SPECIALE GIRO D’ITALIA
SPORT •
I PROTAGONISTI, LA TAPPA, LE SQUADRE E UNA GUIDA PER SAPERE TUTTO SULLA CRONOMETRO A SQUADRE
Anno XVII - n. 17 • 2 - 8 Maggio 2013
settimanale GRATUITO delle isole di Ischia e Procida • www.corrieredellisola.com
A UN PASSO DAL
GIR
Ripercorriamo la storia da quel mitico 23 maggio 1959 ad oggi, attraverso i ricordi di chi c’era e le straordinarie foto dell’epoca
Charly Gaul sulla salita di Cavallaro nella crono del 1959
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• SPECIALE GIRO D’ITALIA
2 - 8 Maggio 2013
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L’ex campione italiano a cronometro si raccont
DARIO CIONI: IL MIO GIRO D’ITALIA • di Claudio Iacono
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uella ischitana sarà una cronosquadre, cioè una tappa i cui i ciclisti, squadra per squadra, cercheranno di ottenere il tempo migliore contro il cronometro; tra i tanti big si sarebbe trovato di sicuro a suo agio anche il personaggio che abbiamo scelto di intervistare questa settimana, Dario David Cioni, ex ciclista su strada, cronoman, toscano e fresco di visita all’isola verde, dove ha fatto visita a Michele Scotto D’Abusco, l’ex pro ischitano a capo del team Cicli Scotto. Una carriera inizia con la mountain bike, passione che coltiva ancora oggi, e che poi però è andata avanti splendidamente toccando i punti più alti a livello personale nel 2004, anno in cui vince anche il campionato italiano a cronometro e si piazza al 4° posto del Giro d’Italia e arriva 3° al Giro di Svizzera, ai tempi della Fassa Bortolo di Petacchi, Freire e Cancellara; un anno magico, in una carriera che poi si chiuderà nel 2011 al Team Sky dove Cioni rimane anche dopo il ritiro restando vicino ai corridori e rappresentando la squadra anche con i media. Gentile e disponibile, accetta di chiacchierare con noi e di raccontarci un po’ di sé e del Giro che ci aspetta. Che Giro si immagina, a pochi giorni dalla partenza? “Mi immagino un Giro come sempre bellissimo, una corsa ricca di sorprese e imprevisti che sarà spettacolare e appassionante, in cui ogni corridore vorrà mettersi in mostra e far vedere tutte le sue doti, dal primo all’ultimo.” Cioni, lei è stato un ottimo cronoman e le frazioni a cronometro hanno sempre un peso importante nelle grandi corse a tappe, quanto le salite o, secondo alcuni anche di più, cosa ci può dire a riguardo? “Essere forti a cronometro è sempre stato fondamentale
è sempre ben piazzato nelle classifiche dei grandi giri e quest’anno ha una grande opportunità; bisogna inoltre sempre fare tanta attenzione a Cadel Evans che darà filo da torcere a tutti come sempre. Attenzione anche a Scarponi che sarà l’uomo di punta della Lampre. E Basso? È sicuramente un grande campione, ma il percorso che lo ha portato al Giro quest’anno non è il solito, per cui non credo che potrà fare tantissimo per la classifica generale; non lo vedo per le primissime posizioni, ma di certo bisognerà tenere d’occhio anche lui se dimostrerà di star bene. È un corridore non più giovanissimo, ma questo non è un vero problema nelle grandi corse, perché l’esperienza che si accumula con gli anni costituisce un fattore chiave nella gestione delle tre settimane di gara e delle fatiche che i corridori affrontano lungo le grandi salite come per vincere i grandi giri e il problema è che è una caratteristica molto difficile da allenare. Un cronoman con ambizioni di classifica deve senz’altro essere bravo in salita, restare con i migliori, ma è più semplice sviluppare attitudini da scalatore per un cronoman che non il contrario”. Nel 2004 la grande soddisfazione di essere il campione italiano della specialità contro il tempo, chi vede ora bene in questo tipo di specialità? Al Giro ce ne sono diversi, come Adriano Malori e
CORRIERE DELL’ISOLA è un settimanle distribuito gratuitamente ogni giovedì ad Ischia e Procida,
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Manuele Boaro, che sono giovani molto bravi e che in futuro ci daranno tante soddisfazioni in queste specialità e poi c’è Marco Pinotti, che non sarà al Giro, ma resta comunque il più forte degli ultimi anni; non a caso lui è stato campione italiano a cronometro per ben 5 volte. Invece per la classifica generale? Chi vede bene al Giro di quest’anno? Il superfavorito è ovviamente Wiggins, ma io vedo bene anche Nibali, che, anche se ha mancato qualche vittoria negli ultimi anni, si SOCIETA’ EDITRICE Nuvola Grafica Via M. Schioppa 78 - Forio (NA) PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE E STAMPA Nuvola Grafica www.nuvolagrafica.it
quelle che si trovano nella terza parte del Giro. Nei suoi tanti anni di gare e nelle tante squadre per le quali ha corso, qual è stato il compagno di squadra più forte che ha avuto? Beh, credo Wiggins, è davvero un corridore completo, con un carattere particolare che però fa parte del personaggio e lo rende unico. Un ciclista rock, che negli ultimi anni ha apportato qualche modifica al suo allenamento solito che gli ha permesso di fare un ulteriore salto di qualità; ha dimostrato di saperci fare a cronometro davvero come pochi e sulle grandi salite riesce a tenere comunque un passo importante. Poi può contare su una grande squadra alle spalle con tanti corridori che potrebbero essere i capitani di tante altre squadre. Anche Evans resta un corridore impressionante con un grande cuore e un grandissimo professionista.
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2 - 8 Maggio 2013
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Che cosa può impedire agli effetti del Giro di diventare un’onda e sfruttarne gli effetti positivi?
La corsa che ha il potere di farci sentire tutti italiani
GIRO D’ITALIA,
IL PENNELLO ROSA CHE UNISCE LO STIVALE
UNA PILLOLA PER IL FUTURO • di Graziano Petrucci
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ramai ci siamo. Sta per partire la tappa del Giro D’Italia. Se ne sta parlando da mesi come uno degli eventi più importanti per l’isola. C’è chi non aspetta altro e l’adrenalina dell’attesa porta con sé anche un po’ d’ansia. Parte della sfera politica come quella dell’imprenditoria di casa nostra è convinta che sarà un’opportunità per tutti. O almeno è il messaggio in cui molti hanno bisogno di credere: non a caso se lo stanno ripetendo quasi fosse un’ancora di salvataggio. Convinti di approfittare di una lungimiranza fuori dal comune molti sono del parere che questa mobilitazione di massa ci porterà senza dubbio la visibilità di cui abbiamo bisogno. Non potrà essere diversamente. Specie dopo che l’isola sarà sparata nello spazio, rimbalzando tra i satelliti come la pallina di un flipper, per cadere sulla terra dall’altra parte del mondo. Lì qualcuno, comodamente seduto in poltrona, oltre agli sforzi dei ciclisti a causa del percorso particolarmente difficile, resterà stregato dai panorami mozzafiato di cui facciamo bella mostra perché ci serve, ogni tanto, per ringalluzzirci l’ego. Le strade ritornate a esserlo dopo anni d’indugi, si presentano adesso come tavole imbandite per Natale. C’è da augurarsi, per
questo, che una scia infinita di appuntamenti internazionali faccia dell’isola il suo snodo principale. Chissà che non si riesca a recuperare pure il resto. C’è chi, al contrario, già vive la preoccupazione di quel giorno. Come si sposterà per il caffè o la passeggiata domenicale? Il cambio di programma, le forzature, sono motivo di nervosismo pure per i più esperti. Bisogna essere particolarmente comprensivi nei confronti di chi fa delle lagnanze il proprio mantra del giorno. C’è poi un’altra fascia: quella degli indifferenti. Convita che un solo appuntamento, benché importante, non sia sufficiente senza una programmazione sul lungo periodo.
