldi e Via Roma nei primi anni del novecento durante lo svolgimento dell’Affruntata, manifestazione pasquale che non fa più parte delle celebrazioni tipiche della Citta di Taurianova, ed anzi se ne era perso il ricordo. La foto in questione racconta altro ancora; oltre al modo di vestire dell’epoca ed alla semplicità dei nostri avi si scorge sulla sinistra la statua di San Giovanni, oggi conservata nella Chiesa del Rosario, che avanza per la vecchia Via Roma sul fondo della quale si

staglia maestoso il vecchio Duomo distrutto dal terremoto del 1908. Il Duomo è stato poi ricostruito in una posizione diversa rispetto all’antica costruzione ed oggi la sua facciata non è più visibile dalla prospettiva della foto. Miracoli della fotografia. Le foto hanno raccontato tanto di Taurianova, ma soprattutto hanno raccontato di come eravamo e di come sono cambiati nel tempo i luoghi e le tradizioni. “Indubbiamente” aggiunge ancora Rocco Carpentieri “la collocazione della mostra nella Chiesa del Rosario ha avuto un effetto di traino. Molta gente entrava per ammirare la Chiesa, solitamente chiusa, e poi attratta dalla foto le ammirava. Molti visitatori sono ritornati in compagnia di parenti o amici. Il passaparola è stato uno dei fattori di successo. Molte persone anziane ricordavano i luoghi e i volti impressi nelle fotografie e ne parlavano, con un velo di nostalgia, con un figlio o con un nipote, ma anche molti giovani guardavano a volte increduli una Taurianova come non l’hanno mai vista”. Conclude il Presidente dell’Associazione Abbadia “…riteniamo che quanto abbiamo fatto sia soltanto l’inizio di qualcosa che con la collaborazione di tutti potrà avere un ulteriore sviluppo. Quanto esposto nella mostra, arricchito di ulteriore materiale sia fotografico che documentale potrà essere utilizzato per la realizzazione di una pubblicazione che valorizzi la nostra storia ed eviti che quello che siamo stati cada inesorabilmente nell’oblio”. Nelle foto:

Sopra, via Francesco Sofia Alessio agli inizi del ‘900. Al centro della foto è visibile la discesa di via Gemelli. Sotto, La chiesa dei S.S. Pietro e Paolo, prima del terremoto del 1908


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in un saggio di Bruno Zappone

I 100 anni del Consorzio VINA Palmi-Seminara-Melicucca

di Rocco Militano

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ra il 1914 allorquan do il Regio Commissario Emilio Severini segnò una svolta politico – amministrativa nella storia dello sviluppo sociale e civile della città di Palmi. Egli infatti, peraltro su vasta richiesta popolare, fu dalla Prefettura prorogato nell’incarico perché potesse approvare il P.R.G. edilizio – che poi rimase l’unico fin oggi nella storia della città - e la costituzione del Consorzio intercomunale VINA. Per celebrare i cento anni di questo secondo evento, a cui è collegata la costruzione dell’acquedotto comunale e della fontana monumentale dell’attuale piazza Amendola, Bruno Zappone, straordinario ricercatore ed impegnato saggista, oltre che devoto ed appassionato cultore della storia locale, ha pubblicato un volume dal titolo Storia del Consorzio intercomunale VINA - Palmi Seminara e Melicucca-, che l’intera attività amministrativa documenta in dettaglio, dall’inizio e fino ai giorni nostri. Quest’opera letteraria, arricchita dalla dotta prefazione dell’avv. Alberto Calogero e pienamente classificabile come saggio

storico - documentale, il Consorzio ed il Comune di Palmi l’hanno voluta presentare ai cittadini palmesi e del comprensorio, alla presenza anche dei Sindaci dei tre comuni, nell’affollato ridotto della Casa della Cultura, tra i saloni della Pinacoteca Leonida ed Albertina Repaci, proprio per dare un messaggio di più intenso significato culturale alla celebrazione. E giustamente, perché la riscoperta del passato – gli intelligenti sanno - è il primo elemento culturale su cui basare le strategie di sviluppo sostenibile di una comunità cittadina. È stato così che i palmesi, compresi anche i più attenti conoscitori della storia della Città, hanno potuto finalmente scoprire ed apprendere fin nei dettagli, attraverso la citazione di centinaia di atti documentali tratti da Zappone dall’Archivio di Stato e dagli Archivi del Comune di Palmi e dello stesso Acquedotto VINA, ed anche attraverso i numerosi commenti pubblicati dalla stampa del tempo, le varie vicende che hanno portato gli amministratori di Palmi a decidere a quel tempo di organizzare, unico caso fino ad oggi registrato in Calabria, un ente consortile autonomo con fine specifico la razionale ed economica forma di gestione dell’approvvigionamento idrico e della rete esterna ed interna dei comuni facenti parte del Consorzio. I tre comuni di Palmi, Melicuccà e Seminara (limitatamente alla frazione Sant’Anna) si costituirono infatti nel Consorzio VINA con atto del 31 marzo 1914, con lo scopo di provvedere alla costruzione, alla manutenzione ed all’esercizio dell’acquedotto e delle opere accessorie all’erogazione del servizio idropotabile nei centri urbani interessati. Molto prima di allora – il saggio di Zappone ci dice addirittura già nel 1830 - l’approvvigionamento idrico era stato percepito dagli amministratori palmesi come prioritaria esigenza sociale tanto che, quando esisteva solo la fontana della Gornicella e del Mercato che raccoglieva la fonte della Murarella, si pensò ad avvicinare all’abitato un unico acquedotto per alimenI “quattro canali” di Palmi.

