1 FEBBRAIO/ MARZO 2018
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magazine bimestrale di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero
Assise Confindustria 2018,
la visione e la proposta per l’Italia del futuro
editoriale
Burocrazia, storie di ordinaria resistenza imprenditoriale di Andrea Prete, Presidente Confindustria Salerno
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e è vero che l’effettiva tutela dell’imprenditorialità fa il paio con l’efficienza della pubblica amministrazione, nel nostro Paese non si può dire che le imprese dormano sonni tranquilli. Tra incapacità, rimpalli di responsabilità e firme che arrivano troppo tardi, la malaburocrazia, oltre a rallentare l’impresa, genera un costo mai calcolato in modo esatto in termini di posti di lavoro mancati. È come se alla macchina organizzativa mancasse quel senso di urgenza che, invece, è il sale di chi fa impresa e sa che le opportunità vanno colte il più rapidamente possibile. Di esempi di danni alle aziende causati da una burocrazia cresciuta a dismisura, circondata da un rosario di comitati, commissioni ed enti, ne potremmo fare in numero consistente. Partiamo dal caso di un’azienda nostra associata che, due anni fa, aveva necessità di assumere un ingegnere coreano per un training on the job presso il proprio stabilimento. La trafila - perché l’operazione andasse in porto secondo regola - è durata più di 12 mesi. Un anno per un nullaosta è equivalso a una marea di carte e al rischio di perdere due grosse commesse. Sarebbe stato meglio, forse, se l’azienda avesse fatto entrare l’ingegnere con un visto turistico? Procedure travagliate e incertezza nell’applicazione, inoltre, ci sono state segnalate anche per l’espletamento delle pratiche di legalizzazione delle firme di documenti per l’export. Risultato? Merci che si bloccano, rinviando consegne e profitti di mesi. Altro caso emblematico è quello che riguarda il progetto Marina d’Arechi, nato nel febbraio 2003 a seguito di un Protocollo d’Intesa tra Regione Campania, Comune e Autorità Portuale di Salerno. Ci sono voluti circa 7 anni per arrivare alla posa della prima pietra, causa la lentezza degli iter burocratici e amministrativi; meno di 2 per l’ormeggio della prima imbarcazione; meno di 4 per il completamento dell’infrastruttura portuale. In buona sostanza, la parte pubblica ha impiegato 7 anni per arrivare alla definizione di tutti i provvedimenti necessari; la parte privata in 4 ha costruito l’opera. Una storia che ha, poi, dell’incredibile è quella della Coppola SpA, un’Industria di Conserve Alimentari sita a Scafati (SA).
Anno 2008. Gli affari vanno bene e l’azienda ha una presenza sui mercati esteri che vale circa il 70% del suo fatturato annuo. Pur consapevole delle convenienze a investire nel nord del Paese (più facile approvvigionamento materie prime e maggiore prossimità ai mercati di sbocco), vuole cogliere l’occasione dei bandi PIP per crescere, alimentare il territorio che la ospita da sempre e non essere vista come un’azienda “mordi e fuggi”. Partecipa, quindi, al bando, risultando assegnataria di 3 lotti. Il progetto di ampliamento prevede l’acquisto di 12mila mq con una quotazione di circa 68,80 euro al mq, comprensivi del costo del terreno e degli oneri di urbanizzazione, cui presto vanno ad aggiungersi altri forfettari 10 euro al mq per oneri di preesistenza (l’azienda aveva nella stessa area già un sito produttivo). Dal 2008 al 2013 accade, però, di tutto. I numerosi ricorsi dei proprietari di un tempo, cui erano stati espropriati i terreni, fanno schizzare il costo degli stessi fissando il nuovo prezzo per mq a più di 150 euro. Sono gli anni in cui la crisi economica fagocita imprese e prospettive, per cui quasi tutti gli imprenditori interessati al PIP fanno dietrofront davanti ad adeguamenti così onerosi. La Coppola, invece, no. Decide stoicamente di continuare nell’interesse del piano e della comunità tutta, anche quando le vengono espropriati 7000 mq, suoi ma ricadenti nel Piano, venduti a 40 euro al mq e riassegnati a 150. Nel tempo, almeno, l’azienda decide di ridurre l’ampliamento a circa 4200 mq per costruire 2 capannoni. Peccato che il secondo di questi - di 2000 mq - ricada per 1200 mq in un lotto assegnato giuridicamente alla Coppola ma non materialmente, causa la mancanza di fondi per liquidare i vecchi proprietari. Nonostante i suddetti 1200 mq fossero stati un tempo dell’azienda ma facenti parte di un lotto unico più grande, la Coppola si vede negare il permesso a costruire perchè il Comune “intanto” non ha rimodulato il PIP e non può autorizzare l’opera. Dieci anni e più di un milione di euro spesi per un nulla di fatto di cui non può essere colpa il solo coraggio caparbio dell’impresa. Febbraio | Marzo 2018
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sommario
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EDITORIALE Burocrazia, storie di ordinaria resistenza imprenditoriale di A. Prete
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PRIMO PIANO Assise Generali 2018, 7000 imprenditori, una sola voce per un unico progetto Paese di R. Venerando
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SPECIALE BEST PRACTICES PER L'INNOVAZIONE Gisolfi: «Il Premio BP è un generatore di opportunità» Intervista a E. Gisolfi Tim, l'innovazione è trade-off tra passato e futuro» Intervista a A. Palumbo
Crescenzo: «Per una buona impresa 10 ci vuole coraggio» Intervista a G. Crescenzo 11 SEZIONE IMPRESE I posto e Premio Banca Sella / Acca Software II posto ex aequo / Smilesys II posto ex aequo / Inci.Flex III posto ex aequo / RAM Elettronica III posto ex aequo / Eusoft Premio TIM / 3DRAP Premio Speciale CTS / GENOMix4life Menzione Speciale TIM / Nuceria Group Premio Miglior Pitch / Credimi Premio Web / Speffy
22 SEZIONE START-UP I posto / Cinemagica II posto ex aequo / LF System Italia II posto ex aequo / Stefano Piotto III posto ex aequo / Authentico III posto ex aequo / Elysia Premio TIM / MedEA Premio Banca Sella / Nutralip Premio Banca Sella / Domec Premio Digital Magics / FreshItaly Premio 012 Factory / IWT Iavarone Wood Technology Premio Action Crowd e Premio Web / Arturo Verde Premio Miglior Pitch / Phlay
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FOCUS Innovazione, la Campania fa da traino 34 nel contesto meridionale di A. Casolaro
NEW ENTRIES CGM Industria Poligrafica, la stampa di qualità 36 fatta con testa, occhio e cuore dal 1974 a cura della Redazione
NORME E SOCIETÀ 37 La conciliazione delle liti energetiche di M. Marinaro Nuova legge anticorruzione: troppe domande 39 al momento senza risposta di L. M. D' Angiolella
FISCO Applicazione dell’Iva in misura superiore a quella effettiva: irragionevoli sanzioni 40 al cessionario o committente di M. Villani, A. Rizzelli L’abuso del diritto non riesce a sparire 42 dall’imposta di registro di M. Fiorentino 44
Formazione, come beneficiare del credito di imposta di A. Sacrestano
PRIVACY Diffamazione a mezzo Facebook: 46 nessuna condanna se manca l’indirizzo IP di P. Di Stefano
LAVORO Il dipendente denuncia l’azienda? 48 La Cassazione dice no al licenziamento di M. Ambron Il whistleblowing passa, tutelato 49 chi denuncia la corruzione di L. De Valeri
INTERNAZIONALIZZAZIONE Sistema REX, il nuovo modo di certificare 51 l’origine preferenziale delle merci di F. Ceriello
RICERCA Evoluzione dell'industria chimica, 52 è ora degli imballaggi attivi di G. Gorrasi, V. Bugatti e V. Vittoria
SICUREZZA Prevenzione delle patologie muscoloscheletriche 54 di origine lavorativa, cosa dice il Piano Nazionale di A. Papale
EVENTI HospitalitySud, il must per hotellerie e ricettivo 56 a cura della Redazione 57
One More Pack, Premio di Creative Packaging Design a cura della Redazione
SALUTE 58 Capelli, tutto quello che c’è da sapere di A. Di Pietro Urbanizzazione e salute / I parte 59 di G. Fatati
ARTE 61 Per Alfio Vico, il Falconiere di A. Tolve
FINISTERRE Baudelaire a fumetti 63 di A. Amendola LIBRI/CINEMA 64 I frutti del vento a cura di R. Venerando
NUMERO 1 FEBBRAIO/MARZO 2018 Bimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 67 7 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Andrea Prete Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management Vito Salerno Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Ser vice Srl Via Madonna Di Fatima, 194 84129 Salerno Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 039711 70653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Salerno Foto Archivio Costozero/Vito Salerno Massimo Pica/Ag. Fotografica Studio Fotografico Cerzosimo In coper tina e interno (pagine 4/7)/Blu Cobalto photography In coper tina/123RF Archivio Fotografico olivier26, omnimages e wklzzz Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it L e op inioni esp resse neg l i a r tic ol i a p p a r teng ono a i sing ol i a u tori dei q u a l i si intende risp etta re l a p iena l ib er tà di g iu diz io
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64 The Square a cura di V. Salerno Febbraio | Marzo 2018
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primo piano | assise di confindustria
Assise Generali 2018, 7000 imprenditori, una sola voce per un unico progetto Paese
La visione di Confindustria realizzabile nell'arco di una legislatura: 1,8 milioni di posti di lavoro in più, una crescita del 2% l’anno e una riduzione del debito/Pil del 20%. In un documento, presentato a Verona lo scorso 16 febbraio, indicati con chiarezza obiettivi, risorse e protagonisti di Raffaella Venerando
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a calcolato la distanza tra due punti - l’Italia e la ripresa stabile - e li ha uniti. Lungo l’articolato percorso tracciato nel documento elaborato dal Centro Studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino e spiegato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, dal palco del Palafiere di Verona lo scorso 16 febbraio, ci sono in chiaro tutti i passaggi intermedi: obiettivi, protagonisti, azioni e risorse. Confindustria - in 28 dense pagine di documento - ha disegnato il suo progetto Paese: un’Italia che punta ad aumentare di 5 punti l’occupazione (e di 15 quella giovanile), con 1,8 milioni di posti di lavoro; che dovrà crescere almeno del 2% l’anno e che abbasserà il debito/Pil del 20%. Tre le missioni che deve porsi il Paese: più lavoro per i giovani, più crescita e meno debito pubblico, quello stesso debito che - secondo l’Istituto Bruno Leoni - attualmente cresce di 4469 euro al secondo. È una corsa contro il tempo, per non restare indietro, ma non una maratona senza fiato. Con buonsenso, previsione ed esperienza, il progetto di Confindustria guarda all’arco di una legislatura, la
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prossima, prescindendo da chi sarà a guidarla. In cinque anni, sempre che non vengano smontati quegli strumenti che hanno favorito la crescita come Jobs Act e Industria 4.o, il Paese può farcela a diventare più inclusivo, creando maggiori opportunità di lavoro specie per i giovani, a puntare su di una crescita più sostenuta e costante e, infine, a rassicurare imprese, cittadini, Europa e mondo intero facendo rientrare in modo graduale il proprio debito pubblico. Questi obiettivi - si legge nel documento - possono essere realisticamente realizzati «attraverso il reperimento e l’impiego di 250 miliardi di euro». Per il recepimento risorse, spiccano Eurobond, Spending review, fondi pensione e valorizzazione di immobili pubblici. I soldi ci sono e Confindustria indica pure come e dove è possibile recuperarli perché l’Europa, le imprese e la politica nazionale a tutti i livelli, li impieghino in modo produttivo lungo sei assi prioritari di intervento, gli stessi che sono stati oggetto di discussione nei Tavoli che hanno animato i lavori che hanno preceduto la plenaria la mattina del 16 febbraio.
Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria dal palco delle Assise, Verona 16 febbraio 2018
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primo piano | assise di confindustria
I sei assi di intervento
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Un’Italia più Semplice ed Efficiente Nel nostro Paese sono talmente tante le leggi tributarie che risulta impossibile perfino stabilirne il numero con contezza. Se a questo si aggiunge la perenne incertezza applicativa, la giustizia lenta e le infrastrutture insufficienti, è facile desumere quanto complicata sia la vita di cittadini e imprese. Pertanto, la proposta di Confindustria è quella di «passare da uno Stato mero erogatore di servizi a uno Stato promotore di iniziative di politica economica». L’idea è quella di assegnare una funzione redistributiva alla spesa pubblica attraverso la compartecipazione dei cittadini ai servizi offerti in modo progressivo rispetto a reddito e patrimonio. Prepararsi al futuro: scuola, formazione, inclusione giovani L’obiettivo è far sì che cresca il numero degli occupati, specie tra i giovani. Vanno create, però, le necessarie condizioni di contesto perché il percorso formativo sia utile e rispondente alle richieste del mercato. Largo, allora, a una maggiore autonomia delle scuole, al rinnovamento delle Università, al potenziamento degli Istituti tecnici superiori e all’alternanza scuola-lavoro. Un Paese sostenibile: investimenti assicurazione sul futuro Per Confindustria tra gli investimenti prioritari spicca la dotazione infrastrutturale del Paese, non solo perché requisito imprescindibile per la crescita, ma anche perché indispensabile nel mettere in comunicazione «i territori, le periferie ai centri, le città tra di loro, l’Italia al mondo, dando un maggiore senso di coesione al Paese. Obiettivi che si possono raggiungere solo attraverso un’azione coordinata tra settore privato, istituzioni europee, governo nazionale, regioni ed enti locali». L’impresa che cambia e si muove nel mondo Confindustria pone forte l’accento, anche in questo documento di “visione e proposta”, sulla necessità di trasformazione che le imprese devono compiere al loro interno, accettando di aprire il capitale, di
assumere competenze innovative, di diventare eccellenti in ogni funzione aziendale e non solo buoni produttori, come lo stesso Vincenzo Boccia da anni ama ripetere. Un fisco a supporto di investimenti e crescita Vanno premiate, e non ulteriormente vessate, le imprese che investono, assumono e innovano, diventando fattore di competitività per il Paese. Il richiamo è alla centralità dell’industria come antidoto alla stagnazione e alla bassa crescita, oggi e, ancor di più, negli anni a venire. Bisogna insistere sulla contrattazione di secondo livello per ottenere la riduzione del costo del lavoro che - come si legge nel documento - «vada a totale vantaggio dei lavoratori per agevolare lo scambio salari-produttività. Per i giovani al primo impiego resta il totale azzeramento degli oneri per tre anni».
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Europa miglior luogo per fare impresa Già dalle relazioni di José Manuel Barroso e Marc Lazard - entrambi protagonisti di un interessante dibattito sull’Europa, moderato dalla giornalista Maria Latella - era emerso con chiarezza il bisogno di una forte Europa che, come Boccia ha poi ribadito, deve integrarsi perché «è il mercato più ricco del mondo con un debito integrato inferiore a quello degli Usa». Citando una frase dell'ex presidente Usa Theodore Roosevelt: «Parla con dolcezza e portati dietro un grosso bastone», Vincenzo Boccia ha senza mezzi termini precisato la sua idea di Europa: «Il bastone contro i protezionismi si chiama Europa». L’Europa che serve all’Italia è quella che supporta lo sviluppo della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione contribuendo altresì alla definizione di un quadro macroeconomico stabile. Un’Europa in cui si dovrebbe prevedere la nomina di un ministro delle Finanze indipendente dagli Stati membri che abbia la responsabilità, tra l’altro, di emettere eurobond finalizzati al finanziamento di progetti comuni. Questo permetterebbe un piano straordinario di investimenti europei per dotare anche il nostro Paese dell’eccellenza in termini di ricerca, formazione, infrastrutture.
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Quella di Verona - una platea di circa 7000 imprenditori provenienti da tutta Italia - è la Confindustria alla maniera di Boccia. È così che l’imprenditore salernitano la aveva immaginata fin dall’inizio della sua presidenza due anni fa. Una Confindustria che si muove come un’associazione di progetto, proposta e denuncia, espressione delle imprese grandi, piccole e medie, in grado di essere attore protagonista, di farsi sentire con una sola voce, capace di raccogliere e dare corpo ai bisogni e alle propo-
ste del mondo produttivo. Da questo spirito identitario è nato il documento che ha illuminato le Assise di Verona, sintesi compiuta e puntuale di un percorso di ascolto ed elaborazione della “base associativa”, maturato nei quattordici incontri svoltisi nei quattro mesi precedenti su tutto il territorio italiano con il coinvolgimento di 8500 imprenditori. Ora ci si augura che questo corposo lavoro, presentato sotto l'unica insegna dell’interesse nazionale, possa servire da bussola alla politica nell’elaborazione di un piano organico di
disegno economico, inclusivo e incentrato sulla crescita. Un piano, quello di Confindustria, che sa di rivoluzione sì, ma incrementale. A renderlo diverso, specie dalle promesse elettorali per oltre 1000 miliardi, è la sua cifra empirica. Un documento particolareggiato e allo stesso tempo di visione, che guarda ai singoli alberi, senza perdere di vista le necessità dell’intera foresta. Previsioni sì, ma ragionate, caute, che guardano al futuro perché di esso un domani il Paese non avverta mai la nostalgia.
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speciale premio best practices per l'innovazione
Gisolfi: «Il Premio BP è un generatore di opportunità» Dal 2006 Confindustria Salerno investe tempo, impegno e risorse per favorire, in maniera concreta, sinergie e collaborazioni con i principali attori dell’innovazione che oggi costituiscono l'ecosistema della competizione Edoardo Gisolfi presidente del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno
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residente, anche per questa edizione la macchina “Best Practices” ha funzionato, portando alla ribalta idee innovative. Aver ampliato la rete dei partner ha contribuito? Ovviamente sì. Sin dall’inizio di questa avventura, uno dei principali obiettivi è stato quello di creare un “ecosistema dell’innovazione” istaurando sinergie e collaborazioni con i principali stakeholder e attori nazionali e internazionali dell’innovazione perchè il Premio divenisse un vero e proprio “generatore di opportunità” per i partecipanti. Attraverso il networking del Premio, vi è la concreta possibilità di sviluppare relazioni tese all’attivazione di: collaborazioni e partnership; raccolta di capitali e accesso a canali di finanziamento; nuove opportunità di mercato; possibilità di accesso ai principali incubatori e acceleratori nazionali di startup e corporate. I risultati conseguiti in dodici anni di storia hanno, dunque, generato un meccanismo virtuoso che ha favorito, da un lato, una sempre più ampia presenza di partner (quest’anno sono stati oltre 50) e, dall’altro, innalzato il livello qualitativo dei progetti e il numero dei partecipanti (quest’anno circa 100 progetti provenienti da ben 12 regioni d’Italia). Nel nostro Paese crescono le startup ma
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poche sono quelle con un business model scalabile. Al Premio cosa ha visto? Il Premio BP anche quest’anno ha fornito uno spaccato significativo del panorama nazionale e ha messo in luce molte realtà interessanti con un grande potenziale di crescita. Sono certo che, nel giro di qualche anno, anche alcune delle startup presenti a questa edizione costituiranno dei piccoli casi di successo. Quanto tempo occorre a una startup per dirsi di successo? Questa è una domanda difficile in quanto bisogna prima capire cosa si intende per startup di successo. Se tra i fattori di successo annoveriamo il contributo che le startup forniscono in termini sia di vettori di innovazione per il sistema produttivo e per il sistema Paese, sia di costituzione di nuove PMI innovative che riescono a competere sul mercato generando fatturato e occupazione, allora le edizioni precedenti del Premio BP hanno fatto registrare vari casi di successo conseguiti anche nel giro di 3–5 anni. Se, invece, prendiamo come punto di riferimento modelli di altri Paesi in cui una startup per essere definita di successo deve “scalare” in maniera rapidissima fino a realizzare exit plurimilionarie o, addirittura, divenire un “unicorno”, allora i casi di successo italiani e campani sono pochi o ad-
di Raffaella Venerando
dirittura nulli. Io non prendo queste ultime come modelli di riferimento e mi “accontento” di annoverare tra i casi di successo quelle startup che contribuiscono a creare nuovi servizi e prodotti innovativi, nuovi mercati, che favoriscono processi di innovazione anche in aziende mature, ampliando il proprio mercato e generando occupazione e valore per il territorio. Non credo che questo sia poco. Quanto conta per l’incremento dell’innovazione nella sua totalità il dialogo tra startup e grandi imprese private? Tantissimo, e non limiterei il discorso solo alle startup e alle grandi imprese. Il dialogo, le connessioni e la “contaminazione” tra startup, spin-off accademici, PMI, grandi imprese, big player dell’innovazione, investitori, sono fondamentali per facilitare l’incremento dell’innovazione e della digitalizzazione. Confindustria Salerno, e il gruppo che presiedo, ha sempre reputato determinante questo dialogo e sin dal 2006 ha investito tempo, impegno e risorse per favorire, in maniera concreta, tali connessioni attraverso l’attivazione di sinergie e collaborazioni con i principali attori dell’innovazione, nazionali e internazionali, che oggi costituiscono l’ecosistema dell’innovazione del Premio BP.
speciale best practices per l'innovazione
Tim, l'innovazione è trade-off tra passato e futuro Per Antonio Palumbo le idee utili devono migliorare l'esistente e, al contempo, creare novità di Raffaella Venerando
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egli anni avete premiato diverse aziende partecipanti al Premio BP di Confindustria Salerno. Avete sempre visto giusto? Se sì, quale elemento da subito fa la differenza per voi tra un progetto e un altro? Dal 2013, primo anno di partecipazione al Premio BP con il ruolo di impresa che “adotta” Aziende Innovative facendole entrare nell’indotto di TIM per portare innovazione digitale al pubblico e al privato, posso sicuramente affermare che la maggior parte delle relazioni hanno generato valore per entrambi, si sono evolute mantenendo intatto lo spirito di portare avanti una innovazione sostenibile economicamente. Anche quest’anno contiamo di aver “adottato” delle Aziende con cui andiamo ad iniziare un percorso di collaborazione nel mondo delle stampanti 3D e della telemedicina, di sicuro interesse. Le scelte con cui “adottiamo” le Aziende sono fondate sul contenuto innovativo di queste, che deve essere rivolto alla creazione della Gigabit Society e da come questo contenuto può essere accolto dal nostro capitale umano per essere
messo a disposizione dei nostri clienti. In tal senso, privilegiamo quell’innovazione che valorizza le nostre infrastrutture - sia di connettività che di data center - e che non sia in fase embrionale, ma in una di adolescenza industriale e quindi pronta per il confronto con il mercato. Abbiamo visto giusto nel senso che si sono create delle sinergie tuttora attive che hanno permesso alle Aziende “adottate” di esplorare un modo diverso di fare business. E cosa succede, invece, se si investe su un progetto che non riesce? Cosa si impara? L’innovazione nel mondo digitale oggi è costellata di progetti non riusciti. Bisogna osare, fallire e ricominciare. L’innovazione che perseguiamo ha il fallimento come risultato possibile e ci proteggiamo da questo rischio costruendo collaborazioni che possano essere valutate velocemente dal mercato, che abbiano alle spalle asset materiali e immateriali già esistenti. In questo modo possiamo cambiare in corsa senza significativi sforzi economici, maturare il contenuto
del progetto in tempi ragionevoli e, soprattutto, ascoltare il mercato che non vuole una innovazione bella ma utile. In tal senso si impara che oggi bisogna innovare rispettando la legacy esistente, facendo in modo che l’innovazione predichi miglioramento dell’attuale e creazione del nuovo nello stesso momento. Questo trade-off ne aumenta l’accoglienza, ne diminuisce il senso di complessità e permette al capitale umano che la gestisce di crescere insieme a lei. L’investimento finora meglio riuscito? Posso senza dubbio affermare che gli investimenti meglio riusciti sono due: 1. Viaggiart, diventata una realtà di tutto rispetto nel mondo della fruizione digitale dei contenuti artistici del territorio italiano; 2. Magaldi Innova, con cui abbiamo aperto un rapporto di collaborazione che ci ha permesso di conoscere meglio delle dinamiche industriali presenti in diverse filiere commerciali. Rapporto che contiamo di riprendere perché riteniamo che oggi sia aumentata la maturità del mercato nel riceverle e la nostra nel proporle.
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Sezione Imprese
Antonio Palumbo responsabile Business Sales Private & Public Campania Basilicata di TIM
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speciale premio best practices per l'innovazione
Crescenzo: «Per una buona impresa ci vuole coraggio» L'obiettivo di Banca Sella è da sempre contribuire alla creazione di tante PMI di valore di Raffaella Venerando Gennaro Crescenzo responsabile Sud Italia presso Banca Sella SPA
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anca Sella scommette ancora e di più su Salerno: per rafforzare il circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita delle aziende ha messo a punto SellaLab Campania, una piattaforma d'innovazione rivolta a startup consolidate e aziende corporate tesa a supportare i processi di open innovation e trasformazione digitale. Perchè Salerno e come funzionerà? Banca Sella nel suo piano di investimenti ha deciso di dare priorità alla città di Salerno, un territorio economicamente molto sano, che esprime una vivacità e un dinamismo che possono ben rispondere agli stimoli dell’innovazione e trarne vantaggi economici e occupazionali. Se allarghiamo il nostro ragionamento, possiamo dire che la Campania tutta sta vivendo una fase di forte rinascita imprenditoriale, supportata da importanti investimenti sia regionali, sia europei volti a favorire l'innovazione e la trasformazione digitale. Basti ricordare il forte impegno verso “Industry 4.0”. Queste premesse rappresentano una grande opportunità per un gruppo bancario che da sempre
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supporta l’innovazione, contribuendo allo sviluppo del territorio. Negli anni avete premiato diverse aziende partecipanti al Premio BP di Confindustria Salerno. Avete sempre visto giusto? Se sì, quale elemento da subito fa la differenza per voi tra un progetto e un altro? Il Premio Best Practices rappresenta per il nostro Gruppo l’occasione per incontrare giovani talenti e imprese eccellenti del territorio. Nelle 5 edizioni che abbiamo accompagnato come partner e sponsor, abbiamo approcciato a Startup e PMI che ci hanno pienamente soddisfatto e che oggi raccontiamo come casi di successo. Mi viene in mente Mosaicoon, Buzzoole, Macingo, Flazio, Felix, tutte realtà che hanno generato posti di lavoro e che rappresentano casi di successo nei rispettivi settori. L’elemento che ha permesso a queste aziende di distinguersi e avere successo è stato in primis il coraggio di presentarsi al mercato con modelli di business disruptive. Sì, proprio il coraggio e la capacità di mettere in discussione lo stato dell’arte, rappresentano gli ingredienti fondamentali di un progetto valido e innovativo.
E cosa succede invece se si investe su un progetto che non riesce? Cosa si impara? Abbiamo assistito anche a qualche insuccesso, fa parte del nostro lavoro, ma occorre sempre sostenere imprenditori di talento che dimostrano competenze distintive di rilievo. Non sempre una buona idea si trasforma in impresa, ma le buone idee sono anche figlie di ottime professionalità che molto spesso non faticano a trovare altre strade. La nostra economia ha bisogno di nuove imprese, ma soprattutto di imprenditori coraggiosi che siano capaci di accettare le sfide e soprattutto di rispondere alla grande accelerazione tecnologica che il mondo sta vivendo. L’investimento finora meglio riuscito? Non amo fare le classifiche quando si parla di talenti. Tutte le aziende che abbiamo sostenuto hanno portato valore al territorio di appartenenza, in primis creando posti di lavoro, ma soprattutto testimoniando che con l’impegno e la determinazione è possibile realizzare le proprie aspirazioni. Il nostro obiettivo non è trovare la nuova Facebook, ma contribuire alla creazione di tante buone PMI.
I posto e Premio Banca Sella Acca Software usBIM Bim integrated system, per il modello di filiera dell’edilizia è rivoluzione
usBIM Bim integrated system è il primo sistema integrato per il BIM management che consente la creazione e gestione del modello BIM dell'edificio in formati aperti, direttamente online. Il sistema prevede la piattaforma collaborativa usBIM. platform per rispondere al Codice Appalti e alle UNI 11337; la piattaforma è dotata di tecnologie per il flusso informativo dei dati del modello BIM di edificio, è fruibile online, permette l’utilizzo di formati aperti (IFC)
e proprietari per lo scambio delle informazioni. usBIM Bim integrated system è la soluzione operativa per l'applicazione Level Three del metodo BIM, il sistema è l'ambiente collaborativo e interoperabile di gestione digitale dei processi informativi del progetto edilizio, rappresenta il cambiamento radicale del modello di filiera dell'edilizia che abbandona l’individualismo per passare a un nuovo rapporto di integrazione collaborativa tra tutte le discipline interessate al processo edilizio, in cui si utilizza un unico modello progettuale condiviso in un ambiente dati comune conforme alle norme IFC. La piattaforma BIM realizza spazi di dati interoperabili e condivisi e adattativi alle diverse tecnologie.
Cianciulli, amministratore unico Acca Software: «Il BIM è il futuro» Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? ACCA Software opera nel settore del software per le costruzioni, un ambito in cui l’innovazione è una leva essenziale per emergere e imporsi. ACCA nasce alla fine degli anni ‘80 con PriMus, una dirompente proposta di automazione di una delle specifiche attività svolte negli uffici tecnici: il computo metrico. Da allora l’azienda non ha mai smesso di innovare e di crescere innovando. Il BIM è l'innovazione per eccellenza dell’"Edilizia 4.0" e su questa tecnologia ACCA ha cominciato a lavorare già nel 2012 con Edificius, il software di progettazione architettonica 3D. Non si tratta quindi di tentare nuove strade o di migliorare quello che di buono ACCA ha fatto fino ad oggi, ma di proseguire quel percorso ventennale di “innovazione continua” che ha fatto di ACCA azienda leader del settore. Un imprenditore è...? L’imprenditore è un visionario dallo
spirito pratico. Vede qualcosa, intuisce il futuro e quando ha compreso come fare, sa esattamente come farla accadere. Il futuro per ACCA è… Una sfida importante: riuscire a competere con i players internazionali e proporre sui mercati esteri una tecnologia BIM tutta italiana.
Sezione Imprese
Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? usBIM BIM Integrated system è dedicata ai professionisti del mondo dell'architettura, dell'ingegneria e delle costruzioni per creare e gestire i modelli BIM di un’opera (progettazione architettonica, impiantistica, energetica, strutturale, gestione del cantiere, manutenzione, ecc.) in un unico ambiente di condivisione dei dati. Esso nasce per razionalizzare tutte le attività della filiera delle costruzioni, a partire dalla fase di progettazione, fino alla costruzione e alla successiva gestione dell'opera secondo il Codice degli Appalti e la Norma tecnica UNI11337 per la "Gestione digitale dei processi informativi delle costruzioni". Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Il BIM è il futuro. Noi stiamo investendo da tempo su risorse umane, formazione, ricerca e innovazione. Per il momento facciamo affidamento sulle nostre forze.
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speciale premio best practices per l'innovazione
II posto ex aequo Smilesys Smilesys, lotta allo spreco con sistemi richiudibili di confezionamento
La lotta allo spreco alimentare è un’esigenza sempre più sentita e che chiama in causa governi, università, aziende, ma anche e soprattutto ognuno di noi. La soluzione esiste ad opera di un’azienda di Piazzola del Brenta nel padovano, la SMILESYS, attiva nello studio e produzione di sistemi di richiusura in film plastici totalmente integrabili nei processi di confezionamento. Esempio di una perfetta commistione di know-how legata all’interregionalità su cui si fonda la virtuosa azienda veneta, è la tecnologia “SMILE LITE”. Una tecnologia brevettata e realizzata dalla SMILESYS e prodotta in collaborazione con Besana, azienda napoletana leader europea nel confezionamento di frutta secca, Bioplast, produttrice di film stampati per il packaging alimentare a Salerno e Ritrama, multinazionale italiana leader nella produzione di materiali autoadesivi. Tenendo conto che, su 150 milioni di pezzi prodotti, mediamente lo scarto legato al deterioramento del prodotto prima di terminare la confezione, è di circa l’ 8%, il sistema brevettato evita lo spreco di oltre 3,5 mln di kg di cibo l’anno - ovvero 12 milioni di confezioni - , 60mila kg di plastica e 100mila kg di CO2 non immessa nell’atmosfera. La vocazione alla sostenibilità ambientale è inoltre garantita al 100% sull’intera confezione, realizzata in pet monomateriale totalmente riciclabile. La chiave sta nell’economicità dell’imballaggio. La scelta
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Ernesto Zanarella
vincente è stata infatti quella di ridurre di 7 volte la plastica impiegata rispetto alla norma, optando per un contenitore innovativo apri-chiudi con uno speciale film plastico richiudibile, che elimina l’ingombro e l’aggiunta di un coperchio supplementare.
II posto ex aequo Inci.Flex Inci.Flex, qui la prestampa è già 4.0
Inci.Flex, in collaborazione con ViaNord Engineering ed Esko Graphics, ha ideato e realizzato il primo sistema Easy to Plate FOUR, completamente automatizzato per la realizzazione di lastre flessografiche ad altissima risoluzione. La speciale tecnologia ha permesso di raggiungere risultati qualitativi eccellenti, maggiore sostenibilità, migliore costanza cromatica e minor costo stampa. La macchina è, infatti, completamente automatizzata e può essere programmata anche per lavorazioni prolungate senza l’ausilio di un operatore. È controllata attraverso display “Touch Screen” e dotata
di punzonatrice automatica integrata nel processore. La diagnostica può essere fatta da remoto e la manutenzione è davvero ridotta a zero. Un secondo step ha riguardato l’innovazione nel processo produttivo. È stata creata una nuova linea che bypassa nove step di lavorazione creando un unico flusso di lavoro completamente automatico e aerodinamico. I passaggi di caricamento della lastra fotopolimerica, di incisione, di retro esposizione, di esposizione principale, lavaggio, asciugatura, finissaggio, sollevamento e stoccaggio della lastra finita sono stati automatizzati consentendo di ridurre al minimo l’intervento degli operatori.
La parola all'amministratore Consalvo: «La ricerca viene prima di tutto» dovuti al rifacimento degli impianti non conformi, maggiore rispetto delle date di consegna, maggior soddisfazione dei clienti. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Abbiamo investito esclusivamente nostre risorse, anche con l’ausilio di bandi europei di investimento in nuove tecnologie e ricerca. Non sono mancate comunque le manifestazioni di interesse da parte di investitori esteri. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Sicuramente abbiamo migliorato l’esistente. Nel corso degli ultimi cinque anni la Inci.Flex ha portato avanti diversi progetti di ricerca nel campo delle tecnologie di incisione. Le soluzioni, di volta in volta, ci hanno consentito miglioramenti nella qualità di stampa e, più in generale, grazie alla realizzazione della prima unità automatizzata, abbiamo ottenuto una serie di vantaggi, dalla maggiore sicurezza sul lavoro
all’eliminazione degli sprechi nei processi, da una più spiccata qualità del prodotto e del servizio a una maggiore sostenibilità ambientale. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come attitudine della sua azienda? Basta entrare nel nostro stabilimento di Fisciano per respirare aria di innovazione e tecnologia. E poi rischio, ma “calcolato”. Per aumentare la produttività la chiave è una sola: l’investimento nella ricerca e nello sviluppo. Il futuro per Inci.Flex è... Nella ricerca strategica per lo sviluppo. Il know how a nostra disposizione è molto vasto e ci consente di ideare nuovi servizi e ripensare ad un approccio sempre nuovo al mercato e ai clienti.
Sezione Imprese
Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? La “buona” idea è stata pensata, progettata e sperimentata dalla Inci.Flex per la Inci.Flex. Siamo una realtà che dal ‘97 è leader nel settore della prestampa finalizzata alla produzione di impianti flessografici cartone ondulato e impianti rotocalco, con forti progetti di espansione internazionale. Con questi presupposti di crescita, l’obiettivo era di migliorare le tecnologie di prodotto, processo e sistema, programmazione e controllo, per ridurre al minimo gli errori e garantire maggiore produttività degli impianti. Con la tecnologia Easy to Plate FOUR, abbiamo registrato - in pochi mesi - un aumento del 20% della produzione di matrici per la stampa flessografica, liberando al contempo numerose unità lavorative, adesso impegnate a monte della fase operativa di incisione delle lastre, in attività di programmazione e controllo. Un’attività che ci consente di ridurre le “non conformità”, i costi produttivi
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speciale premio best practices per l'innovazione
III posto ex aequo RAM Elettronica RAM: ecco di che pasta siamo fatti
RAM Elettronica è una società che ha esperienza e specializzazione quarantennale in sistemi automatici e impianti per produzioni alimentari: molini, pastifici, mangimifici, biscottifici. In risposta alle esigenze percepite dai produttori, RAM Elettronica si è impegnata nello studio, prototipazione e validazione di un sistema di ispezione innovativo per rilevare imperfezioni nella produzione della pasta. L’attività di progetto è iniziata con il disegno di base e la definizione delle specifiche
funzionali, è proseguita con la progettazione di dettaglio, la realizzazione di un prototipo e la validazione presso l’end-user. È stato realizzato e ingegnerizzato un sistema basato sull’analisi immagini per la ispezione automatica ad alta velocità. Il sistema può essere inserito a valle dei forni di essiccazione; permette la individuazione e scarto automatico del prodotto imperfetto a causa di eventi anomali durante la produzione, garantendo un controllo di quasi il 100% del prodotto, senza introdurre rallentamenti nella lavorazione.
Palmieri, responsabile estero: «La soddisfazione dei nostri clienti è la nostra migliore performance» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Il “Sistema d’ispezione per la rilevazione di imperfezioni nella produzione di pasta lunga” è un brevetto sviluppato principalmente per l’industria alimentare. Ci rivolgiamo ai pastifici di medio-alta qualità, fortemente orientati alla soddisfazione dei consumatori sempre più consapevoli in termini di sicurezza alimentare e attenti all’estetica del prodotto. Nonostante la pasta sia un prodotto tipicamente legato alla tradizione italiana, il mercato potenziale è ben più ampio. Inoltre, grazie alla trasferibilità delle tecniche impiegate, il sistema può trovare applicazione in industrie affini: mangimistica, dolciaria e chimico-farmaceutica in cui RAM Elettronica opera da anni. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Nonostante lo sviluppo del prototipo sia terminato da poco, abbiamo ricevuto richieste da molti operatori che conoscono la dedizione di RAM
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Elettronica nel trovare soluzioni ai problemi dei propri clienti. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? La nostra innovazione nasce da un bisogno reale da soddisfare pienamente. Attualmente, infatti, nonostante alcuni produttori di pasta abbiano realizzato prototipi di sistemi d’ispezione, non esistono soluzioni commerciali con le elevate performance che il nostro progetto garantisce. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Sono tutti elementi fondamentali della vision aziendale che condivido pienamente. RAM Elettronica ha come playground il mondo intero con i rischi e le opportunità che ne derivano, per cui resilienza e proattività sono caratteristiche imprescindibili per un’azienda che ambisce al ruolo di leader di settore. Il futuro per RAM è… Proseguire il percorso già intrapreso, continuando a credere e investire nell’innovazione tecnologica, non
perdendo mai il focus sulla nostra mission: semplificare l’attività dei nostri clienti, garantendo l’efficienza dei processi produttivi fornendo soluzioni sicure e trasparenti. Saremo presenti a Milano alla Fiera IPACK-IMA 2018. Sarà l'occasione giusta per descrivere il progetto "Sistema di Visione" e le altre soluzioni di processo per pastifici e mulini.
III posto ex aequo Eusoft Granarolo, la digitalizzazione del laboratorio qualità è compiuta
Il progetto è stato implementato da Eusoft, azienda italiana specializzata da 20 anni nella creazione di sistemi LIMS (Laboratory Information Management System) per la gestione delle attività dei laboratori di prova e controllo qualità, presso il Laboratorio Centrale della Granarolo Spa, la più importante filiera italiana
del latte. Ha rappresentato in Italia il progetto pilota di implementazione di un software per la gestione del laboratorio di controllo qualità in modalità 100% Software as a Service su piattaforma Cloud Computing. L’adozione del LIMS di Eusoft da parte del Laboratorio Centrale ha consentito a Granarolo di soddisfare le proprie esigenze di automatizzazione dei processi del laboratorio di controllo qualità e di ottimizzazione dell’operatività quotidiana.
LIMS EUSOFT.LAB, il primo italiano “100% Cloud” Intervista a Stefano D'Ascoli Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Nel nostro caso l’innovazione è nata dall’aver migliorato l’esistente. Il nuovo Eusoft.Lab rappresenta però ben più di un passo in avanti. Si tratta infatti di una completa reingegnerizzazione del prodotto che coniuga la completezza funzionale di un sistema LIMS sul mercato dal 1997, alle più avanzate e innovative tecnologie in ambito web.Nativamente progettato per l’utilizzo in Cloud e per la perfetta integrazione con dispositivi mobili come smartphone e tablet, Eusoft.Lab offre molteplici vantaggi, tra cui: • Web based, con interfaccia intuitiva e interattiva • Configurabile nei processi e nell’interfaccia grafica • Scalabile: modulare e capace di crescere in relazione alle esigenze del cliente • Multilanguage e multilocalization • Interfacciabile con altri sistemi e tecnologie • Live update: gli aggiornamenti del LIMS sono individuati e installati automaticamente. • Disponibilità di configurazioni
verticali con logica di processo già presente nell’applicazione e con archivi precaricati. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come vostra attitudine? Cambiamento e capacità di anticipare i tempi sono sempre stati la cifra distintiva di Eusoft. Non è un caso che Eusoft.Lab sia stato citato da Gartner (international advisor IT) come il primo LIMS italiano “100% cloud” e uno dei pochi a livello mondiale. Il futuro per Eusoft è… Diventare uno dei punti di riferimento, a livello italiano ma anche internazionale, dell’Informatica per il Laboratorio.
Sezione Imprese
Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Il LIMS Eusoft.Lab in SaaS - Laboratory Information Management System - consente di automatizzare e informatizzare l’intero ciclo gestionale dei laboratori di prova, garantendo sicurezza e rintracciabilità delle informazioni secondo quanto richiesto dalle norme UNI CEI ISO/IEC 17025, UNI EN ISO 9000 e dagli enti preposti all’accreditamento. È pensato per tutti i laboratori di prova e controllo qualità che effettuano analisi di tipo chimico o microbiologico o fisiche sui materiali, su campioni di matrice ambientale (acque, emissioni, terreni), alimentare (materie prime, semilavorati, prodotti finiti), non food (prodotti chimici, petroliferi, energetici, farmaceutici). Eusoft.Lab in SaaS è uno strumento essenziale per tutti i laboratori che desiderano ridurre la complessità e i costi di gestione e ottenere una migliore perfomance organizzativa. L’elevata scalabilità e flessibilità lo rendono inoltre particolarmente indicato per aziende con più sedi geograficamente distribuite e/o per aziende che crescono di dimensioni.
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speciale premio best practices per l'innovazione
Premio TIM 3DRAP Poly, nella stampante piccola c’è la rivoluzione buona
Dal genio progettista di sei ragazzi campani nasce, il 27 maggio 2016, 3DRap. Molto più di un’azienda di prototipazione ed engineering 3D, 3DRap è soprattutto un team unito da passione e voglia di stare un passo più avanti. Insieme lavorano in un posto piccolo piccolo dell’Irpinia, Capocastello, e da qui hanno contatti in 70 paesi del mondo. Il progetto simbolo è per loro Poly, una piccolissima stampante 3D nata dall’esigenza di
raccontare “dal vivo e davvero” il mondo della stampa 3D al pubblico. Poly è infatti un prototipo di stampante 3D perfettamente funzionante, una “Littlemaker” da scrivania azionata con il motorino microstepper di un vecchio lettore DVD. Con una struttura interamente stampata in 3D, Poly è una stampante multitool che utilizza un firmware e un software open source, fatta completamente in PLA, materiale biodegradabile totalmente ecologico. Ha un’area di stampa di 6cmx6cmx6cm e può realizzare, oltre a innumerevoli oggetti in plastiche diverse (pla, abs e altro), disegni e cioccolatini.
Beniamino Izzo: «La buona intuizione fa la differenza» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Poly è un prodotto ad elevato contenuto tecnologico, concepito per chi intende approcciarsi al mondo della stampa 3D per mezzo di un oggetto intuitivo e pratico da utilizzare, con un prezzo accessibile. Le applicazioni sono molteplici: Poly non è solo una stampante 3D, ma può trasformarsi in un incisore laser e in una stampante 3D che estrude cioccolato, grazie all’impiego di un giunto magnetico realizzato ad hoc. Il mercato che intendiamo esplorare attraverso Poly riguarda quello dei prodotti e delle applicazioni che si pongono a metà strada tra scienza e oggetto ludico (es.Lego). Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Siamo ancora alla ricerca di una personalità che ci metta nelle condizioni di creare un link col mercato dell’Edutainment. L'innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Abbiamo puntato su entrambi gli aspetti; infatti Poly è migliore di 16
tante concorrenti nel mondo della stampa 3D per quanto riguarda la portabilità: Poly può funzionare anche sfruttando l’alimentazione a batteria, può essere comandata via smartphone e pesa meno di 1 kg. Può, quindi, davvero essere usata ovunque ci si trovi. Vanta inoltre altre peculiarità come il telaio realizzato in materiale biodegradabile e il fatto di essere una macchina multitool che permette di esplorare un mondo ancora più ampio di quello della stampa 3D attraverso un approccio intuitivo. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Cambiamento, creatività e rischio Il team
sono tutti aspetti che hanno avvalorato il progetto Poly: il rischio ha caratterizzato la fase di lancio, momento in cui ci siamo esposti molto nel tentativo di generare l’attrattiva; creatività, è la base per innovare il prodotto e suscitare interesse. Da un certo punto di vista poi Poly è pura sperimentazione, pertanto è stato fondamentale essere pronti al cambiamento, a intervenire non solo fisicamente sul progetto ma anche sulla rivalutazione continua del target più adeguato. Il futuro per 3DRAP è… Ampliare l’azienda nel mondo della prototipazione e riuscire contestualmente ad introdurre Poly sul mercato.
speciale best practices per l'innovazione
Premio Speciale Comitato Tecnico Scientifico Genomix4Life PRECIVAX, più vicina la vaccinazione personalizzata contro i tumori
PRECIVAX è un progetto di ricerca e sviluppo che Genomix4Life sta svolgendo in collaborazione con l'Università di Salerno e Nouscom S.r.l., startup leader nel settore della produzione di vaccini. L’obiettivo principale è la realizzazione di una nuova metodica diagnostica in grado di identificare tempestivamente variazioni di sequenza del DNA specifiche delle cellule tumorali (mutanoma) al fine di sviluppare una strategia innovativa di vaccinazione personalizzata per pazienti oncologici. Tale approccio consentirà di “istruire” il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali come estranee all’organismo
scatenando, di conseguenza, una risposta immunitaria in grado di distruggerle. Genomix4Life, sfruttando il knowhow e l’esperienza acquisita nel settore della genomica e bioinformatica, sta sviluppando una piattaforma diagnostica che consenta l'analisi non solo delle classiche biopsie tissutali ma anche di fluidi biologici (biopsia liquida su sangue, urine e saliva), al fine di individuare in modo rapido e accurato il mutanoma tumorale da utilizzare per la produzione di vaccini personalizzati. La biopsia liquida, consentendo di riconoscere e analizzare le tracce rilasciate nel sangue dai tumori, ha le potenzialità per rivoluzionare la medicina oncologica, fornendo ai medici un test più rapido e meno invasivo.
