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Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro - Nuova serie, n° 45, Anno 2016 - “Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: ATSUD/CZ/518 val. dal 13/10/15”
In regalo SPORT MAGAZINE (24 pagine)
Estate al tramonto Città Metropolitana Inizia la storia
D'Agostino Quale alchemia?
Dacia Maraini opinionista storica
La Varia? Un dé jà vu
Oppido M.: Festeggiata la Patrona
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ANNO ACCADEMICO 2016/2017
TAURIANOVA: Sede ECP dell’ Università Telematica PEGASO D.M.20 04.2006 G.U. n. 118 del 23.05.2006 *10 Corsi di LAUREA - *123 Master di 1° e 2° Livello *31 Perfezionamenti - *48 Alta Formazione anche per diplomati Certificazioni: Corsi online EIPAS INFORMATICA Corsi online di perfezionamento di Lingua Inglese
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Corriere della Piana del 29 Agosto 2016
sommario
Taurianova premiata a Roma dal CoRePla
COMUNE RICICLONE Fabio Scionti: Un premio che va ai cittadini
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o scorso 23 Giugno un importante riconoscimento, è stato conferito, formalmente al Sindaco, ma il merito deve essere attribuito tutto ai cittadini di Taurianova che, con la loro aperta e massiccia collaborazione al progetto di raccolta differenziata hanno fatto si che - grazie ai risultati raggiunti - il Comune di Taurianova venisse premiato come ”COMUNE RICICLONE”. L’iniziativa, “COMUNI RICICLONI” si svolge annualmente sotto l’egida di Lega Ambiente e mira a premiare quelle Amministrazioni e, tramite esse, quelle comunità che abbiano ottenuto risultati importanti o - come nel caso di Taurianova - assolutamente migliori rispetto a qualsiasi realistica previsione nel campo della
Corriere della Piana
Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi Hanno collaborato a questo numero: Ottavio Caruso, Giovanni Garreffa, Vincenzo Vaticano, Caterina Sorbara, Rocco Militano, Adamo De Ducy, Federica Mamone, Graziano Aloi, Veronica Iannello, Emmanuel Surace, Lucia Treccasi, Francesco Lacquaniti, Umberto Di Stilo, Anna Rotundo, Marinella Gioffrè, Paolo Cosmano, Domenico Caruso, Diego Demaio. Foto: Gibamuvis, Raffaele Anile, Antonio Napoli, Graziano Tomarchio Management, Free's Tanaka Press, Diego Demaio. Grafica e impaginazione:
Stampa: Litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 - 389 8072802 cordovaluigi@yahoo.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Sede redazione: Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) corrieredellapiana@libero.it Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999 La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 29-08-2016 Visit us on
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Editoriale: La provincia "babba"
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Città Metropolitana
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La festa della Madonna del Carmelo
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Dacia Maraini, opinionista storica?
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Ritorno alla Contura
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Coppa Vitrea di Varapodio
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In alto i cuori e i calici
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Et voilà, ritira il premio!
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Il Segreto delle Pietre
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"S. Egidio On the Road"
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Copertina: Concept by Free's Tanaka Press
raccolta differenziata e - incidentalmente - della difesa dell’ambiente. Taurianova grazie alla collaborazione dei cittadini ha dato il risultato maggiormente importante nel settore della raccolta differenziata delle materie plastiche. Il Sindaco, Ing. Fabio Scionti unitamente al responsabile del IV settore del Comune di Taurianova - al cui interno è coordinato il servizio di raccolta differenziata effettuato tramite la società AVR, Arch Giuseppe Cardona, hanno ritirato l’ambito riconoscimento assegnato dal CoRePla: acronimo questo di Consorzio per il recupero della plastica, a nome di tutta la collettività che continua a puntare decisamente al miglioramento dei già lusinghieri risultati fin’ora ottenuti e grazie ai quali i cittadini hanno potuto ottenere una riduzione del 20% della TARI. All’oasi ecologica del Comune di Taurianova, fra le più efficienti della provincia reggina, a breve, si affiancherà un’altra importante struttura: il Centro del Riuso, vero gioiello e prototipo di un modus operandi realmente volto alla difesa dell’ambiente sulla via dell’auspicata thule dello “zero rifiuti”. (ADD)
Quale alchemia? Non stranieri, ma cittadini di un mondo riconciliato La Varia? Un dé jà vu Che DisappHunt!!! Standing ovation per Quasimodo, Esmeralda e Febo
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Le "Gemelle" incantano Varapodio
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La Festa di Santa Marina Concerto del Trio Armonie Mediterranee and Friends
19 Madonnari, non solo artisti 20
Primo Concorso dei Madonnari
Maria SS. Annunziata
"Popolo in festa per la sua amata Chiesa"
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In memoria di Don Vincenzo Tripodi
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Notti disobliate - Maledetto Sud
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I contadini-soldato di Molochio decorati al valore
Il nuovo percorso pittorico di Luciano Tigani
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Musica e Armonia
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16° Anniversario dell'Orchestra di Fiati
Escursione naturalistica con itinerario Bova-Delianuova
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Concerto della Nicola Spadaro
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I sette vizi capitali: La Lussuria
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Maria nei sacri marmi cinquecenteschi della Piana
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Editoriale
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di Luigi Mamone
L
La provincia “babba”
a città metropolitana è divenuta realtà. Le urne - o meglio, “l’urna” giacchè il seggio era uno solo, a Reggio, nel Palazzo della Provincia - dopo una partecipazione massiccia - prossima al 92% degli aventi diritto al voto - ha decretato un successo pieno per la lista che si rifà al PD, al sindaco Falcomatà, al Presidente del Consiglio Regionale Irto e al capogruppo Romeo. Per gli altri, posti residuali. Tutto secondo le previsioni. O quasi. Ma tant’è, la composizione appare omogenea e le rappresentanze ben distribuite nelle varie macroaree territoriali di ciò che fu un territorio ampio e problematico come quello del reggino. La provincia “babba” (ingenua, babbèa), con il gergo di taluni collaboratori di giustizia che avevano espresso tale aggettivazioni nel contesto di racconti intrisi di mafiosità e di mafioseria, noi la estendiamo - con diversa accezione, s’intende - alla politica responsabile dello sfacelo in cui la provincia e la regione versano. Le recenti disgrazie che hanno interessato il centro destra reggino potrebbero aver influito nel risultato pro PD, penalizzando le aspettative di un centro destra che ha, ormai, soltanto nel consigliere regionale Cannizzaro l’unico elemento che non appaia coinvolto in vicende giudiziarie e che dovrebbe farsi carico di far rinascere - vera araba fenice - la componente centrista e conservatrice dell’elettorato - orfano di Scopelliti e che sta scoprendo ora, grazie alle dichiarazioni di Sarra un intrigo di potere che la dice lunga su quante ombre e quanti scheletri allignino nei palazzi del potere Politico e istituzionale e che dopo l’arresto di Paolo Romeo, ritenuto capo di una loggia
invisibile definita riteniamo impropriamente - “massonica” quando invece si sarà probabilmente trattato di un cartello o un ring ovvero una congrega di potenti, coesi più che affratellati, alla ricerca della gestione e del controllo del voto di un elettorato che mai come in questo caso dimostra la crisi del partitismo e l’essere vuote sigle quelle dei partiti che - nascosti dietro un simbolo grafico e il nome di un leader hanno occupato posizioni - fingendo di litigare e accaparrandosi voti. Le verità di Alberto Sarra potrebbero avere effetti - a giudizio dei più attendibili analisti - dirompenti e trascinare nel gorgo altri nomi eccellenti di una stagione di potere regionale gestita sotto le insegne di una destra reggina orfana dei valori del suo leader carismatico e moralmente inattaccabile quale fu Raffaele Valensise e in balìa di mestieranti che - a quanto starebbe dicendo Sarra - non avrebbero disdegnato i voti delle 'ndrine. Fermo restando che se gli accoliti delle 'ndrine hanno diritto di voto a qualcuno dovranno pur votare. Provincia babba, dicevasi. Una provincia che paga il peso di lunghe stagioni di errori e di un autolesionismo politico che si riscontra ovunque. Dai consiglieri di maggioranza che fanno la fronda ai propri sindaci se non accontentati. A quelli - a più alto impegno istituzionale - che anziché lavorare per il bene della nostra terra lavorano solo per rafforzare il potere personale. Se a ciò si aggiunga il quadro delle prevenzioni che consentono - complice una stampa assolutamente appiattita e affetta da inguaribile plaggeria - di disegnare ovunque - anche immotivatamente - scenari foschi si capisce perché la provincia di Reggio sia l’ultima fra gli ultimi. Ben venga pertanto la Città Metropolitana. Essa vivrà ora di una fase costituente e dovrà darsi uno statuto. Con questo nuovo strumento e con questa nuova entità - che dovrà per forza avere anima europeista e metro di pensiero e di azione legato all’Europa, speriamo possa essere invertito il trend di una terra nella quale - ora - davanti all’immutabilità dei corsi e dei ricorsi si corre il rischio che “tutto” diventi mafia. Tanto non può e non deve accadere. In ogni caso per impedire il condizionamento del voto da parte delle 'ndrine si potrebbe cominciare a privare del diritto di voto, familiari e parenti entro il 2° grado dei condannati con sentenza definitiva per associazione a delinquere ex art. 416 bis. Oppure concentrare in una unica sezione elettorale tutti coloro che secondo gli archivi della Polizia e dei Carabinieri in una determinata realtà territoriale sarebbero considerati mafiosi o vicini alle 'ndrine: così il voto potrebbe essere monitorato e si potrebbe vedere chi realmente ne benefici. Senza fare poi postume azioni di controllo finalizzate a reprimere la ricerca del consenso elettorale fra gente che - comunque nonostante tutto continua a godere del diritto di voto. Per la cronaca la Piana del Tauro stante i suicidi politici dei vari Tripodi, Toscano e Pedà ha espresso per la maggioranza il Sindaco di Taurianova, Fabio Scionti e in altre due liste, il Sindaco di Oppido, Mimmo Giannetta e quello di Scido , Giuseppe Zampogna. Ad majora. Con l’augurio che possano essere i veri padri fondatori di una nuova Calabria.
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“Città Metropolitana” Ma quale taglio dei costi della politica?
I
l Trattato di Nizza (sistema di ponderazione) è stato introdotto per evitare una paralisi decisionale in seno all’Unione Europea. Il voto metropolitano di Domenica 7 Agosto 2016, col sistema ponderato, cioè in base al peso o numero degli abitanti di un comune sotto i cinquemila abitanti, non è sicuramente un toccasana per chi decide di scendere in campo ad occuparsi della vita pubblica. Un sistema di voto che ha sicuramente ingenerato indignazione nei consiglieri eletti democraticamente (0,26) dai cittadini che vivono in territori più svantaggiati e a ridosso di ristrettezze strutturali ed economiche. Questo sistema di retrocessione a tavolino - serie “B” o peggio ancora - non è da condividere e, crediamo, da nessuno! Chi ha deciso tale voto ci dovrebbe spiegare perché i cittadini di “basso peso” pagano tasse come i cittadini e i consiglieri residenti nella città di Reggio Calabria (10,54)? Per questa novella trouvè a questa categoria
di cittadini svantaggiati dovrebbero essere ridotte le tasse o addirittura annullate. Questa legge ingiusta ed iniqua va cambiata al più presto prima che prenda piede anche ad altri livelli istituzionali. Vogliamo tornare elettori liberi e uomini liberi. Vogliamo un esecutivo provinciale eletto democraticamente dal popolo e non imposto. Chiudiamo i battenti con questo gioco fatto in mala fede per concedere ai poteri occulti di dominare le istituzioni senza ostacoli. Non è vero che le province non ci sono più altrimenti non saremmo andati a votare. Diciamo che è solo un modo, un raggiro per ingannare la democrazia. In tale contesto, tuttavia, i consiglieri comunali afferenti al gruppo politico di opposizione “Amo Molochio” e “Centro Studi G.Lazzati” comune di Molochio, hanno deciso di sostenere aldilà dell’appartenenza politica, il caro amico Sindaco di Oppido M. Mimmo Giannetta, per motivi di continuità e opportunità. L’amicizia, il fertile dialogo del passato con il
di Ottavio Caruso
già assessore provinciale ha sicuramente spianato ulteriormente la strada ad una fattibile intesa. Se pretendere il mare o la luna dalla provincia è troppo, comunque siamo riusciti a trovare una valida spalla nell’Assessore, che ci ha permesso di migliorare la qualità della vita come cittadini molochiesi (messa in sicurezza della SP Molochio-Marro, messa in sicurezza del ponte Vitreto e Cerasia, sistemazione vallone Ceravolo, interventi nelle fiumare di Palata e Barvi, etc…). L’altro aspetto, e non per ultimo, è la coerenza politica. Noi non volevamo essere etichettati come traditori nel borderline politico del momento. Piangiamo con un occhio e mentre ci asciughiamo le lacrime auguriamo a tutti gli uomini eletti nel comprensorio pianigiano di dare ai nostri sogni la possibilità di realizzare ciò che non si è compiuto nel passato, a partire dall’ esigenza “stradale” per mettere in comunicazione la nostra Molochio con il comune di Cittanova. Un obiettivo metropolitano è pure questo.
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di Giovanni Garreffa
Q
uando, in preda al delirio della celebrità, si esorbita dal proprio campo di competenza specifica e si invade la sfera dell’altrui talento, si corrono seri rischi di sconfinare in affermazioni a dir poco assurde, se non anche addirittura buffe. Tale aurea regola non esclude nessuno, neppure Dacia Maraini, la quale il due giugno u.s., settantesimo anniversario della nostra Repubblica, vi si è vistosamente sottratta, vestendo improvvisamente i panni di opinionista storico; si è lasciata andare in una intervista relativamente al voto alle donne, concesso per la prima volta in occasione del referendum istituzionale e, di fatto, ha sciorinato una infinità di inesattezze, prive del benchè minimo presupposto reale. Si tratta di un clamoroso incidente in cui comunemente s’imbatte chi tende ad ideologizzare fino all’esasperazione i propri convincimenti, metabolizzandoli al punto da confondere i desideri con la realtà. La scrittrice ha voluto, cioè, imbastire tutto un discorso rivendicazionista, per fare apparire il democratico riconoscimento di genere quale risultato di lotte in effetti mai verificatesi, come conclusione
DACIA MARAINI Opinionista Storica ? di un epopea rivoluzionaria, quasi alla pari della nostra Resistenza. Così non è, perchè, in effetti, così non è mai stato. Nulla di più contrario alla verità; il discorso sul voto alle donne affiora, dunque, nel nostro Paese per la prima volta a cavallo tra il 1800 ed il 1900, assume, poi, via via, una portata più concreta, fino ad imporsi come tema di discussione, con una maggiore attenzione, nel 1912. Il tentativo si è arenato, ma non per una qualche preconcetta discriminante di genere, che in effetti non esisteva, quanto per il fatto che sin dall’unità d’Italia i parametri in base ai quali il legislatore accordava il diritto di voto erano rappresentati dal livello di cultura (erano esclusi gli analfabeti), oltre che dal censo. Venne, poi, il fascismo che ha sollevato per circa un quarto di secolo il popolo italiano dal fastidio di recarsi alle urne. Nessuna forza ha mai remato in senso contrario, men che meno la Chiesa Cattolica, la quale, secondo la fantasiosa e gratuita visione, “ictu oculi” profondamente ideologizzata e strumentalmente di parte, della Maraini, avrebbe esercitato un’azione frenante nella questione; voglio addirittura ricordarle, per doveroso ossequio alla verità, che fino al 1929 le due realtà istituzionali (Stato Italiano e Stato Citta del Vaticano) si ignoravano, secondo i rigidi steccati del dopo Porta Pia. Liberata l’Italia dalle forze nazi-fasciste, siamo arrivati al momento delle scelte di campo e proprio in questo
momento era inimmaginabile che si potesse pensare ad una Repubblica Democratica senza suffragio universale. Dunque, nessuna lotta di affrancamento, nessuna epopea conclusasi vittoriosa con una infinità di eroine sul campo, bensì il saggio ed unanime riconoscimento dei padri costituenti, i quali, con gesto risarcitorio postumo, hanno finalmente cancellato l’obbrobio di una disparità che alla società a solo apportato danno e non certo utile, per lunghi decenni. E’ sufficiente consultare gli atti dei lavori della Costituente per rendersi conto che sull’argomento non è stata spesa, perchè proprio non necessaria, alcuna parola a sostegno. Questa verità, però, non è funzionale a certe tesi, ripeto, vistosamente di parte e pertanto gli improvvisati storici, all’impatto con l’argomento, fanno come lo struzzo. L’intervista alla scrittrice proseguiva con una domanda sul perchè, secondo lei, nell’Italia meridionale la monarchia aveva di gran lunga sorpassato, quanto a consensi, il nord; la risposta, mi sia consentito, scade addirittura nel ridicolo. Secondo Dacia Maraini, essendo il popolo del mezzogiorno fortemente radicato nella tradizione cattolica, facilmente identificativa il re con Dio e la regina con la Madonna. Mi astengo da ogni commento in merito, sempre più convinto che è opportuno disquisire di problematiche che si conoscono, altrimenti la china del buffo rischia di travolgerci.
