Quale
futuro
per il
Lane?
viaggio tra le “incompiute”
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e l a t Na ola in tav
l’arianna terapia a tutto renzo arbore
“Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza” - 0,42 E
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sabato 14 dicembre 2013 - . . sabato 18 gennaio 2014 - . . ISTITUTO TECNICO INFORMATICO nuovo corso di studio dall'a-s. 2014-2015 Liceo Ginnasio “Lodovico Pavoni” Via S. Fermo, 17 - 36045 Lonigo (VI) - Tel. 0444 830067 - Fax 0444 830710 - liceo@liceopavoni.it www.liceopavoni.it
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editoriale di Stefano Cotrozzi
L
sommario Inchiesta Quale futuro per il Lane?
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L’INTERVISTA Renzo Arbore
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focus Opere incompiute
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focus Arianna terapia
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Non tutto il mal...
a goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ultima partita in serie B vista con mio figlio di 8 anni. Non ricordo bene contro chi giocava il Vicenza, in verità ho cercato di rimuoverlo dalla memoria. A metà partita Piero mi ha supplicato: “Babbo andiamo via? Qui è così noioso!”. Neanche la promessa di abbondanti bicchieri di aranciata al bar è riuscita a smuoverlo. In effetti in 45 minuti i giocatori del Vicenza non erano riusciti a fare un tiro in porta, ma neppure tre passaggi di fila. Meglio mollare, dopo tanti anni di campionati anonimi, di ripescaggi. Ripartire dalla serie C: triste rassegnazione alla caduta nel baratro? Oppure unica speranza di risalita dopo la discesa dei colori biancorossi? Ed è stata una sorpresa gradevolissima. Sono tornati i numeri fissi sulle magliette. Basta 145 o 18. Il portiere con il numero 1 sulla schiena, l’ala destra con il 7, la sinistra con l’11 e il libero con il 6. Non esiste più il libero? Fa lo stesso. Se vuoi il numero dall’1 all’11 devi sudare durante la settimana, sennò vai dal 12 in su. La partita poi torna di domenica. Che meraviglia, è come viaggiare indietro nel tempo. Si pranza, il tempo di un caffè al volo mentre ci si infila il giubbotto e tutti al Menti. Post partita a casa aspettando 90° minuto. Il calcio come una volta. Culturalmente se ne guadagna, si scopre che Entella è un fiume ligure, si ritorna ai fasti delle coppe europee viaggiando all’estero in quel di San Marino o contro il... sud Tirol. Non ci sono gruppi di facinorosi che minacciano l’integrità della città e poi la squadra comincia a vincere, non sembra più un albergo per gente di passaggio da una squadra all’altra. Apprezziamo di nuovo giocatori e allenatore. E poi, le trasferte, il posto preferito sul divano, la televisione accesa sull’emittente locale con gli amici attorno. Questa serie C1 mi piace (Lega Pro di Prima divisione stona ancora…). Certo ci sono certe accortezze da prendere. Eliminare accuratamente gli amici veronesi dall’agenda, mantenere la calma quando gli amichetti di tuo figlio ti chiedono “Che squadra tifi? “ e, dopo la risposta, ti dicono che intendevamo una squadra forte! E la paura che il Vicenza, risalito in serie B, venga triturato di nuovo da questo calcio senz’anima.
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Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Francesco Meneghini, Lisa Masiero, Mario Piotto. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafico Amos Montagna. Stampa:
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arzignano Poste Impresa: porte chiuse
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arzignano Il pallone è la mia vita
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Chiampo Attenti al pedone! Montecchio Castelli in salsa colombiana
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zermeghedo Verso l’unione dei servizi
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Gambellara Vin Santo segreto
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brendola I nuovi assessori fanno il punto
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Centro Stampa Editoriale - Grisignano di Zocco (VI) Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Alberto Faccin 335 5319350 Alex Bertacche 349 5183614 Federico Hanard 335 5293582
LONIGO Borsa: cosa dicono i cittadini? 51
SAREGO Cercatori di memoria 52
SPECIALE Natale in tavola
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PAUSA CAFFè
vipera con garbo
Giuseppe Signorin
Elisabetta Badiello
Roba da maschi
Si avvicina il Natale
I
l problema, più che sposarsi, sono i ruoli. Cioè, ci sono ruoli da donna e ruoli da uomini. Io mi sono messo un abito di un tipo, quel giorno, lei di un altro. Abbiamo detto tutti e due “sì”, ma eravamo vestiti in maniera diversa. E quindi anche le cose che dobbiamo fare sono diverse. Ma lei no. Lei proprio no. Ha paura che io non faccia niente. Io??? E quindi promettimi che fai questo, e questo, e questo. E io ok, ci mancherebbe. Stireremo assieme, faremo il bucato assieme, una tetta io e una tetta tu all’eventuale bambino, eccetera eccetera. Poi l’altra sera mi racconta questa storiella, della sua amica Laura, che torna a casa e vede la luce dell’appartamento che condivide con il suo ragazzo accesa. Lui è fuori. Lei dimentica spesso la luce accesa. E quindi ok, si tratta solo di una sbadataggine. Però c’è qualcosa che si muove, dentro... Un pipistrello. Terrore allo stato puro. Allora chiama il suo ragazzo. Tocca a lui. Convivono, ma tocca a lui il pipistrello. È chiaro, non è roba da donne. Su questo non si transige. Su convivenza e pulizie di casa siamo tutti moderni. Sui pipistrelli no. Quindi aspetta mezz’ora fuori, che arriva il suo ragazzo. Eccolo. L’eroe. Se non fosse che lui ha più terrore di lei dei pipistrelli. Come ce l’avrei anch’io. Ma è un lavoro da uomo. E quindi anch’io, come lui, terrorizzato, sarei entrato per primo in casa. E, come lui, dopo aver chiesto indispettito a lei se avesse o meno un retino, avrei affrontato il nemico. Che per fortuna non c’era più. Se n’era uscito. A meno che non sia ancora nascosto in qualche angolo di appartamento. Ma il succo qual è? Il succo è che dopo avermi raccontato candidamente questa storiella, ho chiesto candidamente alla mia sposa se si era convinta che ci fossero dei ruoli diversi, in casa, fra uomo e donna. Attendo una risposta. Nel frattempo, alleno la tetta.
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ra luci e atmosfera di festa, frenesia da regalo e aspettative per il nuovo anno c’è spazio anche per un momento di riflessione. Natale dovrebbe essere la festa della famiglia, non solo un gruppo parentale ma estesa anche a chi ci è affine, a coloro con cui abbiamo vincoli comuni. Giorni da trascorrere in compagnia, risolvendo incomprensioni e rancori per sedersi tutti assieme e scambiarsi dei doni che valgono più di qualsiasi oggetto: affetto e solidarietà. Chi una famiglia magari non ce l’ha o non l’ha mai avuta dovrebbe trovare il calore e l’ospitalità di un “amico” disposto a condividere la propria tavola, il benessere di un luogo caldo e accogliente, per far sentire l’altro meno solo, almeno in quei giorni. Sarebbe importante fermarsi, riflettere sul significato e l’importanza del termine solidarietà, espressione spesso abusata e proprio per questo svuotata di contenuto fino a perdere il suo significato. Non è partecipando alla cena di beneficenza o elargendo un generoso contributo che si pacifica la propria coscienza. Magari, per una volta, basterebbe guardare gli altri con occhi diversi e non intendo lo sconosciuto che vive al dormitorio pubblico o l’extracomunitario che ha perso il lavoro. Talvolta basta soltanto guardarsi attorno per accorgersi che un nostro amico è magari più solo di quanto voglia far credere, nascondendo il suo dolore per dignità o imbarazzo. Per allungare la mano e condividere non è necessario andare in Africa, in luoghi di guerra, o dall’altra parte del mondo. A volta basta saper vedere anche soltanto il vicino di pianerottolo. Buon Natale!
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L’ombrello di Maradona
Gianfranco Sinico
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aria, serchè de rapossarve ‘desso. Vegnìme qua vissin. Scaldève, fème ‘na carità. No’ vorìa mai che ve capitasse calcossa proprio qua. Gavìo sentìo cossa che i domandava al Leon d’Oro? I me par mati. Sperémo che no’ taca da novo a nevegare, intanto chi almanco sémo al coerto. Maria, no’ stè ‘ver paura del bò. L’è chieto. Tegnìve chì vissin al musséto, cossìta a stè pi caldi, vu e anca el toséto. Ansi, posèlo lì, so’la grippia! Vàrdelo: pare ch’el rida. Maria, quante v’in gò fate passare. Chissà se dentro de vu ve sì mai pentìa de aver sposà on poro marangon, vecio e sensa schei come mi, pien solo de bona volontà. Magari ve catavi mejo con Gionata, ch’el gà pì de trenta piègore, o magari Nicodemo ch’el ga la botega de vasi pì grande de tuta la Galilea, o Tolomeo quelo del frantoio. Mah, se gavessi tolto su uno de quei, ‘desso saressi al’osteria dei Tre Merli, o a quela del Moro. Al caldo e al sicuro. No sarissi a tribolare qua, soto ste quatro trave in crose… inciodà male anca. Gnanca boni metere insieme quatro tole, qua a Betlemme. Maria, mi sento che sta creatura ne darà ‘na bona man. A ghe insegnerò a botega. L’imparerà a métere le robe al so’ posto, no de sbrodolon come qua a Betlemme. A vedarì cossa che vien fora. Ghe insegnerò el mestiero, e sto chi me lo sento ch’el farà le robe in grande. Sto sior qua el ne ravoltarà el mondo come on calséto. Sì, Maria, gapiè fede! Sto toséto chì el ne verzerà el futuro, vedarì. Sto chì el ne salva, Maria, el ne salvarà! Maria, coerzìve. Me par sèrto che riva gente. Vardè… vardè che luce che fa chela stéla su là: la zé proprio qua in sima, sora noialtri. Che luce, ah? Maria… Mai vista na roba cossìta! Ma…vedo la in fondo qualchedun che vien vanti. Ah, se i gavesse almanco ‘na ciopéta de pan par vu… magari c’on poco de late… e on giosso de vin par sto vecio qua. Maria, ch’i sìpia pastori? Sperémo ben…
Stefano Canola
D
ifficile aspettarsi che Dieguito cambiasse a 50 anni suonati. El pibe de oro è arrivato in tv e ha mandato a quel paese Equitalia (che gli chiede svariati milioni di euro per tasse non versate). L’ineffabile conduttore ha riso con lui e la claque ammaestrata pure. Nel nostro Paese in decadenza, nessun dirigente televisivo ha licenziato nessuno, qualche politico di secondo piano ha sparato una bordata a salve e a posto così. Se sei Maradona puoi andare sul servizio pubblico, mandare affanbrodo un ente pubblico e raccogliere consensi (speriamo almeno d’aver risparmiato sul gettone di presenza). Diego è stato un grande, forse il più grande, ma solo nel rettangolo di gioco, e come capopopolo. Solo lui poteva realizzare il più colossale furto calcistico (con la mano de dios, ovviamente) e il più bel gol della storia nella stessa partita. Lui ha portato a Napoli, oltre agli scudetti, la convinzione di potercela fare. Ritorni grande insegnando ad una squadra, in qualche parte del pianeta, quello che a lui veniva facilissimo. E paghi il dovuto al fisco italiano.
Rosso speranza Dopo l’imbarazzante strapotere di Vettel anche nel 2013, la Ferrari ripone grande speranza nelle modifiche ai regolamenti per la prossima stagione. Si sussurra che Maranello ne abbia anche proposta qualcuna: obbligatori per tutti il cambio della vecchia Renault 4 e lo sterzo della Panda primo modello.
IN VIAGGIO CON DENIS Denis L.
Possiamo definirli banalmente ‘ritardi’, ma è malafede. La verità è che con Trenitalia viaggi nel Tempo. Mi sono stati chiesti 1 euro e 10 per un caffè normale al banco. Ma la cosa che mi ha colpito è che mi sono stati chiesti a volto scoperto. Nonni che spiegano ai nipotini che, no, non si attraversa la strada senza prima guardare, caratterizzando l’intervento educativo con bestemmie tonanti.
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Piccolo Skerno
Alberto Fabris
Crosta chi?
Lino Zonin
Lo so, non ho fatto nulla per meritarmelo, lo so, sono un peccatore, e le probabilità che io imbocchi la strada della santità sono pari a quelle che ha Beppe Civati di diventare un grande statista o che ha il Sassuolo di vincere lo scudetto. Dunque scarsine. Ma mi posso impegnare, posso fare dei fioretti o promettere che sarò più buono, per le feste potrei vestirmi da Babbo Natale e distribuire dolci e regali ai bambini all’uscita dei centri commerciali, che ne dici? Insomma Signore, tagliamo corto: ho bisogno del Tuo aiuto, della Tua fermezza, della Tua immensa pietà per impedirmi di dire quello che penso del signor Felice Crosta, sì quell’ex mega dirigente con mega stipendio della regione Sicilia che gode ora di una pensione di 1.369 euro. Al giorno. 41.600 al mese, per capirci. Quando, in un sussulto di buon senso, gli è stata faticosamente e a colpi di sentenze, dimezzata, il Crosta ha fatto prontamente ricorso nientemeno che alla Cassazione. Perché, dice lui, è un diritto acquisito, e dunque non si tocca. Ecco Signore, dammi la forza di non dire quello che penso perché gli avvocati quando alzano un sopracciglio parte già il tassametro e io devo ancora acquistare gli addobbi natalizi, e non vorrei essere la causa di un crack finanziario del Corriere Vicentino a cui voglio tanto tanto bene, allora se Tu ti mostrassi misericordioso nei miei confronti te ne sarei grato: stendi la Tua mano sul mio capo ed io, colto da improvvisa grazia e ineffabile beatitudine, ciabatterò in cucina fischiettando verso la dispensa, aprirò la confezione ai frutti di bosco aromatizzato con vitamine per infuso Pompadour, mi siederò al tavolo con la tazzina fumante e, sospirando, penserò: “Crosta chi??”.
Do you speak dialetto? Il kamasutra per i single
di Roberta Costantini
In un mondo dove la Palombelli conduce Forum e i veneti proclamano di non sapere il dialetto (per poi soffocare dentro ai giubbotti le ostreghe destinate alla madre al telefono) io dichiaro il mio amore per il dialetto da osteria. Basta con la gente che si professa adepta della prosa dantesca e poi fa diventare le “tegoline” (in italiano, fagiolini) un lemma del Devoto-Oli; il
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tutto condito con il british di circostanza perché oggi l’inglese è must. Che poi si sappiano solo tre parole in croce, non è importante. Cerchiamo di parlare come mangiamo. Le vostre tegoline ringrazieranno. E un coro si levò al cielo: Vaccaboia!
Corriere Vicentino |
10 | Opinioni
A volte ritornano
Un mio collega di lavoro fu licenziato in tronco perché aveva preso una lattina di aranciata dallo spaccio aziendale senza pagarla. Una punizione esagerata, ma non ci fu niente da fare: se uno ruba è un ladro - dissero alla direzione del personale, parafrasando un motto del grande padre Mao - e da noi ladri non ne vogliamo. Alla Rai sono meno severi. Prendete Piero Marrazzo: giornalista figlio di giornalista, ha fatto una rapida carriera all’interno dell’azienda diventando anchor men di alcune importanti trasmissioni. Una di queste era “Mi manda Raitre”, dove Pierino impersonava un Robin Hood telematico sempre in prima linea per difendere deboli e oppressi. La fama televisiva è venuta buona quando ha deciso di buttarsi in politica e al primo colpo gli è andata bene, diventando governatore del Lazio. Poi lo sapete anche voi come è finita quella storiaccia di travestiti e di carabinieri infedeli, di papponi e zoccole, di cocaina e marchette. L’unica cosa che poteva fare, dopo aver carpito la buonafede di chi lo ha ascoltato e votato, era di andarsene da qualche parte e restarci. Invece, trascorso qualche anno a purgarsi in un convento di cappuccini, eccolo di nuovo con una trasmissione cucita apposta su di lui (“Razza umana”, sui Raidue in seconda serata). Quando lo vedo penso a quel mio vecchio collega inguaiato dalla voglia di un’aranciata e mi chiedo se non ci fosse un giornalista, non dico puritano, ma solo un po’ meno puttaniere, al quale affidare la trasmissione.
