Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 7, Febbraio 2013 - Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999
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Benedetto XVI Nascosto al mondo e in preghiera
Leonida Repaci Un mese di iniziative
Cittanova: 35^ giornata Nazionale della vita
Il Giorno della Memoria Non c'è soltanto la Shoah
Taurianova: Tony Battaglia Due anni dopo
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Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663
Corriere della Piana del 28 Febbraio 2013
sommario
Riceviamo e pubblichiamo Derrate alimentari ai bisognosi
Una iniziativa della fondazione Pina Alessio di Gioia Tauro Gentile Direttore, La Fondazione Pina Alessio, tra gli scopi che statutariamente si prefigge di perseguire, ha anche quello di intervenire a sostegno delle famiglie bisognose. Per questo il 19 Gennaio 2013 alla presenza del Responsabile della Locride Dott. Gianfranco Sorbara ha firmato una convenzione per un periodo di un anno con A.N.A.S. (Associazione Nazionale di Azione Sociale) che prevede la fornitura di derrate alimentari per nuclei familiari bisognosi di Gioia Tauro. La fondazione è soddisfatta per aver raggiunto un altro risultato importante in così poco tempo dalla nascita. Un impegno notevole, che andrà a sollevare la vita di alcune famiglie bisognose di Gioia Tauro, dichiara il Presidente. Ormai la figura del bisognoso non è più identificata col disoccupato o col disagiato sociale, ma purtroppo bussano alla nostra porta sempre più spesso famiglie con un solo stipendio che ormai non reggono più la pressione fiscale ed il costo della vita a cui si è giunti. Confidiamo di poter continuare su questa iniziativa e anche nella speranza di incrementarlo. RingraziandoLa per lo spazio che vorrà concederci, esprimiamo il nostro compiacimento per il livello qualitativo della proposta giornalistica che il “Corriere della Piana” ha finora espresso Giuseppe Alessio Fondazione Pina Alessio - Gioia Tauro
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Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro
Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati
Hanno collaborato a questo numero: Filippo Speranza, Mina Raso, Carmen Ieracitano, Giovanni Rigoli, Rocco Militano, Giosuè Battaglia, Alvise A. Cirigliano, Mara Cannatà, Francesco Greco, Luigi Maggiore Florio, Emma Ugolini, Gaetano Mamone, Diego Demaio, Luigi Cordova Foto: Diego De Maio, Free's Tanaka Press Foto Studio Musolino Grafica e impaginazione:
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Mariachiara Monea cell. 392 1128287 sickie@alice.it Copertina: Concept by Free's Tanaka Press Visual by Mariachiara Monea Stampa: Litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 cordovaluigi@alice.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) e-mail: corrieredellapiana@libero.it La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 27-02-2013 Visit us on
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Editoriale Economia e Fisco: promesse e proposte L'analisi del voto L'incubo dell'ingovernabilità Dalle urne, il voto e... Sicuramente senza un futuro stabile
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La parola dei leader Visti e sentiti in campagna elettorale
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Dalla lotta alla 'ndrangheta al carroccio Angiolo Pellegrini E fu subito... Vauro!!! Un mese con Leonida Repaci Scioglimento di un consiglio comunale per infiltrazioni mafiose
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Massimo Di Menna in Calabria Scuola, quale futuro?
Mario Caligiuri a Oppido L'assessore e la Barbiana
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Esiste ancora il carnevale cittanovese?
35^ giornata della vita a Cittanova Premiati due neonati
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Due anni dalla tragica fine di Tony Battaglia Una storia che continua
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Don Lillo Altomonte ricordato in un libro di Giovanni Nucera Dipendenza da telefoni cellulari Giovanni Speranza Una nuova firma calabrese
"Per non dimenticare" Iniziativa dell'AUSER e di S.E.L.
L'elzeviro di Luigi Maggiore Florio
Giorno della memoria Non c'è soltanto la shoah
"E poi ci sei tu" Antonella Ferraro, 19 anni, è già al suo secondo libro
Il "debito" di Palmi e della Calabria
L'Iperattività infantile ADHD, questa sconosciuta E la littorina tornò a sbuffare
Mons. Milito a Varapodio Per ricordare l'alleanza tra Dio e il suo popolo
Un missionario oppidese in Cina
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Peppe Perrone La capolista se ne va... La decorata cornice della Piana Monte Cucùdo e laghetto Crocco
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Editoriale
di Luigi Mamone
Ratzinger. Troppo diverso il carisma. Ma ogni astro brilla di luce propria e Benedetto XVI nella sua parabola pontificale ha lentamente ma progressivamente e senza interruzione espresso un fulgore alla fine divenuto abbagliante: rigoroso frutto di un dogmatismo e di una conoscenza teologica probabilmente ineguagliabile e dimostrando al contempo di voler essere partecipe del divenire della Chiesa e del mondo con la consapevolezza di doversi far carico del peso della croce di una modernità che a un certo punto non ha più avuto la forza fisica di sostenere, vittima di una età ormai avanzata e di un corpo troppo stanco entro il quale si agita e ribolle uno spirito non domo. Qualcuno ha imputato a Twitter e alle tante ingiurie e offese che il popolo della rete gli ha inviato uno dei motivi delle dimissioni. Non crediamo sia questo. Le ingiurie della rete sono l’equivalente di quelle che nel corso della sua Passione, popolani e soldati mossero al Cristo. La passione del vicario di Cristo nel terzo millennio è passata dalla rete. Ma Twitter è stato il modo con il quale il Pontefice ha voluto prendere contatto con un mondo che altri forse, gli volevano nascondere insieme agli intrighi dei curiali. Ora tutti hanno dovuto prendere atto che il Papa ha voluto immolarsi per la salvezza della Chiesa e, con una scelta claustrale di restare “nascosto al mondo” anche, quella di volere la salvezza dell’Umanità impegnando il resto di ogni sua giornata terrena nella preghiera e nella contemplazione. Non casualmente nella sua visita in Calabria, nel 2011 aveva voluto visitare il convento Bruniano a Serra, oasi di una claustralità dentro la quale la preghiera è lo strumen-
Il sacrificio di un Pontefice che si immola per la salvezza della Chiesa.
Nascosto al mondo, in preghiera Una decisione sofferta e coraggiosa per salvare la Chiesa cattolica dalla fine e il mondo dalla Geenna eterna
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a dimissione del Santo Padre Benedetto XVI, giunta lo scorso 11 febbraio all’improvviso e con la forza dirompente di uno tsunami ha costretto tutto il Mondo, cristiano e non, dopo il primo momento di incredulità e l’immediato successivo senso di sgomento, ad aprire gli occhi, a risvegliarsi dal torpore in cui la tecnologia del villaggio galattico e la dipendenza dal benessere, dal materialismo, dall’edonismo, dal dio denaro l’aveva fatta sprofondare generando guerre, perversioni, miserie e sempre più evidenti nuove povertà. La dimissione dell’anziano ma non domo Pontefice è un atto che ha la violenza di una scudisciata contro tutta una società farisaica e codina che in nome di logiche globalizzate sembra aver perso la speranza e che tra divisioni e guerre di potere, laiche e – in questo caso – anche cardinalizie con sullo sfondo intrighi internazionali e misteri dell’Alta finanza, IOR, Opus Dei e dintorni, stesse sopraffacendo l’essenza stessa della Chiesa facendola sprofondare in una temporalità postmoderna che potrebbe costituire l’inizio di un precipitare in un abisso senza ritorno che condurrebbe alla negazione stessa del ruolo della Chiesa e di Dio per rappresentare il trionfo di una tenebra di pesante oscurità dentro la quale riecheggerebbero solo tintinnii di metalli e grida di dolore e disperazione sullo sfondo di sempre, più esasperati contrasti sociali, guerre, carneficine e miserie oltre le quali si staglia solo il trionfo demoniaco. E’ questo crediamo che il Santo Padre ha voluto gridare nella compostezza del suo dire latino al momento della comunicazione delle dimissioni. La necessità che la Chiesa torni ad essere – con le sue prime parole di inizio pontificato – nuovamente composta da “operai che lavorino nella vigna del Signore”. Un pontificato può essere temporalmente lungo, breve o brevissimo come per Papa Luciani. Ogni Pontefice lascia sempre e comunque un segno. La generazione di quelli che crebbero con Papa Giovanni Paolo II, ha faticato – e non poco – ad accettare Joseph
to di un transfert continuo con Dio e mezzo per implorare salvezza per un genere umano sempre più schiavo di una materialità oltre la quale si apre solo il baratro della Geenna eterna. Benedetto XVI ha levato alla Chiesa il grido estremo verso un ritorno ad un protocristianesimo e ad una fraternità essenziale ormai da troppo tempo incisa e compromessa dalle eco di intrighi e scandali che – a ben vedere – avevano caratterizzato in maniera ancor più invasiva anche il lungo pontificato di Giovanni Paolo II°. Sapranno la Chiesa, i cardinali e il nuovo Papa, ma soprattutto i cristiani di ogni angolo del mondo, capire e comprendere la grandezza del messaggio di un Uomo, Joseph Ratzinger, che appare come un atto di coraggio espressione di una fede che non ha vacillato ma che appare anzi così forte e così granitica da consentirgli di lasciare la cattedra di Pietro ad un successore che dovrà essere anche Capo di Stato, per vivere in solitudine e in preghiera impetrare a Dio la salvezza dell’umanità, figlia di realtà nelle quali riecheggiano scenari di turpitudini e che sembra sprofondare sempre più nel vacuum dentro il quale fin quando non furono distrutte da fiamme e fuoco eterni si agitarono gli abitanti di Sodoma e di Gomorra.
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di Filippo Speranza
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n questo marasma di promesse elettorali, che toccano tutti gli aspetti sociali, in particolare economia e fisco, vorrei porre l’attenzione su quest’ultime. È superfluo dirlo, ma le più grosse le spara sempre lui, il Berlusconi nazionale, che promette dall’abolizione dell’IMU al rimborso dell’IMU, presumo per l’abitazione principale, pagata dagli italiani nel 2012. Da ricordare che il decreto legislativo n.23 del 14/03/2011, che istituisce l’IMU, è stato, senza ombra di dubbio, figlio dell’ultimo Governo Berlusconi, e su questo vi è certezza. Berlusconi ha fatto nascere, dietro la forte spinta federalista della Lega Nord, l’IMU, e ne erano presenti due: una denominata IMU principale ed una cosiddetta IMU secondaria. E chi ha buona memoria, e sono passati solo due anni, si ricorderà come la CGIA - Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre, rese pubblico un documento, nel quale scriveva che l’IMU avrebbe provocato un aggravio della tassazione sugli immobili ad uso imprenditoriale per un valore complessivo di 542 milioni di euro. E adesso, mentre Berlusconi la spara grossa, Maroni è d’accordo, lo stesso Maroni che insieme alla Lega era trionfante dell’IMU che rappresentava il primo passo per il federalismo fiscale. Trattasi di gente un po’ confusa o peggio. E le iniziative del nuovo movimento di Tremonti? Ricordiamo che Tremonti è stato autore di quasi tutti i condoni degli ultimi anni, compreso l’abominevole condono chiamato “scudo fiscale”; è stato Tremonti a inserire negli Enti Locali la possibilità di investire in titoli derivati,con conseguente catastrofe nelle casse delle Amministrazioni; è stato
Economia e Fisco:
Promesse e proposte, ipocrisia ed anche peggio! il mitico Tremonti a far morire nel 2009 le 488 settoriali, cioè per artigiani, commercianti, industria; e a bloccare i crediti d’imposta per l’acquisto di attrezzature per le imprese (Visco-sud) nel 2001-2002; senza considerare tutte le sanzioni prese dall’Europa per la normativa fiscale che applicava, (vedi i condoni ai fini IVA), che faceva attrito con la normativa comunitaria; prima di salutarci, nell’ultimo Governo Berlusconi, è riuscito anche, di fatto, a sopprimere il regime agevolato dei contribuenti minimi, inserendo requisiti che hanno ridotto la platea degli agevolati del 96%, (Sole 24 ore del 01/08/2011, trattasi di un regime fiscale per i contribuenti che hanno sotto i 30.000,00 di ricavi annui). Tremonti? Si stava meglio quando si stava peggio!! E il Professor Monti, che lo ritroviamo in televisione tra bambini e imprenditori, quasi un essere umano, e si scopre adesso paladino della riduzione delle tasse, è credibile? Non era credibile neanche prima, quando nelle prime settimane del suo insediamento, proponeva cose buone e giuste, come la patrimoniale per gli immobili di valore superiore a 1.500.000,00 euro, la tassazione al 15% dei denari rientrati con lo scandaloso scudo fiscale, forte aumento per i redditi alti della aliquota Irpef dell’ultimo scaglione; niente è stato fatto ed i soldi si sono trovati con un‘applicazione gravosa dell’IMU, e ricordiamo le banche, al Professore tanto care, che hanno fatto un patteggiamento fiscale. E la sinistra, anzi il PD? Complice del Governo Monti per un IMU così scellerata e per aver chiuso gli occhi durante il Governo Monti, vedi per esempio la tassazione sullo scudo fiscale del 15% che si poteva imporre (pena la sfiducia parlamentare), al Governo del Professore, invece silenzio. Altre occasioni sprecate come la riforma Fornero, che intacca i diritti e lo Statuto dei lavoratori, e di fatto facilita i licenziamenti; la Tobin tax (la tassa sulle transazioni finanziarie) applicata in Italia al 0,01% sulle operazioni di azioni e titoli, e addirittura solo allo 0,01 % sulle operazioni dei derivati, per la pochezza dell’imposizione i grandi gruppi finanziari ringraziano. Certo è che le cose migliori in economia, per le piccole e medio imprese, le ha fatte la Sinistra,dalle liberalizzazioni, a certi contributi nati con i Governi di Sinistra, vedi il “Lavoro autonomo”, meglio noto come ex-prestito d’onore, ai crediti d’imposta, al regime agevolato dei minimi (che si voleva ampliare ai soggetti con ricavi annui inferiori ai 50.000,00 euro); tuttavia, taluni silenzi, costanti e pesanti, suonano di complicità. I silenzi ipocriti del PD sono famosi e toccano aspetti anche non economici, come la legge sul conflitto d’interesse, sempre discussa, e quando il PD ha governato, si è badato bene dal farla. Una nota di rilievo, merita il movimento “Fare per fermare il declino”del giornalista-economista Oscar Giannino, (ex- berlusconiano) che tratta, ed era ora, nel merito le problematiche economiche.
