MENSILE DI
ECONOMIA
E AT T U A L I T À
DI
SETTORE
corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
ANNO XXXIV Nuova serie Febbraio 2020 Euro 6,00
daily news: www.corriereortofrutticolo.it
PROTAGONISTI MARTIN PINZGER Il direttore del cambio di marcia del VIP PAG.37 PROTAGONISTI • PAG. 19 IL SALOTTO BUONO Successo dell’evento a Genova Guernelli è l’Oscar 2020
ORTOFRUTTA BIO • PAG. 41 IN CERCA DI INNOVAZIONE Dopo il boom degli ultimi anni il biologico si interroga sul futuro
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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
“Protagonisti”, il salotto buono È stata davvero una grande edizione dei Protagonisti, l’ottava, che ha trasformato Genova nella capitale dell’ortofrutta italiana (di cui riferiamo ampiamente su questo numero da pag. 19). Splendide le location (la storica Borsa merci e l’ancor più splendido Palazzo Ducale), appassionante il testa-a-testa tra Gianmarco Guernelli e Patrizio Neri per l’Oscar dell’ortofrutta 2020, di livello la tavola rotonda del pomeriggio (aperta da Claudio Scalise e chiusa da Corrado Giacomini) con tutta la filiera rappresentata. Assolutamente preziosa la collaborazione alla riuscita dell’evento da parte del partner territoriale SGM (la società che gestisce il Mercato di Bolzaneto) e delle Istituzioni della Liguria (Regione, Comune di Genova, Camera di commercio e Confcommercio). Ancora una volta l’evento dei Protagonisti dell’ortofrutta dimostra che l’ortofrutta è un comparto vivo e vitale, che le energie ci sono, i buoni progetti pure, la voglia di innovare anche. Tutti i Protagonisti adesso sono riuniti anche in una pubblicazione speciale, presentata a Genova, che racconta le loro storie, tante storie di imprese vincenti: il vero salotto buono dell’ortofrutta italiana. Perché il Corriere Ortofrutticolo, da quando è nato, nel lontano 1965, è sempre stato dalla parte di chi produce e commercializza ortofrutta, dalla parte del sistema Italia. Non ci nascondiamo le criticità, i tanti problemi, le tantissime occasioni perse, però siamo convinti che questo sistema vada comunque difeso e valorizzato, stimolato e spronato a migliorare. E soprattutto raccontato, comunicato, fatto capire, con i suoi uomini e i suoi prodotti, a tutti i livelli, dalla sfera politica e istituzionale fino all’ultimo dei fruttivendoli. Quando iniziammo questa avventura in Valpolicella tanti anni fa sapevamo che c’era un rischio: che i Protagonisti, una volta esaurite le grandi imprese, i gruppi più forti anche nel fatturato, venissero a mancare. La grande, positiva sorpresa è stata che da un anno all’altro, da una storia di copertina ad un’altra, i Protagonisti si sono moltiplicati con uomini e donne di aziende giovani, anche medio-piccole, imprese in rosa, tanto Sud (anche quest’anno le imprese del Sud erano la metà del totale). Quasi sempre imprese famigliari, dai genitori ai figli e ai nipoti, come nella migliore tradizione italiana. In questo senso l’ortofrutta fa parte a pieno titolo di quello che si chiama “miracolo italiano”, un miracolo che si rinnova ogni giorno per merito di decine di migliaia di “eroi della quotidianità”, che aprono bottega e tengono in piedi questo Paese. Il prossimo anno torneremo al Sud, in Puglia. Perché il Mezzogiorno, dopo le tre puntate di Matera, Caser-
✍ Lorenzo Frassoldati
Febbraio 2020
ta e Siracusa, dimostra di voler essere sempre più ‘protagonista’ non solo della produzione ma dell’innovazione in ortofrutta. Per questo ritorno al Sud, abbiamo in serbo alcune novità nel format dell’evento, a partire dall’attenzione verso i giovani e le donne. Dai Protagonisti il passaggio, anche temporale, è brevissimo verso Berlino Fruit Logistica 2020, la grande piazza del commercio globale dell’ortofrutta. Leggo una bella notizia: che tra i finalisti dell’Innovation Award 2020, il premio all'innovazione di Fiera Berlino, c’è Violì, il progetto di eccellenza per il carciofo italiano di Apofruit, Cericola e La Mongolfiera. Incrociamo le dita e facciamo i nostri auguri a questo prodotto con l’auspicio che si ripeta lo straordinario successo italiano dell’anno corso con il premio finale vinto dal “Kiwi a polpa rossa Oriental Red®” di Jingold, il consorzio di Cesena il cui presidente Patrizio Neri era con noi a Genova e ha conteso fino all’ultimo l’Oscar a Gianmarco Guernelli. Prodotti unici, distintivi, controllati da noi, di nostra proprietà. E’ la strada maestra per rilanciare la nostra ortofrutta indicata da Claudio Scalise nel suo intervento a Genova (vedi articolo a pag. 29). Serve una vera e propria rivoluzione nel settore con nuovi modelli di business se vogliamo dire ancora la nostra in un mercato sempre più globale. Mentre scrivo queste note, due grandi manifestazioni (a Verona e a Ferrara) misurano la febbre al comparto dell’ortofrutta colpito dal flagello della cimice asiatica e altre fitopatie. A Berlino davanti al ministro Bellanova (finalmente un ministro della Repubblica a Fruit Logistica! Era ora) il sistema ortofrutta si confronterà chiedendo il sostegno di politica e istituzioni per arginare la caduta dell’export e non soccombere davanti ai nuovi obblighi burocratici legati alla sostenibilità (come da richieste ultimative della GDO in termini di iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità ). Soprattutto bisognerà far capire alla politica che la crisi dell’ortofrutta non ha minor valore sociale ed economico della crisi dell’Alitalia o dell’Ilva. Anzi, le conseguenze sono ancor più devastanti in termini sociali e di occupazione. Lo capiranno lorsignori? Il sistema ortofrutta chiede, ma il sistema deve anche guardare al proprio interno e interrogarsi
EDITORIALE
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
segue a pag. 5
PUNTASPILLI
DIETROFRONT Adesso con la Brexit alle porte e i dazi Usa alle porte i protezionisti di casa nostra, quelli che volevano chiudere le frontiere, tacciono e battono in ritirata. Chi di dazi ferisce, di dazi perisce. *
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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
ANNO XXXIV Nuova serie Febbraio 2020
1 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 31.01.2020
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affer-
mato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.
Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del
mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%
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PROTAGONISTI A GENOVA. Soprattutto una grande festa Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020
RUBRICHE EDITORIALE “Protagonisti”, il salotto buono NOTIZIARIO
PAG. 19
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DISTRIBUZIONE&MERCATI L’Antitrust mette il naso nell’affare Conad-Auchan 49
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Due domande al vincitore dell’Oscar dell’Ortofrutta. Guernelli: “Da noi il produttore italiano ha già una corsia priviegiata” 25 Ai fratelli Scarcella di CAI il BPER Banca Green Innovation
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I prodotti a marchio Conad vendono per 4 miliardi di euro
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Il premio Donne dell’ortofrutta assegnato a Marianna Palella
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Ortofrutta al 12% negli acquisti online
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Il ruolo di SGM decisivo per l’evento
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MONDO In Francia il boom dell’Ortofrutta distribuita nelle vending machine 55
Scalise: il futuro si gioca su prodotti unici e facili da consumare 29
La Valerianella, un affare francese 56
La rete del lavoro agricolo di qualità La GDO si è espressa a favore 33
ATTUALITÀ PRIMO PIANO PROTAGONISTI Genova sotto i riflettori 19
Copertina - Protagonisti MARTIN PINZGER VIP, cambio di marcia
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PRIMO PIANO ORTOFRUTTA BIOLOGICA Il bio in cerca di innovazione
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La premiazione dei protagonisti
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Le motivazioni dei dieci riconoscimenti
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L’assemblea di Genova vota Gianmarco Guernelli di Conad
segue editoriale
sui propri limiti e carenze. La ‘ramanzina’ fatta a Genova dal professor Corrado Giacomini (legge-
PRIMO PIANO RADICCHIO Il radicchio fa capolino in Europa 45
re a pag.31) coglie nel segno e invita tutti a riflettere. l.frassoldati@alice.it www.corriereortofrutticolo.it
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una filiera che si impegna Dando seguito al suo approccio pioneristico, incentrato su un modello di sviluppo sostenibile, tu�i gli a�ori della filiera Pink Lady® si stanno mobilitando per la so�oscrizione di una carta di impegni, che testimonia la visione lungimirante e la responsabilità condivisa.
4 PILASTRI ISPIRANO GLI OBIETTIVI DELLA FILIERA:
FARE SEMPRE MEGLIO PER L’INTERESSE SOSTENIBILE DEI PRODUTTORI E IL PIACERE DEI CONSUMATORI.
1 AMBIENTE
3 ECONOMIA
LOCALE E SOCIALE
MIGLIORARE il nostro impatto ambientale promuovendo una produzione responsabile, rispettosa della biodiversità e delle risorse naturali.
SVILUPPARE l’occupazione e la creazione di valore nelle nostre storiche aree di produzione.
4 CONDIVISIONE
2 SOSTEGNO
E FIDUCIA CON I CONSUMATORI
DEI PRODUTTORI SUPPORTARE
AVVICINARE
una remunerazione equa per i nostri produttori e partecipare alla nascita e alla diffusione di pratiche e tecnologie efficienti e sostenibili.
i consumatori alla produzione e ai nostri produttori e garantire qualità e tracciabilità.
n i su S co p ri i n o st ri im p eg
www.pinkladyeurope.
com
L’INNOVAZIONE
AL CUORE DEL PROGETTO
La terza edizione d ei Tal e nti Pink Lady ® ha premiato il progetto Zip-Sytème, una rete antigrandine di nuova generazione. TALENTI
PINK LADY®
1. PERCHÉ L’IMPEGNO
DELLA FILIERA PINK LADY® È COSÌ IMPORTANTE?
La sostenibilità è un tema importante e complesso che deve essere considerato so�o vari aspe�i. È essenziale dal punto di vista sociale e ambientale, ma anche sul piano economico. Non bisogna dimenticare che, entro il 2050, l’agricoltura dovrà nutrire 10 miliardi di persone. Ecco perché, a mio parere, è particolarmente importante impegnarci a promuovere un’agricoltura rispe�osa delle risorse naturali e con meno emissioni di CO2!
2. COME CIÒ SI CONCRETIZZA NEL QUOTIDIANO DELLA SUA AZIENDA?
Ado�iamo diverse iniziative nell’ambito delle nostre a�ività. In particolare, abbiamo investito in un enorme impianto fotovoltaico che ci perme�e oggi di essere praticamente neutri in termini di emissioni di carbonio. Dedichiamo inoltre un’attenzione particolare all’evitare gli sprechi: per l’irrigazione abbiamo installato ovunque sistemi a goccia, volti a consumare meno acqua. Proteggiamo i nostri fru�eti con reti antigrandine per evitare fru�i danneggiati, che non sempre trovano uno sbocco commerciale.
3. IL PROGETTO ZIP-SYSTEM HA RICEVUTO UN PREMIO TALENTO PINK LADY®: IN CHE COSA CONSISTE?
L’azienda CMG-Ideenfabrik sviluppa nuove idee per migliorare le operazioni agricole,
in particolare per quanto riguarda i sistemi di protezione. Insieme, abbiamo sviluppato e testato una rete di nuova generazione, dotata di un sistema di chiusura lampo chiamato Zip. È un’innovazione che rafforza l’efficacia e la facilità di utilizzo della rete e che dal 2015 è ogge�o di un breve�o europeo.
4. PERCHÉ QUESTO
PROGETTO È INNOVATIVO PER I PRODUTTORI?
Nel 2013 abbiamo cominciato ad applicare il proge�o Zip alla rete antigrandine, con lo scopo di migliorare vari elementi nel fru�eto: diminuzione del numero di interventi e dei danni alle mele, azione rapida in caso di condizioni meteorologiche estreme (gelo, neve) e protezione meccanica delle coltivazioni (per esempio contro le cimici), perché la chiusura lampo perme�e alle reti di essere perfe�amente ermetiche. Questo sistema consente inoltre di allungare la durata della rete di quasi il 25% e si installa due volte più rapidamente, perme�endoci di economizzare tempo e denaro. Anche la sua maneggevolezza è un elemento interessante per favorire la colorazione alla fine del ciclo.
venti. Inoltre, la manovrabilità semplice e rapida consente di evitare tra�ori e altre pia�aforme nei fru�eti, permettendo quindi di economizzare carburante. Infine, la qualità della rete protegge il nostro raccolto: Pink Lady® è una varietà tardiva ed è possibile la comparsa di neve o grandine durante il raccolto. È già successo che reti standard si siano ro�e so�o il peso della neve! In questa maniera, evitiamo fru�i danneggiati che non potrebbero essere valorizzati.
6. QUALI SONO LE PROSSIME TAPPE?
Oltre al sistema di apertura/chiusura, lavoriamo anche sui materiali per le reti. Ad esempio, la nostra soluzione RHI (Pioggia, Grandine, Inse�i) è una rete a due strati che fornisce protezione non solo contro gli inse�i, ma anche contro gli a�acchi fungini, grazie al tessuto specifico che impedisce all’acqua di raggiungere i fru�i, contribuendo così a una gestione più naturale del fru�eto. Stiamo inoltre sviluppando una nuova rete che combinerà filo e membrana per creare una protezione rinforzata, ma non posso dire di più: i test sono ancora in corso!
5. E PER UNA PRODUZIONE PIÙ SOSTENIBILE?
Il nostro proge�o Zip può essere considerato sostenibile so�o diversi aspe�i. Innanzitu�o, è un sistema meccanico di protezione dei meli Pink Lady® molto ermetico contro gli inse�i dannosi, perme�endoci così di diminuire gli inter-
Molto più di una mela
- ©Marc Gaillet - Tutti i diritti riservati. Pink Lady® è utilizzata per la commercializzazione della varietà Cripps Pink (C.O.V.). - 01/2020
Intervista Georg Gallmetzer, direttore tecnico di CMG.
Cala la produzione agricola italiana. L’ortofrutta segna nel 2019 un - 3% Nel 2019 la produzione dell’agricoltura italiana si è ridotta dell’1,3% in volume. Il valore aggiunto lordo ai prezzi di base è sceso del 2,7% in volume e le unità di lavoro sono diminuite dello 0,1%. Lo rileva l’ISTAT che ha diffuso il 20 gennaio 2020 la stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura per l’anno 2019. Secondo l’Istituto di statistica, la flessione "è stata determinata principalmente da fattori climatici sfavorevoli". Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana è pari a 31,9 miliardi di euro. L’Italia si conferma al primo posto nella UE28 davanti a Francia (31 miliardi di euro) e Spagna (26,5 miliardi). Il valore aggiunto complessivo dell’agricoltura dell’Unione Europea è pari a 188,1 miliardi di euro. L’indicatore di reddito agricolo per l’Italia è a -2,6%, in controtendenza rispetto alla UE28 (+2%). Le unità di lavoro hanno subìto un modesto calo (-0,1%), sintesi di un incremento dei lavoratori dipendenti (+0,4%) e di un calo di quelli indipendenti (-0,4%). I contributi alla produzione ricevuti dal settore sono aumentati del 3,8%, valore che segue il forte incremento del 16,8% registrato nel
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2018. Il reddito dei fattori è diminuito del 2,2% in valore e, conseguentemente, l’indicatore di reddito agricolo ha subìto un decremento del 2,6%. L’ISTAT analizza i singoli comparti. Una diminuzione rilevante per l’ortofrutta: - 3% (contro il +1,4% del 2018); solo il vino ha avuto un calo produttivo superiore (-12%). La crescita produttiva maggiore l’ha registrata l’olio d’oliva: +32. Più contenuta in generale, rispetto al 2018, la crescita sia dei prezzi alla produzione (+0,7%) sia di quelli relativi ai costi (input) sostenuti dagli agricoltori (+0,9%).
