Costozero - Impresa al centro

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editoriale

La voce delle imprese di Vincenzo Boccia, presidente Confindustria La migliore risposta alla precarietà sta in una vera e propria politica per il lavoro e nella formazione umana e professionale dei nostri giovani che non chiedono di essere assistiti ma di avere un’opportunità per dimostrare quanto valgono senza essere costretti a cercare fortuna altrove

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a stagione dell’ascolto si è finalmente aperta. Adesso confidiamo in comportamenti coerenti. Nelle persone dei suoi vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio il governo ha infatti incontrato, sia pure in momenti diversi, le associazioni delle imprese per costruire un dialogo dopo molte incomprensioni e cercando di colmare una grande distanza. Non c’è dubbio che il punto di svolta, l’episodio che ha attirato l’attenzione delle forze di maggioranza suggerendo loro un cambio di atteggiamento, sia stato l’appuntamento di Torino quando i rappresentanti di dodici organizzazioni imprenditoriali hanno firmato un Manifesto comune per le infrastrutture e la crescita. A partire dalla Tav, Confindustria e undici altre associazioni in rappresentanza di piccoli industriali, commercianti, artigiani, costruttori, cooperatori, agricoltori hanno deciso di fare fronte comune per spiegare che il Paese, per crescere, ha bisogno di infrastrutture e grandi opere. I cantieri si devono aprire e non chiudere. Per la prima volta hanno partecipato a una manifestazione comune tutte le categorie imprenditoriali, anche concorrenti, richiamando nella suggestiva sede delle Officine Grandi Riparazioni tremila operatori economici espressione di oltre 3 milioni d’imprese e il 65 per cento del Pil nazionale. La strada da imboccare è certamente quella della crescita: l’unica, tra l’altro, in grado di condurre il governo dove dice di voler andare. Lo sforamento del deficit oltre il livello consentito, infatti, si può giustificare solo se le risorse prese in prestito sono messe al servizio dello sviluppo. Solo in questo caso, infatti, il governo potrà provare agli italiani e all’Europa che la scelta di forzare sul deficit non è un azzardo che può farci finire in recessione ma una mossa ben studiata in grado di rimettere in moto la macchina

dell’economia proprio mentre comincia a mostrare segni di ruggine. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che viviamo un momento complicato anche per effetto del rallentamento dell’economia globale dovuto in particolare alla guerra commerciale scoppiata tra Cina e Stati Uniti. Inoltre, siamo alla vigilia della fine del Quantitative Easing da parte della Banca centrale europea. Due circostanze che dovrebbero indurci a cavalcare una politica anticiclica, mirata alla crescita, proprio per contrastare e controbilanciare le tendenze negative in atto. Per eliminare i divari si può ben sforare il tetto del deficit e maggior ragione occorre puntare sulla crescita e lo sviluppo. E allora non resta che ascoltare la voce delle imprese della seconda potenza manifatturiera d’Europa, l’Italia, e rilanciare con pazienza e umiltà la questione industriale - che non è la questione degli industriali ma una questione nazionale - per recuperare capacità competitiva sui mercati internazionali. In particolare, non si possono depotenziare strumenti che hanno mostrato di avere effetti positivi sull’economia reale come l’impianto di Industria 4.0, il credito d’imposta per la ricerca e lo sviluppo, il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. Confindustria indica al primo posto della scala delle priorità del Paese la capacità di creare lavoro, come illustrato nel documento di Verona, invitando il governo a usare una parte importante delle risorse che riesce a liberare per azzerare tasse e contributi sulle assunzioni di giovani a tempo indeterminato. La migliore risposta alla precarietà sta in una vera e propria politica per il lavoro e nella formazione umana e professionale dei nostri giovani che non chiedono di essere assistiti ma di avere un’opportunità per dimostrare quanto valgono senza essere costretti a cercare fortuna altrove. Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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sommario

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EDITORIALE La voce delle imprese di V. Boccia

SPECIALE ASSEMBLEA L’Impresa al centro, le forze produttive contro la società del non lavoro di R. Venerando

PRIMO PIANO 10 Magaldi: «Vi racconto la magia del MADRE» Intervista a L. Magaldi FOCUS Free Zones di successo: il caso del porto 12 di Tanger Med in Marocco di A. Panaro CONFINDUSTRIA PMI Day 2018, le imprese si raccontano 14 agli studenti a cura della Redazione Connext 2019, la business community 18 del futuro sta arrivando a cura della Redazione Tirocini formativi: Assoservice Salerno 20 diventa soggetto promotore a cura della Redazione 21

YOUNG FACTORY DESIGN, sì alla creatività! di R. Venerando

NEW ENTRIES RE BUILD IT S.R.L.,la gestione intelligente 22 degli immobili d’impresa a cura della Redazione Balestrieri Holding, 23 il rispetto per l’ambiente prima di tutto a cura della Redazione Flamix, 24 un'azienda eco-impegnata a cura della Redazione BUSINESS Stefania Rinaldi: «Con un buon sonno, 25 anche la creatività migliora» Intervista a S. Rinaldi

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Industria Grafica FG, l’azienda che cattura i colori di R. Venerando

NORME E SOCIETÀ La risoluzione delle liti bancarie, tra efficienza 30 della giustizia e regolazione del mercato di M. Marinaro 32

Il regolamento Consob sull'Equity Crowdfunding di M. Galardo

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Una questione controversa in materia di appalti pubblici di L. M. D' Angiolella

PRIVACY Stop del Garante privacy ai trattamenti connessi 36 all’obbligo della fattura elettronica di L. De Valeri Diritto di cronaca giudiziaria e diritto 38 all’oblio, un rapporto “difficile” di P. Di Stefano

FISCO Definizione agevolata pvc: disciplina 40 e carenze normative del D.L.n.118/2019 di M. Villani, L. Morciano Incentivi per la competitività: 42 gennaio 2019 si apre con due bandi di A. Sacrestano 43

La rinuncia ai crediti dei soci non è incasso giuridico di M. Fiorentino

LAVORO Licenziamento ingiustificato, 45 cosa ha deciso la Corte Costituzionale di M. Ambron

INNOVAZIONE Premio BP 2018, prima l'Innovazione 46 a cura della Redazione 48

La trasformazione digitale cambia l’essere umano di L. Mari


Arte e mestieri, nasce a Cava il primo 49 Centro per l'Artigianato Digitale d'Italia a cura della Redazione

INTERNAZIONALIZZAZIONE 50 Estero, come attivarsi per la ricerca dei clienti di D. Trimarchi

RICERCA Il dottorato a misura di industria 52 Intervista a F. Donsì Al via MATESPACK, presto nuovi 56 professionisti del packaging di P. Scarfato

NUMERO 5 DICEMBRE 2018 / GENNAIO 2019 Bimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 67 7 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Andrea Prete Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management Vito Salerno

SICUREZZA Organizzazione del lavoro, 57 digitale e nuovi fattori di rischio a cura della Redazione

BON TON 59 A Natale non è mai una questione di soldi di N. Santini

SALUTE 60 Mani, come proteggerne la bellezza di A. Di Pietro

Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Ser vice Srl Via Madonna Di Fatima, 194 84129 Salerno Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 039711 70653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Salerno Foto Archivio Costozero/Vito Salerno Massimo Pica/Ag. Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it

61 Gli anziani e il diabete/III parte di G. Fatati

FINISTERRE Omaggio a Flash Gordon 62 di A. Amendola

LIBRI/HOME CINEMA 64 Patria a cura di R. Venerando

L e op inioni esp resse neg l i a r tic ol i a p p a r teng ono a i sing ol i a u tori dei q u a l i si intende risp etta re l a p iena l ib er tà di g iu diz io

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64 BlacKkKlansman a cura di V. Salerno Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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speciale assemblea

L’Impresa al centro, le forze produttive contro la società del non lavoro Al Teatro Verdi, in occasione della sua Assemblea Pubblica, Confindustria Salerno, insieme con Unioncamere, Confagricoltura, Retimprese Italia e Coldiretti, ha con orgoglio rivendicato il ruolo del mondo che produce fino a quel momento inascoltato di Raffaella Venerando

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stata un’Assemblea non convenzionale quella del 26 novembre scorso al Teatro Verdi. Confindustria Salerno, insieme con Unioncamere, Confagricoltura, Retimprese Italia e Coldiretti, ha con orgoglio rivendicato le forze dell’impresa e del lavoro neglette e inascoltate - fino a quel momento - in una manovra governativa già bocciata dall’Europa. Un’onda lunga di malcontento, partita anche

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da Salerno e sfociata poi nella manifestazione del 3 dicembre a Torino che ha visto presenti dodici associazioni d'impresa che, complessivamente, rappresentano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil, siglando un manifesto unitario a favore del Tav e della crescita. Dopo quest’incontro - tangibile dimostrazione che le tensioni tra chi produce e chi decide avevano raggiunto il

limite di guardia - qualcosa si è mosso. L’Esecutivo ha infatti finalmente avviato il dialogo con le parti sociali, ascoltando le ragioni dello sviluppo e della crescita e promettendo di tenerne conto nella stesura definitiva della manovra economica. Ma facciamo un passo indietro, tornando al 26 novembre e alle riflessioni emerse dall’Assemblea Pubblica di Confindustria Salerno.


Il dibattito con i protagonisti del mondo dell'impresa

Nel corso della manifestazione, apertasi con i saluti del sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, il presidente di Confindustria Salerno Andrea Prete ha più volte rimarcato come, con una fotografia economica che vede il Paese in bilico tra crescita e contrazione, l’impresa non potesse restare a guardare. Anzi, chiedeva e chiede di essere rimessa al centro: «Fino a che siamo in tempo, da qui, da questo palco, chiediamo di rimettere l’impresa al centro per la tenuta del Paese. Le imprese hanno contribuito a costruire la nostra storia, insieme ai propri collaboratori e dipendenti. Se ancora oggi esiste una manifattura forte, se esistono delle eccellenze produttive lungo l’intero Paese, se esiste il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, vorremmo ricordare che è merito di tutti noi che investiamo, con coraggio e passione,

nelle idee e nella nostra economia». Passando in rassegna i primi passi del governo - dal decreto dignità al reddito di cittadinanza, fino a quota 100 - Prete ha sottolineato come sforare il deficit per aumentare la spesa corrente, lasciando fermi al palo tutti gli altri investimenti, non potesse essere la strada giusta. Sì, invece, a misure straordinarie per abbattere il cuneo fiscale per le imprese e, quindi, il costo del lavoro; no a battaglie ideologiche contro l’Europa. No al ridimensionamento di Industria 4.0, alle restrizioni del credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo e ai freni per gli investimenti pubblici in infrastrutture. Sì deciso a meno burocrazia e lentezze che determinano sprechi di denaro e, a cascata, mancanza di creazioni di posti di lavoro da parte delle imprese. In chiusura, il presidente di

Confindustria Salerno ha chiesto alla politica di concentrare sforzi e attenzione su burocrazia, giustizia, infrastrutture e lavoro vero, piuttosto che aprire le ostilità contro l’impresa, rispolverando un armamentario di accuse contro che riporta il Paese indietro di almeno quarant’anni. A rincarare la dose sulle incertezze innescate dalle mosse politiche del governo italiano, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che, dal palco, ha espresso i suoi timori per il congelamento dei fondi europei: «A Tria ho ricordato - ha detto - che se continua la procedura di infrazione, l’Ue ferma i fondi europei e questo per il Mezzogiorno potrebbe essere fatale. Mi sono permesso di dirgli di pensarci non una, ma dieci volte». Prospettiva questa forse definitivamente scongiurata alla luce della attuale negoziazione sulle "cifre" Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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La relazione di Andrea Prete

con l'Europa. È stata poi la volta dell’ospite d’eccezione: l’Ambasciatore della Repubblica Federale tedesca a Roma, Viktor Elbling, intervistato dal giornalista e conduttore RAI Franco Di Mare. Il suo un messaggio di fiducia e speranza: «La democrazia è forte e sapremo reagire all'ondata populista», e sul fenomeno emigrazioni ha ribadito: «Dobbiamo aprirci per creare una migrazione circolare. In Europa abbiamo la libertà di muoverci e dobbiamo difenderla».I contenuti messi sul tavolo dal presidente Prete sono stati discussi e commentati da Carlo Sangalli, presidente Confcommercio e Unioncamere nel suo successivo intervento e, a seguire da Daniele Vaccarino, presidente R.E TE. Imprese Italia; Rosario Rago di Confagricoltura; Gennaro Masiello di Coldiretti e Francesco Rullani, professore associato - LUISS Guido Carli in un dibattito sempre moderato dal giornalista Franco Di Mare.

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Anche in questa fase, forte è stata da parte dei rappresentanti del mondo delle imprese la voglia di manifestare le

proprie ragioni e la propria legittima importanza nella costruzione di un’economia sana, nonostante tutto. Le conclusioni, infine, sono spettate al presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Toni meno esacerbati i suoi, ma altrettanto decisi e chiari specie sul reddito di cittadinanza: «Sì al reddito di cittadinanza ma solo se crea un ponte con l'occupazione, perché è solo grazie al lavoro che i divari si riducono. Il governo deve invertire le proporzioni tra spesa corrente e spesa per investimenti. Diversamente sarà responsabile della débâcle del Paese».

«Le imprese hanno contribuito a costruire la nostra storia, insieme ai propri collaboratori e dipendenti. Se ancora oggi esiste una manifattura forte, se esistono delle eccellenze produttive lungo l’intero Paese, se esiste il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, vorremmo ricordare che è merito di tutti noi che investiamo, con coraggio e passione, nelle idee e nella nostra economia»

L'intervento di Vincenzo Boccia


Rullani: «Il rischio è che l'Italia resti ai margini dell'economia globale» Il fatto che tuttora la politica non abbia scelto di investire massicciamente nella ricerca, nella scuola e nell’università, predisponendo il capitale umano necessario, è una delle debolezze competitive fondamentali cui dovremmo trovare rimedio

Francesco Rullani professore associato - LUISS Guido Carli

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rofessor Rullani, nel corso della nostra Assemblea Pubblica, ha ascoltato direttamente dai protagonisti le ragioni per cui sarebbe necessario rimettere l’impresa al centro. Motivazioni anche diverse ma convergenti. Hanno ragione gli imprenditori a dire che questo governo e questa manovra sono anti-impresa? Il punto essenziale è guardare alle criticità di un sistema economico dotato di indubbi punti di eccellenza, come le medie imprese di successo o la capacità di collegarsi ai mercati internazionali grazie all’export, ma oberato da problemi cronici che ne frenano le capacità propulsive. Mi riferisco alla stagnazione della produttività, alla caduta degli investimenti pubblici e privati, ad un indebitamento crescente, che aumentando l’incertezza sul futuro rende difficile il finanziamento corrente. Nelle scelte di politica economica questi problemi non stati messi al centro. Eppure agire dal lato della produttività vuol dire agire dal lato dell’impresa e del lavoro, della creazione di

reddito, del rientro nel circuito produttivo di chi ora ne è stato espulso. Questa manovra cerca di riattivare il sistema grazie alla semplice domanda addizionale indotta da un deficit di bilancio finanziato a debito, una strategia che ha il respiro molto corto rispetto a ciò che servirebbe. Cosa c’è di buono, secondo lei, nella manovra del governo? Il governo fonda la manovra sulla dichiarata volontà di farsi carico delle sacche di povertà ed emarginazione del paese, identificandole in un universo di cittadini ad oggi obiettivamente periferici rispetto al circuito della produzione di valore. Non solo i poveri, i disoccupati, le aree a maggiore disoccupazione come il Sud, ma anche il ceto medio in declino, le fasce deboli del lavoro e dell’imprenditorialità, i territori che stanno perdendo l’identità ereditata dal passato. Questa attenzione non è nuova. Anche i due governi precedenti avevano affrontato il tema, e da una prospettiva più universalista, includendo fasce di

di Raffaella Venerando

popolazione che ora si tende ad escludere, come i migranti. Ma è comunque un’attenzione lodevole. Il problema è che per intervenire in modo efficace su questi temi la logica della semplice redistribuzione del reddito disponibile non basta, men che meno se sostenuta “a debito”. L’emarginazione si combatte attraverso il cosiddetto “empowerment”, vale a dire la costruzione di sistemi di supporto che permettano a chi è periferico al circuito della produzione del valore di creare un proprio percorso di rientro, di produzione di reddito e in definitiva di emancipazione. Dunque, l’attenzione a certi temi - la disuguaglianza, l’emarginazione, il disagio sociale - è ciò che c’è di buono, ma le soluzioni da mettere in cantiere sono altre, e piuttosto diverse da quelle su cui è stata concentrata l’attenzione finora. Quanto pesa l’incertezza complessiva del momento sulle imprese? Siamo giunti ad uno snodo importante dell’evoluzione delle nostre economie. L’avvento

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speciale assemblea

Da sinistra, Andrea Prete, Viktor Elbling e il console della Germania a Napoli, Giovanni Caffarelli

del digitale, che ancora non ha dispiegato tutta la sua capacità dirompente, e la crescente forza della globalizzazione, fatta di movimenti di merci, di capitali, di persone, di informazioni, di mercati, di significati e simboli, impone la necessità di un investimento corale da parte di tutto il sistema Italia. Le imprese sono quindi chiamate ad immaginare e realizzare importanti investimenti a rischio per innovare la propria posizione competitiva, le proprie competenze, la propria organizzazione. Questi investimenti possono essere realizzati solo se la transizione verso il nuovo assetto che si sta creando viene gestita. Se viene lasciata a se stessa, non governata, l’incertezza che ne deriva rende riluttanti i possibili finanziatori, rende più difficile creare reti e progetti comuni che, condividendoli, rendano i rischi più gestibili, e non permette la creazione di quell’infrastruttura materiale e immateriale che serve a dare una base solida agli investimenti. C’è dunque la concreta possibilità che questi non siano portati avanti, lasciando l’Italia ai margini di una economia globale in cui prevar-

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L'intervento di Carlo Sangalli

ranno coloro che invece avranno avuto la lungimiranza di creare le condizioni per accogliere -e governare - il nuovo paradigma. Lei ha indicato la produttività come antidoto al declino non solo dell’impresa, ma del Paese. Come si spinge su questa leva e perché è così difficile intraprendere questa strada? Oggi il concetto di produttività non può essere semplicemente legato a quello di volume della produzione, deve invece riferirsi al valore prodotto. Per accrescere il valore prodotto per unità di input non è sufficiente investire sull’innovazione dei processi, si deve agire sul valore che il prodotto ha per il consumatore, sulla qualità, l’esperienza del consumo, il suo significato. Ad esempio, i prodotti Made in Italy possono generare più valore per ogni ora lavorata e per ogni euro investito non tanto se costano meno, ma quando rendono di più in forza della loro qualità distintiva, dei significati simbolici ed estetici associati, del livello di flessibilità, di fiducia e di servizio garantito al cliente. La rivoluzione digitale e globale in corso offre grandi potenzialità da questo punto di vista, perché

permette di agire proprio sulle leve della produttività, dalla qualità, alla customizzazione, alla creazione di significati ed esperienze. Per cogliere questa occasione, tuttavia, diventa fondamentale poter disporre di un sistema che permetta alle imprese di entrare a far parte di catene del valore ormai globali, grazie ad infrastrutture logistiche e comunicative adeguate, di avere accesso a capacità professionali all’avanguardia, integrate con l’uso dei programmi e degli automatismi digitali, e distribuite nei territori ed oltre i territori, in una logica di rete. La produttività nasce dunque, in questo contesto, dalla mobilitazione di capacità intellettuali, produttive, logistiche e comunicative che vanno predisposte per tempo: l’Italia è in ritardo in quasi tutti questi campi. Ad esempio, il fatto che tuttora la politica non abbia scelto di investire massicciamente nella ricerca, nella scuola e nell’università, predisponendo il capitale umano necessario, è una delle debolezze competitive fondamentali a cui dovremmo trovare rimedio. L’inclusione dei giovani nel


mondo del lavoro pare restare al momento un’altra priorità mancata. Quali sono le possibili soluzioni, oltre il reddito di cittadinanza? Chi oggi ha meno di trent’anni è cresciuto in una società ed in una economia ormai fluide. È quindi nelle condizioni migliori per apprendere facilmente a gestire i codici digitali richiesti dalle nuove macchine, adottare culture e stili di vita transnazionali, utili per muoversi con successo nelle filiere e nei mercati globali, e contribuire quindi all’evoluzione della nostra economia così come discusso precedentemente. Ma per farlo, deve poter apprendere tutto questo. L’Italia ha oggi nella sua forza lavoro una percentuale di laureati tra le più basse d’Europa, mentre negli istituti tecnici e professionali non è ancora decollato un rapporto di interazione scuola-lavoro efficace. In mancanza di una attenzione adeguata alle relazioni tra scuola, università e imprese, tra creazione della conoscenza e creazione del valore, il potenziale che le giovani generazioni possono esprimere viene sprecato. Un’attenzione che deve essere adeguata ai tempi, centrata sull’apprendimento dei linguaggi formali, certo, ma anche sulla crescente importanza della creatività e dell’intelligenza sociale, sul crescente valore che significati, esperienze e relazioni avranno per le nostre economie. Si deve quindi immaginare di potenziare gli investimenti in questi ambiti, che sono politicamente difficili da implementare dati i ritorni a lungo periodo, ma

Franco Di Mare intervista Viktor Elbling

quantomai necessari e non più procrastinabili. All’Assemblea era presente anche l’Ambasciatore tedesco in Italia. In poco più di un decennio i tedeschi hanno eliminato il dualismo Est/Ovest. In Italia, invece, la forbice Nord – Sud continua ad allargarsi…Perché non riusciamo a ridurre in modo significativo il divario? La rivoluzione digitale e globale rende possibile ripensare il divario Nord/Sud secondo coordinate nuove. Infatti, in questo contesto, la questione chiave è la medesima sia per il Sud che per il Centro-Nord: l’investimento in capitale umano, in creatività sociale e nelle infrastrutture della logistica veloce e della comunicazione digitale. Da questo punto di vista, i differenziali che contano tra Sud e Centro-Nord vanno oltre alle preesistenze, e sono quelli degli investimenti a rischio da realizzare nella sperimentazione di progetti di innovazione avanzati, capaci di attivare traiettorie espansive promettenti. Il Sud

ha un bisogno immediato di ottenere dalla politica economica un sostegno differenziale alla sperimentazione del nuovo, partendo dalle idee e dai progetti innovativi già in essere, al fine di propagarle e consolidarle nel corso del tempo, in sintonia con gli investimenti e le iniziative prese al Centro-Nord. Come per gli altri punti sviluppati precedentemente, anche in questo caso il semplice reddito di cittadinanza non è la soluzione. Non basta a colmare un gap strutturale di produttività, che deve essere invece corretto con un consistente flusso di investimenti rivolti al futuro possibile. Un futuro su cui possano così scommettere le comunità locali, i lavoratori coinvolti, i giovani occupati e disoccupati, le famiglie di chi si è soltanto sentito ai margini di quanto è accaduto finora. Ovviamente il tutto a partire dalle idee, dalle risorse e dalle relazioni delle imprese che già adesso operano nei territori del Meridione italiano e che in esso hanno salde radici.

