editoriale
Spazio Campania, un’agorà internazionale per le eccellenze di Andrea Prete, presidente Confindustria Salerno Il progetto, nato da una partnership tra la Regione Campania e Unioncamere Campania, è pensato e realizzato non solo come vetrina per eventi istituzionali, ma anche e soprattutto per le imprese. Lo showroom a Milano vuole, infatti, essere per il nostro mondo produttivo un ulteriore luogo di incontro, scambio e crescita, dove alle tradizioni campane senza tempo possano affiancarsi prodotti contemporanei e innovativi
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n Piazza Fontana, negli ex locali della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, l’otto febbraio scorso è stato inaugurato “Spazio Campania”: 500 metri quadri in pieno centro in cui le eccellenze della manifattura, dell’enogastronomia, dell’artigianato, della moda e della cultura made in Campania escono dai confini di origine per mettersi in mostra in un’agorà internazionale. Il progetto, nato da una partnership tra Unioncamere Campania e Regione Campania, è pensato e realizzato non solo come vetrina per eventi istituzionali, ma anche e soprattutto per le imprese. Spazio Campania vuole, infatti, essere per il nostro mondo produttivo un luogo di incontro, scambio e crescita, dove alle tradizioni campane senza tempo possano affiancarsi prodotti contemporanei e innovativi. Prodotti differenti per raccontare un’identità multiforme, eterogenea ma comune e condivisa. Si è scelta Milano perché la città - da sempre ma ancora di più da Expo 2015 - è riconosciuta in Italia e all’estero come internazionale, aperta, accogliente e capace di rispondere al meglio alle domande del turismo moderno. Inoltre, l’immagine della città è legata a doppio filo al mondo degli affari e del business, soprattutto per alcune filiere per cui è oramai da tempo punto di riferimento a livello mondiale, quali la moda, l’hi-tech, il mobile, il food e il design. Non dimentichiamo che Milano è sede del più esteso polo fieristico al mondo dopo quello di Hannover. Solo lo scorso anno - ad esempio - il Salone del Mobile ha fruttato alla città 38 milioni di euro di indotto per gli alberghi e, nelle scorse settimane, la fashion week ha coinvolto - sempre in termini di indotto - circa 19mila imprese. Nel segno di questa efficiente vivacità nasce Spazio Campania. Vogliamo che le imprese campane abbiano l’occasione
per intercettare nuove opportunità e seguire l’esempio di organizzazione e proiezione internazionale della metropoli lombarda. La tecnologia oggi rende possibili nuovi linguaggi e modalità ma uno dei modi più efficaci per connettersi con persone e idee nuove resta l’incontro. Vedere e sentire dal vivo la storia di un’azienda e il collegamento tra un prodotto e il territorio da cui origina non è un’esperienza mediabile. È necessario farla vivere quell’esperienza, è necessario che a spiegarla siano direttamente i protagonisti. Per questo, Unioncamere Campania e Regione Campania hanno deciso di investire in questo progetto corale che vuole mettere insieme il grande e il piccolo, il senior e il giovane, il manifatturiero di qualità con l’artigianato, riuscendo a far convivere tutto sotto la bandiera della Campania che vale. Chiunque voglia approfittare di questa occasione, potrà farlo gratuitamente. Spazio Campania, infatti, nasce per essere una struttura di affiancamento aperta a tutti: imprese, reti di imprese, consorzi o aggregazioni temporanee. In più, la Camera di Commercio di Salerno ha destinato apposite risorse - erogate mediante voucher a valere su bandi regionali - per sostenere le imprese del territorio, di ogni settore e comparto, che intendano creare iniziative aziendali e promuovere la propria offerta commerciale nello showroom. Sono con noi in questa nuova avventura il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, nonché il presidente della CCIAA di Milano Carlo Sangalli e quello di Assolombarda Carlo Bonomi, tutti sicuri che Lombardia e Campania, seppur diverse, possano - cooperando - fare belle cose. Ne siamo certi anche noi: la collaborazione fa bene al futuro. Marzo | Aprile 2019
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sommario
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EDITORIALE Spazio Campania, un’agorà internazionale per le eccellenze di A. Prete
MyTi Sizer, la personalizzazione dei servizi 25 con un time to market pari a zero Intervista a G. Schieppati 26 Law on chain, il contratto si fa automatico Intervista a L. Guiggi
SPECIALE PREMIO BP PER L'INNOVAZIONE Professione innovatori Intervista a E. Gisolfi
27 «La nostra chatbot per servizi eccellenti» Intervista a V. D'Angelo
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Sella, il Fintech dentro la banca Intervista a S. Mirante
Applicazioni cliniche a "valore aggiunto" 28 con RIAtlas Intervista a L. Romanelli
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TIM e il futuro dei servizi Intervista a R. Soldaini
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CTI FoodTech, un'altra sfida superata Intervista a B. Crescenzo
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Manini Connect, la solidità dell'intelligenza 10 predittiva Intervista a M. Boccolini
Milvus, in un'unica piattaforma le più 29 promettenti tecnologie di monitoraggio Intervista a L. Punzo 30 TOMMI, il gioco che fa bene Intervista a V. Megale 32 Gradì: due misure, un solo semplice sensore Intervista ad A. Di Bartolomeo
12 AlignVISION, l'eleganza della precisione Intervista a P. Raschiatore 14 Unika, di nome e di fatto Intervista ad A. Capone 15
Cartobox�, non chiamatela scatola Intervista ad A. Mastalia
17 «La stampa 3D sta cambiando il volto del futuro» Intervista a E. Cataldo 18
Hiro Robotics, il mondo in meglio Intervista a T. Manca
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SmartOsso, il pet toy intelligente Intervista a D. Rositano
FOCUS Le ZES nel Mediterraneo: il caso 36 della SCZ-Suez Canal Zone di A. Panaro
20 EPIC O, la strada è quella giusta Intervista a P. Guaschi
NEWS ENTRIES Global Biomedical Services srl, 39 un modello internazionale di professionisti a cura della Redazione
FisioIng, il progetto riabilitativo su misura 21 del paziente Intervista a M. Genovese
Best Italian Selection, 40 la passione fa la differenza di Raffaella Venerando
22 Cani allerta diabete, il cuore di Serena Onlus Intervista a R. Zampieri
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PRIMO PIANO Trasporti, la direzione ecosostenibile 34 di G. Ferrajoli
Mercurius Bi, la scommessa sportiva 23 si fa finanziaria Intervista a F. Machella
BUSINESS «La capacità imprenditoriale 41 non nasce dal nulla, ma si coltiva» Intervista a G. Gallo
24 RADAR for Privacy, tutto sotto corretto controllo Intervista ad A. Rizzo
42 #POSITIVE BANKING di BNL Gruppo BNP Paribas | Direzione Engagement
NORME E SOCIETÀ La scelta dell'organismo di mediazione 44 di M. Marinaro Le riproduzioni fotografiche nell'attività d'impresa 46 di M. Galardo PRIVACY Modello 231 e reputazione on line: quali 49 connessioni? di P. Di Stefano FISCO Il credito di imposta ricerca e sviluppo 51 di A. Sacrestano 53
Ora anche il verbale del finanziamento soci è tassato di M. Fiorentino
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Resto al Sud: nuovi requisiti di accesso di G. Arleo
LAVORO Troppi accessi su Facebook durante l'orario 56 di lavoro: licenziata di M. Ambron SICUREZZA Bando Isi 2018, dall’Inail 370 milioni di euro 57 alle imprese che investono in sicurezza a cura di Inail, ufficio comunicazione esterna e relazioni internazionali
BON TON 59 Guardaroba maschile, dieci regole da imparare a memoria di N. Santini SALUTE 60 Rimage, aiutare il viso a restare giovani in modo naturale di A. Di Pietro 61
Diabetes technology e autocontrollo | I parte di G. Fatati
NUMERO 1 MARZO / APRILE 2019 Bimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 67 7 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Andrea Prete Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management Vito Salerno Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Ser vice Srl Via Madonna Di Fatima, 194 84129 Salerno Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 039711 70653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Salerno Foto Archivio Costozero/Vito Salerno Massimo Pica/Ag. Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it
L e op inioni esp resse neg l i a r tic ol i a p p a r teng ono a i sing ol i a u tori dei q u a l i si intende risp etta re l a p iena l ib er tà di g iu diz io
FINISTERRE Karl Mannheim, generazioni e conoscenza 62 di A. Amendola LIBRI/HOME CINEMA 64 La tela degli svizzeri a cura di R. Venerando
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64 The Children Act - IL VERDETTO a cura di V. Salerno Marzo | Aprile 2019
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speciale premio assemblea best practices per l'innovazione
PROFESSIONE INNOVATORI
Edoardo Gisolfi, Presidente Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno: «Al Premio la creatività italiana si mette in mostra» di Raffaella Venerando
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residente, anche nel corso dell’ultima edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno - la dodicesima - il palco è stato tutto per piccole e grandi storie di innovazione: quali aspetti la hanno colpita di più? Come ogni anno la cosa che mi colpisce di più è l’entusiasmo di tanti imprenditori provenienti da tutta Italia che, con grande passione, competenza e professionalità portano avanti il proprio progetto di impresa, la loro sfida per poter competere sui mercati internazionali e creare occupazione e crescita per il sistema Paese. Quest’anno abbiamo raccontato 109 storie di innovazione, tra aziende e startup, provenienti da ben 14 regioni di Italia (dalla Sicilia al Piemonte) e abbiamo favorito opportunità di collaborazione tra aziende, startup e i vari attori dell’ecosistema dell’innovazione del Premio promuovendo “dal
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basso” e in maniera concreta il paradigma dell’open innovation. Abbiamo visto come una PMI campana, la CTI Foodtech, sia riuscita a divenire il secondo player mondiale nella produzione di macchinari innovativi per la trasformazione della frutta, con oltre 100 brevetti depositati in tutto il mondo, e come molte startup abbiano trovato soluzioni altamente innovative, in alcuni casi “distruptive”. Una di queste, segnatamente la Preinvel, subito dopo aver partecipato alla XII Edizione del Premio BPI ha vinto (aggiudicandosi 30.000 euro) la seconda edizione della ERG Re-Generation Challange svoltasi a Salerno il 31 gennaio, organizzata dai partner del Premio BP dpixel e Gruppo Sella. Ma come queste ci sono decine e decine di altre piccole grandi storie di innovazione e di passione che ben rappresentano la creatività e la dinamicità delle
PMI italiane, vera spina dorsale del sistema Paese. Il Premio è anche una perfetta cartina di tornasole sulla quasi naturale capacità innovativa dei settori industriali. Per la sua esperienza, quali sono quelli più “adattivi” e quali, invece, quelli più resistenti al cambiamento? Se fino a qualche anno fa il settore più dinamico era quello dell’ICT, per sua natura più propenso all’innovazione e alla introduzione di nuovi prodotti e servizi, da qualche anno a questa parte grazie a una maggiore competizione internazionale, a una crescente sensibilità verso i temi dell’innovazione e della green economy, alla presenza nelle aziende di giovani imprenditori anche comparti considerati più maturi hanno cominciato ad investire significativamente sia sull’innovazione di processo (grazie anche alle opportunità offerte dal piano nazionale per Industria
4.0), sia di prodotto, depositando un numero sempre maggiore di brevetti. Non a caso nelle ultime edizioni del Premio tra le aziende e le startup premiate, oltre a quelle del settore IT e Health-tech e Healthcare, ne figurano molte del packaging, agroalimentare, della gomma-plastica, della meccanica di precisione, della produzione di macchinari industriali “intelligenti”, delle costruzioni, dei nuovi servizi finanziari. Non credo, dunque, che, oggi, si possa parlare di settori più o meno “adattivi” o più resistenti al cambiamento ma, eventualmente, di imprenditori più o meno “adattivi” o resistenti al cambiamento. Quello che abbiamo visto negli ultimi anni, però, ci fa ben sperare. Il tessuto imprenditoriale italiano, seppur tra mille difficoltà dovute allo scenario di contesto, è ancora caratterizzato da grandi capacità, professionalità, competenze e “inventiva” che fanno sì che l’Italia sia ancora il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Qual è stata la scoperta tecnologica che le ha rivoluzionato l’esistenza? Considerata l’accelerazione degli ultimi anni nel settore dell’innovazione tecnologica, con impatti determinanti per non dire “rivoluzionari”, sarebbe difficile indicare una singola “scoperta” e/o tecnologia che “mi ha rivoluzionato l’esistenza”. Di sicuro si può dire che la grande accelerazione tecnologica e di innovazione degli ultimi 30 anni in tutti i settori è molto legata allo sviluppo crescente dell’ICT in senso lato (HW, telecomunicazioni, IA, Big Data, ecc.). Trattandosi, però, di una doman-
Stazione Marittima di Salerno, location della XII edizione del Premio BPI
da personale, preferisco dare una risposta personale. La mia esistenza non è stata rivoluzionata da una scoperta tecnologica, ma da una delle cose più antiche del mondo: la vita. La mia esistenza è cambiata con la nascita di mia figlia. Sarà banale ma è così. La più grande rivoluzione è sempre la vita, l’essere umano. Ci crede nell’idea dell’intelligenza artificiale al potere? Siamo effettivamente prigionieri di una vecchia concezione di lavoro? Sono molte le definizioni di Intelligenza Artificiale e molti e variegati i settori e ambiti di applicazione; molte etichette per una unica certezza: siamo davanti ad una rivoluzione destinata a cambiare non solo il nostro modo di lavorare ma anche la nostra vita, l’economia e gli equilibri politici mondiali. Negli ultimi anni le grandi multinazionali (le Over The Top come Facebook, Google, Amazon, Apple e Microsoft) stanno facendo a gara per acquisire startup innovative nel campo dell’AI e per avviare e/o sostenere progetti di ricerca di cui già oggi
vediamo alcuni frutti. La maturità tecnologica ha fatto sì che l’Intelligenza Artificiale passasse dall’ambito della ricerca a quello del business e, anche se a volte inconsapevolmente, della vita quotidiana di tutti noi. Basta citare a tal proposito l’AIM (Artificial Intellingence Marketing), l’utilizzo di algoritmi di Intelligenza Artificiale e Machine Learning con l’obiettivo di “persuadere” le persone a compiere un’azione, acquistare un prodotto o accedere ad un servizio. Non è questione, pertanto, di credere o non credere nell’IA o di essere più o meno legati alla vecchia concezione del lavoro; di fatto questo è un “fenomeno” già in atto e come ogni innovazione, o “rivoluzione”, la IA non rappresenta di per sé né il “male”, né il “bene”, tantomeno possiamo fermare il progresso (non è nella natura dell’uomo). L’importante è essere consapevoli delle opportunità e delle minacce e governare adeguatamente il fenomeno a livello mondiale in maniera equilibrata evitando di demonizzarlo o esaltarlo.
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speciale premio best practices per l'innovazione | I partner
Sella, il Fintech dentro la banca «Mettere in contatto l’impresa tradizionale con startup e realtà che possono trasformare un’intuizione in un progetto concreto è ciò che facciamo in Sellalab, la piattaforma fisica di innovazione per le imprese presente anche a Salerno» di Raffaella Venerando Salvatore Mirante responsabile Campania Banca Sella
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erché Banca Sella sceglie di investire in un’azienda innovativa? Qual è il quid che fa la differenza tra un progetto e un altro? Nella sua storia di oltre centotrenta anni Banca Sella è sempre stata attenta all’innovazione, facendo la scelta strategica di governare la tecnologia e i cambiamenti in atto, per contribuire al successo dei propri clienti. Come ci insegna l’esperienza, le aziende che hanno futuro sono quelle che hanno le capacità di sapersi trasformare adeguandosi ai tempi e cogliendo le opportunità che i cambiamenti e le nuove tecnologie offrono. In questo contesto, a differenziare un progetto da un altro, è spesso la capacità di trasformare un’idea in qualcosa di concretamente realizzabile. Spesso mancano competenze specifiche, un business plan dettagliato, tecnologie adeguate. Mettere in contatto l’impresa tradizionale con startup e realtà innovative che possono trasformare un’intuizione in un progetto concreto fa parte del ruolo della
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nostra banca. Sellalab, la piattaforma di innovazione per le imprese del gruppo Sella presente anche a Salerno, è il luogo fisico dove far incontrare realtà differenti, un hub dove la condivisione e la contaminazione creano opportunità. Nella valutazione - da 1 a 10 conta di più: lo stato dell’arte, le prospettive di sviluppo, il team? Il team è senza dubbio l’aspetto fondamentale. Senza un team affiatato, organizzato, dalle competenze forti e complementari, è difficile che si riesca a far diventare concreta quella che all’inizio è solo un’idea. Le prospettive di sviluppo e la bontà del progetto sono aspetti da tenere seriamente in considerazione, ma un buon team è in grado di superare gli ostacoli, aggirarli e vedere soluzioni alternative. Fondamentali sono anche l’affiancamento da parte di esperti, coach e mentor, che grazie al network di Sellalab siamo in grado di offrire. Se il progetto non decolla, spesso la ragione è… Senza organizzazione, program-
mazione, concretezza anche il miglior progetto rischia di non decollare. Non servono solo fondi, servono capacità manageriali e imprenditorialità. Se le startup investono su questi aspetti hanno una maggiore probabilità di durare nel tempo, crescere, evolversi e trasformarsi in imprese più strutturate. Banca Sella ha il gene dell’innovazione nel suo Dna. Gli imprenditori, invece? Per la sua esperienza, generalmente prendono in ambito finanziario direzioni più conservative, opzione “sicure”, o si stanno aprendo a soluzioni alternative? Le soluzioni sul mercato sono tante. Per le imprese in particolare ci sono le opportunità dei mini bond e per le startup i fondi di venture capital, tutte e due soluzioni nate per offrire fonti di finanziamento alternative. Gli imprenditori più lungimiranti si stanno muovendo su questo territorio ed è anche compito nostro avvicinare le imprese a queste opportunità offrendo servizi di consulenza sempre più personalizzati.
speciale premio best practices per l'innovazione
TIM e il futuro dei servizi Ruggero Soldaini: «Portiamo le idee vincenti di aziende e startup agli interlocutori giusti» di Raffaella Venerando
Ruggero Soldaini business sales sud area manager Campania e Basilicata, TIM
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erché TIM sceglie di investire in una azienda innovativa? Qual è il quid che fa la differenza tra un progetto e un altro? TIM è fortemente focalizzata sulla Digital Trasformation che consiste nel riconcepire la propria organizzazione investendo in nuove soluzioni tecnologiche. L’attenzione è ai progetti innovativi che consentono di utilizzare le piattaforme digitali già asset di TIM, integrando l’offerta con nuovi servizi. Nella valutazione - da 1 a 10 conta di più: lo stato dell’arte, le prospettive di sviluppo, il team? Compito di TIM è quello di accompagnare le Aziende e Startup innovative offrendo la propria esperienza per tradurre le idee in servizi monetizzabili e la propria organizzazione e presenza capillare sul territorio per portarle sul mercato agli interlocutori giusti. Nell’edizione 2018 del Premio Best Practices per l’Innovazione avete scelto di accompagnare Law on chain e Myti per… Quest’anno abbiamo scelto di investire su “Law on chain” in quanto riteniamo che la tecnolo-
gia blockchain possa consentire una grossa semplificazione della gestione della contrattualistica e su “MYTI” che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per la configurazione di apparati e che può essere molto utile per la gestione di reti complesse.
Il futuro, secondo lei, sarà governato dall’intelligenza artificiale? L’intelligenza artificiale, insieme alla disponibilità di connessioni sempre più veloci e infrastrutture più efficienti, consentirà di pensare in modo diverso al futuro di molti servizi.
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E RES OSTO P M P I MO PRI
CTI FoodTech, un’altra sfida superata Il primo posto va a un’azienda che da anni contribuisce ad innalzare il livello tecnologico del mercato della produzione di macchine per la lavorazione della frutta. Elevata capacità di lavorazione, orientamento automatico dei frutti e bassi costi di manutenzione fanno della 300-AVC la più performante macchina per denocciolare l’avocado. Biagio Crescenzo: «Innovare è il mio personale modo di andare sulla luna»
Biagio Crescenzo CEO CTI Food Tech
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Il nostro mercato di riferimento è l’industria di trasformazione della frutta e, nel caso specifico, le aziende di tutto il mondo che commercializzano prodotti a base di avocado, che è necessario denocciolare prima delle fasi di processo successive. Fino a oggi questa operazione veniva effettuata a mano, con eccessivo impiego di manodopera e scarsa resa, con una incidenza negativa sulla crescita del mercato, in forte espansione. La nostra innovazione, la 300-AVC, automatizza questo processo, grazie a un sistema brevettato di taglio gestito elettronicamente da un processore dedicato. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Il mercato ha risposto positivamente. Già prima del lancio ufficiale del macchinario, abbiamo raccolto ordini di nuove unità dalle regioni del mondo con maggiore concentrazione di produttori di avocado. Per innalzare anche il livello di competitività del Paese occorrerebbero, secondo lei, più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva? E a livello di singola realtà aziendale, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Non penso che l’Italia abbia mai registrato nella sua storia un deficit di inventività e intelligenza creativa. È vero, invece, che esiste un ampio margine di miglioramento per il livello di efficienza di tutte le parti che contribuiscono al quadro economico generale, certamente delle imprese, che devono investire in innovazione, ma anche delle infrastrutture necessarie alla crescita delle aziende, della pubblica amministrazione, della scuola e università. Nella singola realtà aziendale, proporre sul mercato un buon prodotto è il fondamento imprescindibile intorno al quale si organizza la gestione dei processi, che si evolvono e si aggiornano dinamicamente con l’evolversi del prodotto, della domanda, e del contesto economico nel quale l’azienda opera. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Mi colpiscono le innovazioni che migliorano i processi di lavoro e quelle tecnologiche che hanno un impatto positivo sul mondo della produzione, della sicurezza e sull’ambiente. Infine, richiamano la mia attenzione tutte le innovazioni non ancora diffuse ma che hanno un grande potenziale e aiuteranno a risolvere le grandi tematiche della sete, della fame e delle malattie nel mondo. 8
Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua… I viaggi nello spazio e il pionierismo della storia dell’astronautica mi hanno sempre affascinato. La prima volta che ho visto il LEM, il modulo lunare delle missioni Apollo, ovvero il lander utilizzato dai programmi spaziali della Nasa per trasportare gli astronauti sulla Luna, sono rimasto sbalordito per la capacità dell’uomo di costruire e usare una macchina del genere. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Sicuramente l’energia a basso costo per tutti, con la fusione nucleare controllata, sarà l’innovazione rivoluzionaria che permetterà un balzo in avanti all’intero pianeta.In attesa di questa innovazione epocale, anche il settore dei trasporti farà grandi passi in avanti. In un futuro prossimo le automobili, a mio avviso, scompariranno. Il mezzo di trasporto “personale” verrà ripensato nell’ottica di una riduzione drastica dell’inquinamento e della razionalizzazione delle risorse. Nasceranno così piccole unità di trasporto proprietarie, al posto delle odierne autovetture, collegate a catene e infrastrutture di viaggio pubbliche. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? L’intelligenza artificiale ci ha aiutato e potrà aiutarci a comprendere cose che al momento sono fuori dalla portata delle nostre capacità di calcolo e comprensione mentale. Pensare che possa sostituire un uomo, o addirittura conquistare il potere, nonostante la mia passione per la fantascienza, la considero un’ipotesi che rimarrà confinata in quell’ambito. Sempre che l’uomo, al pari di altre tecnologie, decida di utilizzarla in maniera corretta e non distruttiva.