La CIA si appella all’Antitrust contro i breeder dell’uva da tavola La Confederazione Italiana Agricoltori ha conferito mandato a un pool di avvocati pugliesi per intraprendere un’azione, dinanzi all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, al fine di accertare la condotta dei breeder internazionali operanti nel settore dell’uva, nel timore che essa provochi effetti distorsivi del mercato. Nel 2019 la CIA aveva espresso il proprio consenso rispetto alle iniziative già in atto sullo stesso tema, tra cui quella intrapresa dal Comitato Libero Agricoltori e Commercianti di
Puglia e Basilicata, presieduto da Lorenzo Colucci, che a giugno aveva presentato, dinnanzi alla stessa Autorità, un corposo dossier denunciando gli schemi contrattuali utilizzati dai breeders per disciplinare ed organizzare la produzione, la raccolta, il conferimento e la commercializzazione dell’uva apirene. La questione sembra avere un evidente impatto sia a livello nazionale che comunitario, e riguarda in particolare la corretta individuazione dei limiti dei diritti dei breeders sull’organizzazione di filiere, alla luce di recenti interventi dell'Autorità (provvedimento relativo alla varietà di grano Senatore Cappelli) nonché della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (parere avvocato generale nella causa C-176/18). Ad essere coinvolta è l’intera filiera agricola, con particolare riferimento alle OP i cui soci, spesso, subiscono limitazioni o discriminazioni nell’accesso alle varietà e nella loro commercializzazione.
N NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
Assobio: riconoscere il giusto prezzo al biologico "Per assicurare un futuro prospero alla filiera del biologico e garantire al consumatore un prodotto sano e sicuro, dobbiamo salvaguardare prima di tutto gli
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Fruit & Veg Professional Show Martedì 5 - Mercoledì 6 - Giovedì 7 MAGGIO 2020 RIMINI - EXPO CENTRE - ITALIA Organizzato da:
macfrut.com
agricoltori”. È questo il concetto chiave che Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali, ha voluto sottolineare al convegno “Bio: il prezzo è giusto?” tenutosi a MarcabyBolognafiere (15-16 gennaio). Come è emerso dall’incontro, riconoscere il prezzo giusto ai prodotti biologici é un’operazione che richiede ai soggetti acquirenti - buyer delle aziende di produzione che comprano le materie prime (ortofrutta, grano, pomodoro, latte) o buyer della GDO - un contributo fondamentale. “Vogliamo che durante l’atto d’acquisto si accenda nella testa del buyer una lampadina che gli faccia immediatamente sorgere un dubbio in merito al prezzo di acquisto se quest’ultimo è troppo basso", ha affermato Zanoni. In base ai dati ISTAT negli ultimi 27 anni il numero delle aziende agricole italiane è diminuito fortemente, il 62% ha chiuso ed è importante interrogarsi sulle motivazioni che spingono gli agricoltori italiani a smettere di fare gli agricoltori. Assobio ha finanziato uno studio i cui risultati sono finalizzati a impedire che ciò avvenga anche nel mondo del biologico. AssoBio propone l‘istituzione di una Commissione unica nazionale che lavori su una filiera trasparente e correttamente tracciata in relazione alle zone di produzione per evidenziare i costi reali dei processi. Un lavoro da portare avanti assieme alle organizzazioni professionali e di concerto con il mondo dell’agricoltura convenzionale. Il progetto sul ‘prezzo equo’ sarà presentato al MIPAAF, alle associazioni di categoria, agli enti certificatori, a tutti i soggetti interessati. L’intento è quello di creare un percorso condiviso e sinergico a sostegno di tutte le aziende biologiche che lavorano in modo serio. Il fine è quello di dare agli agricoltori biologici proFebbraio 2020
spettive di sviluppo e incentivare gli agricoltori convenzionali alla conversione al biologico, "raggiungendo così anche l’obiettivo ha affermato Zanoni - di proteggere e/o rigenerare porzioni di suolo asfittico, in nome di una sostenibilità ambientale che giovi trasversalmente all’intero comparto e rappresenti una speranza di sostenibilità anche economica per tutta l’agricoltura italiana". AssoBio crede che per poter indirizzare in modo coerente i processi produttivi del biologico, sostenere tale mercato e proteggere l’ambiente, gli agricoltori debbano essere messi nelle condizioni di poter lavorare serenamente ed essere adeguatamente compensati.
Debutta a maggio con Macfrut il Salone delle erbe officinali Debutterà alla prossima edizione di Macfrut il primo Salone b2b interamente dedicato alle erbe officinali. Lo Spices&Herbs Global Expo si svolgerà infatti in concomitanza con la fiera ortofrutticola di Rimini dal 5 al 7 maggio prossimi. "La necessità di creare un evento del genere - ha spiegato Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera, durante la presentazione bolognese - deriva dal fatto che ad oggi non esiste un trade show dedicato a questo settore che peraltro è in forte crescita non solo nei Paesi che tradizionalmente producono spezie e erbe officinali, come quelli asiatici, ma anche in quelli europei ed in particolare in Italia". Secondo ISMEA, le superfici coinvolte nel mondo sono aumentate del 16% nel biennio 2016-2017 rispetto al 2010-2011. Ma la crescita è ancora più significativa in Europa (+88% delle superfici e +58% delle aziende) ed in particolare in Italia che registra un incremento, nello stesso periodo, del 215% delle superfici,
oltre 24 mila ettari, e del 110% degli operatori, oltre 6.200. Bonifiche Ferresi, la più grande azienda agricola italiana, sta investendo molto nel settore, per esempio dedicando alle erbe officinali 100 ettari in Sardegna, nel quadro dei suoi mille ettari in produzione nell’isola. La produzione sarà distribuita con il marchio ‘Le Stagioni d’Italia’. Questi 100 ettari si aggiungono ai 50 già dedicati dall’azienda alle erbe officinali. L’Italia esporta spezie ed erbe officinali per circa 26 mila tonnellate l’anno. Vista la crescita e il buon andamento della produzione, è in progetto un Osservatorio di Mercato dedicato da ISMEA a questo comparto. "La creazione di un Osservatorio - ha spiegato a Bologna Andrea Primavera, presidente della Federazione Italiana dei Produttori di Piante Officinali (FIPPO) - aiuterà il settore a decollare perché senza dati, come siamo andati avanti fino ad ora, non si possono avere indirizzi per la politica né per le imprese che non sanno come muoversi in un mercato che oggi ha già raggiunto un volume d’affari globale di 4,4 miliardi di dollari". Il Salone sarà ospitato nel padiglione C1 della fiera di Rimini dove oltre agli espositori provenienti dai principali Paesi produttori del mondo, come ad esempio lo Sri Lanka, sarà dato ampio spazio ai workshop e agli incontri di approfondimento. Uno dei partner di questa prima edizione è l’azienda Montenegro che produce le spezie a marchio Cannamela ed è leader mondiale di questo settore. (m.l.)
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Besana decisa ad essere forte sul mercato italiano Nuovo direttore generale a Besana dall’inizio di quest’anno. A Luca Catzola lo storico gruppo camwww.corriereortofrutticolo.it
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NOTIZIARIO
pano, leader nel comparto della frutta secca ed essiccata a livello internazionale ha affidato la guida operativa. "Con un fatturato annuo di circa 185 milioni di euro e circa 25 mila tonnellate di output, Besana è la prima azienda a livello nazionale nel comparto della frutta secca e disidratata. Un valore importante, connesso ad un’innata propensione internazionale, che ci ha portato a diventare partner di alcune tra le più note insegne del retail a livello internazionale, Gran Bretagna e Nord Europa in primis. Da quest’anno abbiamo inserito anche il mercato italiano fra le nostre priorità strategiche, proponendo
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nuove opportunità di business alla GDO, oggi più aperta ai trend emergenti", ha dichiarato Catzola. E ha precisato: "L’Italia è un mercato che esprime volumi procapite ancora molto lontani da quelli dei Paesi del Nord Europa e offre ampie opportunità di sviluppo, che intendiamo cogliere con prodotti premium che offrono benefici specifici al consumatore". Con i suoi 4 stabilimenti produttivi e 35 linee di confezionamento, Besana “non è un’azienda di frutta secca ma un gruppo industriale integrato in grado di offrire soluzioni personalizzate e diversificate, studiate con il cliente tenendo presenti le sue singole esigenze”. La forte esperienza internazionale insieme all’idea di riposizionare l’azienda, allargandone il business con l’entrata in diverse categorie trasversali all’intero settore
alimentare, sono le carte su cui puntano il nuovo manager (al centro della foto tra Riccardo e Vittoria Calcagni) e la famiglia Calcagni, con il suo leader Pino Calcagni, da mezzo secolo uno dei personaggi più importanti e di maggiore levatura internazionale dell’ortofrutta italiana. (c.b.)
Romagnoli innova lanciando la patata èVita a residuo zero Sono arrivate sui banchi dell’ortofrutta della grande distribuzione le patate Residuo Zero èVita, una novità frutto del lavoro di ricerca portato avanti dalla Romagnoli F.lli SpA di Bologna insieme a Legambiente e all’Università degli Studi della Tuscia. Sono patate 100% italiane, prodotte
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esclusivamente da aziende agricole certificate GlobalGAP, prive di residuo di prodotti chimici ammessi per legge e di residui di sostanze fitosanitarie autorizzate all’impiego in agricoltura biologica. Il progetto, grazie alla definizione di attività codificate e ripetibili, ha come obiettivo quello di promuovere un nuovo modello di pataticoltura sostenibile. La novità firmata Romagnoli, certificata Check Fruit, è un’innovazione che rivitalizza e valorizza il reparto ortofrutta, come sottolinea Giulio Romagnoli, amministratore delegato della società: “Le nostre patate Residuo Zero èVita sono frutto di un lavoro di sperimentazione durato tre anni e di un processo continuo di ascolto del consumatore, oggi sempre più alla ricerca di prodotti buoni e gustosi, ma anche salutari, sicuri e sostenibili dal punto di vista ambientale. Questa inno-
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vazione di prodotto va nella direzione di qualificare il margine prodotto dalle patate, tra le categorie più importanti del reparto ortofrutta, ma tuttora ancorata a un approccio tradizionale di segmentazione". Il packaging, interamente riciclabile, è realizzato in carta e biopolimeri derivanti da fonti vegetali, e utilizza codici visivi in grado di incrementarne la distintività. La confezione è da 1 kg, per rispondere al meglio alle esigenze del consumatore ed evitare sprechi.
OP Rosaria entra nel bio. Obiettivo 1.500 tonnellate Nuova nata in casa Rosaria. Lo storico marchio siciliano, noto per l’Arancia Rossa Rosaria,
giunta alla quattordicesima stagione (il marchio Rosaria è stato battezzato nel 2005), dopo Baby Rosaria (piccolo calibro, particolarmente succosa, ottima per le spremute) della stagione 2017-18 e l’Arancia Bionda Rosaria, presentata lo scorso novembre, ha lanciato sul mercato Rosaria Arancia Bio, le cui confezioni sono in bella mostra a Fruit Logistica 2020, in cui OP Rosaria è presente ancora una volta in forze. “E’ il nostro battesimo nel bio sottolinea Aurelio Pannitteri, presidente di OP Rosaria -, un progetto che accarezzavamo da qualche anno e che ora stiamo concretizzando seguendo i tempi e le modalità richieste dalla normativa. Del resto, siamo da sempre attenti all’ambiente, svolgendo un’intensa attività di difesa delle api sul nostro territorio, grazie alla collaborazione avviata con un nutrito numero di apicoltori
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NOTIZIARIO
locali, e facendo un uso costante negli agrumeti di insetti antagonisti dei parassiti nocivi. Quindi l’affaccio al bio era per noi un approdo naturale”. In questa prima stagione la produzione biologica, destinata principalmente alla GDO italiana, coinvolge circa 300 ettari e l’obiettivo è di raggiungere le 1.500 tonnellate. "E’ un prodotto di grandi prospettive - afferma Pannitteri - per cui siamo molto fiduciosi su questa prima campagna commerciale già in corso". L’OP, con sede a Belpasso, opera con i suoi associati, su un territorio intorno ai 1.500 ettari concentrati alle pendici dell’Etna, nella piana catanese, per una produzione complessiva che supera le 34 mila tonnellate in una stagione che, con le nuove varietà che hanno affiancato la Tarocco, ha raggiunto gli otto mesi, da novembre a giugno. Intanto è partita a dicembre sulle reti Mediaset, sulle emittenti radio Mediamond e su RTL nonché sui circuiti cinema delle catene Moviemedia, UCI e The Space, e sta continuando da gennaio anche sulla RAI, sia tv che radio e su Sky, terrestre e satellitare, la nuova campagna di Arancia Rosaria. Un investimento importante da parte dell’OP catanese, che continuerà con la pianificazione nelle sale cinematografiche fino alla fine di aprile. “La nuova campagna, affidata a una agenzia importante come il
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Gruppo Roncaglia di Roma, vuole segnare un deciso cambiamento rispetto al passato della nostra strategia di comunicazione, emancipandosi da una visione troppo tradizionale della Sicilia pur facendo un chiaro riferimento al territorio di origine”, afferma Aurelio Pannitteri. Lo spot scava nel significato della parola arancia e recupera il simbolo di una città che dà il nome alla Piana che rappresenta il cuore della produzione agrumicola siciliana e italiana. Per la campagna è stato infatti ideato un personaggio, un elefante di nome Lio, che prende spunto dal complesso monumentale che si trova in piazza Duomo a Catania, la Fontana dell’Elefante, costituita da un elefante in basalto nero, retaggio forse dei tempi di Annibale, diventato il simbolo della città, e chiamato dai catanesi confidenzialmente u’Liotru, da cui il nomignolo Lio del personaggio. Ma c’è di più: l’origine della parola arancia è arabo-persiana (nāranğ) e a sua volta deriva dal sanscrito (nâga-rang’a) il cui significato è “frutto preferito dagli elefanti”. Pochi in Italia lo sanno ma gli elefanti vanno davvero pazzi per le arance, che sono state portate in Sicilia dagli arabi. Ecco i presupposti del personaggio animato dello spot, simpatico ma dispettoso, goloso di arance, che mangia a profusione seduto comodamente davanti alla televisione di un salotto in cui inaspettatamente si trova.
La produzione di Red Moon sold out in meno di tre mesi Partita a fine ottobre 2019, entrata nel vivo nelle prime settimane di novembre, la campagna commerciale di Red Moon si è concluda in anticipo sul previsto. A farne l’analisi è Richard Clementi, responsabile commerciale per l’o-
monima azienda del progetto mele a polpa rossa: “Nonostante un raccolto 2019 superiore del 50% rispetto al precedente, in cella a inizio gennaio è rimasta solo merce di seconda scelta, che avviamo alla produzione di succo, il nostro Red Moon® Sparkling. Di fatto in poco più di due mesi e mezzo le 1.500 tonnellate disponibili di Red Moon, di cui una parte biologica e biodinamica, sono andate sold-out, grazie alla forte richiesta iniziale per la festa di Halloween e in generale alla domanda importante venuta dall’estero. In particolare, i clienti più dinamici si sono confermati la Germania, il Benelux e i Paesi Scandinavi, dove vendiamo sia sul canale tradizionale che sul moderno. In Italia abbiamo lavorato solo con i grossisti, ma è un lavoro di nic-
chia, con richieste molto particolari in termini di pezzature e colore. I volumi importanti li realizziamo con i Paesi del Nord Europa. Da questi e dall’extra UE, in particolare dai Paesi asiatici, arriva una domanda che al momento non siamo in grado di accontentare. Ci vorrà ancora qualche anno con l’entrata in piena produzione di nuovi impianti". Red Moon è il marchio ombrello di una gamma di cultivar di mele a polpa rossa (RM-1 e RS-1), ticchiolatura resistenti, create in Francia da Jean-Luc Carrieres e dai Vivai Escande. Il marchio è di proprietà della ditta Red Moon Srl, fondata da Carrieres, da Vivai Escande, dal consulente olandese Hans Scholten, da Clementi (Bolzano) e da Kiku Variety Management (Bolzano). L’azienda alto atesina Clementi Febbraio 2020
Srl, inizialmente licenziataria unica per la produzione e commercializzazione della Red Moon, di recente è stata affiancata da Bio Meran per la produzione biologica e bio-dinamica in Italia e da Barolli Orchard per la produzione e commercializzazione in Australia.
