Mensile d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 32, Anno 2015 - “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 518/ATSUD/CZ;
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In regalo INSERTO SPORTIVO
Senza cravatta contro i cravattari
Gioia Tauro Pedà Sindaco
Operazione Zeus Le richieste del PM
(24 pagine)
Fratel Cosimo Il breviario
Il Convivio della Comunicazione
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Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663
Corriere della Piana del 29 Giugno 2015
sommario
Sintesi, lapidarietà e superficialità
Francesco Sofia Alessio si rivolta nella tomba
P
are che da qualche tempo, i visitatori del cimitero di Radicena in transito lungo il viale d’ingresso, sulla sinistra a pochi metri dal cancello, davanti al mausoleo del poeta e latinista Francesco Sofia Alessio, sentano sordi rumori. Sarebbe - a detta dei ben informati - veggenti e d’intorni - il poeta che si sta rivoltando nella tomba, preda ormai da mesi di un incontenibile moto di ira che - cancellata l’armonia della metrica latina e le sublimi immagini bucoliche di versi che lo resero importante, almeno per coloro che amano la letteratura e le arti liberali - quanto il celebrato Giovanni Pascoli - sta portando la spirito del Poeta a vagare fra le tombe imprecando e additando con aggettivazioni non ripetibili gli artefici della storpiatura del suo cognome e della cancellazione del suo nome. Ormai da tempo, infatti, perseverando in un errore - più volte peraltro garbatamente segnalato dal Nostro Diego Demaio - Demetrio, i vertici dell’I.C. Scolastico “Francesco Sofia Alessio - Natale Contestabile” nei loro manifestini, e nella intestazione delle loro carte, in luogo di “Francesco Sofia - Alessio “ o di “F.S. Alessio” scrivono solo “Sofia” e ora, ancora più stringatamente, solo “S.Alessio - Contestabile”. L’intestazione ultima dopo cotanta sintesi si legge pertanto così: “I.C.S. Alessio - Contestabile”. La “S” che significa? San? Sergio? Salvatore? Saverio? Stanislao? Simone? Samuele? Silvio? Sarah? Sofia!!! Sofia? Che caz…!!! Non ci avevamo pensato!
Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi Hanno collaborato a questo numero: Don Memè Ascone, Caterina Sorbara Marinella Gioffrè, D. C., Giovanni Garreffa, Pippo Callipo, Francesco Di Masi, Michelangelo Di Stefano, Emma Ugolini, Girolamo Agostino, Domenico De Angelis, Filomena Scarpati, Don Giancarlo Musicò, Filippo Marino, Sac. Letterio Festa, Antonio Violi, Giuseppe Antonio Martino, Rocco Carpentieri, Lucio Paolo Albanese, Mina Raso, Veronica Iannello, Diego Demaio. Foto: Free's Tanaka Press, Diego Demaio. Grafica e impaginazione:
Copertina: Concept by Free's Tanaka Press Stampa: Litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 - 389 8072802 cordovaluigi@yahoo.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Sede redazione: Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) corrieredellapiana@libero.it Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999 La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 29-06-2015 Visit us on
Ma, cari signori, artefici di cotanto operato, è bene che ricordiate che Sofia non è il nome di battesimo della mai esistita o altrimenti celebrata signora o signorina “Sofìa Alessio” o di un possibile, ancorchè non iscritto nel libro dei Santi “S. Alessio Contestabile”. Sofìa è il cognome - per giunta il “vero” cognome - del Poeta Francesco Sofia che - bontà sua e del suo amore verso la madre - aggiunse al proprio casato “Sofìa” anche il casato “Alessio”. Prova ne è che i suoi discendenti fra i quali i colleghi Gianfranco Sofia (editore negli anni ’80 e ’90 del “il Nuovo Provinciale”) e Franco Sofia (editore di Reggio Sport) utilizzino solo il primo cognome. Correte dunque ai ripari! Ovvero, finchè siete in tempo, riparate i danni. Il Circolo didattico o Istituto Comprensivo che dir si voglia, non può essere chiamato “S. Alessio - Contestabile”! Semmai “F. Sofia - Contestabile” o - più correttamente - “F. Sofia Alessio - N. Contestabile”. Vigileremo per verificare se sarà corretto l’errore. In ciò chiediamo anche aiuto oltre che al Nostro Diego Demaio - Demetrio anche al Dott. Giuseppe Prete, figlio della compianta collega Isabella Loschiavo - Prete. Ci dia una mano pure lui, perché, con l’aria che tira, potrebbe capitare che la sala della biblioteca cittadina intestata a sua madre - con la stessa logica - da “Isabella Loschiavo - Prete” possa essere sintetizzata in “L. Prete”! Ahi, Taurianova! di commissari ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello…. Intelligenti pauca… Ingelligentissimi nihil….. Adamo De Ducy
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Editoriale: Senza cravatta contro i cravattari
5 Evangelii gaudium: Pietra angolare della Chiesa di Papa Francesco
6 Gioia Tauro: Pedà al ballottaggio stravince sul PD
7 Delianuova: Nuovo Sindaco Franco Rossi "Per Delianuova"
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Rosarno: Non c'è pace tra gli ulivi di Medma Sanità in Calabria: Paga sempre Pantalone Dichiarazione stampa dell'imprendi- tore Pippo Callipo
Utilizzazione delle Ferrovie della Calabria dismesse...
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Cosoleto: Sebastiano Pindilli 2° posto alle Olimpiadi
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Giornalisti ed educatori
Convivio della comunicazione: Caritas, veritas, unitas
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Giffone: Tradizionale INFIORATA
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Palmi: T'adoriam Ostia Divina
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La scultura di Salvatore Albano Angelo Fazari, lo scalpellino di S. Giorgio Morgeto
28 Francesca La Gamba: la prima bri-
gantessa dell’Italia meridionale
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Taurianova ricordati i militari e caduti
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Processi per le insurrezioni
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La mafia uccide, il silenzio pure
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Operazione Zeus in dirittura d'arrivo
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Raggi di luce su temi di storia
Delianuova: Il culto di Maria nell'Italia del Sud
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Il breviario di fratel Cosimo
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Taurianova: Notte di note
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L'eloquenza del silenzio
Rosarno: Maschere, volto illusorio dell'essere
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Wedding Planner
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La decorata cornice della Piana
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Eletto Presidente Regionale il deliese Francesco Palumbo
Delianuova: Gemellaggio con San Ferdinando
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Aido: Donare la vita per vincere la morte
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Editoriale
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La nuova Europa avrà il volto di Tsipras e di Varoufakis
di Luigi Mamone
Senza cravatta contro i cravattari
L’emergenza profughi capolinea dell’europeismo di matrice merkeliana
L
e recenti vicende legate al sempre crescente flusso di profughi nordafricani che giungono sulle coste italiane, in fuga dalla guerra e dalla povertà, danno ormai evidente il segnale di come l’Europa non esista. A parte le posizioni xenofobe e antieuropeiste di ristrette frange nazionaliste che mai hanno accettato il pensiero europeista, sta emergendo nel momento in cui l’Europa avrebbe dovuto dimostrare di essere capace di far fronte comune, la ristrettezza di pensiero e di azione di nazioni e governi europei che chiudono le frontiere, si rimangiano gli accordi, dicono agli italiani “arrangiatevi da soli!” o, con terminologia meno elegante ma mai più rispondente alla realtà del pensiero: “fottetevela voi!” per quanto ci riguarda chiudiamo le frontiere. A questo va aggiunta l’evidenza del gravissimo errore - figlio di un miopia politica inconcepibile da parte di Angela Merkel - grazie alla cui incube presenza oggi la Grecia è ridotta in povertà, non tanto per colpe proprie ma come conseguen-
Più PIL per tutti
za di politiche europeiste errate e aggravate dalle modalità “cinicamente bancarie” di gestione della crisi: prestiti, rimborsi, interessi moratori. L’Europa, figlia non più di ideali politici ma di interessi di bottega, si comporta non come un banchiere illuminato ma come un usuraio rapace. Solo che adesso i conti non tornano. Se Junkers, Lagarde e gli altri nomi dell’intelligentia di questa Europa da burletta non verranno fermati, l’Europa imploderà nel volgere di pochi anni. Già qualcosa - mentre scriviamo - si muove. Dopo aver mostrato i muscoli e digrignato i denti, Merkel e soci, stanno venendo a più miti consigli. L’offensiva del sorriso di Tsipras e Varoufakis, non convenzionali e senza cravatta, sta producendo frutti copiosi. Così come ai tempi della rivoluzione francese i rivoluzionari erano i “sans coulotte” (senza calze NdA), l’informalità di Tsipras e Varoufakis è la scossa elettrica, “vero elettroshock” necessario per scuotere i burocrati - talvolta vere cariatidi onuste di anni, di boria, di privilegi e di milioni di euro facilmente accumulati con chissà quali oscuri maneggi perpetrati nel mondo globalizzato di inesplorate lobbies di potenti che nessuno si permette di indagare. Venditori di armi e di petrolio, di aerei e tecnologia, di elettronica e di medicine. Capitani d’industria e reggitori del destino del mondo. Austeri, ingessati, ineffabili, sardonici, cinici. Intoccabili. Quanto meno fino a quando non hanno fatto irruzione sulla scena Tsipras e Varoufakis. Schiene dritte, testa alta, colletto della camicia sbottonato e aria irriverente oltre i sorrisi di circostanza. Sono troppo intelligenti entrambi per non sapere che l’Europa, se la Grecia uscisse dal sistema, pagherebbe un conto salatissimo, che non tutte le nazioni sono disposte ad accollarsi. Sono troppo intelligenti (e su questo diamo atto alla italica commissaria Mogherini di essere quasi al loro livello) per non comprendere come l’Europa non possa consentire che una Grecia “Out Europe” conceda a Putin e alla Russia basi navali, aeree e militari a un tiro di schioppo dal continente. Giustamente, Tsipras, per far capire questi concetti ai più riottosi fra gli usurai al comando dell’Europa, ha siglato con Putin un accordo commerciale molto importante per la realizzazione di un oleodotto e di un gasdotto. Segnale fin troppo chiaro, che una abbattuta Merkel sembrerebbe aver compreso e che ora dovrà cercare di far comprendere agli altri componenti della “Banda degli Ottusi” che guida l’Europa. L’emergenza dei profughi al di là dell’essere un fatto umanitario doveva diventare una questione politica. Ma - ci domandiamo - cosa si sta facendo a livello di Commissione Europea per un coinvolgimento serio e una condivisione seria e reale delle scelte? Nulla. Strasburgo e Bruxelles continuano a restare avvolte nel torpore della loro elefantiasi, mentre il seme del nazionalismo antieuropeista dilaga. L’Italia, essa pure regione d’Europa, fino a quando continuerà ad accettare la prospettiva di essere lasciata sola nella gestione dell’emergenza? Il Piano “B” di Mattwitt Renzi, continua a restare un mistero. Per il momento di “B” vi è solo figuratamente il lato di una Italia prona a raccattare profughi e a raccogliere cadaveri di annegati, genuflessa davanti a migliaia di disperati che l’Europa degli Ottusi non vuole, mentre dietro le quinte di questa emergenza si materializza una nuova forma di Mafia - per una volta non calabrese - che lucra guadagni sulla pelle di disperati da sfamare e da ricoverare. Il quadro è tragico. L’Europa delle banche e dei banchieri è al capolinea perché non ha ideale alcuno al di fuori del culto del Dio Denaro. La nuova Europa, alla fine, forse - dopo lo sfacelo dell’attuale - avrà il viso sorridente di Tsipras e il ghigno furbino di Varoufakis: senza cravatta contro i “cravattari” di Strasburgo. Almeno loro, con la loro mimica facciale sono vivi e fanno trasparire sentimenti e passioni. La Merkel e le cariatidi di Strasburgo sono vere sfingi, prive di sentimenti e di intelligenza da statisti europei. Non meritano - come Renzi e gli italici protagonisti dello sfascio italiano - di restare dove sono e se restassero, come pare inevitabile, salva l’ipotesi di un moto rivoluzionario le metastasi aggredirebbero ogni regione di una Europa che, senza solidarietà, uguaglianza e democrazia non ha obiettivamente - ragione di esistere.
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La dimensione sociale dell’evangelizzazione
Evangelii gaudium
Pietra angolare della Chiesa di Papa Francesco
di Don Memè Ascone
S
e la dimensione sociale dell’evangelizzazione non viene debitamente esplicitata, si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico ed integrale della missione evangelizzatrice. N.176 “nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale” n.201 “senza l’opzione preferenziale per i poveri l’annunzio del Vangelo rischia di affogare in un mare di parole” n.199 Cosa vuol dire esplicitare la dimensione sociale dell’evangelizzazione? E perché si corre il rischio di sfigurare il significato autentico ed integrale della missione evangelizzatrice della Chiesa? Forse non siamo capaci di essere “Luce del Mondo” e “Sale della Terra”. Forse non siamo capaci di entrare nella società. Forse vuol dire uscire dalle sacrestie e dai palazzi, ascoltare la gente nei suoi urgenti bisogni ed alzare la voce per difendere la giustizia, che viene calpestata. Se la nostra gente non ha lavoro, gli manca tutto, è senza dignità: non ha denaro per mantenere la famiglia, per educare i figli, per farli studiare. Così è facile pensare che in famiglia presto manca la pace e spesso si compiono gesti insensati. Si perde la dignità. Papa Francesco ci insegna che la Chiesa, gerarchia e laici deve ascoltare questo grido, deve intervenire perché questo e gli altri gravi problemi trovino una giusta soluzione. Questo vuol dire “esplicitare la dimensione sociale della Chiesa” . E’ vero che la Chiesa non fa politica, ma è altrettanto vero che la Chiesa non può tacere di fronte alle ingiustizie ed ha il dovere di svegliare le coscienze. E’ forte il grido d’allarme di Papa Francesco: veramente stiamo correndo il rischio di non incarnare l’autentica e integrale missione della Chiesa. Ci siamo addormentati. Perché deve far scalpore, deve suscitare am-
mirazione quando un membro della Chiesa è umile e semplice, quando cammina per le strade a piedi incontra e conosce la gente, possiede e guida la sua auto, suscita meraviglia quando un Vescovo non ha autista né segretari o quando il Papa rifiuta di abitare nel Palazzo. Vogliamo augurarci che notizie del genere non facciano scalpore e vogliamo pensare che tutti comprendiamo di essere veramente più poveri, più umili, più semplici e tutta la gente apprezzerà questi gesti. Così come ha apprezzato i gesti di umiltà compiuti da Papa Francesco. Perché un po’ tutti a cominciare dalla gerarchia non compiamo gesti evangelici che esprimono umiltà e povertà. La gente non crede più alle parole, vuole fatti concreti. Già qualche grande Papa affermava che “il mondo oggi non ha bisogno di maestri ma di testimoni”. E’ la testimonianza della povertà che bisogna dare per essere “una Chiesa povera per i poveri”. “Voi pensate all’anima, non pensiamo al corpo” così sentenziava un tale e sembra che noi stiamo prendendo alla lettera questo invito, dimenticando l’unità della persona, gli insegnamenti del Vangelo e ignorando la forte sollecitazione di Papa Francesco. Purtroppo è vero nelle nostre chiese non si parla di giustizia. E’ un fatto grave. Sembra che la nostra coscienza si sia addormentata. Così si sfigura il messaggio rivoluzionario del Vangelo. Ormai a noi piace il quieto vivere. Il Papa invece ci invita a dare fastidio. Sembra che non troviamo più il tempo per interessarci dei problemi della gente. Abbiamo altro da pensare. Sappiamo pure e ne siamo contenti che le nostre chiese sono piene tutte le domeniche. Ma piene di bambini, di anziani e di donne. E gli uomini, i giovani e i molti professionisti perché in genere disertano le chiese e magari pensano a come riempire i loro vuoti, quegli smarrimenti di senso che non trovano risposta nella Chiesa. Questo è un grosso interrogativo che dovrebbe trovare una risposta. Purtroppo se un prete si permette di parlare di giustizia, accusando chi di competenza e proponendo delle giuste soluzioni viene tacciato subito e invitato al silenzio “Perché si vuole la Pace”. Una vera
Chiesa profetica lotta per la giustizia e sa che non ci può essere pace se non nella giustizia. Così ammoniscono severamente i sommi Potenfici del XX° secolo nei loro grandi documenti sociali. Ed è anche vero quello che scrive profeticamente Papa Francesco nella sua lettera “dà fastidio che si parli di solidari significato”. Ma quando cominciamo veramente a difendere la dignità del nostro popolo, dei poveri che vengono sempre umiliati e offesi? Quando ci decideremo accanto al popolo per difendere il posto di lavoro, quando apertamente ci impegniamo a difendere i deboli? A promuovere concretamente la giustizia? Purtroppo è ancora vero quello che dice profeticamente Papa Francesco: “corriamo il rischio di essere sommersi da pratiche religiose, da riunioni infeconde e da discorsi vuoti.” Qualcuno diceva che la religione è l’oppio dei popoli e per questo voleva distruggere ogni idea di religione dalla faccia della terra. Questo accadeva circa un secolo fa ma ora dopo un grande risveglio dovuto ai tanti santi di questo ventesimo secolo e ai grandi sommi Pontefici e soprattutto alla rivoluzione portata dal Concilio Vaticano II^ oggi sembra che ci siamo un po’ addormentati. Forse stanchi e contenti di quello che si è fatto. Dimentichiamo però che il mondo corre a una velocità vertiginosa e noi non possiamo cullarci sugli allori rimanendo indietro e con noi i poveri che cercano da noi purtroppo un po’ di consolazione. Il nostro è un Dio che scuote, che inquieta, che scomoda che manda non solo che consola. E Papa Francesco invitandoci ad uscire verso le periferie desidera una Chiesa che cammini su questa linea. Vogliamo domandarci cosa fare per annunciare il Vangelo di giustizia, vogliamo occupare quel vuoto che purtroppo lascia la politica, vogliamo capire che oggi solo noi, la Chiesa di Gesù possiamo e dobbiamo difendere i poveri, ascoltando il loro grido. Ma lo vogliamo ascoltare questo grido? Quando decidiamo di essere una chiesa povera e finiamo di essere quasi una casta guidata da principi e baroni? Speriamo presto.
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di Caterina Sorbara
Gioia Tauro, rispettate le previsioni della vigilia
Pedà al ballottaggio
Il Centrodestra stravince sul PD di Aldo Alessio frantumato dalla fronda di Renato Bellofiore
A
Gioia Tauro i pronostici sono stati rispettati. Giuseppe Pedà, candidato della Coalizione Roosevelt, è il nuovo sindaco della città del porto. Ha ottenuto il 57,16% delle preferenze pari a 5278 voti, mentre Aldo Alessio candidato del partito democratico ha ottenuto il 42,84 % pari a 3956 voti. In questo turno di ballottaggio ha votato il 59,18% degli aventi diritto, mentre al primo turno avevano votato il 70,84%. Giuseppe Pedà ha condotto una campagna elettorale dai toni pacati e costruttivi, restando lontano da ogni forma di pettegolezzo. E’ stato appoggiato da 6 liste: Forza Italia, Pro Quartieri, Ncd-Udc-Area Popolare, Insieme per Gioia, Alternativa per Gioia e Centro Democratico. Ha ascoltato tutti i cittadini, affrontando tutte le problematiche del territorio attraverso dei forum tematici. E’ stato presente in ogni angolo della città. Il suo “New Deal per Gioia Tauro” ispirato da due geni del pensiero politico novecentesco: Keynes e Roosevelt è stato il suo punto di forza. Il
suo programma in 15 punti per rilanciare la città. Al primo punto una grande opera, una scommessa vincente la realizzazione del Lungomare Gioia-Palmi. E poi l’ambiente, la salute, la messa in sicurezza del fiume Budello, la valorizzazione del Centro Storico, il Piano delle Fosse, il rilancio del commercio, l’ospedale, lo sport, il porto, la Zes, il rilancio dell’agricoltura e tanto altro, per la rinascita della città. Ricordiamo che Giuseppe Pedà è laureato in Economia, dottore commercialista, è un imprenditore nel settore della distribuzione dei carburanti e della ristorazione veloce. E’ giovane, brillante ed è stimato a livello nazionale. E’ sposato ed ha due figli. E’ coordinatore nazionale dei giovani imprenditori di Confcommercio. E’ stato il più giovane presidente delle Ferrovie della Calabria e del Consorzio Tpl calabrese. All’età di soli 21 anni è stato il primo degli eletti nel Consiglio Comunale di Gioia Tauro. Nel 2009 è stato candidato alle europee con il Pdl, ottenendo 44.371 preferenze nella circoscrizione meridionale. E’ stato
anche vice coordinatore provinciale del Pdl e candidato alle elezioni politiche del 2013. Nelle elezioni regionali del 2014 ha ottenuto 5.149 preferenze. Adesso, dopo la canonica luna di miele con la città, tanti sono i problemi che dovrà affrontare. La situazione del comune non è rosea. La città è invasa da cumuli di immondizia, a Maggio i dipendenti comunali non hanno percepito lo stipendio. Infiniti sono i casi di tumore, bisogna spegnere il termovalorizzatore, dire no al rigassificatore e battere i pugni per l’istituzione della zes. Siamo sicuri che Giuseppe Pedà, non deluderà i suoi elettori. E’ giovane e brillante, sarà un ottimo nocchiero, guiderà con sapienza la città fino a farla approdare in acque azzurre e sicure. Gioia Tauro rinascerà, in vista della Città Metropolitana, con lui avrà il posto che si merita, quel posto che aveva occupato nel suo lontano e nobile passato.
