Costozero n.4/2017 - Turismo, Campania regina

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4 OTTOBRE/NOVEMBRE 2017

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magazine bimestrale di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero


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editoriale

Turismo, un buon passaparola vale il ritorno La provincia di Salerno ha fatto registrare una performance positiva a consuntivo dell’estate 2017. I dati incoraggianti funzionino ora da stimolo per fare meglio, proseguendo nell'offerta di un territorio di qualità, ma presentandolo innanzitutto come gentile di Andrea Prete presidente Confindustria Salerno

C

on 19 milioni di presenze, la Campania si è classificata prima tra le regioni del Mezzogiorno e settima in Italia (fonte “Rapporto sul turismo 2017” curato da UniCredit e Touring Club Italiano). L’estate 2017 sarà quindi ricordata come una delle migliori degli ultimi anni per il turismo della nostra regione, a riprova di come il settore sia rilevante nell’economia campana, ma di quanto ancora siano grandi le potenzialità tutte da esprimere e significativi i margini di crescita. Anche la performance della provincia di Salerno è stata decisamente positiva, grazie all’inconfondibile autenticità della nostra terra, ricca di splendidi paesaggi, storia, arte, cultura, tradizioni e gastronomia. I dati incoraggianti della stagione turistica appena passata devono, però, anche metterci in allerta, pronti a correggere e a riparare fin d’ora quanto si può ancora perfezionare. Una semplice domanda può migliorarci il futuro: siamo sicuri che i tanti turisti giunti nel nostro territorio siano stati ricevuti bene? Il turismo è un investimento a lungo termine e, come tale, va gestito con accuratezza, continuando a offrire di certo un luogo di qualità, ma presentandolo innanzitutto come gentile. Tanti turisti questa estate anche in città. Chi è venuto a Salerno, se ben accolto, racconterà della sua esperienza con entusiasmo, consigliandola anche ad altri. Questa è la potenza non trascurabile del passaparola che, da strumento un tempo limitato a parenti e amici, oggi si è esteso ed è divenuto più influente, potendo contare sulla formidabile pervasività della rete. Un buon passaparola, insomma, vale il ritorno. E allora contano sempre di più l’organizza-

zione, i prezzi, l’accessibilità ma anche la gentilezza mostrata dalle città - cittadini e operatori turistici in testa - nei confronti di chi ha scelto il nostro territorio, preferendolo ad altre destinazioni. I numeri positivi devono quindi servire come stimolo a fare meglio, già adesso. Un progetto importante e prioritario sarebbe quello relativo al recupero della litoranea che da Salerno va a Paestum. La fascia costiera a Sud della città andrebbe attrezzata in modo adeguato - penso a grandi attrattori come parchi a tema - ma prima ancora riqualificata perché possa, in tempi ragionevoli, trasformare la sua oscenità di oggi in bellezza. Nei fatti, riqualificare la zona che corre per cinquanta chilometri a Sud di Salerno significa anche lavorare per il definitivo decollo di infrastrutture necessarie, come l’aeroporto. Il benchmark possibile - lo ripeto da tempo - è lo scalo di Nizza, con più di 12 milioni di passeggeri, 57 compagnie e 103 destinazioni in più di 30 paesi, senza che sia vicino - è il caso invece di Salerno - a una grande metropoli come Napoli. L’aeroporto di Salerno-Pontecagnano e quello di Napoli, insieme, potrebbero eguagliare i numeri di Nizza. Tutti e due gli scali hanno potenzialità di sviluppo, contribuendo ambedue a moltiplicare il traffico nella nostra regione. Non occorrerebbero molti anni. Dobbiamo però scegliere tutti, finalmente, di crescere, mettendo al centro della nostra attenzione e delle nostre strategie bellezza e innovazione, estetica e sostenibilità, cultura e partecipazione, interessi generali che - come il nostro turismo - hanno potenzialità ancora da esplorare.


sommario

EDITORIALE 1

25

Greener Italia, la sostenibilità a misura di azienda a cura della Redazione

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Ecofly, la società che vede e inventa il domani a cura della Redazione

Turismo, un buon passaparola vale il ritorno di A. Prete

4

SPECIALE TURISMO Turismo, i numeri da record dell’estate italiana Intervista a G. Battisti

6

Palmucci: “Nel turismo il solo patrimonio non basta più“ Intervista a G. Palmucci

8

Campania, attrattività e bellezza diffusa Intervista a C. Matera

29

Molini Pizzuti, il futuro viene da lontano di R. Venerando

Paestum, un museo in continuo movimento Intervista a G. Zuchtriegel

31

AGS comunica è idee, entusiasmo e passione a cura della Redazione

10

Vito Cinque, Hotel S. Pietro: “L’unicità non è 12 eterna senza salvaguardia“ Intervista a V. Cinque 13

Cilento, una storia millenaria di emozioni Intervista a G. Pagano

PRIMO PIANO Lembo, Procura di Salerno: “Via dal circuito 15 dell’economia legale l’impresa cattiva“ Intervista a C. Lembo FOCUS Il turismo in Campania, punti di forza e leve 17 per lo sviluppo del territorio di A. Cozzolino CONFINDUSTRIA SALERNO Schiavo: “L’economia turistica ha bisogno 19 di regole certe“ Intervista a L. Schiavo 20

Elite, l’ambizione di crescere a cura della Redazione

STRATEGIE DI IMPRESA Enzo D’Elia, l’uomo dei libri 27 di R. Venerando

NORME E SOCIETÀ 32 L’arbitro bancario: un altro anno da record di M. Marinaro Società di capitali, la cancellazione della 34 cancellazione dal registro delle imprese di M. Galardo FISCO Condono liti fiscali pendenti, nuova proposta 36 di modifica legislativa di M. Villani 38

Parte finalmente la Branch Exemption di M. Fiorentino

LAVORO 40 Licenziamenti collettivi e maternità di M. Ambron 42

Badge, quando il controllo è fuori legge di L. De Valeri

Premio Best Practices 2017, ritorna la sfida tra i 21 migliori progetti innovativi a cura della Redazione

PARLIAMO DI 44 Alternanza Day, un network per fare meglio a cura della Redazione

NEW ENTRIES Skills Consulting, trasferiamo oggi le competenze 23 del futuro a cura della Redazione

PRIVACY 45 Tutti pazzi per i BitCoin di P. Di Stefano

Industria Calce Casertana, un'impresa in simbiosi 24 con l'ambiente a cura della Redazione

INTERNAZIONALIZZAZIONE Voucher per l’internazionalizzazione, 47 cosa cambia di A. Sacrestano


Le barriere tariffarie nel commercio 49 internazionale di F. Ceriello 50 Africa: la Cina è vicina di E. Szajkowicz RICERCA 52 Sicurezza alimentare, l’efficacia dei biosensori di D. Albanese

SICUREZZA Invecchiamento lavoratori, come proteggerne 54 la salute e la sicurezza di A. Papale

EVENTI I vent'anni della Borsa Mediterranea del Turismo 56 Archeologico a cura della Redazione SALUTE 58 Tatuaggi, una scelta reversibile di A. Di Pietro 59 Obesity day 2017: la dieta mediterranea loco-regionale di G. Fatati

BON TON 60 Back to work etiquette di N. Santini ARTE 61 Decodificare il presente di A. Tolve

FINISTERRE 63 Omaggio ai Nirvana (e a una canzone epocale) di A. Amendola

LIBRI/CINEMA 64 Ballando nel buio a cura di R. Venerando 64 L’altro volto della speranza a cura di V. Salerno

NUMERO 4 OTTOBRE/NOVEMBRE 2017 Bimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 67 7 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Andrea Prete Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management Vito Salerno Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Ser vice Srl Via Madonna Di Fatima, 194 84129 Salerno Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 039711 70653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Salerno Foto Archivio Costozero Vito Salerno Massimo Pica/Ag. Fotografica Studio Fotografico Cerzosimo Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it L e op inioni esp resse neg l i a r tic ol i a p p a r teng ono a i sing ol i a u tori dei q u a l i si intende risp etta re l a p iena l ib er tà di g iu diz io

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speciale turismo

Turismo, i numeri da record dell’estate italiana Vincente la formula dell’advance booking, che ha premiato con sconti vantaggiosi chi ha prenotato in anticipo. Per fare ancora meglio, però, il presidente di Federturismo Gianfranco Battisti, chiede «di investire nella promozione unitaria del territorio sul mercato internazionale» di Raffaella Venerando

Gianfranco Battisti

N

umeri da record per la stagione estiva turistica nel nostro Paese. A chi va la maglia rosa? É stata sicuramente un’estate da record per il turismo italiano che non ha fatto altro che confermare il buon andamento del primo semestre 2017. Nei mesi estivi sono stati 34 milioni gli italiani in movimento, con una crescita del 3% rispetto al 2016. Tra giugno e settembre le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere hanno registrato 48,3 milioni di arrivi e 208,7 milioni di presenze, con un +2% rispetto al 2016. Il mare è stato indubbiamente il grande protagonista, in particolare le località balneari pugliesi, siciliane, sarde e romagnole, ma si sono registrate buone performance anche in montagna e nelle città d’arte. Il Belpaese è stato, inoltre, la destinazione preferita dagli stranieri: tedeschi, francesi, inglesi e americani con un incremento del 3% rispetto all’anno scorso. I tedeschi hanno preferito il mare, i francesi la montagna e gli inglesi le città d’arte. Nel corso dell’estate un grande traffico si è registrato

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anche nelle stazioni dove più di 26 milioni di turisti hanno viaggiato a bordo delle Frecce e dei treni a percorrenza nazionale, facendo registrare un +2% rispetto al 2016 e negli aeroporti in cui si è riportato un aumento del 7% dei flussi. Ma la vera novità dell’estate si è rivelato l’advance booking (cresciuto del 15%) e, a conferma delle previsioni di inizio stagione, l’aumento del 6% rispetto all’anno scorso delle prenotazioni per il mese di settembre. Grazie alle tariffe più basse sono stati circa 7 milioni gli italiani che si sono concessi la loro vacanza principale nel mese di settembre,

scegliendo in prevalenza il mare. In cima alle mete preferite c’è stato il mare, ma sono cresciuti anche i numeri del turismo rurale e di quello culturale. Cosa è necessario fare per consolidare e sostenere questo trend? Il turismo in Italia non è più solo balneare o montano ma è anche culturale. Un trend positivo che già da qualche anno fa meglio anche dei turismi più “tradizionali”, cresciuti meno in termini di arrivi. Oggi il turista che sceglie una città d’arte non esclude di andare in discoteca, chi va al mare non rifugge le manifestazioni culturali. Non esiste più il “turista di segPiano della mobilità turistica


mento”, ma una figura con esigenze diverse a seconda dell’estro del momento. Per questo, per attrarre più visitatori, è diventata fondamentale una più forte integrazione tra i settori in cui i vari turismi - balneare, ambientale, termale, culturale, enogastronomico lavorino in sinergia realizzando un’offerta della vacanza completa e competitiva sotto l’aspetto economico; una maggiore capacità di attrazione degli investimenti; una promozione unitaria del territorio sul mercato internazionale. I turismi sono una grande risorsa per il nostro Paese sui quali dobbiamo lavorare cercando di superare l’attuale frammentazione del comparto e la forte stagionalità. Per diventare più competitivi bisognerebbe prendere ad esempio il modello riminese che ha saputo integrare turismo culturale, artistico e balneare. Fanno ben sperare anche le proiezioni sui mesi a venire. È così presidente? Il 2017 si sta confermando un bell’anno per il turismo italiano in cui si prevede che saranno circa 64

milioni gli arrivi internazionali, il 4% in più rispetto al 2016. Nei primi 4 mesi del 2017 gli arrivi turistici internazionali nelle destinazioni di tutto il mondo sono aumentati del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, facendo registrare l’incremento più alto da dodici anni a questa parte a conferma del buono stato di salute del settore. I Paesi dell’Europa Centrale si confermano il principale mercato di origine per l’Italia con 23 milioni di arrivi e una crescita del 2,1% rispetto all’anno scorso. L’area mediterranea è destinata a crescere dell’1,7%, arrivando a superare 7 milioni di arrivi. Fanalino di coda i Paesi nordeuropei i cui 6 milioni di arrivi verso l’Italia si prevede che aumenteranno dell’1,5% rispetto al 2016. Mobilità e turismo sono due comparti fortemente connessi. Data la sua solida esperienza, quanto una buona mobilità può contribuire a mettere in moto una strategia turistica vincente e quanto il contrario? Il turista è innanzitutto un viaggiatore e non c’è turismo senza

mobilità: da questo presupposto è nato il primo Piano della Mobilità turistica, ribattezzato “Viaggiare in Italia” che è stato presentato nei giorni scorsi dai Ministri Delrio e Franceschini. Le infrastrutture per la mobilità costituiscono il primo anello di congiunzione fra la domanda turistica e le risorse del territorio, agiscono come ponti e dovrebbero essere modellate attorno alle caratteristiche del territorio in cui si inseriscono. Servono porte di accesso efficienti e integrate con i sistemi infrastrutturali, un’accessibilità locale per i flussi turistici verso le città d’arte e i centri minori attraverso un’integrazione modale favorita da soluzioni digitali innovative che deve diventare un elemento dell’attrattività della nostra offerta turistica. Le infrastrutture di trasporto rivestono un ruolo di fondamentale importanza nella filiera turistica del nostro Paese sia per la funzione di cerniera, sia per la capacità di penetrazione nel territorio che non va sottovalutata. Piano della mobilità turistica


speciale turismo

Palmucci: «Nel turismo il solo patrimonio non basta più» Per diventare una destinazione di eccellenza e mantenere alte le performance, il nostro Paese ha bisogno di elevare la qualità dei servizi offerti. «Grazie al Piano Strategico nazionale nei prossimi cinque anni potremo concentrarci, in maniera organica con le istituzioni, sulle attività di riqualificazione del settore» di Raffaella Venerando Giorgio Palmucci presidente Confindustria Alberghi

D

opo una estate da record, sembrano promettenti anche le cifre relative agli ultimi mesi dell’anno 2017 sia in termini di domanda interna, sia di presenze provenienti da altre nazioni. È così presidente? L’estate 2017 ha registrato dati incoraggianti dal mare alla montagna, le città d’arte, così come per le località minori e i piccoli borghi. In tutte le destinazioni, complici anche le condizioni metereologiche favorevoli, abbiamo assistito quest’anno ad un consolidamento della presenza straniera con un relativo aumento della permanenza media e ad un incremento del turismo interno. Certamente la crisi geopolitica in atto ha influenzato le scelte dei turisti provenienti da oltralpe verso le mete del Belpaese, così come ha disincentivato le partenze all’estero generando la crescita del turismo domestico. Bene quindi il risultato ottenuto con il turismo interno e il sorpasso, da parte degli stranieri, per quanto riguarda le presenze. È necessario però avere cautela

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rispetto alle previsioni dell’ultimo quadrimestre per confermare il buon andamento di tutto l’anno e che gli aumenti rilevati corrispondano anche ad un aumento del fatturato. In cima alle mete preferite c’è stato il mare, ma sono cresciuti anche i numeri del turismo rurale e di quello culturale. Cosa è necessario fare per consolidare e sostenere questo trend? L’Italia ha un patrimonio naturale di bellezze paesaggistiche e culturali che attraggono turisti da tutto il mondo, ma ciò non basta più poiché il nostro settore si confronta con un’offerta internazionale sempre più competitiva e diversificata. Per garantire, pertanto, la permanenza sul mercato e mantenere alte le performance, è indispensabile elevare la qualità dei servizi.Ad inizio 2017, grazie al Piano Strategico del Turismo, ci siamo dotati di uno strumento utile a sviluppare una serie di direttrici condivise sia con gli attori privati del settore che con quelli pubblici. Il Piano, così come elaborato, guarda in modo organico alle diverse aree di svi-

luppo dell’economia del turismo, settore strategico per l’intera economia del Paese. Nei prossimi cinque anni potremo concentrarci in maniera organica con le istituzioni puntando su attività di riqualificazione del settore: dal potenziamento delle infrastrutture, al rilancio del brand Italia, dalla promozione delle destinazioni minori, puntando tanto sulla digitalizzazione. L’innovazione tecnologica è sicuramente una leva su cui puntare per far sì che il settore - caratterizzato da un popolo di viaggiatori sempre più connessi alla rete - guadagni porzioni di mercato sempre più ampie. E, proprio a proposito di information & technology, siamo riusciti ad ottenere l’abolizione della parity rate, che di fatto impediva alle nostre aziende di proporre prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli offerti dalle Ota (Online Travel Agency). Potrebbe aumentare dunque il numero delle prenotazioni generate direttamente sul sito di ciascun albergo, per cui sarà necessario dotarsi di una


3 OBIETTIVI E INTERVENTI

A

Innovare, specializzare e integrare l’offerta nazionale A.1 Promuovere la valorizzazione integrata delle aree strategiche di attrazione turistica e dei relativi prodotti A.2 Promuovere la valorizzazione integrata delle destinazioni turistiche emergenti A.3 Ampliare, innovare e diversificare l’offerta

B

Accrescere la competitività del sistema turistico B.1 Digitalizzare il sistema turistico italiano B.2 Adeguare la rete infrastrutturale per migliorare la mobilità e l’intermodalità B.3 Accrescere la cultura dell’ospitalità e sviluppare competenze adeguate alla evoluzione del mercato B.4 Sviluppare e qualificare le imprese del turismo B.5 Definire un quadro normativo, regolamentare ed organizzativo funzionale allo sviluppo

C

Sviluppare un marketing efficace e innovativo

C.1 Rafforzare i posizionamenti e l’attrattività del brand Italia e facilitare azioni di promozione sul mercato interno C.2 Ampliare e diversificare la domanda e i mercati C.3 Rafforzare la digitalizzazione dei servizi di promozione e commercializzazione

D

Realizzare una governance efficiente e partecipata nel processo di elaborazione e definizione del Piano e delle Politiche turistiche D.1 Promuovere la gestione integrata e partecipata, l’aggiornamento continuo del Piano e le scelte degli operatori in direzione della sostenibilità e dell’innovazione D.2 Ampliare l’informazione e la disponibilità di dati sul turismo in Italia D.3 Assicurare la sorveglianza delle politiche e dei piani di sviluppo e valorizzazione turistica

PST 2017/2022 - obiettivi e interventi

vetrina on-line accattivante e funzionale rispetto alle esigenze dei potenziali clienti che sempre più spesso si affidano alle ricerche in internet per organizzare le proprie vacanze. Come è cambiato il turismo nel nostro Paese negli ultimi anni e, a loro volta, come sono cambiati gli operatori del settore? Chi ha saputo adeguarsi di più e meglio? Sia che si tratti di un viaggio di lavoro oppure di una vacanza in una località turistica, soggiornare in una

struttura alberghiera oggi rappresenta una parte importante del viaggio e l’albergo non è più solo il luogo fisico dove si dorme. Il turismo di oggi, infatti, sempre di più si caratterizza come “esperienziale”. Oggi i nostri ospiti hanno voglia di conoscere e vivere il momento del viaggio ben al di là dei classici attrattori turistici. E in questo quadro l’offerta alberghiera ha un ruolo centrale e deve saper cogliere, anche con grande anticipo, le tendenze e i mutamenti di un mercato sempre più competitivo. Per restare al passo con l’offerta internazionale occorre una grande sensibilità verso le nuove tendenze, porre attenzione alla cura dei dettagli ed essere capaci di adattarsi alle mutevoli esigenze dei clienti. Associazione Italiana Confindustria Alberghi rappresenta le strutture ricettive in Italia. Quali sono le attività che svolgete e quali i progetti che seguite? La nostra realtà rappresenta contemporaneamente sia le catene alberghiere, sia le strutture indipendenti. Il turismo è un contesto che cambia rapidamente e il nostro ruolo si traduce nello stare al fianco delle imprese per comprendere e affrontare tutti assieme le vecchie, ma soprattutto le nuove, dinamiche del settore. Anche per questo motivo siamo impegnati in un costante confronto con le istituzioni e i principali stakeholder per guidare il cambiamento con formule innovative e rispondere così alle innumerevoli esigenze delle aziende. Tante le attività e le iniziative per le imprese associate e per il settore, sempre con particolare attenzione alle dinamiche del mercato. Tra queste, il rapporto attivato con TripAdvisor che ci permette un confronto diretto con il sito di recensioni più grande al mondo, attraverso lo “sportello TripAdvisor” attivato presso i nostri uffici, a disposizione dei nostri soci. Anche sul fronte internazionale siamo attenti alle dinamiche che muovono gli investimenti e i flussi turistici, così da offrire alle imprese strumenti nuovi e utili per affrontare un futuro che vede il settore in crescita nei prossimi anni. Per questo motivo, già 53 alcuni anni abbiamo scelto una presenza mirata da sui mercati esteri partecipando tra l’altro ad IHIF International Hotel Investment Forum di Berlino e al MITT di Mosca. Il lavoro è tanto e certamente le occasioni per aiutare le aziende si moltiplicheranno e si diversificheranno al passo con le nuove sfide che il mercato ci proporrà.


