editoriale
L’Italia e la sua imprescindibile vocazione europea di Vincenzo Boccia | presidente Confindustria
Dietro l’appello firmato dalle Confindustrie italiana, francese e tedesca una precisa idea di società, aperta e inclusiva, e alcune questioni da affrontare con urgenza come la riduzione dei divari tra territori, imprese e persone puntando sul lavoro, innanzitutto giovanile, e riattivando l’ascensore sociale facendo leva sulla formazione
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l 4 e 5 dicembre abbiamo ospitato a Roma il trilaterale tra le Confindustrie d’Italia, Francia e Germania. Insieme abbiamo stabilito la data della prossima edizione che si terrà a Berlino. Poi verrà la volta di Parigi. Le tre associazioni che rappresentano il mondo dell’industria dei tre Paesi più industrializzati d’Europa hanno voluto dare un messaggio. E lanciare un Appello composto da 5 punti che possiamo così sintetizzare: • avviare un massivo programma d’investimenti infrastrutturali comuni per una dotazione di 300/400 miliardi l’anno; • dare impulso all’economia verde puntando a una maggiore efficienza energetica; • sostenere la leadership digitale dell’Unione garantendo la connettività a tutte le aziende, grandi e piccole; • puntare sul potenziamento del mercato unico europeo superando l’attuale frammentazione; • promuovere scambi e investimenti internazionali contrastando il crescente protezionismo. L’incontro si è tenuto a Villa Blanc, sede della Business School della Luiss. La dichiarazione congiunta è stata firmata a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata francese. Il 5 mattina, insieme, abbiamo consegnato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi, la prima copia del documento. In Confindustria abbiamo convocato la conferenza stampa di chiusura dei lavori. Al di là dei contenuti del documento e dell’idea di collaborare per un percorso
comune di proposte da sottoporre ai rispettivi governi e alla Commissione europea, un ruolo particolare possiamo attribuirlo alla simbolicità dei luoghi: l’università, l’ambasciata francese, Palazzo Chigi, Confindustria. Tutto per affermare, in un linguaggio condiviso, la nostra imprescindibile visione e vocazione europea, il senso e lo spirito di comunità, l’impegno del mondo dell’industria che invita a unirsi per vincere le sfide tra l’Europa e il Mondo esterno. Messaggi, invocazioni e impegni già emersi in occasione dell’assemblea di Confindustria Salerno in occasione dei suoi 100 anni. Dietro il nostro pensiero economico c’è una precisa idea di società, aperta e inclusiva, e ci sono alcune questioni che dobbiamo affrontare con urgenza come la riduzione dei divari tra territori, imprese e persone puntando sul lavoro, innanzitutto giovanile, e riattivando l’ascensore sociale facendo leva sulla formazione. Dobbiamo tornare ad avere una visione strategica di medio e lungo periodo che superi l’orizzonte del giorno per giorno per inaugurare una stagione di riforme che abbia nella sostenibilità la sua stella cometa. Una sostenibilità che incorpori la complessità dei nostri giorni e sappia dunque coniugarsi in senso ambientale, sociale ed economico come aspetti di un’unica realtà. L’Italia, in particolare, non dev’essere - né tantomeno sentirsi - periferia d’Europa ma deve esaltare la sua posizione geografica - centrale tra Europa e Mediterraneo, aperta a est e a ovest, ponte verso l’Africa - per costruire una centralità politica da mettere al servizio del sogno comune di un’Europa migliore.
Dicembre 2019 Gennaio 2020
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sommario
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EDITORIALE L’Italia e la sua imprescindibile vocazione europea di V. Boccia SPECIALE ASSEMBLEA Cento anni di imprese al servizio del territorio di Raffaella Venerando
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«È ora di puntare con convinzione sul Mezzogiorno» Intervista a V. Grassi
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«La sfida è far competere il Sud che resiste sulle catene globali del valore» Intervista a F. Liverini
11 «Le infrastrutture prima di tutto» Intervista a G. Bruno «No alla decrescita felice» 13 Intervista a G. Traettino FOCUS Intermodalità e settore Ro-RO: analisi 14 di settore e impatti ambientali di A. Panaro
28 Besana, pack ad impatto zero entro il 2025 a cura della redazione 29 MAF Kids, il gioco è una cosa da grandi di Raffaella Venerando 32
AGS, giorni di ordinaria bellezza per il 2020 a cura della redazione
Una maiolica special edition della Francesco 33 De Maio alla mostra internazionale “Gio Ponti. Amare l’Architettura” a cura della redazione Grafica Metelliana, vestire 34 di nuovo con la stampa digitale di Raffaella Venerando 35 Gruppo Sella, avanti tutta di Gennaro Crescenzo Decora, una dolce storia familiare 36 di Raffaella Venerando La Generazione Z e il nuovo 38 approccio al mondo del lavoro a cura della redazione
CONFINDUSTRIA XIII Premio Best Practices per l'Innovazione di 16 Confindustria Salerno: tutti i vincitori di Raffaella Venerando
Centro Servizi Ingegneria srl, 39 il valore della consulenza di Raffaella Venerando
PMI DAY, studenti ospiti in undici 17 aziende salernitane a cura della redazione
OPINIONE Porto di Salerno, una storia lunga dieci secoli 40 Intervista con A. Mignone
Salerno Do Design, la combinazione perfetta 19 tra genio e regolatezza di Raffaella Venerando NEW ENTRIES Farmacia Venneri, l’evoluzione 22 manageriale di un bene di famiglia a cura della redazione BUSINESS 2019, l’annus mirabilis della CTI Foodtech 23 di Raffaella Venerando Rinaldi Group, minibond da 1 milione 25 per crescere a cura della redazione
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Best in Flexo 2019, sul podio ancora 27 una volta la Antonio Sada & Figli a cura della redazione
NORME E SOCIETÀ La lentocrazia giudiziaria: la riforma del processo 42 civile e il “secchio” di M. Marinaro Magistratura e burocrazia italiana, tra mali 44 endemici e attività amministrativa «difensiva» di L. M. D'Angiolella
FISCO Voucher 3I, nuovi incentivi per i brevetti 46 e gli investimenti in innovazione delle startup di A. Sacrestano
Note di variazione IVA: l’incubo 47 dell’accordo transattivo M. Fiorentino Resto al Sud, in GU il decreto che estende 59 i finanziamenti agli under 46 e ai professionisti di G. Arleo LAVORO 51 Divieto contrattuale di subappalto e responsabilità di P. Ambron INNOVAZIONE 53 Startup Competition, il luogo delle idee "Giovani" Intervista a F. Serravalle Primis Group, le più avanzate soluzioni 55 di monitoraggio as-a-service Intervista ad A. Torrisi SICUREZZA Educare alla Sicurezza del Lavoro: le Biotecnologie 56 e il percorso realizzato dai ricercatori Inail a cura di Elena Sturchio, Priscilla Boccia, Miriam Zanellato Inail, dit, laboratorio Biotecnologie
RE-VALUES LAB Manutenzione delle competenze: 58 una sfida che non possiamo rimandare di M. Baione BON TON 60 Il galateo della toilette di N. Santini SALUTE 61 Unghie sempre perfette di A. Di Pietro 62 Il riconoscimento dell’obesità come malattia di G. Fatati FINISTERRE 63 Norbert Elias e la sociologia moderna di A. Amendola LIBRI/HOME CINEMA 64 Il gioco di Santa Oca a cura di R. Venerando
NUMERO 5 DICEMBRE 2019 GENNAIO 2020 Bimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 67 7 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Andrea Prete Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management Vito Salerno Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Ser vice Srl Via Madonna Di Fatima, 194 84129 Salerno Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 039711 70653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Salerno Foto Archivio Costozero/Vito Salerno Massimo Pica/Ag. Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it
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64 La vita invisibile a cura di V. Salerno Dicembre 2019 Gennaio 2020
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speciale assemblea
Cento anni di imprese al servizio del territorio Per l’Assemblea del Centenario di Confindustria Salerno, il presidente Andrea Prete ha riunito i suoi omologhi delle Territoriali campane per una corale riflessione sugli ostacoli che rallentano l’attività di impresa e, più in generale, sul diffuso pregiudizio di fondo nei confronti della libera iniziativa di Raffaella Venerando
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nno 2018. Il presidente di Confindustria Salerno Andrea Prete chiama a raccolta Unioncamere, Confagricoltura, Retimprese Italia e Coldiretti, per sollecitare il governo di allora a ricalibrare la propria attenzione verso scelte di politica economica che tenessero conto della centralità del sistema delle imprese. Dodici mesi dopo - per l’Assemblea del Centenario di Confindustria Salerno, tenutasi il 20 novembre scorso a Palazzo di Città - il presidente Prete rilancia. Questa volta riunisce i suoi omologhi delle Territoriali di Confindustria in Campania per una corale riflessione sugli ostacoli che rallentano l’attività di impresa e, più in generale, sulla diffusa indifferenza del Paese verso il mondo che produce. Come a dire, cambiano i governi ma resta quell’esigenza di contrastare - dati e fatti alla mano - quel 4
pregiudizio di fondo nei confronti dell’impresa e della libera iniziativa. Nella sua relazione, Prete rimarca quanto «nell’Italia degli ultimi decenni non sia stato semplice fare impresa. Nessuno lo sa meglio degli imprenditori. Eppure, se ancora oggi esiste una manifattura forte, se esistono delle eccellenze produttive lungo l’intero Paese, se esiste il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, vorremmo ricordare che è merito di tutti noi che investiamo, con coraggio e passione, nelle idee e nella nostra economia». Nonostante il clima di assedio in cui sono costrette ad operare, infatti, le imprese da sempre sono «al servizio del territorio». È lungo l’elenco di titani contro cui resistere. Il nemico numero uno resta l’eccesso di burocrazia, letteralmente il «potere degli uffici». Prete rincara la dose, ricordando che «la burocrazia
è la finanziaria nascosta che le imprese pagano ogni anno, iva compresa. Oppure - se la vogliamo mettere diversamente - è quel monte di risorse che vorremmo destinare all’innovazione per rispondere “ti assumo”
Il presidente Vincenzo Boccia annulla la cartolina del Centenario di Confindustria Salerno
quando chi cerca lavoro viene a bussare alle nostre fabbriche». Un costo che, stando alle cifre
Il talk moderato da Federico Monga, direttore de "Il Mattino"
di un recente studio del The European House-Ambrosetti, «equivale a 57 miliardi di euro all’anno per espletare gli adempimenti, i permessi e tutte le pratiche burocratiche richieste dall’amministrazione pubblica». Eppure la soluzione da tempo invano invocata è sotto gli occhi: «non sarebbe molto meglio applicare criteri automatici per l’attribuzione - ad esempio - di agevolazioni, con l’aiuto della tecnologia e di algoritmi?». Per dare nerbo e sostanza alla sua denuncia, il presidente di Confindustria Salerno aveva incaricato i funzionari della sua Associazione - ciascuno per la sua specifica area di competenza - di censire gli adempimenti cui sono sottoposte le imprese: 22 pagine di documenti da presentare in materia ambientale, privacy, lavoro, sicurezza, export, solo per tenere conto di aree trasversali alla gran parte di esse. «Atti ridondanti, spesso di difficile interpretazione, tanto che le verifiche ispettive il più delle volte non sono oggettive». E, come se non bastasse, alla burocrazia si aggiungono le sviste legislative strettamente legate all’attualità: «quanto successo con la “plastic tax” è paradigma-
tico. Come si fa a pensare - per andare incontro a una giusta ed emergente attenzione verso la sostenibilità ambientale - di tassare le imprese del comparto, anziché incentivare il processo di adeguamento tecnologico?». Nel Salernitano sono coinvolte realtà che fatturano circa un miliardo, con almeno 5000 posti di lavoro, compreso l'indotto. Un settore legato a doppio filo al comparto alimentare, sulla cui competitività pesa in modo determinante anche il costo dell'imballaggio. La politica penalizza l’impresa in molteplici maniere quando decide e la danneggia anche quando, invece, tentenna o non sceglie. Prete sottolinea, infatti, «come l’Italia soffra di una drammatica carenza nel preferire la centralità della
ricerca, dell’educazione, della formazione e dell’innovazione e, quindi, nel fornire adeguati finanziamenti a questi settori». Se non si inverte la rotta, sarà sempre più difficile arginare il fenomeno dei “cervelli in fuga”, contrastabile solo «riuscendo a creare un ponte efficace con il mondo del lavoro, che spesso in Italia vive una crisi legata a domanda e offerta, con le aziende che non trovano le competenze adatte alla propria attività e i ragazzi costretti ad andare via per seguire le proprie passioni». L’affondo è netto: «al Sud, quanto al Nord, manca una decisione fondamentale da parte dello Stato. Quella di sostenere la crescita, investendo e sostenendo gli sforzi delle imprese anche nel trattenere i talenti. Una
Vincenzo De Luca, Governatore Regione Campania
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speciale assemblea
L'omaggio a Vincenzo Boccia
mancata attenzione che viene da lontano, ma che si è acuita quando si è scelto di spostare per meri fini elettorali - le risorse dalle imprese alle persone: leggi quota 100 e reddito di cittadinanza. Sono stati sprecati 20 miliardi, senza che questi provvedimenti fossero utili a creare occupazione o a facilitare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Un Paese che non investe è destinato a perdere le sue migliori energie. Per il momento sono i giovani i primi a lasciare. Prima o poi potremmo essere noi imprese a seguirli». L’unico barlume di prospettiva, Prete lo ravvisa nella frontiera della sostenibilità, «una via praticabile per agganciare il futuro, rispetto alla quale l’Italia sta già facendo la sua parte. Sempre più imprenditori, infatti, scelgono la
L'intervento di Vincenzo Boccia
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Prete, Bonomi e De Luca
strada green e lo fanno adottando un modello che fonde insieme qualità, bellezza, innovazione, rispetto dell’ambiente e coesione sociale. I dati Unioncamere ci dicono che quasi il 25% delle imprese industriali e terziarie ha scommesso sulla green economy, innovando. Un’azienda green su 4 ha introdotto tecnologie 4.0. Bene, pertanto, spingere sulla economia circolare che può essere uno dei driver per innovarsi e crescere, anche al fine di incentivare l’utilizzo delle materie prime secondarie». Infine, uno slancio per rimettersi in campo lo si può avere dagli obiettivi che, nonostante tutto, il territorio nel suo complesso ha centrato. La fine del commissariamento della sanità in Campania, i cui conti sono stati risanati al punto da permettere
il pagamento dei fornitori entro 38 giorni contro i 60 della Lombardia. L’integrazione dell’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi con quello di Capodichino, giunta finalmente a destinazione. E, poi, i validi esempi - Contratti di Sviluppo e quelli di Programma, il maggior credito d’imposta per gli investimenti grazie al co-finanziamento, la space economy, in cui la Campania ha aggiunto all’investimento statale, in uno dei mercati più promettenti, 20 milioni di euro attraverso i fondi Po Fesr “Asse I Ricerca e Sviluppo” - di come le politiche regionali siano ancora più incisive quando integrano la dotazione nazionale di risorse, mostrando al contempo come i Fondi Europei possono essere bene impiegati per sostenere lo sviluppo delle imprese.