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Delianuova ha scelto il suo nuovo Sindaco
Franco Rossi “Per Delianuova” Surclassati gli antagonisti, saremo gli amministratori di tutti
di Marinella Gioffrè
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mpio il margine di voti che ha permesso alla lista n. 2 “Per Delianuova”, con candidato a Sindaco Franco Rossi, di aggiudicarsi la conduzione amministrativa per il prossimo quinquennio. La compagine ha ottenuto 909 voti, di cui 67 voti di lista. -“Saremo gli amministratori di tutti i cittadini e daremo continuità al processo di cambiamento già avviato nell’ultimo decennio. Un ringraziamento particolare rivolgo a tutti coloro che ci hanno sostenuto e hanno creduto al nostro programma presentato durante una leale campagna elettorale con le altre due compagini, alle quali rivolgo un cordiale saluto, per il corretto comportamento che ha caratterizzato questi lunghissimi trenta giorni di lavoro pre elettorale”-. Così si è pronunciato il primo cittadino, durante la proclamazione del nuovo consiglio, avvenuto ieri pomeriggio, alla presenza del Segretario comunale Rodolfo Esposito e di un folto pubblico, presso la sala consiliare del Palazzo di Piazza Marconi. I votanti totali sono risultati 2145, di cui 44 le schede nulle e 24 le bianche. Nelle liste elettorali deliesi sono iscritti 3597 gli aventi diritto, di cui 1740 maschi e 1857 femmine. Sono inclusi nel totale, i residenti all’estero, 1297, iscritti AIRE. Il gruppo di minoranza sarà composto da Giuseppe Federico della lista “Per il futuro deliese”, che ha ottenuto 673 voti, di cui 61 solo voto di lista, insieme al candidato dello stesso gruppo Rocco Puntillo, con 124 preferenze. Completeran-
no il gruppo di minoranza Tripodi Saverio della lista “Patto per Delianuova”, che ha ottenuto 495 consensi, di cui 26 solo voti di lista e Paola Lemma con 77 preferenze. Il candidato Franco Rossi, puntando sulla sua esperienza amministrativa, è chiamato a comporre la squadra degli assessori e investire di deleghe operative i consiglieri di maggioranza, che sono: Anna Carbone, Teresa Carbone, Rocco Catalano, Angelo Gioffrè, Francesco Giorgi, Michelangelo Maurici, Enzo Ottobre, Giuseppe Papalia. Non hanno raggiunto i voti sufficienti, Biagio Italiano e Maria Strano, che non saranno investiti della carica di consigliere. Il Sindaco Franco Rossi è intenzionato a dotare il paese, nonostante gli ostacoli di tipo economico che devono affrontare i nostri comuni, di strutture e infrastrutture adeguate, con l’obiettivo di prospettare una dignitosa aspettativa principalmente per i nostri giovani offrendo loro l’ opportunità di non abbandonare il proprio luogo d’origine. Un programma con un’onesta combinazione di valori e di idee, con trasparenza, solidarietà, uguaglianza, ascolto, partecipazione, intesa come possibilità di intervenire come singoli o in associazione, direttamente alla gestione della cosa pubblica. La compagine intende “Realizzare protocolli d’intesa in materia di legalità e ottimizzare il territorio pre aspromontano, anche attuando nuove politiche di lavoro incentrate sulla valorizzazione di montagne, boschi e aree a proprietà comunale”.
LISTA PATTO PER DELIANUOVA CANDIDATO A SINDACO SAVERIO TRIPODI 1950 Battista Francesca 1966 VOTI 48 Italiano Ester 1994 VOTI 56 Lemma Paola 1970 VOTI 77 Pugliese Serena Roma 1989 VOTI 30 Zagari Antonella 1975 VOTI 56 Cosoleto Salvatore 1989 VOTI 50 Garibaldi Saverio 1979 VOTI 46 Palumbo Giuseppe 1980 VOTI 58 Rechichi Pasquale 1993 VOTI 19 Zagari Francesco 1987 VOTI 29 LISTA PER IL FUTURO DELIESE CANDIDATO A SINDACO GIUSEPPE FEDERICO 1981 Aricò Francesco 1959 VOTI 48 Condello Pasqualina 1967 VOTI 58 Costa Marcello 1978 VOTI 35 Giorgi Domenico 1963 VOTI 67 Licastro Domenico 1976 VOTI 48 Madaffari Maria Rosa 1992 VOTI 68 Papalia Maria Rosa 1992 VOTI 103 Pugliese Rosa 1967 VOTI 61 Puntillo Rocco 1989 VOTI 124 LISTA PER DELIANUOVA CANDIDATO A SINDACO FRANCO ROSSI 1957 Carbone Anna 1983 VOTI 109 Carbone Teresa 1971 VOTI 85 Catalano Rocco 1975 VOTI 71 Gioffrè Angelo 1957 VOTI 53 Giorgi Francesco 1971 VOTI 109 Italiano Biagio 1967 VOTI 35 Maurici Michelangelo 1979 VOTI 119 Ottobre Enzo 1982 VOTI 124 Papalia Giuseppe 1984 VOTI 91 Strano Maria 1996 VOTI 46
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Rosarno: dopo la fine anticipata della sindacatura di D.C.
Non c’e’ pace fra gli ulivi di Medma nell’attesa di vedere il nuovo che avanza
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all’inizio alla fine non ha quasi mai avuto pace. Criticata dai suoi “amici” e dai suoi “nemici”, con una maggioranza risicata, ha sempre avuto colpi di scena a ripetizione, che evidenziavano i dissapori fuori e dentro la stessa traballante maggioranza di centro sinistra. Come sempre parlando di politica la gente esprime pareri diversi, a seconda della personale collocazione. Ma in questo caso in generale si registrano molti giudizi negativi e pochi positivi sull’operato del Sindaco Tripodi.Premetto a scanso di equivoci che non riportiamo giudizi sulle persone, ma sul loro operato politico. Infatti, per la maggior parte dei rosarnesi, l’amministrazione Tripodi ha lasciato molto a desiderare. O è stata per altri versi “deludente”. Il Sindaco secondo diffusi opinionismi “appariva interessata a possibili nuovi prestigiosi mandati politici e, a causa di ciò, modulava il proprio operato ponendosi talvolta in maniesra distante dalle aspettative del popolo”. Questi i giudizi della gente. E si potrebbe continuare. Per
A Rosarno è finita male l’esperienza dell’Amministrazione Comunale guidata da Elisabetta Tripodi. gli esponenti del centro sinistra i giudizi sono contrastanti: chi a favore e chi contro. Infatti alcuni, fino alla fine hanno chiesto rimpasti, manifestando spesso mal di pancia all’interno della stessa maggioranza. I tanti gravi problemi del paese non sono stati presi in seria considerazione. Perchè? Non si sa.Il lavoro continua ad essere una chimera, la crisi agrumaria è diventata cronica, un serio dramma - quando invece - con diversa azione e attenzione avrebbe potuto essere come in passato, un volano per lo sviluppo della città. Molte famiglie vivono nella estrema miseria. Le molte strade sono inagibili per le macchine e per i pedoni. Questi alcuni dei tanti problemi irrisolti. Nel secondo decennio del terzo millennio pensavamo di poter vivere un paese civile, ma le nostre strade sono da
terzo mondo. Comunque è vero che se gli amministratori hanno fatto poco è pur vero che non hanno fatto molti danni. Il tutti a casa è stato deciso dalla stessa maggiorana con due botti finali: le dimissioni dell’assessore Bonelli dopo l’incendio della sua macchina e le dimissioni del consigliere di maggioranza Prof.ssa Varrà. È così finita una amministrazione che in qualche frangente ha dato l'impressione del “tutti contro tutti” e che è stata criticata ed è apparsa traballante fin dall’inizio. Speriamo nella prossima amministrazione, nella quale il centro destra sembrerebbe partire con il favore dei pronostici. Si cercano persone capaci di amministrare: generose e lungimiranti. Unite nell’unico grande desiderio: fare il bene dei cittadini. C’è tutto il tempo per prepararsi.
MedmArte onlus di Ambra Miglioranzi
Villaggio Culturale Pittura , Informatica , Arti Creative , Salotto Letterario. Via F. Petrarca n° 10 89025 Rosarno (RC) Tel : 333 6186132 medmarteonlus@gmail.com
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L'ospedale Maria P. di Savoia Oppido
L'ospedale fantasma di Gerace
L'ospedale di Nicotera
Sperperi , spending rewiew e tendenze allo spreco
Paga sempre Pantalone
di Giovanni Garreffa
Sanità in Calabria, l'eufemismo della propensione al risparmio
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asualmente mi sono trovato nell'ufficio ticket di una Azienda Sanitaria Provinciale della nostra Regione, intorno alle ore undici di un Mercoledì di Dicembre; le persone in attesa di avvicinarsi allo sportello per i loro adempimenti erano circa ottanta, alcune sedute e tante altre, invece, in piedi, non essendovi panche in numero sufficiente per sopperire alla bisogna. Tanta folla mi ha incuriosito e volutamente mi sono intrattenuto per chiedere qualche spiegazione; un impiegato, mio conoscente, mi ha ragguagliato in merito, precisandomi che quello è il rito di tutti i giorni. Gli sportelli funzionanti erano tre su sei esistenti e molti dei presenti vi stazionavano sin dalla mattina, col loro scontrino numerato, attenti al segnale luminoso che snocciolava la conta. Il mio interlocutore mi spiegava che il personale addetto era insuffciente, considerato che il dissesto della Sanità in Calabria aveva imposto alla Regione notevoli tagli alla spesa, bloccando da alcuni anni la possibilità di sostituire quanti sono stati collocati a riposo per sopraggiunti limiti di età e quanti, purtroppo, sono ritornati al Creatore; sicchè l'organico si trova adesso al lumicino. Il quadro ai miei occhi mi ha indotto a fare qualche riflessione. Una prima considerazione porta naturalmente a concludere che la mancanza di una adeguata dotazione di addetti operativi, di immediato servizio al cittadino piuttosto che realizzare risparmi, provoca, invece, notevoli aggravi di spesa, per l'economia pubblica e privata, ponendo in essere, in fondo, un evidente danno erariale, ove appena si consideri il volume in ore di lavoro in meno che quella folla in attesa quotidianamente è costretta a causare, certamente malvolentieri, ma comunque inelutta-
bilmente. Non è detto che in una famiglia vi sia alcuno disponibile a sbrigare determinati adempimenti ed allora l'interessato altro non può fare se non chiedere, al superiore gerarchico o al datore di lavoro, "obtorto collo" (malvolentieri o perchè costretto), alcune ore di permesso, se non anche il giorno di congedo, scontato nella pubblica amministrazione, ma problematico nel privato. Se, poi, come pare certo, il problema delle vacanze nell'organico riguarda anche il personale medico e paramedico, non v'è dubbio che la qualità dell'assistenza sanitaria calabrese non può che lasciare a desiderare ed in molti casi, a pa-
rere largamente condiviso, è da considerarsi veramente terzomondista. La conseguenza è naturale: si va sempre più sviluppando ineluttabilmente la prassi dei viaggi della speranza, in direzione di altre Regioni d'Italia, prioritariamente verso il centro-nord, ma anche con destinazione all'Estero, col risultato che in nostro servizio sanitario è chiamato a pagare pepati conti a piè di lista. Dunque francamente gradirei fosse bene indicato, con una limpidezza alla portata di tutti, peraltro dovuta alla totalità dei cittadini-contribuenti, dov'è il risparmio. Il problema della saggia gestione,
che certamente non è di casa nei nostri palazzi del potere, non si ferma, però, qui: un altro capitolo, sempre nel settore sanità, riguarda le strutture ospedaliere costruite nell'ultimo ventennio del secolo scorso, regolarmente arredate, scrupolosamente attrezzate, ma mai entrate in funzione, oggi dissestate e vandalizzate a livelli incredibili, se non fosse che ricadono sotto gli occhi di tutti. A queste si aggiungono le realtà già funzionanti, ma che ora non sono più attive, sempre per il contenimento della spesa pubblica, di cui prima. Scandalizza che a nessuno dei nostri saggi amministratori regionali sia venuto in mente che il deficit che tali immobili rappresentano e, lievitando sempre più rappresenteranno, è di gran lunga superiore al fantomatico risparmio derivante da tagli indiscriminati che registriamo da circa un decennio. Senza dubbio, è un processo di pseudo-economia vistosamente miope quello innescato e che ci stanno imponendo i nostri salomoni e mentre assistiamo allo scempio di ospedali come quelli di Gerace, di Rosarno e di Nicotera o della eterna incompiuta come l'ampliamento di quello di Oppido Mamertina, tanto per indicare qualche eloquente esempio a noi vicino, gli enti continuano a pagare, con la buona pace di tutti, lauti canoni di locazione per scuole ed uffici pubblici ed ipocritamente non mancano perfino di far finta di strapparsi i capelli perchè, a loro dire, non vi sono risorse per andare incontro alle primarie esigenze vitali della moltitudine di nostri simili extracomunitari, che oggi affrontano una realtà non molto difforme da quella con cui si sono dovuti confrontare i nostri nonni sin dalla fine dell'ottocento e sopratutto fino alla metà del secolo scorso. Padre, perdona loro;.....effettivamente......non sanno quello che fanno!.
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Pippo Callipo dopo la nota di Francesco Tassone
Classe politica da sempre sorda Incapacità di programmare il futuro
di Pippo Callipo
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eggo, sia pure con qualche giorno di ritardo, la lettera aperta di Francesco Tassone, amministratore e fondatore di Personal Factory, eccellenza industriale italiana con sede a Simbario, paesino dell’entroterra nelle Serre Calabresi. Tassone scatta una fotografia impietosa sui tanti disagi - anche se chiamarli così è riduttivo - che gli imprenditori calabresi sono costretti a subire quotidianamente e che il sottoscritto denuncia da decenni. Lo sottolineo non perché voglio chissà quale riconoscimento ma per dare l’esatta misura del tempo che passa nel più assoluto immobilismo. Passano i decenni ed i problemi sono sempre gli stessi. Si consolidano, si incancreniscono. Purtroppo la classe politica-dirigenziale che si è avvicendata negli ultimi trent’anni alla guida di questa regione, sembra avere una particolare caratteristica: quella della sordità unita all’incapacità di programmare, di essere lungimiranti, di intercettare il cambiamento ed adeguarsi a nuove necessità e richieste di un mondo che è in continuo mutamento. Non si spiega altrimenti il loro immobilismo. O forse sì. E lo spiega bene Francesco
Tassone. Gli apparati burocratici e politici di questa regione trattano con sufficienza il lavoro delle imprese che andrebbe, invece, adeguatamente supportato, almeno tanto quanto viene fatto nel resto dell’Italia. Anche se personalmente sono convinto che per uscire da questo pantano, andrebbero studiate misure di carattere eccezionale e straordinarie. Perché aiutare le imprese calabresi con un adeguato sistema di infrastrutture, di veritiere agevolazioni e misure fiscali, vuol dire far ripartire l’economia, vuol dire far assumere giovani specializzati o meno specializzati, vuol dire ridare dignità ad una regione che da sempre, come in una sorta di maleficio, è classificata di serie B ed è in testa a tutte le classifiche negative. Nonostante tutto, in questa regione esistono molte eccellenze, in molti campi - anche se ho il sospetto che i nostri politici ne ignorino la presenza - che devono la loro stessa esistenza allo spirito di sacrificio e alla volontà di fare di persone coraggio-
se e generose - nel caso di Tassone anche “visionarie” - che hanno l’unico difetto di credere nelle potenzialità di una regione bellissima. Il loro credo, la loro volontà sono duramente messi alla prova ogni giorno da un apparato profondamente malsano il cui unico scopo sembra essere quello di espellere proprio chi crea benessere e dà lustro alla nostra terra. Dopo tanti decenni passati ad urlare il mio malessere, il nostro malessere (quello della classe imprenditoriale) attraverso lettere aperte ed interventi sui principali quotidiani regionali e nazionali, mi sento profondamente disilluso e amareggiato - sebbene ancora “incazzato” - al punto che se fossi un giovane, come lo è Francesco Tassone, mi farei seriamente tentare dal trasferimento in luoghi dove chi lavora con serietà è apprezzato, incentivato, tutelato e tenuto nella giusta considerazione. Ma, difficilmente, chi come me e tanti altri miei colleghi è animato dall’amore per questa terra sceglierà di andarsene. Nonostante tutto.
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Progetto Promozione Bici e Territorio:
Utilizzazione delle Ferrovie della Calabria dismesse... di Francesco Di Masi
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inalmente, dopo anni di speranze e di attesa, qualcosa si muove........, si comincia a parlare di un'infrastruttura necessaria, come la "Pista Ciclabile della Piana", da realizzare recuperando il tratto dismesso dalle Ferrovie della Calabria, per soddisfare un'esigenza fortemente sentita non solo da chi come noi, amanti delle due ruote, vive ogni giorno il problema, ma soprattutto dalla gente comune, la cui voglia di fare sport con tranquillità e in sicurezza è cresciuta nel tempo, in maniera esponenziale. Ecco perché, come amatori e come Consorzio BIKE2LAND, accogliamo con interesse e attenzione, il progetto proposto ed esposto dalla Provincia di Reggio Calabria alla Regione Calabria, tramite l'Assessore Roy Biasi, il quale, da appassionato, come noi ha da tempo sposato l'idea e compreso le istanze provenienti dai cittadini e dalle associazioni
sportive affinché la Piana si doti di un'opera simile che ne migliorerà la vivibilità e la visibilità turistica creando un indotto a livello occupazionale..
Esempio di pista ciclabile
Inoltre, di fondamentale importanza è che la Regione Calabria ha mostrato di pensarla come la Provincia di Reggio Calabria, in quanto in tal senso si è espresso il Vice Presidente del Consiglio Regionale Francesco D'Agostino, amante del trekking, il quale ha già attivato gli uffici competenti per predisporre quanto necessario per verificarne la fattibilità dell'opera. A questa fondamentale sinergia istituzionale, uniamo e mettiamo a disposizione la competenza e l'esperienza maturata del Consorzio BIKE2LAND composto dalle associazioni sportive ciclistiche della Piana: "Taurianova Bikers, Bicittanova, Polistena Bike Team e Rabike’S di San Giorgio Morgeto". Da questo mix potrebbe nascere un'opera fondamentale per questo territorio; un'opera validissima non solo sotto il profilo della salvaguardia della sicurezza di migliaia di sportivi, che quotidianamente a piedi o in bici, percorrono le nostre strade, con grandi rischi per la propria vita, ma anche sotto il profilo del recupero e della valorizzazione di un tratto bellissimo del nostro territorio, che senza alcun intervento, presto sarà oggetto di ulteriore abbandono e di degrado o addirittura di occupazione abusiva degli stabili costituenti le vecchie stazioni che si trovano sul percorso. Non trascurabili, infine, le ricadute sotto il profilo turistico, culturale e occupazionale e, perchè no, anche economico, che un'opera come questa porta con se. Per questi e per tantissimi altri validissimi motivi il Consorzio Bike2Land stimola e plaude l'iniziativa e dichiara fin d'ora la propria disponibilità a mettere a disposizione della Provincia di Reggio Calabria e della Regione Calabria le proprie competenze, maturate in anni di attivismo sul campo, per rendere il progetto della Pista Ciclabile, più funzionale possibile e integrato con i numerosissimi percorsi di mount-bike che permetteranno al turista sportivo di esplorare e conoscere le bellezze naturalistiche della nostra Piana e delle nostre montagne come: ”Zomaro, Trepitò e Limina”. Auspichiamo, infine, che tale progetto non rimanga sulla carta come lettera morta o che venga utilizzato come spot politico-elettorale per il personaggio di turno, bensì, che questo progetto venga al più presto realizzato e messo a disposizione della collettività. Noi, sia come cittadini che come Consorzio BIKE2LAND, vigileremo per questo.