Andrea Prete, presidente Confindustria Salerno, premia la squadra della CTI FoodTech
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Manini Connect, la solidità dell’intelligenza predittiva Un sistema integrato all’interno dei pilastri principali dell'edificio consente di effettuare le necessarie manutenzioni in modo tempestivo. «Il monitoraggio è la nostra chiave di volta», parola di Manuel Boccolini - amministratore delegato di Manini Prefabbricati
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Manini Connect è un sistema di monitoraggio degli edifici prefabbricati e rappresenta lo stato dell’arte in termini di sicurezza, prevenzione e gestione intelligente delle strutture prefabbricate, consentendo di effettuare le necessarie e dovute manutenzioni in maniera tempestiva. Il sistema è integrato direttamente all’interno dei pilastri prefabbricati principali, durante le fasi di produzione di questi ultimi. In tal modo, gli elementi prefabbricati sono pronti fin da subito per trasmettere dati attraverso l’utilizzo del cloud. Un complesso di sensori, integrati nella struttura dei pilastri prefabbricati, consente di rilevare i dati relativi alle caratteristiche termo-igrometriche interne dell’edificio, così come le variazioni dovute alle sollecitazioni dinamiche cui viene sottoposta la costruzione, in particolar modo in seguito ad eventi sismici. Ad oggi avete ricevuto manifestazioni di interesse da investitori? Abbiamo ricevuto ad oggi molte manifestazioni di interesse da più parti per costituire collaborazioni di implementazione su diversi fronti e abbiamo altresì già venduto ed installato il sistema su edifici prefabbricati di nuova costruzione. A livello di singola realtà aziendale, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Puntiamo moltissimo su ricerca e innovazione continue, ma i loro effetti potrebbero essere vani se, alla base, non ci fosse una corretta gestione dei processi aziendali e di tutte le fasi organizzative. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Quando sono in viaggio, in giro per il mondo - cerco di ritagliarmi ogni anno il tempo necessario per farlo - mi piace vedere e valutare l’efficienza dei servizi: come funzionano la metro di Mosca, i taxi di New York o i bus di Londra. Li confronto tra loro e nella mia testa mi costruisco la mia società ideale. Un mix delle eccellenze. Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua e quella che cambierà il mondo nei prossimi anni. Sono un grande ammiratore di quel genio, scienziato e artista che fu Leonardo da Vinci che non solo fu il padre di grandi invenzioni come il paracadute o l’elicottero, ma gettò le basi della sperimentazione e della ricerca dei secoli a venire. Oggi la tecnologia rivoluzionaria che potrebbe davvero cambiare il mondo in modo straordinario è quella che permetterà di produrre una fonte di energia inesauribile. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Credo nel progresso, nella scienza e nel potere dell’intelligenza artificiale ma solo se a supporto dell’intelligenza umana al potere. L’intelligenza umana è un algoritmo irrealizzabile; a quella artificiale mancherà sempre un quid ineffabile e non razionalizzabile come l’anima. 10
speciale premio best practices per l'innovazione | ecosistema
O P P O R T U N I TÁ D E LL’ E C O S I S T E M A
In un’ottica di integrazione con le realtà nazionali più dinamiche, il Premio è il “luogo” in cui domanda e offerta di innovazione si incontrano e i diversi attori dell’ecosistema si confrontano in maniera diretta, mettendo a disposizione concrete opportunità per i partecipanti o facendo scouting di progetti.
Banca Sella www.sella.it SellaLab www.sellalab.it TIM www.tim.it ELITE www.elite-network.com Banca Monte Pruno www.bccmontepruno.it Credimi www.credimi.it Great Place to Work www.greatplacetowork.it Orakom www.orakom.it LUISS EnLabs www.luissenlabs.com Digital Magics www.digitalmagics.com 012 Factory www.012factory.it INNOVA www.innova-eu.net ENEA - Enterprise Europe Network www.een-italia.eu/in-italia
Savino Solution www.seensolution.com Knowledge for Business www.kforbusiness.it Fondazione Saccone www.fondazionesaccone.it Medaarch www.medaarch.com Talent Garden Padova www.talentgarden.org GO DESK www.godesk.it ECONOMY www.economymag.it TalenTour www.talentour.org ANGI - Associazione Nazionale Giovani Innovatori https://angi.tech Opstart Equity crowdfunding www.opstart.it Crowdfunding formazione Srls www.crowdfundingformazione.net Palazzo Innovazione www.palazzoinnovazione.it Marzo | Aprile 2019
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AlignVISION, l'eleganza della precisione Paolo Raschiatore, amministratore di Vision Device: «La nostra innovazione - unica al mondo - introduce la visione artificiale nella ricerca automatica delle posizioni di tutti gli incroci del disegno sul tessuto, affinché possano essere utilizzate sia per il controllo geometrico dei tessuti, sia per realizzare l’allineamento tra le parti
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Obiettivo del progetto è la realizzazione di un ciclo automatico e industrializzato per il taglio degli abiti su tessuti a quadri e a righe. La tecnologia è quindi rivolta ai produttori di abiti, su scala industriale ma con la volontà di creare capi di alta o altissima qualità. Le metodologie preesistenti richiedono che un operatore esegua artigianalmente la disposizione delle varie parti dell’abito, o l’allineamento manuale dei tessuti, in modo che una volta assemblate le parti si mantengano gli allineamenti dei quadri nell’abito. L’innovazione introduce la visione artificiale nella ricerca automatica delle posizioni di tutti gli incroci del disegno sul tessuto, affinché possano essere utilizzate sia per il controllo geometrico dei tessuti che per realizzare l’allineamento tra le parti, con sistemi “intelligenti” che costituiscono elemento caratterizzante dell’innovazione, unica al mondo. La difficoltà è data dalla grandissima varietà dei tessuti da lavorare (che cambiano ogni stagione), con disegni dei quadri differenziati sulla base di complesse variazioni di tessitura. Da pochi mesi si è conclusa l’esclusiva di utilizzo della vostra innovazione. Ora, quali sono le prospettive? Il progetto ha consentito direttamente l’industrializzazione di un prodotto, denominato “AlignVISION” che ha già prodotto risultati economici validi con il primo cliente che ci ha consentito lo sviluppo completo. Da febbraio, terminato il periodo di esclusiva, è iniziata la commercializzazione, per la trasferibilità ad altre aziende del settore (sia italiane che estere). Soprattutto punteremo ai grandi costruttori mondiali di impianti di taglio automatico, e crediamo che le potenzialità siano elevate. Per innalzare anche il livello di competitività del Paese occorrerebbero, secondo lei, più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva? E a livello di singola realtà aziendale, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Per la competitività del Paese a mio giudizio è più importante una maggiore efficienza complessiva, che possa creare il terreno fertile di sviluppo per tutte le attività economiche, sia per favorire il lavoro delle menti che nelle nostre imprese sono ormai oberate da una miriade di problemi e adempimenti che sottraggono energie alle attività creative, che per attrarre investimenti e collaborazioni dall’estero. Dedicherei inoltre una maggiore attenzione alla formazione (soprattutto alla scuola, dalle elementari all’università, con particolare attenzione 12
all'internazionalizzazione), per creare future generazioni di giovani motivati e preparati.Le invenzioni saranno una diretta conseguenza dei due punti sopra descritti.A livello di singola realtà aziendale è importante tutto, occorre sì avere dei buoni prodotti, ma è ancora più importante una corretta gestione dei processi. Infatti, senza una corretta gestione della produzione (controllo dei costi, qualità, puntualità ecc.), oppure senza una corretta gestione marketing e commerciale, anche i prodotti migliori non potranno produrre risultati economicamente vantaggiosi. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Sull’organizzazione delle città, sull’efficienza di ciò che ci circonda (servizi che funzionano, pulizia ecc.) ma soprattutto sulla felicità e serenità nel viso delle persone, che poi sono lo specchio di come la comunità in oggetto riesce a rispondere alle sue necessità. A volte città o stati all’avanguardia della tecnologia sono piene di persone che vivono con frenesia e angoscia la propria quotidianità. Ecco, questo non è sempre il modello migliore da seguire, almeno globalmente. Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua… Quelle più semplici a volte sono le migliori, molte volte relative ad oggetti ormai di uso comune (il mouse, il telecomando ecc.), ma se dovessi sceglierne una sarebbe legata alla comunicazione. Ad esempio la trasmissione radio. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Pensando in generale, i settori potranno essere innumerevoli, per cui ne indico uno, e riguarda la gestione dell’energia, che condizionerà molto tutto il resto. Credo che la mobilità sarà sempre più gestita elettricamente e lo sviluppo in questo settore cambierà veramente il mondo nel futuro, anche molto prossimo. L’auspicio (ma qui è più difficile fare previsioni e comunque i tempi sono più lunghi) è che si modifichi il modo di produrre l'energia elettrica, sempre meno da combustibili fossili, utilizzando al loro posto nuove tecnologie pulite, non solo le “comuni” rinnovabili attuali, come l’idrogeno, la fusione, ecc.. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Non molto, l’intelligenza artificiale sta compiendo passi da gigante, ma i suoi ambiti di applicazione sono comunque confinati e definiti, non sarà mai possibile sostituire l’intelligenza umana nelle funzionalità di vita generiche, soprattutto nelle attività più complesse e varie, in particolare nella direzione di una azienda o ancor di più di una società. Ovviamente sarà sempre più utile l’intelligenza artificiale come supporto alle decisioni, ma resterà sempre uno strumento, e il suo uso dovrà essere attento e potrà essere positivo e negativo a seconda di capacità e intenzioni di chi lo controlla.
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Unika, di nome e di fatto Angelo Capone, responsabile Ricerca & Sviluppo della HTT Centro Affilatura: «La nostra invenzione riduce i tempi di lavorazione e aumenta la vita utile dell’utensile da taglio per l’industria aeronautica»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? L’invenzione Unika si riferisce ad un utensile per foratura (manuale), in particolare, da taglio in metallo duro con più taglienti per uno o più elementi tra loro giuntati di materiali compositi. É dunque rivolta a tutto il comparto aerospace e aeronautico. Tale utensile inventivo risponde alle richieste del mercato, effettuando operazioni di foratura rispettando le stringenti procedure aeronautiche. L’uso di utensili è il costo e il tempo più elevato in termini produttivi per l’industria aeronautica. La nostra invenzione riduce i tempi di lavorazione e aumenta la vita utile dell’utensile da taglio. A causa della grande quantità di forature da effettuare su ogni assemblato, è richiesta una maggiore longevità degli utensili da taglio in modo da effettuare minor numero di cambio utensile. Il problema è risolto dalla Unika, in quanto essa è un utensile per foratura e alesatura da usare in una sola passata con foro a diametro finito rispettando i requisiti di qualità richiesti. Per innalzare anche il livello di competitività del Paese occorrerebbero, secondo lei, più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva? La competitività del Paese dovrebbe basarsi sull’idea di competenza e di efficienza in primis. Poi il resto. L’invenzione nasce da una attenta analisi e conoscenza del settore in cui si opera. Nasce dopo aver vagliato in modo scrupoloso tutto ciò che si è già fatto con diligenza e competenza. Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua… Il cinema muto. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Quello che potrebbe cambiare il mondo è un accordo tra istituzioni/mondo normativo/invenzione. 14
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CartoBox®, non chiamatela scatola Anella Mastalia, Maf: «La nostra è una soluzione di packaging innovativa e personalizzata, destinata ai prodotti promozionali e ai campioni di prodotto, capace di rafforzare la customer experience»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? CartoBox® è l’ultimo nato della famiglia Cartolinea®.È una soluzione di packaging innovativa, destinata ai prodotti promozionali e ai campioni di prodotto. Nel mercato del packaging promozionale, infatti, i campioni di prodotto hanno la capacità di rafforzare la customer experience, consentendo all’utente di sperimentare direttamente il prodotto. CartoBox® è una soluzione personalizzata di packaging, che permette il confezionamento di oggetti in giustezza e sicurezza. Consente di mettere in corrispondenza i materiali promozionali inseriti all’interno del packaging con la personalizzazione esterna del packaging stesso. Inoltre, il packaging può essere dotato di connettori digitali, come BarCode, QR-Code, RFID. Ad oggi avete ricevuto manifestazioni di interesse da investitori? CartoBox ha accolto il benestare dei già clienti, non per ultimo Poste Italiane di cui siamo partner commerciali. Abbiamo riscontrato interesse soprattutto nel mondo del food e nella cosmesi. Per ottimi risultati aziendali, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? L’una non può prescindere dall’altra. È fondamentale avere una visione aziendale chiara e perseguirla ponendo attenzione alle evoluzioni del mercato e alle esigenze del cliente. L’innovazione che secondo lei cambierà il mondo nei prossimi anni? Il rispetto dell’ambiente e il riciclo sono due temi che cambieranno le nostre abitudini e il nostro futuro. La carta avrà un ruolo fondamentale in questa evoluzione culturale a maggior ragione se, come nel nostro caso, saprà bene interpretare le innovazioni che vengono dal mondo digitale. Marzo | Aprile 2019
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speciale premio best practices per l'innovazione | hack for innovation
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Hack for Innovation, iniziativa organizzata da Confindustria Salerno in collaborazione con l’Università di Salerno, l’Università di Napoli “Federico II” e Sellalab, rientra a pieno nel paradigma dell’open innovation che caratterizza il Premio Best Practices per l’Innovazione. Il progetto mira a favorire un “ponte” tra mondo accademico e sistema imprenditoriale, con positive ricadute per i giovani coinvolti. Hack for Innovation non è una mera maratona di coding, ma una competizione ad alto contenuto formativo e livello di creatività, una sorta di “laboratorio per l’innovazione”, che coinvolge studenti e dottorandi di informatica, ingegneria informatica, ingegneria gestionale, economia aziendale, comunicazione e management d’impresa. I partecipanti quest’anno hanno affrontato le challenge lanciate dalle aziende So Lab Spa, Mecar Spa e Renzullo Centro di riabilitazione. Queste ultime hanno così avuto la possibilità di sperimentare le capacità, le competenze e la creatività dei partecipanti, valutare idee e soluzioni proposte per le questioni/sfide lanciate, nonché verificare profili di interesse da introdurre all'interno dei processi aziendali. 16
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«La stampa 3D sta cambiando il volto del futuro» Emilio Cataldo, di H-Opera, ci racconta i tanti passi avanti fatti in ambito medico, ostacolati però dalle inefficienze dell’apparato burocratico
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? La dima vertebrale, da noi progettata, dà modo ai chirurghi di operare sulla colonna vertebrale non più “ad occhio”, ma in modo personalizzato, preciso (poiché progettazione e planning sono effettuati con moderni software e non unicamente tramite TAC) e di abbattere di rimando sensibilmente i rischi per il paziente. Ciò si declina anche in un vantaggio economico per il Sistema Sanitario Nazionale. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Si è fatto avanti qualche investitore? Abbiamo proposto la nostra applicazione ad una vasta gamma di operatori spinali e neurochirurghi, da quelli più “giovani” a quelli della “vecchia guardia” (generalmente più refrattaria a questo tipo di innovazione); quasi tutti hanno accolto l’idea con curiosità ed entusiasmo. Ciò ci ha fatto capire che il problema che affrontiamo è molto sentito. Abbiamo avuto anche diverse proposte di collaborazione e altre ancora stiamo valutandole; il vero “problema” risiede nella macchina burocratica che riguarda questo tipo di dispositivi medici. Per innalzare anche il livello di competitività del Paese occorrerebbe? Noto una grande voglia generale di innovare ed elevata qualità inventiva.Probabilmente, l’efficienza del sistema resta il più importante ingranaggio da ingrassare. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Sono sempre attratto dalle “diversità”, quelle umane, paesaggistiche, culturali. Ancora di più rimango affascinato da come, pur interfacciandosi con realtà completamente avulse alla propria, sia sempre possibile trovare, nelle diversità, grandi similitudini. Qual è stata la scoperta tecnologica che ha rivoluzionato la sua esistenza? Credo che l’evoluzione e la divulgazione della rete Internet rappresenti forse la più consistente rivoluzione, avendo permeato in modo quasi totalizzante, tutti i campi e tutti i settori. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? La divulgazione di tecnologie di stampa 3D cellulare (bioplotter), insieme alle nano tecnologie, consentiranno di effettuare considerevoli passi in avanti nel campo medico (e non solo). Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Gardner affermava che non esiste l’intelligenza, ma “le intelligenze”. Credo che quella “artificiale” potrà essere un valido supporto alle altre forme di intelligenza umana. Tuttavia, supporre un’egemonia dell’intelligenza artificiale farebbe perdere di senso anche le parole che ci stiamo scambiando.