Maria Ravo:«Lavoriamo per una svolta nel mondo della medicina oncologica» nella pratica clinica è ancora lunga. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? PRECIVAX ha suscitato l’interesse da parte di diversi investitori italiani e stranieri tant’è che è stato valutato positivamente e cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico a valere sull’Asse I, Azione 1.1.3 PON Imprese e competitività 2014/2020. L’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? L’implementazione delle conoscenze pregresse e la sinergia tra competenze diverse ci hanno aperto nuovi orizzonti, ma la strada per raggiungere obiettivi che fino a pochi anni fa sembravano solo fantascienza ormai è tracciata.
Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Cambiamento e creatività intesi non solo come mie attitudini, ma come scelte. La tentazione di rimanere aggrappati alle proprie certezze è forte, ma ho sperimentato che solo quando ho avuto il coraggio di cambiare semplicemente il punto di vista, mi sono apparsi scenari inaspettati. Il futuro per Genomix4Life è… Il futuro? Continuare a investire energie e risorse per realizzare un prodotto che segni una svolta nel mondo della medicina oncologica, offrendo un metodo non invasivo per la diagnosi, il monitoraggio e la scelta della terapia per le diverse patologie tumorali.
Il team
Febbraio | Marzo 2018
Sezione Imprese
Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari e quali le applicazioni? Il progetto PRECIVAX porterà alla messa a punto di un kit prototipale e all'introduzione sul mercato di un servizio altamente tecnologico ed innovativo per l’individuazione del mutanoma, da biopsie sia tissutali sia liquide e la realizzazione di un prototipo di vaccino genetico personalizzato. Il kit e il relativo servizio consentiranno una diagnosi molecolare delle mutazioni nella cellula tumorale molto rapida, con evidenti ricadute positive sulle possibilità di cura e sui costi, contribuendo alla applicazione della medicina di precisione. I destinatari saranno centri specializzati nel settore della diagnosi e cura delle patologie tumorali, dotati delle attrezzature adeguate all’utilizzo di questa nuova frontiera della diagnostica. Quanto manca per “esser pronti”? Fine 2018! Questa è la dead line che ci siamo imposti per mettere a punto un primo prototipo del kit, ma la strada da percorrere per l'introduzione
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speciale premio best practices per l'innovazione
Menzione Speciale TIM Nuceria Group Storie in bottiglia, tutta una questione di etichetta
Smack è il nuovo programma di Nuceria Group, destinato a rendere più smart i pack, sviluppando e promuovendo servizi e contenuti innovativi per l’interattività del packaging grazie anche alle tecnologie digitali. Nuceria Group, grazie anche alla nuova agenzia creativa del gruppo (ndr Solutioo group è stata acquisita nel luglio scorso), ha sviluppato una applicazione digitale sulla realtà aumentata utilizzabile con Smartphone o Tablet di ultima generazione, chiamata “Storie in bottiglia”. Con sei concepts, esemplificativi di finiture speciali di stampa, Storie in bottiglia è un progetto
creativo che si basa su: riconoscimento delle immagini, codici intelligenti, sensori e circuiti sempre che tendono a favorire non solo la sicurezza del prodotto, per la lotta all’anticontraffazione, ma anche nuove prospettive promozionali e maggiori contenuti informativi. Durante tutto il percorso del progetto Storie in Bottiglia si alternano animazioni statiche e dinamiche, meccanismi di geolocalizzazione, visualizzazioni di oggetti e immagini 3D interattivi, possibilità di download di file audio e video, raccolta di dati e momenti di feedback. La gestione di questi piani narrativi permette di costruire un prodotto/brand di successo e creare coinvolgimento e fidelizzazione del cliente finale per vivere un’esperienza di brand e di prodotto “aumentata”.
Smack, non solo pack Dottoressa Iannone partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari e quali le applicazioni? I destinatari sono tutti i brand owner, desiderosi di accrescere la fidelizzazione con l’end–user attraverso la valorizzazione di un pack stampato. Smack, attraverso la stampa di un codice nascosto, è una soluzione versatile, adatta ad ogni mercato e tipologia di packaging. In più è uno strumento flessibile che consente di attivare la consumer interaction per la garanzia della sicurezza del prodotto e l’ampliamento della offerta promozionale. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Abbiamo avviato la declinazione di questa tecnologia con alcuni dei nostri principali partner multinazionali, su un doppio livello. Contribuiamo ad un nuovo posizionamento su linee di prodotto esistenti, individuando nuove servizi per esempio il miglioramento dell’esperienza del consumatore. Per il lancio di nuovi 18
prodotti, invece, stiamo disegnando ex-novo l’estensione dinamica del prodotto per costruire nuovi bisogni ancora inespressi. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Abbiamo osservato con molto interesse lo sviluppo delle tecnologie digitali abbinato al packaging per costruire un nuovo valore per il mercato. Attraverso l’acquisizione di un’agenzia di creatività industriale, abbiamo avuto accesso ad un know how digitale ben radicato che ci ha consentito di ribaltare la nostra prospettiva da fornitore di prodotto a fornitore di soluzioni. Il cambio è stato rivoluzionario e ci ha condotto sulla strada dell’innovazione. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Siamo sempre attenti al mercato per capire quello di cui ha bisogno non oggi, ma domani. E non abbiamo paura di cambiare idea, perché solo attraverso un confronto aperto con i
nostri clienti riusciamo a creare quel link unico tra domanda e offerta, per un pack che arrivi al cuore del cliente finale, nelle nostre case, nelle nostre vite. Il futuro per Nuceria è… Una chiara identità di valori, da custodire gelosamente, per confermare il nostro stile fatto di passione, velocità, qualità e cultura del fare. Una rete di relazioni da accrescere per migliorare il dialogo con la filiera, al fine di costruire un valore non solo di prodotto, ma di cultura. Antonio Palumbo premia Paola Iannone
Premio Miglior Pitch Credimi Credimi, la finanza digitale per l'azienda smart
Credimi è un prodotto finanziario digitale che, grazie alla tecnologia proprietaria, permette di ottimizzare il capitale circolante delle imprese, anticipando l’incasso dei crediti commerciali. Qualsiasi fattura può essere presentata per l’anticipo sulla piattaforma e liquidata in poche ore, senza inviare documentazione e senza muoversi dall’ufficio. Credimi in 48 ore mette a disposizione un plafond creditizio, in modo completamente gratuito: non si pagano commissioni di messa a disposizione,
di istruttoria, né altri costi di iscrizione al servizio. Si può utilizzare liberamente, in qualunque momento e per qualunque numero di fatture nei limiti del plafond. Credimi è una realtà solida e affidabile, autorizzata e supervisionata da Banca d’Italia come intermediario finanziario. I fondi erogati provengono da quattro primari fondi di gestione del risparmio che hanno messo a disposizione 300 milioni di euro. Credimi è stata fondata a fine 2015 e oggi ci lavorano 30 talenti, in gran parte tra i 28 e i 35 anni. Ha già ricevuto più di 3000 richieste di finanziamento da tutta Italia, finanziato oltre 4000 fatture per un totale di oltre 70 milioni di euro.
Gianmarco Molinari: «Il rischio è il nostro mestiere» attenzione continue manifestazioni di interesse da parte di investitori istituzionali, italiani e stranieri. La vostra innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Il finanziare le imprese è un mestiere antico; nel merito quello che facciamo non si discosta molto da quello che fanno le banche tradizionali: valutiamo il merito creditizio delle aziende e dei loro clienti, assegniamo un rating a ognuna di loro, basandoci sulla capacità di ripagare il debito, la solidità del loro business e la capacità di competere sul mercato. Sulla base di questo, decidiamo se concedere il finanziamento e fissiamo un tasso di interesse per l’erogazione. Si può dire che l’innovazione è tutta nel metodo: per valutare le aziende lavoriamo un migliaio di variabili che otteniamo in poche ore, utilizzando il web e le banche dati; queste in-
formazioni vengono poi organizzate in un pannello a disposizione di chi deve valutare il rischio e approvare il finanziamento; tutto questo in maniera digitale, senza chiedere ai nostri clienti altra documentazione oltre la Partita IVA e le fatture.
Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Il rischio è letteralmente il nostro mestiere. Finanziamo la crescita delle imprese in maniera innovativa ed efficace. Il nostro obiettivo è cambiare la finanza aziendale. Il futuro per Credimi è… Una sfida che stiamo affrontando con convinzione e determinazione. I nostri clienti ci stanno confermando che siamo sulla strada giusta.
Febbraio | Marzo 2018
Sezione Imprese
Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? I destinatari del servizio di Credimi sono le imprese italiane, quelle che incassano le loro fatture mediamente in 85 giorni; in Europa fa peggio solo la Grecia (88) e al mondo la Cina (89). Questi tempi di incasso hanno portato le aziende italiane ad utilizzare ben 600 miliardi di euro di finanziamenti sui crediti commerciali. L’obiettivo è rendere per il responsabile finanziario l’ottimizzazione del capitale circolante, veloce, flessibile e semplice, fornendo una soluzione totalmente digitale. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Credimi è una S.p.A., il gruppo dei fondatori e dei manager controlla il 60% dell’azienda; il restante 40% è di imprenditori italiani piuttosto noti, tra i quali Nerio Alessandri, Alessandro e Mauro Benetton, Lorenzo Pellicioli, Massimo Tosato, Dante Roscini e una decina di altri che hanno creduto nel progetto già nel 2015 e investito più di 8 milioni di euro. Riceviamo e vagliamo con
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speciale premio best practices per l'innovazione
Premio Web Speffy Speffy, il motore di ricerca dello sport
La piattaforma vuole agevolare il dialogo tra domanda e offerta nel mondo sportivo. Tramite una ricerca per zona e sport d’interesse, è possibile rintracciare strutture e professionisti del settore. Filtrando i risultati a seconda delle preferenze, si visualizzano in tempo reale tutte le soluzioni offerte. I centri, gli istruttori e i partner che si associano al portale hanno a disposizione un'area dedicata dove inserire contatti, foto, video, eventi e news. I gestori dei centri, inoltre, possono indicare le strutture, gli orari di apertura e il calendario settimanale delle attività, mentre gli istruttori le loro
certificazioni e l'area geografica in cui operano. L'area blog propone contenuti editoriali sempre aggiornati sulle ultime tendenze del mondo dello sport e offre ai partner la possibilità di avere una vetrina in cui emergere come opinion leader del settore. Ulteriore servizio offerto da Speffy è la Sport Enciclopedia, che si configura come un'enciclopedia completa delle attività sportive con immagini, descrizione, video e link per la ricerca già filtrata per attività. Le informazioni sono fruibili da portale web o da mobile app. Inoltre, gli utenti registrati possono aggiungere centri, istruttori e partner tra i preferiti.
Rullo, Dasir Tech: «La nostra è una vittoria di squadra» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Speffy è un progetto rivoluzionario, tutt’oggi non esiste nulla di simile sul web: un portale, e anche una app mobile, che vuole essere un riferimento per gli sportivi e per i professionisti del settore. Su Speffy l’utente, semplicemente indicando dove e come vuole allenarsi, avrà a disposizione, in un attimo, i centri sportivi e gli istruttori di zona e, consultando i profili dedicati, tutte le informazioni in merito. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Date le sue potenzialità, l’idea è sotto i riflettori di investitori vari, ma si esclude l'ipotesi d'ingresso di altri soggetti nel capitale sociale. La Dasir Tech, con proprie risorse, ha l'obiettivo di rendere Speffy il portale di riferimento dello sport. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Speffy è il primo prodotto di Dasir Tech, nato dall’impegno che 20
investiamo nella continua attività di ricerca e innovazione. È un’ulteriore scommessa in cui ci siamo lanciati, sfidando i preconcetti e le barriere logistiche. Un prodotto ‘Made in Naples’ che punta ad essere internazionale. Riscontrare il grandissimo interesse dei media, di aziende leader del settore e degli sportivi stessi è già una nostra piccola vittoria, ma puntiamo molto più in alto. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? In primis la creatività evidenziata attraverso il grande entusiasmo e l’impegno che investiamo nell’attività di ricerca. Facciamo dell’innovazione una colonna portante per l’assetto della nostra azienda. È necessaria però, una conoscenza
specifica del mercato. Amo rischiare ma in maniera controllata. Il rischio è ciò che mi spinge a guardare sempre oltre, ad affacciarmi per vedere cosa c’è in fondo al burrone, senza però lasciare la presa… Il futuro per Dasir Tech è… Dasir Tech sta crescendo. Il mio Team mi ripaga quotidianamente con impegno e voglia di fare. Siamo una squadra proattiva, motivata, pronta alla sfida, che sviluppa idee innovative. Creiamo soluzioni di valore, che puntano all’eccellenza, in cui il contributo di ogni persona è chiave per la vittoria della squadra. Un’immensa soddisfazione per me, che non vuole rappresentare un punto di arrivo ma solo l’inizio di un lungo percorso di crescita.
Hackathon: la premiazione
Hackathon: il gruppo di lavoro
Apertura mostra DIT - Design Innovazione Territorio
Hackathon, la targa realizzata da FG Industria Grafica per i vincitori Febbraio | Marzo 2018
Sezione Imprese
Una sessione dei lavori
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I posto Cinemagica Realtà virtuale, le esperienze uniche di Cinemagica
Cinemagica è una startup innovativa specializzata nella creazione di esperienze immersive coinvolgenti basate su tecnologie in Virtual Reality (VR) a 360°. Lo spettatore, per mezzo delle tecnologie VR, ha la percezione di essere completamente immerso nella scena, potendo interagire e guardare liberamente in ogni direzione, in alto e in basso o intorno a sé, esattamente come nella realtà. Allo stesso tempo, i consumatori si aspettano e chiedono una customer experience migliore, più immersiva e, in ultima analisi, più appagante. Il team è impegnato nella costante ricerca di soluzioni
innovative che rendano l'esperienza dell'utente sempre più appassionante, mediante lo sviluppo di: • Contenuti video immersivi a 360° compatibili con le piattaforme YouTube 360, Facebook 360, Vimeo 360 e dispositivi mobile e desktop. • Live streaming di eventi con tecnologia immersiva a 360°. • Esperienze immersive collettive con tecnologia di proiezione a 360° proprietaria, all'interno di strutture permanenti e temporanee. • App mobile su piattaforme Android iOs per la fruizione di contenuti immersivi, compatibili con Google Cardboard-like e Samsung Gear VR.
Sezione Startup
Diego Marra: «Il futuro? Lo abbiamo visto prima»
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Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? I nostri prodotti sono rivolti prevalentemente al mercato B2B, composto da agenzie di comunicazione e da aziende che vogliano migliorare la customer experience dei propri clienti. Oggi ad esempio creiamo soluzioni per la formazione dirette a grandi aziende e, insieme a queste, stiamo sperimentando quanto la curva di apprendimento migliori con l’utilizzo di queste tecnologie. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Sì, diverse e principalmente da investitori italiani. Abbiamo iniziato questo percorso, in maniera strutturata, solo da poco tempo e il supporto di un investitore lo vediamo utile soprattutto per accelerare e consolidare il nostro processo di scaleup. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Le due cose insieme. Abbiamo una esperienza di circa 25 anni nel
campo della produzione e post-produzione video, della grafica 3D e della fotografia immersiva a 360°. Combinando queste conoscenze, abbiamo creato un prodotto innovativo che fosse l’evoluzione di tutte queste tecnologie. Da qui l’idea di esplorare il mondo della produzione di contenuti a 360°. Successivamente ci siamo resi conto che il nostro mercato necessitava di un’offerta più strutturata, per cui abbiamo cominciato a sviluppare anche gli strumenti per la fruizione di contenuti immersivi, offrendo quindi nuovi servizi. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Nel 2012, quando abbiamo iniziato a sperimentare le tecniche della fotografia immersiva applicate al video, non esistevano strumenti, ma solo tecniche artigianali, basate sulla propria esperienza e intuizione. Tutti noi, qui in Cinemagica, abbiamo sempre avuto una grande propensione per la sperimentazione. Ci piace costruire da soli i nostri stru-
menti di lavoro, così da soli abbiamo realizzato i primi prototipi di camera immersiva e i primi video a 360° nel nostro garage, esattamente come hanno fatto altri più famosi prima di noi. Dopo qualche tempo le nostre intuizioni sono state confermate e abbiamo visto i grandi player del mercato digitale investire in tecnologie immersive. Facebook acquistava Oculus, Google sviluppava il Google Cardboard e Samsung progettava il suo Gear VR. Da quel momento è iniziato un processo evolutivo che non si è mai fermato. Il futuro per Cinemagica è… Vogliamo diventare i leader del mercato italiano e presto anche approcciare al mercato estero. Abbiamo grandi ambizioni, ma al contempo conservare intatte curiosità e fiducia nel futuro.
speciale premio best practices per l'innovazione
II posto ex aequo LF System Italia Dalla LF System la porta salvavita
La porta salvavita con tecnologia anti incastro “Quake Saver” della LF System nasce dall’idea di un giovane avezzanese, Luca Fallaolita, che nell’aprile del 2009 ha vissuto in prima persona la terribile esperienza del sisma che colpì l’Aquila e la sua provincia. In quel periodo, in molti non erano riusciti ad abbandonare la propria casa perché la porta era rimasta incastrata sotto il cedimento strutturale dell’architrave o a causa del sollevamento del pavimento che ne impediva l’apertura.
Da qui l’idea di sviluppare una porta in grado di mantenere la sua piena funzionalità anche in caso di eventi devastanti. La porta con installata la tecnologia anti incastro Quake Saver è infatti in grado di aprirsi pure in caso di cedimenti strutturali dell’edificio, grazie all’azionamento del dispositivo che riduce l’altezza della porta e la estrae dal telaio. Ad oggi, la porta salvavita è un brevetto in oltre 160 paesi al mondo, testato presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università de l’Aquila.
Luca Fallaolita: «La fortuna sta bussando alla nostra porta» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? La nostra innovazione si rivolge alla totalità del mercato di riferimento. Privati, aziende, PA: chi non ha una porta nella propria abitazione, in ufficio o a scuola? Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Da quando è nata l’idea ad oggi, abbiamo avuto varie manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani ed esteri interessati ad acquisire il brevetto. Nonostante ciò, preferiamo seguire quella che è senz’altro la strada più lunga ma an-
che la più appagante, cioè sviluppare la nostra personale idea di azienda stringendo accordi con importanti attori presenti nel mercato degli infissi italiano ed estero. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? La nostra tecnologia è un’innovazione assoluta in questo settore. Mai nessuna azienda era riuscita a sviluppare un dispositivo da inserire all’interno delle porte in grado di salvare la vita delle persone. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Sicuramente creatività, poiché non
è la prima volta che brevetto una mia idea. Del resto il cambiamento si verifica comunque con il passare del tempo, che lo si voglia oppure no, ma bisogna farsi trovare pronti per cogliere le occasioni che le trasformazioni portano con sé. Il rischio, invece, è insito in ogni attività d’impresa e di ciò ne siamo consapevoli e coscienti. Il futuro per LF System Italia è… Il futuro è ad oggi più radioso che mai. Abbiamo stretto importanti accordi con i principali attori del mercato che non hanno tardato a comprendere l’importanza della nostra innovazione. Ora sta a noi valorizzare queste opportunità.
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II posto ex aequo SoftMining SoftMining, un passo avanti verso farmaci più efficaci e sicuri
SoftMining vuole cambiare il modo di fare ricerca farmaceutica, mediante l’impiego di sofisticate tecniche di calcolo, migliorando l’efficienza e la precisione con la quale si può valutare la potenziale tossicità di una molecola. Intervenendo nella fase di R&D, Softmining riduce i tempi, i costi e la necessità di usare animali nella sperimentazione preclinica. Nei suoi laboratori è stata
sviluppata una intera piattaforma di software specializzati. Questo approccio ha permesso di ottimizzare il processo di progettazione sia di nuovi antibiotici, sia di nuovi antitumorali. I risultati scientifici sono testimoniati dalle numerose pubblicazioni e dai finanziamenti ottenuti. Il team è costituito da Stefano Piotto (Chimico/Bioinformatico); Luigi Di Biasi (Bioinformatico) e Lucia Sessa (Drug designer).
Piotto: «La ricerca è vedere ciò che tutti vedono e pensare ciò che nessuno ha mai pensato»
Sezione Startup
Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e i mercati? Nel corso degli ultimi anni abbiamo sviluppato algoritmi con elevata precisione per lo sviluppo di nuovi farmaci. L’utilizzo di questi permette di diminuire i costi e i tempi della ricerca e anche di ridurre sensibilmente la sperimentazione su animali. Il nostro mercato di riferimento è il mondo intero, a cominciare dalle grandi case farmaceutiche. SoftMining permette di fare un passo avanti nella direzione di prodotti più efficaci e più sicuri. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Alcuni degli algoritmi che sono alla base di SoftMining sono già stati
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impiegati con successo nella progettazione di una molecola con elevata attività antitumorale che ha appena ricevuto un finanziamento di oltre 6 milioni di euro per un progetto Horizon 2020. Abbiamo presentato le nostre idee anche a Pechino nell’ambito del China-Italy Science, Technology & Innovation Week e a Guiyang, presso il FantaxVC e presso il fondo di investimento Yunyan. In Italia abbiamo iniziato due progetti di sviluppo di nuovi farmaci con due aziende farmaceutiche. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Talvolta l’innovazione inizia con l’applicare soluzioni note a problemi del tutto nuovi. Noi abbiamo sfruttato
l’elevata interdisciplinarità del team proponendo soluzioni che mescolano chimica, biologia, matematica e informatica. Nel nostro mondo si dice: “La ricerca è vedere ciò che tutti vedono e pensare ciò che nessuno ha mai pensato”. È una frase di Albert Szent-Gyorgyi. È vero anche nel nostro caso. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Sicuramente la parola cambiamento è quella che meglio ci identifica. Per esempio, abbiamo applicato con successo tecniche di data mining e di intelligenza artificiale allo sviluppo di nuovi materiali. Le potenzialità di questo approccio sono immense e non sono limitate al solo settore farmaceutico.
speciale best practices per l'innovazione
III posto ex aequo Authentico Authentico, la app che riconosce il cibo italiano originale
Authentico s.r.l. è una startup iscritta nel registro delle imprese innovative che ha creato una soluzione per il contrasto del problema dell’imitazione di prodotti agro-alimentari italiani all’estero. Authentico aiuta i consumatori di tutto il mondo a riconoscere il vero Made in Italy attraverso un’applicazione gratuita per smartphone in attraverso la scansione del codice a barre o del logo originale del produttore. Consente, inoltre, di segnalare i prodotti fake facendo una foto geo-localizzata che sarà inviata direttamente ai produttori.