LE “bEFAnE” PortAno I cALzonI
Iole e Angela, una passione per la pizza lunga dieci anni. Una scommessa tutta rosa e una data... porta fortuna
10
anni di ottima cucina e pizze squisite, che la gente viene a gustarsi direttamente da Vicenza: era il 6 gennaio 2004, quando mamma Iole e la figlia Angela hanno aperto la Pizzeria Ai Due Forni. Un traguardo, quello dei dieci anni, che si festeggerà con una grande festa dal 3 al 6 gennaio 2014. Il locale ha saputo diventare in questo decennio motivo di vanto per il quartiere di San Zeno e per i suoi residenti: Iole Rossetto e la figlia Angela sono ormai un punto di riferimento per le loro pause pranzo e per le serate goliardiche. Il personale è quasi completamente al femminile, (“non a caso abbiamo inaugurato il locale il giorno della Festa della befana”, scherza Angela) fatta eccezione per il pizzaiolo e il cuoco, ed è disponibile e pronto a servire la clientela ogni giorno della settimana, da mattino a sera. “La nostra filosofia punta su un continuo miglioramento. A breve avremo anche un sistema ecologico e innovativo per spinare le birre. Inoltre, da qualche anno, abbiamo accostato all’attività di pizzeria e cucina anche quella della tabaccheria” ci racconta orgogliosamente la titolare. E infatti il locale è stato protagonista di una vera e propria rinascita nel corso degli anni, confermandosi come uno dei punti forza della ristorazione di Arzignano. “Dieci anni fa, quando io e mia figlia l’abbiamo rilevato, questo locale usciva da diverse gestioni fallimentari che gli hanno affibbiato una brutta reputazione.
Risollevarlo è stata molto dura, ma oggi posso dire che ce l’abbiamo fatta! E, nonostante la crisi, riusciamo a tirare avanti”. Dieci anni di qualità, garantita dai prodotti freschi, buoni e di convenienza: il rapporto qualità/ prezzo è costantemente sotto controllo, in modo da garantire una cucina alla portata di tutti. Pesce e carne alla griglia sono le specialità della cucina, mentre le pizze attirano clienti da tutta la provincia: la Pizza Ciosota, fatta con capesante, scampi e insalata di mare, è conosciuta fino a Vicenza. Per i palati più “internazionali”, o semplicemente per provare qualcosa di nuovo, la Paella è il piatto ideale. E per chi non ha il tempo o la voglia di “spegnattare”, la Pizzeria Ai Due Forni offre anche il servizio d’asporto, per gustare cibi sani e subito pronti, senza perdere ore e ore ai fornelli.
AI DUE FORNI
Bar - Ristorante - Pizzeria tabaccheria Via Po, 49/51 36071 Arzignano (VI) - Sotto il Lidl
Aperto tutti i giorni, anche sabato e domenica, dalle 7.00 alle 23.00 Gradita la prenotazione al numero 0444-453819 cell: 3669905258
sex in vicenza info@corrierevicentino.it Cari Elena e Paolo, da quest’estate frequento un ragazzo di Asiago che conosco da bambina. Per anni ho passato le mie vacanze tra queste splendide montagne, ma mai avrei pensato a lui come a qualcosa di più che un amico. Invece quest’estate è scoppiato l’amore e ogni giorno siamo sempre più innamorati. Il problema qual è?! Che io abito a Grancona e, pur essendo nella stessa provincia di Asiago, vi assicuro che è molto, molto lontana. Passiamo assieme i fine settimana, da me o da lui, e ci vediamo al mercoledì (sempre da me o da lui) ma comincia a diventare davvero impegnativo. Dite che sia troppo presto se cominciamo a convivere (ancora non abbiamo deciso dove...)? Marta Elen
Feisbuc girl Nome Virginia Reniero Età 19 anni Vive a Torri di Quartesolo Lavoro studentessa universitaria
Situazione sentimentale single Aspirazioni diventare presentatrice professionista o manager artistico Film preferito La grande bellezza Cibo preferito cioccolato dark Di cosa non puoi fare a meno... di ballare
a
Cara Marta, Grancona e Asiago non sono proprio vicinissime, ma non sono nemmeno sufficientemente lontane da spegnere il fuoco dell’amore! Quindi direi che almeno per qualche mese è meglio che continuiate a vedervi “da te o da lui”. Se davvero è amore, ogni minuto trascorso in macchina sarà un sospiro di passione che aumenterà il desiderio di stare con l’amato/a... Ok, ok, ho esagerato. Diciamo che se resistete da pendolari fino all’estate prossima siete pronti per convivere. Buona fortuna! Elena
P a ol o Cara Marta, hai scritto alla persona giusta, dato che penso di avere fatto Arzignano-Asiago centinaia di volte nella mia vita. Quindi ti capisco benissimo: Asiago è piuttosto scomoda da raggiungere, soprattutto d’inverno, da Grancona ancora peggio. Però tu sei una donna, quindi un po’ sognatrice: non mi verrai a dire che questo tipo di distanza sia un problema? Direi che se le cose dovessero procedere positivamente, uno dei due deve decidere di andare a vivere dall’altro. Nessun’altra possibilità. Ultima raccomandazione: non andate a vivere a metà strada per essere entrambi più vicini al lavoro. Non funzionerebbe e il rapporto ne risentirebbe pesantemente. Un saluto. Paolo
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L’ Oroscopo
di Mago Merlino
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Lascia c Zlatan Ibrah im he dica no, il nu ovic 3/10/19 8 mero u no sei tu1 ! Fab rizi Pe I pe o C rg gg icch ior itt iu i so o 2 di A no 6/1 ca nd gli 0/1 re re ex 940 a oc D am co e ici rre Ca es rlo se 11 re /1 i m 2/ ig 195 lio 2 ri
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1 3/9/196 Cuperlo rescere i baffi? Gianni ic s s e c ro E se ti fa du i fa os 75 ioc /19 il g 4/8ando ati u q Civ pe ono 8 ai sep ved 96 m Giu ri si /1 o I du /7 on 13 isc ta fin Co on rto e n be es Ro e sp L
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Il ginecolo fotografo È successo in Germania: un ginecologo ha fotografato e filmato di nascosto le vagine di 1.484 pazienti, creando un archivio in cui le catalogava per nazionalità di provenienza.
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Bottino da 6 milioni
Lite tra fratelli Una guardia giurata di 21 anni, all’apice di una discussione col fratello maggiore per il disordine in casa e i pantaloni «rubati» dall’armadio, ha impugnato la pistola di ordinanza, una Beretta calibro 9, e ha sparato al fratello di 26 anni, danneggiandogli femore e ginocchio. La prognosi è di 60 giorni. La guardia è invece stata arrestata per lesioni gravi, con l’aggravante dell’uso dell’arma da fuoco che poi gli è stata sequestrata. Il giudice ha convalidato l’arresto, e ha disposto la scarcerazione del ragazzo, imponendogli il divieto di avvicinarsi alla casa in cui viveva con il padre ed il fratello. Ora vive con la madre, sempre a Vicenza.
Valdagnese sparita
Dieci tonnellate di argento grezzo che valgono sei milioni di euro. Li trasportavano, sul loro camion, due autisti tedeschi quando sono stati assaltati. Il loro programma era partire da Amburgo, sostare ad Affi, consegnare la merce a Vicenza e Arezzo. Ma vicino ad Affi è scattato l’agguato: a Sommacampagna, più o meno all’altezza dello
svincolo tra l’A4 e la Brennero, la motrice del camion che li precedeva ha frenato talmente bruscamente da costringerli ad inchiodare. Intanto da un furgoncino sono scesi tre uomini con passamontagna e pistola in pugno. Per due ore i camionisti sono rimasti nelle loro mani, poi sono stati abbandonati in una via deserta di Brendola. Gli investigatori ritengono si tratti di una banda di sei persone, e cercano la settima: il basista, l’uomo che ha fornito le indicazioni su tappe, spostamenti, e orari.
Sexting e adolescenti Sexting è lo scambio di foto e video di parti intime tramite cellulare. La polizia è intervenuta già in una decina di casi e cinque vicentini fra i 15 e i 17 anni sono stati segnalati alla Procura dei minori.
Le fidanzatine, spontaneamente, avevano inviato loro materiale “hard”, per poi pentirsene e correre alla polizia. Tefono e notebook contenenti le foto incriminate sono stati sequestrati.
un mese di notizie in Breve
a cura di Lisa Masiero
Scomparsa nel nulla, lasciando l’auto abbandonata nel piazzale della stazione di Follonica, a Grosseto, dove si era trasferita due anni fa. Di Francesca Benetti, 55 anni, originaria di Valdagno, vedova con una figlia, pensionata, non c’erano tracce da una settimana. Poi, dopo ore di interrogatorio, è scattato il fermo del custode della casa di campagna di Potassa di Gavorrano, una proprietà della donna dove si era recata prima di sparire nel nulla. Si ipotizzano problemi personali e professionali tra lui e la datrice di lavoro. ‘’Abbiamo fondato motivo di ritenere che la donna sia stata uccisa’’, ha spiegato il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio. Il corpo non è ancora stato ritrovato.
Accoltella il compagno ubriaco
Lui torna a casa ubriaco, lei lo accoltella alla schiena e chiama i soccorsi. È successo ad Arzignano, in via Cappuccini, una domenica sera verso le otto. Lui è
Corriere Vicentino |
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un pensionato di 62 anni, lei ha 43 anni e convivono da qualche tempo. Quando lui è rientrato ubriaco, lei lo rimproverato. Lui ha risposto con le offese, ricordandole che lei è solo un’ospite in casa sua. A quel punto lei ha afferrato un coltello da cucina e menato due fendenti alla schiena di lui, colpendolo lateralmente. Poi ha visto il sangue, si è spaventata e ha chiamato il 118 e il 112. L’uomo, ricoverato in ospedale, se la caverà in un mese. La donna è stata denunciata dai Carabinieri per lesioni aggravate.
c o s e d e l l’ a lt r o m o n d o
Topi a scuola
Bara al campo
Prima gli escrementi in ascensore, in cucina e anche nella sala per la mensa. Poi anche una carcassa morta in una trappola. E i genitori, per protesta, si portano i bambini a casa a pranzare. Succede alla scuola elementare “Lino Zecchetto”, in via Corelli a Vicenza, dove erano già state effettuate derattizzazione con trappole ed esche e disinfezione dei locali. Il servizio di igiene e sanità pubblica dell’Ulss 6 ha certificato che nella scuola non c’è nessun rischio igienico e sanitario di alcun tipo.
La trovano una domenica mattina ai campi sportivi di Creazzo: una bara usata, appoggiata in verticale su un muretto. Interviene la polizia locale con il personale del Comune, nascono ipotesi di ogni sorte: uno scherzo, un traffico illegale di rifiuti speciali. Poi la rivelazione di un ragazzo di 24 anni: serve come ostacolo da saltare con lo skate, e arriva da Bologna.
Crespadoro senza Rai
Il caso Crespadoro finisce in Parlamento: tutti pagano il canone ma la Rai non si vede. A presentare un’interrogazione parlamentare è stata l’onorevole Erika Stefani della Lega Nord, che ha scritto al ministro Flavio Zanonato, affinché provveda a risolvere i problemi di ricezione dei canali Rai nella zona di Crespadoro.
Non ci sposiamo più I dati pubblicati sul sito del Comune di Vicenza parlano chiaro: 563 matrimoni nel 2000, 430 nel 2005, 304 nel 2010. Il minimo storico è stato raggiunto nel 2012, con sole 283 unioni. E il trend riguarda sia le nozze civili che quelle religiose.
Le cause? La crisi economica e la precarietà del lavoro. L’unico dato in crescita è l’età media alla quale si arriva la promessa: 38,2 anni per gli uomini, 34, 2 per le donne. I mesi preferiti restano settembre e maggio, come da tradizione.
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quale futuro per il lane? Dalla finale sfiorata in Coppa delle Coppe alla Lega Pro, il lungo ma inesorabile cammino verso il declino. Il glorioso passato firmato Dalle Carbonare, il presente (meno glorioso) ancora vicentino e il futuro (forse) straniero. Gli ultimi anni di storia biancorossa raccontati da Silvano Caltran, da Ulivieri a Cassingena, passando per gli inglesi.
I
di Mario Piotto
Il sognatore Pieraldo Dalle Carbonare è stato, suo malgrado, il primo. Poi è toccato a Giovanni Lopez, oggi figliol prodigo. A seguire lo stratega Guidolin a fare fortuna altrove, quindi, i “monumenti” Di Carlo e Viviani, parcheggiati a chiudere la carriera lontano dai riflettori e dalla loro seconda casa. E via via, da lì tutti gli altri. Un pezzo alla volta se ne sono andati dall’ultimo glorioso Vicenza che faceva tremare le grandi, schierando mediocri che con quella maglia diventavano campioni. Tutti assieme belli come un mosaico, ma pure maledettamente forti come il muro che ci stava dietro, tanto da lasciare a bocca aperta l’Italia e l’Europa. Estetica e concretezza, e quindi i risultati. Poi in quel muro sono cominciate le crepe, rattoppate coi cerotti anno dopo anno, fino al crollo e ai rimpianti. L’impressione, a distanza di anni, è che qualcosa si sia rotto in un momento e in un posto precisi: esattamente il 16 aprile del ’98, Londra, stadio Stamford Bridge, minuto numero 75 di Chelsea - Vicenza. Quindici minuti, novecento secondi, separano dalla finale di Coppa delle Coppe, la meritiamo e possiamo vincerla. Invece Ed De Goey, portiere con baffi e calzoncini fuori moda, sorprende Dicara con un rinvio più lungo del previsto, e Hughes scrive la fine anticipata sui nostri sogni di gloria. E lì a fare male, forse più del risultato, è la sensazione che accompagna il pensiero di tutti e le lacrime di molti, inspiegabile eppure certissima: “non ricapiterà mai più”. Fine di un’era. La ruota gira, si dice, i cicli cominciano, finiscono Corriere Vicentino |
e ricominciano e bla bla. Ma c’è sempre quella maledetta sensazione che sì, tutto vero, però... Però. Però il Vicenza retrocede, un anno dopo. La B con Reja in panca è l’ultimo flash. Giochiamo malino, prendiamo sempre gol per primi e fuori casa andiamo piano, anche se meno degli altri. Ma quel che conta è che segniamo a raffica, ci si diverte un casino, e la A ha di nuovo le porte spalancate: tutto il resto sono impercettibili ombre di una cavalcata da prima della classe. Da lì, quasi come avessimo esaurito in un solo campionato i bonus con la buona sorte, dalle ombre passiamo al buio sempre più profondo. Mentre i bimbi crescono e le mamme imbiancano, la “proprietà” appare come qualcosa di sempre più lontano, gli allenatori si susseguono senza successi duraturi, i giocatori diventano progressivamente perfetti sconosciuti. In mezzo, istantanee di gioie e dolori, come il 3-2 al Bentegodi sull’Hellas firmato Zanoletti (2004), la paura per l’incidente di Julio Gonzalez (2005), le perle di Schwoch, l’eleganza composta di Morosini, e poi ripescaggi, retrocessioni, rigori che non vanno dentro, e uno stillicidio di “ultime spiagge”. E i tifosi sempre lì, sempre e comunque. Sono gli stessi anni in cui fa la comparsa la famiglia Cassingena (dal 2004), che l’8 settembre del 2009, giorno della festa patro-
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nale, riporta il Vicenza calcio in mano ai vicentini, pagando l’ultima rata alla finanziaria Enic, che la rilevò da Dalle Carbonare. E il resto è storia. “English go home”, si urlava dagli spalti e si scriveva sugli striscioni, proprio all’inizio di questo nostro viaggio nei ricordi, alle spalle di Lopez e della Coppa Italia. Eppure, oggi, nell’era degli sceicchi, dei petrodollari, delle compagnie aeree sulle maglie e dei miliardari russi, fa specie pensare che in fondo, tutto sommato, lo straniero faccia un po’ meno storcere il naso, e che il fatto in casa, con tutte le
garanzie “affettive” del caso, tiri molto meno del freddo interesse per il business. Lo ha capito Moratti, ultimo grande patron, lo stanno capendo i tifosi biancorossi, che aspettano solo un cenno...svizzero-kosovaro. Insomma, se magnate deve essere, anche all’ombra dei Berici, che magnate sia. E chissà che si “magni” pure qualche felino nostrano, per entrare in clima, e con veneto stentato, alla Tohir, ci regali un “chi non salta veronese è”.
IL PASSATO
PIERALDO DALLE CARBONARE “La sola colpa che attribuisco alla società attuale è di non aver fatto tesoro degli errori di chi l’ha preceduta, anzi penso che in parte li abbia reiterati”. Parole di Pieraldo Dalle Carbonare, il presidente dell’ultimo ciclo d’oro e del “portaci in Europa”. “La mia presidenza si è conclusa lasciando una società solida, poi sono arrivati gli inglesi che non hanno capitalizzato anni ancora buoni per il sistema calcio, basti pensare a cosa hanno fatto invece Chievo, Udinese, Cagliari... E poi certo, è stato tutto più difficile. C’è stato un momento in cui ho pensato di rientrare, ma gli inglesi non hanno voluto. In seguito non si sono più presentate le condizioni”. Quale può essere allora il futuro del Vicenza Calcio? “Posto che oggi fare calcio è davvero molto difficile, io alle cordate non credo. Serve una persona che decida, da sola, e che sia il riferimento per tutti. Il campo dice che quest’anno la squadra è buona, l’allenatore è preparato, e ci sono tutte le possibilità per tornare in B. Ai tifosi dico che stiano vicino alla squadra, devono lasciarli sereni per farli esprimere come sanno. Per il resto si sa che nel calcio... se tribola”.