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Hiro Robotics, il mondo in meglio Tomaso Manca, Co-Founder & Business Development Manager: «Crediamo in una robotica ispirata alle persone, che nasca per risolverne i problemi e cambiarne la vita in positivo»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? L’industria sta vivendo una trasformazione radicale, da realtà fortemente strutturata ad ambiente più dinamico in cui uomini e macchine lavorano fianco a fianco. L’arrivo dei robot collaborativi, pensati per assistere gli operatori e non per sostituirli e per bloccarsi istantaneamente se una collisione con una persona viene rilevata, è uno degli elementi più interessanti di questa trasformazione. Hiro Robotics vuole portare la collaborazione uomo macchina ad un nuovo livello, arricchendo i robot collaborativi con la capacità di vedere e interagire con ciò che li circonda. I sistemi già esistenti sul mercato scattano una foto all’oggetto con cui il robot deve interagire, ne localizzano la posizione nello spazio e inviano alla macchina una singola posizione da raggiungere. Durante il movimento il robot resta cieco e incapace di reagire a ciò che accade intorno a lui. HIRO VS4, il nostro sistema di guida robot in visione, osserva l’oggetto per tutta la durata della mansione, portando nuovi livelli di precisione, robustezza e collaborazione. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Si è fatto avanti qualche investitore? La risposta ad oggi è stata straordinariamente immediata e concreta. Diversi produttori di robot ci hanno contattato da tutta Europa e non solo, proponendoci di partecipare alla realizzazione di demo per importanti saloni dell’automazione. Inoltre aziende integratrici di prodotti per l’automazione ci hanno contattato per realizzare insieme sistemi da proporre ai loro clienti abituali e aziende manifatturiere ci hanno sottoposto i loro problemi che i sistemi di guida robot in visione tradizionali non riescono a risolvere. A questo si aggiunge il premio a Smart cup Liguria come miglior startup industrial, il secondo posto al Premio Best Practices di Confindustria Salerno e il terzo al prestigioso Open innovation contest di NTT DATA. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Quando siamo in giro per il mondo più che gli occhi amiamo soffermare le orecchie sulle storie delle persone che incontriamo. Siamo tutti amanti dei viaggi avventurosi, con poca organizzazione e tanta improvvisazione. Incontrare persone provenienti da diverse culture e con diverse esperienze di vita è stato fondamentale per diventare le persone e gli imprenditori che siamo. Fondamentali anche i 3 anni spesi da ognuno di noi all’estero. Qual è stata la scoperta tecnologica che ha rivoluzionato la sua esistenza? Mi piace pensare che a rivoluzionare le mie giornate più che la mia esistenza non siano le tecnologie, ma le cose più semplici. Oggi un sole caldo e 30 gradi su una spiaggia in riviera rivoluzionerebbero la mia esistenza più di qualsiasi, IoT, Pc o Macchina. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? La robotica davvero può cambiare il mondo in meglio. HIRO significa Human Inspired Robotics. Crediamo in una robotica ispirata alle persone, che nasca per risolvere i loro problemi e per cambiarne la vita in meglio, e non solo che prenda spunto da come le persone “funzionano” per essere sempre più efficace. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? L’intelligenza artificiale è ancora molto lontana dal sostituire le persone nelle professioni. Non credo in un’intelligenza artificiale che possa scrivere una nuova Divina commedia, quello no. Per quanto riguarda il potere, visto la piega che il mondo sta prendendo, non so più cosa aspettarmi. 18
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SmartOsso, il pet toy intelligente Una serie di sensori contenuti nell’osso consente di rilevare e analizzare valori come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, le pulsazioni e il Ph salivare e comunicarli al padrone mediante un'app
Domenico Rositano
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? SmartOsso è il primo osso intelligente per cani, che monitora lo stato di salute del nostro amico a quattro zampe. Punta ad unire l’aspetto ludico con l’health care, in quanto coniuga il gioco con la misurazione di una serie di parametri riguardanti la salute del nostro amico.Smartosso è in grado di rilevare e analizzare valori come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, le pulsazioni e il Ph salivare, acquisendo anche dati sullo stato di stress dell’animale, sulla carie orale e segnalando al padrone quando è il momento di accompagnarlo ad una visita di controllo dal veterinario. É dotato di un'app che analizza i valori rilevati, li organizza per restituire una valutazione fornendo un database per misurare anche a lungo termine l’andamento della salute. Manda inoltre avvisi quando è ora della detartrasi o del richiamo del vaccino, fornisce promo e sconti su veterinari e su store di pet food, beauty, e molto altro ancora. Insomma…uno strumento che non c’era e del quale si sentiva il bisogno. Adesso è realtà! A che punto siete con la concretizzazione? Si è fatto avanti qualche investitore? È stato registrato il brevetto ed eseguita la fase di prototipazione. È in fase conclusiva anche il testing sul materiale da utilizzare. Siamo pronti a lanciare la campagna online di raccolta fondi e a chiudere il primo round con un finanziatore! Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Sui cani e sui loro padroni! Sul rapporto che si instaura e che è decisamente diverso da paese a paese, da nord a sud del mondo. Qual è stata la scoperta tecnologica che ha rivoluzionato la sua esistenza? Il microonde. Cosa sarebbe la vita di una persona sempre in giro, sempre in viaggio, se non avesse un microonde?! Scongela e cucina (e salva) le cene di chiunque. Come farne a meno ormai! Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Naturalmente SmartOsso! Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Assolutamente no, ma sono certo che l'intelligenza artificiale ci aiuterà ad affrontare meglio le sfide del domani. Marzo | Aprile 2019
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EPIC 0, la strada è quella giusta Nasce il primo quadriciclo elettrico italiano per merci. Capace di percorrere fino a 170 km con una carica, è stato pensato per facilitare il trasporto nei centri urbani. Ce ne parla Paolo Guaschi, della Mecaprom Motors, l’azienda che lo ha progettato
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Al bisogno di una distribuzione merci capillare all’interno dei centri urbani, dove economicità di esercizio e salvaguardia dell’ambiente sono possibili. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Dobbiamo ancora testare la risposta effettiva sul mercato reale, dato che la distribuzione dei nostri veicoli partirà a maggio. Tutti i potenziali clienti interpellati in questi mesi di progettazione per le verifiche hanno dato un riscontro positivo confermandoci che il prodotto è centrato da un punto di vista funzionale e risponde alla totalità delle caratteristiche tecniche richieste. Impressionante è stata la risposta dei mercati esteri a tal punto che stiamo rivalutando la data di distribuzione per il resto dei paesi europei anticipandola di almeno sei mesi rispetto ai piani iniziali. Ad ulteriore riprova, se paesi come Olanda, Spagna, Inghilterra e altri che vantano numeri maggiori e strutture capillari nell’ambito della mobilità elettrica trovano rispondenza in un prodotto italiano, ciò conferma la correttezza della strada intrapresa. Per innalzare il livello di competitività del Paese occorrerebbero più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva? L’Italia in generale come tutto il tessuto produttivo ha bisogno di efficienza e di metodo, oltre ad una politica di investimento veramente mirata alla realizzazione di progetti innovativi. Le invenzioni sono l’ultimo dei nostri problemi, non ho mai conosciuto un imprenditore o un’azienda che non mi abbia parlato almeno di un prodotto innovativo ma fermo nel cassetto per il timore di affrontare lungaggini che generano costi che vanno al di là di qualsiasi business plan. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Sulla popolazione in genere e su come ci si muove nella vita di tutti giorni, le strade, i mezzi e l’urbanistica. Osservando queste cose si può comprendere come è strutturata la vita di quel paese e come si affrontano gli affari e il futuro. Le strade stanno ad un Paese come le nostre case stanno a noi: spiegano la nostra personalità. Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua… Quando Gutenberg ha creato il processo di stampa trovo sia stato più rivoluzionario dell’inventore dello stesso internet in quanto ha permesso la divulgazione del sapere senza il rischio che tutto si bloccasse o fosse modificato da agenti esterni, oltre che ad insegnare a meditare il tempo necessario perché i pensieri si sviluppino in concetti e idee. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Non credo in un’innovazione specifica, ma in una reinterpretazione delle attuali che, unite, porteranno a un’evoluzione complessiva. L’avvento dei calcolatori ha già iniziato questo processo, l’importante è non tornare analfabeti. 20
Opening "Hackathon" L'intervento di Andrea Prete, presidente di Confindustria Salerno, e Valeria Fascione, assessore all'Internazionalizzazione e alle Startup - Innovazione della Regione Campania
Prima sessione presentazione progetti
Studenti in visita al laboratorio di "Fabbricazione Digitale"
Presentazione progetti "Hackathon"
La premiazione finale Marzo | Aprile 2019
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FisioIng, il progetto riabilitativo su misura del paziente «Il nostro - afferma Matteo Genovese, ingegnere del team - è un sistema integrato multifunzione per l’analisi riabilitativa. Consente di effettuare una raccolta dati globale su tutto il corpo, al fine di garantire oggettività e rapidità e, quindi, poter finalmente praticare un approccio causale e non sintomatico»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? FisioIng nasce per risolvere problematiche concrete, riscontrate nel campo delle valutazioni riabilitative posturali. Tra tutte, la difficoltà di poter operare con un approccio causale e non sintomatico, in tempi e ingombri ridotti. A fronte di ciò, FisioIng propone un sistema integrato multifunzione per l’analisi riabilitativa che consente di effettuare una raccolta dati globale su tutto il corpo, in un'unica soluzione, Radiation Free, per avere rapidamente un quadro a 360° del paziente. Facilita la valutazione, la diagnosi, riduce i tempi delle visite e soprattutto fornisce altissima qualità alla prestazione. FisioIng ha identificato due distinti segmenti di clienti cui si rivolgerà, potenzialmente interessati al prodotto per ragioni diverse: Centri Sportivi; Studi professionali di Ortopedici e/o Fisioterapisti, Cliniche e Centri Riabilitativi. Nello specifico, il settore sportivo, come mercato chiave, è fortemente interessato alla valorizzazione della prevenzione e al monitoraggio dello stato fisico dell'atleta, al fine di limitare il rischio infortuni. Di contro, il settore delle cliniche o centri riabilitativi, così come gli studi professionali di ortopedici e fisioterapisti, sono più interessati all'analisi posturale intesa come strumento di diagnosi per la riabilitazione e per il trattamento della patologia di un paziente. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Si è fatto avanti qualche investitore? Grazie al “Premio Best Practices per l'Innovazione Confindustria Salerno”, il team è entrato in contatto con l’incubatore “Innova”, con cui si prevede un percorso mirato a testare e validare la tecnologia per proporsi a investitori esteri. Attualmente il team di FisioIng sta portando avanti la fase di prototipazione con due SpinOff universitari, specializzati in consulenze, prototipazione e ingegnerizzazione nel campo dell'ingegneria meccanica e in sistemi di realtà aumentata e realtà virtuale. Con l'obiettivo di confermare se il problema su cui FisioIng sta concentrando le proprie risorse sia una autentica difficoltà per i clienti, è stata eseguita un'indagine diretta, tramite questionario, nel territorio calabrese, nella città di Cosenza, indirizzata a professionisti nel settore (Ortopedici e Fisioterapisti). Il 65% si è dimostrato propenso a utilizzare il macchinario proposto da FisioIng rispetto a quelli offerti dalla concorrenza. Del totale, il 100% ha dimostrato di essere soddisfatto delle potenzialità del macchinario. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Sulla diversità culturale e su ciò che invece accumuna diversi popoli. Viaggiare arricchisce in modo impressionante il bagaglio culturale e aiuta a mettersi in discussione. É il modo migliore per valorizzare ciò che abbiamo, ripartendo da noi stessi. In fondo anche questo vuol dire “innovare”. Qual è stata la scoperta tecnologica che ha rivoluzionato la sua esistenza? Tutto il ramo tecnologico associato all’Internet of Things. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Sicuramente la Stampa 3D. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Credo che l’intelligenza artificiale possa dare un enorme contributo. Tuttavia, ne vanno limitati i campi di applicazione: l’essere umano possiede un’interiorità, che influenza tutto ciò che fa, che nessuna macchina potrà mai sostituire. 22
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Cani allerta diabete, il cuore di Serena Onlus Roberto Zampieri è l’anima del Progetto: «Il nostro dispositivo è un salvavita in differenti situazioni di pericolo per l’uomo»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Al risolvere una situazione pericolosa per la vita di chi - affetto da patologie gravi come il diabete - in caso di crisi glicemica non sia in grado di chiedere aiuto da solo. Grazie all’attivazione di un dispositivo - un tappetino sensibile al tocco che, opportunamente sollecitato dal cane istruito al riconoscimento della crisi glicemiche in arrivo - vengono lanciate diverse richieste di intervento a numeri memorizzati, recapitando un messaggio vocale e la posizione GPS del diabetico per ricevere soccorso. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Oltre le più rosee aspettative, grazie al fatto che - oltre alla nostra specializzazione - il dispositivo ci è stato richiesto anche da associazioni che si occupano di ambiti diversi dal nostro in quanto presenta tutte le caratteristiche necessarie per risolvere situazioni pericolose anche per chi prepara cani per disabili, ciechi e altro. Per lei ha contato di più realizzare un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Sicuramente la bontà del prodotto è importante, però se devo sacrificare qualche punto a questa caratteristica per avere più sicurezza della corretta gestione del processo - che va dal momento della sua attivazione alla risposta positiva della presa in carico dell’emergenza - lo facciamo più che volentieri. La sicurezza nella funzionalità è per noi la priorità. Il Paese dovrebbe impegnarsi di più nell’ambito medico-sociale? Proprio per la mia esperienza trentennale nel sociale posso affermare che il Paese visto come “cuore” degli italiani non ha eguali. A livello strutturale e politico, invece, dovrebbe dare molto di più; spesso chi si occupa di attività medico/sociali è limitato dalla mancanza di strutture e risorse. Quale innovazione, secondo lei, cambierà il mondo nei prossimi anni? Molte sono le innovazioni che potranno cambiare il mondo in un futuro non lontano e la quasi totalità di queste saranno legate alla tecnologia. Mi auguro che questo porti a capire che “Gaia”, l’organismo vivente del quale noi siamo parte, deve essere salvaguardato; infatti proprio al premio Best Practices per l’Innovazione ho visto progetti tecnologicamente avanzati rivolgersi all’aria, all’acqua, all’ambiente e questo mi ha entusiasmato. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Credo molto nell’intelligenza artificiale come guida per le generazioni future. Come detto il mondo cambia, anche troppo velocemente, e oramai abbiamo “macchine” che possono prendere decisioni e fare scelte in autonomia, però, ovviamente soppesando il termine potere. Sono convinto che noi dovremmo rimanere sempre ad un livello superiore. Per quanto possiamo cercare di programmarlo, il cuore umano non sarà mai replicabile. Marzo | Aprile 2019
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RADAR for Privacy, tutto sotto corretto controllo Le ambizioni della piattaforma e di Wiseview raccontate da Adriana Rizzo
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? La nostra idea risponde al bisogno delle aziende di gestire la privacy in maniera organizzata al fine di ridurre il rischio di multe e avere sempre tutto sotto controllo all’interno di un’unica piattaforma di gestione della compliance. L’introduzione del GDPR ha rafforzato questa esigenza introducendo delle sanzioni molto elevate e vincoli organizzativi stringenti per le aziende. Ad oggi avete ricevuto quali sono le prospettive del progetto? Abbiamo delle prospettive ambiziose, il valore dei dati assume sempre maggiore importanza e garantirne la sicurezza attraverso processi e procedure ben strutturati diventa una leva di vantaggio competitivo per le aziende. La piattaforma RADAR for Privacy aiuta le aziende a tenere sotto controllo l’intera struttura organizzativa e semplifica enormemente la complessa gestione della privacy, facilitandone anche le verifiche periodiche. A livello di singola realtà aziendale, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Una corretta gestione dei processi è alla base di un’organizzazione ben strutturata. Infatti, nel caso di RADAR for Privacy, il prodotto ha l’obiettivo di semplificare e automatizzare i processi di privacy compliance, solitamente disaggregati su più attori e più strumenti, quindi molto complessi da gestire. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Solitamente, quando sono in giro per il mondo, oltre alla grande curiosità per la cultura e il modo di vivere della gente locale, osservo la tecnologia in uso e il modo in cui questa è “vissuta” e “percepita”. Con il tempo il confine fra tecnologia, innovazione, moda e design diventa sempre più sottile, rendendo la tecnologia uno specchio della cultura locale. Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua… Il radiotelegrafo…alla base di tutti i sistemi di comunicazione moderna, una vera rivoluzione! Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? L’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni è l’intelligenza artificiale, ma probabilmente la conosciamo nella sua forma embrionale e non siamo ancora in grado di comprenderne appieno il potenziale rivoluzionario. 24
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Mercurius BI, la scommessa sportiva si fa finanziaria Il Co-founder e CEO Fabrizio Machella: «Classifichiamo i rischi, diamo un punteggio, aggreghiamo comportamenti simili e costruiamo strategie che hanno un andamento più o meno rischioso. Un investitore qualificato a questo punto può costruire, tramite la nostra tecnologia, la sua strategia di puntate che si comporta simile ad un prodotto alternativo di investimento»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Il mondo della finanza e degli investimenti si è spinto in orizzonti di prodotti finanziari molto articolati andando a complicare gli schemi di investimento. Nascono così sempre più prodotti finanziari, ad esempio i derivati. La necessità di differenziare il capitale nasce dal fatto che gli investimenti meno sono correlati fra loro, più il rischio si abbassa, come dice la Modern Portfolio Theory di Markowiz. Mercurius ha costruito una tecnologia per rivalutare il concetto di scommessa sportiva in un’ottica più finanziaria. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Si è fatto avanti qualche investitore? Le tecnologie emergenti nel campo dell’intelligenza artificiale hanno permesso a mercati altamente predittivi, come quello degli eventi calcistici, di essere studiati a fondo. Applicando tecniche prese in prestito dalla finanza è possibile costruire dei portfolio di investimenti simili a quelli proposti in finanza. Classifichiamo i rischi, diamo un punteggio, aggreghiamo comportamenti simili e costruiamo strategie che hanno un andamento più o meno rischioso. Un investitore qualificato a questo punto può costruire, tramite la nostra tecnologia, la sua strategia di scommesse che si comporta simile ad un prodotto alternativo di investimento. Ad oggi abbiamo ricevuto un round di finanziamento che ci ha permesso di partire e di fare i primi passi di validazione del nostro business model. Per innalzare anche il livello di competitività del Paese occorrerebbero più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva? Storicamente l’Italia è un Paese dove non mancano le idee, rimaniamo pur sempre una popolazione di inventori. Andrebbe, però, potenziato il sistema di finanziamenti per le iniziative imprenditoriali. Qual è stata la scoperta tecnologica che ha rivoluzionato la sua esistenza? L’IA nel campo della comprensione linguistica. Quotidianamente parlo con la “mia Siri” assistente a tutto tondo durante le mie giornate: mi appunta note, mi racconta che tempo fa e mi dice com’è finita la partita della Roma, mia squadra del cuore. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? Ancora l’IA. Non possiamo pretendere di fermare il processo nonostante gli accorati appelli di uomini di intelletto e di spessore come ad esempio lo scomparso Stephen W. Hawking. L’IA non mette in discussione solamente la sopravvivenza dell’uomo in termini di minaccia militare ma attacca soprattutto il cuore della nostra società: il lavoro. Sempre più lavori saranno massivamente automatizzati cosicché la nostra società dovrà interrogarsi su come rivedere l’uomo nell’età moderna. I lavori che saranno ancora in mano all’uomo saranno quelli che hanno una forte componente creativa quindi dovremmo concentrare i nostri sforzi nell’educazione, cercando di elevare l’intera razza umana ad un livello più alto di comprensione. L’IA ci sta spingendo velocemente ad evolverci, non dovremmo essere così spaventati. Ci crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Il destino dell’umanità deve rimanere in mano a se stessa. L’IA può essere addestrata, rifinita, guidata, ottimizzata ma non deve essere lasciata completamente da sola. Credo che in futuro a livello strategico ci saranno moduli IA specializzati che aiuteranno l’organo decisionale ad ottimizzare le proprie decisioni, ad esempio facendo un fact checking real-time. Marzo | Aprile 2019
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MyTi Sizer, la personalizzazione dei servizi con un time to market pari a zero Gianbattista Schieppati, Ceo della azienda bresciana, sulla capacità innovativa proposta: «Il nostro sistema basato sull’Intelligenza Artificiale è tagliato per tutte quelle aziende di prodotto o progetto che fanno del servizio diretto al cliente un valore distintivo»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Al bisogno di un gran numero di aziende di prodotti e servizi che abbiano la necessità di aiutare sia la forza vendita, sia il gruppo interno di progettazione nella configurazione di prodotti complessi o in listini vasti. MyTi Sizer (il sistema sta cambiando nome in "Declaro") consente alle aziende di trasformare il know-how dei loro tecnici esperti in applicazioni web e mobile utilizzabili da utenti non esperti, distribuiti in tutto il mondo e su tutti i fusi orari. Utenti che, in continuità e autonomia, configurano ed emettono ordini.Per aziende di prodotto o progetto che fanno del servizio diretto al cliente sin dal primo contatto un valore distintivo. Per le aziende che vogliono utilizzare le tecnologie più innovative per digitalizzare il rapporto con la forza vendita e il parco clienti. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Il mercato del MyTi Sizer è molto ampio. Il sistema sta risolvendo il problema della configurazione di prodotti di aziende di settori anche molto diversi tra loro. Facendo esempi concreti, parliamo di realtà che si occupano di: impianti di distribuzione del gas; sistemi di distribuzione del segnale analogico digitale (filtri combinatori di segnali digitali); impianti termoidraulici; prefabbricati edilizi; viti e valvole. Ma anche configurazione di assicurazioni mediche, supporto alla anamnesi per medici, e molto altro ancora. L'intelligenza artificiale viene utilizzata anche per il controllo dei sistemi gestionali e di e-commerce e crm per permettere di certificare la coerenza tecnica dei risultati. Ad esempio possiamo applicare il MyTi Sizer per costituire un ordine o un preventivo che ci dia la sicurezza della sua correttezza. L'ordine - o il preventivo - è costruito infatti con la logica dei Sistemi Esperti. Ad oggi il MyTi Sizer configura 120 classi di prodotto per un totale di decine di migliaia di codici articolo. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Amo soffermarmi a guardare le vetrine delle librerie. Cerco i romanzi che mi conducono a contatto con la creatività vera: quella capace di reinventare la vita; quelle storie che usano l’elemento del linguaggio per produrre qualcosa di nuovo e di importante. Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Credo nel potere dell'uomo e nel suo connaturato desiderio di migliorare se stesso e l'ambiente che lo circonda. L'uomo cerca sempre di potenziare gli strumenti che ha a disposizione. L'evoluzione e il progresso non sono altro che l'espressione di una trasformazione perpetua dei mezzi nelle nostre mani, dalla selce scheggiata all'intelligenza artificiale. Le nuove tecnologie spostano solo un po' più in là l'asticella del tempo: ad oggi l'intelligenza artificiale può fare cose che l'uomo sa fare benissimo, semplicemente lo fa più fretta. Riconoscere le facce o i gattini sui social, guidare un'auto, sono cose che l'uomo sa fare perfettamente da solo. L'intelligenza artificiale non fa che potenziare queste capacità. Rappresenta un'estensione velocissima, ma sempre una estensione dell'uomo. I problemi sono gli stessi che l'uomo ha da sempre dovuto affrontare nei processi di meccanizzazione e l'AI sarà sempre più un supporto per velocizzare e automatizzare compiti e processi che prima erano solo appannaggio umano. Siamo nello stesso campo da gioco della Rivoluzione industriale, soltanto che gli strumenti sono più evoluti. 26
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Law on chain, il contratto si fa automatico «Salvaguardia del dato, decentralizzazione, opponibilità, notarizzazione, pubblicità sono le promesse del progetto». Parola di Luca Giuggi