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Campania, attrattività e bellezza diffusa Connettere tutti i poli, integrare le diverse esperienze turistiche (culturale, del relax e del mare, della natura, degli eventi, dell’enogastronomia e della vacanza slow), promuovendole in modo coordinato: è questa la strategia in cui crede l’assessore regionale al Turismo Corrado Matera di Raffaella Venerando Corrado Matera

A

ssessore, quella appena trascorsa è stata un’estate da primato per il nostro Paese, con la città di Napoli in testa tra le destinazioni più ricercate on line secondo i trend di Google. Venticinque per cento in più, meglio di Firenze e Milano. Le altre province pure hanno fatto bene? Questa è stata davvero l’estate d’oro del turismo Italiano, come l’ha giustamente definita il Ministro Franceschini, ma lo è stata anche per la Campania, che rappresenta un pezzo fondamentale dell’offerta turistica italiana. É Napoli a tirare la volata, in un aumento di flussi che ha riguardato però tutto il territorio regionale. Dobbiamo attendere i dati Istat per definire un numero, ma alcuni elementi ci fanno essere ottimisti, come il +16% negli stabilimenti balneari (fonte cna balneari). Un aumento che ha riguardato tutta la costa regionale e le isole: per esempio, sempre per restare su dati provenienti dal web, Enit ci informa di un aumento di ben il 29% delle prenotazioni online per il Golfo di Gaeta. Sono dati molto positivi, tanto più che almeno un terzo dei turisti balneari ha scelto anche escursioni per conoscere

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il territorio circostante, visitare borghi, conoscere tradizioni, partecipare ad eventi. Non solo mare, dunque, ma un mix di offerta che ha fatto della Campania la prima regione del sud Italia. É così che si spiegano, per esempio, gli straordinari numeri degli scavi di Pompei che - tra gennaio e giugno - hanno registrato 1.564.458 ingressi. Ottimi anche i numeri per gli altri musei e siti a gestione autonoma, da Ercolano alla Reggia di Caserta, fino al Parco Archeologico Paestum. Insomma, una bellezza diffusa sempre più in grado di distribuire turisti su tutto il territorio regionale, a partire dai grandi hub dell’attrattività. A vincere nella nostra regione è stato, soprattutto, il turismo culturale. Quali i progetti in campo o in divenire per rafforzare questo segmento? Sì, è soprattutto la cultura a fare della Campania la grande regione turistica che oggi è. Nel primo semestre dell’anno la regione si conferma al secondo posto nel Paese (dopo il Lazio, e prima di regioni come la Toscana, la Lombardia o il Veneto) per numero di visitatori nei musei e parchi archeologici statali. A giugno sono 4.375.734 gli accessi (più 15,4% rispetto al 2016). Gli

introiti corrispondono a 19.689.195 euro (più 17,6%). Il turismo culturale moderno non cerca solo beni culturali, musei e aree archeologiche. Cerca anche attività culturali, mostre, eventi, scoperta delle tradizioni. É per questo che abbiamo approvato per la prima volta un programma di eventi attraverso i quali proviamo a coinvolgere attivamente tutte le amministrazioni del territorio. Sono stati finanziati 435 Comuni (ben l’80% dei Comuni campani), con eventi sia di grandi che di piccole dimensioni, per dare forza alle culture locali, ai prodotti locali. L’obiettivo è incrementare una attrattività diffusa che, come si è visto questa estate, è quella ricercata dai turisti. Per le aree interne invece? Di certo i grandi attrattori culturali continuano a crescere in numeri e ad attrarre visitatori, grazie anche a una rinnovata capacità manageriale di valorizzarli in modo moderno, come sta accadendo per esempio a Caserta e a Paestum, per esempio. La strategia della Regione è connettere questa “grande bellezza” ad una bellezza più nascosta, quella delle destinazioni minori e meno conosciute del territorio. Ciò potrà soddisfare


nuovi target di domanda fuori stagione e sviluppare anche qui forme di turismo in forte crescita in tutto il mondo: turismo outdoor e della natura, turismo esperienziale e altre forme più contemporanee di turismo culturale. La Regione, in linea con la strategia nazionale espressa dal Piano nazionale di recente approvato dal MIBACT, sta lavorando allo sviluppo turistico delle aree interne della Campania, puntando sul grande patrimonio diffuso costituito dalle città di minori dimensioni, borghi autentici, montagne e territori rurali, aree protette e parchi. L’obiettivo è favorire l’ampliamento della offerta turistica e una destagionalizzazione e redistribuzione dei flussi di incoming sul territorio. La prima azione ha teso a un obiettivo prioritario: far muovere i turisti in modo efficiente e sostenibile su tutto il territorio. É per questo motivo che la Giunta ha approvato un complesso piano di mobilità turistica che abbiamo iniziato ad attuare questa estate 2017, collegando i poli turistici principali con le aree interne: alta velocità fino al Cilento, treni storici per collegare i maggiori attrattori culturali, vie del mare con traghetti speciali dalle città ai centri minori, bus turistici in costiera. Tutto il sistema di incentivazione e sostegno all’imprenditoria servirà a questa logica di sviluppo turistico delle destinazioni minori e della loro connessione con le aree a maggior densità turistica. Da questo punto di vista, un lavoro meno visibile ma altrettanto essenziale è quello in corso sul raccordo dei diversi strumenti di programmazione dei fondi a disposizione: piano di sviluppo rurale e strategie delle aree interne consentiranno maggiore integrazione delle politiche ed efficacia delle azioni di sviluppo del sistema imprenditoriale in queste aree.

Certosa di Padula

È più vicino oggi il suo obiettivo di far diventare la Campania prima regione d’Italia per attrattività turistica? E l’idea di creare un brand Campania procede? É il mix di offerta a determinare la nostra leadership nel Mezzogiorno e i 18 milioni di presenze turistiche in Campania: oggi vince chi ha più cose da offrire perché il turista possa costruire un’esperienza di viaggio più vicina ai propri sogni. La Campania - ne sono certo - è una delle poche regioni italiane in condizione di poter attrarre turisti tutto l’anno. Connettere tutti i poli, integrare le diverse esperienze turistiche (culturale, del relax e del mare, della natura, degli eventi, dell’enogastronomia e della vacanza slow), promuovendole in modo coordinato. É per questo che la strategia del brand Campania è una operazione delicata ma necessaria. Delicata perché su questo territorio convivono brand dalla riconoscibilità e dall’appeal globale, come Napoli, Pompei, Capri, eccetera. Necessaria perché se riusciamo far comprendere al mercato internazionale che tutto questo fa parte di un unico mix di offerta (il brand Campania, appunto) abbiamo la possibilità di destagionalizzare e aumentare il periodo di permanenza medio nel nostro territorio. Lei sostiene che necessario sia il coinvolgimento dei privati nelle strategie turistiche. Cosa intende di preciso? Il turismo è una filiera fatta di

operatori pubblici e privati. La Regione, insieme agli enti locali, ha un ruolo di regia, orientato soprattutto a garantire i servizi pubblici finalizzati alla gestione e alla promozione delle destinazioni territoriali. Ma sono i privati a vendere, a gestire i turisti, a costruire la nostra reputazione. Pensare di lavorare senza la necessaria collaborazione con i privati è semplicemente fallimentare. La storia turistica della Campania è la storia di generazioni di imprenditori che hanno fatto scuola in Italia. Oggi la Campania gode di una industria turistica di grande livello, per dimensioni e qualità, tuttavia alle prese con le sfide del mercato contemporaneo. Per aiutare le imprese ad affrontare queste sfide, lo scorso maggio la Regione ha compartecipato con oltre 150 milioni di euro insieme al Ministero dello Sviluppo Economico al finanziamento dei contratti di sviluppo anche sul turismo: una grande iniezione di energia per le imprese del settore. A questo si aggiungono le azioni di sostegno previste dal PO FESR in fase di avvio, che offriranno opportunità e strumenti per i processi di ammodernamento e innovazione di prodotto, incoraggiando investimenti sostenibili, incentivando progetti di sviluppo finalizzati a favorire l’ampliamento della offerta turistica, la destagionalizzazione dei flussi e l’integrazione tra le diverse componenti della filiera.


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Paestum, un Museo in continuo movimento Il direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel continua nella sua opera di rendere il sito un luogo aperto a tutti, dinamico nelle proposte e nelle azioni. «L’impegno massimo ora è per la manutenzione e la qualità dei servizi» di Raffaella Venerando

Gabriel Zuchtriegel

D

irettore, quest’anno il Parco Archeologico di Paestum ha fatto registrare il 22% di visitatori in più rispetto al 2016. La cura Zuchtriegel funziona sempre meglio… Aspettiamo la fine dell’anno... finora abbiamo avuto bei successi, ma c’è ancora molto da fare. Dopo l’attenzione creata con alcune iniziative nuove, come per esempio l’apertura dei templi che consente di vederli non solo dall’esterno, adesso siamo impegnati a migliorare sistematicamente la qualità dei servizi, a cominciare da cose basilari come le didascalie in due lingue, che ancora non ci sono in tutti i casi, un’illuminazione decente, pulizia e manutenzione costante. Paestum sta quindi diventando il “museo attrattivo” che aveva in mente nel 2015? Cosa altro manca? La strada è quella giusta. Fondamentale è che la squadra ci sia intorno al progetto. Il museo non sarà mai completo, ma sempre in movimento. Una volta si facevano dei progetti museali e di allestimento che dovevano durare un’eternità. Oggi si tende a fare allestimenti

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più flessibili e di rendere tutto il lavoro del museo più dinamico. Insomma, non arriveremo mai. La vera meta è il movimento. Come sta andando la campagna “adotta un blocco delle mura”? Molto bene, sono già più di settanta i blocchi che hanno trovato dei genitori adottivi. Altri sono ancora orfani e aspettano solo voi. Il progetto ci permette di poter manutenere le mura che, in futuro, vogliamo valorizzare meglio inserendole nel percorso di visita e nell’audioguida. Tra gli ultimi progetti c’è il bando per i lavori di manutenzione del Tempio di Nettuno. Quale il disegno e a quando i lavori?

Il bando si è chiuso di recente e, entro breve, sarà affidato. Il progetto - per un importo di 165mila euro - è stato elaborato dal nostro ufficio insieme a esperti dell’Istituto Centrale per il Restauro e della Soprintendenza di Pompei. L’urgenza più grande è rappresentata dalle piante che crescono sul monumento e rischiano di danneggiarlo con le loro radici. Con la sua guida il legame arte e imprese del territorio si è notevolmente rafforzato. Cosa è cambiato rispetto al passato? A cambiare è stato soprattutto il sistema di gestione. Oggi siamo un interlocutore diretto, La Tomba del Tuffatore


In alto, Tempio di Athena - In basso, area archeologica

trasparente e dinamico. Chi ci sostiene può essere sicuro che i contributi saranno utilizzati nella maniera più efficace e sensata. Ciò anche grazie al supporto del Consiglio di Amministrazione, al quale appartengono personalità come Alfonso Andria, Emanuele Greco e Pasquale Stanzione. Da questa organizzazione sono derivati sinergie e progetti come quello finanziato dalla Fondazione Mezzogiorno Tirrenico su proposta di Confindustria Salerno (nel 2016 l’Associazione degli Industriali di Salerno ha erogato un contributo di 40mila euro destinati al rifacimento del sistema di illuminazione del Museo secondo i criteri del risparmio energetico, ndr). Siamo onorati dalla fiducia che visitatori e imprese hanno espresso standoci vicino. Faremo del nostro meglio per portare Paestum e il territorio alla gloria che merita per il suo passato e per il suo presente.


speciale turismo

Vito Cinque, Hotel S. Pietro: «L’unicità non è eterna senza salvaguardia» Per il manager del più celebre albergo di charme di Positano «la Costa d’Amalfi non è solo un valore commerciale ma uno dei pochi posti al mondo che combina bellezza del territorio, professionalità, cultura, storia e gastronomia con la naturale e spontanea gentilezza degli abitanti» Vito Cinque

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ottor Cinque, da sempre lei ha una visione precisa e apparentemente contro-turistica di come debba essere la gestione della Costiera Amalfitana: meno ingressi per una migliore qualità complessiva dei luoghi e dell’offerta. È solo in questa battaglia o anche altri imprenditori la pensano come lei? Non è mio compito suggerire e tantomeno gestire il sistema turistico della Costiera Amalfitana. Ritengo però che il nostro sia un territorio unico che rappresenta a livello mondiale un’icona dell’ospitalità e della bellezza. In quanto tale andrebbe protetto, regolamentato, controllato e soprattutto amato. Ci troviamo spesso di fronte l’indifferenza degli stessi cittadini come anche degli amministratori, i quali non riescono a dare risposte e trovare soluzioni ai soliti annosi problemi di mobilità, sanità e sicurezza. “Siamo”, giustamente, un territorio altamente vincolato a livello paesaggistico e la Costiera Amalfitana è stata nominata Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Non capisco però perché tutte queste norme di salvaguardia del territorio vengono applicate spesso in maniera restrittiva, se non anche impeditiva dello sviluppo economico e sociale del Paese, e non per tutelare accessi, tempi e modi per una ragionevole, ordinata e sicura fruibilità dello stesso. Che io sia da solo o meno, non saprei dirglielo. Posso solo assicurarle che quando chiedo a qualcuno di mettere nero su bianco certe posizioni o di alzarsi e parlare nelle sede opportune… Un ricordo mordi e fuggi secondo lei non è mai un buon ricordo… Un ricordo che non mi dia la possibilità di assaporare con calma e nei tempi dovuti un luogo magico come il nostro, non può essere un buon ricordo.

12 | ottobre/novembre 2017

di Raffaella Venerando

Ma qual è il segreto della Costiera? É uno dei pochi e unici posti al mondo che combina bellezza del territorio, professionalità, cultura, storia e gastronomia con la naturale e spontanea gentilezza degli abitanti. E quello per essere un manager turistico di successo, oltre ad avere in dote una struttura di eccellenza come la sua? Noi albergatori della Costiera non siamo Manager. Siamo artigiani dell’ospitalità, ovvero persone che non guardano i numeri e le percentuali, bensì uomini e donne che amano il proprio territorio e il loro lavoro e per questo si spendono in prima persona. Siamo fieri di fare quel che facciamo perché veniamo quotidianamente ricompensati e ringraziati dai nostri ospiti. Sarebbe bello se lo stesso sentimento ci fosse corrisposto da chi ci amministra. Ci piacerebbe che il nostro ruolo sociale, oltre che occupazionale ed economico, all’interno del sistema Paese ci venisse riconosciuto, invece di trovarci una burocrazia sempre più incalzante che ci soffoca e non ci permette di trovare il tempo necessario da dedicare al nostro lavoro. Ci sentiamo come in trincea, a difenderci dal fuoco amico.


Cilento, una storia millenaria di emozioni Peppino Pagano, imprenditore del settore turistico-alberghiero e titolare di un’azienda agricola-bufalina-vitivinicola, racconta con fierezza la sua terra unica, «fatta di cibo incredibilmente sano, paesaggi marini e terrestri ancora incontaminati, offerta turistica che migliora di anno in anno e offerta culturale di grandissimo rilievo» di Raffaella Venerando

Giuseppe Pagano

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ottor Pagano, lei da diversi anni ormai è un po’ l’ambasciatore della cultura del turismo territoriale enogastronomico cilentano. Cosa funziona meglio dal suo punto di vista e cosa, invece, va ancora messo a punto? Diverse sono le cose che funzionano: ad esempio sono stato felice di constatare che gli sforzi fatti per diffondere il patrimonio unico della Dieta Mediterranea che qui nel Cilento è stata per la primissima volta studiata e codificata stanno dando i loro frutti. Pensi che l’attività enogastronomica e turistica del Cilento sta richiamando anche tantissima stampa internazionale, dal Guardian alla BBC e alla CNN passando per Al Jazeera International. Sono stato poi lieto di apprendere che il Cilento nello specifico il comune di Pollica sia ufficialmente diventato il centro di coordinamento a livello globale di tutti i musei dedicati alla dieta mediterranea e di tutte le relative comunità emblematiche nel mondo. Mi riempie di orgoglio anche la recente rifioritura della zona

archeologica di Paestum: un esempio di come una cosa pubblica possa essere messa in moto e funzionare bene garantendo anche estrema soddisfazione agli impiegati. È il classico caso di come un leader con l’esempio possa cambiare le cose e Gabriel Zuchtriegel lo è. Una vera fortuna per Paestum. Altri esempi si accingono a dimostrare la stessa verve: penso al nuovo sindaco di Capaccio-Paestum Franco Palumbo e al nuovo presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Tommaso Pellegrino, ad entrambi auguro un buon lavoro. Per quanto riguarda invece gli aspetti deficitari, sicuramente i trasporti andrebbero migliorati. Turismo vuol dire spostamento, movimento, raggiungibilità e noi da questo punto di vista siamo indietro. Qualche anno fa lei diceva che ospitalità significava “corrispondere, con gusto, a una attesa”. Chi sceglie oggi il Cilento cosa si aspetta? Chi sceglie oggi il Cilento si aspetta in primis benessere: un territorio accogliente, come accoglienti sono i veri

Cilentani, con prodotti tipici sani e genuini e ristoranti che offrono le bontà locali cucinate e presentate dalle vere massaie cilentane. Nel Cilento si può trovare una combinazione unica, fatta di cibo incredibilmente sano e puro, paesaggi marini e terrestri ancora incontaminati, offerta turistica che migliora di anno in anno e offerta culturale di grandissimo rilievo. L’offerta è così ampia che quando si pensa al Cilento vengono in mente, allo stesso tempo, i piccoli paesini che sembrano fissati nel tempo e restituiscono tutto il fascino del passato, ma anche Paestum con i suoi grandi alberghi e i templi dorici meglio conservati di tutto il mondo greco. Anche il sito archeologico di Velia negli ultimi tempi è diventato il simbolo di una riscoperta dei nostri tesori nascosti, che racchiudono una storia millenaria. Lei è un imprenditore animato da una continua tensione alla crescita. È questo il segreto per fare bene il suo lavoro? Non si tratta di un segreto ma di un’idea imprenditoriale


speciale turismo

semplice, eppure faticosa da realizzare: tante piccole sottili differenze fanno la differenza. Noi uomini siamo esseri perfettibili ma dobbiamo tendere alla perfezione per distinguerci. Credo poi in quello che gli antichi greci definivano “kalokagathìa”: crasi dell’espressione “kalòs kai agathòs” ovvero “bello e buono”. L’ideale di perfezione, secondo gli antichi greci, è racchiuso nell’unione tra il bello e il buono inteso anche in senso morale, non considerati come due cose distinte ma piuttosto facce della stessa medaglia. La messa in opera di questo concetto è arrivata fino ai nostri giorni: pensiamo ai templi di Paestum, strutture indescrivibilmente belle e, al 1 4 | ottobre/novembre 2017

tempo stesso, così solide e resistenti da essere arrivate fin ai giorni nostri. Suoi erano tre sogni nel cassetto per il Cilento: un centro fieristico di livello internazionale, un campo da golf e un porto/canale. Sempre dello stesso desiderio? Tutti questi desideri rimangono attuali. Un campo da golf, ad esempio, ci proietterebbe su altri circuiti turistici e culturali. A questi desideri se ne sono poi aggiunti altri. Chi mi conosce sa bene che sono costantemente in fermento, sempre pronto a prendere spunti ovunque mi trovi e poi cercare di tradurli sul nostro territorio. Questa volta però evito di rivelarli. Lasciamoli pure nel cassetto.

«Credo in quello che gli antichi greci definivano “kalokagathìa”: crasi dell’espressione “kalòs kai agathòs”, ovvero “bello e buono”. L’ideale di perfezione, secondo gli antichi greci, è racchiuso nell’unione tra il bello e il buono inteso anche in senso morale, non considerati come due cose distinte, ma piuttosto facce della stessa medaglia»


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Lembo, Procura di Salerno: «Via dal circuito dell’economia legale l’impresa cattiva» Insieme con Confindustria Salerno la Procura costituirà un Tavolo Tecnico per definire azioni comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoriale che garantisca loro la trasparenza e il rispetto delle regole Corrado Lembo

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rocuratore, cominciamo dalla Riforma Orlando: un cammino a ostacoli, lungo due anni. Cosa la convince e cosa meno? Le norme sulla prescrizione, ad esempio, saranno utili? A prescindere dalla buona volontà del Ministro della giustizia, persona che stimo, a non convincermi è il metodo utilizzato. Da decenni si va avanti con riforme settoriali che non guardano complessivamente a tutto il sistema che, nel tempo, è diventato così farraginoso, di difficile comprensione per gli stessi addetti ai lavori. Se il legislatore, come sosteneva Bernardo Tanucci, Ministro della Giustizia e Ministro degli Affari esteri e della Casa Reale di Borbone, finisce per avere “l’arteteca” facendo e disfacendo, allargando e restringendo le norme come accaduto per la prescrizione, non solo il cittadino resta disorientato ma anche l’interprete. Nel caso della prescrizione, ad esempio, la soluzione è già nella Carta Costituzionale che sul punto è chiara: un processo deve essere giusto e per esserlo viene da sé deve svolgersi con rapidità, in tempi ragionevoli. Un ordinamento che preveda un processo destinato a svolgersi in tempi lunghi e che preveda la possibilità che il reato si prescriva in tempi altrettanto lunghi mentre il processo ancora si svolge, è di per sé già un nonsenso, perché va in direzione contraria a quella che è la strada maestra tracciata dalla Costituzione. La vera riforma sarebbe quella tesa alla semplificazione, alla delegificazione perché come dicevano i romani “simplicitas legum amica”. La Costituzione è e deve rimanere il nostro punto di riferimento e alla luce di essa andrebbe rifor-

1 6 | ottobre/novembre 2017

di Raffaella Venerando

mato l’intero sistema penale. Finora nessuno ci è riuscito. Il codice Rocco è ancora in vigore, eppure è nato in pieno regime fascista. Possibile, allora, che nel nostro Paese non ci siano giuristi in grado di aggiornarlo in un quadro sistematico di insieme? E perché non si riesce? Perché in Italia si legifera in modo frammentario, sotto l’impulso del momento o del problema contingente. La classe politica dovrebbe, invece, avere forza, capacità e tempra morale tali da mettere mano a riforme che servono ai cittadini, in primis quella relativa al diritto penale che, in quanto Magna Carta del reo, condiziona e delimita non solo le scelte di politica criminale che si traducono nelle leggi penali ma, più semplicemente, indica cosa è lecito e cosa vietato ai cittadini. Il diritto penale ha a che fare con i grandi valori costituzionali, la tutela della vita, del patrimonio, la legalità dell’azione amministrativa e, per questa ragione fondamentale, ne andrebbero riscritte le regole secondo principi di chiarezza, semplicità e rapidità. Ancora una volta la Costituzione dovrebbe essere il giusto riferimento, con il suo linguaggio certo ed essenziale, senza opacità alcuna. Torniamo al “nostro” territorio: quali sono le cifre dell’economia criminale nel Salernitano e che tipo di “illegalità” trova più diffusamente terreno fertile? Non esistono numeri assoluti, ma stime di massima. C’è chi ritiene che il prodotto lordo della criminalità si aggiri intorno a 130 miliardi, altri che invece lo approssimano a 10 miliardi. In ogni caso ciò che è certo è che la criminalità oggi ha cambiato pelle, avendo dalla sua una grossa capacità di spesa. La criminalità, in alcune aree del Saler-


27 settembre 2017 - Il Consiglio Generale di Confindustria Salerno incontra il Procuratore Corrado Lembo

nitano, è arrivata a radicarsi nell’economia legale, addirittura acquisendo aziende, approfittando delle difficoltà finanziarie che molte imprese hanno attraversato a causa della crisi economica. La sua visione collaborativa del ruolo della Procura a Salerno, tesa non solo alla repressione dell’economia criminale ma anche ad azioni che rinsaldino rapporti sani con la cittadinanza e con le imprese, sta ottenendo buoni riscontri? Più che di collaborazione, io parlerei di trasparenza nelle indicazioni delle strategie di intervento per l’aggressione e la neutralizzazione dei fenomeni criminali salienti nel nostro territorio. In questo solco si inserisce anche l’incontro avuto con il Consiglio Generale di Confindustria Salerno lo scorso 27 settembre, a valle del quale sarà costituito un Tavolo Tecnico per definire azioni e iniziative comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoriale che garantisca loro la trasparenza e il rispetto delle regole. È possibile costruire insieme delle sinergie per allontanare dal circuito dell’economia legale l’impresa cattiva. È nell’interesse sia del circuito delle imprese sane, sia della Procura, quotidianamente impegnata per assicurare il rispetto delle regole e delle leggi. Anche in tema di ambiente è possibile lavorare a un clima di maggiore cooperazione con le aziende, migliorando lo scambio di informazioni e prevenendo così i possibili errori dovuti alla sola buona fede? Certo. Il mio ufficio ha orientato le proprie attività in questa direzione. Oltre a illustrare le criticità e le strategie di contrasto ai comportamenti devianti,

la Procura vuole informare il cittadino, spiegandogli ad esempio a quali controlli potrebbe essere sottoposta la sua azienda, per aiutarlo a mettersi sulla strada della legalità anche in tema di tutela ambientale. Un tempo nelle scuole si insegnava l’educazione civica, oggi passata di moda. Non crede sia stata una scelta miope e sbagliata? Senz’altro lo è stato, ma la semplice educazione formale oggi dovrebbe essere perfezionata mettendo in essere azioni concrete. Credo nella potenza del buon esempio nel nostro sistema sociale, capace di dare vita a comportamenti coerenti e virtuosi, innescando naturalmente positivi processi imitativi ed emulativi.Pensare e praticare i valori. Questa potrebbe essere oggi la buona educazione.