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L’analisi Italia: l’incubo dell’ingovernabilità di Luigi Mamone
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l sonno della ragione genera mostri. Questa è la sintesi fulminante – a nostro giudizio – della tornata elettorale del 24 e 25 febbraio. Le urne, dopo lo scrutinio hanno decretato la vittoria del centro sinistra di Bersani. Affermazione che nella logica dell’alternanza – apparirebbe scontata e prevedibile. Di fatto non lo è stata e la stessa vittoria di del PD appare condizionata dal risultato, che ha visto la coalizione perdere oltre 3.000.000 di voti. Importante – anche se inferiore alle aspettative – l’affermazione del Movimento 5 Stelle di Grillo entrato in Parlamento sbattendo le porte, con la necessaria conseguenza che le forze partitiche che finora lo snobbavano lo dovranno riconoscere con pari dignità e forse, anche, come appartenente alla stessa genìa o casta di superprivilegiati dal porcellum. I seguaci di Grillo a loro volta cominceranno ad aver nome e volto e Grillo, certamente non potrà zittire o impedire di parlare o di rilasciare interviste ai suoi parlamentari per molti dei quali inizierà ora il periodo del corteggiamento e dei tentativi di seduzione da parte dei grandi tentatori di sempre: quelli capaci di tenere in piedi maggioranze risicate con il voto last minute di questo o quel parlamentare all’ultimo momento sorprendentemente transfuga. Le urne hanno bocciato Casini e Fini e con loro Mario Monti. Il loro raggruppamento che a stento ha superato il 10% rappresenta la condanna aperta di tutto un elettorato – non di Grillo – verso una politica algida, cattedratica, distante dalla gente e vicina solo alle banche: in una parola al primo della classe l’elettorato ha dato le orecchie da somaro, in punizione e dietro la lavagna! Con la sconfitta di Monti – in prospettiva europea – appare ridimensionato anche il prestigio della Merkel che – molto poco political correct – aveva fatto palesare le sue preferenze filo montiane, ben sapendo che chiunque altro al di fuori del Professore non avrebbe avallato supinamente le sue scelte infelici che hanno condotto l’Europa in fase di recessione ponendo l’interrogativo se abbia ancora senso la moneta unica e la stessa unione europea. Critica questa che Grillo ha elevato a leit motiv di una scelta antieuropeista che oggi non appare iperbolica esternazione dell’imbonitore di folle. Ugualmente ridimensionati gli integralismi delle ali estre-
Nella foto: L'On. Dalila Nesci - M5S.
me. Soprattutto Ingroia con Di Pietro ormai fuori dal Parlamento hanno dovuto prendere atto che la rivoluzione civica – nei termini di integralismo giustizialista non abbia avuto quel riscontro che essi pure – distanti dalla gente e dal mondo reale – sia pur con motivazioni diverse da Monti – hanno espresso. Altra figura che sparisce – è Gianfranco Fini, ferocemente punito dal suo elettorato scisso ormai nelle tante costole di ciò che resta di Alleanza Nazionale e che da Mirabello in poi ha progressivamente preso le distanze da un leader dentro i cui armadi qualche scheletruccio faceva risuonare sinistri tintinnii di ossa. E poco importa se il cimitero fosse in Italia o a Montecarlo. Di fatto i suoi gerarchi, La Russa e Meloni, alla corte di Re Silvio, hanno avuto miglior fortuna. L’aberrazione del porcellum garantisce alla formazione più votata – apparentemente vincitrice – un bonus e dunque la possibilità di una maggioranza certa e delineata alla Camera dei deputati. Al Senato no e pertanto in questo pastrocchio tutto italiano e del quale il vero responsabile è Berlusconi che con la sua sudditanza verso al Lega Nord consentì che la demenziale riforma Calderoli divenisse legge dello stato e che un sistema – per il vero sperimentato dalla sinistra in Toscana e non senza malcontenti – venisse esteso in scala nazionale. La ragione di ciò, sono anni che lo gri-
diamo – purtroppo inutilmente e sterilmente tanto quanto le urla di Cassandra ai Troiani nel tentativo di impedire l’ingresso del cavallo dentro le mura di Troia – ricetta in un perverso disegno egemonico che è iniziato con Mani Pulite nell’ultimo decennio del secolo scorso travolgendo il partitismo, proseguendo poi con la riforma del maggioritario ed evolvendo infine nel Porcellum. Si tratta di un Golpe indolore, senza militari e senza spargimenti di sangue, orchestrato privando i cittadini del loro diritto di scelta elettorale, penalizzandoli sempre più sotto il profilo della autonomia economica fino a far superare come oggi accade a molti milioni di italiani la soglia tecnica della povertà: incapaci di arrivare a fine mese, di provvedere ai bisogni della famiglia, di mantenere i figli agli studi, di godere di una pensione decente. Monti, ineffabile, algido, enigmatico è stato l’araldo dell’ultimo (in ordine di tempo) step di questo Golpe che mira a sostituire alla democrazia la plutocrazia. Vi fu al tempo delle crociate un monaco – Pietro D’Amiens – detto Pietro l’Eremita – che, con una capacità di trascinamento delle folle molto simile a quella attuale di Beppe Grillo, radunò alcune migliaia di contadini e di pastori armati di roncole e forconi e li condusse in Terrasanta per liberare dagli infedeli il Santo Sepolcro. Sbarcati in Palestina furo-
del voto no in men che non si dica sbaragliati dagli armigeri arabi del Saladino, abilissimi giannizzeri, uomini d’arme, cavalieri e arcieri che fecero scempio di quella massa di uomini animati solo da una fede rabbiosa. Il ricordo non è casuale. La pattuglia a 5 stelle di Grillo, ricorda moltissimo i crociati straccioni di Pietro D’Amiens. Il loro ingresso in Parlamento a nostro modo di vedere equivarrà allo sbarco in Palestina della crociata dei contadini. I giannizzeri che li circonderanno – da destra e da sinistra non faranno loro sconti. Berlusconi e Bersani – soprattutto al Senato – saranno pronti ad accettare new entries e – anzi a favorirne la crescita delle fughe verso il gruppo misto nel tentativo di alterare il piatto di una bilancia che non consente a nessuno di raggiungere la maggioranza dei 158 voti. Le prospettive per il futuro non sono assolutamente rosee. Già fin dalle prime battute, dimostrazione che la casta tale è e tale resta: ottusa, rigida e strafottente alcuni alti papaveri del centro destra e del centro sinistra hanno continuato a dare prove televisive di incapacità di leggere il disagio del paese e di voler restare attaccati alle poltrone del potere ad ogni costo. Dietro loro – è bene che non lo dimenticassero – sono sempre pronte ad intervenire frange di una magistratura che – appare ormai evidente – hanno inteso e intendono rappresentare elemento di proposta e di censura politica. Il momento
italiano è drammatico. Neanche Grillo sta facendo proclami. I due grandi schieramenti PD e PDL, separati da un pugno di voti – per il bene dell’Italia dovrebbero trovare una sintesi costruttiva e dar vita a una coalizione che non abbia bisogno di Monti e dei sui professori ma del forte e fermo senso dello Stato e del dovere condiviso di farsi carico di far uscire l’Italia dalla recessione, dalla dipendenza del potere bancario, dai cartelli della globalizzazione più cinica e becera che sia mai conosciuta, dal – per dirla con Magdi Allam – “Signoraggio Bancario” che è ormai solo fonte di impoverimento per le imprese, ponendo limiti alla delocalizzazione produttiva, difendendo le economie delle periferie e creando lavoro. Urge che PD e PDL trovino una intesa per la governabilità immediata e per la riforma elettorale da attuarsi come obiettivo di massima urgenza. La grande preoccupazione è che uno o entrambi – anziché cercare un accordo che sia espressione di maturità – cerchino solo e ad ogni costo l’alleanza con Grillo. Cosa questa che – potrebbe anche aritmeticamente funzionare – ma che politicamente non appare praticabile, salva l’ipotesi di un rientro nei ranghi della razionalità del movimentismo estremizzante che caratterizza il M5S che sulle ali di un voto di protesta irrazionale ha mandato in parlamento gente di cui nessuno sa nulla: capaci? In-
Nella foto: L'On. Rosanna Scopelliti - Pdl.
Nella foto: Neoeletto Senatore Nico D'ascola - Pdl.
capaci? falchi? Colombe? estremisti? moderati? Un elettorato esacerbato li ha votati a scatola chiusa. Solo fra pochi giorni sapremo chi essi siano e come ragionino. Nessuno in questo momento in Italia è portatore di ricette miracolistiche. Urge solo concretezza. E l’onestà di capire che non si possa più percorrere la strada del porcellum: prima che, di porcellum in porcellum, il parlamento italiano diventi realmente una porcilaia e che – per dirla con il refrain della famosissima “pappa al pomodoro” di Gianburrasca “il popolo affamato faccia rivoluzion!!!” Per quanto riguarda la Calabria – nella quale alla vigilia del voto chissà perché nessuno da destra a sinistra ha più parlato di n’drangheta, gli eletti rispecchiano numericamente il dato nazionale. Fra i deputati 5 di essi non sono calabresi (Bindi D’Attorre, Vendola, Cesa e Quintieri). Al senato la scelta di Berlusconi rende incerta l’elezione di Arena entrambi del PDL dove è stato invece eletto Antonio Caridi. Fra Le new entries, il dato di maggior rilievo è targato PDL con Rosanna Scopelliti e Nico D’Ascola oltre che i 5 eletti di M5S (tre i deputati)di cui si sa nulla a parte che sono anagraficamente giovani. In Calabria il centro destra ha prevalso e Scopelliti ora ha qualche fedelissimo in quel Parlamento dove sembrava intenzionato a sbarcare. Di qui a poco, surroghi e rimpasti daranno anche al Consiglio Regionale un nuovo volto.
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Dalle urne, il voto e...
sicuramente senza un futuro stabile! di Luigi Cordova
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’aver votato in uno stato di gran confusione e con la quasi certezza che si sarebbe corso il rischio di non avere una maggioranza unica vittoriosa sia alla Camera sia al Senato, oggi comporta che il Presidente Napolitano dovrà ricorrere al conferimento di un incarico o al “leader” della coalizione vincente alla Camera dei Deputati o ad un “esterno” con il mandato di cercare di costruire una maggioranza all’interno del Parlamento tra le varie forze parlamentari presenti, il che significa che per l’ennesima volta la nostra Italia dovrà trovarsi una soluzione intermedia che faccia fronte ai possibili scenari apocalittici della nostra “scassata” economia, andando a cercare una formula politica che possa trovare il gradimento dei mercati “Europei ed Internazionali” con il grande incubo del saliscendi dello “spread” tormentone degli italiani. Allora ci si chiederà come mai siamo arrivati a questo risultato e a cosa è servito il governo tecnico e la scesa diretta nell’ agone elettorale dello stesso Monti con la sua coalizione. Ci si chiederà chi ha vinto e chi ha perso e come sempre la risposta sarà la solita, cioè tutti hanno vinto, tutti hanno perso, secondo quale punto di vista verrà usato come indagine politica. Certamente gli assertori della tesi antisistema bipolare o bipartitico grideranno al settimo cielo che gli sconfitti sono stati il duo Bersani-Berlusconi, mettendo in evidenza la vittoria di Grillo, primo partito alla Camera dei Deputati e terza forza politica del Paese e forse anche l’ago della bilancia, con un possibile coinvolgimento delle forze “fresche e nuove”, frutto della così detta antipolitica, in forma diretta in coalizione o indiretta (come accaduto in Sicilia) con un appoggio esterno e condizionato a trovare risultati in aula – di volta in volta – sui singoli
provvedimenti governativi. Il che potrebbe fare intravvedere un possibile e veloce ritorno alle urne entro l’anno in corso, con un rischio di una grande instabilità sui mercati mondiali… anche se le dichiarazioni dello stesso Grillo sembrano essere in senso opposto, cioè della non disponibilità ad entrare in un governo di larghe intese, motivo per cui toccherà a Bersani tentare di coinvolgere il PDL a governare assieme, (com’è accaduto in Germania quando Cristianodemocratici e Socialdemocratici, avendo avuto lo stesso numero di voti, diedero vita al governo della signora Merkel) essendo il Terzo Polo di Monti del tutto ininfluente per il raggiungimento di una maggioranza numerica al Senato, stante la sonora sconfitta dell’attuale Presidente del Consiglio, che ha ottenuto solo la misera soddisfazione di raggiungere, come coalizione, il 10% dei voti e di riportare in Parlamento il resuscitato Casini, con un piccolo manipolo di parlamentari, mentre il povero Fini con il suo partito è stato spazzato via dall’elettorato di centrodestra, che lo ha ritenuto “responsabile unico” della caduta dell’ultimo governo Berlusconi. Sicché al povero Monti rimane il rimpianto del suo auto coinvolgimento nella battaglia elettorale (rinunciando di fatto ad una sua quasi certa elezione a Presidente della Repubblica) nella speranza di divenire il “Santone” indiano, guaritore dei malanni del popolo italiano, già alla fame e distrutto per tutte le torture economiche subite dai governanti Tecnici, che avrebbero dovuto portarci fuori dal pantano e dal rischio “default” e che invece ci faranno ritrovare di nuovo ad affrontare una crisi senza futuro, con sole poche certezze: perdere forze lavoro ogni giorno, con un ritmo martellante e apparire sempre più lontano lo scenario di una ripresa della politica dello sviluppo economico. Ormai appartiene ad un passato senza ritorno il miracolo del “boom economico” delle piccole e medie imprese e degli investimenti, visto che le nostre banche, tanto virtuose nel ricevere gli aiuti della BCE ad un tasso irrisorio, si dilettano ad investire nell’azionario, ad alto rischio, e quei pochi soldi, che dovrebbero esser dati allo sviluppo delle aziende o a sussidio delle famiglie in difficoltà li danno a tassi decuplicati con notevole guadagno solo per loro. Di contro il duo Bersani-Berlusconi diranno a loro volta di essere i leader delle due coalizioni che hanno riportato il maggior numero di consensi e di essere indispensabili per il Governo del paese, non essendovi altre soluzioni possibili, senza il loro coinvolgimento, se non quella di ritornare velocemente alle urne, con grande gioia di Grillo che, già pienamente soddisfatto dal risultato ottenuto, pregusta e si lecca i “baffi” al pensiero di una nuova tornata elettorale, che sicuramente gli permetterebbe di spazzar via definitivamente l’attuale partitocrazia in piena crisi di “valori” ed intrisa della presenza di corrotti e mafiosi. Stante così le cose, c’è solamente da sperare, essendo anche spariti i partiti della sinistra storica (finalmente il Parlamento non vedrà più magistrati inquisitori e giustizialisti, ecologisti a tutti i costi che sono riusciti fino ad oggi a farci ritardare ogni forma di sviluppo tecnologico (cito ad esempio l’Alta Velocità e il Ponte sullo Stretto di Messina), i partitini di destra e tutte le “civiche” (più di 150 liste) che si riesca a trovare una forma di Governo che possa provvedere a fare un programma, a contenere la grande crisi economica e ad attuare un processo riformista che rinnovi profondamente la nostra Costituzione, in specie nella parte elettorale, spazzando via il “Porcellum”, la più grande vergogna esistente al mondo, che ci ha privato del sacrosanto diritto di scegliere democraticamente le persone da eleggere e ci ha riportato di nuovo un Parlamento prescelto da pochi, a tavolino, tenendo in considerazione solo portaborse e leccapiedi, utili idioti al servizio di un potere oligarchico e quasi tirannico… Vergogna, Vergogna!!! meglio tornare nuovamente alle urne, ma solo dopo aver abolito il parto celestiale di Calderoli e di tutti i Partiti che si son detti disponibili ad abolirlo a chiacchiere, riportandoci così oggi allo stallo costituzionale ed economico del Paese.