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Law On Chain è una piattaforma (www.lawonchain.io) per l’automazione di alcune tipologie di contratto, che per la loro natura sono particolarmente adatte ad essere automatizzate. Ci rivolgiamo principalmente a studi legali o a fondi di private equity o, in genere, a tutte le strutture che si occupano di contrattualistica M&A, Escrow management, Intellectual Property, Restructuring del debito e altre categorie di contratti “automatizzabili” come ad esempio il controllo dei Covenant nei contratti di finanziamento. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? Ad oggi l’innovazione ha riscosso molto interesse. Siamo impegnati nelle attività di creazione di una STO (security token offering) per procedere alla raccolta dei fondi necessari al completamento della piattaforma. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Sono una persona attratta da tutto ciò che è tecnologico e che è in grado di aiutare a semplificare la vita delle persone, con un po’ di genialità e originalità. Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? L’AI è sicuramente un tema interessante e intrigante. Può essere d’aiuto all’uomo in molti ambiti per migliorare la qualità di vita, facilitandolo in una serie di compiti che sarà sempre più ampia. Non credo che si potrà mai parlare in assoluto di intelligenza artificiale al potere se non altro perché risulta molto difficile simulare l’intelligenza emotiva: concetti di “bello” o “brutto”, sentimenti e quant’altro rientrano in quel contesto difficilmente potranno essere ricreati artificialmente. Marzo | Aprile 2019
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M PRE A L SEL
«La nostra chatbot per servizi eccellenti» Valerio D’Angelo, Ceo di Citel Group, sull’intelligenza artificiale: «Se formiamo gli uomini a governarla, avremo una società che genera più valore che in passato e che riesce a sostenersi in un’economia complessa, multiculturale, multinazionale e sempre più competitiva»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Già dal 2017 Citel Group ha avviato lo sviluppo di una piattaforma chatbot, cioè un canale di interazione/system of engagement completamente digitale che gestisce una conversazione di messaggistica testuale, basato sulla interpretazione del linguaggio naturale, integrato sia attraverso Facebook Messenger, sia all’interno del sito web istituzionale. L’Intelligenza artificiale a supporto dei processi conversazionali (via chatbot) assolve a tutte quelle funzioni che risultano ripetitive per gli agenti umani, come ad esempio call center e help desk. I campi di applicazione sono svariati e spaziano dalla gestione dei clienti, alla fornitura di informazioni contestualizzate, alla gestione di segnalazioni da utenti a servizi di back-office, all’acquisto di ticket. Il nostro chatbot si rivolge a tutte le aziende, di qualsiasi settore, che abbiano la necessità di automatizzare la comunicazione istantanea e bidirezionale per offrire un servizio più veloce ed efficace ai propri clienti, ottimizzando i costi e riallocando le risorse aziendali su attività ad alto valore aggiunto. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? La risposta da parte dei nostri clienti e degli utilizzatori finali del chatbot è positiva. Ad oggi, infatti, già più del 90% delle conversazioni gestite dalla nostra soluzione sono completate in autonomia, senza l’intervento di un operatore umano. Questo si traduce in vantaggi concreti per l’azienda, quali: Disponibilità di assistenza ai clienti 24/7, con evidente miglioramento della soddisfazione clienti specialmente nei processi che attualmente richiedono intervento dell’operatore; Innalzamento della percentuale di richieste esaudite on line e all’interno della singola conversazione, con ritorno di efficienza nel call center e back-office;Creazione di una Customer Experience personalizzata e contestualizzata alle reali esigenze dei clienti. Attraverso l’introduzione del chatbot nei suoi principali canali di comunicazione, Facebook e sito web, Optima Italia è riuscita a ridurre i costi operativi e migliorare la customer experience. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Guardo sempre con interesse alla cultura delle aziende. Ho visto alcuni piccoli bar fare mostra di una grande cultura aziendale, fatta di processi e sistemi informativi che permettono di assistere i propri clienti come se fossero delle grandi ed efficienti aziende. Questo rimarca la mia idea che l’innovazione non sia solo per i grandi player del mercato ma anche per i piccoli di buona volontà e con una mente aperta e ricettiva al nuovo. Presto poi particolare attenzione al fascino dell’Oriente. Dal punto di vista economico, rispetto all’Occidente, il mercato orientale riesce ad innovare molto di più e con enorme rapidità; anche per questo le potenze dell’economia mondiale si stanno spostando verso questa direzione. Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Credo nell’intelligenza dell’uomo, che sempre più deve concentrarsi sul governo e sul buon utilizzo di quella artificiale. Nel pensare di combattere questa dirompente tecnologia, si commette un grosso errore ma, se formiamo gli uomini, i professionisti, a governare l’intelligenza artificiale, avremo una società che genera più valore che in passato e che riesce a sostenersi in un’economia complessa, multiculturale, multinazionale e sempre più competitiva. 28
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Applicazioni cliniche “a valore aggiunto” con RIAtlas La startup premiata da Banca Sella facilita la precisione delle decisioni cliniche dei medici, migliora l'autonomia e la qualità della vita dei pazienti, riducendo al contempo i costi del sistema socio sanitario. Ce ne parla Luca Romanelli
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? RiAtlas ha sviluppato un’applicazione per la Salute Digitale, sfruttando le potenzialità dell'Intelligenza Artificiale per la gestione integrata di percorsi terapeutico-assistenziali, favorendo il rientro del paziente nel proprio ambiente di vita. Attualmente il governo clinico di pazienti complessi che avviano un percorso assistenziale di cura è dispendioso, scarsamente personalizzato e poco adatto alle reali esigenze del paziente. I risultati complessivi sono difficilmente misurabili. Il paziente è quasi del tutto estraneo al percorso di cura. La nostra soluzione offre un ambiente in grado di prendere in carico il paziente e monitorarlo attivamente, utilizzando dei biomarcatori digitali “validati”, grazie anche all’utilizzo di un dispositivo indossabile. I clienti target della soluzione sono gli ospedali/strutture cliniche. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? La soluzione si posiziona nel mercato del Digital & Mobile Health, un settore in continua crescita ed evoluzione tecnologica, alle prime fasi di introduzione. Attualmente sono in corso delle sperimentazioni dell’applicazione prototipale in strutture cliniche. I feedback ottenuti per ora sono positivi, il prossimo passo sarà portare la soluzione sul mercato. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Amo viaggiare e sono molto curioso. I miei occhi si soffermano su tutto quello che è nuovo, diverso da ciò che sono abituato a osservare tutti i giorni. Sono attratto dalle persone, dalla natura, dalle bellezze che il nostro patrimonio ci mette a disposizione. Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? L’intelligenza artificiale deve migliorare quello che oggi già facciamo, senza sostituirsi alla capacità umana. Non può sostituirsi alla capacità dell’individuo di creare, di dirigere, di pensare. Va dunque vista come un processo di miglioramento continuo, non come un progetto. L’importante è aver chiari gli obiettivi da raggiungere, le tecnologie sono una conseguenza. Marzo | Aprile 2019
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Milvus, in un'unica piattaforma le più promettenti tecnologie di monitoraggio Luigi Punzo, Ceo di TESI srl: «La nostra innovazione è applicabile a diversi contesti in cui fondamentali sono la sicurezza e la prevenzione dei rischi ambientali»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? La nostra innovazione si rivolge agli enti e ai privati che necessitano di un mezzo automatico pilotato da remoto che possa mappare il territorio grazie alla sensoristica presente a bordo velivolo. Inoltre il velivolo è stato pensato e progettato per la ricerca automatica in mare e per l’eventuale lancio di generi di soccorso e protezione (battellini di salvataggio, salvagente, e altro). Per innalzare anche il livello di competitività del Paese occorrerebbero, secondo lei, più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva? E a livello di singola realtà aziendale, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Oggi come ieri la competitività del Paese va di pari passo con quella delle proprie aziende, in special modo in questo momento di rivoluzione digitale è necessario che le imprese innovino in un ambiente maggiormente efficiente. Un ecosistema efficiente è infatti garanzia di maggiore competitività ed è la culla giusta per lo sviluppo di innovazione. Le aziende alla base devono avere una corretta ed efficiente gestione dei processi aziendali. Solo grazie a questo è possibile sviluppare un prodotto che possa poi essere competitivo sui mercati. Direi, quindi, prima una buona gestione e poi un buon prodotto. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Io viaggio tanto e sono sempre colpito dalla pluralità dei panorami e dalla ricchezza culturale dei Paesi, anche se per deformazione personale tendo a soffermarmi spesso sulla qualità tecnica dei miei interlocutori e mi sorprendo ancora a scoprire un linguaggio comune basato sul savoir faire tecnico che accomuna persone anche di nazionalità diversa. Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Sono ottimista e penso che l’essere umano con le proprie comunità sarà sempre al centro del nostro mondo. L’intelligenza artificiale ci consentirà di raggiungere traguardi di evoluzione e progresso inimmaginabili, ma il nostro cervello è molto più complesso dei singoli meccanismi. Penso che solo l’uomo riuscirà, anche nel futuro, a sognare e a realizzare i propri sogni, magari aiutato proprio dall’Intelligenza Artificiale. 30
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TOMMI, il gioco che fa bene Il device progettato da Softcare Studios permette di trasformare la routine terapeutica in gioco, attraverso la realtà virtuale, monitorando costantemente i valori dei pazienti e ottimizzando la terapia. «Il plus del nostro progetto - a parlare è Valentino Megale - è che guarda oltre i limiti imposti dalla malattia»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? TOMMI, il primo progetto della startup innovativa Softcare Studios, nasce con l’obiettivo di supportare l’esperienza dei pazienti durante il trauma rappresentato dalla terapia utilizzando uno strumento digitale - la realtà virtuale - per ridurre l’uso di sedativi e antidolorifici. In particolare, TOMMI (www.tommigame.com) è un’esperienza in VR fornita in forma di gioco interattivo e immersivo, dedicato ai pazienti pediatrici sottoposti a trattamenti medici stressanti e dolorosi: parliamo di ambiti in cui il bambino vive sfide e condizioni particolarmente difficili come la pediatria oncologica, ma anche l’odontoiatria, l’ortopedia e i test diagnostici. Abbiamo progettato ambienti digitali per distrarre i bambini dalle emozioni negative della terapia, per dar loro una tregua dalle mura ospedaliere, ma anche per coinvolgerli attivamente nelle piccole sfide del gioco, stimolando e testando le loro capacità psicomotorie per fornire al personale medico informazioni utili a valutare le condizioni di benessere dei pazienti e ottimizzare la terapia. Inoltre, e per noi rappresenta un aspetto fondamentale, TOMMI coinvolge anche i genitori che possono così giocare con i propri figli e vivere dei momenti di complicità e spensieratezza comuni. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? TOMMI è pronto nella versione closed beta, e in questo momento lo stiamo testando presso il reparto di oncoematologia del Regina Margherita di Torino con pazienti pediatrici, sotto supervisione medica e in collaborazione con le associazioni locali DEAR e Fondazione Amici di Jean. A breve partirà un secondo percorso pilota presso il SS. Annunziata di Taranto in collaborazione con l’associazione LWB Project. Si tratta di percorsi di familiarizzazione con la tecnologia che ci permetteranno di discutere approfonditamente delle potenzialità di TOMMI con il personale medico, i pazienti e le loro famiglie. Le prime sessioni con TOMMI ci hanno davvero emozionato: i bambini giocano a TOMMI e sono entusiasti di rigiocarci e lo stesso vale per i genitori che trovano un modo concreto attraverso cui condividere tempo e sorrisi con i propri figli. Con TOMMI i bambini possono finalmente ritagliarsi un piccolo giardino di privacy, dove lasciarsi andare e rilassarsi con ambientazioni positive, nonostante spesso siano forzati a stare in ospedale. Per noi è una grande soddisfazione, quello che possiamo fare con la tecnologia e l’impatto che possiamo offrire ai bambini con il nostro lavoro è impagabile ed è la molla che ci spinge a fare sempre meglio, sempre più in sintonia con le reali necessità dei pazienti. Marzo | Aprile 2019
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Aver partecipato a un hackathon quanto ha contato nello sviluppo di TOMMI? Con TOMMI abbiamo partecipato al primo hackathon dell’azienda pharma Merck in Italia a Roma nel 2016. La nostra idea è stata selezionata tra i vincitori, permettendoci di lì a poco di partire verso il programma di accelerazione di Merck a Darmstadt, in Germania. Per tutto il team è stato il modo per far emergere la nostra creatività e mostrare l’impatto concreto delle nuove tecnologie digitali quali la realtà virtuale per supportare i pazienti durante la terapia. È stata l’occasione perfetta per connetterci all’ecosistema internazionale di innovazione in digital health, creando una forte partnership con un’azienda leader del settore quale Merck e iniziare così il nostro lungo percorso di successo che ci ha portato dove siamo adesso: con un progetto finalizzato, in mano ai pazienti per cui è stato progettato, insieme a tanta esperienza maturata in questi due anni che ci ha permesso di essere selezionati dalla Commissione Europea come miglior startup in salute digitale nel 2018. Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo? Negli ultimi anni ho viaggiato molto spesso: ho avuto l’opportunità di attraversare l’Europa dal Nord a Sud, volare in USA e raggiungere l’Oriente fino a Taipei. Ciò che mi ha insegnato il viaggio è che non esiste una formula unica per risolvere tutti i problemi, una soluzione magica che faccia da panacea a tutte le nostre paure o necessità. Quando viaggio mi piace scoprire quanto il mondo e le persone possono essere diversi da ciò che ci abituiamo a pensare nella nostra routine quotidiana. Questo si traduce in un’idea fondamentale alla base del mio lavoro e di quello dell’intero team di Softcare Studios: la tecnologia diventa una soluzione reale nella misura in cui riesce a riconnettere le persone con la loro natura, i loro bisogni e le loro aspirazioni. Ci occupiamo di realtà virtuale ma per noi questa non rappresenta l’ennesimo schermo da posizionare davanti agli occhi degli utenti. Piuttosto deve fungere da finestra, attraverso cui riuscire a guardare oltre i limiti imposti da condizioni involontarie quali la malattia. Il viaggio mi insegna a guardare sempre oltre e voglio continuare a farlo anche attraverso la tecnologia. Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere? Credo che in troppi casi abbiamo interpretato la tecnologia come un’opportunità di delegare le nostre responsabilità di esseri umani. La tecnologia deve servirci, è un mezzo per ampliare le nostre capacità, portare il nostro operato su livelli nuovi, non per fare di meno stando seduti sul divano a goderci lo spettacolo. L’IA è una grande opportunità per aumentare l’efficienza delle nostre attività, ma sta a noi renderla davvero intelligente, ossia impiegarla al momento giusto nei contesti più consoni. Se l’IA verrà usata correttamente, ho fiducia che diventerà un ottimo mezzo per ridurre costi e tempi nei vari ambiti lavorativi, far emergere le potenzialità della nostra civiltà a livello globale e offrirci nuovi orizzonti dove crescere e maturare. In questo contesto sta a noi affrontare le sfide che nasceranno e rendere il potere non un fine, ma uno strumento equilibrato per regolare il viaggio che condividiamo su questo pianeta. Il team di TOMMI
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Gradì: due misure, un solo semplice sensore «Il dispositivo proposto - spiega il professor Antonio Di Bartolomeo - permette di misurare contemporaneamente la temperatura e la gradazione alcolica di tutti i tipi di bevande in modo economico, altamente preciso e affidabile»
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quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta? Nel settore delle bevande alcoliche è fondamentale monitorare la gradazione alcolica e la temperatura della bevanda, dal processo di fermentazione-produzione/conservazione fino ad arrivare al momento del consumo. Ad oggi la gradazione alcolica e la temperatura vengono misurate separatamente, tramite sia attrezzature tradizionali, caratterizzate da mancanza di accuratezza, sia attrezzature performanti ma molto costose. Inoltre, in entrambi i casi, i tempi di risposta della misura sono elevati e un solo dispositivo non è in grado di misurare la gradazione alcolica di tutti i tipi di bevande. Il dispositivo proposto, soprannominato Gradì, è un sensore innovativo nanostrutturato che permette di misurare contemporaneamente la temperatura e la gradazione alcolica di tutti i tipi di bevande alcoliche. Gradì è economico, altamente preciso e affidabile; il suo utilizzo è molto semplice, veloce e tecnologico. Gradì è rivolto ad aziende operanti nel settore della produzione di bevande alcoliche, quali aziende vinicole, birrifici e distillerie; a consumatori professionali (sommelier e barman) e a consumatori/amatori. Inoltre è facile prevedere l'estensione di Gradì ad altri ambiti, come il controllo di bio-carburanti (bioetanolo) o applicazioni medico/farmaceutiche. Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione? La fase di promozione della nostra invenzione è appena cominciata. Ciò nonostante, diverse aziende campane produttrici di bevande alcoliche hanno già mostrato un forte interesse a sperimentare il nostro dispositivo. A livello di singola realtà aziendale, conta di più avere messo a punto un buon prodotto o aver consolidato una corretta gestione dei processi? Senza un buon prodotto un’azienda non può nascere, senza una corretta gestione dei processi un’azienda non può sopravvivere. Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua… Il transistor ad effetto di campo, sul quale si concentra gran parte della mia attività didattica e di ricerca. Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni? L’elettronica e la sensoristica basata sui materiali nanostrutturati mono o bidimensionali che ci porteranno nell’era post-silicio. Marzo | Aprile 2019
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primo piano
Trasporti, la direzione ecosostenibile Fondamentale una divulgazione culturale attenta alla sostenibilità, che abbia una dimensione sia internazionale - è il caso dei grandi corridoi europei dei trasporti - sia locale, come il delivery dei prodotti che ci facciamo recapitare a casa con il conseguente impatto ambientale
Gianandrea Ferrajoli presidente CECRA Bruxelles | Federauto Trucks Italia | AD Mecar spa
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a inizio un nuovo anno che vedrà la Campania ancora una volta protagonista di sviluppo e innovazione nei settori del commercio e della logistica. La regione, infatti, conserva un ruolo significativo in termini sia di competenze imprenditoriali e gestionali, sia di infrastrutture e di risorse territoriali e umane. Considerata come una delle principali “piattaforme economiche” del Sud Italia, la Campania gode di una posizione geografica strategicamente baricentrica sia per i flussi di commercio nazionali che internazionali. Una realtà così incisiva da attribuirle il ruolo di “ponte mediterraneo” tra l’Asia, l’Africa e l’Europa centro-settentrionale, i cui nodi logistici principali comprendono Napoli e Salerno e gli interporti di Nola e Maddaloni/Marcianise, confermando la città di Salerno come una delle piazze più importanti d’Italia in termini di logistica e la seconda più importante in termini di intermodalità. A ottobre 2018, ho avuto l’onore di partecipare al TEDxNapoli: TED è un'organizzazione no-profit dedicata alle idee che “vale la pena diffondere” ("Ideas Worth Spreading"). Iniziato 30 anni fa come una conferenza di quattro giorni in California, oggi le lezioni (TED Talks) coinvolgono realtà provenienti da tutto il mondo e
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abbracciano argomenti che spaziano dalla scienza all’arte, passando per la politica fino a temi di importanza globale e molto altro. I relatori provengono da società e nazioni diverse, per questo nascono i TEDx: conferenze indipendenti e locali che hanno l’obiettivo di supportare gli innovatori che desiderano amplificare l'impatto dei loro progetti e delle loro attività a livello globale. Per il mio TED Talk ho voluto evidenziare l’importanza di riuscire ad orientare concretamente il settore dei trasporti in una direzione eco-sostenibile, grazie soprattutto alle recenti innovazioni disponibili. Da oggi al 2050, l’economia mondiale dovrà impegnare in media il 2% del suo Pil in soluzioni innovative per la decarbonizzazione, puntando su fonti rinnovabili, efficienza energetica ma anche e soprattutto su tecnologie abilitanti. Purtroppo, i consumi di energia primaria tradizionale sono aumentati, trainati dai trasporti e dalle attività industriali, imputando una grande responsabilità alla logistica. Lo scorso 14 novembre, i quattro quinti del Parlamento europeo hanno approvato una proposta di regolamento della Commissione europea che impone limiti alle emissioni inquinanti dei veicoli pesanti, che dovrebbero essere ridotte nel 2030
del 35% rispetto a quelle attuali. In questo drammatico scenario ritengo sia stata importante la voce di Greta Thunberg, la sedicenne svedese nota per essere un’icona della lotta contro i cambiamenti climatici, che pochi giorni fa ha tenuto un accorato discorso presso il World Economic Forum di Davos (dove è arrivata dopo 32 ore di treno, dal momento che non prende più l’aereo per alleggerire la sua impronta ecologica). Alla platea del WEF Greta ha dichiarato che siamo a 12 anni da una catastrofe, "dall'essere incapaci di correggere i nostri errori” e ha rinnovato la sua richiesta ai politici, ai banchieri, agli assi dell’economia e della finanza, ovvero ridurre la produzione di C02 del 50%. La sua conclusione rivolta direttamente ai decisori mondiali è stata quantomai centrata: “sul clima dovete entrare nel panico”, ha dichiarato alla fine del suo discorso. Come imprenditore e rappresentante di diverse associazioni del settore dei trasporti, ritengo sia fondamentale una divulgazione culturale attenta alla sostenibilità, che abbia una dimensione sia internazionale - è il caso dei grandi corridoi europei dei trasporti - sia locale, come il delivery dei prodotti che ci facciamo recapitare a casa da Amazon con il
conseguente impatto ambientale. Vi siete mai chiesti quanto costi davvero il vostro food delivery a casa? Quanto costi a tutti - alla comunità come alla sostenibilità ambientale del pianeta - un qualsiasi prodotto vi venga consegnato in giornata a casa o in ufficio? Un aiuto alla comprensione lo fornisce l’analisi dei dati. Nel 2018 il trasporto merci su gomma raggiunge in Italia i 167,5 miliardi di tonnellate per chilometro, rappresentando l’86,5% della logistica (rispetto al 76,4% in Europa) secondo i dati Eurostat. Oltre al prezzo, che sostenete direttamente, la vostra delivery ha un costo che riguarda la società tutta e che si quantifica in inquinamento. E non vi tragga in errore il cosiddetto “ultimo miglio”, quello che solitamente viene effettuato tramite mezzi di trasporto green, come la bicicletta, perché il problema è a monte e non è certo di piccole dimensioni. Le case costruttrici di veicoli industriali hanno investito ingenti somme nello sviluppo tecnologico dei truck, tanto da essere oggi in grado di offrire sul mercato veicoli che rispondono alle più avanzate norme sull’inquinamento e sulla sicurezza. A oggi però questo sforzo tecnologico non è sfruttato a dovere, poiché il parco circolante italiano risulta essere tra i più datati d’Europa: i veicoli di portata maggiore o uguale alle 16 tonnellate hanno un’età media di 11,3 anni. Con il trend attuale saranno necessari 11 anni per sostituirli tutti. Dal punto di vista ambientale, è appena stata pubblicata l’indagine di GiPA (Istituto di ricerche di mercato specializzato nell’automotive) che ha stimato come in Italia, tra il 2000 e il 2016, per il solo contributo delle innovazioni tecnologiche introdotte, ci sia stata una riduzione di circa il 16% delle emissioni di gas serra imputabili al trasporto merci, ottenuta faticosa-
mente in mancanza di un adeguato rinnovo del parco circolante. Con un completo rinnovo del parco dei veicoli industriali su gomma circolante in venti anni, da oggi al 2039, si avrebbe una riduzione della Co2 emessa di 58 milioni di tonnellate (fonte GiPA). Mentre stati europei come la Germania e la Spagna stanno attuando politiche favorevoli per fronteggiare queste problematiche, l’Italia, quinto Paese esportatore nel mondo, è finita al 19° posto nella classifica delle performance logistiche e ha visto le sue imprese di autotrasporto ridurre del 75% la presenza sulle rotte internazionali. Non da ultimo, per la prima volta negli ultimi anni, l’attuale governo italiano ha deciso di non attuare politiche di incentivazione alla rottamazione dei veicoli di trasporto, dimostrando scarso interesse verso temi quali la sicurezza stradale e la sostenibilità ambientale. Per il Paese con il parco circolante più vecchio d’Europa questa decisione è quasi una condanna, sicuramente la dimostrazione di una visione politica irresponsabile. Una risposta concreta e puntuale al problema dell’inquinamento dovuto ai trasporti arriva per fortuna dalle innovazioni sulle fonti alternative: mi riferisco al Gas Naturale Liquefatto (LNG), un carburante eco-compatibile in grande ascesa nel settore dei trasporti e della logistica che favorisce una riduzione stimata del 25% delle emissioni di Co2 e di oltre il 90% di NoX particolato. L’uso dell’LNG è anche strategico ai fini del risparmio e dell’efficienza dell’autotrasporto in termini economici. Grazie all’impegno politico congiunto di Ue e governo italiano, e a progetti europei come l’LNG BLUE Corridors, il numero di stazioni di rifornimento è in costante crescita. Sono 115 le stazioni già esistenti in tutta Europa, con 45 nuove in arrivo,