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di Michelangelo Di Stefano
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a mafia uccide, il silenzio pure” era il motto coniato da un coraggioso giornalista falciato dal piombo delle mafie: quel “coraggio di dire di no” che è costato la vita, dopo di lui, a tante donne coraggiose ed innocenti. In queste pagine, che vengono dedicate al ruolo della “Donna nel contesto sociologico e criminologico di che trattasi, cercheremo di addentrarci nella “sociologia della comunicazione nel pianeta della ‘ndrangheta”, uno scenario complesso ove proveremo ad individuare alcuni nessi, di primo acchito apparentemente irrazionali, tra teorie e concetti formulati da illustri giuristi, politologi, scienziati, filosofi ed antropologi, che a vario titolo hanno collocato la Donna al centro del familismo morale moderno. Nella leggenda, il familismo e l’onore della ‘ndrangheta trovano origine nella Spagna del XV secolo; nella cittadina di Toledo tre fratelli appartenenti all’associazione cavalleresca de la Garduna, dopo aver subito un grave affronto familiare che aveva arrecato disonore ad una loro sorella, avevano giurato di mantenere la fede ai riti ed alle consuetudini di quell’associazione, così decidendo di vendicare con il sangue “l’onore violato”. Quindi i tre nobili, Osso, Mastrosso e Carcagnosso2, insofferenti della rigida giustizia aragonese, rintracciarono ed uccisero l’uomo che aveva osato contami-
Sociologia della comunicazione nel pianeta criminalità
La mafia uccide, il silenzio pure nare l’onorabilità della loro famiglia. Da qui il loro trasferimento in una fortezza aragonese nella sperduta isola di Favignana, in Sicilia, dove con orgoglio e forte spiritualità i tre cavalieri scontarono la condanna a trent’anni di rigida reclusione. Al termine della pena Osso, Mastrosso e Carcagnosso - depositari di quei saperi, riti, usanze e simboli della nobile associazione cavalleresca - rinnovati nello spirito avrebbero iniziato un nuovo percorso di affiliazione e di lotta seguendo un unico filo conduttore: l’onore e l’omertà. Osso si sarebbe stabilito nella più vasta Sicilia, qui gettando le fondamenta di cosa nostra; Mastrosso, attraversato lo Stretto, avrebbe fondato la ‘ndrangheta e, da ultimo, Carcagnosso si sarebbe spinto fino alla Campania, dando origine alla prima forma di camorra. Le tre realtà criminali si sarebbero poi evolute nel secolo scorso, in parte mantenendo alcune caratteristiche similari; nella storiografia più recente è stato però rilevato che la ‘ndrangheta, seppur coltivando legami, tradizioni e talune consuetudini proprie della mafia non ha, come la nuova camorra organizzata, mantenuto una ferrea contiguità con il sistema insulare, brillando di
luce propria grazie, soprattutto, al proprio protocollo affiliativo imperniato sul vincolo parentale, risultato meno permeabile da condizionamenti esterni e di fenomeni di “pentitismo” a pioggia. A ciò va aggiunta la capillare ramificazione che il fenomeno ‘ndrangheta è riuscita a conseguire, insinuandosi, quale storica e diretta conseguenza della diaspora migratoria del dopoguerra, non solo nel settentrione della penisola ma in altre realtà comunitarie in fase di sviluppo, generando nuove colonie calabresi autoctone in Europa ed oltr’oceano. La ‘ndrangheta è, come gli altri sistemi criminali storicamente noti, una macrostruttura di potere, costituita da una propria struttura societaria, secondo un rigido protocollo normativo “giuridico” ed apparati organizzativi caratterizzati dal principio cardine della segretezza, inquadrabile quale a sé stante ordinamento giuridico extra ed anti statuale. Nell’ordinamento criminale del “sistema ‘ndrangheta” il fondamentale elemento costitutivo è individuato nel “popolo militante”: si tratta di una complessa comunità criminale costituita da soggetti partecipi detti “affiliati” che dopo essersi stabilmente inseriti in tutto il tessu-
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to sociale calabrese sin dai primi anni del dopo guerra, nel tempo hanno acquisito maggiore “dignità criminale” alle volte barattando la propria manovalanza in progetti di destabilizzazione terroristica, man mano radicandosi - una volta acquisita una autoreferenzialità di rilievo - a macchia di leopardo laddove mercati, norme giuridiche e contesto sociale ne hanno favorito la proliferazione. All’interno della popolazione della ‘ndrangheta, il relativo “status” di cittadino, o più compiutamente, l’etichetta di “appartenenza”, trova riscontro solo a sèguito di un tortuoso, quanto rigido, iter rivolto a saggiare l’affidabilità e l’attitudine criminale del reclutando , previo un congruo periodo si “osservazione” e di “esame valutativo ” a cura di militanti intranei al sistema, che si assumono l’onere di certificare le doti criminali della recluta, sotto la veste di “garanti”. In detto contesto è, ovviamente, inesistente quella forma di “diritto” descritta quale “insieme delle condizioni che consentono all’arbitrio di ciascuno di coesistere con l’arbitrio degli altri, secondo un principio generale di libertà” . Preliminarmente, è opportuno operare un fondamentale distinguo rispetto i criteri meritocratici criminali dell’omologo sistema insulare della “mafia” ed al cosiddetto battesimo di sangue con la “pungiutina”, in quanto l’onorabilità del criminale calabrese è tradizionalmente tramandata di padre in figlio, attraverso il riconoscimento del “casato”, conferendo, ai figli maschi dell’uomo d’onore della ‘ndrangheta, il privilegio di acquisire il diritto “nelle fasce”, cioè dalla nascita, conseguentemente ereditando, nella sostanza, l’investitura criminale dai titoli conseguiti in precedenza dall’ascendente diretto. La filosofia della ‘ndrangheta è descritta dal c.d. albero della scienza, rivolto a raffigurare nel fusto di una grande quercia la forza e l’imponenza del sistema familiare su cui si impernia il modello criminale calabrese: L’albero descrive alla base la figura l’elemento di vertice di una ‘ndrina, detto capo bastone; il fusto rappresenta poi i soggetti trainanti del sistema, gli sgarristi; seguono i rami più grandi che simboleggiano i camorristi, fino ai rami più fragili indicanti i picciotti e, da ultimo, le foglie verdi raffiguranti i soggetti che, seppur non affiliati, sono comunque di supporto al sodalizio e vengono definiti contrasti onorati. Infatti è proprio il vincolo di sangue, il cosiddetto principio del familismo amorale, a distinguere il pianeta ‘ndrangheta da tutte le altre associazioni criminali organizzate, attribuendole una dignità ed una referenzialità uniche nel contesto criminale mondiale, così da consentirle non, semplicemente, di contraltare ad armi pari con i temuti cartelli mondiali del narco-traffico e del crimine transnazionale ma, addirittura, di manovrarne e condizionarne business, consensi, alleanze ed espansionismi territoriali. Le basi morali di una società arretrata erano state oggetto di approfondito studio negli anni ’60 di Edward C. Banfield, il quale, partendo dal concetto associativo progressista di Alexis de Toqueville, giunse ad ipotizzare che l’arretratezza di talune comunità fosse da attribuirsi a radicate ragioni culturali, ove il concetto del legame di sangue nel vincolo familiare, sarebbe stato caratteristico quale
La donna al centro del moderno familismo di ‘ndrangheta elemento portante della capacità associativa nell’interesse della collettività. Il sociologo stabilì la regola cardine nelle comunità consanguinee del “massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo”, attribuendo a detta “etica dei rapporti familiari” la ragione dell’arretratezza. Da qui il concetto di “familismo” , ove l’interesse individuale viene perseguito esclusivamente nell’interesse del proprio nucleo familiare di sangue attraverso regole spregiudicate, conseguentemente “amorali”, ed ove l’ordinamento giuridico della comunità trova esclusiva espressione all’interno della stessa “famiglia” giammai estendendosi alla complessiva comunità organizzata che ricade sotto l’egida di quel “casato”. In questo ristretto alveo, il “bene” ed il “male” trovano distinzione solo all’interno del ristretto nucleo familiare, al contempo palesando la totale assenza di ethos comunitario, caratterizzato da relazioni sociali morali di facciata e meramente opportunistiche tra famiglie e tra individui all’esterno del nucleo consanguineo del “casato”. Distinguo, quello del “bonus” e del “malus” che, dopo aver trovato ridondante rappresentazione cinematografica sin dai tempi de “Il Padrino”, storico capolavoro del regista Francis Coppola, lì focalizzando le peculiarità del familismo amorale anche negli spaccati più intimi della vita quotidiana, ha trovato negli anni a venire una diversa ed innovata interpretazione, questa volta introducendo – con l’avvento delle tante, gettonatissime, fictions poliziesche – il concetto di familismo “morale” In queste fictions si rileva l‘ostinata coerenza dell’universo ideologico ove: “[…] non solo le ragioni che spingono gli eroi istituzionali a ripristinare legge e ordine originano nella sfera privata, ma anche la devianza, la delinquenza, i comportamenti antisociali sono ritagliati nell’area delle motivazioni individuali. In particolare, è all’interno della famiglia (biologica) che il crimine si produce, entro le nevrosi e ossessioni che sprizzano dai legami corti di sangue; è grazie alla famiglia, o ai valori del familismo, che il crimine viene circoscritto e punito […] La società non viene mai chiamata in causa, preferendo rovistare tra narrative dei singoli, tra i loro più stretti legami naturali e/o affettivi […]”. I richiami ai frammenti di “storia & romanza” del crimine cennati fino questo momento palesano l’esistenza di un’entità incolore, definita mafia a cui, spesso, è stato storicamente assimilato un altro fenomeno social-delinquenziale: la camorra. (1 continua)
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Operazione Zeus in dirittura d’arrivo RICHIESTE DI PESANTI CONDANNE
di Emma Ugolini
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entrato nella fase conclusiva, il 17 Giugno scorso, davanti al Tribunale penale a composizione collegiale presieduto dal Dott. Antonio Battaglia, (a latere Ascioti e Maione), con la requisitoria del Pubblico Ministero Rocco Cosentino e le prime arringhe difensive della numerosa falange di avvocati che assistono i 23 imputati, il processo passato alle cronache come “Operazione Zeus”. Questo nome - più che dal principe degli Dei - deriva da quello del negozio e dal nomignolo del suo titolare, Francesco Sergi, di Palmi, ritenuto la mente organizzativa e il volano di una vasta rete di spaccio di sostanze stupefacenti sia di tipo cannabideo quali la marijuana che la cocaina. La rete tessuta dal Sergi si riforniva dello stupefacente sulla piazza di San Procopio, nell’hinterland del pre-Aspromonte reggino. La droga veniva poi smerciata sulla piazza di Palmi e di altri centri pianigiani. L’operazione Zeus, che nel lontano 2004 portò ad una serie di arresti, derivava da una lunga attività di indagine condotta anche con sofisticate tecniche di captazione ambientale dalla Polizia di Stato del Commissariato di Taurianova. Soprattutto - ha sottolineato il Dott. Cosentino - le microspie messe nella vettura di Sergi che - sentendosi a bordo dell’auto maggiormente sicuro rispetto a quando utilizzava il telefono - parlava liberamente con la fidanzata del tempo, Domenica Pudano, anch’essa imputata, contribuendo a fornire agli inquirenti un quadro quanto mai completo e articolato sugli assuntori e spac-
La rete di spacciatori palmesi guidata da Francesco Sergi fu sgominata grazie alla Polizia di Taurianova. Alcuni dei 22 imputati “graziati” dalla prescrizione. Richiesta una sola assoluzione.
ciatori di stupefacente che con loro avevano avuto o avevano in quel periodo rapporti. Alla fine del suo intervento il Dott. Cosentino, che aveva evidenziato le differenziazioni di posizione fra i vari imputati in relazione ai vari episodi agli atti d’indagine avvenuti in luoghi e tempi diversi con la necessità, pertanto, di operare necessari distinguo sia in tema di responsabilità che di quantificazione della richiesta di condanna formulava le sue richieste che per alcuni imputati vedevano la richiesta del Non Luogo a Procedere essendo decorso il termine di prescrizione, per altri - chiamati a rispondere di molteplici capi di imputazione vi era invece richiesta di condanna per tutto quanto non prescritto. Il magistrato formulava una sola richiesta di assoluzione: per un professionista, T. C., accusato da Sergi e da Giuseppe Monterosso di aver distribuito gratis e a piene mani dosi nel corso di festini presso la sua abitazione. L’accusa, iperbolica e evidentemente ritorsiva - giungeva solo dopo che il Terranova aveva sospettato che i due - con i quali aveva avuto qualche frequentazione conviviale, fossero stati gli autori del furto di un prezioso quadro secentesco valutato da Vittorio Sgarbi diverse centinaia di migliaia di euro sporgendo denuncia di furto. La requisitoria di Cosentino vedeva la richiesta di pena più pesante nei confronti di Sergi: 12 anni di reclusione e € 50.000,00 di multa; 9 anni di reclusione oltre multe di € 35.000,00 per gli imputati Giuseppe Filippone, Gregorio Malvaso, Giuseppe Monterosso, e Giuseppe Pirrottina; 8 anni e sei mesi di reclusione e
€ 27.000,00 di multa venivano richiesti per Ferdinando Divino, Carlo Mascalchi, Giovanni D. Messina e Domenica Pudano. Condanne ad 8 anni e € 27.000,00 di multa venivano richieste Antonino Losordo, Raffaele Macrì, Rocco Pirilli, Gian Carlo Rossini e Valentina Tripodina. Per Vincenzo Messina la richiesta - più mite - era di anni 3 di reclusione e € 3.000,00 di multa. L’assoluzione - sia pur con la formula dubitativa ai sensi del 1° comma dell’art. 530 cpp - veniva chiesta - come detto - per T. C. Per i restanti imputati: David Biamonte, Pasquale Rocco Furina, Giuseppe Maceri, Giancarlo Messina, Giuseppa Messina, Emiliano Nizzari e Carmelo Villivà vi era richiesta di non luogo a procedere per prescrizione. Seguivano gli interventi difensivi degli Avv. Antonino Napoli, Davide Vigna, Giuseppe Germanò, Luigi Mamone e Maria Natalia Pratticò che evidenziavano le ragioni per l’assoluzione dei loro assistiti argomentando e insistendo per una lettura diversa dei fatti di causa. Ciò in quanto molte delle accuse deriverebbero da letture di frasi, talvolta dialettali, pronunciate dagli imputati intercettati e interpretate dalla PG in senso colpevolista come espressioni criptiche sintomatiche di responsabilità. L’udienza, è stata poi rinviata al 24 Settembre per i restanti interventi difensivi e per la lettura del dispositivo di una sentenza che dopo oltre 11 anni metterà fine - almeno in questo grado di giudizio - ad una vicenda sintomatica del camaleontismo degli spacciatori e della ramificazione sul territorio del fenomeno dello spaccio.
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San Giorgio Morgeto
Raggi di luce su temi di storia
Conoscere il passato per costruire il futuro
Nick Mancuso scherza con i ragazzi
di Girolamo Agostino
Noemi Macrì e la Dirigente Nicolò. Momenti della premiazione al concorso Legalitá e Cultura dell'Etica
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Quando la conoscenza si trova in un uomo solo, la monarchia s’impone. Quando si trova in un gruppo di uomini, questa deve far posto all’aristocrazia. Ma quando tutti hanno accesso ai lumi del sapere, è venuto il tempo della democrazia”. Non aveva dubbi Victor Hugo sull’importanza dell’istruzione quale mezzo insostituibile per abbattere barriere e vincoli ostativi al percorso formativo della persona ed oggi più che mai, la scuola ha l’obbligo di farsi carico di questa delicata missione. Il progetto della Rete Gutenberg a cui ha aderito l’I.C. Cittanova - San Giorgio Morgeto, oltre ad integrare elementi di formazione, induce ad una vera riflessione su spinosi problemi dell’attuale realtà del mondo; nella nostra scuola, la prestigiosa iniziativa voluta dalla Dirigente Dott.ssa Eva Raffaella Maria Nicolò è stata occasione di apertura di una finestra al dialogo con i ragazzi ed i temi trattati negli eventi meritano grande apprezzamento per gli elementi di elevato contenuto morale e culturale. Facendo riferimento ai diversi caffè letterari tenutesi nell’auditorium del Plesso “Melia” di San Giorgio Morgeto, in data otto Maggio 2015, Gigliola Alvisi nel presentare il suo libro « Ilaria Alpi, la ragazza che voleva raccontare l’inferno» ha acceso un riflettore su una scottante pagina di storia contemporanea che molte personalità del mondo politico vorrebbero cancellare. Il caso Ilaria Alpi è solo una punta di un’ iceberg di quello che oggi nel mondo c’è di sommerso e di disumano come il dramma immigrazione, punto dolente della politica di molti paesi; e, mentre facilmente si chiudono le frontiere a chi fugge dalla miseria e dalla fame, nessuno osa dire la verità sulle cause dell’esodo di massa ma, in realtà, chi ha derubato i popoli dell’Asia e dell’Africa dalle loro ricchezze? Cosa ci fanno le multinazionali in quei territori? Perché in quei Paesi non si parla solamente la madrelingua?. I discorsi di storia contemporanea su questi temi fanno male alla politica della globalizzazione, perciò è molto importante che nei giovani siano preservati i sani principi del rispetto della persona umana, della civiltà e della legalità se vogliamo veder crescere
una generazione propensa alla solidarietà. Seguendo il programma delle iniziative culturali di cui stiamo parlando, in data 12 Maggio 2015, molto apprezzata è stata la presentazione del saggio di Luigi Mariano Guzzo, «Luigino racconta la Costituzione», dove una platea di ragazzi della scuola primaria ha assistito con grande interesse al messaggio della Carta fondativa della Repubblica Italiana. Sabato 16 Maggio 2015, per la premiazione del concorso nazionale “Legalità e Cultura dell’Etica” al quale Noemi Macrì, alunna della seconda media di San Giorgio Morgeto, si è classificata terza, l’auditorium era gremito di partecipanti e vi erano presenti personalità delle istituzioni e della cultura, fra i quali la Dirigente dell’I.C. Cittanova - San Giorgio Morgeto Dott.ssa Nicolò, il nostro Sindaco Carlo Cleri, esponenti del Rotary International tra cui l’Avv. Genoveffa Scordo Aronne Presidente del Rotary Club Distretto 2100 ed il Dott. Mario Briganti. Nella presentazione dell’evento la Dott.ssa Nicolò, sottolineando « l’importanza della cultura dell’etica e della legalità quali basi fondamentali della civile convivenza», ha voluto ricordare che le nuove generazioni sono la speranza del nostro futuro e quando nella scuola i docenti che li seguono lavorano bene, i giovani non troveranno difficoltà a far brillare le loro doti nella società e toccando poi uno dei devastanti mali sociali ha concluso il suo discorso con una significativa frase di Giovanni Falcone: «La mafia non ha paura dei giudici ma della scuola».