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primo piano

Magaldi: «Vi racconto la magia del MADRE» Tra le priorità della vicepresidente del Museo, l’attivazione di collaborazioni sempre più chiare e incisive con il mondo delle imprese e del turismo

di Raffaella Venerando Letizia Magaldi vicepresidente MADRE - Museo D'Arte Contemporanea Donnaregina

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econdo recenti stime di SRM, Napoli è il perno del mercato culturale campano: con il 38% dell’offerta complessiva attrae ben il 75% dei visitatori della regione. Quanto merito va al Madre, di cui lei è vicepresidente, per questi risultati positivi e in crescita? Napoli e la Campania stanno vivendo un’importante stagione di sviluppo turistico, grazie agli investimenti di imprenditori nelle infrastrutture del turismo e alle politiche di valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale e ambientale. La strada maestra è tracciata ed è quella giusta, ma bisogna continuare a investire e attivare maggiori e migliori sinergie tra la programmazione pubblica e quella privata. Sicuramente il Museo Madre è tra le istituzioni culturali del contemporaneo più significative e, in forza di questo ruolo, attiveremo - siamo già al lavoro per farlo in modo efficace collaborazioni sempre più chiare e incisive con il mondo delle imprese e del turismo. Per costituzione, il Madre è un Museo lontano dalle definizioni tradizionali. È sì un’istituzione, ma

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identità e programmazione sono da sempre orientate alla formazione e al divertimento dei suoi fruitori. Meno algidità e più edutainment che effetti producono? Tra le missioni principe del Museo di arte contemporanea c’è l’educational, perché il museo possa essere oggi un luogo in cui il pubblico può trovare piacere e divertimento imparando, conoscendo, esplorando nuovi linguaggi e godendo di un’esperienza culturale ed emozionale a tutto tondo. Al Madre abbiamo recentemente lanciato un programma di didattica dedicato alle scuole, per alunni e docenti, con visite alle mostre temporanee e alle collezioni, percorsi tematici come visite interattive per l’apprendimento dei vari linguaggi storico-artistici, laboratori di comunicazione, musica, arte e nuove tecnologie digitali, ma anche su mosaici e affreschi in chiave contemporanea, per riscoprire le nostre tradizioni attraverso nuovi linguaggi. Largo spazio anche al sociale: il claim del progetto didattico dedicato all'integrazione sociale presentato dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e dal

Madre è «Io sono felice». Come si articolerà e per quali finalità? Inaugurato ad ottobre, si tratta del primo esperimento sociale del museo Madre che, attraverso le arti contemporanee, si trasforma in piattaforma pubblica di condivisione e strumento per una cittadinanza attiva e consapevole. Io sono Felice! è un programma molto vario ed eterogeneo di attività didattiche e performative che animeranno gli interni del museo, in dialogo con le associazioni del terzo settore ed i quartieri limitrofi come il Rione Sanità ed il Quartiere San Lorenzo. I partecipanti potranno così vivere il museo come casa propria e la propria città come un posto nuovo, tutto ancora da svelare, mettendo a fattor comune conoscenze differenti per dare vita a una comunità più vicina ai loro desideri e aspirazioni. Più nello specifico, Io sono Felice! è anche un progetto educativo speciale, ideato dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee nell’anno 2018/2019, articolato in workshop ad accesso gratuito che inaugura una stagione di collaborazioni alcune consolidatesi nel tempo, altre del tutto inedite - con artisti


provenienti da diversi ambiti disciplinari, associazioni di quartiere, cooperative sociali, professionisti e operatori del terzo settore che vantano un’esperienza solida nel lavoro con bambini e adolescenti. L’arte può rendere felici a tutte le età? Credo che ciascuno possa trovare nell’arte una “sua” felicità. La magia sta proprio in questo, nella possibilità che - di fronte ad un’opera d’arte - non esiste una uniformità di comportamento, né tanto meno una identità di emozione e reazione, ma diverse, molteplici come molteplici e diversi sono i linguaggi di un’opera d’arte. L’arte non offre un senso univoco, ma un ventaglio di significati possibili da cogliere e costruire. Ciascuno, all’interno del museo,

dovrebbe essere libero di apprezzare ciò che vede a suo modo, senza alcun timore di essere considerato profano o non esperto. Compito di chi gestisce il museo è, però, fare in modo che ci siano sempre più visitatori che dall’arte imparano e che, via via, questa comunità diventi più ampia. Questa del Madre è per lei un’esperienza “altra”, molto distante dai suoi impegni lavorativi. Una bella sfida… Una bella sfida che mi impegna in due mondi apparentemente diversi ma, in realtà, con molte affinità e somiglianze. Il Museo contemporaneo, infatti, oggi non è un più solo uno spazio in cui si conservano ed espongono delle opere, ma un vero e proprio luogo privilegiato di produzione culturale, di elabo-

razione e creazione attiva di nuove idee, di ricerca e diffusione del pensiero degli artisti, di sviluppo della conoscenza. Al consiglio di Amministrazione spetta il ruolo di organizzarne la creatività. Lo stesso si può dire delle aziende, centri di produzione di idee in cui la capacità manageriale dell’imprenditore si esprime anche nella gestione dell’attività intellettuale, nella capacità di cogliere e far proprie le tendenze culturali del complesso mondo che ci circonda, nella comunicazione dei propri valori aziendali attraverso nuovi linguaggi. I due mondi - arte e impresa - a conti fatti non sono così distanti come può sembrare. In ambedue l’innovazione, la passione e la sete di conoscenza sono forze creatrici potentissime.

Credits: buren axer desaxer4-1024x683

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focus

Free Zones di successo: il caso del porto di Tanger Med in Marocco Gli elementi chiave di maggior rilievo riguardano le favorevoli condizioni di sviluppo e le grosse opportunità economiche che lo scalo è in grado di offrire agli investitori esteri logistici e manifatturieri. Numerose sono, infatti, le facilitazioni burocratiche agli scambi commerciali, che gli consentono di essere preferito da aziende e compagnie di navigazione, nell’individuazione delle rotte più profittevoli e in fase decisionale per stabilire dove situare le attività produttive di Alessandro Panaro Capo Dipartimento Maritime Economy, SRM

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l porto di Tanger Med è tra i maggiori hub del Mediterraneo per movimentazione container e mezzi navali transitati ed è dotato, nella zona retroportuale, di una Free Zone strutturata. Situato a circa 40 km dalla città di Tangeri, è il più grande porto del Marocco e punto d’incontro navale tra il Mare Nostrum e l’Atlantico, gode di una posizione geografica di rilievo sullo stretto di Gibilterra e la caratterizzazione tipica del porto è che la nave per transitare nello scalo non ha bisogno di complesse manovre di attracco ma solo di rallentamenti per l’accosto in banchina. Nonostante sia uno scalo “giovane” (il primo terminal è stato inaugurato nel 2007 e il secondo nel 2008), è in breve tempo diventato un modello internazionale di governance da imitare e un riferimento per il trasporto via nave di merci. Dal 2007 al 2017 ha aumentato la movimentazione di container di 20 volte arrivando a oltre 3,3 milioni di Teus. Nel 2017 il traffico contenitori ha registrato una crescita dell’12% sul 2016. Di rilievo è anche la crescita che il Marocco ha effettuato, grazie al porto, nel ranking del Liner Shipping

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Connectivity Index dell’Unctad. Il Paese è passato dal 77° posto del 2004 al 16° del 2017 scalando oltre 60 posizioni; tra le maggiori performance mondiali. La maggiore escalation si è avuta proprio dal 2007 al 2008 dove il valore dell’indicatore è salito di 20 punti. L’ascesa del porto è dovuta, oltre che ad una spinta strategica del Governo in termini di investimenti pubblici, anche a quattro driver che lo trascinano ad avere una posizione di primo piano; si enfatizza questo passaggio in quanto Tanger Med riesce a svolgere un ruolo di protagonista pur avendo di fronte il primo (e tra i più efficienti) porto container del Mediterraneo quale è lo spagnolo Algeciras che muove una concorrenza non di poco conto allo scalo. Il primo driver che Tanger Med ha saputo sfruttare è la location geografica; è situato, come accennato, allo sbocco di Gibilterra in un’area nodale quanto Suez sulla via di passaggio tra Asia, Nord-Europa, Nord e Sud America e ha banchine facilmente raggiungibili. Il secondo è la capacità che ha avuto di attrarre mega carrier e terminalisti di primo livello come Eurogate (che fa capo al gruppo tedesco Eurokai)

che gestisce il terminal 2 e APM (del Gruppo danese Maersk, primo vettore al mondo per volumi di container trasportati) che gestisce il terminal 1. I terminal 3 e 4, assegnati a Marsa Maroc e APM, in fase di allestimento, consentiranno di aumentare la capacità del porto ad 8,2 milioni di Teus. Il terzo è la capacità di svolgere il ruolo di Multipurpose e quindi di accogliere ogni tipologia di nave, dal container, al Ro-Ro alle rinfuse; questo rende il porto molto flessibile ai mutati scenari del mercato che oscillano in funzione dei noli e del prezzo delle rinfuse liquide (petrolio greggio e raffinato). Tanger Med è connesso, con 55 servizi regolari, a 150 porti mondiali di 66 Paesi. Veniamo al quarto driver, il cuore pulsante del porto: la dotazione di una Free Zone strutturata che ha saputo infondere una grande accelerazione alla crescita dello scalo; l’area logistico portuale e l’area “Franca” ospitano complessivamente circa 600 imprese di tutti i settori produttivi che realizzano un totale export di oltre 4 miliardi di euro. Essa è impropriamente definita Free Zone in quanto si tratta in realtà di sei zone ognuna con una vocazione


diversa e concepite sempre per avere una perfetta integrazione con lo scalo. La zona è costruita infatti per dare piena importanza al porto così come nella logica del legislatore italiano; un’area che traina la crescita di tutto il territorio.

La Free Zone di Tanger Med

Le sei zone che compongono il complesso sono: 1. Renault Tanger Med - è l’area dove è ubicato lo stabilimento della Renault dal febbraio 2012; la fabbrica produce modelli di Dacia venduti in Marocco o esportati principalmente in Europa, Africa e nell’area Mena; 2. Tanger Automotive City (TAC) - è la parte della Zona dedicata al settore automotive che ruota intorno all’investimento effettuato dalla Renault-Nissan. 3. Tanger Free Zone - si tratta di un’area in cui sono ubicate in prevalenza imprese che si occupano dei settori agroalimentare e tessile e che possono beneficiare di ampie agevolazioni sia amministrative, sia fiscali. 4. Tetouan Park - è un Parco Industriale e Logistico che si pone l’ambizione di fornire servizi logistici e distributivi a valore aggiunto, con annesse lavorazioni industriali per le imprese della Free Zone. 5. Tetouan Shore - area dedicata ai servizi di business (banche e assicurazioni) e a quelli in outsourcing (esempio: call center o gestione piattaforme tecnologiche); 6. Commercial Free Zone - è un’area destinata allo sviluppo del commercio all’ingrosso e al dettaglio dei prodotti delle

Infografica 1 - SRM su Tanger Med Port Authority

imprese dell’area interessata dalla Free Zone. Come si è avuto modo di comprendere dalla sintetica descrizione delle attività presenti nell’area, la Zona è un progetto complesso in cui vanno previste una serie di attività non solo industriali ma anche di servizi e di commercializzazione, sempre e tutte rivolte allo sviluppo delle imprese e del porto. Il tutto contorniato da una serie di agevolazioni finanziarie che vanno ad aggiungersi alle semplificazioni amministrative, che vengono concesse e che possono essere riassunte in questo modo: esenzione dalle imposte di registro e di bollo; esenzione dell’imposta sui brevetti e dalla tassa urbana per 15 anni; esenzione dell'imposta sul reddito delle società per 5 anni e, dopo, aliquota ridotta all’8,75% fino al 20° anno; esenzione fiscale sui prodotti azionari, azioni e proventi assimilati e sul rimpatrio di capitali; le merci che entrano nella zona sono esenti da IVA; per alcuni settori, lo Stato, attraverso il Fondo Hassan II, può concedere aiuti finanziari per l'acquisto di terreni e/o la costruzione di unità produttive; il trattamento previdenziale per assunzioni e contratti di dipendenti permette un abbattimento del costo

del lavoro.In conclusione il successo del porto marocchino deriva da una serie di fattori combinati tra loro. Tra questi, gli elementi chiave di maggior rilievo riguardano le favorevoli condizioni di sviluppo e le grosse opportunità economiche che il porto è stato ed è in grado di offrire agli investitori esteri logistici e manifatturieri. Tanger Med prevede, infatti, numerose facilitazioni burocratiche agli scambi commerciali, che gli permettono di superare la concorrenza degli altri porti del Mediterraneo ed essere preferito da aziende e compagnie di navigazione, nell’individuazione delle rotte più profittevoli e in fase decisionale per stabilire dove situare le attività produttive. Le imprese internazionali sono fortemente spinte a delocalizzare la produzione a Tangeri grazie alle condizioni convenienti che il governo offre agli investitori stranieri. La posizione geostrategica nel Mediterraneo, come più volte sottolineato, permette a Tanger Med di configurarsi come un ponte tra Europa e Africa, e offrire l’accesso ad un mercato di oltre 600 milioni di persone, nonché fornire un collegamento altamente efficiente da e per l’entroterra del Marocco. Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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PMI Day 2018, le imprese si raccontano agli studenti Quest’anno focus su lotta alla contraffazione, cultura della prevenzione e resilienza a cura della Redazione

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nche quest’anno Confindustria Salerno ha aderito al PMI Day, la Giornata Nazionale delle Piccole e Medie Imprese, organizzata dalla Piccola Industria di Confindustria, inserita nella XVII Settimana della Cultura d’Impresa e nella Settimana Europea delle PMI promossa dalla Commissione UE. Il 16 novembre scorso, 15 piccole e medie imprese salernitane hanno aperto le loro porte ai giovani, accogliendo 420 studenti della provincia salernitana, per mostrare come si svolge l’attività produttiva, per raccontarne la storia e spiegare strategie e azioni messe in campo per affrontare i cambiamenti in atto. «La Giornata - ha dichiarato Gerardo Gambardella, Presidente del Comitato PI di Confindustria Salerno - è dedicata alla lotta alla contraffazione, allargata al tema dell’italian sounding e della proprietà intellettuale. Spazio, inoltre, alla cultura della prevenzione e di resilienza attraverso il Programma Gestione Emergenze (PGE), nato su iniziativa di Piccola Industria, all’indomani del sisma del 2016 che colpì il Centro Italia, e diventato un vero e proprio progetto nazionale consolidato dalla sinergia con la Protezione Civile. Scopo principale è la pianificazione, il coordinamento e il controllo delle attività di sostegno a favore di 14

imprese e popolazione, in caso di emergenza, ma anche la realizzazione di iniziative per la diffusione della cultura della prevenzione nelle aziende e nei territori in un costruttivo rapporto di collaborazione pubblico-privato». Hanno aderito al Pmi Day: • Arti Grafiche Boccia Spa di Salerno • Bioplast Srl di Fisciano • MGR Srl di Cicerale • Michele Autuori Srl di Salerno • Salerno Container Terminal Spa di Salerno • Marina d’Arechi Spa di Salerno • Essenia Uetp di Salerno • I.T. Svil Srl di Salerno • Sider Pagani di Sant’Egidio del Monte Albino • Pasta Cuomo Srls di Furore • Picone Srl di Prignano Cilento

• SIDEL Società Italiana Legno Srl di Buonabitacolo • Casa di Cura Privata SALUS Spa di Battipaglia • BCC Capaccio Paestum Soc. Coop. di Capaccio • Gruppo Iovine di Baronissi. Le scuole partecipanti all’iniziativa sono state: • Liceo Classico Torquato Tasso di Salerno • ISIS Fortunato di Angri • IIS Vico De Vivo di Agropoli • IIS Margherita Hack di Baronissi • ISS Ferrari di Battipaglia • IISS Giovanni XXIII di Salerno • IISS Giovanni XXIII di Salerno • ISIS Focaccia di Salerno • IISS Marco Tullio Cicerone di Sala Consilina • IISS Mattei Fortunato di Eboli • IISS Giovanni XXIII di Salerno • IIS Pacinotti di Scafati • IIS Fermi di Sarno.


IT Svil - ISIS "Focaccia" di Salerno

IT Svil - ISIS "Focaccia" di Salerno

MGR - ISS "Ferrari" di Battipaglia

MGR - ISS "Ferrari" di Battipaglia

Salerno Container Terminal - IISS "Giovanni XXIII" di Salerno

Salerno Container Terminal - IISS "Giovanni XXIII" di Salerno

Michele Autuori - IISS "Giovanni XXIII" di Salerno

Marina d'Arechi - IISS "Giovanni XXIII" di Salerno Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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BCC Capaccio Paestum - IIS "Vico De Vivo" di Agropoli

BCC Capaccio Paestum - IIS "Vico De Vivo" di Agropoli

Bioplast - IIS "Fermi" di Sarno

Bioplast - IIS "Fermi" di Sarno

Clinica Salus - IISS "Mattei Fortunato" di Eboli

Clinica Salus - IISS "Mattei Fortunato" di Eboli

Gruppo Iovine - IIS "Margherita Hack" di Baronissi

Gruppo Iovine - IIS "Margherita Hack" di Baronissi


Essenia UETP - ISIS "Focaccia" di Salerno

Essenia UETP - ISIS "Focaccia" di Salerno

Picone Pneumatici - IIS "Vico De Vivo" di Agropoli

Picone Pneumatici - IIS "Vico De Vivo" di Agropoli

Sidel - IISS "Marco Tullio Cicerone" di Sala Consilina

Sidel - IISS "Marco Tullio Cicerone" di Sala Consilina

Sider Pagani - IIS "Pacinotti" di Scafati

Sider Pagani - IIS "Pacinotti" di Scafati Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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Connext 2019, la business community del futuro sta arrivando In moto da qualche mese - con road show di presentazione lungo tutto il Paese - il primo incontro nazionale di partenariato industriale di Confindustria, aperto non solo alle aziende socie, avrà il suo apice nella due giorni il 7/8 febbraio prossimi con i B2B negli spazi del MiCo a Milano. Attese più di duemila imprese tra visitatori ed espositori a cura della Redazione

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onnext 2019 è il primo incontro nazionale di partenariato industriale di Confindustria, aperto non solo alle aziende socie. In moto da qualche mese - con road show di presentazione lungo tutto il Paese - avrà il suo apice nella due giorni il 7/8 febbraio prossimi con i B2B negli spazi del Mico a Milano. La logica è quella di creare un’occasione di networking per le imprese per integrare filiere, condividere innovazione e competenze e fare sistema per il futuro dell'Italia. Quattro le aree tematiche coerenti con la visione di sviluppo e crescita di Confindustria (“Fabbrica intelligente”, “Aree metropolitane motore dello sviluppo”, “Il territorio laboratorio dello sviluppo sostenibile”, “La persona al centro del progresso”) più una segnatamente dedicata al Made in Italy. Tanti i temi di interesse per il manifatturiero ma anche per i servizi più avanzati, con approfondimenti specifici su scienze della vita, ospedalità, economia circolare, logistica,

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cloud, internet delle cose e tanti altri argomenti strategici per la vita e il futuro delle imprese. IL MARKETPLACE DIGITALE Le imprese si avvarranno di una vetrina importante, per articolazione e complementarità dei temi, fruibile attraverso un Marketplace digitale: uno spazio virtuale per incontrarsi, guardare oltre i confini del proprio business, accrescere e migliorare le proprie filiere, conoscere nuovi partner, confrontarsi con stakeholder, associazioni, operatori commerciali.

Il Marketplace resterà on line anche dopo l’evento, fino a dicembre 2019, con possibili eventi di richiamo nell’arco dell’anno. Le imprese del Marketplace si profileranno per creare una scheda di presentazione della propria attività che apparirà sul catalogo degli espositori. Attivando il proprio profilo sul Marketplace le imprese potranno: richiedere e accettare proposte di B2B per il 7 e 8 febbraio 2019 e iscriversi agli eventi che animeranno la manifestazione. Un tool consentirà di organizza-


re gli incontri, consultare in real time profili e agenda e programma dei lavori. LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE Connext avrà anche un ambito internazionale, con il coinvolgimento di imprese da un Paese europeo di grande valore per l’Italia come la Germania, di aziende ed enti provenienti dal Marocco, uno dei più promettenti Paesi dell’area mediterranea, e dall’area balcanica, con il supporto di Confindustria Est Europa e Confindustria Assafrica & Mediterraneo. In particolare per la Germania, nell’ambito dell’area tematica “Made in Italy nel mondo”, è previsto il coinvolgimento di operatori delle reti commerciali, per i settori Food & Beverage e Moda & Accessori, realizzato con il supporto di ICE.

LOCATION Connext si terrà a Milano nell’innovativo spazio di MiCo Milano Congressi. Lo spazio espositivo EXPO CONNEXT si articolerà in: • 4 grandi aree tematiche che ospiteranno gli espositori, gli speed pitch aziendali e favoriranno il networking e gli incontri con salottini dedicati ai B2B e “piazze” di aggregazione diffusa con servizi di facilitazione; • 1 area dedicata agli incontri con le reti commerciali della Germania per le aziende del Food & Beverage e Moda & Accessori con stand espositivi e uno spazio per show cooking e sfilate o showroom; • 1 grande sala plenaria per gli eventi di apertura e chiusura di Connext; • 4 grandi sale per gli eventi tematici organizzati da Confindustria;

• sale per gli eventi proposti da Main Sponsor, Partner ed Espositori; • ampio spazio ristorazione con sala dedicata per gli eventi conviviali e servizi di ristorazione diffusa. MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE Le imprese avranno la possibilità di scegliere differenti modalità di partecipazione, secondo 4 livelli di ingaggio e investimento: • Visitatore • Espositore • Partner • Main sponsor INFORMAZIONI Per approfondire tutte le informazioni relative all’evento, al Marketplace e alle modalità di partecipazione, consulta https://connext.confindustria.it Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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Tirocini formativi: Assoservice Salerno diventa soggetto promotore Rivolgendosi all’ufficio Relazioni Industriali di Confindustria Salerno le aziende riceveranno tutto il supporto per l’adempimento dell’intero iter amministrativo necessario per l’attivazione dello stage

a cura della Redazione

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ovità rilevanti in tema di lavoro in casa Confindustria Salerno. È ora possibile procedere all’attivazione di percorsi formativi di tirocinio direttamente tramite Assoservice Salerno - società di servizi della Territoriale - in qualità di soggetto promotore. Assoservice Salerno ha, infatti, ottenuto dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) il rilascio del codice intermediario necessario per l’avvio dello svolgimento dell’attività di intermediazione di lavoro e l’inserimento all’Albo delle Agenzie per il Lavoro, ai sensi dell’art. 6 D.lgs. 276/2003. Si fa pertanto più rapida, snella ed efficace la possibilità per le aziende di avvalersi dello strumento del tirocinio, mediante il quale valutare, attraverso un periodo di formazione e di orientamento al lavoro, giovani e/o ai disoccupati direttamente sul campo, a costi contenuti e senza il vincolo di un rapporto di lavoro subordinato ma con l’opportunità di beneficiare di diversi vantaggi. CARATTERISTICHE DEL TIROCINIO Per la partecipazione allo

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stage, l’Azienda corrisponderà al tirocinante un’indennità minima di partecipazione di euro 500,00, come previsto dall’art. 26-ter, comma 1, del Regolamento Regionale n.4/2018, priva di contribuzione. Particolari regimi di indennità di partecipazione sono previsti per i soggetti percettori di forme di sostegno al reddito. Il periodo di inserimento può avere una durata variabile da un minimo di 2 a un massimo di 12 mesi. La durata minima è ridotta a 1 mese per i tirocini attivati presso soggetti che svolgono attività stagionali. Ulteriori oneri a carico dell’Azienda sono rappresentati dalla

copertura INAIL e dalla polizza assicurativa per responsabilità civile. IL RUOLO DI ASSOSERVICE SALERNO Rivolgendosi all’ufficio Relazioni Industriali di Confindustria Salerno le aziende riceveranno, attraverso Assoservice Salerno, tutto il supporto per l’adempimento dell’intero iter amministrativo necessario per l’attivazione del tirocinio. Per informazioni www.assoservicesalerno.it Giuseppe Baselice - 089200829 g.baselice@confindustria.sa.it lavoro@assoservicesalerno.it; Francesco Cotini - 089200815 f.cotini@confindustria.sa.it lavoro@assoservicesalerno.it.