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Coppa Vitrea di Varapodio di Vincenzo Vaticano
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a destato enorme interesse, soprattutto tra i cittadini del comprensorio pianigiano e dell’intera provincia, la notizia del recente ritorno della famosa Coppa Vitrea di Varapodio dal “Metropolitam museum of art” di New York, al “Museo archeologico” di Reggio Calabria, sua sede maturale. Il prezioso reperto di arte ellenistica unico nel suo genere - è infatti “tornato a casa” e, dopo il grande successo di visitatori ottenuto nell’esposizione oltreoceano, la sua originale bellezza potrà di nuovo essere ammirata “in loco” nel museo reggino, da poco completamente ristrutturato. La Coppa sarà esposta, è il caso di rilevare, unitamente al fantastico corredo funerario con essa ritrovato nei primi anni del novecento in località “Chiese Carcate” di Varapodio durante il rinvenimento di una necropoli greca risalente al IV - III secolo a.c. L’imprevista quanto importante scoperta, in ambiente sotterraneo, dell’antichissima necropoli avvenne nel corso dei lavori di dissodamento di un terreno ubicato nel territorio di Varapodio ma di proprietà di un possidente di Tresilico (frazione di Oppido), tale Antonio Cananzi. Da qui, l’originaria denominazione (er-
rata e impasticciata) di “Coppa di Tresilico rinvenuta nelle località Chiese Carcate nel Comune di Varapodio a Tresilico”. Una dicitura che ha il sapore di una miscellanea di luoghi e un “pasticcio di parole” cui lo studioso don Antonino Di Masi, uomo di storia e tradizione che ha speso il suo tempo nella ricerca storica, artistica, culturale e nella valorizzazione del suo paese e dei suoi più illustri concittadini, ha cercato di porre rimedio. Con una lodevole, oltreché difficile” battaglia”, il parroco di Varapodio, tantissimi anni fa, riesce a raggiungere il suo scopo poiché, dopo un serrato e fitto scambio di corrispondenza con la Soprintendenza Archeologica, ottiene l’assicurazione che «si provvederà alla rettifica della svista di carattere geografico incorsa». Malgrado, all’epoca, gli fu anche precisato che «non si ritiene opportuno modificare l’attribuzione geografica della Coppa c.d. di Tresilico, per quanto inesatta, in quanto la Coppa è ormai nota con questa attribuzione nella letteratura archeologica», nessun dubbio persiste oggi sull’esatta denominazione dello stupendo reperto archeologico e, cioè, “Coppa Vitrea di Varapodio” adottata, peraltro, da qualche anno quale nome e logo dalla locale Pro Loco. C’è da aggiungere che, secondo la descrizione fatta a suo tempo dal Canan-
zi, la Coppa è formata «da due coppe di vetro legate a fuoco in modo da aderire perfettamente l’una all’altra….tra le due coppe è eseguito un graziosissimo disegno di stile arcaico, a laminette d’oro puro messe a mosaico….una decorazione segue il bordo del vaso e contorna una figura centrale rappresentante una scena di caccia… le è da presso un’altra deità, appoggiata ad un tronco d’albero in attitudine di scoccare, dall’arco teso, la freccia contro un capro che fugge assieme con un altro capro ed una lepre…. infine un tronco d’albero e in aria due grandi uccelli». Venduta al Ministero della Pubblica Istruzione essa fu esposta, nell’ambito delle collezioni di Stato, nel “Museo delle Terme “ di Roma, dove rimase fino al 1932, anno in cui venne trasferita al “Museo nazionale della Magna Grecia” di Reggio Calabria.
Orecchini, particolare del corredo funerario
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Et voilà, ritira il premio! di Caterina Sorbara
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Gerardo Sacco, Napolini, Roccisano sul red carpet di Gioia Tauro
ix di arte, danza, moda, teatro e musica, magistralmente curati dal regista Folco Napolini, hanno incantato ed emozionato il numeroso pubblico presente con la Prima Edizione del “Premio Mediterraneo” svolto a Gioia Tauro, nella bellissima location della Scalinata di Palazzo Baldari. Ispirato al tema del mito di Scilla il premio è stato istituito dal Comune di Gioia Tauro, con il patrocinio della Regione Calabria. Tra gli artisti presenti: Saverio Vallone, Donatello Jacobellis, Jonas Bascir, Rita Comisi e Giuseppe Fata. Bellissime modelle hanno sfilato indossando gli abiti di Anteprima Fashion e i gioielli di Gerardo Sacco. Hanno presentato l’evento Erika Cunsolo e Saverio Vallone. Nel corso della serata è stato presentato il libro dell’orafo crotonese Gerardo Sacco “Sono nessuno. Il mio lungo viaggio tra arte e vita”, edito dalla Casa Editrice Rubbettino. Una lunga intervista curata da Francesco Kostner, giornalista, responsabile Relazioni esterne e Comunicazione dell’Università della Calabria. Sacco, racconta la sua vita, partendo dalle umili origini in una mo-
desta casa di Crotone, dagli inizi difficili come garzone di un barbiere, alla fama per merito della sua arte e abilità. A Crotone, osservando tutti i segni dello straordinario e glorioso passato, capì che da lì doveva trarre l’ispirazione per le sue creazioni. Nel 1966, in occasione della visita che il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat e il vice presidente della Camera Sandro Pertini, fecero a Crotone, il sindaco Salvatore Regalino, chiese a Gerardo di creare una copia della colonna di Hera Lacinia, da donare agli illustri ospiti. Qualche mese dopo, si fermarono davanti alla sua bottega delle persone e due di loro chiesero a Gerardo se due paia di orecchini e alcune collane, esposte in vetrina, appartenessero a una famiglia nobile del luogo e, quando lui rispose che erano sue creazioni, rimasero affascinati. Erano attori del film: ”L’Armata Brancaleone”, diretto da Mario Monicelli, le cui riprese venivano effettuate a Le Castella. Del cast facevano parte anche Barbara Steele e Maria Grazia Buccella, le quali acquistarono i gioielli e li utilizzarono sul set.
Molte le star cinematografiche, teatrali e televisive che hanno portato i gioielli dell’orafo crotonese e che hanno goduto della sua amicizia; come per esempio Liz Taylor, Gleen Glose, Brooke Shields, Franco Monicelli, Franco Zeffirelli, Gianni Versace, Fulvio Lucisano, Alberto Sordi, Pippo Baudo, Fabrizio Frizzi, Michele Guardì, Franco Franchi, Sofia Loren, Laura Antonelli, Ornella Muti e tanti altri. Tra i premiati di questa prima edizione, oltre all’assessore regionale Federica Roccisano, la storica gioielleria gioiese Castaldo e Anteprima Fashion di Gioia Tauro; il premio alla Cultura è stato consegnato al regista Folco Napolini, per l’impegno, la professionalità e l’amore profuso nell’arco della sua carriera. Soddisfatti per la riuscita della serata il sindaco Giuseppe Pedà, l’assessore alla cultura Francesco Toscano e il Consigliere delegato al turismo e spettacolo Totò Parrello che, hanno sottolineato l’importanza della cultura come volano di sviluppo non solo per Gioia Tauro ma per l’intera Calabria.
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"S. Egidio On The Road"
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l 19 luglio, è partito da Roma verso la Calabria, il tour della solidarietà promosso dai giovani della Comunità di Sant’Egidio: Il “S.Egidio On The Road”, giunto alla 4° edizione. “Cerchiamo risorse d’amore per cambiare la Calabria e il Mondo”. Questo il leit motiv dell’esperienza. Una settimana all’insegna della solidarietà, della pace, dell’accoglienza, della preghiera e soprattutto dell’incontro, vissuta da giovani romani e calabresi con il desiderio di coinvolgere tanti calabresi nelle attività della Comunità di Sant’Egidio. Le tappe: Rosarno, Polistena, Soverato, Catanzaro, Cosenza, Pizzo, Lamezia Terme, Gioiosa Jonica, Riace, Siderno, Reggio Calabria e Palmi, dove è stata data particolare attenzione agli anziani, all’accoglienza ai profughi e ai rifugiati, con il tema attuale dei corridoi umanitari, all’incontro con i giovani. Il 25 luglio il tour ha fatto tappa a Gioia Tauro, con un momento a cura della referente per la Comunità Teresa Galasso. Pomeriggio intenso e ricco di emozioni, iniziato nel Duomo con la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal parroco don Antonio Scordo; Qui Alessandro Moscetta, responsabile delle attività giovanili della Comunità Sant’
di Caterina Sorbara
Egidio di Roma, ha recitato la preghiera per la pace. Preghiera - ha puntualizzato Moscetta - che viene recitata ogni mese con entusiasmo ed è la prima cosa che si può fare in favore di chi soffre, vivendo situazioni di disagio come per esempio la guerra, la seconda è ascoltare le risposte di tutti quelli che vivono il disagio e chiedono solo la pace. Subito dopo alcuni giovani della Comunità hanno testimoniato la loro esperienza, all’insegna della solidarietà. Caterina, Adrina, Debora, Marco, tutti hanno ribadito che la pace è superare tutte le difficoltà insieme, uniti con amore. Subito dopo le testimonianze, ha continuato il momento di preghiera la signora Teresa Galasso, presentando al Signore tutti i paesi e le regioni del mondo in guerra e tutte le terre colpite dalla violenza e ricordando che questo momento di preghiera, si inserisce in un contesto particolare, rappresentato dalla presenza di un nutrito gruppo di migranti in città, accuditi in collaborazione con l’Associazione Alaga. La Galasso, ha precisato che è importante fare rete in nome della solidarietà e della pace. Sul far della sera, alle ore 20,00 si è tenuto al Centro sportivo Barbaro un torneo di calcio “Champions Solidale” in collaborazione con la Scuola Calcio Virtus Gioia. La serata si è conclusa con pizza e cocomerata.
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Per il Gip del Tribunale di Reggio Calabria non vi è collusione con la 'ndrangheta Le intercettazioni su Francesco D’Agostino di Luigi Mamone
Quale alchemia ?
Il GIP Bennato: “Nessuna intestazione fittizia per l'azienda Stocco & Stocco”
L’
inquiry antimafia - quale che sia e chiunque siano i soggetti attenzionati e sottoposti ad indagine nel tentativo di fare pulizia intorno alle sfere degli intoccabili che in forza di mai troppo a fondo esplorate connection fra politica, malaffare e zone grigie di una imprenditoria ritenuta collusa con le 'ndrine - è azione e operazione ineludibile. La Magistratura merita plauso, consenso e incoraggiamento per la forte azione che sta conducendo e che sta facendo emergere una strutturazione del malaffare assolutamente impensabile. Ciò detto, la necessità dei media di offrire tempo reale notizie che informano sulle operazioni di polizia, non deve far dimenticare la presunzione di innocenza - fino a quando non intervenga un giudicato che attesti il contrario. Un “atto dovuto” quale può l’ “avviso di garanzia” non dovrebbe trasformarsi in una anticipata sentenza di condanna comminata a mezzo stampa. La riservatezza - ancor di più - s’imporrebbe e s’impone quando le attività di indagine investano soggetti che a vario modo abbiano un’immagine pubblica: imprenditori e rappresentanti delle istituzioni. Soprattutto quando la posizione nel contesto delle indagini non sia di gravità tale da imporre l’adozione di misure cautelari. Questo riteniamo stia avvenendo per almeno uno di quei soggetti - ricompresi nell’elenco di una indagine antimafia che recentemente ha visto l’esecuzione di alcune ordinanze di custodia cautelare e di moltissimi avvisi di garanzia: il titolare di una azienda che da oltre 20 anni è presente sul mercato, e che ha assunto una posizione leader nella commercializzazione di uno specifico prodotto ittico ad uso alimentare che ha promosso con lungimiranza riversando sul suo paese benefici economici e occa-
sioni di lavoro legate ad eventi promozionali che consentono a tutti gli operatori di lavorare. Vent’anni dopo - parafrasando Alexandre Dumas - solo sulla base di elementi di indagine costituiti da una o più frasi intercettate ad altri soggetti che facevano riferimento a lui o alla sua azienda Francesco D’Agostino fondatore e titolare del brand Stocco & Stocco e Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria viene sospettato di essere un prestanome. Ci domandiamo, se fosse stato un prestanome, per quale ragione uno dei soggetti dell’intercettazione (riportata nell’ordinanza) invitava un’altra persona a rivolgersi a D’Agostino per avere qualche chilogrammo di stocco - forse - gratis? O forse a prezzo scontato. Questo dato evidenzierebbe semmai solo che D’Agostino sia il vero
titolare dell’azienda e, lungi dall’essere ritenuto prestanome sembrerebbe di più una parte offesa; Ciò in quanto forse costretto a consegnare a titolo di regalo un sia pur modesto quantitativo di stocco: alimento che non è dato sapere se mai sia stato consegnato oppur no. E se anche lo stocco fosse stato donato la cosa non stupirebbe perché di omaggi del suo prodotto e promozione del proprio brand D’Agostino li ha sempre fatti. Da ciò è derivata ora una situazione drammatica perché colpisce non solo un imprenditore ma un uomo delle Istituzioni. Su cosa è basata l’accusa? su una frase e
neanche esplicito: “Adesso chiamo Caminiti e gli dico di andare la”: Dove ? Alla Stocco&Stocco o altrove? Troppo poco e troppo aleatorio Infatti Gip Bennato: scrive: «L’assunto accusatorio non è condivisibile, essendo dalle indagini emersa una immanente accessibilità all’azienda da parte degli indagati, leggibile piuttosto attraverso la contestualizzazione dell’attività aziendale esercitata in territori nei quali, nulla si muove ed alcuna iniziativa si intraprende senza il controllo delle cosche ivi imperanti che, anche nel corso della gestione delle imprese, non lesinano di atteggiarsi a “padroni” della stessa, le cui prestazioni e partecipazione sono gratuitamente dovute, in forza di un genetico compromesso» … “ Sicchè - così infine il GIP Bennato si esprime in relazione alla richiesta di sequestro preventivo dell’azienda - alla luce di quanto detto sinora, per OMISSIS e la ditta STOCCO & STOCCO, OMISSIS (per le quali non sono emersi elementi utili a sostenere l’ipotizzata intestazione fittizia), per le quali, dunque, non ravvisandosi gli estremi per disporne la sottoposizione a vincolo reale, va rigettata la richiesta del P.M.” Un quadro processuale dunque certamente diverso: quello di una persona che negli anni e con grandi sacrifici ha costruito una realtà capace di dare lavoro a centinaia di persone. La posizione di D’Agostino documenti alla mano - appare certo possa chiarirsi nel volgere di pochi giorni consentendo all’imprenditore e al politico una ennesima occasione per chiarire la legittimità del proprio operato che già in passato era stata acclarata in esito a precedenti attività di indagine. Ribadiamo ai magistrati l’apprezzamento per il loro impegno nella lotta alla ndrangheta ma - altrettanto forte - chiediamo loro sempre prudenza e attenzione massima per evitare errori irrisarcibili giudiziari.