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La parola dei leader Visti e sentiti in campagna elettorale di Giovanni Rigoli
Susanna Camusso: Pier Luigi Bersani:
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l porto deve essere rilanciato. Il Ponte sullo stretto è un’opera faraonica che non serve a nulla, bisognerà invece rilanciare il retroporto. Nel corso dell’ultimo anno nuovi operatori economici hanno cominciato a operare in questa grande infrastruttura e pertanto la fase acuta della crisi che ha interessato il porto potremmo considerarla superata e pertanto bisognerà lavorare per rendere ancora più competitiva questa struttura che va a porto come la più importante del Mediterraneo. Il rigassificatore da qualche parte dovremo farlo. Sta ai territori decidere se accettarlo o meno. Se non sarà fatto a Gioia Tauro lo andremo a fare da qualche altra parte.
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na regione come la Calabria ha la necessità che ci sia una scelta, scelta politica oltre quella del sindacato, di impegnarsi sul lavoro, sul creare lavoro e dare risposte perché il lavoro serve a combattere la criminalità organizzata, ma serve anche a dare ai cittadini di questa regione la speranza e la possibilità di vivere bene in questa terra”. …Il governo Monti ha fatto una scelta basata su una pura politica di rigore, politica che ha determinato un aggravarsi della crisi ed è esattamente la ragione per cui noi (CGIL) pensiamo vi debba essere una svolta profonda nella politica economica”
Stefania Craxi:
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na Candidatura per dare assolutamente la dimostrazione di voler e dover combattere in favore del mio elettorato. “Penso che solo il consenso elettorale può dare la legittimità di rappresentare il popolo italiano. Il Riformismo è una battaglia che da sempre ha contraddistinto le istanze socialiste e che vede ancora oggi uomini liberi impegnati nel difendere la libertà in questa battaglia difficile contro il fallimento della seconda Repubblica e lavorare per creare un soggetto nuovo in grado di rappresentare il socialismo riformista per la riforma delle Istituzioni così da dare al Paese un sistema moderno elettorale e di Governo.”
Magdi Cristiano Allam:
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tiamo perdendo una generazione di giovani anche per le loro difficoltà di accesso al credito. Conseguenza questa, di scelte di politica economica censurabili al punto che “Io amo l’Italia – ha come punto di programma anche quello di uscire dall’Euro. “Stiamo pagando il riciclaggio dei titoli derivati, frutto della speculazione finanziaria. Un ammontare è talmente elevato che richiede il controllo di economia e Governo dei vari Paesi e l’uscita dall’Euro s’impone per non renderci schiavi del signoraggio bancario e uscire dall’ Unione Europea per salvaguardare i nostri valori non negoziabili, sacralità della vita e libertà religiosa ed educativa.
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Un Generale dell’Arma dei Carabinieri che crede nel federalismo.
Dalla lotta alla ’ndrangheta al carroccio
Angiolo Pellegrini, dopo una prestigiosa carriera nell’Arma, si candida al Senato per la Lega Nord di Filomena Scarpati
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alla necessità di una scuola di formazione cattolica per neopolitici sulla Piana, si passa alla candidatura alle politiche, seppur altrove, del generale dell’Arma dei Carabinieri Angiolo Pellegrini, che dall’anno 2006 al 2012, è stato presidente del consorzio “Piana Sicura” con sede in Rosarno, apportando al territorio notevoli benefici, basti pensare alla sorveglianza che avviene tramite telecamere nelle cittadine di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno. Della sua attività di ufficiale dell’Arma dei Carabinieri ricordiamo, invece, l’efficace servizio svolto a Reggio Calabria che in pochissimi anni cambiò volto dopo la guerra tra cosche. Nella lettera di un amico che in quegli anni aveva lavorato con lui, si legge: «Nel 1999 lasciai le aule stremato e psicologicamente provato da ciò che avevo letto negli atti e ascoltato nei dibattimenti e negli interrogatori, ma lieto di vedere che i giovani reggini passeggiavano per Via Marina mano per la mano, tra esposizioni di artigianato e mostre di pittura, in una calma e serenità che otto anni prima era impensabile. Lo Stato vinceva, la Legge trionfava, le persone per bene respiravano. Non credo sia piaggeria e neppure un regalo riconoscerLe che tanto di quel risultato sia stato dovuto a Lei ed ai Suoi intoccabili uomini della DIA,
così come alle forze dell’Arma, della Polizia di Stato e della Finanza. Fu un momento “magico”, in cui tra la gente si sentiva il consenso per la liberazione da un nemico invisibile eppure onnipresente». Nel '98, quando lasciò la Calabria, il sindaco Italo Falcomatà, nel consegnargli il “San Giorgino” in segno di riconoscimento, disse: «Devo ringraziare lei e gli uomini della DIA per aver restituito dignità ad una popolazione». Ricordiamo inoltre che, tra il '92 e il '95, come capo della DIA della regione Calabria, riscrisse il rapporto giudiziario sull’operazione “Olimpia”, oltre 6 mila pagine di storia unitaria della ‘ndrangheta dagli anni '70 al '95, raccolta in trenta volumi. Nella sua attività in Sicilia lo ricordiamo per aver diretto le indagini relative al primo maxi processo di Palermo ed è stato artefice unitamente all’ex capo della Polizia De Gennaro e al Magistrato Giovanni Falcone, della cattura e del pentimento del boss Tommaso Buscetta. Un’altra sfida adesso lo attende, quella elettorale. La sua candidatura al Senato nella Lega Nord – Tremonti per la Basilicata era inaspettata, considerato che è sembrato sempre distante dalla politica del Carroccio, anche se, si è sempre saputo del suo legame con Giulio Tremonti. Il Generale Pellegrini, ormai in quiescenza, ha dichiarato che non è con la diserzione dalle urne che si può dare un contributo al miglioramento del paese, ma ritenendo che non è più tempo di defilarsi, impegnerà tutte le sue energie e la sua esperienza per dare al paese un volto nuovo combattendo le distorsioni di un sistema e contribuendo alla nascita di una sana rappresentanza civile attraverso il risanamento delle Istituzioni e concretizzando in modo realistico un progetto di società retta e dignitosa.
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di Carmen Ieracitano
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un cielo lacrimoso come un bimbo in vena di capricci, che l’ora abbondante di attesa renderebbe pure leciti, accoglie il noto vignettista Vauro a Cinquefrondi. Lui non fa una piega di fronte al tempaccio, entra nella sala della conferenza stampa, nella Mediateca Comunale, gocciolante, ma con il sorriso e dei “salve” distribuiti a casaccio come quelli di un viandante di buon umore, reduce assieme ad Alberto Conia del Kollettivo Onda Rossa, da una visita alla tendopoli degli immigrati africani a Rosarno. La paragona a quella che con Emergency ha visitato a Freetown anche se lì andava molto peggio. “non posso fare a meno di pensare - se quegli uomini sono fuggiti da Freetown e dintorni per venire a sopportare per anni le condizioni in cui vivono a Rosarno pensando a tutto tranne che a tornarsene indietro è normale che lì fosse molto peggio…” Lo guardo mentre parla, Vauro, che di cognome fa Senesi e di nascita è di Pistoia, e penso che vorrei riuscire a rendere in queste righe tutta quella sua “toscanità”, quel quid tipico del toscano verace che, abituato a percorrere il mondo intero, ovunque porta un pò di casa e a tutti si affratella giovialmente. Mi piacerebbe, ma so che è arduo. Ho deciso che non farò un’intervista prettamente politica, anche se è quanto mai difficile visti i tempi, e ancor di più, scoprirò, conoscendo il personaggio. Ma ci provo. Viviamo in un mondo dominato dall’immagine e per questo, anche contestato. Secondo lei che è abituato a dire tutto con un’immagine, qual è il segreto per far sì che l’immagine sia serva del contenuto senza che i contenuti vengano invece asserviti al predominio dell’immagine? «Questa te la sei preparata bene (ride, e io capisco che il mio “lei” è del tutto fuori luogo). In realtà credo che non ci sia un rapporto di sudditanza tra immagine e contenuto. Se i contenuti esistono e urgono la comunicazione immediata attraverso l’immagine, questa non può che essere il subitaneo veicolo che induce a una riflessione di carattere più profondo e che può giungere a tutte le divagazioni che vuoi. Diverso è invece quando l’immagine è il paravento dietro il quale si cela il vuoto, e rimane, appunto, nient’altro che un involucro inerte.» La politica è il pane del tuo mestiere e la tua posizione appare chiarissima. Ma, come vignettista, c’è un collega che stimi dall’altra parte della “barricata”? «Ma non esistono! – sbotta, ridendo di gusto – Vedi, un’altra connotazione della destra italiana è quella della totale mancanza di ironia. E’ una destra che in Italia è apparsa drammatica col fascismo, e poi drammaticamente grottesca col berlusco-
Nella foto: il vignettista Vauro Senesi durante la presentazione del "La scatola dei calzini perduti" suo terzo romanzo al Salone del Libro di Torino.
E fu subito… Vauro!!! nismo, ma assolutamente ignorante e priva di idee dal punto di vista dello spirito satirico. Fare satira presuppone anche uno studio. L’unico, adesso che mi ci fai pensare, che si avvicina a questo, con le sue analisi spesso sarcasticamente dure, a volte, è forse Sgarbi, ma non è assolutamente collocabile nella categoria.» Bene, il mio tentativo di inserire la par condicio è completamente frantumato a questo punto. Non mi rimane che ascoltare il resto, le risposte alle domande meno sofisticate e più esplicite dei colleghi, risposte delle quali però mi pare obbligo fare tesoro. Come dargli torto, in realtà, quando dice che i tentativi di Grillo di annullare le “parti”, la destra e la sinistra, sono impossibili. «Ci sono sempre stati gli interessi frapposti – dice in proposito – e sempre ci saranno: da una parte i profitti, dall’altra i diritti. E il diritto, in che cosa è diverso dal privilegio? Nell’essere di tutti, mentre il privilegio è di pochi, o anche di molti, ma non di tutti. Altrimenti che privilegio è? Vedi – e torna, sorprendendomi, al mio discorso sull’immagine – le parole ce l’hanno un senso. Diritto è condivisione. E il privilegio si difende dal diritto. Perché le banche si salvano sempre? Perché sono le custodi del privilegio.» Va a ruota libera ormai, impossibile fermarlo, è un piacere ascoltarlo. A chi gli chiede, con una punta malcelata di faziosità, fino a che punto è lecito spingersi alla lotta di classe, risponde in maniera chiara e diretta. «Senza fermarsi mai fino alla conquista del diritto, ma se mi chiedi se credo nella lotta armata ti dirò di no. Sulla costituzione italiana c’è scritto nero su bianco il ripudio della guerra e io credo nel pacifismo e nella necessità che la politica riacquisti una cosa soprattutto: l’umanità.” E ancora va contro il leaderismo in generale e a favore della “diversità ,che è un valore aggiunto all’interno del progetto comune». Alla fine ho la possibilità di chiedergli un’ultima cosa. Un’immagine, una sola, per il mondo di oggi, e una per l’Italia nel contesto dell’immagine mondiale. «Beh, quella lì dell’omino nero e panciuto davanti al globo: il suo “fermate il mondo, voglio salire”. Credo fermamente che sia giunta l’ora che salgano altri protagonisti che rappresentino se stessi.»