YOUNG FACTORY DESIGN, sì alla creatività! C’è tempo fino al 4 febbraio 2019 per rispondere alle call delle aziende partner dell’iniziativa, ideata e promossa dal Gruppo Design, Tessile e Sistema Casa di Confindustria Salerno e rivolta per questa edizione a studenti, laureandi delle Facoltà di Architettura, Ingegneria, Design, Accademia delle Belle Arti e della moda e a laureati, architetti, ingegneri, designer e diplomati all’Accademia delle Belle Arti e della moda a cura della Redazione

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dee originali, ultramoderne, sostenibili e precise: chiedono questo nelle loro call le 15 aziende che partecipano alla terza edizione di Young Factory Design, l’iniziativa ideata e organizzata dal Gruppo Design, Tessile e Sistema Casa di Confindustria Salerno e patrocinata dall’Ordine degli Architetti di Salerno, dall’Ordine degli Ingegneri di Salerno, dall’Associazione per il disegno industriale Campania e Napoli Creativa e Università degli studi di Salerno. Il Concorso - rivolto per questa edizione a studenti, laureati e professionisti - prevede la progettazione di prodotti e/o oggetti di design capaci di esaltare materiali e produzioni delle aziende partecipanti. Creare, però, in particolare per questa edizione, non vuol dire improvvisare: le aziende chiedono ai progettisti di lavorare su intuizioni e indicazioni esatte, perché il talento vada indirizzato verso qualcosa di definito che favorisca le contaminazioni positive tra le parti e renda ancora più concrete le opportunità di collaborazione tra professionisti e aziende. Due le sezioni per i progettisti: quella Young, che comprenderà

studenti, laureandi delle Facoltà di Architettura, Ingegneria, Design, Accademia delle Belle Arti e della moda, o laureati entro 3 anni dalla laurea e quella Pro che raggrupperà Architetti, Ingegneri, Designer, Diplomati all’Accademia delle Belle Arti e della moda. Come per le precedenti due edizioni, i partecipanti avranno l'occasione di entrare in contatto diretto con le tecnologie e il know-how delle aziende scelte, mentre le aziende si propongono come incubatore delle proposte più innovative del contest selezionate da una giuria di esperti. LE AZIENDE PARTECIPANTI > Hebanon - F.lli Basile > Opus Mosaici

> Giovanni De Maio > A4 Design > De Martino fornaci > Ciesse Home > Marmi Sacco > Marine Leather > Valflex > Lamberti Design > ICS - Future Village > Cianciullo Marmi > Tekla - porte e finestre > Manifatture Tessili Prete > MGR Group TEMPI E MODALITÀ Su www.youngfactorydesign.com sono disponibili tutte le informazioni sul contest, tra cui la dead line per la consegna dei progetti da inviare entro e non oltre il 4 febbraio 2019 alle ore 12:00. Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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RE BUILD IT S.R.L., la gestione intelligente degli immobili d’impresa Grazie all’analisi mirata della struttura e alla perfetta sinergia tra tutte le attività tecniche, patrimoniali e amministrative, la società ottimizza la redditività degli asset immobiliari identificando le aree di intervento e i possibili margini di miglioramento, mettendo in luce le opportunità di saving a cura della Redazione

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E Build It è una società di consulenza che affianca gli imprenditori nella gestione del patrimonio immobiliare per trasformare la manutenzione da costo necessario a importante leva di competitività e opportunità di risparmio. Il costo degli adempimenti manutentivi pesa notevolmente sul fatturato delle Piccole e Medie Imprese e, oltre ai costi degli interventi, sull’azienda gravano i costi sostenuti in termini di “ore per addetto” per le attività di gestione documentale e coordinamento dei servizi tecnici. Costi che sono spesso sottovalutati, o gestiti in maniera inadeguata, se le imprese non sono dotate della competente funzione aziendale (asset & facility manager). Re Build IT risponde a questa criticità agendo come incubatore di buone pratiche e fornendo uno strumento per migliorare la performance economica. La società si propone come unico interlocutore per tutti gli adempimenti manutentivi e normativi legati alla gestione degli immobili. Un applicativo in Cloud progettato da Re Build IT fornisce uno strumento intuitivo, non oneroso e adattabile ai diversi contesti quali Corporate Building, Retail e GDO, Industria e Logistica, Hotel. Ma è nel modello gestionale che risiede la principale innovazione poiché adatta il know-how del management del costruito, consolidato nell’ambito delle grandi aziende, alle peculiarità operative delle PMI. Grazie all’analisi mirata della struttura e alla perfetta sinergia tra tutte le attività tecniche, patrimoniali e amministrative, la società ottimizza la redditività degli asset immobiliari identificando le aree di intervento e i possibili margini di miglioramento. L’offerta dei servizi forniti è scomponibile in 2 aree: • la gestione degli asset e degli impianti in essi contenuti; • la progettazione e il project management di interventi migliorativi finalizzati ad accompagnare il cliente in un percorso di adeguamento edile-impiantistico e di innovazione nell’ambito della gestione del costruito, anche attraverso l’implementazione di specifici processi di trasformazione digitale. A questo scopo è utilizzato il BIM per ricostruire modelli “as built” e innovare i processi di manutenzione attraverso la RE Build It s.r.l. creazione di una control room virtuale. Via Trento 39 - 84129 Salerno

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Balestrieri Holding, il rispetto per l’ambiente prima di tutto Sono i numeri a raccontare le dimensioni di un gruppo che oggi conta più di 1.000 dipendenti con 29 comuni serviti e un parco mezzi che supera le 650 unità a cura della Redazione

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a tre generazioni la famiglia Balestrieri opera nel settore dell’igiene urbana, garantendo ogni giorno servizi di qualità e soluzioni innovative. Una storia cominciata nel 1956 quando, grazie al lavoro e all’ingegno di Nicola Balestrieri, l’azienda ottiene le prime commesse in Costiera Sorrentina. Un mercato, quello dell’igiene urbana, in continua evoluzione. Mutano negli anni le regole e le tecnologie, ma sono tutti cambiamenti che la famiglia Balestrieri affronta potendo contare sulla propria esperienza. Arrivano così le commesse in Lombardia e Sicilia, e poi nel Lazio e in Puglia. Alla sede di Angri (in provincia di Salerno) si vanno ad affiancare quelle operative nelle varie regioni. Antonio e Alessio Antonello, rispettivamente seconda e terza generazione della famiglia Balestrieri, sono i protagonisti di una crescita senza soluzione di continuità. L’azienda resta fedele negli anni a quella filosofia familiare che pone al primo posto il rispetto per l’ambiente e l’ambizioso obiettivo di regalare un futuro pulito e sano alle generazioni di oggi e di domani. Nel 2017 nasce la holding con quattro aziende controllate e un fatturato passato dai 2 milioni del 2010 ai circa 50 milioni del 2017. Sono i numeri a raccontare le dimensioni di un gruppo che oggi conta più di 1.000 dipendenti con 29 comuni serviti e un parco mezzi che supera le 650 unità. Tekra srl, l’azienda più grande, e Balestrieri Appalti offrono servizi di raccolta differenziata, bonifica, pulizia stradale, disinfestazione per enti pubblici e privati e raccolta di rifiuti industriali, pericolosi e non pericolosi. La Balestrieri Impianti lavora allo stoccaggio e al trattamento dei rifiuti e ai processi di compostaggio. La SB Ecology si occupa della selezione e del trattamento di varie tipologie di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata presso un proprio impianto. Tutte le aziende del gruppo hanno ottenuto le più importanti Balestrieri Holding Via Raiola 59, Angri (Sa) certificazioni a riprova degli standard di qualità raggiunti: UNI EN ISO 9001:2008, 081 51 33 249 UNI EN ISO 14001:2004, OHSAS 18001:2007 e SA 8000. La holding è inoltre in possesso www.balestrieriholding.eu del rating di legalità rilasciato dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato. info@balestrieriholding.eu Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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Flamix, un'azienda eco-impegnata La produzione di film plastici dell’impresa cavese, attiva dalla fine degli anni ’70, avviene utilizzando sempre materie prime riciclabili, provenienti da aziende certificate a cura della Redazione

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a Flamix nasce nella fine degli anni ‘70 a Cava de' Tirreni (Sa), occupandosi prima della sola commercializzazione e, poi, anche della produzione di sacchetti in plastica. Su di un’area complessiva di 5.000mq, dispone di strutture e spazi adatti alla gestione operativa, allo sviluppo e alla produzione di film plastici, in linea con gli elevati requisiti qualitativi che da sempre intende raggiungere. Ambienti specifici perfettamente organizzati e dedicati ad ogni tipo di funzione: stoccaggio materie prime, linee produttive per l'estrusione, altre per il recupero e riciclo, deposito semilavorati e prodotti finiti, palazzina direzionale a diretto contatto con gli spazi produttivi le consentono di operare in piena razionalità ed efficienza. Il parco impianti del reparto di produzione è composto da 10 linee per l'estrusione di film in bolla, di cui 4 per la produzione di film in bassa densità (LDPE) e BIO (biodegradabile e compostabile) e 6 per film in alta densità (HDPE). Il reparto di recupero e riciclo, invece, comprende due linee complete per la rigenerazione di rifiuti e scarti in polietilene. Alla base della progressiva crescita aziendale vi è un modus operandi orientato alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti. Ma c’è di più. Sottesa a ciascuna fase di produzione, a fare da guida, c’è l’approccio da sempre ecosostenibile. La produzione di film plastici avviene infatti utilizzando materie prime riciclabili, provenienti da aziende certificate. Stesso discorso per la produzione di materiali biodegradabili e compostabili e per il recupero e riciclo degli scarti e dei rifiuti plastici. I prodotti e il processo Nello specifico, la FLamix produce film in bobine - in foglia, tubolari, soffiettate e termoretraibili - monopiega o multipiega da copertura. I film flessibili vengono prodotti anche goffrati, micro forati e marchiati a freddo con i riferimenti normativi per l'utilizzo alimentare dei prodotti. La Flamix segue, inoltre, l’intero processo di lavorazione e rigenerazione della plastica; dalla raccolta, mediante propri mezzi autorizzati e certificati, alla selezione dei materiali destinati al ciclo produttivo di recupero e riciclo. L’azienda produce una vasta gamma di polimeri riciclati in grado di soddisfa- Plastic Second Life re le esigenze dell’industria della trasformazione: granulo per filmatura/soffiaggio in PE-LD, Flamix s.a.s. PE- HD; granuli in PP, adatti sia per il soffiaggio che per lo stampaggio ad iniezione. I rifiuti in Via XXV Luglio, 265 PE e PP entrano all’interno dell’impianto di lavorazione principalmente sotto forma di balle, Cava de' Tirreni (Sa) e dopo le opportune operazioni di pesatura, registrazione e verifica di qualità e conformità, Tel. 089441250 vengono stoccati in apposite aree prima di essere impiegate nel ciclo produttivo aziendale. info@flamix.it/www.flamix.it

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business

Stefania Rinaldi: «Con un buon sonno, anche la creatività migliora» La mission del Rinaldi Group è capire e anticipare i bisogni dei consumatori, oggi sempre più informati e attenti. Grazie a un profondo e serio impegno, l’azienda di Giffoni Valle Piana è in grado di offrire al mercato ben 8 prodotti scientificamente testati sull’ergonomia e sul comfort, 2 di questi dotati di una tecnologia oggetto di brevetto di Raffaella Venerando

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ttorno al sonno girano le viti delle vite umane. E proprio al sonno, la Rinaldi Group ha dedicato un approfondimento scientifico lungo due giorni. Come è nata questa iniziativa e che riscontri ha ottenuto? Questa iniziativa è un sogno nel cassetto, che da molti anni accompagna il mio agire come “imprenditrice del sonno”. La molla che mi ha spinto a farlo diventare un progetto, però, è scattata durante un mio viaggio a Creta dove sono rimasta affascinata da come si svolgeva la vita nel palazzo di Cnosso soprattutto nella zona notte. La curiosità di scoprire come dormissero nell’antichità mi ha condotto, al mio rientro in Italia, più volte a Paestum per ammirare i templi e immaginare come riposassero, nell’Antica Poseidonia,

i coloni greci ai tempi del loro insediamento in Italia. Successivamente, in una delle mie visite, sono rimasta estasiata dalla passione e dall’emozione con cui il direttore del Parco Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, presentava la Tomba del Tuffatore. Fondamentale per lo sviluppo e la realizzazione di questo progetto, però, è stata la collaborazione scientifica che abbiamo con l’Università degli Studi di Salerno, alla quale si è aggiunto lo spirito ardente di divulgazione culturale che è proprio del Parco Archeologico di Paestum. Da un lato, grazie al supporto e alle alte competenze tecniche dei professor Angelo Meriani e Alessandro Naddeo siamo riusciti a creare un comitato scientifico multidisciplinare, così da articolare tre sessioni intorno al tema del sonno; dall’al-

tro lato, grazie all’entusiasmo del direttore Zuchtriegel e del responsabile dell’Ufficio Tutela, Ricerca e Scavi, Francesco Uliano Scelza, siamo riusciti a far vivere una parte di questo evento nel cuore di Paestum, culla della nostra civiltà. Molti sono stati i contatti che abbiamo ricevuto da docenti, ricercatori e cultori di diverse materie che approfondiscono gli studi sul sonno, dall’ambito umanistico, a quelli storico-artistico, scientifico e tecnologico. Questa eco ci incoraggia a dar seguito al sogno nel cassetto, non solo a proporre una nuova edizione del workshop ma anche a dar vita a qualcosa di più grande, che mi auguro di potervi raccontare presto. Da un punto di vista strettamente tecnologico, quanto è cambiato il nostro modo di dormire? Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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Il prof. Claudio Azzara e Stefania Rinaldi in una fase del workshop

Negli ultimi 20 anni il mercato del materasso ha subito un’evoluzione impensabile, almeno fino alla fine degli anni ’80. Si è passati dal tradizionale materasso compatto, a molle, con i due lati climatizzati ad un’offerta sempre più ampia ed eterogenea, con tecnologie avanzate e materiali innovativi. L’attuale trend, poi, vede i consumatori dividersi tra i sostenitori delle materie prime naturali - sia per i rivestimenti, sia per le strutture interne - e un sempre maggior numero di utilizzatori di prodotti a tecnologia ibrida. Da considerare che i consumatori, oggi, sono sempre più informati sui prodotti perché più consapevoli dell’importanza che il benessere riveste per la qualità della propria vita. Sono quindi alla ricerca di materassi performanti dal punto di vista del benessere posturale, dell’ergonomia, ma anche del comfort complessivo percepito. Per intenderci: siamo passati dall’im-

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perativo categorico del materasso rigido cosiddetto “ortopedico” ad un materasso sempre più personalizzabile nel grado di comfort e accoglienza. E i vostri prodotti? Negli ultimi dieci anni, ad esempio, quanto si sono evoluti? La nostra mission è capire e anticipare i bisogni dei consumatori. I nostri sforzi e i nostri progetti in Ricerca e Sviluppo sono tutti orientati al costante raggiungimento di questo obiettivo. Negli ultimi dieci anni abbiamo intrapreso una solida collaborazione scientifica con l’Università degli Studi di Salerno, studiando sia la caratterizzazione dei materiali - polimeri, nello specifico - sia la loro interazione e combinazione ottimale per dar vita a materassi che soddisfino requisiti di comfort secondo parametri oggettivi e misurabili, quali il peso, l’altezza e la postura durante il sonno. Oggi siamo in grado di offrire al mercato ben 8 prodotti scientifi-

camente testati sull’ergonomia e sul comfort e ben 2 di questi sono dotati di una tecnologia oggetto di brevetto. Non mancano, ovviamente, nelle nostre collezioni, materassi che coprono le più disparate esigenze di riposo dei consumatori: ad ognuno la sua tecnologia, dalle schiume polimeriche ai molleggi indipendenti fino alle molle tradizionali e alle strutture ibride. Solida e fruttuosa è la collaborazione scientifica del vostro Gruppo con il Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIIN) dell’Università di Salerno. Al momento quali sono i progetti di studio in cantiere e quali le idee per il prossimo futuro? Questa collaborazione è motivo di grandi soddisfazioni per la Rinaldi Group. Basti pensare che gli studi realizzati congiuntamente ci sono valsi la pubblicazione su diverse riviste accademiche, la registrazione di due brevetti e la partecipazione come case study nel Primo International Comfort Congress, tenutosi


nel 2017 proprio nel nostro Ateneo organizzato dal professor Naddeo del Dipartimento di Ingegneria Industriale. La seconda edizione si terrà presso l'Università di DELFT nell'agosto del 2019. Un progetto in divenire riguarda uno studio molto più ampio, approfondito e multidisciplinare sul sonno: l’evento-pilota è stato il primo workshop sul Sonno “Più di ogni cosa dormiamo”, che abbiamo avuto il piacere di organizzare e realizzare lo scorso ottobre sia presso l’Università di Salerno, sia presso il Parco Archeologico di Paestum. Da non dimenticare, poi, che la ricerca prosegue anche sulle materie prime: il mercato è sempre più attento a tematiche e prodotti green, ecosostenibili ed ecocompatibili. Eticamente e professionalmente, riteniamo un dovere andare anche in questa direzione. Oggi si vive più a lungo, ma si inizia a vivere più tardi. Dormire e farlo bene è una risorsa per vivere meglio? Il sonno è uno dei tre segreti del benessere, insieme all’alimentazione e all’attività sportiva. Sempre più il sonno è studiato da centri di ricerca specializzati e i risultati delle indagini sono sorprendenti. Per lo psicologo Maslow, il sonno si colloca alla base della Gerarchia dei Bisogni dell’essere umano: il sonno è un bisogno primario, così come il cibo, l’acqua, l’aria. Però mentre sul cibo, sull’acqua, sull’aria siamo ben informati, verrebbe da chiedersi come mai non siamo così tanto informati e interessati al tema del sonno. Se solo fossimo più attenti alla qualità del tempo che dedichiamo al riposo, visto che trascorriamo in media venticinque anni della no-

Stefania Rinaldi e il prof. Ferini Strambi, direttore dello Sleep Disorder Center e membro del Senato Accademico dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano

stra vita sul materasso, il feedback che avremmo in cambio sarebbe di migliorare il nostro benessere quotidiano! Dormire bene è una risorsa molto preziosa per vivere meglio e suggerisco sempre a tutti di tenere in considerazione il decalogo per la corretta igiene del sonno. Un vademecum secondo me indispensabile per mantenere sane le abitudini di riposo. Ha solo 3 aggettivi per raccontare la sua azienda. Quali sceglie? Innovativa, appassionata, italiana. E la sua personale e professionale esperienza nel Comitato Femminile di Confindustria Salerno come la descrive? L’esperienza come presidente e past president nel Comitato è indescrivibile ed entusiasmante e in termini di rapporti umani irripetibile! Gli innumerevoli percorsi formativi organizzati nel tempo hanno dato l’opportunità di migliorare le skills individuali aumentando al contempo il pubblico di amiche/i e colleghe/i con le quali abbiamo condiviso momenti unici e di grande soddisfazione. Impossibile raccontare tutto in così poche righe. Interessantissimo il

progetto internazionale R&I Peers sulla Gender Equality finanziato da Horizon 2020, che con la presidente Alessandra Pedone portiamo avanti. Il progetto vede la partecipazione di Ogepo - UNISA, in qualità di capofila, presieduta da Maria Rosaria Pelizzari e la partecipazione della professoressa Incarnato docente UNISA, gli altri partner sono CNR e altri enti di ricerca e università di Israele, Tunisia, Spagna, Cipro, Grecia, Belgio. Il 6/7 novembre scorsi siamo stati a Roma ospiti del CNR per continuare il nostro percorso di approfondimento sul tema, che durerà circa quattro anni. Una nuova expertise è stato il Mutual Learning, un metodo innovativo che attraverso un facilitator e un software accelera e sintetizza il contributo di idee che ogni partner propone combinando e integrando le varie soluzioni. Alla fine del contest i partner selezionano l’idea che raccoglie più adesioni! Approfitto per ringraziare quanti hanno creduto e credono ancora oggi nel Comitato partecipando alle numerose iniziative messe in campo dalla nostra presidente Pedone.