rendendo l’LNG un’alternativa importante rispetto al diesel. Un aiuto importante arriva anche dalla disruption digitale. La digitalizzazione, l’internet of things, l’intelligenza artificiale, la data science e la blockchain rappresentano gli asset più importanti della Quarta Rivoluzione Industriale, elementi fondamentali nell’evoluzione della logistica. L’innovazione più recente e rivoluzionaria è sicuramente la blockchain, che presenta un aspetto cruciale per tutti i settori: è uno strumento incorruttibile che rileva e traccia ogni anello della catena di flussi che sono i processi complessi. Affinché la logistica impatti meno sul pianeta e contribuisca in modo positivo alla vita di tutti, ogni vettore deve attenersi a dei parametri di ecosostenibilità che la blockchain può verificare e certificare. Le prime applicazioni di questa tecnologia dimostrano che la blockchain facilita una maggiore efficienza, nuovi modelli di business, una logistica commerciale più snella su scala globale, maggiore trasparenza e tracciabilità nella catena di fornitura e maggiore automazione dei processi commerciali nella logistica. Il tutto per una maggiore sostenibilità ambientale del settore dei trasporti. In conclusione - in un’era di profonde rivoluzioni politiche, sociali e professionali - ritengo sia fondamentale un dialogo costante con tutti gli stakeholder per accelerare la diffusione di una cultura digitale ed ecosostenibile, incentivata concretamente dalle istituzioni europee ed italiane. Le nostre PMI - in primis quelle del sud Italia - devono essere guidate in un impegno attivo su temi come la sostenibilità ambientale, la trasformazione digitale e la corporate governance: tre distinti universi di competitività e sostenibilità delle imprese. Marzo | Aprile 2019
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focus
Le ZES nel Mediterraneo: il caso della SCZ-Suez Canal Zone La sfida è aperta e l’Italia deve attrezzarsi presto e bene per non uscire dalla competizione
di Alessandro Panaro Capo Dipartimento Maritime Economy, SRM www.srm-maritimeconomy.com
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RM ha elaborato insieme ad ALEXBANK (Banca Egiziana del Gruppo Intesa Sanpaolo) una ricerca in occasione del centocinquantenario del Canale di SUEZ, uno dei principali snodi mondiali del commercio internazionale. Osserviamo cosa emerge dalla ricerca. L’espansione del Canale di Suez in Egitto, realizzato nell’agosto 2015, ha rappresentato specie in prospettiva, un importante momento per l’economia del Paese e un cambiamento di rilievo, in termini di ridefinizione strategica, per le rotte e i traffici marittimi delle merci in transito nel Mediterraneo. Da premettere che per Suez già transita ogni anno quasi il 10% delle merci del mondo che viaggiano via mare, rappresentato da oltre 18.000 navi. Dopo un biennio di stabilità del traffico, quale è stato il 2016-17, il dato del 2018 mostra una crescita su base annua di oltre l’8% con circa 1 miliardo di tonnellate transitate; ciò può essere dovuto agli sconti tariffari praticati dalle Autorità di gestione del canale
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(ad esempio la recente la riduzione del pedaggio per le portarinfuse in viaggio tra Subcontinente indiano e East Coast americana), ma anche al fatto che via Suez possono passare navi di ogni dimensione e questo è in perfetta linea con il fenomeno del gigantismo navale che continua il suo trend senza sosta. Il traffico delle merci potrebbe, inoltre, subire ancora incrementi quando vi sarà la piena accelerazione del grande progetto cinese Belt & Road Initiative che vedrà un importante numero di mezzi impiegati per trasportare merci in container da parte del Dragone che sta incrementando le sue relazioni commerciali con l’Asia. Il Canale va si visto per la sua valenza finanziaria (i ricavi dovuti ai transiti, secondo le stime, dovrebbero attestarsi ad oltre 13,2 miliardi di dollari al 2023), ma anche per quella infrastrutturale e strategica; a ridosso dello stesso, l’Egitto ha previsto un grande piano di investimenti rivolti ad attrarre imprese manifatturiere, logistiche e di servizi, nonché un piano di potenziamento dei porti vicini al canale, affidandone la
gestione dei terminal a grandi player. Il progetto, denominato SCZ-Suez Canal Zone (o anche conosciuto come SCZone), è molto articolato, con un mix di operatori e infrastrutture interessate in modo integrato allo sviluppo dell’area. Giova ricordare che Suez è una Free Zone collegata ad aree logistiche e portuali, simile al caso italiano. Essa è situata strategicamente sulla principale “strada commerciale” tra l'Europa e l'Asia, si estende per 461 kmq; è composta da due aree integrate, due di sviluppo e quattro porti. Le due aree integrate sono: 1) Ain Sokhna con Ain Sokhna Port; 2) East Port Said. Le due aree di sviluppo sono: 1) Qantara West; 2) Ismailia orientale. I quattro porti sono: 1) West Port Said; 2) Adabiya; 3) Al Tor; 4) Al Arish. Ogni area integrata e di sviluppo offre opportunità di investimento per le imprese industriali e commerciali, infrastrutture e sviluppo
Fonte: Elaborazioni SRM su Suez Canal Zone Website
immobiliare, logistica e tecnologie all'avanguardia. Le espansioni portuali progettate aumenteranno, dal canto loro, la capacità di gestire il traffico marittimo e offriranno servizi correlati come la cantieristica navale, lo stivaggio, il bunkeraggio, la demolizione e il riciclaggio di navi. Tutti gli investitori della SCZone sono assistiti dall'inizio alla fine attraverso un processo economico-sostenibile che semplifica la registrazione, l’ottenimento di licenze e di permessi per la creazione di nuove imprese. Le aziende che scelgono la SCZ possono fruire ad esempio di: • possibilità di essere partecipate da una società estera al 100% (non viene imposta partecipazione locale); • controllo estero al 100% delle attività di importazione/ esportazione; • importazioni esenti da dazi
doganali e da imposta sulle vendite; • dazi doganali sulle esportazioni verso l'Egitto esistenti solo su materie prime importate, non sul prodotto finale; • servizi di visti rapidi. Particolarità è rappresentata dal fatto che la percentuale di dipendenti stranieri che lavorano per una società nella SCZone non può superare il 10%. Inoltre, non sono previste restrizioni sulle transazioni finanziarie in qualsiasi valuta all'interno della Zona e il 100% dei profitti può essere rimpatriato. Di seguito una breve analisi delle aree: 1) La prima area integrata comprende Ain Sokhna con Sokhna Port. É un importante centro industriale e logistico a sud del Canale di Suez, che unisce impianti portuali, zone industriali, aree residenziali e collegamenti stradali e ferroviari alla capitale Il
Cairo. Una gran parte, circa 370 kmq, è destinata alla produzione. La zona è progettata per ospitare ogni tipo di attività industriale, nonché strutture commerciali. Le opportunità di sviluppo immobiliare esistono specie per la costruzione di unità residenziali. La zona prevede anche la presenza di attività marittime come servizi di costruzione e riparazione, bunkeraggio e riciclaggio di navi. L’area produttiva va ad integrarsi con un porto internazionale quale Ain Sokhna che si trova sulla costa ovest del Golfo di Suez, a 43 km a sud dalla città di Suez. Esso copre una superficie di oltre 22 kmq e una profondità di 18 m. A causa dell'ampio territorio circostante, il porto sta rapidamente diventando un importante hub industriale che serve i mercati internazionali e nazionali. I piani di espansione includono nuovi terminal container e rinfuse liquide; logistica, magazzinaggio Marzo | Aprile 2019
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e centri di distribuzione. Ulteriori investimenti sono rivolti verso l'automazione e le attrezzature all'avanguardia per la movimentazione dei contenitori. Il porto, giova ricordare, vanta la presenza del terminalista di caratura mondiale DP World che fa capo agli Emirati Arabi Uniti. La SCZ – Suez Canal ZONE 2) La seconda area integrata comprende East Port Said É un territorio attualmente in via di sviluppo e vanta la presenza di un importante centro di trasbordo con un centro logistico multimodale; occupa circa 75 kmq adiacente a Port Said. Approssimativamente 40 kmq sono destinati alle attività industriali medie e leggere e alle attività commerciali. L'espansione ad Est di Port Said sta spingendo allo sviluppo industriale e creando opportunità connesse alla desalinizzazione dell'acqua e alle centrali elettriche, nonché per il potenziamento della rete stradale. Le opportunità di sviluppo immobiliare includono progetti residenziali a East Port Said e Bardawil, alcuni situati sul mare. East Port Said è conosciuto per le sue acque profonde che gli consentono di ospitare megaship, rendendolo tra i 40 porti più importanti e più trafficati del mondo. L’ampliamento dello scalo verrà portato a 70 kmq dagli attuali 26 e offrirà altre possibilità di grande crescita. A seguire, come illustrato vi sono due aree di sviluppo. La prima development area è Qantara West. Un complesso con industrie leggere e centri logistici facilmente accessibili dal Canale
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di Suez. Situata vicino a un terreno agricolo a 30 km a nord di Ismailia sulla strada per Port Said, Qantara West beneficia della vicinanza del fertile Delta ed è l'ideale per lo sviluppo del settore agroalimentare. Attualmente, circa 13 kmq sono destinati alla crescita di un'area con infrastrutture idriche, elettricità e fognature. Le imprese logistiche hanno servizi di magazzinaggio di lavorazione industriale, trasporto e distribuzione, spedizioni di merci, impacchettamento. La seconda development area è Ismailia Orientale. Si tratta di un nuovo centro per le industrie hi-tech, nonché per centri di istruzione e formazione, East Ismailia si trova 10 km ad est del Canale e copre una superficie di oltre 70 kmq. Vi sono infrastrutture idriche ed elettriche e il territorio offre servizi per l'industria leggera e media, strutture di ricerca e sviluppo, nonché imprese di servizi e commerciali. É in costruzione anche un tunnel per collegare Ismailia Orientale con il lato est egiziano, che diminuirà i tempi di trasporto delle merci da est a ovest.A concludere il piano di sviluppo della SCZ vi è la presenza dei quattro porti: West Port Said, Adabiya, Al Tor, Al Arish. Il primo è parte di un grande porto di transhipment situato sul percorso principale tra l'Europa e l'Asia meridionale; si estende per 2 kmq all'ingresso nord del Golfo di Suez sul Mar Mediterraneo. Adabiya Port è invece situato sulla sponda occidentale del Golfo di Suez, a circa 10 km a sud del canale, questo impianto portuale copre un'area di 1,8 kmq, ha nove
banchine, con una lunghezza totale di 1,8 Km, che possono gestire ogni tipologia di merci alla rinfusa e ospitare navi fino a 60.000 tonnellate. Saranno qui realizzati ulteriori investimenti nei terminal che saranno in grado a regime di gestire tutte le tipologie di merci. Il porto di Al Tor è situato a sud del Sinai e occupa tre ettari sulla sponda orientale del Golfo di Suez, a sud di Abu Zenima. La maggior parte delle merci riguardano rinfuse secche e minerali ma sono presenti anche contenitori, nonché pescherecci e una marina per la nautica da diporto. Al Arish, infine, è uno scalo situato nella costa egiziana del Mar Mediterraneo orientale ed è operativo per le merci, la pesca e anche come porto turistico, svolge un ruolo importante come porto industriale e commerciale per il Sinai del Nord e Gaza. Dunque SCZ è una free zone molto somigliante alla logica italiana di mettere a sistema la fase produttiva con le aree logistiche e portuali ed è questo uno dei capisaldi delle ricerche di SRM. I dati e il caso illustrati hanno dunque avuto il duplice obiettivo di analizzare e porre l’attenzione sull’importanza e su ciò che può generare una Zona Economica Speciale; è questo uno strumento dalle numerose sfaccettature che può essere concepito in modi molteplici con diverse tipologie di agevolazioni, sia burocratiche, sia fiscali, sia sul costo del lavoro. L’Italia deve al più presto mettere a regime questi strumenti perché la sfida sul Mediterraneo è aperta.
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Global Biomedical Service srl, un modello internazionale di professionisti Un'azienda giovane con sedi ad Angri, Milano e Barcellona a cura della redazione
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a Global Biomedical Service opera nel settore della vendita e installazione di apparecchiature di diagnostica. Un’azienda giovane, con sede legale ad Angri, capace di ritagliarsi un ruolo importante nel settore captando flussi di mercato spesso invasi dalle proposte delle grosse multinazionali. GBS offre servizi di assistenza tecnica, consulenza commerciale, vendita di sistemi a risonanza magnetica, tc multislices, gabbie di faraday ed ecografi. L’esperienza dell’amministratore unico Giovanni Lombardo (in foto), da anni impegnato nel settore delle apparecchiature diagnostiche, affiancato da Emiliana De Prisco, abile a dare impulso all’attività dell’azienda estendendone in tutto il mondo gli interessi grazie anche all’operatività di altre sedi a Milano e Barcellona, rappresentano il cuore pulsante dell’azienda cui si aggiunge l'impegno quotidiano di tutto il team. L’azione della GBS si sviluppa in ogni angolo del mondo: dall’Europa centrale, all’Africa fino ad arrivare a soddisfare le richieste del mercato russo con una raggiera di offerte fondate su standard qualitativi di gran lunga oltre le soglie richieste dai parametri di mercato. «È stata una scommessa con me stesso - esordisce Giovanni Lombardo - una sfida lanciata dopo anni di esperienza in questo settore. Tuttavia, la strada non è stata esente da difficoltà perché i nostri competitor sono multinazionali che possono avvalersi di capitali economici lontani dalla nostra portata, però, devo ammettere che con il tempo siamo stati abili a ricavarci una fetta importante del mercato e oggi lavoriamo con enti pubblici, strutture sanitarie, aziende italiane e siamo ben felici di aver esportato il nostro modello di lavoro in diversi Paesi del mondo». La GBS oggi conta 13 unità lavorative in diversi ambiti ma, per l’incremento della mole di lavoro, è alla ricerca di personale specializzato. «Non è facile trovare risorse umane che abbiano competenza e professionalità in questo settore - conferma Lombardo - per questo abbiamo stipulato accordi con alcuni istituti scolastici per avviare progetti di alternanza scuola-lavoro». La forte espansione nel mercato mondiale è frutto di una politica Global Biomedical Service srl aziendale che si erige sulla capacità di garantire professionalità e la flessibilità negli accordi commerciali, il tutto condensato dalla celerità degli interventi e dalla fidelizzazione di clienti che Via Alveo Sant' Alfonso, 1 F Angri (Sa) hanno legato a doppio filo le proprie attività alla Global Biomedical Service. Marzo | Aprile 2019
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Best Italian Selection, la passione fa la differenza Oltre a commercializzare al dettaglio e all’ingrosso, la BIS si occupa anche di rappresentanza per marchi clienti, servendo da rete distributiva e offrendo al cliente finale un magazzino di prodotti diversi fino a “casa” di Raffaella Venerando
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enacia, passione, competenza. Sono questi gli ingredienti autentici che hanno permesso alla Best Italian Selection (BIS), società che opera sui mercati esteri, selezionando ed esportando solo prodotti italiani di eccellente qualità, in poco più di soli tre anni di fare un grande balzo in avanti, facendo registrare un incremento di fatturato del 40% in più rispetto al 2017. Una gamma di prodotti che va via via arricchendosi. Nel paniere di offerta di BIS figurano pasta, aceto, olio, vino, spumanti, sottoli, legumi e conserve. Ad oggi più di 30 referenze, molte delle quali a marchio proprio. Innovativo l’approccio “immersivo” della società nata a Battipaglia. Attraverso il cibo di qualità, infatti, la BIS esprime al meglio la propria idea di impresa, presentandosi alla clientela mondiale innanzitutto coerente. I prodotti offerti, selezionati con attenzione e cura, rispecchiano i valori di una piccola realtà che vuole crescere a piccoli passi, ma ben fatti. «Il mondo non è uno solo e il cliente non è ovunque lo stesso». Forte di questo credo, Alfredo Romaniello - amministratore unico di BIS (in foto) - declina le relazioni con i clienti seguendone e assecondandone le attitudini, le abitudini, le esigenze. Coadiuvato da un team di solida esperienza, parte da una prima, semplice, regola: «Se vuoi conquistare e fidelizzare il cliente all’estero devi ascoltarlo, comprenderne le esigenze ed essere i suoi occhi qui in Italia, maneggiando il suo business come fosse il tuo. Con passione, attenzione, passo dopo passo. È così che ci stiamo costruendo una reputazione affidabile». Oltre a commercializzare al dettaglio e all’ingrosso il racconto dell’Italia migliore - quella nota sui mercati di oltre confine come bandiera di qualità elevata - la BIS si occupa anche di rappresentanza per marchi clienti, servendo da efficace e dinamica rete distributiva e offrendo al cliente finale un magazzino di prodotti eccellenti e diversi tra loro fino a“casa”, sia essa in Sud America, in Cina, in Europa, in Giappone o in qualche piccola e sparuta isola del mondo. Dalla scelta maniacale dei prodotti, fino a un servizio veloce e professionale di confezionamento della merce e di consegna, non si perde mai di vista l’esigenza del cliente di dirsi soddisfatto, per di più potendo contare su di un ottimo rapporto qualità prezzo. La via virtuosa per la crescita sta assumendo contorni di anno in anno più con- Best Italian Selection creti anche grazie all’aria che si respira in BIS: nessuno - a partire dal “capo” - è chiuso nella sua Via Rieti, 19 torre d’avorio ma lavora con l’altro, migliora e arricchisce ispirazioni e conoscenze nel confronto. Battipaglia (Sa) L’obiettivo di raggiungere in cinque anni dieci milioni di euro sembra sempre più vicino. www.bestitalianselection.it 40
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«La capacità imprenditoriale non nasce dal nulla, ma si coltiva» Giuseppe Gallo, vice presidente della Camera di Commercio di Salerno, sulle priorità delle imprese meridionali per competere: «Carenza di infrastrutture, alto costo del denaro, eccessiva burocrazia restano i nodi da sciogliere, ma spesso gioca un ruolo negativo anche l’imprenditore che resta ancorato a vecchi approcci» di Raffaella Venerando
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mprenditore e vice presidente di una istituzione che sostiene l’economia della provincia salernitana e del suo sistema delle imprese: quale ruolo le è più congeniale? Senz’altro, per immediatezza, quello di imprenditore. La capacità imprenditoriale non nasce da nulla, ma va coltivata costantemente, aprendosi a nuove esperienze, adattandosi ai cambiamenti e alla velocità del mercato, trovando la direzione da seguire anche in condizioni di incertezza. Devo dire, però, che sedersi a un tavolo “politico”, nell’interesse delle imprese, si è rivelato nel tempo un esercizio utile di confronto e crescita. Mi sono allenato a una maggiore flessibilità. L’imprenditore, in genere, pensa, valuta e decide quasi sempre tenendo conto dei suoi soli argomenti. Dovere, invece, ponderare anche le ragioni comprensibili degli altri, aiuta ad ampliare le vedute. Ho imparato che giocare sulla scacchiera delle alleanze in vista di un risultato comune insegna parecchio. Ad oggi, con lo spettro della recessione alle porte, quali sono le performance delle imprese salernitane? I dati ad oggi disponibili - per loro stessa natura - fotografano una realtà economica ormai già datata. I sintomi di una crisi emergente, seppur alle prime battute, si ravvisano nel quoti-
diano delle imprese. Il rallentamento della crescita, la chiusura del mercato dei crediti alle aziende, il ritardo e la dilazione dei pagamenti. Piccole avvisaglie, ma comunque preoccupanti. Tre priorità per le imprese, specie quelle meridionali. Al di là della congiuntura nuovamente negativa, i nostri nodi deboli restano l’innovazione, la carenza infrastrutturale e la mancanza ancora significativa di una cultura di impresa diffusa. Fatta eccezione per alcuni gruppi di maggiori dimensioni, non sono poche soprattutto le imprese agricole e gli artigiani a scontare sulla propria pelle un ritardo culturale, dovuto all’identificazione dell’imprenditore con l’impresa. Dovremmo, in merito a questa nostra debolezza, imparare a fare autocritica. Non può essere sempre colpa degli altri. Molti imprenditori poi ancora non vedono il vantaggio del digitale perché è un investimento dal ritorno non immediato. A mancare spesso sono la visione lunga, le conoscenze aggiornate, la formazione, le competenze, tutti ingredienti culturali oggi indispensabili. Rinviare l’innovazione della propria impresa ad ampio spettro significa perdere competitività. Più nello specifico, il suo settore quello energetico - è da sempre al centro di rincari e aumenti roventi. Le aziende italiane pagano prezzi superio-
ri alla media Ue, a eccezione di quelle di grandi dimensioni. Perché il nostro Paese non riesce a essere competitivo? Ancora una volta il nodo risiede nella carenza di infrastrutture. Il gas commercializzato dalla mia azienda arriva con navi cisterna dall’Algeria. Al Nord acquistiamo a Livorno e, con maggiore convenienza, a Marsiglia, in Francia; al Sud a Napoli o a Brindisi. La differenza è notevole in termini di disponibilità di prodotto, di qualità di servizi correlati e di costo. Se si investisse su di uno sviluppo strettamente connesso alla definizione di un sistema di infrastrutture (impianti di approvvigionamento e distribuzione) disponibili sul territorio nazionale, potremmo via via affrancarci dall’approvvigionamento da altri Paesi comunitari. Le imprese investono. Dovrebbero essere per questo sostenute da un sistema Paese più efficiente, anche tenuto conto dell’eco-sostenibilità del Gpl rispetto ad altri combustibili fossili: emissioni ridotte di sostanze inquinanti, mancanza di rischi di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere sotterranee. Il nostro è un comparto proiettato verso il futuro, che può dare un grande contributo allo sviluppo, in chiave ecologica, del nostro Paese. A conti fatti, però, siamo ancora molto lontani dall’avanzare su questa strada. Marzo | Aprile 2019
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Palazzo Orizzonte Europa, nuovo Head Quarter di BNL Gruppo BNP Paribas a Roma, costruito con elevati standard di sostenibilità
#POSITIVE BANKING Un concetto nuovo che sintetizza il posizionamento di BNL e l’ambizione di generare, attraverso il proprio business, un impatto positivo su clienti, dipendenti e sulla collettività intera, contribuendo a un futuro più sostenibile
a cura di BNL Gruppo BNP Paribas Direzione Engagement
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a sostenibilità ambientale e sociale richiede nuovi comportamenti da parte di tutti noi, persone, aziende e istituzioni. In questo scenario le aziende bancarie devono giocare un ruolo chiave inserendo criteri di sostenibilità nel core business, in quanto una diversa allocazione dei capitali è un potente incentivo per imprese e istituzioni a sviluppare un’economia più inclusiva e a basso impatto ambientale. BNL e il Gruppo BNP Paribas hanno la sostenibilità nella propria vision con l’obiettivo di contribuire ad una crescita responsabile per avere un impatto positivo di lungo periodo sugli stakeholder e sulla società nel suo com-
plesso. In particolare il Gruppo BNP Paribas non finanzia più i settori del tabacco e del carbone e dal 2017 è un'azienda Carbon Neutral (ossia a emissioni 0). Complessivamente sono stati stanziati 155 miliardi di euro in progetti che contribuiscono direttamente al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Il Gruppo conduce regolarmente analisi di performance extra finanziarie dei propri clienti per assicurarsi di dar credito ad aziende virtuose dal punto di vista della sostenibilità ambientale e sociale. Oltre alle norme di legge, vengono applicati criteri selettivi sui finanziamenti ai diversi settori sensibili, come
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armamenti, energia nucleare, miniere, olio di palma, polpa di legno, Real estate. Si tratta di tutte quelle industry con un impatto evidente sul cambiamento climatico e risvolti importanti in tema di rispetto dei diritti umani e della dignità del lavoro. Il 2018 è stato un anno significativo. BNP Paribas è stata nominata da Euromoney, magazine leader nel campo della finanza internazionale, "migliore banca al mondo per la finanza sostenibile"; è stata fra i primi 3 players globali nelle emissioni di Green Bonds in Euro ed è stata nominata Green Bond Lead Manager of the Year for Corporates da Environmental Finance. Dal 2016, inoltre, BNP Paribas è partner della World Bank nell’emissione dei Bonds for Sustainable Develop-
ment, finalizzati a promuovere progetti nei paesi in via di sviluppo e combattere la povertà e le diseguaglianze. Sempre nel 2018, sono stati finanziati da BNL parchi eolici per circa 27 milioni di euro e progetti di investimento (circa 135 milioni) per la sostenibilità socio-ambientale di diversi territori, permettendo così la riduzione di perdite nelle reti idriche, la dotazione degli impianti di depurazione e il miglioramento della qualità del servizio. Grazie al forte impegno strategico per una sostenibilità a lungo termine, le imprese e le banche insieme stanno ottenendo un grande risultato: esempio virtuoso sono gli ESG Loans, strumenti che prevedono la misurazione di fattori ambientali e/o sociali di un
investimento introducendo un meccanismo premiante legato al raggiungimento di specifici obiettivi prestabiliti. Primi nel suo genere in Italia son quelli siglati con Hera, Terna ed Erg S.p.A. Il 2018 è stato contrassegnato, inoltre, dal lancio del “Positive Banking”, un concetto nuovo che sintetizza il posizionamento della Banca e l’ambizione di generare, attraverso il proprio business, un impatto positivo su clienti, dipendenti e sulla collettività intera, contribuendo a un futuro più sostenibile. BNP Paribas è fra i pionieri degli Investimenti Socialmente Responsabili (SRI) e leader di mercato con quasi 35 miliardi di euro di asset; in Italia BNL ha asset SRI per 1,5 miliardi di euro.