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Tra congiunti, amici e colleghi erano in oltre cento le persone in silenziosa attesa dietro il portone di casa per accoglierla al suo arrivo e festeggiarla, mentre Delia, la sorella più piccola, provvedeva a intrattenerle. E ne ha avuto per oltre quattro ore.
Il percorso umano e scientifico di Arianna Valerioti
Il mondo di Arianna
La giovane ricercatrice palmese, impegnata su scenari internazionali
È
nel codice genetico della Valerioti la voglia di curiosare al di là dell'abituale orizzonte. Dopo papà Antonio e mamma Elisa, pediatra il primo e psicologa la seconda e Chiara aspirante pedagoga, nel 2015 è venuta la volta di Arianna con il pallino della ricerca scientifica a spingere anche lei al di là di Porto Said e/o delle Colonne di Ercole incontro a culture diverse da quelle di cui sono impastati e che consente loro di scrutare il resto del mondo da una posizione culturalmente più elevata di quando allo stato gli era consentito. E immergersi! E risalire, temprati nello spirito e nella mente! E ritornare con lo zaino colmo di conoscenze ed esperienze nuove e diverse sul piano umano e quale prezioso frutto del confronto tra i vari gradi del progresso raggiunto dalle comunità scientifiche dei luoghi ove sono come uccelli migratori trasmigrati e fatto il viaggio a ritroso. E ciò senza difficoltà stante la loro apertura al mondo esterno e il far parte di una società pacificata desiderosa di dare ciò che ha e di ricevere quanto manca e che utilizza i giovani, quali messaggeri di una domanda di integrazione reciproca; che accantonando la loro abituale messa a fuoco per mutuarne un’ altra e con i rispettivi popoli familiarizzare sicché il patrimonio di conoscenza di ciascuno stato si cumula con quello degli altri divenendo il tutto un bene comune al servizio dell’umanità intera. La possibilità di perfezionare con espe-
rienze altamente formative a livello internazionale e di verificare e sviluppare la sua adattabilità anche nella prospettiva occupazionale al di la dei confini geografici del Paese d’origine incoraggia e sostiene chi si appresta a lasciare le comodità di casa sua. Egli sa che si allargano gli angusti orizzonti e che, travalicandoli, si diventa cittadini del mondo pronto per essere esplorato da chi ne ha voglia ed è disponibile all’ascolto dell’altro e con questo interagire come in un concerto dove non si sente un liuto, una spinetta, un flauto, un’arpa, un violino: si ascolta un’armonia d’insieme espressione di tutto un complesso… formato da tanti strumenti (popoli) aventi in comune per fine ultimo la globalizzazione della cultura e ad essa accedere liberamente. Bem-vinda Arianna! Bentornata tra noi. La tua prolungata mancanza ci ha portati ad amarti di più e ad avere netto e chiaro il valore della tua persona pari all’incolmabile vuoto che l’assenza ci ha inflitto. L’essere stati privati dei tuoi sorrisi, della tua affabilità, della tua grazia ci viene largamente ripagato dal sapere che i tuoi ed i nostri sacrifici sono valsi a procurarti il dominio sui saperi, usi e costumi di una fetta del globo terrestre a te allora ignota. Infatti, così come è avvenuto per papà Antonio e per tua sorella Chiara, rientri con al seguito un baule zeppo di immagini, volti, sensazioni gradevoli ed esperienze e conoscenze che tutt’insieme arricchiscono il cuore, la mente, e l’animo traendone giovamento anche il fisico do-
di Rocco Militano
tandolo di grazia, sinonimo di bellezza gioiosa e serena letizia. Sei in tutto bella! e temprata per affrontare con sicurezza, padronanza e maestria i futuri tuoi impegni. In te ci sono ora le doti fondamentali per poter aspirare ad un avvenire radioso! Sei partita con delle opacità rappresentate da timori circa il tipo di accoglienza a te riservato in quella parte del mondo a te allora sconosciuta ed in particolare da parte della famiglia predestinata ad ospitarti per un intero anno e della quale non avevi la più minima idea. Strana la vita, a mancarti adesso sono i suoi tanti membri! Sei sommamente ora tersa, splendente e … brillante … e questo miracolo lo dobbiamo a loro, e a Intercultura che ha lodevolmente selezionato per te, che da subito ti hanno messo a tuo agio facendo sì che, sebbene mancandoti, non siamo stati mai assenti così come, ne siamo sicuri, mancherà, ora a loro, la tua dolcezza e simpatia. Porti al 6° piano di via Pizi 55, balcone sulle Isole Eolie, sullo stretto di Messina, sulla Costa Viola, insomma sulla parte più caratteristica e bella del mar Tirreno della Calabria Ulteriore Prima e sull’Etna a te familiari, un bagaglio con dentro cose di gran peso, ma, stia tranquilla la vestale del palazzo, non appesantiscono il fabbricato tantomeno ne compromettono la stabilità bensì lo fanno lievitare. La Cultura, infatti, solleva coloro che riempie e sin quando non si è ancora pieni di Lei si è di peso a sé stessi.
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di Adamo De Ducy
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La Varia? Un dé jà vu
itorna la Varia! Si?... Bello… Un senso di sufficiente accettazione è stato - haime - il leit motiv che ha accompagnato l’edizione 2016 della moderna storia della celebrazione del culto Mariano a Palmi. Dopo il fermento e l’euforia delle due precedenti edizioni: la prima per presentare all’Unesco cosa fosse e ottenerne l’inserimento nell’elitaria short list dei beni immateriali patrimonio dell’Umanità, e la seconda - due anni fa - a concretamento e celebrazione dell’ottenuto riconoscimento. Adesso dopo un anno di sosta e di pausa - la Varia è ritornata. Ma, e lo si è percepito nell’aria, con un preoccupante senso di scontato, di routinario, di distaccato e di freddo. Di un dè jà vu: già visto che la dice lunga sulla caduta dell’interesse e - consentiteci - della “passione” che la Varia di Palmi era solita suscitare ogni qualvolta a distanze di tempo varie, e non brevissime riemergeva dalla coscienza storica e dall’anima vera, pal-
mese e non solo, con il suo bagaglio di fede, di fascinazione e di orgoglio municipalistico tardo medievale. Adesso la routinarietà sta già iniziando facendo appassire la passione. In molti - soprattutto fra gli abitanti della Piana hanno preferito restarsene al mare o ai monti. “Tanto - la Varia - l’hanno fatta due anni fa”. Di questo passo si correrà il rischio che muti il feeling dei Palmesi verso la Varia e che la passione e l’amore si spengano nella scontata ripetitività di riti annualmente ripetuti, che cesseranno di essere evocatori di orgoglio, di fede e di voglia d’esserci. Che smetteranno di materializzare quella immaterialità che la Varia nasconde. Si correrà il rischio che la passione si spenga e tutto inaridisca: come un rapporto fra coniugi disamorati e stanchi che stanno insieme senza più nulla da dirsi. Qualche voce - esecrabile - ha detto e qualcuno - ancor più ottuso di chi l’aveva detto - ancor oggi sostiene che la Varia a cadenza annuale o comunque ravvicinatissima (biennale o triennale) sia indispensabile come volano per l’economia turistica del territorio. Vi sono territori - che senza “Varie” di sorta sono anni luce più avanti di tutto quanto in Calabria - e pertanto anche a Palmi - si chiami promozione turistica. Le potenzialità turistiche di Palmi devono essere studiate e valorizzate a prescindere dalla Varia. Per chi arriva da Gioia Tauro, anche quest’anno il saluto di benvenuto della Palmi turistico balneare non è dato da colori, profumi di fiori e fragranze di cibi. Ma dal nauseante olezzo che continua a rendere irrespirabile l’aria all’altezza dell’ormai abbandonato “causa puzza di fogna” (salvo e se altro)
ristorante Golfo del Sole. Scendendo verso il mare si percepisce poi il senso dell’immutabilità e dell’incuria. Nulla di nuovo che possa rendere gradevole la scelta dei lidi palmesi e nulla di nuovo che possa trasformare la Tonnara in un posto di vacanza. Una Gallipoli del sud, a voler fare un paragone con una località pugliese divenuta solo di recente gettonatissima. Eppure i lidi Palmesi e la costa palmese - che è di una bellezza prepotente - potrebbero offrire molto di più. Quando cala la sera e la temperatura diviene gradevole, nessuna movida di qualità nei lidi palmesi. Silenzio, e ammassi di spazzatura vicino a contenitori ricolmi posti a intervalli regolari sull’arenile, rumori all’ammasso di qualche arrangiato DJ e senso di una saudade che pervade tutto e tutti mentre i riflessi della luna illuminano il mare a ridosso dello Scoglio dell’Ulivo simbolo non più tanto di pace ma di una desolazione che non è facile immaginare. Soccorra allora la Varia? Per qualcuno si. Per altri no. La promozione - centro città e lidi - deve prescindere dalla Varia e dalle sue cadenze. Per qualche giorno - prima, durante e dopo la scasata - si batterà qualche scontrino. Poi, finita la festa, il Santo è - come sempre - gabbato. Chi crede che i valori della Varia, sottesi e protetti dal sentimento di immaterialità che la circonda, siano nobili, puri, frutto di fede, espressione di orgoglio municipalistico e emblema di un blasone di nobiltà non può assolutamente subordinarli ad una routinarietà imposta dal culto verso il Dio denaro svilendone l’essenza e la spiritualità. Il territorio può e deve essere promosso senza svilire il fascino della Varia.
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Festa Nazionale dello Stocco
Che DisappHunt !!! Tutto bene fino al concerto del rapper occhialuto circondato da gente che ha impedito ai giornalisti perfino il diritto di cronaca di Luigi Mamone
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utto secondo con la consolidata tradizione di perfezione organizzativa. La Festa Nazionale dello Stocco, curata dalla Pro loco con il supporto storico del brand Stocc&Stocco è stata in linea con le precedenti edizioni. Grandi numeri di visitatori e di commensali nell’enorme ristorante sotto le stelle nel quale in molte migliaia hanno degustato lo Stocco - il 13 Agosto - e il baccalà il successivo giorno 20. Oltre ai buongustai decine di migliaia per i due concerti: Giusy Ferreri e il 20 - hainoi - Rocco Hunt. Tutto perfetto dicevasi. L’unica stonatura di tutta la manifestazione, anzi- consentiteci - di tutte le 16 edizioni è stato proprio lo sbarbatello napoletano con gli occhiali. Un rapper dal luminoso presente e dall’incerto futuro: quantomeno se continuerà a comportarsi, unitamente al suo staff di body guards a manager arroganti, maleducati al punto da diventare violenti contro i giornalisti che chiedevano solo il rispetto del di-
ritto di cronaca. Dopo trenta anni di professione - che ci ha visti anche impegnati in scenari tragici e delicatissimi - essere presi a pesci in faccia da una serie di nerovestiti figùri che t’hanno impedito persino di scattare un foto è una vergogna e una delusione. Per non parlare dell’indecente spettacolo - musicalmente parlando - dello sbarbatello con gli occhiali. Meglio sarebbe stato ascoltare dei nostrani dilettanti allo sbaraglio in una improvvisata corrida stile karaoke. Ma tant’è. Speriamo solo di non dover ascoltare più esibizioni pietose come quelle di Rocco Hunt. Al quale per il suo bene consiglieremmo di cambiare mestiere. O se pensa di voler continuare, di cambiare agente, manager, padrini-padroni e fare un bagno di umiltà prima di salire su un palco. Stendiamo quindi un velo pietoso sulla sua esibizione. Ci domandiamo solo dopo averlo sentito: come è possibile che un soggetto simile sia potuto andare a San Remo?
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Taurianova, Notre Dame de Paris a Villa Fava
Standing ovation per Quasimodo, Esmeralda e Febo di Federica Mamone
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Superlativa prova di corale intesa degli artisti
randissimo successo lo scorso 3 Agosto nella Villa Fava per l’Opera Notre Dame de Paris, riduzione teatrale del capolavoro di Riccardo Cocciante messo in scena dagli attori, anzi consentiteci “Attori” (con la A maiuscola, per intenderci) della compagnia teatrale dell’Associazione Acquamarina che hanno entusiasmato per la loro professionalità, strappando ripetute serie di applausi e una lunga standing ovation finale. A prescindere dalla bellezza delle musiche e dalla trama coinvolgente, il cui finale - nella versione proposta - si conclude con la morte per impiccagione di Esmeralda e del lasciarsi morire - a lei per sempre abbracciato: legato indissolubilmente oltre la vita, in nome di un amore, platonico e casto, ma cionondimeno puro e fortissimo - del campanaro gobbo Quasimodo interpretato da uno straordinario Michele Anile, il Notre Dame de Paris rappresenta la parafrasi della vita e del potere: le sue pulsioni, la purezza e la sem-
plicità degli umili, le ubbie e il potere tetragono dei potenti, l’opportunismo dei mediocri che al sentimento fanno prevalere l’interesse o la ragion di stato. Il livello di recitazione e di canto sono stati - e non vi è esagerazione - superlativi. I duetti a più voci hanno mandato in visibilio il pubblico e il successo della rappresentazione ha concluso nel modo migliore possibile la festa Democratica del PD che era iniziata il giorno prima con il convegno “Giovani Lavoro e Città Metropolitana” organizzato dai Giovani Democratici con la presenza del capogruppo Regionale PD Sebi Romeo e seguito da un riuscito concerto del complesso San Souci. Il Notre Dame de Paris è stato invece preceduto dal convegno curato dal circolo PD Walter Schepis “Referendum costituzionale le ragioni del Si” con il Presidente del Consiglio regionale Nicola Irto e l’On. Demetrio Battaglia. Porzione supplementare di applausi e grande entusiasmo per il taurianovese Domenico Perri, splendido Capitan Febo.