«È ora di puntare Busine «La famiglle» con convinzione sul Mezzogiorno»
Per il presidente dell'Unione Industriali Napoli «la grande di Raffaella Venerando anomalia di questo Paese è che si cercano improbabili forme di riequilibrio di spesa a vantaggio di chi, già oggi, ha un’economia più florida» di Raffaella Venerando
Vito Grassi presidente Unione Industriali Napoli
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residente, punto focale della relazione di Andrea Prete è la totale indifferenza della politica verso la crescita zero dell’economia. Una disattenzione che arriva da lontano e che non riconosce all’impresa un ruolo cruciale nello sviluppo del Paese. Condivide questa prospettiva? L’impresa è il motore dello sviluppo, ma il pregiudizio anti-industriale nel nostro Paese continua a fare proseliti e, di conseguenza, danni! Per modificare questo stato di cose bisogna dialogare costantemente con i vari livelli istituzionali, facendo valere le ragioni dell’economia, in una dimensione di sostenibilità e di inclusione, così come stiamo facendo con forza soprattutto in questi ultimi anni. A Napoli e in Campania, stiamo cercando, inoltre, di creare reti di alleanze con altre forze fondamentali della società, dal mondo della ricerca e dell’innovazione a quello della cultura e dell’impegno sociale. Nella convinzione che le proposte e i progetti, le riforme e i cambiamenti, richiedano confronto, condivisione e
consenso. La goccia scava la roccia e, con questo metodo, contiamo di smuovere anche il pachiderma politico istituzionale. Nel Mezzogiorno - e più segnatamente in Campania - sono tante le crisi industriali aperte, la gran parte delle quali di difficile soluzione. Senza aprire una caccia all’untore, chi o cosa è responsabile di questa emergenza? Non credo che si possano accomunare vicende diverse. Né penso che la colpa delle crisi sia solo degli altri e che, in alcuni casi, non ci sia da fare qualche autocritica anche nell’ambito del nostro mondo. É tuttavia evidente che, se si abbatte la spesa pubblica in conto capitale nel Mezzogiorno, si incide anche sulla produttività e la competitività del sistema impresa, perché meno risorse stanziate e soprattutto erogate si traducono in meno infrastrutture di supporto all’attività produttiva e meno servizi. E tutto ciò, applicato a chi vive un gap negativo infrastrutturale accumulato negli ultimi decenni, non fa che aumentare irrimediabilmente la forbice.
I dati Svimez e Bankitalia ne danno conferma, dicono che la spesa pubblica in conto capitale al Sud è drasticamente calata negli anni della recessione, molto più che al Nord. Se a ciò si aggiungono la perdurante inefficienza della pubblica amministrazione, gli eccessi procedurali e burocratici, la dilatazione dei tempi in un mondo che richiede rapidità di risposta alle opportunità offerte dall’economia, risulta evidente che l’ampiezza del fenomeno delle crisi industriali trova radici anche in un contesto che le favorisce, invece di agevolare l’opera di chi produce e crea sviluppo. Dilaga il fenomeno migratorio specie delle migliori energie del Mezzogiorno. Anche questo è un problema di attrattività? Come arginarlo? Creando i presupposti per arrestarlo, vale a dire fattori di convenienza a restare e operare nel Sud. Rendere insomma il nostro territorio di nuovo attrattivo, e proprio con un grande piano di infrastrutture: materiali e non. Non basta varare qualche incentivo, Dicembre 2019 Gennaio 2020
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che tra l’altro spesso è concepito pubblica non funziona come queltraino anche per le regioni meno “a tavolino” e non adeguatamente la francese, ad esempio, o quella sviluppate. Occorre, al contrario, tarato sul target dei possibili benedei Paesi scandinavi. E i primi a rimettere il Sud al centro della ficiari. Bisogna realizzare strategie lamentarsi della burocrazia sono politica economica e anche indue azioni di sistema. Quando si alza proprio i nostri amministratori. striale. L’Italia può trasformare un il livello, e si procede sulla base di Una delle strade per migliorare fardello, il Sud con il suo enorme una visione di quello che vogliala situazione esistente sta nel deficit di reddito e produttività nei mo diventare di qui ai prossimi dare attuazione al partenariato confronti delle altre aree, in una dieci-venti anni, le cose cambiano. pubblico-privato, che purtroppo grande risorsa. Lo può fare con A Napoli, ad esempio, nel settore nel nostro Paese continua a maggiori probabilità di riuscidell’alta formazione digitale, esistere solo sulla carta. Ma, al di ta, in una fase storica segnata questo percorso è stato avviato là delle modalità di realizzazione e dalla ripresa della centralità del “dal basso”, ossia dalla società civigestione di opere e servizi pubblici, Mediterraneo nei flussi produttivi le. Ne sono conseguiti l’evoluzione vi è un problema di qualificazione e commerciali in corso su scala e il consolidamento, in mondiale. Ma per cogliere pochissimi anni, del polo la chance c’è bisogno di un «A San Giovanni a Teduccio dell’innovazione di San piano strategico che conGiovanni a Teduccio. Lì, netta il Sud al resto dell’Inon soltanto si eroga alta come noto, non soltanto si talia e dell’Europa. Colleghi formazione per i giovani del eroga alta formazione per molto meglio anche le sue territorio, ma si attraggono i giovani del territorio, ma principali città, come specervelli da mezzo mondo. Il si attraggono cervelli da riamo possa fare la linea mezzo mondo. Il contrario contrario di quanto, purtroppo, ad alta capacità per unire di quanto, purtroppo, si è Napoli e Bari. C’è bisogno si è verificato in questi ultimi verificato in questi ultimi di un piano che metta decenni nel Mezzogiorno» decenni nel Mezzogiorfinalmente in raccordo le no, dove la migrazione diverse modalità di tradi giovani intellettuali è sporto, a partire dai porti, stata a senso unico. Dobbiamo del personale, di superamento che devono diventare quasi un estendere su larga scala l’esempio di modelli burocratici vetusti che unicum con gli interporti, gli scali di San Giovanni, per convincere privilegiano la procedura rispetto ferroviari, le autostrade, le struttui giovani a restare e consentire a al risultato, di ripartizione delle re aeroportuali. Per raggiungere chi lo desideri, e sia andato via, di risorse tra le diverse aree del Pael’obiettivo servono risorse. Non potere ritornare. Senza capitale se. Sotto questo aspetto, bisogna solo quelle europee, ma anche umano non c’è crescita. Ma per atsuperare la discriminazione nazionali, che finora sono di fatto trarlo, naturalmente, occorre che territoriale che da troppi anni sta mancate. La grande anomalia di nascano tante nuove imprese e penalizzando il Meridione. questo Paese è che, invece di dare che quelle esistenti si consolidino. C'è una geopolitica e una geoepriorità al rilancio dell’area da cui Partendo dall’innovazione e dalla conomia di interessi, nord e sud, può dipendere gran parte del suo proiezione verso i mercati globali, difficile da mediare. Ce la faranno futuro, sul modello di quanto già con una chiara scelta di campo: ina stare insieme ma soprattutto il fatto in altri grandi paesi europei, ternazionalizzarsi! Grande, media Paese - secondo lei - dove andrà? si cercano improbabili forme di o piccola impresa che sia. Le due domande hanno una unica riequilibrio di spesa a vantaggio di Eppure ci sono Paesi che tengono risposta. Va superata la politica chi, già oggi, ha un’economia più insieme presenza dello Stato e dei due tempi, per cui le strategie florida. É tempo di invertire la tenqualità dei servizi. Da noi perché e gli interventi per il rilancio del denza. É arrivata l’ora di puntare non si riesce? Paese si concentrano nelle aree con convinzione sul Mezzogiorno, Perché la nostra amministrazione forti, immaginando un effetto ovvero sull’Italia!
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«La sfida è far competere il Sud che resiste sulle catene globali del valore» Per il presidente di Confindustria Benevento: «occorre agire con forza per contrastare il calo della fiducia di imprese e famiglie» di Raffaella Venerando
Filippo Liverini presidente Confindustria Benevento
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residente, punto focale della relazione di Andrea Prete è la totale indifferenza della politica verso la crescita zero dell’economia. Una disattenzione che arriva da lontano e che non riconosce all’impresa un ruolo cruciale nello sviluppo del Paese. Condivide questa prospettiva? Più che di totale indifferenza della politica rispetto alla crescita zero credo sia più opportuno parlare di scelte politiche poco incisive sulla crescita economica. Il ruolo della politica è quello di programmazione e di indirizzo, ma la vera sfida risiede nella capacità di rivedere alcune posizioni alla luce dei risultati che esse producono. Ovviamente non è sempre facile fare delle virate ma gli indicatori economici, sociali e demografici rilevati e diramati con l’ultimo rapporto pubblicato della Svimez mettono in evidenza la situazione di difficoltà che sta caratterizzando il nostro Paese e, nel contempo, rilevano i nodi nevralgici sui quali poter intervenire per invertire l’andamento di
stagnazione che potrebbe, senza le misure appropriate, tramutarsi in recessione. A pesare negativamente sulla crescita hanno inciso il rallentamento dei consumi e la decelerazione dell’economia tedesca, legata a doppio filo all’Italia, sia per le esportazioni, sia per le importazioni. Ma l’elemento che più di tutti sta decidendo la fase di stagnazione rimane il calo della fiducia che in Italia si attesta su livelli molto bassi, spingendo imprese e famiglie verso una gestione più parsimoniosa. Nel Mezzogiorno - e più segnatamente in Campania - sono tante le crisi industriali aperte, la gran parte delle quali di difficile soluzione. Senza aprire una caccia all’untore, chi o cosa è responsabile di questa emergenza? Le trasformazioni del mercato, le nuove tecnologie, le politiche estere si riflettono anche sulle imprese che, quando appartengono a settori particolarmente esposti o sono meno strutturate, possono essere soggette a crisi industriali. La difficile situazione
economica che stiamo vivendo ha svelato i limiti di un modello di politica economica nazionale ed europea, incapace di conseguire l’obiettivo di una prosperità diffusa e che ha determinato una “concentrazione geografica dei processi di sviluppo”. La conseguenza di questa situazione è stata l’aumento delle diseguaglianze tra territori e individui. Siamo abituati, da imprenditori, a non cercare responsabili ma a individuare soluzioni. Ritengo quindi che la prima riflessione da fare sia proprio quella di ripristinare condizioni di equilibrio attraverso interventi mirati. Dilaga il fenomeno migratorio specie delle migliori energie del Mezzogiorno. Anche questo è un problema di attrattività? Come arginarlo? Effettivamente la questione della migrazione dei giovani rappresenta uno dei principali campanelli di allarme di una difficile congiuntura economica, in particolare al Sud. Eppure il capitale umano è una delle principali risorse di cui il Paese dispone. Dicembre 2019 Gennaio 2020
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La provincia di Benevento, ad esempio, ha perso nell’ultimo biennio oltre 1.580 abitanti e si registra un incremento della percentuale dei giovani laureati, in particolare in discipline tecniche, che lasciano la provincia: - 27,1% è la mobilità dei laureati ogni mille abitanti. Dunque il vero nodo è trasformare le risorse umane in energie produttive del Paese e, nel contempo, combattere il problema dell’occupazione. Il tutto passa attraverso processi di specializzazione e attraverso il potenziamento della leva economica capace di assorbire occupazione. La sfida è portare il Sud che resiste a competere sulle catene globali del valore, sfruttando al meglio i suoi vantaggi competitivi, in una strategia nazionale ed europea. Eppure ci sono Paesi che tengono insieme presenza dello Stato e qualità dei servizi. Da noi perché non si riesce?