IL PRESENTE GIAN LUIGI POLATO
Oggi ricopre la carica di vicepresidente, e orbita nel Vicenza dal 2004. Al termine di quell’annata restituì al Vicenza di Viscidi, retrocesso sul campo, la permanenza in B contesa in tribunale dal Napoli. La sua analisi è schietta e asciutta. “Io per primo sono deluso dai risultati, in dieci anni non abbiamo mai raggiunto obbiettivi all’altezza della tifoseria, come centrare almeno i playoff, per esempio. Ma non banalizziamo tutto senza analizzare le tante cause che hanno condotto alla situazione attuale. Gli errori sono stati fatti, e distribuiti nel tempo. Oggi però ci si dimentica che la nuova società raccolse una situazione finanziaria che in confronto quella di oggi la definirei rosea. C’erano giocatori - e qualche dirigente - con stipendi d’oro e che alla fine non hanno reso come ci si aspettava, una gestione tecnica che non ha calcolato la situa-
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zione economica cui si stava andando incontro a livello globale. Con Cristallini abbiamo riveduto il modus operandi, facendo il meglio con le possibilità che avevamo, ma si sa come sono le nozze coi fichi secchi”. Oggi si parla moltissimo di cessione: “Mi creda, a questo punto è chiaro che l’interesse per tutti sia vendere. Ma dobbiamo vendere ‘bene’, e non al primo che passa che può permettersi il Vicenza un anno, due...e poi? Sia da un punto di vista di affetto nei confronti dei colori, sia da un punto di vista legale: senza garanzie, le eventuali mancanze della futura società ricadrebbero anche su di noi. Proposte? Buona parte di quelle raccolte fino a oggi sono più boutade mediatiche, o sfizi di qualche curioso non realmente interessato”. Come sta il Vicenza di oggi? “Vedo un Lopez in grado di infondere sicurezza a giocatori che avevano smesso di sentirsi dei vincenti. La mano si vede”.
IL FUTURO (?) GIORGIO CARRERA
E’ stato storico numero 6 con la maglia del Lane, anche se oggi molto probabilmente si sente più libero... di dire esattamente come la pensa, con licenza di sganciarsi all’attacco. “Esistesse il reato di vilipendio ai colori, avrei già denunciato l’attuale proprietà. Siamo di fronte a una devastazione a tutti gli effetti”. Carrera è il contatto vicentino di Hamdi Mehmeti. “Sto cercando di fare il possibile perchè la cessione avvenga. Hamdi è in gamba, si è sganciato dalle persone che non mi convincevano (Pierre Javier Mbock, ndr) e vuole acquisire la società con lo zio. Ben inteso, anche loro dovranno dimostrare coi fatti i loro propositi, ma quello che conta intanto è scongiurare un ulteriore disastro annunciato. Il mio ruolo nel Vicenza del futuro? Non ho interessi particolari, se non il bene di questi colori”. Carrera in passato si è reso protagonista di iniziative di protesta, dal vestirsi da prete in diretta tv a far indossare i guanti gialli alla curva. È socio fondatore della Nobile Provinciale, l’iniziativa nata per promuovere l’azionariato popolare alla base della futura proprietà del Vicenza Calcio: “Quando avverrà il passaggio, busseremo con le nostre ‘azioni’ alla porta dei nuovi proprietari, per vedere se ci vorranno al loro fianco, e quindi far partire un progetto unico in Italia”. Tante le cose da fare del Vicenza che (forse) verrà, ma la prima è ben chiara, “riportare la squadra ad allenarsi all’antistadio. Quella sabbia ha formato campioni, è ‘terra sacra’“. Lo scorso 28 novembre Mehmeti ha incontrato i tifosi, invitandoli a un aperitivo in piazza dei Signori. “Ha parlato, ha dimostrato intanto che c’è, e ho visto una buona dose di entusiasmo, tra i 40-50 che hanno voluto incontrarlo. Ora dovrà vedere con il suo avvocato come procedere sulla via delle trattative”.
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Silvano Caltran È
arrivato al Vicenza Calcio nel 1989. Chiamato dall’ex presidente Pieraldo Dalle Carbonare a ricoprire, da componente del comitato provinciale della Figc, il ruolo di team manager della squadra. E in biancorosso Silvano Caltran, vicentino doc, è rimasto fino all’avvio dell’era Cassingena. In 17 anni ha vissuto di tutto: la scalata dalla C1 alla serie A, la conquista della Coppa Italia, la semifinale di Coppa delle Coppe. E poi anche il ritorno in serie B e l’inizio di un lento declino che ha riportato il Vicenza in Lega Pro. Da dove era partito. “Conosco la C1, per questo mi fa male vedere la squadra così in basso – spiega Silvano Caltran – mi sembra ancora impossibile. La nostra situazione nel 1989 però era completamente diversa. Perché oggi nel Vicenza c’è gente che non ha niente a che fare con il mondo del calcio, dove servono equilibri, conoscenze. Bisogna essere umili. E non sono nemmeno convinto che per la società sia un problema di soldi. Anche per noi c’è stato un periodo di difficoltà economica, eppure ce l’abbiamo fatta. Oggi mancano conoscenze e organizzazione. E per venirne fuori serve un uomo di calcio, che sappia gestire la società. Chi ha acquistato il Vicenza doveva sapere che possibilità aveva. Invece nei primi anni si è sperperato, buttato via tutto quello che si era costruito. Adesso è difficile che la società venga acquistata. Anche se arrivasse un’altra proprietà avrebbe bisogno di anni per ripartire”. Così Silvano Caltran sfoglia il libro dei ricordi. Tra le difficoltà dei primi anni al Vicenza e i personaggi che lo hanno portato in alto. “L’inizio con Dalle Carbonare è stato difficile. Per me, che pur arrivando dalla Figc entravo in un mondo completamente nuovo, e per la società, che ha avuto un avvio tutto in salita. Fino a quando in panchina è arrivato Ulivieri. Figura di grande spessore. Corriere Vicentino |
Ci dava la possibilità di cambiare rotta, e l’ho capito subito, portando saggezza, sicurezza, professionalità e risultati. Un vero personaggio, che mi ha insegnato e dato molto. Lì sono iniziati gli anni belli. Anche se con Ulivieri abbiamo sofferto, siamo stati contestati dalla curva, ma ne siamo usciti con lavoro, saggezza e soprattutto silenzio. Si era creato un ottimo connubio tra società e allenatore. Come non ricordare il cappotto e la sciarpa a giugno per scaramanzia. Ma lo faceva anche per attirare su di sé l’attenzione. E lasciare la squadra al riparo da tutto”. “Guidolin invece era l’architetto – continua Caltran - perchè Ulivieri ha messo le fondamenta e lui ha costruito la casa. Due personalità completamente diverse. Il primo vulcanico, il secondo taciturno. Entrambi comunque intelligentissimi e di cultura. Anche con Guidolin era iniziata in maniera difficile. E non si riusciva a ingranare. Poi è iniziata l’avventura. Ma allora c’era una società forte. Intelligente. Che è cresciuta. Il primo anno di Dalle Carbonare è stato difficile, il secondo di assestamento, in cui, capiti gli errori e in umiltà, la società è maturata”. Ed è arrivata a conquistare la Coppa Italia e la semifinale di Coppa delle Coppe. “Il declino è iniziato con i problemi alla famiglia Dalle Carbonare. Con Pieraldo se n’è andato il cuore della società. Non c’era più un punto di riferimento. Poi sono arrivati gli inglesi, l’Enic. Hanno acquistato la società pensando in gestirla in un certo modo, e secondo me non ci sono riusciti, ma noi avevamo massima libertà di gestione e di organizzazione. Li ricordo positivamente. L’arrivo di Cassingena? Secondo me non ha capito cos’è il mondo del calcio. Forse pensava di conoscerlo, da ex arbitro e da tifoso. E si è buttato. Ma con poca capacità e poche conoscenze. E i risultati lo hanno dimostrato. Adesso ricostruire tutto sarà difficile. Io non me ne sarei mai andato. Anzi, ho sofferto per quella scelta. Ma sono stato messo nelle condizioni di doverlo fare, quando ho capito che non c’era più un rapporto di fiducia. Oggi ho chiuso. Ma sono contento che sia Lopez ora a guidare la squadra”.
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Renzo
Arbore
di lino zonin
V
iva l’Italia! «Splendida canzone. Mi piacerebbe averla scritta io, invece di De Gregori. Ma fa lo stesso: condivido il significato del titolo al cento per cento ». Renzo Arbore sfoggia all’occhiello un distintivo con il tricolore che annuncia fin da subito la sua assoluta italianità. È al Gran Teatro Geox di Padova per uno degli applauditissimi concerti della sua Orchestra Italiana e non se la tira per niente, anzi, risponde volentieri alle domande di chi gli sta attorno. Dicevamo, viva l’Italia! Certo, e viva cosa, se no? Io sono patriota da sempre e da sempre sostengo l’unità del nostro grande Paese, che è grande proprio per le sue differenze, per i vari generi di persone e di idee con cui è composto. Dichiarazioni ardite, se pronunciate davanti a una platea leghista.
Ma no, non è vero niente. Noi dell’Orchestra Italiana siamo una banda di terroni che riempie i teatri del Varesotto, dove migliaia di persone – e non voglio credere che siano tutti immigrati da Posillipo – cantano “Catarì” e si sgolano nel ritornello che annuncia la sintesi perfetta del pensiero napoletano: “Aumma aumma”. Però questo nostra grande paese sta passando ‘nu momento triste assaie. Ohè, guaglio’, pure tu si ‘e Napule? No, maestro, di Lonigo. Ah, mi sembrava dall’accento. È vero, i tempi sono duri ma è anche un po’ colpa nostra: noi italiani abbiamo il maledetto vizio di buttarci giù, di non spenderci per quello che valiamo. Invece abbiamo ancora grandi potenzialità da esprimere. Parla come ambasciatore della musica italiana nel mondo. Certo, e la mia non è retorica. Un mese fa ho presentato a New York il mio ultimo disco, “My American Way”, una rac-
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colta di grandi successi italiani cantanti in inglese, e ho toccato con mano l’affetto che gli americani hanno per il nostro Paese. Ci considerano ancora la patria del gusto, dell’inventiva, dell’intelligenza, della cultura, della creatività. Un patrimonio di stima e di attenzione che sembra noi italiani ci divertiamo a sperperare.
vanotti, ho presentato un piccolo repertorio della canzoni di Mina e tutti sono impazziti. La nostra musica è tra le migliori al mondo. Il jazz italiano, grazie a una nuova leva di artisti come Bollani, Rea, Fresu, Rava e tanti altri, viene subito dopo quello americano ma sembra che nessuno se ne accorga. È su questo fronte che dobbiamo lavorare per riprenderci il ruolo che ci spetta nel panorama internazionale.
Certo che la politica non aiuta. Non mi piacciono le polemiche, me ne tengo fuori. Vedete che non partecipo mai a quegli orribili talk show in televisione. Però quando ce vo’, ce vo’. Stiamo passando un momento così, diciamo un po’ delicato ma possiamo uscirne, magari agevolando – o almeno non ostacolando – quelli tra noi che hanno voglia di fare bene.
Lei ci mette del suo suonando dappertutto con l’orchestra italiana. Per il momento tengo botta. Lo so che in molti tra il pubblico mi guardano per controllare come sto, per verificare se perdo i pezzi o se ci sono ancora tutto. Faccio così anch’io con i colleghi, non c’è niente da scandalizzarsi».
Tornando alla musica, come ci vedono all’estero? Siamo penalizzati dalla lingua, ma per il resto tutti apprezzano le nostre melodie. E non parlo solo della grande tradizione del passato ma anche di interpreti e musicisti venuti alla ribalta successivamente. Sempre a New York, assieme a Jo-
Sembrerebbe tutto a posto... Sì, non mi lamento. Io, per valutare in prospettiva, tengo d’occhio Luciano De Crescenzo, che ha nove anni più di me. Come va, Luciano, gli chiedo. Ti interessano ancora ‘e femmene? Lui risponde, certo che mi interessano, solo che non mi ricordo più perché.
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focus
Opere incompiute È il simbolo vicentino delle opere incompiute, tanto da essersi guadagnata negli anni l’appropriato nome di “Incompiuta”, quella che sarebbe vovuta diventare la chiesa principale di Brendola, oggi solo uno scheletro imponente che svetta sulla piazza davanti al municipio. Ma gli esempi non mancano anche in altre parti della provincia. di Mario Piotto, Francesco Meneghini, Lino Zonin Arzignano. Tutto fermo per colpa di un muro contro muro, ma intanto entro quelle mura, quelle vere, nulla si muove se non il degrado che avanza. Nel cuore di Arzignano, tra viale Trento e viale Trieste i più attempati se la ricordano tutta la storia dell’ex Enel. Centrale di trasformazione elettrica fino agli anni 60, poi solo amministrazione, con l’ultimo ufficio chiuso una ventina d’anni fa. La storia più recente parla dell’acquisizione dell’area da parte di Hypo Alpe Adria Bank, fino all’interesse di Edilpiazza (società dichiarata fallita a fine 2012), che acquisisce la superficie in leasing per farne un complesso residenziale e direzionale
da 7650 metri cubi. I lavori partono ma si fermano ben presto, a causa del crack frutto della contrazione del mercato immobiliare. Gli operai se ne vanno ma resta tutto lì, compresa la gru, che oggi pende sulle teste delle case vicine. L’area torna alla banca, che non vuole saperne di bonificare in attesa di tempi migliori per proseguire la costruzione. Dal Comune l’intenzione è quella di favorire il dialogo tra le parti, per arrivare a un punto di incontro che consenta almeno la regolarità di manutenzioni al mezzo edile, se non che qualcuno, banca o proprietari, si facciano carico dello smontaggio.
Lonigo. Il più evidente e clamoroso tra i casi di lavori pubblici lasciati a metà è a due passi dall’ufficio del sindaco, di fianco al municipio. Parliamo delle barchesse di villa Mugna, antico complesso a lungo abbandonato, al quale è stato messo mano all’inizio del 2007 e che nell’agosto dell’anno successivo ha raggiunto uno stralcio di avanzamento provvisorio dal quale purtroppo non è più ... avanzato. I complessi e costosi lavori fin qui eseguiti hanno consentito di recuperare l’edificio e di dotarlo di gran parte delle
utenze necessarie. L’idea che ci si fa visitando i locali è che basti un piccolo sforzo per completare l’opera e dotare così la città di uno spazio pubblico ampio, elegante e ben posizionato in zona strategica. Le ipotesi di utilizzo sono le più svariate: da un ampliamento della biblioteca, alla creazione di sale per i gruppi consigliari, dalla realizzazione di una sala civica allo spostamento di alcuni uffici comunali. Tutte idee che purtroppo restano sulla carta, imbrigliate, anch’esse, nelle pastoie del patto di stabilità.
Montecchio Maggiore. Il residence Olimpia, secondo il piano di lottizzazione, avrebbe dovuto ospitare 48 appartamenti e 10 uffici, per un volume complessivo di quasi 19 mila metri cubi, e invece, in via Pontesello a Montecchio Maggiore, si vede soltanto un enorme scheletro di cemento. La vicenda inizia nel 2006, quando il Comune rilascia il permesso di costruire alla Edilgent di Arzignano. I lavori partono nel mese di maggio, ma il Comune scopre che sono state realizzate alcune varianti non comunicate preven-
tivamente e blocca tutto. All’inizio del 2008 la ditta chiede una variante in sanatoria, che non viene accolta, e poco dopo subentra il fallimento, che di fatto stoppa l’intero procedimento. Ora il palazzone fantasma, da cui nel frattempo sono sparite le caditoie in rame, rubate dai ladri, è in mano al curatore fallimentare. Soltanto un acquirente potrebbe rimettere in moto i lavori; intanto umidità ed intemperie flagellano il gigante di calcestruzzo, assediato dalla vegetazione.
Corriere Vicentino |
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focus
Arianna terapia
Può capitare, nella vita, di dover indossare una parrucca: una situazione di disagio che Arianna ha saputo raccontare con coraggio e ironia in un libro che potrà aiutare molte donne.