tare una fontana a tre canali con un progetto datato 21 marzo 1838. Negli anni successivi fu poi progettato un altro acquedotto, ancora con tubature in terracotta, che doveva collegare, lungo il sentiero del Tracciolino, l’acqua della sorgente “Olmo” ubicata in agro di Bagnara fino a serbatoi da costruire appositamente, da cui dovevano diramarsi tre condotti secondari verso la chiesa del Soccorso,verso la piazza Vittorio Emanuele (ora 1° Maggio) e verso la zona degli orti (attuale piazza Martiri d’Ungheria). Ancora dopo furono decise altre progettazioni colleganti anche la fonte di San Miceli per tentare di incrementare la portata ed evitare le dispersioni e l’infangamento, ma furono tutti tentativi progettuali mal riusciti. Fu solo successivamente che si capì che invece, superando le problematiche, doveva essere utilizzata la sorgente VINA, posta nelle adiacenze di Melicuccà, dalla portata di ben 116 litri al secondo e, come tale, capace di soddisfare le esigenze dei comuni di Melicuccà, Palmi e Seminara. Con una nuova progettazione i problemi del dislivello dell’abitato di Palmi rispetto alla sorgente furono superati adeguando la fornitura di energia elettrica per il pompaggio e con la costruzione di alcuni serbatoi; con i precedenti concessionari privati si definirono accordi per tutti soddisfacenti; il tracciato fu previsto per essere sviluppato parallelamente alla ferrovia a scartamento ridotto Palmi Sinopoli. L’intero progetto potè così essere approvato dal Consiglio Comunale di Palmi una prima volta in data 21 novembre 1911 e successivamente, per correggere alcune piccole differenze finanziarie, in data 31 dicembre 1912. Solo dieci anni dopo però, anche a causa della guerra, si riuscì a realizzare l’opera e l’acquedotto potè essere inaugurato, assieme alla nuova grande fontana monumentale della Palma di piazza De Nava, progettata dall’architetto Jommi in stile Berniniano, la mattina di domenica 15 ottobre 1922. “Da oggi comincia una nuova vita per il nostro paese. – scrisse Luigi Parpagliolo, interpretando il generale sentimento popolare – Vita di più elevate civiltà. Eleviamo la mente a Dio e ringraziamolo di tanto dono”. E di “vera, grande, autentica opera di civiltà” parlò anche l’on. De Nava nel discorso celebrativo durante il banchetto festivo, alla presenza di tutta la cittadinanza palmese plaudente orgogliosa allo sgorgare dell’acqua dallo zampillo centrale più alto, con Pietro Milone che poetava “Finarmenti…!”. Grande e riconoscente encomio all’intera classe politica di allora, pensiamo noi oggi. Peccato che non si sia riutilizzata anche l’antica fontana della Palma, che, tutta in marmo, rappresentava allegoricamente la città: una palma sorgente da uno scoglio in mezzo al mare con all’interno quattro delfini dalle cui bocche sgorgava l’acqua, posta sullo “stratone” nel centro della piazza principale, allora Vittorio Emanuele. Era stata invece abbattuta dal Comune nottetempo, nel giugno 1888, per una più razionale sistemazione dello “stratone” secondo il piano regolatore dell’ing. Giovan Battista De Cosiron, per la ricostruzione ordinata del centro della città dopo il terremoto del 1783. Peccato veramente insistiamo. Però è consolante sapere che è ancora custodita nei giardini della Casa della Cultura e che sarebbe ricomponibile. Ma, ancor di più è consolante immaginare che il lungo ininterrotto percorso dello “stratone” abbia ispirato Giuseppe Militano a costruire nel 1900, per l’umanità, la grande macchina della Varia!


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Presentata a Melicucca’ la statua restaurata di Sant’Elia Speleota di Rosa Anna Cartisano

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«Il monachesimo

bizantino... una pagina di storia da scoprire»

