Appunti & Progetti

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Cosimo Di Giacomo selezione di Progetti & Appunti


«La ricerca dell’identità è il primo passo per riconoscere un ambiente, per studiarne i suoi caratteri, da esso infatti dipendono tutte le variabili definite dagli individui che dimostrano senso di appartenenza o che semplicemente l’attraversano». da IL CARATTERE DELL’IDENTITÀ, per ritrovare i temi dell’intorno, per SMA2014. Lavoro da anni alla realizzazione grafica di progetti legati all’architettura. Dalla modellazione 3d alle relative grafiche per il fotoinserimento. Ho gestito uno dei laboratori di fotografia analogica in camera oscura a Napoli, dove ho lavorato su numerosi progetti con il collettivo di fotografia Arkfotolab. Dal dicembre 2015 sono stato il responsabile della fotografia della testata Eroica Fenice, con la quale collaboro ancora oggi come autore e fotografo. Riesco a gestire i processi dall’analogico al digitale, con un’unica visione legata alla scelta del linguaggio: raccontare al fruitore delle mie immagini una storia.

Progetti & Appunti . La Storia delle Cose Improponibili - 3 . Ritratti di un Paesaggio Rurale - 7 . Bi+Nomi - 11 . Cairano -14 . Monument / La Favola del porco / High Rise - 17 . La ricerca del luogo - appunti di viaggio - 18 . La ricerca del luogo - appunti di viaggio #2 - 19


La Storia delle Cose Improponibili Il progetto fotografico realizzato in 35 mm nei primi mesi del 2015 vuol raccontare con 25 fotografie alcuni degli aspetti identitari della cittadina campana di Sapri (SA). Uno dei segnali che possiamo individuare per definire un paesaggio come antropico è la presenza di oggetti fabbricati per corollario alle costruzioni che caratterizzano quella che si definisce “parte urbanizzata”. Ho sempre ritenuto che Sapri rientrasse in quel lungo elenco di comuni italiani che presentano una commistione tra paesaggio agricolo ed antropico, meglio definito come paesaggio rurale. Quale punto di unione tra le parti si è evidenziata una maniera del fare autocostruzione propria ed esclusiva del paesaggio rurale, ma che presenta oggetti, cose, rimaneggiate per meglio adattarsi alla necessità dell’individuo che abita Sapri. Una cosa è improponibile quando non è possibile o opportuno proporla, in questo sembra che risulti inopportuno averle ritrovate in un luogo propriamente cittadino, perlopiù antropizzato. Tali presupposti avallano la definizione nell’immagine che ho di Sapri come di un paesaggio rurale. Cosimo di Giacomo, fotografo per l’Arkfotolab La Storia delle Cose Improponibili è una ricerca sul campo, un’indagine di ascolto e osservazione di specifiche caratteristiche dei luoghi, una deriva tra le strade e i vicoli di Sapri. Raccoglie e racconta la bellezza spontanea di uno spazio disegnato dagli abitanti, visibile a tutti: quell’indefinita porzione spaziale che sta al limite tra l’intimità privata e lo spazio pubblico, quella che, chissà, definiamo comune. Un’intimità estesa che si rapporta non più solo col nucleo privato ma con una sfera collettiva contratta. Uno spazio che ci appartiene in fondo. “Ho sempre pensato che un essere umano garantisce la propria sopravvivenza

Le Bombole “Cercavamo riparo ed un poco l’abbiamo trovato. Dalla terra ci stacchiamo. L’acqua proprio non ci piace”.

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attraverso la modificazione dell’ambiente in cui vive e opera, non solo ma ho sempre creduto che abitare un luogo vuol dire poterlo capire, amare, odiare, esplorare, ecc.” Ugo La Pietra Abitare non è una pratica riferibile solo allo spazio privato. Si abita anche lo spazio pubblico e se abitare ” è essere ovunque a casa propria”, così come l’uomo arreda, attrezza e organizza il suo spazio privato, altresì può farlo nello spazio pubblico. Quel magnifico margine tra privato e pubblico, oggetto dell’indagine, ci restituisce un’immagine della città che opera in tal senso abbattendo ogni barriera privato/pubblico. Un senso dei luoghi, patrimonio della collettività, e dell’abitare, che non è frutto della pianificazione. Una preziosa immagine di come gli abitanti hanno pensato e modificato gli spazi privati mostrandoli al pubblico, spontaneamente. In questo vasto campo troviamo l’espressione delle soggettività più eterogenee accomunate da una pratica di arrangiarsi, di divenire primitive, basilari, dettate da bisogni pratici e estetici, di essere cura di un patrimonio che ci appartiene, di un’immagine fedele della città, gratuitamente e generosamente donata. La storia delle cose improponibili è un racconto di questa meravigliosa città di frontiera da osservare e vivere camminando per le sue strade. In fondo è un gesto d’amore. Liviano Mariella, architetto per ReCollocal Di seguito una selezione delle immagini del progetto, interamente visionabile al link La Storia delle Cose Improponibili.