P
di Lisa Masiero
Per quanto la nostra società ami definirsi moderna, alcuni argomenti restano ancora tabù. Fortunatamente ci sono casi in cui arriva qualcuno che riesce ad affrontarli con intelligenza ed ironia. “Ma cosa mi sono messa in testa?” è un viaggio semiserio attraverso la comunicazione straordinaria che può incontrare chi si trova ad indossare una parrucca. L’autrice è Arianna Lorenzetto, responsabile del marketing, della comunicazione e delle relazioni esterne presso un istituto di credito. Arianna si occupa di comunicazione da oltre due decenni: radio, tv, editoria per ragazzi e carta stampata sono gli ambiti in cui ha lavorato. Arianna, di cosa parla il suo libro? Di chi indossa una parrucca non per scelta ma per cercare di trovare un minimo di normalità ad una situazione che normale non è. Questo libro viene proposto per valutare l’invalutabile: succede nella vita di essere alle prese con relazioni interpersonali in contesti del tutto inaspettati. Ecco, qui sta la storia o meglio le storie narrate nel libro. Mi sono trovata a fronteggiare una situazione del tutto imprevedibile. Mi sono trovata a gestire una comunicazione con un elemento estraneo, che viene utilizzato per lo più dai rapinatori o dagli attori: la parrucca. Come hanno reagito le altre persone al suo nuovo aspetto? È un po’ come se ci fossero due entità: tu senza e tu con (parrucca). Con una parrucca in testa (ma magari anche con un naso rifatto, con un seno finto, ecc.) le relazioni assumono delle pieghe talvolta inaspettate e permettono di scrutare l’interlocutore quasi dal di fuori. Ma anche situazioni così particolari, con tutto il bagaglio di sofferenza che stanno a significare, possono trasformarsi in sorriso. Un sorriso che alle volte si fa più esplicito e quasi sfacciato, altre volte leggero e soave. In ogni caso, un
sorriso utile per affrontare situazioni non certo facili. È stato difficile raccontare la sua esperienza? Scrivere è stato terapeutico. I racconti traggono spunto da storie realmente accadute, anche se poi la fantasia alle volte ha preso il sopravvento conducendomi in un mondo fatto di ironia, ma soprattutto di autoironia, indispensabile per guardare avanti nonostante tutto. I proventi andranno interamente all’Andos? Sì. Andos ovest vicentino è un’importante associazione del territorio, che da 15 anni opera con serietà collaborando con l’ULSS 5 svolgendo un’azione di volontariato e sensibilizzando le persone in tema di prevenzione e di diagnosi precoce in tema di patologie tumorali. Ci tengo a ringraziare la Presidente Piera Pozza che ha creduto subito nel valore di questa opera al fine di diffonderla il più capillarmente possibile, poiché – come lei stessa afferma – il testo potrà essere d’aiuto psicologico a tante donne. A chi dedica il suo libro? Alla mia famiglia, che mi è stata vicino e mi ha sostenuto sempre con il sorriso: io ho semplicemente imparato da loro.
Il libro sarà presentato ad Arzignano in Biblioteca civica G. Bedeschi il 12 dicembre alle ore 20.30. Il ricavato della vendita delle copie andrà a sostegno dell’attività dell’Andos. Vuole dire qualcosa ai nostri lettori? Lascio loro il messaggio che si trova nel retro del libro: “… C’è stato spazio per lo sconforto, ma anche per la consolazione, per l’abbattimento ma anche per il rinvigorimento, per la mestizia ma anche per la letizia, per la malinconia ma anche per l’euforia. Viva la vita!”. In “Ma cosa mi sono messa in testa?” troviamo anche diverse firme importanti: la vignetta in copertina è un regalo di Mirco Maselli, già disegnatore di Lupo Alberto, Cattivik e molti altri; la prefazione è di Giuseppe De Virgiliis, medico milanese specialista in ostetricia e ginecologia; e l’introduzione è di Giuseppe Cenci, Direttore generale Azienda Ulss 5.
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Paesi di mario piotto
Arzignano
Poste impresa porte chiuse
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opo Montecchio Maggiore chiude anche l’ufficio arzignanese. “Scarsa affluenza”, motivo ufficiale. Ma le associazioni di categoria non ci stanno. La corrispondenza aziendale ad Arzignano potrebbe diventare presto... un’impresa. Lo pensano in molti, a seguito della chiusura decisa da Poste Italiane dell’Ufficio Poste Impresa di via dell’Industria 54. Ma andiamo con ordine. Un ufficio Poste Impresa è uno sportello di poste italiane rivolto solo ai titolari di partita iva, pensato quindi per dare accesso diretto alle aziende a servizi postali, in modo da snellire tempi e code, cosa fondamentale per tutti, ma in particolare coi numeri del mondo del lavoro. A Vicenza e provincia questi uffici erano 6, distribuiti nelle aree di maggior concentrazione di attività, e quindi Vicenza città, Bassano, Schio, Thiene, Arzignano e Montecchio Maggiore. Proprio questi ultimi due sono però quelli che Poste ha deciso di tagliare. “Il motivo è la scarsa affluenza - sottolinea Ettore Zuccolotto, dell’Ufficio Stampa di Poste Italiane - numeri alla mano abbiamo deciso di chiudere, sapendo che i servizi che un utente poteva richiedere sono per buona parte eseguibili attraverso il portale dedicato sul web, e che per i casi straordinari si può comunque fare riferimento agli uffici postali ordinari, che ad Arzignano sono tre, più le succursali di Villaggio Giardino e Tezze. Inoltre, per tutti i servizi che esulano dalla corrispondenza ordinaria, i nostri incaricati cui prima l’imprenditore poteva fare riferimento continueranno il loro servizio “a domicilio”. Il personale? Nessun licenziamento, sarà interamente assorbito dagli altri uffici della zona”. In questo modo, peraltro, si allinea quel-
la vicentina alle altre province del Veneto: Vicenza scende come detto da 6 a 4, restando assieme a Treviso comunque il territorio più fornito, rispetto ai 3 di Verona e Venezia, e ai soli due di Padova. Tutto liscio? Non proprio, visto che dalle associazioni di categoria è una levata di scudi. “Può darsi che l’affluenza fosse non eccessiva - preci-
sa Guerrino Mazzocco, Confartigianato Arzignano - ma i servizi postali ordinari sono nettamente sottodimensionati: oggi gli uffici sono più banca che posta. Lo Stato si dovrebbe vergognare, di trattare in questa maniera i cittadini. Penso soprattutto alle attività più piccole, che sono tante, non tutte votate alle nuove tecnologie”.
Facebook e Polizia Locale alleati
L
o ha rivelato un caso di cronaca locale recente: la sera del 31 ottobre, in Piazza Campo Marzio, un minorenne ha aggredito un altro ragazzo, ed è stato riconosciuto anche grazie al social network. “Facebook ci ha spiegato il commissario Antonio Berto - ci aiuta ad identificare le persone che stiamo cercando, di cui abbiamo il volto ma non il nome. È diventato uno strumento di supporto che aggiungiamo ai metodi d’ingadine tradizionali come accertamenti, appostamenti, indagini patrimoniali, fotografie e telecamere di controllo. Ormai lo usiamo da più di
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un anno, in casi di risse, feste non autorizzate e soprattutto di offese: una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32444 del 25 luglio 2013) ha stabilito che la diffamazione a mezzo Internet è equiparabile alla diffamazione a mezzo stampa. Per avere le prove basta stampare la schermata del pc. I giovani usano meglio questi nuovi strumenti, alcuni adulti, invece, spesso lo utilizzano come strumento improprio”. Quindi attenzione: Facebook non serve solo a spiare gli o le ex. Mentre voi vi fate gli affari degli altri, qualcuno controlla voi. Uomo avvisato... l.m.
Piscine ULTIMO INVERNO di mario piotto
I
l primo tuffo nelle nuove piscine di Arzignano? Tra maggio e giugno prossimi, ormai non ci sono dubbi. Nemmeno il meteo potrà allungare l’attesa, come avvenuto nella rigida primavera del 2013, perchè male che vada vorrà dire che ci si sposterà in uno dei due nuovissimi impianti interni. Nove mesi sono ormai passati dalla posa della prima pietra, e i calcoli parlano di 500 giorni di cantiere prima del taglio del nastro ufficiale. E l’assessore ai Lavori Pubblici Angelo Frigo tiene i conti: “Tutto procede in linea con il cronoprogramma. E la fine della primavera è ormai qualcosa di più di un’ipotesi. Parliamo di tempi lunghi perchè, come spesso accade, ci si mette di mezzo la burocrazia: set-
te sono i pareri che abbiamo dovuto acquisire prima del via libera, e il più “sofferto” è stato quello del Coni per l’omologazione della parte sportiva della struttura”. Un progetto che co-
munque, lungo questo iter, ha tirato dritto senza subire modificazioni in corso d’opera. “Le specifiche rimangono quelle messe nero su bianco fin
dall’inizio: 2 mila e 700 mq di piscine coperte, 22 mila mq di parco esterno attorno alla struttura scoperta, 13 mila metri quadri di parcheggi e viabilità di accesso”. Un unico grande polo per lo sport e il divertimento, non solo estivo, con palestra, centro benessere, spazi per bambini e l’inclusione dei riqualificati campi da tennis e calcetto. Il costo complessivo è di quasi 7,3 milioni di euro, 1,3 dei quali per spese tecniche, per un opera realizzata in project financing la cui gestione sarà affidata alla Gis, cioè la società che ha in gestione le attuali piscine. “Un’opera attesa da tempo - rincara il sindaco Giorgio Gentilin - ogni settimana passo in cantiere per controllare come procede. A breve Arzignano avrà le piscine più belle e moderne della provincia”.
Buone Feste
Industria
Cronaca
Incidente mortale
A
ndrea Pegoraro è morto la mattina di sabato 23 novembre, in un incidente stradale in via Santo. Era a bordo di una Nissan Micra quando è uscito di strada, colpendo una sbarra in ferro che delimitava una proprietà privata. L’oggetto metallico ha penetrato l’abitacolo ed lo ha colpito fatalmen-
Libri
I pensieri di Susanna
È
uscito “Apparentemente pensieri”, il libro che raccoglie i pensieri autobiografici di Susanna Fracasso, edito da La Serenissima. “Ho iniziato a scrivere quando avevo 16 anni, scrivevo su ogni cosa che mi capitava sotto mano, scrivevo di stati d’animo, di esperienze, di vita, di amici, di nemici e di tutto ciò che ha segnato quella che io definisco la mia ‘artistica vita’, così ho deciso di cercare una Casa Editrice che credesse in tutto questo…”.
V° Convegno AICC te. L’auto, senza più controllo, è poi capottata, colpendo alcune vetture in sosta, senza provocare feriti. Secondo una prima ricostruzione da parte dei vigili, l’incidente potrebbe essere stato causa dall’asfalto reso viscido dalla pioggia. Inutili i soccorsi dei sanitari del Suem 118. Andrea aveva 48 anni e viveva con la madre in città.
Eventi
Regali a km0
N
atale da quasi 60mila euro ad Arzignano. Di questi, 50mila sono stati spesi per gli eventi, 86 in 17 giorni, pensati soprattutto per le famiglie. A fare da cornice, le nuove luminarie a basso consumo energetico installate da C o n f c o m m e rc i o , con una spesa di 23mila euro, a cui il Comune ha partecipato con 10mila. Coinvolto non solo il centro storico, ma anche gli ingressi alla città e via Fiume, via Main, Tezze, Villaggio Giardino e Piazzale Pellizzari. L’obiettivo dell’amministrazione e dei commercianti è che i cittadini scelgano la loro città per trascorrere le feste e comprare i regali: Arzignano, il centro commerciale all’aperto.
Cronaca
Natale al gelo
V
isto che non tutte le famiglie hanno pagato la quota per la fornitura del gas, il condominio “Frighetto” è rimasto al freddo: il riscaldamento centralizzato è stato spento. Fuori la temperatura scende sotto lo zero e negli appartamenti lo supera appena di
qualche grado. Nello stabile ci sono anche famiglie con anziani e bambini molto piccoli. Quelle in regola con il pagamento delle quote sono inferocite e qualcuno ha richiesto l’intervento dell’amministrazione comunale. Intanto ci si arrangia tra forni tenuti aperti, stufette elettriche e acqua calda. «Manderemo il conto all’amministratore», tuonano gli inquilini. Corriere Vicentino |
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V
enerdì 8 novembre si è tenuto all’ITIS G. Galilei il convegno organizzato dall’Associazione Italiana dei Chimici del Cuoio, con notevole successo di pubblico: c’erano circa 140 persone, tra rappresentanti di tutte le categorie del mondo conciario e studenti del quarto anno all’indirizzo Chimica e Tecnologia del cuoio. Erano presenti anche diverse autorità: il Consigliere Regionale del Veneto Stefano Fracasso, il Sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, il Sindaco di Chiampo Matteo Macilotti, il Presidente di UNPAC (Associazione delle ditte dei prodotti chimici per conciaria) Edgardo Stefani, il Presidente del Mandamento Concia di Confartigianato della Pro-
vincia di Vicenza Adriano Boller, il Presidente di UTIAC Giancarlo Dani, l’Amministratore Unico di Acque del Chiampo Alberto Serafin, il dirigente del Centro di Formazione pellettieri CFP Fontana di Chiampo Roberto Peripoli e la Dirigente della Scuola Conciaria di Arzignano Carla Vertuani. È stata proprio quest’ultima ad aprire il Convegno. Sono seguite quattro interessanti presentazioni che hanno spaziato dalle pelli grezze fino agli articoli finiti ed infine è stato chiuso dal Dr. Gianluigi Calvanese, presidente dell’AICC. L’incontro si è concluso con una cena per i soci in un noto ristorante della zona.
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istrutturare la Scuola Media Zanella. Questo l’obiettivo numero uno del Comitato Genitori dell’Istituto Comprensivo Statale 1. Nato con lo scopo di promuovere e finanziare progetti che vadano a integrare l’offerta scolastica, il Comitato sta collaborando attivamente con il Comune per dotare la Zanella di quelle attrezzature di cui al momento è ancora carente. “Il Comune ci sta già venendo incontro – ci spiega la presidente Stefania
Peltrini –, intervenendo su bagni, palestra e impiantistica, in particolare telefonica. Ma la speranza è che si possa fare ancora di più, fino a sistemare l’edificio anche esteriormente”. Qualche evento organizzato di recente? Abbiamo venduto delle torte preparate da noi genitori dopo la Messa di inizio anno scolastico. Il ricavato è andato a favore del progetto “Educazione all’affettività”. Il 29 novembre abbiamo organizzato invece una cena, con lotteria e balli, per raccogliere ulte-
di giuseppe signorin riori fondi. La stessa cena lo scorso anno ha permesso di pagare il pic-nic di fine anno per le tre classi vincitrici del Concorso “Qualità nell’Ambiente Scuola”, che ha come obiettivi la pulizia e l’abbellimento delle aule e la condotta degli studenti. Qualche novità per quest’anno? Due corsi, uno di latino per i ragazzi di terza che intendono iscriversi al Liceo, e uno sul metodo di studio rivolto agli alunni della scuola secondaria. Due esperienze nuove nate in risposta alle esigenze fatte presenti dai genitori. La maggiore soddisfazione? I progetti che riusciamo a portare a termine. Quando ci prefissiamo qualcosa, andiamo fino in fondo.
Per fare RETE S
i chiama “Gli studenti per gli studenti” l’iniziativa di volontariato ideata dalla prof.ssa Carla Breda, che da tre anni insegna Scienze Umane all’Istituto di Istruzione Superiore L. Da Vinci. Protagonisti gli studenti del terzo anno di Scienze Umane e del quarto anno di Scienze Umane, Scienze Applicate e Linguistico. “L’idea è nata da un fenomeno recente, per cui sempre più famiglie, per lavoro, si spostano da una nazione all’altra, rendendo più difficile l’apprendimento della lin-
gua da parte dei figli. Molti ragazzi stranieri magari aspirano a frequentare il Liceo, ma a causa della scarsa conoscenza dell’italiano vengono sconsigliati e indirizzati a scuole professionali. In questo modo aiutiamo chi, nonostante i problemi linguistici, aspira a frequentare questo tipo di scuola nel migliore dei modi”. Quanti sono i ragazzi coinvolti? Quindici ragazzi (quasi tutti italiani) che si alternano per aiutare sei compagni stranieri più giovani. Si tratta di un’integrazione culturale a tutti
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gli effetti, una rete di amicizia dove avviene un vero e proprio scambio gratuito. È un modello educativo nuovo? No, assolutamente. Già nelle prime scuole comunali, dopo l’anno Mille, si usava affidare gli studenti più giovani a quelli un po’ più anziani, perché li aiutassero. È un modello antico che funziona sempre, perché fra ragazzi della stessa età c’è più empatia, più vicinanza, e sono in grado di aiutarsi meglio condividendo gli stessi problemi. g.s.
Scuola
Studenti scrittori
I
l Comune di Arzignano e l’Associazione il Grifo e il Leone hanno promosso “Nella mia Città”, la prima edizione di un concorso dedicato agli studenti delle Scuole Superiori di Arzignano. L’obiettivo era lasciare ai giovani cittadini spazio e libertà per esprimere il proprio pensiero nei confronti della città, degli abitanti, del territorio. Al concorso hanno partecipato molti ragazzi dell’Istituto Galilei, e i due e-book reader in palio sono andati ai rappresentanti di classe della 3ª E e della 2ª F. I racconti sono stati pubblicati nel libro “Nella mia città”, che si può prendere in prestito alla Biblioteca Civica. l.m.
