5 minute read

11Ivi, pag

rientra nella speranza della Verità, ma non nel suo darsi. In tal senso, “il salto nell'Essere” come “rottura con l'ordine mitico”11 è un salto nella speranza, una decisione che però non offre garanzia di Verità. L'illusione della filosofia è di far coincidere il passaggio all'Essere con il disvelamento della verità (aletheia), intesa come condizione inmemore, eterna, e perciò comune. E' a partire dal fondamento eterno che è possibile ogni svolgimento erratico. Ma tale fondamento non è l'Essere di ciò-che-è, ma la possibilità d'essere dell'Essere. L'eterno, dunque, è la Possibilità che è Mystero. La possibilità misteriosa è la vera unità che lega il genere umano, la sua condizione esistenziale e antropologica comune. Le risposte al Mystero differiscono, sono storiche, razionali, contingenti, variamente culturali, positivamente diverse, laddove “il problema dell'Ordine rimane il medesimo per tutti gli uomini in tutte le epoche”.12 Essendo condizione originaria, il problema dell'Ordine appartiene al Mystero del Kaos, che viene prima di ogni cosa, prima di Gea e di Eros, e anche prima della risposta dell'Ordine. L'arché originaria è il femminile, il caos da cui scaturisce la forma, che è il Logos, l'elemento maschile generato e generatore dell'Essere. Dal Kaos e dal Logos nasce l'Essere.13 Dalla decisione ontologica nasce l'Ordine politico. “La cultura della città costituì la matrice di tutte quelle società che possono dirsi civiltà, e che presero parte effettiva alla ricerca dell'uomo per il vero ordine”14 La vita cittadina rappresenta uno sviluppo del sentimento sociale dall'ordine naturale del sangue, tribale, a quello della convivenza plurima, non meramente biologica e topica, ma ideale, o per meglio dire, simbolica. La convivenza simbolica si stabilisce su un criterio di appartenenza comune a più entità biologiche che le unisce per il suo tramite ideale. Il simbolismo meta-etnico rappresenta un livello culturale superiore a quello della coscienza tribale e territoriale. Richiede un mito di fondazione di tipo simbolico che sia insieme poetico ed etico, e tale che ne risulti una legittimazione politica. Il poeta aiuta l'uomo ad ascendere dall'oscurità alla luce. In Eschilo e in Platone ricorre il tema della cecità e della

11Ivi, pag. 9. 12Ivi, pag. 12. 13Esioso, Teogonia, 116-120. 14E. Voegelin, Loc. cit., pag. 68.

Advertisement

9

visione, per cui “colui che vede il mondo è cieco e ha bisogno del soccorso delle Muse per guadagnare l'autentica visione della saggezza; colui che invece è cieco al mondo è veggente nella saggezza del dolce canto”.15 Parallela alla dinamica cecità-visione è quella tra rimembranza e oblio, rispettivamente delle gesta degne e dei mali transitorii, e quella tra vera e falsa realtà nella tragedia eschilea, dove l'azione vera è quella conforme all'ordine di Zeus, e la falsa quella transitoria e non memorabile.16 Questa dicotomia sarà riproposta dai filosofi come antitesi tra Essere e Divenire. L'Essere, pertanto, non comprende la totalità della realtà ontica, ma soltanto quella significativa secondo il Logos, che ha preso le veci di Zeus. Tutto il resto dei fenomeni è del Divenire. La filosofia è la sostituta logica delle antiche teofanie. “I poeti cantano ciò che è degno di essere ricordato; e la vita dell'uomo raggiunge la sua acme quando, persino nella sofferenza, il suo agire e il suo patire sono degni di essere cantati”.17 Anche i drammi umani, oltre che le gesta eroiche, vengono sublimati dal ricordo poetico, dal canto degli aedi. L'uomo poteva scegliere una vita comune o vivere secondo la Memoria, strumento di immortalità, che legava gli uomini agli dei. “Quando gli eventi memorabili vengono trasfigurati in canto, diventano il passato della società per la quale il poeta canta”.18 L'evento narrativo rivela il senso simbolico degli eventi, trasformandoli in Mito, cioè in racconto memorabile significativo. La trasfigurazione epica trascende la realtà storica e ne fa un paradigma simbolico: è questo che diventa memorabile superando il Divenire. Ciò che diviene è caotico, appartiene al preessere indeterminato, al pre-mondo, non de-finito e non de-scritto per conservarlo nella Memoria. Il non-essere è kaos, è prim-ordo, antecede l'ordine, è dis-ordine. L'ordine è il governo del Kaos per volontà divina. Ma cos'è il Kaos? E' la condizione irriducibile all'ordine dell'Essere. E cosa è irriducibile all'ordine del Logos se non l'elemento particolare di ogni ente, ciò che lo rende irriducibilmente diverso da ogni altro e proprio solo a se stesso? Qual è l'elemento che

15Ivi, pag. 81. 16Ivi, pagg. 81-82. 17Ivi, pag. 82. 18Ivi, pag. 83.

10

l'idea non può unificare perché sfugge a ogni determinazione e persino alla vita? Tale elemento è la Morte. Infatti, soltanto la morte di ognuno può restare di ciascun vivente come un elemento non accomunabile a nessuna idea generale. La Morte è irriducibilmente singolare e unica per ognuno. E per la sua irriducibilità all'Ordine razionale, la Morte è mistero.

Se la morte non viene accettata come un mistero della vita, anzi come parte del mistero stesso della vita; se attraverso la riflessione si cerca di trasformare il mistero nell'esperienza di un qualcosa, di una realtà, allora la realtà della morte diventerà il nulla che distrugge la realtà della vita.19

L'esperienza della morte altrui è sempre originaria, come singolare è la vita di ogni mortale. Nella esperienza della morte si manifesta l'eziologia del disordine: “il male viene sperimentato come reale”.20 La realtà della morte è il dolore che nasce da essa; la morte altrui si sperimenta come proprio dolore. E da tale risvolto fenomenico nasce la vittoria sulla Morte: dalla sofferenza della morte altrui nasce l'evento comune al morto e al vivo. Questo con-patimento è l'immedesimazione nella esistenza dell'Altro che è l'amore. Solo nell'amore la Morte diventa evento comune. Si vive la propria morte nella morte dell'amato. La passività della morte subita diventa passione della morte assistita.

Dei e umani non sono entità storiche, ma forze differenziate con maggiore o minore chiarezza di un ordine che li abbraccia entrambi. L'esperienza primaria è quella di un ordine dell'Essere che permea l'uomo e al tempo stesso lo trascende. Entrambe queste dimensioni sono di pari importanza: non c'è un ordine esclusivamente e propriamente umano, circoscritto rispetto a un ordine trascendente degli dei che lo sormonti senza toccarlo; le forze che operano e interagiscono nell'ordine onnicomprensivo dell'Essere toccano l'uomo talmente in profondità che il confine fra umano e sovrumano ne esce sfocato.21

Caratterizza l'uomo la fisicità mortale. “L'eroe in senso omerico può

19Ivi, pag. 98. 20Ivi, pag. 109. 21Ibidem.

11

This article is from: