Corriere Ortofrutticolo Marzo 2020

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

DI

SETTORE

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |

ANNO XXXIV Nuova serie Marzo 2020 Euro 6,00

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PROTAGONISTI NATALINO GALLO Il primo produttore di clementine punta su innovazione e territorio PAG.29 CORONA VIRUS • PAG. 9 MERCATO SCONVOLTO Salta l’horeca, boom dell’e-commerce, male l’ingrosso, bene i supermercati

PATATE• PAG. 33 DUE MESI DI BOOM Balzo delle vendite fin oltre il 30% che costringe i player principali a fare i doppi turni di lavoro

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Nello tsunami-Coronavirus Come ne usciremo? Quando ne usciremo? Cosa resterà? Mah. Mentre scriviamo, siamo nel pieno dello tsunami-Coronavirus e, come si dice, si naviga a vista. Siamo in guerra. Prima sul fronte sanitario, il più importante, perché “primum vivere deinde philosophari”. Poi sul fronte economico, perché famiglie e imprese resistano alla crisi e possano ripartire. E’ arrivato un primo pacchetto di misure col decreto Cura Italia (25 miliardi), un altro arriverà ad aprile. L’Europa, dopo un inizio bruttissimo, quando l’Italia (come sempre) era stata lasciata sola, finalmente si muove dopo che l’emergenza è scattata in Francia, Spagna, Germania. La BCE ha messo sul piatto un bazooka da 750 miliardi, dopo i disastri fatti dalla presidente Lagarde con le sue prime dichiarazioni. La Commissione dopo un primo pacchetto di stimoli del tutto inadeguati, ha attivato la clausola più attesa: quella che consente la sospensione del Patto di Stabilità, sdoganando anche in maniera formale le spese aggiuntive rispetto ai vincoli di bilancio fissati dalle regole comunitarie. Adesso ogni Paese potrà gestire la crisi anche con risorse nazionale (cioè facendo nuovo debito). Sul nostro sito www.corriereortofrutticolo.it e sui siti collegati dedicati alla IV Gamma (www.freshcutnews.it ) e al biologico (www.greenplanet.net) fin dai primi giorni della crisi stiamo seguendo l’evolversi della situazione. Abbiamo lanciato subito la campagna “Comprate più italiano: la GDO ci sta?” perché le imprese produttive e commerciali dell’ortofrutta non hanno chiuso, stanno continuando a lavorare, a rifornire i Mercati generali, i negozianti al dettaglio, i mercati rionali, le piattaforme delle catene della GDO. In condizioni sempre più difficili (per la manodopera, per i trasporti, per i consumi altalenanti) e con costi crescenti (per la tutela del personale e sanificare i posti di lavoro) ma il minimo che si poteva fare per corrispondere al loro sforzo era quello di invitare le catene della GDO a privilegiare il prodotto nazionale, a sostenere lo sforzo di chi tutti i giorni apre bottega per far funzionare questo Paese. La risposta c’è stata ed è stata importante, basta guardare il nostro sito. Nel pieno dello tsunami, l’ortofrutta italiana va. Mentre le fiere del food una dopo l’altra si arrendono all’aggravarsi dell’epidemia (Macfrut e Cibus slittati – per ora - a settembre) la filiera italiana dell’ortofrutta regge e anzi moltissime imprese sono sotto stress da superlavoro dopo che l’intero Paese è finito in quarantena. Il mercato dell’ortofrutta comunque ne sta uscendo stravolto: il nostro Claudio Scalise (vedi a pag.10) prova a ragionare sui trend dei consumi e sulle conseguenze a breve-medio termine,

✍ Lorenzo Frassoldati

Marzo 2020

mentre il prof. Corrado Giacomini (pag.12) guarda agli scenari più ampi dell’economia e della recessione mondiale. Chiunque sia capitato a frequentare, anche solo occasionalmente, i palazzi della Commissione Europea a Bruxelles, ne è uscito con una sensazione fortissima di una distanza siderale che separa quegli uffici, quei burocrati super-stipendiati dai problemi che ogni giorno riguardano l’economia reale, le famiglie, le imprese. Quella distanza siderale è stata annullata, bruciata in poche ore dalla devastante emergenza del Coronavirus. Il dietrofront della Lagarde è la testimonianza lampante che non solo l’Europa, ma lo stesso progetto di moneta unica stavano traballando, messi a rischio dal balbettamento dei vertici europei, dall’incapacità di una risposta comune. Come ha scritto il Corriere della Sera: “Quale emergenza più grande del Coronavirus dobbiamo aspettare per mettere mano ad una riforma radicale del modo in cui funziona l’Europa?”. Da questa emergenza l’Europa deve uscire, dovrà uscire, diversa. E non solo perché il Coronavirus sta facendo il miracolo di far allargare le maglie degli aiuti di Stato o far nascere i CoronaBond (cioè in pratica gli Eurobond da sempre osteggiati da Germania e Olanda). Lo spettacolo troppe volte andato in scena di una Comunità impotente, governata dalla sommatoria degli egoismi nazionali, e schiava degli interessi dei più forti (Germania, Francia) e dei loro alleati (Olanda, Polonia), dovrà per forza lasciare il posto a una nuova fase, quasi di rifondazione, dove l’Unione dovrà davvero muoversi all’insegna dei princìpi di solidarietà e condivisione e la BCE fare davvero la Banca centrale di questa Comunità, scudo della moneta e paracadute anti-recessione. L’Italia vive di export. L’ortofrutta , su questo fronte, è un vaso di coccio tra i vasi di ferro. I dati consuntivi dell’export-import relativi al 2019 diffusi da Fruitimprese (vedi pag.21) proprio in pieno Coronavirus, sono preoccupanti. Ci stiamo avviando a diventare un Paese importatore netto di ortofrutta. Il comparto ha tante emergenze in arretrato che attendono non dico di essere risolte ma di essere affrontate. Il ristoro dei danni da cimice a che punto è? Le priorità mes-

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

segue a pag. 5

PUNTASPILLI

CHE VIRUS! Scuole chiuse, sospeso anche il progetto Frutta nelle scuole. Finalmente una buona notizia: i bambini mangeranno frutta e verdura italiana e di stagione. A casa loro. *

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ANNO XXXIV Nuova serie Marzo 2020

2 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 23.03.2020

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Marzo 2020

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EMERGENZA CORONAVIRUS. Un terremoto per il mercato

RUBRICHE EDITORIALE Nello tsunami-Coronavirus CONTROEDITORIALE Prezzo minimo, giusto, equo dei prodotti ortofrutticoli. Finora nessuna garanzia ha funzionato. Neppure in Francia NOTIZIARIO

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DISTRIBUZIONE&MERCATI L’Antitrust dà il via libera all’operazione Conad-Auchan 49 GDO multata in Francia

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Italmercati si candida ad essere polo di aggregazione nazionale

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MONDO La Spagna primo esportatore di ortofrutta al mondo La Grecia cresce nell’export Bene il 2019, meglio il 2020 Al Biofach tanta ortofrutta italiana

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segue editoriale

se sul Tavolo nazionale stanno ancora lì, appunto, tutte sul tavolo: dal catasto frutticolo (i soldi ci sono, ma non se ne parla più) ai mercati esteri da aprire, al problema dei controlli all’import, agli agrofarmaci di cui non si può

PAG. 9

ATTUALITÀ PRIMO PIANO EMERGENZA CORNONAVIRUS Il virus che sconvolge il mercato

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BILANCIO 2019. Cresce l’import

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FRUIT LOGISTICA. L’Italia in primo piano

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L’eredità di Simona Caselli. Cinque anni di grande impegno

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Copertina - Protagonisti NATALINO GALLO Così cambia la Calabria

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PRIMO PIANO PATATE Da febbraio boom di vendite. E c’è chi deve fare i doppi turni

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Romagnoli, quando l’innovazione paga

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Nuovi stabilimenti e prodotti per il grande balzo di Ruggiero

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PRIMO PIANO ERBE AROMATICHE Un mercato in crescita

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fare a meno per difendere le produzioni, alle pratiche sleali da sanzionare, alle mille certificazioni da regolamentare… che si fa? Al momento l’emergenza ha messo tutto in stand-by, ma la resa dei conti non tarderà. l.frassoldati@alice.it www.corriereortofrutticolo.it

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CONTROEDITERIALE

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Prezzo minimo, giusto, equo dei prodotti ortofrutticoli Finora nessuna garanzia ha funzionato. Neppure in Francia di Corrado Giacomini * Prezzo minimo, prezzo giusto, prezzo equo e così via. Insomma, dato che le imprese agricole né aggregate in cooperative, né in organizzazioni di produttori (OP), né in associazioni di organizzazioni di produttori (AOP), né agendo all’interno di organizzazioni interprofessionali (OIP) riescono a far valere il loro potere contrattuale nei confronti della grande distribuzione moderna (GDO), l’unica speranza è ricorrere alla protezione dello Stato. E’ proprio così? Una prima difesa c’è già, è l’art. 62 del DL 24 gennaio 2012, n. 27, noto per i termini perentori di pagamento dei prodotti alimentari che, al comma 2, vieta di “imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose”. Certamente, imporre un prezzo di acquisto inferiore al costo di produzione è una condizione gravosa, ma è noto che negli anni di applicazione della norma non si conoscono ricorsi né interventi dell’Autorità garante della concorrenza provocati da questa fattispecie. Ora però c’è anche l’art. 10 quater, “Disciplina dei rapporti commerciali nell’ambito delle filiere agroalimentari”, della legge 21 maggio 2019, n. 44, che stabilisce, al primo comma, che i contratti stipulati, obbligatoriamente in forma scritta, devono avere, ad eccezione di quelli stagionali, una durata di almeno 12 mesi. Al secondo comma, viene dato incarico all’ISMEA di elaborare mensilmente i costi medi di produzione dei prodotti agricoli sulla base di una metodologia ministeriale. Il terzo stabilisce che, qualora manchi nel contratto almeno una delle condizioni dell’art. 168, comma 4, del Reg. 1308/2013, vale a dire che non siano fissati il prezzo, la durata, la quantità e la qualità del prodotto, le procedure di pagamento, le modalità di consegna e le norme a tutela nei casi di forza maggiore, il pagamento di un prezzo “significativamente” inferiore ai costi medi di produzione costituisce una pratica commerciale sleale. Il quarto fissa la sanzione che può arrivare fino al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio e il quinto stabilisce che l’Autorità garante della concorrenza provvede d’ufficio o su segnalazione di chiunque vi abbia interesse, compresa l’associazione di categoria del fornitore, all’accertamento della violazione e conclude il procedimento inderogabilmente entro 90 giorni. Dall’approvazione della legge ad oggi è passato circa un anno e nessuno è ricorso ad essa, anche perché le condizioni previste dal comma 3 difficilmente possano realizzarsi.

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E’ pronta ad arrivare, però, una nuova legge: “Disposizioni in materia di limitazioni alla vendita sottocosto dei prodotti agricoli e agroalimentari e divieto delle aste a doppio ribasso”, già approvata alla Camera e dal 11 febbraio 2020 all’esame della Commissione agricoltura del Senato ed è già pronto un altro disegno di legge, comunicato alla presidenza del Senato il 22 ottobre 2019, dal titolo “Riforma delle modalità di vendita dei prodotti agroalimentari e delega al Governo per la regolamentazione e il sostegno delle filiere etiche di qualità”, che stabilisce, all’art, 2, oltre il divieto dell’utilizzo di aste elettroniche a doppio ribasso, che “Il prezzo minimo di acquisto di prodotti agroalimentari è indicato dall’ISMEA, su base mensile, previo parere non vincolante degli esponenti più rappresentativi di tutta la filiera produttiva e distributiva, tenendo conto dei diversi fattori, endogeni ed esogeni del sistema, che contribuiscono alla determinazione di un prezzo equo sia per i produttori che i per i distributori”. Troppa grazia S. Antonio! Ma proprio il comma riportato letteralmente dimostra la difficoltà di arrivare alla determinazione di un prezzo “minimo equo di acquisto”, soprattutto, se la complessità della procedura ne svuota fin dall’origine la fattibilità e l’efficacia. L’anno scorso nel n. 28-29 de “L’Informatore agrario” ho scritto “Reddito degli agricoltori: la tutela in un solo articolo”, nel quale confrontavo il tentativo di proteggere gli agricoltori con la fissazione di un costo medio di produzione, come previsto dall’art. 10 quater della legge 21 maggio 2019, n. 44, con un testo di legge francese più ampio ed organico “Pour l’équilibre des relations commerciales dans le secteur agricole et alimentaire et une alimentation saine, durable et accessible a tous” (n. 2018/938 del 30 ottobre 2018). Questa legge, tra molto altro, prevede il riferimento, non a un “costo medio di produzione”, ma a indici dei prezzi dei prodotti agricoli e dei costi di produzione curati da l’ ”Observatoire de la formation de prix et des marges des produits alimentaires”, storica istituzione a servizio dell’agricoltura francese, o dalle organizzazioni interprofessionali (OIP), per poter accertare in sede di contenzioso se il prezzo pagato al fornitore agricolo è “abusivamente basso”. La legge francese non pone, quindi,

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come riferimento il “costo medio di produzione”, ma riconosce la validità degli indici di prezzo e di costo curati dall’Observatoire o dalle organizzazioni interprofessionali (OIP) per dimostrare in sede giudiziaria o di fronte al “médiateur des relations commerciales agricoles” le responsabilità dell’acquirente. La stessa Autorità della concorrenza francese si è espressa negativamente sull’uso del “costo medio di produzione” per determinare se un prezzo è “abusivamente basso”. A suo avviso il “costo medio di produzione” diventerebbe, così, una sorta di prezzo minimo con una serie di effetti economici negativi. In primo luogo, impedirebbe a un produttore più efficiente di vendere a un prezzo più basso, frenando la spinta all’innovazione. In secondo luogo, la fissazione di un prezzo minimo ostacolerebbe il collocamento di stock in filiere dove si ripetono delle sovrapproduzioni. Infine, la fissazione di un prezzo minimo potrebbe rendere meno competitiva la produzione nazionale a fronte di prodotti importati. Ho analizzato il caso francese, perché è dal 1996 che

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la Francia, prima con la legge Galland e poi con altri provvedimenti, ha cercato di regolare la formazione dei prezzi nella GDO e, in particolare, le vendite sottocosto, ma proprio in questi giorni è stato pubblicato il Rapporto del Senato Francese sul primo anno di applicazione della legge n. 2018/938 a cui ho fatto riferimento e a pag. 21 il titolo del paragrafo è “Un retour aux agriculteurs pour l’instant quasi inexistant”, vale adire che nel primo anno il ritorno per gli agricoltori è stato quasi inesistente. Allora è inutile l’intervento dello Stato nel mercato? No, lo Stato deve sempre intervenire come regolatore. Ad esempio, è molto importante il suo intervento per vietare le aste a doppio ribasso, le vendite sottocosto o altre patologie come quelle citate nella direttiva sulle pratiche commerciali sleali, ma è pericoloso il suo intervento quando altera il funzionamento del mercato e soprattutto la formazione dei prezzi. La risposta allo strapotere della GDO resta ancora nelle mani degli agricoltori e gli strumenti restano quelli citati all’inizio. *Economista agrario

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TECNOLOGIE

Speciale

Sorma lancia il nuovo packaging che separa carta e plastica Sorma, gruppo leader nella progettazione e realizzazione di sistemi di confezionamento, selezione e pesatura per il settore ortofrutticolo, ha lanciato in occasione di Fruit Logistica 2020 una novità destinata a rivoluzionare il comparto del packaging di frutta e verdura. Si tratta di Sormapeel, un’inedita soluzione sviluppata dal gruppo romagnolo che, in nome dell’economia circolare e frutto di una ricerca pluriennale di proposte funzionali e sostenibili, offre vantaggi concreti a tutta la filiera ortofrutticola e non solo dal confezionatore, al consumatore finale, fino a chi si occupa del recupero di plastica e carta. Sormapeel è la nuova linea di packaging applicabile a tutta la linea di macchinari Sorma adibiti al confezionamento di frutta e verdura. La sua adozione non richiede quindi alcun nuovo investimento per modificare o cambiare le macchine già in dotazione. Il secondo punto di forza consiste nelle prestazioni: la nuova soluzione mantiene infatti le medesime caratteristiche di visibilità del contenuto, traspirabilità, resistenza, velocità e forza applicate a tutta linea di confezioni Sorma. Il contenuto di innovazione è dato dall’introduzione di una banda in carta “spellicolabile” (da qui “Sormapeel”), cioè facilmente rimuovibile da parte del consumatore, che potrà quindi riciclare separatamente e velocemente la plastica e la carta. Inoltre, la componente in plastica è mediamente inferiore di oltre il 50% rispetto a un imballaggio tradizionale ed è completamente riciclabile: in mono-materiale, o tutta in PE (Polietilene ad alta densità) o tutta in PP (polipropilene), rende ancora più semplice e imme-

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Sormapeel, presentata a Fruit Logistica 2020, è una soluzione molto innnovativa applicabile a tutta la linea di macchinari Sorma adibiti al confezionamento di ortofrutta

diato il recupero del materiale. La banda in carta conferisce a sua volta una molteplicità di vantaggi. In primo luogo, oltre a essere un materiale che conferisce robustezza, permette di avere un film plastico più sottile del 70% rispetto alla norma: la carta funge da protezione al sottilissimo strato di plastica che compone il film. In secondo luogo, questa innovazione vanta l’economicità dei costi (vicini rispetto alla linea standard dell’azienda), rispetto ad altre soluzioni decisamente molto più dispendiose. Grazie quindi al minor contenuto di plastica e alla sostituzione parziale con la carta, la nuova linea è in definitiva ultraleggera, superando sia le versioni in poliaccoppiato eterogeneo non riciclabile che quelle in monomateriale. In concreto, il formato da 1 kg di Rosapack e di Sormabag, rispettivamente 2,79g e 2,22g, è più leggero persino delle retine a clip che pesano 2,88g e non riciclabili. Sormabag da 1 kg, nello specifico, pesa meno di una moneta da

1 cent. "Con Sormapeel - commenta Andrea Mercadini, AD di Sorma possiamo dire di avere vinto una difficile sfida contro il tempo e a favore dell’ambiente. Da anni, come Gruppo, siamo impegnati nella ricerca di materiali innovativi e di soluzioni amiche di quell’economia circolare sempre più necessaria per il rispetto delle risorse del Pianeta. Oggi compiamo un importante passo in avanti perché, in un momento storico in cui è in corso un ampio dibattito sui polimeri plastici e il loro futuro, Sorma offre una soluzione che tiene conto degli aspetti più diversi in termini di packaging: praticità, economicità e recuperabilità. E la convivenza di questi aspetti la rendono una soluzione concreta, che davvero può essere pensata per tutte le linee di prodotto, e non solo per una piccola selezione di categorie specifiche, come la bio. Una soluzione talmente innovativa, peraltro, per cui è in corso l’ottenimento del brevetto”. Marzo 2020