C’È UNA SCELTA CHIARA CHE UNISCE CRESCITA E SOSTENIBILITÀ. IN UN MONDO CHE CAMBIA,
DALL’IMPEGNO E L’ESPERIENZA DI BNP PARIBAS, BNL PRESENTA I PRODOTTI DI INVESTIMENTO SOCIALMENTE RESPONSABILI. Noi crediamo che il progresso, quello vero, possa essere raggiunto solo con uno sviluppo equo e sostenibile. Per questo, investiamo in aziende che uniscono crescita e sostenibilità, grazie ai Prodotti di Investimento Socialmente Responsabili.
investimentiresponsabili.bnl.it
La banca per un mondo che cambia MESSAGGIO PUBBLICITARIO CON FINALITÀ PROMOZIONALE.
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norme e società
La scelta dell’organismo di mediazione Approvato il nuovo Codice di condotta europeo, i cui principi - se adottato dagli Stati - saranno senz’altro utili ad innalzare il livello qualitativo dei servizi e ad armonizzare le diverse discipline vigenti
Marco Marinaro avvocato cassazionista e docente di ADR già membro ABF Collegio di Roma e Collegio di Bologna giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli www.studiolegalemarinaro.it
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a scelta dell’organismo di mediazione costituisce il primo passo non soltanto formale verso la soluzione negoziale delle liti che abbiano ad oggetto diritti disponibili. Selezionare l’organismo che amministrerà la procedura non è sempre facile e, soprattutto, non sempre è chiaro che è interesse della parte che avvia procedura (e che quindi sceglie l’organismo) individuare la sede più qualificata alla corretta e adeguata gestione della mediazione. Peraltro, è ormai noto che in talune materie la mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale, per cui - nelle controversie che riguardano quelle materie (ovvero condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e fi-
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nanziari) - il ricorso al giudice deve essere preceduto dall’esperimento della procedura mediativa. Al riguardo occorre precisare che la scelta dell’organismo presso il quale svolgere la mediazione (sia esso pubblico o privato, specializzato o meno) può essere frutto anche di un accordo delle parti sia preventivo, sia successivo. Infatti, ad esempio, è possibile che le parti nello stipulare un contratto abbiamo inserito una clausola con cui hanno regolamentato la mediazione individuando d’intesa l’organismo di mediazione cui rivolgersi all’insorgere della eventuale lite. Come è altresì possibile che, in mancanza di un preventivo accordo, le parti possano decidere congiuntamente l’organismo ove avviare la mediazione, anche indicando il mediatore ai fini della sua eventuale designazione. Nella scelta dell’organismo di mediazione, l’unico limite che occorre osservare attiene all’ambito di competenza territoriale nel quale lo stesso opera poiché deve
coincidere con quello del giudice territorialmente competente per la controversia. Non senza rilevare che in caso di più domande relative alla stessa lite, la mediazione si svolgerà presso l'organismo territorialmente competente presso il quale è stata presentata la prima domanda. Il Ministero della Giustizia che vigila sugli organismi di mediazione e, quindi, tiene il registro nel quale gli stessi devono essere iscritti al fine di poter svolgere la relativa attività, ormai da qualche anno ha reso consultabile online detto registro all’indirizzo web https:// mediazione.giustizia.it, consentendo altresì la verifica della operatività territoriale degli stessi. Pertanto, la scelta dell’organismo è opportuno sia fatta preventivamente verificando la sua effettiva iscrizione nel registro ministeriale e la sua operatività con una sede legalmente accreditata nella medesima circoscrizione territoriale del giudice (astrattamente) competente per la controversia da
mediare.Ma è chiaro che queste verifiche preliminari attengono al solo profilo formale della operatività degli organismi di mediazione. Invero, la scelta dell’organismo deve essere particolarmente attenta in quanto il corretto e proficuo svolgimento della mediazione fonda le sue prospettive di successo sulla professionalità e sulla qualità dell’organismo e dei mediatori che presso lo stesso svolgono la loro attività. In questa logica, la consultazione del sito web dell’organismo costituisce un passaggio fondamentale in quanto consente di acquisire una serie di informazioni, non solo organizzative e operative, che consentono agli interessati di scegliere consapevolmente dove intraprendere il percorso conciliativo. Puntare ad una mediazione di qualità costituisce infatti un’esigenza imprescindibile per chi intenda risolvere la controversia in maniera condivisa soddisfacendo al meglio gli interessi reciproci senza spreco di risorse e in tempi rapidi. In tal senso, assume un fondamentale rilievo il “Codice di condotta europeo per gli organismi di mediazione”, approvato all’unanimità dai rappresentanti dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa nel corso dell’assemblea plenaria del Cepej - Commissione per l’efficienza della giustizia svoltasi a Strasburgo nei giorni 3 e 4 dicembre 2018. Nei contenuti il Codice appare di notevole interesse e i princìpi affermati dal Cepej non solo possono essere adottati volontariamente dagli organismi che operano nel settore, ma costituiscono un invito agli Stati membri
del Consiglio d’Europa alla loro adozione nelle rispettive normative nazionali quali standard utili ad innalzare il livello qualitativo dei servizi e ad armonizzare le diverse discipline vigenti. D’altronde proprio l’adesione volontaria al Codice da parte degli organismi più virtuosi potrebbe condurre rapidamente ad un significativo innalzamento qualitativo del servizio offerto, consentendo anche agli utenti una più accurata selezione tra gli stessi. Infatti, nel Codice europeo un ruolo cardine è assunto dalle norme a tutela della qualità e della competenza, con una particolare attenzione ad aspetti funzionali e strutturali; per cui si richiede - ad esempio - che «vengano mantenuti fondi sufficienti, capacità amministrativa e un numero adeguato di mediatori affiliati»; ma anche che «il personale di segreteria o di case management sia adeguatamente formato nell’assistenza alle parti e a ai mediatori durante l’intera procedura di mediazione»; e ancora che «gli uffici e le stanze per le mediazioni siano facilmente accessibili, segnalati, adeguatamente equipaggiate e confortevoli per tenere sessioni di mediazione». Specifico rilievo viene poi riservato alla trasparenza e alla comunicazione prevedendo che gli organismi di mediazione debbano avere un sito internet «continuamente aggiornato e facile da consultare» con la pubblicazione di informazioni come «la natura e la storia dell’organismo, i nomi dei soci, degli affiliati, del management e dei principali portatori di interessi»;«i nomi, i curriculum vitae aggiornati e le competenze professionali dei mediatori che forniscono i loro servizi sotto i suoi
auspici». Quale standard minimo per il profilo etico si suggerisce l’adozione del “Codice di condotta europeo per i mediatori” e si ribadisce con chiarezza l’obbligo per gli organismi di «essere indipendenti e imparziali nei confronti di tutti i litiganti e consulenti legali» ritenendo che non dovrebbero essere offerti servizi di mediazione «insieme ad altri servizi professionali o attività commerciali estranee alla risoluzione delle controversie». Infine, vengono indicate le regole per eliminare i potenziali conflitti di interesse, per la regolamentazione di meccanismi di reclamo e per l’adozione di misure necessarie a proteggere la riservatezza delle procedure di mediazione. Peraltro, le indicazioni contenute nel Codice - a prescindere dall’adesione formale dei singoli organismi allo stesso - costituiscono una guida indispensabile al fine di verificare con particolare cura e attenzione gli aspetti in esso segnalati, in particolare nella consultazione del sito web e nella lettura del regolamento e del codice etico adottati da ciascun organismo ed approvati dal Ministero della Giustizia. Appare dunque evidente che il Codice europeo per gli organismi di mediazione è destinato a contribuire notevolmente a consolidare la qualità del servizio di mediazione anche evitando conflitti d’interesse a tutela dei cittadini e imprese. Ma sono proprio gli utenti del servizio, cittadini e imprese, insieme agli avvocati e ai professionisti che li assistono, che con la loro scelta consapevole possono orientare e rafforzare le buone prassi già presenti sul territorio nazionale.
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norme e società
Le riproduzioni fotografiche nell’attività d’impresa Il Tribunale di Milano nella motivazione della sentenza 9440/2018 evidenzia che la tutela è limitata e circoscritta solo a quelle opere che dimostrino un “valore artistico accertato con criteri obiettivi”, pertanto, oltre al requisito della novità e dell’originalità, le opere del disegno industriale devono possedere anche l’ulteriore requisito del carattere creativo e del valore artistico
Maurizio Galardo avvocato cassazionista e dottore di ricerca in diritto commerciale Studio legale Galardo & Venturiello mgalardo@galardoventuriello.it
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l Tribunale di Milano, Sezione Specializzata per le Imprese, con la recente sentenza n. 9440/2018 pubblicata il 27/09/2018 ha affrontato l’interessante tema relativo all’utilizzo di riproduzioni fotografiche nell’attività d’impresa. Vediamo più nel dettaglio. La Legge sul Diritto d’Autore (Legge 22/04/1941 n. 633 e succ. modd. e integr.) considera fotografie le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale o sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell’arte figurativa e i fotogrammi di pellicole cinematografiche (art. 87, comma 1, l.d.a.). Non sono comprese le fotografie di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti simili (art. 87, comma 2, l.d.a.). Nel caso di specie, un fotografo professionista aveva citato in giudizio una società italiana
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operante nel settore gioielleria, esponendo di aver avviato un progetto artistico consistente nella realizzazione di fotografie, stampe e poster che riproducevano fialette di medicinali di diversi colori, recanti determinate scritte e frasi espressive del relativo sentimento e dell’emozione. L’artista evidenziava che con il suddetto progetto intendeva realizzare l’idea di assumere «sentimenti come medicine», in modo da “permettere al paziente un istantaneo risveglio della percezione e un reintegro all’interno del flusso vitale delle emozioni”. Il fotografo/attore evidenziava di aver avuto un notevole successo e di aver poi esposto le proprie rielaborazioni in mostre, anche all’estero, di aver vinto alcuni premi e di avere ottenuto pubblicazioni su importanti riviste. Lo stesso lamentava l’illecita riproduzione da parte della società convenuta di una serie di ciondoli, abbinati a
collane e braccialetti che avrebbero riprodotto le proprie fialette con identiche denominazioni dei sentimenti, accompagnate dalle stesse frasi illustrative, e chiedeva pertanto al Tribunale disporsi l’inibitoria, il risarcimento del danno e la pubblicazione della sentenza. La società convenuta, dal canto suo, negava l’illecito evidenziando che tutta la propria produzione era legata ad aspetti emozionali attraverso l’abbinamento di frasi e disegni che richiamano eventi lieti da ricordare, negava quindi la protezione del diritto di autore in relazione all’idea in sé, evidenziando altresì la mancanza dei caratteri della novità e della creatività delle rielaborazioni effettuate dall’attore. Il Tribunale nella ricostruzione del fatto specifica che la soluzione estetica riprodotta attraverso strumenti fotografici su poster e fotografie nasce dal triplice
abbinamento di una fiala, identica pienamente tutelabili ai sensi della Trib. Milano 06/3/2006).Il Tribunaa quella utilizzata nel settore sanirichiamata legge sul diritto d’aule adito ha ulteriormente precitario, del nome di un sentimento, tore, ma piuttosto delle semplici sato che la natura artistica della unitamente al colore che nella sua fotografie, prive del carattere della riproduzione non può desumersi tradizione è associato allo stesso creatività e come tali suscettibili né dalla notorietà del soggetto o e della sua definizione stampata della più limitata tutela riservata ai dell’oggetto che è ritratto, poiché sopra un’etichetta bianca apposta diritti connessi ai sensi dell’art. 87 e il valore dell’opera artistica si apsul flacone. Si trattava in buona ss. L. Aut.. Il Tribunale evidenzia in prezza in virtù di canoni di natura sostanza della rielaborazione in particolare che affinché sussista il formale che devono esprimere in chiave moderna del “filtro magico” carattere “artistico” della fotogramaniera assolutamente caratteridella tradizione fiabesca. fia è necessaria l’esistenza di un stica e individualizzante la persoIl fotografo|attore rivendicava “atto creativo” quale manifestazionalità dell’autore, prescindendo dal dunque il valore artistico sia ne di un’attività intellettuale che soggetto o dall’oggetto riprodotto. delle opere fotografiche, sia dei deve assumere carattere prevalenAlla luce dei ragionamenti sopra corrispondenti manufatti. Orbene, te rispetto alla mera rappresendescritti il Tribunale nel caso di la tutela dell’opera fotografica tazione oggettiva cristallizzata, specie è giunto ad escludere la è espressamente disciplinata poiché ciò evidenzia un’internatura artistica delle immagini dall’art. 2 n. 7) Legge 22/04/1941 pretazione soggettiva idonea a oggetto del giudizio, stante n. 633 (Legge sul diritto d’autore) distinguere un’opera d’arte da l’impossibilità di ravvisare nelle e succ. modd. e integr., mentre altre analoghe aventi il medesimo stesse quegli aspetti di originalità l’opera tridimensionale viene oggetto. In buona sostanza affine creatività che sono indispensabili ricondotta a seconda della per riconoscere alle stesse tipologia, alla scultura una protezione piena ai Il Tribunale evidenzia (art. 2 n. 4) L. Aut.) , ovvero sensi dell’art. 2 L. Aut.. in particolare che affinché al design industriale (art. 2, Per quanto riguarda invece n. 10, L. Aut.). la tutela della fialetta in sé, sussista il carattere “artistico” Con riguardo al “design inai sensi dell’art. 2 n. 10 L. della fotografia è necessaria dustriale”, il Tribunale nella Aut. la sentenza ha evidenl’esistenza di un “atto creativo”, motivazione della sentenziato che la stessa, quale ovvero che “la creatività za evidenzia che la tutela è opera di design industriale limitata e circoscritta solo personale dell’autore trascenda deve essere idonea a sualla “produzione c.d. di fascia la mera capacità professionale scitare emozioni estetiche alta”, ovvero a quelle opere e pertanto essere dotata del fotografo” che dimostrino un “valore di “creatività e originalità artistico accertato con criteri delle forme rispetto a quelle obiettivi”, pertanto, oltre al requiché la fotografia possa considerarsi normalmente riscontrabili nei prodotti sito della novità e dell’originalità, “opera d’arte” è necessario un similari presenti sul mercato, che le opere del disegno industriale quid pluris, ovvero che “la creatività trascendono la funzionalità pratica del devono possedere anche l’ulteriore personale dell’autore trascenda la mera bene, assumendo autonoma e distinta requisito del carattere creativo e capacità professionale del fotografo”. rilevanza”; tale criterio tuttavia del valore artistico. Dunque il requisito della creatività dev’essere ulteriormente supporNel caso di specie il Tribunale pur dell’opera fotografica sussiste tato da valutazioni di carattere accertando la titolarità in capo quando “l’autore non si sia limitato oggettivo. all’attore dei diritti sulle riproad una riproduzione della realtà, ma Nella valutazione, invece, del parduzioni fotografiche oggetto di abbia inserito nello scatto la propria ticolare pregio estetico e artistico controversia, ha ritenuto che le fantasia, il proprio gusto, la propria dell’opera si deve tener conto della stesse non potessero ritenersi delle sensibilità così da trasmettere le notorietà delle stesse presso gli vere e proprie opere fotografiche proprie emozioni” (Cass. 4606/1998, ambienti culturali.
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privacy
Modello 231 e reputazione on line: quali connessioni? I passi necessari per difendersi da eventuali segnalazioni all’Organismo di Vigilanza e contrastare così gli inevitabili effetti economici negativi sugli affari attuali e futuri di un’azienda
Piera Di Stefano Avvocato del Web® T.R.ON® - Tutela della Reputazione ONline www.avvocatodelweb.com info@avvocatodelweb.com
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ra i requisiti premiali che l’Agcom (Autorità garante della concorrenza e del mercato) richiede ai fini del rilascio del rating di legalità vi è la gestione del rischio aziendale, che si basa anche sull’adozione del cd. Modello organizzativo 231/2001. In base al decreto legislativo n. 231 del 2001, una società, e in generale una persona giuridica o un’associazione senza personalità giuridica, può essere ritenuta responsabile per i reati commessi, a vantaggio o nell’interesse della stessa, dalle persone fisiche che la rappresentano a vario titolo o agiscono per suo conto. Trattasi di responsabilità amministrativa dipendente da reato e le sanzioni previste possono essere sia pecuniarie, da un minimo di 25.000 a un massimo di 1.500.000 euro e calcolate
con il sistema delle quote, sia interdittive, con esclusione di agevolazioni, finanziamenti, contributi, oltre ovviamente ai danni alla reputazione e all’immagine dell’azienda colpita atteso che le sentenze di condanna sono pubbliche. Le società che intendono proteggersi rispetto a questi rischi devono creare un vero e proprio sistema di gestione e controllo avente lo scopo di prevenire la commissione di determinati reati, quelli appunti previsti dal D.lgs. 231/2001. In particolare devono: 1) adottare un modello organizzativo, il citato Modello 231, che identifica i rischi di commissione dei reati connessi alle proprie attività da parte di soggetti apicali o sottoposti; 2) nominare il cd. Organismo di Vigilanza (ODV), cioè l’organo preposto al controllo del fun-
zionamento ed osservanza del modello; 3) adottare un Codice etico. Quest’ultimo è in sintesi un documento che individua i principi e le norme di comportamento che tutti i soggetti che operano all’interno della società sono tenuti a rispettare. In linea generale, quanti intendono partecipare a gare d’appalto o creare partnership commerciali con le società che hanno adottato il Modello 231 devono essere in linea con il Codice Etico dalle stesse predisposto. Uno dei punti cruciali del Codice Etico riguarda, infatti, la gestione dei rapporti della società che lo adotta con i terzi, che sono non soltanto i funzionari o gli enti pubblici, ma anche altri operatori commerciali, per i quali è richiesta l’assenza di coinvolgimento in indagini/ procedimenti penali.Ed è qui
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che può entrare in gioco il tema della reputazione on line. Atteso che gli amministratori delegati, i presidenti o in generale i soggetti che rappresentano società sono esposti a determinati rischi “connessi” al delicato ruolo ricoperto e, in generale, al loro “profilo professionale”, questi rischi talvolta possono sfociare in procedimenti penali e in generale inchieste giudiziarie che, loro malgrado, possono vederli coinvolti, anche se soltanto per atto dovuto, e rispetto alle quali, magari dopo molti anni, possono essere stati dichiarati estranei. In altri casi, si tratta di soggetti che hanno in tempi non recenti commesso degli “errori” ma, assumendosene la responsabilità, sono stati in grado di farvi fronte e rimettersi in gioco, riabilitando la propria reputazione “offline”. Ma il web non dimentica, o meglio, bisogna attivarsi perché lo faccia, ricostruendo la propria reputazione anche on line. In mancanza, infatti, i motori di ricerca continuano ad associare alla persona che ricopre o ha ricoperto cariche societarie notizie relative a vicende giudiziarie obsolete o, peggio ancora, non aggiornate a successivi provvedimenti favorevoli. E qui ritorniamo al Codice Etico. Trattandosi di notizie “pubbliche”, chi dirige o rappresenta una società e, suo malgrado, presenta delle criticità rispetto alla propria reputazione on line, è esposto al rischio di essere “segnalato” all’Organismo di Vigilanza della Società con la quale ha in essere dei rapporti commerciali perché ritenuto
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“non in linea” con il Codice Etico dalla stessa adottato. La segnalazione può appunto consistere in una denuncia anonima al collegio di vigilanza della società con cui è stato concluso o si sta per concludere un contratto o una parternship, rappresentata dell’elenco di link associati dai motori di ricerca al nominativo del soggetto “segnalato” e riportanti articoli on line relativi a vicende giudiziarie obsolete o comunque non aggiornate al positivo eventuale sviluppo delle stesse, che può essere dato da un provvedimento di archiviazione o da una sentenza di assoluzione.