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business

Industria Grafica FG, l’azienda che cattura i colori Nuove linee professionali di alta qualità hanno portato l’impresa salernitana ad occuparsi anche di stampa a sublimazione, sia indiretta su carta transfer, sia diretta su tessuto di Raffaella Venerando

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obine corrono vorticosamente senza fermarsi mai. Il ritmo incalzante dell’inchiostro che imprime anche la stoffa, come in una rapsodia in blues. Succede all’Industria Grafica FG, azienda salernitana specializzata nella stampa digitale per i settori dell’interior decoration

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e dell’out of home. Qui il tempo scorre come musica, la passione numero due di Fabrizio Citro, seconda solo all’impresa di famiglia che gestisce insieme con il papà Giovanni, sempre punto di riferimento certo, e la sorella Giusy, abile avvocato e responsabile commerciale maestra nei rapporti umani. Nuove linee professionali di alta qualità, come risultato dei continui investimenti nell’unità produttiva, hanno portato di recente la FG ad occuparsi di out of home green e stampa digitale sublimatica per i settori degli allestimenti, interior decoration, retail e out of home. «Con la nuova stampante per sublimazione e i recenti investimenti nella tecnologia HP Latex e taglio laser - spiega Fabrizio Citro, general manager - stiamo lavorando per ampliare la nostra produzione per la decorazione di automezzi, insegne e interior decoration e, al tempo stesso, per avvicinarci al mondo dello sportswear, riuscendo così a diversificare ancora e di più i nostri approcci e la nostra

offerta». Fabrizio ha chiaro da sempre, infatti, che nel mondo della stampa digitale resta solo chi cambia, chi si mostra capace di adattarsi in corsa, marcando la differenza al di là delle dimensioni produttive. Scelto ed entrato di recente nel direttivo di FESPA Italia, l’associazione italiana che raggruppa quanti operano nel settore della stampa serigrafica e specialistica, della stampa digitale e tessile, Fabrizio è riuscito - anno dopo anno - a ritagliare uno spazio significativo alla sua FG in un mondo di grandi stampatori, investendo in modo convinto nell’innovazione. Il suo è, però, un modo personale di farlo. Non è nuovo a costruirsi da solo la “sua” cassetta degli attrezzi, così come - dall’uso di tecnologie e materiali - è in grado di osservarne i limiti, mettendosi a studiare il modo per oltrepassarli sperimentando nuove soluzioni. Fabrizio innova le sue macchine, infatti, usandole. E, osservandole in azione, vede quale può essere il come e la direzione da prendere. Il prossimo passo - già trac-


Paolo Lorusso, vice presidente Fespa Italia; Giovanni Citro, founder FG Industria Grafica; Mauro Tironi, segretario Fespa; Alberto Masserdotti, presidente FESPA Italia, Giusy e Fabrizio Citro

ciato - porterà la FG a rafforzare il proprio shop on line: grandissimoformato.it a riprova che «il futuro» della stampa è on line. Tante le personalizzazioni possibili per una comunicazione visiva adatta a brand che vogliono emergere spingendo i propri progetti ad alto valore. Anche per la nuova sfida dell’on line l’azienda salernitana promette ai

suoi partner uniformità e fedeltà cromatica, abbinate a tante soluzioni ecocompatibili disponibili sia per il grande, sia per il grandissimo formato. Molto sensibile al tema della sostenibilità ambientale, Industria Grafica FG ha poi predisposto l’intero processo di stampa limitando al minimo l’impatto nocivo. La gamma ecofriendly è realizzata

grazie ai macchinari dotati delle più recenti e innovative tecnologie di stampa (Uv Led e HP Latex) e materiali pvc free, sistematizzati e raccolti nella sezione Natura. Al momento gli ordinativi per i prodotti di questo kit ecocompatibile fioccano, specie dall’Inghilterra. Il passo è spedito. Il futuro vicino.

Un workshop formativo organizzato da FESPA Italia presso la FG Industria Grafica

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norme e società

La risoluzione delle liti bancarie, tra efficienza della giustizia e regolazione del mercato La mediazione concorre a creare un circolo virtuoso e, proprio per questa ragione, la partecipazione degli intermediari ai tavoli mediativi dovrebbe essere assicurata normativamente e vigilata dalla Banca d’Italia per incidere positivamente sul tasso di litigiosità e sui carichi degli uffici giudiziari

Marco Marinaro avvocato cassazionista e docente di ADR già membro ABF Collegio di Roma e Collegio di Bologna giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli www.studiolegalemarinaro.it

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uando si affronta il tema della composizione negoziale delle controversie derivanti dai contratti bancari appare quasi inevitabile - una volta preso atto della condizione di procedibilità istituita in tale ambito dal 2013 con funzione di filtro alla domanda giudiziale – da un lato elogiare fino ad esaltare il successo dell’ABF (Arbitro Bancario Finanziario) e, dall’altro, prendere atto di una sostanziale quanto apparentemente ineluttabile inefficacia della mediazione. Queste conclusioni, che vengono ripetute dai più ormai acriticamente, tanto da essere entrate anche nell’opinione comune e in quella di molti operatori, scontano non soltanto una lettura affrettata di dati per lo più incompleti, ma conseguono ad un approccio semplicistico che mal si attaglia ad un sistema articolato di ADR, in un settore altamente specialistico e complesso nel quale le implicazioni economiche

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e sociali non possono essere relegate a meri incidenti occasionali del percorso risolutivo. Nel 2010 il legislatore italiano, nell’accingersi ad introdurre la disciplina della mediazione delle liti civili e commerciali in attuazione della Direttiva 2008/52/CE, prevedeva che per i contratti bancari la condizione di procedibilità della domanda giudiziale - inserita con una dichiarata funzione di filtro preventivo per l’accesso alla giurisdizione - avrebbe potuto essere esperita sia attraverso la mediazione, sia utilizzando il procedimento a carattere decisorio non vincolante istituito dalla Banca d’Italia sulla base di una norma del 2005 (legge sulla tutela del credito al risparmio) e cioè l’ABF che aveva iniziato ad operare già il 15 ottobre 2009. Veniva disciplinato quindi un duplice canale alternativo per consentire l’esperimento preventivo della condizione di procedibilità mediante due

diversi procedimenti compositivi extragiudiziali delle controversie bancarie, poi confermato con la riforma della mediazione del 2013 e in vigore sino ad oggi. Una alternatività tuttavia asimmetrica tra i due percorsi derivante dalla particolare natura e conformazione dell’ABF rispetto alla mediazione che si pone quale strumento generale per tutte le liti, senza eccezioni, aventi ad oggetto diritti disponibili ivi inclusi quelli derivanti dai contratti bancari. A fronte di tale procedimento conciliativo, veniva mantenuto e reso alternativo alla mediazione il ricorso all’ABF che conteneva già nella sua regolamentazione una serie di stringenti limiti alla sua operatività rispetto alla mediazione che consente per definizione l’estensione dei contorni della lite al fine di comporre al meglio il conflitto in essere dalle parti. Seguendo questi itinerari argomentativi si fa strada di recente l’idea che si possa affidare


al solo sistema ABF e alla sua natura decisoria non vincolante (che regge la sua effettività nel complesso meccanismo regolatorio e di vigilanza della Banca d’Italia) la gestione del filtro preventivo in materia bancaria senza tener conto dei suoi limiti normativi, funzionali e, soprattutto, strutturali. E senza nemmeno tener conto dell’esigenza sociale connessa all’utilizzo di sistemi conciliativi e non aggiudicativi, si giunge a ritenere ormai provata la inefficacia della mediazione (sottintendendo evidentemente il fine meramente deflativo) per le liti relative ai contratti bancari. Tuttavia, la lettura dei dati ufficiali forniti trimestralmente dal Ministero della Giustizia, che denotano una percentuale di partecipazione delle banche al tavolo della mediazione e di accordi all’esito delle procedure svolte sicuramente da incrementare, non può arrestarsi senza prima aver approfondito e verificato le ragioni delle criticità emerse e le possibili opportunità di miglioramento del sistema. Peraltro, rielaborando i dati in oggetto alcuni esperti hanno rilevato che il flusso di liti bancarie presso gli uffici giudiziari dal 2013 se è vero che non si è ridotto, è vero anche che è sensibilmente diminuita la percentuale di aumento annuale (contenendo così gli effetti di un incremento esponenziale della litigiosità connessa a problematiche ben più complesse e profonde). Ma si è osservato che proprio per questa tipologia di liti il tasso rilevato delle soluzioni stragiudiziali raggiunte dalle parti una volta incardinato il giudizio civile

è sempre superiore al 50%. Una duplice riflessione che induce a valutare la sussistenza di ampi spazi per agevolare e sostenere tavoli mediativi e non soltanto prima dell’inizio del giudizio. In questo contesto occorre altresì rilevare che le liti che maggiormente scontano nell’area dei contratti bancari le difficoltà di una soluzione negoziale sono proprio quelle derivanti dai crediti deteriorati (conosciuti anche come prestiti non performanti o, NPL, non performing loans). Il che appare per certi versi paradossale se si considera che poi tali posizioni sono cedute a prezzi minimali, mentre potrebbero essere diversamente gestite preventivamente o, comunque, successivamente risolte con strumenti conciliativi. Ma di là dai pur possibili interventi di “manutenzione normativa”, sulla base delle esperienze maturate e nella prospettiva di un sistema di dispute resolution integrato e complementare, oltre che sostenibile, un ruolo centrale può essere assunto dalla Banca d’Italia. Al riguardo, è stato autorevolmente precisato come, nel settore bancario e finanziario, la concorrenza non è tanto efficiente da indirizzare le condotte degli intermediari, per cui i sistemi ADR (e quindi ABF e mediazione anche nella prospettiva delle Direttive UE n. 52/2008 e n. 11/2013) svolgono un ruolo fondamentale in quanto accompagnano verso le best practices, consentendo altresì di perseguire i più elevati standards di correttezza e trasparenza. In questa logica, condivisa dai più autorevoli esperti della materia,

«I sistemi di ADR svolgono un ruolo fondamentale in quanto accompagnano verso le best practices, consentendo di perseguire i più elevati standard di correttezza e trasparenza»

mediazione e ABF sono più efficaci nell’incidere sulle condotte virtuose degli intermediari rispetto alla giurisdizione ordinaria, il cui impatto è spesso trascurabile sul livello di compliance degli intermediari e sulla effettività della regolazione del mercato, svolgendo di fatto una funzione che è stata definita come “quasi-regolatoria” piuttosto che “quasi-giudiziaria”. Pertanto, la mediazione concorre - con altri sistemi ADR di tipo diverso qual è l’ABF - a creare un circolo virtuoso e, proprio per la funzione sopra descritta, la partecipazione degli intermediari ai tavoli mediativi dovrebbe essere assicurata normativamente e vigilata dalla Banca d’Italia. Si può delineare così un sistema sinergico e integrato di procedure ADR per le liti derivanti dai contratti bancari che, senza ritardare l’accesso alla giurisdizione ordinaria, possa rafforzare le tutele per consumatori e imprese e, allo stesso tempo, offrire agli intermediari percorsi utili a migliorare i rapporti con la clientela implementando le buone prassi.

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norme e società

Il regolamento Consob sull'Equity Crowdfunding Dal 3 gennaio 2018 anche le piccole e medie imprese possono accedere al mercato dei capitali attraverso l’equity - crowdfunding, inizialmente, riservato esclusivamente alle startup e PMI innovative

Maurizio Galardo avvocato cassazionista e dottore di ricerca in diritto commerciale Studio legale Galardo & Venturiello mgalardo@galardoventuriello.it

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om’è noto il Crowdfunding costituisce una innovativa modalità di finanziamento, attuata attraverso l’utilizzo di portali on line specializzati, rivolgendosi ad una platea di potenziali benefattori e/o investitori. Il termine crowdfunding deriva infatti dalla fusione delle parole inglesi “crowd”: folla e “funding”: finanziamento, ovvero “trovare fondi presso la folla”. Diverse sono le forme in cui può essere strutturata un’operazione di crowdfunding, potendo prevedersi delle donazioni da parte di benefattori (donation), oppure un finanziamento a titolo di capitale di debito che prevede la corresponsione di interessi (lending) o ancora una partecipazione degli investitori al capitale di rischio della società finanziata attraverso la sottoscrizione di “strumenti finanziari”, quest’ultima forma viene definita “equity crowdfunding”. Inizialmente in Italia in ricorso all’equity crowdfunding era riservato soltanto alle startup e alle PMI Innovative, solo successivamente

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la Consob con la delibera 29/11/2017 n. 20204, modificando il precedente Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali on line (Delibera n. 18592 del 26.06.2013) ha esteso la possibilità a tutte le PMI che rispondano a certi requisiti di accedere allo strumento dell’equity crowdfunding, ulteriori modifiche sono state apportate poi dalla Delibera n. 20264 del 17.01.2018. Il suddetto Regolamento Consob sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali on line prevede adesso la possibilità di accedere ad un’operazione di equity crowfunding ai seguenti soggetti, definiti “offerenti”: 1) Piccole e Medie imprese; 2) Startup innovative, comprese quelle a vocazione sociale; 3) PMI Innovative; 4) organismi di investimento collettivo del risparmio (“OICR”) che investono prevalentemente in piccole e medie imprese; 5) società di capitali che investono prevalentemente in piccole e medie imprese.

La raccolta del capitale di rischio da parte degli “offerenti” avviene attraverso l’utilizzo di una piattaforma on line (“portale”) che ha appunto la funzione di facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di capitali (art. 2). I soggetti che esercitano professionalmente il servizio di gestione dei portali, definiti dal Regolamento con il termine “gestori”, sono tenuti all’iscrizione in un apposito Registro tenuto dalla Consob (Artt. 4-5). Nel suddetto Registro devono essere indicati tra l’altro la delibera di autorizzazione e il numero di iscrizione, la denominazione sociale, l’indirizzo del sito internet del portale e il corrispondente collegamento ipertestuale, la sede legale e quella amministrativa, nonché per i soggetti UE la stabile organizzazione nel territorio della Repubblica. Al fine di poter ottenere l’iscrizione e la permanenza nel Registro, i “Gestori” devono aderire ad un sistema di indennizzo a tutela degli investitori, oppure in alternativa stipulare un’assicurazione a coper-


tura della responsabilità per danni derivante al cliente dall’esercizio dell’attività professionale (Art. 7 bis). Sempre ai fini dell’iscrizione nel registro e della permanenza nello stesso, coloro che detengono il controllo della società che richiede l’iscrizione, devono dichiarare la sussistenza di specifici requisiti di “onorabilità” (art. 8); per i soggetti che invece rivestono funzioni di amministrazione, direzione e controllo della società richiedente, oltre ai requisiti di onorabilità, sono richiesti anche determinati requisiti di “professionalità”(Art. 9). La perdita dei requisiti di onorabilità comporta la decadenza dell’autorizzazione a meno che tali requisiti non siano ricostituiti entro il termine massimo di due mesi (art. 10 comma 2). Il gestore ha l’obbligo di operare con diligenza, correttezza e trasparenza, evitando che eventuali conflitti d’interesse possano incidere negativamente sugli interessi degli investitori e degli offerenti, assicurando al contempo la parità di trattamento dei destinatari delle offerte che si trovino in condizioni identiche (art. 13 comma 1). All’interno del portale devono essere pubblicate una serie di informazioni relative al gestore, tra cui le attività svolte, comprese le modalità di selezione delle offerte o l’eventuale affidamento a terzi di tale attività, i costi a carico degli investitori (Art. 14). Il gestore ha inoltre l’obbligo di fornire agli investitori, in forma sintetica e facilmente comprensibile, le informazioni relative all’investimento in strumenti finanziari tramite portali (art. 15). Ai fini dell’ammissione dell’offerta

sul portale, il gestore deve verificare, tra l’altro, che lo statuto o l’atto costitutivo delle piccole e medie imprese preveda: a) il diritto di recesso dalla società ovvero il diritto di co-vendita delle proprie partecipazioni nonché le relative modalità e condizioni di esercizio nel caso in cui i soci di controllo, successivamente all’offerta, trasferiscano direttamente o indirettamente il controllo a terzi, in favore degli investitori diversi dagli investitori professionali o dalle altre categorie di investitori indicate al comma 2 che abbiano acquistato o sottoscritto strumenti finanziari offerti tramite portale. Tali diritti sono riconosciuti per almeno tre anni dalla conclusione dell’offerta; b) la comunicazione alla società nonché la pubblicazione dei patti parasociali nel sito internet della società. Ai fini del perfezionamento dell'offerta sul portale, il gestore deve verificare altresì che una quota almeno pari al 5% degli strumenti finanziari offerti sia stata sottoscritta da investitori professionali o da fondazioni bancarie o da

incubatori di start-up innovative previsti all'articolo 25, comma 5 del decreto o da investitori a supporto delle piccole e medie imprese aventi un valore del portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi in contante, superiore a cinquecentomila euro, in possesso dei requisiti di onorabilità previsti dall’articolo 8, comma 1 e di almeno uno dei seguenti requisiti: i) aver effettuato, nell’ultimo biennio, almeno tre investimenti nel capitale sociale o a titolo di finanziamento soci in piccole e medie imprese, ciascuno dei quali per un importo almeno pari a quindicimila euro; ii) aver ricoperto, per almeno dodici mesi, la carica di amministratore esecutivo in piccole e medie imprese diverse dalla società offerente (Art. 24 comma 2). Queste soglie sono ridotte al 3% per le offerte effettuate da piccole e medie imprese in possesso della certificazione del bilancio e dell’eventuale bilancio consolidato, relativi agli ultimi due esercizi precedenti l’offerta, redatti da un revisore contabile o da una società di revisione iscritta nel registro dei revisori contabili.

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norme e società

Una questione controversa in materia di appalti pubblici La mancata indicazione della terna dei subappaltatori e il possibile soccorso istruttorio

Luigi Maria D’Angiolella avvocato | studio D'Angiolella dangiolella@studiolegaledangiolella.it

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on lo spirito di offrire al lettore lo spunto per tematiche di interesse pratico, si segnala in questa rubrica il contrasto sul caso in cui un candidato ad una gara omette di indicare la terna dei possibili subappaltatori, pur se con una previsione di tale fatta nel bando. In questo caso il candidato va escluso o è possibile il soccorso istruttorio, e cioè la possibilità di indicarli successivamente pagando una sanzione in luogo della esclusione della gara? Va in tal senso il Tar Torino, 17.01.2018 n. 94 secondo cui l’omissione comporta non l’esclusione del concorrente, ma l’attivazione del soccorso istruttorio previsto dall’art. 83 comma 9 del Codice in quanto non si incide sull’offerta economica o su quella tecnica. Così anche Tar Brescia, sez. II, sentenza n. 1790 del 29 dicembre 2016. Nella sentenza del TAR Lazio, sez. III, n. 11438 del 20 novembre 2017 si afferma un principio similare laddove si è statuito che la mancata indicazione della terna dei nominativi dei subappaltatori ha la natura di mera irregolarità, muovendo dalla regola dell’art. 83, comma 9 del nuovo codice, a mente del quale è irregolarità essenziale e non sanabile la carenza di documentazione che

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non consente l’individuazione del soggetto responsabile dell’offerta, e mettendo tale norma in relazione all’art. 105, comma 8, ai sensi del quale è il contraente principale il responsabile in via esclusiva nei confronti della stazione appaltante, di talché l’omessa indicazione della terna dei subappaltatori in nulla incide sulla individuazione del soggetto responsabile dell’offerta. Va anche detto che in questo dibattito qualcuno ha sottolineato un possibile contrasto con i modelli tipo emessi dall’ANAC che non consentirebbero tale soccorso istruttorio. Questi bandi, infatti, darebbero una lettura diversa secondo cui, in mancanza di un intervento legislativo nel senso indicato, per il semplice fatto che l’art. 105, comma 12 non si riferisce al concorrente ma all’affidatario, il solo cui sia imposto di provvedere alla sostituzione dei subappaltatori relativamente ai quali apposita verifica abbia dimostrato la sussistenza dei motivi di esclusione di cui all’articolo 80: la norma, infatti, appare verosimilmente relativa al momento successivo alla gara e all’aggiudicazione. Insomma il tema rimane aperto, anche se la giurisprudenza citata sta

facendo breccia rispetto alle posizioni ANAC, anche perché l’Autorità sul punto non ha emesso né una linea guida precisa, né espresso determine o pareri vincolanti. Rimane, anche per la autorevolezza dell’Autorità, certamente valutata con attenzione dalle stazione appaltanti, un’incertezza che si spera possa essere risolta definitivamente o con il rinvio all’Adunanza Plenaria o con una correzione legislativa anche se la posizione espressa dai T.A.R. ad avviso di chi scrive è la più condivisibile. La natura sostanziale dell’istituto del soccorso istruttorio, infatti, è estensiva e quest’ultimo è evitato solo quando si va a modificare il contenuto dell’offerta; in questo caso non si vede come un imprenditore, che per una fase successiva al contratto non abbia indicato preventivamente i nomi di una terna di subappaltatori dei quali magari non si avvarrà nel corso dell’appalto, possa essere considerato come una violazione dell’offerta e prima ancora della par condicio. La posizione espressa dunque dalla giurisprudenza lascia ben sperare in una interpretazione estensiva che peraltro sarebbe anche orientata secondo la disciplina comunitaria.


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privacy

Stop del Garante privacy ai trattamenti connessi all’obbligo della fattura elettronica L’Agenzia delle Entrate alle prese con il G.D.P.R. e con le rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali

Luigi De Valeri Ordine avvocati di Roma studiolegaledevaleri@gmail.com

L’

Agenzia delle Entrate dovrà rivedere la procedura relativa alla trasmissione delle fatture elettroniche, modificando le modalità digitali del trattamento che dovrà essere compliant al GDPR. Il Garante non fa sconti alla pubblica amministrazione. Come noto, a breve entrerà in vigore l’obbligo della fatturazione elettronica tra privati esteso dalla legge 205/2017 secondo le regole tecniche dell’Agenzia delle Entrate di cui alla circolare del 30 aprile 2018, con l’unica esclusione delle piccole partite Iva in regime dei minimi o con regime forfettario. Ora, nel breve lasso di tempo che ci separa dal 1 gennaio 2019, ecco che una rilevante “tegola” colpisce l’Agenzia delle Entrate che tra l’altro, a fini di controllo, dovrà archiviare anche queste fatture nel nuovo formato digitale per poi metterle a disposizione sul proprio portale. Si tratta chiara-

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mente di una mole di dati che potrebbe prestarsi ad usi impropri da parte di malintenzionati per cui è necessario che il trattamento da parte della Pubblica Amministrazione sia caratterizzato dalla massima sicurezza dei sistemi e questo ab origine, ovvero sin dalla fase iniziale di progettazione degli strumenti informatici applicando il principio di privacy by design proprio del G.D.P.R. il Regolamento UE 2016/679 il che all’art. 25 ne delinea gli intenti di prevenzione dei rischi del trattamento dei dati personali. La fattura notoriamente si presta a far conoscere alcune informazioni sui beni e servizi acquistati, tipologie di consumo, ma nel caso di medici e avvocati ad esempio anche la descrizione di prestazioni sanitarie o legali; si pensi ad esempio ad una divisione ereditaria o un incarico relativo al risarcimento dei danni per un sinistro. Il Garante, in buona so-

stanza, ha avvertito che il nuovo obbligo di fatturazione elettronica come regolato dall’Agenzia delle entrate «presenta rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali». L’Autorità di piazza Venezia, esercitando il nuovo potere correttivo di avvertimento previsto nel G.D.P.R., con il provvedimento n. 481 del 15 novembre 2018, emesso anche a seguito di alcuni reclami degli intermediari, ha chiesto all’Agenzia di «far sapere con urgenza come intenda rendere conformi al quadro normativo italiano ed europeo i trattamenti di dati che verranno effettuati ai fini della fatturazione elettronica». Sempre secondo il Garante il nuovo obbligo di fatturazione elettronica presenterebbe ad oggi «un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati, comportando un trattamento sistematico, generalizzato e di dettaglio di dati perso-


nali su larga scala, potenzialmente relativo ad ogni aspetto della vita quotidiana dell’intera popolazione, sproporzionato rispetto all’obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo, perseguito». Ricordo che per fattura elettronica si intende una fattura predisposta in un formato XML predefinito, trasmesso dall’emittente al ricevente attraverso il Sistema d’interscambio (SDI), messo a disposizione dei soggetti passivi dell’imposta sul valore aggiunto dal Ministero dell’economia e delle finanze e gestito dall’Agenzia delle Entrate «anche per l’acquisizione dei dati fiscalmente rilevanti» (art. 1 del d.lgs. 127 del 2015). I dati obbligatori da inserire nella fattura elettronica sono gli stessi riportati nelle fatture cartacee, ma è previsto che le informazioni obbligatorie a fini fiscali, indicate nella medesima fattura, possano essere integrate «con ulteriori dati utili alla gestione del ciclo attivo e passivo degli operatori». Le criticità rilevate dal Garante riguardano la procedura per cui l’Agenzia, dopo aver recapitato le fatture attraverso il sistema di interscambio (SDI) tra gli operatori economici e i contribuenti, archivierà e utilizzerà i dati anche a fini di controllo. É previsto però che non siano archiviati solo i dati obbligatori a fini fiscali, ma la fattura integrale che contiene di per sé informazioni di dettaglio ulteriori sui beni e servizi acquistati, come le abitudini e le tipologie di consumo, legate alla fornitura di servizi energetici e di telecomunicazioni (es. regolarità nei pagamenti, appartenenza a particolari categorie di utenti) talvolta la descrizione di

prestazioni sanitarie o legali. Altra nota dolente è la scelta dell’Agenzia delle Entrate di mettere a disposizione sul proprio portale, senza una richiesta dei consumatori, tutte le fatture in formato digitale, anche per chi preferirà comunque continuare a ricevere la fattura cartacea o digitale direttamente dal fornitore. Anche le modalità di trasmissione attraverso lo SDI e gli ulteriori servizi offerti all’Agenzia (come la conservazione dei dati) presentano criticità per quanto riguarda i profili di sicurezza, a partire dalla mancata cifratura della fattura elettronica. E questo ancor più in considerazione dell’utilizzo della PEC per lo scambio delle fatture con la conseguente possibile

memorizzazione dei documenti sui server di posta elettronica. Infine, va detto che è mancata la consultazione preventiva del Garante, stabilita dal codice privacy e dal G.D.P.R., che avrebbe potuto assicurare ab origine l’avvio del nuovo sistema con modalità e garanzie rispettose della protezione dei dati personali, introducendo misure tecnico organizzative adeguate in tutta la filiera del trattamento dei dati personali per la fatturazione elettronica. Ora si attende la risposta fattiva di chi è stato colto in fallo, con l’intervento di palazzo Chigi, visto che il provvedimento è stato inviato anche al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell’economia e delle finanze.