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La tappa, tuttavia, potrebbe riservarci grandi sorprese. Sicuramente vantaggi anche monetizzabili, come l’intensificarsi di un flusso turistico e dell’indotto economico. Ad una condizione: bisogna avere ben chiaro lo scopo verso cui vogliamo incamminarci. E’ il caso di lasciare andare l’illusione che l’esercito di telecamere puntatoci addosso, quasi fossimo un obiettivo dell’Afghanistan, avranno conseguenze illimitate e che da sole non bastano per farci uscire dalla crisi. Qualcosa, comunque, è stato fatto. Le lingue d’asfalto rinnovate, come tovaglie da usare solo per gli eventi importanti, di certo rappresentano una base di partenza su cui ripensare
un’isola dalle mille contraddizioni. Per ridarle quella dignità che per troppo tempo abbiamo preso senza nulla in cambio. Che cosa può impedire agli effetti del Giro di diventare un’onda e sfruttarne così gli effetti positivi? Sicuramente la mancanza di coraggio per avviare un processo di cambiamento cui si aggiunge la presunzione di una classe dirigente, quella isolana, che vive lontano dalla percezione che il mondo è dietro l’angolo. Potremmo tornare ad esserne al centro se soltanto riuscissimo a scappare dalla nostra visione parziale per gettarci, così, nella braccia di un futuro che chiede solo di manifestarsi.
di Francesco Castaldi
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ra pochi giorni avrà inizio il Giro d’Italia. Per una volta gli italiani, noti per essere dei voraci “football-addicted”, invece di trascorrere la domenica sbracati a poltrire sul divano di casa, riscopriranno magicamente il gusto di uno sport antico, permeato di valori difficilmente riscontrabili nella nostra società. Nel 1948 gli italiani per la prima volta compresero che, dopotutto, lo sport poteva davvero essere la soluzione per stemperare le proprie sterili ed ataviche tensioni. Simbolo di quell’Italia liberata dall’insensato giogo fascista era stato il grande Gino Bartali che, sostenuto perfino dal primo ministro De Gasperi all’indomani dell’attentato a Togliatti, vinse in maniera insperata il Tour de France. Oggi, ad oltre mezzo secolo di distanza, cosa resta di quella leggendaria impresa? Una fotografia sbiadita, che attende di ritrovare la propria originaria ed autentica vitalità. La “Corsa Rosa” ha il potere di unire le persone da Nord a Sud, dal Tirreno all’Adriatico. E mai come quest’anno il nostro paese ha bisogno di un forte collante. Il critico momento storico che stiamo vivendo, unito alla comprensibile rabbia per un risultato elettorale che divide il paese, dovrebbe dare a tutti la forza di voltare pagina e di tentare, attraverso lo sport, di ritrovare nuova linfa. Potremmo paragonare il Giro ad un pennello che, senza alcuna discriminazione, tinge di rosa tutta la penisola rendendola, almeno per un mese, davvero unita.
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SPECIALE GIRO D’ITALIA •
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Nella cronosquadre ischitana il team Sky ha il favore del pronostico, direttamente alle spalle c’è la Garmin
UN GIRO D’ITALIA SPETTACOLARE
• di Claudio Iacono
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uello che partirà da Napoli il prossimo 4 maggio ha tutte le carte in regola per essere un Giro d’Italia spettacolare, con 21 tappe lungo gran parte dello Stivale, e che, dopo 54 anni, torna anche sulla nostra isola con un cronosquadre che, seppur breve, servirà a tastare il polso dei corridori ad inizio della competizione; 17,4 i km del percorso isolano, che porteranno i girini da Ischia a Forio a dare battaglia al cronometro e nella quale i protagonisti dovranno necessariamente scoprirsi e dare tutto ciò che possono; tanti saliscendi concentra-
ti in pochi km che di sicuro metteranno più in difficoltà i partecipanti negli strappi in salita che nelle discese, che anche se fatte a tutta sono comunque molto agevoli e con poche difficoltà. Il fattore novità potrebbe giocare un brutto tiro agli atleti, che dovranno mettere in mostra tutto il proprio coraggio nell’affrontare il percorso del tutto sconosciuto ai più. L’Orica Greenedge ha provato il percorso in una mattinata, con un blitz furtivo che gli è sicuramente servito a rendersi conto delle varie insidie e che di sicuro li colloca tra le squadre da tenere d’occhio, anche se il team Sky, con il superfavorito Wiggins, conserva ancora il favore
del pronostico direttamente alle spalle c’è il team Garmin, che può invece contare sull’accoppiata Millar-Stetina oltre al vincitore della passata edizione della Corsa Rosa Ryder Hesjedal. Archiviata la tappa ischitana, il Giro tornerà in continente per alcune tappe abbastanza interlocutorie, buone per qualche corridore coraggioso in cerca di vittoria di tappa, anche se i big dovrebbero restare abbastanza a ruota fino alla tappa 8, una cronometro individuale di circa 50 km che potrebbe già indicarci le reali possibilità di Wiggins di aggiudicarsi la corsa, visto che il corridore britannico ha dimostrato ampiamente
di tenere in salita e di essere un vero drago nelle prove contro il tempo. Nella seconda settimana sarà salita vera, con gli arrivi all’Altopiano del Montasio, oltre 1500 mt, nella tappa 10, dopo aver già attraversato il Passo Cason di Lanza grosso modo con le stesse altimetrie; il cuore degli appassionati sarà messo seriamente a rischio nelle tappe 14 e 15, con le mitiche cime del Sestriere, il Jafferau con arrivo a Bardonecchia e con le cime francesi del Moncenisio, del Col du Télégraf e del Galibier, a quota 2642 metri. Se però in queste tappe gli uomini di classifica potranno contare sui propri compagni di squadra, sarà la cronoscalata
da Mori a Polsa che potrà scombussolare le tattiche e la classifica, laddove solo cuore e muscoli dovranno affrontare i circa 1000 metri di dislivello in cui ancora una volta sarà il cronometro a decidere i piazzamenti. Mancano tre tappe alla fine, ma sono chilometri ricchi di storia, di emozioni, di sudore e passione quelli che passano sul Gavia e sullo Stelvio (cima Coppi del Giro 2013) nella tappa 19, mentre nella tappa 20 di passerà per il Passo San Pellegrino, il Giau e le mitiche Tre Cime di Lavaredo, ad Auronzo di Cadore per una tappa mostruosa di oltre 203 km in cui della pianura ci si dimentica in fretta. Ancora una volta il Giro si conferma la corsa più dura del Mondo, in cui tutto può succedere, come ci insegnano tappe come quelle de L’Aquila, che, gli appassionati ricorderanno, stava per regalare la vittoria della classifica generale allo spagnolo David Arroyo a causa di una fuga mal controllata dal gruppo; 23 squadre alla partenza, tantissimi i corridori, dai giovani come Sacha Modolo, agli esordienti al Giro come il campione Robert Gesink, ai vecchi leoni come Basso, Evans, Scarponi, Garzelli e Di Luca, ai mostri sacri come Wiggins e alle grandi promesse mai mantenute fino infondo come Vincenzo Nibali che, fresco anche di contratto con l’Astana dopo la lunga militanza con la Liquigas, deve far vedere quanto può dare al Giro d’Italia, ammesso che non l’abbia già fatto.