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Un mese con Leonida Repaci Sulla figura dello scrittore Palmi ricerca il suo ruolo storico di città culturale
di Rocco Militano
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’ stato un progetto di arricchimento culturale della Città di Palmi la manifestazione – evento dal titolo “Un mese con Leonida Répaci – ritorno alla Pietrosa”, patrocinata dal Comune e realizzata dal 20 gennaio al 18 febbraio con la collaborazione del club UNESCO, dell’Associazione Amici Casa della Cultura, del Movimento culturale San Fantino e dell’Associazione Fogghi di Luna. Qualificante è stata anche la partecipazione alle singole iniziative da parte della Provincia, della Cineteca della Calabria, della Pro Loco, del Lions, della Fidapa, del Rotary, delle Associazioni Amici della Musica ed Aura Loci; del Liceo artistico Guerrisi, dell’Istituto Magistrale Alvaro, del Liceo Classico N. Pizi, delle scuole medie e di tanti cittadini sensibili che, in sentimento di orgogliosa appartenenza, hanno effettuato donazioni di reperti storici, di fotografie antiche, di quadri, di sculture, di libri, di ritratti raccogliendo così, interamente e con entusiasmo, gli stimoli lanciati dal Sindaco Giovanni Barone e dall’assessore Natale Pace per una riaffermazione del ruolo storico della Città attraverso l’impegno di tutti a diffondere la conoscenza e la valorizzazione dei grandi patrimoni culturali collettivi, sia storici che attuali, nel nome dell’illustre concittadino, scrittore e letterato, Leonida Rèpaci, nei cui confronti – ha dichiarato Pace – la Città ha ancora un debito non onorato da trent’anni! Nei trenta giorni della manifestazione, nella sala del Consiglio comunale, nell’auditorium e nella pinacoteca della Casa della cultura, nella villa Pietrosa, nella biblioteca Milone, nei laboratori dell’Istituto magistrale e del Liceo artistico, sono state realizzate oltre 40 iniziative di carattere culturale, superando l’iniziale programmazione, che hanno avuto sempre l’attenta partecipazione del Sindaco e degli amministratori comunali con l’assunzione di precisi impegni operativi soprattutto in riferimento alla programmazione turistica della prossima estate incentrata sulla celebrazione, dal 16 al 25 agosto, della festa della Varia, candidata, con i suoi antichi riti, al riconoscimento UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. Momenti di grande significato sono stati vissuti attorno alla esposizione per la prima volta in mostra d’arte, con la dotta illustrazione del critico Livoti, della ricca collezione di quadri facenti parte della donazione Repaci, che, finora, erano rimasti custoditi nei depositi della Casa della cultura; attorno alla presentazione, da parte della Biblioteca, dell’intera produzione letteraria di Repaci; attorno alle idee di valorizzazione e di recupero all’originale destinazione, come luogo della memoria, del complesso della Villa Pietrosa da mettere in sicurezza per essere visitato da anziani e studenti, ed al progetto di sistemazione
Nella foto: Rocco Militano, Natale Pace e il Sindaco Giovanni Barone Sotto: Rocco Militano con Saverio Vallone, figlio di Raf.
a Mausoleo Leonida ed Albertina della grotta sovrastante riguardo la quale, sul parere favorevole della Soprintendente ai B.B. Artistici e Ambientali Margherita Eichberg, l’assessore Lamberti Castronuovo ha confermato l’impegno dell’Amministrazione Provinciale a finanziare l’opera con il trasferimento delle due tombe, custodite ancora oggi nella cappella di famiglia. Particolare valore formativo e di conoscenza del passato hanno avuto gli incontri con i giovani sulla cultura della legalità del procuratore Dolce e del procuratore Creazzo e la presentazione del libro di Carmelo Lentino; i concerti di musica classica e folk della cantastorie Francesca Prestia; le presentazioni del volume Lo scoglio dell’ulivo di Pino D’Agostino e dei saggi di Rosalba Arcuri su Il paesaggio rurale del VI secolo e di Alfredo Focà su La vita di Raffaele Piria; le ricerche di Natale Pace su Il Debito, del Vescovo Rimedio su Le Memorie e di Gregorio Corigliano su I diari di mio padre. Segnali forti di deli-
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cate sensibilità sono state le presentazioni dei versi sulla natura e sul panorama del territorio palmese, sulla sapienza popolare e sui sentimenti religiosi pubblicati da Antonino Lucisano, da Giovanna Morabito, da Lilla Sturniolo; la visione dei documentari su Le donne e l’immigrazione; su La Pietrosa di Angela Mancini; su La Calabria - Geografia dell’anima di L. Repaci - di Antonio Minasi con, in sottofondo, le celebri musiche di Cilea; sui contrasti sociali a Gralimi con “Carne Inquieta”, il film del 1952 - oggi documento di cinematografia museale - tratto dall’omonimo romanzo di Rèpaci, superbamente interpretato da Raf Vallone, distrutto in Italia dalla censura e recuperato, nella versione francese, da Eugenio Attanasio e Giovanni Scarfò per le teche della Cineteca della Calabria. Grande commozione ha provocato il Ricordo di Albertina Rèpaci nell’impegno di moglie, di scrittrice, di poetessa e di segretaria organizzativa del Premio Viareggio, esposto, alla presenza dei rappresentanti della famiglia, dal presidente del club UNESCO Rocco Militano, con le declaMomenti della vita mazioni di struggenti poesie e brani dai profondi sentimenti tratti di Leonida da L’amore è difficile interpretati da Lilly Sgro e Mario Augimeri; Repaci. così come straordinari apprezzamenti ha riscosso la lettura de La
vita e le opere del M° Francesco Cilea nel suo tempo, proposta dal Maestro compositore Domenico Giannetta su foto, musiche ed immagini rare dell’epoca. Tante diffuse emozioni, quindi, percepite dalle migliaia di cittadini di ogni età che, con la loro costante presenza nell’arco del mese, con rinnovato sentimento identitario, sono diventati attivi protagonisti dell’azione di crescita culturale oltre che sostenitori dell’impegno dell’Amministrazione a basare, sulla diffusione della cultura e sui patrimoni culturali materiali ed immateriali della Città, lo sviluppo economico, occupazionale e sociale dei prossimi anni, riportando così, finalmente, Palmi, nel contesto regionale, al suo storico ruolo.
Sotto: Un momento delle celebrazioni in memoria di Leonida Repaci.
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Nella foto: Palazzo S. Giorgio, sede del Municipio di Reggio Calabria
di Giovanni Rigoli
Purtroppo sentiamo troppo spesso parlare di “scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di…” Un tempo fenomeno ristretto essenzialmente al centro-sud Italia, oramai realtà di cui è pervasa la Penisola. Sarà utile al lettore il seguente schema che ne sintetizza le fasi procedurali. L’iter di scioglimento di un consiglio comunale in seguito a fenomeni di condizionamento di tipo mafioso, può essere schematizzato in quattro punti. 1) Quando si manifestano i presupposti per uno scioglimento diverso dallʼordinario, viene nominata una commissione di accesso composta da tre componenti del Ministero dellʼInterno (appartenenti anche a sedi periferiche quali le Prefetture); uno dei tre è quasi sempre un funzionario della carriera di Ragioneria; gli altri componenti sono alti funzionari delle Forze di polizia quali Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza. 2) La commissione relaziona al Ministro dell'Interno circa le motivazioni che inducono allo scioglimento dellʼEnte: tale documento, redatto in forma estremamente dettagliata, viene strutturato seguendo un ordine che potrebbe essere il seguente: cenni sul territorio evidenziando le famiglie legate alla criminalità organizzata, le attività principali delle stesse, ecc. La relazione indicherà successivamente nel dettaglio tutte le attività svolte dai Settori dell'Ente evidenziando tutte le irregolarità nelle procedure seguite soprattutto nella gestione del denaro pubblico.
Scioglimento di un Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose 3) La Commissione di accesso presenta al Prefetto della Provincia interessata dal Comune da sciogliere, la relazione entro i novanta giorni (prorogabili di altri novanta) dal proprio insediamento ed il Prefetto, entro quarantacinque giorni, ne informa il Ministro dellʼInterno che, valutatone il contenuto, ne richiede lo scioglimento ai sensi di legge. 4) Il Presidente della Repubblica provvede così alla nomina dei componenti della Commissione Straordinaria individuando gli stessi anche nella Prefettura della provincia in cui ricade lʼEnte oggetto di commissariamento “ [...]Lʼequivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire questʼuomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.” (Giudice Paolo Borsellino, lezione tenuta nel gennaio 1989 all'Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa)
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“Per non dimenticare”
di Filippo Speranza
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Una iniziativa dell’AUSER e della sezione pianigiana di S.E.L
’Associazione AUSER, per ricordare l’olocausto e sensibilizzare le nuove generazioni a non dimenticare gli orrori nazisti e fascisti, ha organizzato, in sinergia con la locale sezione SEL, a Taurianova, lo scorso 31 Gennaio, nella sede di Via Solferino, l’appuntamento “Per non dimenticare”. L’Happening è iniziato alle ore 16.00 con la proiezione del film “Il bambino con il pigiama a righe”, tratto dal libro di John Boyle, seguito da un contributo del sociologo Mimmo Petullà, coadiuvato dal Coordinatore del circolo SEL di Taurianova, Filippo Speranza, con la moderazione della Presidente dell’Auser, Rosetta Romeo. Il giorno della memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 Gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del nazismo e non solo, deve essere un appuntamento annuale ed imperdibile per chiunque si definisca persona civile in commemorazione delle vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. La Repubblica italiana riconosce il 27 Gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, in cui ricordare tutti coloro che vittime o meno si sono immolati per porre fine a cotante barbarie. L’intervento del sociologo Mimmo Petullà è stato coinvolgente, per spiegare con chiarezza le molteplici similitudini tra la religione cattolica e quella ebraica, e il ruolo della Chiesa durante gli anni neri del nazismo; sottolineando che alcuni pregiudizi religiosi verso gli ebrei sono dovuti spesso a persone che coprono ruoli importanti nel fare proselitismo nel mondo cattolico, e che non sanno o non vogliono conoscere la realtà di molti documenti che dal 1970 in poi si sono studiati e che chiariscono come il ruolo degli ebrei nella storia antica fu di tolleranza e di coerenza. Il Dott.
Filippo Speranza, segretario comunale di S. E. L., ha specificato la crudezza della teoria nazista, passando poi ad una critica su alcuni silenzi della Chiesa Cattolica, e, successivamente, citando fatti e dettagli storici particolarmente significativi. Ricordando i tragici eventi del rastrellamento degli ebrei dal ghetto di Roma il 16 Ottobre 1943, su circa 1.023 ebrei deportati ritornarono dai campi di sterminio solo 15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino, sopravvissuta alle torture e ad Auschwitz. Gli ebrei del ghetto avevano consegnato 50 kg di oro, che era il prezzo per evitare la deportazione, così era stato promesso dalle truppe naziste, tuttavia, dopo aver depredato le loro vittime e consapevoli delle loro menzogne, i nazisti, eseguirono i rastrellamenti. Il coordinatore di S. E. L. ha poi evidenziato come nel rastrellamento degli ebrei a Parigi, su circa 23.000 ebrei, ben 10.000 riuscirono a togliersi dalle grinfie naziste, mentre a Roma, grazie al collaborazionismo fascista che consegnò le liste delle famiglie ebree, il rastrellamento fu praticamente totale; il Dott. Speranza ha poi citato le persecuzioni dei turchi ai danni delle popolazioni armene, avvenute nei primi anni del novecento, ante prima guerra mondiale, alle quali Hitler, per alcuni versi “si ispirò”. Gli interventi e le domande del pubblico sono stati numerosi e l’evento è terminato con le conclusioni di Rosetta Romeo e i ringraziamenti per la presenza delle due personalità. Lanciando l’appuntamento per il prossimo anno.
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Giorno della Memoria, non c'è soltanto la Shoah
Fratelli d’Italia, del Nord e del Sud La storiografia ufficiale tace sulle stragi dei piemontesi scesi nell’ex regno napoletano ad ammazzar briganti, stuprare donne e sulle atrocità “piemontesi” del lager di Fenestrelle di Mina Raso
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ino a poco tempo fa avrei detto che il 1861 è stato l’anno in cui diventammo Nazione. Avrei detto che Garibaldi fu un eroe generoso, che risalì dal fondo dello stivale per liberare e“fare” l’Italia. Fiera di essere Italiana, ho scoperto che il diritto a questa mia affermazione è stato pagato dal Sud ad un prezzo altissimo. Esorbitante. E io non ne sapevo niente; ho scoperto che la maggior parte della gente non lo sa e se lo ha sentito dire non ci crede. La prima parte della mia vita l'ho trascorsa in varie città del Nord e in prima persona ho vissuto le differenze tra Nord e Sud. Già allora, inconsciamente, difendevo il mio Sud (che praticamente non avevo mai visto) e pur capendo che la realtà meridionale era fatta spesso di violenza, di ignoranza, di povertà, di situazioni economiche importanti che non si concretizzavano, continuavo a difenderlo, anche se tra me e me dovevo ammettere che i meridionali spesso si rivelavano imbroglioni, apatici, furbi, incapaci di trarre vantaggio dalla loro furbizia, se non nell’illegalità. Due anni fa, fu un libro dalla copertina rossa “Terroni” di Pino Aprile, a farmi scoprire cose che non sapevo. Ho scoperto un’Italia che non conoscevo: incollata con il Sangue e i Soldi del Sud. Ho scoperto un Sud debole per lo sforzo di nutrire un Nord sempre più affamato ed insaziabile. Alle prime pagine non credevo a ciò che stavo leggendo, allora ho messo qualcuna di quelle parole su Internet... Briganti (per me sinonimo di criminale) e ho trovato anche un altro significato: patrioti che difendevano il loro paese invaso. Ho cercato Pontelandolfo e Casalduni e ho scoperto che erano due paesini pugliesi rasi al suolo come rappresaglia per la morte di 41 militari savoiardi uccisi dalla guerriglia partigiana (appunto, i briganti). A Pontelandolfo, il 14/08/1861, gli abitanti furono lasciati bruciare vivi dentro le case e lo racconta di suo pugno un soldato che a quella carneficina partecipò in prima persona, il bersagliere Margolfo, il cui diario è stato ritrovato alla fine degli anni 70', molte donne furono stuprate prima di essere uccise, fossero vecchie, bambine o giovani incinte non aveva importanza. Le rappresaglie naziste suscitano in noi giusto orrore, le rappresaglie perpetrate dagli italiani del nord appaiono 1000 volte più feroci. Ma a nessun rappresentante delle Istituzioni va di ricordarlo. La storia, in fondo, è sempre stata scritta dai vincitori. Di Pontelandolfo rimasero in piedi solo 3 case, di Casalduni nulla. Eppure ogni anno a Vicenza si depone una corona ai piedi della statua di un grande eroe del Risorgimento: il colonello Negri, autore di questo massacro, il condottiero dell’eccidio di Pontelandolfo. Kappler, che fu il responsabile dell’eccidio alle Fosse Ardeatine ebbe – dopo decenni di latitanza – il carcere a vita, Negri la medaglia d’oro. Ancora non si sa esattamente quanti siano stati i paesi meridionali distrutti dalle truppe savoiarde in 12 anni di guerra (finora documentati sono 81) perché oggi tanta gente scopre l’amara verità di una storia inventata perché dopo aver tentato di cancellare la memoria del sud, il vuoto doveva essere riempito con qualcosa, e tanto meglio se questo qualcosa ci
rendeva schiavi afflitti della colpa di essere “brutti sporchi e cattivi” per natura innata e che secondo lo scienziato Lombroso, anche geneticamente inferiori oltre che criminali? Il museo dedicato a Lombroso è ancora aperto tutt’oggi a Verona, completo della raccolta dei crani dei meridionali assassinati ed inviati allo “scienziato” per i suoi studi. Le atrocità di cui si macchiò il generale Pinelli suscitarono persino le proteste dell’opinione pubblica e della stampa straniera, tanto che il governo italiano fu costretto ad allontanarlo, non prima però di avergli appuntato sul petto una bella medaglia, come del resto succede oggi: chi ruba diventa parlamentare. Negli atti del primo Parlamento, Francesco Crispi denunciò che in un solo mese nella provincia di Agrigento fossero state arrestate 32.000 persone e che anche chi veniva assolto rimaneva in carcere. La legge Pica contro il brigantaggio fece circa 60.000 vittime. I primi campi di concentramento non furono opera dei nazisti. Ma dei piemontesi “gli italiani del nordˮ per gli “italiani del Sud”. Il più infame fu quello di Fenestrelle, dove chi ci finiva non resisteva più di qualche mese. Fenestrelle chi l’aveva mai sentito nominare, Auschwitz, Mauthausen… Ma Fenestrelle…! I morti nel campo si facevano sparire sciogliendo i cadaveri nella calce viva, dentro le vasche che si trovano ancora dietro la chiesa. Il ministro Menabrea, il 16 settembre 1868, in qualità di capo del governo italiano, incaricò l’ambasciatore italiano in Argentina, Enrico della Croce di Doyola, di sondare la disponibilità del governo sudamenricano a concedere allʼItalia terre «totalmente disabitate» nelle regioni deserte del sud della Patagonia per deportarvi i ribelli e Cadorna concordava che fosse la cosa migliore da fare, Il generale Cialdini auspicava che del Sud “non rimanga pietra su Pietra”. Fino ad arrivare ai giorni nostri… perché non dire come andarono davvero le cose? Perché non possiamo ricordare Gaeta e il massacro seguito all’assedio della fortezza? Perché non possiamo dire che ci furono 12 anni di guerra civile? Perché non possiamo dire che furono chiuse le scuole fiorenti del Regno delle due Sicilie e gli uomini furono uccisi o deportati lasciando una popolazione di donne e bambini, e che la memoria e l’identità ci furono strappate via? Perché non possiamo ricordare che, fino a prima dell’Unità d’Italia, sudditi del Regno delle due Sicilie, eravamo terzi per importanza economica in Europa e intellettuali brillanti e il giorno dopo diventammo tutti briganti senza Dio e assassini? Antonio Gramsci scriveva: “Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti”. Le vittime sono vittime da qualunque parte stiano. Sarebbe bello che il giorno della memoria diventasse tale per condannare in eterno ogni ingiustizia perpetrata in odio a qualunque popolo e noi eravamo un popolo. Perciò dobbiamo ricordare e soprattutto sapere per ritrovare l’orgoglio di dire “sono Meridionale oltre che Italiano”.