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privacy

Diritto di cronaca giudiziaria e diritto all’oblio, un rapporto “difficile” Il dibattito più intenso attualmente sul tema ha ad oggetto il complesso bilanciamento tra la libertà di stampa e il diritto alla conservazione di materiale giornalistico per fini storici, da una parte, e il diritto del singolo di “essere dimenticato dal web” rispetto a vicende non più attuali, dall'altra

Piera Di Stefano Avvocato del Web™ T.R.ON® - Tutela della Reputazione ONline www.avvocatodelweb.com info@avvocatodelweb.com

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ight to be forgotten”, lo chiamano gli inglesi. É il cd. diritto all’oblio, il “diritto ad essere dimenticati dalla Rete”, che oggi trova puntuale riconoscimento normativo nell’art. 17 del Regolamento Europeo sulla protezione dei dati personali (Reg. UE 679/16 - cd. GDPR), che in Italia ha trovato applicazione a far data dal 25 maggio 2018. Ogni persona fisica ha il diritto di ottenere dai motori di ricerca la rimozione dei risultati negativi che essi associano al proprio nome e cognome: recensioni, notizie/informazioni false e diffamatorie, materiale video e fotografico lesivo della propria immagine, vicende giudiziarie in cui si è, direttamente o indirettamente, stati coinvolti. Qual è il fondamento di questo diritto? La più recente giurisprudenza ritiene trattasi

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di un diritto della persona a tutelare la propria reputazione, che è la proiezione sociale della propria identità. Ogni individuo ha, pertanto, il diritto acché informazioni non più attuali, ma, per contenuto, potenzialmente lesive della propria “immagine” non siano perennemente associate al proprio nominativo, considerato che a differenza della carta stampata, l’informazione/divulgazione on line è caratterizzata dalla reperibilità/accessibilità costante delle notizie, che molto spesso non sono aggiornate al positivo eventuale sviluppo delle vicende in esse trattate. Il dibattito più intenso attualmente in tema di diritto all’oblio ha ad oggetto il difficile bilanciamento tra la libertà di stampa e il diritto alla conservazione di materiale giornalistico per fini storici, da una parte, e il diritto del singolo di “essere

dimenticato dal web” rispetto a vicende non più attuali e che compromettono in qualche modo il proprio percorso personale e professionale. In questo dibattito si inserisce il caso sottoposto di recente al vaglio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Corte EDU) riguardante la richiesta di due cittadini tedeschi di ottenere l’anonimizzazione dei propri dati personali all’interno del materiale giornalistico riguardante un assassinio di un noto attore commesso 25 anni prima e per i quali entrambi erano stati condannati all’ergastolo (28.6.2018, M.L e W.W.c. c/ Germania). Sia il tribunale regionale, che la Corte di Appello, avevano riconosciuto come fondata l’istanza e quindi prevalente il diritto degli interessati al rispetto della loro vita privata, riconosciuto e tutelato dall’art. 8 della Convenzione Europea


dei Diritti dell’Uomo (CEDU), per due ragioni: 1) veniva rispettato l’art. 10 CEDU che tutela la libertà di stampa perché era stata richiesta la trasformazione in forma anonima dei dati personali e non la cancellazione del materiale dell’archivio giornalistico; 2) il diritto all’informazione su quella vicenda non era più attuale, dato il decorso notevole del tempo dalla commissione del fatto. Occorre, infatti, considerare che una volta “espiata la pena” nei confronti della società civile, il soggetto ha il diritto ad essere reintegrato in quella stessa società e non discriminato per un passato anche assai discutibile, restando egli esposto sine die ai riflettori del “processo mediatico”. Successivamente la Corte federale tedesca ha ribaltato le decisioni delle corti inferiori sostenendo che il diritto all’oblio trova un limite rispetto ai reati oggetto di reportage perché si tratta di fatti criminosi di rilevanza nazionale tali da essere oggetto del cd. “diritto alla Storia”, cioè il diritto alla formazione e conservazione della memoria collettiva il cui esercizio viene, tra l’altro, assicurato gratuitamente dall’accessibilità agli archivi giornalistici on line. La Corte EDU, adita dai due cittadini tedeschi, ha riconosciuto la legittimità della decisione della Corte Federale, confermando il proprio orientamento. Essa, infatti, nel 2017 aveva rigettato il ricorso di un cittadino tedesco basato sul rifiuto da parte della Corte di Appello di Düsseldorf di far oscurare un articolo on line che ledeva

la sua reputazione, avendo ad oggetto propri trascorsi burrascosi con la criminalità russa (19/10/2017, F. c/Germania, ric. 71233/2013). In sintesi, la Corte aveva escluso la violazione dell’art. 8 della CEDU nel caso di specie, ritenendo prevalente il diritto all’informazione (reso attuale da alcune vicende politiche riguardanti il ricorrente) e sottolineando il valore degli archivi on line quale «(..) importante fonte per l’educazione e la ricerca storica, soprattutto perché prontamente accessibili al pubblico e generalmente gratuiti». Diversamente, tuttavia, dal caso dei due cittadini tedeschi condannati all’ergastolo, l’articolo oggetto del ricorso in questione riferiva non di fatti processuali, ma esclusivamente di risalenti sospetti di collusioni criminali che non avevano portato né ad una sentenza di condanna, tantomeno ad un processo. Vero è che, inspiegabilmente, non è stata formulata da parte del ricorrente la richiesta di de-indicizzazione dai motori di ricerca, come Google, dell’articolo lesivo contenente il proprio nominativo, richiesta che, se accolta, impedisce la reperibilità immediata di una notizia associata ad un dato nominativo e non implica la “modifica o cancellazione” della stessa dal sito sorgente. La richiesta di de-indicizzazione delle notizie dai motori di ricerca deve essere peraltro fondata sull’assenza dell’attualità del diritto all’informazione che, in sintesi, dipende dal decorso del tempo. Recentemente, il Tribunale di Milano ha valutato

come tempo ragionevole ai fini dell’esercizio del diritto all’oblio quello dei quattro anni, ma è chiaro che trattasi di un criterio troppo rigido che complica anche di fatto l’attività di bilanciamento con altri diritti in gioco di pari grado, quali il diritto all’informazione (sentenza 28.3.2018, n. 3578). In novembre di quest’anno, con ordinanza della III sezione civile della Corte di Cassazione n. 28084, la questione è stata sottoposta alle Sezioni Unite della medesima Corte, a seguito del ricorso di un cittadino italiano che si era visto rigettare, sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello, la richiesta di rimozione dai motori di ricerca di un articolo on line pubblicato da un quotidiano locale, il quale ripercorrendo vicende criminali del passato, nel menzionare anche quella che lo aveva visto protagonista, ma per la quale egli aveva già scontato una pena detentiva di 12 anni, lo aveva nuovamente esposto a clamore mediatico proprio nella fase delicata e difficile del proprio reinserimento nella vita sociale. Le Sezioni Unite dovranno fornire criteri inequivocabili di riferimento per permettere agli operatori del diritto di conoscere i presupposti fondanti la presentazione di una domanda tesa ad impedire l’ulteriore diffusione di una notizia legittimamente pubblicata nel passato, il tutto al fine di dare organicità e chiarezza all’assetto dei delicati rapporti tra diritto all’oblio e diritto di cronaca o manifestazione del pensiero.

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Definizione agevolata pvc: disciplina e carenze normative del D.L.n.118/2019 Per aderirvi occorre presentare entro il 31 maggio 2019 le dichiarazioni relative ai periodi d’imposta per i quali non sono ancora scaduti i termini di decadenza per l’attività di accertamento ai fini dell’IVA e delle imposte sui redditi. Il beneficio consiste nel mancato versamento delle sanzioni e degli interessi

di Maurizio Villani e Lucia Morciano studio tributario Villani avvocato@studiotributariovillani.it www.studiotributariovillani.it

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art. 1 del D.L. n.119/2018 ha introdotto la possibilità di definire in via agevolata il contenuto dei processi verbali di constatazione, presentando la relativa dichiarazione per regolarizzare le violazioni constatate nel verbale entro l’entrata in vigore del presente decreto (24 ottobre 2018). Il principio di carattere generale previsto è che la definizione delle violazioni commesse deve essere integrale, ossia omnicomprensiva di tutti gli illeciti riportati nel verbale di constatazione. Il D.L. prevede, altresì, la possibilità di definire solo i verbali per i quali alla predetta data non è stato ancora: • notificato un avviso di accertamento; • ricevuto un invito al contraddittorio previsto in materia di accertamento

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con adesione. Per definire i rapporti con il Fisco occorre presentare una dichiarazione che deve avere a oggetto le violazioni constatate nel verbale in materia di: • imposte sui redditi e relative addizionali; • contributi previdenziali e ritenute; • imposte sostitutive: • imposta regionale sulle attività produttive; • imposta sul valore degli immobili all’estero; • imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero; • IVA. Per aderire a tale definizione agevolata, il D.L. prevede la presentazione di una dichiarazione integrativa per ciascun periodo d’imposta, ovvero più dichiarazioni ove è prevista la presentazione autonoma per ciascuna imposta con cui regolarizzare tutte le violazioni contestate nel processo verbale relative a tale periodo, per il quale intende definire integralmente il contenuto del verbale. Per aderire a tale definizione agevolata, occorre presentare entro il 31 maggio 2019 le

dichiarazioni relative ai periodi d’imposta per i quali non sono ancora scaduti i termini di decadenza per l’attività di accertamento ai fini dell’IVA e delle imposte sui redditi, tenuto conto del raddoppio dei termini pe i redditi presuntivamente conseguiti all’estero e le relative violazioni al quadro RW (art. 12, comma 2-bis e 2-ter del D.L. n.78/2009). Inoltre, il contribuente non può utilizzare ulteriori perdite pregresse, rispetto a quelle già indicate nella dichiarazione presentate nei termini. Le imposte autoliquidate nelle dichiarazioni presentate devono essere versate senza l’applicazione delle sanzioni irrogabili e degli interessi. L’unica eccezione è costituita da alcune risorse proprie tradizionali a livello europeo, per le quali il contribuente è tenuto a corrispondere oltre alla sorte capitale anche gli interessi di mora. La definizione si perfeziona con la presentazione della dichiarazione integrativa e il versamento in un’unica soluzione o della prima rata entro il 31 maggio


2019 o con la rateizzazione in un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo effettuando il pagamento nel massimo di 5 anni. È, altresì, esclusa la possibilità di pagamento a mezzo di compensazione dei crediti. Se il contribuente non presenta la dichiarazione e/o non effettua il versamento nei termini, gli Uffici potranno notificare i relativi atti impositivi. In particolare, in riferimento ai periodi d’imposta fino al 31 dicembre 2015, relativi ai processi verbali di constatazione oggetto di definizione, i termini per procedere all’accertamento sono prorogati di due anni. A questo punto occorre fare delle riflessioni evidenziando le criticità di predetto D.L.. In primis, occorre rilevare che il citato decreto prevede che la regolarizzazione deve far riferimento a tutti i periodi d’imposta non ancora decaduti, precisando che, per i redditi presuntivamente conseguiti all’estero e le relative violazioni al quadro RW va considerato il raddoppio dei termini, ma, al contempo, non prevede nulla per i periodi d’imposta non ancora decaduti per effetto della comunicazione della notizia di reato. Nel silenzio del legislatore e con la precisazione dello stesso dell’operatività del raddoppio dei termini solo per i redditi esteri, porta a concludere che gli anni d’imposta non ancora decaduti per effetto della denuncia penale non possano essere definiti. Inoltre, si discute se la comunicazione della notizia di reato

alla Procura della Repubblica possa rappresentare una causa ostativa alla possibilità di definizione del PVC. Dal dato normativo emerge che causa ostativa alla definizione agevolata è solo la successiva notifica dell’avviso di accertamento o dell’invito al contraddittorio. Invece, dal citato art.1 si evince che non è prevista espressamente la sospensione delle attività di accertamento ma è ragionevole ritenere che l’amministrazione debba astenersi fino al termine concesso per la definizione (31 maggio) dalla notificazione di atti che, anche se privi di effetti giuridici rispetto alla scelta da compiere dal contribuente, possono essere considerati influenti sulla stessa. Tra l’altro, nel silenzio della legge, se su un PVC, pendente al 24 ottobre, viene notificato dopo tale data l’accertamento, questo va comunque gestito proponendo le normali istanze previste dalla legge (riconoscimento di perdite pregresse, istanza di adesione, ricorso giurisdizionale con eventuale istanza di reclamo/mediazione). Tali attività risultano poi inutili, se il PVC viene definito; nell’eventuale giudizio intrapreso do-

«Al dato normativo emerge che causa ostativa alla definizione agevolata è solo la successiva notifica dell’avviso di accertamento o dell’invito al contraddittorio»

vrà comunque essere dichiarata la cessazione della materia del contendere. Per quanto riguarda la proroga di due anni dei termini ordinari di accertamento con riferimento ai periodi d’imposta fino al 31 dicembre 2015, giova evidenziare che la questione che si pone è se predetta proroga interessi tutti i PVC riferiti a tale periodo d’imposta oppure soltanto per i pvc che saranno oggetto di definizione. Dalla lettura della relazione illustrativa al decreto si evince che, in quanto la norma sulla definizione integrale dei pvc deroga implicitamente a questa regola, la proroga di due anni per i periodi d’imposta fino al 2015 vale per tutti i processi verbali consegnati entro la data di entrata in vigore del decreto, e ciò a prescindere dal fatto che il contribuente utilizzi la definizione degli stessi.

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Incentivi per la competitività: gennaio 2019 si apre con due bandi Il primo riguarda le aree tecnologiche “Fabbrica intelligente, Agrifood e Scienze della vita”. Sostanzioso il budget di risorse disponibili che ammonta a 562,7 milioni di euro. Il secondo, “Macchinari Innovativi”, mette a disposizione oltre 340 milioni di euro

Alessandro Sacrestano management consultant Sagit&Associati srl amministratore unico Assindustria Salerno Service srl asacrestano@studiosagit.it

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ra il 22 e il 29 gennaio sarà possibile inoltrare le domande per due importanti bandi finanziati con il PON Imprese e Competitività. Il primo riguarda le aree tecnologiche “Fabbrica intelligente, Agrifood e Scienze della vita”. Sostanzioso il budget di risorse disponibili, allocato secondo tre differenti variabili. Complessivamente le somme disponibili per il primo bando ammontano a 562,7 milioni di euro ma, come detto, l’assegnazione segue tre fattori discriminanti. Innanzitutto il territorio. Infatti, 287,6 milioni di euro sono destinati alle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), altri 100 milioni di euro alle regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e, infine, 175,1 milioni di euro alle regioni residue. Altro criterio distintivo riguarda l’ambito applicativo: 225,1 milioni di euro, infatti, sono di competenza dell’ambito “Fabbrica intelligente”, 225,1 milioni di euro per quello “Agrifood” e 112,5 milioni di euro per “Scienze della vita”.Ultimo criterio di discrimine riguarda la procedura di richiesta

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delle risorse: 395,7 milioni di euro per la procedura negoziale, che interessa tutti e tre gli ambiti operativi, e 167,0 per la procedura a sportello che, invece, riguarda i soli settori Fabbrica intelligente e Agrifood. In particolare, la data del 22 gennaio 2019 è fissata come giorno iniziale per poter presentare le istanze utilizzando la procedura valutativa a sportello limitatamente ai settori applicativi “Fabbrica intelligente” e “Agrifood”. Le domande potranno essere presentate dalle imprese, anche in forma congiunta, per i progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale d’importo non inferiore a 800mila e non superiore ai 5 milioni di euro.L’accesso ai fondi è regolato utilizzando la procedura disponibile nel sito internet del Soggetto gestore (https://fondocrescitasostenibile.mcc.it).Successivamente, il 29 gennaio, invece, sarà possibile presentare domanda per il bando “Macchinari Innovativi”, dedicato ai programmi di investimento di transizione del settore manifatturiero verso la Fabbrica Intelligente nelle Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria,

Campania, Puglia e Sicilia). Anche nel caso di specie i fondi disponibili sono molto sostanziali, oltre 340 milioni di euro. L’accesso è riservato, in questo caso, alle sole micro, piccole e medie imprese che intendono realizzare investimenti innovativi in coerenza con il piano nazionale “Impresa 4.0” e la “Strategia nazionale di specializzazione intelligente”. I programmi di spesa devono essere non inferiori a euro 500.000 e non superiori a euro 3.000.000 ed essere realizzati esclusivamente presso unità produttive localizzate nei territori delle regioni meno sviluppate.L’iter di presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni è articolato nelle seguenti fasi: a) verifica del possesso dei requisiti di accesso alla procedura informatica, a partire dalle ore 10.00 del 9 gennaio 2019; b) compilazione della domanda, a partire dalle ore 10.00 del 15 gennaio 2019; c) invio della domanda di accesso alle agevolazioni, a partire dalle ore 10.00 del 29 gennaio 2019.


La rinuncia ai crediti dei soci non è incasso giuridico Un ulteriore tassello che, auspicabilmente, dovrebbe condurre l’AGE (e la Cassazione) a sanzionare gli eventuali casi di abuso del diritto, se non addirittura di evasione, non già in capo al socio “complice” ma sulla società, effettiva e unica beneficiaria dell’eventuale vantaggio, attraverso il disconoscimento della deducibilità del costo che ha generato il debito oggetto di rimessione

Marco Fiorentino Fiorentino associati / Synergia Consulting Group marcofiorentino@fiorentinoassociati.it

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a patrimonializzazione delle società, attraverso apposite rinunce da parte dei soci di crediti verso di esse, è un fenomeno molto diffuso, per via della relativa semplicità di esecuzione e della mancanza di particolari formalità notarili da rispettare obbligatoriamente. Basta infatti, una semplice lettera o uno specifico verbale di assemblea ordinaria e i soci possono devolvere a patrimonio (versamento in conto capitale o a copertura perdite e così via) tutto o parte dei loro crediti. Tuttavia, occorre prestare molta attenzione alla natura del credito oggetto di rinuncia, in quanto possono sorgere significative insidie fiscali. Infatti, se il credito non deriva da ordinari rapporti commerciali in regime d’impresa o da un finanziamento, ma riguarda posizioni creditorie inerenti redditi tassabili in capo al creditore solo al momento del loro effettivo incasso, la correlativa rinuncia

genera, a parere dell’Agenzia delle Entrate (AGE), materia imponibile per il creditore stesso. Ciò in quanto a parere dell’AGE, diversamente ragionando, con la rinuncia si verrebbe a determinare un illecito salto d’imposta (costo deducibile per la società – nessuna tassazione per il creditore). Gli esempi tipici riguardano la rinuncia al TFM (trattamento di fine mandato) da parte degli amministratori soci o agli interessi passivi sui finanziamenti da parte dei soci, che si deducono per competenza in capo alla società, ma si tassano all’atto del pagamento (per cassa), in capo all’avente diritto. Tale questione fiscale, che va sotto il nome di “incasso giuridico”, si dibatte da anni tra Dottrina e Age, con la prevalente Giurisprudenza al seguito. Per cui, abbiamo consolidati interventi ministeriali (Circolare n. 73/94, R.M. 124/2017) e pronunzie di Cassazione (n. 26842 del

18.12.2014 e n. 1335 del 26.1.2016), che hanno dato una legittimazione “esegetica” alla nozione di presunzione assoluta di incasso giuridico, facendo leva, da un lato sulla natura elusiva della pratica, che agevolerebbe salti d’imposta, e dall’altro sul presupposto che la rinunzia rappresenti essa stessa una manifestazione di disponibilità e godimento di ricchezza, tale da integrare in capo al socio il presupposto del reddito, al pari dell’incasso effettivo.

