Corriere Vicentino ottobre 2013

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Copia omaggio / anno XIV ottobre 2013

Mattia e la battaglia per le staminali

Intervista

Giovanni Arcuri: dai narcos al cinema

Speciale Sposi

Questione di indipendenza

“Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza� - 0,42 E

Dalle Carbonare: Vicenza, voglia di tornare


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Come si fa a disdire l’abbonamento? Regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n.246

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editoriale di Stefano Cotrozzi

P

Il leone si è addormentato

er la copertina pensavamo ad una bella bandiera della Serenissima, quella rosso oro con le sei frange, simbolo dei sestrieri di Venezia. Il Leone con il libro chiuso e la spada nella zampa, la bandiera di quando la Serenissima entrava in guerra. Poi, al bar, il mio amico Lele mi fa notare che Venezia non governava ma dominava Vicenza. È vero anche questo. I veneziani bussavano alle porte delle città; se non si aprivano era guerra e, in quel caso, il libro del leone nella piazza rimaneva chiuso come è successo a Bergamo. Perché i veneziani non apprezzavano chi “decideva” di non far parte della Serenissima Repubblica con le buone. Il tema sul rapporto tra Venezia e il suo entroterra è interessantissimo quanto le relazioni che arrivavano dai suoi ambasciatori sparsi nel mondo. Di tutto questo non si studia quasi nulla nelle nostre scuole ed è un peccato, quasi duemila anni di storia dissolti nel nulla. Ma anche dell’ultimo referendum sull’indipendenza del Veneto si è parlato pochissimo sui mass media. È per questo che lo riprendiamo in questo numero del Corriere Vicentino. È stata un’occasione sprecata per poter ragionare sul futuro della nostra Regione. Pensare veramente all’indipendenza, non cambiare nulla, immaginarsi un futuro federalista? Oppure cercare di diventare una regione autonoma, perché parafrasando il buon George Orwell e la sua “Fattoria degli animali”: “Tutte le Regioni sono uguali, ma alcune Regioni sono più uguali delle altre…”. E quindi dobbiamo guardare con invidia ai nostri vicini del Friuli e del Trentino Alto Adige per i loro “schei” che in verità sono anche i nostri. Probabilmente noi siamo meno Regione di loro… Per questo abbiamo deciso di parlare del Veneto, prendendo spunto dalla proposta di questo referendum che forse non arriverà mai a buon fine, mentre in Europa, dalla Catalogna alla Baviera, dalla Scozia ai Fiammighi, pulsa una volontà di cambiare. Ognuno, con le sue caratteristiche e peculiarità, si adatta ai cambiamenti del fluire della storia: noi invece rimaniamo ben comodi in poltrona aspettando che altri prendano le decisioni. Probabilmente il leone si è addormentato.

40.000 copie certificate

Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-012000 - Berica Editrice s.r.l.

Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Francesco Meneghini, Lisa Masiero. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafico Amos Montagna. Stampa: Centro Stampa

sommario Inchiesta Italia o Serenissima?

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L’INTERVISTA Giovanni Arcuri

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SPORT Pieraldo Dalle Carbonare

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focus La bretella di Alte prende forma

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focus Nato due volte

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arzignano Zanconato se ne va?

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arzignano Cari maestri

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ALTAVALLE Così cambia il centro di Crespadoro CHIAMPO Boschetto: “Ora mi gusto la vita”

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Montecchio Grandi manovre al Monte Berico

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BRENDOLA Via libera al palazzetto

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MONTEBELLO Su con le antenne!

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Editoriale - Grisignano di Zocco (VI) Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Alberto Faccin 335 5319350 Alex Bertacche 349 5183614 Federico Hanard 335 5293582

LONIGO Mattia e il coraggio di provare SAREGO 54 La musica nei geni 55

SPECIALE Tutto sulle nozze

© 2013 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione. Questo giornale è stampato su carta certificata FSC. Il marchio FSC identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


PAUSA CAFFè

vipera con garbo

Giuseppe Signorin

Elisabetta Badiello

Elogio delle differenze

“S

e mi parlate e non vi rispondo, non è perché sono un maschio maleducato, ma perché ho la musica nelle cuffiette per concentrarmi su quello che devo fare senza sentire altri discorsi...”, ho avuto l’ardire di comunicare alle due colleghe che lavorano nella stessa stanza in cui lavoro io. “Quindi riconosci che i maschi in genere sono maleducati”, eccetera eccetera, mi ha risposto una di loro. E allora ho rimesso le cuffiette e mi sono fiondato su internet in cerca di quell’articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa che lodava le scuole omogenee. “I fautori dell’educazione separata sostengono che ragazzi e ragazze hanno stili e i ritmi di apprendimento molto distanti tra loro. Di conseguenza, un insegnamento che li tratti come se fossero identici, utilizzando la stessa strategia didattica e pretendendo lo stesso tipo di rendimento, va a svantaggio di entrambi”. Esatto, ho pensato, alzando ancora un po’ la musica per coprire le parole che ancora sentivo in sottofondo. E ho iniziato a ragionare: due femmine e un maschio lavorano nella stessa stanza. Il maschio sono io. E se ci fossero altri due maschi al posto di...? Il ragionamento è subito diventato un sogno... Come nelle scuole omogenee, maschi da una parte, femmine dall’altra... E ho pensato ancora: e se leggessero quello che sto scrivendo, le mie due colleghe? La discussione che ne scaturirebbe non potrebbe durare meno di due o tre giorni, e comunque non arriveremmo a una conclusione. E mi si è accesa la lampadina. Già, anche se Cesare Cremonini sostiene il contrario, gli uomini e le donne non sono uguali! E quindi le mie due colleghe non la possono pensare come me, né io come loro! Meraviglioso. Allora mi sono tolto le cuffiette, ho spento la musica e mi sono rimesso a lavorare. E dentro di me, più diventava chiaro tutto quello che non condividevo con loro, tutto quello che le rendeva così inesorabilmente diverse da me, più le stimavo...

Siamo nati fortunati

L

e cronache di questi giorni mostrano in modo drammatico come possa essere la vita se non si è nati nella ricca Europa, in quella parte di mondo per la quale scegliere tra carne o pesce è soltanto una questione di gusto. Le bare disposte ordinatamente all’aeroporto di Lampedusa sono un tentativo di ridare dignità ai corpi di persone cariche di disperazione più che di speranza. Scappare dalla propria terra, dalla casa e dagli affetti con il miraggio di poter sopravvivere… alla disperazione, alla fame, alla guerra, alla miseria. Convinti che fuggire, con l’incognita di un viaggio che potrebbe rivelarsi mortale, possa essere l’unica possibilità per avere un futuro. Malgrado la consapevolezza di essere braccati, perseguiti o, nella migliore delle ipotesi, sfruttati. Non è passato tanto tempo da quando anche noi italiani, imbarcati sulle navi come bestiame, affrontavamo il suolo americano nella speranza di sopravvivere. “Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in due e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti…”. Questa è soltanto una parte della Relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani. Era l’ottobre 1919.


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Sport e dintorni

È tutta una balla!

Mamme vs allenatori

Gianfranco Sinico

D

alla radio in sottofondo si accavallano le notizie da Lampedusa: è difficile pensare a qualcos’altro di diverso da questa tragedia, ultima in termini di tempo di una serie che sicuramente non si chiuderà qui, smisurata nelle sue dimensioni, difficile da commentare in duemila battute. La risacca lambisce il litorale di quest’isola sventurata, dove si allunga la fila angosciante dei morti, e porta notizie di vigliaccherie e di eroismi, echi di una guerra in cui tutti perdiamo qualcosa: chi la faccia, chi la serenità, chi la speranza, chi la vita… L’atroce vicenda, scheggia di una situazione complessa, vorrebbe per il momento il silenzio, la riflessione, ma già si levano accuse e schiamazzi, soprattutto da esponenti di alcune fazioni in possesso ovviamente della verità, che puntano il dito in cerca di responsabilità, facendo di tutta un’erba un fascio: sono quelli che hanno sempre ragione mentre gli altri sono sempre tutti al torto, quelli che possono e gli altri si arrangino, quelli che calcolano e gli altri sono ipocriti. Ripeto, sarebbe il caso di meditare a lungo e in silenzio in questo momento, innanzitutto per rispetto verso le vittime di questa ennesima ecatombe, e magari per andare a fondo di molte questioni che in tanti anni hanno visto il continente nero teatro di sfruttamenti e spoliazioni. Qualcuno ci vuole raccontare come nascono i pirati del Corno d’Africa o della connivenza dei signori della guerra di laggiù con i governi occidentali? Come sempre, alla fine, tutto si svolge sulla pelle dei più deboli. Ricordate il buon filosofo francese Voltaire? È sua quella frase che, più o meno, dice: “Raccontate balle, sempre: alla fine qualcosa resterà”. Anche noi, senza accorgerci, viviamo nelle balle che ci sono state propinate nei secoli, per cui non capiamo quei ragazzi che, ognuno con la sua storia, partono con il miraggio dell’Europa, non capiamo che in realtà la loro è prima di tutto una fuga da qualcosa: dalla fame, dalla persecuzione, dalla paura. Non capiamo quelle donne che, con i bimbi in braccio, ognuna con la sua storia, si affidano a mani immorali sporche di sangue alle quali consegnano tutte le loro sostanze e i loro sogni, sogni che si spengono spesso in un Centro di Identificazione ed Espulsione, o si spiaggiano su un lungomare quando non si inabissano per sempre. Anch’esse vittime di perfide, maledette, inequivocabili balle.

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Stefano Canola

U

n recente episodio accaduto nell’Alto Vicentino ha riportato sotto i riflettori una partita che dura da sempre, nei vivai di tutti gli sport (calcio in particolare) con toni che vanno dall’amichevole alla guerriglia. Da un lato allenatori e dirigenti, dall’altro genitori e famiglie, con i mister e le mamme a rappresentare l’ala dura dei rispettivi fronti. Se si tratta di bambini e ragazzi, le signore si comportano sovente come avessero appena smesso di allattarli, se sono giovanotti hanno a priori ragione loro, anche se entrano a piedi uniti sullo stinco dell’avversario, e sono i più bravi della squadra nonostante l’abbonamento alla panchina. Ai tecnici sembra non dispiacere rigirare il coltello nella piaga. Ho avuto a che fare col taccuino in mano con entrambe le categorie (raccogliendo bipartisan svariati insulti e qualche apprezzamento) e sono stato modestissimo dirigente e allenatore, adesso padre di un ragazzino del vivaio. Credo nella regola aurea: ciascuno faccia bene il suo compito, senza voler insegnare il mestiere all’altro.

Le doti di Balotelli

Altra grana per Mario, in tribuna tre settimane per aver colloquiato con un arbitro con toni da esattore del “pizzo”. Accendesse il cervello prima della bocca forse non succederebbe, ma non c’è problema: i tifosi del Milan e le tante ammiratrici, di tutte le fedi calcistiche, non si infiammano per la sua intelligenza.

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interno 8 Alberto Fabris

Angelino il bello Se c’è da scusarsi, ci si scusa! Se c’è da ridare l’onore ad un uomo, lo si fa, niente indugi. Se c’è da fare ammenda, la si fa. Insomma è giunto il momento di chiedere scusa ad Angelino Alfano, ebbene sì il cameriere, il maggiordomo, l’autista, l’eterno vice, colui al quale mancava il “quid” per essere veramente un capo di qualcosa, almeno così disse Silvio con imbarazzante leggerezza e greve indelicatezza qualche tempo fa. Era così poco “cool” Angelino che anche i suoi colleghi di partito, di cui era formalmente il segretario, ne ridevano come si ride degli zelanti aspiranti a glorie troppo elevate ma totalmente privi di talento e “phisique du role”, mancanti del “quid”, per l’appunto. E invece che ti combina Angelino mio? Che cosa gli passa per la testa in quelle fatidiche ore nelle quali Silvio decide di sbaraccare governo & burattini (compreso lui che ne è vice presidente del Consiglio)? Angelino mio si è alzato in piedi e ha detto: “col cavolo che sbaracchiamo!”. E ad un esterrefatto Silvio ha sbattuto in faccia un prendere o lasciare, un “votiamo fiducia al Governo o sarà scissione nel partito”. E, come in un B-movie vintage, il mite e deriso da tutti si alza in piedi e vive il suo momento di gloria sferrando un cazzotto dritto in mezzo agli occhi. Boom! Silvio k.o.! Con grande torcimento di budella biascica un sì al governicchio Letta, parte la colonna sonora di Rocky e Angelino sente su di sé gli sguardi finalmente colmi d’ammirazione dei pentitissimi ex detrattori. E ai miei occhi sembra addirittura bello...

Stagista sotto(casomai)/ non pagata Il kamasutra per i single

di Roberta Costantini

Dimenticate il mito della giovane donna in carriera che, minigonna inguinale, tacco dodici e cellulare all’orecchio, investe i muratori sfrecciando con la sua utilitaria chic tra le vie del centro. Oggi, tutto è diverso. La giovane in carriera si chiama stagista: vestiti comprati al China di fiducia, sandali da punkabbestia e, come macchina, una Fiat, rigorosamente dei genitori, con l’inspiegabile potere di provocare crisi di panico quando

la spia della benzina si accende. Se un tempo le donne in carriera andavano in palestra, le stagiste si allenano a casa genuflettendosi a ritmo di pausa caffè per chiedere nel miracolo della paga e, al posto del sexy cocktail Bloody Mary, preferiscono il candido spritz bianco (ossia, il rurale e paterno acqua e vin) perché meno costoso. Una vita misurata alla San Francesco, insomma. Una spiccata devozione religiosa? Macché! Ma come, non sapete che quest’anno va di moda il minimal? Corriere Vicentino |

10 | Opinioni

Piccolo Skerno Lino Zonin

E brava Sabrinona!

Se non l’avete già fatto, andate a vedere “La grande bellezza”, il film di Paolo Sorrentino che rappresenterà l’Italia alla notte degli Oscar. E’ un film fantastico, che descrive in modo impeccabile lo sfascio morale e materiale di Roma, dell’Italia e di tutti noi. Lo fa usando le armi tipiche dell’arte, con un linguaggio indiretto ma comprensibilissimo, magari esagerando un po’ ma raggiungendo con grande precisione il bersaglio. Uno dei personaggi chiave del film è una nostra vecchia conoscenza, la Sabrinona Ferilli, schiodatasi per una volta dai divani sui quali sorride felice strizzando le tette con i gomiti e invitando a farci, se non proprio lei, almeno un sofà. Ebbene, qui la ragazza di Fiano Romano (oddio, ragazza per modo di dire, è del 1964...) interpreta Ramona, una coatta che sogna di fare la ballerina di lap dance anche se non ha più l’età e che, nonostante l’aspetto florido e appetitoso, ha pochi giorni di vita a causa di una misteriosa malattia. Il critico astuto abbinerà questo personaggio alla città in cui il film è ambientato. Roma e Ramona, al di là dell’assonanza dei nomi, hanno in comune l’illusione per una gloria ormai perduta, il disincanto per un riscatto impossibile, la consapevolezza di essere a un passo dalla fine. E la Sabrina, con i suoi occhioni tristi e con il labbro arricciato, riesce a identificarsi alla perfezione in questo ruolo che la riscatta dalla sciatteria monocorde di tanti telefilm.


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sex in vicenza info@corrierevicentino.it Cari Elena e Paolo, ho visto il ragazzo della mia amica con un’altra. Beh, non semplicemente con un’altra, ma in evidente atteggiamento amoroso. E adesso cosa faccio? Lei è innamoratissima e felice, lui con lei è davvero un fidanzato ideale. Rischio di rovinare tutto e di darle un dolore che non potrebbe sopportare. Però non posso nasconderle la verità, non sarebbe giusto. Che faccio? Marta di Brendola Elen

Feisbuc girl Nome Esmèe Dalla Benetta Età 18 anni Vive a Pugnello di Arzignano Lavoro Modella

Situazione sentimentale Single Aspirazioni Fare carriera nel mondo della moda Film preferito Il pianista Cibo preferito Una tazza di cereali Di cosa non puoi fare a meno... Sorridere!

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Cara Marta, fai un’altra cosa: parla con il fidanzato della tua amica. Cerca di capire se c’è davvero un’altra o hai male interpretato tu. E chiedigli che intenzioni ha per il futuro, perche’ se mette la testa a posto puoi tacere con la tua amica, in caso contrario... è la tua amica ed è giusto che sappia. Certo sarà doloroso, ma che amicizia è quella che non si basa sulla sincerità?!? Al suo posto tu non vorresti saperlo? Un abbraccio, Elena

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Elia Fongaro a Striscia Da San Pietro Mussolino a Striscia la Notizia: Elia Fongaro è uno dei due “velini” di Striscia la Notizia.

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P a ol o Cara Marta, mi sa che il tuo concetto di fidanzato ideale dovrebbe essere rivisto. Detto ció, quello che devi assolutamente fare in casi come questi è non dire proprio nulla alla tua amica. È chiaro che la cosa piú immediata ed anche capibile sarebbe andare ad avvisare l’amica, ma è una cosa sbagliata. Tu fai saltare la coppia (lei molla lui) e la “colpa” sarà sempre tua. E se poi, per caso, la tua amica lo perdonasse, stai sicura che lui non ti vorrà vedere piú e lei ovviamente pure, visto che rimarrà con il suo bel fedifrago. Quindi: tu non hai visto nulla e non sai nulla. Nei secoli dei secoli. Un saluto. Paolo


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Bocconi avvelenati

Pilota eroe

Loris Maron, vicentino di 39 anni, primo ufficiale con 9 mila ore di volo alle spalle, sedeva accanto al comandante Bruno D’Agata nella cabina di comando dell’Airbus A320 dell’Alitalia che una domenica sera a Fiumicino, in arrivo da Madrid, è stato costretto ad un atterraggio di emergenza per il blocco del carrello destro. Grazie alla loro abilità nell’eseguire una pericolosa manovra di atterraggio hanno portato sani e salvi a terra i 151 passeggeri. La Procura di Civitavecchia ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. Vuol fare luce su eventuali responsabilità legate all’atterraggio fuori pista.