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L’Iperattività infantile, dietro l’euforia spesso vi è la malattia.
ADHD, questa sconosciuta
Un convegno promosso da CoDiCi ha fatto il punto sullo stato delle conoscenze e delle possibilità di cura di una sindrome che colpisce un bambino ogni 100 Servizio fotografico di Foto Studio Musolino.
di Carmen Ieracitano
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’ADHD, sigla ancora ai più ignota, ma che rappresenta invece una realtà piuttosto frequente con la quale genitori e insegnanti convivono quotidianamente, al centro del convegno voluto dall’associazione CODICI ( Centro per i Diritti del Cittadino), tenutosi sabato 16 Febbraio presso la sala congressi della BCC di Cittanova. Convegno partecipato e ricco di personalità del mondo politico e istituzionale, tra i quali il Vescovo di Oppido - Palmi Mons. Milito, il Consigliere Regionale On. Giovanni Nucera e il Dott. Antonio Marziale, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sui Minori, che hanno voluto portare i loro saluti e l’appoggio al progetto di studio presentato da CODICI, rappresentato dalla responsabile legale Maria Grazia Morano. In dettaglio, cosa sia l’ADHD, ci è stato spiegato con chiarezza magistrale e abbondanza di particolari dai relatori Dott. Minasi, primario del reparto di pediatria dell’Ospedale di Polistena, Dott. ssa Gagliano, neuropsichiatra, e Dott.ssa Campolo, da anni impegnati nello studio di questa sindrome che comunemente viene definita “iperattività” infantile. Abbiamo così potuto apprendere che tra la comune iperattività che accomuna quasi tutti i piccoli e la vera ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) c’è
lo lavorativo, e nella vita sociale e personale, arrivando ad avere una maggiore propensione verso l’abuso di sostanze da dipendenza e i comportamenti delinquenziali. “E’ una fortuna che oggi si conosca la complessa realtà del problema e che ciò consenta di intervenire in modo adeguato – ha detto la preside Maria Corica nel suo intervento – ma spesso le strutture che ci ritroviamo nelle nostre scuole non sono sufficienti a far fronte al problema, le equipe specializzate ad affiancare il personale scolastico ci sono,
Sopra: il Cons. Reg. On. Giovanni Nucera.
Sopra: il Pres. della BCC di Cittanova, Francesco Morano.
una grandissima differenza e che quest’ultima, spesso sottovalutata, ma che colpisce un bambino su 100, troppo spesso presa sottogamba e non curata adeguatamente, anzi foriera di atteggiamenti verso il bambino che producono effetti devastanti, è una vera e propria malattia congenita, della quale si sono riscontrati anche episodi addirittura pre-natali (iperattività fetale), malattia che colpisce il sistema neurologico con una disfunzione metabolica dei neurotrasmettitori dopamina e norepinetropina. Sarà sufficiente questo, credo, per far capire che un bambino affetto da ADHD, diagnosticabile dal pediatra attraverso lo studio dell’intensità dei sintomi, non è un bambino che non vuole stare attento o fermo ma che non ci può riuscire, non è un bambino che causa dei problemi, ma un bambino che ha un problema. Ed è un bambino che, se non curato, continuerà ad avere dei problemi anche da adulto, non solo nel rendimento scolastico, ma anche, in futuro, in quelFoto: Studio Musolino - Cittanova
ma spesso non costantemente, a causa dei tagli effettuati sia sulla scuola che sulla sanità”. Sulle cure che è possibile attuare, oltre all’efficace sinergia tra terapia farmacologica e terapia cognitivocomportamentale, illustrata dalla Dott.ssa Gagliano, si è espressa anche la Dott.ssa Rocciolo, aprendo uno spiraglio sulla possibilità di imparare a controllare le onde cerebrali tramite la tecnica del neuro-feedback, sperimentata con successo a Rimini. Tutti, pediatri, medici, psicologi come il Dott. Cento, e psicopedagogisti come la Dott.ssa Magliano, autori di altre importanti relazioni sull’argomento, concordano su un punto: con l’ADHD si nasce e si muore, ma è possibile controllarla e per far sì che non si riveli invalidante per la vita è necessario sia riconoscere il problema e centrare per tempo la terapia da seguire, sia che famiglia, scuola e pediatria lavorino insieme per il benessere del bambino. Sotto: il dirigente scolastico, Prof.ssa Maria Corica.
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Spiraglio di luce per le Taurensi
E la littorina tornò a sbuffare Annunciata la riapertura della tratta per Palmi. Positivo il test di stabilità sul ponte Petrace di Luigi Mamone
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asserella elettorale o raggio di sole e concreto spiraglio di ripresa sul futuro delle Taurensi? Alla fine questa è la sintesi estrema di una giornata, il 14 febbraio scorso, comunque importante. Dopo oltre 18 mesi di silenzio, nella stazione FdC di Gioia Tauro, il tonfo cadenzato del motore diesel del locomotore 221, ripulito per l’occasione e rimesso in moto per un breve viaggio che dalla stazione ha condotto lo stato maggiore della ferrovie della Calabria, capitanato da Angelo Mautone, e Giuseppe Pedà, con il supporto tecnico del vice direttore di esercizio Ing. Alessandro Marcelli, ha riaperto le porte della speranza più che quella della nostalgia delle littorine del tempo che fu. La speranza che con l’apporto della regione Calabria, rappresentato dall’Assesore ai trasporti On. Luigi Fedele, la FdC riesca – come l’araba fenice – a rinascere dalle ceneri di una lunga fase di decadenza sfociata poi nella chiusura alla vigilia di un dissesto irreversibile. L’On. Fedele, nell’attesa dell’arrivo di Mautone, si è intrattenuto a lungo con i giornalisti e le Televisioni presenti. “Il futuro delle Ferrovie della Calabria – ha detto – dovrà portare alla creazione di una azienda che sia al passo con i tempi e con le esigenze del trasporto a corto e medio raggio sulle linee interne. Una vocazione – a ben vedere – nuova, anzi rinnovata, giacché negli ani 50 e 60 i treni merci delle Calabro Lucane portavano nelle stazioni le merci che sempre su rotaie giungevano a Gioia Tauro svolgendo una funzione logistica importante tanto quanto il trasporto persone. Ora, con il porto, e con i nuovi concetti in logistica intermodale e di modularità della offerta, il trasporto su rotaia ritorna ad essere una opzione da non sottovalutare anche perchè sempre più forte emerge l’esigenze di fare rete fra le aziende del trasporto e le realtà locali, prime fra tutti i comuni. Il breve viaggio del locomotore 221, a velocità ridotta su un binario da anni non più utilizzato, ha evocato l’atmosfera dell’inaugurazione della Napoli Portici, che – auspici i denigrati borboni, piaccia o meno – fu la prima tratta ferroviaria italiana. Sul ciglio del ponte geodetico sul fiume Petrace, una opera di ingegneria bellissima ed elegante con le slanciate campate che consentono di attraversare lo strapiombo che separa idealmente Gioia Tauro da Palmi e che confermano quanto importante sia stato il ruolo della Calabro Lucana fin dai primi anni del secolo scorso
nel percorso di sviluppo della Piana, il viaggio si interrompe. Tutti a terra: dirigenti, politici e giornalisti, o meglio, è più corretto, tutti sul ponte, a illuminarci d’immenso spaziando lo sguardo verso la non lontana foce del fiume che, sotto di noi, placido scorre fra il verde cupo della vegetazione e quello tenero dei canneti. Il ponte ai lati del binario presenta due larghi corridoi delimitati dalle battagliole e sulle quali è possibile camminare in assoluta sicurezza. E’ un ponte interamente d’acciao spiega l’Ing. Marcelli, moderno ancora oggi, avveniristico negli anni 30 del secolo scorso quando fu costruito. L’impressione è positiva. Nei giorni successivi una commissione di esperti con sofisticate apparecchiatura consentirà di affermare che il transito possa avvenire in sicurezza. Adesso non resta altro che attendere di vedere entrare in funzione con regolarità una tratta che prima di essere soppressa, negli anni ’90 era in grado di trasportare centinaia di studenti ogni giorno e che – nella prospettiva della costruzione a Palmi dell’Ospedale unico della Piana – dovrà far fronte alle esigenze che si legano alla nuova struttura e che specie per gli anziani o i meno abbienti sarà una vera panacea: sperando che le urne non provochino sconquassi di violenza tale da impedire ogni cosa.
Colori
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Ser vizi
di Filomena Scarpati
Mons. Francesco Milito nella chiesa di S. Stefano a Varapodio
Per ricordare l'alleanza fra Dio e il suo popolo
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’alleanza tra Dio e il Suo popolo che si concretizza simbolicamente nell’altare è stata al centro della manifestazione tenutasi domenica 10 Febbraio a Varapodio che ha visto la presenza del vescovo mons. Francesco Milito impegnato in un momento di raccoglimento e profonda fede per la comunità di Varapodio. Momento creato e voluto fermamente dal parroco del paese don Mimmo Caruso, nonché vicario foraneo della vicaria di Oppido – Taurianova, per dedicare al Signore il luogo più elevato del suo sacrificio: “l’Altare”. Nella fattispecie si è trattato di quello della chiesa di Santo Stefano Protomartire, edificato durante il mandato pastorale dello stesso parroco che ha rivolto al vescovo il suo saluto con parole di profonda spiritualità, paragonando, inoltre, l’altare al punto in cui il cielo e la terra si toccano stabilendo per sempre un connubio indissolubile. Ad accompagnare mons. Milito sono stati don Elvio Nocera, cerimoniere e direttore della
liturgia diocesana, don Letterio Festa, direttore dell’archivio diocesano e padre spirituale del seminario vescovile di Oppido M. e don Antonio Nicolaci, segretario personale del prelato. Dopo il Vangelo, l’omelia del Vescovo è stata improntata sul richiamo toccante del popolo di Dio ai valori fondamentali del cattolicesimo che se non messi in pratica vanificano il messaggio di Cristo che si pone essenzialmente come continuo richiamo alla testimonianza. Durante la messa, i canti del coro polifonico diretto dal maestro seminarista Domenico Lando, hanno reso l’atmosfera più profonda. All’omelia è seguita la dedicazione da parte del Vescovo iniziata con l’aspersione dell’altare e del popolo, seguita poi con l’unzione del crisma e terminata con l’incensazione, profumo soave che sale a Dio con il fuoco benedetto attinto dal braciere posto al centro dell’altare. Prima della Consacrazione, sono state poste sull’altare le reliquie del Beato Papa Giovanni XXIII e dei Santi Gemma Galgani e Raffaele Kalinowsky di cui si è data lettura del verbale al termine della Concelebrazione iniziata alle ore 11,00. L’accoglienza al Vescovo da parte del folto numero di fedeli è stata calorosissima e si è distinta soprattutto per le emozioni che il prelato ha saputo suscitare.
Nel primo centenario della morte di Padre Filippo Grillo
“Un missionario oppidese in Cina”
L'associazione culturale “i ponti” ha ricordato il religioso spentosi ad Hang King nel 1912
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a comunità ecclesiale di Oppido Mamertina in collaborazione con l’associazione culturale “I Ponti” nell’anno dedicato alla fede, ha commemorato il centenario della morte di Filippo Antonio Grillo, padre Gesuita, morto nell’infermeria di Hang King Cina, il 12 Dicembre 1912. La dedicazione della serata dal titolo“Un missionario Oppidese in Cina” ha avuto inizio con una concelebrazione Eucaristica presieduta da don Letterio Festa, direttore dell’archivio storico diocesano. Il convegno, tenutosi subito dopo la messa è stato
aperto dal diacono Pasquale Puntillo, docente di Lettere presso il Tecnico Industriale di Oppido Mamertina, che ha evidenziato l’attaccamento alla vocazione sacerdotale di padre Grillo. A seguire l’intervento di Vincenzo Toscano padre Gesuita del reggino, che ha parlato delle missioni dei Gesuiti in Cina degli anni in cui era stato missionario proprio padre Filippo, periodi in cui sacerdoti e religiosi venivano perseguitati. La vita del Gesuita oppidese si è ricostruita grazie alle sue lettere alla famiglia con la quale non perse mai i contatti, commentate a lungo da don Festa. Lettere dalle quali traspare la sua indole carismatica soprattutto nel far fronte alle problematiche dei meno abbienti e sofferenti che proprio in quegli anni, furono di miseria, belligeranze, epidemie con necessità impellenti che gli impedirono per alcuni anni di comunicare con la sua famiglia. Lo si rileva in una lettera a suo zio Alfonso, nella quale si scusa per l’assenza epistolare dovuta alle condizioni sociali precarie di quel momento per la Cina in guerra con la Francia. Dal 24 Settembre 1884, infatti, riscrive l’8 Settembre 1887 rallegrandosi dei 250 battesimi de bambini avvenuti nel suo educandato e di una trentina di adulti, preoccupandosi però dei 40 milioni di cinesi ancora da battezzare. Uno spaccato di vita vissuta prima a Napoli per gli Studi e poi in Francia ed un excursus di episodi ben raccontati nel libro dal titolo “Cina chiama Calabria” di Rocco Liberti che prende in esame proprio la sua indole missionaria nel Celeste Impero nella bufera delle rivolte del XIX secolo. Il convegno tenutosi nella Chiesa di San Giuseppe in Oppido Mamertina è terminato con l’ultimo ricordo dello storico Liberti e del letterato Puntillo che ha inteso evidenziare sia l’appartenenza alla nobiltà della famiglia di padre Grillo che le sue opere costituite da una raccolta di poesie, da un diario ed una traduzione della Genesi dall’ebraico. Tra le autorità presenti alla manifestazione, ricordiamo l’Assessore alle attività produttive della Provincia di Reggio Calabria Domenico Giannetta.