La Pergola “Avevo voglia di arrivare dalla terra al cielo. Ora sono così alta. È bella la vita di una vite”. 4

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Il Davanzale “È la nostra finestra sul mondo, non ne conosciamo altre, ma sentendo le risate dei bambini capiamo che la nostra è una visione bella della vita”.

La Seduta “Si dice che per poter incontrare qualcuno bisogna fermarsi ed aspettare. lo aspetto, prima o poi arriverà”. 5

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Il Dissuasore “Solitario al sole vivo le mie giornate. Racconto la mia esperienza con la vita che porto in testa”.

I Muretti di Sostegno “Contenere non per far dilavare. È importante resistere”. 6

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Ritratti di un Paesaggio Rurale […] la storia di un borgo, di un paesaggio, di un territorio fatto di pascoli, di ambiente, di ruralità. Un territorio definito dalla storia di Mefite, intesa come acqua sulfurea e come divinità pagana, tutrice di una popolazione pastorale e primitiva. Uno sguardo che va oltre l’immagine del paesaggio naturale, la narrazione di un volto legato ad un ambiente disegnato dall’uomo. È la descrizione di una realtà viva, produttiva, che si incontra in Irpinia tra le campagne e il centro storico di Rocca San Felice, nella Valle d’Ansanto. Fotografie come documento della bellezza della pastorizia, dei presidi, dei prodotti tipici, delle antiche attività rurali che continuano a vivere attraverso la ricerca giovanile […] Il progetto realizzato tra il 2013 ed il 2014 vuole raccontare la storia di un luogo e delle realtà che lo costituiscono. Rocca San Felice (AV) e il suo contesto, vengono rappresentati da 34 fotografie in Bianco e nero, in 35mm e medio formato.

Il catalogo della mostra, con i testi a cura di Angelo Iorlano, è visionabile al link Ritratti di un Paesaggio Rurale

‘A Vocca - Scattata con Yashica FX-3 Super 50mm f16 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

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Fontana con girasoli - Scattata con Nikon F65 nikkor 35mm f8 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

Al di là - Scattata con Nikon F65 nikkor 35mm f16 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

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Stalla vecchia - Scattata con Nikon F65 nikkor 35mm f5,6 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

Stalla nova - S c a t t a t a c o n N i ko n F 6 5 n i k ko r 3 5 m m f 5 , 6 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

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‘U Padre - Scattata con Yashica FX-3 Super 2000 50mm f2 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

‘U Figlie - Scattata con Yashica FX-3 Super 2000 50mm f2 dev 1+50 13’ R09 one shot, scansione da Kodak TX400

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(bi+nomi) Binomi è un percorso di fotografie analogiche, realizzato in collaborazione con Michele Scala, che intende decostruire l’ottica mediatica bidimensionale dall’equazione “L’Aquila-Terremoto” costantemente risolta attraverso la produzione di immagini shock, che alimentano una visione da “ground zero” permanente. L’intenzione è quella di riconoscere gli aquilani come appartenenti ai luoghi che cercano di abitare, e di ricostruire un legame di soggettività fra spectator ed operator nella lettura. Non si tratta, quindi, di immagini post-sisma. La scelta di una tecnologia necessariamente ‘’lenta’’ come quella dello scatto analogico, e del lavoro di camera oscura è legata alla volontà di ricostruire un rapporto riflessivo con l’immagine, dallo scatto alla sua fruibilità. L’uso della pellicola è qui concepito come risposta alla mercificazione dell’immagine fotografica, allo sciacallaggio mediatico, alla retorica dell’anniversario e all’omertà del quotidiano. Lo scopo di questo lavoro è la testimonianza, di tipo narrativo, descrittivo, documentaristico e storico, che intende mostrare, e non dimostrare. Si sono volute evidenziare intersezioni semplici che legano luoghi e individui, in uno spazio in cui i collegamenti con l’esterno vengono spezzati o filtrati da uno stato di emergenza permanente. Di seguito una selezione delle immagini del progetto, interamente visionabile al link (bi+nomi)

C.A.S.E. di Bazzano

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Piazza d’armi L’Aquila

M.A.P. Fossa

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C.A.S.E. di Bazzano

M.A.P di Onna

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Cairano Cairano è un piccolo paese dell’Alta Irpinia arroccato su una collina. Attraversarlo significa riuscire a cogliere ciò che rimane di una ridente comunità dopo il passaggio dell’onda sismica che colpì quei luoghi durante l’ormai celebre terremoto dell’80. Durante le ore passate in Alta Irpinia per raccogliere i “Ritratti di un Paesaggio Rurale”, ho dedicato qualche scatto a Cairano. Dieci immagini che la raccontano. La comunità sembra assente, si scorge qualche sguardo, ma sono solo nel silenzio di un luogo all’apparenza disabitato. Ciò che colpisce un osservatore è la commistione tra vecchio e nuovo, tra restaurato e ricostruito. Ciò che ho osservato è l’anima latina che Cairano mi ha mostrato.