Operazione “Sceriffo” Grazie ad un’indagine antidroga a Vicenza è stata smantellata una banda composta da marocchini, albanesi e italiani dedita allo spaccio. Denunciate 21 persone che dal novembre 2012 al maggio 2013 si sono rese responsabili di circa 3.000 episodi di spaccio. Un traffico di oltre 50 chili tra cocaina, eroina, hascisc e marijuana, per un volume d’affari di oltre un milione di euro. I finanzieri hanno segnalato anche 118 giovani consumatori abituali.

Quattro animali uccisi, tre cani e un gatto, e quindici bocconi avvelenati recuperati in pochi giorni. E il bilancio si aggrava ogni giorno di più. La segnalazione arriva dal Coordinamento protezionista vicentino e riguarda Sandrigo, in particolare l’area verde racchiusa da via Agosta e via Campialti, meta di molti cacciatori, che ospita anche parte del percorso turistico della Motta del Diavo-

lo. La polizia locale ha attaccato dei cartelli sugli alberi per avvertire i passanti che quelle zone non erano sicure. Secondo le forze dell’ordine che stanno indagando sulla faccenda, all’origine potrebbe esserci una faida tra cacciatori, oppure l’azione isolata di qualcuno infastidito dalla presenza dei cani. Per fatti vili e meschini come questi si rischiano dai 4 mesi ai due anni di reclusione.

Carpe Diem Lo hanno definito «un miracolo». Carpe Diem è il macchinario per la dialisi dei neonati inventato all’ospedale San Bortolo due anni fa. Ha salvato la vita di un bambino con isufficienza respiratoriache: senza l’invenzione dell’Irrvi

(il centro ricerche sul rene guidato dal vicentino Claudio Ronco) e realizzata dalla Bellco di Mirandola, non ce l’avrebbe fatta. La macchina ha lavorato per 400 ore. Ora il bimbo non è più intubato e respira autonomamente, sotto osservazione.

un mese di notizie in Breve

a cura di Lisa Masiero

Il piromane

Arrestato per incendio doloso Filippo Chimetto, 24 anni, residente a Dueville. 
I militari lo hanno catturato a Bressanvido, poco dopo che aveva dato fuoco all’ennesimo fienile: era rimasto sul posto per godersi lo spettacolo. Il giovane ha ammesso di essere stato l’autore di almeno quattro incendi dolosi appiccati a partire

Corriere Vicentino |

14 | Notizie in breve

dallo scorso 20 settembre. Agiva con un accendino e si spostava in bicicletta. Reduce da una delusione amorosa, disoccupato e in situazione familiare disagiata, ha deciso di sfogare così la sua rabbia repressa. In tutto sono cinque gli incendi di altrettanti fienili nel vicentino, con danni che arrivano al milione di euro.


c o s e d e l l’ a lt r o m o n d o

Pitone in condominio

La più brava

Bambi ciclista

Succede a Rovigo: un pitone reale lungo circa un metro si aggirava nel giardino di un condominio. L’ospite indesiderato è stato recuperato dal Corpo forestale e portato al parco Natura viva di Bussolengo a Verona. Il proprietario non è ancora stato identificato.

Con 80,90 punti su un massimo di 90, Giulia Tufano, diciannovenne di Bassano del Grappa, ha conquistato il titolo di aspirante medico più bravo d’Italia: ai test d’ingresso per la facoltà di Medicina e chirurgia all’università di Padova è arrivata prima su sessantanovemila. Dopo il diploma al liceo scientifico «Da Ponte» di Bassano con 100 e lode, aveva tentato anche Economia a Venezia, arrivando quinta ai test d’ingresso. Ora ha deciso di diventare medico, come il suo papà.

Lungo la pista ciclabile Agno-Guà era ormai una presenza fissa: un giovane daino maschio di poco più di un anno si divertiva infatti ad aspettare ciclisti e marciatori per seguirli salterellando loro accanto per un po’, prima di tornarsene nei boschi. I bambini gli offrivano pure i biscotti. E’ intervenuta la polizia provinciale: per motivi di sicurezza stradale lo hanno narcotizzato e riportato nel suo habitat.

Addio Mc Tramonta l’era del McDonald’s in centro a Vicenza: il celebre fast-food di Corso Palladio ha chiuso. Una scelta commerciale per seguire una precisa politica aziendale: uscire dai centri storici per puntare sulle periferie, dove le vie di scorrimento sono più veloci e le possibilità di

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parcheggio maggiori. Nessun licenziamento per i quindici dipendenti, che verranno riassorbiti negli altri Mc di Vicenza. Disperati i giovani clienti tra i 14 e i 17 anni: da oltre vent’anni il locale era punto di ritrovo per gli studenti under 20 di tutta la provincia.

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Italia o Serenissima?

Battuta d’arresto in Consiglio regionale per il progetto di un referendum consultivo per l’indipendenza del Veneto. I pro e i contro di un cammino autonomista che appare complicato e irto di ostacoli. Ma il mondo politico indipendentista è quanto mai frammentato: viaggio tra i venetisti di ieri e i venetisti di oggi. di Guido Gasparin e Francesco Meneghini

Il lungo e difficile cammino del referendum

R

Referendum sì o referendum no? La domanda per ora rimane in sospeso, perché il Consiglio regionale del Veneto ha deciso di non decidere. Nella seduta di metà settembre ha rimandato in commissione il progetto di legge per l’indizione di un referendum consultivo per l’indipendenza del Veneto. A causare l’affossamento (temporaneo?) del referendum è stata la spaccatura nel centrodestra: il Pdl (tranne l’assessore Sernagiotto) ha infatti votato assieme ai consiglieri di opposizione di Pd, IdV, Udc e Bortolussi per il ritorno in commissione proposto dal vicecapogruppo Cortelazzo. Sconfitta la Lega Nord, che ha invece appoggiato compatta il progetto di legge presentato da Stefano Valdegamberi di Futuro Popolare. Sconfitto anche il Governatore Luca Zaia, che fin da subito si era detto favorevole al referendum, ma che dopo il voto in Consiglio non lo considera definitivamente cestinato. A suo modo di vedere la commissione avrà tutto il tempo di esaminare il testo sotto l’aspetto costituzionale ed eventualmente riproporlo in Consiglio per una nuova votazione. Corriere Vicentino |

Sono proprio i profili di incostituzionalità ad aver fatto propendere la maggioranza trasversale del Consiglio per un congelamento del procedimento. Anche se c’è chi non ha proprio dubbi: la Costituzione italiana dice che la Repubblica è una ed indivisibile, punto e basta. Gli indipendentisti, che all’esterno di Palazzo Ferro Fini hanno fischiato i consiglieri “traditori del popolo veneto”, attendono le mosse della politica regionale, mentre hanno raggiunto quota 100 i Comuni veneti che hanno approvato nei Consigli comunali il sostegno all’indizione del plebiscito per l’indipendenza del Veneto. Le categorie economiche, dal canto loro, non hanno rinunciato a dire che in tempi di crisi profonda il Consiglio dovrebbe concentrarsi su temi molto più importanti, come il lavoro e il reperimento dei fondi per la cassa integrazione. E poi i dubbi su un eventuale proseguimento del cammino referendario: la consultazione popolare avrebbe effetti concreti sullo scenario politico romano, a cui spetterebbe comunque l’ultima parola a riguardo? El leon, per il momento, sta a guardare.

16 | Inchiesta


Opninioni a confronto Stefano Fracasso

Roberto Ciambetti

Assessore al bilancio Regione Veneto - Lega Nord

Q

Quali sono secondo lei le ragioni che hanno bloccato l’iter del referendum? Ha prevalso l’interesse dei partiti italiani. C’è chi sostiene che si fa il bene dei Veneti rimanendo ammanettati al sistema Italia: un referendum avrebbe potuto sancire il disaccordo di una larga parte della popolazione. Si è preferito evitare il confronto, perché i partiti hanno paura. Paura dei Veneti e della democrazia. Che sviluppi prevede per il futuro? Pensa che i tempi siano maturi? È matura la coscienza dei cittadini, i quali si chiedono perché devono pagare con un carico fiscale abnorme gli sprechi, gli errori e la mancanza di responsabilità altrui: le rivoluzioni, in Occidente, scoppiano a causa dell’insopportabilità e dell’ingiustizia del carico fiscale. Lo Stato da noi è come il re dell’Ancien Régime, tanto improduttivo quanto dilapidatore e ingordo. Qual è la sua idea di indipendenza, e quali vantaggi porterebbe ai cittadini veneti? Veneto Regione d’Europa, un Veneto che pensa globalmente e agisce localmente, guidato da una classe dirigente giudicata sulla base dei risultati ottenuti, con servizi pubblici, gravame fiscale ma anche opportunità pari a quelli dei paesi più avanzati.

D

Consigliere regionale - Partito Democratico

P

Perché vi siete opposti al processo referendario? La prima è una motivazione giuridica: il progetto di legge così formulato era illegittimo e richiederebbe prima di tutto una modifica alla Costituzione. In secondo luogo troviamo la via dell’indipendenza politicamente sbagliata. Per quali motivi? È sotto gli occhi di tutti che sono i grandi stati come Francia e Germania, seppur federali, a coprire i ruoli di primo piano in Europa, dove bisogna avere una presenza forte. Non si può pensare di tornare protagonisti ritagliandosi la propria piccola patria. Sulla scena mondiale le dimensioni contano... Come vede il futuro del Veneto? Vedo un’Europa più democratica, fatta da grandi stati ma con le regioni protagoniste delle politiche di sviluppo. Il Veneto deve chiedere maggiore autonomia in alcuni ambiti, perché la disparità di trattamento comincia a essere insopportabile. Crede che l’indipendentismo sia guidato più da ragioni economiche o identitarie? Sicuramente economiche. La componente identitaria mi sembra molto marginale, per nulla paragonabile ai casi scozzese e catalano. I risultati in Veneto alle urne lo hanno ampiamente dimostrato.

Alle origini del venetismo

Dall’epoca della sua annessione all’Italia, nel 1866, è difficile identificare il momento preciso di rinascita del sentimento nazionalista veneto, forse mai sopito del tutto. Infatti, nessun movimento di questo tipo guadagna popolarità sulla scena politica se non sul finire degli anni 70 e a dispetto di quello che si può pensare la sua contestazione non è di tipo fiscale/amministrativo, ma puramente culturale. In quel periodo, nella zona tra Treviso e Venezia, alcuni comitati di cittadini reclamavano che venisse ripristinato l’insegnamento del veneto nelle scuole, richiamandosi alla dignità linguistica del dialetto e alla tradizione millenaria della Serenissima. Un momento di svolta avviene quando alcune persone si incontrano a Padova, all’Istituto Linguistico Bertrand Russell, in occasione di un incontro su lingua e cultura veneta: tra di loro ci Corriere Vicentino |

sono alcune delle personalità che fonderanno la Liga Veneta, tra i primi movimenti indipendentisti in Italia, costituita poi ufficialmente nel 1980. Un’altra occasione cruciale furono le prime elezioni europee nel 1979, che videro nelle fasi preparatorie una grande riunione di tutte le forze autonomiste e indipendentiste presenti in Italia, dall’Union Valdotaine al Sudtiroler Volkspartei, ansiose di rastrellare il maggior numero di voti. Su quest’onda di coesione, nell’autunno dell’89 la Liga Veneta fu uno dei partiti fondatori della Lega Nord, e da allora il suo destino è legato a doppio filo con il partito padano, nonostante l’insofferenza all’interno del partito a causa della convivenza coi vicini lombardi, che ha causato fratture e scissioni. Superati i fasti passati, oggi lo spirito venetista si esprime attraverso numerosi e frammentati piccoli partiti.

17 | Inchiesta


I mille volti del venetismo L’idea alla base è una: indipendenza, in alcuni casi sotto forma di larga autonomia, in altri di vera e propria sovranità da stato indipendente. Sarà forse questa forte vocazione all’autonomia ad aver fatto sì che negli anni non si sia mai formata una solida entità politica venetista, ma piuttosto una grande galassia di partiti e partitini, movimenti e formazioni, che raramente hanno raccolto risultati importanti alle urne.

Indipendenza veneta

Veneto Stato

Con 33.274 voti (0,1% alla camera) alle ultime elezioni politiche dello scorso febbraio, Indipendenza Veneta è il partito venetista che ha raccolto il maggior consenso elettorale. Lo statuto dichiara espressamente la volontà di formare una repubblica autonoma, rifiutando il percorso di una riforma federalista e appellandosi al diritto internazionale di autodeterminazione tramite referendum popolare. Hanno fortemente sostenuto l’istanza referendaria presentata in Consiglio Regionale.

Fondato nel 2010 nel padovano dalla fusione del Partito Nasional Veneto e del Partito dei Veneti, reclama l’indipendenza della Repubblica Veneta tramite referendum. Dopo i primi successi elettorali, il partito nel maggio 2012 subisce una scissione, con la fuoriuscita di alcune personalità di spicco, tra cui Lodovico Pizzati, che andranno a costituire Indipendenza Veneta. Alle ultime elezioni politiche ha raccolto 8.950 voti. Molto accesa la querelle online tra il sito del partito (www.veneto-stato. ue) e il sito www.venetostato.com di Gianluca Busato, ideatore di Plebiscito 2013.

Xoventù Indipendentista Liga Veneta Repubblica È un’organizzazione politica giovanile e apartitica, si rifà a valori fortemente identitari e tradizionali. Ha assunto come modello ideale di Veneto stato indipendente l’Ungheria dell’ultraconservatore Viktor Orbàn. Anche Xoventù Indipendentista ha appoggiato la campagna per l’adozione di una legge regionale che disponga il referendum consultivo per l’indipendenza del Veneto. Sabato 21 settembre il coordinamento nazionale di Xoventù Indipendentista si è tenuto proprio nel Vicentino.

È stata fondata da Fabrizio Comencini dopo l’espulsione dall’originaria Liga Veneta (diventata l’ala veneta della Lega Nord) per contestare gli squilibri tra veneti e lombardi all’interno del partito. Persegue l’obiettivo dell’indipendenza veneta tramite il diritto internazionale. Nel 2010 si è scissa la Liga Veneto Autonomo, che alle regionali si è presentata con il centrosinistra. Alle ultime elezioni ha raccolto risultati modesti (lo 0,74% al Senato su base regionale).

Progetto Nord Est / Unione Nord Est È un raggruppamento politico autonomista multiregionale (Trentino - Friuli - Veneto) nel quale sono confluite le personalità di Progetto Nord Est dopo la morte del fondatore Giorgio Panto, nel 2006. Propone la costituzione di una macroregione, composta da 13 regioni autonome con radici e valori comuni. Nel 2010 il presidente del PNE viene rieletto nel Consiglio Regionale candidato nel movimento Unione Nord Est.

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18 | Inchiesta


I venetisti nella cronaca L’azione più eclatante dei venetisti risale alla notte tra l’8 e il 9 maggio 1997. Otto persone appartenenti all’autodefinitasi Veneta Serenissima Armata (e chiamati dai mass media “Serenissimi”) partirono dal padovano con un camion su cui avevano caricato un autocarro camuffato da autoblindo, giunsero al Tronchetto di Venezia, salirono con il “Tanko” su un traghetto dell’ACTV e, vestiti con tute mimetiche e armati di mitragliatore, lo dirottarono su Piazza San Marco. Sbarcati con l’au-

toblindo, alcuni di loro forzarono la porta del campanile di San Marco e salirono in cima per esporre una bandiera della Repubblica di Venezia, mentre altri restarono in piazza a bordo del “Tanko”, quasi a tenere sotto tiro chi si fosse avvicinato. L’assalto al campanile di San Marco terminò alle 8,15 del 9 maggio, quando entrarono in azione i reparti speciali dei Carabinieri. Finirono in manette gli otto “Serenissimi” e due ideologi che non parteciparono direttamente alla clamorosa azione.

“Non ho la patente italiana, ma la carta di circolazione veneta, ottenuta in qualità di Presidente dello Stato di Padova della Repubblica Veneta”: un padovano ha risposto così ai Carabinieri che lo hanno fermato per un sorpasso azzardato. Ha

esibito il documento veneto, con tanto di timbri dell’Onu, e ha fatto mettere a verbale di essere cittadino del popolo veneto e di non riconoscere l’autorità dello Stato italiano. Si è beccato una multa e una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.

Sul sito del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto si legge così: “Quello della Polizia Nazionale Veneta è un progetto iniziato con la Istituxion de Autogoerno del Popolo Veneto e dai cui collaboratori è sorto poi il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto. Adesso la Polizia Nazionale Veneta seguirà il suo corso con il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto e quindi sotto l’egida del Governo Provvisorio della Repubblica Veneta. Con la liberazione della Patria e il completamento dell’insedia-

mento dei nuovi rappresentanti del Popolo Veneto eletti con le prime libere elezioni e col conseguente scioglimento del MLNV a termine del proprio compito, la Polizia Nazionale Veneta sarà di fatto e di diritto a disposizione delle nuove autorità governative”. Gli intenti del gruppo sono piuttosto chiari e non hanno mancato di attirare l’attenzione della magistratura, che ha indagato per associazione paramilitare 18 componenti, tra cui il comandante dei vigili urbani di Cornuda (TV).