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EMERGENZA CORONA VIRUS

Il virus che sconvolge il mercato Mariangela Latella Chiara Brandi La produzione e il commercio dell’ortofrutta sono attività essenziali per il Paese, così come la logistica e la distribuzione. Il decreto firmato il 22 marzo dal premier Conte per rendere ancora più efficace la risposta all’emergenza Coronavirus, che ha determinato la chiusura della maggior parte delle attività produttive (una decisione senza precedenti in un Paese democratico), ha confermato che l’intera filiera dell’ortofrutta, comprese le attività accessorie degli imballaggi e delle tecnologie, deve rimanere aperta per garantire la fornitura di prodotti che sono una componente importante dell’alimentazione degli italiani. Dunque la produzione ortofrutticola e tutti i settori a valle si stanno organizzando in termini di sicurezza sul lavoro (anche con lo 'smart working' da casa ove possibile), di efficienza e tempestività dei servizi, in particolare delle consegne, pur in un quadro mutato, che mostra elementi di crisi e difficoltà (basti pensare alla chiusura dei ristoranti e delle mense scolastiche), veri e propri Marzo 2020

stravolgimenti e qualche evidente opportunità (per le consegna di cibo a domicilio e le piattaforme dell’e-commerce), conseguenza della politica dello “stay home”. La gente preferisce ordinare i suoi cibi freschi e freschissimi da casa e quindi “in sicurezza” generando non solo un trend di incrementi del giro d’affari di settimana in settimana ma anche facendo proliferare gli operatori dell’ecommerce che fino a ieri fatturavano a malapena l’1% del totale della distribuzione dei prodotti ortofrutticoli. Siamo davanti ad un incremento eccezionale delle vendite online e una crescita consistente delle vendite nei supermercati che crea qualche problema. Le piattaforme della GDO, abituate a gestire a

marzo una mole relativamente limitata di ordini, si trovano in difficoltà davanti ad un’impennata fuori misura delle consegne a domicilio al punto che, soprattutto per alcuni big retailer e in determinate aree, si arriva anche a 20 giorni di ritardo. Afferma Marco Porcaro, Ceo e fondatore di Cortilia, società specializzata nell’ecommerce di freschi e freschissimi: “Abbiamo deciso di mettere un tetto agli ordini, oltre il quale non ne accettiamo più. Attualmente la nostra crescita oscilla, in base alle aree del Paese, tra il 50 e l’80%”. Intanto FIPE e Assodelivery (quest’ultima è la prima e unica associazione dell’industria del food delivery italiana alla quale aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, SocialFood e Uber Eats) hanno sviluppato delle linee guida per garantire che le consegne vengano effettuate nella totale sicurezza sanitaria di operatori e clienti. "Abbiamo attivato la modalità di consegna contactless - fa sapere un portavoce di Just Eat nel rispetto delle misure precauzionali e della distanza interpersonale di almeno un metro, cioè senza contatti diretti. Abbiamo disabilitato la possibilità di pagawww.corriereortofrutticolo.it

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EMERGENZA CORONA VIRUS

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Un terremoto: salta l’horeca, boom dell’e­commerce l’ingrosso e gli iper in difficoltà, bene i supermercati di Claudio Scalise * In molti si stanno chiedendo cosa sta succedendo in questi tempi di emergenza nel mercato dell’ortofrutta: da un lato si registra la crescita delle vendite nei supermercati dall’altro la riduzione del giro d’affari nei mercati agroalimentari. Proviamo a dare ordine alle cose. Al di là degli accaparramenti iniziali di beni di prima necessità, dettati dalla paura della carestia tipica di questi avvenimenti, ciò che sta accadendo nei comportamenti di acquisto degli italiani è dovuto principalmente al fatto che, con le restrizioni in casa, si sono modificate drasticamente le modalità di consumo. Con la chiusura del canale horeca, delle scuole, con lo sviluppo del lavoro agile, banalmente il numero dei pasti consumati in casa è aumentato. Ciò vale in generale per tutto il food ed anche per l’ortofrutta. Spesso non consideriamo adeguatamente ciò che come SGMarketing stiamo dicendo da anni. In realtà in Italia il consumo fuori casa è in forte crescita ed il canale del fuori casa, secondo i dati ISTAT 2018, vale ormai il 36% dei consumi di food degli italiani. Dunque la prima considerazione da fare è che la chiusura di ristoranti, bar, mense scolastiche ecc. da un lato, e la presenza in casa di tutta la famiglia ha aumentato il bisogno di alimentarsi a pranzo ed a cena per tutti i componenti. Accanto a questo elemento di carattere strutturale, vi è un secondo elemento psicologico. Nella scelta dei luoghi di acquisto si stanno privilegiando i punti-vendita di vicinato e prossimità della distribuzione moderna rispetto ai negozi tradizionali, perché vi è la percezione di maggiore sicurezza igienico-sanitaria legata alle misure di prevenzione prese dai punti vendita ed alla idea di maggior controllo sanitario dei prodotti in vendita, specie per i freschi. Di qui l’aumento delle vendite nel canale della distribuzione moderna, confermata dai dati Nielsen relativi alla settimana 9. A beneficiare dell’accresciuta domanda sono stati tutti i format, ma alcuni in maniera decisamente più marcata degli altri. I discount hanno, per esempio, fatto registrare un balzo del 17,8% nella settimana dal 24 febbraio all’1 marzo. Anche i supermercati crescono a doppia cifra (+14,6%), così come i liberi servizi (+10,8%). Meno accentuato l’incremento rilevato negli ipermercati (+7,1%), svantaggiati dal divieto di lunghe percorrenze per fare la spesa e dalla chiusura di alcuni punti vendita nei centri commerciali. Per quanto riguarda l’e-commerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online è stato del +81%, in

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accelerazione di circa 30 punti percentuali rispetto alla settimana precedente. Nella settimana dal 2 all’8 marzo, sempre secondo Nielsen, le vendite della distribuzione moderna hanno fatto registrare un nuovo balzo dell’11,02% a livello nazionale, dopo il +12,21% della settimana precedente. Ed ancora una volta il format con le peggiori performance risulta essere l’ipermercato. Il dato dei Cash&Carry, invece, registra un trend negativo del 9,22%, a testimonianza delle difficoltà affrontate dai player horeca, che utilizzano questo canale come fonte di approvvigionamento. Quest’ultimo dato spiega anche la situazione dei Mercati all’ingrosso che, come sottolineato da diversi esponenti di questo mondo, soffrono la chiusura del canale 'fuori casa' e la riduzione del volume di affari di ambulanti, mercati rionali ed in parte degli stessi specializzati. Di qui i cali che, a seconda dei Centri agroalimentari, vengono stimati tra il 20 ed il 35% dei volumi commercializzati. L’ultima riflessione va fatta sulla produzione. Mentre, da un lato, si evidenzia la crescita, ad esempio, della domanda per agrumi e kiwi, con difficoltà di reperimento della merce da parte dei fornitori della GDO, dall’altra si sentono le lamentele di chi non riesce a collocare prodotti anche a prezzi inferiori alla media del periodo. Cosa sta succedendo? L’emergenza sta ulteriormente enfatizzando la differenza tra i soggetti in grado di lavorare con la GDO sia in termini di servizio commerciale che in termini di servizi aggiuntivi al prodotto, e coloro che ne sono esclusi, che quindi non trovano sbocchi commerciali al proprio prodotto e soffrono di più. Se proprio volessimo trarre una lezione per la produzione da questo periodo così anomalo, è quello di rompere gli indugi: ampliare il servizio annesso al prodotto, dotarsi di servizi evoluti per dialogare con la distribuzione moderna in Italia ed all’estero, costruire politiche di valorizzazione del prodotto. Queste sono ormai le precondizioni per poter avere un futuro sul mercato. Proprio per le motivazioni sopra riportate, penso che questa situazione rimarrà costante fino alla fine dell’emergenza, alla riapertura delle scuole ed alla ripresa completa del lavoro in fabbrica e negli uffici. Non voglio fare la Cassandra, ma se le scuole rimarranno chiuse, oltre il 3 aprile, ciò significa che si supererà la Pasqua e, a questo punto, bisogna pensare a maggio per cominciare a tornare, forse, alla normalità. Dopo cosa succederà? In termini di volumi, gradualmente si riavvierà il canale horeca, forse le mense scolastiche ripartiranno da dopo l’estate, co-

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

re in contanti, consentendo solo pagamenti elettronici. L’ordine non deve essere consegnato direttamente in mano ma appoggiato fuori dalla porta del cliente, previa comunicazione dell’avvenuta consegna. Tramite l’app, inoltre, abbiamo comunicato ai clienti anche agevolazioni sugli ordini, come ad esempio sconti sulle consegne di modo da far lavorare i ristoranti che sono in difficoltà in questo momento, ma anche i rider che stanno avendo maggiori opportunità di consegna”. Il fenomeno e-commerce del momento, in Italia, si chiama Yakkyofy, ed è una start up che sta rivoluzionando il settore con la tecnica del drop shipping. Solo nei primi 15 giorni di marzo, ha visto sestuplicare il proprio fatturato (+456%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’azienda ha chiuso il 2019 con un giro d’affari di 2,2 milioni di euro ma già nel primo trimestre 2020, non ancora terminato, il trend di crescita viaggia su una media di +125% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso costituendo la premessa per un grosso balzo in avanti del fatturato a fine anno. Ripercussioni anche nel settore fondamentale della logistica. Ci dice Riccardo Martini, amministratore delegato di DCS Tramaco, società di Ravenna specializzata nelle spedizioni via mare di ortofrutta: “Gli operatori della logistica sono consapevoli che se si ferma questo settore, si bloccano sia l’export italiano sia l’import di merci destinate alla produzione ed alla grande distribuzione, inclusi generi alimentari e prodotti Marzo 2020

sa, uniti, contando che “Andrà tutto bene!”. *SGMARKETING Comitato di indirizzo del Corriere Ortofrutticolo

EMERGENZA CORONA VIRUS

sì le fabbriche e gli uffici, quindi si recupereranno volumi sul canale tradizionale, si ridurranno le vendite dei retailer per tornare a volumi normali preemergenza. Per adesso non ci rimane che stare a ca-

Marco Porcaro, presidente e fondatore di Cortilia, e Riccardo Martini, amministratore delegato di DCS Tramaco

freschi, con le immaginabili conseguenze per la collettività. Dunque, pur con difficoltà e talvolta inevitabili ritardi dovuti alle necessarie misure a tutela della salute, anche gli uffici di controllo come Dogana, Sanità Marittima, Fito ed Agecontrol, lavorano a pieno ritmo”. Sulle esportazioni Martini precisa: “I volumi sono adesso in contrazione per molteplici fattori. Oltre al fisiologico calo del periodo per il progressivo esaurimento degli stock di kiwi destinati Oltremare, ci sono conseguenze dirette dovute all’epidemia in corso. Sebbene si registri una forte richiesta di frutta da parte dei Paesi europei, per l’aumento del consumo di prodotti che vengono visti come apportatori di vitamine e dunque ancor più importanti in questo momento, le misure a tutela dei lavoratori dei magazzini di confezionamento ne hanno ridotto la capacità produttiva obbligando gli esportatori a tagliare i carichi settimanali. Inoltre si conferma la prevista carenza di container reefer vuoti, dovuta sia a una forte richiesta di Centro e Sud America

sia al mancato rientro dei container bloccati nei porti cinesi. Dei 27 mila reefer-contaniner di qualche settimana fa, sono ancora (al 20 marzo, ndr) 18 mila quelli fermi nei terminal cinesi. I nostri esportatori sono spesso costretti ad andare non nel porto più vicino, ma in quello dove ancora si trovano container vuoti, con ovvi extra costi di trasporto”. E sulle importazioni aggiunge: “C’è stato un iniziale momento di panico da parte dei fornitori esteri, dovuto a notizie fuorvianti dei loro media, che parlavano di un Paese completamente chiuso ad ogni attività, per cui molti ordini sono stati annullati. Abbiamo quindi cominciato a bombardarli con avvisi che confermavano come i porti e la catena logistica italiana fossero pienamente operativi ed i valichi di frontiera aperti per le merci in transito per Europa (anche se con perdite di tempo per i controlli sanitari agli autisti). Questo ha ridato in parte fiducia agli esportatori esteri, che hanno ricominciato a spedire, pur con volumi ridotti rispetto alle aspettative ante-crisi". www.corriereortofrutticolo.it

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EMERGENZA CORONA VIRUS

P PRIMO PIANO

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Gli economisti davanti alla crisi da Coronavirus Ora è fondamentale il ruolo dello Stato e della UE di Corrado Giacomini * Una domanda alla quale vorremmo una risposta è quali saranno le conseguenze sull’economia di questo terribile Coronavirus. L’OCDE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) già il 2 marzo ha pubblicato un rapporto dal titolo “Coronavirus: l’économie mondiale menacée” e la nota testata “www.lavoce.info”, dove pubblicano molti tra i più validi economisti italiani, il 13 di marzo contiene alcuni articoli sullo stesso tema. Comincio dal rapporto dell’OCDE, dove nelle prime pagine appare una tabella con le previsioni per gli anni 2019, 2020, 2021 formulate dall’OCDE per 19 Paesi in base a dati disponibili il 28 febbraio. Salvo che per il Messico e l’Argentina, dove l’OCDE prevedeva nel 2019 un tasso negativo di variazione del PIL, il nostro Paese è quello che registra in tutti e tre gli anni il tasso più basso di incremento (0,2% nel 2019; 0,0% nel 2020, 0,5% nel 2021), rispetto anche alla media dei Paesi del G20 e della Zona Euro. Secondo questo studio, la debolezza del nostro Paese coincide con una situazione di stagnazione dell’economia mondiale nel 4° trimestre del 2019 segnata dalla flessione della spesa al consumo, dal rallentamento degli scambi mondiali e dalla riduzione degli investimenti, tutto questo prodotto dal clima di incertezza presente già a fine 2019 generato, in parte, dai dubbi sull’avanzamento dell’accordo tra Cina e USA e sull’impatto della Brexit. In questo quadro, fortemente negativo per il nostro Paese, non si può che prevedere un ulteriore aggravamento della situazione economica sia interna che mondiale prodotta dal Coronavirus. In base ai dati, di cui l’OCDE disponeva il 28 febbraio, le conclusioni riguardano soprattutto gli effetti che la crisi cinese potrebbe avere sullo sviluppo dell’economia mondiale per il peso che la Cina ha nelle catene di approvvigionamento, nella importazione di materie prime e nel turismo. La previsione è che l’incremento del PIL mondiale dovrebbe fermarsi nel 2020 al 2,4% contro il 2,9% nel 2019, una riduzione quindi dello 0,5%. La flessione del PIL dovrebbe avvenire nel primo semestre, per riprendersi nel secondo, segnando poi una crescita progressiva, ma modesta nel 2021, che, tuttavia, potrebbe arrivare a +3,25% grazie, soprattutto, al contributo delle economie emergenti. Se, invece, l’epidemia si estendesse, come sta avvenendo, allora la caduta del PIL mondiale nel 2020 potrebbe arrivare, secondo le simulazioni dell’OCDE, a -1,5%, con conseguenze particolarmente gravi per le economie come la no-

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stra con indicatori fondamentali in difficoltà (crescita del PIL e tasso di indebitamento). In www.lavoce.info Alessia Amighini, dell’Università del Piemonte Orientale, nell’articolo “Quanto peserà il Covid-19 sull’economia mondiale” inizia così: "La pandemia da Covid-19 avrà un impatto economico enorme, probabilmente maggiore rispetto alle epidemie dell’ultimo secolo, in quanto oggi l’economia mondiale è molto più grande (di circa 2,5 volte rispetto al 2000) e molto più interconnessa”. Riprende poi i risultati di alcuni studi: in un recente lavoro la Banca Mondiale e l’Organizzazione mondiale della Sanità stimano tra il 2,2 e il 4,8% del PIL il costo di uno shock di origine pandemica. Passo all’articolo di Francesco Daveri dell’Università Bocconi dal titolo “Come sarà la recessione che ci aspetta” perché lascia intravedere qualche luce. Non potendo al momento valutare l’effetto delle iniziative dei governi e delle banche centrali anche Daveri ritiene che l’economia mondiale registrerà pesanti segni meno. Per l’Italia e anche per altri Paesi, ipotizza che possa ripetersi l’andamento a V del PIL, vale a dire prima un andamento rapidamente discendente e poi, altrettanto rapidamente, ascendente, registrato nella precedente crisi del 2009/2011 oppure a U, dove alla fase di rapida caduta segue una lenta ripresa che si rafforza progressivamente, come nella crisi del 2011/2018. Da non dimenticare, aggiungo io, che erano due gravissime crisi di carattere economico-finanziario con minore impatto sul piano sociale della pandemia. Per Daveri una componente fondamentale della crisi da Coronavirus sarà la flessione del mercato interno per il crollo dell’attività turistica, della domanda di beni durevoli e di altre filiere. In particolare, il calo delle vendite nei negozi fisici, ora chiusi, potrà essere compensato per Daveri, in parte, dall’aumento dell’e-commerce; e il calo dell’operatività del settore HoReCa, anche questo ora bloccato dalla chiusura, dall’aumento delle vendite della grande distribuzione. Aggiungo, bisogna anche tenere conto della caduta della propensione a spendere da parte del consumatore per la pesante incertezza che grava in tutte le famiglie. Insomma, i dati riportati sono tutti molto preoccupanti, speriamo che o a V o a U la nostra economia possa dare segnali di ripresa e in questo sarà essenziale la nostra volontà e capacità di affrontare le nuove sfide del mercato e la spinta che deve arrivare, assolutamente, dallo Stato e dall’Unione Europea. *Economista agrario

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N NOTIZIARIO

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Mele /1. Melinda e La Trentina nel Far East con Naturitalia Malesia, Indonesia, Singapore, Vietnam e Hong Kong: i mercati del Far East potranno accogliere le mele Melinda e La Trentina. Sotto la gestione amministrativa di APOT, l’Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini, è stato infatti siglato un accordo commerciale triennale con Naturitalia, società emiliana già introdotta nei Paesi dell’Estremo Oriente con la propria gamma di kiwi e altri prodotti. Paolo Gerevini, direttore generale del Consorzio Melinda e La Trentina, ha detto in proposito: "Questo accordo permetterà di ottimizzare le vendite dei prodotti delle due aziende partner. Siamo molto soddisfatti, è un passo importante che ci permetterà di valorizzare i nostri brand in Paesi particolarmente attenti alla qualità e a marchi riconosciuti; saranno commercializzate sia mele delle varietà classiche sia alcune delle nuove Club recentemente introdotte in Trentino, come ad esempio Morgana®, Enjoy® e Tessa®, sfruttando il know-how di relazione già esistente di Naturitalia. Dall’altro lato, la cooperativa emiliana potrà rafforzare la propria proposta nella zona geografica di riferimento, dove è già presente con una buona notorietà di marca”. Soddisfazione anche da parte emiliana. Così Gabriele Ferri, di-

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rettore generale di Naturitalia: "La partnership con Melinda e La Trentina aggiunge un forte valore alla nostra offerta nei mercati dell’Estremo Oriente asiatico e permette di offrire ai clienti un paniere di prodotti ortofrutticoli italiani, affiancando le mele di Melinda e La Trentina al kiwi Jingold e ad altri prodotti che distribuiamo nell’area". Mettere a valore le reciproche competenze permetterà alle realtà coinvolte nell’accordo di ampliare il proprio raggio d’azione e aprirsi a nuovi mercati e opportunità, lavorando insieme per promuovere la qualità della frutticoltura italiana. Una corsa che non si ferma, anche grazie all’impegno di Assomela, l’associazione che rappresenta l’80% della produzione italiana di mele, che dopo i fruttuosi rapporti internazionali che hanno contribuito all’apertura commerciale dei mercati oggetto dell’accordo è oggi attiva nell’accelerare i tempi di apertura all’importazione di mele italiane anche in altri Paesi del Far East quali Taiwan e Tailandia.

Mele /2. Spedito da VOG il primo container verso il Vietnam Per la prima volta VOG, il Consorzio altoatesino che aggrega quasi 5.000 produttori per una superficie di 10.900 ettari, ha spedito giovedì 5 marzo un container di mele in Vietnam. Si tratta in particolare di 8 tonnellate di prodotto, che per la prima volta saranno immesse nei maggiori circuiti commerciali del Paese asiatico a partire da aprile. Le negoziazioni con il Vietnam sono iniziate alla fine del 2015 e hanno previsto un lungo iter per la definizione delle condizioni fitosanitarie e il superamento di molteplici visite ispettive. “Per il nostro Consorzio e per il mercato italiano più in generale - afferma Walter Pardatscher, direttore di VOG - quella del 5 marzo 2020 è destinata a rimanere una data storica. Prima di allora, nessun carico di mele italiane era partito alla volta del Vietnam. Cogliamo

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l’occasione di ringraziare Assomela per il concreto impegno profuso in questa operazione, che ci auguriamo di consolidare e proseguire nel tempo”. "Il successo dell’apertura di questo nuovo canale commerciale ha precisato Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela - oltre che con VOG va condiviso anche con i colleghi del CSO di Ferrara e tutte le istituzioni, dalle autorità provinciali al ministero dell’Agricoltura, all’ICE ed all’Ambasciata Italiana ad Hanoi, che con un costante supporto ad Assomela nel difficile negoziato hanno permesso di raggiungere questo traguardo. In un momento sicuramente complesso per gli scambi internazionali, questo risultato assume un valore che travalica il solo comparto delle mele, per restituire fiducia ai mercati e agli scambi tra Paesi anche molto lontani tra loro. In breve un successo di squa-

dra, che tra poco comprenderà anche Taiwan e la Thailandia”. "Guardiamo con grande interesse al mercato del Vietnam - sottolinea Klaus Hölzl, responsabile vendite VOG - che ha un potenziale alto e dove bisognerà essere presenti per costruire la fiducia e le collaborazioni necessarie per convincere i consumatori, ma anche superare assieme alcune criticità residue del protocollo".

Mele /3. Vendite sostenute a febbraio con buone chances a marzo Il 12 marzo il comitato marketing di Assomela ha esaminato le giacenze italiane all’inizio del mese e la situazione di mercato. In linea con quanto sta accadendo dal mese di dicembre, anche il mese

di febbraio ha fatto registrare vendite sostenute, superiori alle 205 mila tonnellate portando così le giacenze al 1° di marzo a 781.038 tonnellate, vale a dire il 15% in meno rispetto alla media delle stagioni precedenti (escludendo il marzo 2018, condizionato dalla forte carenza di prodotto dell’annata 2017). Per tutte le varietà si registra un perfetto allineamento tra de-stoccaggio e produzione. Per la Golden, la giacenza è al di sotto delle 400 mila tonnellate ed inferiore del 16% rispetto alla media degli anni precedenti con buone vendite nel mese di febbraio. Stessa situazione per la Red Delicious con uno stock del 22% inferiore rispetto alle scorse stagione. Le vendite di Gala in febbraio sono state decisamente sostenute, superando le 36 mila tonnellate. Anche per le vendite di Granny Smith si è rispettato il piano di

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decumulo, con giacenze al 1° marzo inferiori oltre il 30% rispetto alla media dello stesso periodo. Buona prestazione anche per la varietà Fuji, con stocks decisamente al di sotto della media delle ultime stagioni. Per tutte le altre varietà, tra cui in modo particolare le varietà club, i piani di de-stoccaggio procedono così come impostati all’inizio della stagione commerciale. L’evoluzione dello scenario è in linea con quanto sostenuto dall’inizio della stagione e valutate le condizioni del mercato Assomela conferma buone prospettive per uno sviluppo positivo delle dinamiche di vendita e delle quotazioni.

Campagna fragole: richiesta raddoppiata per SìBon "La campagna è iniziata in affanno per accontentare tutti. Le richieste che ci arrivano dal mercato sono in forte crescita e, nonostante l’ampliamento produttivo, i quantitativi rimangono ancora inadeguati". Lo afferma Pietro Ciardiello, direttore della Coop Sole di Parete, a proposito della nuova stagione commerciale delle fragole, con un misto di entusiasmo e preoccupazione. SìBon, il marchio lanciato lo scorso anno, sta conquistando rapidamente nuovi spazi sia nella distribuzione moderna italiana sia in quella del Centro Europa e la rotazione nei punti vendita si afferma decisamente alta. "Rispetto al 2019, registriamo un reale raddoppio della domanda”, precisa di il direttore. Piccolo neo è il leggerissimo calo di prezzo di avvio campagna, incontrastabile conseguenza delle svalutazioni del prodotto spagnolo, ma che fortunatamente non incide in maniera significativa. Coop Sole nella prima decade di marzo ha spuntato mediamente un prezzo di 4,5 euro/kg. Marzo 2020

"Di fatto - sottolinea Ciardiello ci stanno premiando la forza attrattiva del brand, che riesce facilmente a catturare l’interesse del consumatore, e la costanza di qualità a garanzia di un gusto sempre al massimo. Non è un caso che il marchio non rappresenti una sola varietà ma una gamma flessibile nell’arco di una stessa campagna. La ragione è semplice, le epoche migliori di ciascuna varietà non sono identiche. E SìBon firma questa o quella varietà solo nel periodo in cui ognuna è al meglio della sua espressione organolettica". “Seguiamo con grande attenzione il lavoro di ricerca - aggiunge - e siamo sempre pronti a valutare alternative varietali purché queste si adattino bene al nostro ambiente pedo-climatico e siano all’altezza dello standard qualitativo fissato dal marchio. Così per un futuro, anche prossimo, è possibile che, oltre alle attuali varietà, SìBon ne accolga altre sotto il suo nome. Al consumatore infatti poco importa che si chiami Sabrina, Melissa, Rossetta o altro, ciò che conta è che la fragola di bell’aspetto, offerta in un packaging curato ed ecologico, sia realmente gustosa e che non deluda le sue aspettative. La ricetta del successo che SiBon sta riscuotendo sta tutta qui".

La IV Gamma alla sfida di un recupero di valore Il settore della IV Gamma ha chiuso il 2019 con segno positivo, confermando un trend che si con-

solida anno dopo anno. Secondo rilevazioni Nielsen, nel 2019 la IV Gamma è cresciuta dell'1,1% a valore, portandosi a 877 milioni di euro sul mercato interno, e del 3,1% a volume, pur in un anno che ha scontato alcuni problemi a causa di condizioni climatiche non sempre favorevoli. A trainare la crescita del settore sono stati sia l’allargamento della platea degli acquirenti, che raggiungono la cifra tonda di 20 milioni di famiglie, sia l’incremento della spesa media per acquisto (1,89 euro) e della frequenza di acquisto (19,5 atti d’acquisto/anno). "Siamo soddisfatti dell’andamento del mercato e della fiducia che i consumatori continuano a riconoscere a tutto il settore”, ha commentato Andrea Montagna, presidente del Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food. "I numeri ci segnalano però che a fronte di una crescita a volume è necessario lavorare lungo tutta la filiera per far crescere maggiormente il valore del comparto sfruttando come traino anche le ottime performance di crescita che stanno registrando tutte quelle soluzioni per il pranzo fuori casa come ad esempio le ciotole con condimento e le insalate di cereali".

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Arance 1/. Rossa di Sicilia IGP nelle spremute dei McDonald's 500 tonnellate di Arancia Rossa di Sicilia IGP acquistate da produttori locali, per un totale di oltre 700 mila spremute servite nei McCafé di tutta Italia. E’ partita così nel mese di febbraio la collaborazione tra McDonald’s e l’azienda catanese Oranfrizer, che si approvvigiona da coltivatori locali aderenti al Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. L’iniziativa è stata comunicata nell’ambito di un evento organizzato a Catania, nel ristorante Mcwww.corriereortofrutticolo.it

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NOTIZIARIO

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Donald’s di piazza Stesicoro, alla presenza di Giorgia Favaro, direttore marketing di McDonald’s Italia, Nello Alba, amministratore unico di Oranfrizer, Salvo Laudani, marketing manager di Oranfrizer, Edgardo Bandiera, assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia e Giovanni Selvaggi, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. Ospite speciale la giovane ginnasta catanese Carlotta Ferlito. "La scelta di McDonald’s di inserire all’interno dell’offerta di McCafé una vera eccellenza del made in Italy come l’Arancia Rossa di Sicilia IGP rafforza il nostro legame con il territorio siciliano, e rientra nel più ampio impegno dell’azienda per la promozione del comparto agroalimentare italiano. È una nuova e importante tappa del lungo percorso che abbiamo intrapreso oltre 10 anni fa con i Consorzi di Tutela delle materie prime DOP e IGP”, ha dichiarato Giorgia Favaro. "Grazie alla collaborazione con i produttori siciliani e in particolare con Oranfrizer, nostro fornitore esclusivo e partner dal 2009, arriveremo ad acquistare circa 500 tonnellate di Arancia Rossa di Sicilia IGP, con le quali realizzeremo spremute, preparate al momento e servite in tutti i McCafé d’Italia. Possiamo affermare con orgoglio che il nostro McCafé diventa ancora più italiano e ancora più buono".

alcuni contatti che ci potranno aprire a nuove interessanti opportunità in mercati come quello arabo e del Regno Unito. Entrambe le nostre novità, Rosaria Arancia Bio e Arancia Bionda Rosaria, hanno riscontrato interesse. In particolare, credo che poter cavalcare l’onda del biologico, allargando i nostri primi ettari dedicati al bio in questa fase iniziale, ci darà una marcia in più nella penetrazione dei mercati esteri". "Anche con la trasferta berlinese, abbiamo inteso dare soddisfazione ai produttori della nostra OP sottolinea il presidente Pannitteri - che hanno mostrato interesse a diversificare la produzione per rispondere con maggiore ampiezza, sia varietale che temporale, alle richieste del mercato. Ma non abbiamo solo segmentato l’offerta, come chiaramente dimostrato a Berlino, ma possiamo contare su tecnologie di avanguardia e su un marchio sempre più popolare grazie a una rinnovata creatività e ad investimenti importanti. E questo per ribadire la nostra competitività”.

Arance /2. Rosaria lancia all’estero le due novità: la Bionda e la Bio

A Berlino l’IGP Carciofo Romanesco del Lazio

Ancora una volta OP Rosaria ha scelto Fruit Logistica per lanciare all’estero le ultime novità che hanno affiancato la “storica” Arancia Rossa Rosaria. "Abbiamo rinsaldato alcuni rapporti esteri in essere - afferma Aurelio Pannitteri (nella foto) di ritorno da Berlino - ma non sono mancati

È stato ufficialmente presentato a Berlino, il nuovo progetto di promozione del Carciofo Romanesco del Lazio IGP. “L’Italia è il primo produttore di carciofi al mondo”, ha ricordato il presidente di CSO Italy Paolo Bruni in apertura dell’incontro tenutosi allo spazio eventi della collettiva “Italy - The

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Beauty of Quality” gestito in collaborazione con ICE. “È un prodotto – ha precisato Bruni – in grado di garantire al nostro Paese un elevato livello di distintività grazie alle sue diverse denominazioni che lo rendono particolarmente noto e apprezzato. Il Carciofo Romanesco del Lazio IGP prodotto nelle province di Viterbo, Roma e Latina si contraddistingue per il caratteristico sapore dovuto al microclima e al terreno ferroso sul quale cresce”. Giovanni Ricci, presidente della Cooperativa Agricola Agorà, che aderisce all’OP Agrinsieme e riunisce tra i suoi 64 soci alcuni tra i principali produttori di carciofi certificati, ha voluto sottolineare come il programma di promozione del Carciofo Romanesco del Lazio IGP comprenda una serie di attività di comunicazione in store e di valorizzazione del prodotto sia attraverso l’assistenza alle vendite sia grazie all’organizzazione di showcooking. “Si tratta - ha detto Ricci - di un progetto lungimirante che per raggiungere buoni risultati deve essere sostenuto da tutta la filiera". Il responsabile ortofrutta Italia di Conad Gianmarco Guernelli, neo eletto Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2020, ha pure dato un contributo all’incontro: "Siamo una catena italiana che propone per il 90% prodotti italiani - ha sottolineato -. Ben vengano le denominazioni che valorizzano i prodotti, noi da sempre agiamo in prima linea con i nostri marchi premium per sostenerli e comunicarli al consumatore. Ciò che si richiede alla produzione tuttavia è un certo livello di organizzazione per affrontare al meglio tutte le sfide a cui il mercato ci pone davanti”. Un invito che la Regione Lazio condivide. "Siamo consapevoli dei vantaggi del creare sinergie. Il PSR del Lazio garantisce priorità a due concetti fondamentali: qualità del prodotto e valorizzazione", ha detto Omar Sarubbodell’assessorato all’Agricoltura del Lazio. Marzo 2020




ATTUALITÀ

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CONSUNTIVO 2019. In quantità l’import ha superato l’export

Importiamo sempre di più Esce più che dimezzato (-55,4%) il saldo positivo della bilancia commerciale del settore ortofrutticolo nel 2019 che si ferma a 348,6 milioni (contro i 781,7 del 2018). Mentre l’import (in quantità) supera l’export (3,7 milioni di tonnellate contro 3,6 milioni), il valore dell’export (4,6 miliardi) rimane superiore al valore dell’import (4,2 miliardi). E’ il quadro della bilancia commerciale dell’ortofrutta italiana nel 2019 reso noto da Fruitimprese sulla base dei dati ISTAT. La contrazione sensibile del saldo commerciale è dovuta in larga misura all’aumento delle importazioni (4% in quantità e 11,1% in valore). L’export a conti fatti tiene, con un aumento del 2,5% in quantità ed un calo di appena lo 0,2% in valore. Complessivamente l’Italia ha spedito oltre confine circa 3 milioni e 642 mila tonnellate di prodotti per un valore di 4 miliardi e 590 milioni di euro. In crescita i volumi di ortaggi (0,9%), frutta fresca (5,7%) e frutta secca (2,1%) mentre una battuta d’arresto riguarda gli agrumi (-13%). In valore crescoMarzo 2020

Allarme di Fruitimprese: dimezzato il saldo positivo della bilancia commerciale

Marco Salvi, presidente Fruitimprese

no gli ortaggi (4,1%) e la frutta secca (1,2%) e calano gli agrumi (5,2%) e la frutta fresca (-2,3%). Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 3,7 milioni di tonnellate per un valore di 4,2 miliardi di euro. Tra i singoli comparti crescono in volume gli ortaggi (7%), gli agrumi (5,8%), la frutta fresca (7,4%) e la frutta secca (13,5%) mentre cala la frutta tropicale (-4,7%). In valore segno positivo per tutti i comparti ad eccezione degli agru-

mi che hanno fatto registrare un calo del 6,4%. Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, ha così commentato la situazione: "I dati definitivi dell’interscambio 2019 confermano una sostanziale tenuta dei volumi e delle quantità dell’export rispetto al 2018. Confermano anche una forte richiesta di prodotto da parte dei consumatori e delle famiglie italiane, il che giustifica il forte incremento dell’import. Di conseguenza la bilancia commerciale di settore esce squilibrata in maniera importante. Questi numeri non possono accontentarci, soprattutto se paragonati a quelli di altri Paesi dal cui confronto usciamo fortemente penalizzati. E’ nostra convinzione che tornare a crescere è possibile sia sui mercati esteri (se sapremo sottoscrivere rapidamente accordi bilaterali con Paesi oggi chiusi alle nostre produzioni) sia sul mercato interno se i consumi saranno sostenuti da campagne di promozione adeguate al valore che le produzioni ortofrutticole hanno per la salute dei consumatori e per l’economia del Paese". www.corriereortofrutticolo.it

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ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l’invecchiamento

Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport Effetti benefici sulla microcircolazione

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ATTUALITÀ

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FRUIT LOGISTICA 2020. Una crescita appena ridimensionata dal virus

L’Italia in primo piano Fruit Logistica ha chiuso i battenti il 7 febbraio registrando 72 mila visitatori contro i 78 mila dello scorso anno. Un calo quasi fisiologico dopo le ripercussioni dovute al Coronavirus che ha colpito anche la kermesse berlinese. Le restrizioni di viaggio per i visitatori e gli espositori provenienti dalla Cina, unite alle comprensibili preoccupazioni di chi intendeva partecipare dalle altre parti del mondo, hanno certamente rallentato la crescita continua che la fiera ha avuto anche negli ultimi anni ma non ne hanno scalfito l’importanza, anche perché i grandi player del settore a livello globale c’erano tutti e la stessa presenza italiana è stata straordinaria. "Comprendiamo perfettamente le ragioni per cui alcuni hanno perso la brillante Fruit Logistica di quest’anno, ma fortunatamente siamo riusciti a riunire la più grande e internazionale congreMarzo 2020

La presenza della ministra Bellanova, dei vertici dei sindacati agricoli e delle associazioni di settore, di un numero record di aziende ha dato un’immagine positiva del nostro sistema ortofrutta

Evelina, una delle tante nuove varietà di ortofrutta presentate a Berlino

gazione di professionisti del settore dei prodotti freschi di tutto il mondo", ha commentato Madlen Miserius, senior product manager della fiera berlinese. "La qua-

lità dei visitatori professionali è stata elevata, e sappiamo dal feedback dei nostri espositori che nei padiglioni sono stati compiuti tantissimi nuovi contatti intereswww.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

santi e affari. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto alla prossima edizione a quegli amici che questa volta non hanno potuto essere con noi". Con la partecipazione di circa l’85% degli espositori provenienti al di fuori della Germania, la fiera di quest’anno ha aiutato più aziende che mai a stabilire nuovi contatti e a sviluppare nuove partnership di fornitura. Oltre il 95% dei visitatori professionali intervistati dagli organizzatori ha valutato positivamente il successo commerciale complessivo, a conferma dell’importanza che la manifestazione ha avuto. La presenza italiana è stata molto vivace, con due principali poli di attrazione - l’area Italy in collaborazione con ICE, decisamente la rappresentanza più importante, e l’Italian Fruit Village - oltre ad aree espositive regionali tra le quali hanno brillato la Sicilia, con un enorme stand collettivo, e l’Alto Adige, con una presenza ancora una volta qualificata e orientata al business. Tre gli eventi principali promossi dall’Italia, tra tantissimi altri che meriterebbero una citazione (fatta con tempestività sul portale e sulla newsletter del Corriere Or-

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La Sicilia ha primeggiato tra i padiglioni delle Regioni italiane

tofrutticolo): la consegna del documento congiunto sulle priorità del settore, consegnato alla ministra Teresa Bellanova, infaticabile nell’incontrare aziende e associazioni presenti a Berlino; la tradizionale serata all’Ambasciata d’Italia, di nuovo con Bellanova protagonista; la riflessione nell’area Italy-ICE sul Green Deal, la svolta verde dell’Europa e il suo impatto sulla PAC e quindi sulla politica europea per l’ortofrutta. Le "assolute necessità per l’Italia" contenute nel documento consegnato la mattina del 5 febbraio a Berlino, all’inaugurazione della collettiva “Italy.The Beauty of Quality”, alla ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova,

Consegnato a Bellanova a Berlino un documento congiunto sulle priorità: incrementare le esportazioni, garantire le produzioni attraverso mezzi di difesa efficaci pur nella salvaguardia della sostenibiltà

dal presidente di CSO Italy Paolo Bruni, sono: incrementare l’export di ortofrutta; salvaguardare e garantire le produzioni, sia in termini di quantità che di qualità, mettendo a disposizione dei produttori mezzi di difesa e prodotti fitosanitari efficaci, salvaguardando l’ottica della sostenibilità a partire da una sicurezza alimentare in cui l’Italia è da primato in Europa. Una richiesta congiunta, firmata dal coordinatore Ortofrutta di Alleanza delle Cooperative Italiane Davide Vernocchi, dal presidente di Assomela Ennio Magnani, dal presidente di Fruitimprese Marco Salvi, dal presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo, oltre che dallo stesso Bruni, tutti presenti alla consegna del documento Il presidente Bruni ha sintetizzato il contenuto del documento al ministro, davanti a un settore rappresentato dai suoi vertici, un settore che ha dato il segno della compattezza e della determinazione a fare gioco di squadra attorno a questi due punti essenziali. Obiettivi condivisi sia da Coldiretti, presente con il presidente Ettore Prandini, che da Confagricoltura, pure rappresentata dal Marzo 2020


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La ministra Bellanova, al centro, con, a partire da sinistra, il direttore generale dell’ICE Roberto Luongo, il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, il presidente di Assomela Ennio Magnani, il coordinatore ortofrutta di Alleanza delle Cooperative Italiane Davide Vernocchi, il presidente di CSO Italy Paolo Bruni, l’ambasciatore d’Italia a Berlino Luigi Mattiolo e il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo

suo presidente nazionale, Massimiliano Giansanti. Per esportare di più, l’Italia deve aprire nuovi mercati “ancor oggi chiusi da barriere fitosanitarie”. Il documento evidenzia i risultati positivi ottenuti negli ultimi mesi, che riguardano Messico e Colombia per il kiwi, Taiwan, Vietnam e Tailandia per le mele e puntualizza i prossimi obiettivi. Con il Brasile è in corso un negoziato per la ripresa delle esportazioni di susine Angeleno, la varietà più importante. Con il Messico sono sul tappeto i dossier congiunti su mele e pere. E’ poi in fase di negoziazione il dossier pere con la Cina, quello sul kiwi con il Vietnam, quelli su kiwi, pere, uva da tavola e altri prodotti con la Tailandia. Per l’ortofrutta italiana in Cina si sta poi aprendo una nuova prospettiva. E’ infatti in fase di ultimazione l’addendum per esportare i prodotti ortofrutticoli utilizzando anche la nave stiva, un mezzo alternativo all’aereo e alla nave porta-container già ammessi, ma che permette di accorciare il transit-time a circa 20 giorni, contro i canonici 45 del contaiMarzo 2020

ner. In questo contesto - sottolinea il documento - "non bisogna tralasciare il secondo aspetto di primaria importanza anche per andare verso nuovi mercati, ovvero salvaguardare e garantire le nostre produzioni. Infatti ad oggi ci troviamo in una situazione quanto mai drammatica che a causa della presenza di nuovi organismi nocivi (vedi ad esempio la cimice asiatica) e dei cambiamenti climatici, vede una drastica riduzione delle produzioni”. Diventa quindi indispensabile - precisa la dichiarazione congiunta - "mettere a disposizione dei produttori i mezzi di difesa e prodotti fitosanitari efficaci, pur sempre in