Club Candonga apre a nuove varietà di fragole e piccoli frutti Si apre un ciclo nuovo per il Consorzio di valorizzazione Club Candonga. Lo ha annunciato a metà gennaio il presidente Rocco Zuccarella: “La storia del Club Candonga ha portato grandi risultati, ha consolidato un marchio che è riuscito a posizionarsi facendo così uscire dall’anonimato la pregiata Candonga Fragola Top Quality®, che si è consolidata come prodotto di fascia premium price. Ora è importante ampliare gli orizzonti del Consorzio, anche sulla scorta della vivacità che viene dal comparto varietale che si occupa di berry e che rende concreta e attuale la possibilità di estendere il calendario produttivo. Puntare alla precocità, avendo a disposizione anche altre varietà di fragole, lamponi e more, offrirà senza dubbio maggiori opportunità di lavoro e occupazione alle risorse che a vario titolo sono
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occupate nell’indotto, che ha già numeri straordinari che potrebbero continuare a crescere". Rocco Zuccarella ha quindi precisato: "A breve sarà istituito un comitato tecnico scientifico che provvederà alla selezione di quelle varietà di fragole, lamponi e more che sapranno affermarsi per le qualità organolettiche, il gusto, la rusticità della pianta capace di adattarsi alle caratteristiche climatiche degli areali del Metapontino e più in generale dei territori del Mediterraneo”. "Questa nuova fase - ha concluso - avrà come punti di forza la ricerca qualitativa continua, la sostenibilità, l’eticità della produzione. Come sta già accadendo con Candonga Fragola Top Quality, il concetto di qualità sarà declinato in tutte le forme possibili e più avanzate”.
getto - spiega Enrica Gentile, amministratore delegato della società - e lo ha presentato ad inizio 2019 al fondo d’investimento Idea Agro, facente capo a DeA Capital Alternative Founds, il quale lo ha approvato affidandone ad Areté la realizzazione”. Areté ha nel suo DNA l’assistenza alle aziende del settore agro-food nella progettazione e realizzazione di propri percorsi di crescita in Italia e all’estero. L’investimento è stato effettuato attraverso una società di scopo, la Agro Noce Srl, appositamente costituita e 100% di proprietà di Idea Agro. Quest'ultima ha acquistato nell’agosto scorso 170 ettari in corpo unico a Ferrara. L’impianto del noceto è già iniziato e sarà completato con l’ultimo lotto entro quest'anno. L’investimento complessivo è di circa 10 milioni di euro.
Nasce a Ferrara il noceto più esteso d’Italia: è di 170 ettari
Serra-vetrina e tracciabilità totale per il Pachino IGP
Con un’estensione di 170 ettari sarà il più grande noceto in corpo unico in Italia. La società che lo gestisce ha la prospettiva di diventare un player di riferimento nella produzione di noci italiane. Ospiterà le più avanzate tecniche di coltivazione per garantire rese e qualità del prodotto. “Areté lavorava da tempo al pro-
Risparmio energetico, totale tracciabilità e rintracciabilità anche tramite l’utilizzo di Blockchain, sostenibilità e salubrità, insieme a produzione integrata: sono queste le linee guida che il Consorzio pomodoro di Pachino IGP intende seguire e, dopo gli ottimi risultati raggiunti nel 2019, sempre più approfondire anche nel 2020.
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Si tratta di obiettivi messi in evidenza nell’ambito della quarta edizione dell’IGP Day, appuntamento annuale organizzato dal Consorzio con i suoi soci produttori a inizio gennaio a Portopalo. A breve Il Consorzio formalizzerà un protocollo d’intesa per realizzare il progetto di una serra vetrina in cui verrà svolta attività formativa sulle tecniche di produzione completamente sostenibile del pomodoro. La formazione è uno dei punti su cui il Consorzio vuole insistere, dando una svolta sociale e di educazione, oltre che di consapevolezza, alle nuove generazioni di giovani imprenditori agricoli. La serra vetrina verrà realizzata nell’ambito di un progetto che vede coinvolti, tra gli altri, enti e istituzioni come il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, l’Ispettorato dell’Agricoltura di Siracusa, l’Istituto superiore Agrario-Alberghiero Paolo Calleri di Pachino e il Servizio Fitosanitario della Regione Sicilia. "Stiamo cercando di ridurre ulteriormente l’utilizzo di prodotti fitosanitari - precisa il presidente del Consorzio Salvatore Lentinello - tutelando le produzioni con nuove soluzioni di difesa integrata. È importante inoltre segnalare che la nostra filiera è totalmente
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tracciata, con tutti i dati relativi non solo alla produzione, ma anche al confezionamento e alla vendita del prodotto finale”. Completa tracciabilità è infatti un’altra delle linee guida 2020 del Consorzio, la cui importanza è stata espressa anche da Mario Cugno di Bureau Veritas Italia, azienda leader nella valutazione e analisi della qualità, nell’ambito dell’IGP Day. “All’aumento della complessità delle dinamiche commerciali deve corrispondere una necessità degli operatori di proporsi al mercato in maniera più competitiva. Certificazione ha spiegato Cugno - significa non solo maggiore garanzia e più attenzione per il consumatore, ma anche più possibilità di vendita dei prodotti”. A questo proposito il Consorzio sta ottimizzando l’adozione della tecnologia Blockchain e di Smart Contracts per la tracciabilità e la certificazione dei suoi prodotti in tutte le fasi di lavorazione della filiera del pomodoro, per garantire trasparenza e sicurezza dal produttore al consumatore finale con un sistema che tutela origine, valori etici e ambiente.
Nuovo presidente al Consorzio dell’insalata di Lusia IGP I consiglieri del Consorzio di Tutela dell’Insalata di Lusia IGP hanno provveduto alla nomina del nuovo presidente. Si tratta di Emanuele Capato che sostituisce
Alessandro Braggion, lo storico presidente che aveva avviato e fatto crescere il Consorzio. Negli ultimi anni, il consiglio di amministrazione guidato da Braggion ha affrontato non poche difficoltà, superate con tenacia ed impegno. Emanuele Capato, giovane imprenditore di Lusia, si è detto pronto a ricevere il testimone per portare avanti il Consorzio con nuova energia in un momento di epocali cambiamenti per Lusia.
Alleanza tra fiere nel biologico. E Verona si lancia con B/Open Fuori dalle fiere di riferimento (Biofach e Sana) è nata The Organic Trade Fairs Alliance, una nuova alleanza che unisce una rete di fiere b2b dedicate al biologico. La rete è in prima fila nel promuovere il progetto B/Open, la manifestazione organizzata daVeronafiere (1-3 aprile 2020), insieme a Bio-Beurs (Zwolle-Olanda, 22-23 gennaio 2020), Organic&Natural Products Expo (JohannesburgSudafrica, 8-10 maggio 2020) e Natexpo (Lyon-Francia, 21-22 settembre 2020). The Organic Trade Fairs Alliance vuole essere una piattaforma globale che mira a sostenere l’agricoltura bio. “Veronafiere, attraverso B/Open, ha intercettato uno spazio di mercato rivolto al segmento b2b del mondo biologico, che andava presidiato”, afferma il direttore commerciale Flavio Innocenzi.
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PROTAGONISTI DELL’ORTOFRUTTA ITALIANA. Ottava edizione
Genova sotto i riflettori Gianmarco Guernelli, responsabile ortofrutta Italia di Conad, si è aggiudicato la sera del 24 gennaio, nella Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Genova, l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020. Nell’evento che ha fatto di Genova, per una giornata, la capitale di questo settore nevralgico dell’agricola del nostro Paese, le 160 aziende della “giuria popolare”, rappresentanti la produzione e la filiera ortofrutticola, hanno attribuito voti anche a Patrizio Neri, presidente della Jingold di Cesena, global player del kiwi, e ad Attilio Pagni della società commerciale ABC di Roma. La serata a Palazzo Ducale, seguita alla tavola rotonda sulle sfide dell’ortofrutta nel mercato interno e internazionale, svoltasi alla storica Sala delle Grida della Borsa Merci di Genova, è stata aperta dal sindaco del capoluogo ligure, Marco Bucci, e ha visto l’attribuzione dei tradizionali dieci riconoscimenti annuali ad altrettanti Febbraio 2020
La Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale e la Sala delle Grida della vecchia Borsa Merci genovese sedi di un evento che il 24 gennaio ha confermato il suo successo
Paolo Bruni, presidente di CSO Italy cede la parola al sindaco di Genova Marco Bucci per il benvenuto della città ai Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana
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LA PREMIAZIONE DEI PROTAGONISTI
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LE PREMIAZIONI. Nelle foto di queste due pagine la consegna dei premi ai Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2019. Qui sopra, a sinistra Francesco Tardera, presidente Consorzio Ioppì, con Paolo Bruni e il direttore Lorenzo Frassoldati, a destra Rosario Tomasi, fondatore e direttore commerciale di Vittoria Tomatoes, con lo stesso Bruni e il direttore di Italia Ortofrutta Vincenzo Falconi. A pagina 20, nelle otto foto da sinistra a destra, dall’alto in basso: Andrea Zambelli dell’area marketing di FruttaWeb ritira il premio per conto di Marco Biasin, fondatore di FruttaWeb; Giovanni Calvini, amministratore delegato Madi Ventura, al centro tra Paolo Bruni e il presidente di FruitImprese Marco Salvi; Gianmarco Guernelli, responsabile ortofrutta Italia di Conad; Marco Tagliavini, vice-
PROTAGONISTI
LA PREMIAZIONE DEI PROTAGONISTI
presidente del Consorzio Agribologna, e Stefano Zavoli, presidente di Conor , al centro, ritirano il premio per conto di Lauro Guidi, presidente del Consorzio Agribologna; Patrizio Neri, presidente di Jingold, a destra, con Albano Bergami, referente nazionale ortofrutta di Confagricoltura, e Paolo Bruni; Attilio Pagni, responsabile commerciale ABC, a destra, con Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, e Bruni; Enrico Gramaglia e Alberto Raviolo della direzione commerciale di Rivoira - Kiwi Uno ritirano il premio per conto di Marco e Gualtiero Rivoira, titolari del Gruppo Rivoira, tra Marco Salvi e Paolo Bruni; infine in basso a destra Salvatore Scarcella, presidente di OP CAI, secondo da destra, tra Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta, Paolo Bruni e Albano Bergami.
Le motivazioni dei dieci riconoscimenti Un esempio per aziende e manager del settore Paolo Bruni, infaticabile e brillante presentatore dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, consegnando nella Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Genova, la tradizionale targa del premio, raffigurante la medioevale formella della Basilica di San Zeno in Verona dedicata all’Arca di Noè (simbolo di imprenditori e manager che trainano il settore ortofrutticolo fuori dalle difficoltà con l’esempio e l’impegno), ha letto le motivazioni del riconoscimento per ogni singolo premiato. Eccole. Marco Biasin, fondatore di FruttaWeb: ha fatto entrare il fresh nell’e-commerce da pioniere di una strada ardita. La startup Fruttaweb, fondata da Biasin, sperimentatore dal 2013, dopo
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una laurea in Scienze Politiche a Bologna e importanti esperienze all'estero, di un nuovo modo di fare commercio dell’ortofrutta, è approdata dopo 6 anni nell’orbita di Apofruit. Ciò nulla toglie all’azione e al ruolo di Marco che è stato un geniale innovatore. Giovanni Calvini, amministratore delegato Madi Ventura: l’erede di 80 anni di frutta secca che cavalca l’innovazione. Dal magazzino di Sotto Ripa nella vecchia Genova mercantile al moderno grande stabilimento di Chieve, in provincia di Cremona, una crescita coerente basata su specializzazione e innovazione in un settore performante e competitivo. Una storia che ha avuto al centro una famiglia e che oggi ha in Giovanni Calvini il sicuro pun-
to di riferimento. Gianmarco Guernelli, responsabile ortofrutta Italia di Conad: il retailer deciso a difendere la nostra ortofrutta dal declino. Non è un “salvatore” ma fa il possibile per valorizzare il prodotto nazionale in un gruppo leader della grande distribuzione italiana. Lo fa con competenza perché conosce profondamente il settore. Esorta la produzione a programmare di più e chiede tutela per chi, nel commercio, rispetta le regole. Lauro Guidi, presidente Consorzio Agribologna: ha creato un gruppo vincente senza mai tradire la campagna. In cima ad un gruppo da 230 milioni di euro di fatturato, il leader di Agribologna guarda alla produzione e la
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La Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale è stata una delle sedi più prestigiose nella storia di Protagonisti. Nella foto, un particolare del sontuoso soffitto
difende: “È necessario ragionare in modo nuovo”. E lancia un messaggio al consumatore: Se vuoi mangiare un prodotto buono, tracciato e italiano, non puoi pensare di spendere poco. Un messaggio da raccogliere e far pervenire a tutti coloro che possono far cambiare le cose. Patrizio Neri, presidente Jingold: uno straordinario approccio globale con il kiwi da prodotto a categoria. Kiwi verde, giallo, rosso: Jingold ha anticipato tutti in Italia e molti nel mondo, spiazzando la concorrenza non solo con una accorta selezione delle varietà ma anche con una appropriata politica commerciale e di marketing che ne ha fatto, per il kiwi, uno dei più interessanti e quotati player a livello globale. Attilio Pagni, responsabile commerciale ABC: una struttura adeguata al mercato per far crescere l’azienda grossista. Da un lavoro, quello tradizionale del grossista di ortofrutta, da cui tanti giovani scappano, un giovane manager appartenente a una storica famiglia del commercio all’ingrosso romano, cerca e trova soluzioni adeguate per affrontare il futuro e indicare una strada di crescita alla sua azienda. Marco e Gualtiero Rivoira, titolari Gruppo Rivoira: al timone del colosso piemontese i due cugini che sfidano il futuro. La nuova generazione al comando della prima azienda del settore ortofrutticolo in Piemonte apre orizzonti nuovi al mondo delle mele e sperimenta con coraggio iniziative originali in settori collaterali della filiera. In otto anni, il nostro Premio non era mai stato assegnato due volte a membri di una stessa famiglia e di una stessa azien-
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protagonisti del settore nell’anno 2019, tra i quali appunto l’Oscar è stato votato. Oltre a Guernelli, Neri e Pagni, hanno ricevuto il riconoscimento Marco Biasin, fondatore di FruttaWeb (Emilia Romagna), il genovese Giovanni Calvini , amministratore delegato di Madi Ventura, Lauro Guidi, presidente del Consorzio Agribologna, Marco e Gualtiero Rivoira, titolari del Gruppo Rivoira (Piemonte), Salvatore e Carmelo Scarcella, presidente e coordinatore della produzione della OP CAI di Messina, Francesco Tardera, presidente del Consorzio Ioppì di Vittoria e Rosario Tomasi, fondatore e direttore commerciale della siciliana Vittoria Tomatoes, tutti ‘campioni’ della produzione, dell’export e dell’innovazione.
da. Michelangelo Rivoira, attuale presidente di Kiwi Uno e vicepresidente di Rivoira, zio di Marco e padre di Gualtiero, è stato Protagonista dell’Ortofrutta Italiana 2013. Salvatore e Carmelo Scarcella, presidente e coordinatore della produzione di OP CAI: dalla Sicilia agrumi bio di qualità; così si può battere la Spagna. I fratelli Scarcella, promotori e dirigenti della Cooperativa Agricoltori Ionici, sono stati tra i pionieri nella produzione di limoni biologici in Sicilia e oggi ne sono tra i principali produttori a livello italiano ed europeo. Hanno creato relazioni virtuose sul territorio nei rapporti con i produttori e con l’ambiente. Ottengono risultati commerciali sempre più importanti. Francesco Tardera, presidente Consorzio Ioppì: una squadra, quella di Ioppì, che rilancia il distretto ortofrutticolo di Vittoria. L’aggregazione, quella vera, non è cosa facile in Sicilia. Questa è una sfida vinta… a Vittoria. Il Consorzio Ioppì, aggregando Contrade, Gold Green e Orto Natura, è diventato la più grande realtà siciliana nel settore del pomodoro e tra le prime in altri ortaggi tipici dell’’isola, a partire dalle melanzane. Rosario Tomasi, fondatore e direttore commerciale di Vittoria Tomatoes: esportare il 75% si può; il segreto è puntare solo su prodotti premium. Novanta ettari di serre nel Ragusano per una produzione di eccellenza che, sorretta da una organizzazione efficiente, ha conquistato la Scandinavia. Una dimostrazione che, rispondendo ai due fattori essenziali della qualità e dell’efficienza, l’Italia può tornare ad essere protagonista nell’esportazione.
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L’assemblea di Genova vota Gianmarco Guernelli di Conad Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020 La votazione, lo spoglio pubblico e la proclamazione dell’Oscar dell’Ortofrutta Italiana sono stati ancora una volta i momenti più seguiti nel corso di Protagonisti. Le 160 aziende presenti nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova hanno eletto il responsabile ortofrutta Italia di Conad Gianmarco Guernelli, seguito nelle preferenze da Patrizio Neri, presidente di Jingold, mentre al terzo posto si è posizionato Attilio Pagni della azienda commerciale ABC di Roma. La pergamena dell’Oscar è firmata da Marco Salvi, Gennaro Velardo, Paolo Bruni, Lorenzo Frassoldati e Antonio Felice in nome anche degli altri partner.
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L’edizione di Genova di Protagonisti ha gotuto della partnership di Fruitimprese, Italia Ortofrutta, CSO Italy, Italmercati, Fedagromercati e Confagricoltura ed ha ricevuto il sostegno di SGM, Unitec, Madi Ventura, BPER Banca, Euler Hermes, Macfrut e La Grande Bellezza Italiana. La prossima edizione si terrà in Puglia nel gennaio 2021 La cena di gala durante la quale si è svolta la votazione seguita dallo spoglio e dalla proclamazione dell’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020
Nell’ambito dell’evento è stato anche assegnato il premio BPER Banca Green Innovation 2020 per la sostenibilità, vinto da uno dei dieci protagonisti della serata: la OP CAI dei fratelli Scarcella, tra i pionieri dell’agrumicoltura biologica in Sicilia e oggi tra i principali produttori europei di limoni biologici. E’ stato infine assegnato il premio Danila Bragantini riservato alle Donne dell’Ortofrutta, promosso dall’omonima associazione nazionale, vinto dalla giovane Marianna Palella di Citrus l’Orto Italiano, per un progetto molto originale dal titolo: “Uomo non fare il broccolo”, che unisce un prodotto assolutamente salutare come il broccolo, una icona dell’Italian Fashion come le cravatte Marinella e un’istituzione scientifica come la Fondazione Veronesi, progetto con finalità benefiche e commerciali, che sta ottenendo un successo straordinario. Alla Sala delle Grida di Borsa Merci il dibattito è stato coordinato dal direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati e ha visto tra gli altri gli interventi di Claudio Scalise, fondatore e direttore dell’agenzia bolognese SG Marketing, e di Corrado Giacomi-
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ni, economista agrario dell’Università di Parma. La ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova ha inviato un suo intervento video. Tra le autorità liguri intervenute, oltre al sindaco Bucci, l’assessore all’Agricoltura della Regione Liguria Stefano Mai, l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Liguria Andrea Benveduti, il direttore generale della Regione Liguria Pier Paolo Giampellegrini, l’assessore al commercio del Comune di Genova Paola Bordilli e il segretario generale della Camera di Commercio di Genova Maurizio Caviglia. Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana è giunto, con la tappa genovese, all’ottava edizione. L’iniziativa è della nostra rivista (pubblicata ininterrottamente ogni mese dal 1965) e viene realizzata in collaborazione con le massime rappresentanze del settore a livello nazionale, FruitImprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, CSO Italy, Italmercati, Fedagromercati e dal sindacato nazionale Confagricoltura. Non a caso dunque a Genova erano presenti Marco Salvi, presidente di FruitImprese, con il vice Giacomo Suglia, Gennaro Velardo, presidente
di Italia Ortofrutta con il direttore Vincenzo Falconi, Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, Ottavio Guala, presidente onorario di Fedagro, Albano Bergami, referente nazionale ortofrutta di Confagricoltura, e Paolo Bruni, presidente di CSO Italy, che, come da tradizione, ha condotto magistralmente la serata. Un ruolo importante ha avuto quest’anno il partner territoriale SGM, la società che gestisce il Mercato di Genova-Bolzaneto, presente con il suo presidente Giovanni Vassallo, l’amministratore delegato Gianni Ratto e tutto lo staff dirigenziale. Gli organizzatori hanno consegnato una targa a Fedagromercati Genova/ COMAG, ritirata dal suo presidente Elio Vernazza, dalla consigliera Marina Saulle e dall’operatrice grossista Maddalena Ferrando. L’evento ha avuto il patrocinio di Regione Liguria, Comune e Camera di Commercio di Genova ed è stato sostenuto da Unitec, Madi Ventura, BPER Banca, Euler Hermes, Macfrut e La Grande Bellezza Italiana. La prossima edizione di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana si terrà in Puglia nel gennaio del 2021. Febbraio 2020
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A Gianmarco Guernelli, vincitore il 24 gennaio a Genova dell’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020, abbiamo fatto due domande che riprendono anche i contenuti del suo intervento alla tavola rotonda genovese sulle sfide del settore nel mercato interno e in quello internazionale. Guernelli, può essere attivata nella GDO una corsia privilegiata per l’ortofrutta italiana e se sì come, entro quali limiti? “La GDO, non tutta, oggi rappresenta già una corsia privilegiata per l’ortofrutta italiana e questo, noi di Conad, lo sappiamo bene essendo impegnati ormai da tempo in questa direzione. A questo riguardo, quasi il 90% della nostra ortofrutta è di origine italiana. È una scelta che confermiamo ogni giorno declinandola in una politica commerciale di prodotto MDD legata alla valorizzazione delle specialità e tipicità locali dei nostri territori. Tenendo presente che la qualità è il nostro criterio base, portiamo avanti progetti di ampio respiro come il CONAD Percorso Qualità, i Sapori e Dintorni e Verso Natura. “La valorizzazione dei prodotti locali è parte del nostro DNA ed è praticata a livello nazionale con la linea S&D e localmente dalle nostre cooperative sotto altre forme. In quest’ottica abbiamo promosso e sostenuto le attività di recupero di antiche cultivar o varietà di frutti tradizionali, che causa fattori speculativi come l’importazione dall’estero erano a rischio estinzione o semplicemente dimenticate come ad esempio i limoni della Costa d’Amalfi IGP, le arance di Ribera DOP, l’Arancia Ovale della Valle dell’Anapo, ed altre. “A questo scopo, riteniamo strategiche le partnership con i fornitori locali. Con il progetto il
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Grande Viaggio Insieme, che nel 2019 è arrivato alla quinta edizione, mettiamo a valore le filiere dell’agroalimentare incontrando i protagonisti della produzione con l’obiettivo di diffonderne la conoscenza, individuare e condividere le azioni per l’efficientamento delle filiere e migliorarne la qualità, dal campo alla tavola. “L’ortofrutta rappresenta il biglietto da visita dei nostri punti di vendita. L’impegno è di coniugare la qualità con la sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – garantendo al contempo l’equilibrio tra domanda e offerta. Con questo criterio lavoriamo su alcuni aspetti critici, come quello della de-stagionalizzazione delle produzioni che, se allargata ulteriormente, è molto rischiosa perché può dare luogo alla delocalizzazione. A nostro parere la de-stagionalizzazione estrema va frenata attivando dei percorsi culturali sull’educazione alimentare e su stili di vita sostenibili. La strada è tracciata e noi la percorriamo continuando a in-
vestire, ogni giorno, in qualità dell’offerta e dei prodotti a marchio Conad, aprendo un dialogo di fiducia con i nostri fornitori e i nostri clienti”. Sul fronte dell’export, l’assenza della GDO italiana in Europa è un handicap per la nostra ortofrutta. Perché la GDO italiana non investe all’estero? “Penso che la questione sia mal posta, nel senso che la GDO deve tener conto in primis della sua mission e dei suoi obiettivi. Conad ha un modello basato sugli imprenditori italiani e di questi deve tener conto. Per questo motivo non contempliamo l’idea di andare in giro per il mondo a sviluppare il nostro modello di business. Però abbiamo creato il brand “Creazioni d’Italia” per diffondere, far conoscere e valorizzare all’estero il paniere delle qualità agroalimentari italiane. Oggi “Creazioni d’Italia” ha superato i 50 milioni di euro di fatturato con stime di crescita a doppia cifra. “Il tema dell’export andrebbe poi declinato su altri piani di riflessione e ne cito due. Il primo riguarda la grande frammentazione che è un elemento che caratterizza la nostra agricoltura. Un aspetto che non contribuisce alla sistematizzazione dell’offerta del settore all’estero e tanto meno ai processi di penetrazione sui mercati da parte degli operatori. È questo un terreno importante di intervento e solo poche realtà imprenditoriali oggi sono in grado di raccogliere questa sfida. Penso ad esempio a Melinda e alla VIP, due Consorzi che hanno individuato nell’approccio integrato di filiera il sistema per far dialogare le loro Cooperative e i loro produttori rendendoli protagonisti sul mercato nazionale e internazionale dove oggi sono presenti
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Due domande al vincitore dell’Oscar dell’Ortofrutta. Guernelli: “Da noi la produzione italiana ha già una corsia privilegiata”
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Ai fratelli Scarcella di CAI il BPER Banca Green Innovation Nella serata di Genova è stato assegnato ai fratelli Salvatore e Carmelo Scarcella il premio BPER Banca Green Innovation 2020 per la sostenibilità, consegnato ai titolari della OP CAI dal dirigente di BPER Banca Maurizio Marchesini. Gli Scarcella sono stati tra i primi a produrre in Sicilia limoni biologici e sono oggi tra i big player di questa categoria a livello europeo. Gestiscono la Cooperativa Agricoltori Ionici di Furci Siculo in provincia di Messina. La produzione è intorno alle 18 mila tonnellate di agrumi, per i due terzi limoni e per un terzo arance. Il bio rappresenta il 70% del totale e, in particolare, il 100% per quanto riguarda le arance. La famiglia Scarcella ha una produzione propria intorno alle 2.000 tonnellate (interamente certificata bio), tutto il rimanente proviene da 271 conferitori che producono su 1130 ettari lungo il litorale ionico della Sicilia. Il fatturato 2019 supera i 22 milioni e mezzo di euro, cresce dal 10 al 25% ogni anno dal 2008, e per il 2020 è previsto il raddoppio del magazzino di lavorazione di Furci per rispondere alle crescenti richieste del mercato. Il limone non è solo veduto fresco, ha importanti utilizzi nella trasformazione, nei settori alimentare, farmaceutico, cosmetico. Nella foto a fianco Paolo Bruni con Maurizio Marchesini.
con delle proposte commerciali interessanti che portano risultati economici importanti per loro. “C’è poi un secondo punto e questo interessa la politica. Che tipo di ruolo intende giocare? Noi crediamo che la politica debba dare un contributo, ma anche fare sin-
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L’azienda siciliana è stata tra i pionieri nella produzione di limoni biologici ed oggi ne è uno dei principali produttori europei. Il premio dell’istituto di credito emiliano è attento alla sostenibilità
tesi e indirizzare il settore verso un’organizzazione diversa che ne riduca la frammentazione. In questo ambito, si inserisce anche il costo del lavoro e il tema dei dazi che sono cruciali, poiché oggi generano non pochi problemi al valore dell’agroalimentare ita-
liano legale e di qualità. “Dunque, a mio avviso, per orientarsi all’internazionalizzazione dell’offerta, la GDO deve essere prima di tutto ben radicata e diffusa sul territorio nazionale e qui fare sistema con i produttori e gli stakeholder”.
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Il premio Donne dell’ortofrutta assegnato a Marianna Palella L’associazione nazionale Donne Italiane dell’Ortofrutta ha colto l’occasione dell’evento Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana per assegnare il premio Danila Bragantini riservato alle associate che si sono distinte per l’innovazione. Il premio, presente la presidente dell’associazione Alessandra Ravaioli (nella foto sopra a destra) è stato consegnato a Marianna Palella di Citrus l’Orto Italiano da Stefano Pezzo (a sinistra nella foto qui a lato), figlio dell’imprenditrice Danila Bragantini, per un progetto originale: “Uomo non fare il broccolo” che unisce un prodotto salutare come il broccolo, una icona dell’Italian Fashion
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come le cravatte Marinella e un’istituzione scientifica come la Fondazione Veronesi. Il progetto
ha finalità non solo commerciali ma anche benefiche e sta ottenendo successo.
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PROTAGONISTI
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Il ruolo di SGM decisivo per l’evento Ha avuto un ruolo molto importante nella organizzazione della edizione di Genova di Protagonisti la società SGM che gestisce il Mercato Genova-Bolzaneto. Il presidente della società, Giovanni Vassallo (nella foto sopra) ha dato il benvenuto ai delegati nella sessione seminariale del pomeriggio. A chiusura della serata invece il Corriere Ortofrutticolo ha consegnato una targa di ringraziamento a COMAG, società di riferimento di SGM, che ha sostenuto l’evento come nessun altro. La targa è stata consegnata da Ottavio Guala (nella foto sotto), presidente onorario di Fedagromercati ai rappresentanti di COMAG.
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Riconoscimento alla COMAG, socio di riferimento nel Mercato di Genova-Bolzaneto
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Mariangela Latella L’Asia è il mercato ortofrutticolo del futuro e la sfida, non solo globale ma anche domestica, si gioca su piatti pronti, snack e home delivery anche a causa della progressiva omologazione delle abitudini alimentari che hanno ridotto a poco più di un’ora al giorno il tempo destinato a nutrirsi. Lo ha evidenziato lo studio di SG Marketing presentato dal suo fondatore, Claudio Scalise, nel corso della prima parte dell’evento dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana. Scalise ha evidenziato come, grazie ad una crescita continua della classe media, soprattutto in Cina e India, e ad abitudini alimentari sempre più simili a quelle occidentali, da qui al 2030, il continente asiatico arriverà ad assorbire più della metà (il 56%) del fatturato ortofrutticolo globale che raggiungerà i 4.848 miliardi di euro complessivi (contro i 2.100 miliardi del 2015).