L’ultimo caffè letterario nell’I.C. Cittanova San Giorgio Morgeto si è chiuso all’insegna dell’arte; in data 29 Maggio 2015 l’attore italo-americano Nick Mancuso, nativo di Mammola, ospite nella nostra scuola ha portato un sorriso fra i ragazzi e presentando il libro di Assunta Morrone «Io e Velàzquez» ha voluto incoraggiarli ad apprezzare la bellezza della vita anche nei momenti di oscura miseria perché, spesso nelle difficoltà, la fantasia stimola iniziative per superare ostacoli insormontabili. L’anno scolastico si è così concluso un poco a malincuore perché le novità introdotte hanno reso piacevole i programmi di apprendimento ed alunni e genitori ringraziano tutti coloro che nella scuola, guardando al futuro, operano per la pace , la giustizia, la legalità e per contrastare la fame nel mondo. Certamente, costruire il bene comune non è un’impresa facile ma, è importante essere consapevoli che anche la lontana luce di una piccola stella contribuisce ad illuminare la volta dell’universo. L'attore Nick Mancuso presenta il libro "Io e Velázquez"
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Un cammino di meditazione curato da P. Rocco Spagnolo
Breviario di fratel Cosimo Il mistero dello Scoglio nel cammino di redenzione dell'umanità
di Domenico De Angelis Un momento della giornata
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Breviario di fratel Cosimo, 365 meditazioni”. È questo il titolo del libro presentato sabato 6 giugno a Santa Domenica di Placanica (RC). Il testo edito dalla San Paolo nell’anno in corso, è stato scritto da P. Rocco Spagnolo (Superiore generale dei Missionari dell’Evangelizzazione, fondati da P. Vincenzo Idà, di cui si è già avviata la causa di beatificazione e canonizzazione). La fiumana umana accorsa per l’occasione, ha fatto da cornice ad un intenso momento di spiritualità mariana. Subito dopo l’evangelizzazione diretta da fratel Cosimo, sono iniziati i lavori. Ha esordito il Vescovo di Locri-Gerace, S.E. Mons. Francesco Oliva, che ha pure chiuso i lavori. L’Ordinario, ha voluto rimarcare come: “Il breviario di fratel Cosimo offre spunti di riflessione per ogni giorno, che aprono la mente e il cuore al pensiero di Dio. Un manuale istruttivo, formativo e allo stesso tempo utile per la meditazione e la preghiera quotidiana di ogni cristiano”. I saluti iniziali del Sindaco di Placanica, Avv. Antonio Condemi, hanno anticipato il commento al volume, condotto dal Direttore del Centro Internazionale di studi Rosminiani di Stresa (Verbania), Padre Umberto Muratore (voce tra le più apprezzate di Radio Maria). Egli ha subito rilevato come “lo Scoglio” può contare in un ulteriore strumento, di piacevole ed edificante valore spirituale. L’analisi, condotta con rosminiana attenzione, ha fatto emergere l’importanza e la necessità del testo appositamente pensato e strutturato per una realtà mariana qual è quella dello Scoglio. Intervenendo l’Autore del libro, P. Rocco Spagnolo, ha evidenziato il valore altamente stimolante delle riflessioni offerte dal testo. Con una struttura tale da stimolare l’interesse e l’impegno verso una via
di purificazione ed interiorizzazione necessaria ad ogni fedele. P. Rocco ha voluto puntualizzare, in calce al discorso, che i proventi del libro (la parte spettante all’Autore) verrà devoluta per la realizzazione del costruendo
Santuario progettato per ospitare, in futuro, circa 5.000 persone. Non poteva mancare la riflessione del fondatore dell’Opera, fratel Cosimo, che ha evidenziato come la presenza dei convenuti e dei pellegrini è un evidente segno della grazia divina, capace di illuminare quanti, allo Scoglio, si recano con fede. Ha inoltre fatto sentire la sua personale soddisfazione per il nuovo libro, capace di stimolare la riflessione attorno alla realtà mariana. Infine, constatando, purtroppo, la debole inclinazione odierna alla lettura, il terziario francescano
Da sinistra fratel Cosimo, P. Rocco Spagnolo, Mons. Francesco Oliva, P. Umberto Muratore, dott. Giuseppe Cavallo
ha voluto invitare tutti a non sprecare l’occasione offerta dalla lettura del testo. Il tutto è stato magistralmente moderato dal giornalista dott. Giuseppe Cavallo, coordinatore della Comunità. Da segnalare, l’esemplare lavoro dei volontari della Fondazione, che con servizievole impegno, hanno saputo gestire gli oltre 3.000 pellegrini accorsi allo Scoglio. A corona e conferma di una forte spiritualità, si è concelebrata la S. Messa che ha preceduto la processione e benedizione ai fedeli. Insomma, la presentazione di queste proposte di vita, che hanno la finalità di riscaldare il cuore, si è incastonata perfettamente in una giornata carica di spiritualità. Il tavolo stesso dei convenuti è risultato un concentrato di sapienza. Lo stupore che ha accompagnato l’evento, è stato confermato dalla compostezza e partecipazione dei pellegrini sia ai lavori, sia alla funzione eucaristica. Le parole di S.E. Mons. Morosini, attuale Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e predecessore dell’attuale Pastore, S.E. Mons. Francesco Oliva, ritornano sempre con scottante attualità: “Le lunghe file presso i confessionali, il silenzio e la compostezza durante le celebrazioni sacre, le numerose conversioni e la preghiera continua dimostrano che qui, in questo luogo, c’è il dito di Dio”. Per questo, la chiesa, ha riconosciuto lo Scoglio come luogo di culto mariano, realtà ausiliaria alla fede cattolica (la rivelazione, ricordiamolo, si è conclusa con la venuta del Cristo). Bisogna evidenziare ancora, come il profondo, paziente e solido lavoro di P. Rocco Spagnolo, abbia prodotto uno strumento capace di accompagnare il lettore verso una quotidiana e meditata conversione a Cristo. Lo Scoglio esprime ed incarna con evidenza il famoso motto: “Ad Jesum per Mariam”.
Sala durante la presentazione
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Nella Sala Consiliare di Palmi - Barone - Cosentino - Raffa - Papalia - Saletta
Un avvincente romanzo tratto da una storia vera
L’eloquenza del silenzio
di Filomena Scarpati
Rocco Cosentino rivisita la vicenda di un funzionario di PS fucilato prima del tracollo italiano dopo la fine del fascismo
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ue giovani di notevoli risorse e ricchi di speranza sono i protagonisti del romanzo di Rocco Cosentino presentato nella sala consiliare del Comune di Palmi, alla presenza del sindaco Giovanni Barone che, dopo aver porto il suo saluto e i ringraziamenti al vice sindaco Giuseppe Saletta, promotore dell'iniziativa, ha evidenziato la positività di Palmi trattata nel romanzo dal titolo "L'eloquenza del Silenzio". Una positività che crea trasporto e induce i lettori alla conoscenza di fatti storici che riguardano gli anni della Repubblica Sociale italiana e della guerra partigiana. Giuseppe Raffa presidente della Provincia di Reggio Calabria presente alla manifestazione, ha parlato della necessità di curare ferite ancora aperte a distanza di decenni, che vanno rimarginate, ma ricordate per costruire sulla base di quelle esperienze un tessuto sociale più adeguato all'uomo contemporaneo. L'eloquenza del silenzio è legata ad un periodo in cui l'Italia voltava pagina grazie al sacrificio di tanti uomini che lottarono fino alla morte per portare avanti un ideale. I personaggi
Gustavo Marletta, nel ruolo di commissario, Rocco, Laura, Enrica, Giovanni e Cesare, raccontano la storia della fine dell'era fascista, intorno al 1945, che è anche il periodo più critico per gli italiani che si ritrovarono ad affrontare le conseguenze della fine della seconda guerra mondiale che coinvolse l'Europa, il Mediterraneo, l'Africa, il Medio Oriente, il Sud Est dell'Asia, la Cina, l'Atlantico e il Pacifico, ma vide anche la fine del Terzo Reich, la caduta del regime fascista in Italia, la divisione dell'Europa in sfere d'Influenza sovietica e statunitense e la nascita della Nato, del Patto di Varsavia e la creazione dell'ONU. Un romanzo quello di Rocco Cosentino, Magistrato calabrese, tratto dalla vita di un vice commissario aggiunto di PS presso la Questura di Como e responsabile dell'ufficio politico della stessa, condannato dal Tribunale Militare Straordinario di Guerra e fucilato il 23 maggio 1945 per essere stato fedele ai suoi ideali e ligio servitore del sistema di quel preciso periodo storico. L'importanza del romanzo di Cosentino sta proprio nel fatto che dal racconto di una storia personale di
grande fascino riportata nel romanzo, si è spinti verso la conoscenza dei fatti e delle situazioni che hanno determinato il periodo storico della seconda guerra mondiale e dei sistemi di potere che da essa sono scaturiti, come già detto. L'uomo senza conoscenza ha vita breve, conoscenza dei fatti che non deve essere distorta da chi nel tempo ci ha propinato la storia, che è sempre scritta in modo trionfale dai vincitori, resta invece la curiosità dell'uomo astuto e intelligente che va alla continua ricerca della verità, ed è una costante che si individua in tutte le opere di Cosentino: spinge il lettore ad andare oltre, a non fermarsi a quanto alcuni scrivono o attenersi ai soli testi ammessi dalle istituzioni nei circuiti della cultura. Quello del Corriere della Piana è soprattutto un invito al pubblico a leggere i grandi testi che lasciano molto ai lettori, come nel caso del Romanzo di Rocco Cosentino dal titolo "L'eloquenza del Silenzio", presentato a Palmi in una serata di fine Maggio, difronte ad un folto pubblico interessato ai lavori relazionati dal Consigliere Comunale Antonio Papalia che ha fatto anche da moderatore.
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ANBIMA Calabria: Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome
Eletto Presidente Regionale il deliese Francesco Palumbo Il Presidente Regionale Francesco Palumbo
di Marinella Gioffrè
A
lla presenza del Commissario Regionale Dr. Luigi Incoronato e del rappresentante della Giunta Esecutiva Nazionale, Dr. Gino Vallerugo, si è tenuto a Lamezia Terme il Congresso Regionale Straordinario dell’ANBIMA Calabria per eleggere il Presidente Regionale e gli Organi Periferici della struttura. Erano presenti le delegazioni di 20 Unità di Base dell’organizzazione. In apertura dei lavori, il Dr. Incoronato ha auspicato che “con il contributo delle singole strutture di base, si possa avviare un concreto ragionamento sul ruolo dell’ANBIMA e sulle potenzialità che possono essere offerte per garantire la giusta rappresentatività ai mondi vitali delle tante esperienze musicali positive che esistono nel territorio calabrese”. E’ intervenuto poi il Dr. Vallerugo, il quale, nel portare il saluto dell’ANBIMA nazionale, ha augurato “un concreto lavoro per riprendere non solo a livello regionale ma nelle singole realtà ter-
di Marinella Gioffrè
N
ella profonda convinzione del valore formativo della musica dal punto di vista creativo, affettivo, relazionale e di educazione alla cittadinanza, valori che stanno alla base di una crescita equilibrata, l’Istituto Comprensivo di Delianuova con Dirigente la dr.ssa Anna Maria Cama e l’Istituto Comprensivo “Marvasi-Vizzone” di Rosarno-San Ferdinando, gestito dal Dirigente Nicolantonio Cutuli, entrambi a carattere musicale, hanno stretto un gemellaggio e promosso
ritoriali il giusto impegno per garantire la visibilità che merita la vivacità musicale esistente in Calabria”. Si è aperto un dibattito, da cui è emersa la volontà di superare le difficoltà che hanno caratterizzato l’organizzazione nel recente passato e di proiettarsi positivamente verso il prossimo Congresso Nazionale in termini propositivi. In particolare “è necessario caratterizzare l’adesione all’ANBIMA non solo per la possibilità di ufruire della consulenza, dell’assistenza e dei vantaggi della personalità giuridica anche in campo locale, ma per l’opportunità di interrelazioni forti che possono essere avviate e realizzate in musica. Le esperienze positive, con particolare riferimento al mondo giovanile, meritano un sostegno non occasionale ma costante e duraturo, nell’ambito del quale una parte significativa deve essere indirizzata all’apertura di un confronto con i responsabili dei Conservatori e degli Enti Locali a tutti i livelli, per rivendicare il ruolo che la musica può svolgere nel territorio, che tutti a parole riconoscono, ma che nei fatti non sostengono”. Si è poi proceduto all’elezione del Consiglio Regionale, che risulta essere così composto: Presidente Regionale: Francesco Palumbo, dell’Associazione Culturale “Nicola Spadaro” di Delianuova; Vice-Presidente Luigi Caruso, dell’Associazione Culturale “Amici della Musica” di S. Donato Ninea (CS). Consiglieri Regionali: Osso Luigi, della Banda Musicale “Curcio” di Amantea(CS); Natale Femia, della Banda Musicale Città di Siderno (RC). In base all’Art. 19 dello Statuto il Presidente ANBIMA Provincia di Reggio Calabria, Lucà Pasquale, entra di diritto a far parte del Consiglio Regionale. Sono poi stati eletti i Componenti del Collegio Regionale dei Revisori dei Conti: Francesco Fruci, Associazione Culturale Musicale intercomunale Maestro Ragona - Laureana-Candidoni; Antonino Leale, Associazione Culturale “Nicola Spadaro” Delianuova; Salvatore Martire, Gruppo Soci ANBIMA “F. Martire”, Pedace (CS). E’ poi intervenuto il Presidente eletto Francesco Palumbo, che dopo aver ringraziato i presenti, ha dichiarato la propria disponibilità ad avviare, in termini unitari, “ questo nuovo e stimolante impegno nel segno degli scopi autentici dell’ANBIMA, con l’obiettivo di sviluppare l’associazionismo ed il volontariato musicale, la formazione, gli studi, la ricerca di collaborazioni ed il rapporto con le Istituzioni, che possono concorrere alla realizzazione degli obiettivi dell’ANBIMA. Particolare attenzione va posta sulla necessità di rappresentare e stimolare il mondo artistico-musicale delle Associazioni aderenti all’ANBIMA, con particolare riferimento alle tante positive esperienze, che tanti significativi apprezzamenti hanno conseguito a tutti i livelli”.
DELIANUOVA:
GEMELLAGGIO CON SAN FERDINANDO CON IL PROGETTO “MUSICA IN RETE” in sinergia il progetto “Musica in Rete”, senza dimenticare che la formazione musicale dei bambini può alimentare talenti, abilità e passioni che la scuola ha il privilegio e la responsabilità di scoprire. “Il progetto, di carattere annuale, che avrà la finalità di promuovere e diffondere la pratica musicale nel territorio, è stato affidato alla responsabilità didattico-scientifica del
Maestro Gaetano Pisano, dell’Istituto di Delianuova. Le due scuole in questione, hanno suggellato il gemellaggio, attraverso due concerti di fine anno, uno che si è svolto nel Cinema Teatro Comunale “G. Vocisano”, l’altro presso la Chiesa Madre di San Ferdinando. Gli alunni dell’Orchestra “M. Vizzone” hanno eseguito le musiche di Sartori, Abba, Queen, Euro-
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Cosoleto:
Sebastiano Pindilli 2° posto alle Olimpiadi di Scienze Naturali in Italia
di Marinella Gioffrè
Guadagna il passaporto per quelle internazionali in Danimarca
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ebastiano Pindilli di Cosoleto, studente del V anno del Liceo Scientifico di Oppido Mamertina, si è classificato al 2° posto per la categoria triennio, alla finale nazionale delle Olimpiadi di Scienze Naturali che si è svolta a Castellammare di Stabia (NA). Pindilli, insieme a tre studenti di altre scuole, rappresenterà l’Italia alle prossime Olimpiadi Internazionali di Biologia che si svolgeranno in Danimarca. Sebastiano è stato premiato nel corso del convegno “Nature Day” che si è tenuto il 15 Maggio presso l’Aula Magna dell’Università della Calabria. “Nel corrente anno scolastico - ha affermato con orgoglio il Dirigente scolastico Ing. Pier Paolo Meduri - la nostra scuola ha realizzato numerose attività con la costruzione di percorsi formativi efficaci rivolti al recupero ed al potenziamento delle competenze degli studenti. In tal modo la scuola si è resa attiva, sempre protesa alla ricerca delle condizioni di insegnamento-apprendimento migliori per gli alunni, per farne futuri cittadini in grado di operare scelte giuste e coerenti per il bene loro e della collettività nella quale sono chiamati a vivere. A Sebastiano formulo le mie congratulazioni per questi
importanti risultati. Voglio ringraziare anche i docenti per la professionalità, la dedizione alla formazione dei nostri ragazzi e per avermi sostenuto nel fornire un servizio educativo e formativo coerente e funzionale ai bisogni personali e sociali”. La prova Nazionale sostenuta da Sebastiano Pindilli, si è svolta presso l'Istituto Vesuviano per l'archeologia e le scienze umane. Hanno partecipato quaranta studenti per la categoria triennio, sostenendo un esame teorico di biologia e scienze della terra. I primi 20 classificati hanno potuto affrontare le prove pratiche svolte a gruppi di 6/7 persone, consistenti in un test di biochimica, che verteva su un saggio enzimatico sull'amilasi, sulla preparazione di una soluzione tampone e sull'analisi dei risultati di un'elettroforesi su gel, e un'altra prova di sistematica, nella quale bisognava classificare delle piante con fiori e con delle tavole dicotomiche individuare una specie di albero. “ La cosa più bella di queste olimpiadi - ha affermato Sebastiano Pindilli - è il clima di amicizia che si stabilisce con ragazzi che condividono interessi, passioni e discorsi. Si inizia sempre parlando di scienze, e poi si finisce agli argomenti più disparati, dalla filosofia, alla politica, alle ragazze, allo sport. Il giorno delle premiazioni l’emozione è stata forte. Prima sono stati premiati i ragazzi delle scuole medie (giochi delle scienze sperimentali), poi il biennio (olimpiadi di scienze della terra) e infine il triennio (olimpiadi di biologia). La classifica è stata letta a ritroso. Quando ho capito di essere tra i primi classificati la mia gioia è stata incontenibile. Ho ricevuto in premio un libro universitario di biologia generale e un microscopio. Con la consegna degli attestati di merito si è chiusa anche questa edizione delle olimpiadi. Sentire per telefono la gioia dei parenti e degli amici più cari quando hanno ricevuto la notizia, tornare a casa, ricevere complimenti da tutti, dai professori ai compagni, è stato fantastico. La prossima tappa saranno lo stage e le Olimpiadi in Danimarca, ma indipendentemente da quello che sarà il risultato ho già vinto molto più di quanto avrei potuto sperare. Dedico questa mia vittoria ai miei familiari e agli insegnanti che mi hanno sempre sostenuto in questa esperienza”
I Maestri Gaetano Pisano e Alessandro Tirotta
pe, R. Parker, Trevor/ Edelman diretti da Maestro Tirotta. L’Orchestra giovanile di fiati e gli alunni di Delianuova, diretti dal Maestro Pisano, per accogliere gli alunni di San Ferdinando hanno eseguito le musiche di Pivani, Vangelisi, Ares, Zimmer e Weiss/ Douglas. E’ prevista l’istituzione di un gruppo tecnico di lavoro composto da quattro figure di comprovata esperienza: i Maestri Alessandro Tirotta e Gaetano Pisano e i Dirigenti dei rispettivi istituti comprensivi. Sarà il gruppo tecnico ad elaborare il programma relativo al progetto, organizzerà i concerti e le manifestazioni, definirà un impianto di monitoraggio e valutazione. Le parti si impegneranno a condividere reciprocamente i propri spazi e le attrezzature per lo svolgimento delle iniziative e metteranno a disposizione i locali scolastici, secondo le modalità previste dall’art. 96, del D. Lgs n. 297/94. E’ previsto altresì il coinvolgimento degli Enti Comunali, quali patrocinanti dell’iniziativa. I risultati conseguiti e le conclusioni delle attività realizzate, saranno esposte in un documento finale
elaborato dal Gruppo di lavoro, che sarà pubblicato nel POF delle due scuole. Il progetto di intesa e cooperazione è stato illustrato dal dirigente Anna Maria Cama durante la cerimonia di inaugurazione. La stessa ha affermato che “il protocollo prevede un’intensa attività culturale musicale, con la finalità di educare i giovani alla legalità, attraverso il magico universo delle note musicali”.