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Probabilmente si tratta di economie più moderne ed efficienti frutto di anni di politiche mirate e di azioni capaci di incidere su asset di sviluppo appropriati. Secondo il Desi 2018, l’indicatore della Commissione Europea che misura il livello di attuazione dell’agenda digitale in tutti gli
«Allineare la competitività tra il pubblico e il privato significa attuare una vera e propria trasformazione per poter vincere, così, la sfida del progresso»
stati membri, l’Italia è al 25° posto su 28 Stati. Partiamo quindi dalla sfida digitale con la simultanea trasformazione del pubblico e del privato per ampliare il ragionamento a tutti gli altri comparti.
Allineare la competitività tra il pubblico e il privato significa attuare una vera e propria trasformazione per poter vincere, così, la sfida del progresso. C'è una geopolitica e una geoeconomia di interessi, nord e sud, difficile da mediare. Ce la faranno a stare insieme ma soprattutto il Paese - secondo lei - dove andrà? Per me l’unità non è proprio in discussione e per uniformare le due aree del Paese è necessario riportare al Sud le condizioni di competitività del nord. Ogni tanto queste dualità riemergono e non fanno mai bene al Paese in quanto solo basandoci su condizioni omogenee di infrastrutture e servizi sarà realmente possibile aspirare ad un sistema economico virtuoso. Io ho investito nella mia attività d’azienda e quindi nel mio Paese e sono convinto che ritornare a crescere sia ancora possibile.
«Le infrastrutture prima di tutto»
L'impegno del presidente di Confindustria Avellino: «Siamo disponibili a fare la nostra parte, certi che se riparte il Sud riparte l’Italia intera e si azzera anche il divario fra le due aree del Paese» di Raffaella Venerando
Giuseppe Bruno presidente Confindustria Avellino
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residente, punto focale importanti, sia per le opportunidelle aree interne, e per creare della relazione di Andrea tà lavorative, sia per le ricadute sviluppo, è la realizzazione di Prete è la totale indiffereneconomiche e sociali. Ma per infrastrutture. Nel territorio irpiza della politica verso la crescita continuare a investire, il sistema no, riflettori puntati in particozero dell’economia. Una disatimprenditoriale necessita di lare la linea ferroviaria dell’Alta tenzione che arriva da lontano fiducia, ardua da recuperare Capacità e dell’Alta Velocità con e che non riconosce all’impresa quando vi è incertezza del futuro la realizzazione della Stazione un ruolo cruciale nello sviluppo a causa dell’instabilità politica. Hirpinia in località Santa Sofia. del Paese. Condivide questa Con il diffondere atteggiamenti Confindustria Avellino da tempo prospettiva? divisivi difficilmente si cresce, è impegnata ad avviare un serio Il nostro è un Paese moderno, anzi. Si diventa ancora più fragili ragionamento su un concreto con grandi potenzialità, è il e soccombenti rispetto a conprogetto di sviluppo che coinsecondo Paese manifatvolga enti, imprese e turiero in Europa, dopo la cittadini per superare in«Abbiamo il privilegio di ospitare Germania, ma spesso ci si sieme i singoli perimetri la Stazione Hirpinia e una linea politici e poter guardare impegna più nell’alimentare la frammentazione, lo ferroviaria di Alta Velocità e Alta alla Valle Ufita come scontro, la disgregazione una grande occasione Capacità che contemplerà non sociale, che nel potenziare per metterci al pari coi e valorizzare la capacità di solo gli spostamenti dell’utenza, tempi moderni. fare sistema e sostenere Abbiamo il privilegio ma anche lo snodo delle la creatività e l’ingegno, merci. Rispetto a questa buona di ospitare la Stavalori distintivi dell’Italia e zione Hirpinia e una opportunità, dobbiamo farci delle sue imprese. linea ferroviaria di Alta trovare pronti» Nei territori ad elevata Velocità e Alta Capacità tradizione, ma con un che contemplerà non livello di sviluppo ancora solo gli spostamenti da potenziare ed espandere dell’utenza, ma anche lo snodo testi più competitivi e questo, come quello irpino, l’iniziativa delle merci. Rispetto a questa oggi più che mai, non possiamo imprenditoriale assume cabuona opportunità, dobbiamo permettercelo. ratteristiche particolarmente farci trovare pronti. Siamo a Un nodo cruciale per il rilancio Dicembre 2019 Gennaio 2020
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meno di un chilometro dal luogo dove sorgerà questa moderna infrastruttura, che contribuirà allo sviluppo della nostra Terra. Ai lavori della linea ferroviaria, bisognerà affiancare la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali necessarie per le connessioni e la valorizzazione di questo straordinario attrattore. Stazione passante è il concetto moderno, già sperimentato con successo nelle Stazioni di Reggio Emilia (Mediopadana) e Afragola, in cui i treni fermano sulla rotta e ripartono velocemente, riducendo i tempi di percorrenza. La straordinaria combinazione fra AV e AC consentirà lo scambio ferro gomma, contribuendo notevolmente anche alla riduzione di emissioni. Stazione Hirpinia è fra le più importanti opere infrastrutturali di modernizzazione del Paese, e siamo certi possa cambiare le sorti del nostro Mezzogiorno e delle zone interne grazie alla riduzione dei tempi di percorrenza favorisce gli spostamenti. Oltre alla stazione è importante realizzare la piattaforma logistica a servizio di un vasto territorio, che ospita importanti realtà industriali, e diventare così attrattore per altri investimenti. Siamo fiduciosi nel supporto e nella collaborazione di Rete Ferroviaria Italiana e del gruppo Salini, tra l’altro presenti con autorevoli esponenti nel corso della nostra Assemblea Pubblica, tenutasi il 29 novembre scorso. Confindustria Avellino con i Comuni del comprensorio, il Consorzio ASI, si propongono sin da ora come validi interlocu-
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tori e offrono collaborazione al Commissario Gentile, a supporto del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) Napoli-Bari, in essere con Invitalia, affinché possano essere resi fruibili tutti gli strumenti e le agevolazioni previsti per sostenere gli investimenti pubblici e privati, anche con il coinvolgimento di autorevoli esperti, portatori di virtuose esperienze. La stazione Hirpinia è un’occasione straordinaria anche per ripopolare e rivitalizzare i nostri splendidi borghi, attraendo utenza da territori campani ad altissima densità abitativa. Con modesti investimenti si possono ripopolare residenze accoglienti e sicure, ricostruite dopo il sisma, oggi inutilizzate. La stazione collegherà il nostro territorio ai grandi centri, proprio come una metropolitana connette le periferie delle grandi città, come è già avvenuto ad esempio con la Mediopadana di Reggio Emilia. Siamo disponibili a fare la nostra parte, perché vogliamo diventare competitivi con i contesti europei, certi che se riparte il Sud riparte l’Italia intera e si azzera anche il divario fra le due aree del Paese. Buone notizie, finalmente, anche per un’altra importante infrastruttura attesa dal territorio irpino da 40 anni: la Lioni-Grottaminarda. Sì, riprenderanno tra pochi giorni i lavori per il completamento del tratto di strada Lioni - Grottaminarda, rimasti fermi per l’incomprensibile mancata proroga del Commissario. Una disgraziata avventura che volgerà finalmente al termine, dopo il blocco di
undici mesi per il mancato rinnovo della struttura commissariale. Un danno gravissimo per il territorio, le imprese ed i lavoratori. Fortunatamente la Regione Campania si è fatta carico del completamento di quest’opera importantissima, che consentirà il collegamento veloce e sicuro fra l’autostrada A16 (la Napoli Bari) con l’autostrada A3 (la Salerno Reggio Calabria), atteso ormai da troppo tempo. Dilaga il fenomeno migratorio specie delle migliori energie del Mezzogiorno. Come arginarlo? In Irpinia ci proviamo ormai da qualche anno con l’ITS Antonio Bruno, che prepara quadri intermedi specializzati in un’area strategica per lo sviluppo delle imprese come quella della meccatronica, fondamentale per governare e sfruttare il potenziale delle soluzioni di Industria 4.0. Al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, abbiamo chiesto impegno a rifinanziare gli ITS. Sono tanti gli apprezzamenti che riceviamo dalle imprese per l’alta formazione di figure professionali, prima irreperibili sul territorio. Questo significa creare opportunità e garantire il futuro ai nostri giovani che lavoreranno in zona, non costringendoli ad abbandonare i sogni e gli affetti; questo significa stabilizzarli in ruoli rilevanti, innescando un processo virtuoso di crescita socio-economico. Il potenziale è enorme, sia per quello che il mondo della formazione può dare a noi imprenditori, sia per quanto le nostre aziende possono dare al mondo della formazione.
«No alla decrescita felice»
Il presidente di Confindustria Caserta: «Negli ultimi anni la politica ha favorito una narrazione del mondo dell’industria non fedele alla realtà, identificando gli imprenditori non come veicoli di sviluppo ma considerandoli con un certo fastidio» di Raffaella Venerando
Gianluigi Traettino presidente Confindustria Caserta
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residente, punto focale della relazione di Andrea Prete è la totale indifferenza della politica verso la crescita zero dell’economia. Una disattenzione che arriva da lontano e che non riconosce all’impresa un ruolo cruciale nello sviluppo del Paese. Condivide questa prospettiva? Negli ultimi anni la politica ha favorito una narrazione del mondo dell’industria non fedele alla realtà, identificando gli imprenditori non come veicoli di sviluppo - così come previsto dalla Costituzione - ma considerandoli con un certo fastidio. Ho l’impressione che negli ultimi tempi si stia affermando una teoria secondo cui sia quasi auspicabile una decrescita felice. Nel Mezzogiorno - e più segnatamente in Campania - sono tante le crisi industriali aperte, la gran parte delle quali di difficile soluzione. Senza aprire una caccia all’untore, chi o cosa è responsabile di questa emergenza? Le dinamiche economiche mondiali e gli effetti della globalizzazione hanno portato profondi mutamenti, su scala planetaria, dell’economia e delle abitudini nei vari territori. In quest’ottica sof-
frono maggiormente quei Paesi industrializzati “labour intensive”, con molta manodopera, che non hanno colto la necessità di una profonda e rapida innovazione dei processi produttivi e di formazione. Il Sud, che in questi processi storicamente fa registrare un passo rallentato, vive una maggiore difficoltà. Dilaga il fenomeno migratorio specie delle migliori energie del Mezzogiorno. Anche questo è un problema di attrattività? Come arginarlo? Le migliori energie sono sempre attratte dagli scenari più stimolanti e dinamici. Il Sud soffre di una doppia emigrazione, una verso il Nord Italia e l’altra verso l’estero. Queste risorse, poi, non fanno rientro alla base e quindi non contribuiscono a ridurre il gap tra Nord e Sud. Una delle soluzioni che sembra funzionare è il modello Apple, che a Napoli ha unito un’attività di alta ricerca con risorse umane locali e di eccellenza, contrastando così il fenomeno della desertificazione intellettuale del territorio. Un altro esempio virtuoso per attrarre investimenti e intelligenze
è quello delle ZES (Zone Economiche Speciali), che finalmente dovrebbero partire e che costituiscono una storica opportunità di sviluppo per il Mezzogiorno e per l’Italia intera. Eppure ci sono Paesi che tengono insieme presenza dello Stato e qualità dei servizi. Da noi perché non si riesce? Dobbiamo tutti impegnarci affinché lo Stato, che non è un qualcosa di estraneo a noi stessi come spesso viene considerato, venga valorizzato e non messo da parte. Pubblico e privato devono viaggiare nella stessa direzione ed essere complementari e non concorrenti. C'è una geopolitica e una geoeconomia di interessi, nord e sud, difficile da mediare. Ce la faranno a stare insieme ma soprattutto il Paese - secondo lei - dove andrà? Storicamente è dimostrato che, in presenza di sviluppo eterogeneo, il sistema Paese non regge. Come imprenditori, sia del Nord che del Sud, abbiamo i medesimi interessi, ovvero la crescita sana del tessuto delle imprese, con conseguenti benefici economico-sociali per l’intera comunità. Dicembre 2019 Gennaio 2020
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focus
Intermodalità e settore RO-RO: analisi di settore e impatti ambientali L’intermodalità è da tenere in grande considerazione per il nostro Paese poiché garantisce sostenibilità e riduzione degli ingenti costi esterni che ogni anno sopporta di Alessandro Panaro ricercatore del Team Energy, SRM www.srm-maritimeconomy.com