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L’analisi attenta di Claudio Scalise sulle prospettive del settore in Italia e all’estero. Si va verso una dimensione sempre più globale. Tra le sfide italiane quella della logistica
PROTAGONISTI
Il futuro si gioca su prodotti unici e facili da consumare
L’intervento di Claudio Scalise di SG Marketing seguito da un pubblico attento
Solo in Asia si passerà da un giro d’affari che nel 2015 era di 966 miliardi di euro a 2.688 miliardi con una crescita del 178%, segui-
ta - in termini di fatturato - dall’Europa che arriverà a generare un giro d’affari di 768 miliardi contro i 441 del 2015. Più indietro
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Dopo un 2019 ‘no’ un recupero difficile Alla tavola rotonda sulle sfide del settore, moderata da Lorenzo Frassoldati, hanno partecipato Giacomo Suglia, Gennaro Velardo, Fabio Massimo Pallottini, Albano Bergami, Gianmarco Guernelli e Patrizio Neri. Conclusioni? Dopo il ‘19, recupero difficile.
il Nord America e il Sudamerica (che, nel 2030, arriveranno a fatturare circa 384 miliardi di euro ciascuno) ma, in America Latina si registra un trend di crescita molto maggiore (+129%) rispetto agli US (+66%). "Il mercato ortofrutticolo è destinato ad andare verso una dimensione sempre più globale - ha detto Scalise -. Le sfide su scala nazionale, sono soprattutto logistiche dal momento che paghiamo lo scotto di un’arretratezza dei trasporti che ancora adesso vengono fatti prevalentemente su gomma mentre il mondo, soprattutto lungo le rotte est-ovest, punta sul trasporto ferroviario che è quello più sostenibile sia in termini di costi che di emissioni di CO2. Sul fronte europeo, invece, mancano ancora riconoscimenti comuni per gli accordi di scambio commerciale. Si pensi al CETA che l’UE ha siglato con il Canada più di un anno fa ma che ancora non apre le porte, ad esempio, ai pomodori italiani, a causa delle barriere fitosanitarie. Quello che servono sono forti strategie di internazionalizzazione che possano sfruttare gli strumenti messi a disposizione dall’Europa. Come ad esempio ha già fatto il settore vitivinicolo facendo delle produzioni made in Italy un’eccellenza mondiale grazie all’OCM di settore. Si potrebbe fare lo stesso con l’OCM ortofrutta”. Serve, insomma, una vera e propria rivoluzione del settore che
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preveda, fra le altre cose, la creazione di nuovi modelli di business per le aziende le quali, per affermarsi e competere con la marca del distributore sempre più ingombrante, dovranno proporre prodotti sostenibili e unici in termini di varietà, di gusto e di riconoscibilità del brand. Lungo questa china, è inevitabilmente destinato a globalizzarsi anche il mercato delle sementi e delle piante dal momento che grazie alle nuove tecnologie (serre hi-tech, agricoltura 4.0, ecc.) la stessa varietà può essere coltivata in qualsiasi angolo del Pianeta. Il consumo ortofrutticolo cresce anche in Europa a causa della richiesta di prodotti sempre più salutari e sostenibili ma soprattutto facili da consumare. La stima è che si possa arrivare, appunto, da qui al 2030 ad un fatturato di 768 miliardi di euro (+74% sul 2015). Un mercato quello europeo in cui l’Italia ha perso molto terreno registrando, in alcuni casi, vere e proprie battute di arresto. I dati parlano chiaro: -4,9% l’export verso il Regno Unito, -13,2% verso la Germania e ben -26,5% verso l’Austria nel biennio 20162018. “Per vincere la sfida sia globale che domestica - ha affermato Scalise - non bastano più le politiche di brand. Oggi servono prodotti unici, da consumare e da acquistare. Lo rivela il boom dell’home delivery, ad esempio, che oggi rappresenta il 30% degli acquisti
ortofrutticoli in Italia. Le politiche di brand, anch’esse strategiche, arrivano dopo la creazione di un’identità forte”. Cresce a doppia cifra il consumo fuori casa che riguarda quasi il 40% del totale del fatturato food che è complessivamente di 240 miliardi di euro. Oggi gli italiani spendono 85 miliardi in ristoranti, fast food, snack o anche home delivery, ad esempio con il take away. Il 26% di questa spesa si rivolge agli ortaggi e solo il 4% alla frutta che, però, attraverso gli snack e la IV Gamma, sta pure recuperando e potrà avere una esplosione della domanda. Insomma la tradizionale spesa di frutta e verdura al supermercato non funziona più come prima. Oggi l’ortofrutta si acquista al bar, presso i distributori automatici o tramite il web e si consuma sempre più spesso direttamente nei punti vendita con sistemi di vendita-consumo. Nell’erosione delle quote di mercato dei supermercati, la competizione tra insegne si fa sempre più accesa e ridisegna il ruolo della private label che assurge a fattore di identità della catena, di competizione e soprattutto di recupero dei costi, arrivando a coprire tutti i segmenti dell’offerta, da quella premium al mainstream locale al salutistico ecc. In questo senso la marca del distributore si candida a diventare driver dell’evoluzione sostenibile del food. Febbraio 2020
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di Corrado Giacomini * La tavola rotonda ai Protagonisti di Genova ci ha portato la voce delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese della produzione e del commercio dell’ortofrutta, una voce della GDO e la storytelling di Jingold, una impresa innovativa di grande successo. In prevalenza, i temi affrontati sono stati la preoccupazione per il freno che stanno incontrando le nostre esportazioni e i timori per l’aumento dei vincoli burocratici derivanti dalla parola “sostenibilità” oggi dominante nei rapporti di filiera. A parte l’intervento tranquillizzante della GDO e il racconto entusiasta del caso Jingold, tutti hanno chiesto l’intervento delle Istituzioni per risolvere i problemi annunciati. Quello che è più sorprendente è che né tra i partecipanti alla tavola rotonda né in sala era presente Ortofrutta Italia, l’unica Organizzazione interprofessionale (OI) riconosciuta dell’ortofrutticoltura italiana. Che non ci fosse, perché il presidente aveva qualche impegno più urgente, poteva anche starci, ma che nessuna delle organizzazioni presenti, compresa la GDO, tutte associate a Ortofrutta Italia, non abbiano sentito la necessita di fare riferimento ad essa e di portare la posizione dell’Organizzazione interprofessionale a cui appartengono, è veramente sorprendente. E’ naturale la domanda, cosa ci sta a fare nel settore ortofrutticolo italiano una Organizzazione interprofessionale che non ha voce in capitolo? Basta confrontare il sito di Ortofrutta Italia con quello di INTERFEL, l’organizzazione interprofessionale francese, il terzo paese per produzione di ortofrutta in Europa, per rendersi conto dell’assenza di operatività della nostra. Vuol dire, che quelle stesse organizzazioni professionali che nella tavola rotonda denunciano i mali della nostra ortofrutticoltura e chiedono l’intervento delle Istituzioni, meglio del MIPAAF, per risolverli, non credono nella loro organizzazione di rappresentanza che dovrebbe sostenere di fronte al MIPAAF l’interesse comune di tutte, dalla produzione fino alla distribuzione. E’ la ragione per la quale i cosiddetti “tavoli” che tutta le organizzazioni professionali chiedono continuamente al Ministro dell’Agricoltura di istituire, e non solo per il settore dell’ortofrutta, non hanno mai portato a niente perché, salvo i pochi soldi che il Ministro qualche volta riesce a mettere sul tavolo, le persone che siedono a quei tavoli non hanno interessi condivisi, per cui non riescono ad animare comportamenti ed azioni comuni, ad esempio, per
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affrontare insieme il mercato internazionale. La stessa fine rischiano di fare i tanti “piani” che vengono sfornati. Ricordo ancora negli anni 80’ il famoso “Piano Agrumi”, che stiamo rifacendo ora, mentre i nostri straordinari agrumi di Sicilia continuano a perdere quote anche sul mercato interno. Una domanda, le nostre Organizzazioni di produttori (OP) contano sempre sui fondi che derivano dai Programmi Operativi, ma sarebbero disposte a mettere insieme parte di quei fondi per una forte azione promozionale sui mercati europei o sui tanto attesi nuovi marcati, dove stiamo perdendo quote a favore della Spagna? Purtroppo, tutto questo, e non solo nel settore ortofrutta, mette profondamente in crisi un obiettivo che tante volte è stato indicato per l’agricoltura italiana, cioè, quello dell’aggregazione, che sul piano razionale è indubbiamente un obiettivo giusto e importante per una agricoltura fatta da piccole imprese come la nostra e in presenza di un continuo aumento della forza della GDO, ma che rischia, purtroppo, di perdere di credibilità.
PROTAGONISTI
Dov’è l’Interprofessione in ortofrutta? I Tavoli servono a poco se il sistema non condivide valori e obiettivi
Ritornando alla interessante relazione di Claudio Scalise, sintetizzando, ricordo che le sfide da affrontare nei prossimi anni saranno i nuovi modelli di consumo, che chiedono prodotti facili da mangiare, facili da scaldare e facili da usare, la crescita del food delivery e dell’ e-commerce e la strategia della GDO rivolta ad aumentare il peso della MDD (marca del distributore) nell’offerta a scaffale, che richiede nuovi e più stabili rapporti con i fornitori (agricoltura e industria di trasformazione). Scalise ha dimostrato che queste sfide stanno crescendo a livello internazionale perché, mano a mano che aumenta il reddito dei Paesi in via di sviluppo, si estende la classe media e si assumono modelli di consumo occidentali. Queste sfide si affrontano certamente con l’aiuto delle Istituzioni ma, prima di tutto, è necessario che ci sia la capacità e l’impegno dell’impresa. * Economista agrario Comitato di indirizzo del Corriere Ortofrutticolo
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Rete del lavoro agricolo di qualità La GDO si è espressa a favore Le catene della distribuzione moderna, riunite a Marca (Bologna 15-16 gennaio), hanno detto sì alla "Rete del lavoro agricolo di qualità" avanzando ai fornitori una richiesta che impatta direttamente con la produzione ortofrutticola e che ha fatto e che continuerà a fare molto discutere nei prossimi mesi: la richiesta "a tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione e ai partner della MDD, lungo la loro filiera di approvvigionamento", di iscrizione alla Rete a partire dal 1° gennaio 2021. La “Rete del lavoro agricolo di qualità” è un organismo promosso dal ministero delle Politiche Agricole e istituito presso l’INPS, che si concretizza in un elenco certificato di imprese agricole - a seguito di domanda presentata dalle stesse all’INPS - in regola con le disposizioni in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e valore aggiunto. Ecco la dichiarazione avanzata, alla presenza della ministra Bellanova, congiuntamente da tutti i rappresentanti della distribuzione moderna: Giorgio Santambrogio (presidente di ADM), Marco Pedroni (presidente di Coop Italia), Francesco Pugliese (ad di Conad), Claudio Gradara (presidente di Federdistribuzione): “La distribuzione moderna vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la Marca del Distributore. Ci siamo quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente critico: occorre prendere iniziative per garantire legalità e rispetto dei contratti. Per questo abbiamo assunto l’impegno di laFebbraio 2020
Ma l’iniziativa voluta dal ministero dell’Agricoltura, che dovrebbe essere operativa dall’1 gennaio 2021, impatta sulla produzione ortofrutticola appesantendo obblighi e pratiche burocratiche
Albano Bergami, Confagricoltura
vorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Sarà necessario impegnarsi a fondo, da parte nostra e dei nostri fornitori ma anche da parte delle istituzioni, che devono aiutarci rendendo semplice e veloce l’iscrizione delle imprese agricole alla Rete. Siamo convinti che lavorando insieme, imprese e istituzioni, si possano ottenere risultati importanti, per sconfiggere una piaga che affligge il nostro Paese”. La ministra Bellanova, nella stessa occasione, ha fatto da parte sua una dichiarazione che va oltre e investe anche le responsabilità della GDO. Eccola: "Creiamo insieme filiere sostenibili e giuste. Lavoriamo insieme anche nella lotta alle pratiche sleali. Non è accettabile che sul banco degli imputati vadano a finire intere categorie, subendo campagne denigratorie. Non esistono filiere sporche, e non esiste una cattiva distribuzione. Esistono imprese che si pongono fuori dalla legge o
che impongono meccanismi che rischiano di minare interi settori. Non possiamo consentirlo. Per questo è urgente recepire la direttiva europea contro le pratiche sleali ed estendere la sua portata a tutti i soggetti, anche a tutela degli acquirenti. E impegnarci insieme per avere un lavoro agricolo e alimentare di qualità, con la giusta remunerazione. La tutela del reddito dei produttori di cibo è essenziale. E’ essenziale riequilibrare la catena del valore lungo l’intera filiera.La vostra decisione di promuovere l’adesione delle aziende agricole fornitrici alla Rete del lavoro agricolo di qualità può rappresentare un momento importante di rilancio di questo strumento. Il vostro apporto sarà decisivo. Una distribuzione attenta ai fornitori, attenta alla sostenibilità economica, sociale e ambientale è uno dei perni su cui si può costruire il cambiamento. Una distribuzione che rinuncia a una pratica come le aste al doppio ribasso va valorizzata. Perché quello strumento è caporalato in giacca e cravatta e va combattuto come va combattuto il caporalato dovunque si annidi”. Non si sono fatte aspettare le reazioni alle dichiarazioni di Bologna. Albano Bergami, coordinatore nazionale del settore ortofrutta di Confagricoltura, in un’intervista al nostro sito online ha detto: "La richiesta delle catene della GDO ai propri fornitori agricoli diretti dell’iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità a partire dal 1 gennaio 2021 e anche ai partner della MDD, lungo la loro filiera di approvvigionawww.corriereortofrutticolo.it
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ATTUALITÀ
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mento, non è oggi né attuabile né credibile. Intendiamoci, non è in discussione il nostro impegno, la nostra sensibilità nella lotta contro il caporalato, un fenomeno indegno di un Paese civile. In applicazione della legge, circa 4.000 imprese della nostra associazione hanno aderito a questa Rete. Però le imprese aderenti sono in calo e non solo le nostre. Perché? Evidentemente questa legge ha mancato il suo scopo, e si è rivelata solo uno strumento di ulteriore burocrazia, ulteriori aggravi, senza dare risposte concrete. Il fine è nobile, lo strumento inadeguato”. “Non mettiamo la testa sotto la sabbia. Dobbiamo fare - ha sottolineato Bergami - come Germania, Francia e Spagna: il settore necessita di tanta manodopera anche per periodi limitati. I nostri costi sono fuori mercato: dai 9 ai 12 euro/ora, in Spagna siamo a 7 euro, non parliamo di Paesi ex-
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tra-UE come il Marocco a 1 euro. Servono sgravi fiscali e contributivi dedicati alle grandi raccolte e nei periodi di massiccio utilizzo di manodopera straniera. Così si fa in un Paese serio, che vuole aiutare la propria agricoltura”. E ancora: "Sulla sostenibilità ambientale e sociale il mondo produttivo ha già fatto molto e molto di più dei Paesi competitor. Siamo pieni di certificazioni di ogni tipo. Ci siamo fatti carico di oneri di ogni tipo e senza alcun riscontro economico. Le nostre produzioni sono sempre soggette a richieste economiche da parte della grande distribuzione, come le aste a doppio ribasso o il sostegno all’apertura di nuovi punti vendita. Alla fine rimane sempre e solo la leva del prezzo a fare la differenza. Il prezzo della sostenibilità non lo può pagare solo il mondo produttivo”. Ma la GDO non ci sente. In un’in-
tervista di metà gennaio, Giorgio Santambrogio è tornato sull'argomento: "Crediamo che sia un obiettivo comune quello di promuovere percorsi che favoriscano, nella filiera agricola e agroalimentare, trasparenza, equità, legalità e rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura. La scelta della Rete va proprio in questa direzione”. Ma ha anche aggiunto, facendo un’apertura al mondo della produzione: "A noi interessa soprattutto che ci sia il rispetto delle regole sul lavoro, con trasparenza ed equità. Se l'azienda tre anni fa non ha pagato una tassa o l'ha pagata in ritardo, o subisce contestazioni per l'IMU, onestamente non influisce molto, per noi. E' un problema dell'Agenzia delle Entrate o dei Comuni. Per questo credo che certe condizioni andrebbero riviste".