Assalto al campanile di S. Marco

La patente veneta

La Polizia Nazionale Veneta


Giovanni Arcuri Romano, figlio di un avvocato, nel 1978 decide di partire per l’America Latina,dove entra in contatto con uomini d’affari e politici,fino ai più potenti narcotrafficanti e produttori di coca.

di giuseppe signorin

S

i trasferisce in Bolivia dopo essersi fidanzato con la figlia del più grosso produttore di cocaina diventando a sua volta parte della rete di spaccio internazionale. Nel 1997 il suo nome filtra nelle inchieste degli inquirenti: un mandato di cattura internazionale viene emesso dalle autorità italiane al quale seguirà un anno di detenzione in un carcere venezuelano. Nel 2001 si aggravano le condizioni di sua madre e nonostante un mandato di arresto pendente decide di tornare in Italia, ma la “soffiata” di un amico alle autorità segnerà la fine di questa saga e l’inizio della sua detenzione nel carcere di Rebibbia, a partire dal quale si è saldamente impadronito di una nuova vita, fatta di scrittura e di cultura, fino al ruolo di Cesare nel film dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”, vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino e di cinque David di Donatello. Recentemente è stato protagonista, assieme all’imprenditore Diego Olivieri, accusato ingiustamente di associazione mafiosa, di un incontro che si è tenuto nella Biblioteca Civica G. Bedeschi di Arzignano. Perché è finito in carcere? Invece di frequentare l’Università ho inseguito la mia voglia di viaggiare e sperimentare. Ho vissuto tanti anni fra gli Stati Uniti e i Caraibi. Avevo un casinò, dove entrava gente di ogni tipo. La mia colpa è stata di mettere in contatto dei colombiani importanti con degli italiani altrettanto importanti. Sono stato una specie di broker per affari illeciti. È pentito? Ammetto la mia colpa, ma la pena è stata sproporzionata. Mi hanno dato 15 anni, ne ho fatti 10 e mezzo. Il punto è che i sistemi in Italia permettono di allungare i tempi in maniera disumana. In Spagna avrei fatto due anni di galera per lo stesso reato.

foto Gianluca Tullio

quali sono i problemi delle carceri? Certe carceri sono un deposito di esseri umani. C’è troppa gente, c’è chi entra anche per uno spinello. Bisogna fare codici nuovi. Si vive come animali: chi dorme sopra, nei letti

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20 | Intervista


a castello, non può neanche sollevarsi che sbatte la testa sul soffitto. Si vive 20 ore e mezzo dentro la cella in spazi ridottissimi. Si esce due ore la mattina, dalle 8 e 30 alle 10 e 30, e il pomeriggio dall’1 alle 2 e 30. Il rapporto con i parenti? Uno si fa dieci anni di carcere e non può neanche avere dei momenti di intimità con la moglie… Cosa che – è stato studiato – provoca anche delle patologie. E poi così le mogli pagano come noi. In Spagna esiste il “Vis a Vis”, cioè una visita effettuata in un’abitazione adeguatamente attrezzata per gli incontri con i famigliari o con gli amici per due o quattro ore al mese. Qui niente.

quando a una cena importante ho conosciuto gente del cartello… E poi tante altre cose che non anticiperò in questa sede… Il teatro? Una passione che ho da sempre, come la scrittura. Attraverso queste attività riesco a leggermi dentro, a comprendere gli errori del passato e ad allargare la mia consapevolezza. In carcere ho fondato la compagnia “Liberi artisti associati”. Al momento sono in giro per l’Italia con la compagnia “Stabile Assai” di Antonio Turco, composta da ex detenuti e persone in semilibertà. Saremo a Vicenza il 29 novembre.

Come mai ha iniziato a scrivere? Avevo già il pallino della scrittura, fin dai tempi del liceo. Erano gli anni 70, ero attratto in particolar modo dagli autori della Beat generation, come Kerouac. Non appena sono riuscito ad avere una cella singola, ho iniziato a scrivere. Due libri li ho già pubblicati, “Libero dentro” e “Il nemico invisibile”. Il terzo, il più importante, è ancora nel cassetto: 600 pagine di autobiografia, al momento in visione da alcuni editori importanti. Si chiama “Il fratello”, c’ho dedicato molti anni di lavoro.

L’Orso d’Oro a Berlino con “Cesare Deve Morire”? I fratelli Taviani erano venuti in carcere a vedere uno spettacolo della mia compagnia e hanno deciso di utilizzare i più bravi di noi per realizzare il loro film, basato sull’opera di Shakespeare. Era il 2010. È stata un’esperienza bellissima, diversa dal teatro, in cui ho imparato molto. E poi abbiamo vinto tutto, siamo stati addirittura candidati all’Oscar…

Che cosa racconta? Racconta la vera storia del narcotraffico in Italia, attraverso la mia vita. Tutto è iniziato quando avevo 23 anni, a Bogotà,

Adesso che fa? Da un anno sono in regime di semilibertà. Vivo a Roma, lavoro per un’azienda che rifornisce ristoranti e pizzerie di prodotti ittici. Sto gradualmente tornando alla normalità.

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21 | Intervista


P

er molti tifosi del Vicenza lui è ancora “il presidente”. Del resto è stato alla guida della società negli anni della scalata dalla C1 alla serie A, fino alla conquista della Coppa Italia con i biancorossi lanciati verso l’Europa. Pieraldo Dalle Carbonare, thienese doc, ha acquisito il Vicenza nel 1989. Quando, come adesso, il sodalizio lottava in un momento di difficoltà e la proprietà voleva passare la mano. “L’ho fatto per passione” ricorda l’allora presidente del Dueville e proprietario del Thiene Calcio. Un salto tra i professionisti, un paio d’anni di rodaggio. E poi tante soddisfazioni. “Quando ho preso il Vicenza non si sapeva ancora in quale categoria avrebbe giocato, rischiava di retrocedere in C2 – ricorda - ci siamo salvati con il Trento in casa all’ultima giornata. Avevo già contattato alcuni allenatori: Scala, Marchioro, Giorgi e Vitali. E anche Marcello Lippi. Che aveva dato la sua disponibilità, se non fossimo retrocessi. Invece poi è andato in A. E per noi è iniziata l’avventura in C1, difficile. Siamo ripartiti da zero. Il segreto? L’umiltà, la voglia di fare e la determinazione. Per avere successo nel calcio come nella vita ci vogliono tre componenti: capacità, volontà, fortuna. Io ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di uomini prima di tutto, poi con capacità e volontà siamo riusciti a centrare risultati importanti”. Con due allenatori come Renzo Ulivieri e Francesco Guidolin. “Ulivieri era l’allenatore che ci voleva in quel momento, ma questo l’ho capito dopo. Allora sapevo che era bravo. Solo lavorandoci insieme mi sono reso conto che era anche giusto in quella situazione. I primi anni sono stati difficili. Al secondo con Caramanno, l’allenatore più odiato dalla tifoseria, non è stato semplice gestire tifosi, spogliatoio, stampa. Poi è arrivato Ulivieri che mi ha detto: presidente, non si preoccupi, mi arrangio io e se ho bisogno la chiamo. Non mi pareva vero. E poi Guidolin, capace e intelligente nel conservare quanto di buono era stato fatto. Ci sentiamo ancora. Un altro grande allenatore”. E le

Pieraldo

Dalle Carbonare soddisfazioni sono state tante. “La svolta? La promozione in serie B nel 1993. In quel momento la nostra famiglia aveva grossi problemi a livello finanziario: o si saliva in B oppure il rischio era di dover mollare. Ricordo dopo la sconfitta di Trieste a febbraio. Negli spogliatoi ci siamo detti: loro stanno gridando serie B ma saremo noi ad andarci. Da qui possiamo farcela. E così è stato”. E il Vicenza non si è più fermato, nel 1995 arriva la serie A. “Due mesi prima della promozione ho detto a Mimmo Di Carlo: quanto mi dai per rimanere a giocare in A? Aveva 29 anni ed era sempre stato nelle categorie inferiori. E lui a fine campionato ha firmato il contratto in bianco. Erano rapporti speciali, tra uomini. Sani, sinceri, leali. Che restano tuttora. Quello che manca adesso nel mondo del calcio”. E oggi la coppia di centrali protagonisti della promozione in A, Lopez-Praticò, siede sulla panchina del Vicenza. “Fa piacere soprattutto perché sono ragazzi che meritano. Soprattutto per Lopez. Abbiamo sempre avuto un rapporto molto intenso, era il capitano del grande Vicenza, della Coppa Italia. Consigli? Non ne ha bisogno. Ci sentiamo spesso, perché oltre al rapporto professionale, c’è una grande amicizia. Gli ho detto che faceva bene a venire a Vicenza, nonostante le difficoltà”. Avrebbe tantissimo da raccontare Pieraldo Dalle Carbonare. Con una passione che ancora c’è. “Voglia di tornare? Certamente. Chissà, potrebbe anche essere un giorno. Le vicissitudini della vita sono tante. Oggi però è un momento difficile, per fare calcio servono tanti soldi, soprattutto a Vicenza dove c’è da ricostruire. Ho Corriere Vicentino |

22 | Sport

preso la società in serie C1 e dispiace vederla ora in Lega Pro. Ma dispiace soprattutto perché ci vorrebbe un futuro più sereno, un progetto per ripartire. Quello che manca”. Ma Pieraldo resta ‘il presidente’. “È la più grande soddisfazione che ho avuto. Le vicissitudini della vita sono state tante. Ma i tifosi hanno capito che ho sempre fatto il massimo per la squadra e per la società”.


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La bretella prende forma

L

di Francesco Gualtieri

La nuova bretella di Montecchio Maggiore sta assumendo la sua conformazione definitiva. Lo si nota chiaramente percorrendo la rotatoria del casello autostradale di Alte Ceccato e gettando lo sguardo oltre il parapetto: uomini e mezzi sono all’opera e la striscia del percorso stradale è ormai ben delineata. Allo stato attuale, spiegano dagli uffici della società autostradale Brescia – Padova, sono stati completati i rilevati nel tratto compreso fra la linea ferroviaria e l’attuale casello autostradale, i relativi manufatti idraulici e della rete di raccolta delle acque meteoriche (fossi e tombini) e le fondazioni ed elevazioni del viadotto di scavalco della ferrovia nel tratto di bretella in adiacenza al depuratore. Successivamente il cantiere si svilupperà con la costruzione dei rilevati e delle altre opere infrastrutturali nelle aree comprese fra la ferrovia e la S.R. 11. È dunque entrata nel vivo la prima fase del grande progetto, ossia la realizzazione della “S.P. 500 variante est” di collegamento tra l’attuale autostazione e la S.R. 11, cui seguirà la realizzazione della nuova autostazione e dell’interconnessione con l’A4. Sono partiti gli espropri e sono state avviate numerose altre attività, quali la bonifica da ordigni bellici, le indagini archeologiche superficiali, la soluzione delle delicate interferenze con i servizi e

le reti impiantistiche e il monitoraggio ambientale. L’intera opera, spiega la società, rappresenta un insieme di interventi molto complessi, che prevedono la traslazione di un tratto di autostrada A4 in presenza di traffico, lavori sulla viabilità esterna, quattro attraversamenti della linea ferroviaria Milano - Venezia e importanti opere strutturali, idrauliche ed impiantistiche. I mesi autunnali e invernali saranno insomma cruciali per l’andamento degli interventi. Le Amministrazioni comunali di Montecchio e Brendola, che grazie soprattutto ai sindaci Milena Cecchetto e Renato Ceron hanno saputo dare una decisiva accelerata al progetto, confidano ora nel pieno rispetto dei tempi prefissati, per regalare la bretella entro la fine del 2015.

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Nell’ultimo periodo i lavori sono stati condizionati dal rinvenimento di otto siti di interesse archeologico di epoca romana (assi viari e necropoli) e di epoca precedente, che hanno richiesto l’esecuzione di indagini ed approfondimenti suppletivi con la direzione scientifica della Soprintendenza di Padova.

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focus

Nato due volte

Elio non ha paura di aprirsi, di raccontare quello che ha vissuto e di condividerlo con gli altri. Lo fa con grande generosità e sincerità perché la sua esperienza possa essere d’aiuto, anche se a otto anni di distanza l’emozione è

E

ancora forte e a volte, mentre parla, gli soffoca le parole in gola. di Nicoletta Mai

Elio Bertoldi è di Chiampo e ha un cuore giovane. Nel 2005 ha subito un trapianto a causa di una cardiomiopatia dilatativa degenerativa che stava mettendo a rischio la sua vita. Per questa patologia l’unica vera cura è la sostituzione dell’organo malato, gli altri sono solo rimedi palliativi e quando non riescono più a tener sotto controllo i sintomi il paziente viene segnalato per il trapianto. Entra così in una “prelista”, una sorta di graduatoria per poi passare alla lista vera e propria, quella in cui devi sempre avere il telefono a portata di mano perché ogni momento potrebbe essere quello buono e devi farti trovare pronto per l’intervento. La malattia di Elio è una malattia di famiglia. Sua madre è morta intorno ai 60 anni e gli zii materni, invece, tra i 40 e i 50. Altri tempi, e altre possibilità di cura. Elio è stato il primo della sua famiglia a subire il trapianto, ma nel giro di qualche anno è toccato a due suoi fratelli e a due cugini, mentre sua sorella è in prelista. Una malattia di origine genetica, dunque, per la quale Elio e i suoi familiari sono diventati oggetto di studio. “È stato il cardiologo Roberto de Nardis a capire di cosa soffrivo e a mettermi in contatto con un’equipe di medici di Pavia specializzati nello studio delle malattie genetiche – racconta Elio -. Oggi siamo seguiti da un’altra equipe di Milano e per portare avanti la ricerca, oltre ai test genetici, stanno studiando anche il nostro albero genealogico. Pare che tutto sia partito da un nucleo di Villa Bartolomea nel veronese, ma alcuni rami della famiglia arrivano fino agli Stati Uniti”. Quando Elio viene a sapere che l’unica cura è il trapianto rimane scioccato. “Ero andato in moto a Vicenza per la visita – ricorda Elio - ma per tornare a casa ci ho messo quasi tre ore, perché dovevo fermarmi in continuazione. Mi avevano detto che c’era da aspettare un po’, un mese ma forse quasi un anno. E invece, soltanto tre settimane più tardi, arrivò la telefonata del dr. Alberto Forni, il cardiochirurgo che mi avrebbe operato. Era sabato sera e stra-

namente quel giorno avevo camminato per quasi 2 km. Stavo bene, io che ormai non riuscivo quasi più a mangiare, a dormire, ad alzarmi dal divano. Ero appena uscito dalla doccia quando squillò il telefono. “No! Proprio adesso! È stata la mia prima reazione. Mia moglie ha capito tutto solo guardandomi in faccia. Le sensazioni di quel momento, la commozione quando ho salutato i miei cari, sono ancora talmente forti che mi impongo di non pensarci”. Elio viene subito trasportato in ambulanza all’ospedale di Verona e alle 4 di mattina gli comunicano che si può procedere: il cuore è giusto per lui. Si sveglia il giorno dopo. Durante l’intervento non ci sono state sorprese, tutto è filato liscio e lui sta bene, si sente bene. Anche il decorso post operatorio e la riabilitazione non presentano ostacoli, ma Elio deve imparare a convivere con qualcosa di estraneo. Nel petto ha un cuore nuovo che batte forte, come mai gli era capitato di sentire prima. Oggi Elio non solo si è abituato a quel battito, ma porta al suo cuore un grande rispetto “perché - ci dice – è un modo di onorare anche la persona che me l’ha donato. La privacy non permette di conoscere l’identità del donatore, so solo che era una persona molto giovane alla quale devo tutto”. Tra anni fa, cercando in internet informazioni sui trapiantati, Elio si imbatte nel Gruppo Ciclistico Trapiantati d’Organo. Li chiama ed entra nell’associazione. Ne fanno parte una ventina di persone da tutta Italia, ma Elio è l’unico trapiantato di cuore. Girano il paese partecipando a diverse iniziative, in collaborazione con le Amministrazioni comunali, le Ulss e l’Aido, per testimoniare il valore della donazione. “Quando entro in una scuola e mi trovo a dover parlare ai ragazzi, inizio sempre allo stesso modo: Mi chiamo Elio e ho avuto un grande dono, mi è stato concesso di rinascere. Bastano queste poche semplici parole per catturare l’attenzione di tutti”.

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Paesi

Arzignano

Zanconato va via?

di stefano cotrozzi

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entre l’autobus in retromarcia rientra nell’autorimessa un secondo autista si premura di far retrocedere le macchine che stanno percorrendo la via. In breve si forma una fila. Qualcuno suona il clacson, altri aspettano placidamente che la manovra finisca, abituati da anni a quella autorimessa in pieno centro cittadino. “Trovare una soluzione è sempre stato un cruccio delle precedenti amministrazioni – ci spiega l’assessore all’Urbanistica Umberto Zanella – e lo è diventato anche della nostra. Come avete cercato di risolvere la situazione?

Da parte loro c’è sempre stata una certa ritrosia a spostarsi, nonostante esistano dei siti di loro proprietà che andrebbero bene, almeno per il deposito delle corriere. In ogni caso abbiamo iniziato un dialogo. Subito abbiamo forzato un po’ la mano e così siamo riusciti a chiudere la pompa di benzina che era in strada. E per l’area della nuova autorimessa? Con la variante 3 al piano degli interventi approvato ad aprile 2013 è stata individuata un’area, sempre di proprietà di Zanconato, che potrebbe essere utilizzata per spostare l’autorimessa. Anche nel passato ci doveva essere lo spostamento.

L’azienda Zanconato si è impegnata con un atto notarile a spostarsi da lì. Dove dovrebbero spostarsi? In quell’appezzamento di terreno tra la grande rotatoria della zona industriale e l’argine del Chiampo, dietro all’azienda Magnabosco Utensili. Non rischia di intralciare il traffico? Se le corriere si devono immettere verso Montebello Vicentino non ci saranno problemi perché è già stata studiata una corsia di immissione. Per quanto riguarda gli autobus che invece dovranno prendere la direzione di Montecchio, potranno usufruire di un tunnel che passa sotto il ponte e quindi uscire dall’altra parte della strada immettendosi senza intralciare il traffico. A che punto è l’iter? Stiamo già discutendo il piano urbanistico attuativo per l’urbanizzazione dell’area e la volontà, a questo punto, non è solo dell’amministrazione ma anche della proprietà. Pensiamo che entro fine anno arriveremo a una conclusione delle trattative. Abbiamo contattato il signor Zanconato per un commento, ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni perché le trattative non sono ancora terminate.

Nuovo Centro Anziani

I

l nuovo centro ricreativo anziani si farà nell’area di San Rocco. Dalla consultazione svolta per decidere il futuro della sede del centro Mastrotto, ora situato in via Cazzavillan, il “sì” ha vinto con il 70% delle preferenze. Su 677 aventi diritto al voto, e cioè gli iscritti di Arzignano su un totale di 832 anziani, hanno votato in 403: escluse tre schede nulle, 285 anziani hanno scelto la nuova sede, mentre 115 sono stati i pareri di chi avrebbe preferito restare in via Cazzavillan.