Ognissanti
Castello
Benvenuto Don Stefano
A
rzignano ha un nuovo collaboratore pastorale. Dopo la partenza del vicario parrocchiale don Cristiano Mussolin, è arrivato nella Parrocchia di Ognissanti don Stefano Manni, reduce dalle esperienze di Lonigo, dove aveva conosciuto la famiglia di don Mariano Lovato. “Inizio questa esperienza con voi, pur essendo consapevole di ‘non avere né oro né argento’, come disse un giorno san Pietro allo storpio del tempio. Quello che ho, però, ve lo do volentieri. E cos’hai? mi chiederà qualcuno. Almeno il desiderio di ‘fare bene quel poco bene possibile’ (Beato don Baldo). Fino a quando il buon Dio, e i superiori, vorranno! Intanto, sempre ‘avanti col Cristo’, insieme”. g.s.
Lavori in corso al Castello
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osteranno 285.000 euro i lavori per sistemare la chiesa di Castello di Arzignano, come ci ha spiegato il parroco Vittorio Gnoato. Che succede alla chiesa? A causa delle scosse di terremoto che si sono verificate nella zona del veronese qualche mese fa, si è allargata una vecchia fessura. Si tratta di una frattura che risale a decenni fa, ma si è talmente allargata da rendere necessari questi lavori di manutenzione in più punti della struttura. Quando finiranno? Per la prima decade di febbraio 2014. Chi paga? La parrocchia, con l’aiuto di un’eredità: ci hanno lasciato un immobile che abbiamo venduto. Con il ricavato pagheremo una parte dei lavori. l.m.
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Il pallone è la mia vita gol di rapina che inviò con dedica alla sua Gianna, ai tempi in cui erano solo fidanzati, e lei illusa di poterlo avere presto tutto per sè (“così l’è fato” commenta oggi con un sorriso a metà strada tra amorosa comprensione e dolce rassegnazione). Storie di presidenti che chiesero cifre folli per trattenerlo in serie C, bruciandogli la chance della A con il Bologna. Ma soprattutto storie di gol, tanti, perchè il Ceo (il “piccolo” in trevigiano) aveva statura e confidenza con la porta alla Messi (“l’è dea me rassa”). Tanto che se lo ricordano bene, quando allenava ad Arzignano: “Mettevo i palloni in fila fuori area e chiamavo il portiere: un minuto dopo erano tutti dentro”, e se la ride. La sua prima squadra è in famiglia, con altri 6 fratelli maschi a spartirsi un po’ tutti i ruoli, e una pallina da tennis tra i piedi diventata nera sulla terra di un piccolo
di mario piotto
“N
o so bon far de manco”. Semplice e spiazzante - come quando giocava - Alessio Ferronato dribbla senza altre spiegazioni la nostra domanda, sul perchè a 85 anni abbia ancora voglia di prendere freddo su un campo di calcio. Lo giochiamo, per una volta, d’anticipo: non ci aspettava. Ma tanto lui è sempre pronto: scarpini ai piedi, e rigorosamente in tuta, oggi prepara i piccoli portieri del Kennedy, sul campo storico di Villaggio Giardino ad Arzignano. Una moglie a casa, che ha perso le speranze da tempo di trattenerlo, perchè quando vede un pallone lui subito si smarca e corre al campo. “La me vita xè li”. Ci racconta storie di fango, di maglie di lana, di istantanee in bianco e nero - come quella col
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quartiere di San Martino di Lupari, confini tra Padova e Treviso. La corsa c’è già, i centimetri meno “così ho appeso il manubrio di una vecchia bici al soffitto, a cui attaccarmi mentre i miei fratelli si aggrappavano alle mie
gambe per allungarmi”. Tutto inutile, come farsi prendere a pallonate sul petto “per allargare la cassa toracica”, ma poco importa perchè il Ceo ha piedi e testa che danno del “tu” al pallone. A 17 anni è in prima squadra con la Luparense, accarezza il professionismo, vince la classifica cannonieri di Promozione del ’48 - ’49 con 26 reti.
Nel ’51 trova lavoro alla Pellizzari di Arzignano, impiegato feriale e bomber festivo con il team aziendale, così prende moglie e bagagli, e arriva in valle in punta di tacchetti. Alla fine gioca per 23 anni di fila tra Tezze, Lonigo e ancora Luparense. Nel ’68 ha 40 anni, quando decide di cominciare ad allenare, arrivando a crescere i figli dei figli dei figli di chi lo ha conosciuto. Oggi lo chiamano Ceo anche i suoi ragazzi, appena più bas-
si di lui. Sembra un’anguilla mentre a bordo campo ci mima le movenze che insegna - destro, sinistro, testa - quando comincia a piovere. “Amo la pioggia: quelle sotto l’acqua sono le partite migliori”, dice senza scomporsi. Lo salutiamo che ormai è sera, il freddo si fa sentire e addosso ha solo la sua tuta. Declina l’offerta di un passaggio, e torna a casa di corsa (!). Veloce, Ceo, che Gianna ti aspetta e tu per colpa del pallone hai di nuovo fatto tardi.
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Nogarole convoca i “Saggi” di enrico corato
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ualche mese fa, il premier Enrico Letta ha nominato 35 “saggi” per riformare la Costituzione. Ma prima ancora che diventasse una moda nazionale, Nogarole ci aveva già pensato. Non sono 35, ma 12. Non vantano grandi titoli accademici o posizioni di prestigio, ma dimostrano grande disponibilità, notevole forza di volontà e amore per il proprio paese. Non hanno mezzi straordinari, solo la “baìla” e un giubbotto catarifrangente. “A causa del patto di stabilità e dei continui tagli, le risorse in mano al Comune vanno via via diminuendo – ci spiega il primo cittadino, Mario Negro Marcegaglia –. Con pochi dipendenti, la
salvaguardia e la tutela del nostro territorio sono un vero problema: data l’estensione del Comune, infatti, i punti su cui intervenire sono tanti, e i costi sono molto alti”. Ed è così che nasce l’idea.
“Abbiamo invitato alcune persone in pensione che avrebbero potuto dare una mano e 12 si sono rese disponibili: scherzando, li chiamiamo i “saggi” (ride, ndr). Hanno dovuto seguire un
corso sulla sicurezza e si sono sottoposti a visita medica, ed eccoli pronti! Quali sono i loro compiti? Si occupano ad esempio di sfalcio dell’erba, manutenzione del manto stradale sistemando le buche, pulizia delle cunette da foglie e detriti, rimozione di piante e rami sospesi pericolosi per la circolazione. Sono organizzati anche per il piano neve: per la pulizia delle strade c’è l’appalto, ma eravamo scoperti ad esempio per le scuole e la piazza, perciò se nevica interverranno ciascuno con il proprio ruolo. I “saggi” percepiscono un piccolo contributo simbolico. Abbiamo presentato un progetto e abbiamo dalla Regione un piccolo finanziamento di 15 mila euro che ci permette di affrontare la spesa”.
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Attenti al Pedone! di alessandra groppo
S
trade più sicure per tutti, specialmente per i pedoni: è questo uno degli obiettivi su cui sta lavorando l’amministrazione Macilotti in questi ultimi mesi del 2013. “Molti degli attraversamenti pedonali sulla provinciale – ci spiega l’assessore ai lavori pubblici Paolo Valdegamberi – sono privi delle necessarie protezioni e segnalazioni e non risultano, perciò, sicuri per i pedoni. Preso atto di questa problematica situazione, abbiamo in progetto, assieme ai Vigili urbani, a Vi.Abilità, l’azienda che gestisce la rete stradale della provincia di Vicenza, e a FTV, azienda di trasporti pubblici vicentina, una serie di interventi con l’obiettivo di dare ai cittadini un numero adeguato di attraversamenti pedonali sicuri e protetti.” Di che interventi stiamo parlando? Sono otto attraversamenti pedonali che saranno creati o sistemati per consentire ai pedoni di attraversare in tutta sicurezza la nostra provinciale. Sei di questi nuovi attraversamenti pedonali avranno l’isola salva-pedone che permette ai pedoni di attraversare una corsia alla volta, mentre gli altri due saranno completati con il semaforo a chiamata. Tutti e otto gli attraversamenti pedonali, inoltre, saranno illuminati con lampioni a luce bianca, diversi da quelli a luce gialla già presenti lungo la provinciale, così gli automobilisti potranno identificare immediatamente le zone pedonali anche nelle ore di buio. Quando inizieranno i lavori? I lavori veri e propri inizieranno nei primi mesi del 2014. Ci terrei a precisare, però, che non saranno presenti otto cantieri contemporaneamente ma che chiuderemo ogni progetto singolarmente, così da creare meno disagi anche per gli automobilisti.
Zona ex Locanda Attraversamento con semaforo a chiamata. In entrambi i lati della strada le strisce pedonali saranno poste in modo tale che i pedoni attraversino dietro alla corriera dalla quale sono scesi.
Zona ponte di Grumello Tre nuovi attraversamenti con isola salva-pedone in corrispondenza della zona commerciale, del ponte vero e proprio e qualche metro prima della collocazione dell’attuale attraversamento pedonale che risulta poco visibile.
Zona stadio Attraversamento con isola salva-pedone.
Zona pace Attraversamento con semaforo a chiamata. In entrambi i lati della strada le strisce pedonali saranno poste in modo tale che i pedoni attraversino dietro alla corriera dalla quale sono scesi. Attraversamento con isola salva-pedone in corrispondenza del ponte pedonale che porta in zona Pieve.
Zona stazione Il nuovo attraversamento con isola salva-pedone, che sarà posto di fronte alla stazione, eviterà di attraversare tre corsie stradali come quello attuale.
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10 anni di Sondelaite di alessandra groppo
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ato da una semplice ma geniale idea di un gruppo di amici uniti dalla passione per il canto e dal profondo amore per la nostra valle, la montagna e la musica di Bepi De Marzi, il gruppo corale Sondelaite festeggia quest’anno i suoi primi dieci anni di attività. “È trascorso un decennio dalla prima prova del 2002 e dal primissimo concerto dell’aprile del 2003 – ci spiega il presidente del coro Matteo Pieropan – e in questo tempo il gruppo è cresciuto e maturato molto, tanto che oggi è composto da ben 27 coristi (maschi e femmine) divisi in quattro voci e diretti da Cristina Marchesini.” Da dove arriva il nome Sondelaite?
Sondelaite significa “pendio assolato” ed è un nome che viene dall’antica lingua dei Cimbri. Come mai abbiamo scelto un nome così antico? La risposta è molto semplice: cantiamo la nostra valle, la sua gente laborio-
sa, i luoghi, le contrade e la natura di una terra ricca di verde, di sorgenti e di tradizioni. Che tipi di canti eseguite? Nel nostro repertorio ci sono soprat-
tutto le composizioni del maestro Bepi De Marzi, ma anche altri canti di ispirazione popolare e un piccolo repertorio di canti liturgici per l’animazione delle celebrazioni. Facciamo circa 10-15 concerti l’anno, tutti nella nostra vallata, ma negli anni abbiamo proposto anche molte serate con approfondimenti culturali per recuperare e valorizzare le tradizioni della nostra splendida vallata. I prossimi concerti? Il 21 dicembre saremo a Chiampo con la rassegna dei cori “La valle canta Betlemme”, ideata da noi, mentre il primo appuntamento del 2014 è fissato per il 22 marzo quando, in teatro comunale a Chiampo, si terrà “Filò cantando”.
Ricordi scolpiti U
n monumento al Vajont nel giardino di casa. L’idea è venuta a Luca Nardi, alpino soccorritore chiampese che, cinquant’anni fa, si ritrovò con i compagni della 64^ compagnia del battaglione Feltre a recuperare le salme trascinate dalla corrente a Ponte delle Alpi e a Longarone. “Ricordo benissimo quella notte infernale – racconta l’alpino -. Eravamo ad Agordo per un allenamento di pattuglia notturna e all’improvviso suonò l’allarme. Senza avere il tempo di capire cos’era successo, ci siamo ritrovati armati di badile e picconi a scavare nel fango e nelle macerie per recuperare i cadaveri trascinati dalla corrente. La prima notte abbiamo
prestato soccorso a Ponte delle Alpi e poi ci siamo spostati a Longarone dove abbiamo lavorato per una quarantina di giorni in mezzo al fango, ai cadaveri e a tanta disperazione. Un’esperienza così devastante lascia una ferita profonda dentro di te ed è impossibile dimenticare.” Com’è nata l’idea del monumento? Ho sempre voluto costruirmi un ricordo di questa esperienza. Qualche anno fa, in una cava a Campofontana, ho visto un masso che riprendeva le stesse forme della diga del Vajont ed ho insistito tanto per averlo. Quest’anno, in occasione del 50° anniversario del disastro, ho scolpito la sommità del masso, l’ho fatto sabbiare e, con l’aiuto degli amici Corriere Vicentino |
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alpini, ho innalzato questo piccolo monumento casalingo che assomiglia molto alla diga del Vajont e che quotidianamente mi riporta a quella tragica esperienza vissuta quand’ero appena ventenne. Ho voluto aggiungere anche l’alza bandiera, così ogni 9 ottobre, anniversario del disastro del Vajont, posso alzare il tricolore come segno di rispetto e preghiera verso tutte le vittime di questa tragedia. a.g.
Per riscoprire le diversità del territorio italiano Il Girasole è stato il primo negozio di prodotti biologici a Chiampo e, dopo 13 anni di esperienza, si presenta con una nuova “rivoluzione”. Oltre al potenziamento del biologico, strizza l’occhio alla nuova tendenza alimentare del km 0 con l’introduzione di nuovi prodotti e servizi.
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Coobranding
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montecchio
Castelli in salsa colombiana di francesco meneghini
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i si può trovare la bruschetta Romeo, ma anche la bruschetta Giulietta. No, non siamo in un ristorante nel centro di Verona, ma in un localino di Barranquilla, città di circa due milioni e mezzo di abitanti nella costa settentrionale della Colombia. Il gestore è un 45enne di Montecchio Maggiore, Davide Pretto, che ha voluto chiamare il suo ristorante “Montecchi e Capuleti”: un omaggio e una dichiarazione d’amore per la sua terra e, allo stesso tempo, uno straordinario veicolo di promozione turistica. Eh sì, perché gli ospiti, in prevalenza Colombiani, grazie ai racconti di Pretto scoprono che la storia di Giulietta e Romeo è stata scritta per la prima volta da Jacopo Da Porto e che l’autore avrebbe tratto ispirazione dalle nobili famiglie che abitavano i due castelli che dominano Montecchio Maggiore. Giulietta e Romeo, insomma, non sono patrimonio soltanto di Verona, ma anche della città castellana. Lo testimonia pure un piatto raffigurante i due castelli donato a Pretto dall’Amministrazione comunale di Montecchio nel corso di una sua recente visita ai famigliari. Quel piatto fa ora bella mostra di sé all’interno della bruschetteria, che tra l’altro è l’unica dell’intera Colombia. “La mia avventura all’estero – spiega Pretto, diplomato alla scuola alberghiera di Recoaro – è iniziata nel 1993 con l’apertura di alcune gelaterie. Poi, nel 2009, il desiderio di aprire un ristorante che avesse qualcosa di unico ed è lì che è nata l’idea della bruschetteria, subito apprezzata dai Colombiani. L’aspetto del locale è medievale, sui menù e sui biglietti da visita campeggia il leone di San Marco e continuo a raccogliere materiale da esporre per testimoniare le mie origini e la bellezza del territorio in
cui sono nato e cresciuto”. Insomma, il ristorante “Montecchi e Capuleti” rappresenta un traino turistico per Montecchio e per il Veneto, tanto che è stato citato anche nella pagina facebook del consolato italiano di Barranquilla. E l’avvenCorriere Vicentino |
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tura di Pretto potrebbe non fermarsi qui, perché, spiega, “c’è l’intenzione di aprire un’altra bruschetteria con lo stesso nome, magari nella località balneare di Cartagena”: forse sta per nascere una catena di ristorazione tutta “made in Montecchio”.
montecchio
Città europea dello sport
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eno di un anno fa la grande notizia: la nomina di Montecchio Maggiore nella rete Aces, con il riconoscimento del titolo di Città Europea dello Sport 2014. Adesso l’investutura ufficiale con la bandiera stellata ricevuta a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, durante la cerimonia degli Aces Europe Awards. Come si è arrivati a questo riconoscimento? Sono stati i numeri a convincere la delegazione di Aces Europe, giunta in visita nel settembre 2012. A cominciare da quelli relativi agli impianti: 9 palestre, 8 campi da calcio, 5 campi da tennis, 2 piastre polifunzionali, 2 piscine, ai quali si aggiungono un pattinodromo, una parete di roccia, una
pista di atletica, una struttura di atletica indoor, una pedana di tiro con l’arco, il campo da beach volley. Ci sono inoltre 60 realtà sportive ricono-
sciute, destinatarie di più di 500 mila euro in contributi erogati dall’Amministrazione; alla cifra vanno poi aggiunti i fondi per i nuovi impianti e la
manutenzione degli esistenti. La delegazione di Montecchio Maggiore era composta dal sindaco Milena Cecchetto e dal vicesindaco e assessore allo sport Gianluca Peripoli; con loro, gli assessori Livio Merlo e Loris Crocco, il consigliere Emanuele Festival, il consigliere Roberto Pellizzaro e il segretario Costanzo Bonsanto. “Siamo partiti consapevoli che questo è un premio per il nostro lavoro, ma in un certo senso anche un carico di responsabilità - spiega Milena Cecchetto -. L’Europa ha visto di cosa siamo stati capaci e ha creduto in noi: a noi adesso spetta non solo continuare, ma pure crescere ulteriormente. Questa sarà la vera sfida”. m.p.