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COPERTINA PROTAGONISTI
MARTIN PINZGER. Da aprile 2019 è il direttore del Consorzio
VIP, cambio di marcia Antonio Felice Negli ultimi mesi è cambiato l’approccio al mercato di VIP. Il Consorzio della Val Venosta si è dato un nuovo logo, una nuova immagine, una nuova strategia di comunicazione. Di più. Ha riassestato il settore commerciale e il complesso dei servizi puntando non solo su un livello superiore di efficienza (che già era buona) ma anche sulla valorizzazione della qualità delle relazioni di lavoro al fine di rafforzare la fidelizzazione dei clienti in Italia e nel mondo. E ancora. Ha abbinato alla qualità del prodotto un maggiore impegno nella sostenibilità ambientale delle produzioni in una visione che intende essere di beneficio ai venostani e al turismo in una vallata alpina meravigliosa come la Val Venosta. Questo insieme di azioni e di impegni è stato riassunto in pochisFebbraio 2020
Qualità sopra gli standard, servizio di “prima classe” ai clienti, sostenibilità ambientale. Su questi tre punti poggia il programma del manager che ha preso le redini dei produttori della Val Venosta
Mele Golden di VIP Val Venosta: una varietà tradizionale che resta la più importante per il mercato italiano. Sopra, Martin Pinzger, direttore VIP
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PROTAGONISTI
COPERTINA
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CHI è MARTIN PINZGER
Nato nel 1969 a Silandro, residente a Vezzano/Silandro, sposato e padre di 3 figli, laurea in Economia e Commercio a Verona, Martin Pinzger è il direttore generale di VIP da aprile 2019. E’ succeduto nell’incarico a Josef Wielander. Prima di diventare direttore generale, Martin Pinzger è stato dal 1995 al 1996 responsabile di produzione della cooperativa Mivo-Ortler, dal 1996 al 2007 direttore della cooperativa Mivo-Ortler, dal 2007 e fino alla nomina a direttore generale di VIP è stato direttore della cooperativa Mivor e responsabile vendite GDO Italia di VIP. Insomma, tutta una carriera interna alla grande famiglia del Consorzio della Val Venosta. Da buon venostano, Martin Pinzger è anche un frutticoltore con piccola azienda agricola. Ovviamente quest’ultima è un’attività secondaria perché al
sime parole: first class service dal Paradiso delle Mele. Un mix che si addice molto bene alla storia ormai trentennale di VIP e che abbina tecnologie avanzate e amore, per le mele e per il territorio, con risultati che sono già sotto gli occhi di tutti, il più evidente dei quali è che nella vallata si concentra la più vasta produzione europea di mele biologiche e un altro è che alcune delle migliori varietà di mele oggi in commercio nel mondo trovano qui le condizioni ideali per esprimere il meglio di se stesse a livello di gusto, di colore, di salubrità. Se oggi a tutto questo si è aggiunta una visione proiettata al futuro lo si deve all’azione di un gruppo manageriale giovane e motivato, guidato dallo scorso aprile dal nuovo direttore: Martin Pinzger, un venostano doc, di buona preparazione e solida esperienza, sia nella produzione che nella com-
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Dal 1990, dunque da giusti 30 anni, VIP è l’organizzazione dei produttori della Val Venosta. Una forte organizzazione, che si colloca tra i primi quattro produttori di mele in Italia e il primo produttore di mele biologi-
che in Europa. Una organizzazione che mette l’efficienza e la qualità davanti a tutto. Il VIP associa 1.720 produttori della Val Venosta tra cui 250 biologici. Gli ettari coltivati sono 5.200 per un raccolto medio annuo di 320 mila tonnellate. Lavorano per VIP 700 dipendenti. Presidente di VIP è Thomas Oberhofer.
mercializzazione e nella gestione organizzativa, lungo un percorso di oltre 25 anni, maturato tutto all’interno di VIP, dove era entrato poco dopo una laurea in economia a Verona. “Stiamo agendo su tre leve - spiega il direttore Pinzger - che sono il prodotto, il servizio e la sostenibilità. Prima di tutto, stiamo lavorando per un prodotto sopra gli standard sia per qualità che per salubrità e sul rafforzamento della sua immagine, legata anche alla provenienza Val Venosta, che già è alta presso i nostri clienti storici. Il secondo asset è il servizio, un servizio che definiamo di prima classe, fatto di uomini, di tecnologie, di soluzioni avanzate dal packaging alla logistica, e che rientra nella nostra strategia B2B. La terza leva del nostro impegno è la sostenibilità, ambientale innanzitutto, ma anche economica e sociale perché l’economia della
mela è basilare in Val Venosta e perché i nostri produttori sono una componente essenziale della comunità civile della valle”. "Dobbiamo pensare al futuro aggiunge Martin Pinzger - ed essere tutti convinti di quello che facciamo. Abbiamo un biologico di cui siamo leader assoluti in Europa sia per quantità ma anche per qualità, con mele bio di una quindicina di varietà diverse, comprese le varietà club, il che ci pone ad essere specialisti di singole nicchie all'interno del comparto biologico. Possiamo contare su una nuova grande struttura di lavorazione per le mele biologiche a testimonianza che il bio per VIP è un orientamento strategico che parte da un contesto ideale per la produzione. Questo è un forte elemento della nostra azione per la sostenibilità. Ma non il solo. Abbiamo un progetto per limitare l’uso dei diserbanti anche per il
DG di VIP il lavoro di certo non manca.
VIP
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prodotto convenzionale attraverso tecniche agronomiche naturali che rispettano i terreni e le acque. Abbiamo già azzerato l’uso di alcuni prodotti chimici. Siamo impegnati ad utilizzare soluzioni sostenibili negli imballaggi, con packaging senza plastica per le nuove referenze, nei magazzini, persino negli stand durante le fiere, come abbiamo già fatto alla Fruit Attraction di Madrid realizzando uno stand senza plastiche”. Nei piani di Pinzger c’è la tenuta e possibilmente lo sviluppo di VIP sul mercato italiano. Dice: “Se vuoi vincere un campionato prima di tutto devi vincere in casa. Se in casa perdi le partite, sei da retrocessione. Siamo ben presenti sui mercati internazionali ma il nostro primo mercato è quello italiano che vale per il 60% delle nostre vendite. Il secondo mercato è la Scandinavia ma vale il 10 per cento. Non possiamo perdere Febbraio 2020
la partita sul mercato interno. E se vogliamo vincerla abbiamo una sola strada da percorrere: avere un assortimento varietale coerente con il mercato italiano. Abbiamo fatto un’analisi che porta a un risultato chiaro: la mela che vince su tutte in Italia è la Golden. Oggi
la Golden vale ancora il 50% del mercato e tra cinque anni potrà valere per il 40. Dunque per vincere la partita più importante, la partita in casa, la nostra Golden di montagna deve distinguersi, essere riconoscibile, avere una qualità superiore. Possiamo con-
News from the Apple Paradise What's changing in VIP Consortium First class service from the Apple Paradise. In these few words there is all the dedication, efficiency and passion of VIP, the Val Venosta Consortium with an annual harvest of 320,000 tons of apples grown on 5.200 hectares of a wonderful alpine valley by 1.720 producers. The new VIP Director, Martin Pinzger, has launched a three points program: quality above standards, first class customer service, production sustainability inside a precious natural environment such us that of Venosta Valley. A true sustainability, because VIP is the first european organic apples grower. The Pinzger program is supported by a focused communication campaign.
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Negli impianti delle cooperative aderenti al VIP sono attive le tecnologie più avanzate per la selezione e l’imballaggio delle mele
tare su altre importanti mele che in Val Venosta esprimono il meglio di se, a livello di gusto, di croccantezza: le Ambrosia, le Kanzi, le Envy, le Yello, che ci permettono di guardare con un certo ottimismo anche al mercato del prossimo futuro, dove tuttavia la Golden ci sarà ancora. Abbiamo le carte in regola, dobbiamo giocarle”. E aggiunge una chiosa sul mercato italiano: “L’operazione ConadAuchan ci parla delle grandi manovre in corso nella grande distribuzione organizzata che ha voglia di rafforzarsi ulteriormente sul mercato interno. Tuttavia oggi sarebbe un errore sottovalutare il ruolo del mercato tradizionale in Italia. Fatto 100 il totale di quello che VIP realizza nel mercato interno 30 è il valore del canale tradizionale. E’ una quota strategica, che dobbiamo difendere”. Sul mercato internazionale, che lo staff commerciale di VIP monitora con assiduità e grande attenzione, il direttore commenta: “In Europa e in altri mercati esteri evoluti è emersa una tendenza che incide sull’andamento dei consumi ed è l’emergere del regionalismo e anche del nazionali-
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smo, nel senso che viene privilegiato il prodotto nazionale e quello più familiare al consumatore e più vicino ai punti vendita. Su questi mercati possiamo occupare una posizione nelle finestre temporali in cui il prodotto locale è deficitario ma dobbiamo comunque e sempre distinguerci per un prodotto di qualità superiore. Poi ci sono i mercati che sono sotto i riflettori in questi anni e sono i mercati dell’Asia, anche perché lì i prezzi sono interessanti. Ma attenzione, perché nei mercati asiatici incontrano il gusto dei consumatori solo referenze particolari. Per quanto ci riguarda, abbiamo risultati in Asia con le Ambrosia e le mele bio”. La nostra redazione ripetutamente ha espresso perplessità sul continuo lancio produttivo e commerciale di nuove varietà, che poi faticano a trovare spazio nei punti vendita e ad essere identificate dal consumatore. L’ultima volta è successo in occasione della presentazione dell’americana Cosmic Crisp, incrocio tra la Enterprise e la Honey Crisp, che VIP ha inserito nei suoi programmi. Così commenta il direttore Pinzger: “Questa è probabilmente la migliore
mela degli ultimi 15-20 anni perché ha un morso perfetto, è succosa, croccante e poi ha una grande tenuta tanto da poter essere commercializzata fino ad agosto. La produrremo da quest’anno ed entrerà sul mercato nel 2021. Il VIP non può che essere attento ai segmenti nuovi e per questo caso in particolare siamo orgogliosi di essere entrati in un progetto così interessante. Una battuta finale sul 'servizio di prima classe’. La risposta di Pinzger, dando per scontati i livelli di efficienza raggiunti negli altri servizi, si concentra sulle novità del settore commerciale: “Innanzitutto abbiamo aumentato la squadra commerciale per avere un occhio vigile e attento sui diversi mercati. Abbiamo quindi adottato per questo servizio un cambiamento funzionale: ogni nostro cliente da adesso ha un solo interlocutore VIP per gli acquisti di tutte le nostre referenze, che si tratti di biologico o di prodotto convenzionale, per favorire relazioni personalizzate stabili nel tempo, per garantire una coerenza che premia a livello di risultati”. Dietro di lui e con lui, tutto lo staff manageriale è in movimento. Febbraio 2020
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Chiara Brandi Negli ultimi dieci anni il consumo di prodotti biologici in Italia è cresciuto del 178% raggiungendo un fatturato di 3,6 miliardi di euro (dato 2018), una tendenza positiva confermata anche nel 2019 con vendite nella GDO in aumento del 5% nel primo semestre (dati Nomisma - Osservatorio SANA). Un trend inarrestabile, che tuttavia fa intravedere i primi segnali di cedimento per quel che riguarda l’ortofrutta fresca, dinanzi ai quali gli operatori iniziano a interrogarsi affinché vengano scongiurati possibili rischi di perdita di valore dovuti alla banalizzazione del prodotto. Innovazione diventa dunque la parola chiave per il futuro di frutta e verdura bio, sia per dare nuova linfa al settore sia per far fronte a cambiamenti climatici importanti che si ripercuotono sulla redditività della filiera nonché sulla soddisfazione della domanda finale. Ma qual è l’approccio innovativo da adottare? Non esiste una ricetta né una soluzione univoca. Il Corriere Ortofrutticolo ha interpellato alcuni tra i principali player del settore e ognuno di essi ha riferito una propria visione, il cui unico comun denominatore è la massima attenzione alla sostenibilità. “I problemi dovuti al cambiamento climatico in corso sono reali e urgenti”, afferma Antonio Cogo, responsabile commerciale di VeFebbraio 2020
ritas Biofrutta, società del Gruppo Mazzoni commercialmente nota con il brand Very Bio. “Per questo motivo, ad oggi - riferisce Cogo ci troviamo ad affrontare problemi di gestione dei raccolti in campo. Un esempio su tutti è dato dal cavolfiore: quest’inverno le temperature più elevate rispetto alla media del periodo stanno portando ad un accavallamento delle produzioni, causando momenti di eccesso di offerta seguiti dalla possibile mancanza di prodotto nelle settimane successive, che potrebbe portare ad un’eventuale chiusura anticipata della stagione”. Tutto questo va ad aggravare un’altra questione, particolarmente sentita tra gli intervistati con riferimento al mercato interno, relativa alla difficoltà di realizzare un programma commerciale
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Il bio in cerca di innovazione con buon anticipo. All’estero la GDO lavora con quantitativi sensibilmente più elevati e costanti di settimana in settimana, tali per cui è possibile programmare spedizioni e prezzi con sicurezza e regolarità, diversamente da quanto avviene in Italia, dove la domanda dei buyer è variabile e viaggia su volumi ridotti, spalmati su più tipologie e varietà di prodotti. “Come azienda - spiega in proposito Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio - stiamo cercando di implementare anche in Italia la stessa formula adottata in Europa, ovvero di approvvigionamento diretto dalle zone di produzione grazie alla nostra presenza capillare nei territori più vocati, mirando a realizzare grandi campagne di prodotto con quantità più elevate e, di conseguenza, migliori capacità di programmazione”.
Italian Organic brands growing in the UE market Italy is the strongest organic fruit and vegetables producer in Europe. VIP, with Bio Val Venosta brand, is widely the first european producer of organic apples and a great exporter, in and outside Europe. But other Italian brands are getting out of the way in the European organic fruit and vegetables market: global player like Almaverde Bio, Brio-Alce Nero and VeryBio, as well as specialists of single categories, in this case vegetables, such as the Sicilian Colle d'Oro Bio. The big fairs in February, from Fruit Logistica in Berlin to Biofach in Nuremberg, are the most important opportunities of the year to increase the international presence of these excellent brands of Italian organic.