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econdo uno studio di SRM, presentato nell’ambito dell’Assemblea ALIS (Associazione per la logistica e l’intermodalità sostenibile) del 12 novembre scorso, la modalità di trasporto combinato effettuata mediante vettore RO-RO, specializzato negli spostamenti di camion, trailer, semi-trailer, sta diventando sempre più strategica nella mappatura delle reti di trasporti europea. Questa gode di una maggiore elasticità, rispetto ad altri segmenti, poiché può adattarsi in modo più flessibile alle esigenze della domanda, secondo una logica door to door. L’elasticità del servizio si affianca ad una maggiore integrabilità con i servizi stradali e ferroviari, ne deriva poi a causa dell’effetto di sostituzione con il vettore stradale sulle distanze medio-lunghe, un miglior contributo alla realizzazione di reti di trasporto intermodali ecosostenibili. La riduzione delle esternalità negative ambientali, in termini di emissioni di CO2, si sostanzia, infatti, sia con lo spostamento di mezzi pesanti dalla strada al mare, che nello svolgimento delle operazioni portuali in modo più rapido e spedito. Sviluppando i traffici con tale modalità l’area portuale risulterà maggiormente
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decongestionata rispetto ad altre modalità di trasporto. É poi di notevole rilevanza l’opera indiretta di salvaguardia della sicurezza della mobilità stradale con l’abbattimento del rischio di incidentalità. I servizi organizzati mediante vettore RO-RO hanno modellabilità di rete più plastica e si adattano perfettamente ai collegamenti Euro-Mediterranei caratterizzati da rotte con brevi e medie distanze di viaggio. La capillarità del servizio, come capacità di gestire mercati diversi con minori rischi complessivi, infatti, è una delle caratteristiche più rilevanti del trasporto mediante RO-RO. L’integrazione verticale, inoltre, con attività di logistica portuale (spazi retroportuali, piazzali e distripark) aggiunge valore e rilevanza per i rilievi macroeconomici dal lato del lavoro. L’analisi dei volumi a livello europeo evidenzia rotabili movimentati per circa 490 milioni di tonnellate annue al 2019, nei maggiori porti europei realizzando un incremento del 31% rispetto al 2009 a fronte di un aumento del 13,5% dell’intero traffico Short Sea, caratterizzato da container e altre forme di trasporto rinfusiero non rotabile. Nel panorama dei traffici movimentati
mediante vettore RO-RO, l’Italia riveste un ruolo significativo. Ciò è dovuto a molteplici fattori, sia di natura geografica (centralità mediterranea), conformazione costiera del territorio e presenza di isole con rilevanti interessi economici (Sardegna e Sicilia), che (non meno importanti) il know-how dell’armamento con presenza di eccellenze di rango multinazionale. La leadership dell’Italia nel settore Ro-Ro a livello europeo di quasi 110 milioni di tonnellate, è rappresentata con una quota pari al 22%. Il territorio italiano nel panorama SSS è più significativo in termini di volumi rispetto a Paesi tradizionalmente considerati a vocazione marittima come l’Olanda (6,84%), con il porto leader dei contenitori Rotterdam e la Grecia (5,96% anche celebre per la rilevanza dell’armamento). Le tre principali direttrici lungo le quali si distribuiscono i flussi commerciali in ambito intra-mediterraneo presentano caratteristiche diverse: >> Versante West-Med; rappresentato dall’interscambio di merci di Italia, Spagna, Francia e Malta; è il segmento di mercato più consolidato nell’ambito delle Autostrade del Mare, contraddistinto da un’ampia offerta di servizi di
trasporto, diversificata in termini di destinazioni, prezzi e frequenze. >> Versante East-Med comprende tutte le rotte internazionali di collegamento con i Balcani (Albania, Croazia, Montenegro), il Sud Est Europa (Grecia) e il Medio Oriente (Egitto, Israele, Turchia); con un trend di forte espansione in termini di volumi di traffico. Lungo l’asse orientale, si è verificato un incremento di capacità offerta anche italiana, per la crescita del sistema Adriatico-Mediterraneo. L’allargamento ad Est della UE ha determinato crescita economica ed Il corridoio adriatico-ionico è diventato una direttrice strategica dei traffici mercantili internazionali, ospitando le rotte privilegiate per connettere l’Europa centro-orientale. >> L’area del Nord Africa: sulla costa meridionale del Mediteranno si diramano le relazioni commerciali con il Marocco, la Tunisia e la Libia, un mercato emergente, che offre alle compagnie di navigazione ampi margini per l’attivazione di un elevato numero di linee di collegamento, al netto dei fenomeni di crisi politica. Questa regione presenta un sistema portuale attraverso il quale transitano volumi rilevanti di commercio internazionale (SUEZ), oltre ai flussi merci sulla rotta Nord Africa/Medio Oriente verso Europa meridionale/centrale. In particolare, Tunisia e Marocco dispongono di linee regolari di trasporto di merci e passeggeri. L’incremento della quota di mercato misura il grado di interesse mostrato nei confronti del settore dalle imprese che operano sul territorio italiano e che interagiscono con l’ambiente economico euro-mediterraneo. Si
constata, infatti, che la quota di mercato (RO-RO/SSS), riferita ai volumi espressa in tonnellate, è raddoppiata (+100,7%) dal 2009, passando dal 9,6% al 19,4%. Tali andamenti evidenziano nell’ambito dei trasporti a corto raggio, il miglioramento delle performance di mercato del trasporto RO-RO, soprattutto nella funzione di shifting dei carichi rotabili dalla strada. La rilevanza del settore Ro-Ro è dovuta soprattutto allo sviluppo dei servizi di Autostrade del Mare. Si tratta di una particolare modalità di servizi di trasporto marittimo strutturati in modo speciale per poter offrire all’utenza un servizio che garantisca l’affidabilità e l’elevata frequenza. Le “Autostrade del Mare” (MOS) sono servizi di linea tra porti nazionali e internazionali, pianificati con una frequenza regolare, continua e certa, in continuità funzionale con il trasporto autostradale e ferroviario, nonché con le aree retroportuali. Le navi sono considerate come prolungamento a mare di assi autostradali o imbocco di rami di terminal ferroviari.
tà e dell’inquinamento ambientale, consentendo il riposo a bordo nave degli autotrasportatori. Attualmente secondo un’analisi su un panel di imprese rappresentate dal Cluster Alis, grazie anche alla diffusione dei servizi di autostrade del mare, sulle strade italiane per tratte superiori ai 600Km, sono stati eliminati circa 1,5 Mln di mezzi pesanti, quindi 40 mln di tonnellate sono state spostate dalla rete stradale alle rotte marittime, abbattendo le emissioni di CO2 per 1,2 mln di tonnellate. Ne consegue che per ogni tonnellata movimentata nei porti mediante RORO vengono eliminati 30 KG di CO2 (Grafico 1). Ovviamente i vantaggi per l’ambiente non sono soltanto misurabili in termini di risparmio di costo ma soprattutto in termini di miglioramento per la salute umana, legata all’aver ridotto l’inquinamento ambientale, acustico, la congestione nonché gli incidenti. Lo studio realizzato da SRM è più ampio e contiene riflessioni anche sul trasporto ferroviario ma la conclusione è che l’intermodalità è dunque da tenere in grande
La maggiore sostenibilità garantita dal mare/1
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Fonte: Elaborazione SRM su dati ALIS
Questo tipo di servizio permette di limitare la congestione delle strade e ottenere benefici effettivi in termini di riduzione dell’incidentali-
considerazione per il nostro Paese poiché garantisce sostenibilità e riduzione degli ingenti costi esterni che ogni anno sopportiamo.
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XIII Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno: tutti i vincitori Tekno Idea trionfa per l’innovativo sistema Ctrl+Paint nella categoria aziende. SYENMAINT sbaraglia invece la concorrenza nella sezione startup di Raffaella Venerando
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ento anni per cento progetti. La tredicesima edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, nell’anno del Centenario della Territoriale salernitana, ha raggiunto cifra tonda presentando in gara, il 5 e 6 dicembre scorsi, cento idee, cui si sono aggiunte sedici speciali case history degli anni precedenti fuori concorso. Anche quest’anno l’iniziativa, resa possibile anche grazie al sostegno di Sviluppo Campania e Camera di Commercio di Salerno, ha avuto ottimi riscontri in termini di partecipazione dal vivo ed eco mediatica. Al centro, come sempre, la buona e vera innovazione, quella che si fonda su progetti dai risultati concreti e misurabili. Tra questi, in particolare, sia il Comitato Tecnico Scientifico, sia i partner dell’ecosistema hanno scelto di premiare: per la sezione aziende - al terzo posto ex aequo Softlab spa per il progetto Smart tile e Protom spa per ARGO; al secondo posto, a pari merito: Cle srl con Resettami e Resettami Parkinson, insieme con Calabra maceri e servizi spa per la tecnologia “superdry italian system”. Primo posto invece per
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Tekno Idea per l’innovativo sistema Ctrl+Paint. Sempre per la sezione imprese, alcuni partner dell’ecosistema del Premio BP per l’Innovazione di Confindustria Salerno hanno voluto assegnare riconoscimenti ad hoc a: Bit4id (Banca Sella), Savino Solution (TIM), Giannattasio Infissi (Ice Agenzia), Guerriero Pelletteria (Enea, Enterprise Europe Network). Premio miglior pitch e web, infine, rispettivamente a Nice Filler e Seti. Per la categoria startup, invece: terzo posto ex aequo per Mydoctor24 e Me.di. cal srl, 2° posto ex aequo per Nib Biotec e Beyondshape, primo posto poi per SYENMAINT, per la soluzione di gestione predittiva della manutenzione. Anche per
questa sezione, speciali riconoscimenti per: Mypart meccanica srl (Enea), Butterfly (Digital magic), SYENMAINT (TIM), Evja (Banca Sella), Luigi Mutascio (012factory). Premio miglior pitch a Trucky di Ennio Andrea Adinolfi e web Octopus IoT. Quattro, infine, i premiati per la sezione economia mare, novità della tredicesima edizione del Premio BP per l’Innovazione: Imems technology, Dive circle e Seares (tutte startup) per il Comune di Salerno, capofila del progetto Urban Blu Act, insieme con l’Autorità Portuale di Sistema del Mar Tirreno Centrale e quella del Pireo. Confindustria Salerno, invece, ha premiato l’azienda a Monotricat. Premio web a Sea4all.
L'ingegnere Alessandro Di Girolamo di Tekno Idea (primo posto sez. imprese) premiato da Alessandro Crescenzo, Andrea Prete ed Edoardo Gisolfi
PMI DAY, studenti ospiti in undici aziende salernitane Per la decima edizione, attenzione rivolta alla lotta alla contraffazione, a industria 4.0 e resilienza a cura della redazione
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enerdì 15 novembre ha avuto luogo la Decima Giornata Nazionale delle Piccole e Medie Imprese (PMI DAY - Industriamoci), organizzata da Piccola Industria di Confindustria con il supporto del Comitato PI di Confindustria Salerno e rivolta al mondo della scuola. Per gli imprenditori, il PMI DAY rappresenta il momento per condividere con i giovani il loro impegno a favore della diffusione della cultura d’impresa. Ma ancora di più per le scuole, il PMI DAY acquista valore per l’opportunità di vedere dal vivo la realtà produttiva e conoscere l’impegno che gli imprenditori condividono con i propri collaboratori nella realizzazione di prodotti e servizi, i risultati raggiunti e i progetti futuri. Grazie alla collaborazione con il Gruppo Tecnico Made-In di Confindustria, presieduto da Paolo Bastianello, si è parlato, come nelle due ultime edizioni, di contraffazione e italian sounding. Tra gli altri focus c’è resilienza e industria 4.0: attraverso la rete dei Digital Innovation Hub di Confindustria sono state coinvolte imprese che hanno già avviato da tempo progetti di sviluppo in chiave 4.0. «Anche quest’anno, l’iniziativa - ha dichiarato Gerardo Gambardella, presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Salerno - ha avuto come focus principale la lotta alla contraffazione e all'italian sounding, il cui impatto risulta particolarmente rilevante in Italia, Paese a spiccata vocazione manifatturiera. Tutti i settori sono interessati: agroalimentare, beni di lusso, di largo consumo, farmaceutico, arredamento, alta tecnologia, macchinari, componenti. Le conseguenze sulla salute e sulla sicurezza sono particolarmente evidenti in alcuni di essi, ma complessivamente la contraffazione rappresenta un “costo” che incide sulla competitività del Made in Italy, sulla sicurezza, sull’immagine dell’Italia, sul mercato del lavoro, sulla capacità di attrarre investimenti, oltre che in termini di perdita del gettito erariale. E costa, soprattutto, in termini di legalità, per il suo
triste connubio con la criminalità organizzata». Undici le aziende salernitane che hanno aderito al Pmi Day: • Bioplast srl di Fisciano • Convergenze spa di Capaccio • Salerno Container Terminal spa di Salerno • Tekla srl di Sarno • Jcoplastic spa di Battipaglia • Casa di Cura Privata Salus spa di Battipaglia • Essenia Uetp srl di Salerno • Arti Grafiche Boccia spa di Salerno • Rcs - Radio Castelluccio di Salerno • Picone Pneumatici srl di Prignano Cilento • Mate Consulting di Salerno. Le scuole partecipanti all’iniziativa sono state: • IIS "Cuomo Milone" (Nocera Inferiore) • Liceo Scientifico "G. B. Piranesi" (Capaccio) • I.I.S. "Mattei-Fortunato" (Eboli) • IIS "Enzo Ferrari" (Battipaglia) • Liceo Scientifico Linguistico Classico Statale "E. Medi" (Battipaglia) • IIS Trani Moscati (Salerno) • Liceo Classico "Torquato Tasso" (Salerno) • Liceo "Alfano I" • IIS "Basilio Focaccia" (Salerno) • IIS "Vico De Vivo" (Agropoli).