Con questa app, attraverso il cibo, vengono comunicate le aziende e gli uomini che lo producono, il territorio, la cultura enogastronomica italiana, le ricette tradizionali, nonché i veri ristoranti italiani all’estero che usano prodotti originali (sono stati selezionati circa 3.000 ristoranti italiani certificati all’estero). Nel contempo Authentico supporta le aziende italiane del settore agroalimentare a vendere di più all’estero, a tutelare e valorizzare i loro prodotti, a identificare con precisione il target, il tutto senza però costringere ad adottare nuovi codici, nuove etichette o modificare il packaging.
Coletti:«La nostra App è lo strumento più efficace per le aziende contro l'Italian Sounding» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Come ogni startup siamo partiti da un problema. Nel nostro caso il problema si chiama Italian Sounding. L’Italia figura al 1° posto come origine di prodotti agro-alimentari esteri più ricercati. I consumatori stranieri amano le eccellenze nostrane, ma non le conoscono bene. Questa domanda in forte crescita viene intercettata da scaltri produttori esteri che immettono sul mercato imitazioni che richiamano alla presunta italianità attraverso l’assonanza del nome o della veste grafica. Si stima che in nord America 2 prodotti italiani su 3 venduti sono delle imitazione. Authentico aiuta i consumatori di tutto il mondo a riconoscere i veri prodotti enogastronomici Made in Italy attraverso un’app gratuita per smartphone in modo semplice e immediato. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani
e/o stranieri? Sì, stiamo valutando sia opportunità italiane, sia qualcuna pervenuta da distributori di prodotti italiani all’estero, che vedono nella nostra piattaforma una soluzione alla concorrenza sleale di loro competitor. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Il nostro motto è “Si può essere innovativi senza essere disruptive”. Nessuna azienda ha voglia di complicare il proprio ciclo produttivo. Abbiamo eliminato tutti gli elementi di dirompente discontinuità, cause
del fallimento di iniziativi similari alla nostra. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Il cambiamento, che avverto come un bisogno esistenziale, mettendo in discussione convinzioni, consuetudini ed esperienze, è una delle attitudini che mi definisce meglio. Il futuro per Authentico è… Tutto da disegnare. Non sappiamo ancora quali mercati e quali applicazioni collaterali potrà avere la nostra idea e, sinceramente, non vediamo l’ora di scoprirlo.
I soci: da sinistra Gennaro Cirillo, Giancarlo Panico e Giuseppe Coletti
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III posto ex aequo Elysia Elysia, il drone versatile senza paragoni
Negli ultimi anni i droni stanno velocemente rimpiazzando auto, elicotteri e, alcune volte, persone nello svolgimento dei più svariati compiti. Tutti gli end users professionali, però, concordano nel dire che i due più grandi limiti al loro utilizzo siano il tempo di volo e la quantità di carico trasportabile (payload). DIFLY, startup innovativa nata in territorio emiliano, ha progettato e brevettato la soluzione a questi problemi. ELYSIA è un drone convertiplano elettrico ad altissima
autonomia di volo con payload massimo di 3 Kg. Convertiplano è un aereo tradizionale capace di decollare e atterrare verticalmente su ogni terreno in spazi ridottissimi. L'altissima autonomia di volo, circa 9 ore, è ottenuta grazie alle tecnologie brevettate da DIFLY. Tra queste una tecnica costruttiva innovativa che prevede l'integrazione di componenti in fibra di carbonio e parti stampate in 3D, l'utilizzo di una tecnologia fotovoltaica ad altissima efficienza installata nel telaio per ricaricare le batterie in volo e un'aerodinamica del velivolo rivoluzionaria in grado di abbattere drasticamente i consumi di energia.
Sezione Startup
Marco Pesci, Difly: «Pronti per il decollo nel 2019»
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Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Le manifestazioni di interesse sono state molteplici, da parte sia di enti pubblici del territorio, sia di grandi compagnie del settore energetico e della sicurezza. Con alcune di queste siamo in contatto per stabilire una partnership industriale che permetta di coprire i costi di ingegnerizzazione e immissione sul mercato ad inizio 2019. Per adesso ci stiamo concentrando sul mercato italiano ed europeo, ma abbiamo avuto manifestazioni di interesse anche da una compagnia statunitense. Questo ci ha riempito di orgoglio, in quanto riteniamo l'America un mercato fortemente strategico a causa della crescente esigenza di sicurezza e della quantità di oleodotti presenti. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Nel nostro caso l'innovazione è nata come risposta ad una forte esigenza del mercato che propone innumerevoli applicazioni senza però trovare risposte soddisfacenti. Abbiamo, quindi, studiato pregi e difetti di
tutti i migliori prodotti commerciali e creato un prodotto assolutamente unico nel suo genere, dal contenuto tecnologico altissimo, anche grazie alle numerose collaborazioni tecniche che abbiamo stretto con centri di ricerca e ditte del nostro territorio. Infatti è raro vedere un drone convertiplano, impossibile vederlo con le prestazioni di ELYSIA. Quando questo progetto è partito non esistevano ancora i droni convertiplano, ora molte grosse compagnie costruttrici stanno sviluppando e testano il loro prototipo di aereo a decollo verticale. Questo ci mette in guardia in quanto i tempi di sviluppo per queste aziende sono ridotti rispetto ai nostri, ma al contempo ci dà la conferma che la nostra idea è vincente e ci sprona a migliorarla sempre più. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Personalmente ritengo che una persona che vuole fare innovazione e impresa debba essere un concentrato di queste tre caratteristiche. Per creare qualcosa di nuovo, credo che una spiccata creatività debba essere la base su cui far crescere
altre attitudini come l'ascolto e la capacità di analizzare razionalmente ciò che ci circonda. Più si penetra nel mercato diffondendo il prodotto, più si cambia il modo di pensare e agire delle persone e quando si sarà reso possibile qualcosa che prima non lo era, allora si potrà dire di aver fatto innovazione. Innovazione utile. Il futuro per Difly è… DIFLY è composta unicamente da sognatori atipici; atipici perché spesso un sogno rimane tale, mentre noi abbiamo un piano per realizzarlo. Stiamo lavorando affinché DIFLY sia un esempio italiano di successo. In un periodo in cui si parla unicamente di "cervelli" che vanno all'estero, aziende "fiore all'occhiello" cedute a compagnie straniere, noi vorremmo essere il traino per la rinascita dell'innovazione Made in Italy e dei prodotti di eccellenza italiana.
Premio TIM MedEA MedEA.inCardio, la refertazione del cuore è on demand
La soluzione MedEA.inCardio consente di monitorare in tempo reale il ritmo cardiaco ovunque ci si trovi. Utilizzando un devices collegato tramite App sul proprio smartphone è possibile registrare il proprio tracciato elettrocardiografico fin dai primi attimi di insorgenza del sintomo cardiaco e inviarlo automaticamente al team di specialisti per una refertazione “on demand”. Un’altra modalità di utilizzo prevede la trasmissione
della registrazione elettrocardiografica attraverso una connessione GPRS (scheda SIM dati integrata) alla piattaforma online. Una volta configurato, basterà appoggiare il dispositivo sul petto e attendere qualche secondo per ottenere un tracciato ECG a 3 derivazioni direttamente sul proprio smartphone. Questo dispositivo rappresenta uno strumento diagnostico interessante e quasi irrinunciabile per chi ha la necessità di rilevare in tempo reale anomalie del ritmo cardiaco, tachicardie nodali e fibrillazioni atriali dei pazienti.
Telesca: «Perché il futuro della telemedicina ci sta a cuore» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e i mercati? Il dispositivo Incardio è stato concepito come un nuovo strumento diagnostico di automonitoraggio di possibili eventi cardiovascolari, non solo per pazienti con cardiopatie conclamate. L’obiettivo è quello di entrare in tutte le case delle persone, come aggiunta ai normali dispositivi diagnostici come lo sfigmomanometro, il termometro, la bilancia. Incardio è un elettrocardiografo a 3 derivazioni che registra un ECG in real time poggiando il dispositivo direttamente sul torace, senza l’uso di elettrodi. Tramite il proprio smartphone è possibile registrare un ECG per un tempo variabile tra i 30 secondi e i 5 minuti, permettendo di individuare possibili problematiche quali aritmie, tachicardie, extrasistoli, fibrillazione atriale, e anomalie del QRS e del QTC. In pochi secondi è possibile avere un’auto interpretazione della misurazione acquisita. Inoltre ogni account è collegato a un centro di refertazione, cui poter chiedere un consulto cardiologico in caso di anomalie. Il mercato principale è quello delle famiglie, dei cardiopatici
e di quanti volessero avere sempre a disposizione un dispositivo in grado di analizzare possibili eventi cardiaci. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Non abbiamo avuto ancora manifestazioni di interesse da parte di investitori, ma riteniamo sia arrivato il momento per richiedere investimenti che permettano l’adozione su larga scala di Incardio da parte del mercato nazionale. L’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Noi come MedEA ci occupiamo di Telemedicina in diversi ambiti di applicazione, dalla cardiologia alla dermatologia e all’oculistica. L’idea nasce dall’individuazione di una necessità reale che il singolo cittadino presenta in termini di controllo, monitoraggio e prevenzione che i normali strumenti a disposizione
non sono in grado di fare, soprattutto con questo livello di analisi. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Tra le varie parole, quella che più mi rappresenta è il cambiamento. Per me nasce dalla riflessione e soprattutto dall’ascolto delle persone incontrate in questi anni di attività. Ho fatto esperienza del loro sapere e delle loro intuizioni. Il futuro per MedEA è? Rendere la telemedicina uno strumento alla portata di tutti, permettendo un monitoraggio costante di possibili eventi avversi che potranno da oggi essere presi in carico in modo del tutto innovativo. Il nostro obiettivo principale è creare una medicina incentrata sulla persona e non più sulla patologia, sfruttando tutto ciò che possa risultare di semplice utilizzo per il cittadino.
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speciale premio best practices per l'innovazione
Premio Banca Sella Nutralip Nanotech Liposomes: un sogno nel cassetto
Il sogno nel cassetto è quello di Paolo Trucillo, 29 anni e una laurea con lode in Ingegneria Chimica. La tesi consisteva nella realizzazione ex-novo di un impianto su scala di laboratorio per la produzione di liposomi assistita da fluidi supercritici. Il lavoro, svolto nel gruppo di fluidi supercritici del dipartimento di Ingegneria Industriale gli ha fatto meritare il premio nazionale Umberto Mino bandito dall’Associazione Italiana di Ingegneria Chimica nel 2015. Il team del laboratorio nel quale Paolo si è fatto le ossa - guidato dal professor Ernesto Reverchon
- è diventata la sua seconda famiglia. Sostenuto e incoraggiato dal gruppo di cui fa parte, il giovane ricercatore decide di partecipare al concorso di dottorato di ricerca in Ingegneria Industriale, vincendo una posizione con borsa di studio. Oggetto del dottorato è l’ottimizzazione della tecnologia già sviluppata nel percorso di tesi, al fine di produrre drug carriers adatti al lancio sul mercato. Oggi, Nanotech Liposomes è un sottogruppo universitario, oltre che una realtà capace di produrre in continuo fino a 5 litri al giorno di sospensione di liposomi. All’università Paolo ha sviluppato sì conoscenze, ma anche ambizioni rispolverando il suo sogno di sempre: dare vita a una realtà aziendale.
Sezione Startup
Paolo Trucillo: «Siamo solo all’inizio»
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Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Nanotech Liposomes ha sviluppato una tecnologia innovativa per la produzione di liposomi, vescicole lipidiche sorprendentemente simili alle cellule umane. Queste sono costituite essenzialmente da acqua in cui si possono sciogliere molecole idrofile. In questo modo, è possibile veicolare nell’organismo umano principi attivi di ogni genere, con innumerevoli applicazioni in campo farmaceutico, cosmetico e nutraceutico. Tramite un modello B2B, Nanotech Liposomes offre alle aziende clienti un servizio di incapsulamento di molecole in liposomi. In particolare, il segmento di mercato di cui Nanotech Liposomes intende far parte è il settore nutraceutico, per il quale l’Italia è uno dei maggiori consumatori. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Per ora abbiamo firmato alcuni Non
Disclosure Agreement con aziende italiane e straniere e avviato collaborazioni per verificare la fattibilità di incapsulamento di alcuni composti nei liposomi prodotti con la nostra tecnologia. Presto speriamo di poter avere i primi clienti. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Esistono diversi processi per la produzione di liposomi, sviluppati in molte parti del mondo. I problemi che caratterizzano questi metodi sono legati alla produzione discontinua di liposomi, il che li rende poco replicabili e appetibili sul mercato. Inoltre, altri problemi quali le basse efficienze di incapsulamento hanno fatto lievitare i costi in termini di consumi e materiali di partenza. Questi motivi ci hanno spinto a sviluppare un processo che fosse innovativo, risolvendo le maggiori problematiche riscontrate in ambito accademico e industriale per la produzione di liposomi. Il futuro per Nanotech Liposomes è…
Dopo un anno di lavoro fra ricerche di mercato, business plan e partecipazione a bandi e premi sul territorio campano ed estero, è arrivato il momento di pensare alla costituzione dell’azienda e stiamo lavorando in questo senso. Il servizio di incapsulamento on demand nei nostri liposomi è soltanto l’inizio!
Paolo Trucillo
speciale premio best practices per l'innovazione
Premio Banca Sella DOMEC Con il Card Linking la fedeltà ha il suo passepartout
Il Card Linking è una innovazione targata Domec che permette ai consumatori di non dover utilizzare più innumerevoli carte fedeltà per accumulare i propri vantaggi, ma semplicemente gli strumenti che prediligono ogni giorno (carta di credito, tessera sanitaria, carta d’identità elettronica, ecc.), mentre ai commercianti di non dover più spendere tempo e denaro per sviluppare programmi fedeltà da zero. A livello tecnologico questa
innovazione concretizza la capacità di collegare al token, relativo a una transazione su POS, un id utente iscritto a programmi di loyalty anche differenti tra loro. Ogni transazione con carta permetterà così in automatico di: • Accumulare punti di un programma fedeltà. • Attivare un cashback da poter spendere negli stessi negozi o in un network più ampio. • Far partire instant win per i punti vendita. • Emettere couponing di importo predefinito attraverso lo scontrino.
Simone Mariani: «Belooy va oltre i tradizionali programmi fedeltà» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e i mercati? Il nostro Card Linking - da noi ribattezzato Belooy - è un servizio rivolto a tutte quelle aziende che intendono aumentare le performance dei propri programmi di loyalty, smaterializzando la carta fedeltà o integrandola in quelle maggiormente utilizzate dai clienti. La nostra soluzione migliora esponenzialmente la user experience all’interno del punto vendita e fa risparmiare le aziende nell’on boarding dei programma fedeltà. In automatico la nostra tecnologia riconosce chi non è ancora iscritto al programma loyalty e lo invita con una call to action direttamente sullo scontrino. Per quanto riguarda i settori merceologici, possiamo implementare la soluzione in Banche, Consorzi di esercenti geolocalizzati su un territorio specifico oppure anche in catene della GDO (come avviene con Eataly). Ci inseriamo, o creiamo da zero, sistemi di loyalty con un’innovazione in termini di flessibilità e profondità,
che ci distingue da tutti gli altri attualmente sul mercato. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Il nostro approccio è partito da una esigenza che i nostri partner ci hanno esplicitato nel corso del tempo, quindi possiamo dire che è stato market-driven. Tutto ciò ha reso la soluzione non solo appetibile per i nostri attuali clienti, ma anche per altri investitori italiani e stranieri. Esempio concreto, con Domec Spain (nostra succursale spagnola) stiamo portando avanti l’ulteriore sviluppo del servizio, in un programma di accelerazione creato da Bankia, uno dei primi 3 istituti finanziari della penisola iberica. Chissà che la stessa Bankia non entri nel capitale sociale della nostra società? Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? L’idea iniziale del Card Linking è stata sicuramente disruptive nel nostro settore di riferimento. Una volta consolidato l’interesse dei nostri partner,
poi, abbiamo continuato a lavorare sul miglioramento e la flessibilità della soluzione. Non possiamo che essere soddisfatti di quanto fatto fino ad ora, ma siamo sempre più decisi nel perseguire la nostra vision. Il futuro per Domec è… Internazionale, scalabile, innovativo. Puntiamo ad espanderci in altri Paesi con le nostre soluzioni, sfruttando l’esperienza, la visione e la caparbietà made in Italy. Simone Mariani
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speciale premio best practices per l'innovazione
Premio Digital Magics FreshItaly FreshItaly, la piattaforma che migliora e accelera i rapporti con la GDO
FreshItaly intende costruire il primo portale B2B in Europa dedicato esclusivamente alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), ai Produttori, alle Organizzazioni di Produttori e, più in generale, a tutti i Fornitori del mercato del “Fresh Food” (ortofrutta, gastronomia e prodotti da forno, carne, pesce, latticini freschi). Si tratta di una piattaforma tecnologica progettata per accelerare, ottimizzare ed efficientare i rapporti distributivi ed economici della filiera del fresco e freschissimo alimentare. La revisione del processo di acquisto e trasporto del
fresco e freschissimo basata sulla disintermediazione logistica e ottimizzazione dei costi di produzione punta a generare quella eccedenza di marginalità che può contribuire a sostenere i maggiori costi legati ad una certificazione di qualità che possa essere laboratorialmente comprovabile. Altro elemento cardine della soluzione risiede nel supporto alla ottimizzazione del trasporto attraverso una pianificazione dei viaggi effettuata nella visione complessiva della logistica che la piattaforma può avere. I principali impatti attesi consistono nell’incremento di produttori certificati, nella standardizzazione dei processi amministrativi e nell’ottimizzazione dei tempi di consegna.
Sezione Startup
Renata Roffeni: «Con noi il fresco e freschissimo made in Italy di qualità sui mercati di tutto il mondo»
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Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? FreshItaly nasce come startup innovativa ad alto potenziale tecnologico. Intende proporsi sul mercato del fresco e del freschissimo come intermediario tra gli operatori coinvolti nel settore della GDO. Carta, penna, mail lasceranno il posto ad una piattaforma che permetterà la completa digitalizzazione dei processi di fornitura e un’ottimizzazione della logistica e pianificazione dei trasporti, consentendo di operare come in un “borsino merci” (non solo sulle quantità richieste e offerte, ma anche sulla fluttuazione estemporanea dei prezzi). Tale piattaforma consentirà di sostituire parte del marketing e dei tradizionali buyers con strumenti elettronici, in tempo reale, tentando di affermarli come standard/ eccellenze di mercato, proponendosi di rendere il mercato del fresco e freschissimo completamente monitorabile online, internazionale e green.
Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Abbiamo già chiuso degli accordi con un main player della GDO e la piattaforma è attenzionata da un fondo Qatarino. Stiamo, inoltre, dialogando con un’importante banca italiana che investe sull’innovazione. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Potremmo dire da entrambe le cose. Non esiste ancora in Europa una piattaforma web come Fresh Italy e inoltre l’uso della tecnologia permetterà a fornitori che non sono ancora riusciti ad arrivare alla GDO né, figuriamoci, ai mercati internazionali, di avere le stesse opportunità di accesso dei grandi produttori. La piattaforma migliorerà anche il mercato esistente che attualmente viaggia solo “off-line”. La startup può vantare alle sue spalle la forza di due grandi aziende consolidate - Prezzi Chiari e Softlab - che non rinunciano a investire in innovazione e in nuove
e stimolanti opportunità di business. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Questo progetto, a mio avviso, genererà cambiamento positivo per il territorio, per l’indotto economico e per la creazione di posti di lavoro. Il futuro per Freshitaly è… Il fresco e freschissimo made in Italy di qualità sui mercati di tutto il mondo.
speciale best practices per l'innovazione
Premio 012 Factory IWT Iavarone Wood Technology IWT, la natura come non la avete mai “sentita”
La IWT Iavarone Wood Technology è una startup innovativa attiva nell'ambito della Bioeconomia, in cui svolge attività di R&S, progettazione, produzione e commercializzazione di prodotti bio-sostenibili in legno. Dalla crescente voglia di turismo esperienziale, nasce l'idea di immettere sul mercato strumenti innovativi in grado di migliorare la qualità della percezione e fruizione del contesto in cui sono inseriti, tutelando la natura.
Del progetto fanno parte due prodotti: • il modulo balneare galleggiante BLU_Beach Luxury Unit che interpreta un nuovo modo di godere dei benefici dello "stare" in armonia sull'acqua; • il megafono in legno GSW_Green Sound Wood, ideato per essere installato nel cuore di boschi e parchi. Concepito come uno strumento acustico in grado di raccogliere e amplificare i suoni della natura, in esso l'ospite può sedersi, riposare e godere di un'esperienza di ascolto intima e suggestiva.
Intervista a Luigi Iavarone: «Legno e tecnologia per il turismo esperienziale e sostenibile» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? BLU_Beach Luxury Unit e GSW_Green Sound Wood sono strumenti innovativi di fruizione del paesaggio, nello specifico rispettivamente della risorsa "mare" e del "bosco". Ambedue rispondono alle nuove esigenze dettate dalla nascita di "nuovi turismi". BLU _ Beach Luxury Unit, ideato per essere collocato in laghi, insenature e baie costiere, si rivolge agli stabilimenti balneari, circa 8000 in Italia, e alle strutture turistico-ricettive in genere, site su specchi d’acqua, che vogliono distinguersi, per un'offerta turistica di qualità e innovazione. Ma anche ai proprietari/gestori di aree nazionali/regionali protette con presenza di specchi d'acqua e a privati proprietari/locatori di residenze sul mare, fiumi e/o laghi. GSW _ Green Sound Wood, invece, pensato per essere installato nel cuore di boschi, parchi, lungo sentieri nel silenzio della natura, si rivolge ai proprietari/gestori di aree regionali/nazionali protette,
enti territoriali e/o associazione impegnate nella tutela e valorizzazione della paesaggio, anche urbano, e istituzioni scolastiche, enti/associazioni di utilità sociale, sia pubblici che privati, impegnati sul tema dell'accessibilità. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? I prodotti, seppur recenti, hanno già suscitato l'interesse degli operatori del settore. Ciò conferma il fatto che essi siano rispondenti alle esigenze di quella parte di mercato turistico per cui è necessario un rinnovamento per rimanere competitivi. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Nasce tentando decisamente nuove strade per soddisfare nuovi bisogni. Il mercato turistico, oggi, risulta
un prodotto maturo che necessità di novità. I nostri prodotti sono innovativi, con un forte carattere di originalità, sia sotto il profilo formale che funzionale. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Creatività. È lo strumento fondamentale per fare innovazione. Le idee sono la linfa vitale di un'azienda, ma vanno applicate in soluzioni tecnologiche in continua evoluzione. Il futuro per IWT è… Legno e tecnologia per la sostenibilità! I prodotti BLU_Beach Luxury Unit e GSW _ Green Sound Wood si inseriscono in un piano industriale più ampio, che si fonda su tre pilastri: tradizione del materiale legno, qualità estetica e formale del prodotto e integrazione con soluzioni tecnologiche innovative.
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speciale premio best practices per l'innovazione
Premio Action Crowd e Premio Web HeartSwitch HeartSwitch, il cuore fa muovere il mondo
HeartSwitch è l’innovativo concept di cardio-domotica che permette di gestire le apparecchiature elettriche mediante segnali elettrici provenienti dal cuore. A idearlo, Arturo Verde e Clemente Cipresso, che spiegano così la forza del progetto: «Per una fascia di popolazione può essere faticoso compiere agevolmente molte banali azioni. Il nostro obiettivo è di aiutarle a soddisfare i loro bisogni tramite l'innovativo principio della Bio-domotica, ovvero intervenire su aspetti biologici del corpo umano per migliorare la qualità della vita».
Il prototipo, grazie a una serie di sensori inerziali e ottici, permette di acquisire la lettura del battito cardiaco con un’accuratezza molto elevata, generando successivamente dei particolari segnali di input. Quando questi rientrano all’interno di una gamma di frequenze definite dall’utente, una app elabora il segnale che sarà inviato ad un dispositivo attuatore WiFi in grado di gestire l’alimentazione di specifici dispositivi o prese elettriche, come accendere la luce, attivare una caffettiera, regolare il riscaldamento o aprire le tapparelle al risveglio. È inoltre già in corso di sviluppo un sistema di auto-miglioramento dell'algoritmo attraverso il protocollo Blockchain.
Sezione Startup
Arturo Verde: «La bio-domotica ci cambierà la vita»
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Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? HeartSwitch è stato pensato per aiutare persone con disabilità motorie o pazienti allettati che hanno difficoltà a compiere le più comuni azioni quotidiane, offrendo per la prima volta la possibilità automatizzare la casa al verificarsi di determinati eventi cardiaci. La soluzione si va a inserire all’interno di un segmento di mercato che prevede da un lato dispositivi wearable e, dall’altro, quello della domotica, aprendo la strada alla cosiddetta Bio-domotica assistenziale. Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Sì, abbiamo generato attrattiva per investitori sia italiani che esteri. Particolarmente inatteso è stato l'interesse da parte del primo Ministro degli Emirati Arabi Mohammed Bin Rashid in occasione del World Government Summit. Stiamo stati inoltre ospiti ad Helsinki in occasione del Biohacker Summit 2017, mentre
in Italia siamo risultati vincitori del Premio Gaetano Marzotto il quale potrebbe concederci un micro-seed nel corso del 2018. Nel vostro caso l’innovazione è nata dal tentare nuove strade o dall’aver migliorato l’esistente? Abbiamo utilizzato tecnologie già esistenti e messo insieme le nostre conoscenze per modificarne la destinazione finale. Tutto ciò sta contribuendo alla creazione di nuovi mercati. Cambiamento, creatività, rischio: quali
di queste parole riconosce come sua attitudine? Sicuramente il Cambiamento. Nell’immaginare il nostro progetto abbiamo più volte previsto un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita dei nostri utenti finali. Il futuro per HeartSwitch è… Cercare di prevedere il futuro attraverso le forze che trainano il cambiamento e tutte le possibili sfumature. La Bio-domotica rappresenterà una svolta nelle nostre abitudini.
I soci, Arturo Verde e Clemente Cipresso
speciale premio best practices per l'innovazione
Premio Miglior Pitch Phlay Phlay, la app che fa suonare le immagini
La Emoticron s.r.l. promuove Phlay ®, una nuova piattaforma di instant video messaging che rende facile e divertente per chiunque creare video espressivi e altamente coinvolgenti. Con Phlay viene proposta all’utente una divertente gaming experience che fa “suonare” con
le immagini. L’utente seleziona un numero di immagini (scattate con la phlay camera, selezionate dalla propria gallery o ricercate nel web) e un brano musicale. Ascoltando il brano musicale, l’utente sincronizza con il proprio smartphone in tempo reale un video clip con immagini e musica.
Mario Amura, CEO Emotricon: «Amazon è già dalla nostra parte» Partiamo dalla buona idea: chi sono i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? Emoticron sta sviluppando Phlay, una app che è un ibrido tra un gioco e un programma di montaggio, che ha l’ambizione di permettere a chiunque di “suonare con le immagini”. Fusione di photograph e play (nel duplice significato di giocare e suonare), la app è nata per rispondere all’esigenza “giovane” di realizzare video con le fotografie che tutti i giorni si scattano con i cellulari. L'utente scatta le foto, o le seleziona dalla propria libreria, sceglie la musica preferita e ascoltandola sincronizza con il proprio smartphone in tempo reale un video con musica e immagini. Nonostante la app sia ancora pubblicata sugli Store
in versione prototipale, 300.000 persone la hanno scaricata e, in media, si realizzano già circa 5000 video al giorno. La fase di lancio sarà concentrata sui Creative Millennials italiani e del mercato Asiatico (60 milioni di potenziali utenti). Avete ricevuto manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? Ci sono vari investitori che hanno già creduto nel nostro progetto. Ultimamente Amazon ci ha concesso gratuitamente un credito di 100K euro per l’uso delle loro piattaforme web services. Ci prepariamo ad un round di finanziamento che concluderemo entro fine marzo che dovrebbe offrire la corretta prospettiva ad una avventura imprenditoriale così ambiziosa. L’innovazione è nata dal tentare nuove
strade o dall’aver migliorato l’esistente? Phlay fa tesoro di cento anni di sviluppo tecnologico nel settore fotografico, ma prende una strada totalmente nuova. Alla base dell’iniziativa infatti c’è una tecnologia brevettata che rende meno rischiosa l’operazione in un settore, quello del social video sharing, altamente competitivo. Cambiamento, creatività, rischio: quali di queste parole riconosce come sua attitudine? Direi creatività e cambiamento. Il rischio è più l’effetto collaterale di credere ai propri sogni quando sono molto ambiziosi. Il futuro per Emotricon è… Rendere Phlay l’applicazione che riesca a fare “suonare le immagini” a 500.000 milioni di persone nel mondo. Info: www.phlay.com.
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focus
Innovazione, la Campania fa da traino nel contesto meridionale La regione ha la maggior presenza di startup innovative (5a a livello nazionale) con 623 unità pari al 7,4% del dato nazionale. Nella classifica provinciale, nelle prime dieci posizioni, Napoli è quarta a livello nazionale con 285 startup innovative e Salerno decima con 151 unità di Agnese Casolaro Ricercatrice Ufficio Economia delle Imprese del Territorio - SRM a.casolaro@sr-m.it
L’
innovazione, ormai universalmente riconosciuta come la forza trainante della produttività e della crescita economica, rappresenta un importante driver di competitività delle imprese. Essa consiste, soprattutto, in un cambiamento culturale nei processi operativi e di supporto, nella tecnologia dell’informazione, nella comunicazione interna alle aziende, in nuovi modi di servire e offrire valori ai clienti, di lavorare, di costruire alleanze, di creare risorse e conoscenze specifiche, aggiungendo valore alla nostra economia. Un elemento essenziale che ritroviamo nell’innovazione è la capacità di saper individuare con anticipo nel settore, o nell’ambito in cui ci si trova, soluzioni o idee che non esistono ancora, ma realizzabili.La competitività delle imprese nel contesto internazionale è, quindi, sempre più correlata agli impulsi positivi che esse mostrano in riferimento alla capacità di approcciarsi a nuove e più efficienti logiche industriali, non solo investendo in R&S ma anche aprendosi a nuove teorie d’impresa. Vista l’importanza che il tema riveste non solo per i singoli territori, ma anche per la società nel suo insieme, il Check-Up Mezzogiorno di
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Confindustria e SRM gli dedica una specifica attenzione con delle analisi mirate per monitorarne semestralmente lo stato dell’arte. Secondo i dati del Regional Innovation Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea a giugno 2017, l’Italia è un Paese moderatamente innovatore (Francia e Germania sono classificati come forti/leader dell’innovazione); le regioni del Mezzogiorno sono tutte al di sotto della media nazionale con la Campania al 18° posto. In ogni caso, sono molteplici i fattori che possono influire su tale valutazione e, di conseguenza, altrettanto diversi gli elementi che si possono analizzare per meglio capire l’attuale contesto. Un primo parametro per valutare il grado di innovazione di un territorio è relativo alla spesa che si dedica a Ricerca & Sviluppo. Per l’Italia, la quota di spesa in Ricerca e Sviluppo sul PIL, per il 2015, è in calo e pari all’1,33%, valore che rimane lontano sia dalla media dell’UE (2,03%) sia dal target specifico fissato, per il nostro Paese nell’ambito della strategia “Europa 2020” (1,53%). Il dato del Mezzogiorno è, invece, in miglioramento con la Campania che presenta il dato più alto (1,3%). Considerando i soggetti che met-
tono in campo tale investimenti, si osserva come, nel Mezzogiorno, la ricerca è realizzata principalmente in università, alle quali si riferisce quasi il 50% della spesa nel 2015, contro una media nazionale del 25,5%. Più bassa del dato Italia è, invece, la spesa sostenuta dalle imprese (34,3% contro il 58,2% del Paese); quote inferiori sono, poi, attribuibili alle istituzioni private non profit ed alle istituzioni pubbliche. Per la Campania, invece, le imprese diventano il principale motore della ricerca con il 42,8% del totale, a discapito delle università che rappresentano il 39,5% (circa 10 p.p. in meno rispetto al dato medio meridionale). Se guardiamo al solo segmento imprese, un importante indicatore dell’attività di ricerca industriale è la quantità di nuove invenzioni che ne derivano, misurate, ad esempio, attraverso il numero di brevetti e marchi registrati. Secondo gli ultimi dati di Unioncamere, negli ultimi dieci anni (2006-2015) sono state oltre 36mila le domande italiane di brevetto europeo pubblicate da EPO (European Patent Office). Di queste, solo il 4,6% è riferito alle regioni del Sud e tra esse, la quota più alta spetta alla Campania che, con un peso dell’1,4%, occupa l’11a posizione.
Domande italiane di brevetto europeo pubblicate da EPO nel periodo 2006-2015* 12.131
5.641 4.435
3.902 2.110 1.761
1.198 1.026 720
679
497
365
340
246
198
125
94
37
33
10
*Il valore cumulato non comprende i dati del 2014 in quanto non disponibili Fonte: SRM su Osservatorio Brevetti Unioncamere su dati EPO Un altro parametro che si può considerare per valutare il grado di innovazione del tessuto imprenditoriale è rappresentato dal numero di startup innovative presenti sul territorio. Al 31 dicembre 2017 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese, 1959
ai sensi del decreto legge 179/2012, è pari a 8.391, in aumento di 537 unità rispetto alla fine di settembre (+6,8%). Di queste, 2.028, vale a dire il 24,2% dell’Italia, sono localizzate nel Mezzogiorno. La Campania è la regione della macro area con la maggior presenza di startup innovative (5° a livello
nazionale) con 623 unità pari al 7,4% del dato nazionale. Nella classifica provinciale, inoltre, nelle prime dieci posizioni compaiono due province della regione: Napoli, 4° a livello nazionale con 285 startup innovative (il 3,4% del dato nazionale) e Salerno, 10° con 151 unità (l’1,8% del dato Italia).
Distribuzione regionale delle start-up innovative
862
825
758
623 462
430
382
370
312
239
199
193
186
164
157
139
73
41
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Fonte: Elaborazioni SRM su dati Registro delle Imprese, InfoCamere. Dati al 31 dicembre 2017 I dati illustrati delineano, quindi, per la Campania la figura di una regione che, seppur lontana dai valori delle aree del Centro-Nord, emerge tra quelle della sua macro area di riferimento con delle performance
molto positive in alcuni campi; è, ad esempio, al primo posto tra le regioni meridionali per incidenza della spesa in R&S sul PIL (1,3%) e per numero di startup innovative. Ciò non solo mostra quanto sia alta
l’attenzione in regione per il tema “innovazione”, ma mostra anche quanto la Campania sia importante per il resto del territorio meridionale, potendo rappresentare un traino per le altre regioni.
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new entries
CGM Industria Poligrafica, la stampa di qualità fatta con testa, occhio e cuore dal 1974 Diventata grande nel giro di pochi anni, la famiglia Schiavo - a capo di un team operativo e commerciale sempre più articolato continua a distinguersi per precisione e professionalità
«Quando diciamo di essere nati con un certo carattere, è perché siamo cresciuti in una tipografia» Elio Schiavo
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al meraviglioso Cilento alla Lombardia il passo è breve quando si punta sull’innovazione e le nuove generazioni prendono le redini, senza dimenticare l’esempio dei genitori. È così che CGM Industria Poligrafica negli ultimi cinque anni si è trasformata da piccola tipografia, nota in tutto il territorio per la serietà e la qualità dei suoi stampati, a industria poligrafica strutturata, capace di gestire all’interno tutti i processi che danno forma ai progetti creativi dei clienti. CGM oggi stampa per aziende campane e nazionali: cataloghi, brochure, magazine, calendari, packaging ed espositori, periodici e riviste. A stampare, coordinare e amministrare è la famiglia Schiavo che, a capo di un team operativo e commerciale sempre più articolato, continua a distinguersi, proprio come ai tempi del fondatore Pasquale, per precisione e professionalità. Le nuove leve, Alfredo, Direttore Commerciale Italia, ed Elio, “pilota” della Heidelberg CD 102, da veri figli d’arte hanno la stampa nel sangue, ma anche una visione ambiziosa che li ha spinti a investire nel marketing e nel servizio al cliente: «A un certo punto ci siamo accorti che avevamo tutte le carte in regola per espanderci», dice Pasquale Schiavo. «Quando i miei figli sono diventati più autonomi hanno deciso di credere maggiormente nelle nostre potenzialità
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e di posizionare l’azienda sul mercato così come meritava. Ho voluto dargli fiducia e hanno avuto ragione. Ora aspettiamo che cresca anche Ludovico, che con il suo estro creativo darà altri nuovi input». Attualmente CGM ha agenti in tutt’Italia, clienti importanti e ancora tanto da stampare.
CONTATTI via Malagenia z.i. Ogliastro Cilento (SA) Tel. 0974 844 039 - Fax 0974 270 161 info@cgmstampa.it www.cgmstampa.it
norme e società
La conciliazione delle liti energetiche Prima di rivolgersi al giudice, per risolvere le controversie relative a reclami con gli operatori, i consumatori devono tentare questa strada alternativa. Vediamo come
Marco Marinaro Avvocato Cassazionista / Membro Abf Bologna Giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli www.studiolegalemarinaro.it
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al 1° gennaio 2017 i clienti di energia elettrica e gas, domestici e non, inclusi i prosumer (cioè coloro che sono allo stesso tempo produttori e consumatori di energia elettrica), prima di rivolgersi al giudice, devono tentare la conciliazione per risolvere le controversie relative a reclami con gli operatori. È infatti in vigore da ormai un anno quanto previsto dall’Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico (AEEGSI) con il testo integrato conciliazione (TICO) che regolamenta il procedimento di conciliazione al quale le imprese invitate dagli utenti sono obbligate a partecipare. Infatti, dopo l’esito negativo del reclamo proposto dal cliente all’operatore, è necessario avviare il procedimento di conciliazione che deve concludersi entro 90 giorni. E sarà operativo progressivamente
anche per gli altri settori regolati (come ad esempio per le forniture idriche). Il tentativo di conciliazione obbligatorio si svolge a titolo gratuito online per il cliente presso il Servizio conciliazione clienti energia dell’Autorità ovvero in alternativa presso altri organismi previsti dal TICO, incluse le negoziazioni paritetiche delle associazioni dei consumatori iscritte nell’elenco degli organismi di conciliazione (ADR) dell’Autorità o presso le Camere di commercio. L’incontro di conciliazione tramite il Servizio di conciliazione dell’Autorità dell’energia si svolge in modalità telematica mediante l’accesso all’apposita area virtuale riservata, web conference tramite chat, audio, video, o tramite l’utilizzo combinato di tali strumenti. In alternativa, secondo la valutazione del conciliatore e delle
parti, l’incontro può svolgersi tramite l’utilizzo di altri mezzi di comunicazione a distanza. Dal punto di vista procedurale, l’utente in caso di problemi deve inviare il reclamo al fornitore e, nell’ipotesi di risposta parziale o non soddisfacente, entro il termine massimo di un anno dall’invio del reclamo stesso, attivare la procedura di conciliazione. Nel caso la risposta non arrivi, la domanda di conciliazione può essere presentata dopo 50 giorni sempre dall’invio del reclamo. Il primo incontro si svolge entro 30 giorni dalla domanda e non prima di 10 giorni dalla relativa comunicazione alle parti. Comunque si considera come “tentativo di conciliazione” il primo incontro davanti al conciliatore, anche se lo stesso si conclude senza accordo o nei casi di mancata comparizione dell’operatore, Febbraio | Marzo 2018
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fermi restando gli eventuali procedimenti sanzionatori nei confronti dello stesso. Lo svolgimento del tentativo obbligatorio di conciliazione non preclude la concessione dei provvedimenti giudiziali urgenti e cautelari da parte del giudice a favore dei clienti. Si tratta, come è evidente, di una nuova condizione di procedibilità della domanda giudiziale che allarga il quadro dei filtri preventivi alla giurisdizione introdotti nella legislazione italiana con una funzione dichiaratamente deflativa, ma che introduce in realtà percorsi conciliativi destinati a conformare l’agire sociale attraverso una rivoluzione culturale che lentamente inizia a permeare sia pur in maniera non univoca le dinamiche della litigiosità (almeno) nella fase pre-giudiziale. Per dirla con Wilhelm Wundt, si tratta di una vera e propria eterogenesi dei fini (Heterogonie der Zwecke) se si considera che ancora oggi - a distanza di otto anni dalla entrata in vigore della normativa in materia di mediazione delle liti civili e commerciali (la cui obbligatorietà preventiva in talune materie sia pur con alterne vicende è entrata in vigore sin dal marzo 2011) - la rivoluzione mediativa viene per lo più propugnata e utilizzata con dichiarati obiettivi ancillari rispetto al processo ordinario in una logica di scrematura preventiva (mediazione preventiva obbligatoria ex lege) o di decongestione e
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andreypopov / 123RF Archivio Fotografico
smaltimento dell’arretrato pendente (mediazione successiva obbligatoria ex officio judicis). D’altronde la funzione culturale e rieducativa della mediazione rispetto al vivere sociale e alla migliore gestione del conflitto quale crisi della relazione emerge sempre con maggiore evidenza e lascia sempre più in secondo piano strategie proiettate unicamente al processo. Il percorso è ancora lungo e complesso, ma la mediazione con il suo carico culturale e assiologico scorre come un fiume carsico che si alimenta giorno dopo giorno e si arricchisce, come nel caso delle controversie energetiche, di nuovi strumenti normativi e tecnici utili alla ricerca della più adeguata composizione negoziale. E la nascita della mediazione costituisce la tappa di approdo e al tempo stesso di partenza di un percorso culturale e
normativo europeo destinato ad attuare in chiave evolutiva anche i princìpi fondamentali contenuti nella Carta costituzionale nel quadro di un complesso sistema di fonti qual è quello italo-comunitario. Facilitare l’accesso alla giustizia e ai metodi alternativi di risoluzione delle controversie civili e commerciali e promuovere la composizione amichevole delle medesime attraverso la mediazione, costituisce il principale obiettivo che con la Direttiva n. 52/2008 il legislatore europeo mira a raggiungere.D’altronde la mediazione e in generale i sistemi alternativi di composizione dei conflitti costituiscono non un semplice bisogno di diversificazione, necessaria a supplire a un apparato giudiziario che non riesce a fronteggiare la crescente domanda di giustizia, ma un’esigenza culturale da percorrere per la sostenibilità del più complesso sistema giustizia.
norme e società
Nuova legge anticorruzione: troppe domande al momento senza risposta Molti i dubbi che l’Anac in primis dovrà chiarire rispetto all’amministrazione esterna dell’impresa in caso di interdittiva antimafia
Luigi Maria D’Angiolella Avvocato | Studio D'Angiolella dangiolella@studiolegaledangiolella.it
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a nuova legge anticorruzione ha suscitato molti commenti, polemiche e diverse prese di posizione tra gli operatori, per i riflessi sia di tipo prettamente penalistico, sia amministrativo. La legge qui in commento rinnova e amplia alcuni istituti, in particolare le forme di gestione da parte dello Stato e dell’Ordinamento Giudiziario sulle imprese, introducendo anche forme di controllo successive alla misura interdittiva per chi è in “odore di mafia”. L’art. 34 del Codice Antimafia prevede la competenza del Tribunale delle misure di prevenzione di disporre l’applicazione di un’amministrazione giudiziaria per continuare l’attività e, quindi, evitare il tracollo dell’impresa.Il legislatore del 2017 ha inserito un nuovo articolo (34-bis), strettamente collegato al precedente, il quale disciplina il “controllo giudiziario” in diverse forme. In particolare, il Comma VI dell’art. 34 bis cit., per le imprese che abbiano impugnato il provvedimento del Prefetto davanti al TAR (lo si presume, la norma non
specifica), dispone che possano richiedere al Tribunale di Prevenzione l’applicazione delle misure di cui al II comma b dello stesso art. 34, e cioè la nomina «di un giudice delegato o di un amministratore giudiziario che riferisce, almeno bimestralmente, gli esiti dell'attività di controllo al giudice delegato e al pubblico ministero». Il Tribunale di prevenzione, all’esito di una prima fase di controllo, può revocarlo e disporre altre misure di prevenzione. Il VII comma dello stesso art. 34 bis espressamente dispone: «Il provvedimento che dispone l’amministrazione giudiziaria di cui all’art. 34 o il controllo giudiziario ai sensi del VI comma, sospende gli effetti di cui all’art. 94» norma del Codice Antimafia che dispone, come è noto, l’interdittiva. La prima ovvia lettura che si dà a queste disposizioni è che, una volta colpiti dalla interdittiva, si ricorre subito al Tar per concretizzare il presupposto giuridico per chiedere al Tribunale penale il controllo e/o l’amministrazione giudiziaria che sospende gli effetti della interdizio-
ne ex art. 94 del Codice Antimafia e ciò per impedire, intanto, che le committenze revochino i contratti o i contributi erogati. Ma manca la dovuta chiarezza. Solo per porci delle domande e per dare sicure soluzioni: quali sono i rapporti tra Giustizia amministrativa e quella del Tribunale penale? La sospensione degli effetti della interdittiva, come dice il VII comma dell’art. 34 bis cit., è piena? Si potrà partecipare a gare con il “controllo giudiziario”? Le ragioni della interdittiva, definita come “tutela avanzata” del sistema che può anche non conseguire ad indagini penali, ma al solo rischio dell’infiltrazione criminale nell’impresa, come verrà valutata dal Tribunale penale che dispone per legge misure di prevenzione solo per indagati? Qual è la legittimazione dell’imprenditore sotto controllo giudiziario? E in che forma si estrinseca questo controllo anche sotto il profilo delle regole societarie? Insomma, attendiamo che gli organismi preposti, in primis l’Anac, diano le prime risposte. Febbraio | Marzo 2018
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fisco
Applicazione dell’Iva in misura superiore a quella effettiva: irragionevoli sanzioni L’ammenda andrebbe comminata al cedente/prestatore che ha erroneamente applicato un’imposta superiore a quella dovuta o, quanto meno, dovrebbe essere prevista una responsabilità solidale tra cedente e cessionario, con la possibilità per quest’ultimo di rivalersi sul primo
di Maurizio Villani e Alessandra Rizzelli Studio Tributario Villani avvocato@studiotributariovillani.it www.studiotributariovillani.it
L
a Legge di Bilancio 2018 ha introdotto una nuova sanzione amministrativa nei confronti del cessionario o committente, nelle ipotesi di applicazione dell’IVA in misura superiore a quella effettiva. Tale novità legislativa è stata prevista dal comma 935 dell’art. 1, che ha inserito nel comma 6 dell’art. 6 del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, i seguenti periodi: «In caso di applicazione dell’imposta in misura superiore a quella effettiva, erroneamente assolta dal cedente o prestatore, fermo restando il diritto del cessionario o committente alla detrazione ai sensi degli articoli 19 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, l’anzidetto cessionario o committente è punito con la sanzione amministrativa compresa fra 250 e 10.000 euro.