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Massimo Di Menna, Segretario Nazionale della UIL scuola, in Calabria
Scuola, quale futuro?
Solo una seria volontà politica potrà affrontare le problematiche di questione meridionale, non ancora risolta. Il Segretario presente al fianco degli insegnanti e del personale della scuola
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Rivolgerò alla Calabria un’attenzione particolare”, è stata l’affermazione di Massimo Di Menna, segretario nazionale della UIL SCUOLA, durante un incontro tenutosi di recente a Lamezia Terme, con i dirigenti sindacali di tutta la Calabria. Nell’esternare la sua soddisfazione per il proficuo lavoro che si è svolto nell’anno appena trascorso e la crescita del sindacato nel 2012, con notevole aumento soprattutto in Calabria, si è impegnato a tenere i prossimi incontri di carattere nazionale, proprio in Calabria. “Una terra dove i problemi non mancano - ha commentato Di Menna durante l’incontro - e neanche la volontà di affrontarli e superarli in modo adeguato da parte dei suoi abitanti”. Gli oltre ottocento chilometri di meravigliosa costa e un territorio montano ricco di particolari parchi naturali, tutti da scoprire, costituiscono le risorse ambientalistiche e le basi da cui si può partire con un progetto di sviluppo economico in grado di smaltire l’elevato tasso di disoccupazione, che si registra in questo preciso
Sopra: da sinistra, Antonio Vacatello, Anna Melina, Franco Califano e Massimo Di Menna
momento storico di crisi economica. Una seria volontà politica potrà affrontare le problematiche di un’atavica questione meridionale, cominciata dopo l’Unità d’Italia e mai risolta, sono stati i commenti dei dirigenti. Le problematiche che sta vivendo la scuola in questo momento, tra tagli agli organici, blocco delle progressioni di carriera e “spending review” sono stati i temi affrontati dal segretario nazionale, conseguenze di numerosi ulteriori tagli ai bilanci dello Stato con un notevoli ripercussioni sul comparto scuola, che non hanno favorito certo la crescita, ma hanno generato ulteriore povertà, in un territorio soprattutto come la Calabria che si regge essenzialmente sull’impiego pubblico. Oltre ad un accordo tra Ministero e organizzazioni sindacali, in primis la UIL, che ha consentito dal 2010 ad oggi oltre 20 mila assunzioni in ruolo nel comparto scuola, seppur con l’obbligo della non applicazione di un gradone stipendiale, dando a migliaia di famiglie un lavoro sicuro, ha già dato indicazioni al MIUR, tramite il suo rappresentante nazionale, sul reperimento dei fondi per assicurare lo sblocco delle fasce stipendiali. Al Tavolo dei lavori assieme a Massimo Di Menna, hanno partecipato il segretario regionale Antonio Vacatello e Franco Califano, segretario regionale aggiunto, nonché segretario della provincia di Reggio Calabria che ha aperto e chiuso l’incontro e gli altri responsabili delle segreterie provinciali UIL di Cosenza, Francesca Garasci e di Catanzaro, Anna Melina.
Mario Caligiuri in visita all’istituto d’istruzione superiore di Oppido Mamertina
L'assessore e la Barbiana
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na telefonata ha preceduto la visita dell’assessore alla cultura della regione Calabria Mario Caligiuri all’Istituto d’Istruzione Superiore di Oppido Mamertina. Ad attenderlo, oltre alla dirigente Scolastica Francesca Maria Morabito, i collaboratori Pasquale Puntillo e Filomena Silipigni rispettivamente dei settori ITIS e Liceo Scientifico e la scolaresca che risponde con spiccato senso di partecipazione attiva a tutti gli impegni. Un articolo di Giorgio Boatti su Venerdì di Repubblica dello scorso 25 gennaio ha suscitato l’interesse di un esponente della politica regionale per una scuola definita dall’autore, la Barbiana calabrese. Nonostante le difficoltà di un territorio che sopravvive in condizioni di svantaggio rispetto ad altre regioni d’Italia, è una scuola che reagisce bene ad ogni tipo di problematica qualificandosi nel mondo dell’Istruzione perché non mancano l’impegno e le capacità di chi in quel mondo opera, a partire dalla dirigente scolastica, al team docente e Ata, come Boatti ha scritto nel suo articolo. Dopo l’introduzione della dirigente Morabito tendente ad evidenziare l’interazione tra le diverse discipline curriculari, i progetti finanziati dall’Unione Europea e gli stage a cui partecipano gli allievi dell’Istituto, trampolino di lancio nel campo occupazionale, Caligiuri partendo dalle teorie
di Don Milani ha spiegato le motivazioni per le quali la conoscenza deve essere posta continuamente alla loro attenzione. “Ogni parola non conosciuta oggi, sarà per i giovani un calcio nel fondo schiena, domani”. Da questa definizione, ha detto l’assessore discende l’importanza della lettura e del bisogno di acculturarsi per non rimanere tagliati fuori dal progresso. Un momento di crisi come questo ha commentato, a livello globale, non deve far perdere ai Calabresi la speranza di uno sviluppo economico che potrà interessare nei prossimi anni essenzialmente l’area Mediterranea nella quale è situata la nostra regione. Le forze politiche affinché ciò avvenga, sono già in movimento, ha precisato. L’augurio finale è stato quello di continuare a lavorare assieme all’Istituto Superiore di Oppido, per il quale si è espresso con fiducia e stima per i suoi componenti. L’intervento dell’alunno Donato Dalbis, mirante ad ottenere un nuovo edificio, i cui lavori erano già stati avviati qualche anno fa e poi bloccati, ha evidenziato l’importanza di un’unica struttura e servizi che facciano operare gli alunni di ITIS e Liceo Scientifico in sinergia, in modo da sviluppare al massimo le loro potenzialità.
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Esiste ancora il
carnevale cittanovese?
Riflessioni in chiaroscuro su una tradizione-risorsa da difendere
di Carmen Ieracitano
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ono in molti a farsi questa domanda a Cittanova, memori di tempi in cui la manifestazione appariva come un fiore all’occhiello, distinguendosi tra le consimili nella Piana, e tutti concordi del fatto che oggi viva una parabola discendente. Al di là del cattivo tempo, che in febbraio non fa fatica a metterci la propria e che spesso è stato causa di rinvii e sospensioni, come appunto è accaduto anche quest’anno, la popolazione, anche sui social network che sono ormai divenuti lo specchio della nostra società e la piazza in cui preferibilmente si discutono i fatti quotidiani, lamenta il fatto che il Carnevale non sia più quello di un tempo e tira in ballo l’amministrazione del Sindaco Alessandro Cannatà, mettendola a confronto con quella precedente di Francesco Morano “quando la gente veniva da ogni luogo, con qualunque tempo” dicono. Se quel “con qualunque tempo” forse è opinabile, non lo è senz’altro il fatto che, negli ultimi anni, il numero di presenze a Cittanova durante il Carnevale, indipendentemente da pioggia, sole, neve o vento, sembra essere sensibilmente diminuito. Da cosa questo dipenda abbiamo voluto chiederlo proprio ai due diretti interessati, tratti in causa. Il Sindaco in carica Alessandro Cannatà e l’ex, Francesco Morano. Ebbene, secondo Cannatà «Non esiste alcuna parabola discendente. Ci stiamo sforzando ogni anno – ha detto il sindaco in carica – di portare avanti questa manifestazione, nonostante le difficoltà economiche ben risapute, contrariamente ad ammini-
strazioni di altri paesi che vi hanno ormai da tempo rinunciato. Lo abbiamo fatto anche quest’anno, anche se il tempo è stato inclemente e forse lo spostamento a lunedì, unica data utile, ha determinato una minore presenza di pubblico. Quello che a noi interessa comunque è che i bambini cittanovesi si divertano ancora. Il Carnevale cittanovese è sempre stato un grande evento e continuerà ad esserlo e la nostra amministrazione continuerà a tenerlo in piedi, perché serve a dare un messaggio di speranza e almeno una giornata di colore e spensieratezza ai nostri cittadini.» Morano invece, ribadendo di voler evitare ogni tipo di polemica, così risponde: «Ci riflettevo in questi giorni. Oggi i carri vengono costruiti altrove e poi venduti o noleggiati ai partecipanti al Carnevale. Uno degli obiettivi che ci eravamo dati quando partimmo con questa iniziativa, e nel perseguire il quale, ad essere onesti avevamo già allora trovato delle difficoltà, era quello di incentivare la creatività e la manualità, da cui speravamo di riuscire anche a trarre una fonte d’occupazione. Avevamo adibito un capannone a questo scopo e coinvolto i giovani dell’Istituto d’ Arte nella costruzione dei carri. Avevamo addirittura contattato dei maestri viareggini per dei corsi di formazione nella lavorazione della cartapesta. Forse il nostro obiettivo era molto ambizioso, ma ritengo sia un’idea che non sarebbe male riprendere. Coinvolti personalmente e con la speranza di riuscire a creare e a concretizzare una nuova opportunità anche occupazionale, i cittadini risponderebbero senz’altro con più entusiasmo all’iniziativa. Forse non diventeremo mai come Viareggio, ma, in piccolo, credo si possa provare a emularla, se non altro in quanto a spirito d’iniziativa personale, creatività e voglia di produrre.»
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di Alvise A. Cirigliano
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remiare due lattanti, l’ultima nata del 2012 e il primo del 2013, è la novità più eclatante della 35sima giornata della vita organizzata a Cittanova a cura dell’Associazione scientifico Culturale “SS Cosma e Damiano”, medici e santi- che è presieduta dalla Professoressa Irene Marvasi. Ai due babies una scultura di Cosimo Allera. E scusate se è poco: con la speranza che da grandi – fra dieci e passa anni- qualcuno spieghi loro che quel ferro brunito e piegato è opera di un grande artista calabrese. Per il resto un parterre importante e una serie d’interventi che hanno posto l’accento sulla vita ,sulla difesa della sua dignità e qualità, che ad ogni uomo deve essere assicurata – fin che morte non sopraggiunga a lenire pene e affanni, che la prolungata vecchiezza, la senescenza e l’aridità di un mondo dominato da macchine e tecnologia, rendono sempre più difficile insieme al senso di solitudine che leggiamo negli occhi di ogni anziano, solo, stanco, incontinente, iperteso, preda di ricordi e nostal-
35^ giornata Nazionale della vita a Cittanova
Premiati due neonati
Occasione utile per fare il punto sulla necessità di difendere la vita e assicurare ad ogni essere vivente esistenza e assistenza dignitose gie, circondato dalle ombre delle tante stagioni di una vita che, talvolta, si scindono fine a diventare tante vite: l’infanzia con i colori e sapori della famiglia, la madre, il padre i fratelli, i giochi, le piccole semplici cose che nella fretta di crescere vengono presto
Sopra: l'On. Elio Belcastro e la Prof.ssa Irene Marvasi.
Flavia Bruzzese, che si è soffermata sulla vita da intendersi come dono, hanno dato vita ad un momento di riflessione importante. E che speriamo non si esaurisca con l’effimero di una serata iniziata con le armonie dell’Ensamble “I giovani virtuosi” diretto dalla Prof. Caterina Genovese. Sotto: Un momento della premiazione.
Sopra: lo scultore Cosimo Allera, al centro fra i premiati. Col microfono la Prof.ssa Irene Marvasi.
dimenticate per correre dietro ai sogni e alle scansioni di altre età e di altre vite. Fino alla vecchiezza e allo stillicidio di giornate troppo lunghe e troppo più spesso, purtroppo, caratterizzate dall’invocazione della morte, quasi che fosse una liberazione. Per questo i vari relatori, da Michele Mammola, all’On Elio Belcastro, al Dott. Giuseppe Zampogna, al Prof Filippo Marino (che ha offerto un’esegesi del Pater Noster assai attinente con quanto prima evidenziato), fino alla collega Sotto: Un momento della premiazione.
Sotto: L'esibizione de "I giovani virtuosi".