Convergenze spa - Liceo Scientifico "G. B. Piranesi" (Capaccio)
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Tekla srl - IIS "Cuomo Milone" (Nocera Inferiore)
Essenia Uetp srl - IIS Trani "Moscati" (Salerno)
Arti Grafiche Boccia spa - Liceo Classico "Torquato Tasso" (Salerno)
Rcs - Liceo "Alfano I" (Salerno)
Jcoplastic spa - IIS "Enzo Ferrari" (Battipaglia)
Mate Consulting - IIS "Basilio Focaccia" (Salerno)
Bioplast srl - IIS "Cuomo Milone" (Nocera Inferiore)
Picone Pneumatici srl - IIS "Vico De Vivo" (Agropoli)
Salerno Container Terminal spa -IIS "Giovanni XXIII" (Salerno)
Clinica Salus spa - Liceo Scientifico Linguistico Classico Statale "E. Medi" (Battipaglia)
Salerno Do Design, la combinazione perfetta tra genio e regolatezza
Per rispondere all’esigenza di cambiare il modo di progettare e di accompagnare la trasformazione culturale di imprese e persone è nato il variegato evento voluto dal Gruppo Design, Tessile e Sistema Casa di Confindustria Salerno. Dibattiti, testimonianze, laboratori e una mostra “fiorita” hanno messo in risalto la buona capacità di progettazione made in Italy di Raffaella Venerando
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on sono solo la forma e la materia a fare belle le cose. Dietro tutto ciò che ci circonda, esiste e resiste al tempo un progetto o, per dirla con una traduzione efficiente dall’inglese, un pensiero di design. Sono oggetti di design una sedia, un aereo, uno spazio pubblico, identità visive, siti internet, ma anche un’app o l’organizzazione di un evento. Nel contesto attuale - mutevole e multidisciplinare, in cui la chiave di volta per affrontare i nuovi modelli di consapevolezza non può essere la semplificazione - il design è divenuto un lavoro di sintesi e squadra, l’unica modalità in grado di affrontare efficacemente i costi, i livelli di sostenibilità, l’impatto economico e la qualità dei beni e servizi. Per questo, il designer non può essere “solo” chi pensa, progetta e realizza oggetti, ma chi è capace di gestire le complessità, interpretando al meglio il qui e ora ma anche il domani. Oggi il designer è un laureato che afferra il cambiamento e lo fa suo, abbinando l’aspetto estetico all’innovazione delle tecnologie digitali e a quella dei materiali, ma soprattutto comprendendo nel profondo le nuove funzioni d’uso dei prodotti e dei servizi a esso col-
legati. Per rispondere all’esigenza di cambiare il modo di progettare e di accompagnare la trasformazione culturale di cittadini e persone, nelle organizzazioni, nelle imprese e nella società, è nato Salerno Do Design che, nella sua prima edizione tenutasi l’8 e 9 novembre scorsi, è stato segnatamente dedicato al binomio “Genio e regolatezza”. L’evento pubblico voluto e organizzato dal Gruppo Design, Tessile e Sistema Casa di Confindustria Salerno, come sottolineato dalla sua presidente Valeria Prete, lungo due giorni ha rimarcato «quanto sia opportuno che la cultura e le pratiche del design applicate all’innovazione siano estese alle pmi di tutti i settori, alla manifattura che ha bisogno di designer che
abbiano sì competenze specifiche necessarie, ma anche abilità tecnologiche, storiche, filosofiche, artistiche e ingegneristiche perché il fare diventi il centro nevralgico di ogni impresa e la progettualità del “bello e duraturo” sia la base della crescita del nostro territorio». Presso il Museo Diocesano di Salerno, accademici, designer, studiosi e imprenditori si sono confrontati, ciascuno secondo la sua prospettiva, per rispondere a domande necessarie che hanno alla fine decretato quanto sia urgente che il design si proponga anche come propulsore di educazione, rendendo concreti nuovi stili e comportamenti compresi in quel mondo composito e strategico che è l’economia circolare.
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I protagonisti Diversi i talk che hanno connotato i contenuti dell’evento. Il primo “Competenze complementari tra artigianalità, ricerca e innovazione” ha visto protagonisti il genio “ingegneristico” di Cesare Pianese, delegato Ingegneria Meccanica, Università degli Studi di Salerno; Alessandro Naddeo, Ingegneria Industriale Università degli Studi di Salerno; Nicola Cappetti, Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Salerno; Fernando Fraternali, docente e co-fondatore di New Matt e Andrea Jandoli, presidente ADI Campania. La seconda tranche del talk ha visto, invece, spiccare l’estro creativo di Gabriele Pardi e Laura Fiaschi, Gum Design La casa di Pietra; Lorena D'Ilio e Andrea Mamo di Studio Mamo e, infine, di Matteo Antonelli e Andrea Miscoli di Mama Design. Ambedue i momenti sono stati magistralmente moderati dalla giornalista Paola Carimati, Elle Decor Italia.A seguire il palco è stato tutto per il talk dedicato al Design Thinking Innovation che, moderato da Marco Baione di Jobiz Formazione, ha visto alternarsi le aziende protagoniste dei progetti Task e Design Driven Innovation realizzati in partnership con il Politecnico di Milano. Anche il sabato è stato un giorno di intenso confronto. Tema centrale: la green economy e il design cirColare. A ragionare sulle potenzialità di sviluppo della green economy che, se adeguatamente promosse ed estese, potranno trascinare investimenti e nuova occupazione, sono stati il professor Giovanni De Feo, fondatore di Greenopoli; Elena Stoppioni, Ingegnere ambientale e presidente di Save the planet onlus; Salvatore Cozzolino, architetto ed esponente di Adi Campania; Vincenzo Cristallo, professore di disegno industriale dell’Università La Sapienza di Roma e, infine, l’architetto slow Roberta Pastore.
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Il lato artistico di Salerno Do Design Genio e regolatezza. Questo il leitmotiv di Salerno Do Design, interpretato in modo impeccabile anche dagli studenti del Liceo Artistico Sabatini Menna di Salerno che, per tutta la durata dell’evento, si sono esibiti in laboratori di Architettura e ambiente, Arti Figurative, Audiovisivo e Multimediale, Design, Ceramica, Grafica e Scenografia, meritandosi sinceri elogi da parte di designer e visitatori. Fiore all’occhiello dell’iniziativa è stata infine la Mostra “Il Giardino introverso” a cura dell’architetto Francesco Giannattasio che ha dato pregio e luce ai prodotti realizzati dalle aziende (molte delle quali negli anni scorsi hanno partecipato al contest Young Factory Design): ICS Future Village; MGR; Cianciullo Marmi; MTP Manifatture Tessili Prete; Tekla; Marine Leather (Margu); Hebanon (F.lli Basile); Lamberti Design; Rinaldi Group; MT Plex; Marmi Sacco; Giovanni De Maio Ceramiche. MAF e Grafica Metelliana, invece, hanno avuto uno spazio espositivo tutto loro in cui hanno messo in vetrina splendide novità aziendali.
I laboratori degli studenti del Liceo Artistico "Sabatini Menna" di Salerno
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Farmacia Venneri, l’evoluzione manageriale di un bene di famiglia Il focus resta - come nel 1968 - il farmaco e la cura del paziente, ma estrema attenzione oggi è data alla gestione e al miglioramento dei servizi offerti a cura della redazione
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ra il lontano 1968 quando il dottor Italo Venneri acquisì la titolarità della sede farmaceutica di Casal Velino, iniziando così un’attività che lo avrebbe visto, per oltre 50 anni, con dedizione e passione, al servizio del cittadino. Da allora le cose son ben cambiate. La farmacia è diventata sempre più il punto di riferimento di prima istanza per la popolazione e anche i servizi offerti si sono necessariamente moltiplicati per adeguarli alle esigenze sempre più complesse di un’utenza tanto più variegata quanto portatrice di richieste diverse. Proprio in quest’ottica, il dottor Leonardo (Giambattista per tutti), continuando sulla scia tracciata dal padre, ha impresso all’azienda di famiglia una svolta in chiave moderna, senza dimenticare quella che resta la mission della farmacia: il farmaco. Credendo in questa scelta, il giovane titolare - con le sue storiche collaboratrici Marilinda e Tonia - ha operato una selezione di ditte e fornitori per garantire ai propri clienti l’affidabilità, la puntualità e l’innovazione che da sempre hanno contraddistinto l’azienda. Grazie al rodato sistema d’impresa, la farmacia è in grado di garantire in tempi strettissimi il reperimento e la consegna anche di farmaci e/o prodotti spesso introvabili o di difficile disponibilità, preoccupandosi di accompagnare, in stretto contatto col medico curante, il paziente nel percorso di sostituzione, laddove vi è l’impossibilità manifesta di recuperare il prodotto. In particolare nel campo cosmetico-dermatologico si è consolidata nel tempo una stretta collaborazione con l’azienda Unifarco di Belluno, tra i leader internazionali nella produzione di prodotti cosmetici, dermatologici, nutraceutici, ottenendo l’esclusiva per la zona e offrendo così alla clientela prodotti di alta qualità, Farmacia Venneri efficacia e sicurezza a prezzi competitivi. L’ascolto, il consiglio, la capacità del dr. Leonardo Venneri di ispirare fiducia alle persone e riceverne confidenze, nonché la memoria storica e la ricerca di soluzioni a situazioni anche complesse, sono i punti di Via Velia 14/16 forza della farmacia Venneri. In virtù di ciò la Farmacia Venneri ha costruito 84040 Casal Velino Marina (Sa) un modello di impresa che si può riassumere nel motto: “Lavoriamo da gene- Tel/Fax 0974-907036 leo.venneri@katamail.com razioni per voi e le vostre generazioni”.