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La restituzione dell’imposta è esclusa qualora il versamento sia avvenuto in un contesto di frode fiscale». Il primo periodo dell’art. 6, comma 6, citato, come modificato dall’art. 15 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, prevede invece che «Chi computa in detrazione l’imposta assolta, dovuta o addebitatagli in via di rivalsa, è punito con la sanzione amministrativa pari al novanta per cento dell’ammontare della detrazione compiuta». Orbene, la nuova previsione innanzi riportata ha, prima di ogni altra cosa, l’intento di consentire correttamente la detrazione dell’Iva al cessionario o committente che abbia, per errore del cedente/prestatore, pagato l’Iva in misura superiore e, successivamente, l’abbia portata in detrazione: in siffatta ipotesi, infatti, laddove il cedente/prestatore ha versato il maggior importo dell’Iva, alcun danno può dirsi compiuto nei confronti dell’erario. Discorso diverso, invece, deve essere fatto per quanto attiene all’ulteriore previsione della sanzione amministrativa nei confronti del cessionario o
committente compresa fra 250 euro e 10.000 euro, che a parere di chi scrive appare del tutto irragionevole e illegittima. In particolare, tale previsione sembra voler ricalcare quanto stabilito dal comma 9-bis.2 del medesimo articolo 6 D.Lgs. n. 471/1997 (comma inserito dall’art. 15 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158), il quale testualmente prescrive: «In deroga al comma 1, qualora, in assenza dei requisiti prescritti per l’applicazione dell’inversione contabile l’imposta relativa a una cessione di beni o a una prestazione di servizi di cui alle disposizioni menzionate nel primo periodo del comma 9-bis, sia stata erroneamente assolta dal cessionario o committente, fermo restando il diritto del cessionario o committente alla detrazione ai sensi degli articoli 19 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il cedente o il prestatore non è tenuto all’assolvimento dell’imposta, ma è punito con la sanzione amministrativa compresa fra 250 euro e 10.000 euro. Al pagamento della sanzione è solidalmente tenuto il cessionario o committente.
«Si auspica che il legislatore intervenga per modificare il citato periodo introdotto al comma 6 dell’art. 6 del D.Lgs. n. 471/97 mediante l’art. 1, comma 935, della Legge di Bilancio 2018. Se ciò non avvenisse, si ritiene importante interpellare la Corte di Giustizia dell’Unione Europea affinché si pronunci sull’effettiva violazione o meno del principio di proporzionalità che costituisce principio generale dell’ordinamento comunitario»
stokkete / 123RF Archivio Fotografico
Le disposizioni di cui ai periodi precedenti non si applicano e il cedente o prestatore è punito con la sanzione di cui al comma 1 quando l’applicazione dell’imposta mediante l’inversione contabile anziché nel modo ordinario è stata determinata da un intento di evasione o di frode del quale sia provato che il cedente o prestatore era consapevole». Ad una semplice comparazione delle due citate norme, tuttavia, appare come l’art. 6, comma 6, D.Lgs. n. 471/97, diversamente dal comma 9-bis2 del medesimo articolo, commini, nell’ipotesi di applicazione dell’imposta superiore a quella effettiva, un’unica sanzione nei confronti del solo cessionario o committente, lasciando indenne il cedente/prestatore che, peraltro, è colui che erroneamente ha dato vita alla violazione di carattere formale. Tanto premesso, considerato
che il comma 9-bis2 citato è stato introdotto dal Decreto Legislativo n. 158/2015, entrato in vigore il 1° gennaio 2016, con il quale si è proceduto alla revisione del sistema sanzionatorio amministrativo con il chiaro obiettivo di creare un sistema maggiormente conforme al principio di proporzionalità e di prevedere sanzioni più gravi per le violazioni commesse con un intento di evasione o di frode, appare quanto mai evidente che nell’ipotesi prevista dal nuovo periodo del comma 6 D.Lgs. n. 471/1997, la sanzione nei confronti del cessionario o committente debba considerarsi del tutto contraria al principio di proporzionalità, il quale deve, gioco forza, essere applicato anche in suddetta fattispecie. Infatti, la sanzione piuttosto che al cessionario o committente dovrebbe essere com-
minata al cedente/prestatore che ha erroneamente applicato un’Iva superiore a quella dovuta nei confronti dell’ignaro cessionario/committente, o quanto meno dovrebbe essere prevista una responsabilità solidale tra cedente e cessionario, con la possibilità per quest’ultimo di rivalersi sul cedente/prestatore. Alla luce di tanto, si auspica che il legislatore intervenga per modificare il citato periodo introdotto al comma 6 dell’art. 6 del D.Lgs. n. 471/97 mediante l’art. 1, comma 935, della Legge di Bilancio 2018 e, ove ciò non avvenisse, si ritiene importante interpellare la Corte di Giustizia dell’Unione Europea affinché si pronunci sull’effettiva violazione o meno del principio di proporzionalità che, come noto, costituisce principio generale dell’ordinamento comunitario.
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fisco
L’abuso del diritto non riesce a sparire dall’imposta di registro Il duello senza fine tra Legislatore e Agenzia delle Entrate ha come unico effetto la perdita di appealing del nostro sistema economico, con evidenti danni per le imprese
Marco Fiorentino Fiorentino Associati / Synergia Consulting Group marcofiorentino@fiorentinoassociati.it
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l vecchio articolo 20 del DPR 131/86 (TUR) stabiliva che l’imposta di registro dovesse essere applicata secondo la intrinseca natura e gli effetti giuridici degli atti da registrarsi, a prescindere dalla loro forma e dal loro titolo. Fino a qualche tempo fa, tale norma aveva solo lo scopo di impedire un’elusione fiscale realizzata attraverso atti che, nella forma, potevano qualificarsi come non soggetti ad imposta, ma che, nella sostanza, raggiungevano gli stessi effetti di un altro atto di contro, sottoposto a registro. Il classico esempio era la cessione frazionata di un’azienda, realizzata attraverso plurimi atti di vendita di beni, soggetti ad IVA che evitavano, illegittimamente, l’applicazione dell’imposta di registro proporzionale sull’intero compendio. Tuttavia, per effetto di innumerevoli sentenze
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della Cassazione, questo articolo nel corso del tempo aveva subito una enorme dilatazione interpretativa, divenendo una vera e propria norma antielusiva generale. La conseguenza è stata che essa venisse applicata non tanto per censurare un singolo atto, ma per contestare ogni fattispecie facesse ritenere - a valle di un processo di analisi allargato anche a fatti e comportamenti delle parti, precedenti e successivi alla registrazione - che gli effetti concreti ottenuti, fossero differenti da quelli rinvenibili nel singolo contratto registrato. In una parola, l’imposta di registro, col tempo, era stata modificata geneticamente, da tassa d’atto ad imposta sul business, consentendo alla giurisprudenza di legittimità di contestare con naturalezza decine di operazioni societarie, dapprima del tutto estranee al
registro, e di arrivare al capovolgimento dei diritto sostanziale, con la famosa riqualificazione a cessione di azienda (soggetta ad imposta di registro proporzionale) di semplici cessioni di quote societarie. Tutto ciò con la paradossale conseguenza di una ultralegem coesistenza di due normative antielusive: la prima, ordinaria per tutte le imposte (imposta di registro compresa) riveniente dall’art.10bis dello Statuto del Contribuente e la seconda di natura speciale, per la sola imposta di registro riveniente dal suddetto articolo 20 “a lettura estesa”. Con il beffardo corollario che tale norma elusiva speciale era anche priva di tutti i presidi di tutela processuale, stabiliti normativamente dallo Statuto del Contribuente. Si può immaginare quale panico abbia potuto generare tra gli
operatori questa irrazionale impostazione giuridica. Panico tanto elevato che, in molte compravendite di partecipazioni, addirittura, si era arrivati a introdurre speciali clausole per cercare di gestire questo rischio fiscale. Insomma, il solito caos italiano sul legittimo affidamento. Per porre un rimedio a questo ennesimo guazzabuglio, l'articolo 1, comma 87, della legge 27 dicembre 2017 n. 205 (Legge di Bilancio 2018), introducendo un ulteriore capoverso al famigerato articolo 20, ha stabilito che l’attività di controllo dell’AGE deve essere condotta sulla base degli elementi desumibili dall'atto medesimo, prescindendo da quelli extratestuali e dagli atti ad esso collegati. In pratica, il Legislatore ha voluto bloccare gli accertamenti a tutto campo dell’AGE e le fantasiose ricostruzioni giurisprudenziali, ribadendo il principio che gli atti oggetto di registrazione devono essere individualmente considerati, a prescindere da elementi interpretativi esterni e che esiste una sola normativa antielusiva, quella generale dell’articolo 10bis. Così facendo, nell’ambito delle disposizioni relative all’imposta di registro, sono ritornate ad essere insindacabili da parte dell’AGE, ad esempio, le cessioni di partecipazioni sociali e le operazioni di conferimento di ramo di azienda seguite dalla vendita della partecipazione nella conferente, che pertanto possono beneficiare, rispettivamente, dell’imposta di registro in misura fissa e (ove vi ricor-
«Il Legislatore ha voluto bloccare gli accertamenti a tutto campo dell’AGE e le fantasiose ricostruzioni giurisprudenziali, ribadendo il principio che gli atti oggetto di registrazione devono essere individualmente considerati, a prescindere da elementi interpretativi esterni e che esiste una sola normativa antielusiva, quella generale dell’articolo 10bis»
rano i presupposti dell’art.87 TUIR) della participation exemption. Tutto a posto quindi? Neanche per sogno. Nonostante fosse evidente la natura interpretativa della modifica, immediatamente la Corte di Cassazione, con sentenza n. 2007 del 26 gennaio 2018, ha voluto precisare che la nuova norma non è retroattiva e che per tutte le operazioni precedenti al 2018 si dovranno continuare ad applicare le norme preesistenti. Ovviamente, su tale posizione, si è subito collocata anche l’AGE che, durante Telefisco 2018, ha affermato lo stesso concetto. Se a ciò si aggiunge che, invece, la Commissione Provinciale di Reggio Emilia (sentenza n. 4/2/2018 del 31 gennaio 2018) è stata di parere avverso, si deduce che, almeno per il pregresso, le diatribe sono tutt’altro che finite. Non serve certamente in questa sede dilungarsi sulle robuste ragioni che remano a favore della innegabile natura interpretativa dell’intervento del legislatore, finalizzato, per evidenze anche dei lavori preparatori, a mettere un freno alle manie accertative dell’Amministrazione Finanziaria e a dare faticosa certezza giuridica ai rapporti commerciali. Ed è
inutile anche rimarcare che, in ogni caso, per sanzionare possibili comportamenti elusivi, è sempre possibile per l’AGE far ricorso all’art. 10bis dello Statuto del Contribuente e che non ha alcun senso avere due norme per combattere lo stesso fenomeno. È invece necessario, trarre per l’ennesima volta, due tristi giudizi. Il primo, è che, ad onta di ogni dichiarazione d’intento, il lessico legislativo continua ad essere superficiale, incompleto e del tutto inadeguato, persino a disciplinare un tema così banale quale l’interpretazione autentica di una norma. Il secondo è che l’AGE ormai si pone come vera e propria controparte, non solo dei contribuenti, ma persino del potere legislativo, da cui, in teoria, dovrebbe invece dipendere, supportata, spesso, da una Giurisprudenza di legittimità che appare a molti sempre più distante - almeno per il profilo tributario - dalle legittime aspettative dei cittadini. L’unico effetto di questa inutile competizione non è per niente l’illusorio aumento del gettito, ma la perdita di appealing del nostro sistema economico, con evidenti danni per le nostre imprese.
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fisco
Formazione, come beneficiare del credito di imposta La misura dell’incentivo è pari al 40% delle spese relative al solo costo aziendale del personale dipendente, fino ad un importo massimo annuale di euro 300.000. Non tutte le attività sono agevolabili. Sono ammissibili, infatti, solo quelle svolte per acquisire o consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal Piano nazionale Industria 4.0
Alessandro Sacrestano Management Consultant Sagit&Associati srl asacrestano@studiosagit.it
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a quarta rivoluzione industriale trova nella legge di bilancio per il 2018 un ulteriore elemento di sostegno. Si tratta del credito di imposta spettante alle imprese che effettuano investimenti finalizzati alla formazione del personale, indispensabile per lo sviluppo e il consolidamento dei processi di innovazione tecnologica e digitale innescati dagli investimenti in beni materiali e immateriali rientranti in “Industria 4.0”. Beneficiari del nuovo bonus sono le imprese di qualsiasi dimensione - indipendentemente dalla forma giuridica assunta, dal settore economico in cui operano nonché dal regime contabile adottato - che sostengono spese in attività di formazione nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2017. La misura dell’incentivo è pari al 40% delle spese relative
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al solo costo aziendale del personale dipendente per il periodo in cui è occupato in attività di formazione, fino ad un importo massimo annuale di euro 300.000 per ciascun beneficiario. Il regime di aiuti è assoggettato alla disciplina comunitaria di cui al Regolamento Ue n. 651/2014 e parte con una dotazione inziale di 250 milioni di euro. Non tutte le attività di formazione sono agevolabili. È, infatti, necessario che le stesse si riferiscano agli ambiti specificamente richiamati dalla legge di bilancio e che siano pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali. In particolare, come specificamente indicato nel testo della norma istitutiva, sono ammissibili al credito di imposta solo le attività svolte per acquisire o consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal
Piano nazionale Industria 4.0 quali big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva, internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali applicate negli ambiti elencati nell’allegato A della stesa legge di bilancio. Si tratta di svariate tematiche, raggruppate in tre categorie (con oltre 100 voci): a) Vendita e marketing (acquisti, commercio al dettaglio e all’ingrosso, gestione del magazzino, ricerche di mercato, ecc.); b) Informatica (analisi di sistemi informatici, elaborazione elettronica dei dati, progettazione dei sistemi informatici, sistemi operativi, ecc.);
speciale best practices per l'innovazione
c) Tecniche e tecnologie di produzione (fabbricazione di utensili e stampi, idraulica, ingegneria meccanica, meccanica di precisione, siderurgia, elettronica della comunicazione, agricoltura di precisione, scienze e tecnologie alimentari, ecc.). Sono sempre escluse le attività di formazione ordinaria o periodica organizzate dall’impresa per conformarsi alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, di protezione dell’ambiente e ad ogni altra normativa obbligatoria in materia di formazione. Il credito d’imposta deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui sono state sostenute le spese ammissibili e in quelle relative ai periodi d’imposta successivi fino a quando se ne conclude l’utilizzo. Relativamente al trattamento fiscale, il legislatore prevede la neutralità dell’aiuto sia ai fini delle imposte sui redditi, sia dell’IRAP. Non rileva, inoltre, ai fini del rapporto di cui agli art. 61 e 109, comma 5, del TUIR. L’aiuto dovrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione nel modello F24, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in cui i costi sono sostenuti. Non si applicano i limiti per la compensazione di cui all’art. 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (limite annuale di 250mila euro) e di cui all’art. 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (limite massimo di compensabilità pari a 700mila euro). A carico delle
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«Per tutti i dettagli applicativi del meccanismo agevolativo bisognerà attendere l’emanazione di un apposito decreto del Ministero dello sviluppo economico»
imprese beneficiarie incombe l’obbligo di far certificare i costi sostenuti per la formazione da un soggetto incaricato della revisione legale o da un professionista iscritto nel Registro dei revisori legali. L’attestazione dovrà essere allegata al bilancio. Le imprese non sottoposte a revisione legale dei conti devono comunque avvalersi delle prestazioni di un revisore legale dei conti o di una società di revisione legale dei conti. In tale caso, le
spese sostenute per l’attività di certificazione contabile sono ammissibili all’agevolazione entro il limite massimo di euro 5.000. Per tutti i dettagli applicativi del meccanismo agevolativo bisognerà attendere l’emanazione di un apposito decreto del Ministero dello sviluppo economico. Il provvedimento dovrà indicare anche la documentazione richiesta, le disposizioni di effettuazione dei controlli e le cause di decadenza dal beneficio.
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privacy
Diffamazione a mezzo Facebook: nessuna condanna se manca l’indirizzo IP La mancata verifica da parte dell'Autorità giudiziaria, nel corso del processo, dell'indirizzo IP di provenienza del contenuto lesivo, non consente di procedere con il massimo grado di certezza possibile all'attribuzione della responsabilità per il reato
Piera Di Stefano Avvocato del Web™ T.R.ON� / Tutela della Reputazione ONline� www.avvocatodelweb.com info@avvocatodelweb.com
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utti noi sappiamo quanto siano straordinarie le possibilità di diffusione e accesso di contenuti, video, immagini, e altro che caratterizzano il web. La disponibilità dei cosiddetti dispositivi intelligenti come smartphones e tablet ha incrementato gli scambi di informazioni in modo esponenziale. Milioni di notizie, opinioni, giudizi, di tutti i tipi e provenienti da ogni singolo uomo/donna “connesso”, si riversano ogni giorno nella Rete. Chiunque voglia dire qualcosa, è libero di farlo a tutte le ore, ovunque si trovi e sa che decine, migliaia e, a volte milioni, di persone potrebbero venirne a conoscenza. L’avvento dei social network e in particolare di Facebook ha reso tutto questo una realtà dalle proporzioni inimmaginabili. Accanto però al cosidetto pluralismo 3.0, Facebook suo 46
malgrado ha favorito e favorisce la possibilità di una diffusione di messaggi diffamatori, e quindi lesivi dell’onore, della reputazione e della dignità di una persona. Infatti, uno degli elementi costitutivi del reato di diffamazione è la comunicazione con più persone, requisito - quest’ultimo - che è implicito nell’uso del mezzo di Internet, integrando il reato di diffamazione aggravata prevista dall’art. 595, III co., c.p. che fa scattare la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni o della multa non inferiore a 516 euro. La diffamazione tramite social network costituisce a sua volta un’ipotesi di diffamazione aggravata, atteso che il funzionamento dei “social” è tale da consentire che più persone, anche contemporaneamente, prendano visione di messaggi, commenti, materiale audio-video che si decide di pubblicare
sul profilo proprio, di terzi o sulle cd. Community Page, Facebook Page e Gruppi Facebook, il tutto ovviamente modulato sulla base degli standards di privacy scelti. L’attività di tagging consente oltretutto di far sopravvivere quelle informazioni e/o quel materiale al di là del fatto che l’“autore” ne abbia o meno effettuato la cancellazione. Diverse sono state le questioni giuridiche sollevate da questa particolare fattispecie di diffamazione e sulle quali la Corte di Cassazione ha fatto luce con diverse pronunce nel corso degli ultimi anni. Si pensi alle questioni legate al tempo e al luogo di commissione del reato. Ma, ricordiamo, che la responsabilità penale è personale e necessita che sia correttamente individuato l’autore di un reato. Nel caso specifico della diffamazione a
mezzo Facebook fondamentale e imprescindibile ai fini della pronuncia di una sentenza di condanna è l’accertamento dell’Internet Protocol Address, cd. indirizzo IP. Quest’ultimo consente, infatti, di risalire con certezza al dispositivo, elaboratore o PC - collegato alla rete informatica - utilizzato per pubblicare materiale diffamatorio, e quindi al titolare della linea telefonica associata al profilo Facebook. Recentemente con la sentenza n. 5352 del 5 febbraio 2018 la V Sezione della Corte di Cassazione ha confermato, rafforzandolo, l’orientamento espresso già in altre sentenze precedenti secondo il quale la mancata verifica da parte dell'Autorità giudiziaria dell'indirizzo IP di provenienza del contenuto lesivo, riferibile al profilo Facebook “incriminato”, non consente di procedere con il massimo grado di certezza possibile all'attribuzione della responsabilità per il reato di diffamazione ex art. 595, III co. c.p., atteso che, mancando tale accertamento, non può escludersi l’utilizzo abusivo del nickname del presunto autore del reato da parte di terzi, né risulta possibile verificare i tempi e gli orari della connessione. Sulla base di tale argomentazione, la Suprema Corte ha annullato, con rinvio per nuovo esame, la sentenza di appello che aveva confermato la condanna per diffamazione a mezzo Facebook di una sindacalista ritenuta colpevole di aver offeso la reputazione di un Sindaco diffondendo un messaggio denigratorio nei confronti dello
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stesso tramite il famoso social network utilizzando un profilo Facebook riportante il nome e cognome della imputata. Quest’ultima aveva fornito nei giudizi di primo e secondo grado attraverso indagini difensive che l’indirizzo IP in questione, “non verificato” dagli Inquirenti, e ritenuto dai Giudici di primo e secondo grado a lei appartenente, in realtà era intestato al profilo Facebook di altro sindacalista, sul quale numerosi utenti postavano commenti e opinioni. Ricordiamo che in precedenza la Corte di Cassazione è intervenuta sulla questione dell’accertamento dell’IP in presenza di router domestici che permettono a più utenti di farne uso. Vero è che ciascun dispositivo ha il proprio indirizzo IP privato, ma tutti gli IP privati sono associati ad un IP pubblico, che appunto consente l’identificazione del dispositivo in un determinato lasso di tempo. Ciò comporta che, in fattispecie del genere, usare l’argomentazione difensiva basata sull’utilizzabilità del router da parte di non meglio identificati terzi utenti abusivi della connessione
router non protetta presente nella propria abitazione non può trovare accoglimento in assenza di ulteriori elementi probatori, quali l’interesse concreto di terzi a diffamare la vittima (Cass. Sent. n. 34406/2015 del 6.8.2015). Oltre all’accertamento dell’indirizzo IP, che è attività in via principale propria degli Inquirenti, non va trascurato, dal punto di vista di chi sporge la denuncia-querela, l’aspetto legato alla corretta acquisizione forense del materiale diffamatorio presente su Facebook atteso che la semplice stampa su carta è una prova insufficiente, così come la stampa “certificata” da parte di un pubblico ufficiale, come il notaio: quest’ultimo, infatti, può soltanto certificare di aver preso visione di quel testo e di quelle immagini, non certamente che Tizio sia univocamente l’autore del reato. La prova informatica deve essere integra e autentica, il che rende opportuno, se non necessario, effettuare una perizia di parte che dia prova della corretta acquisizione forense del profilo Facebook “incriminato”.