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Da sx Mons. Milito - Gareri - Matalone
Da sx Tringali - Ciampi - Scoppa - Gareri
Da sx Tarzia - Mons. Milito - Romeo - Gareri
Nel contesto del convivio della Comunicazione di Filomena Scarpati
Giornalisti ed educatori Le riflessioni di Padre Tarzia e Enzo Romeo
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i siamo avvicinati pensando a qualcosa che riguardasse solo la Chiesa e ne siamo usciti entusiasti per la capacità di affrontare un'infinità di tematiche utili alla crescita umana, sociale e spirituale. A volte si sente dire quasi in forma limitativa: "Ah sono cose della chiesa, parlano di argomenti che si limitano alle loro tematiche, alle loro Scritture, senza capire che i Vangeli non hanno nè limiti, nè confini"! Ma in realtà non è stato come i maldicenti intendevano far credere. Alla rivoluzione pacifica della fede che si oppone a parecchi secoli di storia, per non sbagliare ancora, si aggiunge la rivoluzione attenta e pacifica delle coscienze che spinge alla formazione di veri uomini di Dio, di laici seri impegnati nella Chiesa, politici, giovani in grado di costruire un futuro migliore, pregno di luce dell'Onnipotente. Come giornalisti che osservano il territorio della Piana da tre anni, siamo stati i primi ad accorgerci che la nostra diocesi si muove tanto e bene, fino al punto da sostituirsi ad una politica assente o quasi dannosa. Tutto in ogni caso dipende dalla qualità dell'impegno di chi comunica con l'esterno, un bene, che ci è stato proposto durante le serate del Convivio della comunicazione e della cultura, organizzato dall'8 al 14 Giugno in diversi paesi della Piana, è la prova di quanto il nostro giornale ha sempre sotenuto. Affinchè il territorio Pianigiano cresca, c'è bisogno di cultura di alto livello per confrontarsi con ciò che noi riusciamo a produrre all'interno del territorio. E' vero che siamo stati i primi a conoscere il mondo greco, ma è pur vero che oggi la cultura ha perso quota, considerato che le più grandi società al mondo di statistiche ci riportano nelle classifiche come poco colti in tutto il Mezzogiorno d'Italia. Questi giudizi ci impongono un'attenta riflessione per uscire dal torpore intellettivo che nei secoli fino ad oggi si è venuto a creare. Solo presunzioni inutili e dannose di chi spadroneggia nell'ignoranza.
Spesso il problema non sta nell'immagazzinare nozioni, che è piuttosto semplice, basta avere buona memoria, ma la capacità di elaborare le notizie e le informazioni è la vera buona cultura, come riteneva Socrate, viste le influenze del mondo greco. E' uomo colto chi possiede la facoltà e la capacità di elaborare concetti sulla base delle conoscenze, non solo d'immagazzinarle. Si passa quindi da un aspetto dinamico della cultura che vivifica ad un aspetto statico che serve a ben poco. Oggi ci accorgiamo di quanti, in possesso di titoli specifici non sono in grado di curare i loro stessi settori, per immaturità e mancanza di elasticità mentale e quando esistono figure uniche, senza possibilità di scelta, si è costretti ad affidare ambiti delicati a chi non è all'altezza, che producono ricadute negative che possono coinvolgere ampie comunità. Sul piano della resa non sono in grado infatti di dar nulla, soprattutto quando vanno a confrontarsi con gli aspetti negativi della politica, della società, del giornalismo, dell'associazionismo, dell'economia o della Chiesa. Il Convivio della Comunicazione durato ben 7 giorni è stato il veicolo del messaggio che la Chiesa, quella vera, vuole dare di sè, cioè di un Cristo che non vive solo sugli altari, ma è presente nella musica, nella recitazione, nell'arte, nel giornalismo, nel sociale, nella politica, nell'economia e nelle attività quotidiane che ogni uomo svolge. In particolare si ricordano i suggerimenti di Enzo Romeo, caporedattore del TG2, vaticanista, il quale ha affermato che in ogni azione della vita dell'uomo riscontriamo Dio e chi va continuamente alla sua ricerca con dignità, è colui che riesce meglio nei suoi intenti. Non sono mancate le osservazioni puntuali e attente del Direttore Responsabile di Famiglia Cristiana, Don Antonio Sciortino, che ha parlato di un modello di famiglia basata sul consumismo, ormai allo sfascio e quali i presupposti di risanamento a livello umano, politico e cristiano. Una carrellata di nomi legati al mondo del giornalismo televisivo e della carta stampata trattandosi di un convivio sulla comunicazione. Non bisogna tralasciare, inoltre, le serate di musica di Franco Fasano e gli spazi riservati a Santo Tringale che hanno fatto da cornice alle recitazioni di Barbara Scoppa, Simone Ciampi e Marta Bifano, della scuola di Gasman, il tutto moderato con molta professionalità da Domenico Gareri. Vanno anche annoverate le due ultime serate di cinema a Melicuccà e di fede, poesia, musica e recitazione in chiusura a Oppido M. Abbiamo assistito con interesse e fatto fronte alla stanchezza serale perchè l'alta qualità e lo spessore culturale sono abbondantemente apprezzati. A Mons. Francesco Milito ideatore del Convivio della Comunicazione e della cultura, vanno i nostri ringraziamenti e a Marzia Matalone che si è impegnata come Presidente dell'Associazione "ll Faro" assieme a Don Giancarlo Musicò della diocesi Oppido Palmi, per la buona riuscita della manifestazione. Ancora roboanti le parole del Prelato che ha detto: « Sono tante le risorse umane del nostro territorio, facciamo in modo che si riempiano di buona cultura, quella spicciola serve a poco e in chiusura ha consigliato con fare pirandelliano di non fidarsi di chi non sorride mai e ha l'espressione da esequie, perchè non vive di Cristo».
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di Don Giancarlo Musicò
Mons. Milito e Don Musicò partecipanti al Convivio
CONVIVIO DELLA COMUNICAZIONE E DELLA CULTURA
CARITAS, VERITAS, UNITAS
DALL’8 AL 14 GIUGNO SU INIZIATIVA DI MONS. MILITO
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ella meravigliosa cornice dell’Anno della Verità, che ha come oggetto della nostra meditazione Gesù Cristo Verità, nel ben più ampio progetto triennale che vede declinarsi il motto del nostro Vescovo Francesco Milito “Caritas, Veritas, Unitas” in una pastorale ricca di iniziative e di profetiche intuizioni, si è celebrato nella nostra Diocesi dal 8 al 14 giugno il Convivio della Comunicazione e della Cultura. Il Figlio Gesù Cristo che nel seno della Trinità è la
Gli attori da sx Ciampi e Scoppa
“comunicazione” del mistero di amore trinitario, la rivelazione esterna dell’interna vita divina, ci sprona in quest’anno a scoprire la Verità che ci ama e ci circonda, comunicando al mondo di oggi lo splendore, la bellezza, la gioia e la pace che derivano dalla contemplazione del Dio innamorato. Le muse attraverso le quali il Convivio ci ha fatto meditare questa Verità hanno rivelato ancora una volta la potenza dell’arte e della cultura quali mezzi importanti per l’evangelizzazione. La musica, la poesia, il teatro, il cinema, e le diverse relazioni tenute da importanti personaggi del mondo della comunicazione hanno saputo “dire” la Verità, in un mondo in cui la “bugia” è dilagante e l’incapacità di farsi capire come un cancro forma metastasi di incomprensioni. Il primo giorno del Convivio il concerto-testimonianza di Franco Fasano nell’Auditorium Comunale di Polistena ha visto la musica aprire il cuore e la mente a sentimenti di bontà, di fraternità, di nostalgico ritorno ai valori perduti. La professionalità dell’artista, autore di successi intramontabili, ci ha portato per mano a vedere meglio la Verità che abita dentro di noi, con un afflato di Agostiniana memoria, che vede, dopo tanto pellegrinare fuori, l’interiorità dell’uomo quale centro di inabitazione della Verità. La musica orienta e orienta bene, ci “dice la Verità”, quasi presi da mistica e oggettiva passione, ci aiuta ad afferrare la realtà più velocemente di una riflessione intellettuale. Con la forza dei suoni l’animo umano viene mandato direttamente in Paradiso, dove non tanto le parole sono il mezzo di comunicazione, ma la musica di un coro polifonico celeste, unito eternamente in fraterna gioia. L’artista Fasano con una pedagogia di saggio comunicatore, ci ha introdotti piano piano attraverso le sue canzoni nel suo mondo interiore orientato a valori universali che ci accomunano tutti al di là del credo religioso o del colore della pelle, valori che gridano oggi al cospetto dell’uomo vedendosi sotterrati da tanta polvere e superficialità, valori che in ultima analisi, ma che diventa prima se letti bene con la lente della fede, diventano ricerca appassionata di Dio, che parla al cuore dell’uomo affamato di Verità, esprimendosi universalmente con l’alfabeto dei valori impressi nel cuore di ogni uomo. Il secondo giorno ha visto protagonista la poesia quale musa che nasce nel silenzio del cuore per gridare al mondo un senso diverso, una calma profonda sotto ogni superficiale tempesta. Nella bellissima Chiesa degli artisti di S. Rocco a Cittanova, Marta Bifano e Barbara Scoppa con l’accompagnamento musicale di Santo Tringali, hanno presentato Splendore dell’acqua – poesie di Karol Wojtyla, declamando magistralmente poesie del santo Papa polacco, scritte da giovane prete, da vescovo e poi da Papa, fino alla meravigliosa poesia Magnificat scritta alcuni mesi prima della
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Il coro interparrocchiale di Oppido
sua morte, sintesi di una vita centrata bene e quindi artisticamente descritta come un capolavoro di Dio “grande intagliatore di santi”. Il terzo giorno il teatro, da secoli trascinatore di animi e di consensi, nella Casa della Cultura di Palmi, è riuscito a immagazzinare in noi sentimenti nuovi e tanti spunti di riflessione, con l’opera Il Viaggio di Cristo di Claudio Proietti, interpretata da Barbara Scoppa e Simone Ciampi, con l’accompagnamento musicale di Santo Tringali. Il Viaggio di Cristo è un rivedere il rapporto tra Maria e il figlio Gesù in chiave moderna, con l’assenza assoluta di effetti speciali, affidati soltanto alla bravura degli attori e alla musica del pianoforte. Cristo (Simone Ciampi) ha dato prova di una bravura e di una professionalità non comuni, specialmente quando cambiava di sana pianta personaggio, da Gesù diventava Diavolo tentatore del Cristo, voce interna al divino maestro che lo invitava a desistere dalla sua missione. Maria (barbara Scoppa) ha presentato una Madonna moderna, nel linguaggio e nel modo di porsi, ma sempre “madre” e come tutte le madri antiche e moderne “premurosa” e a volte possessiva, descrivendo l’ancestrale sentimento materno di attaccamento al proprio figlio che non ha risparmiato la Vergine Maria. Un lungo applauso a sigillato la serata e confermato l’apprezzamento del pubblico. Nella quarta serata la settimana è come se fosse passata al “secondo tempo”, mantenendo infatti la logica della tematica proposta, ha assunto però il carattere di incontri-convegni, lasciando la parte spettacolare delle prime tre serate. Nell’Auditorium comunale di Rosarno il famoso giornalista calabrese Enzo Romeo, Capo Redattore del TG2, scrittore e vaticanista, si è confrontato con l’altro famoso giornalista calabrese Don Antonio Tarzia, fondatore di “Jesus” Consulente di direzione
area religiosa di “Credere”. La serata, come tutte le altre, è stata moderata dal presentatore di Tele Padre Pio Domenico Gareri e introdotta da un intervento del Vescovo e di un membro del Centro Culturale Cattolico “Il faro”. “Cristo e la Chiesa in onda”, questo il titolo della serata, all’interno della quale si è parlato di come comunicare Cristo oggi con i nuovi mezzi di comunicazione, e come la comunicazione della verità debba essere fatta senza cadere nell’autoreferenzialità della notizia e peggio ancora nella falsità della notizia stessa. Molti e interessanti sono stati gli interventi, specialmente di giornalisti presenti, attori principali della comunicazione nel territorio della Piana di Gioia Tauro. Il quinto giorno della settimana è stato diviso in due momenti: nel primo, la mattina, nella sala Vescovile della Comunità ad Oppido Mamertina, si è parlato, alla presenza del clero diocesano, di “Presbiteri e social network”, con don Antonio Sciortino, Direttore Responsabile di “Famiglia Cristiana” e con il già citato don Antonio Tarzia. L’incontro è stato molto interessante. La relazione di don Sciortino ha messo in evidenza la figura carismatica del fondatori dei “Paolini” don Giacomo Alberione, il quale, profeticamente, ha saputo anticipare nei primi anni del 900’ alcune istanze sulla comunicazione del Vangelo nel mondo contemporaneo, che saranno oggetto in seguito del Concilio Vaticano II. Don Sciortino ha ribadito più volte il fatto che i nuovi mezzi di comunicazione sono al “servizio del Vangelo” e come disse il Beato Papa Paolo VI: “La Chiesa sarebbe colpevole se non usasse questi nuovi pulpiti”. Anche il mondo della rete e di internet, per don Sciortino, sono destinati ad incontrarsi con la Chiesa, se si vuole annunciare il Vangelo oggi alle nuove generazioni nel “Nuovo Areopago Multimediale”. Don Tarzia ha rac-
contato la storia della sua vita, dalla Calabria fino a Alba in Piemonte, per entrare nella famiglia paolina. La sua carriera lo ha visto fondatore della famosa rivista “Jesus” e poi del “il Giornalino” e di “G Baby” finalizzati alla formazione dei bambini. Un curriculum, quello di don Tarzia descritto con passione ed entusiasmo, per meglio far capire la storia stessa della comunicazione e cultura religiosa nel nostro tempo. Un secondo momento è stato la sera a Gioia Tauro nella “Casa del Laicato” che ha visto protagonisti sempre don Sciortino e don Tarzia, i quali hanno trattato il tema “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”. Presenti all’incontro anche i membri dell’ufficio diocesano di pastorale familiare con il loro responsabile don Antonello Messina. Don Sciortino ha ribadito con forza l’importanza di far sentire la nostra voce di comunità cristiana di fronte all’attacco frontale nei confronti della famiglia di un mondo che ha perso la bussola e vorrebbe farla perdere anche a chi, per fortuna, ancora si fa guidare dal buon senso e dalla Verità rivelata in Cristo come sigillo di quella prima rivelazione impressa nella natura creata. Don Sciortino, facendo sua una frase di Papa Francesco, ha detto che dovremmo “inginocchiarci di fronte alle tante famiglie cristiane che testimoniano oggi con coraggio il Vangelo della famiglia”, famiglie “faro” chiamate ad illuminare tante altre che vivono nel buio della confusione di una mentalità relativista ed edonista fondatrice di una cultura liquida e priva i orientamenti forti per il futuro. Anche l’impegno politico dei cristiani, ha affermato don Sciortino, è stato spesso visto dagli stessi cristiani con poco interesse, dimenticando la frase bellissima di Paolo VI che disse che la “politica è la più alta forma di carità”, e spesso, solo attraverso
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Scolaresca partecipante al Convivio
l’impegno in politica, si può contribuire alla costruzione di una società migliore. La sesta serata ho visto protagonista il cinema quale arte figurativa che meglio delle altre è più vicina alla nostra società dell’immagine e dell’immagine in continuo movimento e progresso. Nel Salone Casa Canonica di Melicucco si è tenuto un incontro con il giornalista cinematografico Maurizio Turrioni, che ha avuto come tema “L’afflato religioso nel cinema del Terzo millennio”. Turrioni, dopo una breve introduzione, ci ha dato la possibilità di vedere il film ambientato nella periferia di Reggio Calabria Il Corpo Celeste. Il film è la storia di una bambina che trasferitasi nella periferia di Reggio Calabria con tutta la famigli per motivi lavorativi, si trova a contatto con la nuova e, spesso, drammatica situazione della periferia di questa grande e complessa città, ritrovandosi sola di fronte ad un mondo che non riesce a capirla nei suoi aneliti di religiosa ricerca di un senso da dare alla vita, di ricerca di quella bellezza che non riesce a trovare intorno a sé. L’unico che riuscirà a far risvegliare in lei lo splendore del mistero della vita sarà un vecchio prete di un paesino abbandonato, il quale, con autorità e teatrale interpretazione, gli spiegherà il significato del grido del Cristo sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, frase che tanto aveva colpito la piccola durante il corso di preparazione per la cresima. Alla fine della visione del film, Maurizio Turrioni ha ripreso la parola rispondendo a tante domande del pubblico presente, rimasto attaccato alla sedia per tutto il tempo della proiezione con la sana curiosità di chi, consapevole di vivere nella “società dell’immagine”, ha bisogno di quei maestri che lo aiutano a capire meglio il linguaggio dell’immagine e di come questo linguaggio influisce nel mondo di oggi.
Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore La settima ed ultima serata si è tenuta nella Sala Vescovile della Comunità ad Oppido Mamertina, avendo come titolo “Paradiso Paradiso - 2015: centenari di Santi e Santi centenari”; di un Paradiso in terra infatti si è trattato. Il 2015 infatti ha visto S. Teresa d’Avila, la grande mistica spagnola, compire 500 anni dalla nascita, insieme al simpatico e mistico santo fiorentino trapiantato nella Roma rinascimentale, S. Filippo Neri. I duecento anni dalla nascita del santo dei giovani S. Giovanni Bosco e i 100 anni dalla nascita di S. Luigi Guanella, hanno fatto dell’ultima serata del Convivio un antipasto del cielo che ci aspetta, dove i santi saranno protagonisti e abitanti prediletti. I bambini di S. Ferdinando, hanno messo in scena un simpatica revisione della vita dell’ “imprenditore della carità” S. Luigi Guanella, in dialetto calabrese, rivisitando gli antichi cantastorie che giravano con immagini e musiche nel nostri paesi, creando informazione e formando la creatività e la fantasia dei piccoli. Il testo scritto da Carlo Capria con le musiche di Michele Varrà ha suscitato enorme successo e una proposta da parte del Vescovo: di poter vedere una storia simile scritta in dialetto il prossimo 15 agosto in occasione della festa della Madonna Annunziata ad Oppido, nello spettacolo che vedrà, come l’anno scorso, sacerdoti e laici della nostra diocesi, cimentarsi in canzoni, coreografie e poesie in onore della Madonna patrona della nostra diocesi. Le Figlie di Maria Ausiliatrice di Rosarno, hanno parlato invece della figura di S. Giovanni Bosco, con un video che meglio ha fatto conoscere l’opera dei Salesiani nel mondo e una poesia dal titolo Amato don Bosco composta da Francesco De Pietro. La Comunità del Santuario “Maria SS. del Carmine” di Palmi, guidata dal carmelitano Padre Carmelo Silvaggio, hanno fatto conoscere la figura di S. Teresa d’Avila. Padre Carmelo, dopo aver raccontato in breve la vita della santa spagnola aiutato da alcune immagini, con la sua voce da tenore, ha cantato addirittura una canzone di Mina Nada te turbe insieme al coro della sua comunità, canzone musicata su delle parole originali di S. Teresa. Infine si è chiusa la serata e l’intera settimana con il canto eseguito dal Coro Interparrocchiale di Oppido “Preferisco il Paradiso” con la musica di Mons. Marco Frisina e le parole di S. Filippo Neri, facendoci veramente sentire nel Paradiso già sulla terra, cantando insieme al nostro amato Vescovo Mons. Francesco Milito, ideatore della settimana e instancabile costruttore di pezzi di cielo, con l’auspicio di rivivere un’altra settimana simile anche l’anno prossimo: Anno dell’Unità in diocesi e Anno del Grande Giubileo della Misericordia nella Chiesa Universale, sicuri che settimane come questa aiutano tutti a sentirsi comunicatori gioiosi nel mondo di oggi dell’unica e bella Verità: Cristo Gesù Nostro Signore.