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Dietro Wiggins e Nibali si candidano Hesjedal (vincitore nel 2012) e Sanchez, ma attenti ai due veterani Basso ed Evans
I PROTAGONISTI DELLA
BRADLEY WIGGINS
VINCENZO NIBALI
RYDER HESJEDAL
IVAN BASSO
CADEL EVANS
Gand, 28-4-1980) Nazionalità: Regno Unito Team: Sky Procycling Specialità: inseguimento su pista; cronometro su strada Palmares: 3 ori olimpici su pista (2004-2008); 6 ori mondiali su pista; 1 oro olimpico su strada a cronometro (2012); 1 Tour de France (2012) “Sir” Bradley Wiggins, è l’orgoglio britannico; archiviato un 2012 con l’oro a Londra e la Grand Boucle, scende in Italia per provare a imporsi anche nella penisola. Tritasassi a cronometro, squadra solida alle spalle: riuscirà a tenere sulle Alpi? È lui l’uomo da battere.
Messina, 14-11-1984) Nazionalità: Italia Team: Astana Specialità: corse a tappe Palmares: 1 Vuelta a Espana (2010); 2 Tirreno-Adriatico (2012-2013); 2 Giro del Trentino (2008-2013) Un inizio anno da incorniciare, con i successi alla Tirreno-Adriatico e al Giro del Trentino. Lo scalatore siciliano è apparso in forma straordinaria, forse troppo, o troppo presto. Se dovesse riuscire a mantenere la condizione fino all’ultima settimana, lo “Squalo dello Stretto” potrebbe dare l’assalto al primo gradino del podio, facendo leva su scatti imprevedibili e sull’innata abilità in discesa. L’antagonista primo del baronetto inglese.
(Victoria, 9-12-1980) Nazionalità: Canada Team: Garmin-Sharp Specialità: mountain-bike; corse a tappe Palmares: 2 ori mondiali mountain bike specialità Team Relay (20012002); 1 Giro d’Italia (2012) Vincitore a sorpresa della passata edizione, il tuttofare canadese non può non essere tenuto in considerazione per la classifica generale. La sua solidità è un’arma importantissima da sfoggiare nella corsa a tappe più dura al mondo. Parte in rosa, e senza grosse pressioni: può dar fastidio.
(Gallarate, 26-11-1977) Nazionalità: Italia Team: Cannondale Pro Cycling Specialità: passista-scalatore; corse a tappe Palmares: 1 oro su strada U23 (1998); 2 Giro d’Italia (20062010); 1 Giro del Trentino (2009) “Ivan il Terribile” è ancora ai nastri di partenza del Giro. Cerca la terza vittoria in carriera, ma non sarà facile. L’età avanza, gli avversari sono molti. Il corridore lombardo però non ha mai smesso di combattere. Con Pozzovivo, Garzelli e Di Luca, guida la truppa italiana alla ricerca quantomeno di prestigiose vittorie di tappa.
Katherine, 14-2-1977) Nazionalità: Australia Team: BMC Racing Team Specialità: cross country; corse a tappe Palmares: 2 Coppa del Mondo di cross country (1998-1999); 2 Tour de Romandie (2006-2011); 1 Tirreno-Adriatico (2011), 1 Tour de France (2011); 1 oro mondiale in linea su strada (2009) Due anni or sono al Tour tenne a bada gente del calibro di Schleck e Contador; ma quel 2011 fu stagione a dir poco irripetibile. L’Australiano non è lo stesso che conquistò la maglia gialla, ma è famoso per il carattere indomito e la capacità di superare i limiti. “Io per principio non mi ritiro. Io, sulla bici, piuttosto ci muoio”. Uno così non va sottovalutato.
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SPECIALE GIRO D’ITALIA •
2 - 8 Maggio 2013
• di Iacopo Ielasi
CORSA ROSA I
nomi sono molti, chi punta alla vittoria finale e chi al successo di tappa, ma tutti i 208 iscritti hanno una caratteristica: dare battaglia. I super favoriti sono Wiggins e Nibali ma attenzione ad Hesjedal (vincitore nel 2012) e Sanchez.
SAMUEL SANCHEZ
MICHELE SCARPONI
ROBERT GESINK
MARK CAVENDISH
Oviedo, 5-2-1978) Nazionalità: Spagna Team: Euskaltel-Euskadi Specialità: corse a tappe; passistascalatore Palmares: 1 oro olimpico su starda in linea (2008); 1 Vuelta a Burgos (2010); 1 Vuelta al Pais Vasco (2012); 1 classifica scalatori Tour de France (2011) L’oro olimpico di Pechino ha sempre disputato delle buone corse a tappe, senza però riuscire a mai a strappare risultati eclatanti. Quest’anno al Giro si presenta da capitano della Euskaltel pronto a ben figurare: grande talento; scattante in salita; una freccia in discesa. Ci si attende qualche sigillo di tappa importante; più complicato sperare di vederlo in classifica fino in fondo.
Jesi, 25-9-1979) Nazionalità: Italia Team: Lampre-Merida Specialità: corse a tappe; scalatore Palmares: 1 Tirreno-Adriatico (2009); 1 Giro del Trentino (2011); 1 Giro d’Italia (2011) Se è vero che vincere sul campo ha un sapore totalmente diverso dal farlo a tavolino, si può immaginare la voglia di conferma del corridore marchigiano. Il più importante sigillo in carriera è quel Giro 2011 assegnatogli dopo la discutibile squalifica di Alberto Contador. Poi anche sull’ “Aquila di Filottrano” le ombre di una frequentazione poco chiara col Dottor Ferrari e la temporanea sospensione dalla Lampre; ora è tornata, pronta a volare.