Foto: Studio Musolino - Cittanova
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A due anni dalla tragica fine di Tony Battaglia
Una storia che continua Un commosso ricordo di un ragazzo che credeva nel futuro di Taurianova
di Giosuè Battaglia
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ono trascorsi già due anni, il 15 febbraio scorso, dalla tragica morte di Tony. Un giovane di 28 anni, della nostra Taurianova: un ragazzo speciale. E il suo essere speciale consisteva esclusivamente nell’essere una persona normale, un giovane come tanti, racchiuso nella semplicità dei comuni gesti quotidiani, accanto alla propria famiglia, ai propri amici, ai tanti conoscenti, sempre impegnato ad inseguire i propri sogni. Sogni, forse, anche banali, quale quello di crearsi un futuro nella propria terra, da sempre difficile e martoriata da atavici problemi come la disoccupazione ed una economia locale quasi inesistente. Un’impresa, questa, al giorno d’oggi in particolare, molto ardua. Ma Tony ci era riuscito grazie alla sua intraprendenza e alla sua testardaggine che gli permisero di creare non un’attività, ma una realtà. Difatti, sin da subito, il suo Las Vegas Bar era divenuto il punto di riferimento, un luogo di incontro per tantissimi giovani che la sera, usciti da casa, trovavano ben poco nella loro città. Il garbo e la passione che metteva nella gestione del Bar ripagava tutti i sacrifici da lui per avviarlo. Ma tutto fu reso vano da un piccolo gesto, una azione di pochi secondi, quale quella di un dito di una mano che preme sul grilletto di una pistola e fa esplodere un proiettile di piombo, un pallino così piccolo e roton-
do, come un puntino della grammatica ma che, letalmente, segna la fine di una vita e interrompe la scrittura di un romanzo destinato così a restare incompiuto. Le ragioni della morte di Tony direi non sono futili, solo incomprensibili. Quali le colpe, quali gli errori che ha pagato? Tony era un bravo ragazzo, la sua tragedia è non senso, e se il non senso può decretare un omicidio, la morte di Tony è stato un fato che ha colpito lui a caso. Per come si sono svolti i fatti, quella tragedia improvvisa e ingiustificata poteva essere la morte di chiunque, appeso ad uno dei fili tramato delle Parche e reciso non per volere divino, ma per il ruolo di un’improvvisa e inaspettata comparsa armata non prevista dal copione. Questo è anche, sicuramente, quello che ha recepito la cittadinanza di Taurianova. Popolo che, partecipando in massa ai suoi funerali, ha manifestato, non solo la solidarietà al dolore della famiglia, ma soprattutto ha reagito con fermezza contro l’atto brutale perpetrato ai suoi danni discostandosi dall’accettazione di questi nefasti eventi. E questo è anche quello che spinge ancora tutti loro a manifestare la loro solidarietà esponendo nei propri locali, le targhette che noi, come famiglia, distribuiamo nell’anniversario della sua traNella foto: Tony Battaglia. gedia, e ad indossare le magliette che ritraggono il suo volto e il suo sorriso felice. A tutti loro va il nostro caloroso ringraziamento, un ringraziamento sincero come quello già espresso a tutti i nostri cittadini per la vicinanza e la partecipazione dimostrataci, e come quello espresso all’Amministrazione Comunale la cui sensibilità è andata oltre i commenti della cronaca giornalistica ed ha deliberato, all’epoca, il lutto cittadino ed intitolato a Tony Battaglia il campo sportivo comunale. Ringraziamo la stampa per gli spazi finora concessi ed il Corriere della Piana che oggi ci concede questo sfogo. Ma un ringraziamento speciale va a Tony che, con il Suo “Las Vegas Bar”, ha donato un’isola felice di svago e di socializzazione a tutti i giovani della nostra città. Un’isola che ancora c’è perché la tua famiglia, Tony, ha voluto tenere viva e operante , perché non siano resi totalmente vani i tuoi sforzi, perché possano ancora trovare l’accoglienza ospitale che davi tutti i ragazzi che t’hanno voluto bene e tutti quelli che verranno, e perché col portare ancora avanti i tuoi sogni manterremo ancora vivo il tuo Spirito insieme al tuo ricordo.
« Le ragioni della morte di Tony
non sono futili, solo incomprensibili. Quali le colpe, quali gli errori che ha pagato?»
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Parole, parole, parole...
di Mara Cannatà
Dipendenza da telefoni cellulare
tamenti di abuso, non correlati a sostanze. I dipendenti da telefonino tendono sempre di più ad isolarsi dal mondo esterno, passando molte ore con i giochi interattivi o inviando a ripetizione sms. A causa di questa condotta, il soggetto corre il rischio di disimparare a giocare e a trasmettere le emozioni usando il linguaggio e la comunicazione verbale, come pure ad usare la mente per immaginare l’altro e il mondo in cui si relaziona. “L’obbligo della mediazione tecnologica nei confronti delle relazioni affettive può, inoltre, mettere le persone a rischio di perdere la propria autenticità e, con essa, la capacità di affrontare una relazione diretta con le sole proprie risorse emotive”. I diversi tipi di telefonino dipendenza sono: “Dipendenti da SMS”: hanno il bisogno continuo di inviare e ricevere messaggi di testo, spesso presentano un callo sul pollice di una delle due mani e usano il sistema di scrittura veloce T9; “Dipendenti dal nuovo modello”: cambiano in continuazione modello del cellulare, acquistando quelli più accessoriati e ricchi di nuove funzioni; la frequenza dei nuovi acquisti è di uno ogni cinque mesi e può dipendere dal tipo di classe sociale; “Esibizionisti del cellulare”: scelgono con accuratezza il design, colore e prezzo del loro cellulare, stanno spesso con il cellulare in mano e quando telefonano, lo fanno tenendo la voce molto alta e prima di rispondere fanno squillare a lungo il telefonino; “Game Players”: trasformano il loro telefonino in una “console”, utilizzano i giochi presenti sul telefonino e vanno avanti a ripetizione spesso fino a quando non raggiungono un nuovo record. Esistono anche i soggetti colpiti dalla “sindrome da cellulare acceso”, hanno cioè il terrore che il telefonino sia spento e perciò sono spesso attrezzati con batterie cariche di scorta. Lasciano spesso acceso il cellulare anche di notte. Il rapporto con il cellulare è potenzialmente rischioso per tutti, perché spesso solo parzialmente controllabile, dal momento che si possono gestire soprattutto le chiamate effettuate e meno quelle ricevute. È per questo che la prevenzione di questa forma di dipendenza è importante quanto l’intervento su di essa nella sua forma più acuta. Esiste infatti la possibilità che, in un periodo particolarmente difficile della vita, il telefonino diventi un oggetto su cui canalizzare uno stato di disagio. Pertanto, è importante allenarsi ad un rapporto equilibrato con il cellulare, limitato nel tempo e capace di autocontrollarsi, concedendosi talvolta qualche pausa dalla sua presenza rassicurante.
quando la necessità di comunicare sfiora la psicosi
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a dipendenza da cellulare è definita dagli studiosi come “uno dei fenomeni che si autoalimentano da soli in funzione della propria abitudine quotidiana”. La Cina è stata uno dei primi paesi in cui si è parlato di questa new addiction, definita mobile phone dependence syndrom (The Times of India, 2003). Secondo un’indagine italiana condotta dal Codacons su un campione di 300 volontari (metà uomini e metà donne) di età compresa tra i 20 e i 60 anni, è risultato che il 70% dei soggetti modifica il proprio comportamento quando è impossibile l’uso del telefonino. Di questi soggetti, il 35% ha mostrato tic di natura nervosa (mettersi le mani in tasca continuamente, cercare il telefonino sempre quando si sente uno squillo nelle vicinanze), mentre il 25% ha mostrato un’eccessiva irascibilità e il restante 10% un atteggiamento depressivo, sfociato in alcuni casi in una vera e propria crisi. Dalle ricerche emerge che sono i maschi a soffrire maggiormente della dipendenza da telefonino. Da un sondaggio condotto nelle scuole medie e superiori di tutta Italia è emerso che sono proprio le nuove forme di dipendenza a minacciare di più i giovani e le tecnologie vengono riconosciute come la prima causa alla base di compor-
di Filomena Scarpati
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osa ben più triste della crisi economica è la crisi dei valori che genera disorientamento e sfiducia. E’ questo uno dei motivi per cui vengono proposti, attraverso la consueta forma da biblioteca, testi che mettano in risalto uomini di alta dignità che si sono prodigati per il bene comune, la carità e la solidarietà umana. Di recente, infatti, presso la chiesa dell’Immacolata di Jatrinoli a Taurianova, si è svolta la presentazione del libro dell’On. Giovanni Nucera consigliere e segretario questore del consiglio regionale della Calabria, dal titolo “Don Lillo Altomonte – Profeta degli ultimi, padre dei poveri”. I lavori sono stati aperti dal parroco don Alfonso Franco che nel ringraziare il vescovo mons. Francesco Milito, ideatore della serata, ha evidenziato l’importanza della figura sacerdotale in una precisa dimensione sociale e temporale. Si sono poi susseguiti al tavolo dei lavori gli interventi di p. Rocco Spagnolo, padre missionario dell’evangelizzazione di Terranova Sappo Minulio, e di Mimmo Petullà, sociologo e antropologo delle religioni, entrambi ricchi di contenuti. Prima dell’autore, il messaggio di mons. Milito è partito dalle origini del cristianesimo fino ai giorni nostri, delineando non solo l’importanza della figura dei sacerdoti che hanno contribuito a fare dell’Italia una nazione, ma ha affrontato con molta deter-
Don Lillo Altomonte ricordato in un libro di Gianni Nucera
Profeta degli ultimi, padre dei poveri. Il Meeting culturale promosso dal Vescovo Milito a Jatrinoli
minazione anche il tema della crisi dei valori in politica nei confronti della quale, la Chiesa non può rimanere a guardare ma deve prodigarsi alla risoluzione dei problemi ove possibile, attraverso l’istituzione di una scuola di formazione alla carità politica. Unico e sano scopo, ha commentato ancora il prelato, di chiunque nella vita voglia dedicarsi all’arte di governare lo Stato o altri enti politici locali, come Regioni, Provincie e Comuni, deve essere quello di salvaguardare i veri principi di carità cristiana. Per politica, infatti, non si deve intendere l’astuto comportamento di chi vuole raggiungere interessi personali, ma deve essere finalizzata alla realizzazione del bene comune mettendosi al servizio del prossimo. A breve fa sapere il vescovo, nella nostra diocesi partirà una scuola di formazione che aiuti coloro che intendano intraprendere determinate attività, a perseverare nella civiltà della fede perché solo in essa si potrà proliferare. L’incontro è stato chiuso da Giovanni Nucera che esercita un doppio ruolo, di autore che ha seguito gli insegnamenti di don Lillo e di politico che ha saputo mantenere la sua integrità.
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Giovanni Speranza,
taurianovese dalla fantasia salgariana
Una nuova firma calabrese di Filippo Speranza
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’ giunta alla pubblicazione l’opera prima del giovane autore calabrese e taurianovese Giovanni Speranza, promossa durante l’annuale Selezione Editoriale indetta dalla casa editrice Firenze Libri. Il romanzo, che rievoca ambientazioni esotiche di stampo salgariano, formulate con l’ausilio di uno stile narrativo ricercato e volutamente indulgente all’arcaismo, tratta delle avventure di John Petel divenuto il Capitano Pembalas. Petel è un baronetto inglese che, all’inizio dell’Ottocento, fugge dalla patria per salvarsi dall’infausto destino riservato alla sua famiglia. Giunto dall’altra parte del mondo, nell’arcipelago delle Emikyklos posto a circa mille chilometri a Sud-Ovest delle coste dell’isola di Sumatra, si crede erroneamente in salvo. Infatti dapprima la popolazione malese che abita l’arcipelago, e dappresso il ritorno di un vecchio nemico, lo costringono a lottare quotidianamente per la sopravvivenza. Il caso lo guiderà in una serie di scelte che lo tramuteranno in un temibile pirata bianco in grado, con l’astuzia e il genio militare, di tenere in scacco la talassocrazia imperialistica britannica. Petel non è un eroe buono. È un uomo tormentato, perché ritiene impossibile dimenticare i torti subiti, e il continuo dolore lo tramuta in un animale istintivo e vendicativo. Lo stesso nome con cui è noto presso la comunità malese, Pembalas,
vuol dire appunto Vendicatore. Il marchio inconfondibile delle sue uccisioni sono le teste delle vittime mozzate con il mandau: la spada corta dei Daiachi, i cacciatori di testa del Borneo. Seppur la violenza sia ordinaria nella vita di John Petel e, come un flagello, si abbatta sui nemici con rara brutalità è difficile bollarla come insensata ed esecrabile. Ogni uomo reagisce ai soprusi diversamente: c’è chi si piega e si addomestica senza dignità e chi reagisce dando fondo a quel sentimento che è in grado di dar forza e far vedere la luce in fondo al tunnel. Per Petel quel sentimento è la rabbia mai appagata per una giustizia che forse non arriverà. Il valore del testo, però, non riposa esclusivamente sull’ottima trama e sulla precisa definizione dei caratteri dei suoi protagonisti: “Morte al Raja. L’ascesa del Capitano Pembalas” è anche e soprattutto un testo in cui il piacere della scrittura e il piacere della lettura si incontrano in un connubio perfetto. La cura nelle scelte lessicali, la ricercatezza dei sintagmi, il recupero di un linguaggio solenne come la storia che racconta, rendono il testo un esercizio di stile ben riuscito. Le perfette cornici che inquadrano l’azione hanno il sapore del miglior tempo della nostra letteratura e la fine resa delle descrizioni, la capacità di materializzare, come vividi fotogrammi, spazio e tempo del narrato: come di Pembalas si coglie il tormento, della Malesia si colgono suoni, colori, odori perfettamente pennellati dall’autore. Il romanzo, edito dalla Firenze Libri è ordinabile presso i migliori shop on-line (ibs.it, inmondadori.it, amazon.it, Feltrinelli.it, rizzoli.it, libreriauniversitaria.it, deastore.com) o presso qualsiasi libreria.
L’Elzeviro di Luigi Maggiore Florio
Ti insegnerò a volare ...ogni mattina un merlo in giardino mi viene a trovare ci facciamo compagnia in attesa di prenderci il caffè gli sto insegnando a volare e lui ha incominciato a parlarmi...
abbiamo preso assieme il caffè poi è svolazzato, per portarne un sorso...
…oggi inizia la settimana della merla... finalmente il merlo del mio giardino avrà altro cui pensare... io terrò il camino acceso, e ogni mattina affacciandomi tra i sorrisi porterò il caffè doppio ...il merlo infreddolito e uno sospeso, chissà oltre al merlo ha bussato ai vetri della finestra socchiusa con chi altri imparerò a cantare...