«Il diritto penale ha a che fare con i grandi valori costituzionali, la tutela della vita, del patrimonio, la legalità dell’azione amministrativa e, per questa ragione fondamentale, ne andrebbero riscritte le regole secondo principi di chiarezza, semplicità e rapidità. Ancora una volta la Costituzione dovrebbe essere il giusto riferimento, con il suo linguaggio certo ed essenziale, senza opacità alcuna»


focus

Il turismo in Campania, punti di forza e leve per lo sviluppo del territorio Diverse le aree in cui la regione potrebbe migliorare, per una valorizzazione che risulti in linea con le proprie caratteristiche ambientali, culturali, enogastronomiche, di identità e di stile di vita. Scopriamo quali sono di Autilia Cozzolino Ricercatrice SRM

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e recenti analisi di SRM (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) sul settore evidenziano che le tensioni geopolitiche degli ultimi anni hanno modificato le mappe e le destinazioni turistiche, ma non hanno frenato il turismo. Positivo è infatti il trend attuale della domanda turistica internazionale: il 2016 si è chiuso con 1.235 milioni di arrivi internazionali (Fonte: UNWTO-World Tourism Barometer, Agosto 2017), registrando un incremento su base annua del 3,9% e nel primo semestre 2017 (gennaio-giugno) la crescita migliore dal 2010 pari al +6,4% rispetto all’analogo periodo del 2016. L’Italia resta nella Top 10 delle destinazioni del turismo internazionale Gli arrivi turistici nel corso degli ultimi dieci anni sono aumentati da 88,3 milioni nel 2005 a 113,35 milioni nel 2016. Per l’anno 2016, con 55,3 milioni di turisti internazionali, il nostro Paese si conferma al 5° posto delle destinazioni turistiche mondiali più frequentate dal turismo straniero in termini di arrivi. Inoltre, le prime stime dell’Istat per il 2017 lasciano presagire un anno di rilevante crescita turistica: si rileva nel periodo gennaio-maggio una crescita dell’11,1% degli arrivi e del 9,7% delle presenze rispetto all’analogo periodo del 2016. Nell’ambito dello scenario turistico nazionale la Campania occupa un ruolo importante posizionandosi al

7° posto nella classifica nazionale per presenze (18,9 milioni) ed arrivi (5,3 milioni) ed è prima nel Mezzogiorno.Analizzando il trend di lungo periodo (2005/2015) della domanda turistica le performance della regione risultano positive in termini di arrivi +18,3% (+17,6% Mezzogiorno, +28,4% Italia) ma calano le presenze dell’1,8% (+6,9% Mezzogiorno, 10,6% Italia) a causa del trend negativo della domanda interna (-9,3%). La tendenza positiva viene confermata nell’ultimo biennio 2014/2015 con una crescita degli arrivi e delle presenze maggiore rispetto al dato meridionale e nazionale: +13,5 per gli arrivi e +4,4 per le presenze. Rispetto alla provenienza dei turisti, cresce la componente straniera ma si è ancora distanti dal dato medio nazionale. Gli arrivi stranieri sono passati dal 38,7% del totale del 2005 al 44,1% del 2015; le presenze dal 41,5% al 46,0%, mentre in Italia la componente straniera pesa circa il 50% sulla domanda turistica complessiva (peso arrivi stranieri 48,5%; peso presenze straniere 49,0%). Dagli ultimissimi dati della Banca d’Italia si rileva che i viaggiatori stranieri in Campania sono cresciuti del 19,6% nel 2016 (Italia 6,6%) e nel periodo gennaio maggio 2016/2017 del 12,8% (Italia 3,7%). Questi dati testimoniano la crescita del turismo campano.

Presenze turistiche in strutture ricettive (mln)

Fonte: elaborazioni ISTAT 1 8 | ottobre/novembre 2017


Elevata è poi la stagionalità dei flussi turistici della regione La Campania presenta una concentrazione di turisti nei mesi estivi superiore all’Italia: nel periodo maggio-settembre si registra il 63,8% degli arrivi di tutto l’anno; in Italia è del 60,4%. Tale trend è in crescita rispetto agli anni precedenti: i valori del 2005, infatti, erano del 58,5% per la Campania e del 57,8% per l’Italia. In riferimento alle tipologie di località visitate, la Campania si caratterizza per una domanda prevalentemente interessata al balneare (40,1% degli arrivi), alle città (26,2%) e alle località storico-artistiche (25,9%). La diffusione di tali tematismi, in particolare di quello balneare, fa sì che il soggiorno medio del turista sia elevato, risultando maggiore anche lievemente del dato italiano: 3,6 contro 3,5 notti. Dal 2005 al 2015 la permanenza media in Campania è scesa da 4,3 a 3,6 notti (Italia da 4 a 3,5 notti). Alla crescita della domanda, la regione “risponde” con una crescita dell’offerta È interessante notare che la dimensione media degli alberghi sia passata da 64,8 posti letto nel 2005 a 70,1 nel 2015 mantenendosi su livelli maggiori rispetto al dato nazionale (67,8). Aumentano, inoltre, le strutture di maggiore stellaggio, segno che l’offerta si sta muovendo nella direzione giusta per soddisfare le preferenze della clientela. Il peso delle strutture a 4/5 stelle in Campania dal 23% del 2005 sale al 32,1% del 2015 (in Italia dall’11,6% al 18,2%), mentre in termini di posti letto si è giunti alla situazione in cui oltre la metà dell’offerta alberghiera (50,9%) è di elevato standing (36,7% in Italia). Dall’analisi delle caratteristiche della domanda e dell’offerta turistica viene fuori una Campania caratterizzata da una propria

attrattività nell’ambito della competizione globale -Mare, Ambiente, Cultura, Identità, Socialità, Stile di Vita, Accoglienza sono i punti di forza - alla luce anche dei principali cambiamenti nazionali e internazionali che stanno interessando il settore, con risvolti economici rilevanti. Tuttavia il settore turistico campano presenta diverse aree di miglioramento. Partendo dalla consapevolezza che la ricchezza (valore aggiunto e occupazione) prodotta dal Turismo in questo momento è inferiore alle effettive potenzialità che l’area potrebbe raggiungere in relazione alle caratteristiche ambientali, culturali, enogastronomiche, di identità e di stile di vita, si individuano alcune possibili aree d’azione per un’adeguata valorizzazione del settore: 1. Una Campania “trasparente”. La cultura turistica per evolvere deve operare in un contesto di regole pubbliche chiare e trasparenti, che possa permettere al mercato di essere allineato agli standard internazionali (a minimo impatto burocratico) e garantire una qualità del servizio diffusa e ben percepita. In un mondo “connesso” il rischio “immagine” è, infatti, molto alto e va difeso con forza. 2. Una Campania “accessibile”. Ampiamente discusso è il tema dell’accessibilità e della mobilità interna. Sviluppare le “porte di ingresso” è molto importante per una regione come la Campania che si caratterizza anche per un buon tasso di turismo di prossimità. È necessario poi garantire un’efficace capacità di movimento all’interno con strade e strutture di servizio adeguate e convenienti (trasporti interni, transfer ecc.). 3. Una Campania “connessa”. Collaborare per competere, fare sistema dovrebbe rappresentare il leitmotiv della stragrande

maggioranza degli operatori, pur consapevoli della difficoltà di rendere effettivo questo obiettivo. In tale contesto la governance pubblica dovrebbe avere una funzione proattiva nel favorire la connessione tra gli operatori e, al contempo, essere essa stessa parte della connessione. 4. Una Campania “preparata/ formata/competente”. Non è possibile vincere la sfida se gli operatori (pubblici e privati) e le risorse umane non raggiungono la necessaria “professionalità”. Le nuove generazioni di clienti (domanda turistica che cambia profondamente) e le nuove generazioni di imprenditori turistici e manager locali (offerta che si evolve) possono essere una delle chiavi di successo del turismo nel prossimo futuro. 5. Una Campania “informata” e “digitalizzata”. Mappare l’offerta disponibile e definire un percorso di messa in rete delle disponibilità e delle potenzialità di tutta la regione deve essere uno dei principali obiettivi da perseguire. La corretta programmazione turistica necessita di informazioni dettagliate e tempestive che, qualora presenti, potrebbero fornire un valido aiuto agli imprenditori ed a tutti gli operatori interessati. Social Network, Piattaforme internet, Luoghi digitali sono gli strumenti base per comunicare in modo professionale e mirato il prodotto turistico. 6. Una Campania “multi destination”. Un possibile approccio di policy multilivello. La Campania ha molte destinazioni: Mare, Enogastronomia, Cultura e Religione, Ambiente e Natura sono il simbolo e la forza della territorio. È necessario affrontare il fattore turismo in modo sempre nuovo e organizzato per creare valore alle imprese, al territorio e ai suoi abitanti. Per info: www.sr-m.it.


confindustria salerno

Schiavo: «L’economia turistica ha bisogno di regole certe» Per il presidente del Gruppo Turismo, Alberghi e Tempo Libero di Confindustria Salerno pesa sul comparto il rinvio di una governance che definisca finalmente competenze, responsabilità e programmazione condivisa di Raffaella Venerando Luigi Schiavo

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residente, soddisfatto della stagione estiva delle strutture di accoglienza del nostro territorio? Cosa ha funzionato meglio e cosa, invece, va ancora messo a punto? Il 2017 ha certificato in misura significativa l’inversione di tendenza avviata da due anni nel sistema di accoglienza turistica del territorio. Dopo un positivo 2016, era difficile raggiungere risultati così brillanti come quelli che hanno premiato il settore, ma l’attesa non è andata delusa e l’impegno, la capacità di crescita e professionalità sono stati riconosciuti. Ormai è l’intera provincia, con tutta la variegata gamma di offerte, a migliorare e competere con la più evoluta concorrenza e su questo percorso, segnato dalla qualità dell’ospitalità, occorre continuare a lavorare con attenzione e intelligenza. Certo ci ha aiutato l’eccezionale stagione climatica che ha favorito soprattutto il settore balneare, ma l’evoluzione del sistema ricettivo, la ricerca di nuovi mercati, la capacità di utilizzare al meglio il web e di soddisfare le moderne e diversificate richieste

20 | ottobre/novembre 2017

dei turisti sono stati un nostro punto di forza. Tutto questo non basta perchè c’è ancora da mettere a punto un funzionale sistema di mobilità per superare le difficoltà (in taluni casi scandalose) che penalizzano certe zone del territorio, e che da anni rappresentano la pagina nera della nostra offerta turistica. Non affrontare in maniera decisiva e sollecita questa criticità rischia di minare la ripresa e crescita del settore. Analogo ritardo persiste nel sistema di informazione e programmazione che paga il perdurante rinvio di una governance del turismo non solo al passo coi tempi ma che definisca finalmente competenze, responsabilità e programmazione condivisa. La legislazione e gli enti non possono restare al palo a fronte di una economia turistica che si evolve di continuo e che ha bisogno di regole, di trasparenza e capacità di competere al meglio col mercato. Il turismo va governato e non solo messo a profitto, mirando al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità del territorio. Qual è la sua idea sulla candida-

tura di Ravello Costa D’Amalfi a Capitale della Cultura 2020? Ravello Costa d’Amalfi Capitale della Cultura 2020 è una grande difficile sfida, un intelligente e coraggioso progetto che ha già avuto il merito di superare localismi ed egoismi locali (ed è già tanto). Sarà vincente? Ce lo auguriamo, e comunque segna la strada maestra per un futuro di successi per la economia, la cultura e l’ambiente di un territorio vocato al turismo, che negli anni a venire dovrà sempre più coniugare storia e futuro per rappresentare ancora una eccellenza del turismo mondiale.


ELITE, l’ambizione di crescere Vantaggi per le aziende associate a Confindustria Salerno che entreranno nel programma internazionale di Borsa Italiana grazie all'intesa tra la Territoriale e la piattaforma a cura della Redazione

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l roadshow ELITE-Confindustria per selezionare le nuove società che entreranno nel network ELITE ha fatto tappa lo scorso 26 settembre a Salerno. Andrea Prete, presidente di Confindustria Salerno, ha sottoscritto la partnership “ELITE-Confindustria Salerno” che prevede - tra i diversi punti della collaborazione - anche vantaggi dedicati alle società associate alla Territoriale salernitana che entreranno nel programma internazionale di Borsa Italiana, nato nel 2012 e dedicato alle aziende che sfidano la crescita, potendo contare su di un chiaro modello di business e una definita strategia di sviluppo. Grazie al programma ELITE, in cui si incontrano imprese, advisor e investitori, le aziende hanno la concreta possibilità di affrontare con maggiore slancio i cambiamenti culturali, organizzativi e manageriali necessari per crescere

nel medio periodo ma anche di allungare lo sguardo oltre i propri confini di business, scegliendo la strada dell’internazionalizzazione con maggiore consapevolezza, anche grazie alle opportunità offerte dal mercato dei capitali globali. Ad oggi la business community di ELITE - programma italiano esportato in 25 Paesi - è caratterizzata da oltre 601 aziende in tutto il mondo in rappresentanza di 34 settori che generano oltre 49 miliardi di euro di ricavi aggregati per oltre 216.000 posti di lavoro in tutta Europa e non solo. Nove le aziende della provincia di Salerno che hanno aderito ad ELITE: Tecnocap Spa di Cava de’ Tirreni e Nuceria Adesivi Srl di Salerno (Nuceria Group). Stanno, invece, completando il percorso Euroflex Spa di Mercato San Severino, Feger Spa di Angri, Pastificio Di Martino Gaetano e F.lli/Antonio Amato di Salerno, Cartesar Srl di Pellez-

zano, Bioplast srl di Fisciano, Me.Car. Spa di Nocera Superiore e Giaguaro Spa di Sarno. Tecnocap e Nuceria Adesivi, completato il percorso, hanno già conseguito il certificato. «Confindustria Salerno ha creduto e promosso ELITE fin dal lancio del 2012 e l’apertura del Desk presso la Territoriale è un’ulteriore conferma del supporto dedicato alle aziende» ha dichiarato nel corso dell’incontro di presentazione Fabio Brigante, Head of Mid & Small Caps: Origination Equity Primary Markets di Borsa Italiana. «Il territorio salernitano è caratterizzato da molte eccellenze imprenditoriali e tante altre che hanno le carte in regola per diventarlo. Il nostro obiettivo è di valorizzarle al di fuori del proprio settore di riferimento, accompagnarle nelle sfide per la crescita con un particolare sguardo al mercato dei capitali».


confindustria salerno

Premio Best Practices 2017, ritorna la sfida tra i migliori progetti innovativi Tutti i dettagli del bando disponibili sul sito dedicato. L’appuntamento con la finale è il 12 e 13 dicembre presso la Stazione Marittima di Salerno

a cura della Redazione

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nnovatori di tutta Italia unitevi. L’appuntamento con il Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno è per il 12 e 13 dicembre alla Stazione Marittima. L’iniziativa, ideata dal Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici presieduto da Edoardo Gisolfi, è aperta alle aziende del manifatturiero e dei servizi che abbiano realizzato un progetto innovativo - tecnologico, di prodotto, di processo e sociale con risultati dimostrabili e quantificabili. Al suo interno è, inoltre, presente la sezione uP sTart “Paolo Traci” dedicata ai giovani aspiranti imprenditori e alle startup. Nello specifico il Premio BP si rivolge a: aziende di servizi e spin-off, per progetti innovativi realizzati per propri clienti (privati e/o pubblici) o

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per nuovi prodotti/servizi innovativi immessi sul mercato, con evidenza dei risultati; imprese manifatturiere, per innovazioni interne di processo e/o prodotto; associazioni/fondazioni di interesse socio-economico; spin-off accademici; singoli individui o team proponenti idee d’impresa, start up che siano iscritte massimo da 36 mesi nel relativo registro camerale e/o start up innovative, di cui al D.L. 179/2012. Mille imprese in dieci anni vi hanno partecipato contribuendo a far sì che il Premio diventasse un punto di riferimento nel sistema Confindustriale campano e nazionale, e creando, grazie al supporto di numerosi e qualificati partner nazionali e internazionali, un vero e proprio ecosistema dell’innovazione, capace di dialogare anche fuori dei confini nazionali con ben tre missioni in California, due delle quali in Silicon Valley. Dopo undici

edizioni il Premio Best Practices di Confindustria Salerno non segna il passo ma, anzi, procede con slancio arricchendosi e differenziandosi sempre più da concorsi analoghi e da se stesso. In questa edizione, ad esempio, il gruppo di lavoro è stato ampliato coinvolgendo nell'organizzazione il Comitato Piccola Industria e i Giovani Imprenditori. Lo scorso anno la competizione ha visto l’adesione di 101 partecipanti tra aziende e startup, 2000 presenze registrate nei 2 giorni della manifestazione finale, 1.500.000 contatti digitali, 16 ore di diretta streaming, 6 ore di speciali TV, 40.000 i viewers Youtube, 150 articoli in rassegna stampa, 22 incontri di promozione. Per partecipare è necessario registrarsi sul sito www.premiobestpractices.it e presentare il proprio progetto definitivo entro il 16 novembre 2017.


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Skills Consulting, trasferiamo oggi le competenze del futuro Privilegiare i processi di apprendimento, investendo sulla più grande ricchezza che l’impresa possiede: il capitale umano e che avranno come comune denominatore il mondo delle soft skills. In particolare, le azioni messe in campo avranno quale fine ultimo quello di fare in modo che i fruitori del servizio possano riuscire a “lavorare meglio stando meglio”. Non a caso il progetto prende il nome di “La stagione del benessere”, il cui primo appuntamento un training di 12 ore per allenare la self leadership e raggiungere gli obiettivi professionali - è stato il 6-7 ottobre 2017 scorso presso la sede di Baronissi.

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a Skills Consulting nasce nel 2013 grazie alla volontà e alla dedizione dei suoi 3 giovani soci fondatori: Vincenzo Vietri, Vincenzo Salvati e Alfonso Scafuri, ragazzi con studi economici alle spalle e comprovate esperienze pregresse nel settore della formazione continua. La chiave del successo della Skills Consulting è stata quella di riuscire a unire e integrare le diverse competenze del suo splendido team costruito su una solida motivazione e dotato di grande dinamismo, elementi che oggi permettono di offrire un’efficace consulenza strategica nella costruzione di interventi formativi per aziende che operano nei maggiori settori economici, avvalendosi delle opportunità finanziarie dei Fondi interprofessionali. Con tre sedi operative, a Baronissi, Potenza e Foggia, la Skills ha negli anni implementato modelli che prevedono approcci personalizzati, elaborati in base a specifiche esigenze e finalizzati alla creazione di percorsi formativi che permettano alle imprese di migliorare le proprie performance attraverso processi di innovazione organizzativa; acquisire nuove fette di mercato mediante percorsi di internazionalizzazione e innovazioni tecnologiche; riqualificare e riconvertire il proprio capitale umano adottando piani integrati di innovazione di processo e/o di prodotto. Per il 2018 la Skills Consulting introdurrà nella sua offerta alcune importanti novità tra cui un fitto calendario di incontri formativi proposti a mercato

I soci fondatori di Skills Consulting srl

CONTATTI Sedi in Campania, Basilicata, Puglia Tel. e Fax +39 089/956030 info@skillsconsulting.it www.skillsconsulting.it


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Industria Calce Casertana, un’impresa in simbiosi con l’ambiente L’innovazione tecnologica ha spinto l’azienda ad investire nella produzione di premiscelati, rasanti, collanti e fuganti

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ndustria Calce Casertana è stata fondata a Buccino nel 1989 grazie all’abnegazione di un industriale di seconda generazione Giuseppe Vozza che ha saputo credere e ampliare il piccolo progetto paterno nato negli anni ’60 nell’impianto di Casagiove (CE). L’impianto è realizzato su quasi 50.000 mq di terreno, con superfici coperte per complessivi 12.000 mq, una forza lavoro di 50 dipendenti e un parco automezzi di più di trenta unità complessive. Qui si producono oltre ottanta prodotti, quali la calce di ogni ordine e grado, carbonato di calcio, premiscelati, rasanti, collanti e fuganti per l’edilizia. Diversi sono gli ambiti di utilizzo di questi. L’azienda è ad esempio tra i principali fornitori dei più importanti impianti del Mezzogiorno del comparto siderurgico, per cui produce ossido di calcio e ossido di magnesio necessari all’agglomerazione, fusione e affinazione dell’acciaio; per l’edilizia, invece, realizza prodotti tradizionali quali calce idrata, fiore di calce, grassello, potendo contare e vantare un’esperienza sessantennale che le consente di servire i principali depositi di materiale edile del centro-sud Italia con elevata qualità. In questo settore, l’innovazione tecnologia ha spinto l’azienda ad investire nella produzione di premiscelati, rasanti, collanti e fuganti creando una importante diversificazione che ha ampliato la gamma con oltre 80 prodotti immessi sul mercato. Industria Calce Casertana è anche fornitrice del comparto agricolo, con il suo correttivo granulare - magnesio 38 - che le consente di rispondere adeguatamente alle crescenti richieste di nutrizione delle colture del Mediterraneo. L’elevato tenore di CaO e MgO garantisce, infatti,

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il raggiungimento degli obiettivi di produttività riducendo le quantità di impiego, con un notevole vantaggio per gli operatori finali. L’azienda si muove inoltre anche in ambito ecologico. La calce, infatti, viene utilizzata quale prodotto naturale sviluppato in simbiosi con l’ambiente e, attraverso i suoi usi diversi quali trattamento acque, fanghi, rifiuti, fanghi di dragaggio, permette di affrontare e risolvere le necessità ambientali. Infine, Industria Calce Casertana opera nella frantumazione inerti, con la realizzazione di carbonato di calcio in tutte le granulometrie, da 90 micron fino a 3 millimetri. Carbonato di calcio puro e dolomite sono materie prime impiegate in tantissime sfaccettature industriali come l’industria del vetro, dei conglomerati bituminosi, delle malte da intonaco e da muratura e per la realizzazione di sottofondi stradali. Quelle elencate sono però solo alcune delle applicazioni dei prodotti della società di Buccino. Grazie alla diversificazione produttiva, ai suoi elevati standard qualitativi e al suo crescente know-how tecnologico, l’azienda - oggi tra le realtà più importanti e strutturate del settore operanti al Centro-Sud-viene sempre più scelta con consapevolezza da una clientela esigente che, soddisfatta, le rinnova la fiducia.

CONTATTI Zona Industriale Snc, 84021 Buccino (SA) Tel. & Fax 0828/957275 0828/957295 - 0828/957061 www.calcecasertana.it


Greener Italia, la sostenibilità a misura di azienda Massimo Lombardi, Sustainability Maganer della società, spiega come le PMI possono gestire al meglio l'impatto ambientale

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uando nasce e con quale obiettivo Greener Italia? La nostra società è nata nel 2012 per fornire consulenza specialistica alle aziende del territorio che intendono sviluppare un approccio strategico alla sostenibilità di impresa e di filiera, coerentemente con i macro obiettivi di sviluppo sostenibile, le richieste dei clienti e le aspettative dei consumatori. Greener Italia mette a disposizione strumenti e conoscenze per gestire attivamente l’impatto ambientale, economico e sociale dei suoi clienti, principalmente PMI non hanno al proprio interno risorse specialistiche dedicate alla sostenibilità, ma che hanno dimensioni e mercati abbastanza grandi da non poterne prescindere. E qual è la situazione sul territorio? Molti degli imprenditori del territorio sono intrinsecamente sostenibili per valori, storia e cultura: raramente si concentrano esclusivamente sui risultati del prossimo trimestre ma gestiscono l’azienda e le persone in un’ottica che guarda alle generazioni future e al mantenimento di un buon rapporto con la comunità di cui fanno parte. Quasi sempre, già in sede di analisi preliminare, ritroviamo l’adozione di accorgimenti e investimenti coerenti con una politica di sviluppo sostenibile (impianti fotovoltaici, iniziative a favore del benessere del personale e della comunità, efficientamento energetico), non inseriti però in un piano complessivo misurabile e comunicabile secondo standard e principi riconosciuti globalmente. Manca loro l’ultimo miglio… Esattamente. Non avendo un piano complessivo misurabile, il valore creato difficilmente può essere trasferito e compreso dai propri clienti, con l’ulteriore aggravio di non potere integrare questi ultimi nei loro obiettivi di riduzione di impatto della filiera. L’azienda stessa non ha una chiara visione dei ritorni che l’investimento in sostenibilità ha generato. Inoltre, è sempre difficile per l’azienda valutare, tra tutte le differenti opzioni, quale sia l’iniziativa di sostenibilità di cui ha veramente bisogno. Meglio una LCA o una carbon footprinting? È necessario avere una EPD? FSC o PEFC? Molte delle decisioni prese all’inizio del processo formeranno (e limiteranno) ciò che è possibile fare con i risultati successivi. Ed è qui che entra in gioco Greener Italia. In concreto come opera l’azienda? In stretta collaborazione con il cliente, Greener Italia, dopo un’analisi preliminare, sviluppa una roadmap di sostenibilità che definisce le politiche, i

programmi e i dati di performance necessari per creare un’efficace strategia di sostenibilità. Questa tabella di marcia tiene conto delle attuali attività, dei piani di business futuri, delle tendenze del settore, delle aspettative dei clienti, del livello di impegno dell’organizzazione e del suo budget. Greener Italia inoltre può affiancare i suoi clienti nelle visite commerciali (anche all’estero) presentando al meglio le caratteristiche ambientali e sociali del prodotto, le politiche di sostenibilità dell’azienda e la loro coerenza con gli obiettivi dell’interlocutore. Con l’iscrizione a Confindustria Salerno, Greener Italia vuole ribadire il suo stretto rapporto con il territorio e collaborare a progetti per il suo sviluppo sostenibile: agli Associati che vorranno conoscere meglio le opportunità legate ai nostri servizi abbiamo riservato condizioni particolarmente vantaggiose.

CONTATTI via Nazionale km 41 84015 - Nocera Superiore (SA) massimolombardi@greeneritalia.com cell. 340 4997374 www.greeneritalia.com


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Ecofly, la società che vede e inventa il domani L’ elevata propensione alla ricerca e allo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria le è valsa il rilascio di brevetti di diversa natura e finalità in ambito salute, trasporti, ambiente ed energia

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a Ecofly SrL è una PMI innovativa, iscritta nel registro speciale della Camera di Commercio di Salerno, associata all’A.N.I.D., Associazione Nazionale Imprese di Disinfestazione. La società dispone di diverse certificazioni - UNI EN ISO 9001:2015, UNI EN ISO 14001: 2015 nonché UNI EN 16636:2015-ed è abilitata ai sensi del DM 274/97 ad operare in servizi di disinfezione acque nonché disinfezione, disinfestazione e derattizzazione. Ma l’azienda, nel tempo, è riuscita anche ad andare oltre la sua principale attività di interesse, caratterizzandosi per una elevata propensione alla ricerca e allo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria. Tale intensa e proficua attitudine le è valsa il rilascio di brevetti di diversa natura e finalità che ne attestano il progresso tecnologico e scientifico, in ambito salute, trasporti, ambiente ed energia. La società, diretta da Rodolfo De Via, si sta impegnando ora perché molti di questi possano presto diventare prodotti o applicazione, determinando in un futuro non troppo lontano il successo sociale ed economico per cui nascono. Attualmente, inoltre, risultano depositate presso il MIUR/UIBM, numerose ulteriori domande in attesa di brevetto in ambito sociale, ambientale ed energetico, di cui l’ultima si riferisce a un dispositivo convertitore dell’energia posseduta dal moto ondoso munito di amplificatore dell’effetto d’onda. Tre sono sostanzialmente le linee di sviluppo lungo le quali l’azienda immagina il proprio futuro: salute, ambiente ed energie alternative. Rispetto alla prima direttrice, consapevole di quanto il vestiario professionale del personale medico e paramedico possa contribuire alla diffusione di molte infezioni, l’Ecofly SrL ha promosso uno studio che ha consentito di sviluppare e brevettare l’Armadio Sterilizzatore®, capace di sterilizzare in pochi decine di secondi i camici di medici e paramedici per consentire loro di accedere a Sale operatorie, Terapie intensive, Rianimazione, Oncologia, Ematologia, Geriatrie e tutte le unità ospitanti soggetti con gravi compromissioni delle difese immunitarie, con camici appena sterilizzati. In piena sicurezza. In ambito energetico, invece, gli studi e i prototipi realizzati da

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Ecofly SrL hanno rivelato come sia possibile costruire un apparato che si avvia e produce energia inserendo al suo interno una sola bottiglia di acqua calda allo scopo di convertire presto una volta dimostrata la portata innovativa - in energia fruibile almeno alcune frazioni dell’acqua calda di origine geotermica che giornalmente sgorga dal terreno un po’ ovunque in grande quantità, ma che finisce inevitabilmente in mare, inutilizzata. Infine, la società ha promosso uno studio per rendere le onde del Mediterraneo più appetibili dal punto di vista della trasformazione dell’energia in esse contenuta in energia elettrica. In attesa del brevetto, la Ecofly non si ferma e, piena di buone idee, già “vede” prima degli altri la prossima opportunità.

CONTATTI via Degli luliani, 2 - Aiello 84083 - Castel San Giorgio (SA) 081 5162530 - telefax 081 951639 ecofly2001@gmail.com www.ecofly.srl.it


strategia di impresa

Enzo D’Elia, l’uomo dei libri Non solo agente letterario. In nome della cultura ha ideato, nel 1992, insieme all’allora sindaco di Positano Salvatore Attanasio, anche una rassegna internazionale

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Salerno, in via Roma al civico 16, un uomo da quarant’anni vive di libri. I libri sono il suo orizzonte, il suo giardino, il suo motivo, il suo posto. Enzo D’Elia, da non scrittore, sulla carta pensata ci ha costruito il suo universo dal 1978 quando, con in tasca una laurea in biologia, entra in Mondadori per collaborare alla selezione delle migliori penne che avrebbero dato corpo a una nuova collana scientifica, la Biblioteca della Est, in quegli anni lanciata. Il suo dinamismo

intellettivo gli fa conquistare la fiducia dell’allora presidente e amministratore delegato della casa editrice, Sergio Polillo, che lo vuole prima suo stretto collaboratore e, poi, successivamente, rappresentante della Mondadori al Sud Italia, nonostante la guerra intestina fra De Benedetti e Berlusconi avesse rimescolato uomini e cariche. Con un senso di avventura mai interrotto, agli inizi degli anni Novanta, D’Elia decide di provarsi in un nuovo capitolo della sua vita fondando l’Agenzia Letteraria, con sedi a Salerno e Roma, che porta il suo nome. Diventa da allora l’agente letterario di molti autori e, coadiuvato dalla sua squadra di mestiere, aiuta gli scrittori a separare la creatività dal business, la penna dalla calcolatrice. È lui infatti ad occuparsi della strategia promozionale, del lancio, delle vendite. È lui a dialogare con le case editrici, è lui a capire cosa è giusto fare per fare un buon libro. Nella gamma dei libri curati dalla sua agenzia c’è tutto il sentire collettivo intellegibile: la grazia poetica, i gialli, le prose per bambini, i libri dipinti, le biografie. Tra gli smalti di ceramica vietrese che vestono

di eleganza le pareti della sua agenzia letteraria, si possono trovare romanzi che rafforzano l’intelligenza del cuore e altri che aiutano, ad esempio, il corpo a vivere meglio. Non c’è cliente che l’agenzia letteraria non possa seguire se da proporre ha dalla sua un lavoro originale. D’Elia sa che il lettore non è uno e che, di rimando, esistono libri “necessari” e libri “convenzionali” e che ciascuno avrà il suo giusto pubblico. Che si chiami Luciano De Crescenzo, Andrea Pinketts, Enzo Striano, Aldo Busi, Rosanna Lambertucci o Giuseppe Tornatore. Parallelamente al lavoro di agente letterario, per molti aspetti svolto nell’ombra, Enzo D’Elia si dedica dal 1992 a un evento che già dal titolo risplende: Positano, Mare Sole e Cultura. A volere la rassegna letteraria estiva che, fin dalla prima edizione, ebbe respiro internazionale fu Salvatore Attanasio, allora sindaco di Positano. D’Elia e Attanasio insieme inaugurarono una formula esclusiva di promozione dei libri, creando un evento spettacolo ogni anno più prestigioso. Nel tempo hanno calcato le scene del festival culturale star del cinema come Dustin Hoffman,


strategie di impresa

Ken Follett

giornalisti illustri come Sergio Zavoli, Piero Ottone, Gaetano Afeltra, o scrittori indimenticabili come Frederick Forsyth, Nanda Pivano e Ken Follett. Per raccontare meglio cosa c’è stato dietro venticinque anni di questa manifestazione, Enzo D’Elia sfoglia un tomo voluminoso, voluminosissimo, di rassegna stampa. Non solo parole. È tutto

scritto, documentato, nero su bianco. La parola scritta resiste. Come recita il logo della casa editrice dove ha esordito come agente letterario, la Mondadori, Enzo Delia “in su la cima” ci è arrivato davvero, portando con sé molti dei suoi progetti, delle penne e della sua voglia di diffondere la cultura, per lui l’unico modo per vivere meglio.

Nel tempo hanno calcato le scene del festival culturale star del cinema come Dustin Hoffman, giornalisti illustri come Sergio Zavoli, Piero Ottone, Gaetano Afeltra, o scrittori indimenticabili come Frederick Forsyth, Nanda Pivano e Ken Follett

Enzo D'Elia, Carla Fracci e Silvia Grilli direttore Grazia

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Molini Pizzuti, il futuro viene da lontano La solidità che deriva da più di cinquant’anni di storia si coniuga alla perfezione con i progetti ambiziosi della terza generazione. Da questo connubio nasce “Grani antichi”, l’esperimento di recupero di una coltura che ha come orizzonte la terra generosa del Cilento

La Molini Pizzuti, azienda di Bellizzi specializzata da oltre cinquant’anni nella produzione di farine industriali per usi specifici, lo sguardo lo aveva già lungo, da quando negli anni Ottanta aveva iniziato ad aprirsi a rapporti economici con l’estero, in particolare con Paesi nel Nord Africa, in Australia, Medio Oriente, Asia, Canada e America. Referenze di elevata qualità suddivisi in tre linee - panificazione, pasticceria e pizzeria - e disponibili da allora non solo per il mercato domestico, ma per chiunque voglia, a diverse latitudini, gustare un pezzo di qualità italiana dolce o salata. Da qualche anno nuovi stimoli e nuove energie sono arrivati in azienda insieme a Emanuele,

Clelia e Mariella Pizzuti. La terza generazione ha chiesto spazio per affermarsi, spinta dalla volontà di crescere ancora e di far crescere in valore l’azienda. Felici di averglielo concesso i tre fratelli titolari, Francesco, Nevio e Giuseppe, insieme con Pina Di Tore, moglie di quest’ultimo e responsabile estero. L’impresa con le forze di tutti sta continuando ad imparare come produrre farine possa diventare anche un modo innovativo e giusto per promuovere tipicità e territorio. Nessuna dittatura giovanile: a vincere sono oggi le idee che convincono. Le idee che fanno immaginare un futuro che viene da lontano. Nasce da questo sano fervore il progetto

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Il 29 ottobre appuntamento nei campi!

L’

ingresso di giovani in un’impresa estende fisiologicamente l’orizzonte aziendale. Lo ingrandisce, lo allarga, lo accresce.

************************************************** La Molini Pizzuti seminerà il grano Carosella nel terreno generoso di Felice Cestaro. Toccherà, nei giorni e nei mesi a venire, ad altri agricoltori con cui l’azienda sta sviluppando il progetto “Grani Antichi”


strategie di impresa

Il gruppo familiare

“Grani antichi” che, attraverso l’esperimento di recupero di una coltura - quella del grano Carosella - e insieme di una tradizione, si propone sì di inserire tra le farine prodotte una nuova “speciale”, ma anche di sostenere i giovani agricoltori che ritornano alla terra per costruirsi identità e futuro, facendo al contempo conoscere ai più tutta la preziosa eredità di conoscenze e patrimonio

agricolo del Cilento, nel completo rispetto della Biodiversità. L’azienda ha scelto un approccio corale, di programmazione integrata, per questo nuovo obiettivo, chiedendo che il racconto del progetto avesse anche la forza e l’esperienza di agricoltori e di esperti di grano Carosella, un seme semiselvatico, sopravvissuto alle manipolazioni genetiche che sembra si coltivasse nel Cilento

già in epoca romana. Un grano antico, con peculiarità biologiche trasversali che uniscono le caratteristiche del grano duro e di quello tenero. Un progetto di filiera che guarda al progresso con una semplicità ben costruita. Il seme ancestrale del futuro è stato così piantato nel Cilento, una terra giusta, generosa e caparbia, proprio come chi desidera vederlo ricrescere.

Alcune referenze aziendali

30 | ottobre/novembre 2017


AGS comunica è idee, entusiasmo e passione Un modo creativo di vivere l'impresa nella comunicazione. O il contrario?

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e piccole e medie imprese, come i grandi gruppi di business, hanno bisogno di un’immagine e di una comunicazione coerente ed efficace, che rappresenti e migliori la qualità percepita, offrendo la giusta visibilità al brand, on line e off line. Molte volte questa leva del marketing viene sottovalutata, soprattutto nei momenti di difficoltà, e questo può compromettere le attività commerciali: spesso, infatti, è proprio la comunicazione ad aiutare nel rilancio e nell’acquisizione di una nuova fetta di mercato, migliorando il posizionamento delle aziende.

Dal 1992, AGS comunica affianca le aziende nei momenti di crescita e rebranding, sviluppando percorsi di marketing e comunicazione strategici ed efficaci. Negli ultimi dieci anni, con l’obiettivo di consolidare lo staff e renderlo sempre più professionale e qualificato, l’agenzia ha integrato specialisti del web, del seo e dei social network, con skill più tecniche e specifiche, ampliando la gamma dei servizi e realizzando diversi progetti importanti su tutto il territorio nazionale. Oggi AGS comunica si occupa di siti web, social media marketing, web marketing, foto e video, brand image, packaging, eventi e advertising. Con un gruppo di 10 persone garantisce alle aziende un valore aggiunto unico, dato dalla perfetta combinazione di diverse competenze specializzate che lavorano in sinergia: dal concept alla progettazione, dal design al montaggio di siti web, dalla scrittura creativa alla stesura di piani editoriali per i social network, dalla creazione di storyboard per video e spot alla supervisione del set fotografico, dall’analisi dei dati digitali all’organizzazione di eventi. Perché scegliere un’agenzia di comunicazione strutturata e multidisciplinare? Silvio Sabatino (nella foto in alto), founder e G.M. di

AGS comunica risponde illustrando il modus operandi del suo staff: «Mi piace parlare di AGS come di un laboratorio di idee dove si lavora sempre con passione e puntualità. Siamo un’agenzia completa e straordinariamente efficiente che offre alle aziende una consulenza professionale integrale e integrata: in AGS, area creativa, area web e area tecnica vivono insieme e si interfacciano quotidianamente su ogni progetto. Negli anni ho fortemente voluto che l’agenzia non si specializzasse in un unico settore merceologico, come accade spesso, ma che conservasse l’apertura mentale e la freschezza per approcciare tutte le tipologie di attività: agroalimentare, industriale, di servizi. Ogni mercato ha le sue regole e le sue specificità, in cui entriamo sempre con spirito critico e lungimiranza, proponendo soluzioni brillanti ed efficaci».

AGS comunica è in via R. Wenner 48, z.i. Salerno tel. 089 384631 - 089 3854036 info@agscomunica.it www.agscomunica.it


norme e società

L’arbitro bancario: un altro anno da record L’ABF cresce esponenzialmente e si ramifica sul territorio per aumentare la capacità e la rapidità di risposta alle esigenze dei clienti, rafforzandone la tutela

Marco Marinaro Avvocato Cassazionista / Membro Abf Bologna Giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli www.studiolegalemarinaro.it

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ostituisce ormai un appuntamento annuale la presentazione dei dati statistici relativi all’attività svolta dell’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). Occorre ricordare a tal fine che l’ABF, attivo dal 15 ottobre 2009, è un sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche e gli altri intermediari in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari. Le pronunce dell’Arbitro non sono sentenze, non hanno efficacia di titolo esecutivo e non vincolano giuridicamente né il cliente, né l’intermediario, lasciando ferma per entrambi la possibilità di rimettere la controversia all’esame del giudice civile. Al riguardo occorre rilevare tuttavia che - e il dato è particolarmente significativo - le decisioni dell’Arbitro vengono adempiute spontaneamente dalle banche nel 99% dei casi. Infatti, deve

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tenersi presente che - a parte la sanzione reputazionale prevista per il mancato adempimento gli esiti dei ricorsi forniscono un contributo significativo all’attività di supervisione del sistema bancario e finanziario. Le decisioni ABF infatti integrano “il più ampio quadro informativo di cui la Banca d’Italia dispone nello svolgimento della propria funzione regolatrice e di controllo”. Appare inoltre utile ricordare che il ricorso all’Arbitro soddisfa la condizione di procedibilità della domanda giudiziale in materia di contratti bancari e finanziari e può quindi essere proposto in alternativa all’esperimento della procedura di mediazione. Un primo dato significativo del 2016 attiene alla radicale modifica della struttura territoriale dell’Arbitro: infatti, per aumentare la capacità e la rapidità di risposta alle esigenze dei

clienti, rafforzandone la tutela, la Banca d’Italia ha istituito quattro nuovi Collegi nelle città di Bari, Bologna, Palermo e Torino che si sono affiliati a quelli già esistenti di Milano, Napoli e Roma. Per cui con l’inizio del 2017 sono diventati operativi ben sette Collegi territoriali che hanno iniziato a lavorare immediatamente a pieno ritmo, in considerazione dei ricorsi pervenuti nel 2016 e nel 2017. Ed allora, come si evince dalla relazione annuale, nel 2016 sono pervenuti all’ABF ben 21.652 ricorsi, il 59% in più rispetto al precedente anno. In media ogni mese oltre 1.800 clienti (erano un numero superiore a 1.100 nel 2015) hanno sottoposto ai Collegi una nuova controversia nei confronti di una banca o di un intermediario finanziario in ordine alla correttezza del loro operato o a contrasti su reciproci diritti, obblighi e facoltà. L’impegno assicurato dai


Collegi è stato particolarmente intenso: nell’anno esaminato sono giunti a decisione 13.770 ricorsi. Il 75% delle liti decise ha avuto un esito sostanzialmente favorevole al cliente, con l’accoglimento totale o parziale delle richieste formulate (50%) oppure con la dichiarazione della cessazione della materia del contendere conseguente alla soddisfazione degli stessi nel corso della procedura (25%). Ai ricorrenti sono stati riconosciuti oltre 13 milioni di euro. La crescita dell’attività dell’ABF prosegue anche nei primi quattro mesi del 2017 in maniera esponenziale in quanto fino ad aprile sono stati presentati oltre 10.000 ricorsi. Nonostante la crescita esponenziale dei ricorsi registrata anno dopo anno, nel 2016 la durata media delle controversie (calcolata dalla data di presentazione del ricorso a quella di comunicazione della decisione) è stata di 314 giorni (al netto dei ricorsi conclusi con la cessazione della materia del contendere o con la rinuncia da parte del ricorrente). Una durata notevolmente inferiore alla durata media di un processo civile ordinario. La tematica più ricorrente continua a essere quella relativa alle operazioni di finanziamento contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione, con specifico riferimento alla richiesta di restituzione delle spese sostenute dai ricorrenti e non maturate in caso di estinzione anticipata del rapporto. Un modello ADR di successo già mutuato dalla Consob (per l’ACF Arbitro Controversie Finanzia-

rie) e pronto per essere mutuato in altri settori (ad es. dall’IVASS per le controversie assicurative e dall’ART per le liti in materia di trasporti) nei quali la specifica tipologia delle controversie richiede l’intervento di un terzo particolarmente autorevole e competente in grado di rendere una soluzione che possa essere condivisa e perciò stesso accettata dai confliggenti. Mediante i procedimenti di A.D.R. (Alternative Dispute Resolution) nei rapporti tra imprese e anche tra imprese e consumatori è possibile infatti

comporre le liti in maniera “efficace” e cioè pervenire a soluzioni condivise e per ciò stesso connotate da effettività; ciò sia quando siano frutto di un percorso negoziale che si concluda con un accordo amichevole, sia quando la soluzione della controversia, pur giungendo invece per via eteronoma, trovi infine l’adesione delle parti. Un modello italiano di successo che si affianca alla mediazione e ad altri procedimenti in un panorama tipologico poliedrico che mira a creare un sistema di giustizia sostenibile.


norme e società

Società di capitali, la cancellazione della cancellazione dal registro delle imprese Il mero conferimento della procura alle liti al difensore non costituisce prova della prosecuzione dell’attività d’impresa

Maurizio Galardo Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca in Diritto Commerciale Studio Legale Galardo & Venturiello info@galardoventuriello.it

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l Tribunale di Vicenza, con decreto del 10/5/2017, nello stabilire che può essere disposta, in via di principio, la cancellazione dell’iscrizione della cancellazione dal Registro delle Imprese di una società di capitali, qualora quest’ultima sia avvenuta in difetto delle condizioni previste dalla legge, rigettando il reclamo proposto, ha precisato che sotto tale profilo ciò che rileva è il compimento di atti, successivi alla cancellazione, riguardanti l’attuazione dell’oggetto sociale, ovvero pertinenti all’attività economica svolta dall’impresa collettiva. Resta invece irrilevante il mero conferimento della procura alle liti al difensore, in quanto ciò rappresenta un atto neutro, non costituendo una prova della prosecuzione dell’attività d’impresa.