Varsseveld, 31-5-1986) Nazionalità: Olanda Team: Blanco Specialità: corse a tappe; scalatore Palmares: 2 Giro dell’Emilia (20092010); 1 Tour of Oman (2011); 1 Tour of California (2012) Il giovane talento olandese ha finora raccolto poco in carriera considerando le sue qualità. Se resiste alla prima settimana senza perdere contatto dai migliori, può dire la sua in classifica. È sicuramente il giovane con le più alte ambizioni ai nastri di partenza.
(Douglas, 21-5-1985) Nazionalità: Mannese naturalizzato Britannico Team: Omega-Pharma Quickstep Specialità: pistard; velocista Palmares: 2 ori su pista specialità Americana (2005-2008); 1 oro mondiale su strada in linea (2011); 1 Milano-Sanremo (2009); 23 tappe al Tour de France; 3 tappe alla Vuelta a Espana; 6 tappe al Giro d’Italia “Cannonball” sarà anche quest’anno l’uomo da battere negli arrivi in volata. I numeri del suo palmares sono impressionanti: di quanto riuscirà a ritoccare il conteggio delle vittorie di tappa al Giro fermo attualmente a quota 6?
Caffè del Nonno
SACHA MODOLO Conegliano, 19-6-1987) Nazionalità: Italia Team: Bardiani Valvole-CSF Inox Specialità: velocista Palmares: 43 successi in carriera Il giovane Modolo è la risposta italiana a Cavendish. Per ora in carriera nessun successo nelle corse del circuito che conta. Proverà a centrare il primo acuto in questo Giro. Nell’anno in cui il grande Alessandro Petacchi ha annunciato il suo ritiro, l’Italia spera di trovare in lui un degno successore.
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• PASQUA 2013
2 - 8 Maggio 2013
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96° Giro d’Italia - A CURA DI PIETRO DI MEGLIO
LE SQUADRE LE FAVORITE SKY PROCYCLING (GBR)
ASTANA 2013 (KAZ)
GARMIN – SHARP (USA)
Sarà unTeam Sky sempre più rivolto alle corse a tappe quello che si presenterà al via della stagione 2013. L’addio di Cavendish si è materializzato proprio per l’impostazione di una squadra che punta essenzialmente alla vittoria dei grandi giri, più che a volate e classiche. Il Team Sky 2013 si è rafforzato in questo senso, con gregari di esperienza come Lopez, Kiryenka, Cataldo, e due giovani americani, Boswell e Dombrowski che possono rappresentare il dopo Wiggins. L’ambizione della Sky è di essere il punto di riferimento in tutti e tre i grandi giri. I compiti saranno suddivisi con Wiggins al Giro d’Italia e Froome al Tour de France. Wiggins si presenterà al Giro con una squadra molto forte, di cui farà parte anche Richie Porte, per provare ad addormentare la corsa e sfruttare le cronometro.
Con gli arrivi di Nibali, Fuglsang e Guardini la Astana è stata una delle regine del ciclomercato. Dopo un paio di stagioni di passaggio, la squadra si prepara dunque a tornare a recitare un ruolo di primissimo piano nei grandi giri e continuare ad essere un’outsider di lusso nelle classiche. A cercare di riempire il vuoto dell’addio agonistico di Vinokourov ecco il passaggio di tre giovani talenti kazaki cresciuti nel vivaio interno, Tleubayev, Kamyshev e soprattutto l’iridato under 23 Lutsenko. La corsa a tappe è il settore in cui la Astana ha investito di più. Il leader indiscusso sarà Vincenzo Nibali, alla prima esperienza all’estero dopo la lunga militanza in Liquigas. La Astana punterà essenzialmente sulla maglia rosa: Nibali tornerà infatti al Giro con l’obiettivo di vincerlo. Oltre ai fidati Agnoli e Vanotti, con altri corridori esperti come Tiralongo e Brajkovic, la squadra potrà imporsi tra i più forti del Giro dando a Nibali delle valide garanzie.
La Garmin Sharp ha riservato una delle più grosse sorprese dell’ultima stagione con il successo di Ryder Hesjedal al Giro d’Italia. Il canadese punta a confermarsi ai vertici. La Garmin ha confermato gran parte della rosa della scorsa stagione, con l’unico cambiamento di spessore alla guida del settore classiche. Partiti il Vanmarcke e il deludente Haussler, a guidare la squadra nelle corse del nord sarà Nick Nuyens. Si punterà poi sui giovani, come Morton e Von Hoff arrivati dal vivaio interno della Chipotle, e l’australiano Rohan Dennis, campione nazionale in carica sia della corsa in linea che della crono tra gli under 23.
KATUSHA (RUS)
CANNONDALE (ITA)
BMC RACING TEAM (USA)
Joaquim Rodriguez è il faro della squadra. Purito vuole tentare la strada del Tour de France, dove non troverà le salite dure che tanto gli piacciono e su cui ha costruito tutta la sua carriera. La corsa al podio del Tour è quindi molto difficile, mentre una vittoria di tappa è un obiettivo più realistico. Rodriguez andrà poi a caccia di successi anche nelle corse a tappe brevi, dove è sempre tra i principali protagonisti, soprattutto alla Tirreno e nelle corse spagnole. Rodriguez conterà sull’apporto del suo gruppo spagnolo all’interno della Katusha, Moreno, Losada, Florencio, Vicioso, un quartetto di ottimi corridori, ma forse anch’essi non proprio indicati per il Tour. Corridori più completi come Brutt, Gusev o con l’esperienza di Paolini saranno essenziali per rinforzare la squadra che sosterrà Rodriguez. Per Menchov invece gli anni migliori sembrano definitivamente alle spalle e nei grandi giri non pensiamo di ritrovarlo a grandi livelli.
Il gruppo guidato da patron Paolo Zani dopo la fine dell’era Liquigas, è pronto a partire con il nuovo sponsor Cannondale . La partenza di Nibali ha tolto uno dei pezzi da novanta, ma la crescita dei giovani talenti Moser, Viviani e soprattutto il fenomeno Sagan consentirà alla Cannondale di essere ancora un punto di riferimento in mezzo al gruppo. Per i grandi giri si punterà sulle spalle di Ivan Basso che a 35 anni sembra ormai aver iniziato la parabola discendente della carriera, ma che resterà comunque un corridore da primi posti al Giro o al Tour. Il futuro è rappresentato da Damiano Caruso, mentre Sarmiento e Salerno saranno i gregari da salita, forti passisti come De Marchi o Vandborg garantiranno forza per il lavoro in pianura. Difficilmente vedremo una Cannondale a guidare il gruppo per metà Giro d’Italia come avvenuto lo scorso maggio.