De Castro e Assenza d’accordo: la svolta green dell’Europa non deve fare arretrare la PAC “di un solo centesimo di euro”. Ma il settore deve riuscire a fare un ulteriore balzo in avanti nell’aggregazione

un’ottica di sostenibilità per garantire le produzioni”. Il documento specifica quindi alcuni strumenti ritenuti indispensabili per affrontare le crisi sul fronte delle fitopatie. Ma ciò che è emerso negli incontri italiani a Berlino è anche che il cosiddetto Green Deal, la svolta verde dell’Europa, detterà i tempi e i modi della Politica Agricola Comunitaria e impatterà rapidamente sulle pratiche colturali e sugli stessi bilanci delle aziende ortofrutticole del nostro Paese. A Bruxelles le scelte in materia ambientale sono destinate a prevalere sugli obiettivi strettamente legati all’organizzazione e alla produzione del settore che rappresenta la voce prevalente del bilancio comunitario, l’agricoltura appunto. L’Italia ortofrutticola è virtuosa, nel rispetto della salute e dell’ambiente, ma lo deve far sapere con un messaggio forte e chiaro a un consumatore che a volte, ingiustamente, ha l’idea distorta che l’agricoltura inquini quando è invece un baluardo per la difesa dell’ambiente naturale. Questa la sottolineatura emersa www.corriereortofrutticolo.it

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Bellanova in Ambasciata d’Italia “Chiediamo mercati aperti”

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In occasione di Fruit Logistica, Confagricoltura è stata promotrice per l’ottava volta, insieme all’Ambasciata d’Italia a Berlino, sede dell’iniziativa, e a Fruitimprese, di un confronto tra il mondo della produzione italiana e quello della distribuzione tedesca, insieme ai massimi rappresentanti di istituzioni, enti e imprese, confronto moderato dal direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati sul tema "Ortofrutta italiana e nuove frontiere”, con interventi, tra gli altri, della ministra Teresa Bellanova, del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, del presidente di Fruitimprese Marco Salvi, dell’europarlamentare Paolo De Castro e del direttore generale della delegazione ufficiale di Messe Berlin in Italia Pier Goffredo Ronchi. "In un anno caratterizzato da Brexit, dazi ed emergenze fitosanitarie - ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - dobbiamo più che mai lavorare insieme. Le aziende vogliono fare strategia e sono pronte, quindi bene il Tavolo dell’ortofrutta, ma andiamo avanti. Se c’è una nazione che ha lavorato bene sulla sicurezza alimentare, questa è l’Italia. In un mondo di pandemie, saper garantire sicurezza e standard elevati può essere un vantaggio”.

Per la ministra Bellanova, "la sicurezza alimentare non si tocca e non è merce di scambio per nessun accordo commerciale. È un diritto inalienabile dei cittadini”. "L’Italia - ha affermato la ministra - vuole mercati aperti con regole certe. I dazi non sono lo strumento del futuro delle relazioni mondiali e quando gli Stati Uniti alzano i dazi sui prodotti della Dieta mediterranea non fanno un danno solo ai nostri produttori ma danneggiano i loro consumatori privandoli di un’alimentazione sana e garantita. Né possono essere i produttori di ortofrutta a pagare la Brexit. Abbiamo già pagato più di un 1 miliardo di euro per l’embargo russo. Abbiamo bisogno di lavorare insieme alla Commissione Europea per nuove opportunità sul fronte delle esportazioni". "La situazione internazionale attuale ci preoccupa - ha voluto poi precisare -. Le posizioni di Trump, l’uscita dell’Inghilterra dall’UE, questa emergenza del Coronavirus sono altri fattori di rischio. Dobbiamo agire in fretta per evitare nuove fasi critiche”. La ministra è apparsa molto vicina al settore in Ambasciata d’Italia, come in altre occasioni berlinesi, incassando volentieri i complimenti pubblici del direttore Frassoldati.

adurante il confronto tra l’europarlamentare Paolo De Castro e il direttore generale delle Politiche internazionali del MIPAAF, Felice Assenza, da una parte e le rappresentanze italiane del settore dall’altra. De Castro è stato chiaro. L’agenda del Green Deal finirà per condizionare le scelte della Commissione Agricoltura in tema di PAC. Sarà sicuramente premiata l’agricoltura rispettosa del-

l’ambiente, un tema in cui l’Italia non è seconda a nessuno. Peccato che non lo si sappia. "Abbiamo ridotto come nessun altro in Europa l’uso di fitofarmaci - ha sottolineato De Castro - sia in quantità sia per numero di principi attivi. In alcuni casi l’uso di fitofarmaci è stato abbattuto del 60 e anche del 70%. Siamo già virtuosi ma l’opinione pubblica non lo sa. Da qui la necessità di lanciare una

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strategia di comunicazione che evidenzi con chiarezza dove siamo e dove stiamo andando". Felice Assenza ha affermato la necessità di ribadire la centralità dell’azienda agricola nella PAC, in armonia con un Green Deal "che non possiamo evitare”. "Ci sarà richiesto - ha sottolineato - un ulteriore impegno a difesa dell’ambiente, ma a fronte di questo non potremo accettare che la PAC arretri di un solo centesimo di euro". Due gli altri punti evidenziati dall’alto dirigente ministeriale: il tavolo ortofrutticolo (poi slittato causa Coronavirus) come "elemento propositivo e non come momento di doglianze"; la riqualificazione infrastrutturale al servizio di un settore che lavora con produzioni deperibili. All’incontro sono intervenuti Davide Vernocchi, coordinatore Ortofrutta dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, Felice Poli, presidente facente funzioni di UNAPROA, Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela. Convergenza sugli obiettivi: promuovere un’ulteriore aggregazione produttiva, guardando a quanto già successo per alcuni prodotti come mele, pere e kiwi, spingendo le OP verso una nuova dimensione, anche transnazionale; difendere le produzioni dalle nuove fitopatie arrecate dai parassiti alieni portati dalla globalizzazione con una chimica sana e puntuale; affrontare le sfide della logistica in un ragionamento di sistema che coinvolga anche le piattaforme dei Mercati; aprire i nuovi mercati esteri lanciando messaggi che presentino l’Italia ortofrutticola in maniera omogenea. Sul piano degli affari, secondo i pareri raccolti dalla nostra redazione a Berlino, Fruit Logistica 2020 è stata ancora una volta un momento fondamentale per rinsaldare rapporti consolidati e incontrare nuovi clienti potenziali. (a.f.) Marzo 2020


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L’eredità di Simona Caselli Cinque anni di grande impegno Alessio Mammi è dal 13 febbraio il nuovo assessore regionale all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna. Reggiano, 39 anni, già sindaco per dieci anni del paese di Scandiano (Reggio Emilia), Mammi ha preso il posto di Simona Caselli, che ha lavorato e ottenuto risultati importanti nel corso del proprio assessorato. Un riconoscimento che le è stato attribuito anche nel corso del convegno di Legacoop in cui è apparsa per l’ultima volta nella veste di assessore regionale durante il quale le è stata attribuita un’autentica standing ovation. La presidente di AREFLH, l’Associazione delle Regioni Ortofrutticole d’Europa, ha pubblicato sul proprio profilo facebook un messaggio di commiato che volentiere pubblichiamo e in cui, nonostante un velo di amarezza per non aver ottenuto la rielezione, sottolinea l’orgoglio per i risultati ottenuti durante il mandato. Ecco il testo: "Carissimi, come sapete le elezioni regionali sono andate bene per la Regione, che avrà ancora Stefano Bonaccini presidente, ma non per me. Dopo 5 anni di impegno di dedizione totale, 7 giorni su 7 e con risultati tangibili per il nostro agroalimentare, confidavo che tanto lavoro potesse trovare un riconoscimento, ma dagli elettori parmensi non è arrivato e non posso che prenderne atto. "In coscienza credo di averci messo tutta la passione politica e l’energia intellettuale e fisica umanamente possibile; di più non avrei potuto né saputo fare. Sono stati anni intensi e molto belli: ho incontrato migliaia di persone agricoltori, tecnici, pescatori, ambientalisti, cacciatori, ricercatori, formatori, cooperatori ed industriali, fiere, associazioni e consorzi - su tutto il territorio regioMarzo 2020

A seguito delle elezioni regionali in Emilia Romagna ha lasciato l’incarico di assessore all’Agricoltura e di presidente di Areflh. I risultati raggiunti nel suo messaggio di commiato

Simona Caselli, cinque anni di risultati a favore dell’ortofrutta non solo regionale

nale ascoltandole, parlandoci, coinvolgendo il più possibile tutti in decisioni e iniziative, ragionando tenacemente sui problemi e cercando soluzione condivise. "Ho portato le istanze e la forza di questa Regione in ogni sede italiana ed europea dove si prendono decisioni rilevanti per la nostra agricoltura, la pesca e la gestione della fauna. Ed ho lavorato alla proiezione internazionale delle nostre produzioni come mai

Alessio Mammi, dal 13 febbraio assessore all’agricoltura dell’Emilia Romagna

prima, per difenderle e valorizzarle, creando intorno all’istituzione un lavoro di squadra coi tanti protagonisti del nostro agroalimentare. "In questi anni l’agricoltura ed il nostro agroalimentare sono cresciuti per valore della produzione, occupazione ed export, presenza giovanile e femminile. Certo ci sono problemi che si alternano in vari comparti, tra instabilità sui mercati globali, dazi assurdi, nuove fitopatie ed insetti alieni, ma soprattutto gli effetti dei cambiamenti climatici che questo settore subisce più di ogni altro. Ma lascio un’agroalimentare molto più forte di quello che ho trovato e con un grande potenziale, visto il grande investimento fatto su ricerca ed innovazione e sui mercati internazionali. "Di alcune cose in particolare sarò sempre orgogliosa: - Aver gestito 1,2 miliardi di euro di fondi dello Sviluppo Rurale impegnandoli tutti, con onestà, rawww.corriereortofrutticolo.it

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Bonvicini nuovo presidente Confagricoltura Emilia Romagna

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Marcello Bonvicini è il nuovo presidente di Confagricoltura Emilia Romagna per il prossimo triennio. L’assemblea dell’organizzazione agricola regionale, che si è svolta a Bologna, ha eletto alla guida dell’associazione l’imprenditore reggiano, che dal 2015 ricopre la stessa carica in Confagricoltura Reggio Emilia. “Sono orgoglioso di questo incarico. Il senso di appartenenza alla centenaria organizzazione agricola mi stimola a proseguire l’impegno sindacale. Ora lavorerò per dare risposte concrete alle 12 mila aziende associate

della regione”, ha detto fresco di nomina. Bonvicini dal 1996 guida "La Libertà", cooperativa agricola produttrice di cereali, barbabietole da zucchero, riso e orticole, con sede a Santa Vittoria di Gualtieri (RE). Sarà affiancato dai vicepresidenti Andrea Betti, attuale numero uno di Confagricoltura Ravenna e produttore di vini con azienda di 20 ettari sulle colline di Riolo Terme, e Gianluca Vertuani, al vertice di Confagricoltura Ferrara, che gestisce aziende agricole con terreni in provincia di Ferrara e di Rovigo.

pidità, trasparenza, metodo partecipativo con le associazioni e dando priorità a biologico, montagna, giovani, DOP e IGP. - Aver investito più di chiunque altro in Europa sulla ricerca ed innovazione in agricoltura, orientata a biodiversità e metodi sostenibili, perché il futuro dipende da questo, dall’essere all’avanguardia nell’innovazione, specie di fronte ad una sfida nuova e difficile come quella del cambiamento climatico che impone il cambiamento di paradigmi e di abitudini consolidate. - Aver raddoppiato gli ettari a biologico trovando le risorse aggiuntive e spingendo per portarli agli attuali 150.000, il 15% della superficie agricola regionale; un livello enormemente superiore a quello delle regioni del nord simili a noi. - Aver sostenuto più di 1500 giovani che sono entrati in agricoltura finanziandone i progetti. - Aver tenacemente sostenuto e premiato l’aggregazione dei produttori e le filiere, perché la frammentazione è il grande problema di questo settore. - Aver lavorato su promozione ed internazionalizzazione coinvol-

gendo produttori, trasformatori, mondo della ricerca, consorzi, associazioni, chef, sommelier, agromercati, testimonial importanti, in un lavoro potente e corale, che abbiamo portato con grande successo in Italia e nel mondo arrivando a 6,5 miliardi di export (+ 24% in 4 anni), aprendo nuovi mercati e nuove relazioni istituzionali, logistiche e commerciali. - Aver esercitato un forte protagonismo in Europa, con la Commissione ed il Parlamento, e le Reti europee di regioni, risolvendo vari problemi (emblematico quello sulla taglia delle vongole, ma anche tanti altri), sostenendo la difesa di DOP e IGP, rivendicando una Nuova Politica Agricola adeguatamente finanziata e che tenga conto delle specificità territoriali. È stato fondamentale e produttivo il lavoro con le reti europee AREPO, AREFL e Agriregions; ed ho avuto l’onore di presiederne per 4 anni una, AREFLH, cui devo riconoscenza per la splendida esperienza umana, politica e professionale che mi ha consentito di fare. "Mi auguro che tutto questo non vada disperso e che possa essere ulteriormente rafforzato e fatto

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evolvere da chi mi succede in questo ruolo per i prossimi cinque anni. Devo ringraziare i tanti interlocutori istituzionali ed i vari portatori d’interesse che hanno collaborato lealmente, nel rispetto dei rispettivi ruoli, all’attività di questi anni; siete stati uno stimolo prezioso ed importante. Ringrazio con commozione i tantissimi che in questi giorni mi hanno contattato nei più vari modi manifestandomi stima, considerazione, apprezzamento ed amicizia e perfino affetto: probabilmente avete esagerato un po’, ma ve ne sono grata, non era scontato e per me è stato molto importante. Più di tutti devo però ringraziare lo squadrone formidabile dell’assessorato Agricoltura Caccia e Pesca, della sede centrale, di quelle territoriali, di Roma e Bruxelles: ho lavorato con gente preparata, professionale, generosa e meravigliosa. Grazie per aver sopportato i miei ritmi di lavoro infernali ed i miei momenti di tensione, per aver accettato la sfida del cambiamento, per aver lavorato senza tregua per raggiungere obiettivi che sembravano impossibili o frutto dell’entusiasmo di un’assessora irruente e per aver condiviso la gioia dei risultati. È stato un onore ed un privilegio aver condiviso un pezzo di vita con voi e mi mancherete molto. Ora, dopo aver onorato al meglio delle mie possibilità l’impegno preso al servizio della comunità regionale, per me è il momento di dedicarmi a ciò che ho trascurato colpevolmente in questi anni, al mio Roberto, alla mia famiglia, ai miei amici ed alla mia professione. Con l’impegno e la passione di sempre, facendo tesoro di ogni esperienza ed affrontando il futuro col mio solito sorriso”. A Simona Caselli va il saluto e il ringraziamento, per tutte le occasioni in cui ci è stata vicina, anche come presidente di AREFLH, della direzione e della redazione del Corriere Ortofrutticolo. Marzo 2020


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NATALINO GALLO. Il presidente di OP Agricor punta alla crescita

Così cambia la Calabria Mariangela Latella L’obiettivo di Natalino Gallo è quello di portare, nei prossimi tre anni, l’OP sibarita Agricor ad un fatturato di 30 milioni di euro, con una crescita del 30% rispetto al 2019. Una sfida che l’imprenditore, leader nella produzione delle clementine di Calabria, ha avviato con la programmazione e la realizzazione, nell’ultimo quinquennio, di importanti investimenti in impianti di lavorazione, nella diversificazione colturale (introducendo colture inedite in Calabria, come le albicocche e il melograno), in nuove referenze come Melagrì (arilli di melograno congelati e a residuo zero che stanno per debuttare nella GDO Italiana nella linea di prodotto Voglia di Benessere) e nell’innovazione varieMarzo 2020

Un’azione costante, una forte spinta all’innovazione, il rispetto del territorio, la valorizzazione delle risorse umane nell’impegno di un imprenditore che vuole emancipare il settore

Le clementine sono la principale produzione di OP Agricor che rappresenta la prima realtà regionale per la Clementina di Calabria IGP

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tale. OP Agricor è stata la prima in Italia a produrre e distribuire, nel 2019, la varietà di clementina senza semi Tango e, dalla prossima campagna, inizierà a testare sul mercato la varietà Gold Nugget, sempre senza semi e ad alto contenuto zuccherino (sopra i 2324 gradi Brix) che commercializzerà con il marchio ‘Dolce passione’. "Con l’introduzione di queste varietà tardive - ci spiega Natalino Gallo - abbiamo esteso la stagionalità delle clementine dal primo ottobre fino al 15 marzo. Un balzo in avanti per le produzioni calabresi che altrimenti avrebbero una stagionalità di soli due mesi. Non puntiamo alla quantità ma alla qualità e il nostro disciplinare prevede un rigido protocollo di diradamento dopo la fioritura sia per il melograno che per le clementine". Tra impianti già in produzione e quelli appena piantumati, OP Agricor conta su 600 ettari di agrumi, quasi 300 di albicocche e 100 di melagrane, il che permetterà di raggiungere, con l’intera produzione a regime, le 25 mila tonnellate complessive e la soglia di fatturato di 30 milioni di euro. Nonostante il calo dei volumi sia stato nel 2019 di circa il 50% su tutta la base aggregata, a causa delle condizioni climatiche avverse, la performance economica dell’OP si è mantenuta in linea con l’anno precedente, chiudendo l’esercizio a 23 milioni di euro pari ad una crescita del 5-6% sul 2018. Il pallino di Gallo, però, è il settore biologico che sta facendo crescere a passi da gigante e che oggi occupa il 30% della produzione di Agricor, tre volte sopra la media nazionale del rapporto tra agricoltura bio e agricoltura convenzionale. Un settore che sta rafforzando anche con un segmento di produzione, sempre più importante per l’azienda, che è quello ‘a residuo zero’ che si sviluppa nel quadro di una visione etica sia dell’agricoltura che del-

I melograni sono la terza produzione in ordine di importanza di OP Agricor dopo le clementine e le albicocche

l’azienda agricola che, ci tiene a precisarlo, "è prima di tutto un elemento aggregante e non solo produttivo, per una comunità in cui quello che conta di più è proprio il fattore umano". "Siamo partiti con il progetto residuo zero due anni fa - precisa Gallo -. Ci credo molto e penso che rappresenti il nostro domani. Da quest’anno, siamo già arrivati a certificare il 20% della produzione. Stiamo inoltre lavorando, in sinergia con un’azienda partner, per lanciare sugli scaffali della principale insegna nostra cliente, una referenza di arilli di melagrana a residuo zero coltivata da noi, che potrebbe dare il via a tutta una serie di nuove referenze". Il modello imprenditoriale di Natalino Gallo guarda non solo a intuizioni proiettate al futuro ma al rispetto e alla valorizzazione del

Gallo punta a una crescita del 30% di OP Agricor nei prossimi tre anni portando il fatturato a 30 milioni di euro. Un risultato possibile grazie agli investimenti messi in campo nell’innovazione varietale e nelle nuove referenze

lavoro e del territorio, sulle orme del grande esempio di Adriano Olivetti del boom piemontese degli anni ’60. Sfide tanto più ardue in quanto premere il piede sull’acceleratore dell’innovazione agricola in una regione come la Calabria dominata da logiche fortemente tradizionalistiche, significa spesso muoversi controvento con l’aggiunta di un carico di zavorra ai piedi. Ma lui va avanti. Gallo non smette di compiere realizzazioni in grado di valorizzare i prodotti e il lavoro della sua terra. L’ultima è stata l’acquisto del terzo impianto di lavorazione da duemila metriquadri che sarà dedicato solo al melograno, con linee di lavaggio e confezionamento e soprattutto di celle frigorifere hi-tech su cui saranno applicati i risultati di un progetto di ricerca universitario dedicato alla crio-conservazione. Lo stabilimento, situato nella zona industriale di Corigliano Calabro, si aggiunge a quello principale di 5 mila metriquadri che è il quartier generale dell’OP e a quello da tremila mq dedicato alla lavorazione dei prodotti bio e a residuo zero. "Dopo esserci concentrati sul mercato italiano - sottolinea Gallo -, che oggi assorbe il 90% della nostra produzione, penso sia arrivato il momento di iniziare a stuwww.corriereortofrutticolo.it

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FRUTA SECCA

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CHI è OP AGRICOR

La società cooperativa OP Agricor di Corigliano Calabro si è costituita nel 2004 ottenendo il riconoscimento ministeriale nel 2011. Ad oggi, associa 82 produttori tutti della Piana di Sibari che insieme aggregano circa mille ettari tra produzioni di agrumi (60%) albicocche (30%) e melograno (10%) commercializzando anche bergamotto per conto di alcuni produttori della provincia di Reggio Calabria. La OP ha chiuso il 2019 con un fatturato di 23 milioni di euro in crescita del 5-6% rispetto all’anno precedente. Il 90% della distribuzione avviene sul mercato italiano mentre il 10% della produzione viene esportato principalmente in Austria. Il 30% delle aziende aderenti alla OP Agricor sono bio e tutte adottano pratiche agricole rispettose dei territori e della salute dei consumatori. Stanno incrementando la produzione Zero Residui e possono farlo proprio perché già orientate verso un’agricoltura sostenibile che impiega mezzi naturali di difesa delle colture. Aziende quindi innovative che esprimono attraverso una produzione sostenibile l’impegno e la passione per il proprio lavoro. La OP Agricor è il primo distributore di Clementine di Calabria IGP. L’attività sociale è tenuta in gran conto. L’OP mette in campo attività di formazione e continuo supporto tecnico in campagna, mentre grande attenzione è dedicata ai rapporti con la popolazione locale. Vengono organizzate attività di educazione alimentare, visite guidate delle scolaresche locali e promosse visite a stakeholder e alle istituzioni locali. Sono in vigore convenzioni con studi medici a favore delle dipendenti e dei dipendenti. Agricor è inoltre

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sponsor di attività sportive del territorio come la squadra di pallavolo di Corigliano e la palestra di Villa Piana.