ella serata del 9 settembre 2014, si è tenuta a Melicuccà la conferenza sul restauro della statua di Sant’Elia Speleota, culminata con lo scoprimento e la benedizione di quest’ultima. La presentazione ha avuto luogo presso la Chiesa del SS. Rosario, dove, oltre alla scultura, è custodita anche una teca con le ossa istituzioni ecclesiastiche, che, negli ultimi del Santo, ritrovate nel 1747 in una zona anni, ha contribuito al recupero, e quindi poco distante dal paese. Proprio nel terrialla rivalorizzazione, di molte opere del torio melicucchese, Elia (864-960), nativo territorio diocesano. Grande attenzione ha di Reggio Calabria, trascorse l’ultima parte suscitato, infine, la relazione della dott.ssa della sua vita, dimorando in alcune spelonRita Guarisco, per la descrizione particolache naturali (da qui l’appellativo di “speleota”, abitatore di grotte). Queste vennero sistemate dal Santo insieme ad altri monaci, fino a diventare un complesso monastico, di cui non rimane ormai che la cosiddetta “grotta grande”, usata sin dall’inizio, come chiesa del monastero. L’attuale restauro è stato realizzato grazie ai fondi raccolti dagli “Amici della grotta”, un’Associazione fondata nel 2011 allo scopo di provvedere alla manutenzione della sunnominata grotta e promuovere il culto di una delle figure più importanti del monachesimo bizantino italo – greco, venerato La grotta di Sant’Elia Speleota. sia dalla chiesa cattolica che da quella orientale. Dopo i saluti di Rocco Duardo, presidente dell’Associazione e coordinatore dell’incontro, sono intervenuti l’assessore comunale, prof. Sebastiano Toscano, e il parroco, don Paolo Martino, i quali hanno espresso grande soddisfazione per il felice esito del restauro. I lavori sono stati eseguiti sotto la sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, nella persona del dott. Faustino Negrelli, e del Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi di Oppido-Palmi, ing. Paolo Martino. Entrambi, nei loro discorsi, hanno sottolineato il positivo clima di collaborazione tra la Soprintendenza e le

La statua restaurata di Sant’Elia Speleota.

reggiata dell’intervento effettuato dalla sua equipe, che, dopo un attento e minuzioso lavoro, ha restituito all’opera l’originaria policromia, prima alterata da uno spesso strato di ridipinture. Si tratta di una statua in cartapesta, la cui iconografia è molto simile a quella del San Nicodemo di Mammola, altro santo abate dell’ordine basiliano: stante, in sembianze senili e vestito di un semplice saio nero listato d’oro, Elia è rappresentato in atteggiamento benedicente, con un pastorale nella mano sinistra, mentre, ai suoi piedi, un angioletto sorregge una mitra. L’opera, che non è datata né firmata, è da attribuire a una bottega di arte sacra dei primi decenni del Novecento (o tutt’al più della fine dell’Ottocento), probabilmente attiva a Lecce, da dove, nello stesso periodo, provennero molte statue in cartapesta per le chiese calabresi. La benedizione della statua di Sant’Elia Speleota.


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San Giorgio Morgeto:

“Oli estremi nel paesaggio degli ulivi” di Girolamo Agostino

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territorio dalla cui biodiversità si ricavano eccezionali oli sia per la qualità che per le proprietà terapeutiche ed alimentari; il prof. Maurizio Servili (Facoltà Agraria dell’Università di Perugia), parlando del supporto che l’università può dare agli imprenditori, ha affermato che è da proporre il patrimonio olivicolo calabrese a patrimonio mondiale dell’umanità in quanto, pur essendo una ricchezza sottovalutata, il suo valore è paragonabile al valore dei monumenti storici millenari. La tesi del prof. Servili è stata sostenuta da Innocenzo Muzzalupo (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in

an Giorgio Morgeto, l’antico borgo aspromontano, è spesso punto di incontro per approfondimento di argomenti culturali, politici ed economici. Nella serata del 26 settembre 2014, su iniziativa di «Galbatir» (presidente dott. Antonio Alvaro), nei locali della biblioteca comunale si è svolto un importante convegno sul tema: “Calabria in pillole – oli estremi nel paesaggio degli ulivi” con la partecipazione di esponenti delle istituzioni e di diverse associazioni. Il sindaco di San Giorgio Morgeto, Carlo Cleri portando ai presenti i saluti dell’amministrazione comunale ha voluto ricordare l’importanza che riveste l’informazione sul nostro territorio; Mario Albino Gagliardi, presidente dell’associazione “Città d’Olio di Calabria” e sindaco di Saracena (CS), sostenendo che la Calabria è molto indietro nelle identità delle comunità, veicoli dello sviluppo e della produzione, ha evidenziato la mancanza di un soggetto capace di promuovere e valorizzare il grande Agricoltura di patrimonio quaRende – CS-), da litativo e quanDomenico Fazatitativo del setri (Presidente di tore olivicolo. Primolio) e da A dare seguito Antonio Alvaro al corposo argo(Presidente del mento sono stati Galbatir) che, gli interventi di nel ribadire la Maria Valarisalvaguardia oti, spiegando della biodiversiche l’intento tà per l’impordell’associatanza delle sozione Sykea è stanze fenoliche quello di portare e degli aromi, è avanti progetti stato unanime culturali per il l’invito a promiglioramendurre bene e nelto della nostra la qualità al fine Regione e “Cadi combattere la labria in pillole, politica dell’aboli estremi nel bandono, della paesaggio decontraffazione e gli ulivi” è un della speculazioprogetto mirane, per imporsi to ad elevare e Gli organizzatori e i relatori del convegno con il Sindaco Carlo Cleri (primo in piedi da sinistra). in una concorsalvaguardare renza di mercato l’identità dei prodotti della nostra terra; Pa- mondiale sempre più vasto ma anche per stimolare il turismo enogastronomico. Purtroppo squale Minniti, funzionario della Regione oggi, guardando la realtà, ci accorgiamo che la bellezza del nostro territorio scema sempre Calabria ha lamentato i ritardi nell’utilizzo di più ed il degrado e l’inquinamento aumentano ogni giorno che passa; in quello che era dei fondi comunitari e nella realizzazione il magnifico paesaggio degli ulivi si assiste costantemente e tristemente ad un’arrestabile delle infrastrutture che ostacolano il com- e spregiudicato abbattimento delle secolari piante d’olivo in sostituzione delle cosiddette mercio, la produzione e lo sfruttamento “colture innovative” con conseguente cementificazione del suolo derivante dalla palificadelle tradizioni locali; Rosario Franco, con zione dei nuovi impianti che, con il passare degli anni, saranno destinati all’incuria e all’abun servizio di fotogrammi, ha illustrato le bandono. Il tutto passa sotto l’indifferenza malefica della politica che nella nostra terra, diverse cultivar di olivo presenti sul nostro oltre a costringere le popolazioni ad una disumana emigrazione, oggi nell’egoismo della corruzione sta operando la progressiva distruzione degli ambienti naturali.