Anima Latina

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Monument (immagine selezionata per la mostra “100 anni di Imprese – Unione Industriali Napoli – 1917-2017”)

Viene posto in risalto il lavoro svolto nello store napoletano di 3ditaly, laboratorio pionieristico e sperimentale nonchè primo 3D Printing Store in Italia, ponendolo al centro delle figure della napoletaneità rappresentata dalle immagini che ritraggono il signor Raffaele, cesellatore, e il signor Fabio, scultore e scenografo. Tre esempi di lavorazione con la quale si plasmano i materiali in un’immagine che li vuole esaltare rendendoli monumento della tradizione proiettata verso il futuro.

Con una passeggiata ho scoperto Milano. Ho avuto poco tempo per riuscire a cogliere forse ciò che viene definita l’identità dei luoghi, tuttavia sufficiente per dare un senso alle parole troppo spesso utilizzate per definire il capoluogo delle metropoli italiane. Per le strade, spesso con la testa rivolta verso l’alto, mi sono accorto da subito di quanto la città lombarda è in grado di stupire chi, come me, l’ha conosciuta attraversandola alla ricerca dapprima degli “zoccoli duri” di pietra e mattone, per poi dirigere l’attenzione verso “gli agili” di vetro e acciaio. Ho percorso Milano in bicicletta, non come un turista, ma come un attento curioso verso la città che svela i suoi emergenti gioielli.

La Favola del Porco

HIGH RISE Collective Vision

Intervento sulla pubblicazione “Hight Rise – Collective Vision” nata dal progetto “35mm of Architecture“ a cura dell’Arch. Stefano Marongiu e dell’ Arch Andrea Ferreri. La pubblicazione, edita da Poli.design, con il contributo del Politecnico di Milano, è definita dall’esperienza collettiva di ricerca, studio e lavoro sul campo. Mette a confronto i lavori fotografici degli studenti, rivelando, uno di fianco all’altro, differenti prospettive, sguardi personali e sinceri sui fatti urbani della “città che sale”.

Selezione delle immagini per un fotoracconto dal tema “UNA FINESTRA SUL MONDO” per il Fotofestival di Avigliano (PZ). 17

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La Ricerca del Luogo - appunti di viaggio Il luogo come residenza delle nostre immagini La sensibilità che ci permette di avvicinarci con lo sguardo può permettere di ascoltare qual è la storia che un luogo ha da raccontare. Affrontare la ricerca per trovare l’immagine di un luogo risulta cosa impossibile se non ci affidassimo ad un repertorio che fin dal momento in cui abbiamo aperto gli occhi si è costruito, strato dopo strato, livello su livello. Il linguaggio è ciò che definirà la differenza delle immagini Con la fotografia catturiamo ciò che vogliamo raccontare della realtà. L’immagine che restituiamo non è sempre esplicita, spesso racchiude aree inconsce, sempre è celata una parte nascosta.

Primm’e sera - Appunti per TRANSLUOGHI

Perchè è importante trovare ciò che caratterizza un luogo? Conoscere ci dà la possibilità di riconoscerci Ritrovare ciò che caratterizza, ciò che restituisce il carattere, è sempre scegliere tra le infinite dimensioni che delimitano lo spazio che stiamo osservando. Definire la storia che riconduce al luogo che stiamo leggendo ci aiuta a capire qual è il linguaggio che accompagnerà il nostro racconto visivo.

‘Nanzi a la porta - Appunti per TRANSLUOGHI

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La Ricerca del Luogo - appunti di viaggio #2

Riuscire a raccontare con il proprio sguardo È necessario trasmettere il nostro modo di leggere il contesto. Un luogo presenta numerose immagini e quella che mostreremo dovrà essere frutto della nostra interpretazione. Solo ora la fotografia potrà racconterà ciò che con la nostra sensibilità siamo riusciti a cogliere.

Restituire con un’immagine il mondo esterno Il fotografo con le sue scelte costruisce una relazione tra se ed il mondo. Il linguaggio che verrà adottato in tale ottica restituisce la realtà come soggettiva, non solo per la scelta del punto di vista. Proiettare le proprie scelte La ricerca di un equilibrio, tra ciò che viene trasmesso e ciò che viene escluso, è la priorità che necessariamente bisogna dare. L’immagine che i nostri fruitori osserveranno non è solo definita dal rettangolo che la racchiude, ma anche da ciò che è stato tenuto fuori dal quadro.

Centro Imperfetto - Appunti per TRANSLUOGHI

W DIO- Appunti per TRANSLUOGHI

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co.digiacomo@gmail.com +39 3271621928 Cosimo Di Giacomo rosso_sempre Forevered Photography Autore Eroica Fenice @rosso_sempre cosimodigiacomo


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