«Occorre prestare molta attenzione alla natura del credito oggetto di rinuncia, in quanto possono sorgere significative insidie fiscali»

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E di contro, c’è l’AIDC con la norma di comportamento 201 emanata nel 2018 (caso di una rinunzia al TFM) che, in contrasto proprio con il contenuto della Risoluzione Ministeriale 124/2017, ha affermato che la mancata percezione di un compenso non manifesta alcuna capacità contributiva e pertanto non può dar luogo ad alcuna debenza d’imposta.Più in dettaglio, l’AIDC ha precisato che la mera remissione di un debito non può costituire presupposto impositivo, a meno che non si tratti di una forma di ristoro direttamente o indirettamente collegata ad una controprestazione e pertanto l’incasso giuridico non può rappresentare di per sé una presunzione assoluta in tutti i casi di rinunzia unilaterale ad un diritto, ma occorre valutare tali operazioni nell’economia generale dell’operazione. Grazie al cielo, se, come accennato, la Giurisprudenza prevalente sinora si è accodata alle posizioni dell’AGE, un filone giurisprudenziale più favorevole sembra sorgere. Ultima in ordine di tempo è la sentenza della CTP di Reggio Emilia, n. 197/2/2018, depositata il 15 ottobre scorso, che ha negato la presunzione di incasso giuridico in relazione alla rinunzia degli interessi attivi maturati su un prestito obbligazionario concesso dai soci alla società, ribadendo che l’istituto dell’incasso giuridico non costituisce una figura regolamentata da alcuna norma di diritto. Tali giudici hanno validato la tesi del contribuente, secondo cui, non realizzandosi la monetizzazione del credito e il conseguente arricchimento del socio, la rinunzia non poteva configurarsi

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come percepimento di un corrispettivo e dare pertanto luogo ad imposizione. Tanto più che il Legislatore tributario è stato chiarissimo nell’affermare che gli interessi rappresentano redditi di capitale tassati solo se e quando percepiti (combinato disposto dagli artt. 44-45 del TUIR). La sentenza in parola quindi rafforza l’orientamento inaugurato dalla CTR Lombardia (sentenza n. 354 del 29 gennaio 2018) che, sulla base del principio costituzionalmente garantito della capacità contributiva, e quello squisitamente tributario della tassazione per cassa, avevano negato la presunzione automatica di incasso, laddove non sia ravvisabile un concreto vantaggio economico in capo al socio, tale da realizzare il presupposto impositivo. La rinuncia da parte dei soci, anche ontologicamente, in nessun caso può costituire una monetizzazione del credito, anzi, spesso, essa è asservita a coprire perdite d’esercizio del debitore partecipato ed in tali fattispecie appare inverosimile presupporre l’insorgenza di un arricchimento da sottoporre a tassazione. Essa, al massimo, (escludendo il caso di rinuncia cc.dd. “sottozero”) realizza un trasferimento di valore sulla quota di partecipazione, che certo non appare equiparabile al percepimento di un corrispettivo. Si è inoltre dell’idea che tale marchingegno ultra legem non possa in ogni caso richiamarsi, dove alla rinuncia a crediti per redditi tassati per cassa non abbia fatto da contraltare alcuna deduzione di un costo per la società, come nel caso di rinuncia da parte dei soci

ai dividendi deliberati (mancherebbe anche il salto d’imposta). Infine, occorre sottolineare come il concetto di incasso giuridico cozzi clamorosamente anche con tutta la normativa agevolativa (art. 88 e art.101 TUIR) nel campo delle procedure concorsuali (di cui spesso le rinunce dei soci sono prodromi). Sarebbe del tutto irrazionale, infatti, prevedere la neutralità fiscale in capo alla società in procedura, di tutte le possibili sopravvenienze attive da stralcio debiti (e una rinuncia nei fatti lo è), consentire la deduzione della perdita su crediti ai relativi creditori non soci e al contempo tassare (per presunzione assoluta) la rinuncia a crediti - comunque inesigibili - del creditore socio, per il sol fatto di essere “anche” socio. Insomma, la sentenza di Reggio Emilia è un ulteriore tassello che, auspicabilmente, dovrebbe condurre l’AGE (e la Cassazione) alla eliminazione della fattispecie punitiva di incasso giuridico e a sanzionare invece gli eventuali casi di evidente e comprovato abuso del diritto, se non addirittura di evasione, non già in capo al socio “complice” ma sulla società, effettiva e unica beneficiaria dell’eventuale vantaggio, attraverso il disconoscimento della deducibilità del costo che ha generato il debito oggetto di rimessione. Sono evidentemente degli auspici, ma il principale rimane sempre che l’AGE, nella sua doverosa attività di interpretazione di norme di legge spesso lacunose, eviti di far sfociare la sua mania antielusiva in una sorta di diritto di autonoma legiferazione.


lavoro

Licenziamento ingiustificato, cosa ha deciso la Corte Costituzionale Incostituzionale la indennità prevista dal Jobs Act. Il Giudice dovrà tenere conto non solo dell'anzianità di servizio

Massimo Ambron avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it

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a Consulta, con sentenza n. 194/2018, ha dichiarato incostituzionale il criterio di determinazione della indennità spettante al lavoratore ingiustamente licenziato, in quanto il calcolo fa riferimento alla sola anzianità di servizio secondo quanto previsto all’art. 3, comma 1 dal D.lgs. n. 23/2015, che in attuazione del Jobs Act ha disciplinato il contratto a tutele crescenti, sia nel testo originario, sia in quello modificato dal cosiddetto decreto dignità. Quest’ultimo, infatti, si è limitato ad innalzare la misura minima e massima della indennità risarcitoria, confermando il criterio di calcolo legato alla sola anzianità aziendale del lavoratore. Il giudice rimettente del Tribunale lavoro di Roma ha sollevato con ordinanza la questione di legittimità costituzionale. Era stato, infatti, investito del ricorso proposto da una dipendente di una società che aveva intimato il licenziamento solo dopo pochi mesi dalla sua assunzione avvenuta nel maggio 2015. La motivazione poggiava sulle crescenti problematiche di carattere economico-produttivo che non consentivano un regolare proseguimento del rapporto di lavoro. Non essendo ipotizzabile una collocazione

in altre posizioni aziendali, veniva notificata alla lavoratrice la risoluzione del rapporto di lavoro per giustificato motivo oggettivo, ai sensi dell’art. 3 della legge n. 604/1966. La società che aveva proceduto al licenziamento non si costituì in giudizio, fu dichiarata contumace e non adempì all’onere di dimostrare la fondatezza delle motivazioni che avevano portato al licenziamento. Il giudice rimettente, rilevando la estrema genericità dei motivi del licenziamento, peraltro non comprovati dalla Società non costituitasi, ha osservato sia che il licenziamento apparisse ingiustificato per difetto di motivazione, sia che alla lavoratrice - assunta dopo il 6 marzo 2015 -non si potesse applicare né la tutela reintegratoria, né la corresponsione della indennità pari a 12 mensilità come previsto all’art. 18 della legge 300/1970 ma solo una indennità risarcitoria di poche mensilità, 4 nel caso specifico. Osserva il giudice rimettente che i censurati articoli soprarichiamati privano la ricorrente di gran parte delle tutele tuttora vigenti per quanti sono stati assunti prima del marzo 2015 e precludono qualsiasi interpretazione valutativa del giudice, al quale viene imposta una automatica applicazione

della norma in base alla quale alla lavoratrice spetterà, pur in presenza di illegittimo licenziamento, una piccola somma risarcitoria già prevista dal legislatore. Ne consegue un contrasto delle disposizioni censurate con gli articoli 3, 4, 35,76 e 117 della Costituzione, in quanto l’esiguo importo della indennità risarcitoria non ha carattere compensativo né dissuasivo, ha conseguenze discriminatorie in quanto finisce per disciplinare in modo uniforme casi dissimili tra di loro, lede il diritto al lavoro, attribuendogli un controvalore monetario irrisorio e fisso. La Consulta, dopo approfondita analisi critica della ordinanza di remissione, ha dichiarato incostituzionale l’art. 3 comma 1 del d.lgs. n. 23/2015, in quanto contrasta con il principio di eguaglianza, omologando situazioni tra loro diverse. Pertanto il giudice nell’esercitare la propria discrezionalità nel rispetto dei limiti di legge, oggi minimo 6 mensilità e massimo 36 mensilità, dovrà tenere conto non solo dell’anzianità di servizio, ma anche degli altri criteri, come il numero dei dipendenti occupati, le dimensioni della attività economica della società, il comportamento e le condizioni delle parti in causa. Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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innovazione

Premio BP 2018, prima l'Innovazione Vince - per la sezione imprese - CTI Foodtech con la sua macchina, prima al mondo, in grado di denocciolare l’avocado. Nella sezione startup, invece, il podio più alto va a H-Opera con Spine Solution, una maschera di foratura vertebrale che consente l’implantologia delle viti peduncolari all’interno delle vertebre, minimizzando i rischi e l’uso delle dannose radiazioni ionizzanti a cura della Redazione

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n’edizione effervescente la dodicesima del Premio Best Practices per l’Innovazione, iniziativa organizzata da Confindustria Salerno che mette in competizione idee e progetti di imprese e startup dai risultati immediatamente misurabili. Un’istantanea dello straordinario work in progress che coinvolge il mondo della creatività e del think made in Italy, che ha visto in gara 109 progetti provenienti da 14 re-

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gioni e 300 giovani tra studenti universitari e degli istituti superiori coinvolti nell’hackathon e nel laboratorio di fabbricazione digitale. I PREMIATI La salernitana CTI Foodtech, leader mondiale nella produzione di macchine per la lavorazione della frutta, ha vinto nella categoria imprese con la “300-AVC”, prima macchina al mondo in grado di denocciolare l’avocado. Al secondo posto

si sono classificate ex aequo Manini Prefabbricati, azienda di Assisi, che ha presentato il progetto Manini Connect, una soluzione che rende gli edifici prefabbricati connessi e intelligenti; la teatina Vision Device con il progetto Align Vision, finalizzato alla realizzazione di un ciclo automatico e industrializzato per il taglio degli abiti su tessuti a quadri e a righe. Al terzo posto ex aequo: Maf, azienda salernitana, che ha presentato CartoBox, una soluzione che permette di realizzare oggetti promozionali e connettori digitali personalizzati (codici personali, BarCode, QRCode, tag RFID), sempre più richiesti per le attività di direct marketing; Htt Centro Affilatura della provincia di Avellino, che ha presentato “Unika”, un’invenzione che ha completamente rivoluzionato il settore dell’assemblaggio aeronautico, consentendo alle aziende che la utilizzano un notevole risparmio in termini di costi, magazzino, sforzo umano e tempi di lavorazione. La startup innovativa H-OPERA, spin off dell’Università di Salerno, ha trionfato nella sezione “uPsTart- Paolo Traci”, dedicata alle startup.


I PREMI DELL’ECOSISTEMA Premio TIM, sezione imprese, a MYTI di Brescia per i suoi algoritmi di intelligenza artificiale, il futuro - già presente - della personalizzazione dei servizi con un time to market pari a zero. Per la sezione startup, invece, a Law on chain per aver creato una piattaforma blockchain in ambito legale, studiata in modo tale che gran parte del lavoro possa essere automatizzato, consentendo al

tempo stesso la salvaguardia dei dati, la loro tracciabilità e fruibilità. Banca Sella ha premiato - per le imprese Citel Group di Napoli per la sua chatbox innovativa perché interattiva con i sistemi di gestione delle aziende e con, all’occorrenza, un operatore fisico laddove lo strumento non è in grado di dare risposta, e Riatlas, per le startup, per l’applicazione per la salute digitale che sfrutta le potenzialità dell’intelligenza artificiale. ENEA ha premiato Tesi srl della provincia di Salerno per la sua piattaforma che integra le più promettenti tecnologie di monitoraggio, dai sistemi apr alla sensoristica avanzata, rispondendo così alle esigenze di sicurezza e prevenzione dei rischi ambientali per le strutture sensibili; Digital Magics ha premiato Softcare Studios di Roma per il progetto TOMMI, un device che, attraverso la realtà virtuale, monitora costantemente i valori dei bimbi malati di cancro, riducendone lo stress e la percezione del dolore. Premio 012 Factory ad Antonio Di Bartolomeo della provincia di Salerno con il progetto Gradì, un dispositivo elettronico basato su un sensore innovativo nanostrutturato che permette di misurare sia la temperatura che la gradazione alcolica delle bevande in un ampio range di concentrazioni. Banca Monte Pruno ha premiato la Savino Solution di Salerno per il suo brevetto europeo sulla conservazione dei record e di Atti Digitali opponibili a terzi.

Premio web - sezione imprese - a Serena Onlus di Verona, dedita all’addestramento dei cani molecolari per assistenza e soccorso ai diabetici. Nello specifico il progetto premiato consta di un tappetino sensibile al tocco che, se opportunamente sollecitato dal cane, lancia una serie di richieste di soccorso ad altrettanti numeri memorizzati, recapitando un messaggio vocale e la posizione GPS del diabetico per ricevere soccorso. Premio web, sezione startup, a Fisioing di Matteo Genovese di Reggio Calabria per il macchinario multifunzione che permette di effettuare analisi baropodometriche, cervicali, termografiche, plantari e ricostruzioni non invasive della colonna vertebrale, valorizzando la prevenzione e semplificando l’iter della diagnosi.Premio miglior pitch, sezione imprese, a Wiseview di Milano per RADAR for Privacy, un software per la gestione della GDPR Compliance, che consente di conservare in un’unica piattaforma tutte le informazioni rilevanti in ambito privacy, elaborare reportistica sui trattamenti dati, come il registro dei trattamenti e caricare documentazione rilevante, oltre a poter esportare documenti di sintesi relativi al profilo di rischio dell’azienda. Infine, Premio miglior pitch sezione startup a Mercurius Bi di Milano per la piattaforma Betting Intelligence che analizza le scommesse sportive e aiuta trader sportivi e investitori sofisticati ad avere un margine sul mercato.

Dicembre 2018 | Gennaio 2019

kenzophotographer.com

Il progetto presentato “Spine Solution” è una maschera di foratura vertebrale che consente l’implantologia delle viti peduncolari all’interno delle vertebre, minimizzando rischi e l’uso delle dannose radiazioni ionizzanti. È realizzato in stampa 3D con materiale biocompatibile ed è un dispositivo progettato su misura delle singole vertebre del singolo paziente, con una ricostruzione assolutamente biofedele e ad altissima precisione. Al secondo posto la startup di Genova Hiro Robotics con il progetto “Hiro Vs4”, sistema di controllo in visione di nuova generazione che permette al robot di vedere e interagire con gli oggetti e muoversi perfettamente nello spazio attorno a lui. Terzo posto ex aequo per Smartosso di Reggio Calabria, il primo osso intelligente per cani che punta a coniugare sia l’aspetto ludico che l’aspetto legato alla salute del cane, e Mecaprom della provincia di Biella, che ha progettato una gamma di veicoli elettrici dedicati al trasporto merci.

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innovazione

La trasformazione digitale cambia l’essere umano Necessario un team di persone appassionate, curiose e motivate dalla sfida. Nella riorganizzazione, il manager deve essere in grado di rompere gli schemi, gli ingranaggi esistenti e mantenere la linea

Lino Mari Senior Technical Architect at Healthware International www.healthwareinternational.com www.linomari.com

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er realizzare una vera trasformazione digitale, è necessario un team di persone appassionate, curiose e motivate dalla sfida. È importante capire che un'organizzazione, oltre ad una chiara strategia tecnologica, ha bisogno di una strategia per le persone. La trasformazione digitale può essere dirompente per i clienti, i dipendenti e gli utenti finali. Attenzione all'impatto del cambiamento, o la vostra iniziativa può subirne le conseguenze. Un possibile approccio potrebbe essere quello di abbracciare la metodologia Agile. Questo approccio aiuta l'intero team non solo a pensare ad evoluzioni successive (sprint), ma anche a creare una cultura dell'apprendimento basata sul feedback passo dopo passo. La metodologia Agile mira a contrastare la logica dei processi lineari, con l'introduzione di piccoli gruppi chiamati "scrum" che lavorano su processi diversi della durata di due o più settimane chiamati "sprint"

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che permettono di valutare e rivalutare continuamente lo stato del progetto e la direzione stessa. Alla fine di ogni nuova evoluzione è importante analizzare cosa è andato bene e cosa è male. Questa fase del processo Agile si chiama Retrospettiva. Promuovere la collaborazione tra i team Spesso, durante la riorganizzazione, si “butta” la tecnologia addosso ai dipendenti senza aiutarli a capire i modelli, come utilizzarli e soprattutto senza la giusta incentivazione. Questo porta al malcontento e, in ultima analisi, la tecnologia non viene utilizzata come previsto. Mentre i team tecnologici sono focalizzati su aree e tendenze specifiche, è necessario creare team più trasversali che possano discutere di innovazione e rappresentare tutte le aree dell'azienda per favorire una maggiore collaborazione. Ad esempio, i team di sviluppo nell'area tecnologica possono concentrarsi su come adottare un approccio agile ai diversi progetti e

utilizzare la continuous delivery sui prodotti. Infine, condividere le best practice e coinvolgere le attività IT (DevOps). Tutte le aree possono contribuire all'innovazione dei processi interni e di come interagiscono all'esterno dell'azienda. Ad esempio, nella trasformazione digitale, l'area tecnologica è sempre più al centro delle dinamiche di business rispetto al passato. Adottare una mentalità da startup Far evolvere l’essere umano non è per manager deboli di cuore. Devi essere in grado di rompere gli schemi, gli ingranaggi esistenti e mantenere la linea. Una mentalità da startup aiuta e incoraggia la collaborazione tra i team creando gruppi di lavoro che si trovano a stretto contatto. Una volta superati questi ostacoli, tutto può scalare e crescere anche a livello globale ed essere in grado di prendere decisioni rapide con la consapevolezza che tutte le aree dell'azienda possono seguire e cambiare rapidamente se necessario.


Arte e mestieri, nasce a Cava il primo Centro per l'Artigianato Digitale d'Italia Più di 250 mq di spazio per ospitare un laboratorio dotato di tecnologie di fabbricazione digitale che mette a disposizione degli artigiani, e di chiunque ne abbia bisogno, macchine CNC e strumentazioni d’avanguardia pensate per supportare i talenti italiani del Made in Italy a cura della Redazione

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o scorso 3 dicembre è stato inaugurato a Cava de’ Tirreni (Salerno) il Centro per l'Artigianato Digitale (CAD), primo in Italia, dedicato al rilancio delle attività artigianali grazie all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali. Ceramisti, orafi, maestri del legno, artisti vetrai, lavoratori della pelle, fotografi e videomaker: sono queste le imprese artigiane che parteciperanno al percorso innovativo di aggiornamento professionale della durata di 12 mesi, durante il quale avranno modo di formarsi e sperimentare le nuove opportunità che il digitale offre all’artigianato e alla manifattura, attraverso l’unione di saperi tradizionali con nuove tecnologie. Gli artigiani incubati, al contempo, continueranno a svolgere la propria attività commerciale all’interno delle botteghe presenti in struttura. Il Centro per l’Artigianato Digitale è un progetto voluto dal Comune di Cava de’ Tirreni, realizzato con fondi europei e gestito da Medaarch srl stp, società specializzata nelle tecnologie di digital fabrication, la cui compagine ha costituito il primo fab lab dell’Italia Meridionale, il Mediterranean FabLab. Il laboratorio di fabbricazione digitale mette a disposizione degli artigiani, e di chiunque ne abbia bisogno, macchine CNC, tecnologie d’avanguardia e strumentazioni pensate per supportare i talenti italiani del

Made in Italy. Più di 250 mq di spazio per ospitare un laboratorio dotato di tecnologie di fabbricazione digitale come stampanti 3D che possono lavorare polimeri plastici, metalli, legno, ceramica e agglomerati; frese CNC e un braccio robotico per lavorazioni in alluminino, legno, plastiche spugne etc.; laser cut per taglio e incisione di cartone, legno, metalli dolci, pelle, plastica, etc.; laboratorio di elettronica con schede arduino per la realizzazione di oggetti intelligenti, sistemi di prototipazione elettronica. E ancora, tecnologie di scansione 3D, sistemi di realtà aumentata e virtuale, microscopi e attrezzature varie per la lavorazione di materiali nuovi ecologici e bio-compatibili. Tra i laboratori che lavorano all’interno del CAD, c’è anche BIOlogic, primo biofablab campano promosso e gestito da Knowledge for Business, in collaborazione con Medaarch. BIOlogic è un investimento solido e strutturato in grado di avere importanti ricadute sull’industria in termini di nuovi prodotti ed applicazioni che possano avere un impatto concreto

nella medicina, nella manifattura e nell’edilizia, con uno sguardo attento alla sostenibilità. In pochi mesi, BIOlogic è riuscito anche a creare lavoro e opportunità. Basti pensare che ad oggi vi lavorano differenti professionisti, tra ingegneri, architetti, designer, biologi, esperti in comunicazione e in trasferimento tecnologico. BIOlogic collabora con molti enti di ricerca e ha attivato partnership con la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti (SSIP) per sviluppare attività di R&S mirate all’industria della lavorazione delle pelli. Il CAD ospita al suo interno anche un WASP HUB, spazio di lavoro dotato di macchine per la fabbricazione digitale. Si tratta di un ambiente in cui realizzare oggetti che possono essere utilizzati nelle diverse aree di ricerca individuate da WASP (World’s Advanced Saving Project), ovvero i bisogni di base dell’uomo: cibo, salute, casa, energia, fabbricazione digitale, arte e cultura. www.medaarch.com/ centro-artigianato-digitale Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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internazionalizzazione

Estero, come attivarsi per la ricerca dei clienti Resta utile l’approccio tradizionale, fondato sull' individuazione del cliente tipo e sulla creazione di un database, ma negli ultimi tempi si sta spingendo molto anche sull’utilizzo di strategie di inbound marketing, che inducono il cliente stesso a richiedere un contatto

Daniele Trimarchi Studio Trimarchi daniele@studiotrimarchi.com

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vari manuali export esistenti in commercio raramente trattano come argomento quello della fase di ricerca della clientela potenziale poiché è spesso considerato acquisito. Tale fase meriterebbe una maggiore considerazione giacché, una sua corretta pianificazione, consente di ottenere maggiori risultati ed evitare qualche rischio. Proveremo a esporre i tratti salienti di tale argomento con l’intento di fornire spunti al lettore auspicando che possa aumentare nel breve i propri risultati. L’attività di ricerca della clientela si compone in sostanza di tre fasi: Fase I | Analisi: identifica il mercato da aggredire; Fase II | Strategica: individuazione del cliente TIPO e generazione di un DataBase; Fase III | Operativa: validazione dei dati raccolti e approccio alla clientela. Volutamente tralasciamo in questa sede la Fase I, poiché l’imprenditore,

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conoscendo a fondo il settore di appartenenza, può anche decidere di sperimentare l’ingresso in uno specifico mercato senza per forza averne un fondamento. Tuttavia data la sua importanza, sarebbe buona prassi appurare che ci sia un trend positivo dei flussi delle merci (import/export) nel precedente triennio. Come prima cosa bisognerà estrarre e/o richiedere informazioni ad istituti nazionali di elaborazioni dati, come l’ISTAT per l’Italia. Per la parte estera invece, è bene sapere che ogni nazione è dotata di strutture pubbliche che registrano costantemente il movimento delle merce in entrata e uscita, talvolta anche per aree specifiche. Fase II - Per prima cosa è vitale individuare il canale di vendita utilizzato nel mercato di riferimento. In alcuni Paesi è possibile che il canale non corrisponda a quello generalmente usato in Italia. Per esempio in Francia, e per alcuni prodotti, è decisivo il ruolo

delle federazioni di grossisti che gestiscono in modo centralizzato “anche gli acquisti”. Qui ci viene in aiuto lo studio del marketing mix fondamentale e non solo per individuare bene il partner “tipo” nella distribuzione. Altra astuzia è di limitarsi alle aree geografiche piccole. Si potrebbe iniziare con la ricerca della clientela di un unico settore/segmento industriale e concentrare gli sforzi in una singola regione. L’esperienza insegna che la curva di apprendimento nel conoscere un nuovo mercato più ristretto, porta a risultati tangibili

«L’esperienza insegna che la curva di apprendimento nel conoscere un nuovo mercato più ristretto, porta a risultati tangibili più rapidamente e consente di imparare dagli errori prima di approcciare le aree successive»