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Polistena:

“Renda” meglio l’idea di cibo…

L’istituto “G. Renda” ha ospitato il 4° incontro di “Calabria in pillole” di Domenico De Angelis

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ormazione e realtà territoriali. È stato questo il binomio che si è voluto sviluppare a Polistena (RC), il 20 ottobre u.s. presso l’Istituto d’Istruzione superiore “G. Renda”, dall’affascinante titolo: “PAT: sapori, profumi e colori. Viaggio nelle tradizioni enogastronomiche della Calabria”. È una realtà acquisita: lo sviluppo passa attraverso la conoscenza e la consapevolezza delle nostre potenzialità. In altri termini, attraverso le peculiarità ed eccellenze, anche di nicchia, che il territorio nostrano offre. L’Italia, è riconosciuta come la culla d’Europa dalle radici cristiane. Ma anche, come insuperabile Paese manifatturiero, notissimo il “Made in Italy”. Rappresentato dalle famose “4 F” (Food, Fashion, Forniture, Fabricated machinery comunemente indicato anche con Ferrari). Bisogna avere, contezza e convinzione (ed anche un sano orgoglio) nell’affermare che la nostra terra di Calabria ha contribuito e potrà ancora, e con maggior forza, contribuire ad accrescere la prima delle “F” appena menzionate (Food - Cibo). E sì, perché la cultura e la coltura calabrese a tavola è notevolmente ricca. Di questo si è parlato al 4° seminario organizzato dal Gal Batir in partnership con Sykea. Di che si tratta? Per non restare nel vago, è utile precisare cosa indicano le sigle appena menzionate. Il Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino (Gal Batir) è un'agenzia di sviluppo locale. Cosa si prefigge? È impegnta nel promuovere, favorire e sostenere processi di crescita endogena. Inoltre vuol migliorare la qualità della vita delle aree rurali presenti nel territorio di riferimento. Mentre L'Associazione “Sykea” nasce dalla capacità di vedere ben oltre le difficoltà presenti. È interessata ad incentivare la capacità di vedere più le potenzialità che le mancanze, più la gloriosa storia passata che le precarie condizioni attuali, più i panorami mozzafiato ed i paesaggi incantati che i dissesti del territorio causati spesso dall'uomo, più le risorse che le rovine. Secondo la benemerita associazione, occorre ideare e realizzare tanti piccoli progetti che avranno come protagonista la nostra regione dal punto di vista naturalistico, storico, archeologico, dei beni culturali, dell’arte, dell’artigianato, delle tradizioni enogastronomiche e della cultura in genere. Così facendo, potrà contribuire notevolmente e concretamente a risvegliare i valori identitari ed il desiderio di conoscere la Calabria, in chi è calabrese ed in chi non lo è. Ad aprire i lavori, è stato il Sindaco di Polistena Dott. Michele Tripodi che ha incentrato il suo intervento sulla difficoltà enorme che l’Italia sta riscontrando nell’avviare progetti celermente, colpa della burocrazia che si conferma uno dei maggiori ostacoli da superare. Ma ha anche fatto sentire la