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Ambiente

Lavori in corsi

Roggia viola

U

no scarico irregolare che finiva diretto nella Roggia ha fatto diventare l’acqua di colore viola. Questo quanto segnalato all’Arpav dai cittadini che avevano notato l’anomalia. Il Dipartimento provinciale di Vicenza è intervenuto immediatamente e il sopralluogo ha confermato l’alterazione delle normali condizioni della roggia per la presenza di reflui di colorazione violacea. Le verifiche, condotte poi congiuntamente con Acque del Chiampo, hanno

Duomo rilevato uno scarico irregolare proveniente dalla rete meteorica aziendale della ditta G.E.A. srl, che dovrà procedere con un intervento immediato di pulizia.

Cronaca

Volontariato

Accoltella il fratello per 5000 euro

A

rrestato un ventunenne kosovaro per aver ferito a coltellate il fratello nella sua casa di Arzignano. Movente? 5 mila euro. La vittima, 31 anni, non è in pericolo di vita. L’aggressore, dopo aver accoltellato il fratello l’ha trascinato fuori casa e ha preso in ostaggio la nuora e il figlio di questa minaccian-

Inaugurata la Croce rossa

do di uccidere entrambi se la vittima non gli avesse dato il denaro. Ottenuti i soldi, è scappato lanciandosi da un balcone mentre la donna chiamava il 112. I carabinieri hanno iniziato una vasta battuta conclusasi con l’arresto del giovani nascosto in una roggia poco distante dal luogo dell’aggressione.

Caccia

Casotti senza autorizzazione

N

on sarà necessaria nessuna autorizzazione per l’installazione dei casotti per la caccia, che potranno essere in-

I

l problema non è nuovo. Era stato risolto in parte, ma ora la parrocchia di Ognissanti ha deciso di intervenire definitivamente per mettere in sicurezza i cornicioni della facciata del Duomo, contattando una ditta specializzata in restauri, perché il Duomo è un bene architettonico vincolato. La spesa complessiva è di 40 mila euro. “Certo per la parrocchia non è facile sostenere un intervento straordinario come questo e quindi speriamo di trovare qualcuno che ci aiuti” – ha commentato il parroco, don Mariano Lovato. I lavori termineranno entro fine ottobre.

stallati da 15 giorni prima a 15 giorni dopo il periodo di attività venatoria. Il via libera del Consiglio comunale, con una modifica al regolamento, permette di allontanare il pericolo di abusi edilizi. Chi volesse allestire un appostamento temporaneo non ha bisogno di presentare alcuna richiesta agli uffici comunali, come conferma l’assessore all’Urbanistica e all’Edilizia privata Umberto Zanella: “Abbiamo voluto mettere ordine in un settore complesso”. Corriere Vicentino |

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F

inalmente la Croce rossa italiana sbarca nella Città del Grifo, per la prima volta in una storia che il prossimo anno segnerà il 150° anniversario dalla nascita del movimento internazionale. Dopo la sistemazione dell’ex casa del custode di Villa Brusarcosco, è stata inaugurata la nuova sede della Croce Rossa, che conterà una cinquantina di volontari pronti a prendere servizio. Presenti il prefetto Melchiorre Fallica, il sindaco Giorgio Gentilin, il consigliere regionale Stefano Fracasso, amministratori locali, rappresentanti delle forze di polizia e del mondo del volontariato, la presidente del Comitato Cri di Vicenza provinciale Marisa Cunico.


Arzignano

Cari maestri

“H

o iniziato a insegnare a 19 anni, nel 1958, come supplente in una classe di 45 ragazzi a Recoaro. Erano tutti educati, non parlavano mai. Non occorreva neanche dire ‘silenzio’”. Sembra l’inizio di una favola, e invece è l’inizio della carriera dell’ultimo maestro unico di Arzignano, Giuseppe Schenato, che da una quindicina di anni si gode la pensione e l’affetto dei famigliari. Diventare maestro era il suo sogno? Mia mamma era un’insegnante, e anche mia nonna. Ho respirato sempre quest’aria, in famiglia. In realtà avrei voluto andare all’università, ero portato per la matematica, ma la morte prematura di mia mamma mi ha costretto a interrompere gli studi prima. Com’era la vita da maestro? Scuola al mattino e pomeriggio a casa a correggere i compiti. Davamo in media due temi a settimana. Se si calcolano circa 25 ragazzi per classe, vengono fuori

D

ovrebbe già essere in pensione e invece per altri quattro anni dovrà rimanere in cattedra a insegnare l’italiano agli stranieri. Dal 1996, infatti, Vincenzo Raimondi ha accettato di insegnare agli extracomunitari adulti la nostra lingua. “In realtà con i bambini ci stavo benissimo – ci

di giuseppe signorin

25 temi due volte a settimana da correggere, cosa che richiede del tempo… E poi c’era sempre da preparare la lezione del giorno successivo. Non c’erano tutte le riunioni di oggi. Problemi di disciplina? Non ho mai avuto problemi di questo tipo, anche perché le famiglie ci aiutavano. Se un bambino tornava a casa con una nota, la mamma lo prendeva per l’orecchio, invece ora i genitori sono

sempre propensi a difendere il figlio. Ho una foto di mia mamma con una classe di una sessantina di ragazzi… Se capitasse oggi… Le esigenze sono completamente diverse. Qualche ricordo particolare? I primi anni, un direttore che entrava in classe alle 8, si sedeva coi ragazzi, ascoltava la lezione e poi interrogava per vedere se erano stati attenti. Adesso i direttori non entrano quasi più in classe…

racconta – ma serviva qualcuno con le mie caratteristiche per questo progetto. Credo che abbiano individuato me soprattutto perché sono un maschio, sposato e ho la barba. Per motivi religiosi, in quel periodo, era necessario qualcuno così…” Ha sempre desiderato fare il maestro? No, ma mi ero stufato del mio lavoro precedente, come dirigente di una grossa tipografia. Pensavo che facendo l’insegnante avrei avuto più tempo libero, ma non è stato così. Sono pochi ormai i maestri maschi… È vero, siamo una razza in via d’estinzione. Una volta si diventava maestri perché si dovevano fare solo quattro anni di corso. I maschi andavano alle magistrali perché c’erano tante donne. Almeno io ci sono andato per quello... Com’era quando ha iniziato? C’erano le pluriclassi. Un insegnante

che si faceva terza quarta e quinta contemporaneamente. Ma era divertente, perché poi capitava che i ragazzi di quinta insegnassero ai ragazzi di terza. Tutti collaboravano con tutti. Il rapporto con le famiglie? Si è passati da un estremo all’altro. Una volta se un ragazzo prendeva uno schiaffo a scuola, a casa prendeva il resto. Ora se un insegnante sequestra un cellulare, il genitore quasi picchia l’insegnante… Ognuno dovrebbe rispettare il proprio ruolo: i genitori dovrebbero fare i genitori a casa, non a scuola. Difficoltà con gli stranieri adulti? Se uno non ha insegnato in prima elementare fa fatica, non sa partire da un livello molto basso. Bisogna partire dalla sillabazione. Le lavagne interattive non servono. Servono gessetto e lavagna classica. Metodi che possono apparire obsoleti, ma funzionano.

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Addio firme false di giuseppe signorin

A

partire da quest’anno ogni classe dovrebbe avere a disposizione un computer o un tablet ed essere dotata dei famigerati (per gli studenti) registri elettronici. Dovrebbe avere perché se non ci sono i fondi è difficile stare al passo con le norme, ma l’Istituto Comprensivo 2 ha fatto di tutto e ha cominciato l’anno nel migliore dei modi: corsi di formazione a inizio settembre per gli insegnanti e dotazione completa dell’ambiente operativo web “ClasseViva”, destinato alla gestione dei registri elettronici del docente e di classe. “I cambiamenti – ci spiega il vicario dell’Istituto Lucia Grieco – sono su tutti i fronti. In primis gli alunni, che nei giorni di assenza possono controllare da casa quello che è stato fatto in classe e non hanno più l’alibi di non essere stati informati… Poi i genitori, a cui viene conse-

gnata la password e possono quindi venire a conoscenza di tutto ciò che accade ai figli, voti, assenze e note personali comprese… Grossi cambiamenti ci sono infine per noi insegnanti: l’ostacolo più duro è l’aggiornamento costante. Insomma, tutti noi dobbiamo imparare a usare la piattaforma. Ci sono poi problemi di connessione, ma attendiamo con fiducia che le fibre ottiche arrivino anche qui da noi, per velocizzare la trasmissione dei dati. Ma sono senz’altro di più gli aspetti positivi, su tutti la trasparenza e la possibilità di allegare materiale, abbattendo così il divario con le nuove generazioni e migliorando la loro capacità di apprendimento”. C’è così tanta distanza? I ragazzi oggi hanno un modo di apprendere molto diverso e per interagire è necessario aggiornarci. Non si può più entrare in classe e dire: “aprite il libro a pagina … ecc ecc”. Loro non ti ascoltano. Serve una didattica

basata sul fare, che sappia interessarli. I registri elettronici permettono in qualche modo di parlare con loro la stessa lingua.

Per le sezioni a indirizzo musicale? Lì il discorso è stato più complicato, si tratta di classi divise anche internamente, ma dopo tanto lavoro siamo stati i primi a dotare di registri elettronici anche quelle classi.

Piste ciclopedonali di lisa masiero

t

re importanti novità per le piste ciclopedonali. Ce le spiega l’assessore ai Lavori pubblici Angelo Frigo. 1. Via Chiampo: stiamo pensando a un collegamento fra l’attuale pista ciclopedonale e via della Miniera, che servirà una zona ad oggi priva di un percorso protetto per raggiungere il centro, passando per San Rocco. L’obiettivo è rea-

lizzare il progetto entro fine anno e passare poi alla realizzazione l’anno prossimo. 2. San Rocco: l’idea su cui stiamo lavorando prevede la messa in funzione del sottopassaggio che non è mai stato completato. Vogliamo realizzare il collegamento tra via dei Mille e il sottopassaggio e, quindi, la realizzazione del tratto mancante in zona ex Stadio per collegarci alla pista ciclopedonale che attraversa il centro storico e che termina proprio nella zona ex Stadio.

Tezze

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3. Da Tezze a Trissino: abbiamo previsto 530 metri di nuova pista ciclopedonale lungo il lato destro della strada provinciale SP89 per un investimento di 250 mila euro. Il progetto prevede la realizzazione di una pista larga 2,5 mt, separata dalla carreggiata stradale grazie ad appositi elementi spartitraffico. La pista sarà infine completata da un attraversamento pedonale lungo la strada statale, di collegamento al lato opposto della sede stradale, illuminato e protetto da due isole centrali salva pedoni. I lavori sono iniziati a ottobre.

Trissino


arzignano Modifica della viabilità

È

stata modificata la viabilità presso la Scuola Elementare di San Zeno, in un punto in cui la sicurezza dei bambini che attraversavano la strada per andare a scuola era messa in pericolo. L’intervento ha comportato l’istituzione di un senso unico verso via Urbani per chi proviene dal parcheggio soprastante. Sono state inoltre realizzate anche delle strisce pedonali per acconsentire l’attraversamento in sicurezza da parte degli utenti. f.m.

VIA DEL BALLO

Lavori in chiesa

P

artiranno a breve i lavori di consolidamento del soffitto alla chiesa di San Zeno. Si tratterà di un intervento molto delicato in quanto, durante i lavori alle travi portanti, bisognerà fare particolare attenzione al controsoffitto ad arelle (una sorta di cannicciato intonacato) sul quale sono state eseguiti anche i dipinti de-

PARCHEGGIO

SCUOLA

VIA URBANI

corativi. Per la partenza manca soltanto l’autorizzazione della sovrintendenza, visto che si tratta di un immobile vincolato. I lavori, che presumibilmente dureranno un paio di mesi, probabilmente verranno effettuati con criteri antisismici. Il costo totale dell’opera è di circa 180.000 euro. f.m.


arzignano

Arzignano Sei tu di giuseppe signorin

M

entre gli adulti litigano per una poltrona, i giovani iniziano a darsi una mossa. “Nessuno è mai venuto da noi a chiederci cosa vogliamo, noi vogliamo chiedere alle persone cosa vogliono” – ci raccontano Francesca Lazzaroni e Beatrice Rigoni, di Arzignano Sei Tu, gruppo nato a giugno da un’idea di alcuni giovani studenti universitari con il desiderio di migliorare il paese in cui vivono. “Abbiamo cominciato mettendo in piazza un gazebo e proponendo un questionario per capire le esigenze della gente. Più che il lavoro, ci sono state tante richieste di intrattenimento, soprattutto da parte degli anziani, e poi questioni riguardanti le strade e l’informazione in generale, perché

molti non hanno ancora dimestichezza con internet e fanno fatica a venire a conoscenza degli eventi”. E voi giovani che cosa volete? Vorremmo un centro in cui poterci esprimere attraverso l’arte e la cultura. Per ora ci sono solo i bar, come luoghi di aggregazione. Ai giovani serve uno spazio per stare insieme e organizzare incontri, mostre, concerti. Progetti in vista? Stiamo pensando di aiutare il Centro Aiuto alla Vita attraverso la raccolta di vestiti per bambini: ci sono tante mamme, anche italiane, che non hanno di che coprire i propri figli. Dopo l’esperienza con la San Vincenzo, per la quale abbiamo raccolto viveri a fine settembre, vogliamo continuare

su questa strada. Politica? Non sappiamo ancora se ci presenteremo per le amministrative, decideremo a gennaio. Siamo un gruppo misto, senza appartenenze, ma al momento stiamo puntando su operazioni di sensibilizzazione e di ascolto. Che cosa volete diventare da grandi? Intanto speriamo di trovare una sede… Poi vorremmo essere un ponte fra le esigenze dei cittadini e il Comune.

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“N

el ’56, a quattordici anni, mi ha chiamato in prova il Vicenza, dopo mezzo campionato in Prima Divisione con la Valbruna - ci racconta Armando Piacentini, da giovanissimo talento del Vicenza a fondatore del Calcio Tezze, fino a diventarne presidente nel 2006 -. Sono arrivato al campo e la prima squadra, all’epoca in Serie A, stava facendo una partitella di allenamento. C’erano Sentimenti IV, Lancioni, Campana, David, ecc. Finito il primo tempo il presidente, il marchese Loi, assieme al conte Valmarano e Alberto Menti mi hanno portato in sede con il presidente della Valbruna per firmare il cartellino. Nel primo anno ho segnato 54 gol giocando in tutte le categorie e sono stato convocato in Nazionale a Coverciano. L’anno dopo, però, ho partecipato al Torneo Luigi Cisco ad Arzignano,

anche se il Vicenza non voleva, e mi hanno punito facendomi giocare una sola volta in tutta la stagione. Ero così triste e arrabbiato che mi sono ammalato, mi sono venute delle chiazze su tutto il corpo. Avevo sbagliato e ho pagato”. L’avventura col calcio Tezze quando è iniziata? Ho giocato in diverse squadre, anche nel Vittorio Veneto e nella Sorbietese, in serie C, finché nel ’68, mentre ero nel Conegliano, il parroco di Tezze mi ha chiesto di fare qualcosa per il paese, perché dal ’63 non c’era più una squadra, dopo il fallimento dell’Olimpica. Assieme ad altre persone, fra cui Nereo Verlato, abbiamo fondato la società, partendo dalla Terza Categoria. Ho iniziato come allenatore/ giocatore, ma dopo cinque partite e 15 gol mi sono rotto i legamenti e ho smesso di giocare. La più grande soddisfazione da allenatore?

Come allenatore mi interessava di più l’unione dello spogliatoio che i tatticismi. Ero soddisfatto quando la squadra era unita. Per quel che riguarda i risultati, un anno abbiamo fatto il triplete: Campionato, Trofeo Regione Veneta e Titolo Regionale. Un anno miracoloso. In squadra c’erano Gianmario Zuffellato, ora vicepresidente, e Paolo Castaman, l’attuale allenatore. Da presidente? Il fatto che nonostante i problemi economici stiamo tenendo duro. La cosa più bella è l’entusiasmo che si respira adesso, grazie a molti giovani che hanno voglia di migliorare il paese. Nelle ultime settimane hanno anche trasformato lo stadio, dando il colore alle tribune e ristrutturando il bar.