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di Francesco Greco
È
già al secondo romanzo e ha solo 19 anni. Antonella Ferraro di San Giorgio Morgeto, studentessa universitaria in filosofia presso l’Università della Calabria. Nel suo primo lavoro di esordio, “Non mi voglio perdere niente”, edito da Gruppo Albatros Il Filo, due anni fa, la giovanissima autrice aveva vinto la scommessa di vedere pubblicato il suo lavoro appena lo stesso veniva preso in considerazione dalla casa editrice. La stessa determinazione nel continuare la sua passione con il secondo romanzo dal titolo, “E poi ci sei tu”, edito da Ilmiolibro - Feltrinelli. L’occasione non poteva non avere una sua giusta valorizzazione nell’ambito delle iniziative programmate dall’Associazione Nuovo Mondo – Onlus di San Giorgio Morgeto, che il 5 Gennaio ha realizzato l’evento nella cornice natalizia della chiesa dell’ex convento dei domenicani. Erano presenti il parroco Don Salvatore Larocca, l’Assessore provinciale Eduardo Lamberti Castronuovo, la Professoressa Lucia Ferrara, Presidente dell’Associazione Nuova Aracne di Taurianova, e la Professoressa Natalia Sorbara, docente di lettere presso l’Istituto Magistrale di Polistena. Ha fatto da moderatore il Prof. Francesco Greco, Vicepresidente dell’associazione organizzatrice. Dopo il saluto del Sindaco Carlo Cleri, il parroco ha introdotto l’evento dando rilievo all’importanza del lavoro fatto dalla giovanissima autrice e sottolineando che i giovani talenti come Antonella devono essere valorizzati, perché essi
Pubblicato da Feltrinelli il romanzo di una giovanissima scrittrice sangiorgese
“E poi ci sei tu” Antonella Ferraro, 19 anni, è già al suo secondo libro
sono la speranza del nostro futuro. La tematica che si affronta nel romanzo – l’aborto – non è una tematica facile, l’autrice si è cimentata riuscendo ad affrontare la complessità dell’argomento evidenziando anche tutta la problematica esistenziale che circonda un tema così delicato. Don Salvatore ha così incitato Antonella a fare di più e a fare meglio e ha invitato i presenti a sostenere i tanti talenti che sono presenti nel nostro territorio. L’Assessore Lamberti Castronuovo, è entrato nel vivo della problematica dell’interruzione della gravidanza, sottolineando come nel romanzo sono ben presenti la dinamiche emotive e le problematiche morali che spesso fanno parte della scelta di non portare avanti la gravidanza e si è complimentato con l’autrice che ha avuto il coraggio di trattare un argomento così difficile e complesso. La Professoressa Natalia Sorbara ha evidenziato la struttura del romanzo, che ha come protagonisti due giovani che vivono nei nostri giorni. Il romanzo si presenta come una specie di scritto che la giovane ragazza madre indirizza al nascituro. Il racconto si sviluppa in modo lineare, coinvolgendo il lettore, il quale solo alla fine dello stesso scoprirà il finale a sorpresa. La Professoressa Lucia Ferrara ha presentato il romanzo dal punto di vista critico letterario, dando un giudizio molto positivo, sulla linearità del linguaggio, sulla scorrevolezza del racconto e sulla capacità di trasmettere tutta la complessità della problematica sia dal punto di vista della “ragione” che dal “sentimento”. Il numeroso pubblico, accorso anche da altri paesi vicini ha potuto gustare un momento di vera cultura animato anche dal gruppo musicale “Morgeti pop”, che hanno eseguito canzoni ispirate al tema del romanzo. Infine all’autrice sono state rivolte numerose domande, alle quali Antonella ha risposto con freschezza e determinazione. Tutti si augurano che possa continuare su questa strada. Per approfondimenti si può visitare il sito dell’autrice all’indirizzo antonellaferraro.jimdo.com.
Quella Varia che cambiò il corso della vita di Leonida Repaci
“Il debito” di Palmi e della Calabria
G
iovedi 7 febbraio, ore 16, nella Sala del Consiglio Comunale di Palmi, è stato presentato il volume di Natale Pace, “IL DEBITO – Leonida Repaci nella storia”, Roberto Laruffa editore, che tratta della vita e del pensiero del grande scrittore palmese, prendendo spunto da una vicenda che, a dire di Pace, attuale assessore comunale, ha radicalmente cambiato la vita e il destino di Repaci e, con essi, le sorti della cultura italiana del secolo scorso: I fatti della Varia di Palmi del 1925, a seguito dei quali Repaci si dimise dal partito comunista, si fidanzò con Albertina Antonielli di Viareggio e in quella spiaggia, con gli amici Salsa e Colantuoni, fondò nel 1929 il Premio letterario Viareggio, del quale, a parte la parentesi della seconda guerra mondiale, egli fu il presidente a vita. La sera del 30 agosto 1925, infatti, alla fine delle celebrazioni, nell’attuale piazza I Maggio, avvenne un grande guazzabuglio tra fascisti e comunisti, volarono botte da orbi e dalle botte si passò alle pistolettate. Un giovane fascista, Rocco Gerocarni, rimase gravemente ferito e morì subito dopo e altri rimasero più o meno gravemente feriti. Repaci, un fratello, altri parenti e numerosi noti comunisti palmesi finirono in galera. Di questi avvenimenti racconta l’opera di Natale Pace, il cui obiettivo – dice – non è far luce su quegli impor-
di Emma Ugolini tanti fatti, anche perché non è passata storia su Palmi, per poterne discutere con il giusto distacco emotivo e politico. Si vuole, invece, esaminare la vita di Repaci e di sua moglie Albertina, alla luce di ciò che accadde quel giorno, di come avrebbe potuto essere altrimenti e di quanto tutto abbia influito sulla letteratura, la critica d’arte, la pittura, la poesia e la politica del secolo scorso, almeno fino alla morte di Repaci, avvenuta nel 1925 – All’importante evento hanno assicurato la loro presenza autorità culturali e politiche e associazioni della intera regione. I lavori sono stati moderati da Rocco Militano, Presidente del Club Unesco di Palmi e Vice Presidente dell’Associazione Amici Casa della Cultura. Seguitissime le letture di brani del libro a cura della fini dicitrice Lilly Sgrò e apprezzato il saluto del Sindaco Giovanni Barone, che ha fortemente voluto questo evento, inserito nel vasto programma di manifestazioni “UN MESE CON REPACI – Ritorno alla Pietrosa” e che ha dichiarato: «Sono certo che questo libro dell’assessore Pace, già per altro conosciuto in tutta Italia e mai presentato ai palmesi, aprirà nuovi squarci di luce e chiarezza sia sui fatti di Palmi, sia sulla vita del nostro grande concittadino. Condivido, inoltre con Natale, che ogni cittadino di Palmi e della Calabria ha maturato un debito di riconoscenza e amore, ancora non del tutto ripagati, nei confronti di Repaci, per quanto ha dato, per quel che ha fatto e per ciò che ha rappresentato. L’Amministrazione comunale ha avviato un percorso che consenta a ognuno di saldare questo debito; sta alla sensibilità di ogni operatore sociale, scolastico, politico, andare avanti. Repaci e tutti gli uomini che hanno onorato la nostra Città, insieme a quelli che ancora vivono e fanno grande Palmi, possono essere inoltre risorse di crescita e di sviluppo, come giustamente sostenuto dall’ assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri».
Console 2009 olio su tela cm 80x60 premi off 2010 olio su tela cm 80x60
di Carmen Ieracitano
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ui è una persona estremamente riservata, al limite dello schivo, pochi amici, accuratamente selezionati credo con il criterio del tempo che matura le cose. Io l’ho conosciuto tramite qualcuno di loro. La prima volta che vidi le sue opere ne rimasi folgorata ma la mia folgorazione non sortì l’effetto immaginabile. Quasi si arrabbiò. “Penso che a chiunque si dica così. Se anche ti avessero fatto schifo lo avresti detto?”. Mi spiazzò, ma solo per un attimo “Non avrei detto nulla – risposi – certo, non vado in giro ad offendere la gente, penso che chiunque abbia il diritto di proporsi a modo proprio. Ma nemmeno spreco il mio tempo a cercare aggettivi che non mi vengano naturali.” Usai esattamente la stessa brutalità con la quale mi ero sentita apostrofata, ma evidentemente qualcosa in questo gli piacque. E’ passato un bel po’ di tempo da allora, e io e Giuseppe Perrone, taurianovese, l’artista del quale mi accingo a parlarvi, siamo diventati, se non proprio amici, perlomeno buoni conversatori. Ha iniziato a disegnare da bambino ma da adulto ha preferito conseguire un diploma di geometra. Nel 2004 sperimenta la pittura, innamorandosene, e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, ritirandosi in seguito per proseguire da autodidatta. I suoi quadri, dei quali vi proponiamo qui una piccola selezione, sono stati esposti in alcune mostre locali, tra le quali quella indetta dall’associazione Mammalucco durante la manifestazione “Invasione Urbane”, ed è possibile visionarli sulla pagina facebook “Peppe Perrone”, nonché nel suo studio a Taurianova. Sotto la corazza di iniziale riservatezza Peppe è in realtà una persona estremamente cordiale, un animo sensibilissimo che preferisce affidare ai colori e alle forme l’espressione di questa sensibilità. Per questo preferisco anch’io, in questo caso, lasciare maggiore spazio alle immagini, certa che sapranno dirvi molto di più di quanto io possa fare con le parole a proposito di esse.
Un artista figlio di un modernismo minimalista
La quotidianità di Peppe
Un artista taurianovese che ha fatto della riservatezza il suo stile
Gradazione d'alcol sono qui ma non ricordo come 2012 olio su tela 100x70
La ricerca della perfezione interiore 2011 olio su tela, cm 10x70 Senza titolo 2010 olio su tela, cm50x50
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La capolista se ne va... La Taurianovese di mister Giovinazzo insegue il sogno della promozione! di Gaetano Mamone
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ancano poco più di due mesi alla fine del campionato e la Taurianovese è prima in classifica nel campionato di promozione ed è in piena lotta per vincere il torneo. La stagione è stata finora esaltante e la squadra giallorossa ha impressionato per la compattezza dei reparti e la capacità di produrre elevati volumi di gioco con una esecuzione corale di schemi che, oltre ad essere ormai collaudati, risultano tremendamente efficaci riuscendo, con un elevato numero di atleti, ad esprimere una corale duttilità di ruolo che consente proiezioni offensive improvvise con rapide verticalizzazioni capaci di concludersi in conclusioni a rete. Una squadra matura, completa e senza dubbio cinica, sempre protesa all’ottenimento del risultato con una tendenza al predominio territoriale che ha consentito di porre subito un evidente superiorità, frutto di un collettivo di primo ordine all'interno del quale questo è certamente merito del trainer, i giocatori
Foto di Pino Scopelliti - polisportivataurianovese.blogspot.it
Classifica Promozione girone B al 24/02/2013 Taurianovese 49 Gallicese 46 Palmese 39 Reggiomediterranea 37 Marina di Gioiosa 37 Gioiosa Ionica 37 Bianco 35 Sportingclub Davoli30
Gimigliano 29 Rizziconi 27 Bovalinese 27 Polistena 26 Virtus Villese 24 Montepaone calcio 23 San Calogero 18 Real Catanzaro 3
hanno fino ad ora mostrato un grande spirito di squadra, capaci di sacrificarsi all’interesse collettivo e/o a quello utilitaristico di ottimizzazione del risultato. Fino ad oggi la stagione non ha avuto particolari sbavature, il prosieguo sancirà il meritato trionfo.
FMI Race Calendar 2013
Official Sand Season Place 17 Marzo
BeachCross
Paola (CS)
14 Aprile
BeachCross
Policoro (MT)
28 Aprile
BeachCross
Scicli (RG)
5 Maggio
BeachCross
Crotone
8 Settembre
BeachCross
Rossano (CS)
13 Ottobre
BeachCross
Soverato (CZ)
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Monte Cucùdo di Cittanova
Laghetto Crocco di Molochio
La decorata cornice
della Piana
di Diego Demaio
S
e nello scorso itinerario si è goduto dello splendido paesaggio sullo Jonio visto dal singolare Monte Tre Pizzi, stavolta si potrà ammirare, dall’altrettanto dominante Monte Cucùdo (non Cucùlo come erroneamente viene spesso identificato), la nostra Piana con l’intero arco del Golfo di Gioia Tauro. Infatti, dagli 821 m. della vicina montagna cittanovese, l’incantevole scenario spazierà magnificamente da Capo Vaticano a Sant’Elia, offrendo anche una straordinaria visuale sul dirimpettaio Stromboli fumante e sulle isole Eolie emergenti dal mar Tirreno. Superata Cittanova e proseguendo per 6 km e mezzo sulla statale 111 si arriverà ad un piccolo slargo, all’imbocco di una larga pista a sinistra dell’asfalto, dove si parcheggerà la macchina. Iniziando la
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Foto: archivio Dott. Diego Demaio
non difficile escursione si salirà di poco nel bosco per intraprendere, andando a sinistra, l’esposto ed agevole sentiero sulla roccia, definito dell’Omo Morto. Scollinando si giungerà ad un rustico cancello, facilmente apribile (e quindi da richiudere), per incontrare subito dopo una ruspa gialla. Dal vecchio cingolato si andrà a destra, tralasciando l’antico ed usuale camminamento che si inerpica a sinistra, purtroppo ostruito da numerosi alberi caduti che dovrebbero essere opportunamente rimossi. Al termine della larga pista, si punterà ancora verso Ovest, percorrendo il suggestivo sentiero, sotto una solitaria casetta abbandonata, che in breve porta alla grande Croce di Monte Cucudo e poi scende, in pochi chilometri, a Forio di Cittanova. Sulla ferrea Croce, costruita nel 1956 dall’artigiano Rocco Sgambetterra, non molto tempo fa è stato collocato un Crocefisso suggestivamente illuminato da un impianto fotovoltaico che di notte appare, ai pianigiani residenti nei sottostanti paesi, come una nuova luminosissima stella. Dall’aprica sommità la stessa Piana, solcata dalle fiumare Serra-RazzàPetrace e da quella di Vacale, si rivelerà nella sua quasi totale conformazione fisica suscitando logiche riflessioni su come l’uomo non debba assolutamente ostruire o invadere i naturali corsi d’acqua per non procurare conseguenti disastri sul violentato territorio. Omaggiata la Santa Croce, voluta dal TERZ’ORDINE FRANCESCANO FRATI MINORI CONVENTUALI CAPPUCCINI DI CITTANOVA e tanto cara al compianto sacerdote don Edoardo Molina, si ritornerà dallo stesso percorso dell’andata alla statale 111. Una volta risaliti in auto, considerando la brevità della camminata portata a termine, si procederà sino ai 953 m. del quadrivio dello Zomaro per svoltare a destra e proseguire verso Sud, tralasciando le deviazioni asfaltate per l’omonimo Villaggio e per Antonimina. A breve distanza da quest’ultima si imboccherà una discreta pista sulla destra che, pur se non si dispone di un fuoristrada, consentirà ugualmente di raggiungere il non lontano laghetto artificiale di Crocco (conosciuto come laghetto di Zomaro) ricadente, seppur per poco, dentro i confini territoriali del comune di Molochio. Scesi dalla macchina si potrà trascorrere ai bordi del policromo bacino, ormai perfettamente integrato nella lussureggiante faggeta, il resto della piacevole giornata escursionistica svoltasi sulla nostra vicinissima e meravigliosa montagna.
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