convinta vicinanza della sua amministrazione nell’avvio di progetti che valorizzino il territorio. Ha proseguito la Preside dell’Istituto d’Istruzione “G. Renda” che ha ospitato l’incontro, Prof.ssa Pasqualina Maria Zaccheria. Ha ribadito l’impegno della scuola ad attingere dall’esterno la realtà delIntervento della Dott.ssa Maria Valarioti, Presidente Associazione “Sykea” . la produzione, per meglio adattare la formazione. Essa deve essere maggiormente strutturata per non rischiare di fornire competenze staccate dalla produzione. Ha concluso i saluti la Presidente dell’Associazione turistica culturale Sykea, Dott. ssa Maria Valarioti. Rimarcando l’appassionato impegno nell’organizzare i seminari che hanno l’obiettivo di far emergere la ricchezza della nostra terra. La serie di relazioni si è aperta con la Dott.ssa Pia Rispoli, ARSAC-Regione Calabria (si precisa che l’ARSAC Intervento della Dirigente dell’Istituto “G. Renda” favorisce l’ammoderProf.ssa Pasqualina Maria Zaccaria. namento e lo sviluppo dell’agricoltura in Calabria mediante azioni di promozione, divulgazione, sperimentazione e trasferimento di processi innovativi nel sistema produttivo agricolo, agroalimentare ed agroindustriale) la quale ha spiegato, in modo chiaro ed esauriente, il mondo dei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali). Ha proseguito la dott. ssa Cristina Ciccone, Intervento del Sindaco di Polistena, Dott. Michele Tripodi. Fiduciaria condotta Slow Food Reggio Calabria Area Grecanica. Evidenziando sapientemente l’importanza del “piacere” a tavola, e rilevando come i cibi siano espressione di civiltà e giustizia. Inoltre, ha mostrato come lo chef o l’operatore della ristorazione, molto più in generale, siano gli artisti del settore. La Prof.ssa Maria Papalia, ha poi precisato ed illustrato le qualità organolettiche di alcuni dei prodotti tipici del territorio (come formaggi pecorini e caprini, annone, rape, stocco, bergamotto, maiale nero di Calabria). Ha concluso il seminario il Presidente del Gal Batir Dott. Antonio Alvaro, coinvolgendo i giovani studenti presenti in sala. Facendo sentire loro la necessità di restare e contribuire alla crescita di un territorio ricco di potenzialità, le quali aspettano solo di essere meglio gestite e valorizzate. Il tutto è stato magistralmente moderato dal giornalista Filippo Teramo (GDS) che ha saputo richiamare i concetti più importanti di ogni intervento, tenendo alta l’attenzione degli studenti presenti in sala. Un piacevole e particolare momento, è stato dedicato ad alcuni piatti appartenenti alla cucina calabrese, realizzati da studenti e docenti dell’Istituto, i quali hanno inoltre descritto le caratteristiche, la strutturazione e le modalità di esecuzione. Si spera, essendoci tutti i presupposti, che tali incontri possano presto portare frutti nuovi ed essere volano di sviluppo per la nostra amata terra di Calabria. Sicuramente, lavorando in sinergia, si camminerà più speditamente verso obiettivi di modernità e di progresso.


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Urbanistica e dintorni:

dalla sua prossimità e vicinanza rispetto all’antico castello, trae origine la credenza secondo la quale, anticamente, il Re Morgete, che dimorava nello strategico maniero, si servisse del vicolo quale via di fuga, nei casi più estremi di attacchi o invasioni nemiche, per far poi disperdere le proprie tracce tra le decine di passaggi e viuzze che si incrociano tra loro. Una tesi che troverebbe riscontro nell'analisi della stessa architettura del castello, che presenta elementi appartenenti alla progettazione tipica delle fortezze reali, oltre che nella scelta logistica della collocazione dell’importante struttura in una posizione strategica, connotata da grande visibilità e possibilità di controllo di Francesca Agostino del territorio. È dunque plausibile l’ipotesi che il castello fosse soggetto ad invasioni o attacchi e che l’agglomerato urbano ad esso sottostante fungesse in qualche modo da barriera o “filtro in entrata”, oltre che da “tessuto” di dispersione e disorientamento, in caso di fuga. Proprio a questa leggenda è ispirata la nuova denominazione attribuita al vicol Largo Sipaleja, letto: “Il Passetto del Re”. Secondo una più piccolo spiazzo romantica diceria popolare, sembra inoltre sito nel cuore del che attraversare il vicolo sia un rito di buon borgo medievale auspicio, in specie per le vicende di natura di San Giorgio Morgeto, è amorosa e sentimentale. Ma le curiosità non stato in una deliziosa serata finiscono qui. Sembrerebbe che anche tra dell’estate ormai trascorsa, gli abitanti dell’antico Regno dei Morgeti, la location di una memorafosse diffusa la c.d. “triscaidecafobia” (dal bile celebrazione popolare, greco τρεισκαίδεκαtreiskaídeka, “tredici” e sostanziatasi in un sano φόβος phóbos, “paura”), la paura irragionemomento di condivisione vole del numero 13, principalmente legata civile, solidarietà e positiva alla cultura popolare e alla superstizione. partecipazione sociale. OcSecondo la tradizione, infatti, la scalinata casione di questo incontro originariamente contava n. 13 scalini, ma tra cittadini ed istituzioni, Il Sindaco Cleri con la Dott.ssa Francesca Agostino e gli Assessori. per evitare questa circostanza, se ne fece in un clima sereno e festoso, è stata l’inaugurazione della nuova de- edificare uno aggiuntivo. È accertato comunque come l’attraversamento del vicolo infonda nominazione attribuita ad un antico vicolo sensazioni di benessere, così come testimoniano numerosi visitatori. Probabilmente tale ivi ubicato: un vicolo da record, essendo il effetto è riconducibile al senso di sicurezza ed avvolgenza, legato alle ridotte dimensioni nostro passaggio, al momento dell’inaugu- che ne fanno una sorta di “rifugio”; da considerare anche il fatto che il vicolo, pur essendo razione e tutt’ora, il vicolo più stretto d’I- così stretto, non risulta claustrofobico, essendo sufficientemente illuminato ed areato e, sotalia, con soli 40 cm di larghezza. Sino alla prattutto, non estendendosi eccessivamente in lunghezza (solo 7 metri)… guardando oltre rivendicazione del primato, avanzata dal la leggenda e le tradizioni locali, per chi è nato e cresciuto nel borgo, il Passetto del Re Comune di San Giorgio Morgeto nel 2014, ha tutt’altro significato e, lungi dal rappresentare un luogo mitico o leggendario, lo stesso il possesso del record era conteso tra due co- è, al contrario, un luogo familiare, al quale sono legati ricordi di vita reale dell’infanzia e muni italiani, Termoli e Ripatransone. Ma è giovinezza dei cittadini sangiorgesi, in specie con riferimento ai tempi nei quali il borgo, distato verificato come l’antico passetto sia versamente dai giorni nostri, era densamente popolato e le nuove generazioni vi crescevano persino più stretto di entrambi questi vicoli. correndo tra i vicoli, giocandovi a nascondino o “avventurandosi” nel borgo, senza tuttavia L’esigua larghezza del vicolo non è l’unico mai perdervisi. Ogni sangiorgese ha un ricordo più o meno nitido all’interno del Passetto e elemento di attrazione e curiosità legato al ciascuno lo ricorda con affetto e lo sente un po’ suo. La coltivazione delle origini passa per questo stretto passaggio. Il vicoletto è, an- la cura delle piccole cose. Il lavoro svolto congiuntamente dall’Amministrazione comunale zitutto, una brillante opera dell’ingegno: i e dai cittadini che hanno cooperato alla ri-sistemazione del vicolo, alla realizzazione della criteri applicati nella realizzazione dello targa, all’apposizione della stessa, ed infine all’organizzazione, allestimento e preparativi stesso sono evidentemente quelli dell’otti- della manifestazione di inaugurazione, alla quale hanno partecipato attivamente le famiglie mizzazione dello spazio, del rispetto delle ed i cittadini sangiorgesi costituiti in associazioni, rappresenta un momento di forte integrasuperfici solari, della funzionalità, dell’ar- zione e sana convivenza civica, in un’ottica di collaborazione per la tutela e conservazione monizzazione con il resto del paesaggio cir- del patrimonio comune. Un piccolo evento sociale che dimostra plasticamente come dal costante. Criteri del resto rinvenibili in tutto dialogo tra cittadini ed istituzioni non possa che derivare l’effetto positivo di un miglioil contesto urbanistico dell’antico borgo di ramento generale delle condizioni circostanti. Perché se è vero che, come si dice e come San Giorgio Morgeto. Il vicolo è attraver- purtroppo constatiamo quotidianamente, al peggio non c’è mai fine, è e deve essere vero sato da una comoda scaletta interna, costi- anche il contrario: neppure al meglio c’è mai fine, la possibilità di un miglioramento resta tuita da 14 gradini, che ne rende agevole la sempre aperta ed il rinnovamento culturale di cui i piccoli comuni italiani, in specie quelli percorrenza e rappresenta inoltre una scor- meridionali, hanno bisogno oggi più che mai, può essere endogeno e provenire dunque ciatoia ed una via di collegamento interno semplicemente dall’osservazione di sè stessi e dalla valorizzazione del patrimonio che già tra zone del paese che sono in tal modo tra abbiamo in dotazione o del recupero dello stesso. Il “passetto del Re” ha un valore anche loro messe in comunicazione. Affascinante simbolico: un “piccolo passo”, auspicabilmente, solo il primo passo di un lungo viaggio ed anche piuttosto corposo, poi, è l’alone sulla via della riscoperta delle origini, che con la collaborazione di tutti ed a tutti i livelli, di leggenda che avvolge questo luogo… potrà restituire a San Giorgio Morgeto gli antichi lustri di un lontano e meritato splendore.

a San Giorgio Morgeto la scoperta del vicolo piu’ stretto d’italia

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San Giorgio Morgeto:

la «Polisportiva Parrocchiale» vola in Canada di Girolamo Agostino

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ul finire dei due grandi conflitti mondiali, tantissime popolazioni si trovarono come nel silenzio di una terra ricoperta da una coltre Francesco Ioppolo, Antonio di neve e, al pari di stormi di uccelli senza Macrì, Marco Mammoliti, cibo, furono costretti a cercare riparo nei paesi lontani nella Antonio Mileto, Stefano speranza di un lavoro per sopravvivere agli stenti ed alla Raco, Samuele Ierace, Gamiseria e così dall’Italia si partiva per il Belgio, l’Argenti- briele Spanò, Alex Carere, na, l’Australia, il Canada; maggiormente, fu proprio il Ca- Gianluca Carere, Reginalnada ad offrire nuove prospettive di vita ed a richiamare do Carere, Giorgio Condò, gran parte dei sangiorgesi in quel territorio, i quali, seppero Ivan Fazari, Gabriel Miloinsediarsi e farsi apprezzare per la grande dedizione al lavo- ne, Michele Pezzano, Doro, per la buona educazione e per i modi pacifici di vivere; si menico Sorbara, Federico partiva con la speranza di ritornare nella terra di origine ma, Spanò, Michele Tedesco e con il passare degli anni, in molti cambiarono idea cosic- Dario Sterrantino. Durante i ché la comunità sangiorgese in Canada divenne sempre più primi giorni di permanenza numerosa. San Giorgio Morgeto, negli anni successivi, con- in Canada, i nostri ragaztinuò a spopolarsi e qui sempre più prevalse un sentimento zi hanno partecipato ad un di rassegnazione all’antico abbandono con un crescente de- Seminario di Orientamento grado morale principalmenNelle foto in alto: I Dirigenti e i giocatori con te fra le giovani generazioni il Vescovo Mons. Milito e Don Salvatore La Rocca. fino al punto di concepire in modo di avere un primo contatto con la il sottosviluppo, l’analfacultura e le abitudini canadesi, quindi, la betismo, l’ignoranza e la trasferta non è stata solamente un’occasione delinquenza come normali sportiva ma anche un’opportunità per amfenomeni di vita. Negli anni pliare la conoscenza del nuovo territorio ed passati, nel nostro paese arin particolare dell’Ontario visto che poi la rivò un nuovo parroco, Don disputa dei tornei si è svolta in zone diverse. Salvatore La Rocca e con Nella settimana dal 16 al 23 Agosto, su innon poche difficoltà cervito della comunità sangiorgese in Canada è cò di avvicinare i giovani stato presente per una Visita Pastorale S.E. alla fede, al dialogo, ad un Rev.ma Mons. Francesco Milito (Vescovo diverso modo di pensare; della diocesi Oppido-Palmi), accompagnanon fu un’impresa facile ma to dal nostro parroco don Salvatore Larocca grazie alla sua testardaggine che pur supportando e tenendo alto il moe tenacia, l’idea di un possirale e lo spirito combattivo della squadra, bile cambiamento cominciò gli atleti hanno subìto la sconfitta fuori a farsi strada con l’avvio di L’inaugurazione del Campo di Calcetto a San Giorgio. casa; ciò nonostante, i giovani non hanno tante iniziative di crescita civile. Da circa due anni, il nostro Parroco ed il vice Parroco rimpianto nulla dell’esperienza vissuta meritandosi così anche la solidarietà Don Antonello Sorrentino, in collaborazione con i validissi- dei nostri emigrati con un accorato invito: “se in Italia le cose non cambiemi volontari Mario Milone, Giovanni Borgese, Gino Spanò ranno, in Canada ci sarà un’altra San Giorgio Morgeto ad accogliere i suoi e Nando Sterrantino, hanno portato avanti un progetto del- figli”. Al rientro nella patria terra, i ragazzi sono stati accolti con inaspettata la “Polisportiva Parrocchiale San Giorgio e Oratorio San sorpresa: in località Parco Aosta del Comune di San Giorgio Morgeto, nella Giovanni Bosco” mirato al recupero delle fasce giovanili a serata del 28 Agosto 2014, il Sindaco Carlo Cleri ha inaugurato il nuovo rischio con l’intento di creare, attraverso lo sport, un pun- campo di calcetto, voluto dall’amministrazione comunale per promuovere to di aggregazione fra i giovani e da qui poter contribuire le attività sportive fra i giovani; presente alla cerimonia S.E. Mons. Francealla diffusione di una cultura protesa a costruire la fraternità sco Milito che dopo aver impartito la benedizione ha auspicato la nascita di universale al di là dell’appartenenza ad una fede religiosa o campioni fra i giovani atleti sangiorgesi; soffermandosi poi sull’esperienza ad una razza. Con il fine di far acquisire nuove esperienze del viaggio sportivo-culturale in Canada, Mons. Milito ha espresso grande ed aprire nuovi orizzonti ai nostri giovani, si è pensato di apprezzamento per il progetto ed ha avuto modo di definire la nostra comuportare il progetto fuori dal nostro Comune; l’idea fu subi- nità di emigrati “un popolo cementato nella fede dove le scuole cattoliche to accolta con gioia ed entusiasmo dai nostri immigrati in fanno vivere l’esperienza della Chiesa”. Conclusa questa bella iniziativa, Canada invitando la Polisportiva Parrocchiale a svolgere un per il futuro la “Polisportiva Parrocchiale e Oratorio San Giovanni Bosco” torneo calcistico in trasferta e così i dirigenti don Antonello ha in programma di ripetere l’esperienza in Canada ad intervalli di due Sorrentino, Gino Spanò, Nando Sterrantino, Mario Milone o quattro anni e per l’estate 2015 ci sono in cantiere diverse iniziative di e Giovanni Borgese si trovarono a lavorare insieme agli ita- svago e di aggregazione per i ragazzi sia delle scuole elementari che melo-canadesi Tony Addario, Sam Addario e Isidoro Seminara die; oltre alla vita calcistica, i giovani che parteciperanno alla Polisportiva per realizzare una tournèe sportiva-culturale che si è svolta frequenteranno settimanalmente incontri di formazione spirituale, umana e dal 6 al 26 Agosto a Toronto e che ha visto coinvolti 25 culturale; quindi, per gratificare il lavoro di quanti, con passione e sacrificio, ragazzi di età fra gli 11 ed i 14 anni: Francesco Pio Caccia- si dedicano alla causa ed al nobile fine educativo delle future generazioni è tore, Michelino Carere, Andrea Elia, Francesco Eloquente, doveroso un grande ringraziamento da parte di tutti i cittadini sangiorgesi Domenico Fazari, Michelangelo Furfaro, Emanuele Ierace, unitamente alle nostre istituzioni.