Lezioni di mtb di lisa masiero

A

rrivano anche in Veneto i corsi di Mountain Bike. Un’alternativa per ragazzi e ragazze che di calcio e danza non ne vogliono sapere. E per diventare campioni di MTB non serve andare lontano: ad Arzignano ci sono due maestri riconosciuti dalla FCI (Federazione Ciclistica Italiana): Mario Fornasa e Andrea Tibaldo, della squadra Puntobici. “Organizzeremo due corsi - ci racconta Mario Fornasa - uno per i bambini dai 6 ai 12

anni e uno per i ragazzi dai 12 anni in su”. Per partecipare basta una qualsiasi bici da strada, quello che conta davvero è essere preparati, come ci

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spiega il maestro: “A noi interessa prima di tutto insegnare ai bambini l’educazione stradale, e allenarli e preparli per gareggiare senza correre rischi. Il nostro obiettivo è formare persone, non gareggianti. E, dopo i corsi, il passo successivo sarà cercare di aprire un percorso di terra qui ad Arzignano, forse nella zona del parco Mantovano”. Per avere informazioni e per iscriversi ai corsi, lunedì 14 ottobre alle ore 20, nella sala parrocchiale di San Bortolo, ci sarà un incontro con i maestri della scuola Puntobici.


a ltava l l e

Così cambierà il centro

di enrico corato

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respadoro riserva continuamente nuove sorprese. Passo passo, infatti, il centro del paese sta cambiando volto. L’anno scorso, dopo due anni di lavori, si è conclusa la ristrutturazione del palazzo comunale, completamente rimesso a nuovo e adeguato alle vigenti norme in materia di sicurezza e antisismica, pur mantenendo la struttura e la storica facciata. Inoltre da poco è stata celebrata la fine dei restauri della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, oggi gioiello splendente della valle. Ma già si parla dei prossimi lavori, che sono destinati a incidere ancor di più sull’aspetto di piazza Municipio. “La storica “casa del dottore”, acquistata quattro anni fa dal Comune” – spiega il sindaco Giampietro Dalla Costa – verrà ristrutturata e ampliata grazie al Fondo ODI per lo sviluppo dei Comuni veneti e lombardi che confinano con le Province autonome di Trento e Bol-

Dalla “casa del dottore” ai nuovi spogliatoi passando per l’arredo urbano

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zano, che ha premiato il nostro progetto assegnandoci un contributo di 800 mila euro”. L’edificio posto all’ingresso della piazza diventerà quindi un centro polifunzionale a vocazione sociale, artistica e culturale: vi troveranno posto il Museo etnografico, una sala per mostre d’arte e il Centro Gaia, che già ospita una decina di ragazzi diversamente abili negli ambienti parrocchiali in piazza, potrà finalmente avere una sede propria. “All’ultimo piano – continua il primo cittadino – è prevista invece una sala conferenze che verrà realizzata interamente in legno e vetro, lasciando libera la vista verso i nostri monti. Dobbiamo ancora firmare la convenzione con il Fondo, ma abbiamo la certezza che i soldi arriveranno”. Altro progetto che porta, è proprio il caso di dirlo, la firma di Dalla Costa è quello dei nuovi spogliatoi, che verranno progettati dal sindaco e realizzati proprio a ridosso della piazza da volontari del paese, che lavoreranno per il bene comune. Crespadoro si è inoltre aggiudicato il primo posto nella graduatoria dei progetti dei 19 Comuni facenti parte dell’Intesa Programmatica d’Area (IPA) Ovest Vicentino. “Con questo contributo di 280 mila euro completeremo la rimessa a nuovo di piazza Municipio – conclude Dalla Costa –. Sistemando la pavimentazione stradale e realizzando nuovi marciapiedi collegheremo la piazza con i parcheggi sotterranei sotto il campo sportivo: un intervento di arredo urbano che chiuderà il cerchio. E finalmente, forse, riusciremo a dare una rinfrescata al nostro centro”.


a ltava l l e

Una vita per l’arte di enrico corato

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mante della natura e attento osservatore delle sue meraviglie, cantore del bello e dell’armonia. Una persona umile, sensibile alle emozioni che vengono dalle piccole cose. Ha fatto dell’arte una vera ragione di vita, e la dimostrazione è il traguardo della 50ª mostra personale tenutasi dal 28 luglio al 1 settembre presso il suo studio “La Rindola” lassù, ai Rancani di Durlo: il suo eremo, il suo rifugio, il suo nido. 50 personali, cosa si prova? È un’emozione indescrivibile – ci racconta Luigi Rossetto, classe 1958, pittore arzignanese tra i più noti della vallata - non ne ho sentiti tanti che ci

siano arrivati a dire il vero. Ricorda la prima personale? È stata a San Bortolo di Arzignano nel 1982, durante la sagra. Allora giravo

in moto per sagre, mostre collettive e concorsi, dove mi invitavano, con uno zaino pieno di quadri. Poi ho iniziato con le personali e pian piano

CORA PRINT S.R.L.

sono anche uscito dalla provincia. Come ha incontrato l’arte? Da bambino ero in collegio a Caldogno. Gli altri avevano passione per il calcio o il cinema, ma a me veniva sonno, stavo sempre a disegnare e dipingere”. Il primo quadro? Un trattore che apre la strada piena di neve. Ce l’ho ancora. Come mai ha scelto Durlo come sede del suo studio? Sono luoghi incantati, scorci e paesaggi rimasti, per fortuna, fermi nel tempo. L’ultima uscita? A Roma per un concorso internazionale all’ambasciata irachena presso la Santa Sede, tema la pace e la fratellanza tra i popoli. Hanno scelto 130 artisti da 22 paesi, e nel mio piccolo c’ero anch’io.

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chiampo

E ora mi gusto la vita di guido gasparin

C

he si fa dopo aver fatto per cinque anni il sindaco? “Si assaporano altre cose, come la serenità e la tranquillità: insomma, ci si gusta di più la vita”. Parola di Antonio Boschetto, ex primo cittadino di Chiampo, ex segretario comunale ora in pensione, sconfitto alle ultime amministrative da Matteo Macilotti e ora seduto sui banchi dell’opposizione in Consiglio comunale. Bicicletta – “non da corsa, uso la city bike” – passeggiate col cane e sci sul fronte sportivo; letture, giardinaggio e studio dell’inglese sul fronte ludico/culturale: questa la nuova vita di Boschetto, che con il suo gruppo “Chiampo per te” non tralascia l’im-

pegno politico. “Facciamo da pungolo all’Amministrazione – spiega – di cui non condividiamo tutte le scelte. Mi sembra che al momento puntino solo all’immagine e siano troppo chiusi in se stessi, con una scarsa propensione al dialogo con le minoranze”. Il ricordo più bello dell’esperienza da primo cittadino? “Sicuramente il contatto e la condivisione con la gente. A un certo punto sei

come un sacerdote, a cui le persone si rivolgono per consigli e confidenze”. Un rimpianto? “Certamente il non essere riuscito a portare a termine il programma delle opere pubbliche a causa del patto di stabilità. Penso soprattutto al rifacimento della piazza e agli impianti sportivi: per colpa dei vincoli imposti ai Comuni non siamo stati in grado di essere protagonisti di una vera trasformazione del paese”. Sarà per una prossima volta? Si vedrà, intanto Antonio Boschetto si gode la sua nuova vita.

Tutti a zappare la terra di alessandra groppo

F

rutta e verdura a km 0, tutela ambientale e scambio generazionale: sono questi gli obiettivi che l’amministrazione Macilotti si è prefissata di ottenere grazie agli orti sociali, un progetto che, come in molte città d’Italia, sta prendendo il via anche a Chiampo. Ma cosa sono gli orti sociali? Ne parliamo con l’assessore ai Lavori pubblici e all’Ambiente Paolo Valdegamberi e con il responsabile dell’area ambiente del Comune Roberto Zarantonello, promotori e responsabili di questo nuovo progetto. “Gli orti sociali – ci spiegano – sono dei terreni coltivabili e dotati di impianti di irrigazione e di capanni per gli attrezzi che il Comune mette a disposizione dei cittadini a un canone di locazione agevolato. Grazie a questi nuovi spazi anche chi vive in centro città e non pos-

siede un terreno proprio avrà la possibilità di coltivare frutta e verdura per la propria famiglia. Ma non solo: gli orti pubblici sono anche un luogo di ritrovo dove socializzare e di incontro dove le persone più anziane, abituate al lavoro nei campi, possono insegnare ai giovani come si gestisce un orto”. Quando partirà il progetto? Probabilmente nei primi mesi del 2014. Al momento, dato che il Comu-

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ne non possiede dei terreni propri, stiamo cercando usufruttuari e donatori. Alcune persone hanno già reso spontaneamente disponibili i propri terreni e invitiamo tutti gli interessati a tenere controllato il sito del Comune dove tra un paio di settimane verrà pubblicato un bando esplorativo che ci permetterà di vedere chiaramente quali sono le donazioni e le richieste per questo progetto. Come mai avete pensato di proporre gli orti sociali? Negli ultimi due anni abbiamo organizzato un corso di agricoltura biologica e ci siamo resi conto che la terra, l’orto e la coltivazione sono tematiche molto sentite dai cittadini, anche da quelli più giovani. Inoltre siamo convinti che tra i vari benefici, gli orti sociali porteranno idee per progetti scolastici e un recupero utile di quei terreni che oggi sono abbandonati.


I.P.

Carla e IDEE IN M

OVIMENT O

C’

era una volta una giovane donna di nome Carla, che decise di licenziarsi dal suo posto di lavoro per aprire il negozio dei suoi sogni a Chiampo. Con tenacia e fantasia, e l’aiuto di tutta la famiglia, riuscì a realizzare quello che i suoi grandi ideali le avevano ispirato: il Girasole, il primo negozio di prodotti BIOLOGICI a Chiampo, quando ancora nessuno in paese parlava di questo genere di cose.

S

ono passati tredici anni da allora, ma il sogno di Carla è rimasto intatto. Carla ha saputo preserva-

re il suo Girasole rimanendo indipendente dalle regole del franchising. I soldi non sono mai stati il

motivo principale del suo lavoro. Quelli che ha guadagnato, li ha investiti per approfondire le sue conoscenze attraverso la frequenza di corsi di aggiornamento, grazie ai quali ha conosciuto tanti professionisti del settore, con cui ha iniziato a collaborare.

N

onostante il periodo difficile, Carla ha deciso che è arrivato il momento di rinnovare il suo Girasole, mirando ancora di più alle cose semplici, naturali. Alla sostanza, più che all’apparenza. Si è circondata allora di amici “alternativi” come lei, che credono nel suo progetto e nelle persone di Chiampo e dintorni, e assieme a loro ha iniziato, a partire da ottobre, a rinnovare

il suo negozio, utilizzando solamente materiale e oggetti di riciclo!

I

l primo obiettivo della nuova ricerca di Carla sono i produttori locali, tutte quelle persone che abitano in zona, producono meraviglie certificate BIO e non aspettano altro di avere la chance di essere messi in mostra.

“Diamo una mano ai nostri contadini!”, dice sempre Carla. Senza con-

tare che dare una mano alle realtà del nostro territorio significa anche risparmiare. Nel Girasole troverete frutta, verdura, formaggi, salumi, pane, pizze, focacce, dolci fatti in casa, e in futuro una gastronomia bio-vegetariana da asporto da portarsi direttamente in ufficio durante le pause pranzo! E poi una linea bio per la prima infanzia, e una linea per la casa ecologica, e uno spazio pieno di idee in movimento…

Via Giacomo Zanella 52, Chiampo (Vi) Tel. 0444 420742 facebook.com/ilgirasolechiampo


Chiampo

Dopo 70 anni la verità di alessandra groppo

“L

a storia che sto per raccontare è frutto di pochi e lontani ricordi personali, miei e di mio fratello, di qualche racconto di parenti e, soprattutto, di tante persone vicine che hanno conosciuto la nostra vicenda”. Inizia così a raccontarsi Elda Belluzzo, mamma e nonna chiampese che lo scorso anno, dopo quasi settant’anni di dubbi, domande e ricerche, è finalmente riuscita a trovare il luogo dov’è sepolta sua madre, morta di malattia quando lei aveva solo due anni. “La mia storia comincia in tempo di guerra – continua Elda – quando mio papà Silvio era prigioniero in Germania. Io e mio fratello di tre anni e mezzo vivevamo a Lonigo con nostra madre Vittoria che, nei primi mesi del 1945, si ammalò di febbre altissima e venne ricoverata nell’ospedale psichiatrico di Montecchio Precalcino. Da quel giorno non l’abbiamo più vista e non abbiamo più saputo niente di lei.”

Dopo il ricovero della madre Elda e il fratello Rino vengono separati: Elda in casa della nonna materna e delle zie, mentre Rino dai nonni paterni. Dopo qualche mese papà Silvio viene liberato dal campo di concentramento, viene a sapere che la moglie è morta e poco tempo dopo si risposa. Elda finisce in orfanotrofio per qualche anno e quando suo padre torna a prenderla, ormai grandicella, comincia a farsi tante domande ma a ognuna il padre la zittisce. “Non ho mai saputo nulla su mia mamma fino a un anno fa quando Lorenzo, il mio figlio maggiore, che è frate francescano a Barbarano, è riuscito ad avere informazioni sul suo ricovero e sugli ultimi giorni di vita”. Arrivano così le risposte. Le ossa di mamma Vittoria, dopo la tromba d’a-

Benvenuto don Federico

Nella foto Elda Belluzzo con il fratello Rino davanti alla tomba della madre

Un blog per i cittadini

S

i chiama don Federico Mattiello il giovane sacerdote 29enne che, dal 15 settembre, affianca il parroco don Bernardo nella gestione della parrocchia di Chiampo. Nato e cresciuto a Villaga, dopo il seminario don Federico ha prestato servizio presso la parrocchia di San Bonifacio prima di arrivare alla parrocchia più grande della diocesi. “Sono davvero contento di essere qui a Chiampo – ha commentato – dove seguirò tutto l’aspetto giovanile della parrocchia. Per me ora inizia una nuova avventura fatta di nuovi impegni ma anche di nuovi incontri, nuovi sorrisi e nuove amicizie.” a.g.

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ria che nel 2000 ha distrutto il cimitero dell’ospedale psichiatrico, sono ora sepolte in una fossa comune nel piccolo cimitero di Levà. “Adesso conclude Elda - so finalmente dove portare un fiore e dove recarmi per pregare la mia mamma che in tutti questi anni ho sempre sentito vicina”.

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È

da poco online il nuovo portale achiampo.it: un blog per tenere sempre aggiornata la comunità sui vari eventi e le varie opportunità

promosse dall’Amministrazione comunale, un contenitore semplice e innovativo per informare i cittadini su quanto accade a Chiampo.a.g.


Montecchio

Grandi manovre al m. Berico i soggetti che a turno occuperanno la stanza, nell’ottica di “fare del ‘Monte Berico’ un emblema della rinascita, visto che viene considerato l’epicentro del degrado di Alte”. “Noi abitiamo qui e finalmente abbiamo deciso tutti insieme di pulire e di rendere questo posto più vivibile, soprattutto per i nostri figli”, afferma Md Bhuyan Bakar, che insieme a Mohammed Abu Taleb, è stato tra coloro che più hanno creduto e si sono adoperati per un cambiamento. “Ci tengo a ringraziare queste due persone e il Comune perché altrimenti difficilmente saremmo riusciti a raggiungere questo primo obiettivo”, afferma entusiasta Giovanni Calearo, che si occupa dell’amministrazione del condominio da quasi tre anni. Ma non solo i residenti hanno partecipato alla pulizia. Tra i volontari anche Laabadla Abdel Jahlil, marocchino residente a Schiavon, venuto qui ad aiutare perché “in questo condominio ci vive mia sorella con i suoi figli e non tolleravo più che vivesse in questo degrado. Dare una mano è il minimo che posso fare”. Presente anche Livio Merlo, assessore ai Servizi Sociali, che sottolinea: “Fin dall’inizio abbiamo precisato che a pulire dovevano essere i residenti perché è casa loro. Il Comune è disposto a fornire tutti i supporti tecnici necessari, ma loro devono prendersi la responsabilità di diventare dei cittadini civili in un Paese civile”.

di vittorio d’orsi

L

avori di pulizia al condominio “Monte Berico” di Alte Ceccato. Sabato 28 settembre resterà nella memoria come una giornata particolare per quello che viene ricordato come “il condominio più moroso d’Italia”. Ma questa volta i residenti (per la maggior parte stranieri), grazie alla spinta del Comune e al supporto tecnico-logistico fornito da Agno Chiampo Ambiente, hanno deciso di dare una svolta radicale alla situazione di degrado igienicosanitario che si era venuta a creare all’interno dello stabile. A inizio mattinata una ventina di residenti (tutti stranieri) si è rimboccata le maniche e, mascherina al volto, ha iniziato la raccolta dei rifiuti stipati tra i sottoscala, i garage e il retro del condominio, per poi gettarli nel camion di Agno Chiampo, parcheggiato appositamente davanti al palazzo. Per dare il via a questi lavori è stata colta l’occasione della pulizia dell’ex stanza del custode, che l’assemblea dei condomini, coordinata dall’amministratore Giovanni Calearo, ha deciso ad aprile di concedere in comodato d’uso gratuitamente al Comune. “Un vigile urbano che avrà la funzione di sorvegliare l’area esterna, un assistente sociale che coordinerà i servizi della zona e un mediatore culturale a disposizione dei numerosi inquilini stranieri del condominio”. Questi, spiega Luca Romano, sociologo e consulente del Comune per la riqualificazione di Alte Ceccato, sono

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montecchio

Il Durello va su RAi UNO di vittorio d’orsi

U

n giorno dietro le quinte di ciò che traspare da quel piccolo schermo quadrato di cui ormai non possiamo fare a meno. Per le riprese di Linea Verde, celebre trasmissione di Rai Uno dedicata ai prodotti tipici locali, venerdì 27 settembre è arrivata a Montecchio una troupe composta da circa una ventina di persone tra tecnici, operatori del suono, del video, regista e conduttrice. Il tema è il viaggio alla scoperta del Durello, vino tipico del veronese e del vicentino, facendo visita ai castelli di Giulietta e Romeo ed in particolare alle Priare, il reticolo di grotte che si snodano sotto la montagna. Difficile immaginare, stando seduti sul divano davanti alla televisione, che dietro soli dieci minuti di trasmissione ci sia un lavorio di più di due ore, fatto di continui “Ciak, si gira”, di risate e battute tra gli operatori stessi e gli ospiti chiamati a raccontare la specificità del territorio castellano per la produzione di questo vino tipico. È nel palcoscenico delle caverne castellane che il regista Daniele Carminati guida la sua telecamera, passeggiando per i cunicoli che si dilungano per circa due chilometri, di cui una parte adibita a cantina, dato che qui sotto la temperatura è ideale per il processo di spumantizzazione

dell’uva durella. “È un posto straordinario. La luce soffusa dona una certa misteriosità al luogo ed è una caratteristica che voglio assolutamente mantenere”, afferma il regista mentre si appresta a riprendere Ingrid

Serena Andreassi, organizzatrice Rai, Milena Cecchetto, Aldo Lorenzoni, Claudio Beschin; i produttori con la conduttrice Ingrid Muccitelli (foto Mariano Caoduro)

Muccitelli, la conduttrice, e Renato Cecchin, uno dei principali produttori di Durello. Dietro la macchina da ripresa c’è un folto gruppo di persone., tra cui anche alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale: dal Sindaco di Montecchio Corriere Vicentino |

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Maggiore, Milena Cecchetto, che spiega: ”Il Durello è una realtà vicentina e montecchiana in particolare, data la presenza di rocce vulcaniche che sono l’idale per la produzione. È un’occasione importante per far conoscere le peculiarità del nostro territorio”; all’assessore alla Cultura, Claudio Beschin, che crede sia “un momento bello e importante anche per fare un salto nel passato, nella storia che non è mai disgiunta dal territorio e dalla gente che ci vive”. Dopo scene ripetute diverse volte e una visita all’interno delle Priare, la giornata si conclude con una foto di gruppo e, nemmeno a dirlo, con un brindisi sopra la torre del castello, gentilmente offerto dai titolari della Cantina Bellaguardia, Marco Caltran e Isidoro Maccagnan, che si dicono gratificati dal fatto che “l’interesse per il Durello sta crescendo vertiginosamente, anche fuori zona”. Vero e proprio cicerone che ha accompagnato la squadra della Rai lungo tutto il viaggio per il territorio della Lessinia è stato Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio tutela vini Lessini Durello: “È una bella festa di compleanno per questo spumante, che festeggia nel 2013 le settecentomila bottiglie, quando solo dieci anni fa eravamo partiti con poche aziende e una produzione di settantamila bottiglie. Essere sulla trasmissione più importante per quanto riguarda l’agricoltura è una certificazione di obiettivi raggiunti”. Una puntata da non perdere. Appuntamento domenica 13 ottobre su Rai Uno.