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montecchio Verde
La città si fa sempre più verde
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23 nuovi alberi per i 106 nuovi nati a Montecchio Maggiore nel primo semestre 2013. La città si fa sempre più verde, grazie al programma di piantumazioni che è stato adottato dall’Amministrazione comunale e che sarà portato a compimento nelle prossime settimane.
Il piano è stato comunicato durante la “Giornata nazionale dell’albero”, che ha visto protagonisti i bambini delle elementari. Gli alunni hanno visitato il bosco urbano creato per l’occasione sul sagrato del Duomo e, di fronte al sindaco Cecchetto e all’assessore Trapula, hanno recitato poesie e cantato canzoni dedicate all’ambiente.
Sociale
Una piazzetta per i diritti dell’infanzia
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area pubblica adibita a parcheggio situata tra via Sardegna e via Pieve si chiama ora Piazzetta dei Diritti dell’Infanzia. L’intitolazione è avvenuta in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il Comune ha abbracciato l’idea proposta dall’Asso-
ciazione Joseph Onlus, che gestisce la casa famiglia ubicata proprio di fronte alla piazzetta. Il luogo non è stato dunque scelto a caso, perchè la casa famiglia Joseph ha proprio lo scopo di accogliere minori che si trovano in situazioni di disagio e di offrire loro il modello familiare come luogo privilegiato di crescita.
montecchio Commercio
Teatro
Natale
Il km zero diventa stabile
Al via la stagione 2013/2014
Babbo Natale alle Priare
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l mercato agricolo di Piazza Carli diventa stabile. Visto il notevole successo dell’iniziativa, con oltre 500 clienti per ogni giorno di mercato, il Comune ha deciso infatti di concludere la sperimentazione. L’istituzione definitiva del mercato, aperto il mercoledì dalle 15,30 alle 19,30, avverrà tramite un atto deliberativo del Consiglio Comunale. L’Amministrazione comunale, in collaborazione con Campagna Amica, conta di allargare l’offerta, coinvolgendo categorie merceologiche che attualmente non sono presenti. I produttori interessati possono contattare l’ufficio commercio del Comune allo 0444 705777.
l grande teatro sbarca a Montecchio con la rassegna 2013/2014 al teatro S. Antonio. Fino ad aprile sono sette gli appuntamenti in cartellone, tra cui la “Cavalleria rusticana”, proposta fuori abbonamento dall’orchestra e il coro dell’Accademia del Concerto. La rassegna, organizzata dal Comune e da Arteven, si preannuncia di successo, perché la quasi totalità dei vecchi abbonamenti è già stata rinnovata. Biglietti: platea euro 13,00; ridotti e galleria euro 10,00. Cavalleria rusticana (fuori abbonamento): platea euro 15,00 – ridotto e galleria euro 12,00. Prevendite: Ufficio Cultura del Comune dal lunedì al venerdì 9.00 – 12.30, lunedì 15.00 – 19.00; online (con diritto di prevendita) su www. arteven.it e www.vivaticket.it e nei punti vendita del circuito vivaticket by charta.
abbo Natale dove sta preparando i regali per tutti i bambini? Alle Priare di Montecchio Maggiore, un luogo sotterraneo magico e fiabesco, che può essere visitato nei tre weekend prenatalizi di dicembre; un viaggio tra gnomi ed elfi, attraversando il bosco incantato e la
fabbrica dei giocattoli, fino ad incontrare il Grinch e Babbo Natale. È consigliata la prenotazione, telefonando al n. 0444 705737. Biglietti: 6 euro gli adulti, 4 euro tra i 3 e i 13 anni. Parte dell’incasso sarà devoluto all’Associazione Joseph Onlus di Montecchio Maggiore.
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zermeghedo
Verso l’unione di mario piotto
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appuntamento dei piccoli Comuni, quelli con meno di 5000 abitanti, con la gestione associata delle funzioni fondamentali è slittato al 1 luglio 2014. Zermeghedo, Montorso, Gambellara e Montebello si sono comunque mossi con una serie di incontri per dare inizio al percorso e non farsi trovare impreparati. Non solo, Zermeghedo ha portato in Consiglio comunale
un atto di intenti relativo alla condivisione dei servizi e funzioni con gli altri tre comuni. “Ben venga la proroga che ci dà il tempo di lavorare in questa direzione – spiega il sindaco di Zermeghedo Giuseppe Castaman - ma in questo momento di difficoltà finanziaria per le autonomie locali è sempre più importante l’individuazione di dimensioni territoriali ottimali e di iniziative di sviluppo integrato.
Per ora il nostro è solo un atto di indirizzo politico; la strada è tutta tecnicamente da costruire e richiederà la costituzione di un gruppo di lavoro formato da amministrazioni, segretari comunali e responsabili degli uffici”. “Per noi la condivisione dei servizi non è un obbligo - sottilinea Fabio Cisco, Sindaco di Montebello Vicentino - perché Montebello supera i 5.000 abitanti. Sono però convinto che alcune funzioni debbano essere messe insieme in un’ottica di risparmio. Ecco perché anche noi porteremo in Consiglio comunale la lettera d’intenti”. “Pure noi porteremo l’atto in Consiglio comunale - afferma Diego Zaffari, Sindaco di Montorso Vicentino - ma tra qualche settimana, visto che il Governo ha concesso la proroga. Avremo dunque più tempo per esaminare i dettagli della questione”. “Questo progetto di condivisione dei servizi - conclude Michela DorO, Sindaco di Gambellara - è un po’ il proseguimento del percorso iniziato con il PATI. Ci vorrà sicuramente del tempo, ma il processo avviato è importante e dovrà essere portato a termine dagli amministratori che verranno dopo di noi”.
montorso
Passione camper di francesco meneghini
P
iù turismo a Montorso e nella Valle del Chiampo grazie ad una nuova area di sosta per camper in fase di realizzazione in via Villa. È il frutto dell’adesione dell’Amministrazione comunale ai Progetti Integrati d’Area – Rurali, un piano di finanziamenti europei e regionali che ha permesso di ottenere 50 mila euro da utilizzare per la promozione turistica del territorio. La nuova area di sosta, che sarà costituita da tre posti per i camper, undici per le auto e postazioni per l’allacciamento alla rete idrica ed elettrica e agli scarichi fognari, troverà spazio accanto all’attuale parcheggio limitrofo alle scuole medie e all’area sportiva e verrà ultimata entro Natale. Nei piani dell’Amministrazione, l’area per i camper fungerà da punto logistico e di partenza per visite turistiche ed escursioni a Montorso e dintorni: non solo mete culturali come Villa Da Porto, ma anche percorsi in mountain bike o a piedi lungo la rete dei sentieri sulle colline della Valle del Chiampo.
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montorso
gambellara
La storia Vin Santo Segreto in foto di guido gasparin
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dodici anni dalla pubblicazione di “Caro vecio paese mio”, un nuovo volume firmato Candido Lucato e Francesco Mezzaro fotografa il passato di Montorso Vicentino. Si intitola “Montorso amore mio” ed è costituito da una lunga raccolta di scatti fotografici che raccontano le trasformazioni urbanistiche del paese, le storie imprenditoriali, le figure dei sindaci, dei sacerdoti e degli artisti, la fame, le guerre, la vita famigliare e di paese.
di mario piotto
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“Si potrebbe dire che il libro è un’opera corale – spiega Candido Lucato – perché il materiale non proviene soltanto dagli archivi parrocchiali e delle associazioni, ma anche da molte famiglie”. “Montorso amore mio”, presentato al pubblico il 6 dicembre al teatro parrocchiale, è composto da una raccolta di centinaia di foto dagli inizi del Novecento fino ad oggi. Una preziosa testimonianza storica; ora tutti attendono il terzo capitolo…
iù efficace sì, perchè questa è la sostanza. Ma ditelo sottovoce, questo aggettivo, se state parlando di Vin Santo di Gambellara e del suo processo produttivo, rivoluzionato dalle nuove scoperte scientifiche di settore. Perchè il rischio è quello di accostare a logiche industriali quella che invece rimane un’arte fatta di passione, colore, territorio e pazienza. La stessa pazienza servita al dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Ve-
rona nel condurre quasi dieci anni di sperimentazione, per dare un perchè alle criticità spesso incontrate nel loro lavoro dai molti produttori delle nostre terre. “Succede di frequente che il processo di fermentazione non si inneschi come dovrebbe. Il mosto non parte, o la reazione si interrompe, oppure si produce molto acido volatile. Le ricerche stanno andando nella direzione di risolvere questi problemi”. A spiegarcelo è Nicola Menti, 26 anni, produttore di Selva di Mon-
tebello, studioso e soprattutto anima del comitato Sapore di Vin Santo, l’iniziativa nata per dare futuro alla strada tracciata dalla scienza. “I fondi del finanziamento per il Vin Santo sono finiti, ma per non vanificare quanto fatto fino a oggi noi, gruppo di giovani produttori, abbiamo creato Sapore di Vin Santo, una serie di eventi di promozione e marketing per rilanciare un prodotto che è fiore all’occhiello delle denominazioni del nostro territorio”. Indubbio il valore della sperimentazione, sulla quale sono state discusse quattro tesi di laurea, e che ha dato risultati unici, come la scoperta già confermata dalla comunità scientifica che alla produzione del Vin Santo di Gambellara contribuisce un lievito autoctono nuovo. Il nome è quasi impronunciabile, Zygosaccharomyces gambellarensis, ma si sa che c’è e che lavora, e tanto basta. Da qui gli sviluppi potrebbero essere infiniti, tanto da condurre Gambellara e il suo vino ben oltre i confini in cui oggi è apprezzato. “Abbiamo pensato a un tour promozionale con 10 tappe nelle province del Veneto nei primi mesi del prossimo anno. Parleremo di risultati, territorio, e futuro. Ma soprattutto brinderemo con dell’ottimo vino”.
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brendola
I nuovi fanno il punto di Francesco meneghini
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l 26 e 27 maggio di quest’anno si sono tenute le elezioni comunali, che hanno visto a Brendola la riconferma del sindaco uscente Renato Ceron. In giunta, assieme ad alcuni veterani della precedente tornata amministrativa, sono entrati due nuovi assessori: Silvano Vignaga, già consigliere nella passata amministrazione, ha raccolto le deleghe ai lavori pubblici e manutenzioni, mentre Guido Zilli, assessore esterno in quota PD, è delegato al bilancio e tributi. Li abbiamo intervistati per un primo, piccolo bilancio sull’attività amministrativa, a 7 mesi dalle elezioni. Come procede la vostra esperienza nell’amministrazione? Guido Zilli: È un’esperienza di crescita umana e coinvolgimento fattivo, non esente da tensioni ma nel complesso molto costruttiva. Silvano Vignaga: Procede bene, anche grazie all’esperienza maturata nella precedente amministrazione Ceron come consigliere, collaborando in alcuni progetti con l’assessore
che mi ha preceduto. A quali progetti/interventi vi siete dedicati di più negli ultimi mesi? Z: L’attenzione si è concentrata immediatamente sull’approvazione del bilancio previsionale 2013, approvazione non facile alla luce di un calo atteso delle entrate di oltre 300.000 euro. L’Amministrazione comunale ha tuttavia cercato di preservare le spese afferenti le funzioni sociali, sicurezza, istruSilvano zione pubblica e cultura. Vignaga V: Abbiamo portato a termine il palazzetto dello sport e la rotonda di via Orna e ora ci stiamo occupando del campo da bocce e della nuova strada d’accesso alle aree sportive e scolastiche nel capoluogo. I principali obiettivi entro Guido la fine del manZilli dato? Z: Vorrei lasciare un Comune in buone condizioni di equilibrio economico-finanziario. È fondamentale. Spero poi che l’assessorato non assuma un profilo
eccessivamente tecnico, avulso dal contesto sociale di Brendola. V: Era mia intenzione inserire come obiettivi da raggiungere entro la fine del mio mandato il completamento del polo sportivo, l’ampliamento del centro sociale, terminare la ristrutturazione della Rocca dei Vescovi e tutte quelle opere pronte alla cantierizzazione previste dalla precedente amministrazione, ma a fronte di alcune problematiche emerse in quest’ultimo periodo nel campo della scuola ho dovuto modificare il piano delle priorità delle opere pubbliche. Com’è il clima di collaborazione con gli altri membri della Giunta? Z: Stima e rispetto reciproci uniscono i componenti della Giunta. Sono alla base di un rapporto leale, di trasparenza nelle relazioni e nell’espressione delle idee. V: Con i miei colleghi c’è un ottimo rapporto già dal primo giorno d’insediamento. Benché si operi con autonomia, ognuno di noi espone e coinvolge tutta la Giunta nelle scelte quotidiane e nei progetti importanti cui sta lavorando.
La musica debutta al Palazzetto con i Carmina Burana
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ecine di musicisti e coristi, vestiti di tutto punto, che si esibiscono nel solenne capolavoro “Carmina Burana” di Orff… in mezzo a due canestri da basket! È questa la situazione surreale (ma non per questo meno suggestiva) alla quale hanno assistito circa 450 spettatori nel nuovo palazzetto dello sport di Brendola, che è stato così collaudato per ospitare eventi culturali e musicali. La serata si è svolta lunedì 11 novembre, ad ingresso gratuito, quando l’associazione musicale “I Musici di Santa Cecilia” si è esibita in una prova generale, anticipando la rappresentazione ufficiale, che si è tenuta il giorno seguente al Teatro Camploy di Verona. f.m. Corriere Vicentino |
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lonigo
I leoniceni cosa dicono? di lino zonin
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he fare dell’ex caffè Borsa, come utilizzare l’enorme metratura di quello spazio per restituire alla città uno dei suoi luoghi storici, è materia di dibattito politico da quasi dieci anni. I vari amministratori pubblici si sono cimentati su questo esercizio senza giungere finora a niente di definitivo. Esiste un progetto approvato da tempo che richiede un investimento di 800 mila euro per rimettere in sesto l’intero edificio. La crisi economica, i vincoli del patto di stabilità e la cronica indecisione dei politici hanno creato una situazione di stallo dalla quale non si sa come uscire. Nel frattempo i cittadini esercitano il sacrosanto diritto di dire la loro e di proporre soluzioni, nella speranza che qualcosa, dal palazzo, si muova.