34 | ottobre/novembre 2017

Com’è noto qualora alla cancellazione dal registro delle imprese, evento che determina l’estinzione della società, non abbia fatto seguito il venir meno di ogni rapporto giuridico facente capo alla stessa, si determina un fenomeno successorio in virtù del quale:

I diritti e i beni non compresi nel bilancio di liquidazione si trasferiscono ai soci in regime di contitolarità o comunione indivisa

1) le obbligazioni non si estinguono, ma si trasferiscono ai soci, i quali ne rispondono nei limiti di quanto riscosso a seguito della liquidazione o illimitatamente, a seconda che, pendente societate, fossero limitatamente o illimitatamente responsabili per i debiti sociali;

3) restano escluse da questo fenomeno le mere pretese, ancorché azionate o azionabili in giudizio, e i crediti ancora incerti o illiquidi, la cui inclusione nel bilancio finale di liquidazione avrebbe richiesto un’attività ulteriore, giudiziale o stragiudiziale, in quanto il mancato espletamento di questa attività da parte del liquidatore fa presumere che la società via abbia rinunciato con conseguente cessazione della materia del contendere (Cfr. Cass.

2) i diritti e i beni non compresi nel bilancio di liquidazione si trasferiscono ai soci in regime di contitolarità o comunione indivisa;


Sez. Unite n. 4060/2010, Cass. N. 6070/2013; Cass. N. 6071/2013; Cass. 6072/2013). La cancellazione volontaria della società dal Registro delle Imprese, inoltre, determinando l’estinzione della società cancellata, priva la stessa, dal momento in cui si verifica, della capacità di stare in giudizio, impedendo che l’impresa collettiva possa agire o essere convenuta in giudizio. Inoltre all’estinzione della società consegue anche il venir meno del potere di rappresentanza in capo al liquidatore (Cass. N. 22863/2011; Cass. N. 4060/2010; Cass. 22548/2010; Cass. 2444/2017). Tuttavia, laddove la società stia in giudizio in virtù di un mandato ad litem conferito in data anteriore alla cancellazione dal registro delle imprese, per il principio di ultrattività del mandato alle liti (Cfr. Cass. S.U. 15295/2014), oltre a restare valide le

attività poste in essere dal difensore, lo stesso in virtù del potere discrezionale di cui legittimamente si avvale, potrà anche sottacere l’evento della cancellazione/estinzione, astenendosi così dal provocare l’interruzione del processo. Invero come rappresentante tecnico, il difensore rimane estraneo agli eventi modificativi che colpiscono la parte processuale o il suo rappresentante sostanziale. Corollario ulteriore di questi principi è che rientrando l’attività processuale svolta dalla società anche dopo la cancellazione nell’attività propria del difensore quale dominus litis, e avendo la stessa un contenuto squisitamente tecnico-processuale, non può costituire indice della prosecuzione dell’attività d’impresa e pertanto giustificare la domanda di cancellazione dell’iscrizione della cancellazione della società dal Registro delle Imprese.

Laddove la società stia in giudizio in virtù di un mandato ad litem conferito in data anteriore alla cancellazione dal registro delle imprese, per il principio di ultrattività del mandato alle liti (Cfr. Cass. S.U. 15295/2014), oltre a restare valide le attività poste in essere dal difensore, lo stesso in virtù del potere discrezionale di cui legittimamente si avvale, potrà anche sottacere l’evento della cancellazione/estinzione, astenendosi così dal provocare l’interruzione del processo


fisco

Condono liti fiscali pendenti, nuova proposta di modifica legislativa La riforma così come concepita non è sufficiente. Per rendere più appetibile e vantaggioso lo strumento, andrebbe cambiato ancora. Vediamo come

di Maurizio Villani Studio Tributario Villani avvocato@studiotributariovillani.it www.studiotributariovillani.it

L’

articolo 11 del D.L. del 24/04/2017 n. 50 (in G.U. S.O. n. 20/L del 24/04/2017), convertito dalla Legge n. 96 del 21 giugno 2017 (in G.U. n. 144 del 23/06/2017S.O. n. 31), entrato in vigore venerdì 23 giugno 2017, prevede e disciplina la definizione agevolata delle controversie tributarie attribuite alla giurisdizione tributaria in cui è parte soltanto l’Agenzia delle Entrate, pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione e anche a seguito di rinvio (c.d. condono fiscale delle liti fiscali pendenti). Con la legge di conversione, il legislatore ha previsto due modifiche, allargando il contenzioso contro gli enti locali e prevedendo la possibilità del condono per tutti i ricorsi notificati alla controparte entro lunedì 24 aprile 2017. 36 | ottobre/novembre 2017

L’occasione è buona per definire i processi tributari pendenti, tenendo conto che l’ultimo importante condono c’è stato quindici anni fa (art. 16 della Legge n. 289 del 27/12/2002), ripreso nel 2011 con il limite, però, di euro 20.000 (art. 39, comma 12, D.L. n. 98/2011, convertito dalla Legge n. 111/2011). Questo condono è solo un assaggio di una riforma a più ampio respiro sulla giustizia tributaria, come da anni io stesso, in buona compagnia, sollecito. Finalmente, però, il legislatore ha messo nero su bianco nel Piano nazionale delle riforme (PNR), allegato al DEF appena approvato dal Parlamento, questa modifica. In sostanza, il PNR prevede un’ulteriore riforma del processo tributario (dopo il Decreto legislativo n. 156 del 24/09/2015, che ha ripreso buona parte del mio succitato disegno di legge); strumenti telematici; semplificazione degli adempimenti fiscali; operatività delle norme istitutive dell’elenco dei soggetti abilitati all’assistenza tecnica innanzi alle Commissioni tributarie; riforma generale degli organi della giustizia tributaria, con giudici professionali, competenti, a tempo pieno, presso Tribunali tributari

non più dipendenti dal MEF e con la mediazione gestita finalmente da giudici terzi e non più da organi dell’agenzia delle entrate. L’attuale condono, anche se è un’occasione da valutare attentamente e da non perdere, presenta, però, delle gravi limitazioni che ne potrebbero compromettere la positiva riuscita. Per evitare ciò, bisognerebbe completare la modifica tenendo conto delle seguenti situazioni giuridiche, prendendo come punto di riferimento il precedente condono della citata Legge n. 289/2002, che ebbe notevole successo e fece incassare allo Stato grosse cifre. Innanzitutto, andrebbe consentito il condono anche per le controversie doganali e per quelle in cui è parte l’agente della riscossione, indipendentemente dalla cosiddetta rottamazione dei ruoli. Andrebbero poi ritenute definibili le controversie tributarie il cui ricorso sia stato notificato alla controparte entro il 23 giugno 2017, entrata in vigore della succitata Legge n. 96/2017. Ancora, bisognerebbe tenere conto sempre dell’esito delle sentenze non passate in giudicato, perché non si può ignora-


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re una pronuncia giurisdizionale e mettere sullo stesso piano chi ha perso e chi ha vinto una causa, dopo aver sopportato, peraltro, costi notevoli per la difesa vittoriosa; oltretutto, il mancato riferimento alla sentenza potrebbe creare problemi di incostituzionalità (artt. 3 e 24 della Costituzione). Importante sarebbe poi aumentare il numero delle rate per evitare gravi problemi finanziari, che potrebbero scoraggiare i contribuenti veramente interessati al condono. Oltretutto, non bisogna dimenticare che a settembre e novembre 2017 si accavallano le rate della rottamazione dei ruoli, del presente condono e degli acconti. Si dovrebbe ancora far presente che non sussiste alcun collegamento tra la rottamazione dei ruoli e il presente condono, se non per quanto riguarda lo scomputo delle somme. Opportune sarebbero poi delle precisazioni a vario titolo. Andrebbe specificato che: l’omesso versamento delle rate

oltre la prima non determina l’inefficacia del condono; che il condono è applicabile anche per gli atti introduttivi del giudizio dichiarati inammissibili, sempre tenendo presenti i principi sull’abuso del processo già esposti dalla Corte di Cassazione (sentenze n. 643/2015 a Sezioni Unite; n. 18445/2016; n. 22502/2013; n. 210/2014; n. 1271/2014); che potrebbe essere prevista la possibilità dei rimborsi in caso di giudizi in cui il contribuente è risultato totalmente vittorioso, tenendo presente quanto già esposto al n. 3. Ancora, in caso di pagamento in misura inferiore a quello dovuto, bisognerebbe consentire la regolarizzazione del pagamento medesimo qualora sia riconosciuta la scusabilità dell’errore. Infine, andrebbe chiarito che l’eventuale diniego della definizione è ammesso solo per motivi sostanziali e non prettamente formali. Secondo il mio modesto parere, quelle sopra esposte sono le

principali modifiche da introdurre per rendere più appetibile e vantaggioso il presente condono. Spero che gli Ordini, le Associazioni e i Movimenti professionali e imprenditoriali si attivino per farlo. Solo in questo modo, lo Stato potrà incassare non solo i 400 milioni di euro preventivati (peraltro destinati al prestito ponte all’Alitalia) ma molti di più validi per il monitoraggio.

L’attuale condono, anche se è un’occasione da valutare attentamente e da non perdere, presenta delle gravi limitazioni che ne potrebbero compromettere la positiva riuscita. Se opportunamente modificato, lo Stato potrà incassare non solo i 400 milioni di euro preventivati, ma molti di più validi per il monitoraggio


fisco

Parte finalmente la Branch Exemption Cos’è e come funziona questa agevolazione finalizzata a facilitare l’ingresso delle imprese italiane sui mercati esteri, equiparando ai fini fiscali gli utili trasferiti alla casa madre dalla Stabile organizzazione ai dividendi provenienti da una sua controllata estera

Marco Fiorentino Fiorentino Associati / Synergia Consulting Group marcofiorentino@fiorentinoassociati.it

L’

Agenzia delle Entrate, con il provvedimento n.165138/2017 del 28 agosto 2017, ha dato attuazione al regime della Branch Exemption di cui all’art. 168ter del TUIR - introdotto dall’art.14 del DLGS 147 del 14.9.2015 - che attribuisce la facoltà alle imprese italiane, con stabili organizzazioni all’estero, di optare per l’esenzione dal proprio reddito degli utili e delle perdite rivenienti da tali “rami di azienda” situati fuori dal territorio dello Stato. In buon sostanza, i redditi e le perdite prodotte dalle branch estere non concorrono a formare, a determinate condizioni, il reddito imponibile ai fini IRES e IRAP della casa madre italiana. Cerchiamo di analizzare le disposizioni più significative che regolano il nuovo regime. Innanzitutto, per poter accedere a tale regime occorre esercitare una specifica opzione, 38 | ottobre/novembre 2017

che è fortemente vincolante, in quanto deve riguardare tutte le stabili organizzazioni estere dell’impresa italiana: quelle già esistenti, quelle costituite successivamente all’opzione e persino quelle la cui esistenza venga accertata dallo Stato estero di localizzazione (criterio “all in all out”). Inoltre, tale opzione, a differenza di qualunque altra esistente nella disciplina del reddito d’impresa, non ha scadenza, né è revocabile - per alcuna ragione - tranne ovviamente i casi in cui la stabile organizzazione venga estinta o cessata. A tal proposito si segnala che occorre prestare attenzione a chiusure e riaperture repentine, che possono essere considerate dall’AGE (Agenzia delle Entrate) quali operazioni artificiose in ambito fiscale. L’opzione deve essere esercitata nella dichiarazione dei redditi

relativa al periodo d’imposta in cui viene istituita la branch, mentre, nel caso di branch preesistenti dal 7 ottobre 2015 (entrata in vigore del Decreto Legislativo 147/2015) in poi, essa deve essere esercitata al massimo nella dichiarazione relativa al secondo periodo d’imposta successivo a tale data (di norma 30 settembre 2018). Naturalmente, in caso di branch preesistente all’opzione, onde scongiurare raddoppi di beneficio, la norma prevede un particolare meccanismo di recupero (recapture) delle perdite trasferite dalla stabile organizzazione alla casa madre nei periodi d’imposta precedenti l’opzione. Il recupero avviene derogando al principio dell’esenzione per i redditi trasferiti post opzione, che vengono sottoposti a tassazione sino a concorrenza delle perdite trasferite sempre da


detta branch nei cinque periodi d’imposta precedenti all’opzione ed effettivamente utilizzate dalla casa madre a diminuzione del proprio reddito. La parte non utilizzata di perdite pregresse ovviamente non potrà più essere utilizzata dalla casa madre per abbattere i propri redditi. La Recapture non opera globalmente, ma Stato per Stato assumendo, solo a questi fini, che esista un’unica branch per singolo Stato, il cui reddito o perdita è rappresentato dalla sommatoria dei redditi e delle perdite delle varie stabili organizzazioni (le S.O.) presenti in ciascun territorio. Ai fini della determinazione del reddito della S.O. esente, occorre far riferimento all’Approccio Autorizzato OCSE, che considera la branch quale entità separata ai fini fiscali dalla casa madre, con valorizzazione delle transazioni secondo le regole dei prezzi di trasferimento (valore di mercato). Sotto il profilo operativo, i risultati attribuibili alla S.O. devono risultare da apposito rendiconto patrimoniale ed economico e ad essi devono essere apportate le rettifiche previste dalla normativa fiscale italiana, così da giungere al risultato fiscale della branch, da riportare nella dichiarazione della casa madre quale componente da sterilizzare dal suo reddito imponibile. Nei casi di S.O. situati in Paesi a fiscalità privilegiata, onde evitare abusi e salti d’imposta, si stabilisce (ma il punto non è chiarissimo) che, in via generale, gli utili distribuiti alla casa madre non beneficiano di alcuna

detassazione. Tuttavia se alla branch paradisiaca può essere applicata l’esimente di cui all’art. 167 co. 5 lett. a) del TUIR (svolgimento di un’effettiva attività industriale o commerciale e radicamento nel mercato locale), allora è riconosciuto il credito d’imposta indiretto per eventuali imposte assolte dalla S.O. e gli utili “provenienti” da quest’ultima concorrono a formare il reddito della casa madre solo in caso di distribuzione ai soci. Qualora, invece, per la S.O. privilegiata si riesca a dimostrare l’esimente di cui all’art. 167 co. 5 lett. b) del TUIR, che si sostanzia nella prova che il reddito è stato assoggettato ad un adeguato livello d’imposta, il regime dell’esenzione non viene meno. A tal fine, occorre provare che con la S.O. non consegue l’effetto di localizzare i redditi in Stati a fiscalità privilegiata a partire dall’esercizio di efficacia dell’opzione per la branch exemption. Venendo al merito sostanziale del nuovo regime, esso tende a facilitare l’ingresso delle imprese italiane sui mercati esteri, in quanto equipara ai fini fiscali gli utili trasferiti alla casa madre dalla S.O. ai dividendi provenienti da una sua controllata estera. Sotto questo aspetto quindi S.O. e partecipazioni estere di fatto beneficeranno entrambe della normativa PEX, con un miglioramento a favore della S.O., posto che nella branch exemption la distribuzione degli utili è detassata al 100% e non al 95% come per i dividendi societari. Questa equiparazione tributaria

consentirà anche di evitare la costruzione di costose e complesse strutture societarie nel territorio prescelto (costituzione di una società, nomina organi societari, poteri, adempimenti, ecc.), posto che, salvo che non vi siano specifiche ragioni sociali, sarà più agevole e conveniente formare una S.O. piuttosto che una società. L’unico elemento distonico del nuovo regime è rappresentato dalla irrevocabilità dell’opzione, che, in un mondo imprenditoriale in continua evoluzione che richiede quindi flessibilità nelle scelte, appare un limite talmente significativo che potrebbe pregiudicare l’efficacia concreta dell’agevolazione.

L’unico elemento distonico del nuovo regime è rappresentato dalla irrevocabilità dell’opzione, che, in un mondo imprenditoriale in continua evoluzione che richiede quindi flessibilità nelle scelte, appare un limite talmente significativo che potrebbe pregiudicare l’efficacia concreta dell’agevolazione


lavoro

Licenziamenti collettivi e maternità Una recente conclusione da parte dell’Avvocato Generale dell’UE a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale presentata dalla Corte di Giustizia Spagnola stabilisce che la lavoratrice può essere rimossa dall’incarico solo in casi eccezionali, in alcun modo collegati con lo stato di gravidanza

Massimo Ambron Avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it

L

a questione è annosa e delicata, perché coinvolge, nel caso di licenziamenti, collettivi interessi per alcuni versi contrapposti, vale a dire le esigenze degli imprenditori, che già trovandosi in situazioni difficili tenderebbero, pur nel rispetto delle leggi, a trattenere in azienda le migliori e più efficienti risorse ed esodare le altre, e quelle dei dipendenti, che a loro volta mettono in campo ogni azione possibile per permanervi. Il licenziamento collettivo è definito come ogni licenziamento effettuato da una impresa (che ha più di 15 dipendenti) per uno o più motivi non inerenti alla persona del lavoratore; il numero dei licenziamenti effettuati deve essere di almeno 5 lavoratori nell’arco di un termine stabilito dalla legge. IL FATTO Nel caso in esame un’impre40 | ottobre/novembre 2017

sa aveva avviato la fase di consultazione sindacale con le Rappresentanze Sindacali Unitarie e le Organizzazioni Sindacali al fine di procedere ad un licenziamento collettivo. All’esito si raggiunse l’accordo che prevedeva, tra gli altri criteri, per alcuni dipendenti con la invalidità superiore al 33% una priorità di permanenza in azienda. Nulla contemplava nel caso di dipendenti gestanti. L’impresa provvide alla notifica dei licenziamenti, inserendovi anche quello relativo ad una dipendente che al momento del licenziamento era incinta, circostanza di cui la società era a conoscenza, almeno secondo quanto affermato dalla dipendente in giudizio.Esperita, invano, la procedura di conciliazione, il ricorso fu in primo grado rigettato. La dipendente impugnò la sentenza dinanzi al giudice di

rinvio che ritenne chiedere pronunzia pregiudiziale in relazione all’articolo 10 della Direttiva Europea n. 92/85 sulla maternità, che ha come titolo “divieto di licenziamento“ e che così recita «per garantire alle lavoratrici ai sensi dell’art. 2 l’esercizio dei diritti di protezione della sicurezza e della salute riconosciuti nel presente articolo 1) gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare il licenziamento delle lavoratrici nel periodo compreso tra l’inizio della gravidanza e il termine del congedo di maternità, tranne nei casi eccezionali non connessi al loro stato ammessi dalla legislazione e/o prassi nazionali e se del caso a condizione che l’autorità competente abbia dato il suo accordo; 2) qualora una lavoratrice sia licenziata durante il periodo di cui al punto 1) il datore di lavoro deve fornire per iscritto giustificati motivi


per il licenziamento; 3) gli Stati membri adottano le misure necessarie per proteggere le lavoratrici contro le conseguenze di un licenziamento che a norma del punto 1) è illegittimo». Effettuata l’istruttoria, la Corte ha deciso che affinché un licenziamento soddisfi i requisiti posti dall’art. 10, punto 2 della direttiva sulla maternità, questo deve figurare sia per iscritto, sia precisare i giustificati motivi relativi ai casi eccezionali non connessi alla gravidanza che consentono il licenziamento stesso. Di conseguenza, occorre effettuare un’indagine di merito sulle circostanze che hanno portato al licenziamento, che deve il giudice nazionale verificare in concreto. In buona sostanza, la

Direttiva vuole è vero tutelare la dipendente gestante, ma non vuole imporre agli Stati membri di adottare specifiche disposizioni per conferire alle lavoratrici gestanti un diritto di permanenza prioritaria nell’impresa in caso di licenziamenti collettivi. Il licenziamento delle dipendenti incinta, quindi, può avvenire solo se si manifesta un caso eccezionale, in nessun modo collegato con lo stato di gravidanza. Spetta al giudice nazionale accertare la sussistenza di tali eccezionali circostanze, oltre a verificare se la lavoratrice gestante può essere proficuamente assegnata ad altro posto di lavoro nell’ambito della procedura di licenziamenti collettivi.