CAST: QUASIMODO: Giovanni Anile ESMERALDA: Cristina Ciardullo FROLLO: Emanuele Politi GRINGOIRE: Luigi Barbaro CLOPIN: Michele Nasso FEBO: Domenico Perri FIORDALISO: Caterina Filardo GRUPPO DI BALLO: Giada Vespi, Vincenza Timpano, Serena Borgese, Rossana Napoli, Iris Colao, Veronica Formica, Francesca Lucenti, Caterina Filardo, Ivano Greco, Valentina Barbaro. ADATTAMENTO E REGIA Giulia Catalano
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Continua il tour di Chiara e Martina Scarpari
Le “gemelle” incantano Varapodio
di Graziano Aloi
e annunciano l’uscita del loro nuovo “singolo”
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on si arresta l’estate di successi delle gemelle Chiara e Martina Scarpari che, in giro per la Calabria, continuano a raccogliere consensi e riconoscimenti con il loro tour “Una Storia Importante”. Tra i momenti più significativi di questa prima tournée promozionale, Chiara e Martina faranno fatica a cancellare le emozioni che, sabato 16 luglio, la piazza di Varapodio ha saputo regalare alle sue giovani concittadine. Nella tappa di casa, la seconda dall’inizio del tour, Chiara e Martina si sono ritrovate una Piazza S.to Stefano letteralmente gremita di fan che non hanno smesso di incitarle fino al termine del concerto. Dopo aver calcato palchi prestigiosi in Italia e all’estero, le gemelle calabresi hanno scelto di tornare nella piazza che le ha viste esordire per riabbracciare idealmente la propria gente e presentare al pubblico il loro primo album da protagoniste. Lo spettacolo, organizzato nell’ambito dei festeggiamenti in onore di Maria S.S. del
Carmelo, ha visto le due giovani artiste ripercorrere i momenti più esaltanti della loro giovane carriera artistica, regalando inediti, grandi successi della musica italiana ed autentiche pietre miliari della canzone internazionale. Ad introdurre la serata è stato un altro artista varapodiese, il rapper Calabro (Matteo Calderaro), che ha aperto una manifestazione che ha avuto come ospiti anche la showgirl Erica Cunsolo e il cantante siciliano Antonio Licari, altro grande talento nato nelle scuderie di Ti Lascio Una Canzone. Visibilmente emozionate,Chiara e Martina hanno voluto ringraziare il loro pubblico attraverso un messaggio postato sui social network il giorno dopo l’esibizione: «Abbiamo cantato su molti palchi in giro per l’Europa ma la piazza di Varapodio ci regala ogni volta sensazioni uniche – hanno dichiarato le gemelle. Cantare per il pubblico di casa, per i nostri amici, è sempre un’ emozione speciale. Abbiamo sentito l’ affetto della nostra gente e i complimenti ricevuti a fine serata sono la prova
che il nostro lavoro è motivo di vanto per i nostri concittadini. È uno stimolo a fare sempre meglio». Archiviata la tappa di casa, Chiara e Martina hanno fatto i conti con una ricca agenda di appuntamenti che ha già fatto tappa a Corigliano Calabro, Rizziconi, Melia di Scilla, Bellantone, Delianuova e che le vedrà ancora protagoniste, tra agosto e settembre, anche a Locri, Cosenza, Cirò Marina, Palmi, Gioia Tauro e Pietrelcina (BN). Nel frattempo, dopo aver presentato il disco a livello nazionale, con un evento organizzato da Rai, Self e Zelda Music alla Discoteca Laziale di Roma, si preparano alla registrazione di un nuovo inedito che, come annunciato in Piazza Santo Stefano, vedrà la luce entro la fine dell’anno e sarà prodotto e distribuito da una delle maggiori etichette della discografia internazionale. Il successo di Chiara e Martina sembra appena iniziato, Varapodio e la Piana aspettano solo di scoprire quale sarà la colonna sonora del prossimo capitolo di questa “Storia importante”.
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Polistena onora la Vergine di Bitinia di Veronica Iannello
La Festa di Santa Marina
Spettacolare processione con 24 statue in corteo
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omenica 7 agosto si è tenuta a Polistena (RC) la festa di Santa Marina Vergine, protettrice della città. Al termine della Concelebrazione Eucaristica svoltasi sul sagrato del Duomo cittadino, è partita la processione unica in Italia con l’Effige di Santa Marina Vergine preceduta dalle statue di altri 24 Santi venerati in città e la Reliquia della Santa, accompagnata dalle autorità civili e religiose, dalle quattro
confraternite, dalle bande musicali e da migliaia di fedeli e visitatori. La caratteristica processione parte proprio dal Duomo intitolato alla Santa Vergine di Bitinia, e prosegue nelle vie della città sino ad arrivare al culmine in piazza della Repubblica dove le statue in base alla chiesa di appartenenza si dividono, alcune proseguono alla Chiesa della SS. Immacolata, altre si dirigono alle chiese del SS. Rosario e di San Francesco da Paola, le altre si portano verso la chiesa
della SS. Trinità e verso il Duomo. La processione di Santa Marina V. fu istituita dopo il terremoto del 1783. I polistenesi vollero fare una processione della Patrona preceduta dalla Teoria dei Santi per esorcizzare le sciagure e le catastrofi naturali. Non mancarono negli anni dissidi anche tra le varie confraternite e chiese, ma la Teoria dei Santi andò in scena fino alla fine degli anni ’50. La statua di Santa Marina (opera ottocentesca di Vincenzo Zaffiro) fu portata
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La statua di Santa Marina preceduta in corteo dalle statue di altri 24 santi
in processione da sola per molti anni, nel 1998 Don Pino De Masi la ripropose, fino ai nostri giorni. Dopo ben due anni di astinenza dalle funzioni processionali, divieto emanato in tutta la diocesi dopo i fatti dell’inchino di Oppido del 2 luglio 2014, riprende quest’anno l’antica tradizione di pietà popolare della teoria della statua dell’effige della Santa preceduta dal corteo delle statue di altri 24 santi. Sono esclusi dalla processione la Sacra Famiglia (Madonna, San Giuseppe, Gesù e Sant’Anna) e altri Santi “convalescenti”, cioè statue da restaurare, come San Luigi, Sant’Espedito, San Francesco D’Assisi e San Domenico, quest’ultima molto pesante. Quella di San Rocco è l’ultima statua prima di Santa Marina, perché compatrono. Tanti i momenti di preparazione alla festività, momenti di preghiera, di raccoglimento, di invito ad esser parte integrante di una festa che non deve restare solo una giornata di apparenza, di luci e suoni, ma un’invocazione unitaria dei cittadini devoti, una comune preghiera di protezione rivolta con grande affetto e onore alla Santa Patrona dei polistenesi, che spesso a lei si volgono con una canzoncina popolare scritta da Monsignor Luigi Guido negli anni ‘50: “Degne palme, eccelsi allori, Rose e gigli e gemme ed ori: Ghirlandate, incoronate L’invittissima Eroina, Nostra Vergine Marina… … O voi tutti tribolati, Innocenti ed infamati; Per consolo e per ristoro A Marina ricorrete, E graziati voi sarete….”
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Palmi, alla Motta straordinaria edizione de “I Concerti del Tramonto” di Rocco Militano
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Trio Armonie Mediterranee and Friends Grande successo per Martino Schipilliti
eccellente qualità tecnica, rivelatasi in brani di elevato virtuosismo, abbinata ad una profonda espressività interpretativa, hanno costituito l’elemento intorno al quale il M° Martino Schipilliti ha costruito, ancora una volta, un intenso dialogo con il suo pubblico in una edizione straordinaria de “I Concerti del Tramonto” ispirata, questa volta, non dai colori del tramonto alla Villa Pietrosa ma dalla luna piena brillante sul Sant’Elia a ridosso del Teatro alla Motta di Palmi. Il concerto, durato oltre due ore e ad ogni brano intensamente applaudito dai numerosi spettatori, si è svolto in due quadri musicali di generi diversi. Durante il primo il Trio Armonie Mediterranee, con i Maestri Carlo e Francesco Mazzù, ha principalmente affrontato brani di musica classica di grandi autori come Cilea, Brahams, Rossini, Theodo-
rakis, trascritti per chitarra dallo stesso M° Schipilliti. Tra i brani interpretati il Concierto De Aranjuez - dedicato dal Maestro alla memoria della mamma la Serenata di Cilea e la danza Sirtaki sono stati di maggior apprezzamento fra il pubblico che, affascinato, ha alternato silenzi attenti ad applausi ritmici. Nel secondo quadro al trio si sono aggiunte due antiche conoscenze del pubblico palmese: Pino Ciappina alla batteria e Aldo Surace al basso i quali, assieme a Martino Schipilliti, hanno fatto parte dello storico gruppo dei Summer Boys che tanto successo ha riscosso attorno agli anni ‘60. La loro partecipazione ha permesso al quintetto esibizioni individuali con standard jazzistici di autori americani nei quali si sono rivelate le doti musicali soprattutto di Carlo e Francesco Mazzù, ormai jazzisti di valore nazionale, con l’interpretazione di brani storici come Baeutiful Love, Satin Doll,
Summertime, Smoke gets in your eyes. Su queste note è arrivato al massimo il dialogo diretto del M° Schipilliti col pubblico che ha percepito, nei dichiarati suoi sessant’anni di musica, la dimostrazione di una straordinaria continuità nel crescente percorso musicale ma anche, ancora oggi, di palpabile freschezza giovanile in un costante rapporto d’amore con la musica di tutti i generi. E’ stato così, anche per quest’anno, grande spettacolo sotto le stelle per la tradizionale offerta d’affetto dei noti musicisti palmesi alla propria Città che il Sindaco Giovanni Barone, il Presidente del Comitato Varia Pino Randazzo ed il Presidente del Club per l’UNESCO Rocco Militano hanno voluto realizzare nel periodo degli antichi riti preparatori della festa della Madonna della Lettera e della Varia, per rafforzare sempre di più il ruolo della cultura musicale nella Città.
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Cascata tridimensionale - fuori concorso - del Maestro Gennaro Troìa, scuola napoletana
Taurianova, per tre giorni avvinta di Emmanuel Surace
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dal fascino di un’arte antica
Madonnari, non solo artisti
i è svolto, dal 5 al 7 Agosto, il primo concorso dei “Madonnari Città di Taurianova”, organizzato dall’associazione “Amici del Palco”. L’evento ha offerto alle migliaia di visitatori opere di venticinque Madonnari quasi tutti di scuola napoletana, venuti da Firenze, dalla Spagna e dalla Cina. Chi sono i “Madonnari”? La radice del termine evoca il nome della Vergine, ed evidenzia il loro legame con la sacralità. Nello specifico, però, si tratta di amanti della cultura sacra raffigurata con pochi elementi colorati, le cui opere, nelle creature dipinte sull’asfalto, prendono vita al punto da apparire reali. Se volessimo descrivere in maniera concisa ma assolutamente particolareggiata le capacità di cui sono dotati i Madonnari, potremmo affermare che riescono a far percepire il sublime, dando modo di desiderare l’infinito. Si tratta di artisti attivi già agli albori del Cristianesimo,
dalle radici ben salde; alla luce di ciò, possiamo ritenere che l’arte sia anima e che, in quanto tale, vada coltivata con estrema cura. La magnificenza prende le mosse dall’io dell’artista, che assorbe la propria opera e a sua volta ne viene assorbito, dimenticando il mondo che lo circonda. I taurianovesi e i turisti, hanno reso omaggio ai Madonnari, osservando e apprezzando il lavoro e il lavorìo di ogni singolo artista. Con la tecnica dei Madonnari l’arte viene traslata su strada e questo caratterizza i dipinti, donando loro la bellezza, e proiettando il visitatore in un mondo artistico, vivo e nuovo: grazie alla possibilità di poter vedere nascere l’opera dalle basi, gli schemi orientativi, fino alle ultime sfumature, quelle che completeranno il dipinto. L'evento, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, è stato diffuso grazie alla Graziano Tomarchio Management in diretta TV e in differita
1° Classificata Giuria Popolare Francesca Arsì - Firenze
tv e Web Tv diretta di radio Ricordi e le telecamere su Telespazio TV e Calabria TV le emittenti principali calabresi ed ha visto impegnati Giacomo Carioti, presidente dell’Associazione “Amici del Palco” e tutti i soci, gli artisti, ossia i Madonnari, coinvolgendo tutta la la cittadinanza e richiamando turisti calabresi e non. Con i Madonnari Taurianova si è fermata per tre giorni ad ammirare un’arte itinerante prendendosene cura: come un padrone di casa attento e premuroso alle prese con ospiti graditi e attesi, venuti da lontano, spendendosi con tutte le proprie forze nel farli sentire accolti e ascoltati. Spettacolo nello spettacolo, infine, la cascata tridimensionale, derivazione moderna dell’antica arte madonnara, che ha suscitato interesse curiosità ed entusiasmo con migliai di bambini in fila per una foto ricordo sulle rapide tridimensionali di un fiume vorticoso assolutamente realistiche - seppur dipinte sull’asfalto.
1° Classificato Giuria Tecnica Vito Mercurio - Cava de’ Tirreni
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1° CLASSIFICATA GIURIA TECNICA
1° CLASSIFICATA GIURIA POPOLARE
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Foto by Graziano Tomarchio Management
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LIBERO’ IL POPOLO MAMERTINO DALLA PESTE di Lucia Treccasi
Maria SS. Annunziata
Solenni festeggiamenti in memoria di quella prodigiosa intercessione
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a città di Oppido Mamertina dal 13 al 25 Agosto 2016 ha celebrato i festeggiamenti in onore di Maria SS. Annunziata. Una ricorrenza che ha radici lontane, infatti, trae origine dal miracolo che la Vergine Annunziata ha compiuto per liberare il popolo oppidese dalla peste. L’anno dell’epidemia non è certo, in quanto gli storici e coloro che si sono occupati del culto di Maria SS. Annunziata sono discordi sull’anno esatto del miracolo. Il prodigio viene citato in diversi documenti ed è vivo nella memoria storica degli oppidesi. Per ricordare tale avvenimento e per ringraziare la Madonna per la grazia ricevuta, è stata istituita una seconda festa in onore di Maria SS. Annunziata, chiamata “festa del ringraziamento” o “festa della gratitudine”. Infatti, le celebrazioni in onore della Patrona di Oppido Annunziata si svolgono in due date, il 25 marzo di ogni anno e la prima domenica dopo ferragosto. La comunità oppidese ha voluto onorare la Vergine con magnificenza e solennità, come testimoniano le parole di don Let-
terio Festa, Parroco e Delegato Vescovile della Cattedrale Santuario “Maria SS. Annunziata”, pubblicate sul manifesto del programma dei festeggiamenti in onore di Maria SS. Annunziata: «La festa di quest’anno è stata preparata con l’intento di riscoprire i fondamenti storici e devozionali del culto degli Oppidesi verso la Vergine Annunziata». Per adempiere a questo proposito rievocativo, giovedì 18 Agosto la Statua di Maria SS. Annunziata è stata portata in processione dalla Chiesa dell’Oratorio, in cui è tradizionalmente custodita, all’antica Cattedrale di Oppido Vecchia. Un evento che si è ripetuto dopo 33 anni, poiché questa stessa operazione è stata effettuata in occasione della celebrazione del bicentenario del terremoto che distrusse la città di Oppido nel 1783. Sui ruderi dell’Antica Cattedrale è stata celebrata una messa, presieduta da don Domenico Caruso, Parroco di Varapodio e Vicario Foraneo. Alla celebrazione erano presenti le autorità civili e militari, oltre ad un nutrito numero di fedeli. Il Sindaco di Oppido Mamertina, Domenico Giannetta, ha affidato alla Beata Vergine Annunziata l’intera comunità oppidese. Lunedì 22 Agosto è stata glorificata la Memoria della Beata Vergine Maria Regina con la celebrazione delle messe mattutine e il solenne rito d’Incoronazione della Venerata Effigie della Beata Vergine Annunziata, presieduto da S. E.