NATALINO GALLO

Natalino Gallo, 56 anni, è alla quarta generazione di una famiglia di agrumicoltori di Corigliano Calabro. Sin da quando, alla fine degli Anni Ottanta, ha iniziato ad interessarsi dell’azienda di famiglia, ha sempre lavorato sulla valorizzazione del prodotto. Dapprima ha aperto un’azienda di commercializzazione come braccio commerciale

di quella di famiglia, costituita all’epoca da una decina di ettari di agrumeto, creando con il marchio Gallo un’identità alle produzioni agrumicole e cominciando così a farle uscire dall’anonimato della commodity che le caratterizzava. Successivamente, dopo avere raccolto le adesioni ed il supporto di molti produttori della Piana di Sibari, Natalino Gallo è arrivato a creare l’OP Agricor che oggi rappresenta una delle realtà chiave della produzione delle clementine calabresi e aggrega 82 produttori del territorio. Pur muovendosi in un contesto tradizionalista quale quello calabrese, soprattutto nel settore primario, che fa fatica a salire sul carro dell’innovazione, Natalino Gallo è riuscito ad affermare le eccellenze regionali sul mercato e in particolare dagli anni Novanta, nel quadro dei principali canali della distribuzione italiana affermando il marchio Gallo con le sue tipiche caratteristiche di qualità e gusto. Contemporaneamente, ha sviluppato azioni tese a valorizzare il contributo dato dalle aziende agricole partner alle iniziative che ha messo in campo.

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PROTAGONISTI

diare piani per l’export. Ma per fare questo occorre strutturarsi ancora di più e in forma aggregata. Basterebbero cinque aziende aggregate, ad esempio, che dedicassero all’export il 20% della rispettiva produzione, per riuscire a mettere insieme una massa critica di almeno 20 mila tonnellate di prodotto interessante per le catene del Nordeuropa. Ma ci sono anche interessanti mercati extraUE dove si sanno apprezzare le eccellenze del nostro Paese." In realtà un progetto di aggregazione, Gallo l’aveva già disegnato circa quindici anni fa, in tempi non sospetti, quando fondò il Consorzio Clemendo. L’obiettivo era lavorare con alcuni grandi player ortofrutticoli del Sud Italia, mettendo insieme il pomodoro siciliano, ad esempio, l’uva di Canicattì o quella pugliese, le arance catanesi e le clementine di Calabria. "L’obiettivo - ricorda l'imprenditore - era quello di garantire, con la continuità delle forniture, la costante operatività di piattaforme logistiche internazionali che si puntava a costruire in Polonia, Ungheria e Romania". "Poi non se ne fece più nulla ma confessa - non mi sono mai deciso a chiuderlo, quel consorzio". Un altro progetto aggregativo, legato invece al cuore produttivo calabrese delle clementine, è Marzo 2020

quello di un’AOP regionale che permetterebbe di accrescere il potere contrattuale di quest’eccellenza calabrese che, proprio per colpa dell’atomizzazione produttiva, non è sufficientemente considerata e remunerata, come è accaduto all’inizio di quest’ultima campagna con quotazioni al produttore di 20 centesimi al chilo. "Proprio per questo - specifica Gallo - stiamo lavorando ad alleggerire, con le varietà tardive, la prima parte di campagna. Potremo convertire anche il 30% della produzione delle clementine tradizionali calabresi, che oggi rappresentano l’80% della produzione di Agricor. Ma ci vuole tempo e soprattutto, servono areali per creare un’offerta che sia interessante per la distribuzione organizzata. Abbiamo una finestra di mercato tutta da occupare che è

Con le nuove varietà tardive senza semi Tango e Gold Nugget la stagione produttiva delle clementine calabresi passa da due a cinque mesi. Agricor produce per il 30% biologico e allarga la produzione a residuo zero

quella che di febbraio e marzo, in cui non ci sono clementine, ma per poterla sfruttare al meglio dobbiamo piantare areali in grado di competere, ad esempio, con le grandi aziende che conta la Spagna, dove una sola azienda arriva a produrre 300 ettari di Tango. Noi ne abbiamo appena messi in produzione 60 e siamo tra i pionieri in Italia". Un sogno nel cassetto, che rimane lì perché frenato dalla crescente carenza di manodopera, è un progetto sui piccoli frutti che porterebbe l’attività dell’azienda da 10 a 12 mesi l’anno. "È un progetto difficile da realizzare da soli afferma Natalino Gallo - perché le serre di frutti di bosco, necessitano di molta manodopera. Circa 15 persone per ettaro. Serve necessariamente il coinvolgimento di più aziende per arrivare ad una superficie minima utile per il mercato di circa 10 ettari. Ma si fa fatica a chiedere agli imprenditori di investire, di questi tempi. Anche se si tratta di investimenti di sicuro reddito visto l’andamento della domanda e visto il particolare microclima della Piana di Sibari che ci permetterebbe di andare in produzione quando sono finite le produzioni di Huelva in Spagna e non sono ancora arrivate quelle delle regioni del Norditalia. www.corriereortofrutticolo.it

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PATATE

Da febbraio boom di vendite E c’è chi deve fare i doppi turni Il 2019 è stato per il settore delle patate incerto a causa del clima che ha influenzato la stagione provocando un calo dei volumi, anche significativo in alcune aree produttive. Tuttavia le vendite al consumo hanno sfiorato i 260 milioni di euro a valore, segnando un +6,5% rispetto al 2018 con un aumento medio dei prezzi del 14%. Il 2020 è iniziato con l'incognita Coronavirus, che tuttavia ha portato nelle prime tre settimane di marzo ad un balzo del 30 e più percento delle richieste da parte della GDO e della DO, dopo che già da metà febbraio l’incremento del-

la domanda aveva superato il 25%, posizionando le patate al vertice dei prodotti orticoli per quantitativi venduti e costringendo alcune delle aziende di riferimento a fare i doppi turni di lavoro. Questa crescita anomala potrebbe avere un effetto boomerang quando l'emergenza sarà rientrata. Alcuni dei principali operatori hanno tracciato per noi il quadro del settore, alle prese soprattutto, come tutto il comparto ortofrutticolo, con l'evoluzione dell'emergenza legata al Covid-19 che sta sconvolgendo il Paese.

Romagnoli, quando l’innovazione paga L’impegno nella ricerca ha permesso di ottenere una nuova generazione di patate resistenti alle principali fitopatie Emanuele Zanini Con oltre 56 mila tonnellate annuali di patate commercializzate e un fatturato di 45 milioni di euro (al 31 dicembre 2019), Romagnoli F.lli Spa è tra le principali realtà italiane attive nel settore pataticolo, con un’offerta tra le più comMarzo 2020

plete e innovative: patate da seme, da consumo, da agricoltura biologica e trasformate di IV e V Gamma, in cui l’azienda è attiva grazie alla collaborazione con la multinazionale McCain. Con sede a Bologna, Romagnoli occupa 66 dipendenti, impegnati nelle quattro unità operative spar-

Giulio Romagnoli, al vertice di F.lli Romagnoli SpA

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Dalla Classica alla Rosé, così Selenella propone al mercato prodotti che si distinguono Sulla situazione di mercato delle patate Massimo Cristiani (nella foto), presidente del Consorzio Patata Italiana di Qualità rappresentata dalla patata Selenella, traccia un quadro partendo dalla stagione scorsa. “Per la campagna 2019 possiamo ritenerci pienamente soddisfatti ed il bilancio dell’annata è sicuramente positivo sia in termini di volumi che di prezzi”, esordisce. “L’ottima qualità che avevamo in stock ha favorito una buona tenuta del prodotto per tutto l’anno”. Selenella nel 2019 ha registrato un aumento delle vendite di circa il 2% rispetto all’anno precedente. A gennaio la partenza della campagna era stata molto brillante con quotazioni elevate. Questa tendenza si è poi confermata anche nella campagna novelle (da marzo 2019) per poi proseguire per tutto l’anno. Tutto questo ha portato soddisfazione all'interno del Consorzio e dei produttori aderenti che riceveranno una liquidazione positiva. C'è fiducia anche per la campagna 2020. L'emergenza Corona-

virus ha fatto registrare un'impennata delle vendite. Nel frattempo è già stata pianificata una produzione (ettari, areali e zone di produzione) sui medesimi numeri del 2019. La semina della Novella Selenella (riferimento, fine febbraio, ndr) è quasi conclusa e le prospettive sono di raccogliere fra un paio di mesi un prodotto dalla qualità ottima, grazie ad una preparazione eccellente dei campi e al clima mite delle zone di produzione. Per quanto riguarda la Classica, a fine febbraio si stava seminando nel Nord Italia con condizioni climatiche ottimali e questo lasciava ben sperare per un’ottima campagna 2020. Sul rinnovamento varietale Cristiani sottolinea come “il Consorzio Patata Italiana di Qualità da

se sul territorio provinciale. Centinaia sono le aziende agricole sul territorio nazionale inserite nelle filiere produttive, alle quali Romagnoli fornisce - oltre alle sementi - consulenza tecnica e sup-

porto costante, al fine di migliorare l’efficienza dell’intera filiera. L’impegno nel contribuire all’affermazione di sistemi organizzati attraverso i quali promuovere l’eccellenza pataticola italiana e

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anni porti avanti un percorso di rinnovamento varietale che unisce sia l’attività di ricerca che quella di una selezione tutta italiana. Lavoriamo costantemente su varietà nuove con caratteristiche organolettiche distintive: queste nuove varietà dovranno essere migliorative sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo andando così a soddisfare sempre più sia il consumatore che lo stesso produttore". Sul lato del confezionamento, osserva il presidente del Consorzio, la tendenza degli ultimi anni è quella di andare incontro ad una richiesta di confezioni sempre più piccole che si aggirano in media su 1,5 chilogrammi. “I nostri nuovi progetti di ampliamento varietale - precisa Cristiani - stanno riscuotendo un ottimo riscontro da parte del consumatore e mi riferisco alla Rosé Selenella, la nuova varietà di patata a polpa giallo vivace e dalla buccia rosa e fonte di selenio, prodotta e commercializzata in esclusiva dal Consorzio, insieme alle Cipolle Selenella, gialla, rossa e bianca, anch’esse fonte di selenio, e alle Carote Selenella". Il Consorzio nel 2019 ha fatturato 14 milioni di euro per 46 mila tonnellate di prodotto a marchio Selenella. Il prodotto più venduto è stata la Classica Selenella, mentre i prodotti più innovativi sono La Rosé Selenella, Cipolle Selenella e Carote Selenella. Le vendite avvengono tutte sul mercato nazionale. Il canale di vendita per l'80% è la GDO, per il restante 20% l’ingrosso. (e.z.) accrescere il valore per tutti gli attori della filiera è parte integrante dell’identità dell’azienda, che partecipa al Consorzio di Tutela Patata di Bologna Dop e al Consorzio Patata Italiana di Qualità. Marzo 2020


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dell’ambiente anche dal punto di vista del packaging, realizzato in carta e biopolimeri derivanti da fonti vegetali. Le patate èVita Residuo Zero, certificate Check Fruit, nascono come risultato di un significativo processo di ricerca e di ascolto del consumatore, sempre più consapevole e attento

La F.lli Romagnoli SpA con un fattturato di 45 milioni di euro e 56 mila tonnellate commercializzate è una delle maggiori reatà del settore pataticolo nazionale

a scegliere prodotti di qualità, ma anche salutari, sicuri e sostenibili dal punto di vista ambientale. Delle tendenze in atto nel settore della patata abbiamo parlato con Giulio Romagnoli, leader dell’azienda. “Sta cambiando il mercato - ci ha detto - a partire dai consumatori. Per questo deve cambiare, inevitabilmente, anche il settore, che oggi genera da solo circa il 10% delle vendite di orticole nei reparti ortofrutta dei supermercati. Ogni anno sugli scaffali compaiono prodotti nuovi che sottraggono spazio non solo alle patate, ma più in generale alle referenze di largo consumo. Questa evoluzione, inevitabilmente, impone di

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La rete commerciale si concentra prevalentemente verso la fornitura di patate alla GDO e DO nazionale per l’87%. Non manca l’esperienza di forniture di prodotto nazionale, su programmi varietali ben definiti, verso insegne leader della GDO nord-europea per il 13%. A caratterizzare l’identità aziendale contribuisce una forte spinta verso l’innovazione varietale, agronomica e di processo, su cui si è puntato con ancora maggiore determinazione negli ultimi anni. Su questo fronte, l’azienda ha portato avanti un lungo percorso di ricerca che ha permesso di ottenere una nuova generazione di patate resistenti alle principali fitopatie - peronospora in primis -, e in grado dunque di rispondere sia alla sfida dell’efficienza che a quella della sostenibilità. Disponibili sia per le produzioni biologiche sia per quelle convenzionali, Alouette, Carolus, Levante e Twister (questi i nomi delle nuove varietà) non richiedono l’utilizzo di trattamenti fitosanitari, con un vantaggio sia economico che ambientale. Un progetto realizzato in sinergia con il DIBAF dell’Università della Tuscia e Legambiente, che punta a molteplici obiettivi: qualità, produttività, gusto e versatilità di impiego, rispettando l’ambiente. Nel 2019 le nuove varietà sono entrate nel mercato. Un passo importante, che vuole essere il punto di partenza per nuovo modello di pataticoltura sostenibile. Dalla collaborazione con Legambiente e l’Università degli Studi della Tuscia, inoltre, sono nate le patate èVita Residuo Zero (residuo di prodotti chimici ammessi per legge al di sotto dei limiti di determinazione analitica (0,01 ppm) e residui di sostanze fitosanitarie autorizzate all’impiego in agricoltura biologica nei limiti massimi del 50% del residuo massimo ammesso). Un prodotto innovativo, in grado di rivitalizzare il reparto ortofrutta, da filiera 100% italiana, adatto a tutti gli usi in cucina. Un’innovazione amica

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I produttori di Agripat sempre più concentrati su patate premium come Selenella e Bologna DOP Emanuele Zanini Per Agripat, l'associazione che rappresenta i pataticoltori emiliano-romagnoli, la campagna 2019 ha consegnato valori di rese medie per ettaro in evidente calo ma con una qualità del prodotto molto buona, escluse le partite di prodotto attaccate da elateridi, un’autentica calamità che si sta diffondendo anche in altre regioni. Andrea Galli e Matteo Todeschini, rispettivamente direttore e presidente della cooperativa, sottolineano anche l’importanza del tema della conservazione del prodotto. Nei mesi scorsi Agripat si è fatta portavoce presso le istituzioni, in primis il MIPAAF, per cercare di ottenere la registrazione dell’olio di girasole, un prodotto dagli effetti benefici e senza particolari controindicazioni, come corroborante sulle patate in conservazione. “Sul fronte degli elateridi e su quello della conservazione - precisano all’unisono - siamo stati tra i primi a lanciare l’allarme, nella consapevolezza che il combinato delle due problematiche rischia di produrre sciagure concrete, ribaltando sui pataticoltori costi e incertezze tali da metterne a repentaglio la stessa sopravricalibrare l’offerta e abbandonare la strada che negli ultimi anni ha visto ampliarsi solo il tipo di ‘prestazioni’ senza una vera distintività di valore. Serve un cambio drastico nel modo di proporre il prodotto patata al consumatore finale, a partire dalla revisione della segmentazione del prodotto, non più in orizzontale ma in verticale: puntare sulle varietà di facile utilizzo, sempre più adeguate a tutti gli usi e che, grazie agli elevati standard qualitativi, siano in

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vivenza”. Spostando l'attenzione sulla nuova annata, ai primi di marzo si era da poco conclusa la fase di programmazione, tranne per quei produttori che seminano nelle zone più precoci. Gli amministratori di Agripat sottolineano che "la tendenza del mercato è privilegiare i prodotti premium, con volumi in significativo rialzo per la Patata di Bologna DOP che sta dimostrando di saper incontrare il favore dei consumatori. Riscontriamo inoltre una crescente attitudine all’acquisto di confezioni piccole, unitamente ad una certa attenzione verso le soluzioni di packaging eco-sostenibile, tanto che anche la carta si sta lentamente affacciando nel mondo del confezionamento delle patate”. Per quanto riguarda l’effetto Coronavirus sul mercato, Galli e Todeschini affermano che nella prima settimana di marzo "tutto il sistema è stato messo a dura prova e fagocitato nel vortice di

un caos inimmaginabile: produttori impegnati a procurare rifornimenti immediati a catene distributive prese d’assalto da consumatori impauriti, con tutte le conseguenti problematiche di trasporto e di logistica. Sono stati lavorati volumi impensabili nemmeno in periodo natalizio, ma riteniamo che tutto il sistema abbia saputo dare una buona risposta alla situazione emergenziale che si era creata. Sembra di assistere ad un graduale ritorno alla normalità, ma monitoriamo quotidianamente l’evolversi della situazione, proprio per essere pronti a poter fronteggiare altri eventuali accadimenti”. Agripat è legata alle attività dei consorzi Selenella e Patata di Bologna DOP "la crescita dei quali affermano Galli e Todeschini - è sotto gli occhi di tutti e può essere motivo di soddisfazione per i soci della nostra organizzazione. L’ampliamento della gamma produttiva di Selenella offre maggiori opportunità al territorio e la patata di Bologna DOP sta guadagnando quote di mercato grazie alla garanzia di qualità che é in grado di offrire. Siamo altresì consapevoli che i nostri soci producono anche altre ottime patate, che intendiamo valorizzare".

grado di garantire la massima soddisfazione al consumatore moderno”. “Di strada da percorrere ne abbiamo tanta - sottolinea Giulio Romagnoli -. Non è raro vedere sui banchi pack diversi per colore, peso e destinazione d’uso, per poi scoprire, leggendo in etichetta, quando riportata, che la varietà è la stessa per tutte le referenze. Non è questo il modus operandi che può favorire e soddisfare un consumatore sempre più consa-

pevole e informato. Anzi, questo è proprio il modo di dissuaderlo dal acquistare e dedicare tempo alla preparazione di piatti partendo da un prodotto massificato ed indifferenziato". Romagnoli ricorda come "riuscire a diversificare a partire dalla qualità, posizionando il prodotto in una fascia di gamma alta, genera ritorni positivi all’intera filiera”. “Il recupero della sostenibilità economica per la produzione precisa - è fondamentale. ParliaMarzo 2020


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plastica a carta. È necessario che l’intera filiera, a partire dal sistema produttivo mantenga competitività. Pochi centesimi al chilo, ridistribuiti lungo l’intera filiera, possono garantire la sopravvivenza dell’intero comparto”. Sulla campagna 2019 e su quella in corso Giulio Romagnoli è sostanzialmente soddisfatto. La campagna pataticola prende avvio, e risulta fortemente condizionata, dalla produzione della novella dei bacini produttivi di Sicilia e Puglia. “In queste regioni la superficie interessata dalla colti-

Giulio Romagnoli: “Sta cambiando il mercato a partire dai consumatori. Con èVita Residuo Zero abbiamo compiuto un passo decisivo”

vazione di patate è in linea con la superficie 2018, sebbene si registri qualche variazione dal punto vista varietale, con un forte incremento della coltivazione di varietà Arizona ed Elodie, soprattutto per quanto riguarda la Sicilia”, ci spiega l’imprenditore bolognese. Entro marzo si completeranno le semine nei bacini del Centro-Nord Italia (Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia e Lazio) mentre ad aprile l’attività interesserà i bacini della Piana del Fucino e quello Silano. Si prevede che, anche a seguito del buon andamento commerciale registrato per le ultime due annate, le superfici complessive siano in linea con le medie degli ultimi anni. La produzione nazionale registra ogni anno un apprezzamento crescente da parte del mercato. "Abbiamo ragione di ritenere che questo trend proseguirà anche in futuro”, conclude.