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ti i player intervistati. L’appeal del prodotto italiano su questo mercato è ancor più elevato perché sinonimo di produzione locale se si considera il mercato globale. “In Germania e nel Nord Europa la coltivazione di mele in piccoli appezzamenti domestici è molto estesa tanto da fare concorrenza ai grandi produttori e/o consorzi di produttori. La scarsità di prodotto della stagione 2019/20 in queste aree, dovuta a fattori climatici avversi, ha estremamente favorito la vendita del prodotto della Val Venosta, considerato locale rispetto ad altre provenienze extra UE”, specifica Eberhöfer. “Il consumatore è sempre più attento alla regionalità; è un ‘maxi trend’ a cui anche i buyer cominciano a prestare attenzione e che andrà sempre più affermandosi”, conclude il manager. Innovazione, dunque, nell’accezione di maggior programmazione dell’offerta e migliore sostenibilità a 360 gradi, ma anche in senso stretto di rinnovo varietale e di scelta dei canali di vendita. “Dal prossimo anno entreranno in produzione gli impianti di frutta tropicale, mango e avocado bio, mentre tra pochi mesi sarà possibile commercializzare su ampia scala la nostra nuova varietà di zucchine ideali per il consumo crudo”, confida Carmelo Calabrese, direttore commerciale Colle d’Oro, storica realtà siciliana pioniera del bio sull’Isola, con un giro d’affari nell’intorno dei 18 milioni di euro. “Stiamo studiando nuove varietà più resistenti ai cambiamenti climatici, agli sbalzi di temperatura, alla mancanza d’acqua e alle nuove fitopatologie”, aggiunge a tal proposito Antonio Cogo di Very Bio, sottolineando l’attenzione del settore
Almaverde Bio, Brio - Alce Nero, VeryBio, Bio Val Venosta e Colle d’Oro Bio s’interrogano sul futuro
nei confronti delle nuove tematiche ambientali di cui si parlava all’inizio. Infine, qualche novità si potrebbe prospettare anche in termini di canali di vendita. Se infatti la Grande Distribuzione (super e discount) rappresenta ancora largamente il canale di riferimento per i principali operatori del settore (in crescita lo scorso anno del 5% a discapito dei negozi tradizionali, -7%), l’ormai consolidata abitudine al pasto fuori casa sta via via portando a differenti considerazione da parte dei produttori verso il canale horeca. Sebbene ancora marginali in termini percentuali, mense e servizi catering vengono infatti sempre più approcciati attraverso partnership con player di primo piano della ristorazione collettiva. Da non dimenticare che, nel bio come nel convenzionale, il layout e lo spazio dedicato al prodotto ortofrutticolo in PDV è divenuto di primaria importanza. Ecco perché da quattro anni a questa parte Almaverde Bio sta investendo nel progetto Le Isole di Almaverde Bio, un nuovo format di vendita di prodotto sfuso all’interno dello store, gestito direttamente da Canova, la società del Gruppo Apofruit specializzata nel biologico e licenziataria del marchio. "Abbiamo adattato questo format alle diverse esigenze, dimensioni e prospettive di vendita delle varie superfici e abbiamo visto che l’iniziativa è in grado di cogliere opportunità dell’ortofrutta bio altrimenti inespresse. Nei negozi in cui il giro d’affari del reparto ortofrutta si aggira tra i 4 e i 5 milioni di euro l’anno il fatturato del bio è raddoppiato proprio grazie all’introduzione di questo nuovo format, in cui abbiamo sempre creduto e continueremo a credere incrementando ulteriormente il numero delle Isole nel 2020, che da 20 arriveranno a 40, ed introducendo all’interno di esse anche prodotti provenienti da agricoltura biodinamica certificati secondo il nostro nuovo disciplinare Verdea". www.corriereortofrutticolo.it
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Un valore aggiunto importante, che tuttavia deve essere coadiuvato e sostenuto da una certa efficienza logistica. È il caso di Almaverde Bio ma anche di Bio Val Venosta, realtà altoatesina leader del comparto della melicoltura biologica in Europa, parte del Consorzio VIP, che ha inaugurato proprio in questa stagione il nuovo stabilimento della Cooperativa Juval di Castelbello con una capacità di cernita e confezionamento rispettivamente di 18 e 28 tonnellate all’ora, un magazzino refrigerato a scaffalatura verticale per lo stoccaggio di 18 mila cassoni e 12 linee di lavorazione all’avanguardia, "in grado di garantire massima sicurezza e flessibilità di risposta alle diverse esigenze del cliente, essendo qualità, servizio e sostenibilità i plus su cui ci vogliamo differenziare", spiega Gerhard Eberhöfer, responsabile vendite di Bio Val Venosta. I valori elencati da Eberhöfer sono quelli su cui si dovrebbe riconoscere l’intero settore del biologico, facendone dei veri e propri driver di crescita. In tal senso, dunque, la corsa alla sostenibilità diventa una sfida da declinare in diverse forme e misure. “In BrioAlce Nero operiamo secondo un modello di economia circolare, iniziando da un prodotto bio rispettoso dell’ambiente e della biodiversità, vestito in packaging riciclabile possibilmente plastic free e confezionato in stabilimenti che utilizzano energia rinnovabile. A questo si aggiungono anche progetti fair trade e di cooperazione solidale per sostenere economie agricole nei Paesi in via di sviluppo. Non da ultimo stiamo ampliando anche la disponibilità di offerta di prodotti certificati Naturaland e Demeter per specifici mercati", dichiara Mauro Laghi, direttore commerciale Brio SpA. Non solo, un’ulteriore declinazione del concetto di sostenibilità si riflette sul macro trend del KM0 in senso lato. L’Europa rappresenta il principale sbocco per tut-
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Il radicchio fa capolino in Europa Emanuele Zanini Una partenza rallentata a causa soprattutto del clima, poi il recupero da dicembre, sia sotto Natale ma anche a gennaio. La qualità in generale, soprattutto del prodotto certificato o comunque di alta gamma, ha consentito di ottenere buoni riscontri commerciali. Il clima caldo dell’autunno aveva creato non pochi problemi nella gestione del prodotto e soprattutto nella programmazione. L’atteso calo delle temperature a dicembre e gennaio ha favorito un aumento della domanda e dei consumi. I volumi consistenti sono rimasti, creando sul mercato qualche difficoltà, ma senza arrivare a creare situazioni critiche come un crollo dei prezzi. Questo il punto sul radicchio fissato al 31 gennaio 2020, giorno in cui chiudono le ultime pagine di questo numero della nostra rivista. Ma sentiamo il polso di alcuni dei maggiori player della categoria. OPO VENETO. Francesco Arrigoni, direttore di OPO Veneto, tracciando un bilancio della camFebbraio 2020
pagna fino a questo momento, si dice piuttosto soddisfatto, specialmente considerando le incognite della prima parte, a novembre. “Il mercato dei radicchi in generale è stato positivo, confermando una certa stabilità. I ritardi produttivi riscontrati a novembre sono rientrati nelle settimane successive. Ora la produzione è ancora abbondante ma di ottima qualità. Tutto sommato sono poche le produzioni che portano i segni dei ritardi produttivi. Nonostante ci sia più prodotto della media la campagna commerciale finora è anda-
ta molto bene”. E una nota positiva arriva proprio da gennaio. “Di solito dopo la fine delle feste natalizie si riscontra un calo fisiologico della domanda. Invece quest’anno il naturale momento di flessione si è avvertito solo nell’ultima settimana di gennaio”. Per quanto riguarda le tipologie, il Radicchio rosso di Treviso tardivo ha ottenuto anche in questa campagna dei buoni riscontri, così come il Variegato di Castelfranco, la cui stagione potrà proseguire, con il prodotto frigoconservato, fino ad aprile. Qualche proble-
Veneto leads the red chicory success Italy is the first red chicory European producer and Veneto is the cradle of this special production. Veneto growers are taking their first steps on the international markets thanks to the successes achieved in the Italian large scale distribution and in the food service where red chicory is an increasingly used and appreciated product. Companies equipped to deal with foreign markets are OPO Veneto, La Rosa, Geofur and others represented by Consortium of Treviso and Castelfranco, Consortium of Chioggia and Consortium of Verona, each of them with different varieties but all characterized by an high level of quality.
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ma in più per il Chioggia, in particolare per la difficoltà di effettuare programmazioni. Dal punto di vista commerciale, spiegano ad OPO Veneto, le richieste sono state buone, specialmente a gennaio oltre al periodo natalizio, con la grande distribuzione che si è organizzata con i volantini nella seconda e terza settimana dell’anno. Per quanto riguarda le tipologie il Radicchio di Treviso tardivo ha ottenuto gli ormai consueti buoni riscontri sul mercato, nonostante le difficoltà iniziali del comparto di cui si accennava. Bene anche il Variegato di Castelfranco, con prezzi piuttosto soddisfacenti. Entrambi i prodotti hanno ottenuto un buon successo anche fuori dal Veneto e regioni limitrofe. “In Centro Italia, nonostante non siano ancora così consumati e conosciuti”, spiegano all'OP di Zero Branco (Treviso), “nel corso della stagione il Treviso e il Variegato si sono distinti, anche fuori il periodo natalizio. Se a Natale le vendite sono legate soprattutto al Veneto, che per tradizione consuma molto radicchio durante le feste, nelle altre aree italiane gli acquisti sono più omogenei e non legati alle ricorrenze”. Per quanto riguarda il prodotto certificato con l'indicazione d’origine, il direttore Arrigoni conferma come “i volumi siano interessanti. Vanno per la maggiore le confezioni piccole, che hanno spiccato il volo. Si registra invece un passo indietro del prodotto sfuso”. Commentando la stagione nel complesso, Arrigoni si dice dunque soddisfatto: "Chiuderemo bene la campagna, a patto che la merce frigoconservata non riservi sorprese di conservabilità. Ma siamo moderatamente ottimisti". CONSORZIO DI TREVISO E CASTELFRANCO. Si respira aria di ottimismo anche nel Consorzio di tutela del Radicchio di Treviso IGP e Radicchio Variegato di Castelfranco IGP. Il presi-
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dente Andrea Tosatto, dopo le preoccupazioni dello scorso autunno, non nasconde una certa soddisfazione per il prosieguo della campagna, grazie all'arrivo del freddo che seppur non particolarmente rigido, ha consentito alle produzioni di offrire un ottimo livello qualitativo: "I supermercati all'inizio della campagna commerciale erano piuttosto titubanti. Poi si sono convinti e i risultati ci hanno dato ragione, trovando la soddisfazione della stessa GDO. D'altra parte la domanda è sempre sostenuta per il prodotto certificato. È stato premiato in particolare il radicchio IGP presentato nel vassoio da 350 e 500 grammi, grazie ad un packaging e ad un formato che attira il consumatore". Non conta solo l'estetica ma anche l'approccio sempre più sostenibile su cui il Consorzio sta puntando. “Oltre che impegnarci per garantire produzioni sempre più green nella coltivazione, anche le confezioni - sottolinea Tosatto vengono ideate e realizzate con una progressiva diminuzione dell'utilizzo della plastica”. Dando uno sguardo al mercato “fino al 15 gennaio il prodotto disponibile non era poi così tanto. Questa situazione ha favorito la formazione di prezzi piuttosto sostenuti”, precisa Tosatto, che conferma come le prime settimane del 2020 siano state positive.
La stagione e i programmi di OPO Veneto, Geofur, La Rosa e del Consorzio di Treviso
Bene quindi l'IGP, anche se il presidente del Consorzio sottolinea come "confezionatori e distributori dovrebbero puntare maggiormente sui prodotti certificati e con indicazione d'origine nei punti vendita perché offrono maggiori garanzie e qualità di alto livello al consumatore, che cerca un prodotto buono e sicuro". A Fruit Logistica il Consorzio ha l’obiettivo di convincere i distributori a scommettere sul Radicchio di Treviso IGP e Castelfranco IGP: "Cerchiamo di sfondare sul mercato francese e tedesco attraverso alcuni retailer dei due Paesi”, riporta Tosatto. La spinta verso l’export rimane ad oggi piuttosto marginale dal momento che non arriva al 10%. Il Consorzio ha intenzione di affrontare anche il mercato statunitense e sta cercando i partner più adatti. Un altro canale da sviluppare è l'horeca, su cui ci sono ampi margini di crescita. GEOFUR. Ottima stagione dal punto di vista qualitativo anche per Cristiana Furiani, responsabile commerciale di Geofur, azienda di primo piano nel Veronese e non solo per la produzione e commercializzazione del radicchio locale. "La qualità - riferisce la manager - è stata ottima. Forse c'è stato troppo prodotto con qualche difficoltà sui prezzi. Ma la bontà del radicchio ha favorito un aumento di richieste”. I volumi sono stati consistenti, superiori anche del 15-20% rispetto alla media. “Se le aziende sono organizzate - ritiene Cristiana Furiani - riescono ad ovviare anche a queste problematiche. Noi ci siamo riusciti, ma diverse aziende del settore spesso pagano il fatto di non riuscire a programmare”. L'attenzione dell'azienda scaligera è focalizzata non solo sul mantenere alti standard qualitativi ma anche sulla sostenibilità, grazie all'utilizzo di confezioni con materiali green e altri approcci ecologici che hanno portato Geofur ad ottenere la certificazione Febbraio 2020
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LA ROSA. Meno ottimista Paolo Queruli, a capo dell'azienda La Rosa di Monselice (Padova): “Anche quest’anno nella nostra zona il clima sta segnando il passo. L'autunno troppo mite e l'eccessi-
va umidità dovuta alle precipitazioni - riferisce Queruli - hanno portato ad un generale anticipo sulla maturazione della maggior parte dei radicchi con una serie di difficoltà nelle fasi di raccolta, specialmente a novembre e dicembre. Quindi mantenere elevata la qualità è risultato difficoltoso". Anche a fine gennaio per Paolo Queruli "la stagione delle cicorie rimane sottotono, caratterizzata da eccessi produttivi nelle varie zone produttive, basse remunerazioni per la maggior parte delle varietà ad esclusione del radicchio Treviso Tardivo che ha mantenuto una forte domanda. Questa situazione è causata da una scarsa offerta in quanto il clima autunnale ha ostacolato gravemente le fasi di raccolta e successivamente ha generato problemi fitosanitari nelle fasi di forzatura. In un contesto simile non vedo
mutamenti significativi nel medio termine". “Il mercato è come il clima - afferma l’imprenditore padovano cambia in silenzio, senza avvisare nessuno. La capacità di adeguarsi e di prevedere queste mutazioni potrebbe dare maggiore spazio al business". Comunque da non pochi anni l'azienda patavina ha optato di estendere i confini commerciali in un contesto internazionale, destinando le produzioni per i due terzi oltre confine. Queruli ha un asso nella manica: "Siamo impegnati alla diffusione delle nostre produzioni di nicchia che presentano colori spettacolari tra cui spicca il nostro fiore all’occhiello, La Rosa di Padova, una varietà di radicchio studiata, dal gusto inconfondibile, con l’aspetto di una rosa rossa, nata e prodotta in terra padovana che sta riscuotendo un incoraggiante successo”.
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ambientale Leaf. Sono stati usati per esempio prodotti ‘floppaccati' a singolo pezzo per valorizzare il radicchio, utilizzando poca plastica e garantendo tra l'altro una shelf life maggiore e un favorevole impatto estetico. Novità che sono anche in fiera a Berlino. Cristiana Furiani è anche presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona IGP: “Un prodotto a marchio e certificato che - riferisce - è cresciuto del 15% in un anno. I riscontri sono positivi. I consumatori chiedono garanzie anche attraverso il bollino. Rimane una nicchia, ma sta regalando soddisfazioni anche fuori dal Veneto".