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La Decorata Cornice della Piana di Diego Demaio

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Gambarie - Bagaladi - San Lorenzo Roccaforte del Greco Roghudi Vecchia Rocca tu Dracu

vendo stavolta come meta l’Aspromonte jonico, assai affascinante per il peculiare cromatismo dei suoi selvaggi ed inaccessibili contrafforti sovente solcati da bianchissimi letti di sinuose fiumare, si salirà ai 1310 m. di Gambarie. Dalla stazione turistica si procederà lungo la statale 183 per scollinare (tralasciando le bitumate diramazioni per Montalto-Polsi, Terreti e Cardeto) dai 1400 m. del Valico di Sella Entrata e declinare verso i fertili ed ameni Piani di Lopa-Caldaia, purtroppo di recente deturpati da gigantesche pale eoliche. Iniziata la tortuosa discesa di Monte Pezzi si rimarrà subito incantati (in qualsiaL’Annunciazione di Bagaladi (foto Diego Demaio). si stagione) dalla straordinaria bellezza del paesaggio che consentirà allo sguardo di bella scultura in marmo della Madonna col spaziare dal mare all’entroterra jonico. Rag- Bambino. Ripresa la discesa si passerà dalgiunta Bagaladi (il significativo toponimo la frazione di Ghorio per declinare, sfiorandall’arabo Baha ‘Allah vuol dire appunto, do alla destra dell’asfalto la caratteristica secondo l’autorevole studioso Emilio Ba- chiesetta settecentesca dei Tripepi di Bova rillaro, la bellezza viene da Dio) si visiterà dirimpettaia alla Torre Plettea, sull’Amenla chiesa di San Teodoro che custodisce le dolea. Attraversato il basso ponte sul piepregevolissime sculture in marmo di Carrara dell’Annunziata (1504) e del Crocifisso cinquecentesco, attribuite rispettivamente ad Antonello Gagini ed a Giovambattista Mazzolo. Usciti dal luogo di culto si lascerà il paese per transitare dal ponte sul torrente TuccioMelito ed abbandonare subito la nazionale, svoltando a sinistra, per salire verso Roccaforte del Greco. Durante l’ascesa si andrà brevemente a destra, nel bivio Croce, per giungere ai 655 Roghudi Vecchia tra il Furria e l’Amendolea (foto Diego Demaio). m. di San Lorenzo. L’arroccato borgo è contraddistinto dal grande troso letto della fiumaOlmo (con i suoi 5,30 m. di circonferenza ra, quasi raggiunto dagli rappresenta una vera rarità botanica) che si inarrestabili detriti alludice piantato nel 1503 da Ludovico Abe- vionali che precipitano navoli dopo la celebre vittoriosa Disfida di dai franosi costoni deBarletta. Sempre sulla piazza principale si vastati dal dissesto idropotrà visitare la monumentale Chiesa Ma- geologico, si giungerà dre che conserva una scultura marmorea poco dopo alla suggedella Madonna della Neve. Ritornati in- stiva Roghudi vecchia, dietro si svolterà a destra per concludere la in magico equilibrio salita che, una volta scollinati, porta alla vi- sullo sperone roccioso cina Roccaforte del Greco. L’antico paese, che divide l’Amendolea oltre a far parte dell’Area Grecanica, detie- dal suo affluente Furne il primato di essere, con i suoi 971 m., il ria. La località è ormai comune più alto della Provincia. Anche qui da oltre quarant’anni nella Chiesa Matrice si potrà ammirare una quasi completamente

abbandonata (la nuova Roghudi è sul mare attigua a Melito Porto Salvo) ma i pochissimi caprai rimasti sapranno ancora offrire la sacra ospitalità tramandata dagli antichi greci. Lasciato il paesino si salirà ancora di poco per girare a destra in un vicino bivietto (andando a sinistra si giungerebbe subito a Ghorio di Roghudi anch’essa quasi disabitata) e scendere sul ponte dello scrosciante torrente Furria. Attraversato il corso d’acqua si risalirà brevemente sino alle visibili (alla sinistra della strada), e tra di loro vicine, architettoniche “sculture” litiche delle “Caldaie del latte” (885 m.) e della “Rocca tu Dracu” (890 m.), sosta e meta finale dell’itinerario. Le prime, assai pittoresche, denominate anche “Ta vrastarucia”, sono bianche formazioni mammellonari e rappresentano uno straordinario esempio di erosione naturale dovuto agli incessanti “scalpellii” degli agenti atmosferici. La seconda, assolutamente singolare, attribuita da qualche studioso addirittura alla mano dell’uomo preistorico che costruiva i cosiddetti dolmen, consiste in un “monumento” roccioso somigliante, nelle diverse interpretazioni popolari all’enorme testa di un drago, al capo di un uomo gigantesco ed anche a quello dell’extraterrestre E.T. creato dall’immaginazione cinematografica. Risaliti in auto si prenderà la via del ritorno nella Piana che sarà uguale, ovviamente escludendo la breve deviazione per San Lorenzo, a quella percorsa all’andata. La Rocca tu Dracu (foto Diego Demaio).




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