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mo spesso di sicurezza alimentare, ma serve una giusta remunerazione per la produzione agricola. I maggiori rischi, nell’alimentare, si verificano quando lo stress nella produzione porta al sottocosto e per le patate, spesso, la differenza tra un prodotto migliore e uno medio è in pochi centesimi di euro. I risultati nella diversificazione orizzontale già si vedono: abbiamo notato, con le insegne e i distributori che hanno adottato e accolto questo nostro modo di lavorare, un incremento silenzioso, ma significativo nei consumi”. Secondo Romagnoli “proprio per portare avanti questa ulteriore evoluzione per il settore pataticolo, è indispensabile la collaborazione con il mondo della distribuzione, che deve implementare i nuovi standard, come ad esempio metodi di coltivazione a basso impatto ambientale e pack sostenibili, valorizzando il passaggio da

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Si fa largo sul mercato la patata della Sila IGP Richieste di adesione al Consorzio di Spezzano Fino a maggio il Consorzio Produttori Patate Associati di Spezzano della Sila (Cosenza) sarà ancora in piena campagna commerciale grazie anche al prodotto in giacenza. “Chiaramente - precisa il direttore Albino Carli - queste previsioni sono al netto dell’effetto Coronavirus di cui, sia nei tempi che nelle modalità, non possiamo prevedere che impatto avrà sull’evoluzione del mercato. La campagna 2019/2020 risulta essere, nel complesso, abbastanza soddisfacente. Nonostante un avvio in sordina, complice anche il clima caldo che ha caratterizzato i mesi autunnali, la seconda parte della stagione ha visto numeri in crescita e il recupero delle quote perse nella prima fase commerciale. Attualmente (primi di marzo, ndr) le vendite complessive sono in linea con la scorsa campagna. Aspetto molto positivo, in controtendenza rispetto al prodotto convenzionale, è stato un prezzo di mercato maggiore per il prodotto a marchio "Patata della Sila IGP", che ha spuntato rispetto alla passata stagione un valore superiore del 7%”, osserva Carli. “Segno che il mercato è molto ricettivo e pronto a riconoscere al prodotto premium il maggior valore percepito dal consumatore. Su questo aspetto riteniamo che la campagna di comunicazione, che ha riguardato interventi su Tv, radio, carta stampata, social network e iniziative all’interno della GDO, abbia giocato un ruolo determinante nel conseguimento del risultato”. Per il 2020 sono iniziate le programmazioni della produzione. “Ci sono tante nuove aziende agricole che vogliono aderire al Consorzio grazie ai positivi risultati in termini di liquidazione del prodotto conferito, che l’OP sta garantendo ai propri associati. Tuttavia l’ingresso è possibile solo per le aziende che sono in grado di rispettare standard qualitativi importanti, primo fra tutti il Global Gap”, sottolinea Carli. "In termini di investimenti produttivi l’obiettivo è quello di incrementare la quota di prodotto certificato Patata della Sila IGP di circa il 20%, passando dagli attuali 400 ettari controllati a poco meno di 500. Questo aumento è in linea con gli incrementi di

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vendita che si stanno registrando anno dopo anno e, ci auguriamo, continuino su questo trendi”. Sui trend di mercato Carli osserva come “il consumatore sia oggi molto più attento di qualche anno fa relativamente ai prodotti che hanno una garanzia di origine. Ed è disposto a pagare un prezzo nettamente superiore rispetto al prodotto convenzionale perché evidentemente concetti come tracciabilità, garanzia di origine, genuinità, rispetto dell’ambiente e qualità organolettiche stanno assumendo sempre maggiore importanza. La confezione più in voga per il prodotto premium come la Patata della Sila IGP continua ad essere il vertbag da 1,5 chili che viene venduto principalmente attraverso il canale GDO, con la quale, peraltro, si sta ragionando in termini sperimentali per l’introduzione di tipologie di confezioni che riducano l’uso della plastica”. Sull'effetto Coronavirus sui mercati, ai primi di marzo Carli afferma che si registra una diminuzione dei volumi di vendita per alcune zone d’Italia attorno al 20%. “Tuttavia bisogna anche riconoscere che nel primo periodo di esplosione del fenomeno, per alcuni giorni si sono registrati dei picchi di vendite anche del 300% in più. Per il momento non disperiamo, anche se la situazione è alquanto incerta, soprattutto nella durata e nell’evoluzione che potrebbe avere. Ad ogni modo la dobbiamo accettare come una delle incognite del mercato, monitorarla e gestirla giorno per giorno in base alla sua evoluzione e considerare che comunque coinvolge tutti i nostri competitors, pertanto nell’analisi comparata non rappresenta al momento né un vantaggio né uno svantaggio”. La scorsa campagna il Consorzio ha fatturato 5,6 milioni di euro, al 95% costituito da patate. Quest’anno l’obiettivo è di raggiungere i 7 milioni. Il mercato è prettamente nazionale e rappresentato al 65% da GDO. Il Consorzio amplierà lo stabilimento di stoccaggio e lavorazione, che passerà dagli attuali 4.200 metri quadri a quasi 7.000, e sarà dotato di nuove celle frigorifere per una capacità di stoccaggio complessiva di 3.000 tonnellate. (e.z.)

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Emanuele Zanini “Siamo orgogliosi di essere una grande realtà produttiva presente sul territorio italiano. Il nostro obiettivo è crescere insieme, continuare ad essere un punto di riferimento solido e sano nel tempo e offrire così ai consumatori la garanzia di prodotti di qualità. Negli ultimi anni ci siamo impegnati nella condivisione di progetti con i maggiori players della GDO, al fine di migliorare la percezione del prodotto all’interno del reparto ortofrutta. C’è ancora molto da fare per il nostro comparto. Ci aspetta un 2020 ricco di novità. Sarà un grande anno per il nostro Gruppo. Vi sorprenderemo”. Con questo ottimismo Angelo Ruggiero, direttore commerciale della Antonio Ruggiero SpA di Sabaudia (Latina) ci ha introdotto in una delle realtà leader del settore pataticolo italiano. L’azienda, attiva da oltre 120 anni nella produzione e valorizzazione di patate e cipolle, sta vivendo una fase di crescita e innovazione che si svilupperà in particolare nella seconda parte del 2020. Oltre all’ultimazione di due nuovi stabilimenti di produzione, dotati di tecnologie d’automazione, è infatti prossima l’uscita di nuovi prodotti con nuove tipologie di packaging sostenibili. “La dinamicità e la ricerca costante di qualcosa di nuovo - sottolinea Angelo Ruggiero - sono alla base della nostra azienda. I nuovi stabilimenti in fase di ultimazione sono stati realizzati per seguire passo passo e con cura e attenzione ogni fase della produzione. Abbiamo progettato dei sistemi produttivi unici che non solo ci permetteranno di implementare la diversificazione, la qualità e la quantità del prodotto pataticolo, ma anche di garantire packaging Marzo 2020

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Nuovi stabilimenti e prodotti per il grande balzo di Ruggiero Una vivace crescita sta caratterizzando il Gruppo di Sabaudia che ha annunciato per la seconda metà del 2020 importanti novità. L’epidemia Coronavirus impone prudenza sulle previsioni di mercato

nuovi, pratici e in pieno accordo con i nuovi standard volti alla riduzione della plastica per la tutela dell’ambiente". Il nuovo stabilimento nel Lazio conta un’area di 80 mila metriquadri, con una parte produttiva che si sviluppa su circa 14 mila. Il secondo grande stabilimento è invece a Luco dei Marsi in Abruzzo, sviluppato su un’area di 50 mila mq con un parte produttiva di 12.500. Inoltre, al fine di aumentare la capacità di stoccaggio, l’azienda ha in programma l’ampliamento dello stabilimento in Emilia Romagna. Angelo Ruggiero ci tiene a precisare che "le posizioni strategiche degli stabilimenti ci permettono di essere presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale effettuando consegne veloci a garanzia di un prodotto sempre fresco. Il grande investimento di questa azienda in nuovi impianti di produzione, fatti di sistemi ad oggi ancora sconosciuti al settore pataticolo, si identifica con la sua filosofia di guardare con costante

determinazione al futuro. Siamo un’azienda vogliosa di cambiamenti e crescita e in tutto ciò che facciamo mettiamo impegno, dedizione e passione, elementi che da sempre ci permettono di assicurare con costanza prodotti di qualità in linea con le richieste sempre più specifiche dei consumatori”. Ma qual è l’andamento commerciale? Ruggero definisce il 2019 un anno non particolarmente florido per il settore pataticolo, soprattutto a causa del clima altalenante e poco favorevole che ha causato una netta riduzione delle rese produttive. In particolare nel territorio italiano, dopo due annate climatiche difficili, si sono registrate anche per questa campagna rese non troppo buone per i repentini cambi di temperature che hanno interessato soprattutto il periodo estivo, caratterizzato da mesi piovosi e improvvisi innalzamenti termici. Questa situazione ha creato elementi di squilibrio e stress nelle coltivazioni. www.corriereortofrutticolo.it

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La qualità del Salento nelle proposte di Acli Racale Un 2019 soddisfacente in termini di qualità, qualità e prezzi. Una campagna “ideale” per la produzione, grazie anche al clima favorevole. All'alto livello qualitativo si è sommata una buona richiesta, che ha favorito il successo commerciale anche del prodotto novello, grazie anche alla scarsa presenza di stock dell'annata precedente. È questo in sintesi il giudizio sulla campagna scorsa di Federico Manni, responsabile vendite di Acli Racale (Ugento, Lecce), situata in una delle principali aree pataticole del Salento. Per quanto riguarda il 2020, a inizio marzo l'azienda è partita con le novelle, caratterizzate da qualità buona che hanno favorito le prime vendite. Acli Racale, nata negli Anni Settanta da un gruppo di produttori locali come risposta alla crisi del settore in quel periodo, è operativa in aree coltivate in particolare tra i Comuni di Racale, Ugento, Nardò e nell'area più ampia del Basso Ionico. La cooperativa di produttori sta registrando un costante aumento dei volumi che

nel 2019 è arrivato al +60% sul 2018. Sono circa 500 gli ettari dedicati al prodotto convenzionale e 50 invece quelli dedicati al biologico, con un incremento annuo che oscilla tra il 15 e il 20%. Il 70% della produzione viene esportata, in particolare nel Centro e Nord Europa, con Francia, Germania, Olanda, Belgio, Danimarca e Finlandia come Paesi di riferimento. Senza tralasciare l'Est Europa. All'estero va in particolare il prodotto novello. Per quanto riguarda l'Italia “siamo presenti 12 mesi all'anno con il nostro prodotto salentino, per il 70% nella GDO, per il restante 30% inviando la merce ai Centri agroalimentari”, precisa Manni. Sul mercato la cooperativa è presente con la Patata Novella di Galatina IGP, oltre al proprio marchio Acli Racale, “che rappresenta l'identità salentina in Italia e all'estero”. Tra le nuove iniziative, la batata dolce, pronta dal prossimo autunno, sia convenzionale che bio, con pasta arancione e viola, oltre alla classica bianca. (e.z.)

Tuttavia il gruppo laziale ha risposto a queste difficoltà con la sua crescente e solida rete di conferitori, diffusa su tutto il territorio nazionale, che ha permesso di assicurare al mercato, comunque, un ottimo prodotto. In merito alla campagna 2020

Angelo Ruggiero precisa che "è difficile ad oggi fare una previsione, a causa dell’evento tanto improvviso quanto sconvolgente che ha colpito il nostro Paese ed il mondo intero. Il nostro settore è stato travolto dall’emergenza Covid-19 e pertanto bisognerà atten-

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dere il termine di questa emergenza e il ritorno alla normalità per poter effettuare un’analisi realistica dell’andamento della campagna in corso. In questo particolare momento la filiera agroalimentare sta svolgendo un ruolo importante ed è per questo che tutto lo staff dell’Antonio Ruggiero SpA sta facendo il possibile per rispondere ai bisogni dei cittadini". L’emergenza ha imposto l’adozione di misure cautelative che complicano l’operatività ma sono indispensabili. "In tutti i reparti di produzione, negli uffici e in campo, abbiamo applicato con attenzione le disposizioni anti-contagio varate dal governo", precisa il manager della società laziale. Nei primi giorni di marzo l’azienda ha avviato la distribuzione delle patate novelle siciliane che con la loro qualità fanno ben sperare per il proseguimento della campagna. Seguiranno le scavature negli areali della Campania, della Puglia e del Lazio, per poi passare alla raccolta in Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Abruzzo. "Secondo le nostre prime analisi precisa Angelo Ruggiero - se si mantiene la qualità che vediamo in campagna, si dovrebbe delineare una stagione più favorevole rispetto alle annate passate. Le prospettive ci sono tutte, soprattutto dal punto di vista qualitativo". Lo sviluppo dell’attività di marketing sta caratterizzando la Ruggiero in questa fase di novità. "Il prodotto va raccontato in maniera più chiara ed efficace possibile, perché le patate non sono tutte uguali”, affermano in azienda.

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Pizzoli differenzia il più possibile e punta sulla patata “allo iodio” La bolognese Pizzoli SpA ha chiuso positivamente il 2019, facendo registrare un fatturato di circa 100 milioni di euro, in crescita del 15% rispetto all’anno precedente, un indicatore che pone l’azienda sul podio della pataticoltura italiana. Nel segmento ortofrutta, un contributo al raggiungimento degli importanti risultati ottenuti è stato fornito dal Iodì, una patata fonte di iodio, al centro delle strategie di comunicazione dell’azienda, contando su un testimonial d’eccezione proveniente dal mondo dello sport: il plurimedagliato nuotatore bolognese Marco Orsi. Parallelamente la Pizzoli ha registrato ottime performance sulle patate ad elevato profilo qualitativo come le tante varietà provenienti dagli areali italiani più vocati. Pizzoli conferma che nel canale retail le patate fresche da consumo hanno sviluppato nel 2019 oltre 207 mila tonnellate, in calo del 6,7% rispetto all’anno precedente ma per un valore di circa 260 milioni di euro, in aumento del 6,5% per effetto dell’importante crescita del prezzo medio a volume registrata durante l’anno. Sulle tendenze del mercato Pizzoli, oltre ai principali driver di categoria basati sulla richiesta di patate a pasta gialla idonee per tutti gli usi in cucina, registra un interesse crescente verso prodotti Marzo 2020

Iodì è l’ultima novità del colosso bolognese che ha chiuso il 2019 con un fatturato intorno ai 100 milioni di euro e una crescita del 15%. Alla base del successo una scrupolosa selezione delle varietà che si differenziano per particolari attributi distintivi, come la provenienza (DOP di Bologna e l’IGP della Sila, e così via) oppure varietà dalle caratteristiche meno comuni ma particolarmente performanti per determinate destinazioni d’uso in cucina. "Tale tendenza è stata trainata indubbiamente dal crescente fenomeno degli show cooking, e in generale dall’aumentata sensibilità dei consumatori che soprattutto grazie all’avvento dei social possono disporre di una mole notevole di informazioni, con cui approfondire tematiche gastronomiche, ingredientistiche, eccetera”, fanno sapere dal quartier generale dell’azienda. A livello generale - si ritiene alla Pizzoli - è necessaria sempre più specializzazione per garantire produzioni di specifiche varietà e tipologie di patate, requisito fondamentale per non subire le logiche dei mercati di beni indifferenziati. Per questo l’azienda è da tempo impegnata a individuare le migliori varietà attraverso il lavoro dello staff di agronomi che ogni giorno segue e cura con passione ogni fase del ciclo colturale.