Spetta al giudice nazionale accertare la sussistenza di eccezionali circostanze, oltre a verificare se la lavoratrice gestante può essere proficuamente assegnata ad altro posto di lavoro nell’ambito della procedura di licenziamenti collettivi

vadimgozhda / 123RF Archivio Fotografico


lavoro

Badge, quando il controllo è fuori legge La Cassazione si pronuncia per l’illegittimità del licenziamento disciplinare derivante dagli esiti di un accertamento, senza il rispetto delle garanzie previste dallo Statuto dei lavoratori, mediante il tesserino personale

Luigi De Valeri Ordine avvocati di Roma studiolegaledevaleri@hotmail.com

L

a vicenda in questione traeva origine da una decisione del Tribunale di Napoli che, sei anni fa circa, aveva accolto la domanda di un lavoratore che aveva subito un licenziamento disciplinare dal suo ex datore, una società per azioni di rilievo nazionale. Il giudice partenopeo aveva di conseguenza disposto la reintegra e condanna della società al risarcimento del danno ex art. 18 L. n. 300/1970. La società ricorreva alla Corte di Appello di Napoli che però confermava l’esito del primo grado del giudizio, confermando la tesi per cui in azienda l’uso del tesserino personale si era tramutato in un controllo illegittimo del lavoratore poi licenziato.La controversia approdava infine in Cassazione e veniva decisa dalla sezione lavoro con la sentenza 22 marzo-14 luglio 2017 n. 17531 il cui 42 | ottobre/novembre 2017

principio di seguito esaminato appare di evidente interesse sia per quanti conducono un’azienda, sia per i dipendenti quando viene introdotto il controllo delle presenze mediante il cosiddetto “badge (distintivo)” a radio frequenza. Nella formulazione originaria ante Jobs Act, l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori al comma 1 stabiliva un divieto assoluto di utilizzo di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori. Al secondo comma era previsto per l’uso di apparecchiature di controllo “che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori” l’accordo preventivo con le Rappresentanze Sindacali presenti in Azienda o, in caso di

mancato accordo, l’autorizzazione della Direzione territoriale del Lavoro. Va premesso che il controllo degli orari di ingresso e di uscita dei lavoratori non è finalizzato a controllare a distanza l’esecuzione della prestazione lavorativa, ma ha lo scopo di verificare la presenza o assenza sul luogo di lavoro. La rilevazione dei dati di entrata e uscita dall’azienda mediante un’apparecchiatura di controllo predisposta dal datore di lavoro che sia utilizzabile anche in funzione di controllo dell’osservanza dei doveri di diligenza ovvero il rispetto dell’orario di lavoro e la correttezza dell’esecuzione della prestazione lavorativa, che non sia concordata con le rappresentanze sindacali, né autorizzata dall’ispettorato del lavoro, evidenza la Corte, “si risolve in un controllo sull’orario di lavoro e in un accertamento sul quantum della prestazione,


rientrante nella fattispecie prevista dal secondo comma dell’art. 4 della legge n. 300 del 1970 (Cass. 13 maggio 2016, n. 9904)”. L’esigenza di evitare condotte illecite da parte dei dipendenti non potrà mai giustificare l’annullamento di ogni forma di garanzia della dignità e riservatezza del lavoratore, ma tale principio va sostenuto «quando tali comportamenti riguardino l’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro, e non, invece, quando riguardino la tutela di beni estranei al rapporto stesso: con la conseguenza che esula dal campo di applicazione della norma il caso in cui il datore abbia posto in essere verifiche dirette ad accertare comportamenti del prestatore illeciti e lesivi del patrimonio e dell’immagine aziendale (Cass. 13 maggio 2016, n. 9904 e altre conformi)». Nel giudicare l’illegittimità del licenziamento del lavoratore, la Corte di Appello partenopea aveva applicato l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, ritenendo che il badge in uso presso la società datore di lavoro - la cui tecnologia consisteva in un chip RFID interno e un lettore badge collegato all’ufficio del personale - consentiva la trasmissione alla centrale operativa della società ubicata a Roma di “tutti i dati acquisiti tramite la lettura magnetica del badge del singolo lavoratore, riguardanti non solo l’orario di ingresso e di uscita, ma anche le sospensioni, i permessi, le pause”. Pertanto, nel caso concreto, il datore realizzava tramite il badge un controllo costante e a distanza circa l’osservanza dei lavoratori del

loro obbligo di diligenza, sotto il profilo del rispetto dell’orario di lavoro, controllo che rientra nella fattispecie prevista dal secondo comma dell’art. 4 L. n. 300/1970.Un vero e proprio mezzo di controllo a distanza, e non un semplice rilevatore di presenza come dovrebbe essere il badge, e in aggiunta era stato accertato che questo sistema permetteva di “comparare immediatamente i dati di tutti i dipendenti, realizzando così un controllo continuo, permanente e globale”. Nessun accordo con le rappresentanze sindacali, né autorizzazione dall’ispettorato del lavoro era stato precedentemente ottenuto dal datore che aveva illegittimamente eliminato una garanzia procedurale a

contemperamento dell’esigenza di tutela del diritto dei lavoratori a non essere controllati a distanza e quella del datore di lavoro. Il ricorso è stato rigettato per cui l’illegittimità del licenziamento è stata definitivamente dichiarata confermando la sentenza della Corte di Appello di Napoli. Pertanto la Corte ha confermato il principio per cui la rilevazione dell’orario di entrata e di uscita mediante l’uso del tesserino da parte dell’azienda se si risolve, oltre che in un controllo sull’orario di lavoro, anche in un accertamento sul quantum della prestazione, necessita dell’espletamento della procedura di garanzia prevista dall’art. 4, comma 2 della legge 300/1970.


parliamo di...

Alternanza Day, un network per fare meglio La Camera di Commercio di Salerno ha incontrato lo scorso 3 ottobre scuole, imprese, associazioni e mondo del no profit per presentare tutti i servizi disponibili per potenziare i percorsi di alternanza a cura della Redazione

L

o scorso 3 ottobre 2017 presso la Camera di Commercio di Salerno si è tenuto l’evento “Alternanza Day”, utile ad avviare la costruzione di un network territoriale dell’alternanza con il coinvolgimento delle scuole, delle associazioni, del settore no profit. Diversi gli argomenti sul tavolo in tema di alternanza scuola lavoro (ASL). In primis sono stati illustrati gli sviluppi relativi alle funzionalità del registro alternanza scuola lavoro (RASL). Successivamente sono state presentate caratteristiche e modalità di accesso al premio “Storie di alternanza”, promosso da Unioncamere e dalle Camere di commercio italiane con l’obiettivo di valorizzare e dare visibilità ai racconti dei progetti d’alternanza scuola-lavoro ideati, elaborati e realizzati dagli studenti e dai tutor degli Istituti scolastici italiani di secondo grado. Grande attenzione ha poi suscitato il bando per i contributi/voucher rivolti alle imprese che ospitano i percorsi di alternanza scuola-lavoro, presentato proprio in questa giornata dedicata. Infine, la manifestazione è

44 | ottobre/novembre 2017

Andrea Prete, presidente CCIAA di Salerno Ciro Di Leva, vicesegretario generale CCIAA di Salerno - Tobia Ascione di Infocamere

stata anche la giusta cornice per illustrare i risultati del progetto Excelsior, il sistema informativo per l’occupazione e la formazione, realizzato da Unioncamere, che fornisce dati aggiornati sulle principali caratteristiche delle figure professionali ricercate dalle imprese, utili per l’orientamento e la progettazione dell’alternanza scuola lavoro. «L’orientamento al lavoro e alle professioni è uno dei tre progetti speciali messi a punto dalla Camera di Commercio di Salerno - ha dichiarato il presidente della CCIAA di Salerno Andrea Prete - per

la promozione economica delle imprese e del territorio da realizzare nel triennio 2017-2019. Le rilevazioni periodiche sull’occupazione nel nostro Paese, in particolare nel meridione, puntualmente segnalano un tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli preoccupanti. Una vera cultura dell’alternanza scuola-lavoro, che contempli una concreta esperienza aziendale durante il percorso formativo, ritengo possa essere una valida strategia per sconfiggere, nel medio periodo, la disoccupazione tra i giovani».


privacy

Tutti pazzi per i BitCoin Vediamo di capire cos’è e come funziona questa, ancora misteriosa, moneta virtuale

Piera Di Stefano Avvocato del Web™ T.R.ON �/ Tutela della Reputazione ONline� www.avvocatodelweb.com info@avvocatodelweb.com

S

i sente ovunque parlare di bitcoin ormai, la moneta virtuale che molti dicono ti faccia diventare ricco in un “bit”. In realtà, si tratta di una moneta misteriosa ai più. E allora cerchiamo di capire cos’è e come funziona. Prima caratteristica: il bitcoin non ha natura fisica, ma digitale, perché è creato, memorizzato e utilizzato su dispositivi informatici-pensiamo a smartphone, tablet-e poi conservato in portafogli elettronici (cd. “wallet”). Io, possessore di bitcoin, posso quindi disporne in qualsiasi momento. Posso acquistare, vendere, investire, cambiare in valute “reali” (euro, dollaro etc.). Seconda caratteristica: il bitcoin è generato da algoritmi matematici complessi (il processo di creazione/ estrazione si chiama “mining”, i creatori/sviluppatori “miners”) e chi li utilizza opera in anonimato perché la sua identità è

rappresentata da un semplice codice numerico. Le transazioni sono prive di commissione e avvengono sempre sulla base della crittografia. Ecco perché il bitcoin è chiamato anche criptovaluta. Terza caratteristica: il software che crea o gestisce bitcoin è pubblico (cd. “open source”). Chiunque può possederlo, ma per usarlo è necessario attenersi al protocollo, anch’esso pubblico. Non c’è una Banca centrale, né altri intermediari, cioè enti che garantiscano la provenienza, l’affidabilità e il valore dei BitCoin. Insomma sono gli “utilizzatori“ di bitcoin di fatto a controllare il bitcoin. Il sistema di pagamento si basa quindi su una rete di soggetti paritari (cd. P2P “peer to peer” - pari a pari). Come faccio a trovare e ad usare i bitcoin? Le strade sono due: o li acquisto da altri soggetti in cambio di valuta reale oppure li accetto come

corrispettivo per la vendita di beni o servizi. Quanto alla “veste“ giuridica, i chiarimenti vengono da una recentissima sentenza di merito, la prima ad essersi occupata della moneta virtuale (Tribunale di Verona, 24 gennaio 2017, n. 195). Il Tribunale ha chiarito che le operazioni di cambio di valute tradizionali in bitcoin, e viceversa, sono prestazioni a titolo oneroso e i soggetti “fornitori” di bitcoin agiscono come “fornitori del servizio finanziario” ai sensi del Codice del Consumo, cioè sono soggetti privati che collocano i “bitcoin” sul mercato mediante contratti conclusi con i consumatori avvalendosi di tecniche di comunicazione a distanza (art. 50 Codice del Consumo). Da ciò discendono gli obblighi di forma e di informativa precontrattuale stabiliti in materia a pena di nullità del contratto, con conseguente obbligo di


privacy

restituire quanto ricevuto a carico del fornitore (salva la prova di danno emergente e lucro cessante-artt. 67duodecies e ss. Codice del Consumo). A titolo esemplificativo: obbligo di documentazione scritta; obbligo di far capire al consumatore in maniera inequivocabile il fine commerciale del fornitore; l’identità, anche di stabilimento geografico, di quest’ultimo; le caratteristiche principali del servizio finanziario offerto; i rimedi che gli sono attribuiti dall’ordinamento; lo Stato membro o gli Stati membri sulla cui legislazione il fornitore si basa per instaurare rapporti con il consumatore prima della conclusione del contratto a distanza.I fornitori di bitcoin che vogliano mantenere o implementare un certo standard “reputazionale” dovranno quindi garantire un alto livello di professionalità nella loro attività e adottare un grado di responsabilità elevato nel soddisfare il dovere di protezione degli investitori. E le tasse? Nessuna, e a dirlo è proprio l’Agenzia delle Entrate

46 | ottobre/novembre 2017

(risoluzione n. 72/E/2016). L’Agenzia ha infatti chiarito che le operazioni di acquisto e vendita con i bitcoin non generano reddito imponibile e quindi non c’è tassazione (no IVA, no IRES, no IRAP). Tecnicamente, rientrano nel novero delle prestazioni esenti (ex art. 10, comma primo, n.3, Testo Unico IVA). Insomma, usare il bitcoin può davvero essere molto vantaggioso.Ma attenzione alle truffe. A dirlo sono proprio i “miners”. Come riconoscere una truffa? Semplice. Tutto ciò che non rientra nelle caratteristiche del bitcoin, non è bitcoin. Se è “qualcuno” ad emetterla (e non una rete di pari), se ci propinano futuri guadagni “sicuri” (il valore del bitcoin è oscillante perché è il mercato a crearlo) e se il codice del software che crea la rete P2P non è pubblico e aperto a tutti, aguzziamo la vista. Qualcosa non va. Non a caso si sente molto parlare anche di “blockchain” di bitcoin. La blockchain (letteralmente “catena di blocchi”), in estrema sintesi, è la tecnologia creata per il trasferimento di moneta

virtuale. Essa registra, archivia e soprattutto “valida” tutte le transazioni che avvengono all’interno di una rete distribuita di computer. Ogni nodo della rete, in base ad un rigido protocollo, verifica le informazioni che poi trasferisce al successivo, in una catena di blocchi appunto, e ogni nodo ha in memoria l’intero registro, che è pubblico. Ecco perchè quel registro non può essere modificato (si tratta di milioni di nodi); posso solo aggiungere nuovi blocchi, che a loro volta poi diventano immutabili. Efficace la metafora utilizzata da "Quifinanza.it" per spiegare il complesso funzionamento delle blockchain: “(…) proviamo a pensare a dei passeggeri (bitcoin) che salgono su un bus (blocco) che parte da una stazione di partenza per giungere ad una di arrivo (nodo) condotti da esperti autisti e controllori (miners)”. I miners,quindi, convalidano le transazioni (in circa 10 minuti) e per questo “lavoro” sono ripagati con l’emissione di nuovi bitcoin, il che spiega l’assenza di costi aggiuntivi. La blockchain di bitcoin, essendo un sistema decentralizzato, crittografato e affidabile, offre pertanto maggiori garanzie a chi investe. Dopo tutte queste informazioni, una semplice domanda. Il denaro del futuro sarà in bitcoin? I numeri dicono di sì. Nel 2030 il prezzo dovrebbe toccare quota 500mila dollari e gli utenti salire a 400 milioni. Parola di Peter Smith, ceo e cofondatore di Blockchain e Jeremy Liew, primo investitore di Snapchat. Aspettare o “investire”? A voi la scelta.


internazionalizzazione

Voucher per l’internazionalizzazione, cosa cambia Tra le novità di questa edizione l’ampliamento della platea dei beneficiari: l’agevolazione sarà appannaggio, infatti, anche delle PMI costituite sotto forme di società di persone

Alessandro Sacrestano Management Consultant Sagit&Associati srl Amministratore unico Assindustria Salerno Service srl asacrestano@studiosagit.it

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entisei milioni di euro al sostegno dell’internazionalizzazione delle PMI. Tanto vale il rifinanziamento del “Piano di Promozione straordinaria per il Made in Italy” da parte del Ministero dello Sviluppo Economico attraverso il collaudato modello di incentivo-il voucher-per l’utilizzo dei c.d. temporary export manager (TEM), avvenuto ad opera del DM 17 luglio 2017 e ora oggetto di un intervento esplicativo con un decreto del Direttore Generale per le politiche internazionalizzazione e la promozione degli scambi dello scorso 18 settembre 2017. Diverse, comunque, le novità rispetto alla precedente versione dell’agevolazione. Tanto per cominciare, in questa edizione il voucher sarà ad appannaggio anche delle PMI costituite sotto forme di società di persone. Di fatto, quindi, beneficiarie finali

del provvedimento sono micro, piccole e medie imprese (PMI), costituite in qualsiasi forma giuridica, e le Reti di imprese tra PMI, che abbiano conseguito un fatturato minimo di 500 mila euro nell’ultimo esercizio contabile chiuso. Tale vincolo non sussiste nel caso di Start-up iscritte nella sezione speciale del Registro delle imprese, di cui art. 25 comma 8 L.179/2012. Inoltre, fermo restando il taglio di euro 10.000 per ogni voucher assegnato alle PMI, ridotto ad euro 8.000 per le PMI già beneficiarie sul precedente bando, la nuova versione dell’incentivo prevede la concessione di un voucher di importo pari a euro 15.000, innalzabile fino a 30.000 al raggiungimento di specifici obiettivi sui volumi di export, destinato a supportare le PMI che si avvalgono per almeno un anno della consulenza del TEM. Si tratta di una figura

specializzata capace di studiare, progettare e gestire i processi e i programmi sui mercati esteri. In particolare il cosiddetto voucher “advanced stage” è riconosciuto a fronte del raggiungimento dei seguenti obiettivi in termini di volumi di vendita all’estero: a) incremento del volume d’affari derivante da operazioni verso Paesi esteri registrato nel corso del 2018, ovvero nel corso del medesimo anno e fino al 31 marzo 2019, rispetto al volume d’affari derivante da operazioni verso Paesi esteri conseguito nel 2017, pari almeno al 15%; b) incidenza percentuale del volume d’affari derivante da operazioni verso Paesi esteri sul totale del volume d’affari, nel corso del 2018, ovvero nel corso del medesimo anno e fino al 31 marzo 2019, almeno pari al 6%.A tal scopo, la rinnovata normativa fissata dal DM del 17 luglio 2017, ha disposto la


internazionalizzazione

foxaon / 123RF Archivio Fotografico

Le imprese che intendano richiedere l’accesso ai voucher potranno iniziare la compilazione on-line della domanda a partire dal 21 novembre 2017. L’apertura dello sportello è prevista dalle ore 10.00 del 28 novembre 2017 sostituzione dell’elenco costituito il 1 settembre 2015 con una nuova selezione di società accreditate a fornire servizi di accompagnamento ai processi di internazionalizzazione alle PMI beneficiarie del voucher. Stringenti i tempi di accesso all’elenco. I soggetti interessati ad esservi accreditati devono presentare domanda, secondo le modalità previste dal decreto direttoriale del 18 settembre 2017, a partire dalle ore 10:00 del giorno 16 ottobre 2017 e fino alle ore 16:00 del giorno 31 ottobre 2017. Di contro, le imprese che intendano richiedere l’accesso ai voucher potranno iniziare la compilazione on-line della domanda a partire dal 21 novembre 2017. L’apertura dello sportello è prevista dalle ore 10.00 del 28 novembre 2017.

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Voucher 2017, Confindustria Salerno al fianco delle imprese ************************************************** Assindustria Salerno Service Srl - società di servizi di Confindustria Salerno - come per la precedente edizione del voucher sta avviando il processo di accreditamento presso il MISE per fornire alle imprese beneficiarie delle agevolazioni i servizi di accompagnamento ai processi di internazionalizzazione e garantire, fin d’ora, tutto il supporto informativo necessario per conoscere più in dettaglio modalità, tempi e procedure di accesso allo strumento. Per potere usufruire del voucher, infatti, le imprese che risulteranno assegnatarie dovranno rivolgersi ad una Società fornitrice dei servizi scegliendola tra quelle inserite nell’apposito elenco, che sarà reso pubblico sul sito del Ministero

dello Sviluppo Economico entro il giorno 20 dicembre 2017. Invitiamo, pertanto, le imprese interessate a saperne di più sulle opportunità offerte dallo strumento a contattare gli uffici di Confindustria Salerno, al fine di concordare un incontro di approfondimento calibrato su misura delle specifiche esigenze aziendali.

Riferimenti Monica De Carluccio Servizi alle Imprese e Internazionalizzazione Confindustria Salerno tel. 089.200810 - 349 1622836 m.decarluccio@confindustria.sa.it


Le barriere tariffarie nel commercio internazionale Una breve disamina di cosa sono e come vengono calcolate alcune delle principali limitazioni agli scambi di prodotti fra Paesi

Fabrizio Ceriello Studio Ceriello di Fabrizio Ceriello Servizi per l’Internazionalizzazione delle Imprese info@studioceriello.com

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algrado l’impegno assunto dai vari Paesi con l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio sia quello di ridurre le limitazioni agli scambi, nella realtà esistono spesso barriere che restringono le opportunità fornite dal commercio internazionale. Queste possono essere di tipo tariffario, tipicamente l’applicazione dei dazi all’importazione, e di natura non tariffaria che si esprimono sotto forma di contingentamenti, quote e barriere tecniche. I dazi all’importazione rappresentano le principali barriere tariffarie e hanno il compito di proteggere i produttori interni dalla concorrenza dei prodotti importati da Paesi terzi. Un dazio non vieta quindi l’acquisto nei paesi terzi, lo rende solo più oneroso. Normalmente i dazi convenzionali sono calcolati tramite un’aliquota da applicare su un determinato valore, tipicamente il valore doganale delle merci, e in tal caso si parla di dazio ad valorem. Frequenti però sono anche i dazi specifici, cioè applicati su elementi

quantitativi come il peso o le quantità e, più raramente, i dazi misti, una combinazione dei due precedenti. Esistono poi altri tipi di dazi, più rari e tipici di alcuni settori, come il dazio stagionale, nel caso di prodotti come la frutta, che prevede l’applicazione di aliquote diverse a seconda del periodo dell’anno in cui avviene l’importazione, e i dazi relativi ad una destinazione particolare, intesa come un determinato tipo di utilizzo cui sono destinate le merci importate. Altri tipi di dazi, poi, sono quelli applicati nell’ambito della politica commerciale adottata da un Paese. Un esempio è il dazio antidumping, che si aggiunge a quello convenzionale, volto a contrastare una pratica commerciale sleale, il dumping, basata sulla vendita sottocosto o ad un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nel Paese di origine. Il compito del dazio antidumping, pertanto, è di riportare il costo del bene importato ad un livello minimo praticato all’interno del Paese importatore e può essere applicato anche

solo ai prodotti di singoli produttori o verso quelli di un determinato Paese. Ancora, è possibile che siano applicati dazi compensativi che hanno il compito di neutralizzare gli effetti di sovvenzioni e/o altre misure di incentivo applicati da Paesi terzi nei confronti dei loro produttori ed esportatori, che possono tuttavia provocare pregiudizi economici ai Paesi importatori che cercheranno di compensare tali forme di sostegno proprio grazie all’applicazioni di questi dazi. Sotto forma di dazio all’importazione - e sempre in aggiunta al dazio convenzionale - può anche essere quello applicato a titolo di misura di salvaguardia, quando un incremento significativo di importazioni di un determinato prodotto mette in difficoltà i produttori interni. Non si tratta di fronteggiare comportamenti sleali come nel caso del dumping ma di voler così contrastare, per un periodo limitato, l’accesso indiscriminato di un determinato bene che rischia di mettere in difficoltà i produttori interni.


internazionalizzazione

Africa: la Cina è vicina Il continente nei prossimi 20-30 anni sarà al centro delle strategie economiche globali. Francesi, tedeschi e perfino cinesi se ne sono accorti. In Italia, invece, si parla ancora troppo poco delle sue potenzialità da un punto di vista imprenditoriale. Utile ad accorciare le distanze sarà “Italia Africa Business Week-IABW”, una due-giorni di networking che si svolgerà a Roma il 17 e 18 ottobre 2017 per favorire opportunità d’affari fra i due Paesi

Ely Szajkowicz Responsabile Area Informazione e Comunicazione Assafrica&Mediterraneo news@assafrica.it

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a Cina in Africa è più vicina dell’Italia. Non solo: le eccellenze industriali italiane in Africa non sono conosciute a sufficienza. Paradossi? No, sono due elementi di mancata competitività del nostro Paese emersi nella Conferenza stampa di presentazione di “Italia Africa Business Week-IABW”, il primo incontro economico per accorciare le distanze tra la business community africana e quella italiana, organizzato dall’Associazione Le Réseau con il patrocinio di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Assobiomedica, Chiesi Foundation Onlus, Giovani Imprenditori CNA e West African Development Bank-BOAD. Una due-giorni di networking, incontri B2B e conferenze con rappresentanti di Italia e Paesi africani, della diplomazia e del business per favorire opportunità d’affari e incentivare l’ingresso del settore privato 50 | ottobre/novembre 2017

nel tessuto produttivo africano, che si svolgerà a Roma il 17 e 18 ottobre 2017. Agribusiness, infrastrutture, energie rinnovabili, biomedicale e nuove tecnologie sono i settori al centro della prima edizione di IABW.