Rev.ma Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina – Palmi. Un gesto simbolico, che rievocato l’Incoronazione di Maria SS. Annunziata e che ha sancito nuovamente la sua sovranità sulla città e sugli oppidesi con la proclamazione, per effetto dei decreti dell’Amministrazione Comunale e della Curia Vescovile, di Oppido Mamertina a “Civitas Marianae”. La solenne commemorazione si è conclusa con la tradizionale processione, in cui la Vergine Annunziata portata a spalla dai devoti portatori attraversa le vie cittadine, con un’unica sosta davanti all’Ospedale “Maria Pia di Savoia” per benedire gli ammalati. La Sacra Effigie di Maria SS. Annunziata sarà riposta nella sua tradizionale cappella giovedì 25 Agosto. La musica e la danza del gruppo musicale “Popul’Aria” ha allietato la serata del 22 Agosto. Sul palco adibito in Piazza “Umberto I°, il 23 Agosto si sono esibiti diversi componenti ecclesiali. Uno spettacolo, presentato da Domenico Gareri di Tele Padre Pio, che sarà trasmesso in differita sul canale 145.
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La festa della Madonna del Carmelo a Palmi Francesco Lacquaniti
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opo un breve periodo di profonda riflessione, attraverso il quale si è voluto mettere al centro il valore della fede, che in Dio uno e trino ne vede la sua essenza, nella Diocesi di Oppido Mamertina - Palmi, come opportunamente deliberato da S.E. Mons. Francesco Milito, sono state ripristinate le processioni religiose, che fanno parte delle nostre antiche tradizioni, tramandateci dai nostri avi e che vedono nei santi e in particolare nella Vergine Maria, coloro i quali hanno messo in pratica gli insegnamenti di Gesù Cristo, fattosi uomo, che ha predicato il comandamento per eccellenza, quello dell’amore, nella sua più alta concezione. A Palmi il 16 luglio, presso il Santuario Maria SS. del Carmine, è così ritornata la festa della Madonna del Carmelo con l’antico rito della processione. Come ogni anno la novena, preceduta, il 6 luglio, dalla “calata” della “statua del miracolo” (che viene portata in processione anche il 16 novembre, dal lontanissimo 1894, quando tutti i palmesi vennero salvati dal terremoto), ha visto la partecipazione di tanti fedeli alle sante messe quotidiane e ai vari momenti di preghiera, come pure ai momenti di fraternità organizzati nel giardino del convento. La vigilia della festa, invece, si è avuto il momento più intenso: alle 18:00, ci si è radunati, presso la chiesa del
Crocifisso, per le confessioni e per vivere un breve percorso penitenziale ed entrare nel Santuario che per l’occasione il nostro Vescovo ha dichiarato chiesa giubilare. Nella stessa circostanza, prima della celebrazione eucaristica, è stata benedetta la nuova vetrata del Santuario recante l’immagine della Madonna del Carmine a protezione della
città di Palmi, che si ammira ai suoi piedi, insieme al monte Sant’Elia e all’Etna che si nota sullo sfondo del panorama dello stretto. L’opera è stata realizzata dal maestro siciliano Vincenzo Greco. Inoltre, all’esterno del Santuario, è stata collocata una bacheca che riporta le note storiche che interessano l’importante luogo di culto cittadino. Il portone principale è stato arricchito, a ricordo dell’anno giubilare della Misericordia, da quattro croci gemmate. Le cinque gemme rosse su ogni croce rappresentano le piaghe di Gesu Cristo “dalle quali siamo stati salvati”. Alle 22:00 circa, a conclusione della giornata vigiliare, ha avuto inizio il concerto mariano spirituale di musica sacra “Salve Mater Misericordiae” del coro polifonico “Musica Nova” di Nicotera (VV). Sabato 16 luglio, dopo le sante messe, con la solenne supplica alla Madonna a mezzogiorno, è ritornata, così, nel pomeriggio, la tradizionale processione della Madonna del Carmine, animata dai padri carmelitani e partecipata da tantissimi fedeli, in un clima di preghiera, unito alle sinfonie del Corpo bandistico del “Maestro Franco Tedesco” di Castel di Iudica (CT). Nella certezza che la madre di Gesù, molto venerata a Palmi (nelle immagini della Madonna della Montagna, dell’Alto Mare, del Soccorso e della Sacra Lettera), non abbandonerà mai nessuno che si rivolge a lei attraverso il dono incommensurabile della fede.
CONAD Via S.S. 18 c.da S. Filippo - Tel. 0966.21065 CONAD CITY Via Mancuso - Tel. 0966.411312 MARGHERITA DI CONAD Piazza Carmine - Tel. 0966.45813
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Giffone in festa per San Bartolomeo di Umberto Di Stilo
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Ritorno alla Contura
a comunità parrocchiale di Giffone, guidata dal parroco don Salvatore Tucci, ha deciso di tornare alla tradizione e di ripristinare il suggestivo trasferimento della statua di san Bartolomeo dalla chiesa parrocchiale al tempietto a Lui dedicato ed eretto nella contrada montana “Contura”, utilizzando un carro agricolo trainato da due buoi. Tornando all’antico la parrocchia ha anche inteso assecondare il desiderio di una famiglia di fedeli che aveva fatto voto al santo protettore di ripristinare l’utilizzo del carro agricolo per il consueto trasferimento della statua. Nell’organizzazione della due giorni di preghiere il parroco è stato validamente affiancato da un gruppo di giovani volontari capeggiati da Felice Valente e Michele Pasqualone. Dopo due anni di sospensione per il noto decreto vescovile, i fedeli di Giffone aspettavano con ansia che si desse inizio ai festeggiamenti del santo Patrono con la processione-pellegrinaggio che da diversi anni si svolge lungo il percorso che dal centro abitato arriva fino al Tempietto di contrada Contura. Mattina di domenica 14 agosto, pertanto, i fedeli del pittoresco centro collinare hanno ripetuto ciò che in passato hanno fatto i loro genitori e i loro nonni quando, in concomitanza con l’inizio dei riti della novena di preparazione ai solenni festeggiamenti religiosi in calendario per il 24 agosto, trasferivano la statua del loro santo protettore nel tempietto edificato in montagna perché venisse esposta alla devozione di quanti abitavano in quella contrada e dei carbonai che lavoravano nelle fitte faggete della zona. Il ritorno all’utilizzo dei buoi per il trasferimento della statua, mezzo semplice connesso alla civiltà contadina nella quale la comunità giffonese affonda le radici,
ha contribuito a conferire al pellegrinaggio il genuino ed originario significato di tributo di fede. Ma ha voluto essere soprattutto la concreta testimonianza della loro schietta e profonda devozione, fatta di semplici gesti e di intimi momenti di raccoglimento verso il santo apostolo Bartolomeo il cui culto in tutti i giffonesi è radicato sin dai secoli passati. Quest’anno, a rendere più solenne il temporaneo trasferimento ha notevolmente contribuito il rito dell’apertura della porta santa. In occasione del Giubileo della Misericordia, infatti, la porta del tempietto, per speciale concessione del vescovo della Curia, mons. Milito, è assurta al ruolo di porta santa ed i fedeli che l’hanno attraversata hanno potuto usufruire del beneficio della concessione delle indulgenze. Il semplice ma significativo rito ha avuto inizio alle 11,15 ed è coinciso con l’arrivo della statua nella località montana. La lignea effigie del santo apostolo aveva lasciato la chiesa parrocchiale alle 8,30 e, dopo un percorso penitenziale di preghiera lungo alcuni chilometri, è giunta al tempietto di contrada Contura poco dopo le undici. Qui dopo l’apertura della porta santa è seguita la solenne celebrazione della messa. Esposta alla venerazione dei fedeli e dei turisti la statua è rimasta all’interno del
tempietto, fino al giorno successivo, lunedì 15 agosto. Anche durante la notte i fedeli a gruppi hanno raggiunto il piccolo tempio elevato a “santuario giubilare” per partecipare alla veglia di preghiera animata dal “gruppo di preghiera del Giubileo” i cui componenti si sono distinti anche per aver abbellito il tempietto e tutto l’ampio spazio circostante. E’ stato calcolato che nei due giorni di preghiera oltre cinquemila fedeli, provenienti anche dai paesi vicini, hanno varcato la porta santa e si sono raccolti in preghiera davanti alla statua di san Bartolomeo. Lunedì sera, ferragosto, attorno alle 21 la sacra scultura accompagnata da una fiaccolata di diverse centinaia di fedeli, dopo qualche ora di cammino, ha raggiunto l’edicola votiva della Madonna del Carmine in località Madonnella da dove in processione, tra canti e preghiere, portata a spalla dai portatori, si è diretta verso la chiesa parrocchiale ove è giunta a notte inoltrata dopo aver attraversato in ordinato corteo le principali vie del paese addobbate a festa dalle brave ed attente massaie, che per la circostanza, avevano provveduto per tempo ad esporre ai balconi e alle finestre delle loro abitazioni ornati damaschi insieme alle più belle e colorate coperte del corredo matrimoniale. La processione si è conclusa tra gli applausi scroscianti e gli “evviva San Bartolomeo” che i fedeli hanno ripetutamente fatto echeggiare all’interno della parrocchiale. L’esultanza nella quale tutti i fedeli giffonesi si sentiranno coinvolti, sarà rinviata alla processione del 25 agosto quando gli emigrati si daranno appuntamento nel paese d’origine per sciogliere i loro voti, raccogliersi in preghiera davanti al loro santo protettore e per dare il loro tributo di fede in processione.
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Gioia Tauro: Prima Rassegna sulla DIETA MEDITERRANEA
In alto i cuori e i calici !
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i è conclusa a Gioia Tauro, la Prima Rassegna Annuale sulla Dieta Mediterranea, svoltasi a Gioia Tauro dal 29 al 31 luglio su impulso e con la direzione scientifica della Scuola Italiana sulla Dieta Mediterranea, presieduta dalla dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Raffaele Piria” di Rosarno, Maria Rosaria Russo ed organizzata dall’Amministrazione Comunale, con il patrocinio di importanti istituzioni del mondo scientifico ed universitario. Tre giorni intensi con convegni, dibattiti, esposizioni di prodotti del paniere della dieta mediterranea e tipicità della tradizione culturale e culinaria calabrese e attività di show cooking con degustazione di piatti a base di pesce azzurro, uno degli elementi più importanti della dieta mediterranea. A Gioia Tauro, sono stati presenti dietisti, biologi, cardiologi, agronomi, ricercatori, nutrizionisti e studiosi di fama nazionale ed internazionale come Michael Ochan, Alessandro Rubino ed Italo Rechichi che hanno illustrato i benefici di questo modello nutrizionale ispirato a quelli tradizionali di tre paesi europei e uno africano del bacino del Mediterraneo: Italia, Grecia, Spagna e Marocco. Il 16 novembre del 2010 a Nairobi in Kenia, l’UNESCO ha inserito la dieta Mediterranea che prevede un elevato consumo di pane, frutta, verdura, erbe aromatiche, cereali, olio d’oliva, pesce azzurro e vino nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità. L’olio d’oliva abbassa i livelli di colesterolo nel sangue. Grande soddisfazione per la riuscita dell’evento è stata espressa dal Sindaco Giuseppe Pedà che, nel ringraziare tutti quelli che hanno collaborato per la riuscita dell’evento, ha sottolineato che essendo Gioia Tauro la città del porto può benissimo diventare la capitale della Dieta Mediterranea Subito dopo l’inaugurazione, si è tenuto a Piazza Matteotti uno Show Cooking, con degustazione di piatti a base di pesce azzurro, cucinati da chef di fama nazionale.
di Caterina Sorbara
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Presentata l’ultima fatica di Caterina Sorbara di Luigi O. Cordova
Il Segreto delle Pietre Un volume intriso di una vena romantica
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abato 16 Luglio a Gioia Tauro, nell’incantevole cornice della terrazza di Palazzo Baldari, è stato presentato il libro di Caterina Sorbara dal titolo “Il Segreto delle Pietre” - Città del Sole Edizioni. Presenti oltre l’autrice: il Sindaco di Gioia Tauro Giuseppe Pedà; l’assessore alla cultura Francesco Toscano; l’editore Franco Arcidiaco e la dott.ssa Maria Grazia Fondacaro. Il Sindaco, dopo aver ringraziato l’autrice per il suo impegno nell’ambito culturale, si è soffermato sull’importante momento che la città del porto sta attraversando: una rinascita non solo nell’ambito culturale. Pedà, ha precisato che l’obiettivo della sua amministrazione è fare della città un faro, non solo per la provincia ma per l’intera Calabria. Subito dopo Francesco Toscano, si è soffermato sull’importanza della cultura, volano di sviluppo di un territorio. L’editore Franco Arcidiaco, ha precisato che l’opera della Sorbara è una piccola perla letteraria che potrebbe
benissimo diventare la trama di un film. Sul romanzo ha relazionato la Dott.ssa Maria Grazia Fondacaro, che ha detto: “la nota principale che emerge prepotentemente in ogni pagina del romanzo è il romanticismo della scrittrice. Innanzitutto l’amore per la propria terra, la sua amata Calabria che decritta con precisione e ricchezza di dettagli storici, fa da cornice alla trama. Risale alle sue gloriose origini che affondano le radici nella Magna Grecia, fatta di uomini, eroi e divinità. Risale agli usi e costumi, alle tradizioni popolari. Le pietre, alle quali si fa riferimento nel romanzo, sembrano quasi umanizzate, divenendo testimoni silenziose e fedeli custodi di antichi segreti amorosi, vissuti in una terra in cui certe cose non si sono mai concepite”. Continuando il suo discorso, la Fondacaro, ha detto: ”il romanzo ha una sua valenza particolare perché lascia nel lettore una traccia profonda, risvegliando i sentimenti più importanti della vita, in primis l’amore, filo conduttore del
La Direzione e la Redazione di "La Piana" si uniscono alla gioia della famiglia di Mohammed Irhouza che ha conseguito la Laurea in Scienze Forestali presso l’Università Agraria di Reggio Calabria, dove ha magistralmente discusso la tesi sulle numerose specie boschive che ornano il monte S. Elia di Palmi. Mohammed, è nato in Marocco ed è giunto in Italia quando aveva appena un anno, a seguito di papà Aldo e di Mamma Anna che avevano visto nel nostro Paese la possibilità di un futuro più dignitoso per loro e per i loro figli. E qui in Italia, infatti, la famiglia Irhouza è cresciuta con l’arrivo di una sorella di Mohammed, di nome Monia, anche lei studentessa. Entrambi sono stati ben educati ed indirizzati allo studio
romanzo stesso, quell’amore che è stato, è, e che sarà il motore che dà senso alla vita e usando le parole della scrittrice: una vita senza amore non è vita”. La serata si è conclusa con l’intervento della scrittrice che, si è soffermata sulla genesi del romanzo, che vuole essere un atto d’amore verso la Calabria.