Il Team BMC è una squadra tecnicamente fortissima, portata sia alle grandi classiche che alle corse in linea, ma che spesso non è riuscita a tirare fuori il meglio dai suoi corridori. Ad inizio 2013 Cadel Evans ha compiuto 36 anni, sarà dunque probabilmente l’ultima stagione per vederlo competitivo per la vittoria in un grande giro. L’australiano punterà ancora al Tour de France, dove il podio è alla portata. Van Garderen si presenta come una spalla speciale per Evans al Tour, una seconda punta più che un gregario qualsiasi. Morabito e Nerz sono indicati per le salite, pochi per una squadra che punta alla maglia gialla. Tutto da vedere poi come si fonderà l’anima classica della squadra, i vari Gilbert e Hushovd, con le esigenze di Evans e Van Garderen sulle strade del Tour.
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I LUOGHI •
2 - 8 Maggio 2013
UN SOFFIO ROSA SULL’ISOLA VERDE
• di Dario Della Vecchia
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uella notte era riuscito a dormire appena un paio d’ore. I continui rumori di camion solitamente usati per il trasporto di materiale edile, erano ormai diventati insopportabili. Un andirivieni che durò fino alle tre del mattino per ricominciare nuovamente alle sei. Le barriere d’acciaio, scaricate rumorosamente, nell’infilarle l’una nell’altra, cominciarono a dar forma a un percorso sinuoso lungo il circuito della statale che ricordava quello per Giovanni Paolo II di una decina d’anni prima. I consueti occhi gonfi, che solitamente raccontavano di serate estive passate a
far baldoria sulla Riva Destra, ricomparvero prepotenti sul suo viso appena coperto dagli immancabili occhiali da sole. Nel recarsi a lavoro a piedi, fantasticava con la mente immaginando la tappa del Giro in rosa, quasi come se sognasse ancora ad occhi aperti. «La Gazzetta, il CorSera e il Corriere dell’Isola… grazie.». Nicola come ogni mattina era lì già da qualche ora e nel sistemare i giornali e gli espositori di cartoline, seguiva i preparativi al Giro d’Italia con curiosità. Passandogli i giornali piegati chiese conoscendo già la risposta «Da dove vedi il Giro passare domenica?» - «Ma che domande!? Da Piazza Antica Reggia, dalla partenza!». Con un occhiolino e un grande sorriso
gli augurò una buona giornata proseguendo oltre. Nessun lavoro in corso sul tratto di strada che lo separava dalla piazza dove il cronometro sarebbe partito. Il silenzio insolito era appena turbato dallo sbattere della risacca lungo le banchine del porto borbonico e dal rumore del sartiame di Zuccarella, la barchetta a vela del Capitano ormeggiata proprio lì in basso. Una dimensione irreale, piacevole. Da qualche mese, con la strada interrotta dai lavori per la metanizzazione, la scomparsa delle auto aveva dischiuso un mondo di quiete, riportando la mente agli anni delle carrozze. Passò rapida quella giornata e alle faccende d’ufficio si accompa-
gnavano stavolta i rumori del palco in costruzione. Un camion con un lungo container cominciò a posizionarsi all’ingresso di Via Porto, annunciando coi segnalatori acustici una lunga retromarcia. «Pronto! Ué Franco, come stai? Sì, stanno cominciando a montare il palco della partenza. Ok, vediamoci di fronte al Municipio, alle dieci stasera, per una pizza.». Per Francesco, trovarsi nel mezzo del primo grande evento che viveva in prima persona, lo incuriosiva non poco e il seguir da vicino i preparativi generava in lui una visibile emozione. «Immagino che seguirai la partenza da qui, ma quali altri posti sceglieresti per vedere la corsa?» La pizza fumava in una serata fatta di chiacchiere e d’immagini di ciclisti sfreccianti in fila indiana. «Per comodità andrei al cavalcavia della “Madonnella” vicino casa. Vederli sbucare dal tunnel della sopraelevata a tutta velocità, sentire i rumori dei freni che leggermente toccati dovranno aiutare la squadra a inerpicarsi sulla collina di Sant’Alessandro… Fiuuuu! Sai che spettacolo! Comunque un posto vale l’altro. La cosa meravigliosa è che si correrà a Ischia. Tu piuttosto?». Francesco vivendo a Forio aveva l’imbarazzo della scelta. Il lungomare della Chiaia col Torrione sullo sfondo avrebbe garantito un colpo d’occhio unico, ma la spettacolarità delle curve di Cavallaro o la ripida discesa di Citara avrebbe consentito, anche al meno esperto, di apprezzare lo sforzo e il gesto tecnico degli atleti. «Guarda, sono
indeciso se attendere le squadre in una delle curve del lungomare fra Casamicciola e Lacco Ameno, oppure in quelle dopo il Castiglione.», lo guardò perplesso «Avrai solo un piccolo problema», lo ammonì serioso, «Ah sì?! E quale?» Una risata interruppe un dialogo dai toni gravi. «Conosci le ordinanze di circolazione? Bisognerà raggiungere quei posti a piedi, lo sai?» Stupore misto a delusione apparve sul suo viso «Perbacco! Non ci avevo pensato!» Una fragorosa risata si alzò dal tavolo smorzando la serietà della discussione mentre chiesero il conto al cameriere. La serata quasi estiva, smossa da un leggero vento di scirocco, li accompagnava verso le proprie case. «Quasi quasi mi verrebbe la voglia di godermi il tutto dalla mia comoda poltrona. La Rai solitamente trasmette la tappa anche con collegamenti dal mattino in modo così piacevole.» - «Sicuramente dovrò dire ai miei clienti di seguire il tuo consiglio! Fa’ che non gli venga la voglia di tornare a Ischia… Vabbuo’, allora ci vediamo lunedì dopo il Giro.» Pensieroso, però, mentre si salutavano aggiunse «Anzi sai che ti dico France’, domani alle nove, appuntamento da me! Andremo a far colazione a Forio e visioneremo il tracciato di gara. Che ne pensi? Mi raccomando… Nun fa’ tardi!» La strada di sampietrini polverosi a quell’ora della notte era deserta e, come al mattino, il ritorno a casa fu silenzioso e irreale. Chissà come daranno inizio alla corsa, pensava, Speriamo non il solito colpo di pistola.
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LA TAPPA •
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Come prepararsi al meglio per vivere minuto per minuto la tappa ischitana del Giro
IL PERCORSO DELLA CRONOSQUADRE TRAFFICO E GIRO D’ITALIA ISCHIA
4 maggio divieto di circolazione in via A.do De Luca e Via delle Terme dalle 15,00 alle 22,00. 5 maggio sul tratto del percorso di gara divieto di circolazione dalle ore 10,00 alle ore 22,00. Inoltre è fatto divieto di transito ai pedoni, ovvero, è vietato l’attraversamento della carreggiata ma non il transito sul marciapiede. LACCO AMENO
Interdetta la circolazione veicolare sulle strade interessate dal percorso di gara dalle ore 11,00 alle 19,00 del 5 maggio. FORIO
Divieto di circolazione sulle strade interessate dalla corsa, in maniera assoluta tra le ore 6,00 e le ore 23,00 del 5 maggio 2013.