Il rating di legalità è uno strumento introdotto nel 2012 per le imprese italiane con cui si promuove l’introduzione di principi di comportamento etico in ambito aziendale, attraverso il “riconoscimento”, misurato in “stellette”, indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta. All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario (per maggiori info www.mise. gov.it/index.php/it/ impresa/competitivita-enuove-imprese/rating-dilegalita)
A questo punto cosa può accadere? Il soggetto “segnalato” può essere invitato in via precauzionale ad autosospendersi dalla carica ricoperta e la società dallo stesso rappresentata “invitata” a non partecipare alle gare di appalto o alle manifestazioni di interesse dell’ente al quale è pervenuta la segnalazione, con evidenti notevoli danni economici per l’attività facente capo al primo. Come difendersi in casi simili? Occorrerà al più presto dare conto di eventuali sviluppi positivi delle inchieste o procedimenti giudiziari oggetto della segnalazione, qualora non menzionati nelle relative notizie, e produrre tutta la documentazione processuale a supporto (sentenze di assoluzione, decreti di archiviazione, carichi pendenti e casellari giudiziari), il che può includere anche il Certificato dei carichi pendenti degli illeciti amministrativi dipendenti da reato ex art. 31, d.P.R. 313/2002 o il certificato iscrizioni relative all’Ente nel registro delle notizie di reato ex 335 c.p.p.. Bisogna contemporaneamente attivare gli strumenti legali per fare in modo che tutte le notizie che compromettono la reputazione on line del soggetto segnalato siano rimosse dai motori di ricerca. È di certo possibile chiarire la propria posizione, ma bisogna farlo tempestivamente per contenere gli effetti economici negativi conseguenti ed evitare che, aggravandosi ulteriormente, possano compromettere i propri affari attuali e futuri.
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Il credito di imposta ricerca e sviluppo Terzo cambio d’abito per il bonus fiscale. Reintrodotte le aliquote differenziate
Alessandro Sacrestano management consultant Sagit&Associati srl amministratore unico Assindustria Salerno Service srl asacrestano@studiosagit.it
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ell’ambito delle modifiche che la manovra per il 2019 ha apportato agli strumenti agevolativi già vigenti, occupano un primo piano quelle aventi ad oggetto la disciplina del credito di imposta ricerca e sviluppo, di cui all’art. 3, del d.l. n. 145/2013. Il bonus fiscale giunge, ormai, al suo terzo cambio di abito, con un’inversione di tendenza che lo riporta a una formula molto più vicina alla versione iniziale. In particolare, a partire dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2018 (e, pertanto, nel corso del 2019 per i soggetti con periodo di imposta coincidente con l’anno solare): • sono applicate due aliquote differenziate in base alla tipologia di spesa ammissibile. La percentuale di aiuto è pari al 50% delle spese agevolabili rappresentate dal costo del personale titolare di un rapporto di lavoro subordinato direttamente impiegato in attività di ricer-
ca e sviluppo e dai costi per i contratti stipulati con Università, enti e organismi di ricerca, start-up innovative e PMI innovative indipendenti. Per tutte le altre spese ammissibili, la percentuale di aiuto è fissata al 25%; • l’ammontare annuale massimo di credito di imposta riconoscibile a ciascuna impresa è ridotto a 10 milioni di euro (per gli anni 2017 e 2018, a seguito delle modifiche apportate dalla legge di bilancio per il 2017, tale limite, si ricorda, era pari a 20 milioni di euro); • sono ridefinite alcune categorie di spese ammissibili, al fine di rendere possibile la reintroduzione delle aliquote differenziate. Di fatti, le spese del “personale impiegato nelle attività di ricerca e sviluppo” sono distinte in: spese del personale dipendente titolare di un rapporto di lavoro
subordinato, anche a tempo determinato; spese del personale titolare di un rapporto di lavoro autonomo o comunque diverso dal lavoro subordinato. Le spese relative a “contratti di ricerca stipulati con soggetti terzi” sono distinte in: • spese per contratti stipulati con università, enti di ricerca e organismi equiparati, nonché per contratti stipulati con Startup innovative e Pmi innovative, per il diretto svolgimento delle attività di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta. Le imprese con cui sono sottoscritti i contratti di ricerca non devono essere appartenenti al medesimo gruppo dell’impresa committente; • spese per contratti stipulati con imprese diverse da quelle indicate in precedenza per il diretto svolgimento delle attività Marzo | Aprile 2019
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di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta a condizione che non si tratti di imprese appartenenti al medesimo gruppo dell’impresa committente. È aggiunta una ulteriore categoria di spese agevolabili, rappresentata dai costi sostenuti per l’acquisto di materiali, forniture e altri prodotti analoghi direttamente impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo anche per la realizzazione di prototipi o impianti pilota. La norma specifica che tali spese possono essere escluse dal calcolo del credito di imposta nel caso in cui l’inclusione del costo dei beni previsti tra le spese ammissibili comporti una riduzione dell’eccedenza agevolabile. Per quanto riguarda la modalità di calcolo, è confermato il metodo dell’approccio incrementale; il credito d’imposta si applica nella misura del 50% sulla parte dell’eccedenza (rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi d’imposta di riferimento 2012-2014) proporzionalmente riferibile alle spese per il personale titolare di un rapporto di lavoro subordinato e ai contratti stipulati con Università, enti e organismi di ricerca, nonché con Start-up innovative e PMI innovative indipendenti, rispetto alle spese ammissibili complessivamente sostenute nello stesso periodo d’imposta agevolabile e nella misura del 25% sulla parte residua. Verrebbero, pertanto, assoggettate alla percentuale del 25% le spese per il personale con rapporto di lavoro autonomo e diverso dal lavoro subordinato, i costi di
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ricerca relativi a contratti stipulati con imprese non qualificabili come start-up innovative e PMI innovative, le spese per strumenti, attrezzature, competenze e privative industriali, le spese per forniture, materiali e prodotti analoghi impiegati nelle attività di R&S. Indicazioni dettagliate sono introdotte, poi, con riferimento agli obblighi documentali per la spettanza e l’utilizzabilità del credito d’imposta, che troveranno applicazione già dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2018. La norma sancisce quanto anticipato nei documenti di prassi e, in particolare, che l’utilizzabilità del credito di imposta in compensazione può avvenire solo a seguito dell’avvenuto adempimento degli obblighi di certificazione. In ogni caso, l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili e la corrispondenza delle stesse alla documentazione contabile predisposta dall’impresa devono risultare da apposita certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Per le imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti, la certificazione deve essere rilasciata da un revisore legale dei conti o da una società di revisione legale dei conti iscritti nella sezione A del registro di cui all’art. 8 del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39. Solo per tali imprese, le spese sostenute per adempiere all’obbligo di certificazione sono riconosciute in aumento del credito d’imposta per un importo non superiore a 5.000 euro. Le imprese beneficiarie del bonus sono, inoltre, chiamate a redige-
re e conservare una relazione tecnica che illustri le finalità, i contenuti e i risultati delle attività di ricerca e sviluppo svolte in ciascun periodo d’imposta in relazione ai progetti o ai sotto progetti in corso di realizzazione. La relazione, nel caso di attività di ricerca e sviluppo organizzate e svolte internamente all’impresa, deve essere predisposta a cura del responsabile aziendale delle stesse attività o del responsabile del singolo progetto o sotto progetto e deve essere controfirmata dal rappresentante legale dell’impresa. Nell’ipotesi in cui le attività di ricerca siano commissionate a soggetti terzi, la relazione deve essere redatta e rilasciata all’impresa dal soggetto commissionario. Restano fermi tutti gli ulteriori obblighi previsti dal DM del 27 maggio 2015. Si ricorda che il credito di imposta è stato riconosciuto anche ai soggetti residenti commissionari che eseguono attività di ricerca e sviluppo per conto di imprese residenti o localizzate in altri Stati membri dell’UE, negli Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo ovvero in Stati compresi nell’elenco di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996. Le legge di bilancio ha fornito, al riguardo, un’interpretazione autentica della disposizione normativa. La stessa deve essere interpretata nel senso che, ai fini del calcolo del credito d’imposta attribuibile, assumono rilevanza esclusivamente le spese ammissibili relative alle attività di ricerca e sviluppo svolte direttamente e in laboratori o strutture situati nel territorio dello Stato italiano.
Ora anche il verbale del finanziamento soci è tassato Le delibere assembleari non possono essere assimilate a contratti formalizzati
Marco Fiorentino Fiorentino associati / Synergia Consulting Group marcofiorentino@fiorentinoassociati.it
L’
erogazione di finanziamenti infruttiferi da parte dei soci è una pratica molto diffusa nelle società di piccole o medie dimensioni, al fine di immettere in azienda disponibilità da destinarsi alle attività, senza soggiacere al formalismo e ai vincoli restitutivi, previsti invece nei casi di aumento del capitale sociale. Nella prassi professionale, la procedura prevede di solito una preliminare deliberazione assembleare, che sancisce le caratteristiche del finanziamento (importo, durata, remunerazione e così via), nonché se lo stesso sia da eseguirsi da tutti o parte dei soci, in misura proporzionale o meno alle quote di partecipazione. A valle di detta assemblea, la società e ogni singolo finanziatore formalizzano poi l’accordo di finanziamento vero e proprio, attraverso scambio di corrispon-
denza, onde evitare l'imposta di registro del 3%. Questa impostazione sostanzialmente: (i) ha l’obiettivo di rendere conosciuta o conoscibile l’operazione a tutti i soci, ai consiglieri senza delega, nonché all’organo di controllo, prima che la stessa abbia luogo e poi (ii) ha la finalità, attraverso lo scambio di corrispondenza, di evitare inefficienze fiscali dell’operazione. Dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1951 del 24.01.2019) questo consolidato schema pare saltato e occorre invece molta attenzione, così da scongiurare il ripetersi della disavventura fiscale occorsa a due soci di una Società in accomandita semplice. Il caso ha riguardato, appunto, una delibera assembleare avente ad oggetto l’erogazione di un finanziamento soci, dove, sembra di capire che (il verbale non
è riportato in sentenza) fossero stati verbalizzati la richiesta dell’amministratore a ricevere tale prestito con obbligo di restituzione, l’assenso dei soci a tale richiesta e l’impegno alle relative erogazioni, con sottoscrizione del suddetto verbale da parte di questi ultimi (non è noto se in qualità di soci o nella qualità di presidente e segretario della riunione). La suprema Corte, aderendo alle tesi dell’Agenzia delle Entrate (AGE), ha stabilito che un tale verbale di assemblea, non fosse un semplice atto societario interno - per il quale non sussiste l’obbligo di registrazione neanche in caso d’uso, ai sensi del combinato disposto del DPR 131/86 tariffa parte prima art. 4 e tabella art.9 - ma una vera e propria scrittura privata non autenticata di natura patrimoniale e quindi soggetta a registro con l’aliquota del 3%. In pratica, Marzo | Aprile 2019
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la richiesta del finanziamento e i tempi di erogazione delle a rimarcare l’avvenuta percezioda parte dell’amministratore è relative somme. Chiuso qui? Ma ne della necessità di effettuare stata riqualificata come “pronemmeno per sogno. l’apporto. Ebbene, riqualificare posta” e la sottoscrizione del Come si diceva all’inizio, è questo indispensabile articolato verbale anche dei due soggetti (i buona prassi di governanesplicativo, come niente altro soci) tenuti all’effettuazione del ce societaria far deliberare che una “proposta a contrarprestito, come “accettazione” ad una apposita assemblea re” appare, oggettivamente, della proposta, determinandosi un’operazione atipica che vede aberrante. Come pure, appare così le condizioni per poter coinvolti i soci, per molteplici uno sconfinamento nel mero definire il verbale stesso come ragioni - alcune delle quali già arbitrio, la reinterpretazione un contratto di finanziamento sopra indicate - tutte tendenti strumentale delle volontà delle a tutti gli effetti, con il consea dare la massima disclosure e parti, che sostituisce l’intenzioguente obbligo di corrispondere trasparenza possibile a transane di tenere un’assemblea ordil’imposta di registro. naria dei soci con quella Dello stesso parere era “presunta” di stipulare un Questa impostazione stato anche il giudice di contratto. giurisprudenziale porta appello (CTR dell’Emilia Con ciò privando i soci Romagna), che nell’instessi anche del comune anche al paradosso che terpretare l’effettiva buon senso, posto che ogni deliberazione in cui volontà delle parti, si lascia presumere che i soci e la società siano, o aveva concluso che esse essi, pur volendo fare avevano voluto in realtà un contratto, scelgono possano essere, controparti, stipulare un accordo di utilizzare l’improprio può rappresentare la giuridico e aveva ritestrumento formale formalizzazione implicita di nuto doversi soffermare dell’assemblea. un accordo, con conseguenze Questa impostazione giusolo sullo stabilire se i versamenti effettuati dai ben più ampie di quelle fiscali risprudenziale, ove trovi soci traessero origine conferma, porta anche da un rapporto assial paradosso, che ogni milabile al mutuo o se invece, zioni potenzialmente in grado di deliberazione in cui i soci e la rappresentassero un apporto generare conflitti di interessi o società siano, o possano essere, al patrimonio di rischio dell’imlite nella compagine sociale. Ed controparti, può rappresentare presa collettiva (non soggetto è evidente che queste informala formalizzazione implicita di all’imposta di registro), ragzioni non possono che prevedere un accordo, con conseguenze giungendo l’ovvia conclusione l’esposizione delle ragioni che ben più ampie di quelle fiscali.In che questi esprimessero somme determinano la necessità di un una parola, così operando, si fidate a mutuo. finanziamento e poi l’indicanisce per confondere l’espressioE a nulla, purtroppo, sono valse zione di modalità, condizioni e ne di volontà dell’assemblea con le doglianze dei ricorrenti, i termini per tali apporti, anche quella dei singoli soci, che sono quali avevano sostenuto che la perché, diversamente ragioinvece due cose ben distinte. richiesta ai soci di finanziare la nando, non si comprende su Da ora in poi, non ci resta che società non fosse qualificabile quale oggetto possa l’assemblea prestare massima attenzione a come “proposta contrattuale”, deliberare in piena coscienza. ciò che viene riportato nei verin virtù della circostanza che E spesso, proprio per la delicabali di assemblea e alla raccolta non erano presenti nel vertezza del tema, non è infredelle firme di partecipazione, bale elementi costituitivi del quente che tali verbali vedano le onde evitare che una delibera contratto quali: l’importo del firme anche dei soci intervenuti di indirizzo dei soci diventi un finanziamento, le modalità (una sorta di “foglio presenze”), contratto blindato.
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Resto al Sud: nuovi requisiti di accesso Al 15 gennaio 2019, ad un anno dall’apertura del bando, sono state presentate 5.714 domande di finanziamento di cui risultano approvate 2.190, mentre 8.491 sono in compilazione
Giuseppe Arleo dottore commercialista giuseppearleo@libero.it
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na delle novità più significative della Legge di Stabilità 2019 riguarda la modifica di alcuni requisiti di accesso a Resto al Sud, misura agevolativa di Invitalia. Da inizio anno, infatti, si è ampliata la platea di possibili beneficiari includendo i professionisti, in un primo momento esclusi, ed estendendo il limite di età agli under 46 anziché gli under 36, come inizialmente previsto nel decreto. L’agevolazione, ricordiamo, riguarda quanti vogliano avviare attività d’impresa nelle regioni del Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, nei settori della produzione beni nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; fornitura di servizi alle imprese e alle persone; turismo. Restano esclusi il comparto dell’agricoltura e del commercio. Possono presentare la domanda di finanziamento le ditte individuali, società di persone o di capitali e
le cooperative. Anche un team di persone fisiche può presentare il progetto di finanziamento a condizione di costituire la società entro 60 giorni dalla ricezione della delibera di accoglimento alle agevolazioni. Sono ammissibili investimenti in opere edili e impiantistica, nella misura del 30% del totale dell’investimento. Sono altresì ammessi attrezzature, macchinari, mobili e arredi nuovi di fabbrica; beni strumentali immateriali, investimenti in programmi informatici. Infine sono ammesse le spese di gestione quali materie prime, semilavorati, scorte, canoni di locazione, utenze, servizi vari purché non superino il 20% del totale degli investimenti. I fondi stanziati ad oggi sono 1.250 milioni di euro con programmazione pluriennale e stanziamento annuale già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, quindi un plafond davvero notevole per l’avvio di nuove imprese. Il finanziamento erogato copre il 100% dell’investimento, il
35% è a fondo perduto e il restante 65% a tasso zero, rimborsabile in 8 anni di cui i primi 2 di preammortamento, erogato da una delle banche convenzionate con Invitalia per la misura di Resto al Sud e garantito per l’80% dal Fondo di Garanzia. Al 15 gennaio 2019, quindi dopo 1 anno dall’apertura del bando, sono state presentate 5.714 domande di finanziamento di cui risultano approvate 2.190, mentre 8.491 sono in compilazione. Questi numeri sicuramente, coniugati con la massiccia disoccupazione presente nel nostro Paese, fanno capire come le modifiche si siano rese necessarie, viste le poche richieste inoltrate rispetto ad una domanda potenziale davvero notevole. Sicuramente i prossimi mesi ci sapranno dire se il numero di invii avrà un aumento oppure saranno necessarie ulteriori modifiche, al fine di renderla ancora più appetibile per la platea dei neo potenziali imprenditori, sicuramente non esigua. Marzo | Aprile 2019
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lavoro
Troppi accessi su Facebook durante l’orario di lavoro: licenziata
Il comportamento della dipendente ha incrinato il rapporto fiduciario con il datore di lavoro, a causa dell’uso smodato del social network e della distrazione prolungata dall’attività lavorativa
Massimo Ambron avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it
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a Corte di Cassazione, con sentenza n. 3133 del 1 febbraio 2019, ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Brescia che, accogliendo la tesi del datore di lavoro, ha ritenuto legittimo il licenziamento disciplinare intimato alla segretaria di uno studio medico per un eccessivo utilizzo di internet, in particolar modo di Facebook. L’impiegata in un arco di tempo di 18 mesi, durante l’orario di lavoro, aveva effettuato oltre 4.500 accessi in Facebook “per durate talora significative” e tale uso smodato di internet non si giustificava con la tipologia di lavoro e le mansioni svolte dalla dipendente, anzi, era conferma di un comportamento gravemente inadempiente. Infatti, secondo quanto statuito dalla Corte di Appello di Brescia «la condotta tenuta dalla ricorrente, per come emersa sulla base degli elementi acquisiti, integra la violazione degli obblighi di diligenza e di buona fede nell’espletamento della prestazione da parte della lavoratrice e non può, dunque, ritenersi di per sé legittima. Sempre alla luce del complessivo quadro probatorio deve fondatamente escludersi che la decisione del datore di lavoro di porre fine al rapporto lavorativo sia stata determinata, per contro, dalla
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presentazione della domanda ex lege n. 104/1992 quale motivo esclusivo del recesso datoriale». Avverso la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Brescia, la dipendente ha proposto ricorso in Cassazione rilevando che il licenziamento irrogato dal datore di lavoro avesse avuto natura ritorsiva in quanto avvenuto dopo la richiesta di fruizione dei permessi ex lege n. 104/1992 e sul fatto che lo stesso datore avesse violato le disposizioni a tutela della privacy. La Suprema Corte ha, invece, confermato la sentenza di appello sostenendo che il comportamento tenuto dalla dipendente risultava “in contrasto con l’etica comune” e che non era stata violata alcuna norma sulla riservatezza, in quanto il datore di lavoro non era entrato nel merito dei contenuti della “navigazione in internet”, ma si era limitato a contare le violazioni attraverso la cronologia del computer che non richiede l’installazione di alcun dispositivo di controllo. Il comportamento posto in essere dalla dipendente ha incrinato il rapporto fiduciario con il datore di lavoro, avendo la dipendente per lungo periodo utilizzato impropriamente e smodatamente l’accesso ai
social network, sottraendo tempo all’attività lavorativa. Nella sentenza in commento, inoltre, è richiamata la precedente pronuncia n. 10280 del 27 aprile 2018 con la quale veniva esaminata una fattispecie di licenziamento per giusta causa di un dipendente che aveva pubblicato, su Facebook, frasi denigratorie del titolare della sua attività lavorativa, anche se non era stato indicato il nominativo del rappresentante dell’azienda ma ad ogni modo facilmente identificabile. Secondo la Suprema Corte la diffusione di un messaggio di disprezzo attraverso Facebook integra un’ipotesi di diffamazione, in quanto tale strumento ha la capacità potenziale di raggiungere un numero indeterminato di persone, e, nel caso di specie, trattandosi di un messaggio offensivo nei riguardi di soggetti facilmente individuabili, il contesto è stato correttamente valutato in termini di giusta causa del recesso, in quanto idoneo a pregiudicare il vincolo fiduciario nel rapporto di lavoro. In conclusione l’accesso e l’utilizzo dei social network deve essere effettuato sempre con moderazione, per brevi periodi e soprattutto nei cosiddetti “tempi morti”.