ed al lavoro. I sacrifici di papà Aldo e mamma Anna sono stati premiati con questo primo traguardo raggiunto dal giovane Mohammed, che dopo aver frequentato la scuola dell’obbligo e conseguito il Diploma di Maturità presso l’Istituto Agrario di Palmi, si è iscritto all’Università Agraria di Reggio Calabria dalla quale, adesso, è uscito con l’agognata Laurea. A Mohammed, quindi, ed alla sua famiglia, vanno gli AUGURI più sinceri per un futuro ricco di soddisfazioni da parte di noi tutti che additano questo giovane come esempio da seguire, ricordando che anche quando la vita ti porta lontano, strappandoti dalle tue radici, puoi raggiungere obiettivi che per altri, magari più comodamente “serviti”, diventano fastidiosamente faticosi e quindi irrealizzabili. La Direzione
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EVENTO LETTERARIO A SAN PROCOPIO
“Popolo in festa per la sua amata Chiesa”
di Anna Rotundo
per divulgare la devozione a Maria Santissima degli Afflitti
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rande serata di Festa a San Procopio (RC), lo scorso 18 Agosto, per la presentazione del volume Popolo in festa per la sua amata Chiesa, a cura del comitato per la divulgazione della devozione a Maria Santissima degli Afflitti nel cinquantesimo anniversario della ricostruzione della omonima chiesa. Ad aprire i lavori del convegno sono stati i versi di alcune poesie in vernacolo contenute nel volume, ben recitate da Martina Napoli con l’accompagnamento musicale di Angela Luppino al piano, abile a creare un’atmosfera misticheggiante e armoniosa adeguata all’evento. Subito dopo, la moderatrice Prof.ssa Anna Rotundo ha introdotto con le sue apprezzate riflessioni teologiche, inserite nel volume, ponendo come dato centrale il momento in cui Maria stava presso la croce di Cristo: da quello “stare” che significa stabilità dignitosa e vicinanza all’altro, nella prova, scaturisce l’ermeneutica femminile e non violenta di un nuovo modo di vivere e di una diversa società fondata sui valori dell’accoglienza e del “prendersi cura dell’altro” che tutti, uomini e donne insieme, devono vivere. Il parroco, Don Domenico Zurzolo, ha sottolineato il profondo legame tra i Sanprocopiesi e la Madonna, che come Madre accoglie con quella bontà materna che trasforma ogni fedele in strumento di pace nelle mani di Dio. Molto suggestivo anche l’intervento di Melo Marafioti, che ha letto l’articolo di Stefano Occhiuto, relativo alle lacrime di Maria versate il 16 Novembre 1894. Interessanti le considerazioni di Saverio Danaro che a nome di tutto il comitato ha ringraziato i presenti e quanti si prodigano a mantenere viva la fede della comunità locale al culto della Madonna degli Afflitti, soprattutto per le iniziative intraprese in occasione dei festeggiamenti ogni terza domenica di settembre e in particolare con questo volume destinato soprattutto agli emigrati. Sulla stessa linea il sindaco, Dott. Eduardo Lamberti Castronuovo, che citando un insigne mariologo, Mons. De Fiores, ha ricordato ciò che realmente rappresenta la figura di Maria, mediatrice delle nostre richieste presso Dio, avvocata nostra. «Ognuno di noi si riconosce in una categoria umana, sia sotto il profilo professionale che comportamentale. Ecco perché la Madonna assume le sembianze che più umanizzano la sua figura» ha concluso il sindaco, ringraziando tutta la comunità per l’impegno profuso per questa manifestazione. Infine, ad incantare ulteriormente la platea ha pensato Martino Michele Battaglia, Docente di Antropologia Culturale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Reggio Calabria. Dopo aver ringraziato il comitato per aver insistito ad avere un suo saggio per il volume, e i presenti (autorità civili e religiose in testa), Battaglia ha ripercorso le tappe dell’iconografia simbolica della Pietà, mettendo in risalto come Maria SS. degli Afflitti incarna il prototipo del soggetto iconografico e scultoreo noto agli storici dell’arte col nome di Vesperbild (pl. Vesperbilder), che letteralmente significa: «immagine al tramonto» oppure «immagine del Vespro». Iconografia diffusa in Europa Centrale
di lingua tedesca già intorno alla fine del Trecento. Scultura devozionale nata nel XIV secolo proprio in Germania. Battaglia ha affermato che proprio dai Vesperbild nacque il tema iconografico noto col nome di Pietà. Inoltre, ha aggiunto come l’iconografia della Pietà dipenderebbe, secondo alcuni esegeti, da un testo di Simeone Metafraste del X secolo, il quale narra proprio della Vergine seduta mentre accarezza il corpo irrigidito e senza vita del Cristo adagiato sul suo grembo. Quel Simeone che esalta il ruolo della Vergine come Madre unita al Figlio soprattutto nei momenti tragici della sua Passione. I Padri della Chiesa del II secolo cresciuti alla scuola degli apostoli, collegano la verginale maternità di Maria con la Passione di Cristo. Secondo il loro modo di interpretare l’evento della salvezza, Maria non è semplicemente un’Addolorata isolata, chiusa nella sua desolazione, ma una Madre in piena comunione col Figlio che si offre sulla croce per redimere il mondo. A tutto ciò Battaglia ha ricollegato espressioni filosofiche di Salvatore Natoli, Santi Lo Giudice, Karl Raimund Popper. Uno scrosciante applauso subito dopo per la Prof.ssa Mimma Borgia (originaria di San Procopio e sposata a Delianuova) per la sua splendida manifestazione di fede. Al termine la consegna delle targhe ricordo ai relatori da parte del Comitato, del Parroco e del Sindaco che ha manifestato tutto l’affetto a quanti hanno voluto partecipare con fede e devozione a questo incontro.
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DELIANUOVA IN MEMORIA DI DON VINCENZO TRIPODI
Elegit nos ut essemus sancti Un libro di Raffaele Leuzzi
di Marinella Gioffré
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Librarsi in Aspromonte” di Raffaele Leuzzi e Caterina Di Pietro, in collaborazione con il Comune di Delianuova e il Centro culturale cattolico “Il Faro”, Edizioni diocesane di Oppido Mamertina, ha organizzato una serata, che si è svolta in piazza Francescantonio Leuzzi, in memoria del parroco Don Vincenzo Tripodi, riconosciuto padre spirituale dai fedeli, scomparso nel 2012. Durante il corso della serata è stato presentato il volume di Raffaele Leuzzi dal titolo “Don Vincenzo Tripodi- Elegit nos ut essemus sancti”. A rendere omaggio alla sua memoria, una piazza gremita di fedeli. L’assessore alla cultura Teresa Carbone, ha fatto presente alla cittadinanza che l’amministrazione comunale ha deliberato di intitolare una via del paese al parroco. Don Bruno Cocolo, parroco a Delianuova, lo ha definito “un uomo di chiesa completamente interessato alla verità, con un grande senso di dignità e ricerca della pace”. Per Don Giancarlo Musicò, Direttore de “Il Faro”, questo secondo libro della collana “presbiterium”, “è una raccolta di testimonianze di don Vincenzo, figlio spirituale di Don Mottola. Desideroso di risposte, orante e immerso nella preghiera, vincitore della grande olimpiade dello spirito”. Caterina di Pietro, Gino Loria e
Vladimiro Maisano hanno proclamato lettere e testimonianze dell’ apostolo deliese e il coro parrocchiale Maria SS. Assunta diretto da Caterina Pugliese al pianoforte ha deliziato la platea intervallando canti sacri. Paolo Martino, docente di glottologia e linguistica alla LUMSA di Roma, ha definito il libro “ricco di testimonianze e dati inediti, che traccia uno spaccato della civiltà deliese e parla di un uomo autentico, ispiratore della nascita a Delianuova dell’innovativa esperienza del cammino neocatecumenale”. Raffaele Leuzzi ha dichiarato di aver consultato l’archivio di Don Vincenzo e di aver ricevuto dal nipote Nino Scutellà molte lettere e testimonianze del prelato nelle quali
“al centro di tutto c’è Cristo, l’eucarestia e la Pasqua”. In ultimo S.E. il Vescovo Mons. Francesco Milito, ha definito il testo “un libro vivente” e del sacerdote ha detto che “ha segnato un’epoca, con una personalità che ha attinto a quella di Don Mottola, suo ispiratore. Cercava di vedere lo steccato che c’è tra l’altezza di Dio e la piccolezza dell’uomo”. Dagli interventi è emerso che Don Vincenzo era consapevole che per riunire il suo popolo, bisognava lavorare su un un cammino di fede, un itinerario di formazione valido per i tempi odierni, che corrispondeva al cammino neocatecumenale, approdato a Delianuova grazie a lui, nel quartiere di Pedavoli nel 1972.
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VARAPODIO SALOTTO LETTERARIO
NOTTI DISOBLIATE - MALEDETTO SUD Svelati i concetti maledetti del Sud e presentato il romanzo CAINO di Giuseppe Bagnato
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ndifferenza, ignoranza, pregiudizio, assenza di una testa ben fatta. I concetti maledetti del Sud sono stati svelati Lunedì 8 Agosto, presso l'anfiteatro comunale di Varapodio, nel corso del salotto d'Autore NOTTI DISOBLIATE - MALEDETTO SUD e della presentazione del romanzo CAINO di Giuseppe Bagnato, eventi promossi dall'Associazione Culturale Pro Loco "La Coppa Vitrea di Varapodio" in collaborazione con Disoblio Edizioni e con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, ai quali hanno partecipato: Giuseppe Bagnato, autore del Romanzo Caino, Gianfranco Cordì, autore del saggio filosofico "Realismo Meridiano", Mattia Milea, autrice della biografia romanzata "Dalla Calabria alle Langhe", Rocco Nassi, autore delle sillogi "No' esti na zannella e U ricriju r'u me' cori", l'artista internazionale Mariella Costa, l'editore Salvatore Bellantone, Ambra Miglioranzi ( MedmArte), Francesco Fedele (Presidente Pro Loco Varapodio), Orlando Fazzolari (Sindaco di Varapodio), gli attori Paolo Tropeano e Maria Rosa Ferraro, i musicisti Calabro, Carmelo Bongiovanni, gli artisti Pasquale Varapodio e Adele Barca. Una serata colma di arte, di musica, di sapori mediterranei e di buona letteratura, alla ricerca di quelle chances capaci di colmare la distanza tra il Sud e il Nord Italia, di portare la nostra terra al passo con i tempi, di consentire ad ogni individuo di vivere liberamente e nella piena consapevolezza di sè e di quello che gli accade attorno. Questa sfida consiste nel mettere a fuoco i nostri difetti, emersi dalle pagine dei libri presentati dagli ospiti della serata, sintetizzabili da alcuni concetti chiave: l'ignoranza della nostra storia; la dimenticanza di quei tanti antenati partigiani e lavoratori che hanno sacrificato la loro vita per la nostra; la concezione della lingua dialettale come un idioma volgare e misero, quando è invece traccia della nostra stessa identità; il pregiudizio nei confronti dell'alterità e della diversità in qualsiesi forma essa si presenti; l'indifferenza nei riguardi dei principali problemi che affliggono il nostro tempo; il perdurare di una mentalità chiusa e arretrata su archetipi e mode ormai desuete. Tutti
di Francesco Di Masi
questi concetti, emersi nel corso del dibattito e dei vari interventi che si sono susseguiti, sono stati riassunti in un unica parola, Caino, titolo del nuovo romanzo dello scrittore varapodiese Giuseppe Bagnato. Richiamandosi a quello biblico ha detto Giuseppe Bagnato, Caino rappresenta una lente d'ingrandimento, una categoria sociologica con la quale guardare da vicino noi e la nostra terra, e quello che appare ai nostri occhi non è molto bello a volte sembra tetro. Abbiamo paura del nuovo, del diverso, dell'estraneo, di quanti la pensano in maniera differente, di tutti quelli che ancora non hanno detto la parola fine e non si sono lasciati andare nè venduti in nessuna dimensione, sia quest'ultima sociale, politica, religiosa, economica, lavorativa e quant'altro. Caino fa un viaggio con il male e il bene perchè ha bisogno di scoprire la verità su di sè e sulla propria terra, ma questo avviene proprio perchè sente di essere considerato un diverso, un reietto, un escluso. La solitudine è uno dei fenomeni più emersi con la virtualizzazione della vita e molti, ovviamente, la vivono in maniera angosciante. Occorre però, come fa il protagonista del mio nuovo romanzo, intendere la solitudine in un altro modo, come quella porta, cioè, oltre la quale è possibile scoprire tutte quelle risorse che si hanno dentro di se, capaci di rivoluzionare un'intera esistenza e in grado di mostrare come stanno realmente le cose. Questo libro ha concluso l'autore di Caino "è dedicato a tutti quelli che si sentono soli, confusi, delusi". Partite in compagnia di Caino, nel suo viaggio nel mondo, scoprirete che tutto può cambiare in un attimo, basta soltanto cambiare modo di vedere le cose e avere il coraggio di darsi da fare davvero, per cambiare se stessi e la propria terra, che si compendia in una sola espressione, basta cambiare mentalità. E' stata, in definitiva, una serata ricca di spunti, di riflessioni, di emozioni che hanno dato modo di disobliare i luoghi comuni che degradano il Sud e i suoi abitanti e che hanno anche dato modo di focalizzare quello che occorre davvero per trasformare la nostra terra: cambiare se stessi, imparare a pensare, aprirsi alla differenza.