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lavoro
Il dipendente denuncia l’azienda? La Cassazione dice no al licenziamento Se non c’è calunnia, il lavoratore licenziato va reintegrato anche se le denunce dovessero risultare infondate e il procedimento penale archiviato
Massimo Ambron Avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it
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on la sentenza n. 26867/2017, la Cassazione ha riaffermato il principio di diritto secondo cui “non integra giusta causa o giustificato motivo soggettivo di licenziamento la condotta del lavoratore che denunci all’autorità giudiziaria o all’autorità amministrativa competente fatti commessi dal datore di lavoro, a meno che non risulti il carattere calunnioso della denuncia o la consapevolezza della insussistenza dell’illecito e sempre che il lavoratore si sia astenuto da iniziative volte a dare pubblicità a quanto portato a conoscenza delle autorità competenti”. I fatti risalgono a episodi verificatisi nel 2008. Un dipendente di un’azienda, che operava nel settore della produzione alimentare, veniva licenziato per giusta causa per avere violato gli obblighi legali e contrattuali di fedeltà, diligenza, buona fede, correttezza (art. 2105,1175,1375 c.c.) Aveva sottoscritto un documento, inviato alla Procura della Repubblica e al Ministero del Lavoro, in cui
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denunciava inadempienze aziendali, quali utilizzo illegittimo degli ammortizzatori sociali e del ricorso allo straordinario in spregio alle norme di legge e contrattuali, nonché violazione della normativa sulla intermediazione della manodopera e utilizzo improprio di fondi pubblici. Sia in primo grado, sia in Corte di Appello, i giudici dichiaravano la legittimità del licenziamento poichè il lavoratore aveva travalicato il pur riconosciuto diritto di critica, ponendo in essere atti idonei a ledere gravemente l’immagine e il decoro aziendale, arrecando grave pregiudizio al suo datore di lavoro, denunciando fatti poi smentiti dalle indagini della Procura e dell’Ispettorato. Il suo comportamento appariva di tale gravità da ledere il vincolo fiduciario indispensabile per una corretta prosecuzione del rapporto di lavoro. La S.C., invece, ha ritenuto illegittimo il licenziamento disciplinare comminato al lavoratore,
ha accolto il suo ricorso, cassato la sentenza impugnata e rinviato alla Corte di Appello affinché proceda a nuovo esame, attenendosi ai principi di diritto richiamati sopra in corsivo. La S.C., che peraltro già in fattispecie simili si era in precedenza così pronunziata, ha ritenuto che non vi era nella denuncia carattere calunnioso, che richiede che il lavoratore sia consapevole della non veridicità dei fatti di quanto denunciato ed accusi il datore di lavoro di fatti mai accaduti o dallo stesso mai commessi. Inoltre, non vi era prova né di dolo, né di colpa grave da parte del lavoratore, che oltretutto aveva sottoscritto un documento redatto da un sindacalista e firmato anche da altri lavoratori. Da ultimo, non è stato comprovato il danno arrecato all’immagine aziendale che, anzi, secondo la S.C. non vi è stato in quanto il lavoratore non ha dato pubblicità alla denuncia, limitandosi a notificarla solo agli Enti competenti.
Il whistleblowing passa, tutelato chi denuncia la corruzione Il dipendente pubblico o privato che segnala condotte illecite non dovrà temere ritorsioni dal datore di lavoro
Luigi De Valeri Ordine avvocati di Roma studiolegaledevaleri@hotmail.com
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al 29 dicembre 2017 è in vigore la legge 30 novembre 2017, n. 179 in materia di whistleblowing che prevede “disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”. Il whistleblower, in inglese letteralmente “colui che soffia nel fischietto”, è il dipendente pubblico o privato che denuncia condotte illecite di cui è venuto a conoscenza in occasione del proprio rapporto di lavoro rivolgendosi al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza di cui all’art. 1 comma 7 della legge 190 del 2012, all’autorità giudiziaria ordinaria o contabile o all’Autorità nazionale Anticorruzione (ANAC) che ha sede a Roma. Chi denuncia atti di corruzione non potrà essere oggetto di sanzioni da parte del datore di
lavoro, sia esso pubblico che privato.In particolare l’art. 1 prevede che il dipendente segnalante l’illecito non potrà essere demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altre misure organizzative aventi effetti negativi sulle condizioni di lavoro. Il dipendente che sia stato licenziato a causa della sua segnalazione verrà reintegrato nel posto di lavoro. Ogni azione discriminatoria a danno del whistleblower provocherà per l’ente responsabile una pena pecuniaria fino a trentamila euro.La sanzione può arrivare a cinquantamila euro se, dopo la segnalazione di irregolarità, l’ente interessato dal fatto corruttivo non si attivi con le verifiche opportune o non rispetti le procedure previste dall’ANAC. A chi si applica la normativa sul whistleblowing? Le disposizioni della Legge
179 si applicheranno a tutte le amministrazioni pubbliche, gli enti pubblici economici e quelli di diritto privato sotto controllo pubblico. Inoltre è bene ricordare che la normativa varata dal governo Gentiloni interessa anche le imprese che forniscono beni e servizi alle Pubbliche Amministrazioni. La legge include anche il settore privato per l’applicazione della tutela del dipendente o collaboratore che segnali illeciti o violazioni relative al modello di organizzazione e gestione dell'ente di cui sia venuto a conoscenza per ragioni del suo ufficio. Gli atti discriminatori o ritorsivi, prevede l’art. 2, potranno essere dichiarati nulli in un eventuale giudizio e sarà onere del datore di lavoro pubblico o privato provare che tali misure adottate nei confronti del segnalante sono motivate da ragioni estranee alla segnalaFebbraio | Marzo 2018
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lavoro
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zione. L’identità del segnalante non potrà essere rivelata e nel giudizio penale la segnalazione sarà tutelata secondo quanto prevede l’articolo 329 del codice di procedura penale che regola l’obbligo del segreto per gli atti di indagine. La documentazione inerente la segnalazione, va detto per quanto concerne la trasparenza amministrativa, in relazione all’accesso agli atti della PA previsto dagli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni, è sottratta ad ogni richiesta. L’ANAC, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, elaborerà linee guida sulle procedure di presentazione e gestione delle segnalazioni promuovendo anche strumenti di crittografia quanto al contenuto della denuncia e alla relativa documentazione per garantire la riservatezza dell’identità del segnalante. Cosa accade se la segnalazione si rivela infondata a seguito delle verifiche dell’autorità configurandosi l’ipotesi del reato di calun50
nia o diffamazione? L’art. 1 prevede che il dipendente che denuncia atti discriminatori non avrà diritto alla tutela nel caso sia condannato, anche in primo grado, per calunnia, diffamazione o altri reati commessi con la segnalazione o quando sia accertata la sua responsabilità civile per dolo o colpa grave. Infine l'articolo 3 della Legge introduce, in relazione alle ipotesi di segnalazione o denuncia effettuate nel settore pubblico o privato, come giusta causa di rivelazione del segreto d'ufficio, professionale, scientifico e industriale, nonché di violazione dell'obbligo di fedeltà all'imprenditore, il perseguimento, da parte del dipendente che segnali illeciti, dell'interesse all'integrità delle amministrazioni alla prevenzione e alla repressione delle malversazioni. Pertanto i segreti d’ufficio, professionale, scientifico e industriale, riferendosi il legislatore espressamente agli artt. 326,622 e 623 del codice penale e all’art. 2105 del codice civile che regola l’obbligo di fedeltà, dovranno cedere il passo
dinanzi l’interesse superiore all’integrità delle amministrazioni pubbliche e private.Vi è tuttavia un’eccezione: l’art. 3 al comma 2 mantiene intatto l’obbligo del segreto professionale per i professionisti esterni che vengano a conoscenza della notitia criminis nel corso di un rapporto di consulenza o di assistenza con l’ente, l’impresa o la persona fisica interessata. Un esempio già operativo: il Ministero dell’Interno ha previsto per il proprio personale una procedura informatica tramite intranet in grado di assicurare la tutela della riservatezza dell’identità del dipendente che effettua la segnalazione. I soggetti esterni potranno servirsi di un modulo da sottoscrivere, predisposto dall’ANAC da inviarsi per raccomandata, con un documento di riconoscimento e la documentazione a corredo della segnalazione. La busta dovrà riportare la dicitura "riservata" ed essere indirizzata al Ministero dell’Interno - Responsabile della prevenzione della corruzione.
internazionalizzazione
Sistema REX, il nuovo modo di certificare l’origine preferenziale delle merci La conoscenza delle regole, la loro corretta applicazione, la redazione e la conservazione della documentazione a supporto sono condizioni essenziali per poter essere inseriti nel registro
Fabrizio Ceriello Commercialista, Consulente per l'internazionalizzazione info@studioceriello.com
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l 16 novembre 2017, l’Agenzia delle Dogane ha fatto chiarezza con la nota (61168/RU) e con la circolare 13D in merito alla registrazione degli esportatori al Sistema Rex (Registered EXporters). Il sistema REX è il nuovo modo di certificare l’origine preferenziale che progressivamente consentirà la smaterializzazione dei certificati di circolazione oggi utilizzati come l’EUR1 - utilizzato negli scambi tra UE e paesi con i quali sono stati stipulati accordi preferenziali bilaterali - e il FORM-A, quest’ultimo usato esclusivamente nelle importazioni di beni da paesi ricompresi nel Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG). Il sistema REX è andato in vigore per due tipologie di operatori: il 1 gennaio 2017, limitatamente per gli esportatori di alcuni Paesi SPG ma anche per gli esportatori comunitari che inviano merci in tali paesi destinate ad essere incorporate in prodotti che saranno successivamente importati in UE e, dal 21 settembre, nell’ambito dell’accordo di libero scambio sottoscritto
tra la UE e il Canada. Pertanto, gli esportatori comunitari che intendono dichiarare le merci vendute a destinazione del Canada come preferenziali dovranno farlo apponendo una dichiarazione di origine in fattura, ma non prima di essersi registrati al REX. L’iscrizione per gli esportatori di prodotti originari della UE può avvenire tramite richiesta da indirizzare alle autorità doganali territorialmente competenti, utilizzando la modulistica prevista dall’Allegato 22-06 del Reg. UE 2447/2015 se si opera in ambito SPG e dall’Allegato 2 della suddetta circolare 13D delle Dogane quando si opera nell’ambito di accordi di libero scambio che espressamente richiamano questa modalità di certificazione dell’origine. Gli operatori che nel 2017 avevano già lo status di esportatori autorizzati vengono automaticamente inseriti nel registro, senza quindi dover inviare alcuna richiesta. L’introduzione del Sistema REX diventerà l’unica modalità per dichiarare il carattere preferenziale delle merci. È
altresì importante però sottolineare che non sono mutate le regole per la determinazione dell’origine preferenziale, che vanno sempre ricercate all’interno dei vari protocolli allegati agli accordi stipulati tra la UE e i vari paesi accordisti. La conoscenza delle regole, la loro corretta applicazione, la redazione e la conservazione della documentazione a supporto sono le condizioni essenziali per poter essere inseriti nel registro. Le autorità doganali possono procedere alla verifica delle condizioni su elencate, così come già può avvenire oggi: infatti, quando si dichiara l’origine preferenziale, sia con l’attestazione su fattura che con l’emissione dell’EUR1, si è automaticamente soggetti a possibili controlli per un periodo di tre anni dalla data della dichiarazione. La mendace dichiarazione di origine preferenziale espone l’esportatore al reato di falso ideologico, con riflessi sanzionatori di tipo amministrativo e penale, ai sensi dell’art 483 del cod. penale. Febbraio | Marzo 2018
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ricerca
Evoluzione dell'industria chimica, è ora degli imballaggi attivi Il gruppo di Fondamenti Chimici delle Tecnologie del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno sta studiando una alternativa eco-compatibile che sostituisca ai polimeri da petrolio quelli, compostabili, da fonte rinnovabile
di Giuliana Gorrasi, Valeria Bugatti e Vittoria Vittoria Dipartimento di Ingegneria Industriale e Nice Filler s.r.l. c/o Università di Salerno ggorrasi@unisa.it www.cronogard.com
L’
evoluzione dell'industria chimica mondiale sta determinando un profondo cambiamento strategico dovuto a un crescente interesse a conoscere e operare direttamente sui meccanismi di formazione delle sostanze chimiche fin dalla loro formulazione e sulle nuove tecnologie per la produzione finale, in modo strettamente collegato. Ogni ipotesi di sviluppo sostenibile richiede una padronanza e un attento controllo delle metodologie di trasformazione chimico-fisica della materia, con finalità di produzione di beni materiali, di erogazione di servizi e di controllo delle azioni inquinanti, che rispondano alle crescenti esigenze della società. Questo è particolarmente vero per l'industria alimentare in tutto il mondo. Infatti la crescente richiesta di prodotti alimentari pronti al consumo, la globalizzazione del commercio e la distribuzione da punti di lavorazione centralizzati, sta
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ponendo per il futuro la grande sfida di continuare ad assicurare e accrescere la sicurezza e la qualità degli alimenti. L'imballaggio, pertanto, deve rispondere a requisiti molto diversificati, spesso difficili da contemperare nello stesso materiale. Protezione della qualità igienica, nutrizionale, organolettica ed estetica devono affiancarsi al basso costo e alla necessità del successivo smaltimento. Fino ad oggi i materiali polimerici per imballaggio alimentare sono stati in larga parte basati su prodotti non rinnovabili e non biodegradabili. Il riuso e il riciclo di questi materiali pone molti problemi, poiché le fonti di riciclo forniscono miscele di plastiche di differente composizione, spesso deteriorate, che non possono più garantire né le proprietà meccaniche, né le ottime proprietà barriera richieste per la protezione dell'alimento. Una alternativa eco-compatibile che si sta
cercando di perseguire è l'uso di materiali per imballaggio alimentare biodegradabili o da fonti rinnovabili. Per avviare questa conversione verso materiali biodegradabili, è necessario un grande sforzo di ricerca di base che, attualmente, è solo agli inizi. Infatti, per le applicazioni nel campo degli imballaggi alimentari, l'uso di polimeri derivati dal petrolio fornisce un'ampia scelta di proprietà meccaniche e di barriera a gas e vapori che può coprire tutte le esigenze. Alcune proprietà dei materiali biodegradabili, invece, non sono adatte per le applicazioni nel campo degli imballaggi alimentari e molti sforzi di ricerca sono necessari per produrre materiali biodegradabili con permeabilità e con proprietà meccaniche adatte alle esigenze specifiche. Una via per migliorare le prestazioni di questi sistemi consiste nell'incorporare nella matrice macromolecolare composti inorganici, dispersi a
livello nanometrico. Il gruppo di Fondamenti Chimici delle Tecnologie del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno ha sviluppato dei sistemi di origine naturale basati su composti inorganici lamellari e tubolari, già in uso nel drug delivery, per sviluppare imballaggi attivi e intelligenti. Le molecole attive, presenti nelle liste positive dell’EU per food-contact, vengono legate con metodologie a basso costo e in presenza di solventi a base acquosa, in modo da abbattere al massimo il problema dello smaltimento del solvente. Questo accade nel caso dei composti inorganici lamellari. Nel caso di nano-containers di struttura tubolare, sono state inserite all’interno delle cavità di tali nanotubi (nanotubi di halloysite) molecole naturali ad attività antimicrobica, quali oli essenziali. In tal caso la metodologia di incorporazione è stata effettuata semplicemente per via “fisica” e senza scambio chimico. Inoltre, poiché gli oli essenziali a temperatura ambiente sono già allo stato liquido, sia pure con viscosità elevate, non è stato necessa-
rio l’utilizzo di solventi per la preparazione del filler attivo. Il contributo innovativo e originale nell’ambito di tale tematica è rappresentato anche dall’avere utilizzato la tecnologia del mechanical milling (MM) come alternativa ecologica ed economica per ottenere una omogenea dispersione di nano-fillers all’interno di matrici polimeriche bio-based. Il vantaggio di lavorare a basse temperature, senza l’utilizzo di solventi, e con una ampia varietà di matrici polimeriche, apre nuovi e interessanti scenari per la preparazione di materiali innovativi strutturali e funzionali. L’uso del MM comporta diversi vantaggi: 1) forte riduzione dello smaltimento di sostanze dannose per l’ambiente, quali solventi, 2) controllo dei processi di degradazione derivanti dall’impiego delle alte temperature, 3) possibilità di compatibilizzare miscele di materiali incompatibili. La simultanea produzione e dispersione di nano-particelle, la promozione di processi di miscelazione che possono avvenire per via meccano-chimica
e la possibilità di manipolare molecole organiche termosensibili, quali antimicrobici e oxygen-scavenger ha consentito di ottenere nuovi materiali per applicazioni mirate. Inoltre, tale tecnologia si è rivelata efficiente e indispensabile per la preparazione di nuovi materiali a base di polimeri naturali e da fonti rinnovabili, per i quali sia la metodica di polimerizzazione in situ, sia la miscelazione nel fuso sono impraticabili. L’analisi del rilascio delle molecole attive, sia legate ai composti lamellari che incorporate nei composti tubolari, ha consentito di progettare e modulare sistemi a rilascio controllato in funzione dell’alimento da imballare e del tempo di vita da allungare. La ricerca procede con lo sviluppo di prototipi di imballaggi “intelligenti”, basati su sistemi tubolari chiusi alle estremità con molecole sensibili a impulsi esterni (i.e. pH, radiazione elettromagnetica, campi elettrici, campi magnetici, etc…) in grado di liberare i principi attivi solo nel momento in cui effettivamente nell’imballaggio ce ne sia la necessità. Febbraio | Marzo 2018
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sicurezza
Prevenzione delle patologie muscoloscheletriche di origine lavorativa, cosa dice il Piano Nazionale Tra gli obiettivi centrali vi è quello di favorire l’emersione e il riconoscimento delle malattie professionali per comparti, o per i rischi, con particolare riferimento al settore agricolo forestale e a quello delle costruzioni
di Adriano Papale Medico Ricercatore INAIL - Dipartimento di Medicina Epidemiologia Igiene del Lavoro e Ambientale a.papale@inail.it
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l numero di patologie muscoloscheletriche di origine lavorativa ha spinto, a suo tempo, l’Unione Europea a emanare la Direttiva n. 269/90 tesa alla loro prevenzione. La Direttiva è stata recepita in Italia nel 1994 con il D.Lgs. 626/1994 e, successivamente, con il D.Lgs. 81/2008. Nonostante ciò, ogni anno assistiamo a un aumento delle malattie professionali che interessano l’apparato muscoloscheletrico. Le denunce di malattia pervenute all’Inail nel 2016 sono state circa 60mila (circa mille e 300 in più rispetto al 2015), di cui il 64% è per malattie del sistema osteomuscolare (dati da Inail, Relazione del Presidente, luglio 2017). Questo fenomeno ha portato le Istituzioni a emanare e pubblicare linee guida, linee di indirizzo, normative e
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schede operative nazionali e regionali per la prevenzione e la sorveglianza sanitaria di queste patologie. Documenti che, benché in alcuni casi vigenti solo nei territori della regione che li ha approvati, possono rappresentare un utile punto di riferimento per migliorare la valutazione e la prevenzione dei rischi biomeccanici che possono portare alla comparsa delle patologie muscoloscheletriche. Nel 2012 il Ministero del Lavoro ha lanciato una Campagna nazionale di prevenzione dedicata alla tematica delle patologie muscoloscheletriche e delle malattie respiratorie nei settori dei trasporti, agricoltura e grande distribuzione. Sono stati elaborati dei pieghevoli, divulgati su tutto il territorio nazionale, dedicati alle due patologie, nei settori di atti-
vità presi in considerazione e indirizzati a lavoratori, datori di lavoro e medici. Tali materiali, insieme a spot audio-video appositamente realizzati, sono stati utilizzati nell’ambito di una specifica Campagna nazionale di sensibilizzazione sostenuta da Inail e da Ministero del Lavoro nel periodo giugno-luglio 2012 attraverso diversi mass media (televisione, radio, stampa, cinema, affissioni). Il Piano Nazionale della Prevenzione 2014–2018 prevede un’attenzione significativa per la prevenzione delle malattie professionali, con particolare riferimento anche alle malattie dell’apparato muscolo scheletrico. Tra gli obiettivi centrali vi è quello di favorire l’emersione e il riconoscimento delle malattie professionali per comparti, o per i rischi, con particolare
riferimento al settore agricolo forestale, a quello delle costruzioni, al rischio cancerogeno e chimico e a quelli per l’apparato muscoloscheletrico. Quanto previsto nel Piano Nazionale di Prevenzione si è concretizzato a livello regionale nei Piani Regionali della Prevenzione con l’avvio di numerose iniziative che hanno portato alla pubblicazione di documenti, quali: > Regione Veneto - Linee guida per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a rischio da movimenti ripetuti degli arti superiori. http://www.ulss12. ve.it/docs/File/spisal/2015/ Linee_guida_sorveglianza_sanitaria_arti_superiori.pdf > Regione Puglia - Orientamenti per la valutazione del rischio e la prevenzione delle patologie muscoloscheletriche da sovraccarico biomeccanico lavorativo. https://www. sanita.puglia.it/documents/20182/308585/Quaderni+della+prevenzione+-+8+(08+-+Quaderni+della+prevenzione. pdf)/753a03e5-f04e-4882-a9580baea28847fc > Regione Lombardia Decreto 7661 del 23 settembre 2015 “Linee guida regionali per la prevenzione delle patologie muscoloscheletriche connesse con movimenti e sforzi ripetuti degli arti superiori”. http://www.assolombarda. it/servizi/salute-e-sicurezza-sul-lavoro/documenti/ regione-lombardia-linee-di-indirizzo-per-la-movimentazione-manuale-dei-carichi-1 Regione Lombardia - Decreto 21 dicembre 2017, n. 16750 recante
“Indirizzi per la sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti al rischio da sovraccarico biomeccanico". https://www. ospedalesicuro.eu/attachments/article/539/Decreto%20 16750_2017_SS%20rischio%20 biomeccanico.pdf > In Veneto, il Programma Regionale per l’Ergonomia Occupazionale (C.R.R.E.O.), tra le molteplici iniziative, ha prodotto i seguenti documenti disponibili nella sezione “Approfondimenti e reportistica” della pagina https://www.regione.veneto.it/ web/sanita/ergonomia: • Addetti alle casse dei supermercati. Linee Guida per la valutazione del rischio e delle soluzioni ergonomiche • Linee Guida per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a rischio da movimenti ripetuti degli arti superiori • Linee Guida per l'effettuazione dell'inchiesta di malattia professionale da movimenti ripetuti degli arti superiori • Il comparto dell’occhiale: buone pratiche ergonomiche • Metodi per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori • Metodi per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide e sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti • Analisi delle segnalazioni/ denunce di patologie professionali da rischi di natura ergonomica pervenute agli SPISAL
> In Emilia Romagna al fine di migliorare l’ergonomia delle posture di lavoro, dei movimenti ripetitivi degli arti superiori e della movimentazione manuale dei carichi è stata realizzata la Banca dati soluzioni ergonomiche http://safetyengineering.din.unibo.it/banca-delle-soluzioni. Dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014–2018 è, inoltre, derivato il Piano Nazionale per l’emersione e la prevenzione delle patologie dell’apparato muscoloscheletrico nell’ambito del quale è stato costituito un Tavolo di lavoro nazionale per “definire strumenti e strategie comuni che consentano di avviare politiche di prevenzione complessive coerenti e condivise”. Il primo risultato ottenuto dal tavolo di lavoro è stata l’approvazione da parte del Coordinamento Interregionale (CIP) del documento dal titolo “Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018: linee di indirizzo per l’applicazione del titolo VI e all. XXXIII del D.Lgs. 81/2008 e per la valutazione e gestione del rischio connesso alla Movimentazione Manuale di Carichi (MMC)”. Un documento che raccoglie linee di indirizzo sugli aspetti di valutazione e gestione del rischio che “tutte le Regioni dovranno adottare e che consentirà un’interpretazione univoca sul territorio nazionale di un tema complesso come la movimentazione manuale dei carichi” in linea con quanto indicato dal D.Lgs. 81/2008 e dalle norme tecniche.