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di Francesco Di Masi
L’
infiorata o secondo la tradizione, la decorazione floreale, ha radici profonde. Nasce a Roma nella prima metà del XVII secolo e vuole esprimere e fare da cornice alle cosidette feste barocche dell'epoca. La tradizione di creare quadri utilizzando i fiori si ritiene fosse nata nella Basilica vaticana per opera ed interessamento di Benedetto Drei e di suo figlio Pietro, responsabili della Floreria vaticana che, per la prima volta, il 29 Giugno del 1625, per la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo patroni di Roma, hanno usato questa tecnica di frondare e sminuzzare i fiori da adibire come mezzo per creare dei quadri scenici a forma di mosaico. Qualche anno dopo nel 1633 anche un discepolo del Bernini - tal Stefano Speranza - si cimentò nella realizzazione di questi mosaici floreali. A succedere alla morte di Benedetto Drei, come ci informa Oreste Raggi, fu proprio lo stesso Bernini principale artefice di feste barocche e divulgatore nelle località dei Castelli romani di questa artistica e profumata tradizione: " da Roma quest'arte si divulgò". Questa consuetudine dell'infiorata cessò in Roma attorno alla fine del XVII secolo, ma è continuata a vivere ancora per tutto il XVIII secolo nei Castelli romani come rilevato da un manoscritto del 1824 che si conserva presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Per abbinare l'infiorata alla festività del Corpus Domini dobbiamo risalire al 1778 dove vennero allestiti, a Genzano dei quadri floreali nella via Sforza, oppure nel 1782 dove il
Tradizioni religiose e floreali
L’infiorata di Giffone Momento corale di preghiera
tappeto coprì l'intera via senza soluzione di continuità. Questa colorita e originale tradizione, si è sparsa per tutta l'Italia centrale e meridionale compreso l'estero, degna di citazione fuori dall'Italia è l'infiorata di Orotava nelle Isole Canarie dove per la realizzaione dei quadri floreali vengono utilizzati al posto dei petali di fiori, delle erbe colorate. Per il meridione sicuramente va menzionata l'infiorata di Noto in Sicilia e per la nostra Calabria e per la Piana di Gioia Tauro di sicuro vanno ricordate l'infiorata di Cinquefrondi e quella più suggestiva e di tradizionale impatto scenografico di Giffone, paese collinare ad economia agricolo-pastorali di circa 2000 anime incastonato tra l'Aspromonte e le Serre Calabre le cui origini si perdono nella notte dei tempi e dove, Domenica 7 Giugno 2015 festività del Corpus Domini, l'intera popolazione e i quanti, che da sempre, collaborano con la Chiesa come: Felice Valente, Michele Pasqualone e Giuseppe Mandaglio, coordinano i lavori sia per la pulizia, lasciata alle cure delle mamme, sia per l'esecuzione della scelta e dello stesso sminuzzamento dei petali di fiori, dei disegni artistici dei quadri mosaico dove collaborano tanti giovani, per la tradizionale, colorata, profumata e suggestiva infiorata che dalla Chiesa di Maria S.S. del Soccorso si snoda degradando verso l'antica discesa a larghi gradoni in pietra o come comunemente viene chiamata la" 'nzilicata" di via Plebiscito di Giffone cornice che, da sempre, proprio per l'eccezionale bellezza scenografica, attrae e richiama moltissimi fedeli del luogo e molti emigrati che come dice Umberto di Stilo:" rientrano per rinverdire la memoria di un rito che da sempre fa parte della loro stessa esistenza". Gli organizzatori, visto il meraviglioso successo ottenuto quest'anno, animati per il futuro a fare ancora meglio, intendono lanciare, per l'anno prossimo, una gara fra tutti i partecipanti a chi addobba l'infiorata artisticamente più bella e più suggestiva, gratificando il vincitore o i vincitori con biglietti premio per viaggi o visite di pellegrinaggio presso qualche famoso Santuario. Tutto ciò per fare promozione all'infiorata e per far conoscere gli usi, costumi, tradizioni e religiosità del nostro territorio.
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Riti eucaristici a Palmi
T’adoriam Ostia Divina
di Filippo Marino
Le processioni del Corpus Domini degli anni ‘60
G
randiosa, imponente e solenne era a Palmi la processione del “CORPUS DOMINI” guidata dall’Arcidiacono della Città Mons. Ottavio Casuscelli con a latere i sacerdoti Mons. Giuseppe Creazzo e Don Giovanni Ammendolia. La processione accompagnata dagli scouts del Reparto Palmi I coinvolgeva tutte le associazioni cattoliche dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, i terz’ordini carmelitano e francescano, gli altri movimenti interni alle parrocchie, al santuario del Carmine, a tutte le chiese e aveva carattere cittadino per la presenza del Sindaco che, in atto di devoto omaggio reggeva l’ombrellino, dei membri la civica Amministrazione che “sentivano” questa manifestazione di Fede eucaristica, il tutto promosso, regolato e voluto dallo stesso Padre Ottavio che non solo reggeva l’Ostensorio… il Cielo e la terra ma che puntualmente, ieraticamente e responsabilmente guidava quei molti prispoletti/e ai quali in mattinata aveva amministrato la Santa Comunione. Ma il Cristo Eucaristico a Palmi non si pregiava solo di questa processione: a seguire la Matrice, così chiamavamo familiarmente la nostra Con-cattedrale perché “mater omnium Ecclesiarum Palmensium” regalava ai fedeli devoti altre quattro processioni eucaristiche. Vediamole. Venerdì successivo: la chiesa principale nella processione del Santissimo Corpo di Cristo percorre vie e viuzza dell’area nord della parrocchia, vengono allestiti altarini con deliziosi addobbi floreali e corale è la partecipazione; Sabato successivo: questa volta come prima è interessata l’area sud della Parrocchia della Matrice e ovunque inni e cantici si elevano a Gesù Eucaristia che il sacerdote adora col popolo credente; Domenica, esce il Soccorso: puntuale prima col Canonico Parroco Filippo Papalia, poi con Mons.Creazzo l’Ostensorio col Santissimo viene recato tra le mani e puntualmente seguito da tutto un popolo in festa che con fiori, lumini e gli stessi
altarini votivi omaggia l’Ostia Santa. Vogliamo fare a mo’ di sintesi questo remember perché come abbiamo significato a Chi di competenza il gesto sacrilego, blasfemo ed antieucaristico a Palmi del Febbraio scorso meritava una risposta esterna, pubblica e più corale perché l’Eucaristia che è sempre nel cuore di tutti noi, pregata in unum con la Madonna Madre dell’Eucaristia possa produrre in tutti noi i frutti sperati. Augete Fidem nostram ! Ri-esce il Lunedì dalla Matrice per le strade non percorse prima e col solito orante entusiasmo di chi per credere vuol vedere e di chi per vedere deve certamente credere; Martedì successivo: ultima processione della Matrice di solito presieduta dall’Arcidiacono che tocca le strade periferiche della parrocchia: a Via Mancuso bellissimo altarino delimitante le due parrocchie (Matrice e Soccorso): preghiere eucaristiche, canti e, come un po’ negli altri giorni, l’immancabile bumbaru dei fuochi pirotecnici tradizionali; non nascondo che lì per lì davo un occhio all’Elevazione e dopo un po’ ai giochi di luce: chissà anche questo era un modo bambino di amare “onnicomprensivamente” l’Eucaristia… Mercoledì è la volta “du Carminu”: il Cristo Eucaristico usciva trionfamnente dal Santuario sorretto dal Reverendo Priore Carmelitano, dai frati del Santuario, dal Terz’ordine, dalla Congrega e dai … tradizionali Paggetti che tenevano le loro bandierine in un modo tutto singolare… piegando, cioè, in modo anomalo l’indice e il mignolo della dx ! La processione eucaristica carmelitana arrivava ad un capovia della strada che va alla Stazione Ferroviaria per tornare indietro e percorrere le altre vie adiacenti al Santuario; Giovedì dell’ottava è la volta della parrocchia del Rosario: il Parroco francescano chiudeva il ciclo delle processioni eucaristiche, portando l’Ostensorio fino agli estremi confini cittadini “du Passazzu” e poi venendo con il Terz’ordine, il piccolo clero, gli stessi confratelli verso il
Trodio, dove negli ultimissimi anni conciliari, venne edificato dalla popolazione residente un IMMENSO ALTARE votivo che non fu solo un fatto di colore o di folklore ma vieppiu’ il SIMBOLO delle tradizioni religiose ed eucaristiche della PALMI CRISTIANA. Con questi sentimenti noi partecipiamo ai GIOVANI le nostre tradizioni di fanciulli, giovani e - perchè no! - adulti, nella consapevolezza che l’ardore, l’aderenza, lo sviluppo di ciò che costituisce la nostra Fede sia sempre sostegno di indomito coraggio anche per loro e le future generazioni.
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Salvatore Albano, Particolare de “Gli angeli ribelli”
di Sac. Letterio Festa Direttore dell’Archivio Storico Diocesano
Modernità e neoclassicismo
La scultura di Salvatore Albano Potente, rapido, capace di forza e di grazia
S
Salvatore Albano, “Margherita”
ull’imponente piazza antistante la Cattedrale di Oppido Mamertina, accanto al busto bronzeo dello scrittore Rocco De Zerbi, si può ammirare quello marmoreo di un altro cittadino illustre del Centro aspromontano: Salvatore Albano. Quest’ultimo, è stato definito dal noto critico d’arte Angelo De Gubernatis: «scultore potente, rapido nel concepire, egualmente pronto nell’eseguire, capace di forza e di grazia nel tempo stesso e forse nella stessa misura». Nella sua città natale - dove era nato in una modesta famiglia di fabbricatori di botti il 29 maggio 1839 - egli apprese i primi rudimenti dell’arte, fabbricando con la creta pastori per il presepe alla scuola del cugino Antonio Albano, anch’egli valente scultore, seppur meno prolifico e noto. Grazie alla generosità del suo Mentore, il Canonico Domenico Zuco, e ad una pubblica sottoscrizione, Salvatore Albano poté trasferirsi a Napoli per approfondire ed affinare le sue doti artistiche. Qui entrò, a diciannove anni, nella scuola di uno scultore calabrese, il Cavalier Giuseppe Sorbilli, per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti, sotto la guida del Maestro Tito Angelini. Sempre nella Città partenopea, l’Albano aprì il suo primo Studio d’arte, iniziando una feconda carriera che lo porterà a diffondere le sue richieste sculture in tutto il mondo: troviamo, infatti, opere del nostro Scultore a Napoli, Reggio Calabria, Roma, Firenze, Milano, Torino, Parigi, Londra, Breslavia, Filadelpia, New York, Washington. Nel 1869, l’Albano si trasferì a Firenze, qui il suo prodigioso genio artistico attirò l’ammirazione delle più belle dame e dei più facoltosi signori del suo tempo. Dal principe ereditario Umberto di Savoia all’attore tragico Tommaso
Salvini, sono decine i prestigiosi nomi dei committenti dell’artista oppidese: il marchese Agostino Sergio; la poetessa Giannina Milli; il barone di Talleyrand; il duca di Dino; il deputato Frascara; l’editore del New York Herald, Sorvan Bennet; il Commendatore De Bolzan di Firenze; il colonnello americano Scott; il generale Bertolè Viole; il signor Tate di Londra e il signor Horn di Breslavia. Salvatore Albano - che il critico Alfonso Frangipane definì «adoratore dello scalpello e del marmo» - trasfuse la sua anima nella nobile pietra alla quale riuscì ad infondere una sofficità e una trasparenza uniche, diventando lo scultore alla moda dell’epoca. Chi riusciva ad ottenere una sua opera poteva dirsi un uomo fortunato. Alcune sue sculture divennero così richieste che egli dovette produrne diverse copie nello studio fiorentino dove operava circondato da aiuti e discepoli. Il lungo elenco delle sue opere sparse per il mondo, dimostra la prodigiosa abilità di uno Scultore che fu capace di moltiplicare le sue opere senza mai dimenticare di curare anche i più piccoli particolari di ognuna di esse. Morì a Firenze, all’età 52 anni, all’apogeo della sua notorietà, il 13 ottobre 1893. Il busto che lo immortala sulla Piazza della sua Città natale si dice sia opera dello stesso Albano e fu donato dal nipote, l’altro grande scultore oppidese Concesso Barca, al Municipio, negli anni Quaranta dello scorso secolo. Salvatore Albano, prima di morire - ricordando forse le difficoltà dei suoi anni giovanili ed emulando la generosità del suo Mentore, il Canonico Zuco - aveva disposto l’impiego di parte dei suoi beni per la fondazione di una borsa di studio per il perfezionamento artistico e l’istruzione agraria di giovani meritevoli della Provincia di Reggio Calabria.
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Varie opere dell'Artista
Un artista originalissimo e interessante
Lo scalpellino di San Giorgio Il multiforme genio di Angelo Fazari
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ngelo Fazari lascia il suo paese all’età di 15 anni sul finire degli anni ’60 per emigrare ad Aosta. Inizia a lavorare nell’edilizia ma le sue eclettiche capacità lo fanno cambiare spesso mestiere, cosa che gli permette di accumulare tanta esperienza in diversi settori. Fa il marmista, il piastrellista, il muratore, il riquadratore, il tappezziere, il decoratore, l’idraulico, l’elettricista, il fabbro, il falegname, il carpentiere, il giardiniere, il caminettista, lo scalpellino e lo scultore. Dopo aver accumulato tutte queste esperienze con buon profitto, torna al paese natio ancora giovanissimo, all’età di 28 anni. Nella sua terra sfrutta l’esperienza valdostana ed il nuovo spirito maturato lo induce a dedicarsi anche nelle attività sociali. Si accosta alla politica locale e diviene consigliere ed anche assessore comunale, periodo in cui riesce ad ottenere il gemellaggio della città natia con Aosta, dove risiede una consistente comunità di sangiorgesi. Nel 1988 promuove la prima festa dell’emigrato a S. Giorgio Morgeto. Nello stesso anno realizza nella sua proprietà, un lago dove si può praticare la pesca sportiva, allevando trote, anguille e carpe fino a tutt’oggi. Ma, l’attività che lo appassiona di più e che lo caratterizza per fantasia e capacità, è quella dello scalpellino. Occhio fine e di buon gusto, sa veramente togliere alla pietra le parti in esubero per dare forma e vita a delle immagini straordinarie. Si cimenta in diverse tematiche e delle più belle sculture fa omaggio agli amici più stimati. Ma, il
suo cruccio è un altro: riuscire prima o poi a mantenere la promessa fatta a S. Marina! Per chi non lo sapesse, una delle tante contrade abitate di S. Giorgio Morgeto è denominata, appunto, S. Marina, nome derivato dalla presenza di un antico rudere di una chiesetta intitolata alla santa a cui erano molto devoti gli abitanti della contrada. Però, un bel giorno, sorge la necessità di costruire una strada sulla traccia di un’antica mulattiera, ed il progetto prevede il passaggio proprio sui ruderi di S. Marina. La decisione comune è quella di demolire quei ruderi di “S. Marina decorata” a colpi di piccone, ma dentro di ognuno ristagna un forte timore sacrilego. Fatto sta che tutti i campagnoli si mettono all’opera. Uno di loro promette: “oh Madonna mia, nui ti distruggimu e nui ti rifacimu”. Finiti i lavori il fatto viene dimenticato da tutti e per lungo tempo c’è silenzio, mentre comincia a succedere l’imprevisto. Uno ad uno gli uomini che parteciparono alla demolizione del rudere di S. Marina, muoiono, a volte in circostanze misteriose. Rimane oggi solo il nostro artista. Per cui, ovvio giunge qualche presentimento. Per recuperare la promessa fatta a S. Marina, Angelo decide di rifare lui l’effige della Santa. Prende una lastra di pietra, la scalpella come da dovere e con pazienza riesce a tirare fuori l’immagine desiderata: S. Marina! che conserva gelosamente. L’immagine (vedi foto) è circa trequarti dell’altezza naturale. Il nostro scalpellino, però, come ogni vero artista è soddisfatto a metà. È orgoglioso dell’opera fatta, ma non sente veramen-
di Antonio Violi
te di aver ripagato solo così la Madonna. Spera che, prima o poi, possa trovare una pietra che nasconda in sé l’effige della Santa, sì da poterla estrapolare con divina fantasia e capacità ancora più bella e collocarla nella contrada su di un altare, come da promessa. Le sculture in pietra realizzate da Angiulinu ‘u scenziatu, così come lo chiamano affettuosamente gli amici, sono tante e varie: dal folletto, molto espressivo della credenza popolare agreste, a svariati oggetti decorativi.
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Il fascino sottile del brigantaggio femminile di Giuseppe Antonio Martino
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on è raro che nel linguaggio comune l’appellativo di brigante sia erroneamente ritenuto sinonimo di bandito ma, come afferma Francesco Saverio Nitti nei suoi Scritti sulla questione meridionale (Bari, 1958, pag. 44), “per le plebi meridionali il brigante fu assai spesso il vendicatore e il benefattore: qualche volta fu la giustizia stessa. Le rivolte dei briganti, coscienti o incoscienti, nel maggior numero dei casi ebbero il carattere di vere e selvagge rivolte proletarie” e si verificarono sempre in periodi storici caratterizzati da squilibrio sociale e politico. In Italia, con il termine brigantaggio si indica oggi la rivolta antisabauda e antiunitaria che interessò i territori meridionali immediatamente dopo l’unificazione della penisola italiana e che venne repressa, colpendo non solo i presunti e veri briganti, ma anche i sospettati di manutengolismo con i briganti, con l’applicazione della legge speciale 15 agosto 1863 n. 1409, detta Legge Pica, rimasta in vigore fino alla fine del 1865. Il fenomeno, però, non era nuovo nell’Italia meridionale: già tra il XV e il XVI secolo, gli strati bassi della popolazione e gruppi di contadini, oppressi dal fisco e angariati dai padroni, in Calabria e in
Francesca La Gamba, Brigantessa Pagina ancora incompiuta della questione meridionale
Abbruzzo, come in altri territori dominati dalla Spagna, si erano dati alla macchia e nel XVIII sec., oltre che nella rivolta delle plebi contro i proprietari terrieri, il brigantaggio si era manifestato, nel 1799, contro i francesi ed i loro sostenitori locali. In quell’occasione i capipopolo sanfedisti riuscirono a porre fine alla Repubblica Napoletana e permisero ai Borbone, che promossero molti briganti al grado di colonnello dell’armata regia, di riconquistare il Regno di Napoli, destinato però a tornare in mano francese nel 1806. Durante il dominio napoleonico il malcontento, diffuso in moltissime zone del sud della penisola, anche se i moti arano stati scongiurati e repressi dalla massiccia presenza dell’esercito, trovò espressione nel brigantaggio, che divenne vera e propria guerriglia popolare, alimentato dai Borbone che, dalla Sicilia, miravano alla riconquista del Regno. Proprio durante il decennio della seconda dominazione francese, e precisamente tra il 1807 e il 1812, sui piani della corona, l’ultimo contrafforte occidentale dell’Aspromonte, tra i territori di Palmi, Seminara, Melicuccà e Bagnara, in provincia di Reggio Calabria (cfr. Giuseppe Silvestri Silva, Memorie storiche della città di Palmi,
Genova,1930), si sono svolte le drammatiche vicende delle quali è stata protagonista Francesca La Gamba, la prima brigantessa di età moderna, come la definisce Valentino Romano nel suo volume Brigantesse (Napoli, 2007, pag. 28), che hanno ispirato il romanzo storico La capitanessa dei piani della Corona di Attilio Foti (Cosenza, 2002). Francesca aveva coronato il suo sogno di amore, ancora diciottenne, con Saverio Saffioti, anche lui di Palmi, sua città natale, ma rimasta vedova ancora giovane con due figli, Carmine e Domenico, dopo aver sposato in seconde nozze Antonio Gramuglia, si era trasferita a Bagnara dove era nata Rosa, la terza figlia. Anche se già provata dalle sofferenze, quando l’esercito Francese invase il suo paese, aveva 38 anni e sognava ancora una vita piena di soddisfazioni, ma doveva ancora sperimentare che dignità e onore si pagano a caro prezzo: un delinquente, già ricercato dalla polizia borbonica, che nel ’99 aveva ottenuto i gradi di ufficiale dal Cardinale Ruffo e che all’arrivo dei francesi si era arruolato nella milizia civile si invaghì di lei. Quando, tronfio della sua arroganza e forte della divisa che indossava, cominciò ad insidiarla con accanimento, non accettò
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di essere da lei energicamente respinto e organizzò la più crudele delle vendette: accusò ingiustamente di attività clandestina contro i francesi i due figli maschi ancora adolescenti, che furono processati e condannati alla fucilazione, dopo aver fatto arrestare, con l’accusa di girare armato, Antonio Gramuglia che, qualche giorno dopo l’esecuzione dei due ragazzi morì di rabbia e di dolore. L’irrefrenabile voglia di vendetta spinse Francesca ad unirsi ad una banda di briganti che aveva stabilito il suo quartiere generale sui piani della Corona, non lontano del tracciato dell’antica via Popilia, e che fino ad allora, a parte qualche scaramuccia con i francesi, si era limitata ad assaltare le diligenze al “passo di Caracciolo”, un luogo rimasto nella storia proprio per quelle imprese banditesche. Combattendo accanto ai briganti con coraggio, la donna meritò la loro ammirazione, tanto da diventare molto presto la capobanda e dare alle azioni dei suoi compagni una carica ideale che trovava ispirazione nella necessità di combattere i francesi oppressori. All’arrivo in Calabria del Principe Luigi d’Assia, che tentava, nel 1807, la riconquista della parte continentale del regno dei Borbone, Francesca non ci pensò due
volte, offrì al nuovo arrivato l’aiuto della sua banda e, il 28 Maggio di quell’anno, partecipò alla battaglia di Mileto, dopo la quale un centinaio dei suoi briganti divennero soldati dell’esercito borbonico e pare che lei stessa sia stata nominata capitano. Fu proprio durante uno scontro con i francesi che Francesca riuscì a mettere in atto il suo proposito di vendetta: lei e i suoi compagni, accerchiati gli avversari che erano alla loro ricerca sui piani della Corona, riuscirono a mettere in atto una controffensiva e catturare molti prigionieri, tra cui l’ufficiale che l’aveva insidiata e che aveva fatto giustiziare i suoi figli. Lo storico Vittorio Visalli, in I Calabresi nel Risorgimento italiano - Storia documentata delle rivoluzioni calabresi dal 1799 al 1862, Torino 1893 (vol.I, pagg.124-125), solo alcuni decenni dopo quei tristi avvenimenti, affermava che Francesca, trovatasi quell’uomo ferito davanti agli occhi, come in un melodramma, “lo scanna, gli strappa il cuore e lo divora ancor palpitante”. Pare che l’ultimo combattimento contro i francesi durante il quale “si segnalò per valore la capitanessa di Palmi” sia stato l’assedio di Genova, nel 1812. Le
cronache non dicono altro e di Francesca La Gamba non si seppe più nulla, né ci è dato sapere se la sua efferatezza sia solo il frutto della fantasia popolare. Certo è che la sua vicenda, anche se colorita dal mito, racchiude le ragioni che hanno spinto una tranquilla madre calabrese, che ha assistito alla distruzione della sua famiglia ad opera di oppressori stranieri, a trasformarsi nella personificazione della vendetta. Nel 1925, dopo la ricostruzione di Palmi distrutta dal terremoto del 1908, qualcuno propose di intitolare una via della città natale alla brigantessa dei piani della Corona, ma quella proposta fu scartata perché ritenuta indecorosa ed il suo nome è rimasto avvolto dalla leggenda. Qualche decennio più tardi dei fatti che l’hanno visto protagonista, altre popolane meridionali che, come afferma Valentino Romano, la storiografia ha ingiustamente bollato come “drude”, donnacce, trascurando di considerare il loro ruolo di donne guerrigliere contro la conquista del Sud, per amore di un uomo o spinte dalla prevaricazioni dei conquistatori, scelsero la via del brigantaggio e scrissero pagine piene di odio e di amore che i governi succedutisi in più di cento cinquanta anni hanno cercato di far dimenticare.