Il segreto del successo di Pizzoli è così spiegato: grazie all’expertise che deriva dalla lunga attività nella produzione e nella vendita di patate fresche e surgelate, l’azienda accompagna da sempre i desideri e le scelte dei consumatori e ciò gli ha consentito di selezionare negli anni solo le varietà che per la loro qualità sono di fatto richieste e acquistate dalle famiglie italiane. Sull’andamento del 2019 alla Pizzoli la riflessione è la seguente: nelle aree del Nord Italia le coltivazioni, favorite in una prima fase primaverile da un clima fresco e piovoso, hanno subito alla fine di maggio piogge intense e freddo, seguito da elevate temperature e assenza di precipitazioni all’inizio di giugno. Le condizioni di caldo si sono protratte poi per le ultime fasi del ciclo colturale e per gran parte del periodo della raccolta nel mese di luglio. Questo clima ha determinato per molti areali una riduzione delle rese produttive da un minimo di un 5 fino a punte del 30-40%. Per contro la qualità delle produzioni è stata nel complesso di buon livello. (e.z.) www.corriereortofrutticolo.it

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Citterio, servono armi contro i parassiti Per Domenico Citterio, a capo dell'omonima azienda di San Martino Buon Albergo (Verona), la campagna 2018-2019 era partita sull'onda dell'entusiasmo dal punto di vista commerciale e dei prezzi, oltre a segnare rese molto basse in diverse aree come Germania nordorientale ed Europa dell'Est. “Tutto il periodo estivo ed autunnale - riferisce l’imprenditore veronese - ha registrato prezzi molto alti, anche se le forti

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piogge di settembre ed ottobre nell'Europa occidentale, sulla Gran Bretagna ed in Scandinavia facevano presagire che nel complesso ci sarebbe stata più disponibilità di prodotto rispetto all'anno prima ed hanno portato a forti discrepanze di prezzo dalla Gran Bretagna all'Europa centrale”. Cosa è successo dopo? “Fino circa a Natale - risponde Citterio - la forte domanda dall'Europa orientale e le difficoltà di scavatura per

le piogge nei Paesi di cui sopra hanno tenuto i prezzi alti. A questa fase è seguito un assestamento legato al calo della domanda corrispondente con il periodo natalizio, seguito da una breve ripresa dopo Natale e poi da uno stop dalla metà di gennaio in avanti, probabilmente dovuto al protrarsi di un clima eccezionalmente mite". “A fine febbraio - sottolinea Domenico Citterio - domanda e prezzi sono calait e visto che un po' dappertutto si stanno anticipando le semine, è probabile che in primavera ci sia una sovrapposizione tra la vecchia produzione e la nuova”. Per quanto riguarda il mercato Citterio parla di un generale spostamento dei volumi verso il prodotto trasformato, "anche se c'è una difficoltà delle produzioni da industria italiane a competere con quelle d'Oltralpe a causa di superfici minori e costi maggiori (maggiore necessità di irrigazione e maggiore pressione di certi agenti patogeni)". A livello di vendite di prodotto fresco aumenta l'attenzione per i prodotti locali e/o tipici, per il km0 e per la qualità organolettica (che tradotto significa “gusto”). Quindi c'è una ripresa della produzione nelle zone periferiche, con la creazione di piccole nicchie ad alto valore aggiunto. Si manifesta inoltre la tendenza ad aumentare la segmentazione, specie nel packaging e nei calibri (esempio confezioni di tondello da 500 grammi). Citterio sottolinea inoltre due temi: il New Green Deal dell'UE e la messa al bando del Mocap e del Chlorpropham. "Il Mocap è un prodotto importante nella lotta al ferretto, una delle principali avversità per la coltura della patata nelle nostre zone. Il Mocap è vietato dal 31 marzo 2020. Non sappiamo ancora che impatto avrà l'eliminazione di questo prodotto, ma sicuramente ci saranno maggiori problemi di ferretto in molte zone, con il rischio che in alcune di esse produrre patate non sia più conveniente”. (e.z.) Marzo 2020


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La campagna 2019 della F.lli Torti, azienda con sede nell’Alessandrino, a fine febbraio era pressoché conclusa, tuttavia rimaneva in stoccaggio un piccolo quantitativo di patate italiane, che ha permesso all'azienda di assecondare le esigenze di alcuni clienti particolarmente e fedelmente legati al prodotto nazionale. Torti sottolinea come la campagna pataticola, in termini qualitativi e quantitativi, è stata particolarmente difficile: inizialmente si è presentata una stagione con scarsità di piogge e temperature mediamente elevate, per poi evolversi in un alto tasso di precipitazioni nella fase di maturazione, seguite da un innalzamento delle temperature durante l’epoca di raccolta, che ha determinato, oltre che periodi di stress alle piante, un aumento delle fisiopatie e fitopatie sui tuberi. "Il cambiamento climatico e la fuoriuscita dal mercato di alcuni prodotti fitosanitari impiegati per la difesa della patata, in tutti gli areali Italiani, hanno determinato un aggravamento della presenza di elateridi sulla coltura delle patata con danni ingenti che si aggravano ogni anno", spiegano in azienda. "I danni da parte di questi insetti terricoli - si sottolinea - comportano un crollo della qualità per il pataticoltore, in quanto il danno estetico deprezza notevolmente il valore merceologico e tecnologico, anche se non vi è alcuno scadimento del valore organolettico. Lo scenario per le prossime campagne sarà sempre più complicato, ma è necessario fin dalla prossima campagna adottare una difesa integrata e impiegare in modo sinergico diverse strategie di lotta al fine di minimizzare i danni da parassiti, elateridi in primis”. Per Torti dal punto di vista comMarzo 2020

merciale il mercato ha mantenuto il suo trend fino a metà gennaio. "Successivamente abbiamo assistito ad un crollo generale delle vendite che però non ha generato un abbassamento dei prezzi in acquisto". A fine febbraio, in stato di emergenza da Coronavirus, l’azienda piemontese ha assistito ad un mercato molto stanco. Il consumatore spaventato dai mass-me-

dia, ha provveduto a fare scorte, anche oltre i consumi familiari, provocando un’impennata nelle vendite nei primi giorni dell’ultima settimana di febbraio. E’ seguito un periodo di stallo totale. "La nostra società - ci dicono i dirigenti della F.lli Torti - non prevede incrementi rilevanti di produttività, tuttavia, l’azienda prosegue il processo di ammodernamento degli impianti iniziato nel 2019”. L’anno scorso si è chiuso con un fatturato attorno ai 7 milioni di euro, con volumi venduti per circa novemila tonnellate di patate e 2.500 di cipolle. (e.z.)

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PATATE

F.lli Torti: sì, i danni da parassiti crescono

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Erbe aromatiche, un mercato in crescita e in evoluzione Chiara Brandi Quello delle erbe aromatiche è un settore in forte espansione a livello globale. Non fa eccezione l’Italia dove la domanda è in costante crescita, trainata dalle ambizioni gourmet degli chef stellati e dalla svolta salutista dei nostri connazionali, che le usano come esaltatore di sapidità in sostituzione del sale. Ad oggi la produzione annuale italiana di erbe aromatiche, che insieme alle piante medicinali fa parte della grande famiglia delle officinali, è intorno alle 25 mila tonnellate. Le aziende coinvolte in questo business sono circa 6.200 mentre le superfici dedicate superano i 24 mila ettari. la produzione locale tuttavia copre appena il 30% del fabbisogno nazionale mentre il restante 70% viene soddisfatto da prodotto d'importazione. Si tratta di un mercato dinamico e oltremodo attraente, tanto da indurre l’organizzazione di Macfrut (la fiera dell’ortofrutta italiana recentemente posticipata all’8-9-10 settembre causa Coronavirus), ad allestire per l’edizione 2020 un Salone interamente dedicato a queste tipologie di prodotti, lo Spices & Herbs Global Expo e, al contempo, a lanciare in collaborazione con ISMEA un Osservatorio ad hoc. In termini produttivi, a livello europeo la coltivazione di erbe aromatiche è in gran parte confinata lungo le coste del bacino del Mediterraneo, habitat ideale grazie al suo clima mite e ventilato. In questa macroarea, oltre all’Italia, dove la produzione si concentra sul versante ovest dello Stivale dalla Liguria allo Ionio, sono produttori ed esportatori anche Spagna e Israele. Marocco e Tunisia hanno ricoperto posizioni di una www.corriereortofrutticolo.it

La domanda non conosce più stagionalità e i produttori italiani acquistano all’estero per soddisfare le richieste. Crescono in particolare le erbe aromatiche in vaso certa importanza fino a qualche anno fa, ma l’attività produttiva era perlopiù organizzata da importatori esteri. L’innalzamento medio delle temperature dovuto al cambiamento climatico in atto sta tuttavia portando alcuni Paesi del Centro Europa, quali Germania, Svizzera e Polonia a raggiungere raccolti locali particolarmente significativi nel periodo da inizio estate ad autunno inoltrato, riducendo di conseguenza la necessità di approvvigionamento estero. “Uno dei motivi principali dello sviluppo di questo mercato è da ricondursi alle abitudini e alle tradizioni culinarie (sughi per la pasta, aromi per la carne, tè e infusi) che si sono diffusi tra i consumatori, a causa del dilagare di nuovi trend alimentari in tutta Europa, trainati dal successo di programmi televisivi e servizi giornalistici dedicati al cibo", ci hanno detto

alla Fitimex SpA di Albenga, una protagonista nel settore delle erbe aromatiche. Una tesi confermata anche da Siro Ricci di Orto Ricci, azienda agricola di Anzio in provincia di Roma: “I veri driver del boom delle aromatiche sono stati i molteplici programmi Tv a tema culinario che hanno guidato i consumatori alla scoperta di un uso variegato degli aromi”. Fattori che hanno letteralmente fatto impennare la curva della domanda degli ultimi 10 anni, fatturati compresi. “Il settore - ha aggiunto Ricci - è diventato un business interessante per chi nella GDO si occupa di sviluppo economico. La richiesta è aumentata in volumi e, di pari passo, si è ampliata la gamma delle varietà richieste: alle classiche della tradizione italiana si sono aggiunte quelle legate a cucine esotiche e medio-orientali”. In generale, tuttavia, le referenze di maggior interesse restano quelle di uso quotidiano. Spazio quindi al basilico, il re delle aromatiche con dati di vendita quadrupli rispetto ad ogni altra varietà del comparto, soprattutto se di origine ligure, più apprezzato dalla clientela per la maggior qualità organolettica. In aumento la domanda di prezzemolo, indiMarzo 2020


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non fa eccezione. Aromatiche Autore ne sa qualcosa. Si tratta di un’azienda siciliana che dal 2009 produce la tipica erba ligure in controstagione in 18 ettari di serra, per una produzione nell’ordine delle 420 tonnellate l’anno. “Siamo stati tra i primi in Italia a proporre il basilico durante i mesi invernali; prima lo si importava in toto da Israele e Nord Africa”, ci racconta il titolare Gianbattista Autore. “Da quando abbiamo iniziato con i primi 1.600 metri quadri di serra, la domanda è cresciuta davvero moltissimo e penso che aumenterà ancora, o almeno questo è l'input che mi arriva dai mercati. Il trend degli ultimi mesi lo conferma. Il 2019 si è chiuso con una crescita media del 10% del fatturato, con incrementi anno su anno variabili di mese in mese ma presenti in tutto il periodo. Il 2020 era iniziato altrettanto bene grazie a un picco di vendi-

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Marzo 2020

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te registrato a febbraio (+15% anno su anno). Ora la situazione è in stallo a causa dell’emergenza da Coronavirus che ha di fatto bloccato il lavoro, ma sappiamo che si tratta di una situazione straordinaria e confidiamo passi presto". Se si fa riferimento al reciso, per il prodotto di prima gamma evoluta venduto all’interno dei banchi frigo della Grande Distribuzione in vaschette da circa 20/30 grammi, la shelf life è inferiore ai 7 giorni. "Data la deperibilità del prodotto il trasporto diventa una vera e propria barriera, tanto che molte aziende europee hanno preferito delocalizzare la produzione in Kenya o in Senegal per servire direttamente certi mercati", ci ha spiegato Siro Ricci. Un elemento di criticità importante che lascia spazio ad un ulteriore trend, ovvero la crescita di domanda estera di erbe aromatiche in vaso, perchè - non dimentichiamolo -

e-mail: commerciale@fitimex.it

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spensabile in tutte le cucine, e di menta, ormai diventata di grande consumo, in parte grazie al dilagare della moda di infusi e cocktail a base di questa erba (un esempio su tutti il mohito, per il quale è stata anche messa a punto una varietà ad hoc caratterizzata da una foglia più dura affinché non si spezzetti troppo e risalga all’interno della cannuccia). Sempreverdi inoltre salvia e rosmarino, le più vendute dopo il basilico, utilizzate per i classici arrosti insieme all’alloro, che sta vivendo un periodo di buona crescita di interesse. La domanda di erbe aromatiche ormai non conosce stagionalità: in estate come in inverno la curva resta nel complesso invariata, tanto da indurre i produttori italiani ad acquistare all’estero in alcuni periodi dell’anno per far fronte alla richiesta. Il basilico, dal sapore tipicamente estivo,

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ERBE AROMATICHE

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Produce circa L’azienda ha sede a Scoglitti (RG). Pr oduce cir ca 400 tonnellate di basilico l’anno, in tutte le stagioni, con un inoltree diverse tipologie di erbe ar aromatiche, prezzemolo, vivaio integrato a disposizione. Produce Produce inoltr omatiche, tra cui pr ezzemolo, menta, maggiorana, timo, origano, finocchietto selvatico, salvia e rrosmarino osmarino per un totale di 40 tonnellate l'anno.

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anche nel caso delle officinali all’Italia viene riconosciuta una qualità più elevata rispetto ai competitor. "Oltreconfine le piante aromatiche in vaso sono richiestissime soprattutto nel periodo primaverile, come utile e profumata decorazione per giardini, balconi e davanzali, con l’intento di soddisfare il desiderio di mediterraneità molto in voga tra i cittadini del Centro Europa". A raccontarlo è Lara Ravera, presidente della Cooperativa agricola L’Ortofrutticola di Albenga, nata nel 1941 per la commercializzazione di frutta e verdura ma che ha nel tempo lasciato sempre più spazio alla produzione di aromatiche, ad oggi ormai pari ai due terzi dei conferimenti dei 593 soci, per un totale di 100 milioni di vasi l’anno. "I nostri principali mercati di riferimento sono Germania, Svizzera, Francia e Polonia. Nel prossimo futuro l’intenzione è di allungare il raggio verso il Nord e l’Est UE". E se anche per Fitimex e Orto Ricci il segmento delle erbe in vaso è ormai da tempo realtà in azienda, dallo scorso anno Aromatica Autore è entrato su questo mercato con proposte certificate bio. “Nel 2019 abbiamo venduto 500 mila vasi. Per il 2020 l’obiettivo che ci siamo preposti in base alle richieste è raddoppiare il numero arrivando al milione di pezzi venduti”, ha dichiarato ottimista Gianbattista Autore. Alla domanda sulle novità in programma, la risposta è stata univoca: massima concentrazione degli sforzi per la realizzazione di confezioni eco-compatibili. "Come Fitimex - spiegano nell'azienda di Albenga - stiamo studiando packaging innovativi che oltre ad essere più funzionali per la freschezza del prodotto siano in linea con le esigenze di sostenibilità ambientali, sempre più sentite tra i consumatori". Insomma il settore delle erbe aromatiche si conferma non solo in crescita ma in evoluzione, ancora lontano dalla fase di maturità. Marzo 2020


MERCATI&

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

L’Antitrust ha definitivamente autorizzato l’operazione di acquisizione della rete vendita di Auchan Italia da parte di Conad, a patto che il Gruppo Conad nel suo complesso ceda 29 punti vendita, un numero decisamente inferiore al previsto. Lo si apprende da un documento di 51 pagine del Bollettino dell’Authority pubblicato lunedì 9 marzo 2020 indicato come provvedimento n. 28163. La cessione dovrà avvenire dando "un mandato irrevocabile a un apposito fiduciario preventivamente approvato dall’Autorità”. La decisione era prevista per fine febbraio ed è slittata solo di pochi giorni nonostante l’emergenza Coronavirus. Il provvedimento dà il via libera alla più grande operazione mai avvenuta nel mondo della grande distribuzione italiana ma certamente non ne risolve tutte le complessità e i problemi, dalle riconversioni di format alle ristrutturazioni, alla gestione dei dipendenti, originariamente 16 mila, che erano in quota al Gruppo Auchan Italia, passati per oltre la metà del totale, nell’ottobre 2019, nella rete commerciale Margherita Distribuzione. Nel passaggio da Auchan a Conad di Margherita Distribuzione è stata chiesta la cassa integrazione per 5.300 dipendenti su un totale nazionale di 8.873. A metà febbraio i sindacati hanno espresso la preoccupazione che questo possa essere un passaggio verso il licenziamento. Dall’azienda invece è stato sottolineato che anche per la rete commerciale ex-Auchan sono confermati per il 2020 i cardini del piano aziendale di salvaguardia del lavoro, accanto all’attivazione della cassa integrazione straordinaria per la gestione degli interventi di ristrutturazione e risanamento di molti punMarzo 2020

DISTRIBUZIONE

L’Antitrust dà il via libera all’operazione Conad-Auchan Il 9 marzo l’Authority ha stabilito che il Gruppo Conad dovrà cedere 29 punti vendita, un numero decisamente inferiore alle previsioni. Trattative in corso sull’assorbimento del personale

ti vendita. E’ comunque confermato il piano di uscite su base "volontaria ed incentivata" da abbinare ad interventi di ricollocazione e riqualificazione professionale. Margherita Distribuzione ha avviato la formale procedura prevista dalla legge per l’attivazione della CIGS, diretta a supportare gli interventi di risanamento e ristrutturazione di parte della rete commerciale ex-Auchan ancora in MD, interventi necessari per completare il piano di messa in sicurezza della rete stessa mediante integrazione nella rete commerciale Conad o nella rete di altri primari operatori di mercato. "L’azienda - si legge in una nota del Gruppo Conad - conferma, in primo luogo, tutti gli interventi e gli obiettivi che prevedono la valorizzazione e l’integrazione della rete commerciale ex-Auchan nella rete Conad (per la gran parte pari a circa il 60%) o nella rete di altri primari operatori di mercato (per la rimanente parte di circa il 40%), da completare entro la

metà del 2020". Nella stessa nota si precisa che tutti gli interventi sulla rete commerciale ex-Auchan (e soprattutto quelli di integrazione nella rete Conad) sono e saranno accompagnati da misure di salvaguardia del lavoro, che hanno permesso, in pochi mesi e fino a metà febbraio, di garantire stabilità, continuità ed un futuro occupazionale a più di 13 mila persone, con il riassorbimento nella sola rete Conad di oltre 2.500 esuberi. Gli incontri tra sindacati e rappresentanti aziendali si sono succeduti nel corso del mese di febbraio portando a risultati concreti importanti. In buona sostanza Conad ha fatto sapere che non licenzierà nessuno nel corso di quest’anno. Come è facile immaginare, il Coronavirus ha interrotto o rallentato per il momento il confronto tra le parti che potrà avvenire con mezzi telematici. Certamente il sindacato è interessato in particolare a conoscere le decisioni inerenti i 29 punti vendita che dovranno essere ceduti. www.corriereortofrutticolo.it

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DISTRIBUZIONE&

MERCATI

Di Palo entra in Crai Dal 1° gennaio 2020 il Gruppo Di Palo è entrato a far parte della Centrale Crai, consolidando il presidio dell’insegna Crai nel Suditalia. "Con questo ingresso - ha infatti affermato Marco Bordoli, amministratore delegato del Gruppo Crai - consolidiamo ulteriormente la nostra presenza nel Sud. L’obiettivo è quello di apportare sempre di più valore al territorio e ai clienti che quotidianamente scelgono di fare la spesa in Crai. Gli imprenditori che scelgono di entrare a far parte di Crai lo fanno perché trovano un grup-

po solido, in crescita costante, con un management forte, con tanti servizi di valore a beneficio dei vari centri distributivi. Il Gruppo Di Palo rappresenta perfettamente lo spirito di Crai, votato ad una presenza di qualità nel territorio in cui opera, e soprattutto con un importante piano di sviluppo”. La storia di Di Palo inizia nel 1958 con il commercio all’ingrosso di carni e prosegue con la B&G Di Palo Distribuzione Alimentare con il Cash&Carry di Cardito in provincia di Napoli. Nel 2019 il Gruppo Di Palo ha fatturato 200 milioni di euro. Tra le sue insegne la principale è Ottimo Supermercati che conta oltre 80 punti vendita in Campania e nel Lazio. Nel polo logistico di Carinaro Gricignano D’Aversa, Di Paolo ha una piattaforma di 30 mila metri quadri.

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GDO multata in Francia Anche Carrefour ha violato nel 2019 le norme sulle negoziazioni commerciali. La legge francese mira a riequilibrare i rapporti tra agricoltori, trasformatori e distributori

Stangata per Carrefour in Francia. La catena di supermercati è stata multata per oltre 2,9 milioni di euro per aver violato le norme sulle negoziazioni commerciali contenute nella legge sull’alimentazione entrata in vigore nel febbraio 2019. Insieme a Carrefour, sono stati sanzionati anche Système U e Intermarché, che rispettivamente hanno ricevuto multe per 1,14 milioni di euro e 211 mila euro, portando il totale a oltre 4 milioni di euro di sanzioni. I provvedimenti sono stati decisi dalla Direzione Generale della concorrenza, del consumo e della repressione frodi francese (DGCCRF), in seguito ai controlli condotti nel corso del 2019. Secondo l’Autorità la norma che fissa come "data limite il 1° marzo per la firma degli accordi annuali non era stata rispettata per un numero significativo di fornitori". Il rispetto

della data, spiega un comunicato della Direzione Generale, è indispensabile per garantire la trasparenza e l’equilibrio delle relazioni commerciali tra fornitori e distributori. Firmare gli accordi dopo la scadenza sbilancia il rapporto a favore del distributore. Per questo le sanzioni sono state calcolate in rapporto al numero dei contratti firmati oltre la data. La legge che ha generato la sanzione, approvata nell’ottobre 2018 e in vigore dal 1° febbraio dello scorso anno, focalizza l’attenzione sui rapporti commerciali tra fornitori e distributori. Il testo include anche l’obbligo per i supermercati di vendere i prodotti a prezzi superiori del 10% o più rispetto a quelli di acquisto (abolendo di fatto il sottocosto), con lo scopo di riequilibrare i rapporti commerciali tra agricoltori, trasformatori e distributori.

La mobile bank nel supermercato N26, nata ormai 5 anni fa con l’obiettivo di rivoluzionare il tradizionale mondo bancario proponendosi come prima mobile bank d’Europa, con il servizio CASH26 permette di prelevare e depositare all’interno dei supermercati convenzionati. N26 ha consolidato la presenza in Italia espandendosi al Centro-Sud grazie alla nuova partnership con Penny Market. Per usufruire di CASH26, i clienti di N26 devono generare dalla propria app un codice a

barre, scegliendo tra deposito o prelievo. Successivamente, un addetto alla cassa dello store convenzionato esegue la scansione, permettendo il deposito o il prelievo dell’importo richiesto. A operazione conclusa, il saldo del conto viene aggiornato in tempo reale. Sul fronte dei costi, i prelievi sono gratuiti fino ai 900 euro giornalieri (massimo 200 euro a transazione) e i depositi invece fino a 100 euro mensili, dopo il servizio prevede una commissione dell’1,5%.