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L’Antitrust ha avviato un’istruttoria sulla vendita dei supermercati Auchan al gruppo Conad attraverso il veicolo societario Bdc Italia (una controllata Conad). Il rischio, secondo l’Antitrust, è che si crei o si rafforzi una posizione dominante nei mercati dell’approvvigionamento e in vari mercati locali della vendita al dettaglio. L’Authority aveva concesso alle parti una proroga di oltre un mese per fornire i dettagli dell’operazione, del valore di quasi 2 miliardi di euro, annunciata a maggio 2019 e siglata poi a luglio. Evidentemente non è rimasta soddisfatta. L’Antitrust evidenzia come, per effetto della concentrazione che si verrebbe a creare, Conad, attualmente seconda catena della GDO nel Paese con una quota del 12,9%, diventerebbe la prima con una quota del 18,5% e un incremento del 5,6%. L’operazione determinerebbe "significative sovrapposizioni orizzontali in numerosi mercati della vendita al dettaglio” e in particolare in 10 mercati locali delle superette, in 65 mercati locali dei supermercati e in 26 mercati locali degli ipermercati. L’Autorità ritiene pertanto che l’operazione “possa ostacolare in modo significativo la concorrenza effettiva in 101 mercati locali della vendita al dettaglio" a danno dei consumatori, determinando il rafforzamento o la costituzione di una posizione dominante. Proprio per il fatto che Conad con l’acquisizione di Auchan diventerà il primo operatore sui mercati dell’approvvigionamento e che le cooperative del sistema Conad arriveranno a detenere quote “particolarmente rilevanti” in alcuni mercati locali della vendita al dettaglio, l’operazione secondo l’Autorità è “suscettibile di deterFebbraio 2020
DISTRIBUZIONE
L’Antitrust mette il naso nell’affare Conad-Auchan Avviata un’istruttoria e convocate le parti. I risultati si sapranno tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. L’operazione determinerebbe “significative sovrapposizioni” in alcune lacalità
minare preoccupazioni concorrenziali in relazione al possibile rafforzamento o alla costituzione di una posizione dominante nei mercati dell’approvvigionamento”. Per questo l’Antitrust ha deliberato, secondo notizie diffuse a metà gennaio, di avviare un’istruttoria nei confronti della società veicolo Bdc Italia SpA e delle varie cooperative del gruppo Conad e ha fissato in dieci giorni dalla data di notifica del provvedimento la possibilità per le parti di essere ascoltate. Il procedimento dovrà concludersi entro 45 giorni dalla delibera, dunque presumibilmente tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Il modello organizzativo di Conad - si legge sul bollettino settimanale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato - è strutturato su tre livelli: i singoli imprenditori, soci delle cooperative e titolari dei punti vendita attivi sul territorio; le Cooperative socie del consorzio nazionale Conad; Conad stessa, che opera da centrale di acquisto e di servizi, si oc-
cupa della pianificazione strategica, dell’attività di marketing e di comunicazione per tutto il sistema, e anche della produzione, della promozione e dello sviluppo del marchio Conad. Nel complesso, Conad associa oltre 2.600 dettaglianti operanti sul territorio nazionale sotto le insegne Conad City, Conad, Conad Superstore e Conad ipermercato e nel 2018 ha realizzato in Italia un fatturato pari a circa 1,4 miliardi di euro. L’altro protagonista della vicenda è Auchan SpA, detenuta al 100% da Soldanelle SA, a sua volta soggetta al controllo della società di diritto francese Auchan Holding SA. Nel 2018 il fatturato realizzato in Italia da Auchan è stato pari a circa 1,2 miliardi di euro. Infine c’è Bdc Italia SpA, una società veicolo costituita il 14 febbraio 2019 e soggetta al controllo di Conad, che ne detiene il 51% del capitale sociale. Il ruolo di Bdc è limitato all’acquisizione e alla gestione della partecipazione in Auchan SpA. www.corriereortofrutticolo.it
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MERCATI
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I prodotti a marchio Conad vendono per 4 miliardi di euro E Selex insegue alla distanza con 950 milioni Selex ha partecipato al Marca di Bologna dove ha presentato le novità 2020 e comunicato i risultati dello scorso anno. Anche nel 2019 le marche private del terzo Gruppo della distribuzione moderna nazionale hanno registrato una crescita al di là delle aspettative: +6% rispetto 2018, con un fatturato alla vendita di quasi 950 milioni di euro. Un risultato frutto di un piano strategico che aveva come focus l’ampliamento delle linee specialistiche e il miglioramento della qualità. "L’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio dello scorso anno era quello di sviluppare l’assortimento delle marche - ha sottolineato Luca Vaccaro (nella foto), direttore MdD Selex Gruppo Commerciale -. Abbiamo lavorato su 500 referenze, tra nuovi lanci e rivisitazione dei capitolati, e i risultati sono stati premianti. All’interno delle categorie dove compete, la marca privata ha incrementato la quota superando il 30% in alcune regioni”. Sono circa 2.300 i punti vendita del Gruppo in Italia all’interno dei quali poter scegliere fra oltre 5.000 referenze sotto i marchi Selex, Vale, il Gigante, Su, Vanto. Un’offerta tanto ricca quanto differenziata. Dai segmenti base all’alto di gamma (con Saper di Sapori, Val Or, Premiati Il Gigante), al salutistico e al biologi-
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co (Natura Chiama Selex e La Natura Vale, che registrano crescite a doppia cifra), ai 'senza glutine' e l Vegetale 100%, ogni linea vive attraverso un’immagine sempre più impressa nella mente dei consumatori. Il Gruppo ha avviato un progetto di sostenibilità che, attraverso linee guida e un monitoraggio dei passaggi, mette in atto comportamenti sostenibili e cerca di contribuire all’educazione al consumo. "Il 2020 è un anno di compimento delle attività intraprese - precisa Maniele Tasca, direttore generale Selex -. Entro la fine dell’anno tutti i fornitori del Gruppo dovranno essere iscritti al Protocollo del Lavoro Agricolo di Qualità, e massimizzare l’utilizzo di ingredienti italiani che rimane una costante per Selex". L’obiettivo di crescita per le Marche del Distributore è ambizioso: +50% di fatturato alla vendita entro il 2025. E se la strada sembra essere giusta - sostengono a Selex - c’è ancora molto da fare, senza perdere di vista la comunità in cui si opera.
In un 2019 di ripresa dei consumi alimentari, Conad è il retailer che cresce maggiormente raggiungendo la leadership con una quota del 13,3% sul totale del mercato e del 22,8% sul canale dei supermercati. I prodotti a marchio Conad proseguono il trend di crescita con una quota nel largo consumo confezionato del 30,3%, 9,5 punti percentuali al di sopra della media italiana. Il fatturato si attesta a 4 miliardi di euro - oltre il 40% del valore della crescita della mdd a livello nazionale - in crescita dell’8 per cento rispetto al 2018. Sono quasi 4.000 i prodotti in assortimento - 1.700 quelli lanciati o rilanciati lo scorso anno - che fanno capo ai brand Conad, Verso Natura Conad, Sapori&Dintorni Conad e a nuove linee che rispondono a più moderne esigenze di consumo: Conad Alimentum, Conad Piacersi, Conad Essentiae, Conad Baby, Parafarmacia Conad. Una strategia che, secondo i vertici di Conad, riafferma l’italianità dell’offerta: sono di provenienza nazionale il 90 per cento dell’ortofrutta, le filiere del latte e dei derivati, quella del pomodoro e dei principali vegetali confezionati, i prodotti Sapori&Dintorni Conad. Così come i produttori dei brand Conad, anch’essi italiani per oltre il 90 per cento. I risultati economici confermano il ruolo della marca e sono frutto del buon rapporto qualità-prezzo quanto dell’attenta valutazione dei fornitori e dell’investimento in percorsi di innovazione e ricerca per la tutela e la valorizzazione della qualità. Un obiettivo, questo, che poggia su oltre un milione di analisi di laboratorio all’anno, su 2.700 ispezioni negli stabilimenti e per il quale sono stati investiti nel 2019 oltre 4,6 milioni di euro. Febbraio 2020
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Primo report annuale di Supermercato24, che fa vendite a domicilio con consegna in giornata. La mattina del lunedì è il momento di maggior concentrazione degli ordini Supermercato24, il marketplace italiano della spesa online con consegna in giornata, ha presentato la prima edizione del suo Report Annuale, delineando trend e abitudini di consumo che hanno caratterizzato gli acquisti online (da sito e via app) degli italiani nei 12 mesi del 2019 e le curiosità più interessanti a livello territoriale. "Attraverso la nostra piattaforma abbiamo a disposizione un gran numero di dati che ci consentono di conoscere i nostri utenti, i loro gusti e le loro abitudini di consumo. Questo è per noi fondamentale per poter offrire un servizio sempre più innovativo e su misura, che consenta loro di effettuare la spesa online in ogni momento e ovunque si trovino. Il nostro Report Annuale, alla prima edizione quest’anno, nasce proprio con questo scopo”, ha dichiarato Federico Sargenti, Ceo di Supermercato24. Secondo l’indagine, il podio dei prodotti più acquistati dagli italiani vede in testa la categoria formaggi, salumi e gastronomia, che registra il 13% degli ordini totali, seguita da frutta e verdura (12%) e al terzo posto acqua, bibite e alcolici (11,5%). Chiudono la top 5 carne e pesce (10%) e prodotti per la colazione, dolciumi e snack (8%). Nel carrello del Bel Paese sembra esserci ancora poco spazio per i piatti pronti, indice che in Italia nonostante i ritmi frenetici c’è ancora particolare attenzione alla freschezza dei prodotti portati a tavola. Gli acquisti degli italiani si sono Febbraio 2020
concentrati soprattutto nella parte finale dell’anno: i mesi di novembre, ottobre e dicembre, sono infatti quelli dove si è registrato il volume di acquisti maggiore rispetto al resto dell’anno. Complice anche l’esodo estivo, agosto, è invece il mese in cui gli acquisti sono risultati minori, insieme a febbraio e aprile. Grazie a soluzioni innovative che consentono di risparmiare tempo e svolgere online, in totale relax e comodità anche un’azione a volte scomoda come fare la spesa, gli italiani possono sempre più spesso dedicare il proprio tempo libero nel weekend ad altre attività. Lo confermano anche i dati di Supermercato24, secondo cui la mattina del lunedi si rivela il momento più gettonato dagli utenti dello Stivale per effettuare la spesa online, con un picco di ordini soprattutto tra le ore 10 e le 11. Rari, invece, gli ordini registrati sulla piattaforma il sabato e la domenica. Infine, oltre la metà degli italiani (58%) si affida all’app per la spesa on-the-go.
Prodotti di marca: Esselunga più conveniente
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Ortofrutta al 12% negli acquisti online
Altroconsumo ha stilato la classifica aggiornata dei supermercati più convenienti in Italia. La classifica si compone di più di mille punti vendita, per un totale di oltre 1 milione e 300 mila prezzi rilevati e ha messo in luce come, scegliendo il supermercato adatto alla spesa che si vuole fare (prodotti di marca, discount, misti), si può risparmiare fino a 1.200 euro all’anno. La maggior parte dei consumatori compra prodotti misti. Alcuni scelgono di acquistare solo merce di marca o prodotti di brand commerciali e qualcuno mette nel carrello solo beni super scontati. L’indagine di Altroconsumo ha preso di mira solo brand nazionali, per evitare di analizzare marchi legati ai territori. Al supermercato più economico, per ciascun tipo di spesa, è stato assegnato il valore 100. Nel gruppo “spesa mista”, quello a prezzi più bassi è Famila Superstore, seguito da Auchan con 102 punti. Il più caro è Carrefour Market con 122 punti. Nella lista dei “prodotti di marca”, al primo posto con 100 punti c’è Esselunga, seguita da Famila Superstore con 101. Il più dispendioso è sempre Carrefour Market con 109 punti. Poi, nel gruppo “Spesa con prodotti a marchio commerciale”, il più vantaggioso è Conad Ipermercato. Si aggiudica l’ultimo posto Esselunga. Se si opta per una spesa con prezzi da “discount”, 100 punti li guadagnano Aldi ed Eurospin, mentre il più costoso tra gli “economici” è Conad.
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MONDO
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In Francia boom dell’ortofrutta distribuita nelle vending machine Mariangela Latella Con il sistema operativo brevettato da Filbing Distribution, si rivoluziona in Francia la vendita diretta e l’e-commerce di frutta e verdura fresche, inclusi i prodotti di IV Gamma. Didier Filbing, imprenditore di Rohrwiller, nel dipartimento del Basso Reno, regione del Grand Est, ha brevettato (e dal 2018 messo in commercio), delle vending machine suddivise in contenitori (box), una sorta di credenza a scomparti che possono contenere fino a 25 kg di prodotto per ciascun box. "Sono stati progettati - ci spiega Filbing, fondatore di Filbing Distribution che abbiamo incontrato al Sival di Angers che si è concluso il 16 gennaio - per essere installati nelle aziende agricole oppure nei vicini centri urbani. L’importante è che siano vicini ad un parcheggio auto. In meno di due anni già 500 aziende agricole usano le nostre macchine per la vendita diretta e, da poco, siamo in trattativa anche con alcune catene di supermercati per installarle nei loro reparti di ortofrutta". Le venging-machine Filbing, che possono essere con o senza catena del freddo, hanno un display sulla parte anteriore, accanto alle vetrinette dei prodotti, attraverso il quale gli acquirenti possono selezionare e comprare la frutta o la verdura che desiderano. Con questo sistema, il prezzo finale non è caricato di alcun tipo di costi di intermediazione e permette al produttore di recuperare l’erosione dei margini data dalla catena di fornitura tradizionale. Questo innovativo sistema di distribuzione si sta sviluppando alla velocità della luce anche se non è ancora un vero e proprio concorrente dei canali tradizionali che assorbono la produzione di Febbraio 2020
I distributori automatici vengono installati direttamente nelle aziende agricole e usati dai produttori per la vendita diretta. Trattative con i supermercati per collocarli nei reparti ortofrutta
Didier Filbing, l’imprenditore che ha brevettato le vending machine per l’ortofrutta
circa 350 mila produttori francesi complessivamente. "L’ultima macchina sviluppata ha un sistema operativo connesso a Internet h24 - precisa Filbing -. I consumatori possono effettuare gli ordini attraverso un’App sul cellulare che permette di accedere al sito dell’azienda agricola, App che noi stessi creiamo per permettere all’imprenditore agri-
colo di avviare l’e-commerce. Contemporaneamente, sempre attraverso l’App, il produttore sa cosa c’è sugli scaffali e cosa va ricaricato. Si tratta di dati che possono essere trasferiti, in tempo reale, su un file di excel per aiutare il processo decisionale dell’azienda non solo dal punto di vista distributivo ma anche produttivo”.
Export egiziano in crescita oltre i 5 milioni di tonnellate Agrumi, patate, cipolle, uva da tavola, melograni, aglio, mango e fragole guidano la crescita delle esportazioni di ortofrutta egiziana registrate nel 2019 con un aumento di 203 mila tonnellate rispetto al 2018 per un totale esportato di circa 5 milioni e 400 mila tonnellate. Non sono andate male anche le esportazioni di
cetrioli, melanzane e peperoni. Ne dà notizia il ministero dell’Agricoltura egiziano in una nota di inizio gennaio. La Russia, mercato che resta precluso alle esportazioni europee, è un importante cliente dell’Egitto, che guarda all’Asia e alla Cina in particolare con crescente interesse.
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MONDO
Polemiche in Francia sull’indivia di Vilmorin Secondo il sindacato agricolo Confédération Paysanne, più dell’80% dell’indivia venduta in Francia è OGM. Per questa ragione, il 14 gennaio un centinaio di attivisti dell’organizzazione ha fatto irruzione al Sival di Angers con bandiere, fischietti, ombrelli ed adesivi per andare a protestare davanti allo stand di Vilmorin, la sementiera angioina leader nella commercializzazione europea dell’indivia. “Stiamo protestando - ha spiegato Daniel Evain, agricoltore e portavoce del sindacato per il Dipartimento di Île-de-France - perché da almeno 15 anni viene commercializzata sul mercato francese indivia OGM in maniera del tutto contraria alla direttiva europea del 2001 che vieta gli OGM nell’Unione. L’evidenza che si tratta di prodotti geneticamente modificati risiede negli stessi claim con cui la sementiera avrebbe brevettato le indivie in commercio e che si riferiscono ad un ibrido ottenuto con un processo di fusione di protoplasti, in pratica di fusione cellulare, tra specie incompatibili in natura, ossia il girasole e la cicoria. La letteratura scientifica ci dice che questo processo significa di fatto, produrre OGM”. La notizia è stata riportata dal quotidiano di Angers Ouest France, che ha intervistato Emmanuelle Lesprit, direttore di UFS, l’Unione Nazionale delle Sementiere Francesi il quale rispedisce al mittente le accuse del sindacato agricolo. (m.l.)
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
La Valerianella, un affare francese Fleuron d’Anjou, cooperativa agricola del nord ovest della Francia, specializzata nella produzione di ortofrutta di I e IV Gamma e piante ornamentali, punta a raddoppiare la capacità di lavorazione dello stabilimento Horti-Immo, di Allones, portando la produzione di valerianella di IV Gamma dalle attuali 800 tonnellate ad almeno mille nel giro di un anno. Il gruppo a cui aderisce la cooperativa ha il proprio quartier generale ad Angers e rappresenta uno dei principali produttori di valerianella di IV Gamma (lamb lettuce) che viene venduta con il marchio Mâche, con una quota sul mercato europeo del 5%. “L’ampliamento dell’impianto di Allone – spiega Pascal Prat, amministratore delegato dell’azienda – è partito nel 2019 e proseguirà anche nel corso del 2020 con l’obiettivo di aggiungere da subito altri 2mila mq e nuove linee di produzione all’impianto già esistente di circa 8mila mq per arrivare a 16mila a fine lavori. La struttura che abbiamo costrui-
I transalpini producono almeno il 60% di questa insalatina a livello europeo esportandone gran parte. I tedeschi producono il 20%. Il terzo polo è la Piana del Sele to quindici anni fa, oggi non è più sufficiente anche perché cresce la domanda di prodotti che corrispondono ai nostri standard: francesi, freschi e locali”. L’investimento di Fleuron d’Anjou è strategico tanto più se si contestualizza il polo produttivo in cui opera la cooperativa, ossia quello di Angers, che ogni anno produce (ed esporta) circa il 60% della valerianella europea. Gli altri poli produttivi dell’Unione sono la Germania (20% della produzione) e la Piana del Sele (più o meno la restante parte, ma i dati non sono confermati). Solo la cooperativa angioina, contribuisce a questo giro d’affari coltivandone, annualmente, circa il 5%. (m.l.)
Febbraio 2020