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ricorda spesso che l’Italia è il secondo Paese manifatturiero europeo e che solo il trenta per cento degli italiani lo sa. Ma il nostro Paese soffre di un deficit di comuni-

cazione in campo economico ancora più ampio per quanto riguarda l’Africa. La Banca Africana di Sviluppo e la Boad-Banque Ouest Africaine de Développement sono due istituzioni finanziarie che promuovono lo sviluppo del continente. Ma è poco probabile che la business community italiana ne abbia conoscenza in maniera adeguata. Eppure finanziano anche le infrastrutture, la maggior parte delle quali in Africa erano state costruite dagli italiani, almeno fino a quando la Cina ha deciso che il suo sviluppo si dovesse fare con le materie prime africane, rendendosi inoltre conto che il potere di acquisto della classe media africana stava aumentando. Il risultato è stato anche il lancio di una massiccia campagna mediatica verso il continente, dove ad esempio la televisione cinese ha aperto un network di sedi locali. Non c’è quindi da


stupirsi che dall’Africa la Cina sembri più familiare e vicina di un “oscuro” Paese dall’altra parte del Mediterraneo. In Italia, poi, tuttora si pensa all’Africa prevalentemente in termini di povertà, conflitti, migrazioni e società civili da costruire. Che invece si stanno strutturando su modelli di sviluppo e di business cinesi, francesi, turchi e ora anche coreani. Ma non certo italiani: il progetto urbano di Kintelè, in Congo Brazzaville, degli urbanisti “ll Quadrato” di Padova per ora resta un caso isolato di eccellenza italiana. «Le imprese italiane non valutano i mercati-paese all’interno delle zone regionali di contesto», ripete spesso Giovanni Ottati, presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo e CEO di Vuetel, azienda del settore ICT che ha puntato tutto sull’Africa, passando da startup nel 2010 a 106 milioni di fatturato nel 2016, aprendo sedi nel continente e formando i giovani locali per gli

skills necessari alla sua azienda. Eppure l’Africa è il continente che più di altri sta attirando i riflettori del mondo economico e, ad esempio, all’ultimo G20 di Amburgo la Germania vi ha riposto il focus geografico del proprio mandato. Ma in Italia si parla ancora troppo poco delle enormi potenzialità del continente da un punto di vista imprenditoriale. «L’Africa nei prossimi 20-30 anni sarà al centro delle strategie economiche globali. Francia e Germania sono già presenti sul territorio da tempo, ora anche l’Italia deve fare di più e colmare il gap di conoscenza con il continente africano. La diplomazia economica africana sta cominciando a comprendere perché si deve puntare sull’Italia e sul suo modello della PMI. Ma c’è molto da fare», sottolinea Cleophas Dioma, Direttore di Italia Africa Business Week. Un lavoro bidirezionale, a quanto pare. www.iabw.eu

Tuttora si pensa all’Africa prevalentemente in termini di povertà, conflitti, migrazioni e società civili da costruire. Che invece si stanno strutturando su modelli di sviluppo e di business cinesi, francesi, turchi e ora anche coreani. Ma non certo italiani


ricerca

Sicurezza alimentare, l’efficacia dei biosensori Come funzionano questi sistemi che, in modo veloce ed economico, analizzano gli inquinanti chimici e microbiologici presenti negli alimenti

Donatella Albanese Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno dalbanese@unisa.it

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a produzione e commercializzazione di alimenti privi di sostanze e microrganismi dannosi per la salute dei consumatori è uno degli obiettivi principali della politica dell’UE per la sicurezza alimentare. Le normative europee a tutela della sicurezza alimentare impongono agli operatori del settore di garantire la produzione di alimenti idonei al consumo mediante l’applicazione di specifiche procedure volte ad assicurare un ambiente igienico durante le operazioni di produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti ed evitare la contaminazione durante la filiera alimentare a causa di sostanze tossiche e microrganismi patogeni. I metodi attualmente utilizzati presso le industrie alimentari per l’individuazione e la quantificazione di contaminanti richiedono attrezzature molto complesse, lunghe procedure di preparazione dei campioni da analizzare, costi di analisi piuttosto elevati e personale altamente specializzato. È 52 | ottobre/novembre 2017

evidente, quindi, che la realizzazione di sistemi di analitici veloci ed economici in grado di rilevare e misurare con elevate sensibilità la presenza di contaminanti chimici e microbiologici, associati alla sicurezza delle produzioni alimentari, rappresenta un’esigenza sempre più avvertita negli ultimi anni dagli operatori del settore alimentare. In questo contesto, i biosensori si propongono come una soluzione efficace e promettente, combinando i vantaggi della specificità e della sensibilità dei sistemi biologici con una risposta quantitativa rapida e basso costo. I biosensori sono dispositivi analitici costituiti da molecole di natura biologica (come anticorpi o enzimi) che quando entrano in contatto con una determinata sostanza, per esempio un inquinante chimico o biologico, subiscono delle modificazioni che vengono “tradotte” in un segnale elettrico quantificabile. Il segnale prodotto è proporzionale alla concentrazione di inquinante da determinare. I biosensori

realizzati dal gruppo di ricerca di Tecnologie Alimentari del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno nel campo della sicurezza alimentare contemplano l’impiego di anticorpi monoclonali e aptameri che, opportunamente fissati sulla superficie di microelettrodi ad oro, sono in grado di legarsi selettivamente con l’inquinante di interesse, dando origine a dei segnali elettrici rilevati attraverso la tecnica della Spettroscopia di Impedenza Elettrochimica. Nel corso degli anni sono stati sviluppati biosensori per l’identificazione delle micotossine presenti nelle derrate alimentari. In particolare sono stati messi a punto immunosensori per la determinazione della Ocratossina A che, dopo l’Aflatossina, rappresenta la micotossina maggiormente presente in molte categorie di prodotti alimentari quali cacao, caffè, cereali, frutta secca, vino. L’immunosensore realizzato ha la capacità di rilevare la micotossina


fino a valori di 0,5 μg/kg e quindi idoneo per la determinazione della concentrazione massima ammissibile nei vari alimenti definita dalla normativa europea (Regolamento (CE) N. 1881/2006) che varia da un massimo di 10 μg/kg per il caffè solubile ad un minimo di 0,5μg/kg per gli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini. Per il controllo di contaminazioni di natura microbica nel corso delle produzioni alimentari è stato realizzato un immunosensore in grado di rilevare la presenza fino a 3 cellule/ ml del patogeno Escherichia coli enteroemorragico, causa di gravi infezioni alimentari. Per garantire l’assenza di glutine negli alimenti etichettati come gluten-free è stato invece sviluppato e validato un biosensore che prevede l’impiego di specifiche sequenze nucleotidiche (aptameri) in grado di legarsi in maniera selettiva alla frazione proteica presente nel glutine responsabile della celiachia. Tale biosensore

Schema di funzionamento di biosensori elettrochimici realizzati dal gruppo di ricerca di Tecnologie Alimentari del DIIN dell’Università di Salerno nel campo della sicurezza alimentare

ha dato risultati paragonabili al saggio immuno-enzimatico con anticorpo monoclonale R5 attualmente riconosciuto come metodo ufficiale dal Codex Alimentarius ed è in grado di rilevare quantità di glutine pari a 5 ppm rispondendo alle esigenze della normativa europea che stabilisce, tra gli altri criteri, un limite di glutine inferiore a 20 ppm per gli alimenti

senza glutine. Gli immunosensori sviluppati all’interno del nostro laboratorio sono tutti di piccole dimensioni e prevedono l’utilizzo di attrezzature poco costose consentendo il loro l’impiego come strumenti analitici per un controllo rapido e sicuro all’interno della filiera alimentare e quindi maggiore sicurezza negli alimenti.


sicurezza

Invecchiamento lavoratori, come proteggerne la salute e la sicurezza Nei luoghi di lavoro occorre sempre più mettere al centro la “capacità lavorativa” del singolo, puntando all’equilibrio tra le esigenze lavorative e le risorse individuali

di Adriano Papale Medico Ricercatore INAIL - DiMEILA, Dipartimento di Medicina Epidemiologia Igiene del Lavoro ed Ambientale a.papale@inail.it

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dati sulle tendenze demografiche indicano un aumento della percentuale di anziani nella popolazione generale. Le proiezioni evidenziano che, nel 2080, la popolazione al di sopra dei 65 anni di età rappresenterà il 28.7% dell’intera popolazione dell’Unione Europea a 28 stati (EU-28), rispetto al 18,5% nel 2014 (dati Eurostat, 2013). Ciò è dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita e al tasso di fertilità ridotto. Anche la forza lavoro sta invecchiando: il tasso di occupazione dell’UE-28 per le persone di età compresa tra 55 e 64 anni è aumentato dal 39,9% nel 2003 al 50,1% nel 2013. È aumentata anche l’età media di uscita dal mercato del lavoro, che è passata da 59,9 anni nel 2001 a 61,5 anni nel 2010 e in ulteriore crescita negli ultimi anni. Sulla base di questi dati, l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) ha realizzato per gli 54 | ottobre/novembre 2017

anni 2016 e 2017 una Campagna di sensibilizzazione il cui slogan è “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”. La Campagna è gestita a livello nazionale dagli Stati Membri, attraverso i rispettivi Focal Point. L’Inail è il Focal Point italiano. Gli obiettivi della Campagna sono: • promuovere un lavoro sostenibile, un invecchiamento sano e la prevenzione per tutta la vita lavorativa; • fornire a datori di lavoro e a lavoratori informazioni e strumenti pratici per la gestione della salute e sicurezza sul lavoro nel contesto dell’invecchiamento della forza lavoro; • agevolare lo scambio di informazioni e la condivisione delle buone prati sul tema. Per la campagna sono state realizzate e messe a disposizione sul sito dell’Inail (www.inail.it) risorse informative tese a favorire

una maggiore sensibilizzazione e una migliore comprensione riguardo al tema dell’invecchiamento attivo. Nel lavoratore che invecchia aumentano le esperienze e le competenze, ma diminuiscono le capacità fisiche. Vi è la tendenza a un progressivo deterioramento delle funzioni neurologiche (difficoltà a ricordare, a concentrarsi e ad apprendere nuove nozioni, allungamento dei tempi di reazione). Gli apparati sensoriali mostrano un progressivo deterioramento con riduzione dell’acuità visiva, difficoltà di messa a fuoco, in particolare degli oggetti vicini, diminuzione delle capacità uditive e riduzione dell’olfatto e del gusto. A livello dell’apparato muscoloscheletrico si ha una riduzione della forza muscolare, difficoltà motorie, un rallentamento dei movimenti e una riduzione della flessibilità delle articolazioni. I cambiamenti dell’apparato cardiovascolare ri-


guardano principalmente la riduzione della capacità del cuore di pompare, di accelerare la frequenza e di mantenere una pressione arteriosa normale durante l’attività fisica o i cambiamenti bruschi di posizione. Per quanto riguarda l’apparato respiratorio, si ha una riduzione dell’ossigeno assorbito nei polmoni, con conseguente difficoltà a far fronte al maggiore fabbisogno di ossigeno necessario durante l’attività fisica. Sulla pelle compaiono le rughe, aumenta la secchezza cutanea e la permeabilità, vi è una maggiore facilità alle lesioni e una difficoltà alla loro guarigione. Il sistema immunitario diviene meno efficiente e quindi ci si ammala più facilmente e spesso i tempi di guarigione sono più lunghi. Vi sono cambiamenti nel sistema di termoregolazione dell’organismo con una riduzione

della capacità di adattamento alla temperatura esterna. Inoltre, con l’età aumenta la probabilità di ammalarsi di malattie croniche, le più diffuse delle quali sono l’artrosi/artrite (17,1%), l’ipertensione (15,9%), l’osteoporosi (7,2%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (6,1%), il diabete (4,9%) (dati ISTAT, 2011). Questi cambiamenti legati all’invecchiamento possono ridurre l’abilità allo svolgimento di alcune attività lavorative, aumentare la suscettibilità a alcuni fattori di rischio lavorativo o creare condizioni che aumentano il rischio di infortunio. Pertanto, tali mutamenti devono essere presi in giusta considerazione dal sistema di gestione della salute e sicurezza delle aziende in un’ottica di prevenzione che valuti correttamente i rischi connessi all’età ponendo atten-

zione all’ambiente e al contesto lavorativo, e che possa garantire la giusta valorizzazione del patrimonio professionale e umano del lavoratore. Si rende necessario un approccio alla gestione dell’età nei luoghi di lavoro al centro del quale vi sia il concetto di “capacità lavorativa”, cioè l’equilibrio tra le esigenze lavorative e le risorse individuali: quando lavoro e risorse individuali sono compatibili, la capacità lavorativa è adeguata. Nelle attività con elevato impegno fisico, nei lavori con turnazione, nei lavori in ambienti insalubri, in altezza, rumorosi, in ambienti male illuminati, con sensibili escursioni termiche dovranno essere valutati i rischi tenendo conto delle esigenze dei lavoratori anziani. Anche l’organizzazione del lavoro, quando le capacità funzionali dell’individuo cambiano, dovrà essere cambiata prevedendo la rotazione dei compiti lavorativi, l’adozione di più frequenti pause di riposo, migliorando l’organizzazione dei turni, adeguando le postazioni di lavoro e il grado di luminosità e il livello di rumorosità ambientale e adeguando i dispositivi di protezione individuali. Una buona riprogettazione dei luoghi di lavoro, sotto l’aspetto ambientale, dell’organizzazione e del clima relazionale, comporta vantaggi per i lavoratori, soprattutto i più anziani, e per l’azienda, in termini di produttività e di minori costi indiretti (riduzione assenteismo, infortuni, malattie da lavoro, ecc.). Fondamentale per la buona riuscita delle iniziative a tutela del lavoratore anziano è il coinvolgimento del management aziendale e di tutte le parti interessate.


eventi

I vent’anni della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico A Paestum dal 26 al 29 ottobre 2017 dodici eventi unici al mondo in una sola manifestazione da tempo luogo ideale di approfondimento e divulgazione di temi dedicati al turismo culturale, al patrimonio e al dialogo interculturale a cura della Redazione

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al 26 al 29 ottobre 2017 si svolgerà a Paestum la XX edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico: il Parco Archeologico (Salone Espositivo, ArcheoExperience, ArcheoIncontri), il Museo Archeologico Nazionale (ArcheoVirtual, Conferenze, Workshop con i buyers esteri) e la Basilica Paleocristiana (Conferenze, Premi, ArcheoLavoro, Incontri con i Protagonisti) continueranno ad essere le suggestive location della Borsa. La BMTA si conferma un evento originale nel suo genere: luogo di approfondimento e divulgazione di temi dedicati al turismo culturale e al patrimonio; occasione di incontro per gli addetti ai lavori, per gli operatori turistici e culturali, per i viaggiatori, per gli appassionati; un format di successo testimoniato dalle prestigiose collaborazioni di organismi internazionali quali UNESCO e UNWTO oltre che da 10.000 visitatori, 120 espositori di cui 25 Paesi esteri, circa 50 tra conferenze e incontri, 300 relatori, 30 buyer da 10 Paesi europei, 150 operatori dell’offerta, 100 giornalisti accreditati.

Il programma della BMTA - giovedì 26 ottobre l’iniziativa

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“La Borsa incontra i Sindaci e le Scuole. Il patrimonio culturale quale identità e memoria storica dei popoli” all’interno del Parco Archeologico nell’area antistante il Tempio di Nettuno, con il benvenuto di Mohamad Saleh Ultimo Direttore per il Turismo di Palmira e Moncef Ben Moussa Direttore del Museo del Bardo di Tunisi. La Borsa intende dare il suo contributo in termini di conoscenza ed esperienza, soprattutto per i giovani, perché la Cultura è sempre più uno strumento di dialogo tra le nazioni e la difesa del patrimonio è esigenza primaria per la comunità internazionale. Al termine prenderà il via ArcheoExperience, laboratori e rievocazioni nella più grande rassegna di Archeologia Sperimentale in Italia;

- giovedì 26 ottobre la Conferenza “I Comuni e i siti archeologici: infrastrutture, gestione e promozione” a cura di ANCI Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e MiBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con la partecipazione dei Sindaci, dei due Coordinatori delle Commissioni Turismo e Cultura della Conferenza delle Regioni, dell’Enit e le conclusioni del Sottosegretario al Turismo Dorina Bianchi; - venerdì 27 ottobre il Convegno “Il turismo sostenibile per lo sviluppo dei siti archeologici mondiali” a cura dell’UNWTO, l’Organizzazione Mondiale del Turismo: il Segretario Generale UNWTO Taleb Rifai, che più volte ha inaugurato la Borsa, ha voluto dare grande


attenzione al 20° anniversario, organizzando un incontro sul turismo sostenibile quale strumento per la salvaguardia e la promozione dei siti archeologici, che si inserisce nell’ambito dell’“Anno Internazionale del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo” dichiarato dall’ONU per il 2017. Saranno presenti i Ministeri di Cambogia, Etiopia, Giordania, Italia e Perù in rappresentanza dei prestigiosi siti Unesco (Pompei, Petra, Aksum e Tiya, Machu Picchu, Angkor Wat) che esprimono al meglio le potenzialità del patrimonio archeologico per lo sviluppo locale e l’occupazione; - venerdì 27 ottobre la Conferenza “Il dialogo interculturale valore universale delle identità e del patrimonio culturale: #dontforget Bardo Museum 18.03.2015 - #unite4heritage for Palmyra”: la Borsa, infatti, è riconosciuta best practice per l’impegno a favore del dialogo interculturale, non solo attraverso la partecipazione al Salone Espositivo di Paesi esteri, ma anche per dedicare dal 2015 nell’ambito del programma significativi momenti a questo tema. Alla Conferenza parteciperanno: Vagif Aliyev Primo Vice Ministro della Cultura e del Turismo della Repubblica dell’Azerbaigian, Mai bint Mohammed Al-Khalifa Presidente dell’Autorità per la Cultura e le Antichità del Bahrein, Moncef Ben Moussa Direttore del Museo del Bardo di Tunisi, Mounir Bouchenaki Consigliere Speciale del Direttore Generale Unesco, Silvia Costa Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo, Janko Ljumovic Ministro della Cultura del Montenegro, Taleb Rifai Segretario Generale Unwto, Mohamad Saleh Ultimo Direttore per il Turismo di Palmira, Vladan

Vukosavljevic Ministro della Cultura e dell’Informazione della Repubblica di Serbia; - venerdì 27 ottobre sarà consegnato l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” alla scoperta archeologica più significativa del 2016, nel nome del direttore dell’area archeologica e del museo di Palmira, dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, alla presenza dei figli Fayrouz, Walid e Omar. Il Premio, promosso dalla Borsa e da Archeo e giunto alla terza edizione, verrà assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della BMTA: Antike Welt (Germania), Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia); - sabato 28 ottobre la Conferenza “Ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso mediterraneo”, in collaborazione con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, che farà il punto della situazione dell’archeologia subacquea a livello nazionale e internazionale con autorevoli specialisti, al fine di individuarne eccellenze e criticità con l’intento di offrire un utile contributo allo sviluppo ulteriore di questo fondamentale settore del patrimonio culturale; - domenica 29 ottobre la Conferenza “La tutela del patrimonio culturale, la difesa dell’arte e il ruolo dell’intelligence”, moderata dal giornalista Paolo Conti, con Mounir Bouchenaki Consigliere Speciale del Direttore Generale Unesco, Mario Caligiuri Direttore Master in Intelligence Università della Calabria, Tsao Cevoli Diretto-

re Master in Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale Centro Studi Criminologici di Viterbo, Stefano De Caro Direttore Generale dell’ICCROM, Paolo Matthiae Archeologo e Direttore della Missione archeologica in Siria “Sapienza” Università di Roma, Rossella Muroni Presidente Nazionale Legambiente, Fabrizio Parrulli Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Giuliano Volpe Presidente Consiglio Superiore per i Beni culturali e Paesaggistici. L’appuntamento con i protagonisti della televisione Syusy Blady e Mario Tozzi. In ArcheoExperience, Laboratori e Rievocazioni nella più grande rassegna di Archeologia Sperimentale in Italia, lungo la Via Magna Grecia antistante il Museo Archeologico Nazionale e presso il Foro Romano nel Parco Archeologico si esibiranno 120 archeotecnici e rievocatori. Nel Salone Espositivo il progetto IN.ITINERE, iniziativa di promozione turistica di eccellenza e di valenza interregionale con Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana ed Umbria, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere elementi comuni dei territori del centro Italia (valenze storiche, paesaggistiche, produttive, sociali e culturali). A livello internazionale, da segnalare la presenza per la prima volta del Sud Africa e il forte interesse che la penisola balcanica dimostra nei confronti della Borsa con la partecipazione di Albania, Croazia, Grecia, Montenegro, Serbia, Slovenia. Molto altro ancora vi aspetta dal vivo nella esaltante esperienza della BMTA, ideata e organizzata dalla Leader srl con la direzione di Ugo Picarelli. Per ulteriori informazioni: www.bmta.it


salute

Antonino Di Pietro Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com

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Tatuaggi, una scelta reversibile

Il laser resta senza dubbio il metodo più sicuro per rimuoverli. Molto efficace, in particolare, il Q-Switched che, a differenza di altre tecniche, è in grado di eliminare quasi tutti i colori

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resce il numero dei cosiddetti “pentiti dei tatuaggi”, uomini e donne che vogliono cancellare vecchi disegni e scritte per svariate ragioni: c’è chi lo fa per motivi di lavoro, chi desidera rimuovere ricordi diventati dolorosi come un amore o un’amicizia finita, chi desidera farne di nuovi con uno “stile” più congeniale all’età o ai gusti del momento (tattoo changing). Solo nel 2014, secondo i dati dell’Aicpe (Associazione italiana di chirurgia plastica estetica), le rimozioni sono state 12mila (gli italiani tatuati sono circa 7 milioni). Il laser oggi è senza dubbio il metodo più efficace e sicuro per rimuovere i tatuaggi, in particolare il Q-Switched che, a differenza degli altri, è in grado di eliminare quasi tutti i colori (“quasi” perché i tatuaggi blu e neri sono più facili da cancellare rispetto a quelli rossi e gialli ma anche di quelli realizzati con più colori e sfumati). Inoltre un tatuaggio è più difficile da rimuovere se è stato fatto di recente, se la quantità di pigmento è eccessiva, se la pelle è scura e la zona è delicata, ma anche in base alla profondità dell’inchiostro. Pertan-

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to, prima di procedere al trattamento, è necessario effettuare un test sulla pelle: il medico dirige la luce su una piccola porzione del disegno per verificare se è efficace o meno. Il laser agisce selettivamente sul pigmento del disegno, non andando quindi a “toccare” la pelle intorno. In particolare, il Q-switched è in grado di generare un impulso estremamente potente in tempi brevissimi che frantuma i granuli del pigmento colorato del tatuaggio in tante microparticelle che poi vengono eliminate attraverso i macrofagi (cellule che funzionano da “spazzino”). L’emissione laser in tempi così brevi permette di confinare l’effetto termico al solo bersaglio da colpire, ovvero il pigmento, salvaguardando i tessuti circostanti. Per un disegno “medio” le sedute necessarie vanno da un minimo di 2 - 3 fino ad una decina a distanza di 1 - 2 mesi una dall’altra. Generalmente il trattamento, che si svolge in ambulatorio, causa un dolore sopportabile, simile a una puntura di spillo. Eventualmente si può applicare una pomata anestetica sulla parte da trattare. Nei giorni successivi, la pelle apparirà più scura e potrà formarsi una pellicina che cadrà da sola, lasciando il posto all’epidermide nuova, senza pigmento. Se il tatuaggio è troppo grande o si trova in zone particolari (ad esempio a livello dei genitali) è sconsigliabile sottoporsi al trattamento laser. Non è indicato, inoltre, a chi è affetto da psoriasi (che dovrebbe evitare anche di fare tatuaggi) e a chi ha una pelle predisposta alla formazione di cheloidi, ovvero cicatrici importanti.