LA TAPPA IN NUMERI
IL CIRCUITO METRO PER METRO • di Francesco Castaldi Si parte da Piazza Antica Reggia. Da lì le squadre percorreranno agevolmente Via Alfredo De Luca, per poi giungere a Piazza degli Eroi ed immettersi sul rettilineo scorrevole di Via Michele Mazzella. Gli atleti imboccheranno la Variante Esterna, il tratto più veloce del circuito (con punte di 90 km/h). Dopo averla percorsa in tutta la sua interezza e superata la galleria, dovranno salire verso la curva di Sant’Alessandro e il Castiglione, con il porto di Ischia e il Castello Aragonese
a fare da sfondo. La corsa prosegue con i ciclisti che arriveranno veloci sul panoramico lungo mare di Casamicciola e Lacco Ameno, percorrendo poi il tratto di strada che passa davanti al museo di Villa Arbusto fino alla curva di Cavallaro. Da lì giungeranno verso il lungo mare di Forio. Giunti al porto, svolteranno sulla sinistra, percorrendo il tratto di strada tra via Mons. Schioppa e la Provinciale Panza. Ultimi chilometri della crono, dalla Baia di Citara fino al Soccorso, da fare a tutta per poi tagliare il traguardo sulla litoranea all’ombra del Torrione.
LA TAPPA IN TV Ecco la programmazione Televisiva: 10:00 Rai Sport 1 Mattina Sport 10:00 Rai Sport 2 Tappa del giorno prece-
dente in sintesi 14:00 Rai Sport 1 Anteprima Giro 15:10 Rai 3 Rai Sport 1 e Rai HD Diretta Giro 17:15 Rai Sport 1 e Rai 3 Processo alla Tappa 19:30 Rai Sport 1 TGiro 00:00 Rai Sport 1 Giro Notte
E.T.
17,40
I km da percorrere per la tappa a cronometro
15,15
L’orario di partenza della gara
17,15
L’orario di fine della crono
208
Il numero dei partecipanti
23
Le squadre iscritte
9
Gli atleti per squadra
3
Le ★ di difficoltà assegnate dagli organizzatori alla tappa
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I comuni interessati
123.000
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• C’ERA UNA VOLTA IL GIRO
2 - 8 Maggio 2013
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Catalano trova nell’Isola Verde il suo percorso d’oro
UNA PAGINA INDIMENTICABILE
Catalano radioso dopo la vittor
ia
• di Elvira Agnese
C
orreva l’anno 1959. Il Giro d’Italia alla sua quarantaduesima edizione ricominciava a Milano nel giorno 16 maggio. La carovana del Giro con le sue tredici squadre e centotrenta ciclisti si apprestava a percorrere tutto lo stivale, o almeno una gran parte. Toccava le città, che pian piano diventavano metropoli sotto la spinta della rinascita economica, e i paesini dell’entroterra che festeggiavano entusiasti il passaggio di campioni internazionali. Perché il Giro, quell’anno come in tutti gli altri, non era solo un evento sportivo, ma
molto altro. Attraversava l’Italia, e quasi infilandosi nelle intercapedini più nascoste, anno dopo anno, la trasformava e poi la raccontava meglio di ogni altra storia: perché anche grazie al dualismo Coppi-Bartali o sullo sfondo dei Bugno e dei Chiappucci il Paese ha ricevuto da sempre la marcia giusta per trasformarsi, una pedalata dopo l’altra. Milano, dicevamo, ma anche Salsomaggiore, Abetone e poi Ercolano, Vasto e Rimini, per citare solo alcune delle località che ospitarono quell’anno il giro, che era di Gaul e Anquetil, mentre gli altri, guardando le statistiche e i risultati, non facevano che da sfondo alle loro prodezze su due ruote. Ma ad
una località d’eccezione non poteva che corrispondere un vincitore d’eccezione. E quando la carovana poggiò piedi - e ruote - per la prima volta nella storia del Giro sulla nostra isola, per la sua ottava tappa, una cronometro individuale che toccava tutti i comuni, le cose finirono per cambiare, almeno per un giorno, rendendo possibile l’impossibile, conferendo alla corsa sviluppi nuovi e assolutamente imprevedibili. Stanchi della salita lungo le pendici del Vesuvio, appena i corridori misero piede sull’Isola baciata dal sole, in quell’ormai lontano 23 maggio, si resero conto che uno sguardo superficiale della cartina aveva fatto loro supporre un percorso molto meno duro di quello che si sarebbe rivelato. Il circuito li avrebbe sorpresi, per molti sarebbe stato proibitivo, per altri, campioni compresi, avrebbe rappresentato la sfida più grande, per qualcuno la soddisfazione di una vita. Le tre rampe e la lunga salita, le discese, tutte curve e tornanti, impedendogli per lungo tempo di sollevare le dita dal freno, avrebbero designato un solo vincitore, che sarebbe stato assoluto ed indiscusso. “Si parte da Porto d’ischia – racconta Gianni Cerri sulla Gazzetta Sportiva del giorno dopo - si costeggia a pelo d’acqua la minuscola insenatura che ricorda vagamente, pur con tonalità più aspre e forse più genuine l’incantevole Portofino, poi si sale, sempre con il mare a portata d’occhio, per ridiscendere tra i filari di oleandri a Casamicciola. Da qui a Lacco Ameno la strada è pittoresca e veloce, sinuosa e ridente. La bellezza del luogo è placida , serena, estatica e pur fiorisce con varietà improvvise e sorprendenti. Poi a Santa Restituta si lascia il mare per un istante e si va a scavalcare
una selletta spumosa di ulivi, per ridiscendere ancora giù verso San Michele e Forio, incontro al mare, una volta di più azzurro e verde, come di rado è dato di vedere. Da qui, ahi! Si comincia a salire, lentamente prima, poi sempre più duramente lungo una stradina stretta a schiena d’asino che si attorciglia come uno spago lasciato cadere a vanvera. Panza, Serrara, Noia e quindi nomi gentili di paesi come Fontana, Buonopane, Casabona. La strada inanellatasi su sé stessa, ora si libera dalle convulsioni sulla fiancata del monte Epomeo, fiorito di vigneti. I villaggi, visti dall’alto, sono pizzichi di colore bianco e rosso con terrazze piatte inondate di sole. Qua e là il ricordo delle incursioni arabe fa sbocciare le bolle zuccherine delle casette a cupola tipiche dell’isola di capri, ombra azzurrina che teneramente ci accompagna laggiù all’orizzonte. Discesa da brividi, volo inebriante sulla breve piana di Barano, e finalmente le ombre della pineta il mare che ci ritorna incontro con Procida alla nostra destra e il castello color oro piantato sull’acqua come il trono di un dio marino. Ed è finita!” Battere i grandi specialisti in un percorso di questa natura, sarebbe stata un’autentica impresa. “Era un percorso
da uomini di montagna” , avrebbe sentenziato la Gazzetta Sportiva, ma che dire se a vincere la sua prima e ultima tappa del Giro, in soli 52’23” fu Antonino Catalano, un “guascone” di mare, di isola e di sole? Diremo forse che era scritto nel suo destino, disegnato nel suo DNA di siciliano, di abitante di isola, solo un po’ più grande della nostra, temprato dal sole e dalla fatica. Spregiudicato e impavido, “un picciotto-granatiere”, dall’aspetto forte e virile. Nato a Kalsa, un misero quartiere di pescatori. Andava in bicicletta a prendere la verdura al mercato per i suoi genitori che gestivano un piccolo negozio. Molti fratelli e molte sorelle di cui non si ricordava né il numero né l’età. Vinte una quarantina di corse in Sicilia da dilettante, divenne l’idolo del suo quartiere, e poiché tutto è relativo, qualcuno arrivò qui a paragonarlo anche a Coppi. Ma “Coppi” non lo diventò mai, anche se da quando venne assunto alla Bianchi, Pinella, De Grandi disse un’infinità di volte che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe vinto una tappa importante, una di quelle di cui si parla a lungo. E il suo giorno arrivò in un’isola intrisa di aria di casa, salsedine e sole, un circuito che sembrava disegnato sotto le sue ruote e che gli avrebbe servito una vittoria senza precedenti.