COM’ERA E DOV’ERA “Il Borsa è sempre stato un bar e così deve tornare ad essere – è l’opinione di Carlo Alberto Panarotto –. Bisogna incentivare l’attività del futuro gestore con delle condizioni di uso favorevoli, giocando sul numero di anni della concessione. Se viene diretto da un’impresa a conduzione famigliare, può dare buoni introiti, con soddisfazione di chi manda avanti l’attività e, soprattutto, di chi vorrebbe che il Borsa tornasse ad animare la piazza”. La pensa più o meno così anche Aldo Levantini: “Sento tanto parlare di
soldi che non ci sono ma questa non è una scusa che tiene. Ai miei tempi si faceva un mutuo e poi piano piano lo si pagava. Con quei soldi presi in prestito si può sistemare lo stabile e attrezzarlo per restituire alla città il suo locale più importante. A Este c’era una situazione del genere in un edificio storico del centro: dopo qualche anno di chiusura è stato rimesso a posto e tutto è tornato come prima. Solo bar, però, niente ristorante o altre diavolerie”. LARGO AL CAMBIAMENTO “Con i tempi che corrono un gestore italiano non lo si troverà mai - pronostica Valter Tognoni -. I soli che hanno le risorse necessarie per rilanciare il Borsa sono i cinesi. Io non mi formalizzerei tanto e affiderei a loro le sorti del bar, come ormai avviene, senza alcun problema, in tante altre città. Chissà che loro non riescano a usare la terrazza che si affaccia su piazza IV Novembre, uno spazio meraviglioso che una volta era di pertinenza del Borsa e che ora è abbandonato.” Più drastico il parere di Claudio Tagliaferro: “Difficile al giorno d’oggi mandare avanti un bar di quelle dimensioni, anche perché la concorrenza in città è tanta. Meglio ricavare lo spazio per un locale pubblico più ridotto e adibire gli altri locali a un uso diverso, tipo negozi o uffici. L’ex gelateria, ad esempio, potrebbe ospitare l’edicola che ora si trova lì vicino, sotto i portici. Sarebbe l’occasione
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per liberare la prospettiva del loggiato, magari togliendo anche quelle orrende bacheche appesa al muro.” Ancora più drastica la soluzione proposta da Antonio Bottegal: “Niente bar, ma un maxi centro culturale con biblioteca, sala civica, luoghi per mostre e piccole esibizioni. Al piano terra, un piccolo buffet da aprire solo per le occasioni ufficiali. Il palazzotto più a sud potrebbe accogliere gli sportelli comunali più frequentati, approfittando del fatto che si trova al piano terra. E di sopra, due appartamenti da assegnare al comandante dei Carabinieri e a quello dei Vigili. Così non ci saranno più schiamazzi in piazza”.
lonigo
Petizione per i dossi di stefano canola
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otto l’albero di Natale, il sindaco Boschetto troverà una letterina in arrivo da Madonna. I genitori della scuola dell’infanzia parrocchiale “Zaffonato” hanno promosso una petizione per “chiedere un tempestivo intervento da parte del Comune” e “l’applicazione di dissuasori di velocità nelle vicinanze della scuola”, nonché l’individuazione “di uno spazio adibito a parcheggio per la sosta temporanea delle auto.” “Ci sono già più di 160 firme in calce alla petizione e la raccolta non è ancora terminata – spiega Paola Falcone. – Hanno sottoscritto il nostro appello
anche persone che non hanno i figli qui, ma si rendono conto della pericolosità della situazione. L’ho provato sulla mia pelle, qualche settimana fa: attraversando la strada col bimbo più piccolo nel passeggino, sono stata sfiorata da una
macchina in corsa”. Dell’arteria che collega Lonigo a San Bonifacio e taglia in due la frazione si è parlato molto in passato, ma fatto poco. Scarsamente visibili i limiti di velocità, ampiamente superati in ogni ora del
giorno da teppisti su quattro ruote che sfrecciano a tutta tra asilo, negozi, bar e scuola primaria. Qualche km più a ovest, a Lobbia e Prova, ci sono dossi, semafori lampeggianti e autovelox fissi: forse che in provincia di Verona si può e da questa parte no? “Non vogliamo aspettare che succeda un incidente a un piccolo o a un genitore perché si trovi una soluzione – continua la promotrice dell’iniziativa. – La sicurezza dei nostri bambini è un dovere e una priorità per le istituzioni pubbliche”. A Madonna attendono risposte e sono fiduciosi di ottenerle. Altrimenti, le mamme potrebbero scendere sul sentiero di guerra, con iniziative di protesta anche clamorose.
Lavori verso la fine di silvia maron
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uovo abito per la casa della gioventù. Il parroco don Vittorio Montagna ci racconta di come stanno procedendo i lavori al Centro Giovanile. “Si sta concludendo il secondo stralcio consistente nella pulitura della facciata nord, il ripristino degli intonaci degradati, la sostituzione dei pluviali e la tinteggiatura. Il primo stralcio, ben più consistente, aveva riguardato l’interno del Centro Giovanile: rifacimento completo dell’impianto elettrico e di riscaldamento, ritinteggiatura, arredo. Il terzo (ripristino della facciata principale) sarà eseguito il prossimo anno”.
Quale è stata la spesa complessiva e come siete riusciti a farvi fronte? Per i due stralci finora eseguiti la spesa è stata di circa 400.000 euro, che siamo riusciti a pagare quasi del tutto grazie ai depositi-prestiti e alle offerte da parte dei parrocchiani e a un lascito. Occorre aggiungere che nel frattempo ci siamo trovati a fronteggiare anche altri lavori al Duomo, alla Chiesa Vecchia e
soprattutto alla “Casetta” dove ha sede il Centro di Aiuto alla Vita, per una spesa complessiva di circa 80.000 euro. Il Centro Giovanile non ospita più l’Ipsia Sartori. Qual è l’attuale utilizzo dello stabile? Vi sono le normali attività della parrocchia: catechismo, ACR, gruppi giovanile, Associazioni e Movimenti ecclesiali; il Centro è inoltre a disposizione per riunioni di condominio, feste di compleanno, corsi vari… Da un paio di mesi è funzionante ogni pomeriggio un doposcuola con ben cinque gruppi di ragazzi, per lo più di famiglie immigrate. Per le mattinate non vi sono finora né richieste né proposte. Ma confidiamo.
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Cavaliere e allevatore modello e il salto in libertà dei giovani animali. Nel 2012 Basilea, che avevamo venduto da pochi giorni in Sicilia, ha vinto il primo premio per la circoscrizione sud Italia, partecipando quindi alla finale in Fiera Cavalli a Verona. È anche questa un’attività imprenditoriale? L’abbiamo fatto in primo luogo per dare formalità ad una passione. Non è una fonte di reddito, ma si mantiene da sola. Abbiamo sempre puntato sulla qualità e grazie ai risultati ottenuti fin da subito, con Corfù e i suoi fratelli, spesso i puledri sono prenotati ancora in pancia della madre: a sei mesi, appena svezzati, possono valere dai 5 ai 10
di stefano canola
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i sono cavalieri e ci sono allevatori di cavalli. In maniera insolita a Marco Golin, imprenditore leoniceno di 36 anni, piace giocare entrambi i ruoli. Da dove nasce la passione? Arriva in famiglia con mio padre Renzo (con cui Marco collabora nella gestione della società industriale WTK, che produce componenti per la refrigerazione, ndr). A 25 anni acquistò il suo primo esemplare e da allora i cavalli da noi non sono più mancati. Intraprese l’attività agonistica che trasmise a me nel 1987, quando avevo 10 anni. A quel tempo ero in sella già da diverse stagioni. Non sono mancati i risultati… Nel 1996 ho conquistato il settimo posto ai campionati italiani juniores di secondo grado, l’autorizzazione più alta del salto ad ostacoli. Da lì si può gareggiare
con i professionisti e all’estero. Non mi è riuscito il gran salto, ma tuttora affronto impegni a livello nazionale, nelle categorie più importanti. Una gara al mese: l’ideale sarebbe a settimane alterne, ma almeno riesco ad allenarmi quotidianamente nel campo allestito dietro casa. E l’allevamento? Il colpo gobbo l’abbiamo fatto con Corfù, il primo nato nel 2004. Nel 2010 si è classificato come il settimo cavallo italiano della sua età e mi accompagna ancora nelle competizioni. Anche questa è stata un’idea di mio padre, che ha portato all’avvio di un piccolo allevamento collegato all’azienda agricola San Mattia, di cui sono titolare. Partimmo con tre fattrici selezionate, delle migliori genealogie europee. Qualche altro squillo, dopo Corfù? Diversi buoni piazzamenti nelle rassegne dove si esaminano la morfologia, il
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mila euro. Ne nascono due o tre all’anno, dopo 11 mesi di gestazione. Si sente la crisi? Fino al 2012 no, ma quest’anno batte. Molti allevatori propongono all’estero, dove il mercato ha tenuto meglio: cosa impensabile fino a qualche stagione fa. Noi abbiamo attivato una collaborazione con altri allevamenti per avere più forza nelle trattative con gli stallonieri in Belgio, Germania e Olanda.
le facciamo di tutti i colori
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LONIGO
Lo spettacolo continua di Nicoletta Mai
U
na passione per il teatro che è sfociata in un libro. “Lo spettacolo continua” raccoglie le recensioni scritte da Lino Zonin dopo aver assistito ai diversi spettacoli che hanno animato le stagioni del Comunale nell’ultimo decennio. Un libro che ha dunque un indiscusso valore storico, a cui contribuiscono le immagini di Ennio Sterchele che con la sua macchina fotografica ha saputo fissare i momenti più emozionanti. Il teatro è per Zonin innanzitutto una questione di cuore. “Quando ho conosciuto mia moglie – racconta – lei faceva parte di una compagnia amatoriale e così anch’io ho provato a calcare il palcoscenico, ma con esiti disastrosi. La passione invece è rimasta, solo che ho preferito viverla e coltivarla da spettatore”.
Qual è, per lei, la magia del teatro? Quando si spengono le luci e gli attori cominciano a parlare, si cambia davvero dimensione. I testi teatrali hanno un grande fascino, sono una metafora della vita e sono in grado di farci rivivere emozioni di ogni genere. Non dimentichiamo poi che il teatro ci offre uno spettacolo che da sempre è in 3D, senza bisogno di indossare strani occhialini… Il Comunale è un punto fermo per la vita culturale di Lonigo. Qual è il bilancio di quest’ultimo decennio? Ad ogni stagione rimango positivamente stupito che il teatro continui la sua attività, considerato il costo di oltre cento mila euro l’anno. Eppure, in tutti questi anni, nessuna amministrazione l’ha mai messo in dubbio e si è sempre riusciti a proporre stagioni eccellenti, con nomi di grande richiamo in cartellone. Un ricordo tra i più significativi di
LONIGO questi dieci anni? Senza dubbio l’incontro con Francesco De Gregori, per me un mito ma praticamente impossibile da avvicinare. Dopo due ore di canzoni indimenticabili, mi apposto davanti ai camerini per cercare di intervistarlo ma non c’è niente da fare. Il Principe non vuole vedere nessuno, e men che meno i giornalisti. Potrebbe fare un’eccezione per un saluto al sindaco. Ecco allora che mi viene il lampo di genio. Mi fingo primo cittadino e riesco a strappargli l’autografo e i complimenti per il “mio” teatro. Si sa la fortuna aiuta gli audaci... La fortuna però non mi ha assistito con Manuela Arcuri. Dopo lo spettacolo la statuaria attrice si è praticamente volatizzata, rapita dal principe nerazzurro Francesco Coco che se l’è portata via a bordo della Porsche…
Due momenti al Comunale: Manuela Arcuri e Francesco De Gregori; nella pagina accanto Lino Zonin mentre intervista Giovanni Allevi.
Lino Zonin ha scritto un nuovo libro, che verrà presentato giovedì 12 dicembre, alle 21, nell’aula magna della biblioteca civica “Giovanni Lovato”. Si intitola “Mamaimegadà” e raccoglie storie e fatti, aneddoti e ricordi della vita che si svolgeva anni fa a Lonigo nel quartiere del Circolo.
APERTO DOMENICA dalle 15.00 alle 19.00
lonigo Cronaca
Fiera
L’immagine simbolo della prossima fiera
S
arà di Stefania Magnabosco l’immagine simbolo della prossima fiera di Lonigo. La pittrice leonicena si è aggiudicata l’importante esclusiva vincendo il concorso indetto come ogni anno dalla Pro Loco e conclusosi domenica scorsa. Un’impresa che le era già riu-
scita due anni fa. Il quadro mostra un panorama fantastico di Lonigo visto dalla serliana della Rocca Pisana. Una signora, languidamente seduta sulla balconata e vestita di bianco e di azzurro – i colori della città - ammira i monumenti leoniceni tra i quali si snoda un corteo di cavalli e di carrozze, altro richiamo all’attrazione principale dell’antica fiera equina. Un rigoglioso tralcio di vite che si abbarbica alle colonne della loggia rappresenta la vocazione vinicola della città. L’immagine verrà riprodotta nella cartolina che come ogni anno la Pro Lonigo pubblicherà in occasione della fiera. l.z.
Assalto al bancomat
A
Lonigo l’attività della malavita si fa sempre più intraprendente. L’ultimo colpo clamoroso è stato sferrato al bancomat Unicredit che si trova all’entrata del supermercato Simply di viale della Vittoria. Nella notte, una fortissima esplosione, sentita a centinaia di metri di distanza, ha distrutto l’apparecchiatura di erogazione del contante, danneggiato la superficie di vendita e spaventato i residenti. Una escalation preoccupante, a fronte della quale il sindaco Giuseppe Boschetto ha chiesto alle forze dell’ordine di intensificare il presidio del territorio. l.z.
Associazioni
L’Arma di Cavalleria torna a Lonigo
D
omenica 17 novembre si è tenuta a Milano la cerimonia di costituzione del nucleo leoniceno dell’associazione, collegato alla sezione meneghina. Il legame tra le due sezioni è solido: entrambe le città hanno conferito la cittadinanza onoraria al Reggimento Savoia Cavalleria e hanno visto la sua partecipazione diretta nelle operazioni della
seconda guerra mondiale. Lonigo è inoltre legata ai Cavalieri di Savoia per averli ospitati in occasione di entrambi i conflitti mondiali: fu proprio da qui che il reggimento partì per la campagna di Russia nel 1941, per poi combattere nella battaglia di Isbuscenskij nell’agosto del ’42, quando i dragoni del Savoia si resero protagonisti dell’ultimo assalto a cavallo della storia. l.z.
Scuola
Gli studenti del Trentin incontrano la magia del teatro
A
ntonio Cornacchione e Lucia Vasini hanno incontrato un gruppo di studenti dell’istituto agrario Trentin. L’occasione è servita ai ragazzi per vedere da vicino due protagonisti della scena teatrale nazionale e agli attori per tastare il polso sugli interessi artistici del-
le nuove generazioni. Dalla discussione sono emerse evidenti lacune degli studenti sulla storia del teatro, materia non molto considerata nei piani di studio e poco propagandata dalla tv. Alla fine, alcune drammatizzazioni dirette da Lucia Vasini hanno riconciliato i ragazzi con la magia della scena. l.z.
Made in China
Dall’Oriente a Lonigo...
F
inora Lonigo era uno dei pochi centri privo di un locale gestito da cinesi. Ora la lacuna è colmata con l’arrivo al bar Kenya di via Trieste di Chen Lu e Fu Meng Ying, nate nella Cina occidentale e arrivate in Italia più di dieci anni fa. Chissà se i tifosi del Vicenza Calcio, che al bar Kenya hanno fatto riferimento per tanti anni come sede del Club Biancorosso, avvieranno una collaborazione con le gentili bariste provenienti dall’estremo oriente.
Sa r e g o
Cercatori di memoria di giovanni salviati
L
ino Massignan è già una star. I film dell’alpino di Meledo, classe 1935? “Un’adolescenza di sacrifici” e “Una casa importante”, entrambi recentissimi. E con lui, analogamente, diversi altri anziani del paese. I registi? Un gruppo di dieci ragazzi di Sarego. Che quasi per caso hanno scoperto la passione e la missione di raccogliere le testimonianze più significative della vita di un tempo, da ricomporre in un racconto a più voci, per restituire la storia da cui usciamo, a cui apparteniamo senza più saperlo. Per ora i cercatori di memoria sono in dieci, ma sono destinati a diventare molti di più. A renderlo possibile è lo straordinario sito “memoro.org”, nato a Torino da un gruppetto di giovani sociologi, con la passione per la comunicazione fra le persone. “Catalizzatrice” dell’iniziativa è il vicesindaco di Sarego, insieme alla Consulta comunale dei giovani. “Quando abbiamo conosciuto questo sito – racconta Manuela Luzi – la Consulta ha organizzato in paese un seminario di tre giorni con una delle fondatrici, Valentina Vaio, che ha insegnato ai dieci partecipanti come scegliere, raccogliere e montare le testimonianze, tutte
su video (o anche solo su audio), con la necessità quindi di una certa tecnica da parte degli autori. Una volta realizzate, si possono caricare su “memoro” e a quel punto chiunque le può vedere, essendo l’accesso gratuito. Abbiamo presentato in anteprima quelle di Lino Massignan alla
Un’adolescenza di sacrifici http://www.memoro.org/it/show_ext.php?ID=12132 http://www.memoro.org/it/inc/12132.mp4 Una casa importante http://www.memoro.org/it/show_ext.php?ID=12136 http://www.memoro.org/it/inc/12136.mp4
festa dell’anziano nella casa di riposo di Meledo, ed è stato un successo, con tanto di commozione generale”. Queste prime, preziose storie seraticensi sono entrate a far parte di una vera e propria banca della memoria fruibile in rete, che dall’Italia in poco tempo si è estesa ai quattro angoli del mondo,
contando ad oggi settemila interviste e milioni di visitatori. Numeri in rapida crescita, comunque. Il valore dell’iniziativa è chiaro, ma tutt’altro che scontato. I saperi delle generazioni passate (si raccolgono interviste di nati prima del 1950) rischiano di perdersi per sempre, o di ridursi al minimo in una cultura come quella di oggi, tutta appiattita sul presente. Non si potrebbero ad esempio confrontare le difficoltà di oggi con la durezza della vita di un tempo, per trovare conforto, coraggio e soluzioni; nell’adolescenza di Massignan, per esempio, che a 16 anni si è chiesto “che ci faccio qui?”, ed è partito per Milano, a lavorare con altri 400 operai in una grande impresa edile, contribuendo poi al benessere di Meledo, quando il paese era ancora classificata come zona depressa. La partecipazione è libera non solo per i “registi”, ma anche per i protagonisti. Chi ritiene di avere qualcosa di importante o interessante da raccontare, può farsi avanti col sito e narrare il suo episodio, la propria esperienza.