sicurezza
Bando Isi 2018, dall’Inail 370 milioni di euro alle imprese che investono in sicurezza È l’importo più alto stanziato dal 2010, anno di avvio dell’iniziativa giunta oggi alla nona edizione. Dall’11 aprile 2019 fino alle ore 18.00 del 30 maggio sarà possibile accedere alla procedura online e compilare la domanda per partecipare a cura di Inail, Ufficio Comunicazione esterna e relazioni internazionali
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ono pari a circa 370 milioni di euro gli incentivi a fondo perduto messi a disposizione dall’Inail, con il bando Isi 2018, a favore delle imprese che investono in progetti mirati al miglioramento della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si tratta dell’importo più alto stanziato dal 2010, primo anno in cui è stato lanciato il bando. Ad oggi, con quest’iniziativa, l’Istituto ha destinato oltre due miliardi di euro alle imprese che investono in sicurezza. Criteri di assegnazione dei fondi. Come nell’edizione precedente, i fondi messi a disposizione sono suddivisi in cinque assi di finanziamento, in base ai destinatari e alla tipologia dei progetti che saranno realizzati. I finanziamenti sono a fondo perduto e vengono assegnati fino a esaurimento delle risorse finanziarie, secondo l’ordine cronologico di ricezione delle domande. Il contributo sarà erogato in conto capitale e può coprire fino al 65% delle spese sostenute per ogni progetto ammesso,
sulla base dei parametri e degli importi minimi e massimi specificati dal bando per ciascun asse di finanziamento. Destinatarie dell’iniziativa sono le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura. È stata confermata, inoltre, la possibilità per gli enti del terzo settore, anche non iscritti al registro delle imprese ma censiti negli albi e registri nazionali, regionali e delle Province autonome, di accedere al secondo asse di finanziamento dedicato ai progetti di riduzione del rischio dovuto alla movimentazione dei carichi. La suddivisione in cinque assi di finanziamento. Ammontano a 182.308.344 euro i fondi destinati all’Asse 1 (Isi Generalista): 180.308.344 saranno assegnati ai progetti di investimento, 2 milioni ai progetti di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. I progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi rientrano nell’Asse 2 (Isi Tematica) a cui sono destinati
45 milioni di euro. Per i progetti di bonifica da materiali contenenti amianto, Asse 3 (Isi Amianto), sono disponibili 97.417.862 euro. L’Asse 4 (Isi Micro e Piccole Imprese), dedicato ogni anno a micro e piccole imprese, in quest’edizione del bando riguarda quelle che operano nei settori della pesca e del tessile, abbigliamento, pelle e calzature e ha una dotazione pari a 10 milioni di euro. Ai progetti per le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli, compresi nell’Asse 5 (Isi Agricoltura), sono assegnati 35 milioni di euro: 30 milioni per la generalità delle imprese agricole e 5 riservati ai giovani agricoltori under 40, organizzati anche in forma societaria. La procedura online in tre fasi successive. Le domande devono essere presentate in modalità telematica, attraverso una procedura in tre fasi successive. Dall’undici aprile le aziende interessate avranno tempo fino alle ore 18.00 del 30 maggio 2019 per Marzo | Aprile 2019
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Massimo De Felice: «Si tratta aiutare le aziende a individuare compilare e salvare la propria di un’iniziativa strutturale gli interventi per cui richiedomanda nella sezione “Servizi unica a livello nazionale per la dere gli incentivi, ottimizzare online” del sito Inail. concessione di finanziamenti l’utilizzo dei fondi e aumentare La domanda, compilata e in conto capitale, che non la partecipazione». salvata nei modi sopra indicati, ha eguali neppure in Europa. Giuseppe Lucibello, diretpotrà essere inoltrata online tore generale Inail: nei giorni e orari di «Il nuovo meccanismo apertura dello sportello I fondi messi a disposizione di redistribuzione delle informatico (il cosiddetsono suddivisi in cinque assi risorse stanziate ma to “click day”), pubblinon assegnate, introcati sul sito dell’Istituto di finanziamento, in base dotto l’anno scorso - ha a partire dal 6 giugno ai destinatari e alla tipologia spiegato - ha permesso 2019. dei progetti che saranno di accedere ai finanLe imprese collocate realizzati. I finanziamenti sono ziamenti a un numero in posizione utile per maggiore di imprese. accedere al contributo a fondo perduto e vengono Il considerevole indovranno poi confermaassegnati fino a esaurimento cremento dei fondi re la domanda inserita delle risorse finanziarie, messi a disposizione online, tramite l’invio secondo l’ordine cronologico con il bando 2018, ci della documentazione consentirà di sostenerindicata nell’avviso di ricezione delle domande pubblico per la specifica ne ancora di più, con ricadute positive sulla tipologia di progetto. salute e sicurezza dei lavoraIl presidente dell’Inail: Organizzarla è complesso, ma tori e, di conseguenza, anche «Iniziativa unica in Italia e con ogni nuova edizione stiain Europa». mo cercando di semplificare il sul sistema del welfare e sulla società». Secondo il presidente dell’Inail più possibile la procedura: per 58
bon ton
Nicola Santini esperto di galateo, costume e società ph/Christian Ciardella
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Guardaroba maschile, dieci regole da imparare a memoria
Poche, pochissime o addirittura zero eccezioni, se si vuole essere davvero impeccabili
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ono da sempre un grande sostenitore della teoria per la quale il galateo moderno dovrebbe essere riscritto in larga percentuale da un ragionato buon senso che faccia sì che il contesto prevalga sulle regole, i forse sui no, le sfumature sugli angoli. Con un bel po’ di spazio per le eccezioni che nel 2019 sono spesso più numerose delle regole. A una condizione: le eccezioni possono permettersele solo coloro che conoscono benissimo le regole. E per quanto io sia notoriamente contrario agli elenchi puntati quando si tratta di bon ton, ci sono alcune faccende dalle quali non si scappa, quindi oggi - e in alcuni dei prossimi numeri - le mie linee guida saranno chiare e inequivocabili. Inizio con il guardaroba maschile e vi dico che... 1) No ai calzini corti, che vanno bene solo per lo sport. 2) No alla canottiera. Faccio fatica a capire un contesto fuori dall’ombrellone del bagnino. In palestra serve solo per esibire, in discoteca andrebbe vietata, sotto la camicia se visibile, condannata. 3) No ai jeans skinny. Nemmeno se siete David Beckham. 4) No al camiciotto abbinato a giacca e cravatta.
Ammesso solo se è una divisa in una reception. 5) No al borsello. Una delle cose più pratiche e più orribili. Fa il verso alla borsetta femminile, per sfruttarne la praticità. Secondo gli esperti tradizionali non è considerato elegante, in quanto non concepito originariamente per l’uomo. Per me è orrendo e basta. Quando ne vedrò uno con un garbo, ci ripenserò. 6) No alla camicia slacciata oltre al secondo bottone. Potete avere anche il petto di Hugh Jackman, ma la camicia rimane abbottonata. Anche a Ferragosto, a meno che non siate in spiaggia. 7) No a cravatte e papillon con il nodo già fatto. Imparate. 8) No alle bretelle a vista. E NO alle bretelle se avete la cintura. 9) No a gioielli che non siano fede nuziale, anello di famiglia, orologio ed eventualmente gemelli ai polsini (ma non sempre): catene, catenacci, borchie, orecchini et similia, se volete essere eleganti, lasciateli sulle bancarelle. 10) No al fazzoletto da taschino abbinato alla cravatta. Appuntamento al prossimo numero!
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salute
Antonino Di Pietro direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com
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Rimage, aiutare il viso a restare giovani in modo naturale
La novità di questa tecnica è che non si fa ricorso a iniezioni, ma si ottiene un effetto antietà naturale utilizzando esclusivamente energie biorigeneranti
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l Rimage è un trattamento che aiuta a contrastare l’invecchiamento della cute attraverso la combinazione di tre azioni sinergiche che stimolano le cellule a rigenerarsi: l’elettroporazione, la radiofrequenza e gli infrarossi freddi. La novità di questa tecnica è che non si fa ricorso a iniezioni, ma si ottiene un effetto antietà naturale utilizzando efficacemente ed esclusivamente energie biorigeneranti. Si tratta di una terapia che non utilizza né aghi, né iniezioni, utile per rigenerare la pelle di viso, collo e décolleté. Una seduta di Rimage si articola in tre fasi, tutte ugualmente utili per un’azione rigenerante della pelle che si traduce in più turgore, luminosità e un viso con un aspetto più riposato. La prima fase consiste nell’utilizzo dell’elettroporazione, tecnica non invasiva, normalmente usata nell’ambito della biologia molecolare, che consiste nell’applicazione di una corrente elettrica sulla pelle: questo processo serve ad aprire i pori in modo da favorire il passaggio di sostanze che, nel caso del Rimage sono costituite da fospidina un composto di fosfolipidi e glucosamina, utili per rinforzare le membrane cellulari e favorire una migliore
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produzione di collagene ed elastina. In questo modo le cellule degli strati superficiali si ricompattano, con il risultato che la pelle appare più liscia, si riduce l’evaporazione dell’acqua interna e di conseguenza migliora l’idratazione profonda, essenziale per il benessere della pelle di tutto il corpo e ancora di più di quella più delicata del nostro viso. La seconda fase si avvale, invece, della radiofrequenza frazionata, trattamento che si basa sugli effetti di onde elettromagnetiche: questa tecnologia è capace di trasformare energia elettrica in calore che omogeneamente penetra nei tessuti fino al derma (strato della cute posto sotto l’epidermide), stimolando la produzione di nuovo collagene (proteina che dà tono alla pelle) e favorendo, nel caso del Rimage, l’assorbimento dei fosfolipidi e della glucosamina in tutto lo spessore del derma, cioè l’impalcatura della pelle. Gli infrarossi freddi, infine, stimolano efficacemente le cellule cutanee, potenziano l’azione dei fosfolipidi e la formazione di nuovo collagene e acido ialuronico e rendono la pelle più soda e liscia. Una seduta di Rimage dura circa 40 minuti. Già dopo la prima seduta si iniziano a vedere miglioramenti in termini di ringiovanimento e rassodamento della pelle di viso, collo e del décolleté. Il numero di sedute dipende dai casi e da diversi fattori che sarà il medico specialista a valutare. Generalmente comunque si consigliano tre sedute iniziali a distanza di 15-20 giorni l’una dall’altra. Successivamente, sempre a seconda dei casi, è consigliabile una seduta ogni 2-3 mesi per il mantenimento dei risultati.È preferibile sottoporsi al trattamento dai 30 anni in poi. È a partire da questa età infatti che la produzione di collagene cala dell’1,5% l’anno, arrivando, fra i 35 e i 55 anni, a una perdita del 40%.
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Giuseppe Fatati Presidente Italian Obesity Network
Diabetes technology e autocontrollo| I parte
Tanti i nuovi dispositivi per migliorare la qualità della vita del paziente. Obiettivo irrinunciabile è garantire l’utilizzo appropriato delle nuove risorse tecniche
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iabetes technology è il termine che indica i dispositivi utilizzati per migliorare il compenso glicometabolico e la qualità della vita del soggetto affetto da diabete. La tecnologia del diabete viene distinta in due categorie principali: i mezzi per la somministrazione insulinica e quelli per il monitoraggio della glicemia. L’autocontrollo glicemico, tradizionalmente, è inteso come il monitoraggio della glicemia capillare, l’interpretazione dei risultati e i conseguenti interventi terapeutici. La misurazione dei livelli di glucosio avviene grazie a piccoli apparecchi elettronici, i glucometri, che analizzano in breve tempo i valori glicemici su un campione di sangue. In pratica, dopo aver acceso il glucometro e inserito nello stesso una striscia reattiva, si punge lateralmente un polpastrello con un apposito pungidito; la goccia di sangue ottenuta viene avvicinata alla striscia reattiva del glucometro che, in pochi secondi, riporta il valore della glicemia. I glucometri attualmente in commercio sono in grado di memorizzare i dati ed essere collegati al computer o al telefonino per elaborare statistiche sull’andamento dei valori di glucosio nel sangue nell’arco della giornata e analizzarne la variabilità nel tempo. Il diabetologo, sempre più spesso, ha sperimentato la possibilità di applicazione delle tecnologie emergenti prima fra tutte l’automonitoraggio in continuo. Questa metodica consente di misurare continuativamente
la concentrazione di glucosio nei liquidi interstiziali tramite un ago-sensore inserito sottocute, che invia i valori registrati a una unità esterna. Questi possono essere visualizzati retrospettivamente oppure in tempo reale (real-time). L’automonitoraggio in continuo è in grado di fornire un quadro costante dei livelli di glucosio e indicazioni utili per ottimizzare il trattamento. É bene sapere che ci può essere un ritardo quantificabile in circa 15-20 minuti, tra il valore del glucosio interstiziale e la glicemia perché il glucosio interstiziale richiede un certo intervallo di tempo per equilibrarsi con quello plasmatico; questo ritardo è definito “lag time”. Da qualche tempo è disponibile un sensore impiantabile sottocute, basato su una tecnologia a fluorescenza non enzimatica, dotato di un’accuratezza elevata e stabile fino a 180 giorni di utilizzo. É inoltre disponibile il Flash Glucose Monitoring, ovvero una rilevazione del glucosio interstiziale a richiesta del paziente. É un sistema che utilizza un sensore ad ago inserito sottocute e sostituito ogni 14 giorni, in grado di leggere le concentrazioni di glucosio nel liquido interstiziale. Consente di verificare la glicemia in qualsiasi momento della giornata semplicemente avvicinando il lettore, che può essere anche un telefono cellulare, al sensore. Ad ogni scansione evidenzia il valore corrente e i dati delle ultime 8 ore. Il soggetto candidato ad autocontrollo continuativo deve essere in terapia multiiniettiva ottimizzata e già educato alla corretta gestione della terapia insulinica. É ipotizzabile che, nei prossimi dieci anni, in attesa di una soluzione biologica definitiva, la new technology colonizzerà sempre più diffusamente ogni ambito della pratica diabetologica e in particolare la gestione del controllo glicometabolico. É obiettivo irrinunciabile garantire l’utilizzo appropriato delle nuove risorse tecniche. Marzo | Aprile 2019
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finisterre
Karl Mannheim, generazioni e conoscenza Il filosofo ungherese fu il primo, nel 1928, a formulare un punto di vista rigoroso sul tema nella sua pubblicazione "Il problema delle generazioni", tutt’oggi riferimento saldo e imprescindibile per esaminare e interpretare l’importante mutamento sociologico in atto di Alfonso Amendola docente di sociologia degli audiovisivi sperimentali | Università di Salerno alfamendola@unisa.it
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ra il 1928 quando Karl Mannheim (1893 - 1947) pubblicò "Il problema delle generazioni" e per primo formulò, all’interno della letteratura sociologica, un punto di vista sufficientemente rigoroso sul concetto di generazione. Come spesso accade ai grandi contributi, il saggio di Mannheim fu inizialmente sottovalutato, quasi dimenticato tra la corposa e imponente produzione scientifica dell’autore. Furono gli anni Sessanta, poi, con l’esplosione della protesta studentesca e tutti quei cambiamenti in atto all’interno della società di allora che resero Il problema delle generazioni un punto di riferimento saldo e imprescindibile per esaminare e interpretare l’importante mutamento sociologico in atto. Quello delle generazioni, negli anni Sessanta, diventa un problema perché la società non è più un’informe massa di individui che si differenzia solo per lo strato sociale in cui ha avuto la fortuna o la sfortuna di nascere. Adesso, l’assetto societario appare - prima di tutto agli occhi di Mannheim e poi agli occhi del resto del mondo - segmentato e bisognoso di un’analisi più accurata, più minuziosa che porti alla luce fenomeni ed emergenze fino
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a questo momento celate da una spiacevole, quanto inevitabile, banalizzazione dello stato di cose. Mannheim si forma in Ungheria e la sua passione per la filosofia ne caratterizza gli studi. Vicino al positivismo, sensibile alla filosofia idealistica tedesca e al marxismo,
Una generazione non può essere interpretata come un gruppo concreto perché tra i soggetti interessati manca un elemento fondamentale, la conoscenza reciproca
i suoi punti di riferimento sono Jàszi, Lukàcs e - in Germania, dove trascorre un anno dopo la laurea per approfondire i suoi studi filosofici - Simmel, di cui fu allievo. Ritornato in Ungheria, viene nominato professore di Filosofia all’Università di Budapest ma la
caduta - nel 1919 - del regime dei soviet e l’instaurarsi del Terrore Bianco gli costano l’esilio. Anche se questa volta costretto e non per desiderio di approfondimento culturale, Mannheim ritorna in quella Germania così ricca di fervori intellettuali e inizia ad avvicinarsi alle scienze sociali e alla sociologia. Subisce l’influenza dei grandi pensatori tedeschi come Alfred, Weber e Rickert, segue le lezioni di Heidegger e Husserl, collabora con Elias e si avvicina alla scuola di Francoforte di cui Horkheimer fu indiscusso capostipite. Inizia, così, a prendere forma nella mente di Mannheim, un’idea, un approccio nuovo allo studio della società, una “sociologia della conoscenza” che ritroveremo, un anno dopo la pubblicazione del suo scritto sulle generazioni, anche in Ideologia e utopia (1929). È nella direzione della “determinazione sociale della conoscenza” che si muove la riflessione di Mannheim sulle generazioni, perché alla base di un fenomeno così cristallizzato e complesso come appunto quello di generazione non può che esserci una fitta rete di influenze, azioni reciproche, saperi ed esperienze condivise. Prima di giungere ad una così
Mannheim possiede un punto di partenza molto più definito del punto di arrivo: una generazione non può essere interpretata come un gruppo concreto perché tra i soggetti interessati manca un
Quello delle generazioni, negli anni Sessanta, diventa un problema perché la società non è più un’informe massa di individui che si differenzia solo per lo strato sociale in cui ha avuto la fortuna o la sfortuna di nascere "Siamo di fronte alla tendenza curiosamente terrificante del pensiero moderno, in cui l'assoluto che era una volta un mezzo per entrare in comunione con il divino, è ora diventato uno strumento utilizzato da coloro che ne traggono profitto, per distorcere, pervertire e nascondere il significato del presente" Karl Mannheim decisa visione della generazione, Mannheim definisce i suoi punti saldi: prima di tutto, nessuna semplice integrazione dei due approcci precedenti. Mannheim immagina che “fra la sfera naturale e quella intellettuale ci sia un
livello di esistenza all’interno del quale operino le forze sociali” ed è proprio in questo spazio che può prendere vita la dinamica storica delle generazioni e, soprattutto, può assumere una rilevanza sociologica. La sintesi teorica di
elemento fondamentale, la conoscenza reciproca. I membri di una generazione non si conoscono tra loro, non li accomuna nessun rapporto fisico di vicinanza. Eppure, fanno parte di uno stesso segmento sociale, ma il loro essere simili dipende esclusivamente da fattori esterni, riguarda le esperienze - pur inconsapevolmente - condivise e non i tratti del carattere di ognuno. Oggi nello spazio estremo di consumi, scelte, orientamenti e affanni dell’universo giovanile rileggere Karl Mannheim è un motivo di forza e di riflessione a dir poco necessaria. Marzo | Aprile 2019
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LIBRI
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a cura di Raffaella Venerando
La tela degli Svizzeri di Angelo Verrillo, Gigi Di Mauro
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ualcuno un tempo ha detto che «quanti non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo». Esattamente per scongiurare questa possibilità, «con la speranza che da quel passato si possa trovare la forza e l’intelligenza per riprendere un cammino di sviluppo e nuovo protagonismo» lo storico ed ex sindacalista Angelo Verrillo ha voluto raccontare - nel libro “La tela degli Svizzeri” - più di mezzo secolo di storia economica, politica e sociale dell’Agro-Nocerino-Sarnese.Protagonisti di una vicenda lunga, dalle alterne fortune, sono i Wenner, gli Svizzeri che - esperti nell’industria tessile - furono costretti a emigrare in Italia per mancanza di materie prime a causa del divieto d’attracco per le navi inglesi in qualsiasi porto dei paesi soggetti al dominio francese, voluto da Napoleone Bonaparte nel 1806. Tra il XIX e il XX secolo, si insediarono quindi nel Salernitano, portando in dote lavoro e un nuovo senso di comunità a essa legato. Nocera prima, con la localizzazione dello opificio tessile in via Napoli, poi Scafati con i Meyer, Fratte e successivamente Angri, furono il fulcro del polo tessile più importante dell’800 in Italia. Come sottolinea nella sua prefazione Mauro Maccauro - imprenditore, industriale metalmeccanico e presidente di Confindustria Salerno dal 2012 al 2016 - «il parallelismo con le dinamiche economiche attuali ne rende la lettura interessante e pregna di spunti riflessivi, oltre ad offrire esempi edificanti e contributi mirabili di imprenditori dall’azione diligente e dal preciso intento realizzativo d’ascesa economica». Ne emergono infatti ritratti di imprenditori innovatori, che danno il buon esempio, che hanno a cuore il benessere dei propri dipendenti. Grande spazio nel libro|intervista scritto a 4 mani insieme con il giornalista Gigi Di Mauro è riservato anche e soprattutto alle donne, cui il volume è dedicato. In quel periodo, infatti, più di 800 donne sono impiegate nel tessile e con il loro stipendio contribuiscono al bilancio familiare. Un evento che - come si sottolinea in retro-copertina - ha trasformato costumi e rapporti di genere nel profondo.
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a cura di Vito Salerno
The Children Act - IL VERDETTO di Richard Eyre
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ratto da un romanzo di Ian McEwan, The Children Act- Il Verdetto regala una Emma Thompson in una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Protagonista del film, diretto da Richard Eyre, è Fiona Maye (Emma Thompson), una stimata giudice dell’Alta Corte britannica di Londra che presiede con saggezza e compassione i casi eticamente complessi inerenti al Diritto di Famiglia. Tuttavia, la meticolosità nell’esercizio della professione e la fama che si è conquistata hanno un costo molto elevato nella sua vita personale e la sua costante dedizione al lavoro ha spinto il suo matrimonio con il professore americano Jack (Stanley Tucci) sull’orlo del precipizio. Quando Jack la informa che sta prendendo in considerazione di iniziare una relazione extraconiugale, Fiona rimane attonita e incapace di argomentare a favore della propria unione. E quando Jack se ne va di casa, Fiona si immerge nella moltitudine di casi giudiziari che necessitano la sua attenzione, cercando rifugio e stabilità nello stato di diritto, nelle procedure e nella tradizione dell’universo giudiziario mentre la sua vita privata si sgretola attorno a lei. E in questo delicato momento di crisi personale, un caso assorbe completamente l’attenzione di Fiona, quello di Adam (Fionn Whitehead), un giovane brillante che, per motivi religiosi, rifiuta la trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita. Fiona è chiamata a decidere con una sua sentenza se lasciarlo morire o obbligarlo a vivere. Dopo aver ascoltato le ragioni appassionate e commoventi dei genitori di Adam e del personale sanitario, Fiona interrompe il procedimento e prende l’insolita decisione di recarsi in visita da Adam in ospedale, in modo da formularsi personalmente un’idea dell’effettiva consapevolezza di Adam delle possibili conseguenze del suo rifiuto di sottoporsi a una trasfusione.