«Ad ogni modo sia che si stia acquistando dati o raccogliendoli su internet, bisogna sempre conservare una prova di come, e perché, sono stati raccolti ed elaborati»

TELEMARKETING: A GUIDELINE 1. PRESENTATION: WHO AM I AND WHAT DO I REPRESENT 2. CLARIFYING THE OBJECTIVES: WHAT DO I WANT 3. FEEDBACK: ASSESSING WHO SHOULD I SPEAK WITH 4. BRIEF PRESENTATION OF PRODUCTS/SERVICES OFFERING AND ADVANTAGES VS COMPETITION

più rapidamente e consente di imparare dagli errori prima di approcciare le aree successive. Definita la strategia di ricerca, si parte con la generazione di un database clienti. Questi possono semplicemente essere individuati sui motori di ricerca e/o rivolgendosi a Camere di commercio locali. Pochi sanno che associarsi a una Camera di commercio non solo consente di ottenere costanti informazioni macro del mercato, ma spesso, tra i servizi ai soci, rientra proprio la possibilità di ottenere database a costo zero, o altri servizi utili per un’azienda che vuole iniziare a esportare. Ad ogni modo sia che si stia acquistando dati o raccogliendoli su internet, bisogna sempre conservare una prova di come, e perché, sono stati raccolti ed elaborati. Infatti, da maggio 2018 è entrato in attuazione in tutta Europa il GDPR (General Data Protection Regulation). Questo Regolamento non blocca le call o l’invio di mail, ma piuttosto punta ad una maggior tutela dei dati raccolti nei paesi EU. Uno dei punti regolati dal GDPR è quello che si riferisce alla raccolta dei dati strettamente necessari all'utente. Fase III - L’approccio più operativo consente la validazione dei dati acquisiti. Lo schema più classico è quello di iniziare dalle call a freddo al partner presente nel database e,

5. ASSESSMENT OF THEIR INTERESTS/ NEEDS/ PROBLEMS (TECHNICAL, LOGISTIC, COMMERCIAL ECC.) 6. PROPOSAL OF SOLUTIONS 7. PLAN OF ACTION: SEND CATALOGUE, SEND OFFER, MEETINGS ETC.

solo in seguito, passare all’invio di mail. Le call per essere efficaci hanno bisogno di essere supportate da uno schema di “telemarketing”, ovvero di una struttura breve e sintetica (come quella nel riquadro di fianco) che dovrà essere esposta in poche decine di secondi. La tecnica richiede di procedere prestando massima cortesia e ringraziando al primo cenno di interesse del contattato. Anche se già la si possiede, bisogna ricordarsi di chiedere una mail di riferimento per l’invio di informazioni commerciali. In questo modo si avrà a disposizione la prova di come si è venuto in possesso dei dati ed è buona norma indicarlo nella prima e-mail inviata. La fase che segue è quella di spiegare tutto in modo chiaro via e-mail. Come per la call, è bene utilizzare un messaggio preimpostato ricco di elementi moderni di presentazione, cioè: link di collegamento al sito ufficiale, elementi scaricabili (utili anche al monitoraggio delle azioni del lettore), oltre all’utilizzo di mail aziendale più una presentazione PowerPoint

possibilmente snella (6-8 pagine). Importante poi lavorare anche sui social network. Nello specifico è utile l’utilizzo di Linkedin che consente, tramite filtri, di trovare il buyer (o il suo assistente), di conoscere possibili legami e ottenere contatti diretti che spesso sono fatti di e-mail e numeri di cellulari privati. In conclusione, la ricerca della clientela è senz’altro utile, però oggi si sta puntando anche all’utilizzo di strumenti che, grazie a strategie di inbound marketing, spingono il cliente targettizzato a chiederci un contatto. In tal caso si svolge un’attività più efficace che consente di ricevere richieste già da clienti sicuramente interessati e di iniziare un contatto a uno stadio di negoziazione più avanzato.

«Uno dei punti regolati dal GDPR è quello che si riferisce alla raccolta dei dati strettamente necessari all'utente» Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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ricerca

Il dottorato a misura di industria Il professore Francesco Donsì racconta la forza del suo dipartimento: «Quello che cerchiamo di formare non solo è un esperto tecnico nel suo settore, ma un professionista con competenze manageriali, linguistiche, informatiche e soprattutto capace di comunicare con chiarezza i contenuti di innovazione di cui è portatore» di Raffaella Venerando

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er reagire agli enormi cambiamenti determinati nel lavoro dalle nuove tecnologie, la formazione teorica non è più sufficiente. È necessaria la marcia in più, quella che si ottiene con l’imparare facendo, possibile solo attraverso il coinvolgimento di università e imprese. Il dottorato aperto al mondo dell’industria è la risposta a questa necessità. Quello proposto dal suo dipartimento come si articola e quali sono le finalità? Il Corso di Dottorato di Ricerca in Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno, già da diversi anni, è impegnato a mettere in pratica azioni concrete volte a ridurre la distanza dal mondo produttivo. In particolare, abbiamo cercato di agire secondo tre direzioni principali, che riguardano il percorso formativo dei dottorandi, le attività di ricerca e le risorse disponibili. Al passo con i tempi e le esigenze dell’industria, dal punto di vista formativo - a partire dall’anno accademico 2017-2018 - abbiamo attivato un corso obbligatorio per tutti i dottorandi sulle tematiche Industria 4.0, intitolato: “Smart Industry: Smart Productions, Smart Energies and Smart Services”. Tenuto in inglese dai docenti

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Francesco Donsì, Professore Associato Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Salerno

del Dipartimento di Ingegneria Industriale, esso prevede, ai fini del superamento dell’esame, la preparazione di un elaborato, in cui i dottorandi, organizzati in gruppi di lavoro, sviluppino una proposta di applicazione di processi innovativi in una realtà industriale esistente, utilizzando il format di un progetto europeo. La formazione dei dottorandi è completata dall’acquisizione di competenze trasversali, o soft skills, oggi sempre più necessarie in una realtà produttiva globalizzata. Dobbiamo uscire dallo stereotipo che considera il dottore di ricerca come un topo da laboratorio, legato a doppio filo a una visione del mondo esclusivamente "tecnica". Il dottore di ricerca in ingegneria in-

dustriale che cerchiamo di formare non è solo un esperto tecnico nel suo settore, ma un professionista con competenze manageriali, linguistiche, informatiche, in materia di brevettazione e soprattutto capace di comunicare con chiarezza i contenuti di innovazione di cui è portatore, forte del suo approccio logico e analitico ma non schiacciato da questo. Per quanto ottiene, invece, alle attività di ricerca, gli argomenti delle tesi di dottorato, innestandosi sulle competenze disponibili nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria Industriale, coprono tutte le principali tematiche Industria 4.0 (vedi riquadro 2). Infine, in merito al filone “risorse”, il nostro corso di dottorato è costantemente impegnato ad integrare le risorse messe a disposizione dall’Ateneo su tematiche “curiosity driven” con risorse esterne su tematiche che invece vanno incontro alle esigenze di innovazione di prodotto o di processo delle aziende del territorio e non. Infatti, per una azienda che vuole fare ricerca ma non ha la possibilità di dedicare risorse interne, l’opportunità di compartecipare alla progettazione di un percorso finanziare di dottorato rappresenta un’occasione estremamente conve-


niente, per sviluppare un progetto di ricerca con una persona dedicata e formata ad hoc, e con il supporto delle avanzate competenze e strutture del nostro dipartimento. Oltre agli indubbi vantaggi per l’azienda, una borsa di dottorato compartecipata offre importanti vantaggi anche per il dottorando, che si forma su una tematica di ricerca applicata, maturando un'esperienza industriale diretta e spendibile nel suo futuro lavorativo, e per il dipartimento, che trae beneficio dallo sviluppo di temi magari poco battuti nelle ricerche tradizionali. Questi sforzi che stiamo facendo mirano ad una formazione che risponda alle necessità del mondo industriale, così che i nostri dottori di ricerca in ingegneria industriale siano pronti ad entrare nel mondo del lavoro direttamente. Tuttavia, le aziende vanno sensibilizzate affinché imparino a conoscere i nostri dottori di ricerca quali preziose risorse da inserire nel loro organico, in quanto persone di altissima qualificazione, orientate al risultato e con comprovata capacità di imparare velocemente, allenati come sono nello studio e nella ricerca continua di nuove soluzioni a problemi complessi, nonché in grado di introdurre innovazione di prodotto o di processo in azienda. Più nello specifico, un’azienda interessata a un dottorato aperto al mondo dell’industria quali possibilità ha? Diverse. La prima è quella di finanziare direttamente una borsa di dottorato (circa 50000 euro per coprire i tre anni di corso), con il vantaggio di poter definire la tematica di ricerca (d’accordo con un tutor universitario) e di mantenere la completa proprietà intellettuale dei

Ennio Andrea Adinolfi, Ludovica Malafronte e Augusto Tortora, dottorandi in ingegneria industriale

risultati conseguiti. È, come dicevo, ancora una forma sottoutilizzata, ma particolarmente conveniente per le aziende che non hanno strutture di ricerca interne. Negli ultimi 3 cicli di dottorato, mediamente 2 borse all’anno sono state finanziate direttamente da imprese, su tematiche di interesse industriale. Altra opportunità è quella offerta dalle borse di dottorato a caratterizzazione industriale. Per il 34° Ciclo (2018 - 2021), il Corso di Dottorato in Ingegneria Industriale ha ottenuto, dietro presentazione di progetti formativi insieme ad aziende partner, 10 borse aggiuntive di questo tipo, di cui 3 finanziate dal MIUR e 7 dalla Regione Campania (vedi riquadro 3). Queste borse offrono l’occasione ai 10 dottorandi di vivere un’esperienza formativa a stretto contatto con le aziende partner, poiché le attività di ricerca dovranno essere condotte per un periodo pari ad almeno 6 mesi in azienda e per ulteriori 6 presso un’istituzione estera. Con questo tipo di schema formativo, le esigenze dell’azienda sono messe in primo piano, soprattutto nell’ottica di impiega-

bilità futura dei dottori di ricerca. Infine, un’ultima opportunità è offerta dai Dottorati Executive e di Alto Apprendistato. Essi sono rivolti a dipendenti di azienda, già coinvolti in attività di R&S che vogliano qualificarsi ulteriormente acquisendo il titolo di Dottore di Ricerca, o a personale assunto ad hoc con contratto di apprendistato. Il dipendente mantiene per tutta la durata del dottorato il proprio stipendio e inquadramento aziendale lavorando su una tematica scelta dell’azienda con il supporto del personale e delle strutture del nostro dipartimento, senza ulteriori oneri da parte dell’azienda. In termini di impiegabilità quali sono i numeri dei dottorati? Da un punto di vista teorico, il mondo della ricerca nella sua accezione più ampia, ovvero in università e in centri di ricerca pubblici o privati, è stato finora lo sbocco naturale per queste dottori di ricerca. Spingendo però in questa nuova direzione di formazione, siamo certi che crescerà anche il numero di dottori di ricerca che ricopriranno ruoli manageriali aziendali a sostegno dell’innovazione, oppure

Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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ricerca

diventeranno auto-imprenditori in spin off accademici e o in startup innovative. Più da vicino, l'esperienza del Dottorato in Ingegneria Industriale è appena giunta al 5° anno e pertanto sono ancora pochi i dati disponibili sulla situazione occupazionale dei suoi dottori di ricerca. Con la collaborazione dell’ADI (Associazione Dottorandi

e Dottori di Ricerca Italiani) è stato condotto un sondaggio su 126 dottori di ricerca degli ultimi anni in Ingegneria Chimica, Ingegneria Meccanica, Ingegneria dell'Informazione e Ingegneria Elettronica dalla cui trasformazione nasce l'attuale dottorato in Ingegneria industriale, con il seguente risultato aggiornato a gennaio 2018: su 126 dottori di

Annarita De Meo, dottoranda in ingegneria industriale curriculum ingegneria chimica

ricerca, hanno risposto in 57 (45%), di cui 19 dottori di ricerca in Ing. Chimica, 3 in Ing. Elettronica, 16 in Ing. dell'Informazione, e 19 in Ing. Meccanica. Di questi, l’86% lavora, con un impiego per il 51% all'Università, il 28% in Azienda, il 9% in una pubblica amministrazione, il 7% in un ente di ricerca (la quota restante non ha specificato, ndr).

Presentazione del PhDIIn day 2018, evento annuale organizzato per presentare le attività di ricerca dei dottorandi

PROFILO DEL DIIN Il Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIIN) dell'Università di Salerno (http://www.diin.unisa.it) promuove l'istruzione superiore e la ricerca e lo sviluppo nei settori dell'ingegneria chimica, elettrica e meccanica. Il DIIN si propone come polo scientifico e culturale di raccordo tra esperienze di ricerca e di didattica con l'obiettivo di diventare un punto di riferimento per il territorio, mettendo a disposizione le competenze in ricerca di base e applicata e favorendo la vocazione all'inAlcuni dei dottorandi in ingegneria industriale durante la novazione, al trasferimento tecnologico e alla diffusione e la poster session del PhDIIn day valorizzazione dei prodotti della ricerca nel campo dei materiali e dei nanomateriali, analisi di processo, sperimentazione di nuove tecnologie e materiali, sviluppo di tecnologie per l'industria alimentare, caratterizzazione elettromagnetica dei sistemi elettrici ed elettronici, progettazione e realizzazione di sistemi di metrologia intelligente (smart metering), automazione dei sistemi distribuiti, studio e caratterizzazione degli impianti elettrici e dei sistemi di generazione da fonte rinnovabile. L'Università di Salerno è una delle migliori università del sud Italia, con il suo campus caratterizzato da edifici moderni e strutture all'avanguardia per l'insegnamento, la ricerca e la vita studentesca. Si colloca al 69° posto nella Young University Rankings 2017 e al 351-400esimo nella World University Rankings 2017 secondo il Times Higher Education. 54


ESEMPI DI TESI DI DOTTORATO SULLE TEMATICHE DELL’INDUSTRIA 4.0

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Sostenibilità di processo: Produzione di energia da fonti rinnovabili; Ottimizzazione di processo: Implementazione delle elettrotecnologie, o delle alte pressioni, dei fluidi supercritici nei processi dell’industria chimica, farmaceutica o agroalimentare; Efficienza energetica: Controllo dei sistemi di propulsione per la mobilità sostenibile, ottimizzazione delle prestazioni energetiche dei sistemi frigoriferi, sistemi innovativi di accumulo di energia; Nanotecnologie: Sviluppo di nanomateriali a base di grafene per supercapacitori; Sensors fusion: sviluppo di sensori virtuali per il controllo di veicoli; Big-data management: Gestione di big-data nel Context Aware Computing; Internet of things: Analisi delle reti di comunicazioni utilizzate nell’ambito dei Sistemi di Misura Automatici secondo l’IoT paradigm, Internet of Thing e Cybersecurity; Augmented Reality: Affective engineering nella progettazione assistita da biosegnali, Nuove metodologie per la Human Reliability Analysis; Processi industriali assistiti da simulazioni numeriche: trasformazioni alimentari mediante processi innovativi; Additive Manufacturing: metodi innovativi di sinterizzazione selettiva al laser di materiali ceramici, plastici o metallici per l’additive manufacturing; Smart grids: Metodologie e tecnologie adattative per il monitoraggio e il controllo di impianti e sistemi elettronici ad elevata automazione; Intelligenza artificiale: Utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale per la stima di grandezze non misurate direttamente. *******************************************************************************************

ESEMPI DI BORSE DI DOTTORATO A CARATTERIZZAZIONE INDUSTRIALE FINANZIATE PER IL XXXIV CICLO • • • • • • • • • •

Biocompositi derivati da fibre naturali e polimeri sostenibili (tale borsa prevede 12 mesi presso l’azienda partner NAFCO Italia SRL e 6 mesi presso l’University of Bath, UK); Valorizzazione sostenibile di biomasse microalgali per la produzione di nutraceutici e cosmeceutici (tale borsa prevede 9 mesi presso l’azienda partner ATI Biotech srl e 9 mesi presso Université d'Avignon et des Pays de Vaucluse, Francia); Sviluppo di materiali intelligenti con proprietà self-responsive per applicazioni avanzate (tale borsa prevede 6 mesi presso l’azienda partner Advanced Tools And Mouldes Srl e 6 mesi presso la Martin-Luter – Universitat- Halle- Wittenberg, Germania); Sostenibilità nella valorizzazione dei residui della lavorazione industriale del pomodoro in Campania per le energie rinnovabili ed il recupero di composti organici di interesse applicativo (tale borsa prevede 9 mesi presso l’azienda partner eLoop Srl e 9 mesi presso l’University College London, UK). Orientazione nello spazio di sistemi embedded (tale borsa prevede 8 mesi presso l’azienda partner Sensor Systems Srl e 6 mesi presso Baumer High-Tech Center Lake Constance, Germania); Soluzioni embedded innovative per sistemi di accumulo elettrico ibridi Batterie – Fuel Cell per la mobilità sostenibile (tale borsa prevede 14 mesi presso l’azienda partner Hitachi Rail Italy spa e 2 mesi presso Hitachi Rail Europe, UK); Progettazione e Realizzazione di Approcci orientati alla Cyber Security in ambito Automotive (tale borsa prevede 18 mesi presso l’azienda partner Netcom Group S.p.A. e 6 mesi presso la Brunel University London, UK); Tutela della privacy nella gestione dei big data alla luce del GDPR europeo e del Cloud Act statunitense: l’extraterritorialità della riservatezza (tale borsa prevede 18 mesi presso l’azienda partner SYSTEM MANAGEMENT S.P.A. e 6 mesi presso la Brunel University London, UK). Progettazione ottimale ed integrata di un powertrain ibrido (HEV) e delle relative strategie real-time di gestione energetica (tale borsa prevede 9 mesi presso l’azienda partner MECAPROM e 6 mesi presso IFP Énergies Nouvelles, Francia); Applicazioni del modello di Digital Twin per nuovi orizzonti di efficienza nella Produzione, Manutenzione ed After Sales (tale borsa prevede 8 mesi presso l’azienda partner SAP Italia Sistemi e Applicazione Prodotti in Data Processing S.p.a. e 8 mesi presso l’Università di Potsdam, Germania). Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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ricerca

Al via MATESPACK, presto nuovi professionisti del packaging All’Università di Salerno, la prima edizione di un innovativo percorso formativo nato dall’esperienza del gruppo di Tecnologia dei Materiali, coordinato dalla professoressa Loredana Incarnato, e attuato in collaborazione con aziende leader del settore

di Paola Scarfato DIIn - Università degli Studi di Salerno

L’

Università di Salerno, Dipartimento di Ingegneria Industriale, ha attivato la prima edizione del Master di I livello in MAteriali e TEcnologie Sostenibili per PACKaging Polimerici e Cellulosici (MATESPACK). Il Master, che avrà inizio a gennaio 2019, affronta gli aspetti tecnici e ingegneristici del packaging nell’ottica della sostenibilità (https://corsi.unisa.it/ matespack, master.matespack@ unisa.it). Il settore del packaging è in forte espansione e rappresenta una delle eccellenze dell’Italia, che è leader indiscussa a livello mondiale in numerose aree, con una produzione fortemente specializzata e orientata all’export, in uno scenario soggetto a forte pressione concorrenziale e in continua evoluzione tecnologica. Per consolidare la crescita, gli operatori della filiera necessitano di figure professionali ad alta qualificazione, in grado di realizzare innovazione come fattore strategico per la competitività e la sostenibilità ambientale, con competenze multidisciplinari che spaziano dalla conoscenza dei materiali alle tecniche di stampa, dalle tecnologie di produzione ai

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controlli di qualità, dall’impatto ambientale agli aspetti logistici e gestionali. Nonostante questo, in Italia l’offerta formativa nel settore è scarsa. Il Master MATESPACK, unico in Italia per l’articolazione delle tematiche, risponde alla crescente domanda di formazione qualificata da parte delle imprese del packaging, con un percorso formativo articolato in otto moduli: Materiali polimerici per il packaging, Tecnologie di trasformazione delle materie plastiche, Carte e cartoni per il packaging, Controllo di qualità e analisi prestazionale e modellistica dei packaging, Tecnologie di conversione e stampa, Innovazione e aspetti normativi nel packaging, Packaging e Sostenibilità, Gestione, trasporto e distribuzione del packaging. Il Master ha durata annuale, con un impegno complessivo di 1.500 ore di formazione con formula full time. Le attività sono articolate in una fase d’aula di lezioni frontali e laboratorio (8 settimane) e una fase di stage formativi presso le aziende partner (3 mesi), e sono progettate con un approccio fortemente applicativo, finalizzato a fornire competenze mirate alle

esigenze produttive del comparto del packaging industriale. I candidati dovranno essere in possesso di una Laurea di I livello o specialistica/magistrale in materie tecnico-scientifiche. Sono candidati ideali quanti aspirano a intraprendere una carriera professionale o consulenziale nel settore privato manifatturiero e dei servizi dell’industria del packaging. Le figure professionali formate dal Master possono ricoprire una gamma di posizioni aziendali estremamente varia, nelle aree Controllo di Processo, Controllo di Qualità, Laboratorio di Analisi, Ambiente e Sicurezza, Ricerca e Sviluppo, Logistica e Supply Chain. Il Master è supportato da numerose aziende di rilievo nazionale operanti nel settore delle materie plastiche e della carta e ha ricevuto, oltre al patrocinio di Confindustria Salerno, quello dell’ATIF - Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia, dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Salerno e delle associazioni scientifiche AIMAT - Associazione Italiana di Ingegneria dei Materiali e AIM - Associazione Italiana Macromolecole.


sicurezza

Organizzazione del lavoro, digitale e nuovi fattori di rischio La sfida per il sistema di Salute e Sicurezza sul Lavoro è di conoscere e analizzare in maniera puntuale gli effetti connessi a uso e abuso delle tecnologie, in modo da poter ridurre al minimo quelli negativi di Emma Pietrafesa, Rosina Bentivenga, Sara Stabile Ricercatrici Inail - Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila)

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l maggiore utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), i cambiamenti della forza lavoro, la flessibilità e le nuove pratiche gestionali che interessano le organizzazioni, implicano importanti trasformazioni con effetti sulle caratteristiche del lavoro e sul benessere dei lavoratori. Queste trasformazioni determinano altresì la perdita dei vincoli fisici tradizionali e temporali sia per le imprese, sia per i dipendenti, in quanto i business partner e i clienti possono essere raggiunti in ogni luogo (everywhere) e in qualsiasi momento della giornata (always online). L’uso del digitale e l’organizzazione del lavoro Nel corso del 2018 oltre la metà della spesa mondiale in tecnologie è stata destinata alla trasformazione dei modelli produttivi, con interventi mirati a rendere i processi aziendali più innovativi ed efficienti all’interno di un ecosistema digitale di prodotti/servizi, asset, risorse umane e partner. La quarta rivoluzione industriale, che consente di superare l’idea fordista di lavoro, determina nuovi paradigmi in relazione a ruoli, mansioni e competenze

per i lavoratori e grandi opportunità di sviluppo e accrescimento della competitività per le aziende. In tale contesto il digitale ha modificato significativamente il modo di comunicare, interagire e socializzare determinando, anche attraverso il crescente utilizzo delle piattaforme social e collaborative, cambiamenti nel modo di apprendere e di condividere informazioni, contenuti e “saperi”. La spesa per le social technologies, ad esempio, entro il 2019 raggiungerà gli 85 miliardi di dollari, contribuendo alla loro diffusione con vantaggi per i lavoratori, a livello di performance e benessere, e per le organizzazioni in termini di crescita e sviluppo. Queste tecnologie stanno influenzando anche la nuova organizzazione del lavoro, in quanto promuovono il coordinamento, la capacità e la conoscenza condivisa rispetto alla centralizzazione, al ruolo e alla conoscenza parcellizzata. Ci si riferisce oggi, infatti, alla social enterprise, ovvero a un nuovo modo di fare impresa che consente alle persone di lavorare collettivamente, valorizzandone le competenze, il talento e la creatività. Da una recente indagine della International Data

Corporation (IDC), emerge che anche in Italia oltre il 50% delle medie e grandi imprese percepisce positivamente l’adozione di piattaforme di collaborazione perché determinano una maggiore affidabilità e velocità dei processi e del lavoro. L’uso del digitale e nuovi fattori di rischio L’uso del digitale può sostenere e migliorare la qualità del lavoro per quanto riguarda la gestione della conoscenza, la motivazione, la partecipazione, anche attraverso la creazione di community, gruppi o team online, rispondendo alle esigenze di flessibilità richieste dalle nuove forme e modalità di lavoro. La digitalizzazione diffusa, da una parte, può avere effetti positivi per le organizzazioni in termini di business, riduzione dei costi e di aumento dell’efficienza dei processi produttivi, dall’altra, però, se non adeguatamente gestita e regolata, può generare reazioni negative nei lavoratori, come ansia, affaticamento mentale, scetticismo e inefficienza. L’uso assiduo e l’abuso delle ICT, inoltre, può dare origine anche a forme di dipendenza (technoaddiction), che possono essere identificate con gli stessi criteri Dicembre 2018 | Gennaio 2019

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utilizzati per la diagnosi di altri tipi di dipendenza. Le problematiche riferite all’uso delle ICT in ambito lavorativo sono state analizzate facendo riferimento alla metodologia proposta dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale dell’INAIL, utilizzata

per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato. Tale metodologia si basa sul modello Management Standards approntato dall’Health and Safety Executive (HSE) e tiene conto di sette dimensioni organizzative chiave: domanda, controllo, supporto del management, supporto

dei colleghi, relazioni, ruolo e cambiamento (Tabella). Sebbene le innovazioni e i progressi tecnologici possono essere positivi per il miglioramento della qualità del lavoro in termini di flessibilità e di bilanciamento vita-lavoro, possono esporre i lavoratori a nuovi rischi. Spesso, infatti, l’applica-

Tabella Dimensioni HSE e uso delle ICT DIMENSIONI HSE

NUOVI RISCHI

Domanda

L’innovazione tecnologica degli strumenti digitali, ponendo richieste eccessive ai lavoratori, può aumentare il carico e il ritmo del lavoro con conseguente riduzione dei livelli di attenzione rispetto al compito da svolgere, aumento della fatica mentale e fisica, diminuzione della memoria a lungo termine e dell’acutezza mentale.