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Nel primo centenario della Grande Guerra
di Rocco Carpentieri
Ricordati i militari e caduti
Nuova riuscita iniziativa dell’Ass. Abbadia di S. Martino
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el centesimo anniversario dall’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, l’Associazione Culturale Abbadia San Martino e l’Associazione Culturale Nuova Aracne, con il patrocinio del Comune di Taurianova e della Consulta delle Associazioni e della Società Civile, hanno organizzano per il 24 e 26 Maggio due momenti per ricordare i soldati del Comune di Taurianova partiti per il fronte della Grande Guerra. Curata dall’associazione Abbadia, il 24 Maggio alle ore 18.00 a San Martino, presso il monumento ai caduti in Largo Kennedy e con la partecipazione delle autorità civili, militari e religiosi, si è svolta la manifestazione per ricordare i soldati di San Martino e di Amato caduti nel primo conflitto mondiale. La cerimonia evocativa di tale evento ha avuto inizio con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti da parte del Commissario Prefettizio del Comune di Taurianova dott. Antonio Gaglio, mentre venivano ricordati in successione i nomi di tutti i soldati caduti sottolineando il momento evocativo della lettura con singoli colpi che di tamburo. Subito dopo è stato letto il saggio scritto da Francesco Forestieri dal titolo “Soldati. 1915 - 1918 - La guerra dei contadini”, interpretato in modo magistrale da Silvana Pugliese e Martino Parisi, intervallato da alcune tappe musicali a cura dell’Accademia Musicale Pentakàris di Reggio Calabria, diretta dal prof. Martino Parisi, che ha interpretato canzoni scritte tra il 1915 e 1918. L’opera di Forestieri traccia in modo toccante un percorso storico, umano e culturale attraverso gli anni del conflitto che ha visto protagonisti i nostri nonni descrivendo personaggi e aspetti della nostra comunità locale in quegli anni lontani. Alla manifestazione hanno partecipato anche il maestro Daniele Caratozzolo, che ha eseguito alcuni brani musicali alla tromba accompagnato da Carmelo Alessi alla grancassa e alla fine della cerimonia è stata celebrata una messa in suffragio celebrata dal Parroco di San Martino Don Pino De Raco.
Il 26 Maggio a Taurianova alle ore 09.30 presso la chiesa del Rosario, a cura dell’Associazione Nuova Aracne, si è tenuto un convegno dal titolo “Soldati: Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, con la partecipazione degli Istituti comprensivi: Monteleone - Pascoli, Sofia Alessio - Contestabile e dell’Istituto Superiore G.F. Gemelli Careri. In tale occasione, l’avv. Michele Ferrarro, ha proiettato un breve filmato sulla prima guerra mondiale e in seguito sono state lette alcune poesie e la successiva esecuzione di alcuni brani musicali a cura degli studenti delle tre scuole cittadine. La cerimonia si è poi conclusa con la deposizione di corone d’alloro sui Monumenti dei Caduti di Piazza Italia e Piazza della Libertà. Per cercare di capire chi erano i soldati di Radicena, Iatrinoli, San Martino e Amato che hanno partecipato alla prima guerra mondiale, è stata avviata una lunga ricerca curata da Rocco Carpentieri e Francesco Forestieri i quali sono membri dell’Associazione Culturale Abbadia San Martino. Tale ricerca, non ancora non del tutto conclusa, è durata diversi mesi e per risalire ai nomi di tutti militari di Taurianova deceduti o dispersi durante la Prima Guerra mondiale, è stato utilizzato l’Albo d’Oro Volume IV Calabria edito dal Ministero della Guerra nel 1928 ; i nomi di questi soldati sono stati poi separati per le località di Radicena, Jatrinoli, San Martino e Amato. La ricerca è stata difficoltosa per il fatto che dal confronto con i nomi riportati nei monumenti ai caduti situati in Piazza della Liberà e in Piazza Italia solo alcuni sono stati ritrovati nella banca dati on-line del Ministero della Difesa e nei registri di nascita delle locali parrocchie di San Martino e Amato. Quindi esistono tuttora delle differenze e alcune imprecisioni tra i nomi dei soldati riportati nell’Albo d’Oro e quelli incisi nei monumenti. In tutto sono stati trovati 183 nomi di soldati di cui: 106 erano nativi di Radicena, 52 erano nativi di Jatrinoli, 24 erano di San Martino e solo uno era nativo di Amato. Di questi: 147 erano Fanti, 4 Bersaglieri, 3 Artiglieri, 5 Mitra-
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Soldati: Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
glieri, 1 Reparto Sanità, 2 Alpini, 2 Bombardieri, 1 Granatieri, 1 Reparto Genio, 1 Centurione, 1 Reparto d’Assalto, 1 Marinaio, 1 della Regia Guardia di Finanza, 1 Ufficiale Regio Esercito, 1 Ufficiale Carabinieri Reali, 1 Aspirante Ufficiale, 1 Cappellano Militare, Sacerdote Crimeni Pasquale, appartenente all’11 Compagnia di Sanità. Il nome di 9 soldati è stato rilevato solo nei monumenti ai caduti di Piazza della Liberà e di Piazza Italia e non si trova pertanto traccia nell’Albo d’Oro. Leggendo le pagine dell’Albo d’Oro si è potuto rilevare anche che: un soldato rivestiva il grado di Sergente; 4 rivestivano il grado di Caporale e 3 il grado di Caporale Maggiore. Alcuni di loro sono stati insigniti con medaglia al valor militare: si tratta del Tenente dei Carabinieri Reali, Ignazio Alfredo Monti, decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare; del Soldato Papalia Vincenzo, decorato con la medaglia d’Argento al Valor Militare e del soldato Grimaldi Antonino decorato con Medaglia d’Argento al valor Militare. Anche il nostro Comune ha partecipato alla Grande Guerra con la gloriosa classe del 99. I ragazzi nati infatti nel 1899 furono 6. Si
ha traccia anche del soldato Conorello Pantaleone, classe 1900 del 3° Reggimento Fanteria: quando morì aveva solo 17 anni. Si è potuto inoltre rilevare che i 183 soldati persero la vita così: 20 morirono negli ospedali da campo; 107 sul campo di battaglia; 19 nelle sezioni di ricovero per feriti di guerra; 8 in prigionia; 10 morirono nel paese d’origine; 10 furono i dispersi e 20 altrove scomparsi in altri luoghi e per cause non documentate. La classe di età è così suddivisa: dai 18 ai 22 anni 71 soldati; dai 23 ai 27 anni 53 soldati; dai 28 ai 32 anni 28 soldati; dai33 anni ed oltre 21 soldati ed infine uno di soli 17 anni. Dai Ruoli Matricolari dell’Esercito Italiano dall’anno 1856 all’anno 1926, custoditi presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria sezione Ruoli Matricolari, è documentato che le professioni di tali soldati erano varie e soprattutto umili. I loro mestieri erano quelli di contadino, bovaro, calzolaio e pochi sapevano leggere e scrivere. Come quasi tutti i soldati reclutati per la Grande Guerra nessuno di loro conosceva la meta di destinazione né il reparto di appartenenza. In paese i parenti erano assaliti nello sconforto più totale, spesso privati del capo famiglia che era il loro principale sostegno economico, sociale e psicologico. Non erano disponibili altri mezzi di comunicazione se non qualche lettera o qualche cartolina che molto raramente arrivava dal fronte. I presidenti delle due Associazioni promotrici dell’evento, Lucia Ferrara per la Nuova Aracne e Annamaria Fazzari per Abbadia, hanno rimarcato il concetto che la manifestazione non ha avuto l’intento di celebrare la guerra, ma di ricordare i 183 ragazzi partiti per una guerra non condivisa e mai ritornati. Grazie alla Commissione Straordinaria del Comune di Taurianova, alla Consulta delle Associazioni e della Società Civile, all’Associazione Culturale “Nuova Aracne” Taurianova e all’Associazione Socio Culturale “Abbadia” San Martino, la cittadinanza ha ricordato quei ragazzi che cento anni fa partirono per quella che sarebbe diventata la Grande Guerra e che non avrebbero fatto mai più ritorno alle loro case e non avrebbero più riabbracciato i loro cari. Questi nostri ragazzi per il loro sacrificio meritano ancora di essere ricordati indelebilmente nella storia del nostro Paese e di tutta Taurianova.
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Processi per le insurrezioni contro il Governo tra il 1860 ed il 1870 nella provincia di Reggio Calabria (*)
di Antonio Violi
I
l Risorgimento italiano è una pagina di storia tra le più affascinati di sempre. L’800 era iniziato col Governo Francese, poi conclusosi dopo dieci anni con la fucilazione a Pizzo del re Gioacchino Murat. Tornati i Borboni, l’instabilità politica e sociale non smise di fermentare, si arrivò ai Moti del ’48 e poi alla tanto sospirata Unità d’Italia del 1861. La società reggina in fermento contro il Governo in carica portò all’insurrezione di tanti reazionari che in diversi casi finirono dietro le sbarre e processati. In questo caso prendiamo in considerazione i processi della Corte d’Assise di Reggio Calabria del decennio che va dal 1860 al 1870. I reati contestati sono otto: • cospirazione contro il Governo • attentato contro la sicurezza interna dello Stato • eccitamento alla guerra civile • pubblico discorso contro il Governo • resistenza a pubblico ufficiale • associazione di malfattori • bande armate varie • atti pubblici contro il Governo A commettere questi reati furono in tutto 720 persone ma, se consideriamo che in diversi casi gli accusati erano associati ad “altri” senza specificare il numero, possiamo certamente avvicinare la cifra al migliaio di persone denunciate nel decennio preso in esame. Se analizziamo i reati commessi anno per anno ricaviamo il seguente quadro:
Si capisce bene che i processi riguardano singole persone ma anche gruppi a volte molto consistenti o, addirittura, bande armate organizzate. Per quanto riguarda il 1860 (quindi prima dell’Unità) troviamo processi riguardanti anche bande armate consistenti, come i 97 della banda di Curatola Francesco di Motta S. Giovanni; 42 della banda di Gattuso Domenico di Valanidi e altri comuni; 64 della banda di Gullì Giovanni di Fossato e altri comuni; 25 della banda di Jacopino Bruno di Chorio e altri comuni; 13 di S. Pietro di Caridà; 41 di Pellaro; 13 della banda di Gullì Giovanni (omonimo di Gullì di Fossato) di Montebello Jonico che attentò alla sicurezza interna dello Stato; 16 della banda di Lombardo Giuseppe di Maropati che istigò alla guerra civile. Tra i processati del 1861 troviamo un soldato sbandato del disciolto esercito borbonico; un reazionario importato che già il nome è tutto un programma (Armato Annunziato proveniente da Salemi, accusato di cospirazione e banda armata); la famosa banda di Mittica Ferdinando di Platì e altri comuni, costituita da 40 uomini; la banda di Murdica Girolamo di Ciminà costituita da 28 uomini, che ebbe rapporti con la banda Mittica; la banda di Tommaso Romeo più 14 di Castelvetere; 20 della banda di Timpano Francesco di Piminoro. Nel 1862 troviamo la banda di Musco Pasquale di Reggio formata da 12 uomini. Non ci sono bande armate processate come negli
anni precedenti e ci sono alcuni cospiratori provenienti da altre regioni d’Italia. Nel 1863 desta interesse la cospirazione di 34 canonici della Collegiata di Palmi. Ancora processi per la banda di Mittica di Platì. Per il 1864 c’è un processo intentato contro Falcone padre Fedele di Roccella, guardiano del Convento di Melito Porto Salvo. Come si può notare dallo schema, la qualità dei processi cambia con l’avanzare degli anni, quando ad essere più frequentemente perseguiti e soppressi sono i discorsi pubblici. Tutto scema tra il 1867 ed il 1869, per poi ritrovare nel 1870, otto processi per cospirazione contro il governo nella città di Reggio. Tutti i processati in questione appartenevano alle città che si riportano di seguito in ordine alfabetico: Africo, Agnana, Bagaladi, Bagnara, Bari, Calanna, Cannitello, Canolo, Castellammare, Castelvetere, Cataforio, Catona, Chorio, Cimino, Cittanova, Condofuri, Fossato, Galatro, Giffone, Gioiosa Jonica, Iatrinoli, Laureana di Borrello, Lazzaro, Mammola, Maropati, Martone, Melicuccà, Melito Porto Salvo, Messignadi, Molochio, Monasterace, Montebello Jonico, Motta S. Giovanni, Palmi, Pedavoli, Pellaro, Piminoro, Platì, Portigliola, Reggio Calabria, Riace, Rizziconi, Roccella Jonica, S. Cristina d’Aspromonte, S. Eufemia d’Aspromonte, S. Giorgio Morgeto, S. Lorenzo, S. Pietro di Caridà, Salemi, Saline, Scido, Seminara, Serra, Siderno, Stellitanone, Stignano, Stilo, Valanidi e Vitolano in provincia di Benevento.
*Nota - ASRC (Archivio di Stato di Reggio Calabria), Corte d’Assise di Reggio Calabria, Processi.
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Palmi, AIDO, Il CALORE DELLA DONAZIONE
DONARE LA VITA PER VINCERE LA MORTE La giornata per la donazione degli organi
di Lucio Paolo Albanese
A
nche a Palmi si è svolta, Domenica 31 Maggio, la Giornata Nazionale della Donazione degli Organi, promossa in tutta la penisola. Sotto un gazebo in Piazza I° Maggio, il segretario del Gruppo comunale AIDO Sergio Casadonte, organizzatore dell’iniziativa, ha cercato insieme ai membri del Direttivo e con il beneplacito dell’Amministrazione Comunale di sfatare i troppi tabù che ruotano intorno alla “Donazione di Organi”. C’è davvero poca informazione sulle tematiche della DONAZIONE e TRAPIANTO di ORGANI, TESSUTI e CELLULE. Per
questo motivo sono stati distribuiti volantini divulgativi per sensibilizzare e informare correttamente i cittadini sul delicato argomento. Un altro nobile scopo dell’iniziativa è cercare di incrementare le adesioni all’AIDO “Associazione Italiana per la Donazione di Organi,Tessuti e Cellule”. Ognuno di noi, infatti, può decidere autonomamente mentre è in vita, se donare o meno i propri organi. In parte l’obiettivo è stato raggiunto e centrato anche perchè alcuni cittadini hanno accettato di sottoscrivere l’adesione all’AIDO e a firmare la dichiarazione d’intento per la donazione dei propri organi dopo la morte.
E’ stata promossa inoltre, la conoscenza di stili di vita da seguire, atta a prevenire l’insorgere di gravi patologie che possono richiedere come terapia il trapianto di organi. In Italia in più di quarant’anni di esistenza dell’AIDO, molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare per rispondere prontamente ai bisogni dei sogetti bisognosi di un trapianto, considerate le lunghe liste di attesa e la notevole differenza di sensibilizzazione tra Nord e Mezzogiorno d’Italia. La lieta notizia è quella che vi è stato un significativo e positivo incremento di adesioni in Calabria, specie in quest’ultimo periodo. L’AIDO di Palmi, dal canto suo, porterà avanti il suo impegno nell’attività di divulgazione, perché c’e sempre più bisogno della necessità di informare e diffondere il consenso alla donazione di organi post-mortem. Il Direttivo e il gruppo comunale palmese ricco di un numero consistente e compatto di associati come: “Cardone Memmo, Mura Antonino, Hyerace Franca, Stanganello Vincenzo, Oliva Cristina, Martino Antonio, Ruggero Santina, Esposito Felice, unitamente al Presidente Della Cananea Giampietro e supportati da altri volontari, continueranno ad impegnarsi per diffondere la cultura della vita come “dono” imprescindibile.
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di Marinella Gioffrè
L
ibrarsi in Aspromonte, in collaborazione con l’Associazione Centro studi Padre Stefano De Fiores, e Mesogaia, hanno organizzato un incontro presso “Librarsi” di Raffaele Leuzzi e Caterina Di Pietro, all’interno del programma di appuntamenti culturali e letterari del Mese di Maggio. Il tema trattato ha avuto come titolo “Il culto della Vergine Maria nella Calabria Meridionale e la teologia mariana di Padre Stefano De Fiores”. Dopo i saluti del moderatore Raffaele Leuzzi, S.E. il Vescovo della Diocesi Oppido Palmi Francesco Milito, nel suo intervento ha definito Padre Stefano “ il San Luca dell’Aspromonte, che merita di essere riscoperto per l’entità e la qualità della sua produzione . E’ importante studiare il particolare nell’universale - ha continuato - e dare una giusta collocazione alla figura della Madonna che rappresenta la fede autentica, la purezza, al di là dei nomi che assume nei diversi luoghi e degli aggettivi che le si attribuiscono. La processione è solo l’iceberg di un discorso più profondo”. E’ poi intervenuto Fortunato Nocera del Centro Studi di Padre Stefano, il quale ha elogiato la figura del sacerdote e la sua famiglia di origine, definendola esemplare e cattolicissima. Fortunato Schiava, Presidente di Mesogaia, ha definito l’iniziativa “importante per la nostra realtà territoriale. L’Associazione coinvolge cinque paesi del nostro territorio e organizza iniziative
Mons. Bruno Cocolo, Raffaele Leuzzi e S.E. Francesco Milito
Librarsi in Aspromonte affronta il tema della Mariologia
Il culto di Maria nell’Italia del Sud
Nel solco di Stefano de Fiores di valorizzazione e riscoperta”. Mons. Bruno Cocolo ha affermato che “il materialismo religioso ha ridotto il culto della Madonna a qualcosa di becero, che non ha niente a che vedere con la civiltà. C’è da lavorare alle radici, alla riscoperta della fede autentica, ripulendola da tutto ciò che ha sfigurato l’immagine pura della Vergine Maria”. Tito De Fiores ha definito il fratello “mariologo, musicista, storico, che ha condotto con instancabile passione il suo impegno di ricerca. Liberatore, riscattò il cristianesimo del meridione, conciliando teologia e popolo”. Lo scrittore e storico Enzo D’Agostino ha poi relazionato sull’opera “Padre Stefano e il fondo del Tufo”, ricordando il suo contributo a Polsi e Lucia Ferrara, docente di Lettere ha parlato a lungo del libro “Madonna in Michelangelo”, definendola il capolavoro di Padre Stefano. Diego De Maio ex Direttore della biblioteca Comunale di Taurianova ha affermato che padre Stefano “ha saputo coniugare la sacralità con la bellezza dell’Aspromonte che amava”. Pina Cataldo, giornalista e regista di TV2000, ha parlato dei rapporti di lavoro intrattenuti durante la sua attività televisiva, per curare alcune trasmissioni quali il rosario di Lourdes. Padre Stefano è stato definito da Padre Angelo Epis, Superiore provinciale dei missionari Monfortani, “uomo poliedrico, formatore dei giovani dell’ordine, con una radicata genesi mariana, missionario e discepolo”. Epis ha relazionato sulla Madonna, presenza viva nella Chiesa. Alla manifestazione che si è conclusa con i saluti dell’organizzatore dr. Raffaele Leuzzi e la successiva celebrazione eucaristica presso la Chiesa di S, Elia Profeta, sono intervenuti rappresentanti del clero, autorità politiche, civili e militari, locali e dei paesi limitrofi.