Una sala informatica per tutti i cittadini
O
ra a Sarego chiunque può usare un computer, navigare e connettersi al resto del mondo gratuitamente. Nella sala polivalente delle scuole medie di Meledo, infatti, avvalendosi di finanziamenti europei specifici, il Comune ha inaugurato la sala “P3@ Davide Gecchele”, dotata di postazioni informatiche a basso consumo elettrico. Completano la dotazione una postazione con tastiera e apparati speciali per disabili e una stampante con funzione di scansionatore. Inoltre, dei volontari terranno periodicamente dei corsi di alfabetizzazione informatica. g.s. Corriere Vicentino |
51 | Paesi
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Natale in tavola
25 dicembre al caldo Ci avete mai pensato? Eppure, finchè noi ci apprestiamo a festeggiare al freddo, sotto tetti spesso e volentieri imbiancati, gli abitanti di Brasile, Argentina, Australia, Sudafrica eccetera si godono l’estate australe, con temperature tropicali e un Natale decisamente diverso da come
Australia Ebbene sì, in Australia, da bravi surfisti, il Natale lo passano in spiaggia (i più distanti dal mare si accontentano di un picnic). Anche qui il caldo si fa sentire, ma non per questo si rinuncia ai piatti natalizi sostanziosi della tradi-
lo concepiamo noi, sia per gli addobbi che per la cucina. Argentina La temperatura natalizia in alcune zone dell’Argentina può arrivare a 35 gradi, quindi scordatevi subito i tortellini in brodo. Come in ogni altro periodo dell’anno, il piatto forte alla cena della Vigilia è la carne: sia asado, cioè carne alla griglia di ogni tipo, sia pollo e tacchino ripieno. Una tradizione che sicuramente è arrivata in Argentina con i nostri emigrati è quella del pan dulce, fratello oriundo del nostro panettone.
zione anglosassone: arrosto di tacchino o di maiale, prosciutto affumicato. Spesso il pranzo natalizio si trasforma in un vero e proprio picnic, con tanto di barbecue, pronto ad accogliere carne, pesce e deliziosi frutti di mare, che qui abbondano. Unica eccezione all’abbuffata totale: a fine pasto una fresca macedonia di frutta, anche perché poche ore dopo il pranzo bisogna tuffarsi di nuovo! Brasile Il Brasile è notoriamente un vero e proprio melting pot di culture e tradizioni provenienti da mezzo pianeta, e a
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Sulla tavola dei vegetariani
tavola non fa eccezione, nemmeno a Natale. Sempre per non accentuare troppo gli effetti delle alte temperature, alle classiche (e sostanziose) portate tipiche natalizie, come gli arrosti e il pollame, si abbinano insalate e abbondante frutta fresca. Anche qui, come in Argentina, l’Italia ci ha messo lo zampino, introducendo il panettone. Decisamente insolita invece una delle bevande consumate, nella quale il whisky si mescola con il guaranà… Sudafrica La tradizione dei colonizzatori olandesi e inglesi è ancora viva e si riflette nei pasti natalizi: tacchino, roastbeef e verdure. Il dolce più diffuso in queste occasioni è il plum pudding, il tipico dolce natalizio inglese a base di uova, frutta candita, mandorle e rum. Come negli altri paesi dove Natale cade d’estate, anche qui il pranzo o la cena diventano buone occasioni per farsi una bella scampagnata e magari un bagno rinfrescante.
Un rapporto Eurispes fissa a 5 milioni i connazionali che preferiscono mettersi nel piatto insalate e ortaggi piuttosto che una bistecca o un hamburger. I vegetariani sono in continuo aumento e per loro è previsto un pranzo di Natale diverso, una nuova tradizione che vede primeggiare le verdure e scomparire completamente dalla tavola le carni e per i vegani tutti gli alimenti di origine animale. Ecco un esempio: Antipasto Crostoni con uova strapazzate cime di rapa e burrata Mini tarte tatin di pomodorini caramellati Primo Lasagne vegetariane, fontina e spinaci Secondo Rotolo di frittata ripieno di gorgonzola e noci Soufflé di parmigiano Contorno Insalata di cavolo, cappuccio crudo con senape in grani, mele verdi e noci
NATALE IN FESTA MERCOLEDÌ 25 DICEMBRE FESTEGGIAMO IL SANTO NATALE INSIEME
Stuzzichini e Aperitivo: Ramo di Porro farcito alle erbette, Purè con Cotechino, Barchetta di sfoglia ai funghi Primi: Risotto al Tartufo di Monte Marana, Crespelle alle verdure
Sorbetto al limone Secondi: Cosciotto di vitello al forno, Saltimbocca alla Romana, patate al forno, verdure cotte, carote, insalata mista Tronchetto di Natale
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MARTEDÌ 31 DICEMBRE CENONE DI SAN SILVESTRO E LE SUE GIOIE
SERATA DI ANIMAZIONE: CABARET E MUSICA A 360° CON CHILLY PEPERONCINO ROSSO Stuzzichini e Apertivo: Alberello fritto di spinaci con crema di parmigiano, Crostini di salmone al burro con capelli di melanzana Primi: Ravioli ai porcini con salsa al Tartufo, Risotto Porro e Asiago Secondi: Arrosto di vitello, Zampone con purè e lenticchie, Radicchio ai ferri con pancetta croccante, patate fritte, insalata mista Torta Millefoglie alle fragole
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La tradizione veneta Un pranzo natalizio da “veri veneti” comincia con un antipasto di salumi misti (sopressa vicentina, rigorosamente con una “p”, pancetta arrotolata, salame ai ferri, prosciutto berico-euganeo) e tartine con i fegatini, normalmente accompagnati da giardiniera e verdure sottaceto e sottolio: peperoni, cipolline, zucchine, cavolfiori, melanzane.
Normalmente l’antipasto invoglia a un consumo eccessivo, complice il fatto che si tratta della prima pietanza ad arrivare e che ancora “lo stomaco è vuoto”. A seguire, giusto per sistemare lo stomaco dopo tanta sapidità, ecco servito un fumante piatto di ravioli in brodo di cappone, rigorosamente fatti a mano e serviti con un’abbondante spolverata di formaggio stravecchio grattuggiato, Asiago, Monte Veronese o Montasio che sia: il grana è arrivato solo recentemente sulle tavole venete e il consumo tradizionale privilegiava i prodotti locali. A questo punto arriva in tavola un primo importante, normalmente un pasticcio di carne, con pomodoro e besciamella. Lo stomaco reclama ancora e dalla cucina viene portato il secondo: cappone o tacchino (quest’ultimo di tradizione più recente), ripieni o arrosto, accompagnati dalle tipiche verdure invernali. Vini da abbinare Durello riserva, metodo classico di 36 mesi, per l’aperitivo.
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Tai rosso per primo e secondo: leggero per i tortellini, più strutturato per il cappone. I dolci tradizionali (e non parliamo del panettone, arrivato dopo gli anni Cinquanta, ma delle fugasse e del nadalin a Verona) sono il mandorlato e il torrone che preludono
alla chiusura del pranzo, spesso segnata dalla presenza sulla tavola dei bagigi (in italiano arachidi) come se, giunti a questo punto, avessimo ancora bisogno di calorie e proteine. Una cosa unisce l’Italia ed è la presenza sulle tavole imbandite di bottiglie di spumante e champagne. Ad ognuno la libera scelta di portare in tavola e brindare con lo spumante che preferisce, dolce o secco che sia, con un’unica raccomandazione: evitiamo di infierire sui dolci natalizi, soprattutto se farciti con creme, abbinandoli con spumanti secchi. Rivalutiamo, per una volta, il moscato e il recioto spumante, e scopriremo che il panettone (o il pandoro) è ancora più buono con il vino giusto!
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Secondi Piatti
Tacchinelle e capponi allo spiedo, all’arancia e ai marroni Cappone ripieno ai pistacchi Tacchina ripiena ai marroni Rotolo di tacchino con miele e marroni Porchetta Sella di coniglio ripiena Stinco di vitello o maiale Faraona al brandy Cappello del prete di vitello Filetto di maiale in crosta Carrè di maiale al latte Rosetta di vitello al tartufo Capriolo, lepre e fagiano Branzino alla valdostana Contorni a scelta
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Gli antigelo Accendete pure camino, stufa e termosifoni, ma niente vi potrà scaldare più a fondo di una bella tazza fumante. Ecco le ricette per tutti gli infreddoliti (possibilmente non astemi!). Un sorso di inverno Che profumo ha l’inverno? Pensateci chiudendo gli occhi, e sentirete, assieme all’odore della legna che brucia nel camino, aromi di arancia, cannella, garofano, anice… guarda caso tutti gli ingredienti che cotti assieme a del buon vino rosso danno vita al vin brulè. Abituati a vederlo in fumanti calderoni durante sagre e mercatini di Natale, il vino cotto e aromatizzato con spezie è diffuso in tutto il mondo, sotto diverse varianti e nomi: in Germania glühwein, in Francia vin chaud, in Inghilterra Mulled Wine. Lungi dall’essere una specialità nordica, inventata in qualche baita oltralpe, il vin brulè ha antenati nostrani: furono infatti i romani, forse ispirandosi agli antichi greci, i primi a scaldare il vino aromatizzato, da servire a fine pasto.
Dolce natalizio per eccellenza, il panettone del Panificio Rossi è preparato con farina di tipo 1, ricca di fibre e con uvetta non trattata di ottima qualità. I panettoni non contengono canditi: al posto dei canditi si usa una pasta d’arancio finissima che durante l’impasto si scioglie lasciando il gusto del candito. Panettoni e pandori sono a lievitazione naturale da pasta madre.
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Pa…pa…parampampoli Negli anni Cinquanta, in un rifugio della Valsugana, Giordano Purin miscelava caffè, vino, grappa, zucchero e altri aromi, creando una bevanda che una volta fiammeggiata diventava digestiva e rinfrancante. Gli anni sono passati, e sia il rifugio che la bevanda sono diventati famosi: il Parampampoli del Rifugio Crucolo, che si degusta in sagre, trattorie e rifugi, anche se la ricetta originale è tutt’ora custodita dalla famiglia Purin, che ha commercializzato il marchio. In pista con la bombarda Sfrecciare sù e giù per le piste da sci alla lunga è faticoso, quindi la bevanda ideale per gli stop in rifugio, oltre a scaldare, deve offrire anche un bel pieno di energia: in una parola, bombardino. A base di zabaione, brandy e caffè, meglio se con un bel cappello di panna, garantisce anche agli sciatori più affaticati ore e ore di autonomia aggiuntiva (a patto di non esagerare, ha una gradazione alcolica di circa 30° !). Di probabili origini lombarde, oggi è ampiamente diffuso in tutte le località sciistiche.
Altra specialità del Panificio Rossi è il brasadelo, dolce tradizionale di Gambellara, preparato con il vino Recioto. Il brasadelo non contiene nè aromi nè conservanti, ed è ideale da gustare tutto l’anno. Per accompagnare i pranzi delle feste non può però mancare del buon vino: Recioto, Gambellara, Cabernet e tutti i migliori vini della nostra zona si possono trovare al Panificio Rossi.
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La Moreieta è uno dei locali tra i più antichi e tipici del vicentino, è immersa nel verde dei Colli Berici. Il locale si trova in una classica casa colonica anteguerra, con la saletta camino in stile Liberty, ideale per piccole ricorrenze o piccoli ricevimenti con annesso salotto; sala “comfort” per cene intime; sala “nova” per banchetti o ricevimenti particolari e per finire ampio terrazzo panoramico con vista sulla cittadina di Vicenza.
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Panettone vs Pandoro Come sempre, con l’avvicinarsi delle feste di Natale e fine anno, i golosi si dividono in due schieramenti: gli estimatori del Panettone da una parte e quelli del Pandoro, dall’altra. Entrambe le ricette vantano origini antiche, pur modificandosi strada facendo. Il precursore del Pandoro è il Nadalin, nato e sopravvissuto nel Veneto. Inizialmente apparve nel Medioevo sulle tavole dei ceti più modesti come dolce semplice, dalla forma di stella e molto basso. La ricetta fu poi adottata dai nobili, nello specifico dai Della Scala di Verona e presso la Serenissima, dove il Pandoro fu ricoperto da sottili foglie d’oro, per acquisire poi morbidezza e la caratteristica forma alta. Più controversa la storia del Panettone, attorno al quale nacquero diverse leggende. Due, in particolare, fanno risalire il tipico dolce di Milano al “Pan de Toni”, indicando in un caso l’artefice della ricetta nel benestante Ugo che, all’insaputa della sua famiglia, lavorava nella bottega del fornaio Toni, padre dell’amata Adalgisa. Per aiutarla, Ugo inventò una nuova ricetta, aggiungendo all’impasto del pane, uova, zucchero, canditi e uvetta, riscuotendo grande successo e attirando sempre più numerosi clienti. Un’altra versione racconta del servo Toni, il quale trasse dai guai il cuoco di Ludovico il Moro, inventando su due piedi la ricetta per sopperire al dolce, ormai andato in fumo, da servire al banchetto del Duca di Milano. Il dolce fu talmente apprezzato da dare a Toni il privilegio di essergli ufficialmente attribuito.
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Natale a tutta birra È sicuramente il nuovo che avanza, ma con quel retrogusto di tradizione che ne sta determinando l’enorme diffusione anche da noi. Con buona pace dei puristi, la Birra di Natale sta intaccando lo strapotere delle bollicine sulle nostre tavole delle feste, ma ci affrettiamo a dirlo: non si tratta di due alternative a esclusione, bensì di un’integrazione tra due diverse culture del bere bene, in pacifica convivenza. Una storia, quella della Birra di Natale, che comincia dal Belgio nell‘Ottocento “quando il numero delle birre era superiore al numero dei villaggi” - si dice da quelle parti - e attecchisce subito in Germania: il genere è unico e ogni birrificio non può fare a meno di produrla,se vuole stare al passo con un business in continua ascesa. “Ci si lavora dal periodo giugno-luglio, per farla arrivare al suo massimo splendore nel momento giusto” : Andrea Signorini, birraio del birrificio Ofelia di Sovizzo, ci svela qualche segreto nascosto sotto la schiuma. “Non appartiene a categorie di birra specifiche, per tutti è la Birra di Natale. Con toni caldi, generalmente dall’ambrato in su, e con un tasso alcolico elevato, almeno 7-8 gradi”. Ma è soprattutto il retrogusto a renderla un’esperienza
unica, un miscuglio di sapori che richiamano i più tipici tra quelli apprezzati in questo periodo dell’anno. Si va quindi dal cedro al coriandolo e alla cannella, fino al miele, e qualcuno si spinge addirittura oltre. “Certe birre - prosegue Signorini sono ottenute aggiungendo zucchero candito in fase di fermentazione, che innalza il grado alcolico e per effetto anche del malto tostato conferisce quella sensazione che ‘scalda’, arrivando a un aroma quasi cioccolatoso”. Meno indicata durante il pasto, la Birra di Natale si sposa benissimo ad una conclusione con i fiocchi. “È adattissima ad accompagnare i dolci, oppure perchè no, apprezzabile anche per un brindisi così da sola”. Insomma, anche sotto Natale il derby vino-birra si chiude in parità. Ma il...terzo tempo è una vittoria per tutti.
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• Programmi speciali: Bianchi e Neri, Lana, Delicati, Rapido, Stirofacile, Anti piega • Posticipo Avvio • Centrifuga regolabile • Dimensioni: (HxLxP) 85x59.5x56.5 cm
6 kg
100 HZ
• 2 USB • Social TV: Facebook, Skype, Twitter • Interfaccia standard Plus (CI+),
LAVATRICE LOE6001
1000 GIRI LAVA A FINO A 6 KG
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120 €
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100 €
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765 PEZZI DISPONIBILI
400 PEZZI DISPONIBILI
3G WINDOWS 8
4.5” 1.2 DISPLAY TOUCH
8.7 MPX
FOTOCAMERA DUAL CORE
GPS
SOCIAL NETWORK
LUMIA 920
• Quad band HSDPA, LTE • Memoria interna 32 Gb • Lettore mp3, radio FM
16 GB CAPACITÀ
1 GB RAM
349
.1”
DUAL CORE
GPS INTEGRATO
10
1.5 GHz
150 €
pari al 42,98%
1.400 PEZZI DISPONIBILI
• Tablet 10.1” 1280*800 Wifi 3g • Hspa+ 21 mbps • Cpu dual core 1.6Ghz • Wifi 802.11 A/b/g/n • Slot micro sd • Porta usb 2.0 • Doppia videocamera
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TABLET 10.1 GTP5200ZWA
Os 4.2 Android Jelly Bean
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I FAM
BAR all’interno Tel. 0444 450723 - www.elettrocasaexpert.it - www.elettrocasamykitchen.it
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