Controllo

La mancanza di potere decisionale rispetto al modo di svolgere il proprio lavoro può avere ricadute negative sul controllo, sul significato del proprio lavoro, sul senso di appartenenza e di identità personale e sull’autonomia.

Supporto del Management Supporto dei Colleghi

Relazioni

L’uso delle ICT, genera un significativo cambiamento a livello relazionale e modificando i riferimenti contestuali e gli ambienti di lavoro espone i lavoratori a nuove forme e fattori di rischio quali il cyberharassment, cyberstalking, cyberbullying e violazione della privacy.

Ruolo

L’utilizzo sempre più diffuso dei dispositivi digitali e il sempre più agevole accesso ad Internet rendono più difficile il distanziamento dal ruolo lavorativo (segmentazione), determinando una graduale trasformazione dei ruoli da rigidi a permeabili con una costante micro-transizione da un ruolo all’altro (integrazione).

Cambiamento

L’implementazione di innovazioni tecnologiche introduce modifiche anche a livello organizzativo esponendo i lavoratori al confronto con una tecnologia nuova il cui utilizzo non sempre risulta agevole e di facile comprensione (techno-complexity, techno-uncertainty) soprattutto per i lavoratori ageing.

zione e l’implementazione di una nuova tecnologia in un settore lavorativo avvengono prima che ci sia una buona comprensione degli effetti sulla salute e sicurezza sul lavoro (SSL). La sfida, dunque, per il sistema SSL è quella di 58

La mancanza di supporto tecnico e sociale relativamente all’uso delle ICT incide sulla percezione dell’efficacia personale e conseguentemente sull’efficacia collettiva

conoscere e analizzare in maniera puntuale gli effetti connessi a uso e abuso delle tecnologie digitali, in modo da poter ridurre al minimo quelli negativi. In tale ambito la definizione di policy aziendali, unita ad un’adeguata formazione,

potrebbero rappresentare un primo passo per facilitare un uso corretto dei dispositivi digitali, sostenendo un concreto cambiamento organizzativo che tiene conto sia del business aziendale, sia del benessere dei lavoratori.


bon ton

Nicola Santini esperto di galateo, costume e società

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ph/Christian Ciardella

A Natale non è mai una questione di soldi

Il regalo più bello è quello davvero pensato per il destinatario, non quello che riflette soltanto le passioni del mittente

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cegliendo, vent'anni fa, di fare della mia passione per le buone maniere un mestiere, mi sono fatto una promessa: non rendere mai lo stile una questione di soldi. Sebbene la parola stile di per sé venga spesso spesa a sproposito, se la uso io, è sempre per descrivere modi di fare, di esprimersi, di agire, mai per osannare un outfit o un interno disegnato con autocad. A scanso di equivoci: non lo userei mai come hashtag e, men che meno, proclamerei che la vita è soltanto una questione di stile. Ma laddove si cerca di trasformare una tradizione in un momento di alto consumo, non trovo una parola più adatta per dare il solo consiglio che di Natale in Natale non mi stanco di ripetere: i regali più belli non sono mai una questione di soldi, sono una questione di stile. Quando uno non sa come disprezzare un regalo ha subito la frase pronta: “mi serviva proprio”. Forse per questo aborro i regali utili, per quelli non c’è da aspettare il Natale; mi scateno con quelli

frivoli, perché nella vita c’è bisogno di leggerezza: un vino particolare, un formaggio che viene da lontano, un lancio col paracadute o una passeggiata a cavallo. Sì, si regala anche un’esperienza, se piace, se si ha certezza di fare centro, se il regalo è davvero pensato per il destinatario e non riflette soltanto le passioni del mittente. E poi c’è (e lo troviamo) il tempo: quello di cuocere una teglia di biscotti, di fare una focaccia in casa per l’antivigilia, di rapire qualcuno per una gita di un giorno che non necessariamente contempli una notte in albergo (con relativi costi), o di mettere un nastro a un barattolo di olive riciclato che ospita una marmellata fatta in casa durante le stagioni più calde. É un tempo parente di emozioni, passioni e dedizione, più elegante, prezioso e significativo del tour de force per negozi alla ricerca del tutto per tutti così random da far passare la voglia. Auguri di cuore.

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salute

Antonino Di Pietro direttore dell’istituto dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com

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Mani, come proteggerne la bellezza

Sono soprattutto gli sbalzi di temperatura a impoverire le riserve idriche e a indebolire il mantello lipidico che garantisce il mantenimento dell’elasticità

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e mani sono il nostro biglietto da visita; servono a toccare, accarezzare, prendere, mangiare, scrivere, indicare. Sono la parte del corpo che mostra più di altre i segni dell’età perché continuamente esposta a contatto con il freddo, il vento, l’azione dei raggi ultravioletti, ma anche con l’acqua e le sostanze chimiche presenti nei saponi e nei detersivi. Le mani possiedono uno strato di tessuto adiposo inferiore rispetto a quello di altre parti del corpo: l’alterazione del film idrolipidico fa evaporare più velocemente l’acqua contenuta nella pelle disidratandola, facendole perdere elasticità e provocando irritazioni e arrossamenti. Sono soprattutto gli sbalzi di temperatura a impoverire le riserve idriche e a indebolire il mantello lipidico che garantisce il mantenimento dell’elasticità: per questo la pelle delle mani diventa secca, meno luminosa e soggetta a irritazioni, rossore e desquamazioni. Inoltre il passaggio dal freddo al caldo degli ambienti chiusi e surriscaldati può provocare brusche dilatazioni dei vasi capillari, che possono dare luogo ad arrossamenti, chiazze rossastre e geloni. I geloni si manifestano come noduli in rilievo, di grandezza variabile e di colore violaceo o rossastro e molto spesso causano prurito e dolore. In alcuni casi la pelle si screpola e poi può lacerarsi, aprendo la strada a pericolose infezioni. In questi casi suggerisco di immer-

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gere le mani per una decina di minuti in una bacinella di acqua tiepida nella quale sono state fatte bollire circa cinque o sei foglie di salvia, dalle proprietà lenitive, per ogni litro d’acqua. Se questo non dovesse bastare, è necessario utilizzare pomate antinfiammatorie. Per avere mani in buona salute bastano alcune piccole attenzioni quotidiane. Innanzitutto, evitare il contatto diretto delle mani con gli agenti irritanti e disidratanti, indossando sempre i guanti durante lo svolgimento dei lavori domestici. D’inverno raccomando di proteggere le mani con un paio di guanti, mentre è importante difenderle dal sole, tenendole al riparo dall’aggressione dei raggi ultravioletti, proteggendole con creme di fattore 50 d’estate e 20 o 30 nei mesi freddi. Infine è altrettanto importante applicare ogni giorno una buona crema idratante da scegliere con attenzione leggendo bene l’etichetta. Tra le formulazioni più adatte ci sono quelle a base di acido ialuronico, di fosfolipidi e di glucosamina. È importante anche massaggiarle per riattivare la circolazione in modo da stimolare una maggiore produzione di fibre elastiche. Il massaggio va iniziato dal dito mignolo della mano destra, tirandolo con dolcezza, per poi passare alle altre dita e alla mano sinistra. Poi si procede effettuando con i polpastrelli un lieve massaggio circolare che, dal dorso delle mani, arrivi fino all’estremità delle dita. Con le dita della mano sinistra si incrociano quelle della mano destra tirandole leggermente. Il massaggio può proseguire esercitando una certa pressione con il pollice e l’indice della mano destra lungo le dita della sinistra e viceversa. Si conclude massaggiando il pollice della mano destra e infine quello della sinistra, tirandolo lievemente. Durante il massaggio può essere utile utilizzare l’olio di lino per il suo potere reidratante ed elasticizzante sulla pelle.


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Giuseppe Fatati presidente Fondazione ADI associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica

Gli anziani e il diabete/III parte

L’importanza della cura personalizzata per migliorare la qualità della vita dei pazienti

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el precedente numero abbiamo sottolineato che i casi di diabete sono per il 90% del tipo 2 e che insorgono prevalentemente in età adulta. Il momento dell’ospedalizzazione dell’anziano deve essere un’occasione fondamentale per la valutazione e l’impostazione di una terapia sostenibile, al fine di ridurre le possibili complicanze legate ad una cattiva gestione della patologia diabetica. L’anamnesi clinica e farmacologica del diabete mellito deve essere raccolta con cura e riportata in cartella. Nei soggetti ricoverati con diabete noto deve essere programmata una determinazione della HbA 1c se non effettuata nei 2-3 mesi precedenti. In quelli in terapia orale e nei pazienti con nuova insorgenza, il ricorso all’insulina si rende necessario in presenza di condizioni critiche e/o quando sono controindicati gli ipoglicemizzanti. La necessità di una nutrizione artificiale rende indispensabile il ricorso alla terapia insulinica. È bene ricordare che l’insulina è il farmaco di elezione per il trattamento dell’iperglicemia e che nuove molecole come gli inibitori del DPP-IV, in monoterapia o in combinazione con l’insulina basale, si sono dimostrati sicure ed efficaci. Prima della dimissione va verificata la capacità di gestione

della terapia, soprattutto se insulinica, e del controllo glicemico a domicilio. È auspicabile in tali situazioni l’intervento di personale esperto in grado di fornire supporto educativo e informativo e utile la programmazione di un controllo ambulatoriale e l’inserimento del paziente in un percorso di gestione integrata domiciliare che coinvolga il medico di medicina generale. Un ricovero motivato da un episodio di ipoglicemia severa comporta un elevato rischio di mortalità intraospedaliera e di riospedalizzazione dopo la dimissione. In precedenza abbiamo ricordato schematicamente i rapporti tra terapia, ipoglicemia e rischio cardiovascolare, cercando di evidenziare quanto la variabilità glicemica possa incidere sulla fragilità individuale. Ci sembra opportuno ribadire alcuni punti: • non esistono prove documentate sugli effetti dello stretto controllo glicemico negli anziani soprattutto nelle persone con età superiore ai 75 anni; • è difficile trovare un punto di equilibrio tra vantaggi e svantaggi dei diversi approcci terapeutici; • le modificazioni dello stile di vita dell’anziano sono poco probabili e spesso provocano un peggioramento della qualità della vita con riduzione della aderenza al trattamento; • nell’anziano le politerapie e le comorbilità rappresentano la regola; • con l’età aumenta il rischio di ipoglicemia legato agli ipoglicemizzanti e/o all’insulina. L’ipoglicemia nell’anziano è sia una causa di danno cardiovascolare, sia un indice di fragilità. In conclusione, la cura nel paziente anziano affetto da diabete deve essere assolutamente personalizzata e finalizzata a migliorarne la qualità della vita, evitare le ipoglicemie e prevenire le complicanze acute e croniche.

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finisterre

Omaggio a Flash Gordon Oltre che la storia o l’incandescenza immaginativa, è lo stile di Alex Raymond a marcare la differenza. Il suo disegno riesce a donarci una dimensione dell’eroico, un’elegante tensione al barocco, un procedere potente e di grande lungimiranza di Alfonso Amendola docente di sociologia degli audiovisivi sperimentali | Università di Salerno alfamendola@unisa.it

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lash Gordon si muove immediatamente all’interno di un piano di molteplicità. Racchiude dentro di sé innovazione e tradizione. Sguardi ai canoni classici e grande slancio verso un’idea di futuro. E, nel tempo, diventa il prototipo di un prodotto tenacemente trasversale nell’industria culturale e nei suoi riverberi di consumo. Insomma, Flash Gordon si orizzonta verso un percorso variegato in grado di includere lo spazio dell’evasione e del piacere, ma anche l’annuncio e lo straordinario baricentro di differenti sommovimenti e sperimentazioni. L’eco degli anni Trenta è totalmente vivo e pulsante in Flash Gordon fin dal suo esordio datato 1934. L’industria culturale del fumetto era già ad un livello importante della sua “maturazione” (di lì a poco, nel 1938, il passaggio dalle amatissime pagine dei quotidiani al comic-book). Ed è immediato il dialogo (sorgivo, potente, necessario, continuo e mai negato) tra il fumetto e diversi sistemi culturali. Forse proprio con il Flash Gordon di Alex Raymond sembra concretizzarsi questa prospettiva. Totalmente dentro una magnifica tensione popolare crescente s’inserisce perfettamente il lavoro di Raymond. Bisogna subito dire che il livello innovativo di Raymond lo troviamo anche

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nella sua scelta grafica. Invero, oltre che la storia o l’incandescenza immaginativa è proprio lo stile a marcare la differenza. Il disegno di Raymond riesce a donarci una dimensione dell’eroico, un’elegante tensione al barocco, un procedere potente e di grande lungimiranza. È giusto ricordare che Raymond è decisamente legato alla grande produzione delle opere letterarie di Jules Verne, Edgar Rice Burroughs, Talbot Mundy, Sax Rohmer e appassionato delle incisioni di Gustave Doré. Non ci sembra quindi per nulla azzardato ricostruire, per frammenti e citazioni, i diversi motivi che “compongono” l’opera di Flash Gordon: dall’arte alla moda, dal cinema alla televisione. E proprio

analizzando Flash Gordon capiamo la modalità di ricerca verso una forma sempre più attenta agli altri immaginari. In particolare, il dialogo con il filmico Raymond lo celebra in tutta la strutturazione visiva e assemblaggio visivo. Inoltre, se, da un lato, Flash Gordon è nella centralità del mito in quanto quasi sempre le storie di Raymond hanno come punto di riferimento le favole, d’altro lato la dimensione immaginifica di Flash Gordon ci dona, anche, un’angolazione di annuncio del futuro totalmente innovativo. Il design sperimentale degli oggetti inventati per lo specifico di questo fumetto sono di una lungimiranza davvero radicale. Il lusso che frequentemente rimanda al Liberty di alcuni spazi visivi sono ancor oggi


un prezioso (e forse non raggiunto) momento di ricerca di grande raffinatezza. Raymond è decisamente consapevole della forza innovativa che gli anni Trenta hanno messo in campo. Da qui l’attenzione ad un’idea di futuro che è sempre dentro una tensione riccamente art déco e di chiara matrice futurista (in tanti hanno rimandato, ad esempio, alle architetture fantastiche di Antonio Sant’Elia). Il disegno, alle volte, ha un procedere che sembra omaggiare il futurismo (si pensi in particolare ai razzi, siluri, missili, macchine volanti) oppure ad un surrealismo che ritroviamo soprattutto nei paesaggi. Quindi, come già sottolineato prima, il disegno di Flash Gordon è dentro una precisa tensione barocca, guarda al liberty e ha un uso di straordinario stile pittorico nel riprodurre materiali in metallo e grandi cristalli. Raymond procede regolarmente per citazioni artistiche anche nel definire il perfect man americano e le femme fatale, come Dale e Aura, e qui il

rimando va tutto verso il nascente universo delle prorompenti pin-up e verso gli sguardi glamour dei fotoreportage della moda anni Trenta. Sul tema moda in Flash Gordon si potrebbe aprire un’ampia riflessione, in quanto i tratti di Raymond nel disegnare il corpo femminile hanno sempre precise attenzioni ai movimenti corporei, alle posture e alla raffigurazione di abiti che valorizzino marcatamente il corpo femminile (gonne a vita bassa, top, reggiseni, mantelli). Inoltre, nel disegnare i capi d’abbigliamento femminili, Raymond sembra quasi annunciare alcune mode e stili che matureranno nel tempo: micro bikini, vestiti unisex, hot-pants. Sempre inerente il punto di vista delle “influenze” dell’immaginario fumettistico di Flash Gordon con forza e vera originalità lo rintracciamo, costantemente, dentro il sistema della produzione artistica contemporanea. Negli anni, diversi artisti celebreranno il “mito” di Fla-

sh Gordon. Cominciamo da Chesley Bonestall (uno dei padri fondatori dell’arte astronomica), il quale dona rigore scientifico a tutte le progettazioni spaziali presenti nel fumetto (non dimentichiamo che le grandi trasvolate di Charles Lindbergh furono di grande attrazione per il giovane Raymond). Oppure la serie di collage gordoniani realizzati da Ronnie Cutrone. In Italia abbiamo Antonio Fiore (nome d’arte Ufagrà), che, nelle sue opere policrome, porta avanti un pittorico che sovente fa associare la sua pittura ai fumetti di Flash Gordon. Senza dimenticare la centralità di un omaggio realizzato da un padre della poesia visiva come Lamberto Pignotti. Nel 1965 sulla rivista “Marcatre” Pignotti pubblica una potente riflessione teorica sulla poesia tecnologica, intesa come “nuovo modo di far poesia tendente a recuperare a vari livelli il linguaggio rubato dai gruppi decisionali, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione di massa”.

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LIBRI

HOME CINEMA

a cura di Raffaella Venerando

Patria di Fernando Aramburu

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640 pagine 19,00 €

incitore del Premio Strega europeo, Patria di Fernando Aramburu è un libro che non si dimentica, che non dimentica. In un andirivieni coinvolgente tra presente e passato, i protagonisti della storia ritornano sempre a un evento terribile che ha segnato indelebilmente la vita di tutti. Al centro della narrazione l’ETA, l’ex organizzazione armata basco- nazionalista separatista che, dal 1959 fino al 2011 ha seminato terrore e morte in Spagna. A vivere la storia, due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili e sodali. Anche le loro mogli, Miren e Bittori, pur molto diverse tra loro sono intime, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni Settanta e Ottanta. Ma poi l’evento tragico: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA, e dopo una serie di richieste estorsive, che rispedisce al mittente, cade vittima di un attentato. Bittori allora va via, per mancanza di forza ma anche perché non gradita e isolata da chi un tempo era suo amico. Nel 2011 però Bittori torna sul luogo del delitto, armata del desiderio di trovare e sapere la verità per una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte. Patria è la storia di un Paese che deve misurarsi con l’orrore che ha prodotto dentro di sé per andare avanti o per ottenere quel perdono necessario a non morire in vita. «Perché credi che sono ancora viva? Ho bisogno di quel perdono. Lo voglio e lo pretendo, e fino a quando non lo avrò non penso di morire». 64

a cura di Vito Salerno

BlacKkKlansman di Spike Lee

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alla mente del visionario filmmaker statunitense Spike Lee ha origine BlacKkKlansman, l'incredibile storia vera di un eroe americano. Il film è ambientato nel pieno degli anni ’70, un periodo caratterizzato da grandi disordini sociali causati anche dall’infuriare della lotta per l’affermazione dei Diritti Civili. Il protagonista della storia è Ron Stallworth (interpretato da un formidabile John David Washington), primo agente afro-americano del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Il suo arrivo è accolto con scetticismo e aperta ostilità dai poliziotti di ogni ordine e grado del Dipartimento. Tuttavia, impassibile, Stallworth mostra subito di essere molto determinato nell’intenzione di ritagliarsi uno spazio di rilievo e di fare la differenza nella sua comunità. Decide, quindi, di imbarcarsi in una pericolosa missione: infiltrarsi e smascherare il Ku Klux Klan. Fingendosi un fanatico razzista, Stallworth contatta il gruppo e presto si trova a essere invitato a far parte del circolo ristretto dei pochi ammessi. Instaura anche un rapporto privilegiato con il Grande Mago del Klan, David Duke (Topher Grace), che addirittura elogia l’impegno convinto che Ron mette nella promozione dell’America Bianca. L’indagine sotto copertura diventa sempre più complessa e pericolosa e il collega di Stallworth, Flip Zimmerman (Adam Driver), finge di essere Ron negli incontri di persona con i membri del Gruppo dell’Odio e da insider viene a conoscenza di un complotto fatale. Insieme Stallworth e Zimmerman fanno squadra per abbattere l’organizzazione il cui vero obiettivo è quello di mitigare la violenta retorica per arrivare a piacere alle masse. BlacKkKlansman offre un’analisi chiara e realistica del problema razziale nell’America degli anni ’70, questione, purtroppo, ancora attuale e rilevante nel mondo di oggi.




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