É

Giuseppe Fatati Presidente Fondazione Adi Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica

Obesity day 2017: la dieta mediterranea loco-regionale

É tempo di costruire una nuova piramide alimentare che abbia alla base 5 pilastri: ambiente, società, cultura, economia e salute

L’

Unesco ha riconosciuto, nel 2010, la Dieta Mediterranea quale patrimonio immateriale dell’Umanità, consentendo di accreditare questo equilibrato esempio di scambi e di interconnessioni bio-ambientali e culturali, che hanno dato origine nel corso della storia allo stile di vita mediterraneo, come eccellenza mondiale. La Dieta Mediterranea rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e il consumo di cibo. Rappresenta un valore universale come stile di vita, non come regola, ma fondato su dimensioni cognitive e della consapevolezza nei riguardi dell’essere e del vivere in sintonia con il territorio e l’ambiente condiviso tra diversi Paesi del Mediterraneo: Cipro, Croazia, Grecia, Italia, Marocco, Portogallo e Spagna. Essa si fonda sul rispetto per il territorio e sulla biodiversità, garantendo la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo. Enfatizza i valori dell’ospitalità, della convivialità, del dialogo intellettuale e della creatività: è un modello di vita che si fonda sul rispetto della diversità. L’importanza della Dieta Mediterranea per il resto del mondo non si basa soltanto sulla specificità dei cibi e dei valori nutrizionali ad essi riconducibili, quanto sulla loro

equilibrata combinazione, sulla filosofia della sostenibilità che ne è la base fondante. Si tratta di un modello sostenibile di benessere che si esplicita attraverso diverse specificità locali. Una dieta a basso impatto ambientale che contribuisce alla sicurezza alimentare e nutrizionale e ad una vita salubre per le generazioni presenti e future. Molti oggi parlano di “mediterraneità” o di “via mediterranea all’alimentazione”; la risoluzione dell’Unesco - che ha riconosciuto il valore immateriale della dieta mediterranea - ha contribuito, senza alcun dubbio, a spostare l’attenzione dai singoli alimenti ai comportamenti. La via mediterranea all’alimentazione può essere considerata una storia dimenticata perché fino a oggi l’attenzione anche del mondo scientifico è stata attratta e stereotipata quasi unicamente dai singoli alimenti iscritti nelle diverse piramidi proposte. In verità il concetto di dieta mediterranea ha subito una progressiva evoluzione nel corso degli ultimi 60 anni, da un modello alimentare sano a un modello alimentare sostenibile, in cui la nutrizione, il cibo, le culture, le persone, l’ambiente e la sostenibilità interagiscono e si integrano. In questa ottica l’edizione 2017 dell’Obesity Day, che ha coinvolto il 10 ottobre circa 120 centri di dietologia, si è posta il fine di riscoprire le tradizioni e la cultura culinaria regionale che hanno consentito ai popoli di area mediterranea, non solo a quelli della costa, di sopravvivere. É tempo di costruire una nuova piramide alimentare che abbia alla base 5 pilastri fondamentali: ambiente, società, cultura, economia e salute. Chiaramente questi pilastri devono avere una valenza territoriale. Solo in questo caso potremo parlare di via mediterranea ad una corretta e sostenibile alimentazione che vuol dire realmente vivere in sintonia con il territorio e l’ambiente.


bon ton

Nicola Santini Esperto di Galateo, Costume e Società

I

ph/Christian Ciardella

Back to work etiquette

Il ritorno al lavoro ha di speciale che, dopo un trauma iniziale, può trasformarsi in una cornice comoda nella quale prendere il proprio tempo per iniziare una stagione migliore, di cui le buone maniere saranno un formidabile alleato

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ei dodici mesi dell’anno, per chi ama la vacanza vecchia maniera, quella per intenderci delle lunghe villeggiature che quasi non esistono più, ottobre rappresenta il lunedì. È il mese con il quale il capitolo vacanza si chiude per tutti, anche quelli che scelgono di partire quando la maggior parte delle persone, abbronzatissima, è già rientrata.Per questo motivo il galateo del ritorno all’ufficio, che sia un piacer, che sia una sorta di punizione che obbliga ai lavori forzati, lo colloco in questo mese dell’anno. Quello dell’estate di San Martino, quello delle passeggiate in cerca di castagne, quello che, per le regioni del Sud più fortunate, rappresenta ancora un saldo stralcio di estate, prima del letargo di terrazze, giardini, cortili e ristoranti all’aperto. Per quelli che da più di un mese sono già tornati in postazione, può essere un ripasso, una novità da cui prendere nota, o uno specchio a contrasto rispetto alle gaffe fatte e ormai già cadute in prescrizione.Il ritorno al lavoro va visto come un ritorno alla vita, alla quotidianità, alle faccende di tutti i giorni. Ha di speciale il fatto che, dopo un trauma iniziale, può trasformarsi in una cornice comoda nella quale prendere il proprio tempo per iniziare una stagione migliore, di cui le

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buone maniere saranno un formidabile alleato. Direi innanzitutto di iniziare con una mail o una telefonata da indirizzarsi alle persone con le quali si hanno rapporti più frequenti, con un saluto un messaggio breve che comunica il ritorno in ufficio, negozio, azienda, con indicati gli orari e i giorni di disponibilità. Tra le righe comunicate il piacere di riprendere contatto e mettetevi garbatamente a disposizione dei vostri interlocutori per riprendere tutto ciò che poteva essere rimasto in sospeso prima della vacanza o per iniziare nuove forme di collaborazione.Il nuovo inizio non riguarda soltanto i rapporti con gli altri a distanza, ma anche e soprattutto quelli con i colleghi. Un caffè offerto a due passi dal posto di lavoro alla collega o al collega con il quale non ci sono mai stati grandi rapporti potrebbe essere, con la scusa del ritorno, un’apertura a un modo diverso di convivere in un posto in cui trascorriamo molte ore e molti giorni del nostro tempo. Natale è ancora lontano e l’educazione, gratuita, assicura a tutti una qualità della vita più alta con il minimo sforzo. Fatemi questo regalo e ricordate che il sorriso è sempre il look più elegante. La terza regola, che in alcuni casi potrebbe essere la prima, riguarda l’ambiente inteso proprio come tale. Ripulite scrivanie e cassetti da tutto ciò che è inutile, datato, troppo personale, e fate a meno dei ninnoli che occupano spazio e probabilmente danno un messaggio di voi non troppo legato alla vostra professionalità. Mentre parlo al plurale in seconda persona, mi guardo intorno e capisco che anche il solo desktop del mio computer avrebbe bisogno di un restyling. Sono poche regole, veloci, ma tutt’altro che poco impegnative. La maggior parte di noi si renderà conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare che ci siamo lasciati all’ultima vacanza o promessi alla prossima. Preferisco pensare alla seconda ipotesi.


arte

Decodificare il presente di Antonello Tolve Art Critic / Independent Curator Professor at the Academy of Fine Arts in Macerata deʒav’y, personale di Michele Chiossi negli spazi della Gaba.Mc - Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, in collaborazione con la Galleria Paola Verrengia di Salerno, fino al 20 novembre 2017

E Marble Exquise, (cabinet), 2017 marmo Breccia Capraia, legno, legno brûlée, acciaio, ventilatori, pizzo 220x140x60 cm

ffetto di analisi sulle società dei consumi, il lavoro di Michele Chiossi (1970) si nutre di quotidiano, di storia e di memoria intrecciate a una conoscenza che setaccia il mondo con una curiosità onnivora, tesa a costruire una nuova Weltanschauung come principio operativo di decodificazione del proprio tempo. Forme minimaliste, tattiche concettuali e venature avantpop di stampo postmoderno (dalle quali assorbire colori croccanti e vivaci) segnano parte del suo percorso, modulato sempre da una attitudine semiotica che investiga le cause e gli effetti, gli oggetti e il loro utilizzo, le parole e le cose dell’arte o del quotidiano. Procedendo nell’ambito della cultura con un’azione di poliglottia linguistica che abbatte distanze e frontiere, Chiossi concepisce uno scenario elaborato e complesso che permette molti gradi di lettura e che ha come armatura portante l’analisi della struttura sociale e delle sue immagini. L’artista lavora infatti con l’immagine di un’immagine, con il rimando co-

stante a qualcosa o a qualcuno per dare nuovo senso, nuovo significato iconico, strumentale alla matrice. Con lui la tradizione subisce un processo granitico che si traduce in costruzione di formule visive fragranti e disarmanti il cui movimento mette sotto scacco i consumi quotidiani e le società del controllo. Caratterizzata da una continua riprogrammazione del linguaggio scultoreo, l’opera di Chiossi decentra la fermezza del monumentum spostando l’ago della riflessione sulla lancetta della struttura in quanto monère, documento, circuito aperto allo spazio, alla poesia della materia. Con una inclinazione verso la poétique de la rêverie così come intesa da Gaston Bachelard nel 1960 e un atteggiamento irriverente nei confronti di persuasioni occulte che massaggiano il cervello sociale, l’artista concepisce un mondo fatto di continue traduzioni, di richiami alla tradizione, di originali e motivate azioni che tradiscono volutamente la forma con lo scopo di trasformare ciò che è


arte

fedele a una natura analitica che va al di sopra del soggetto e oltre l’oggetto, che rilegge le ondate rivoluzionarie d’avanguardia-assorbite queste in un sistema culturale dove le opere slittano dall’hic et nunc all’illic et tunc-per concepire un’arte raffreddata che fa i conti con posizioni teoriche di stampo socioantropologico. Al centro della sua opere c’è la città, la megalopoli e gli oggetti che la riguardano, ma anche un senso stratificato di ritorno a materiali e tecniche frullate con eleganza all’arte e alla sua storia, a sentieri irrinunciabili riletti, questi, tramite continui Lily of Florence, 2012 marmo statuario, acciaio, neon 67x59x10cm

effimero in struttura immutabile e ciò che è imperituro in oggetto fuggevole, caduco. Dall’utilizzo dell’acciaio e del marmo, materiali assunti dialetticamente per esprimere un dialogo con l’attuale e l’arcaico, alla riscrittura del brand, dalle gomme uretaniche agli emoticons strappati ai social per giungere via via alle resine epossidiche, al neon la cui luce fa esplodere l’opera nello spazio e alla liquefazione del gelato utilizzato come materia plastica e come preambolo di opere scultoree effimere, Chiossi dirige il proprio sguardo sul presente, interpretando i suoi accidenti e la sua velocità in eleganti e originali still lives dal gusto neoantico. Attento a disegnare una nuova e inaspettata classicità, Chiossi è

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2017 marmo statuario, argento 40x20x50 cm

slittamenti, ansie oggettuali (Rosenberg), trasformazioni delle strutture enunciative che rimandano al sogno, al sogno di un sogno dove tutto è capovolto per favorire l’analisi grammaticale del mondo, la riflessione arguta. Concepita mediante una serie di lavori realizzati nell’ultimo ventennio, deʒav’y è uno sguardo sull’ampia produzione di Michele Chiossi, un percorso in grado di offrire il modus operandi di un artista babelico, la cui curiosità offre una polimatericità che coniuga il vecchio al nuovo, l’arcaico all’attuale, la tradizione all’innovazione.


finisterre

Omaggio ai Nirvana

(e a una canzone epocale) di Alfonso Amendola Docente di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali Università di Salerno Con Nevermind il trio grunge di Seattle divenne il simbolo di quelli che ancora credevano al rock, incarnando la lacerazione di un mondo giovanile inquieto e nichilista

C

on il loro secondo album (“Nevermind”) i Nirvana sparigliano definitivamente la scena musicale internazionale. Il disco, il primo per una major, fu pubblicato il 24 settembre del 1991, e le sue vendite, col tempo sempre maggiori, dettato anche dal successo del singolo di lancio, pubblicato circa dieci giorni prima, “Smells like ten spirit”. La canzone venne definita l’inno della nuova generazione di giovani, i giovani della generazione x, apatici e senza una direzione. La sua origine è alquanto singolare e divertente. Durante una festa selvaggia, un’amica di Kurt Cobain, Kathleen Hanna, cantante della band Rioott grrl, scrisse sul muro della casa di Cobain: “Kurt smmels like ten spirit” per deriderlo. Hanna, scrisse questa frase, anche a causa del deodorante che Cobain usava quello della sua ragazza di allora

Tobi Vail (la cui marca era, appunto, teen spirit) molto in voga tra gli adolescenti. Cobain, che ignorava la marca del deodorante, credette che la frase fosse un complimento riferito al suo spirito anarchico e punk. La canzone fu una delle poche composte prima dell’arrivo alla produzione di Butch Vig, e l’intento di Kurt Cobain era quello di creare una canzone che si ispirasse al gruppo che il cantante in quel periodo ammirava di più, ovvero i Pixies: «Devo ammetterlo - dichiara il cantante - quando ho sentito i Pixies per la prima volta mi sono sentito così unito a loro che avrei potuto fare parte di quel gruppo o perlomeno di una cover band. Abbiamo usato il loro senso dinamico, essere prima sommessi e tranquilli e poi fragorosi ed energici». Anche il video promozionale ebbe un buon successo, vinse due Mtv video awards e ottenne una rotazione molto diffusa sull’emittente musicale. Il video diretto da Samuel Bayer si ispirava sia al film “Giovani guerrieri”, sia al film cult “Rock n’roll High School” con i Ramones. La clip fu girata nell’agosto del ’91, in uno studio, nella piccola cittadina di Culver city, e mostra i membri del gruppo, mentre si esibiscono in una palestra, davanti a un gruppo di adolescenti disposti sugli spalti. Ad accompagnare il ritmo del brano c’è anche una mini coreografia, eseguita da alcune ragazze vestite da cheerleader che indossano un completo con una stampa della A cerchiata dell’Anarchia. Alla fine del video tutto degenera. Gli studenti decidono di invadere il palco e iniziano a distruggere tutto; la band si comporta di conseguenza, ad esempio Cobain, sfascia la sua fender mustang. Queste scene di ribellione nacquero da un reale malcontento, da parte delle comparse, reclutate con un volantino e costrette dal regista a rimanere

sedute per la realizzazione delle riprese. Alla fine Cobain convinse il regista a far alzare i ragazzi, e la loro reazione fu quella descritta. L’altra scena molto famosa del video è quella dell’inquadratura di un bidello che si muove con movimenti meccanici e sincopati. Questa scena è considerata quasi autobiografica. Richiamerebbe infatti ciò che accadde realmente a Cobain dopo aver dovuto abbandonare la sua scuola. Successivamente il video fu totalmente rimontato da Cobain, che non aveva apprezzato il lavoro girato da Bayer. Il cantante eliminò alcune scene; altre invece le aggiunse. Una delle più evidenti era quella che inquadrava per la prima volta il volto di Cobain (quasi sempre oscurato). Nel video, in effetti, gli interventi di post-produzione e i punti di sincronizzazione sono diversi. L’immagine è molto spesso manipolata attraverso l’uso dello sfocato, che trasmette un senso di claustrofobia, richiamando lo spazio chiuso dove è girato il video, ma garantendo al contempo una valorizzazione del suono. La tecnica dello sfocato sarà spesso utilizzata dai Nirvana in numerosi altri videoclip. Con questa canzone i Nirvana firmano un vero e proprio manifesto generazionale. Straordinaria opera di un vissuto e di una lacerazione di un mondo giovanile inquieto e nichilista.


LIBRI

CINEMA

a cura di Raffaella Venerando

Ballando nel buio di Roberto Costantini

A

Einaudi Editore pagg. 480

ncora lui. Dopo una trilogia interamente dedicata alla sua turbolenta vita, torna Michele Balistreri, il cinico commissario ideato da Roberto Costantini. Quello di “Ballando nel buio” - l’ultimo libro dell’autore - racconta Michele nei terribili anni Settanta. 1974. Sono gli anni di piombo, e Mike “Africa” Balistreri è un ventiquattrenne idealista e pieno di rabbia. Sono anni difficili per il Paese, caratterizzati da forti tensioni politiche che passeranno alla storia. Protagonisti di questo periodo buio, i giovani delle università coinvolti in maniera viscerale e spesso omicida nella politica. Michele non fa eccezione. Studia all’università e si mantiene insegnando karate in una palestra frequentata dall’estrema destra romana. Insieme a Ringo, Benvenuti e Boccino milita in Ordine nuovo, fino allo scioglimento per decreto dell’organizzazione. Crollano allora molte convinzioni di Africa: poter cambiare il mondo facendo a botte coi rossi e la polizia, distinguere nettamente i traditori dai traditi, capire quale tra le due ragazze che frequenta è quella giusta. Sarà una P38 a dividere definitivamente i loro destini. 1986. Nel giorno in cui la mano de Dios di Maradona affossa gli inglesi ai mondiali, la mano della P38 abbatte Ringo, il vecchio compagno di militanza che ha fatto carriera nella Dc. Michele Balistreri, ora commissario della Omicidi, viene chiamato a indagare, nonostante il suo coinvolgimento personale nel caso. Una lunga scia di sangue lo riporterà sul ciglio di quell’abisso del 1974. I nemici che deve affrontare sono tanti, e il peggiore è Africa, quel ragazzino che il Balistreri adulto ha sepolto sotto un cumulo di alcol, tabacco, donne e cinismo. Ma quando l’odio e l’amore si risvegliano e le due ragazze di allora - quella giusta e quella sbagliata - si riaffacciano nella sua vita, non può più voltarsi e fuggire. Per individuare l’assassino dovrà guardare in faccia Africa e il suo passato, mettere in discussione molte delle sue certezze. «Un buon giallo insegna al cervello e ringiovanisce il cuore», Roberto Costantini in esclusiva per Costozero.

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a cura di Vito Salerno

L’altro volto della speranza di Aki Kaurismäki

C

on questo film, bellissimo, intenso e tagliente, il regista finlandese Aki Kaurismäki ha vinto l’Orso d’Argento per la Miglior Regia all’ultima edizione del Festival di Berlino. “L’altro volto della speranza” è una commedia surreale e poetica che vede incrociarsi le strade di un rifugiato siriano appena sbarcato a Helsinki e di un commesso viaggiatore finlandese con l’hobby del gioco d’azzardo; un campionario umano, gentile e periferico, descritto dal geniale e stralunato regista con grande ironia e sconfinato affetto. Il protagonista della storia, raccontata con secco umorismo, è Wilkström, un rappresentante di camicie, che lascia moglie e lavoro, e punta tutto su una partita a poker per cambiare vita. Khaled è un giovane rifugiato siriano imbarcato clandestino su una carboniera che si ritrova a Helsinki quasi per caso. Anche lui vuole cambiare vita. Le autorità però vorrebbero rispedire ad Aleppo Khaled, che se la deve vedere anche con dei picchiatori razzisti. Ma nella sua strada Khaled incontra anche persone come Wilkström che decide di aiutarlo. I due tentano di ripartire con la gestione di un ristorante triste e senza clienti, “La Pinta Dorata”, magari trasformandolo in un ristorante sushi alla moda. Con questo film, Kaurismäki manda in frantumi l’atteggiamento europeo di considerare i profughi o come delle vittime che meritano compassione o come degli arroganti immigrati clandestini che invadono le nostre società con il mero intento di rubarci il lavoro e la casa.


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4 OTTOBRE/NOVEMBRE 2017

www.costozero.it

magazine bimestrale di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero


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