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2019, l’annus mirabilis della CTI Foodtech Nuova sede, nuovi brevetti, quotazione in Borsa, premi e riconoscimenti. Le scelte strategiche dell’azienda raccontate dal suo leader, Biagio Crescenzo di Raffaella Venerando
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ngegnere, segniamo il 2019 come annus mirabilis per la CTI Foodtech? L’anno appena trascorso è stato ricco di soddisfazioni e di grandi traguardi raggiunti. Dopo la vittoria al Premio Best Practices per l’Innovazione 2018, con il progetto della “300 AVC”, la prima macchina al mondo in grado di denocciolare l’avocado, siamo stati selezionati tra i dieci finalisti dell’”Innovation Award” di Fruit Logistica, l’oscar dell’innovazione nell’industria agroalimentare. Ad aprile abbiamo ricevuto il Premio “Top Company” alla Borsa Mediterranea della Formazione e del Lavoro, per l’inserimento nel nostro organico aziendale di due studenti che hanno effettuato un percorso di alternanza scuola lavoro. Infine, la vittoria del prestigioso “Premio Innovazione SMAU” con CTI FAS, il primo sistema automatico di alimentazione multifrutto, multiformato e multistandard per denocciolatrici di avocado e pere, adatto a macchine detorsolatrici orizzontali e verticali. Il sistema, protetto da brevetto internazionale, rappresenta un'innovazione nel settore della produzione di macchine per la lavorazione della frutta. I brevetti ottenuti in Cile e in Cina si sono aggiunti agli oltre 100 conseguiti nel corso del tempo. La quotazione in Borsa attraverso l’emissione di un minibond di un milione di euro e l’inaugurazione del nostro nuovo stabilimento a Salerno, lo scorso 21 ottobre, hanno rappresentato tappe significative della nostra storia di oltre 30 anni. Infine, la grande attenzione dedicata da tutti gli organi di informazione, ultimo in ordine di tempo Studio Aperto di Italia Uno che ha inserito un mio intervento all’interno dello speciale sul Cibustec. Alla fiera parmense abbiamo partecipato con una campagna promozionale dal titolo “Wherever there’s a fruit to pit, we’ll be there”, che ha riscosso grandi consensi da parte di tutti i visitatori. Auspichiamo che questi risultati e i grandi investimenti profusi per
Biagio Crescenzo insieme con Vincenzo Boccia il giorno dell'inaugurazione del nuovo stabilimento
ottenerli, si traducano in un incremento della nostra presenza commerciale, rendendo così il 2020 e i prossimi anni davvero fantastici per CTI. Partiamo dal nuovo stabilimento, una scelta strategica e non solo una nuova sede. Ce la racconta? L’apertura del nuovo stabilimento, esteso su una superficie complessiva di 7000 mq e frutto di un investimento di oltre 6 milioni di euro, si inserisce in un piano strategico di sviluppo industriale, che prevede un ampliamento del mercato e un ammodernamento tecnologico in ottica industria 4.0. L’investimento effettuato in un nuovo quartier generale, in grado di soddisfare i nostri fabbisogni di produzione e facilitare lo sviluppo di nuove tecnologie, conferma la nostra volontà di continuare ad investire sul territorio. Partendo da Salerno, con una visione orientata all’innovazione e all’internazionalizzazione, puntiamo alla leadership mondiale dei nostri mercati
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di riferimento. Mi hanno particolarmente inorgoglito, in occasione dell’evento di inaugurazione, le parole spese dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che ha definito CTI Foodtech «un’azienda coraggiosa e lungimirante, capace di guardare lontano, ai mercati globali, e dimostrare che Salerno e il Sud Italia non hanno un destino ineludibile». Il piano industriale della CTI Foodtech è stato apprezzato tanto da convincere Borsa Italiana a emettere un mini-bond sul segmento professionale ExtraMot PRO del valore di un milione di euro. Come è nata questa opportunità e quali obiettivi si pone? Nasce dalla sinergia con un istituto di credito come Banca Sella, da sempre attenta alle esigenze di innovazione e di crescita delle PMI del Mezzogiorno, che ha creduto nelle nostre potenzialità e nella solidità dei nostri asset strategici. L’emissione del mini bond ci ha permesso di sostenere i nuovi progetti di investimento dell’azienda, legati all’implementazione di tecnologie sempre più all’avanguardia per il settore e all’espansione commerciale su mercati inesplorati. A livello tecnico in cosa vi distinguete nettamente dalla concorrenza? L’innovazione e la competitività sono nel nostro DNA. Non solo abbiamo presidiato il mercato soddisfacendo i bisogni dei grandi produttori dell’agroalimentare, come dimostrano gli oltre 7 miliardi di frutti lavorati nel mondo dalle nostre macchine (un numero che cresce di anno in anno), ma abbiamo sviluppato tecnologie innovative per il settore. Tra queste, la “Zero Pit Fragment”, la prima denocciolatrice di pesche al mondo che ribalta il sistema tradizionale di funzionamento, separando il nocciolo dal frutto intero e, successivamente, dividendolo in due metà in modo da eliminare del tutto la presenza di frammenti di nocciolo. Inoltre, ci tengo ad evidenziare la partnership strategica con colossi mondiali dell’industria della trasformazione alimentare: la JBT Foodtech, grazie alla quale presidiamo il mercato locale della sterilizzazione dei prodotti “baked beans”, e la TOMRA, che sta diffondendo un sistema di pelatura ecosostenibile basato sull’utilizzo di vapore e non di prodotti chimici. Infine, la sinergia consolidata con l’Università degli Studi di Salerno e il costante investimento in ricerca e sviluppo nel nostro settore. Nel mentre dilaga il fenomeno migratorio, specie delle migliori energie del Mezzogiorno, lei da anni si indu-
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stria per mettere al lavoro giovani talenti “locali”. Una direzione premiante? Sono convinto da sempre che il fattore determinante di un’economia solida sia mettere al centro della filiera formazione/occupazione la valorizzazione dei talenti del territorio. Questo però non basta. Le istituzioni dovrebbero creare condizioni più favorevoli per incrementare l’occupazione e ridurre il fenomeno dell’emigrazione dei talenti verso Paesi con politiche del lavoro più efficaci e retribuzioni adeguate alle competenze. Per competere oggi conta più la genialità del singolo o la cultura dell'azienda? La genialità del singolo individuo può funzionare da innesco di processi di creazione e innovazione solo nel contesto giusto e con una solida formazione di base. Un contesto favorevole e una formazione di qualità sono possibili solo dove esiste una ben strutturata cultura di impresa ed etica del lavoro, e in questo senso il Sud negli ultimi anni è riuscito a recuperare in molti settori il ritardo storico che ha sempre pesato negativamente sulle prospettive di sviluppo. Un’ultima curiosità: che cosa è per lei la buona impresa? Ha un ricordo del momento in cui ha scelto questa strada cui è particolarmente legato? CTI FoodTech, è un esempio più che rappresentativo di buona impresa, con una vision orientata a ricerca e sviluppo, valorizzazione dei talenti del territorio, internazionalizzazione e politica commerciale di respiro globale, flessibilità e versatilità nell’organizzazione interna. Un ricordo? Il 31 dicembre del 1985 in Spagna si è vissuta una notte di grandissima euforia: il Paese entrava nella CEE ed io ero lì. Quella notte nacque l’idea e l’esigenza di dar vita alla CTI e, subito dopo, la nostra prima sede in Spagna.
Alessandro e Biagio Crescenzo
Rinaldi Group, minibond da 1 milione per crescere Sottoscrittore dell’operazione UniCredit. Con la liquidità ottenuta grazie al prestito obbligazionario, la società campana - attiva da oltre 50 anni nella produzione di materassi di elevata qualità Made in Italy - intende realizzare una serie di progetti che vanno dall’innovazione digitale alla realizzazione di prodotti ecocompatibili, puntando al contempo a rafforzare la propria presenza sui mercati esteri a cura della redazione
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inaldi Group ha emesso un minibond da 1 milione di euro. L’impresa opera da circa 55 anni nella produzione di materassi innovativi e dagli elevati standard di qualità, tutti disegnati, progettati e realizzati in Italia nello stabilimento di Giffoni Valle Piana (Sa). Il prestito obbligazionario, sottoscritto da Unicredit, avrà una durata di sette anni ed è finalizzato a sostenere le strategie di crescita e di sviluppo del Rinaldi Group. In cantiere diversi progetti, strutturati su tre obiettivi fondamentali per una crescita smart: «più innovazione, più sostenibilità, più internazionalizzazione». Il progetto, presentato ufficialmente il 29 novembre scorso presso la sede di Giffoni Valle Piana, mira infatti a fare dello stabilimento una vera e propria una fabbrica intelligente, evoluta e interconnessa, nella quale le nuove tecnologie digitali si integrano nel processo produttivo, arricchendolo, insieme ad un nuovo sistema ERP. L’innovazione digitale riguar-
derà ciascuna funzione aziendale, favorendo un miglioramento immediato su efficienza e produttività, consentendo maggior controllo e migliore velocità di esecuzione. I nuovi investimenti consentiranno inoltre di ampliare ulteriormente la gamma prodotti studiati e sviluppati con l’Università di Salerno e ispirati ai principi di Ergonomia e di Comfort del sonno. D’altro canto, l’impronta green-oriented di Rinaldi Group, dopo un attento ascolto del mercato e in linea con le normative sempre più stringenti in materia di tutela ambientale, riceverà nuova linfa concretizzandosi in tecniche a minor impatto ambientale e in prodotti ecosostenibili. L’intero progetto è infine funzionale all’ingresso in nuovi mercati di sbocco, in particolare Stati Uniti, Canada e Nord Europa, fermo restando il presidio degli oltre 40 mercati già serviti. La Società intende rafforzare la propria presenza sui mercati esteri partecipando alle più rinomate fiere di settore, instaurando di-
29 novembre 2019 - La conferenza di presentazione del Minibond emesso da Rinaldi Group
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pagnare i piani di crescita delle aziende del territoverse collaborazioni con agenzie estere operanti nei rio, soprattutto quelle a più alto potenziale. Come paesi target. Stefania Rinaldi, Direttore R&S e UniCredit crediamo infatti nell’importanza dello Amministrativo di Rinaldi Group, ha dichiarato: sviluppo del mercato dei capitali, anche per le im«Con questa operazione l’Azienda intende consoliprese di medie dimensioni, che è oggi fondamentale dare il processo di innovazione incrementale iniziato per la diversificazione delle fonti di finanziamento più di dieci anni fa in ottica Industria 4.0 e Digital e per accrescere la competitività delle aziende Innovation, con l’obiettivo di migliorare la qualità sui mercati». Andrea del prodotto e i servizi Prete, presidente di offerti ad un consumaConfindustria Salerno, tore sempre più attento presente all’ufficializzae sensibile alla globalità «Con questa operazione zione dell’operazione, del proprio benessere nel l’Azienda intende consolidare si è infine così espresso: rispetto dell’ambiente». il processo di innovazione Annalisa Areni, Diret«La sottoscrizione di questo minibond - ha tore Regionale Sud di incrementale iniziato più di - è la prova che UniCredit, ha invece ridieci anni fa in ottica Industria dichiarato le aziende del territorio marcato: «Rinaldi Group 4.0 e Digital Innovation» sanno guardare al futuro, è un tipico esempio di sono pronte a mettersi azienda locale che, grazie in gioco e ad investire sia ad una attenta gestione in nuova tecnologia che manageriale, ha conoper la conquista di nuovi sciuto una importante mercati. E, ancora una volta, gli Istituti di Credito espansione conquistando posizioni di leadership nel dimostrano di essere concretamente vicini alle suo particolare segmento di mercato. Con questa aziende supportandole nei processi di crescita». operazione si avvalora il nostro impegno per accom-
La sede del Gruppo Rinaldi a Giffoni Valle Piana - Salerno
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Best in Flexo 2019, sul podio ancora una volta la Antonio Sada & Figli Per l’azienda salernitana il secondo posto nella categoria «Miglior stampatore Cartone ondulato patinato post print» a cura della redazione
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otrebbe essere «Miglioriamo anno dopo anno» il payoff giusto per raccontare l’evoluzione in crescendo della Antonio Sada & Figli. Se, infatti, a Best in Flexo 2018 - prestigiosa manifestazione ideata per premiare innovazione e professionalità nel comparto stampa flessografica - si era piazzata al terzo posto, all’edizione di quest’anno si è superata, raggiungendo la seconda posizione come Miglior stampatore per la categoria Flexo Cartone ondulato patinato post print. Il lavoro premiato è stato realizzato da Sada per la San Giorgio spa. Organizzato da ATIF - Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia, presieduta da Marco Gambardella - l’evento tenutosi a Bologna lo scorso 20 novembre ha fatto registrare grande successo di pubblico. Centocinquanta progetti in gara, divisi in 12 categorie premiate, 5 riconoscimenti assegnati per la stampa su film, 3 per la stampa su cartoncino e carta, 2 per il cartone ondulato. Oltre agli addetti ai lavori, a riprova del prestigio della manifestazione, ha preso parte alla serata anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
Best in Flexo 2019, la premiazione del Gruppo Sada
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Besana, pack ad impatto zero entro il 2025 È il traguardo finale di un percorso a tappe “green”, che porterà il Gruppo ad utilizzare il 100% di imballaggi riciclabili entro la deadline a cura della redazione
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ackaging a “spreco zero” entro il 2025 e ad “impatto zero” entro il 2035. Il Gruppo Besana, leader mondiale nella frutta secca, aumenta l’impegno green, individuando obiettivi progressivi e sempre più ambiziosi per i prossimi 15 anni. Già nel 2020 saranno riciclabili un quarto degli imballaggi utilizzati dall’azienda e la quota salirà al 100% entro i prossimi cinque anni. La terza e ultima tappa del percorso “green” è prevista nel 2035, quando tutte le soluzioni di imballaggio saranno prodotte totalmente da fonti rinnovabili e riciclate, per un reale impatto zero sull’ambiente. La presentazione del progetto di Besana - gruppo di cui è parte integrante anche V. Besana spa, azienda con sede a Ogliastro Cilento, iscritta a Confindustria Salerno - è avvenuta nel corso del “Flexo Day 2019”, svoltosi a Bologna nelle giornate del 21 e 22 novembre. Durante l’evento dedicato alla flessografia, tecnica di stampa utilizzata negli imballaggi, il Gruppo ha reso noto i propri obiettivi per la sostenibilità, fondati sulle note “4 R”: Riduzione, Riuso, Recupero e Riciclo, per un percorso circolare in grado di autoalimentarsi. L’impegno di Besana in questo campo parte da lontano e i risultati ottenuti nel corso degli anni sono stati riconosciuti pubblicamente già nel 2016, quando il Gruppo si è aggiudicato l’Oscar dell’Imballaggio per avere promosso, all’interno delle proprie linee produttive, l’impiego di un packaging cha aveva la doppia finalità del riutilizzo e della riduzione di plastica Riccardo Calcagni, amministratore delegato del gruppo Besana: «Da anni investiamo una parte importante delle nostre risorse nella sostenibilità ambientale. Vogliamo rafforzare e potenziare i nostri obiettivi green attraverso l’attuazione di
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azioni concrete che, entro i prossimi 15 anni, ci porteranno ad adottare un vero e proprio sistema circolare e virtuoso per tutta la nostra produzione a livello mondiale». L’impegno del Gruppo nella riduzione dell’uso di plastica si concretizza anche in un nuovo imballaggio in fase di studio 100% biodegradabile e compostabile di prossima introduzione sul mercato che, GianPaolo Gentile, Responsabile Acquisti e Packaging Specialist di Besana, così descrive: «Sarà realizzato totalmente con materiali di derivazione cellulosica: sia la base, vero e proprio sostituto delle attuali vaschette in plastica, sia il top film che la chiude una soluzione pensata per essere completamente recuperabile nella carta, un esempio concreto e lampante del nostro impegno a favore dell’ambiente».