AICol
ENTel
ALS
FEDER.Agri
CAA
Federazione Pensionati M.C.L.
CAF
PATRONATO SIAS
CEFA Ong
SNAP
Centro Europeo di Formazione Agraria
Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati
EFAL
Gioia Tauro Via Roma Palazzo ex UPIM Taurianova Via Benedetto Croce, 2
Associazione Intersettoriale Cooperative Lavoratori
Associazione Lavoratori Stranieri
Centro Assistenza Agricola
Centro Assistenza Fiscale
Ente Formazione Addestramento Lavoratori
Ente Nazionale Tempo Libero
Federazione Nazionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura
Servizio Italiano Assistenza Sociale
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Taurianova: Conclusa la stagione concertistica delle orchestre dell’istituto comprensivo “Monteleone Pascoli” con il concerto
di Mina Raso
Notte di Note
G
iunto alla seconda edizione il concerto “Notte di Note” delle orchestre della “Monteleone Pascoli”, che si sono esibite a conclusione della stagione concertistica che ha riguardato l’anno scolastico appena trascorso. La serata si preannuncia magica alla calda luce delle fiaccole che brillano nella centralissima “Villa Fava”, una piacevole frescura e il cielo trapunto di scintillanti stelle fanno godere ancora di più le dolci e vigorose melodie intonate dai giovani orchestrali, guidati magistralmente dai loro insegnanti. Memori del grande successo dell’anno passato, gli spettatori già dalle prime ore serali cominciano a prendere posto ed a gremire lo spazio destinato al concerto. Alle 21,30 la dirigente scolastica, impeccabile come sempre, ha dato inizio alla manifestazione con il benvenuto e i saluti di rito ai Commissari prefettizi del Comune di Tauria-
nova, i Dott. Lombardo e Supino e al Presidente del Consiglio d’Istituto Avv. Iamundo, presenti in parterre, oltre che al numeroso pubblico presente. Presentatrice dello spettacolo è stata la Prof.ssa Teresa Mallamace, insegnante storica della Monteleone - Pascoli che, dopo aver ringraziato tutti gli organizzatori della IIa edizione di “Notte di Note” ed in particolare la Dirigente Scolastica stessa, ha dato il via alla prima parte del concerto a cura del Maestro Angelo Avati che assieme ai suoi allievi dell’Orchestra Polifonica di Flauti dolci, ha eseguito superbamente dei brani del proprio repertorio, di seguito i Maestri Antonio Barresi e Pasquale Calautti con le loro chitarre hanno eseguito la colonna sonora del film “Il Ciclone” accompagnati da scroscianti applausi e dall’entusiasmo del pubblico. Durante la serata è stata presentata anche Anita D’Agostino, alunna dell’Istituto (cl. 3 A) e allieva di Pianoforte nonchè
giovanissima vincitrice della “26° Edizione Nazionale del Concorso di Poesia Città di Poggiomarino” organizzato dalla Pro Loco con la poesia “Dio, dove sei? (Tuo figlio)” struggente nei versi dedicati all’attualissimo problema dell’immigrazione. Nel corso della manifestazione un plauso particolare è stato tributato agli allievi del 1° anno scolastico che, nonostante abbiano iniziato a studiare musica solo quest’anno, si sono impegnati moltissimo per riuscire a partecipare accanto ai loro compagni più grandi. Inutile dire che il merito di questo successo va a quei meravigliosi insegnanti che riescono a riversare nei loro allievi tutto l’amore per la musica, facendola a loro volta amare . E non è cosa da poco, non tutti sono capaci di tanto. Nell’ultima parte della serata i ragazzi dell’orchestra della “Monteleone - Pascoli” diretta dal Maestro Stefano Calderone, si sono esibiti insieme ai loro adorati insegnanti di strumento: per la Chitarra: i Prof. Barresi e Calautti; per il Clarinetto: i Prof. Andrianò, Calderone e la prof.ssa Luppino; per il Sassofono: il Prof. Rossin; per il Pianoforte: la Prof.ssa Ventura. In un completo silenzio si propagano nell’aria le prime note di Dakota ed a seguire - Welcome to the World, Moment for Morricone e tanti altri brani, mentre gli applausi si susseguono sempre più entusiasti ad ogni brano. Prima della fine della manifestazione viene presentata un’ospite speciale, Sonia Foti, una giovane cantante già affermata in numerosi concorsi nazionali nei quali si è classificata sempre nelle primissime posizioni; Sonia esegue con grande talento ed enfasi il brano “Grande Amore” del Volo e un medley di Lucio Battisti guidata sempre dall’orchestra dell’Istituto. La serata si avvia alla conclusione con l’interpretazione della famosa “Canta Napule” (mix di successi napoletani) accompagnata dal canto e dal ballo del pubblico entusiasta. Non senza emozione la Dirigente Prof.ssa Maria Aurora Placanica porge i suoi ringraziamenti a tutti i presenti augurando una felice estate ai suoi alunni, sia a quelli che a Settembre ritorneranno sui banchi dell’Istituto Monteleone-Pascoli, sia a quelli che quest’anno hanno concluso il loro ciclo di studi nella scuola secondaria inferiore e soddisfatti si apprestano ad iniziare un nuovo percorso nei vari Istituti Secondari Superiori da loro scelti, augurando loro che la vita scolastica continui sempre all’insegna della preparazione alla quale sono stati abituati dalla loro vecchia scuola. Quella scuola che rimarrà per sempre nei loro cuori.Monteleone - Pascoli per sempre!
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Al Taglio del Nastro da sx Francesca Raso, Marilù Caminiti, Sabrina Collura, Adriana Brando
Foto di Gruppo dei partecipanti
Rosarno, nuovo vernissage all’Omega Gallery
di Francesco Di Masi
Maschere, volto illusorio dell’essere
Donna, colori e fiori nella proposta di Francesca Raso
È
divenuto un appuntamento ormai di rito per Rosarno, presso l’Omega Gallery, per la Collettiva di Arti Figurative applicate e scultoree, giunta ormai alla sua terza edizione. Questa manifestazione di forte richiamo artistico-culturale voluta e organizzata dalla Prof. ssa Francesca Raso, Presidente di Alfart, Movimento Calabrese socio-culturale, anch'essa artista di valore e dalla personalità poliedrica e versatile. Due i temi trattati nella mostra aperta a tutti: “La maschera il vero volto dell’essere” e “Donna, colori e fiori”. Dopo il tradizionale taglio del nastro e i saluti di natura istituzionali, la prof.ssa Raso ha relazionato sulle origini della maschera, soffermandosi prettamente sulle maschere apotropaiche che, appartengono alla nostra cultura Magno-Greca. Anche da noi in Calabria questa cultura che si riallaccia alle maschere del teatro e delle gorgoni ha trovato un suo fertile sbocco produttivo ed economico - vedi Seminara e Rosarno per esempio -, dove realizzate in terracotta possono essere sia grezze che colorate con colori vivaci e brillanti. Le credenze popolari attribuivano loro capacità di allontanare o annullare influssi maligni tenendo lontani gli spiriti del male che si manifestano negli invidiosi portatori di malocchio, nel diavolo, in spiritelli dei campi, maligni e burloni dall'aspetto orrido e grottesco raffigurano volti umani a volte in atteggiamento tor-
Taglio della torta da sx Adriana Brando, Francesca Raso, Nuccio Schepis, Marilù Caminiti
vo, con smorfie, lingue penzolanti, nasi torti e narici dilatate, occhi sporgenti e soppracciglia folte, orecchie a sventola e corna pronunciate, venivano spesso incastonate, sui tetti, sui portoni, sui balconi e perfino dentro le abitazioni.Tante le opere esposte dai quattordici artisti, che sono venuti a Rosarno da tutta la Calabria. Luciano Pezzano da Locri, con due opere in granito; Carmelo Zoccali da Bagnara con due sculture in marmo; Nuccio Schepis da Villa San Giovanni con un’opera scultorea e una di pittura; Adriana Brando da Palmi, con un bellissimo bassorilievo in terracotta e un’opera pittorica; Sabrina Collura con un’affascinante maschera apotropaica e un’opera pittorica; Carmelo Raco da Gioia Tauro, con un bassorilievo e un’opera pittorica. Tante le opere in pittura con: Marilù Caminiti; Rita Mantuano; Francesca Vena; Paolo Federico; Massimiliano Giordano; Emilia Labate e Fabrizio Atteritano. La stessa Francesca Raso con le sue opere pittoriche, scultoree e le maschere ha contribuito ad arricchire la manifestazione. Nel corso della serata, la prof.ssa Carmela De Leo ha declamato delle poesie: “Mamma Natuzza”, ”Farfalla”, dedicata alle donne e una lirica in vernacolo di Emilia Labate dal titolo ”Maru cu mori”. Una serata importante all’insegna della cultura ricca di emozioni autentiche, che solo l’arte “scintilla di Dio” può regalare. Un conviviale rinfresco con il taglio della torta ha concluso l'inaugurazione dell'artistica manifestazione.
Interno della Omega Gallery
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Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos’è il Matrimonio, maestro? E lui rispose dicendo: Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di dio. Ma vi sia spazio nella vostra unione, E tra voi danzino i venti dei cieli... (Kahlil Gibran)
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l Wedding Planner è il creativo che ti aiuta a disegnare il tuo matrimonio, è il consulente che individua le situazioni più vantaggiose, è il collante che tiene insieme tutte le parti del progetto, è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene e perché non far sì che la location per vivere il proprio sogno d’amore non sia un piccolo angolo di paradiso in Calabria? Da questo concetto nasce il progetto di “Matrimonio Chiavi In Mano”, che il 31 Maggio è stato ufficialmente presentato a Palmi in una location suggestiva, in spiaggia al tramonto. Un sogno lungo una vita ma anche la possibilità unica, proposta dalle aziende che hanno dato origine al progetto, adesso divenuto realtà, di proporre un nuovo modo di mostrare le bellezze della terra Calabra, soprattutto favorire il Wedding Tourism. Si crea in questo modo una forte attrattiva in tema di incoming, un’attrattiva che mostra capacità organizzative di grande spessore, collaborazione tra aziende, collaborazione e disponibilità degli enti locali per le stesse aziende, a tal ultimo riguardo erano presenti all’evento anche le autorità del Comune di Palmi, proprio per sottolineare ulteriormente l’importanza di questa innovativa realtà lavorativa in Calabria. In un momento di crisi economica un’idea proposta e condivisa da aziende propone un prodotto esclusivo. Il matrimonio curato in ogni particolarità pensando a tutto, per essere preparati ad una domanda di coppie del luogo e non solo ad avere un’alternativa allo standard che viene normalmente proposto. Professionisti e aziende specializzate nel loro prodotto offrono qualità, innovazione e originalità. L’idea, avviata dal Wedding Planner Stefano De Francia, avrà un gran futuro se si porteranno avanti i principi che hanno portato le aziende facenti parte a creare “Matrimonio Chiavi in Mano”: - Ottimo rapporto qualità/prezzo - Organizzazione - Valorizzazione del territorio - Collaborazione al fine di creare rete tra aziende varie - Unicità del prodotto - Rispetto dei gusti dei clienti - e molto di più!
di Veronica Iannello
Quando la preparazione di un matrimonio diventa arte
Wedding Planner
Il consulente che assembla il poliedrico puzzle delle cerimonie nuziali
Il wedding tourism è di tendenza: rispondere alla crescente domanda di stranieri che scelgono il Belpaese come meta delle nozze. Una moda all’insegna del lusso e del made in Italy. Sono tantissimi wedding planner e agenzie specializzate estere che propongono pacchetti esclusivi per matrimoni da sogno dal gusto made in Italy. Su tutti sono gli inglesi a prediligere le nozze nel Belpaese, immediatamente seguiti da americani e russi. Non disdegnano giapponesi, irlandesi e arabi mentre i meno interessati sembrano essere i mediterranei, in particolare i francesi. Si crede che il matrimonio fuori dal proprio paese sia costoso no, è possibile risparmiare e questo non è sempre il risultato di una qualità migliore, basta impegnarsi e non si rinuncia alla qualità anche se si risparmia. Certo dietro c’è un bel lavoro ma in cambio del passaparola, della pubblicità e del lavoro ci si affidia ad ottimi professionisti dell’ambito matrimoni e non solo, loro offrono la loro professionalità e con molto piacere si da a loro visibilità in tutti i modi possibili, le idee sono infinite e si cerca sempre nuovi modi per pubblicizzarle. Quindi, affidatevi ai professionisti, siate il più sinceri possibili e soprattutto mantenete tutto ciò che promettete, in questo modo avrete un risparmio ottenendo un’ottima qualità. La Calabria è una terra magica, potrebbe vivere solo di turismo, perché non iniziare proprio dall’organizzazione di un matrimonio speciale?!
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La Decorata Cornice della Piana di Diego Demaio
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Marina di Gioiosa Jonica – Capo Spartivento – Bova Marina – Bova – Campi di Bova – Africo Vecchio
l presente itinerario avrà come meta finale il quasi inaccessibile, per le strade pressoché inesistenti, Africo Vecchio che, per i recenti David di Donatello vinti dal film ANIME NERE (dall’omonimo romanzo dello scrittore africese Gioacchino Criaco) ambientato nell’abbandonato borgo aspromontano, è oggi assurto alla notorietà nazionale ed estera. Per i motivi inizialmente evidenziati si consiglia quindi di utilizzare un idoneo fuoristrada, o un’automobile dall’abitacolo abbastanza alto, onde procedere senza problemi sugli sterrati per Carrà e per Mingioia. Usufruendo per l’ennesima volta della SGC Jonio-Tirreno si giungerà a Marina di Gioiosa Jonica per svoltare a destra sulla piatta 106 e proseguire in direzione Reggio. Dopo aver superato Capo Spartivento ed attraversato Palizzi Marina si arriverà, alla fine di una corta salitella, a Capo San Giovanni, attiguo a Bova Marina. Parcheggiata la macchina si salirà in breve sul promontorio del Crisafi, artisticamente impreziosito dalla bella scultura della Madonna del Mare (Stella Maris), opera bronzea di Celestino Petrone, collocata il 2 maggio del 1965 a pochi metri dalla Torre di San Giovanni d’Avalos del XIV secolo ma cinquecentesca nell’aspetto moderno. Accanto all’antica struttura vi è la Cappella della famiglia Marzano. Risaliti in auto si scenderà nella vicinissima Bova Marina per lasciare subito la nazionale, girando a destra, e scalare gli 820 m. di Bova (Vùa). Arrivati nella “capitale” della comunità grecanica (dall’affascinante toponomastica bilingue) si visiteranno, oltre ai ruderi del dominante Castello medioevale, la Chiesa di San Leo, la Cattedrale e la Chiesa di Santa Caterina che custodiscono pregevoli sacri marmi cinquecenteschi, ovvero San Leo (1582), Santa Maria dell’Isodia (1584) e la Madonna delle Grazie (1590); dello scultore Rinaldo Bonanno le prime due e di un suo seguace la terza. Usciti dal suggestivo centro storico dell’arroccato paese, che diede i natali al grande poeta Domenico Napoleone Vitale (1883-1961), autore della sublime lirica dialettale ASPROMUNTI, si salirà ai
mille e passa metri dei Campi di Bova per declinare, curvando a sinistra (andando dritti si arriverebbe a Casalnuovo dirimpettaio di Africo), in direzione di Roghudi Vecchia che non verrà però raggiunta. Infatti, dopo alcuni chilometri, terminati i tornanti più ripidi della panoramicissima discesa verso la valle del torrente Furria, si lascerà la strada asfaltata per imboccare un inizialmente largo sterrato che si apre sulla destra. La pista principale, che sale in alta montagna sino al casello di Pesdavoli ed alla diga sul Menta, sarà presto abbandonata per curvare a destra su un’altra, anch’essa abbastanza battuta, che, senza rilevanti dislivelli ed andando sempre a destra nei vari bivietti, conduce alle case di Carrà contraddistinte dai tetti rossi. Nel piccolo villaggio si potranno incontrare gentilissimi gestori di un adiacente agriturismo e cordiali pastori che offriranno l’antica ospitalità calabra. Dopo l’eventuale sosta, andando a sinistra nel bivio successivo e sempre proseguendo di qualche chilometro tra i saliscendi del sentiero principale e più battuto, si giungerà agli 800 m. dell’ormai diruto cimitero. Da qui, parcheggiata l’auto, si scenderà, da un evidente camminamento sulla destra, sino al vicino Africo Vecchio (670 m.), da diversi decenni completamente disabitato dopo la devastante alluvione del 1951 (come è noto Africo Nuovo si trova sul litorale jonico attiguo al magnifico Capo Bruzzano). Solo entrando nel remoto borgo, descritto nel 1928 dallo scrittore meridionalista Umberto Zanotti Bianco nel suo libro TRA LA PERDUTA GENTE (pubblicato nel 1959), ci si renderà conto delle difficilissime condizioni di vita che in passato hanno dovuto affrontare gli africoti, afflitti dall’isolamento geografico, dalla estrema povertà e dalla natura spesso ostile che favorivano anche rilevanti piaghe sociali come il quasi totale analfabetismo e purtroppo l’alto tasso di mortalità infantile. In questi ultimi anni si sta opportunamente lavorando per salvaguardare dalla totale rovina le vecchie case del paese ed anche la Chiesa di San Nicola Pontefice che era ormai diventata un ricovero per animali. Ritornati al vecchio cimitero si risalirà in auto per raggiungere, procedendo ancora in avanti, la non distante località Mingioia dove, alla fine della pista, si trova la chiesetta di San Leo, preceduta dalla Cappella a cupola nella quale il Santo monaco basiliano, vissuto tra l’XI ed il XII secolo, esalò l’ultimo respiro. La solitaria e graziosa chiesetta in pietra e mattoni a secco, che venne costruita alla fine del XVIII secolo sui ruderi di una struttura precedente, conserva al suo interno la significativa scultura in marmo (purtroppo di autore ignoto) del venerato Santo che riporta incisa sull’artistico scannello la scritta SANCTUS LEO APRICO 1635. La festività del miracoloso San Leo, che è patrono di Africo e di Bova (entrambi i paesi si contendono da sempre i natali) oltre ad essere importante compatrono dell’Arcidiocesi di Reggio-Bova, ricorre il 12 maggio (per Africo) facendo affluire a Mingioia, nonostante la pessima viabilità, migliaia di devoti provenienti in particolare dai paesi del versante jonico. Dopo lo scatto di ottime foto al selvaggio quanto affascinante paesaggio circostante, si risalirà in auto per ritornare a Bova Marina e quindi nella nostra Piana.