CHE STORIA IL GIRO AD ISCHIA! Enrico Deuringer ricorda la passione di suo padre: «Nemmeno uno choc riuscì ad affievolire il suo amore per la bici» • di Elvira Agnese • foto Archivio R. Mattera
R
icorda poco del Giro di quel lontano 1959, Enrico Deuringer, giornalista Rai che seguirà tra le altre anche la tappa ischitana. Del resto aveva solo otto anni, quando suo padre Giacomo, già direttore dell’EVI, ente per la valorizzazione del territorio isolano, e presidente dell’ente cura e soggiorno, riuscì a portare ad Ischia il suo più amato evento sportivo. Giacomo aveva una smisurata passione per il ciclismo e per l’isola, a cui era legato per discendenza materna, tanto che – ci racconta suo figlio - si allenava legando la ruota della sua bici al taxi numero 1 di Casamicciola. E pensare che durante uno di questi allenamenti subì davvero un brutto incidente: ma neppure questo riuscì a fermare la sua passione per le bici, che lo portava a seguire il ciclismo professionista in ogni parte d’Italia. Ci racconta Deuringer di un’Ischia diversa, molto diversa da quella in cui
viviamo oggi. Strade poco asfaltate, poche auto, pochi taxi, o forse solo uno, quel numero 1 che guidava la bicicletta del padre in lungo in largo lungo l’isola, ma ciò che la rendeva straordinaria era la passione e l’entusiasmo tangibile dei suoi cittadini per lo sport a due ruote. Giacomo Deuringer riuscì quindi – insieme con Antonio De Falco e Giannino Messina – a realizzare il loro sogno di veder sfrecciare i campioni della bici per le strade di uno dei loro angoli di mondo preferiti. «Del resto il ciclismo era probabilmente in quegli anni lo sport più seguito di tutti, perché aveva la capacità di passare per le strade di quei posti abitati da chi conosceva ancora così poco di ciò che li circondava, e la nostra isola, che solo in quel periodo festeggiava l’arrivo dell’acqua corrente grazie proprio all’impegno di mio padre, entrava a pieno titolo nel novero di queste realtà. Probabilmente poi fu proprio in quell’occasione che venne inaugurato il primo ferry boat che partiva da Pozzuoli, sostituendosi ai
pescherecci riadattati al trasporto di bestiame. Ero appena un bambino e seppure abbia un ricordo sfuocato di quell’evento, posso ricordare senza ombra di dubbio che il Giro venne accolto con una grande festa. Era seguitissimo». E le caratteristiche dell’isola e dell’isolano, raccontateci dal giornalista sembrano essersi cristallizzate nel tempo. «Il Giro resta, ancora oggi, l’evento più atteso e vissuto degli ultimi anni, tanto che, quando ho chiesto di simulare il Giro, invitando a prendere parte alla simulazione qualche appassionato ischitano non mi sarei mai aspettato di veder arrivare più di cento ciclisti» ci racconta, con malcelato entusiasmo nella voce. A dimostrazione che la passione per la bicicletta è davvero un amore intramontabile. Altra caratteristica, naturalmente scolpita nella pietra, e che riempirà le cronache di oggi, come già quelle di ieri, è la durezza del percorso che, con le sue salite dure e le discese quasi a strapiombo, metterà a dura prova gli atleti. Mai come dalle parole del gior-
nalista, abbiamo conferma che il Giro è senza dubbio uno dei simboli del nostro Paese, tanto che – racconta orgoglioso – realtà lontanissime da noi, come ad esempio la Cina, seguono ed amano il ciclismo all’italiana, al punto da richiedere che le prime tappe del Giro partano proprio da lì. Idea di certo particolare ed affascinante, che ci lascia senz’altro comprendere quanto sia grande l’opportunità di visibilità che ci viene offerta, con l’arrivo della carovana sulla nostra isola.
Il giornalista conclude poi la nostra breve intervista con un’osservazione che risuona come una profezia per colui che avrà la fortuna di vestire la maglia rosa che fu di Catalano «Chi conquisterà la maglia d’oro in questo percorso la conserverà per molto tempo - dice citando l’intervista appena fatta a Castellano, storico organizzatore del Giro dal 1989 al 2003 – perché non ci saranno luoghi morfologicamente così duri per molte delle tappe successive».