MAF Kids, il gioco è una cosa da grandi Gli ultimi progetti dell’azienda salernitana guidata da Anella e Francesco Mastalia: una linea di giochi e complementi d’arredo completamente realizzati in cartone e una serie di iniziative che puntano allo stare bene in azienda e fuori di Raffaella Venerando
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rogettare per i più piccoli significa avere ben chiaro quanto il gioco possa essere spesso la chiave più semplice per imparare a conoscere il mondo e sé stessi, in maniera originale e creativa. Attorno a questa piccola ma grande verità, MAF - protagonista alla seconda edizione della Milano Green Week, iniziativa promossa dal Comune di Milano per promuovere la diffusione del verde e sensibilizzare verso la cultura green - ha costruito il suo nuovo progetto: MAF Kids, una linea di giochi e complementi d’arredo completamente realizzati in cartone. Per tre giorni, il 27, 28 e 29 settembre scorsi, piazza Fontana è stata teatro di Green Belt Park, una città interamente in cartone: case, alberi e orti, per insegnare ai bambini il rispetto per l’ambiente e la necessità di uno stile di vita ecosostenibile. Sono stati centinaia i piccoli che hanno abitato la città di cartone, entrando nella “Casa dei Miei Sogni”, imparando l’importanza del verde pubblico con “Amico Albero” e scoprendo come funziona il
ciclo delle stagioni con l’“Orto delle 4 Stagioni”. Tutti i prodotti - realizzati con materiali 100% ecologici - hanno elevata qualità e resistenza nel tempo, sono sicuri per i bambini e fanno bene all’ambiente perché facili da smaltire e riciclare. In più, come le costruzioni, sono facilissimi da montare senza ricorrere a tagli, colle o avvitatori. Il nuovo progetto di MAF, inoltre, non è solo bello ed educativo. Come se non bastasse, è anche buono: una percentuale di tutte le vendite MAF Kids è devoluta a OPEN ONLUS, l’associazione per la ricerca su Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma. L’esperienza milanese - resa possibile anche grazie alle opportunità offerte a MAF da Spazio Campania, progetto nato da una partnership tra la Unioncamere Campania e Regione Campania e pensato anche come vetrina per le imprese - ha preso vita su sollecitazione di Antonella Ferrara, ideatrice e curatrice indipendente di eventi e progetti speciali, e per merito del genio creativo di Roberta Pastore, Dicembre 2019 Gennaio 2020
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architetto slow. MAf, però, declina la sostenibilità non solo a misura di bambino. L’azienda di Pontecagnano - specializzata nella cartotecnica, stampa offset, digitale, direct marketing e molto, molto altro - guarda ad una più ampia dimensione di benessere che coinvolge i dipendenti e le loro famiglie. Si nutre di questa filosofia "ViviMaf", una serie di iniziative che puntano proprio allo stare bene in azienda e fuori. A disposizione dei lavoratori, ad esempio, un
kit di 3 bottiglie in vetro che ciascuno di essi può riempiere con l'acqua purificata “prodotta” in azienda, grazie alla recente installazione di due macchine per il trattamento dell'acqua con tecnica dell'osmosi inversa. Alla MAF, insomma, giocando si impara a fare cose serie, applicando giorno dopo giorno il teorema della “doppia effe”, ovvero la “fabbrica felice”. Se le persone sono felici sul posto di lavoro, rendono più del massimo anche nella vita personale.
Due domande a Roberta Pastore, architetto slow
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a Renzo Piano a MAF, di cosa si occupa un architetto slow? Penso di aver avuto una doppia fortuna nel mio percorso lavorativo; la prima è di certo quella di aver incontrato un grande maestro (beh, forse il più grande dei maestri in cui speri di inciampare) e la seconda è di averlo incontrato dopo aver sperimentato per un po’ di anni la libera professione nel nostro studio RUNA di Salerno. Questo mi ha consentito di creare una mia autonomia di pensiero, che sicuramente mi ha fatto anche sbagliare ma ha fortificato tanto il mio senso critico e di analisi. La lezione che più mi ha segnato dell’esperienza
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con Renzo Piano è quella che io chiamo del “tavolo rotondo”. Le riunioni si svolgono a Palazzo Giustiniani, nella stanza G124, al cui centro c’è questo enorme tavolo tondo intorno al quale si discute e si mettono in circolo le idee di tutti. Tutti siamo equidistanti dal centro, nessuna idea vale più delle altre, tutte sono pezzi fondamentali del progetto. Questo è il metodo che cerco di applicare sempre e che, naturalmente, anche nella mia esperienza con il dinamico gruppo MAF ho avuto modo di portare avanti. L’idea creativa ha sposato le spinte imprenditoriali e viceversa, la stima, ma anche l’affetto reciproco, hanno consolidato il tutto. Abbiamo messo
in circolo le nostre idee dall’incipit progettuale alle esigenze di produzione, fino alla realizzazione e questo continuo confronto ha consentito un risultato di cui siamo molto orgogliosi. Questo è l’approccio che considero slow: abbandonarsi alla creatività che non ha nulla a che fare con la stravaganza o con scelte dettate dalla moda del momento ma è la capacità di produrre idee. La creatività si muove in bilico tra il furore dell’urgenza e l’impegno della pazienza, è un percorso colto che ha a che fare con la capacità di analisi e di sintesi; che non cede all’incanto della soluzione facile e precostituita ma punta a generare soluzioni idonee e calzanti. Poiché la bellezza, da sola, non basta in che modo l’architettura può impegnarsi? La mia idea di bellezza è legata ad una visione classica, olistica che mette insieme il bello, il buono, il sostenibile
Il kit "ViviMaf"
e il giusto delle cose. Se una cosa ha tutte queste caratteristiche, allora, per me è bella! Altrimenti parliamo di opere di make up progettuale, di superficie. Così intesa, invece, la bellezza diventa una forma di investimento nel futuro, capace di creare identità e comunità. L’architettura è un’arte sociale, non va dimenticato, e l’architetto ha il dovere di creare bellezza, lo deve fare con umiltà e coraggio senza la presunzione di poterlo fare da solo, perché la bellezza di cui noi necessitiamo è qualcosa di più profondo, che ha che fare con le idee, con le emozioni e deve essere soprattutto democratica, cioè deve appartenere a tutti! I bambini a Piazza Fontana, nel nostro Green Belt Park, giocando con i genitori in un luogo bello, hanno generato a loro volta bellezza riempiendoci il cuore. Forse sì, la bellezza da sola non basta ma non diamola per scontata.
"Amico Albero" in uso
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AGS, giorni di ordinaria bellezza per il 2020 Sesto anno consecutivo per il progetto calendario della agenzia di comunicazione diretta da Silvio Sabatino. Le opportunità, il tema di questa edizione lunga dodici mesi a cura della redazione
Gruppo di lavoro AGS Comunica
L’
agenzia AGS Comunica negli ultimi sei anni ha presentato un Calendario che, con la creatività e l’introspezione, racconta gli obiettivi che si prefissa di raggiungere durante l’anno, affrontando di volta in volta un tema specifico. Lo scopo è, inoltre, quello di comunicare in modo nuovo, conquistando l’attenzione del fruitore, facendogli vivere un’esperienza multisensoriale nel corso dei successivi dodici mesi. Temi protagonisti sono stati il rispetto, la felicità, l’entusiasmo, la passione, che caratterizzano l’attività dell’agenzia, convogliando il tutto in un lavoro sia cartaceo, sia digitale, tutto da guardare, leggere e ascoltare. Dopo il successo del Calendario TEMPO 2019, menzionato da Confindustria Salerno e premiato alla settima edizione degli OpenArtAwards, AGS presenta il tema del 2020 intitolato “Opportunità, storie di ordinaria bellezza” e ce lo racconta così: «Nel nostro viaggio che dura dodici mesi - o forse una vita - condividiamo le storie
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di persone che hanno dato significato alla propria esistenza, il cui incontro, esempio, racconto ha trasformato la nostra percezione nel vedere ciò che ci circonda; persone che hanno affrontato drammi, superato ostacoli, saltato fossi, che hanno preso decisioni importanti. Persone che hanno avuto occasioni e il coraggio di coglierle, che ci hanno dato l’opportunità di imparare, crescere e diventare ciò che siamo: tutte persone straordinariamente comuni. Nel nostro “audiolibro” 2020, ogni storia ci trasporta in un periodo, ci fa vivere una particolare situazione o la vita di un altro: ogni tema sociale viene affrontato con la leggerezza tipica della narrativa, senza sentenziare, col solo obiettivo di condividere un’esperienza, un punto di vista. La speranza che accompagna il vento porta con sé il lieto fine, salutando con un messaggio sempre positivo, prima di salpare per nuove avventure. Prima di vivere nuove storie di ordinaria bellezza».
Una maiolica special edition della Francesco De Maio alla mostra internazionale “Gio Ponti. Amare l’Architettura” Nella retrospettiva in programma al MAXXI di Roma dal 27 novembre la Ceramica Francesco De Maio riedita “Via Dezza”, il cotto decorato a mano a fasce bianco e giallo che pavimentò la casa del celebre architetto a cura della redazione
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n quell’ottavo piano del condominio di Via Dezza 49, Milano, Gio Ponti realizzò a pieno il suo manifesto artistico, la sua idea di casa, dove visse per più di vent’anni, fino alla sua scomparsa. Una casa fatta di sperimentazione e di design, di organizzazione degli spazi e del suo immancabile amore per le forme geometriche. Le stesse forme, definite e chiare, che sono riprodotte nel pavimento di cotto fatto e decorato a mano, dall’evocativo nome “Via Dezza” a cura della Ceramica Francesco De Maio. Maioliche “special edition” in 25x25cm, con fasce diagonali decorate a mano di colore giallo e bianco. Proprio questa immensa distesa di colore molto caro all’artista milanese, tanto da installarlo nel suo appartamento di Via Dezza, sarà uno degli elementi portanti della mostra “Gio Ponti. Amare l’Architettura” in programma al MAXXI di Roma. La mostra, organizzata in occasione dei quarant’anni dalla sua scomparsa, è curata da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra e Francesca Zanella e sarà in allestimento nella galleria 5 del Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo fino al 13 aprile 2020. Realizzata in collaborazione con il CSAC di Parma e Gio Ponti Archives, la mostra presenta materiali archivistici, modelli, fotografie, libri, riviste, e oggetti che spaziano dall’uso quotidiano a soluzioni abitative alla realizzazione di progetti complessi come il grattacielo Pirelli a Milano o la Concattedrale di Taranto che permettono di scoprire un protagonista eccellente della produzione italiana di architettura, il cui lavoro ha lasciato tracce importanti in diverse parti del mondo. É un legame stretto quello che unisce Gio Ponti alla storica ceramica Francesco De Maio, sponsor ufficiale della mostra-retrospettiva sull’artista. Eccellenza
ed emblema di creatività italiana, la Francesco De Maio è, infatti, esclusivista mondiale per la riproduzione fedele, con i medesimi smalti, supporti e colori, delle 33 maioliche bianco e blu decorate a mano che Gio Ponti disegnò per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento tra il 1960 ed il 1962 nel segno della continuità della tradizione ceramica tra passato, presente e futuro e che nel febbraio 2017 furono presentate nella mostra “Gio Ponti. L’Infinito Blu” nella quadreria de La Triennale di Milano. «Siamo orgogliosi di sostenere questa importante retrospettiva italiana “Gio Ponti. Amare l’Architettura” al MAXXI di Roma - spiega Patrizia Famiglietti, art director della Ceramica Francesco De Maio - e siamo orgogliosi di essere stati scelti dagli eredi Ponti a realizzare il prestigioso pavimento di Via Dezza, molto amato da Gio Ponti. Un pavimento di circa 60mq di maioliche in cotto fatto e decorato a mano realizzate in special edition per l’occasione, continuando così quest’importante ricerca ceramica in collaborazione con Gio Ponti Archives per renderlo sempre più fedele all’unico esemplare del 1957 ritrovato da Salvatore ed Anna Licitra e realizzato all’epoca dall’artista Fausto Melotti per la casa di Gio Ponti in Via Dezza, Milano».
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Grafica Metelliana, vestire di nuovo con la stampa digitale Superfici e arredi possono cambiare look in maniera veloce e vantaggiosa, attraverso l’applicazione di un vinile stampato, ad alto impatto decorativo di Raffaella Venerando
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attersi contro l'omologazione che domina nel mondo degli interni e dell'arredo da oggi è più semplice e creativo con la stampa digitale. I due mondi - quello dell’interior design e dell’industria grafica - negli ultimi anni sono più vicini che mai in un dialogo prima di ora inimmaginabile. Come accaduto in altri settori, infatti, anche nella decorazione di interni le nuove tecnologie hanno dato vita a una gamma di inedite soluzioni applicative, completamente personalizzabili, fino ad arrivare a rese uniche. Uno splendido esempio di come si possa coniugare insieme armonia e innovazione sono i lavori, firmati Grafica Metelliana, visti a Salerno DO Design. Per la meraviglia dei presenti, in real time gli uomini di Grafica Metelliana hanno vestito di nuovo uno spazio prima convenzionale, quasi anonimo, dando prova delle infinite possibilità estetiche dei supporti utilizzati per rinnovare dei mobili standard e dare carattere a pareti e complementi. Superfici e arredi possono così cambiare look in maniera veloce e vantaggiosa, attraverso l’applicazione di un vinile stampato, ad alto impatto
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decorativo. In questo particolare segmento, l’ambizione dell’azienda è di diventare punto di riferimento per gli addetti ai lavori che potranno trovare in Grafica Metelliana un solido partner per consulenze su materiali e tecniche di posa per innumerevoli finitura e laminazioni. Ciascuna attività di restyling, inoltre, può avvenire direttamente “a casa” (o in ufficio, presso il proprio hotel, bar o ristorante) grazie alla squadra di installatori che procede prima ad un sopralluogo, senza che l'allestimento blocchi le altre attività.