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Dal 21 al 22 marzo presso la Stazione Marittima di Zaha Hadid l’unico appuntamento del Centro Sud Italia per gli operatori dell’hotellerie e dell’extralberghiero
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l 2017 è stato un anno più che positivo per il turismo italiano con una crescita sostenuta sia degli arrivi (+5 milioni rispetto al 2016), sia delle presenze turistiche (oltre 17 milioni in più), con aumenti che hanno coinvolto tutte le tipologie di prodotto e di strutture ricettive: il comparto alberghiero ha segnato un +4,3% e l’extralberghiero +3,9%. Per quanto riguarda il Sud Italia, nel 2017 è cresciuta la domanda turistica (+2,8%) e si sono registrati valori molto positivi per le imprese (+5,3%). L’industria turistica, dunque, negli ultimi anni sta recuperando posizioni per flussi turistici e fatturato. Da questa premessa nasce HospitalitySud, che si pone l’obiettivo di soddisfare una conseguente maggiore richiesta di forniture e servizi da parte del mondo dell’ospitalità, in considerazione che dai dati Istat 2016 al Centro Sud (Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Puglia) risultano 6.825 hotel e 29.395 esercizi extralberghieri.HospitalitySud, l’evento dedicato alle forniture e ai servizi per l’hotellerie e l’extralberghiero, avrà luogo mercoledì 21 e giovedì 22 marzo 2018 a Salerno, presso la Stazione Marittima di Zaha Hadid.Ideato e organizzato dalla Leader srl, è l’unico appuntamento del Centro Sud Italia per gli operatori del mondo Ho.Re.Ca., in particolare: hotel, resort, ville, dimore storiche, relais, country house, agriturismi, villaggi, camping, affittacamere, bed and breakfast, case vacanza, ostelli, centri benessere, terme. Gli addetti ai lavori potranno incontrare le aziende presenti nel salone espositivo e partecipare ai seminari di aggiornamento e di formazione e agli incontri professionali, in 4 sale dedicate, su tematiche
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di interesse. Le aziende rispondono ai seguenti settori merceologici: abbigliamento professionale; articoli di cortesia, biancheria e accessori da tavola, da letto, per bagno; branding, brand reputation, customer relationship management, marketing, comunicazione; certificazioni, consulenza strategica, formazione, offerte di lavoro; design e complementi d’arredo per interno e esterno; elettrodomestici, elettronica di consumo e climatizzazione; food & beverage; gestori telefonici, telefonia fissa e mobile, impianti audiovisivi e wi-fi; materiali per l’edilizia (ceramica, vetro e sanitari); OLTA On Line Travel Agencies e Metamotori; piattaforme integrate con booking engine e CRO Central Reservation Office, revenue management; progettazione e realizzazione interni, riqualificazioni; servizi energetici, sistemi antincendio; servizi finanziari (assicurazioni, banche, circuiti di carte di credito); social media marketing; tecnologie hardware e software di gestione; web advertising, web marketing, web design. Il Fondatore e Direttore Ugo Picarelli: «HospitalitySud va a colmare un vuoto esistente nel Centro Sud Italia di appuntamenti dedicati al mondo dell’ospitalità, nonostante il forte aumento di investimenti nel turismo registrato negli ultimi anni. Con la ricca offerta espositiva e il vasto programma di seminari e incontri a cura di esperti del settore, HospitalitySud mira a diventare il principale riferimento per tutti gli operatori dell’hotellerie e dell’extralberghiero del Centro Sud che potranno partecipare gratuitamente all’evento». www.hospitalitysud.it
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a preso il via la quinta edizione di OneMorePack, il concorso di creative packaging design italiano patrocinato da Aiap, Assografici e Confindustria Campania, rivolto ai designer professionisti e a quelli in formazione. OneMorePack raccoglierà fino al 31 marzo progetti e lavori in cartotecnica che si contenderanno il premio promosso da Grafica Metelliana. Due competizioni parallele. La prima destinata a freelancer, agenzie di comunicazione e aziende, che potranno iscrivere uno o più packaging già realizzati per il mercato italiano o estero, compilando gli appositi moduli e inviando un campione per ogni lavoro iscritto. Quattro categorie: astucci food (vino, pasta, olio, cioccolato, etc.); astucci no food (cosmetica, profumi, gioielli, abbigliamento, accessori, etc.); visual (espositori da terra, espositori e dispenser da banco, etc.) e label. L'altra, destinata agli studenti degli Istituti Superiori e delle Università con indirizzo design, richiede lo sviluppo di un progetto di packaging design per HP, partner tecnico della competizione. Saranno 4 i vincitori di categoria tra i professionisti e assegnate 3 menzioni speciali “miglior funzionalità”, “miglior innovatività”, "miglior comunicazione", quest'ultima dagli utenti web. Tre i premiati tra gli studenti: al primo classificato uno stage di 3 mesi presso un'agenzia di comunicazione. Al secondo e terzo uno stage di 1 mese presso un'agenzia di comunicazione. Notevoli i partner di questa quinta edizione: Arjowiggins Creative Papers, Fedrigoni, Heidel-
berg, Luxoro, Oneprint, Sappi. Tra i media partner Converter, Inside Marketing, Print Lovers, Italia Grafica, Rassegna dell'Imballaggio, I pirati grafici, Infopackaging. Per partecipare è necessario seguire le indicazioni disponibili su www.graficametelliana.com, nell'apposita sezione “OneMorePack”, e inoltrare i campioni richiesti entro e non oltre il 31 marzo 2018.
Ritorna il concorso che mette in gara la competitività di professionisti e studenti per la migliore soluzione creativa. C’è tempo fino al 31 marzo Febbraio | Marzo 2018
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salute
Antonino Di Pietro Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com
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Capelli, tutto quello che c’è da sapere
Il ciclo di vita e i rimedi di ultima generazione in campo tricologico
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l capello si rinnova per tutta la vita. La sua radice (o bulbo) si stacca dalla papilla che forma il fondo del sacco follicolare per formare un nuovo capello. L’evoluzione del capello avviene in tre fasi. La fase anagen è quella della crescita, la più lunga, che dura dai 2 ai 7 anni. La sua durata è diversa a seconda delle aree cutanee. In questa fase, il follicolo pilifero è molto attivo e le cellule hanno un tempo di replicazione che varia dalle 24 alle 48 ore. La seconda fase, chiamata catagen, è un momento di breve durata (7-21 giorni). In questo periodo si interrompe l’attività di riproduzione cellulare e di crescita e la radice del capello risale verso l’esterno. Infine, la fase telogen è un periodo di riposo che dura circa 3 mesi, durante il quale il nuovo capello compare a fianco di quello caduto. Una volta caduto il vecchio capello, se non ci sono malattie che alterano questo processo, un altro gruppo di cellule è pronto a iniziare il processo di crescita, cioè un nuovo capello. Quanti sono? Il numero dei capelli presenti sulla testa varia notevolmente da persona a persona. Mediamente ne abbiamo circa 100.000, ma ci sono soggetti con un numero molto superiore, che raggiunge in alcuni casi le 150.000 unità e anche oltre. La quantità di capelli è
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influenzata da diversi fattori, come età, genetica, sesso e condizione di salute. Il numero è di solito inferiore negli individui con capelli rossi (80.000) rispetto ai bruni (100.000) o ai biondi (120.000). Il 90% circa di questa quantità si trova, inoltre, in fase di crescita. L'alopecia androgenetica colpisce quasi il 90% degli uomini, ma anche il 10% delle donne. È causata da fattori genetici associati a un aumento degli ormoni androgeni e per il momento non ci sono cure definitive. Per gli uomini è utile la finesteride, controindicata, invece, nelle donne in età fertile perché può causare malformazione al feto. Per entrambi i sessi è indicato il minoxidil. Anche se non si conosce bene come funziona, si sa che allunga la vita media del follicolo pilifero; il farmaco si trova in lozioni da mettere 2 volte al giorno sulle zone interessate. Anche alcuni integratori rallentano la caduta dei capelli, come la biotina, da prendere per bocca 1-2 volte al giorno per 3 mesi. L’ultima novità in campo tricologico è la fototerapia, o meglio, la ledterapia: questo trattamento utilizza una lampada speciale che, a circa 15-20 centimetri dal cuoio capelluto, emette luci ed è in grado di stimolare cellule dei bulbi pifferi. Si è dimostrato efficace da solo nei casi più lievi di alopecia. In quelli più seri, invece, si può utilizzare in sinergia con un altro trattamento, chiamato Ppr (Plasma ricco di piastrine), che sfrutta le proprietà delle piastrine per stimolare la ricrescita dei capelli. Bisogna ripetere i trattamenti per 3-5 volte. I risultati sono positivi nel 70% dei casi. Gli studi in corso stanno accertando l’influenza che può avere una corretta centrifugazione del sangue ai fini di migliori risultati. La calvizie, inoltre, non è considerata una malattia e, quindi, queste terapie non sono rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale.
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Giuseppe Fatati Presidente Fondazione Adi Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica
Urbanizzazione e salute / I parte
Un modello di sviluppo urbano sostenibile è essenziale per preservare la salute pubblica. Nel settembre del 2015, 193 Stati membri delle Nazioni Unite si sono riuniti a New York con l’obiettivo di adottare 17 nuovi obiettivi del Sustainable Development Goals (SDGs)
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empre più spesso si sente parlare di urbanizzazione e salute come una nuova sfida per il sistema sanitario nazionale. L'urbanizzazione è il processo di sviluppo e organizzazione che porta un centro abitato ad assumere le caratteristiche tipiche di una città. Il termine include sia la creazione materiale di strutture, come reti di trasporti e sistema fognario, sia i cambiamenti di comportamento e costume della società. Questi ultimi sono quelli che più interessano il sistema sanitario, soprattutto in relazione a quelle patologie come obesità e diabete. L’urbanizzazione viene in genere definita in relazione a due categorie interpretative: da un lato quella demografica, legata a fenomeni quali l’aumento della popolazione nella aree definite urbane e dall’altro quella territoriale, basata su indicatori quali il consumo di suolo, la diffusione e la concentrazione delle città. Dobbiamo sapere che oltre 3 miliardi di persone vivono oggi in città metropolitane e megalopoli. Nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale che vive nelle città ha superato il 50% e questa
percentuale è in continua crescita. Nel 2030, 6 persone su 10 vivranno nei grandi agglomerati urbani e verosimilmente, se il trend si stabilizza, nel 2050 saranno 7 su 10. Considerando tali presupposti possiamo affermare che si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e di una tendenza irreversibile da studiare sotto numerosi punti di vista primi fra tutti l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto industriale e occupazionale e soprattutto la salute. Un modello di sviluppo urbano sostenibile è elemento essenziale per preservare la salute pubblica. Nel settembre del 2015, 193 Stati membri delle Nazioni Unite si sono riuniti a New York con l’obiettivo di adottare 17 nuovi obiettivi del Sustainable Development Goals (SDGs). Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) mirano a migliorare in modo decisivo le condizioni di vita di tutta la popolazione mondiale. Per la prima volta è stato inserito un preciso obiettivo (SDG 11) dedicato a rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, sostenibili e resilienti. Strumenti chiave per raggiungere questo obiettivo come lo sviluppo abitativo, la qualità dell’aria, la buona alimentazione e il trasporto pubblico, vengono individuati chiaramente e diventano importanti determinanti di salute nelle città. Questi concetti si inseriscono nel più generale tema di come migliorare la salute, come priorità globale nella programmazione che va dal 2016 al 2030 con un particolare punto (SDG 3) focalizzato sulla realizzazione della promozione del benessere psico-fisico per tutti e per tutte le fasce di età. In pratica si tratta di porre rimedio all’ambiente cosiddetto “tossico” che è alla base delle principali patologie metaboliche, evitando l’interazione di più fattori “obesiogeni” (ambientali, socioeconomici e culturali) in individui geneticamente suscettibili. Febbraio | Marzo 2018
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arte
Per Alfio Vico, il Falconiere di Antonello Tolve Art Critic / Independent Curator Professor at the Academy of Fine Arts in Macerata Una rassegna per il trentennale della Galleria di Ancona visitabile fino al 20 marzo
L’
avventura trentennale della Galleria del Falconiere (1975-2005), cui la GABA. MC dedica fino al 20 marzo una rassegna, rappresenta uno dei percorsi più vivaci dell’arte contemporanea nelle Marche. Inaugurata il 20 dicembre 1975, la galleria disegna sin da subito un programma espositivo vincente che, se da una parte elude le logiche del mercato, dall’altra punta l’indice sull’azzeramento della distanza tra l’opera, l’artista e il pubblico per farsi luogo di sperimentazione, di accoglienza, di analisi declinata al presente e alle presenze più brillanti dell’arte. Nato da un’idea di Alfio Vico, fabbro di professione e gallerista per passione, lo spazio di Falconara Marittima è un centro polifonico in cui l’arte e il discorso sull’arte si intrecciano indissolubilmente per costruire un progetto sempre più aperto al nuovo che avanza. Nel 1976, durante il suo primo anno di attività, si susseguono febbrilmente personali e collettive preziose: sfilano i nomi di Guillaume Corneille del gruppo CoBrA, di Alberto Colliva, di Luigi
Bartolini, dell’un pò dimenticato Gustavo Foppiani, di Carlo Bertè seguito a ruota dalla mostra Mario Schifano / Franco Angeli, dalla collettiva Corneille, Guttuso, Lebenstein, Lucebert, Mussio, Radice, Saetti e da un ulteriore ciclo di personali dedicate a Giosetta Fioroni, a Vincenzo Ferrari, a Fabio Mauri (che il 13 novembre presenta la scottante performance Ideologia & Natura 1973/1976) e a Ugo Carrega. ffrendo all’artista la possibilità di agire nella piena autonomia e nella piena padronanza delle proprie idee, la Galleria del Falconiere propone
un itinerario visivo inusuale, fatto di progetti innovativi che dialogano con i grandi cuori dell’arte, evidenziando così l’assoluta centralità della provincia. Gomito a gomito con gli attori più taglienti dell’arte contemporanea, Alfio Vico ha costruito un tragitto splendente fatto di scommesse, di giochi disinteressati, di piacevoli e importanti incontri che hanno elaborato col tempo un racconto ad arte unico e prezioso: «in galleria c’era un certo movimento, una grande attività. Accanto e attorno alle mostre si creavano cataloghi,
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Suzanne Santoro a Mario Schifano, per giungere via via a Albino Simoncini, a Mauro Staccioli, a Giulio Turcato, a Nanni Valentini, a Nanda Vigo o a una giovanissima Marina Mentoni, la Galleria del Falconiere, ha modellato nei suoi trent’anni di attività un sentiero espositivo entusiasmante, teso a coinvolgere lo spettatore, a costruire gli audaci argomenti del nuovo in un mondo, quello della vita, che resta per tutti l’orizzonte dentro il quale si tesse la trama dell’opera. si progettavano numeri unici di riviste. Si poteva mangiare tutti insieme con gli artisti e i critici d’arte, discutere magari davanti a un buon bicchiere di vino». Dopo appena tre anni di attività, e precisamente nel 1978, la Galleria del Falconiere sposta la sua sede a Ancona, dapprima in via Piave 37 per poi trovare assetto definitivo in Piazza del Plebiscito 24. È una nuova scommessa, un nuovo inizio che vede concentrarsi attorno al Falconiere una serie di energie, di progetti entusiasmanti ed esclusivi (come non ricordare quello realizzato con Hidetoshi Nagasawa nel 1991?). Muro d’Europa / L’Automobile, del 1979, è una delle esposizioni che non solo consolida il rapporto tra Alfio Vico e Fabio Mauri l’artista tornerà a Ancona nel 1982 con l’Antica performance - ma sottolinea anche la costante linea di sperimentazione che la galleria porta avanti. Sensibile e curioso a tutte le novità che si affacciano dalla balaustra dell’arte contemporanea, Alfio Vico delinea un programma volutamente vario e variegato, 62
aperto ad accogliere qualsiasi fonte creativa, con il desiderio sempre più avvertito di vivere il proprio tempo, e forse anche con la consapevolezza di scrivere la storia. Da Gianni Asdrubali a Sandro Chia, da Enzo Cucchi a Giosetta Fioroni, da Osvaldo Licini a Elio Marchegiani, da Eliseo Mattiacci a Fabio Mauri, da Nunzio a Stephanie Oursler, da
«la Galleria del Falconiere, ha modellato nei suoi trent’anni di attività un sentiero espositivo entusiasmante, teso a coinvolgere lo spettatore»
Fabio Mauri, Muro d'Europa, 1979, Galleria del Falconiere, Ancona
finisterre
Baudelaire a fumetti di Alfonso Amendola Docente di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali Università di Salerno
I meravigliosi disegni di Tanino Liberatore per illustrare 29 poesie de “Fiori del male”, un progetto voluto dal Comicon nella sempre raffinata grafica di Doppiavù Studio
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nfinita bellezza mista ad inquietudine. Sensualità e noia. Sono questi alcuni dei temi dei “Fiori del male”, opera poetica di quel gigante che fu Charles Baudelaire. Pubblicata il 25 giugno 1857 fu immediatamente scandalo, ripetutamente condannata per blasfemia e pluricensurata per pornografia. Ma al contempo “I fiori del male” sono la linea di costruzione di tutta la poesia futura. E lui, Baudelaire, il mito assoluto di ogni generazione. La sua poesia è il solido rifugio di tutte le adolescenze. È il meraviglioso battito dei cuori messi a nudo. È la consapevolezza di chi sa che la parola quando diviene poetica non è solo parola. Dedicato a questo libro, che ogni quindicenne (per ardimento e spirito libero) dovrebbe sempre portare con sé, la meraviglia dei disegni di Tanino Liberatore. L’autore di imponenti visioni iperrealiste, l’inventore (con Tamburini) di Raxerox, l’amico fraterno di Andrea Pazienza (sarà il creatore di Pentothal a farlo esordire sulla rivista underground “Cannibale”), il realizzatore d’immaginifiche copertine di ellepi (come si chiamavano
un tempo) di autori come Frank Zappa. Un vero navigatore nei linguaggi e nelle forme del contemporaneo. Stavolta è l’illustrazione di un classico della letteratura. “I fiori del male”, appunto. Un progetto voluto dal Comicon nella sempre raffinata grafica di Doppiavù Studio. Liberatore ha scelto 29 poesie dal corpus baudelairiano e ci ha donato altrettanti ritratti dell’immaginario femminile raccontato nei “Fiori del male”. Il tratto fumettistico di Liberatore (forte, sinuoso, ammiccante, intensamente chiaroscurale) perfettamente dialoga con la poesia di Baudelaire. E con queste illustrazioni di Liberatore de “I fiori del male” si realizza una perfetta sintonia tra la tensione poetica e il disegno. E quindi eccoci nella poesia di Baudelaire e nel suo raccontarci il mondo attraverso la parola innamorata e il suo esser vagabondo, passeggiatore solitario, inseguitore del diverso, libertino, erotomane, testimone individuale di un sentire collettivo. Cantore di una bellezza tragica, perché infelice, dice Baudelaire “quasi non concepisco un tipo di bellezza
dove non vi sia infelicità”. Temi che, successivamente, troveremo nei grandi spaccati espressivi nel Novecento inoltrato non solo in quello letterario ma nell’intero sistema dei processi creativi tra arte, cinema e soprattutto musica. Perché la poesia di Baudelaire esplora il mondo in nuovissime modalità. Sovrapponendo, sempre, quotidianità e avventura, guardando attraverso gli occhi incantati di un fanciullo e la maturità di un adulto. Una poesia che racchiude in sé atteggiamenti contrastanti: l’ozio e la concentrazione, la spensieratezza e l’ansia, la delicatezza e la spudoratezza, la solitudine e il distacco. In un benefico mix di una sensibilità di natura emotiva e poetica. La sua poesia è“puer” e “senex” perché amalgama l’ebbrezza del rischio con la saggezza interpretativa. È un avanzare spavaldo e analitico. Una poesia che si muove con lo sguardo smaliziato del presente, con la luce nobile del passato e con un sentimento di visionaria proiezione nel futuro. Quel futuro che ora freme, scalpita, ruggisce nelle illustrazioni d’incantevole sensualità firmate Tanino Liberatore. Febbraio | Marzo 2018
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LIBRI
CINEMA
a cura di Raffaella Venerando
I frutti del vento di Tracy Chevalier
C’
Editore Neri Pozza pagg. 320 euro 17,00
è tutta l’essenza degli Stati Uniti del primo Ottocento nel romanzo di Tracy Chevalier “I frutti del vento”. Insieme alle parole, scorrono lungo il libro le immagini dell’inizio del sogno americano, dell’immigrazione, della corsa all’oro, di quella povertà sofferta e arida dei proprietari terrieri. Protagonista del libro una famiglia numerosa, i Goodenough. James e
Sadie Goodenough - rispettivamente marito e moglie giungono nella Palude Nera dell’Ohio dopo essere stati costretti a lasciare il Connecticut. Qui devono fare fortuna piantando meli, cosa non semplice perché il luogo è ostile e la terra tutt’altro che generosa. L’armonia della grande famiglia - dieci sono i figli - è messa a dura prova dalla febbre gialla che miete vittime, dall’ossessione del capofamiglia per il frutteto - triade di cibo, sogno di realizzazione e proprietà - e dalla madre che vuole avere sempre ragione, più dedita all’acquavite e a se stessa che alla cura del resto. In un giorno apparentemente felice, per l’insana follia di Sadie e l’inettitudine di James, la famiglia, già smembrata, va definitivamente in pezzi. A cambiare sarà soprattutto la vita dei più piccoli di casa, Robert e Martha, unici eroi positivi della saga cui è dedicata la seconda parte del libro. Una curiosità: personaggi realmente esistiti vivono ne “I frutti del vento”. Tra questi il botanico britannico William Lobb, che agli inizi dell’800, introdusse in Inghilterra piante originarie del continente americano, come le gigantesche sequoie. «Ma a volte è così nella vita: bisogna fare un passo indietro per andare avanti». 64
a cura di Vito Salerno
The Square di Ruben Östlund
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incitore della Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes, il film è un irresistibile mix di ironia e provocazione, analisi sociale e umorismo politicamente scorretto, soprattutto sul mondo dell’arte contemporanea. Con il geniale e stravagante The Square il regista svedese Ruben Östlund si è affermato come uno dei più originali cineasti oggi sulla scena. Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma e padre amorevole di due bambine. Christian è intensamente impegnato con il suo entourage nell’organizzazione di una grande mostra. Nel museo c’è enorme fermento, in particolare, per il debutto di un’installazione chiamata “The Square”, un’opera che ha come scopo quello di invitare la gente all'altruismo e alla condivisione. Tuttavia, quando un giorno a Christian viene rubato il cellulare per strada, reagisce in modo scomposto. La sua reazione inaspettata genererà una serie di eventi a catena che faranno precipitare la sua vita rispettabile nel caos più completo. Il quadrato è un santuario di fiducia e amore, entro i cui confini tutti abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri - Iscrizione sull’opera “The Square".
1 FEBBRAIO/ MARZO 2018
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