Il guardiano dei castelli

I

l vecchietto della torre. Così si fa chiamare Francesco Colombara, 72 anni, ex presidente della Pro Loco di Montecchio Maggiore, guardiano nei week-end del Castello di Romeo, ma “soprattutto cittadino di Monteccho, nato e vissuto su questa collina per tutta la mia vita. Oramai mi sento tutt’uno con il territorio che mi circonda e che mi ha cresciuto”. Tra un visitatore che chiede informazioni e una coppia di fidanzati che sale in cima alla torre per ammirare il panorama, Francesco racconta la sua vita, di come è da sempre legato a questo territorio, sfoggiando una cultura che si addice ad una qualisiasi aula universitaria, nonostante abbia soltanto la licenza media (“ai miei

tempi voleva dire tanto”, dice). Da quanto tempo fa il guardiano? Ufficialmente dal 1988, quando la Pro Loco mi affidò quest’incarico. Ma già da molto prima frequentavo abitualmente questo posto dato che vivevo qui vicino. Pensi che quando ero ragazzo all’interno del castello di Romeo c’era un campeggio e il vecchio guardiano mi chiedeva di procurargli del latte fresco per i turisti. Perchè ha deciso di diventarlo? Perchè i castelli sono una bella realtà, ma molto difficile da gestire. E i visitatori quando venivano sulla collina molto spesso trovavano il portone chiuso, e allora ho deciso che almeno la domenica potevo tenere aperto. Poi c’è una ragione più profonda: sono cresciuto in questi posti, ho imparato

ad amarli grazie anche ai racconti di mio nonno e non posso fare a meno di non prendermene cura. Cosa le piace di questo lavoro? Qui ho imparato a parlare con la gente. All’inizio è stato difficile, ma a lungo andare mi è servito per capire me stesso e anche gli altri. Ho incontrato molte persone che venivano dal Belgio, dal Canada e dall’Australia, attirate in questo posto dai ricordi dei loro nonni veneti. Poi parlare con le famiglie e i bambini mi ha dato sempre grande soddisfazione. Quando ci parlo aggiungo sempre un po’ di fantasia insieme a un po’ di storia e di realtà per attirare la loro attenzione. Per non parlare delle coppiette alle quali racconto sempre la storia di Giulietta e Romeo. v.d.o

Un treno carico di storie

“R

icordo di un fantastico viaggio” è il titolo del murale realizzato in via Trozi, a due passi dall’ex stazione centrale di piazza Marconi, da otto utenti del Centro Arcobaleno del Dipartimento di Salute Mentale dell’ULSS 5, coordinati dall’artista Francesca Dafne Vignaga di Arzignano, illustratrice e vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale. Cosa rappresenta il murale? L’opera - spiega Francesca - rappresenta la “vaca mora”, il treno

che partiva da Vicenza e arrivava a Valdagno, ma il bello è che ci puoi leggere tante storie: elementi fantastici ed elementi storici, sono raffigurate persone tristi e persone felici insieme a tanti animali. A giugno abbiamo cominciato a disegnare, due o tre volte alla settimana. È stata un’esperienza bellissima in cui ciascuno poteva esprimere quello che aveva dentro e i

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risultati sono stati grandiosi. Qual è stato il tuo ruolo in quest’iniziativa? Avevo il compito di coordinare e di dare dei consigli. Lavorando solitamente da sola temo sempre un po’ il lavoro di gruppo, ma in questo caso l’esperimento ha superato di gran lunga le mie aspettative. Ho cercato di dare stimoli e qualche nozione tecnica, ma ho avuto in cambio molto di più: sguardi speciali sul mondo, grandi sorrisi e tanta voglia di creare qualcosa di bello insieme.v.d.o.


ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO/ECONOMICO

“G. GALILEI” Arzignano L’Istituto Tecnico Tecnologico/Economico “Galileo Galilei” di Arzignano, sorto nel 1960 con lo scopo di formare personale qualificato per l’industria del territorio che si stava sviluppando in modo massiccio, è una solida realtà scolastica. Nei suoi cinquant’anni di vita, l’Istituto si è adeguato alle mutate esigenze del mercato del lavoro sia mediante un ampliamento, una razionalizzazione e una modernizzazione dei laboratori di chimica e di conceria, sia nella declinazione delle discipline teoriche, oggetto dell’ultima riforma scolastica, arrivata al quarto anno. Attualmente l’indirizzo fa parte dell’area “Chimica e materiali”. Il piano di studi originario è stato opportunamente modificato in modo da poter fornire una preparazione specifica nella “Chimica e tecnologia del cuoio”, attuale denominazione della Chimica conciaria. In realtà il corso è abbastanza simile a quello presente prima della riforma: vengono identificate, acquisite ed approfondite competenze relative alla tecnologia, alla gestione e al controllo dei processi di lavorazione del cuoio, con particolare riferimento alla sicurezza e alla tutela dell’ambiente e del consumatore, al marketing e alla lettura ed interpretazione delle tendenze, al fine di garantire qualità e innovazione del prodotto. Il piano di studi si distingue in un biennio comune a tutti gli indirizzi, e in un triennio di specializzazione così formato:

MATERIA

III

IV

V

Lingua e letteratura italiana

4

4

4

Lingua inglese

3

3

3

Storia, cittadinanza e costituzione

2

2

2

Matematica

3

3

3

Complementi di matematica

1

1

Scienze motorie e sportive

1

1

1

Religione cattolica o attività alternativa

1

1

1

Chimica analitica e analisi applicata

5

4

5

Chimica organica e biochimica

5

3

3

Tecnologie e biotecnologie conciarie

6

9

9

TOTALE

32 32

32

Il corso conciario mantiene tutta la vivacità e la freschezza di un indirizzo nuovo grazie al continuo contatto con la realtà industriale, ai progetti di alternanza scuola/ lavoro e alla condivisione di esperienze con studenti provenienti da realtà simili estere. Il Perito industriale in Chimica conciaria, abbinando la preparazione di base acquisita con l’esperienza che seguirà nel mondo del lavoro, dovrà essere in grado di: • Acquisire i dati ed esprimere qualitativamente e quantitativamente i risultati delle osservazioni di un fenomeno attraverso grandezze fondamentali e derivate. • Individuare e gestire le informazioni per organizzare le attività sperimentali. • Utilizzare la normativa tecnica per gestire il controllo di qualità dei prodotti chimici e dei cuoi a tutela dell’ambiente e del consumatore. • Elaborare e gestire progetti chimici e biotecnologici relativi alla lavorazione del cuoio. • Riconoscere e confrontare le tecnologie innovative di lavorazione del cuoio in relazione alle prestazioni e all’impatto ambientale. • Gestire e controllare i processi tecnologici della lavorazione del cuoio in funzione della

destinazione d’uso, a tutela dell’ambiente e del consumatore. • Utilizzare i principali concetti relativi all’economia e all’organizzazione della filiera del cuoio nell’ambito del Made in Italy. • Essere consapevole delle potenzialità e dei limiti delle tecnologie, nel contesto culturale e sociale in cui sono applicate. Numerose sono le motivazioni per voler frequentare l’Istituto Galilei – opzione “Tecnologia del cuoio”: • La sinergia con il mondo del lavoro. • L’elevato numero di ore dedicato alla pratica nei laboratori di chimica e conceria. • La maggiore probabilità di trovare lavoro in tempi più brevi. • Il tasso di occupazione del settore elevato. • La possibilità di spendere subito sul mercato il diploma anche in settori diversi dalla conceria come le ditte di prodotti chimici, nel settore calzaturiero e pelletterie come responsabili delle materie prime, fino ad arrivare nel mondo dell’alta moda, dove c’è sempre più richiesta di personale che conosca la pelle. • La possibilità di proseguire comunque gli studi in campo universitario.


I.P.

L’Associazione Italiana Chimici del Cuoio (A.I.C.C.) è un’Associazione che raggruppa tutti coloro che operano in attività riguardanti l’area della pelle, ed in particolare: chimici e tecnici del cuoio, addetti alle industrie della concia, delle materie concianti, dei coloranti, degli ingrassi, dei macchinari, apparecchi scientifici e delle industrie direttamente e indirettamente affini. A.I.C.C. è membro effettivo della I.U.L.T.C.S. (International Union of Leather Technologists and Chemists Societies), associazione che svolge un ruolo molto importante per l’industria conciaria, coordinando la messa a punto dei metodi di analisi dei prodotti chimici e degli articoli in cuoio e dove A.I.C.C. partecipa con un suo delegato al Comitato Direttivo. Scopo dell’Associazione è quello di promuovere e divulgare la ricerca scientifica portando a conoscenza dei soci lavori, invenzioni, scoperte, esperienze fatte sia in Italia sia all’estero, organizzando per questo convegni, aprendo su internet forum su temi tecnici ed ambientali, e stabilendo legami più intimi fra scienza e industria conciaria. Per quanto riguarda la scuola, l’impegno A.I.C.C. è quello di promuovere incontri tra tecnici e allievi delle scuole conciarie statali su temi predeterminati. In particolare, negli ultimi anni, alcuni professionisti veneti appartenenti all’A.I.C.C., in accordo con i professori dell’istituto I.T.I.S. “G. Galilei” di Arzignano, hanno presentato vari seminari (aperti anche ai soci) su lavorazioni conciarie, prodotti chimici, funzio-

namento delle macchine di conceria, etc, contribuendo così alla formazione tecnicoteorica degli studenti. Tra le altre iniziative rivolte alla scuola, A.I.C.C. ha recentemente contribuito all’acquisto dei libri con un assegno ai nuovi iscritti al corso del triennio specialistico con indirizzo Conceria. L’A.I.C.C. ha inoltre gestito ed attribuito, per conto di privati o soci, altre borse di studio sempre destinate a studenti meritevoli delle tre scuole conciarie statali. Nell’area convegni A.I.C.C. organizza tutti gli anni convegni nazionali e locali nei quali vengono presentati e discussi lavori provenienti dall’esperienza industriale e/o sperimentale. In particolare l’A.I.C.C. del Veneto organizza tutti gli anni presso l’Istituto “G. Galilei” un convegno dedicato agli associati, seguito da una cena offerta dagli sponsor che contribuiscono a loro volta al successo di questi eventi.

Ricerca e formazione possono essere considerati quindi i due capisaldi statutari attorno ai quali ruota tutta l’attività dell’Associazione. Obiettivo A.I.C.C. è quello, naturalmente, di continuare anche per il futuro ad occuparsi attivamente dell’area scuola e migliorare le proprie attività informative e culturali nei confronti dei soci. Iniziativa del Coordinamento AICC Veneto G. Lovato, A. Peruzzi, R. Bertoli, A Galiotto, R. Mecenero, G. Adami, S. Mastrotto, G. Dani, M. Magnaguagno, G. Repele, V. Nori, M. Nogarole, F. Zampinetti.

A.I.C.C. Associazione Italiana Chimici del Cuoio Via W. Tobagi, 30 - Castelfranco di Sotto (PI) Tel. 0571 471318 Fax 0571 486972

info@aicc.it | veneto@aicc.it | www.aicc.it


brendola

Ed ora via libera! di giorgio gambin

F

inalmente tutto pronto per riempire il nuovo palazzetto di Brendola. Con la firma delle ultime autorizzazioni, tra cui quella dei Vigili del Fuoco, per l’a-

gibilità in caso di spettacoli pubblici, il palazzetto è a tutti gli effetti pronto a riempirsi letteralmente di atleti e spettatori. Come mai tutta questa attesa? “Purtroppo - spiega il sindaco Renato Ceron - non si è trattato di un

ritardo o di una mancanza, ma il tempo consueto che occorre per sbrigare tutte le procedure da parte degli organismi interessati. Prima sono state controllate tutte le opere edilizie, per certificare che fossero state eseguite a regola d’arte. Poi i Vigili del Fuoco si sono occupati di verificare tutte le norme di sicurezza in caso di grande affollamento della struttura”. Quindi non manca più nulla? “Fino ad ora il palazzetto è stato utilizzato per gli allenamenti, ma senza l’autorizzazione per gli spettacoli pubblici non poteva accogliere più di 99 persone. Da oggi il palazzetto può ospitare in sicurezza circa mille persone, approssimativamente 600 sulle gradinate e 400 sul parterre. Già il prossimo 11 novembre è programmato un grande spettacolo musicale. Oltre ad essere spazioso, il palazzetto ha un’ottima acustica...”.

Camera man

D

alla sua casa di Brendola ai palchi immensi dei miti della musica, gli stadi gremiti per le partite di calcio e i grandi eventi. Matteo Rizzetto è un cameraman professionista, che gira l’Italia e il mondo per catturare col suo obbiettivo momenti irripetibili, che noi poi ci godiamo comodamente seduti sul divano di casa. Come è iniziata questa professione? Quando ero molto piccolo, mio zio, di professione fotografo, acquistò una delle prime telecamere in commercio. Io ero solito prendere in prestito l’apparecchio e fare piccoli filmati. Una volta cresciuto ho iniziato come assistente alle riprese per TvA, e man mano che facevo esperienza sono passato a progetti più importanti come tg, programmi e notiziari. Oggi lavoro come freelance.

Quali sono gli eventi più importanti che ti è capitato di filmare? Adoro il mondo della musica, quindi ricordo con emozione concerti dei Red Hot Chili Peppers, i Police, Sting, e molti cantanti italiani tra cui Ligabue, Zucchero e la Pausini. Ti occupi anche di grande calcio? Quest’anno sono stato a Wembley a filmare la finale di Champions League, e ai mondiali del 2006, quella fatidica notte a Berlino, ero a bordo campo, godendomi lo spettacolo dall’occhio della mia telecamera. f.m.

Corriere Vicentino |

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Inaugurata la rotatoria

P

oco prima delle 7 e 20, la mattina del 4 ottobre, la prima auto ha fatto un giro completo della tanto attesa rotatoria dell’Orna. A bordo, il sindaco, Renato Ceron, entusiasta: “Abbiamo lavorato tutta la notte per completare la cosiddetta fresatura dell’asfalto, per ridurre al minimo i disagi di questo passaggio molto delicato”. Il cantiere, inaugurato il 9 febbraio scorso per un appalto da 435.000 euro, è stato completato con segnaletica, illuminazione e collegamenti idrici. Ora manca soltanto la costruzione del corpo centrale della rotatoria, per ora delimitato da spartitraffico. g.g.

In scena San Francesco

È

partito il tour di Bruno Scorsone nelle chiese del Vicentino. L’attore e regista di Brendola presenta il suo nuovo spettacolo “Francesco… Giullare di Dio” sulla figura del frate amico della natura e degli animali, che ha dato una sterzata alla religiosità del suo tempo e che ha un messaggio estremamente attuale anche per noi. Un monologo che le Corali dei paesi ospiti accompagneranno con brani del loro repertorio. Le prossime date: il 18 ottobre nella chiesa di Montebello, il 25 nella Chiesa Vecchia di Lonigo, l’8 novembre a Ponte dei Nori di Valdagno, il 15 a Brendola nella chiesa di S. Michele Arcangelo, il 22 a S. Bortolo di Arzignano e il 29 ad Arcugnano. s.c.


...solo

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montebello

Su con le antenne! l’azienda si sarebbe rivolta ai privati e a quel punto non avremmo più avuto il controllo della situazione, perché la legge è molto permissiva”. Il problema è che il Comune non è dotato di un piano delle antenne e che quindi una regolamentazione vera e propria a Montebello non c’è ancora. E

di guido gasparin

L’

antenna è spuntata come un fungo lungo via Mira e i residenti della zona non hanno nascosto la loro preoccupazione. Quando si parla di antenne per la telefonia mobile sono infatti inevitabili i timori sui campi elettromagnetici e sui possibili effetti negativi sulla salute. Nascono i comitati e crescono le proteste contro questo o quell’impianto. Molte persone a Montebello chiedono ora spiegazioni al Comune, che risponde per bocca del sindaco Fabio Cisco: “L’antenna è stata installata per rispondere alla necessità di copertura della rete Ericsson. Si trova in un terreno dell’ex discarica di proprietà comunale e il Comune percepisce per la locazione circa 10 mila euro l’anno. La nostra è stata una scelta obbligata, perché altri siti indicati dall’azienda erano troppo vicini al centro o alle scuole: se avessimo detto no anche al sito di via Mira,

Il Comune non è ancora dotato di un piano per le antenne i controlli sul rispetto dei limiti delle radiazioni? “Se ne occuperà l’Arpav”, spiega il sindaco, che aggiunge: “Personalmente sono contrario all’installazione di nuove antenne, ma gli utenti chiedono telefonini sempre più veloci e quindi le celle saranno sempre più fitte sul territorio. Molto spesso i Comuni hanno le mani legate”. I residenti, però, non ci stanno e non sono escluse forme di protesta.