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I contadini-soldato di Molochio decorati al valore di Paolo Cosmano
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e a Molochio si parla di medaglia al valor militare, il pensiero richiama Angelo Cosmano, il Maresciallo che nella prima guerra mondiale, il 10 giugno 1916, compie atti di eroismo sul monte Lemerle, in difesa di Bassano del Grappa e di Vicenza (si veda “Corriere della Piana”, n. 23/2014). Angelo Cosmano, insignito delle più alte onorificenze militari, non è il solo molochiese ad aver meritato medaglie al valore. Nel corso delle vicende belliche che coinvolgono l’Italia tra il 1911-12 (guerra di Libia) e il 1915-18 (Grande Guerra), altri sei giovani contadini costretti alla guerra si distinguono sui campi di battaglia, guadagnandosi pubbliche benemerenze e speciali riconoscimenti al valore. Sono: Domenico Zito, Francesco Cuzzocrea, Salvatore Cosmano, Antonino Dunia, Giuseppe Zito e Rocco Siciliano. E’ quanto emerge dalle fonti documentarie scritte custodite nei pubblici archivi. Nel 2015 è stato celebrato il centenario dello scoppio della Grande Guerra. Molteplici e diverse sono state le iniziative europee pensate e organizzate da musei, enti e istituzioni, allo scopo di ricordare quell’evento che coinvolse e sconvolse il mondo intero. Aprire una finestra per far luce sul valoroso contributo offerto da un manipolo di giovani combattenti
provenienti da un lembo di terra calabrese, popolato nel 1915 da poco più di 4.000 anime, è uno dei tanti modi possibili per commemorare quel conflitto così sconvolgente. Raccontiamo, innanzitutto, di Domenico Zito, soldato in terra di Libia, insignito di medaglia di bronzo al valore per essersi distinto durante la battaglia combattuta il 3 marzo 1912 a Derna, città della Cirenaica orientale. Le altre cinque decorazioni sono conferite ad altrettanti giovani soldati molochiesi, in seguito a fatti d’arme avvenuti nel corso della Prima Guerra Mondiale. Giuseppe Vito Zito è il primo in ordine di data a essere insignito della medaglia di bronzo. Nell’agosto 1917 il giovane bracciante-soldato partecipa all’occupazione dell’altopiano della Bainsizza, teatro di una delle più terrificanti battaglie della Grande Guerra, facendosi notare per audacia e determinazione. La medaglia di bronzo al valor militare è conferita anche al soldato Rocco Siciliano fu Domenico, per la «bella prova di coraggio» offerta nel giugno 1918, durante la Grande Battaglia del Solstizio o Battaglia del Piave. La grande offensiva del Solstizio sferrata dagli austro-ungarici la notte del 15 giugno, parte principalmente dagli altopiani di Asiago e del monte Grappa, con l’obiettivo di giungere sul Piave alle
spalle delle difese italiane. Sul Grappa, tra il 16 e il 18 giugno, i contrattacchi degli italiani ricacciano il nemico dalle posizioni appena conquistate. Il Comando Supremo loda e rende omaggio all’eroico comportamento dell’Armata del Grappa, attraverso il Bollettino di guerra del 18 giugno 1918. Come testimonianza e riconoscimento solenne del valore mostrato dai combattenti, 640 soldati che parteciparono alla grande battaglia difensiva del Grappa saranno insigniti della medaglia al valore. Tra questi figurano i molochiesi Francesco Cuzzocrea fu Vincenzo, Dunia Antonino fu Giovanbattista e il caporal maggiore Cosmano Salvatore di Giuseppe (fratello minore del Maresciallo), tutti combattenti del fronte del Grappa, decorati con medaglia d’argento. Scrivere di loro, di questi giovani contadini-soldato, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente a far uscire dal secolare oblio della memoria i loro nomi e le coraggiose azioni che li videro protagonisti. Sarebbe importante, perciò, che il loro ricordo si traducesse in una testimonianza oggettiva, capace di costituire, direbbe Jacques Le Goff, un tangibile «lascito alla memoria collettiva» delle future generazioni. Perché i simboli rievocativi svolgono un ruolo di primaria importanza nel processo di costruzione e consolidamento del ricordo sociale e dell’identità locale, della quale la memoria storica è l’indispensabile presupposto. Per una comunità che tuttora fatica a riconoscersi, a rendere descrivibili le proprie caratteristiche identitarie, connotata da una debole rete di appartenenze, ricordare è ricerca e riscoperta di sé, del proprio presente, della propria identità; è premessa e condizione ineludibile per rinnovate speranze e per nuovi orizzonti di sviluppo civile, culturale e sociale.
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Il nuovo percorso pittorico di Luciano Tigani
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Classiche fantasie”, è l'affascinante titolo sulla locandina che presentava l'esposizione di opere dell'artista Luciano Tigani, a Taurianova, nella splendida cornice di Villa Zerbi, dove si è tenuta l'inaugurazione ufficiale alla presenza di critici, autorità e organi di stampa Giovedì 18 Agosto u.s. alle ore 18.00. Di classico, a dire il vero, rimane solo l'immutata ricerca del bello, dei colori e della luce vitale in questo nuovo percorso pittorico intrapreso dal Tigani. È la fantasia padrona di una pittura nuova che fonde con audacia, l'ispirazione ad almeno quattro stili diversi passando da quello paesaggistico, primaria fonte del suo percorso artistico, dove la natura si fa raccontare sulla tela con composizioni vive e palpitanti di colori policromi che sgorgano dalla parte interiore dell'animo dell'artista, immortalando in contrasti tonali gli scorci di luoghi del proprio vissuto e della sua amata Calabria, sino ad approdare al surrealismo dove il sogno e la percezione dell'inconscio vengono trasformati in immagini e in emozioni che portano la produzione figurativa ad essere più immediata e diretta. Dopo oltre 20 anni di produzione artistica, l'autodidatta Tigani, polistenese di nascita, si propone con stile nuovo e classico all'osservatore. Della sua molteplice produzione artistica hanno fatto bella mostra 21 opere, che con nuovo slancio reinventa senza mutare lo stile pittorico e la stesura cromatica esaltando il disegno e i contrasti tonali, superando sé stesso e guidando la sua abile mano ad esprimere con delicate pennellate ciò che prova il sua animo sensibile. Le sue esposizioni in tutta Italia, in America, a Parigi al Museo del Louvre hanno riscosso grande successo e unanimi sono stati i consensi in questo tempo trascorso tanto che a Giugno prossimo, Luciano Tigani esporrà in Russia a San Pietroburgo nel museo "Petersburgskij hu-
di Francesco Di Masi
doznik". Tante le recensioni positive sono venute all'artista da Paolo Levi, da Giorgia Cassini, da Vito Cragas, da Josè Van Roy Dalì, figlio del grande pittore Salvador Dalì, da Myriam Zerbi, dal Maestro Silvio Loffredo, pittore e scultore di fama internazionale, che consacrano Luciano Tigani uno dei più affermati pittori contemporanei. La Pittura del Tigani trova passione ed accoglienza entusiastica ovunque si presenti. Noi abbiamo potuto ammirare la sua potenza fantastico - narrativa a Taurianova presso Villa Zerbi dal 18 al 22 Agosto u.s., augurandogli futuri e più grandi traguardi artistici.
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di Francesco Di Masi
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Spumeggiante chiusura dell’Anno Accademico
Musica e Armonia
Associazione Musicale “Musica e Armonia” ha concluso l’anno accademico corrente con una vera e propria exploit di concerti portati in giro per la piana del tauro. I giovani allievi si sono destreggiati infatti, sia in esibizioni tratte dal repertorio classico, che in più moderne rappresentazioni musicali inerenti il repertorio pop-rock che rispecchiano i brani più in voga delle ultime classifiche. Questa vera e propria stagione concertistica è stata aperta dal Saggio Classico dal
titolo, un “Concerto doppio” tenutosi presso il Salone delle feste del Comune di Polistena giorno 28 giugno. Si è articolato in una parte dedicata ai più piccoli nel (Concerto delle ore 17:30), mentre un secondo momento è stato destinato agli allievi più grandi e didatticamente più preparati nel (Concerto delle ore 19:00), deliziando il pubblico numerosamente intervenuto, moltiplicandosi per poter abbracciare un più vasto consenso popolare. A seguire giorno 1 luglio, sempre presso lo stesso Salone testè citato, si sono
esibiti con impegno gli emergenti esecutori in vari brani prettamente di stile jazzistico. In tale data infatti, alcuni ragazzi appartenenti alle sezioni archi, fiati, percussioni e pianoforte hanno dato sfoggio della loro preparazione e di quanto appreso didatticamente durante un Master Class Jazz di soli tre giorni tenutosi presso la sede principale dell’Associazione, e cioè la sede sita in C/da Pozzo Secco nel Comune di Cittanova (RC). Dopo questo secondo grande successo, gli inarrestabili e instancabili musicisti ed i loro maestri
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hanno continuato incessantemente ad esercitarsi nelle prove per preparare al meglio quelli che sarebbero stati dei veri e propri “live” alla stregua dei più grandi artisti nazionali ed internazionali. Infatti, tutti i pezzi sono stati arrangiati con originalità facendo in modo da non ricorrere come supporto alle basi musicali. I cantanti solisti, infatti, sono stati accompagnati da una vera e propria orchestra completa, formata da violini, flauti, chitarre, tastiere e percussioni, tutto con esecuzioni rigorosamente dal vivo! Il risultato di cotanta fatica? Quattro fantastiche date in cui le piazze e le location di interesse si sono riempite di ascoltatori e di orgoglio per i grandi traguardi raggiunti da allievi così piccoli di età. Con precisione la scuola al completo si è esibita: • 11 luglio presso Villa Fava, Taurianova; • 13 luglio presso Piazza Calvario, Cittanova;
• 15 luglio presso l’Auditorium Comunale della città di Polistena; • 20 luglio presso il Lungomare di Gioia Tauro. L’Accademia “Musica e Armonia” ha all’attivo numerosi corsi ed è articolata in due sedi. Quella centrale di cui si è detto sopra, sita presso Quadrivio Bombino, Cittanova, ed il suo distaccamento, che si trova a Gioia Tauro in via Lo Moro n.2. Nello specifico, si possono trovare le classi di: - Pianoforte: gestito dai Maestri Giuseppe Pugliese e Dario Pugliese; - Canto: curato dai Maestri William Burzese e Luisa Pirrotta; - Fisarmonica: dal Maestro Rocco Cannizzaro; - Chitarra Classica: dai Maestri Davide Mangano e Marco Soriano; - Chitarra Elettrica: dal Maestro Rocco Spinoso; - Violino: dal Maestro Chiara Stella Capria;
- Flauto Traverso e Propedeutica alla musica: dal Maestro Vecchiè Tania; - Batteria e Percussioni: dal Maestro Federico Pugliese; - Sassofono: dal Maestro Angelo Fiorillo; - Contrabbasso: dal Maestro Salvatore Filippone; Importantissima novità presente dal mese di Gennaio 2016, è costituita dalla Convenzione stipulata con il Conservatorio F. Torrefranca di Vibo Valentia. Infatti, buona parte degli allievi che frequentano i corsi preaccademici presso la suddetta scuola cittanovese, potranno sostenere successivamente gli esami per il conseguimento delle correlate certificazioni. Ottimo servizio questo appena descritto. Infatti permette di avere accesso a veri e propri corsi di alta formazione musicale, senza per forza di cose doversi recare in conservatorio. Che dire? Una realtà che non conosce eguali quella di “Musica e Armonia”. Presenza importante sul territorio, frutto di passione, lavoro ed impegno. Il Direttore Artistico, Giuseppe Pugliese, annuncia già da ora che all’ apertura del nuovo Anno Accademico saranno in scaletta due concerti che saranno tenuti dai docenti e dagli allievi: uno presso il Salone delle Feste del Comune di Polistena, l’altro presso la Sala Fallara del Comune di Gioia Tauro (approssimativamente tra fine settembre e inizi di ottobre). Si invitano tutti gli amanti della musica e del bel canto a sfruttare questa magnifica realtà esistente nella nostra Provincia accorrendo numerosi per l’iscrizione al nuovo Anno Accademico 2016/2017.
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DELIANUOVA:
16° ANNIVERSARIO DELL’ORCHESTRA DI FIATI Concerto dedicato al Prof. Giuseppe Rechichi diretto da Pisano e Calderone di Marinella Gioffrè
I
n occasione del 16° anno dalla sua prima esibizione, l'Orchestra Giovanile di Fiati “Nicola Spadaro”, ha tenuto un concerto celebrativo. La serata che si è svolta in piazza “Francescantonio Leuzzi”, è stata dedicata a Giuseppe Rechichi, sfortunata vittima di una pallottola vagante esplosa da un criminale. Il pubblico presente ha assistito all’esibizione della Junior band di Delianuova e Terranova dirette da Gaetano Pisano, a seguire a quella dell’Orchestra di fiati “Giuseppe Rechichi” di Oppido Mamertina diretta da Stefano Calderone e per finire al concerto dell’Orchestra di fiati di Delianuova. Ancora un altro importante appuntamento per la compagine deliese, divenuta risorsa culturale e sociale dell’intera Calabria, anche grazie al sostegno costante di persone che hanno riscoperto il valore delle bande diffuse sul territorio italiano. Dopo i saluti del suo presidente Giuseppe Scerra, il prof. Franco Palumbo ha effettuato un excursus storico sui fondatori e sui successi di questa realtà. Molteplici i trofei e i riconoscimenti esposti nella galleria espositivo-fotografica della nuova scuola di musica. Palumbo si è poi soffermato sugli ul-
di Marinella Gioffrè
L
timi eventi quali la partecipazione all’Expo di Milano a rappresentare la Calabria, il concerto al Cilea, altri premi e la pubblicazione di un volume specifico dell’orchestra. Il programma delle esibizioni è stato illustrato e motivato dal dr. Raffaele Leuzzi. “Siamo fieri del lavoro svolto in questi anni e dei meriti ottenuti grazie al progetto sull’educazione alla legalità attraverso la musica dell’Associazione Nicola Spadaro, -ha dichiarato il presidente Giuseppe Scerra-”. La manifestazione, realizzata d’intesa tra il sodalizio musicale e l’Amministrazione Comunale, è stata onorata dalla presenza di autorità politiche, civili, militari e religiose, dalle famiglie dei giovani orchestrali, e da un numeroso pubblico. Nel corso della serata è stata ricordata la figura umile e altruista, culturalmente preparata, del prof. Giuseppe Rechichi, di origine deliese, ucciso da un proiettile vagante mentre percorreva il marciapiede che a qualche decina di metri lo avrebbe portato nell’Istituto Magistrale di Polistena, dove svolgeva la sua attività di insegnante e vicepreside. Debora Leuzzi, appena diplomata al Conservatorio, dopo aver suonato un pezzo come flauto solista, ha ricevuto un riconosci-
mento da parte del presidente Scerra consistente in una targa realizzata dall’artista Leo Sergi. Il Maestro Gaetano Pisano, ha espresso molta soddisfazione per i risultati raggiunti e i riconoscimenti ricevuti nel corso di questi 16 anni, che “ sono il frutto di un lavoro serio e costante, ed hanno contribuito insieme ad altre importanti iniziative, al riscatto del nostro territorio”. L’assessore alla cultura Teresa Carbone ha elogiato l’operato dell’associazione Spadaro definendola “fonte di ricchezza culturale - musicale, che con progetti mirati, ha saputo coniugare disciplina e rispetto delle regole”. Il sindaco di Oppido Mamertina Domenico Giannetta si è complimentato con i giovani musicisti e grande soddisfazione per il gemellaggio tra le due realtà musicali. La vedova del compianto Giuseppe Rechichi ha ricevuto una targa ricordo ed un omaggio floreale. La partecipazione del pubblico alla serata è stata resa più agevole anche grazie all’istituzione dell’isola pedonale che da località quadrivio porta a Piazza De Nava, istituita dall’amministrazione comunale. La serata si è conclusa con l’esecuzione dell’Inno di Mameli, dell’ensemble di Delianuova e Oppido.