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• C’ERA UNA VOLTA IL GIRO
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L’isola che fu. Lo sfondo d’oro della tappa rosa
ISCHIA 1959 • di Isabella Puca
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uella che si legge sui giornali del 1959 è un’isola vergine, era con questo nome che l’isola, poi verde, si avviava al pieno boom economico che raggiunse il suo vertice nel 1962. Un’isola in pieno lancio turistico grazie alle bellezze del posto, ai grandi spazi utilizzati per costruire e a menti sagaci come quelle di Rizzoli che portava alla luce la bellezza di Lacco Ameno, Malcovati, ginecologo milanese che scoprì l’importanza ginecologica delle acque termali e il conte Marzotto proprietario del Jolly quasi ultimato nel maggio del 1959, un mese cruciale in un anno fondamentale per la nostra isola. Sull’isola approdavano per la loro villeggiatura i cosiddetti “Signori”, esponenti della medio - alta borghesia napoletana. Tra i tanti la Baronessa De Biase, l’ambasciatore Cortese, e la famiglia Cacciapuoti, proprietari del corso Vittorio Emanuele napoletano. Nel 1957 la bellezza dell’isola era già approdata al cinema con Sissi ad Ischia (Scampolo), un indimenticabile film diretto dal regista tedesco Alfred Weidenmann con una fantastica Romy Schneider e con Vacanze ad Ischia diretto da Mario Camerini con attori dal calibro di Vittorio De Sica, Nadia Gray e Peppino De Filippo. Nello stesso anno giungeva sull’isola con la sua autentica comicità un sessantottenne Chaplin, irriconoscibile senza la sua bombetta nera e l’intramontabile baffo. Ma veniamo al 1959, nell’estate di quell’anno fondamentale per il lancio turistico dell’isola, al ristorante Monfalcone di Casamicciola, una napoletana, Marisa Jossa, vinse il titolo di Miss Italia, prima miss del patron della manifestazione Enzo Mirigliani, che con il suo un metro e sessantasette di bellezza venne incoronata nell’incanto del mare e del sole d’Ischia. In quella stessa estate, il 26 luglio, Baby Gate faceva il suo ingresso dirompente nel Garden del Moresco, un locale pensato da
ta all’isola si vi in a ss Jo sa ri a M La bella d’Italia ssino” bordo del tipico “Cale
Sandro Petti per i giovani, sullo stile del Rancio Fellone frequentato invece dal jet set. «Alta un metro e settantadue senza tacchi, spettinata, ossessa sulla pedana, con i sandali ai
piedi – così in “La ragioniera che si è fatta un nome con gli urli” di Giuseppe Piazzi – la tigre di Cremona, “Mina” Mazzini si avviava ad essere il fenomeno della musica italiana.». Figura essenziale
in questo periodo fu quella di Giacomo Deuringer. Napoletano d’origine tedesca, sposò una casamicciolese figlia di De Rivaz cultore del turismo nel comune degli Oleandri, così come si legge in una delle cronache
verde a
dell’epoca di Casamicciola. Giornalista e direttore dell’Azienda di Cura e Soggiorno, con la sua perspicacia decise il futuro turistico dell’isola. Nel 1957 fu chiamato alla Rai da Rodinò, presidente della Rai, azienda televisiva nata da
pochi anni, amante dell’isola e in particolare della zona di Panza dove risiedeva. Deuringer per 20 anni fu direttore del centro di riproduzione Rai, promotore ad Ischia dell’Epomeo d’oro dove accorrevano i grandi artisti del momento e lega-
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foto Archiv
io Raffaele
Mattera
spingere i corridori caratterizzandosi così con un gran senso di disciplina che favorì il regolare svolgimento della gara.
Charly Chap
lin, ospite di
tissimo all’isola, presentò la festa di Sant’Anna per anni, ogni volta accompagnato da una donna dello spettacolo diversa, salvando la festa che viveva all’epoca un periodo di crisi. A UN PASSO DAL GIRO Deuringer volle che il giro d’Italia passasse per Ischia in una tappa rimasta nella storia per l’aspra bellezza del territorio fatto di “promontori declinanti sul mare; uno più incantevole dell’altro; tutti pieni di luce e di colori, ridenti scintillanti. Percorso dunque ideale, - è scritto in una delle cronache della giornata di quell’anno di “La Gazzetta sportiva” periodico settimanale della Gazzetta dello Sport - insuperabile dal punto di vista panoramico”. Gli ischitani accolsero il giro come una festa, con uno slancio di simpatia e di ospitalità “qui la gente è ingenua e pura. – leggiamo ancora sulla Gazzetta sportiva del 24 maggio del
1959– Poca gente, per giunta, sulla montagna: solo le popolazioni dei paesini bianchi, allineate sul filo estremo della strada, affacciate curiose e sorprese sulla soglia ombrosa delle case, o sedute sulla piazzetta a godersi, una volta tanto, la fatica altrui. Spingere? Come e perché? La gente qui non conosce certi trucchi. E poi è gente che fa queste strade su e giù, più di una volta al giorno se occorre, coi cesti sulle spalle da scaricare al porticciolo o con quelli delle provviste da trasferire al paese. Forse che c’è qualcuno a spingerla, questa gente quando fatica e suda sulle stesse strade?” La gente d’Ischia, contadini per di più, si avviava confusa dalla miseria al turismo, godendo di quel giro che fino ad ora aveva immaginato ascoltando una voce dalla radio, ignorando le scritte appiccicate ad un muro che consigliavano di essere sportivi e di non
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C’ERA UNA VOLTA IL GIRO •
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oli
Romy
AGLI OCCHI DEGLI ALTRI «Cara mamma sono ad Ischia, che dicono sia una delle settemila meraviglie del mondo – scrive in una lettera di un brocco qualsiasi riportata dal giornalista Gian Paolo Ormezzano, uno degli inviati della Gazzetta sportiva – Pare ci sia mare, vita e belle ragazze, nonché colore locale. Pare. Io ci sono arrivato ieri sera dopo un’ora e mezzo di battello. Appena arrivato, sono salito su un’auto e sono finito in albergo. Ho cercato il letto, avevo nelle gambe la fatica per la scalata mattutina del Vesuvio. Alla sera musiche a pieno volume, hanno fatto compagnia alla mia insonnia: «L’amore nasce ad Ischia» diceva una canzone. Forse era anche una bella canzone. Io l’ho maledetta però. Qualche mio compagno ha preso la bicicletta verso le 21 ed è andato in giro per il circuito di domani. Pedalando e pedalando è passato davanti a celebri locali notturni. Straniere alte e bionde lo guardavano con la curiosità riservata ai guai della povera gente. Venire a Ischia per pedalare è una
bestemmia alla natura, un insulto al mondo. […] In altri paesi il Giro arriva ed è qualcosa di importante, una festa e noi siamo i festeggiati. Qui ci gratificano di una curiosità da pochi soldi, quella riservata alle scimmie dei giardini zoologici. Qui la gente è troppo ricca o troppo povera e noi invece viviamo dell’entusiasmo medio, quello di chi non la le troppe preoccupazioni della miseria o dell’opulenza. Mamma divento cattivo. Se nasco un’altra volta voglio fare l’ostricaro, oppure il ricco signore. Se poi nasco cattivo, voglio fare l’organizzatore del Giro d’Italia: così, riuscirò proprio a divertirmi.»
nel porto ta la ta r o m im r e Schneid
d’Ischia
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• C’ERA UNA VOLTA IL GIRO
2 - 8 Maggio 2013
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Così celebrava la Gazzetta dello Sport la vittoria del palermitano Antonino Catalano nella crono isolana del 1959
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C’ERA UNA VOLTA IL GIRO •
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L’ottima gamba di Miguel Poblet alle prese con le curve di Lacco Ameno
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Catalano sul podio di tappa
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Il bacio della dama al prode Catalano, campione di giornata sull’italica riva dell’isola di Tifeo
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