La giovane scrittrice di Lisa masiero

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a solo 16 anni ma ha già scritto un libro. Sofia Celadon, classe 1997, frequenta il liceo delle scienze applicate “Da Vinci”. A febbraio ha vinto il concorso “Fantasy way”, il cui premio consisteva nella pubblicazione della propria opera. “Ci ho messo un anno per scrivere il libro - ci racconta Sofia - ma ad un certo punto ero bloccata. Per aiutarmi mia mamma mi ha iscritto al concor-

so poco prima della scadenza. Così è riuscita a farmi finire la bozza. Quando ho saputo di aver vinto non ci credevo, e tuttora faccio fatica a crederci”. Il libro di Sofia è un fantasy: “Le cronache di Remen”. “Penso che sarà il primo di una saga composta da cinque libri. L’idea mi è venuta di notte: ho sognato la protagonista e ho visto pezzi della sua storia. Il mattino ho cominciato a scrivere. Le idee mi vengono all’improvviso, e scrivo di getto. Ho sempre un block notes in tasca per prendere appunti. Leggo e rileggo continuamente, agCorriere Vicentino |

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giungo dettagli, modifico ciò che ho scritto. Adesso sto lavorando al secondo libro, ma devo anche studiare, quindi me la prendo con calma. Scrivere è una passione, e farne un lavoro sarebbe il mio sogno. Ma so che non è facile, quindi spero di diventare una biologa”. Giovane, ma già con le idee chiare.


montorso

Che tempo fa

Blog per

e 35,6° il 22 agosto dello stesso anno. La stazione meteo di Casarotto ogni a 25 anni, studia ingegneria giorno trasmette in modalità wireless meccatronica, ma ha una pas- i dati ad una centralina, che li gira al montorsometeo.altervista.org. sione sfrenata per la meteoro- sito logia. Si chiama Fabio Casa- “Inoltre collaboro con la rete di Sererotto e nell’orto della sua abitazione nissima Meteo, che conta numerosi sulle colline di Montorso, ad un’al- appassionati in tutto il Veneto e cura il meteo di TVA Vititudine di 337 mecenza”, sottolinea. E tri, ha installato una il tanto temuto surristazione meteo “Dascaldamento globale? vis” comprata negli “Assistiamo ad un inStati Uniti, “una delle cremento di fenomemigliori in circolani estremi – spiega – zione”, spiega. Sono ma possiamo dire che gli eventi estremi ad negli ultimi anni la affascinarlo magmedia delle temperagiormente e dal 2006 ture è costante”. E c’è annota in un archispazio anche per una vio, prima cartaceo stoccata nei confronti ed ora digitale, tutti del sensazionalismo i valori del clima, di molti meteorologi giorno per giorno. Il di oggi: “Certi siti e record di pioggia? Il televisioni puntano 16 maggio 2013: 130 agli allarmismi per millimetri dalle 6 alle attirare pubblico 12, numerosi corsi e pubblicità. Io ad d’acqua tra Montorso esempio non seguo e Zermeghedo esonFabio Casarotto accanto alla sua mai ilmeteo.it, prefedarono. La nevicata stazione meteo risco l’Arpav, che cura più abbondante? L’11 febbraio 2013: 37 centimetri. Tempe- molto meglio le previsioni regionali”. rature record: - 9,6° il 6 febbraio 2012 Per Montorso c’è Fabio Casarotto. di guido gasparin

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zermeghedo Grazie ai nonni vigili!

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na piccola squadra, ma efficiente e pronta ad assicurare la sicurezza dei bambini della scuola primaria. Antonio Ceresato, Silvino Selmo, Bruno Zanoni e Roberto Castaman sono i nonni vigili che in questi anni si sono alternati nel prezioso servizio. Oggi, in seguito al cambio delle normative, sono dei lavoratori socialmente utili a sorvegliare l’entrata e l’uscita degli alunni. Il Comune, però, ha voluto ringraziare i nonni vigili con un attestato. l.m.

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tutti

È

nato montorsoblog.com, una vetrina per l’intera comunità di Montorso e un modo nuovo ed efficace per valorizzare le eccellenze e le ricchezze socio-culturali del paese, per comunicare meglio e per aprirsi alla valle, al Vicentino e al mondo intero. “Il blog – spiega il sindaco Diego Zaffari - è il frutto dell’incontro tra l’Amministrazione comunale e alcune aziende simbolo del territorio, le quali, partendo da Montorso, hanno saputo aprirsi ai mercati nazionali e internazionali, garantendo prestigio

alla terra in cui sono nate. Il loro deve essere un esempio per tutti noi, che siamo spesso schiavi di visioni troppo localistiche. Montorso ha molte eccellenze da comunicare, partendo dal nostro gioiello architettonico, ossia villa Da Porto, un monumento di assoluto prestigio che dovrà essere valorizzato ed elevato al successo turistico che merita. Ma un prezioso contributo lo potranno dare anche le numerose associazioni, laiche e religiose, del nostro paese, che nel blog potranno trovare la vetrina per le loro iniziative rivolte alla comunità”. Il blog sarà presentato alla comunità venerdì 25 ottobre alle 18,30 in vlla Da Porto, con un dibattito sulla comunicazione di ieri, di oggi e del futuro. f.g.


lonigo

Il coraggio di PROVARE Mattia è un ragazzo speciale. Condannato dalla nascita all’immobilità, reagisce all’handicap fisico con intelligenza e caparbietà. Basta leggere la lettera che ci ha mandato per capire di che pasta è fatto. Un campione, come i giocatori della sua squadra del cuore, la Juventus, che di passaggio dalle nostre parti sono andati a salutarlo. nel 2008, svoltasi all’Università Bocconi di Milano. A Lonigo vivo circondato da sempre da tanti amici. Ora ho raggiunto il traguardo più grande della mia vita: la vittoria del ricorso contro gli Spedali Civili di Brescia per l’ottenimento delle cure con metodo “Stamina”. Dopo essermi documentato sul metodo Stamina, dopo aver seguito i casi e gli incredibili miglioramenti di Celeste, Sebastian e Sofia e dopo i vari tam-tam mediatici, mi sono detto: “Perché non provare? Se la medicina “ufficiale” non offre cure e davanti c’è solo il buio, perché non poter provare una cura alternativa che può rendere la vita più dignitosa?” E così, tramite i legali Marco Vorano e Dario Bianchini, avvocati di Venezia che hanno seguito circa un centinaio di ricorsi in tutta Italia tra cui quello della piccola Celeste, è stato depositato il ricorso al Tribunale di Vicenza, presso la sezione del lavoro, per potermi inserire nella lista d’attesa degli Spedali Civili di Brescia per effettuare le cure con cellule staminali mesenchimali del metodo Stamina. Il ricorso d’urgenza è stato vinto il 18 maggio e fissava l’udienza decisiva il 16 settembre 2013. Il tempo, però, trascorreva e, nonostante varie telefonate ed e-mail, gli Spedali Civili di Brescia non si facevano vivi e tantomeno informavano a che punto della lista si trovasse il mio nome. Intanto arriva il 16 settembre, il giorno dell’udienza. La controparte di Brescia non si presenta, ma sono presenti mia mamma e l’avvocato Vorano. Sono giorni di attesa e di apprensione per me e la mia famiglia, perché alcuni giudici di altre città hanno rigettato il ricorso. Ma lunedì 23 settembre è arrivata la sentenza: il giudice del lavoro Manuel Bianchi ordina agli Spedali Civili di Brescia di somministrare al paziente Lovato le

Ciao a tutti. Sono Mattia Lovato, un ragazzo di 18 anni, li ho compiuti poco fa, il 29 settembre. Sono nato affetto da una rara malattia genetica, la SMA di tipo 2. Fino all’età di 13 anni stavo seduto in carrozzina, ma dal 2009, dopo una grave crisi, sto solo nella posizione sdraiata e riesco a muovere solo il polso con il quale muovo il mouse del computer, il mio compagno di vita. Ho avuto una certa notorietà tempo indietro per essere arrivato alla finale nazionale dei giochi matematici

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Prima il Portale di silvia maron

I

l prezioso Santuario della Madonna dei Miracoli di Lonigo ha bisogno di cure. Un grido d’allarme che il Comitato per i restauri del Santuario porta avanti da anni, assieme alle iniziative per raccogliere

laborazione con la facoltà di ingegneria di Padova, sfociata nella stesura di una tesi, premiata a settembre dal Comune di Lonigo”. “Il primo intervento immediatamente cantierabile - continua Tozzo - riguarda il portale in pietra e la spesa ammonta intorno ai 70 mila euro. La spesa per il progetto sull’intero edificio deve invece

cure richieste ed inoltre condanna gli stessi alla rifusione di una parte delle spese legali. A coloro che soffrono per qualche grave malattia e che non hanno il coraggio di provare, voglio dire di farsi forza; la via non è semplice, ma con l’aiuto di brave persone come quelle che ho incontrato nel mio cammino, ce la potete fare. Oltre la malattia e alla sofferenza, può esserci la luce. Un abbraccio, e grazie a tutti da Mattia e dalla sua famiglia. In attesa che gli Spedali di Brescia lo chiamino per effettuare le cure, Matteo e la sua famiglia vogliono ringraziare i cari avvocati Marco Vorano e Dario Bianchini con il caro collaboratore Federico Carnesecchi, il giudice del lavoro del Tribunale di Vicenza Manuel Bianchi, persona di grande umanità e sensibilità che ha deciso bene. Al dott. Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation, esprimono stima e gratitudine per aver risposto al telefono e per averli messi in buone mani per arrivare a tutto questo. Un grazie anche a chi ha aderito alla raccolta firme a favore del metodo Stamina: le firme raccolte in Italia non sono state sufficienti, ma quelle raccolte da Matteo sono state tra le più numerose.

Abbiamo coinvolto essere ancora quanl’Università tificata”.

fondi e sostenere i lavori necessari. “La situazione conservativa del santuario - spiega Simona Tozzo del Comitato per i restauri - in questo momento è complessa, perché coinvolge non solo la facciata che noi vediamo transennata, ma anche tutta la struttura della chiesa, dal tetto da cui filtra acqua, ai conseguenti danni agli affreschi interni. Stiamo lavorando per predisporre una serie di interventi progressivi, alcuni immediatamente cantierabili, come quello per la facciata. Cerchiamo una qualità nella progettazione che garantisca il più possibile la bontà dei lavori. Proprio questo ci ha guidato alla scelta di attivare una col-

Concordataria assicurazioni Auto sostitutive • Riparazione cristalli Servizio carro attrezzi Igienizzazione degli interni all’ozono

Come reperire i fondi per il restauro? “Iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi sono in corso ormai da un anno e piano piano si stanno raccogliendo i frutti in termini di partecipazione, adesione e coinvolgimento. L’ultima proposta per la raccolta fondi viene da ‘L’Archibugio’ e dal Comitato eventi di Madonna. Si tratta di una rassegna teatrale avviata a settembre fino al 12 gennaio 2014. Per informazioni sugli spettacoli: compagnia.archibugio@ gmail.com; per informazioni invece sul restauro del santuario: restaur@madonnadeimiracoli.org”.

le facciamo di tutti i colori

Montebello Vic.no (Vi) - s.s. 11 Ca’ Sordis, 8/c tel 0444 649458 - fax 0444 440891


lonigo Cronaca

Dipendenti Brendolan dal Prefetto

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rima e durante l’incontro di una loro delegazione con il prefetto di Vicenza, gli operai e gli impiegati della Brendolan Prosciutti spa hanno pacificamente presidiato i dintorni di via Gazzolle. Una protesta che nasce dalla decisione di ricorrere alla liquidazione volontaria, ma che viene alimentata

dalla difficoltà di ottenere un franco confronto con i liquidatori. I rappresentanti sindacali hanno informato il Prefetto sulla situazione in cui si trova l’azienda, soffermandosi sulle richieste, finora senza risposta, inoltrate ai responsabili aziendali. Si vuol sapere a che punto è la procedura di liquidazione, se si sono fatti avanti dei possi-

bili acquirenti e se si può quindi sperare in un futuro per la Brendolan. La delegazione ha puntato a difendere in particolare lo stabilimento di Meledo, la cui sopravvivenza è seriamente minacciata dalla recente decisione aziendale di spostare a San Daniele del Friuli la linea di confezionamento e spedizione dei prosciutti. Tutta vicentina è poi la richiesta di ottenere da parte dei liquidatori il documento che manca per consentire all’Amministrazione provinciale berica di anticipare ai lavoratori per conto dell’Inps il pagamento della cassa integrazione.

Riconoscimenti

In onore di Remo Schiavo

Polemica

Sulla qualità dell’acqua potabile...

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na ferma presa di posizione del sindaco Giuseppe Boschetto ha riaperto la questione sulla presenza nell’acqua potabile erogata a Lonigo di sostanze perfluoroalchiliche. “La tabella fornita da Acque Veronesi, la società responsabile del serbatoio di Almisano, mostra dei dati sconfortanti – ha affermato Boschetto –. La concentrazione di PFAS, che ai primi di luglio era di 560 nanogrammi per litro e che al 30 luglio era scesa a 533, è tornata ad aumentare fino a raggiungere quota 884 al 10 settembre. La tabella era allegata alla lettera con cui si rispondeva alla nostra richiesta di ottenere notizie sui tempi di installazione dei nuovi filtri a carboni attivi che devono completare la dotazione

della centrale di Almisano. So che Acque del Chiampo è pronta a intervenire direttamente per potenziare l’efficacia dell’impianto di Almisano, ma prima di compiere un passo del genere, che inevitabilmente porterebbe a nuovi costi, chiedo che Acque Veronesi provveda immediatamente a installare i carboni attivi. Non mi interessa se le norme di legge sono poco chiare circa i livelli di tolleranza: la salute dei cittadini è troppo importante per cavillare su un nanogrammo in più o in meno”.

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li organizzatori della serata di gala per gli 85 anni di Remo Schiavo hanno pensato a tutto: una cornice adatta - nientemeno che la sala rossa di Mosè Bianchi a villa San Fermo - un libro dedicato ai suoi incontri leoniceni, una pergamena ricordo, una recita delle sue poesie, un concerto lirico, una mostra d’arte, una cena nella Sala delle Colombe. E poi grandi ospiti, venuti da tutta la provincia e uno addirittura da Roma: il principe Carlo Giovanelli, l’unico che con i suoi ricordi d’antan sui bei tempi andati è riuscito a distogliere Remo dal suo riserbo e a fargli dire due parole di saluto.


lonigo Ricordi

Tutto l’amore di Armando

S

e c’è il paradiso, Armando è lassù. Nessuno, delle centinaia di persone che hanno affollato il duomo durante i funerali di Armando Malugani, ha dei dubbi in proposito. Difficile trovare qualcuno che più di lui meriti un posto di riguardo accanto ai santi e agli angeli. La bontà di Armando non era di quelle che si incontrano ogni tanto, a metà strada tra il lacrimevole e il patetico.

Lui era un socialista di vecchio stampo, di quelli che davanti a tutto mettevano il bene, il decoro e – perché no – la felicità della povera gente. Armando prendeva a cuore la situazione dei suoi assistiti, si batteva come un leone per difenderne i diritti, faceva finta di niente se le cose andavano bene e si struggeva fino a perdere il sonno se l’esito della lotta non portava i risultati sperati.

Andato in pensione, ha messo il suo animo buono a favore della Chiesa e in particolare di quei religiosi che cercano di sollevare le sorti dei poveri tra i poveri. È diventato il punto di riferimento del Gruppo Missionario della parrocchia, animando collette e mostre di beneficienza, sempre in prima fila quando c’era bisogno di spendersi e di portare avanti e indietro sporte piene di roba. Ad Armando volevano bene tutti anche perché era un Malugani, vale a dire componente emerito – addirittura il primogenito - di una famiglia tanto numerosa quanto speciale. Armando era particolarmente legato a Beppe, il fratello più piccolo e più bisognoso al quale si è dedicato con tutto l’amore che gli restava da spendere. Beppe ricambiava e lo chiamava “Mamo”. Adesso, guardando la foto di Armando sul vetro della credenza, Beppe si fa il segno della croce e dice: “Mamo, amen”.

Cultura

Giarolo al Festival di Mantova

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a 17ª edizione del Festival della Letteratura di Mantova ha riservato uno spazio di notorietà a un autore leoniceno. Non uno scrittore come i tanti che hanno affollato per giorni ogni angolo della città con una nutritissima serie di incontri, ma un documentarista che nel suo ultimo cortometraggio ha messo

al centro della narrazione i libri, attirando in tal modo l’attenzione degli organizzatori. Parliamo di Pier Paolo Giarolo, regista quarantenne nativo di Almisano e del suo documentario, “Libri e nuvole”, ambientato in Perù e prodotto dal canale culturale franco/ tedesco “Arte”. Il film è stato inserito nella sezione del festival “Pagine

Nascoste” e proiettato in due diverse occasioni al cinema Oberdan, riscuotendo l’attenzione e il plauso degli spettatori.

Eventi

L’adunata degli Alpini Val del Guà

rosa la partecipazione degli iscritti e caloroso l’appoggio del pubblico che ha assistito alla sfilata. La manifestazione prevedeva anche la consegna di un attestato ai veci alpini tesserati da oltre quarant’anni. La cerimonia si è svolta al teatro Comunale, nell’intervallo del concerto offerto dalla Fanfara storica degli alpini di Vicenza.

L

e penne nere della Val del Guà hanno concluso la loro 3ª adunata di sezione con una manifestazione ufficiale in piazza Garibaldi e con un corteo che si è snodato lungo le vie di Lonigo. Nume-

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LONIGO

Non chiamatelo calcetto di lisa masiero

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ono una ventina di ragazzi che hanno dai 20 ai 35 anni e giocano a calcio a 5 sognando la serie D. Parliamo della squadra Lonigo calcio a 5 A. S. D., la cui storia è iniziata dieci anni fa, quando un gruppo di giovani giocava con il motto “Se non vinciamo nel campo, vinciamo al bancone del bar”. Giulio Cosaro, presidente dell’associazione, ci ha presentato la squadra. Com’è nata la squadra? Lonigo calcio a 5 nasce ufficialmente il 26 agosto 2013, come associazione sportiva dilettantistica, grazie all’impegno

di un gruppo di ragazzi con una sola passione: il calcio a 5. Perché fondare un’associazione sportiva dilettantistica? Abbiamo scelto di uscire dalla Polisportiva e di fondare una A. S. D. autonoma, perché volevamo una squadra nostra. Orgoglio leoniceno? Abbiamo le maglie azzurro fluo perché vogliamo rappresentare Lonigo. In paese non c’è una squadra di calcio a 5 e i ragazzi vanno a giocare altrove. Quindi abbiamo chiesto al Comune di poter usare anche lo stemma della città. Stiamo aspettando una risposta. E adesso? Puntiamo ad iscrivere, nel giro di un

paio d’anni, la squadra in serie D. È ambizioso, ma abbiamo tutte le carte in regola per farcela: giocatori, impegno e passione. E, in un futuro non lontano, sogniamo anche un settore giovanile! Per chi volesse sostenerli e tifare per loro, i ragazzi giocano in casa ogni due giovedì, al Palazzetto dell’Agraria in via San Giovanni a Lonigo alle 21.30. Il parere del mister Demis Rebesan: “Le potenzialità ci sono, e l’impegno da parte dei ragazzi non manca mai, né in partita né durante gli allenamenti”. Il campionato è iniziato con un ottimo 5-2, quindi ora si continua a puntare alle serie D. la storia della squadra 1993: nasce l’Atletico Bancone Lonigo, fondata da Riccardo Sinicato. La squadra entrerà poi a far parte della Polisportiva Lonigo 90 con il nome A. B. Lonigo. 2009-2010: A. B. Lonigo vince il trofeo C. S. I. 2011-2012: la squadra diventa 170 Lonigo calcio a 5. Al campionato C. S. I. conquista il 4° posto. 26 agosto 2013: nasce la Lonigo calcio a 5 A. S. D.

Moto Club Chimax: passione e successi

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n’altra stagione intensa per il Moto Club Chimax Lonigo e ancora non è finita. Speedway, flat track, cross, enduro, raduni, mototurismo e solidarietà, con un occhio di riguardo ai giovani: molteplici i fronti d’impegno, a 360 gradi la passione per le due ruote per i leader Massimo e Chiara e tutti gli iscritti. Settembre ha regalato diverse soddisfazioni. Nel cross l’under 21 Roberto Da Canal ha vinto a Crespano entrambe le manche nella categoria MX1 assoluta al Triveneto. Sesto posto invece per Simone Golin nella decima prova del campionato veneto UISP a Pincara (Rovigo). Il 22 settembre la Pilastri Enduro ha premiato Radames Bruzzo, vincitore nella III categoria; secondo posto per Massimo Zambon nella I e sesta piazza per Andrea Tecchio nella II. s.c. Corriere Vicentino |

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alonte

Ricordi impressi nel legno di stefano canola

“P

rogetti, disegni, riduzioni in scala? No, tutto a mente. Quando mi viene un’idea la sviluppo nel cervello finché non è definitiva, quindi parto col lavoro sul legno. Qualcosa modifico strada facendo, ma poca roba”. Questo è il metodo di lavoro di Bruno Volpe, muratore in pensione e intagliatore miniaturista per passione; ha 75 anni, abita ad Alonte da 25 ed è originario di Bagnolo. Alcuni dei suoi risultati li vedete nelle foto di questa pagina, anche se dal vero e da vicino, nella sua taverna-museo, fanno un effetto ben maggiore. E ci accompagnano in un malinconico viaggio nel passato, quando il quartarolo era l’unità di misura della farina, ase e mastelo da lavare amici quotidiani delle donne, racola e racolon i surrogati delle campane per il venerdì santo, menapolenta, caponare e monega utensili indispensabili a tavola e a letto. Tutto a mano, possibile? Uso solo una macchina troncatrice per tagliare grossolanamente i pezzi, poi gli attrezzi del falegname: pialle, lime, martelli… Sceglie con cura il legno? Ne ha qualcuno di preferito? In realtà no, uso quello che trovo. Molti oggetti sono di faggio ma lavoro anche con altre varietà, non c’è problema. Due mulini tra le sue riproduzioni, una ad acqua ed uno, maestoso, a vento…

Per quest’ultimo ho impiegato un mese di lavoro, non continuo. Il passaggio più difficile è stato l’inserimento dei perni con i cuscinetti a sfera, in orizzontale e in verticale per le due rotazioni della macchina. E un altro è in arrivo: è il prossimo progetto? Ricordo con nostalgia il mulino di Bagnolo, sulla strada per Zimella, con quattro macine per i diversi cereali, strutturato con sostegni a mò

Bruno Volpe con il suo mulino a vento; nelle altre foto giocattoli, scaldino per il letto e scarpe risuolate in legno

di dighe, canalette, perni, tunnel. Una costruzione splendida dal punto di vista tecnico, fatta realizzare dai conti De Lazara Pisani per lavorare le messi del territorio circostante. Noi ragazzi andavamo a fare il bagno nel bacino del mulino, i murassi erano la nostra spiaggia. Tutto è stato lasciato andare in sfacelo, ma con un paio di foto d’epoca, a supporto dei miei ricordi, posso farcela. Da dove arriva tanta abilità? Mi è sempre piaciuto fare con i mate-

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riali: avevo 8-9 anni quando ho cominciato a frequentare la bottega di calzolaio di mio padre. Poi ho aggiustato biciclette e lavorato per tanti anni come muratore: allora ci si doveva arrangiare nei vari aspetti del mestiere, un po’ da fabbro e un po’ da elettricista, falegname e pavimentista. Le sue creazioni sono in vendita? No, ma le espongo volentieri quando me lo chiedono. È successo tempo fa nelle sale della banca di Alonte e presso le scuole elementari di Lonigo e Pilastro. Su ogni oggetto c’è il cartellino col nome in dialetto, ai bambini è piaciuto questo spettacolo de ‘na volta. Però… Ho regalato qualche giocattolo artigianale (il burattino acrobata che con una leggera pressione sulle assicelle verticali compie una piroetta è stupendo, ndr) e i piccoli hanno dimostrato iniziale curiosità, ma l’interesse è scemato presto: abituati alla plastica colorata e soprattutto all’elettronica, forse non sono più capaci di giocare con del semplice legno. Care maestre, se volete dimostrare il contrario e i giochini sul cellulare vi sembrano un po’ troppo virtuali per i vostri piccoli allievi, bussate alla porta di Bruno l’intagliatore.


sarego

La musica nei geni di giovanni salviati

M

poi conseguito un secondo diploma in composizione al “Pollini” di Padova, con il massimo dei voti e la menzione speciale. All’università di Padova si sono anche laureati in musicologia, indovinate con che risultati? 110 e lode entrambi, ovviamente. Tutti e due sono poi approdati alla prestigiosissima Accademia Chigiana, seguendo corsi di perfezionamento con Salvatore Sciar-

eledo ha una percentuale di compositori fra le più alte in Italia per numero di abitanti, grazie a una sua via, e a una casa in particolare. Il record è reso infine ancor più curioso dal fatto che a creare questa media altissima sono due gemelli, musicisti fra i più riconosciuti oggi in Italia. Si tratta di Leonardo e Alberto Schiavo, trentenni, entrambi compositori in proprio, nel senso che non firmano opere a quattro mani. Ancora poco conosciuti dai loro compaesani, anche a causa della loro umiltà e riservatezza (e dedizione al lavoro), non sfuggono però alla stima crescente del mondo musicale contemporaneo. Leonardo è tornato alla ribalta della cronaca perché ha appena vinto In senso orario: Leonardo Schiavo; uno dei premi più Alberto Schiavo; Leonardo riceve il ambiti: il primo premio da Lech Walesa. premio (assegnato all’unanimità dalla giuria) nel concorso rino, compositore da tempo fra i più internazionale di composizione di mu- importanti al mondo. I risultati sono sica sacra (per giovani fino ai 40 anni) arrivati, con premi ed esperienze di organizzato a Milano dalla editrice Ri- punta. L’ultima delle quali, per entramcordi, assieme alla Fabbrica del Duomo bi, è stata la nomina a “compositori in e a Mito festival, nel prestigioso ambito residenza” del coro nazionale maschile del quale è stata eseguita la sua opera estone. Invitati per sei mesi nei mesi scorsi a Tallin a tenere conferenze sulla inedita. Ma entrambi i fratelli hanno un fitto loro musica, hanno incontrato e parlato curriculum d’eccellenza, che promette a lungo con l’estone Arvo Part, forse il loro traguardi ancora più alti. Diploma- musicista sacro oggi più grande al monti in strumento a pieni voti al conserva- do. “Un’esperienza straordinariamente torio di Vicenza “Pedrollo” (Alberto in arricchente – confermano entrambi – clarinetto e Leonardo in flauto), hanno per la estrema competenza musicale

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che ha, unita ad una semplicità e umiltà sorprendenti”. Proprio come sono loro. E pensare che per loro tutto è cominciato alle scuole medie musicali di Meledo. Dove hanno avuto come maestro Giuseppe Dal Bianco. “Gli siamo grati – spiegano – perché fin da allora ci ha fatto suonare proprio Part, aprendoci subito al mondo alla musica contemporanea”.

“La passione per il comporre – spiega Alberto – è nata in noi durante le vacanze fra la prima e la seconda media. Come compiti estivi gli insegnanti di strumento ci avevano assegnato un libro di spartiti da eseguire e imparare. Entrambi dopo un mese lo avevano finito. Così, per non restare fermi due mesi, ci siamo messi a scrivere da noi le musiche da suonare coi nostri strumenti. Il lavoro creativo ci ha preso, tanto che questa passione per comporre non l’abbiamo più abbandonata”.


Speciale

Sposi


Tra moglie e marito solo Il Veliero Riuscire a tradurre i desideri degli sposi con professionalità, precisione e creatività. Una continua formazione, l’attenzione per ogni dettaglio e la capacità di cogliere le novità sono i tratti riconoscibili de Il Veliero. Sotto la regia di Genny Bozzolo – organizzatrice di eventi e titolare dell’agenzia – il matrimonio diventa una vera e propria opera d’arte dove sapori, colori, profumi, allestimenti e scenografie contribuiscono a creare la perfetta armonia. Dalla prima consulenza gratuita al risultato finale, gli sposi sono seguiti passo dopo passo per realizzare con stile il loro sogno più grande.

©

Matrimoni | Meeting | Eventi

C.so Matteotti 6 36071 Arzignano (Vi) tel: 335 7754536 info@ilveliero.eu www.ilveliero.eu


Sì, mi sposo! Per qualcuno è il giorno più bello di tutta la vita, secondo altri è una follia da non commettere. Molte donne lo sognano fin da quando sono bambine, molti uomini preferirebbero non farsi mai “incastrare”. Luoghi comuni a parte, il matrimonio è una decisione importante. Si tratta di un giorno che ricorderete per sempre ed organizzarlo richiede tempo, impegno, tanta pazienza e … soldi!

lo faccio.... subito!

• Controllare i documenti

Ormai avete deciso di farlo, e volete

• Trovare gli abiti (e gustarsi il mo-

organizzarlo in fretta.

mento!)

Ecco la check list della cose da fare:

• Cercare le bomboniere

• Non perdere la calma

• Scegliere allestimenti e bouquet

• Decidere un budget

• Allertare il fotografo

• Fissare la data

• Prenotare il parrucchiere

• Segnare appuntamenti e scadenze

• Rilassarsi in luna di miele

Il wedding planner Se volete evitare di impazzire potete

quanto mi costa?

scegliere di ricorrere all’aiuto di un

Per sposarsi servono all’incirca 20

professionista: il wedding plan-

mila euro, compresi il vestito de-

ner. È la figura che vi aiuta ad

gli sposi, il ricevimento, l’affitto di

organizzare l’evento nel miglio-

un palazzo d’epoca, l’orchestra e il

re dei modi. Tutte le decisioni

viaggio di nozze.

e le scelte vengono lasciate agli sposi, mentre sarà compito del

Ci sono siti, come www.misposo.it,

wedding

che mettono a disposizione liste con

planner

selezionare,

tutte le voci che riguardano le spese

proporre, creare, organizzare, co-

che andrete a sostenere, per aiutarvi

ordinare e verificare. Penserà lui a ri-

a tenere sotto controllo il portafogli.

solvere tutti i vostri problemi!

Consuelo offre professionalità e cura nel proporre abiti da sposa e cerimonia, su misura e non, per soddisfare più fasce di clientela. Inoltre offre servizi di restyling per personalizzare capi esistenti, rendendoli unici con originalità. Prepara anche abbigliamento sportivo per ballerini e pattinatori artistici. Altri servizi: bijoux personalizzati | riparazioni sartoriali | ricami Via Galleria Garibaldi 38, Arzignano (VI) T. 3402446395 | consuelosalgarosartoria@hotmail.it


La sposa Siamo onesti: la vera protagonista della cerimonia è lei, la sposa. Fondamentali per il grande giorno sono la scelta dell’abito e dell’acconciatura.

L’abito

Bianco caldo o freddo? Lapellemediterraneaprediligei“caldi”

Lungo o corto?

(panna, avorio, crema, fino al rosato),

Corto per una sposa giovane o per

mentreunacarnagionechiarasiaddice

una cerimonia civile; mentre è in-

piùai“freddi”(ghiaccio,azzurrato,per-

dispensabile la gonna lunga per la

laceo).

cerimonia in chiesa.

Occhiali o lenti?

Ampio o aderente?

Se proprio non sopporti le lenti a

Ricordate che un corpino aderente

contatto scegli una montatura mol-

con una gonna lineare lunga slancia

to leggera, di quelle quasi invisibili.

la figura. Per chi ha forme generose

Velo o non velo?

meglio un vestito stile impero con

È un tocco di dolcezza e di romanti-

gonna ampia.

cismo classico. A voi la scelta.

Per il giorno più importante della tua vita fatti coccolare al Salone Venere. Sapremo creare per te lo stile perfetto per vivere la tua favola d’amore.

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SALONE VENERE


CAPTURING LIFE

rispetta la tradizione Secondo una filastrocca che risale all’Inghilterra della fine del XIX secolo la sposa deve indossare, affinché il suo matrimonio sia felice, quattro oggetti: • qualcosa di nuovo • qualcosa di vecchio • qualcosa di regalato • qualcosa di blu

Il parere dell’esperta Le dritte e i consigli di Martina Zordan, titolare del Salone Venere di Arzignano. “L’acconciatura della sposa deve essere sempre abbinata al vestito che indosserà: con abito scollato meglio lasciare i capelli sciolti; nel caso abbiate scelto un abito meno scollato preferite un raccolto morbido. In ogni caso ricordatevi che i capelli dovranno resistere per tutta la giornata: evitate le ‘impalcature’. Ultimamente le spose chiedono sempre più spesso perle o fiori tra i capelli: il look romantico è quello che vince sempre. Un ultimo consiglio: non è fondamentale seguire le mode, ma scegliete l’acconciatura in base al vestito e alla forma del vostro viso”.

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Cura i dettagli La location

di buon augurio.

Avete

diverse possibilità per sce-

Oltre ai confetti tradizionali ci pos-

gliere il luogo dove festeggiare. Ecco

sono essere quelli più originali (per

qualche idea: a casa con il servizio

esempio a forma di fedi intrecciate)

catering; al ristorante; in agrituri-

o, invece che bianchi, di color pa-

smo; in un castello; al circolo; in una

stello. La tradizione vuole che il nu-

villa d’epoca; in discoteca.

mero dei confetti sia dispari; cinque come gli ingredienti per un matrimonio perfetto: felicità, ricchezza, salute, fertilità e lunga vita.

Le foto Rappresentano un ricordo tangibile del vostro giorno speciale. Affidatevi ad un fotografo professionista, e non dimenticatevi di documentare tutto: i preparativi di entrambi gli sposi, la cerimonia, il ricevimento e il dopo ricevimento. Potete anche scegliere di realizzare un video da riguardare tutte le volte

La lista nozze

che vorrete.

La torta

Nata negli Stati Uniti all’inizio del

Gradita e aspettata da tutti gli invi-

Novecento e diffusasi in Italia dagli

tati, è una gioia per il palato ma an-

anni Settanta, ha la funzione di aiu-

che per gli occhi: dalla classica torta

tare gli sposi a completare la casa

multipiano a vere e proprie opere

in cui andranno a vivere. Gli sposi,

d’arte. Meglio che sia semplice negli

infatti, forniscono ai partecipanti un

ingredienti e nella farcitura per non

elenco di oggetti di loro gradimento

appesantire i commensali, già sazi

e li mettono al corrente anche del

dall’abbondante banchetto.

i confetti

negozio dove potranno trovarli. Gli

Arricchitela con un cake topper, os-

Sono il simbolo dell’unione tra i

sposi che compilano la lista nozze

sia la decorazione che sta in cima al

due sposi: due metà di mandorla

devono cercare di inserire ogget-

dolce nuziale. Può trattarsi di fiori,

unite da un velo di zucchero. Il ri-

ti di varia entità di valore, in modo

nastri, fiocchi, cuori o della classica

pieno deve essere, per tradizione, di

che ognuno possa scegliere in base

statuina che rappresenta gli sposi.

mandorla e non di cioccolato; infat-

alle proprie possibilità. Una volta ri-

Potete cercare la proposta ideale per

ti, nell’antichità, chi era invitato ad

cevuti i regali, è buona cosa che gli

la vostra torta nei negozi o nei siti

un matrimonio portava in dono agli

sposi scrivano a mano un biglietto

specializzati in cake decoration.

sposi mandorle e noci come segno

di ringraziamento.

Corriere Vicentino |

61 | Speciale Sposi


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matrimonio attraverso foto,

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del fatidico giorno.


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5° CONVEGNO VENETO Progressi Tecnici e Innovazioni nel Settore Conciario Ore 17.00 Accoglienza e registrazione dei partecipanti

Venerdì 8 novembre 2013 Ore 17:00 ITIS G.Galilei Arzignano (VI)

Ore 17.15 Saluti e apertura del Convegno Carla Vertuani - Dirigente ITIS G. Galilei Arzignano Ore 17.30 “Valutazione istologica delle condizioni ottimali di conservazione di pelli bovine grezze da avviare alla concia” Antonella Peruffo – Università degli Studi di Padova Ore 18.00 “Impiego dei tannini cationici nella preconcia del wet white e in conce al cromo ad alto esaurimento” Eric Poles – Silvateam Ore 18.30 “Concia al titanio” Antonio Pividori – Chimica Conciaria Ore 19.00 “Caratteristiche chimiche e fisiche del cuoio, l’esperienza di Bottega Veneta” Alessandro Frigo - Bottega Veneta Ore 19.30 Chiusura del Convegno Ore 20.00 Cena offerta dai ns. sponsor presso il Ristorante alla Campagna di Trissino Evento riservato ai soci AICC

informazioni e iscrizioni

veneto@aicc.it | www.aicc.it

Distributore autorizzato per l’Italia dei Prodotti Chimici per il Cuoio BASF

Dyes and Chemicals


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