Delianuova: Escursione naturalistica con itinerario Bova-Delianuova
’Associazione escursionistica deliese “Asper”, con presidente Pino Puntillo ha organizzato un itinerario naturalistico all’interno del Parco Nazionale d’Aspromonte, sull’antico percorso Bova-Delianuova. I due paesi hanno forti vincoli dato che i due nuclei originari di Delianuova, Pedavoli e Paracorio, furono fondati dagli abitanti dell’antica Delia, ora Bova e un gemellaggio ne testimonia il legame. Il sentiero percorso da mercanti, pastori, contadini e monaci si snodava sulle cime di questi monti. Antonio Bar-
ca, Giuseppe Tripodi, Salvatore Cosoleto, Michele Germanò, Angela e Pina De Marte, da esperti scalatori, si sono apprestati a percorrere a piedi partendo da Bova, un itinerario che in alcuni tratti ha richiesto l’utilizzo di corde per la classica scalata, vista la difficoltà di percorrenza in alcuni tratti, ormai soggetti a completo abbandono, poiché la costruzione di strade rotabili e l'inarrestabile esodo delle popolazioni montane verso il mare, hanno fatto perdere al tracciato la sua originaria funzione. Intorno alla storia c'è la magnifica espressione della natura con le sue forme,
i suoi colori e i suoi sapori. Il gruppo di escursionisti percorrendolo, ha avuto modo di venire a contatto e di apprezzare le peculiarità dell'estrema montagna meridionale: lo sfasciume geologico dell'Aspromonte orientale, i paesi abbandonati quali Corio, Roghudi e Africo Vecchio, la fiumara Amendolea che abbraccia molteplici panorami, la macchia mediterranea, il manto forestale occidentale, i caratteristici Piani. Dopo 13 ore di cammino il gruppo di amanti della montagna ha fatto tappa a Pedavoli per bivaccare e riposare. L’esperienza si è conclusa dopo due giorni, ai
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DELIANUOVA: 50° anniversario di Sacerdozio di Don Bruno Cocolo
Concerto della “Nicola Spadaro” di Marinella Gioffrè
“
Un Concerto per dire grazie per l’intensa e ricca opera pastorale, culturale e sociale svolta per 29 anni a Delianuova”. Ha esordito così il Prof. Franco Palumbo, vice presidente dell’associazione culturale e musicale “N. Spadaro”, in occasione del 50° anniversario di sacerdozio di Don Bruno Cocolo. L’esecuzione musicale si è svolta nella Chiesa Maria SS. Assunta, dove una numerosa folla di fedeli, è accorsa ad onorare l’uomo di missione cristiana. Un concerto, inizialmente della sola Orchestra Giovanile di fiati, al quale si sono poi aggiunti in un’unica formazione, i cori presenti a Delianuova: il coro “Maria SS. Assunta”, diretto da Caterina Pugliese, il “San Nicola” da Marcella Tripodi e le “Note Celesti” da Domenica Palumbo. Il Prof. Palumbo ha continuato ad esternare la gratitudine della città e non solo alla figura del prelato, oggi naturale proiezione degli anni giovanili: “intelligente, versatile, attento verso gli altri, culturalmente impegnato ed apprezzato dagli amici e dai conoscenti”. Ha ancora tratteggiato l’acume manifestato nelle omelie tenute nei periodici appuntamenti che l’Associazione Culturale
Nicola Spadaro ha organizzato in occasione delle varie edizioni della “Giornata Regionale sull’Educazione alla legalità”. Ha dato atto a Don Bruno di aver favorito il processo di trasformazione antropologica della comunità deliese. E’ a tutti noto che Delianuova è sintesi di due entità storicamente diverse, due distinte parrocchie anche in tempi re-
centi, cultura, storia e tradizioni differenti. Il merito di Don Bruno è stato proprio quello, certamente non facile, di aver favorito il processo di integrazione delle due realtà deliesi. Roberta Rossi ha introdotto i brani che si sono susseguiti, tratti dal repertorio di musica sacra di Don Marco Frisina, sacerdote, biblista e compositore di origini deliesi. Le esibizioni dirette dal M°Gaetano Pisano hanno suscitato emozione per la capacità interpretativa dei vari segmenti. Presenti alla manifestazione Don Giancarlo Musicò, il presidente Giuseppe Scerra, il comitato direttivo della N. Spadaro. In conclusione Don Bruno ha ringraziato la cittadinanza, i giovani musicisti e i cori impegnati in questo omaggio. Soddisfazione è stata espressa dal prelato per la collaborazione che si è creata per l’occasione del suo anniversario di sacerdozio. “Questo connubio di solidarietà artistica - culturale e musicale - ha affermato Don Bruno Cocolo - è un evento da me auspicato in questi anni di attività, come momento di crescita sociale. Delianuova è ricca e forte delle numerose eccellenze presenti sul territorio, ma che vanno evidenziate come in questa occasione”.
piani di Carmelia nel Rifugio “Biancospino”. Se si esclude il rifugio Barca a Carmelia e il Casello Forestale di Pedavoli,
l'escursionista non troverà alcun punto di appoggio e inesistenti sono le possibilità di approvvigionarsi di generi di prima ne-
cessità. Come ha affermato Antonio Barca “un ringraziamento particolare rivolgiamo ai soci Asper e al presidente Pino Puntillo che ha organizzato e monitorato questa difficile escursione e pianifica periodicamente piacevoli spedizioni alla scoperta delle nostre montagne. L’Aspromonte è ricco di paesaggi suggestivi, di sentieri che abbracciano i due versanti, affiancano vasti e diversi panorami e permettono di attraversare zone in cui mare e monti appaiono così vicini da sembrare un tutt’uno. E’ possibile estendere lo sguardo alle varie bellezze naturali, dalle cascate agli stretti valloni, dai monumenti storici ai piccoli borghi agli agglomerati rocciosi”. L’Asper è a Delianuova una realtà esistente da molti anni, oggi in crescita e annualmente registra nel suo calendario escursioni turistiche adatte a tutte le età, nel Parco e anche fuori dalla regione.
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VII PARTE
I sette vizi Capitali
di Domenico Caruso
”La Lussuria”
nella letteratura e nel folklore
L
a lussuria è uno smodato desiderio del piacere sessuale. Il termine deriva dal latino luxuria; luxus (lusso) significa, appunto, “eccesso”. Fin dalla preistoria si è data molta importanza alla figura femminile. In alcune statuette di donne nude ritrovate in Francia e in Austria gli ignoti autori hanno messo in rilievo le parti anatomiche atte alla riproduzione e quelle adiacenti. Anche nella letteratura si è sempre dedicato ampio spazio al problema sessuale. «In principio era il sesso… In principio era il verbo… No, in principio era il sesso». (Antonio Gramsci) Giovanni Boccaccio ha scritto: «La lussuria è vizio naturale, al quale la natura incita ciascun animale, il quale di maschio e femmina si procrea». Dante definisce i peccatori che in vita sono stati schiavi dell’istinto: …quei peccator carnali, che la ragion sottomettono al talento. (Inf. V, 38-39) Una tempesta senza tregua, ricordando la loro bufera sessuale, trascina con sé gli spiriti facendoli cozzare tra loro. Quando giungono davanti alle rovine di una frana, le urla e le bestemmie di quegli infelici divengono assordanti; qui bestemmiano la potenza divina: La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina: voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti alla ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divina. (Inf. V, 31-36)
Se per Dante la lussuria è rappresentata dagli amanti inseparabili Paolo e Francesca, per il drammaturgo inglese Shakespeare il simbolo è Cleopatra. Per diversi secoli i libri licenziosi sono stati messi all’indice. Nella letteratura calabrese il capolavoro assoluto della pornografia, la Ceceide, ha procurato al poeta Vincenzo Ammirà umiliazioni e sofferenze, nonché una condan-
na correzionale. L’opera invece, secondo il giudizio di N. Misasi, «nella sua plebea oscenità è aristocratica nei metri, nelle reminiscenze, nel gusto, nell’organismo, insomma nella fattura».
Cecia, ditta accussì la Tropiana, valenti cchjù d’ogni autru a lu misteri, appena nata fici la buttana cu’ amici, paisani e foresteri. E’ pur vero che: «Il sesso è il lirismo del popolo». (Baudelaire) Con la sua forza erotica la donna sottomette l’uomo, il quale perdendo il suo potere decisionale appare ridicolo di fronte al prossimo. Dicevano i nostri avi: Tira cchjù ‘nu pilu ‘i fìmmana a’ la ‘nchjanata, ca ‘nu parìcchju di voi a’ la calata. (Il peso di persuasione di un pelo di donna in salita supera la forza di un paio di buoi aggiogati in discesa). Il proibito è stato sempre fonte di desiderio: ‘A mugghjeri d’atru è sempri cchjù bella. Nella civiltà contadina del passato, la famiglia patriarcale trovava uniti parenti e compari; nasceva così l’imperativo categorico: I cugini pìgghjali i primi, i cummàri pìgghiali pari! D’altronde: Vidìri e non toccari è cosa da peniari! Ed ancora: Chidu chi si dassa è perdutu. (E’ il «carpe diem, quam minimum credula postero» di Orazio: cogli - cioè - l’occasione, senza rimandare nulla al futuro). Una volta si giudicava il ceto borghese speciale e privilegiato, per cui anche le mogli attempate dei padroni apparivano appetitose: Cùrcati cu’ ‘na ‘gnura puru m’è vecchia, mangia carni di pinna e m’è cornacchia! (Preferisci le signore e la carne degli uccelli, pur se di cornacchia).
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In principio era il sesso… In principio era il verbo… No, in principio era il sesso
Come per incitamento, si rammentava la misericordia divina che tutti perdona: Cu’ futti e cu’ non futti, ‘u Signuri perduna a tutti. Ma, per evitare spiacevoli sorprese, quando in casa c’era una giovane figlia si doveva farla sposare al più presto o sgozzarla: A quìndici anni o ‘a mariti, o ‘a scanni! C’era, infatti, il pericolo di essere: Cornutu e vastunijatu. (Becco e bastonato). La vita sessuale degli animali, sotto certi aspetti, è più ordinata di quella delle persone. Mentre per i primi l’istinto sessuale mira essenzialmente alla conservazione della specie e l’accoppiamento non avviene contro la volontà della femmina, nella specie umana la violenza - la libidine - l’orgia - il sadismo - le perversioni - le droghe sono oggetto di inquietanti cronache quotidiane. Nel nascente Cristianesimo la lussuria era il male supremo. Il matrimonio non doveva costituire un diletto voluttuoso, ma soltanto un fine alla procreazione: «proles, fides, sacramentum» (come ha motivato Sant’Agostino). La lussuria è accecamento della mente e turbamento della volontà. Occorre far valere la propria libertà, con l’ausilio della Legge di Dio. Narra la Bibbia che un giorno Davide s’invaghì di Betsabea, moglie di Uria l’Ittita. La sua passione giunse al punto di far uccidere il marito della donna che si trovava con le truppe del re in guerra contro gli Ammoniti. Il profeta Natan si presentò a
Davide e con una parabola gli fece toccare con mano la gravità del peccato che lo condusse all’adulterio e al delitto. Per punizione Dio gli fece morire il bimbo avuto da Betsabea e una terribile pestilenza colpì il suo popolo. Soltanto allora Davide riconobbe il suo peccato e si umiliò davanti a Dio. (Cfr. 2Sam 11-12) Nell’immaginario erotico popolare sono invidiati e temuti i religiosi, anche per l’esigenza d’invertire gli elementi del culto fondato sulla castità. Per diversi secoli nella categoria tanti libertini gaudenti agivano come padre Zappata - che “predicava bene e razzolava male”. Un proverbio calabrese consiglia: Quandu trovi ‘u mònacu ‘n casa, ‘a mègghju cosa è pemmu ‘a pìgghj a rrisi. (Se trovi un monaco in casa è preferibile far finta di nulla). La condotta dei religiosi non sempre appare esemplare: Se ti mariti la cruci t’abbrazzi, se mònacu ti fai lu ‘mpernu attizzi! (Sposandoti abbracci la croce, divenendo frate attizzi le fiamme infernali). Di’ prèviti e mònaci sèntiti ’a Missa e fùji! (Con preti e monaci non andare oltre la Messa!) Ed ancora una trovata, riguardante il dialogo di un fedele con un religioso: - Reverendu, comu stati, senza moglie comu fati? - Caru figliu, su’ felici cu’ li sposi di l’amici! (Da Storia e folklore calabrese di D. Caruso).
Alcuni aneddoti sui religiosi risultano piacevoli ed efficaci. T. Canale Berruti di Reggio Cal. riferisce che un monaco, nel passare, così rivolge il saluto ad una bella donna affacciata alla finestra: - Nnàchiti! La conoscente sorride compiaciuta ed il frate entra in casa, alimentando speranze nascoste. La signora, però, ha ben altro scopo e - al posto dell’asino - impiega il religioso nel suo frantoio a macinare le olive. Il giorno dopo il monaco, ancora stanco, ripassa sotto la finestra e la donna l’apostrofa: - Nnìchiti! A tal punto l’altro risponde risoluto: - Né nnìchiti né nnàchiti, se vuoi macinare le olive comprati un bue! (adatt. da: ‘Na muzzata calabrisi - vol. III - 1993). E’ ben vero: Nemo libenter recolit qui laesit locum. (Fedro) (Nessuno torna volentieri dove ha sofferto). Gli avi sostituivano la morale della favola con l’aforisma: ‘A pècura castijata non torna o’ vadu. (Pecora castigata non torna a valle). In conclusione, bisogna pur ammettere che a furia di trasgredire non rimane che il vuoto. L’uomo, ricordiamoci, è in cammino per imparare ad amare, prima la famiglia e il prossimo poi la compagna che ha scelto. Soltanto da questo esercizio di comunione ha un senso la vita.
AICol
ENTel
ALS
FEDER.Agri
CAA
Federazione Pensionati M.C.L.
CAF
PATRONATO SIAS
CEFA Ong
SNAP
Associazione Intersettoriale Cooperative Lavoratori
Associazione Lavoratori Stranieri
Centro Assistenza Agricola
Centro Assistenza Fiscale
Centro Europeo di Formazione Agraria
EFAL
Ente Formazione Addestramento Lavoratori
Ente Nazionale Tempo Libero
Federazione Nazionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura
Servizio Italiano Assistenza Sociale
Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati Dipinto - olio su tela 220 x 110: l'Arcangelo San Michele
Gioia Tauro Via Monacelli, 8 Taurianova Via Benedetto Croce, 2
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Maria nei sacri marmi cinquecenteschi della Piana La Madonna delle Grazie in Sinopoli Inferiore a cura di Diego Demaio
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A
ll’interno della chiesa di San Giorgio Martire in Sinopoli Inferiore è collocata, accanto alla porta di accesso della nuova sagrestia, la bella statua in marmo di Carrara della Madonna delle Grazie. La pregevole scultura (alta cm 164 incluso lo scannello di 23 cm) è attribuita all’artista toscano Domenico Vanello, anche se, per alcuni studiosi, potrebbe essere opera di Martino Montanini, collaboratore ed allievo del celebre Giovan Angelo Montorsoli. La statua risale comunque con certezza al 1547. Tale data è ben leggibile sul primo riquadro a sinistra (per chi osserva) dello scannelo poligonale che riporta, nella frase latina incisa, anche i nomi del committente e del legato: «N ANTONINUS ARGIRO HANC IMAGINE FIERI MORIENS LEGAVIT, QUOD N EIGISMUNDUS BI ALATI ADIMPLEVIT ANNO DNI 1547». La traduzione dello scritto è la seguente: “Il nobile Signore Antonino Argirò morendo lasciò in legato che fosse fatta questa immagine, legato che il nobile Egismondo Bielati curò di adempiere nell’anno del Signore 1547”. Sulle altre tre facce dell’artistica base sono scolpiti il genuflesso Arcangelo Gabriele, uno stemma gentilizio e l’inginocchiata Vergine Annunciata. La scultura (purtroppo mutila della mano sinistra della Madre e della gamba sinistra del sorridente Bambino) raffigura Maria, dall’intensa e soave espressione, che pensosa si appresta ad allattare teneramente il Divino Figliuolo. Da ammirare, nella veste della Madonna, il dinamico fluttuare dell’elegante panneggio, procurato dal leggero sollevarsi della gamba sinistra per consentire un più sicuro e rilassato appoggio del piede. Nella stessa chiesa, dedicata al Santo Patrono del paese apromontano, sono inoltre custoditi un interessante capitello di epoca romana e le notevoli sculture marmoree dell’Immacolata (1608), di Sant’Antonio (1643) e di San Nicola, forse del XVII secolo. La Madonna delle Grazie (Foto Dr. Diego Demaio - Riproduzione vietata)
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