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MERCATI&

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Fruit Logistica 2020 ha sottolineato il cambio di strategia di Italmercati e il suo crescente ruolo di polo di aggregazione dei Mercati italiani proprio in un palcoscenico in cui l’aggregazione è stata la principale parola d’ordine lanciata dal settore ortofrutticolo nazionale. "Siamo partiti da un’idea della nostra Rete - spiega il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini, uno dei protagonisti della presenza italiana a Berlino ma siamo recentemente approdati ad una visione nuova, dettata dalla necessità di mettere insieme un numero di Mercati in grado di avviare un processo di aggregazione che porti ad assorbire le tante piccole strutture mercatali presenti nel nostro Paese la cui autonomia gestionale è oggi fuori dal tempo". "Abbiamo in Italia ben più di cento Mercati all’ingrosso - precisa Pallottini -, una situazione anomala rispetto a tutti gli altri Paesi europei di riferimento". Il presidente di Italmercati ritiene che per il sistema mercatale italiano un numero di Mercati compreso tra i 20 e i 25 possa rispondere alle reali necessità del territorio e dare al sistema l’efficienza che i tempi richiedono. Ecco la funzione aggiornata di Italmercati: dall’idea di mettere in rete pochi grandi mercati sviluppando tra loro strette sinergie aziendali a quella di sviluppare una politica di settore avendo la forza di un massimo di 25 Mercati in rappresentanza delle strutture non solo di grande ma anche di media dimensione a loro volta in grado di assorbire la gestione dei piccoli Mercati. Un’aggregazione nei fatti. Un processo che ha registrato un’ulteriore tappa con l’allargamento di Italmercati a Parma, Rimini, San Benedetto del Marzo 2020

Cambio di strategia per la Rete che ha portato a 15 i Mercati aderenti Tronto e Udine, portando gli aderenti alla Rete a 15 Mercati, mentre altri potrebbero essere prossimi a entrare come Fondi, Pescara e Treviso. “L’aggregazione che stiamo portando avanti - sottolinea il presidente di Italmercati - non riguarda solo le strutture. In più c’è il ragionamento che facciamo con grossisti e produttori e l’ottimo rapporto che si è creato con l’associazione nazionale degli esportatori e importatori Fruitimprese. Costituiamo inoltre, attraverso l’operatività quotidiana, un filo diretto con il consumatore. Stia-

mo cercando, non senza fatica, di rimettere le cose a posto e dare ai Mercati il ruolo che oggettivamente gli compete nel sistema agro-alimentare del nostro Paese. I segnali positivi che ci arrivano dai cambiamenti in atto nei canali della distribuzione, ci dicono che abbiamo oggi nuove opportunità da cogliere. Per tutti questi motivi dobbiamo ribadire con forza alle istituzioni che siamo un pezzo della politica agricola nazionale. Il futuro è legato a variabili diverse ma è chiaro che dipende anche e soprattutto da noi”. Italmercati rappresenta un asset con superfici attrezzate per complessivi 530 ettari e con un giro d’affari delle aziende interne calcolabile nell’ordine di 6 miliardi di euro. (a.f.)

DISTRIBUZIONE

Italmercati si candida ad essere polo di aggregazione nazionale

Tra Pallottini e Di Pisa adesso l’intesa funziona "E’ stato molto significativo per l’intero sistema-Mercati italiano che noi di Fedagro ci siamo presentati per la prima volta a una fiera, e proprio a Fruit Logistica 2020, insieme a Italmercati, condividendo lo stesso stand. Un fatto non solo fisico e logistico, ma anche sostanziale, perché stiamo condividendo gli stessi obiettivi, lungo un percorso di riposizionamento dei Mercati in grado di dare un futuro agli operatori grossisti all’interno di piattaforme logistiche dedicate alle filiere agro-alimentari". Così Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati, di ritorno da Berlino. “L’intesa con Italmercati - sottolinea Di Pisa - era stata siglata proprio a Fruit Logistica e oggi possiamo dire che

siamo più convinti di prima a metterla in pratica perché è nell’interesse di tutti. Con il presidente di Italmercati Pallottini abbiamo deciso di presentare insieme in ambito istituzionale la nostra visione comune dei Mercati e dei Centri Agro-alimentari che si sostanzia in una funzione logistica e commerciale portatrice di valore alla parte produttiva agricola che è la nostra diretta e privilegiata interlocutrice". (Nella foto Pallottini e Di Pisa)

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MONDO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

La Spagna primo esportatore di ortofrutta al mondo Secondo i dati del Dipartimento delle Dogane spagnolo, rielaborati da FEPEX, nel 2019 l’export di ortofrutta della Spagna in Europa è aumentato del 7% raggiungendo i 12 milioni e mezzo di tonnellate pari al 93% del totale. A livello globale l’export spagnolo di settore è cresciuto dell’8% attestandosi sui 13,4 milioni di tonnellate. In termini di valore, l’export spagnolo di ortofrutta verso l’Unione Europea ha raggiunto i 12 miliardi 454 milioni di euro, segnando un +4% sul 2018 mentre a livello globale la Spagna ha esportato nel 2019 per 13 miliardi 542 milioni di euro con un aumento del 6%. All’interno dell’Unione Europea risultati positivi sono stati raggiunti dalla Spagna nelle principali destinazioni, sia in termini di volumi sia di valore. La Germania ha raggiunto tre milioni e mezzo

I nostri maggiori concorrenti si sono lasciati alle spalle un 2019 superlativo. La crescita dell’export più importante registrata in Germania e nei Paesi extra-UE . Agrumi primo prodotto

Anecoop si conferma prima cooperativa ortofrutticola d’Europa: fatturato a 906 milioni Il 10 marzo Anecoop ha tenuto la sua assemblea generale, alla quale hanno partecipato oltre 300 membri, provenienti da tutta la Spagna, e ha presentato le cifre dell'esercizio finanziario 2018-2019. La cooperativa di secondo grado ha superato le 842.800 tonnellate di volumi scambiati (3,8% in più rispetto all'anno precedente) e i 713 milioni di euro di fatturato (che rappresentano un aumento dell'1,5% rispetto alla campagna precedente). I dati consolidati delle società del Gruppo (che confermano la sua leadership in Europa) ammontano a 1,1 milioni di tonnellate, e oltre 906 milioni di euro di fatturato. Anecoop dispone di un vasto assortimento, comprese frutta e verdura fresche, nonché altri prodotti di I e IV Gamma. Oltre a essere uno dei maggiori operatori agrumicoli spagnoli, con una quota d’esportazione dell'8%, è leader nell'esportazione di angurie e kaki, con quote rispettivamente del 15% e del 41%. La campagna agrumicola ha prodotto risultati molto scarsi per l'intero settore, per quanto riguarda man-

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darini e arance. I produttori partner di Anecoop hanno aumentato significativamente i loro volumi, soprattutto nella seconda parte della campagna. La fornitura di agrumi di Anecoop è aumentata e il lavoro con i grandi clienti si è consolidato. In generale la campagna frutticola è stata instabile. Per i kaki le avverse condizioni meteo hanno portato a un calo della produzione, ma i prezzi sono stati molto soddisfacenti. Per quanto riguarda le angurie, sono state commercializzate circa 140 mila tonnellate, un volume record che ha generato risultati economici positivi. Per le drupacee, c'è stato un aumento del 16% del volume, ma i prezzi sono stati molto bassi. Degna di nota è la crescita dei frutti esotici, uva da tavola e pomacee, che stanno diventando segmenti sempre più importanti della fornitura di Anecoop. Prospettive di sviluppo nella gamma dei prodotti bio, dopo che è stato commercializzato il 27% in più rispetto all'anno precedente, per complessive 30 mila tonnellate.

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MONDO

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A Barcellona il primo mercato tutto riservato al biologico

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Durante l’edizione 2020 di Fruit Logistica, il Mercato di Barcellona ha presentato Biomarket. Si tratta del primo mercato all’ingrosso in Spagna per prodotti biologici. Biomarket sarà inaugurato, secondo i programmi di Mercabarna, Coronavirus permettendo, il prossimo giugno. Con 8.900 metri quadri di superficie totale, 22 punti vendita all’ingrosso e 8 spazi dedicati ai

produttori locali, questo mercato di prodotti alimentari bio non avrà eguali in Europa. A Berlino sono stati resi noti i numeri dell’ortofrutta venduta nel Mercato di Barcellona nel 2019: due milioni 108 mila tonnellate, il 4,6% in più rispetto al 2018, dato che conferma Mercabarna come primo mercato europeo per movimentazione di ortofrutta.

di tonnellate (6% in più rispetto al 2018) equivalente a 3 miliardi 561 milioni di euro (+4%); la Francia ha importato dalla Spagna per 2,3 milioni di tonnellate (+2%) pari a due miliardi 346 milioni di euro (+2%); 1,5 milioni di tonnellate sono stati spediti nel Regno Unito (+5%) pari a un miliardo 779 milioni di euro (+1%) mentre l’Olanda è stata la destinataria di circa un milione di tonnellate (+6%) equivalente a un miliardo 98 milioni di euro (+6%). Seguono l’Italia e la Polonia. L’export spagnolo verso Paesi extra-UE ha pure registrato uno sviluppo positivo nel 2019, totalizzando 971.235 tonnellate (12% in più rispetto al 2018) pari a un miliardo di euro (+19%). Questo trend è stato osservato in Europa nei confronti della Norvegia e della Svizzera, mentre in altri

continenti il Brasile si è consolidato come il più grande mercato con una crescita del 56% nel 2019, raggiungendo le 108.503 tonnellate pari a 99,3 milioni di euro (+45%). Lo ha seguito il Canada, dove la Spagna ha spedito ortofrutta per 90.103 tonnellate pari a un valore di 97 milioni di euro (+4%). La Spagna ha venduto ortofrutta anche in Arabia Saudita (65 mila tonnellate), negli Emirati Arabi Uniti (54 mila ton-

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Brasile, Canada, Arabia Saudita ed Emirati sono le destinazioni principali dell’export spagnolo fuori dall’Europa. Dietro agli agrumi, la forza della Spagna è rappresentata dagli ortaggi

nellate), in Cina (44 mila tonnellate), negli Stati Uniti (36 mila tonnellate). FEPEX ritiene che l’aumento dell’export nei Paesi extra-UE sia un dato molto significativo anche se il mercato europeo resta quello che determina il tasso di crescita del settore. Infatti nel 2019 le spedizioni in Germania sono cresciute con un volume superiore all’aumento delle esportazioni spagnole verso tutti i Paesi extraeuropei messi insieme. Per l’export spagnolo si può affermare che il 2019 sia stato un anno record, consacrando la Spagna come il principale esportatore europeo e tra i primissimi esportatori a livello mondiale. Le arance e i mandarini sono stati di gran lunga i più importanti prodotti di esportazione spagnoli. Nel 2019 un milione 760 mila e un milione 370 mila tonnellate di questi prodotti sono stati spediti fuori dalla Spagna. Insieme questi due agrumi rappresentano il 25% dell’export totale di frutta e verdura spagnola. Infatti l’anno scorso il 15% in più di arance sono state esportate rispetto al 2018. Tuttavia, in passato, questo numero era ancora più elevato. A seguire questi due prodotti troviamo l’anguria. Nel 2019 910 mila tonnellate di questo frutto sono state esportate dalla Spagna. Il peperone è al quarto posto. I pomodori prendono il quinto posto. Seguono i limoni e i cetrioli. La lista delle prime dieci voci dell’export di frutta e verdura fresca è completata da lattuga, meloni e nettarine. La crescita dell’export spagnolo è rappresentata anche da altri prodotti quali zucchine, cipolle, melanzane, pere, avocado, more, lamponi e mirtilli. E’ significativo che nel 2019 la Spagna abbia esportato quasi 70 mila tonnellate di lamponi e 47 mila tonnellate di mirtilli. Nella classifica per valore non vanno dimenticate le fragole, che restano pure uno dei prodotti di punta dell’export spagnolo, verso Paesi tra i quali l’Italia. Marzo 2020


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La Grecia cresce nell’export Bene il 2019, meglio il 2020 L’export greco di frutta e verdura sta crescendo sia in termini di volume sia in termini di valore. Secondo i dati ELSTAT (l’ISTAT greco), nel 2019 le esportazioni hanno registrato un massimo storico superando un milione e mezzo di tonnellate e registrando un aumento del 3,6% rispetto all’anno precedente. In valore, le spedizioni hanno raggiunto 1 miliardo e 120 milioni di euro con una crescita del 6%. Le esportazioni di ortaggi hanno raggiunto le 236 mila tonnellate, registrando un aumento del 3,5% rispetto al 2018. Il valore invece si attesta a 164 milioni di euro (+11.9%). Nel frattempo le esportazioni di frutta sono state intorno a 1 milione e 350 mila tonnellate, con un aumento del 2,3% rispetto al 2018. In valore l’export di frutta ellenico ha toccato i 954 milioni di euro (+6.5%). Questo andamento positivo è stato confermato nel gennaio di quest’anno, che anzi registra un au-

Nel primo mese dell’anno nuovo i produttori ellenici hanno incrementato le esportazioni di ortofrutta del 10,5% con guadagni superiori del 28% rispetto al gennaio precedente

mento dell’export di ortofrutta del 10,5% in termini di volume rispetto al 2019, raggiungendo le 150 mila tonnellate e mezzo, mentre il valore è aumentato del 27,8%, pari a 105 milioni di euro.

Allo stesso tempo, la Grecia ha registrato una stagnazione delle importazioni (+ 0,5%) in termini di volume e un aumento del 13,6% in termini di valore.

Il Marocco vicino a raddoppiare la quota export di pomodoro. Produttori europei preoccupati Il Gruppo di coordinamento dei produttori di pomodoro spagnoli, francesi, italiani e portoghesi si è riunito - assente il Portogallo - il 6 marzo in videoconferenza per analizzare la situazione del mercato e fare previsioni per i mesi a venire, nonché per affrontare le principali questioni che destano preoccupazione nel settore, come i patogeni importati e l’impatto sulla produzione UE delle crescenti importazioni dal Marocco. Riguardo alla situazione del settore e alle previsioni del mercato, c’è stata preoccupazione per i prezzi bassi, nonostante la tendenza al ribasso della produzione in Italia e Spagna. C’è stabilità in Francia, dove il volume della campagna che sta per iniziare dovrebbe variare tra le 500 mila e le 520 mila tonnellate. In Spagna, la produzione di pomodori invernali per il consumo fresco è stata stimata in 1,5 milioni di tonnellate e le previsioni per

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la campagna estiva indicano 600 mila tonnellate. Il Gruppo ha inoltre evidenziato una crescente segmentazione del mercato verso specialità, sia piccole che molto grandi. Nel campo fitosanitario è stata superata la preoccupazione per l’organismo nocivo chiamato TOBRFV (Tomato Brown Rugose Fruit Virus), che è stato sradicato dalle serre in Spagna. Per quanto riguarda il mercato europeo, vi sono chiare preoccupazioni riguardo alle importazioni di pomodori dal Marocco, data l’importanza strategica del raccolto per i tre Paesi partecipanti alla riunione. In questa campagna, tali importazioni hanno mostrato un trend in crescita e dovrebbero superare le 500 mila tonnellate, sforando abbondantemente la quota prevista dall’accordo di associazione che è di 285 mila tonnellate.

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MONDO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Al Biofach tanta ortofrutta italiana Il biologico made in Italy si espande in Europa. Brio cresce in Germania ed entra in Edeka con l’ananas Dolcetto. VeryBio del Gruppo Mazzoni punta sui mercati dell’Est europeo Si è chiusa il 15 febbraio con successo la trentaduesima edizione di Biofach, la fiera B2B leader a livello mondiale per il settore del biologico. Nonostante le preoccupazioni relative alle eventuali defezioni causa Coronavirus, i numeri finali superano tutti i record precedenti. 3.792 espositori provenienti da 110 Paesi su una superficie espositiva di 57.609 m², ovvero due padiglioni occupati in più rispetto all’anno precedente, e oltre 47 mila visitatori professionisti da 136 Paesi, in particolare da Germania, Austria, Italia, Francia e Olanda. Non solo, il programma convegnistico di primo livello, con gli oltre 10 mila partecipanti complessivi, conferma Norimberga la più grande piattaforma internazionale per scambiarsi informazioni e fare networking. Soddisfazione anche tra gli espositori italiani presenti in fiera. “In questi giorni siamo riusciti a ottenere diversi buoni nuovi contatti, soprattutto con buyer provenienti all’area balcanica”, ci ha spiegato Simona Finessi, responsabile retail per l’Italia di Veritas Biofrutta, società del bio del Gruppo Mazzoni presente sul mercato con il brand VeryBio. “Per noi alcuni Paesi sono molto importanti per il prossimo futuro. Guardiamo con attenzione all’Est UE perché vediamo una potenziale grande crescita del bio a fronte di una domanda quasi satura nei mercati dell’Europa occidentale. Inoltre abbiamo avuto manifestazioni di interesse da distributori svizzeri, altro mercato per noi molto attraente che vorremmo ulterior-

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mente sviluppare”, ha concluso Finessi. Luca Zocca (nella foto), marketing manager di Brio, ha annunciato in fiera che l’ananas Dolcetto a marchio Alce Nero, frutto di un progetto di cooperazione solidale lanciato da Brio in Togo, è in vendita dal 10 febbraio in Germania nei supermercati Edeka. Brio sta lavorando con le maggiori catene italiane ed europee e questo non è che l’ultimo tassello di un’espansione costante, certamente agevolata dall’accordo del 2011 con Alce Nero per lo sviluppo di una politica di marca sui prodotti freschi ma anche dall’importante crescita della base produttiva in Italia, che dal 2018 ha conosciuto un’espansione significativa nel Sud Italia grazie ad accordi commerciali e di produzione. Oggi Brio commercializza l’ortofrutta biologica di 443 aziende agricole che operano su 1.690 ettari, per un totale di poco meno di 35 mila tonnellate l’anno. "Abbiamo richieste crescenti dall’estero - ha sottolineato Zocca a Norimberga - sia in termini di

quantità ma anche in termini di garanzie e di qualità eccellente. Questo è evidente in Germania, che è il nostro primo mercato estero, precedendo la Francia e i Paesi Scandinavi. Qui si richiedono standard elevati ed emerge una sempre maggiore propensione verso i prodotti bio-dinamici a certificazione Demeter". “In Italia soprattutto - ha precisato il manager - il marchio Alce Nero è forte e riconosciuto dal consumatore. In Europa si lavora molto a marchio del distributore. Ma stiamo guardando oltre. Con mele e kiwi stiamo entrando in Sudamerica, dove il Brasile è un grande mercato ma anche un hub per distribuire in altri Paesi. E poi ci sono i Paesi arabi dove il bio sta riscuotendo interesse per cui non possiamo mancare”. Positivo il giudizio su Biofach di Gerhard Eberhöfer, responsabile vendite Bio Val Venosta: “La fiera è andata molto bene. Abbiamo visto tanta vivacità e presenza di visitatori, più che al Fruit Logistica di Berlino. Penso che il Biofach abbia fatto un ulteriore salto in avanti. Non so dare un giudizio rispetto alla presenza o meno di asiatici; dal nostro stand non osserviamo nessun calo di presenze". Non del tutto d’accordo Mirko Conte, sales manager per il fresco della pugliese BioOrto: “Questa manifestazione, a cui ormai partecipiamo da diversi anni, si è confermata interessante e positiva; peccato solo per l’allarme Coronavirus che, secondo noi, ha fortemente condizionato la partecipazione da Asia e Stati Uniti con assenze pesanti che influiscono sul nostro bilancio finale". Irrilevante, l’effetto Coronavirus per Amico Bio e Mace. Per entrambe le aziende, la prima protagonista nel comparto dell’ortofrutta biodinamica mentre la seconda operativa nella produzione di succhi di frutta e nel settore degli snack, la fiera si conferma un appuntamento a cui ogni operatore bio non può mancare. (c.b.) Marzo 2020




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