Gruppo Sella, avanti tutta L’affidabilità di un partner economico da sempre al fianco delle imprese che hanno l’ambizione di crescere di Gennaro Crescenzo, responsabile del Territorio Sud di Banca Sella
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n un contesto economico-industriale in continua evoluzione, il Gruppo Sella è da sempre a supporto dello sviluppo e la crescita delle imprese. Costantemente attento ai temi dell’innovazione, ha scelto di governare strategicamente le nuove tecnologie e i cambiamenti in atto per contribuire al successo dei propri clienti. La nostra vocazione è offrire contributi professionali e distintivi ai giovani e grandi imprenditori per poter essere sempre competitivi sul mercato. Banca Sella è vicina alle famiglie e alle Pmi nell’ottica di creazione condivisa di valore del nostro territorio, affiancando al credito, l’accelerazione d’impresa, il supporto all’innovazione e la finanza d’impresa. In particolare, la banca è riconosciuta a livello internazionale per le sue eccellenze nei sistemi di pagamento, nel commercio elettronico e nel private banking. Le soluzioni digitali rappresentano il nostro principale punto di forza e, nell’ultimo anno, il Gruppo sta fortemente investendo nella nuova frontiera dell’Open Banking, posizionandosi come primo istituto di credito italiano aperto al modello collaborativo tra banche, fintech e terze parti. Per la crescita e l’internazionalizzazione delle Pmi, è stata creata la divisione di Corporate & Investment Banking che, con i suoi uffici anche in Campania, riserva alle piccole e medie imprese e alle family business sia servizi di consulenza specialistici in finanza d’impresa, per supportare i progetti di sviluppo e innovazione, sia servizi di reperimento di risorse di
capitale (capital raising) tramite la Borsa, il private equity, i venture capital e le piattaforme di crowdfunding. In Campania, il Gruppo Sella ha affiancato tre imprese nell’emissione di mini-bond ricoprendo il ruolo di Arranger esclusivo delle operazioni: Nuceria Group, CTI FoodTech srl e Graded Spa. L’imprenditorialità del nostro territorio è un prodigioso esempio della capacità di rinnovarsi e di stare al passo dei continui cambiamenti. Abbiamo supportato e affiancato aziende che hanno saputo cogliere le opportunità della globalizzazione e seguire il ritmo esponenziale dell’innovazione. Abbiamo rafforzato negli ultimi anni la nostra presenza sul territorio con l’apertura di Sellalab anche a Salerno. Sellalab è la piattaforma di innovazione che ha l’obiettivo di favorire la collaborazione tra startup e Pmi attraverso processi di open innovation e di digital trasformation, ponendosi come partner al servizio dell’ecosistema imprenditoriale locale. Concretamente, mettiamo in contatto le imprese tradizionali con startup, generando da un lato innovazione di prodotto e processo e attivando, dall’altro, network di relazioni che contribuiscano al loro successo. Inoltre, Sellalab è promotrice di attività formative sui temi dell’innovazione tecnologica, finanziaria e organizzativa, aiutando le nuove generazioni a sviluppare skills abilitanti e determinanti per i nuovi modelli di business. In questo territorio abbiamo ricevuto grandi soddisfazioni di crescita ed è in quest’ottica che vogliamo continuare ad investire.
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Decora, una dolce storia familiare In un clima di gioiosa curiosità e di golosa attesa, l’azienda salernitana ha organizzato, con il sostegno della CCIAA di Salerno e il patrocinio di Confindustria Salerno,l’evento social “Decora il tuo Natale”, tenutosi sabato 23 novembre a Spazio Campania, a Milano. Più di cento gli esperti del mondo della pasticceria home made presenti di Raffaella Venerando
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o davano per finito. Dopo un’indigestione di stelline di zucchero e torte multipiano, tutte estetica e zero gusto, il mondo del cake design sembrava avere le ore contate, e invece…E invece, per la delizia di occhi e palato, l’arte di decorare i dolci non solo gode di ottima salute ma sta vivendo anni di rinascita e riscoperta grazie alla bravura di aziende specializzate, abili anche nell’utilizzare i social come veicolo per la diffusione di prodotti e ricette. Una di queste realtà, la Decora, in vista del Natale ha pensato - come nelle migliori tradizioni - di imbandire una lunga, rossa tavola e invitare giornalisti, stakeholder e noti food blogger ad una social reunion pomeridiana, nel corso della quale presentare la nuova linea di prodotti dedicata proprio a questa festività. In un clima di gioiosa curiosità e di golosa attesa, l’evento “Decora il tuo Natale” - organizzato con il sostegno della CCIAA di Salerno e il patrocinio di Confindustria Salerno - si è tenuto sabato 23 novembre a partire dalle
La famiglia De Luca
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ore 15:00, presso Spazio Campania, in piazza Fontana a Milano, richiamando più di cento esperti del mondo della pasticceria home made. Ospite clou della manifestazione è stato Luca Perego (conduttore di Alice TV). A lui il compito di esibirsi in uno show cooking con prodotti a marchio Decora, presentato magistralmente da un’altra big del settore: la fondatrice del blog giallozafferano.it, Sonia Peronaci, eccezionale madrina dell’evento. A Milano, coinvolti prima, durante e dopo l’evento, circa 100 food blogger, ognuno dei quali ha a sua volta raccontato virtualmente ai suoi followers il pomeriggio all’insegna di colori, forme e sapori, condividendo l’esperienza e amplificandone la bellezza. Chi si aspettava dolcezza, a Milano ha trovato molto di più. L’anima di Decora sono due donne garbate e competenti, Margherita e Serena, che - insieme con il fratello Pietro e, guidate dalla maestria del papà Carlo, il primo a intuire che anche la pasticceria casalinga potesse avere voglia di cimentarsi in creazioni artistiche - realizzano oltre 1800 prodotti, made in ltaly, indispensabili per creare e decorare dolci in cui ingredienti fondamentali sono la prima qualità e uno stile raffinato e funzionale. Chi conosce Decora, non può non amarne i suoi asset intangibili fatti di visione e di valori, di tradizioni e innovazioni, di orgoglio familiare e capacità di cambiamento, in grado di spostare sempre un po’ più in avanti bontà, espressività e bellezza.
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business
La Generazione Z e il nuovo approccio al mondo del lavoro Una indagine di Umana sui giovanissimi rileva passioni, aspirazioni, aspettative a cura della redazione
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a parte più matura della Generazione Z ha oggi 20-24 anni e sta compiendo il proprio percorso di transizione scuola-lavoro. Sono pochi, sotto i 3 milioni. Il rapporto con le nuove tecnologie è il loro elemento distintivo, ma i ventenni di oggi hanno visto la crisi economica investire in pieno i loro predecessori, i cosiddetti Millennials, e sono quindi più disillusi, ma non meno determinati. È lo spaccato che emerge dall’articolata ed inedita indagine su scala nazionale sul mondo dei giovanissimi e il loro rapporto con il lavoro realizzata da Umana in collaborazione scientifica dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto G. Toniolo di Milano e Valore D. Come vedono e affrontano il futuro, come si preparano, in cosa credono, qual è il loro approccio all’impresa e quale percezione hanno le aziende nei loro confronti: sono state queste le materie di analisi realizzate su un campione rappresentativo di 2000 giovani a livello nazionale e attraverso delle survey a HR manager e decision maker di 41 grandi aziende di 11 settori differenti che contano complessivamente oltre 300mila dipendenti. A parlarcene Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana: «Da tempo le percezioni, i segnali che arrivavano “dal campo” quando affrontavamo il mondo dei giovanissimi e il loro approccio al lavoro, erano scarsamente intelligibili. Tutti i paradigmi, le regole che avevamo a disposizione, con loro, valevano poco. Ci siamo resi conto che i ventenni che entrano al lavoro oggi sono molto diversi dalle generazioni che li hanno preceduti. Dovevamo perciò fare un passo in avanti con l’umiltà di chi deve mettersi in discussione. Dovevamo avvicinarci e capire il loro mondo, individuando gli strumenti da dare alle aziende per consentire loro di trovare una strada per raggiungere questa nuova generazione, una strada verso il futuro che rappresentano». Quali sono i punti più interessanti emersi dall’indagine? Alla domanda: “Cosa è il lavoro è per te…”, la percentuale più elevata di risposta dei giovani è uno “strumento per procurare reddito”, ma cresce molto anche la voce “è un
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Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana
luogo di impegno personale” che si posiziona poco sotto la risposta precedente. Arrivano a superare il 90% anche le voci “è un modo per affrontare il futuro” e “è una modalità di autorealizzazione”. L’autorealizzazione non è quindi al primo posto, non perché non sia questo il desiderio principale dei giovani, ma perché l’impatto della crisi economica e le persistenti difficoltà del Paese hanno reso più concreti e pragmatici i giovani rispetto alle condizioni materiali. La preoccupazione principale è quindi quella di avere un buon stipendio (94,2%), che porta con sé anche la possibilità di affrontare il futuro (91,3%). In mezzo c’è però la consapevolezza della necessità di mettere l’impegno personale (93,1%), che risulta anche un modo per sentire il lavoro come qualcosa di proprio, che coinvolge e stimola a fare e migliorarsi. Sembrano più cauti e pragmatici; concreti. Lasciano poco spazio ai propri sogni. Non è così, dall’indagine emerge anche che i giovanissimi che affrontano per la prima volta il mondo dell’impresa sono carichi di entusiasmo, di creatività, di intelligenza, e voglia di fare. Vogliono riempire di vita il lavoro, in termini di passioni, interessi, integrando famiglia e tempo libero. Io credo molto in questi giovani. Sono il nostro futuro e sono pieni di qualità. E credo anche che le imprese abbiano ottime ragioni per cui essere ottimiste.
Centro Servizi Ingegneria srl, il valore della consulenza Da ventincinque anni Centro Servizi Ingegneria srl propone alle aziende servizi di elevato livello professionale, in diversi ambiti: dalla produttività e qualità del prodotto, all’innovazione di processi aziendali; dalla sostenibilità ambientale ed energetica alla qualità e sicurezza sul lavoro di Raffaella Venerando
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i sono parole che, più di altre, vivono stagioni d’oro in cui pare che, a prescindere dal contesto tecnico nel quale sono nate, possano sempre e comunque essere utilizzate in modo appropriato. Una di queste è “consulenza”, termine i cui confini semantici sembrano aperti e flessibili. Se è vero però che le accezioni possono essere plurime, l’efficacia invece molto dipende da chi, quella parola diventata professione, la indossa. Esperti e costantemente aggiornati nella propria materia, Luigi Bisaccia e Laura Pellegrino del Centro Servizi Ingegneria, il lavoro di consulenti aziendali lo svolgono con passione da ben venticinque anni. La società - con sede a Battipaglia - nasce nel 1994 dall’idea di proporre servizi di elevato livello professionale, capaci di contribuire allo sviluppo e alla crescita di aziende che intendono raggiungere elevati livelli di standard, nonché risultati di miglioramento tangibili ed immediati in termini di: produttività e qualità del prodotto; innovazione di processi aziendali; sostenibilità ambientale ed energetica e qualità e sicurezza sul lavoro. Qualunque progetto complesso - grazie alla “diversità
di pensiero” dei professionisti di CSI - può essere ben realizzato e gestito grazie anche ad attrezzature tecnologicamente avanzate e a strumentazioni di misura, di ultima generazione, per la validazione dei relativi risultati. CSI è però anche molto altro. La società - attenta alle iniziative sociali e territoriali - da tempo sostiene progetti che coniugano profit e non profit, investendo in attività culturali e di volontariato, nella convinzione che i progetti che evidentemente non hanno un valore quantificabile in termini monetari, forse sono proprio quelli che valgono di più.
Sul palco a festeggiare i 25 anni di CSI i ragazzi della cooperativa "Volo Alto" che si sono esibiti in uno spettacolo di teatro sociale
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l'opinione
Porto di Salerno, una storia lunga dieci secoli Per Alfonso Mignone «le Zes da sole non bastano se non adeguiamo le infrastrutture del trasporto senza metterle in rete dando vita a piattaforme logistiche integrate» di Raffaella Venerando
Alfonso Mignone presidente The International Propeller Club Port of Salerno
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ealizzare il porto di Salerno non è stato semplice, porto che nasce nel e per opera di
chi? Le prime attestazioni dell’esistenza di uno scalo marittimo cittadino in una fonte scritta sono riconducibili a prima del X secolo e sono contenute nel Chronicon Salernitanum e nella Historia Normannorum di Amato di Montecassino. Entrambi gli autori ripercorrono episodi che attestano l’esistenza di un approdo e di un arsenale per la costruzione di naviglio militare. Fatto non trascurabile è la presenza di due rioni mercantili marinari: uno ebreo (la Giudaica) e uno amalfitano (Vico degli Atranensis, oggi di Santa Trofimena). Quel che sappiamo è che per i Longobardi è il porto più importante del Principato ma, a livello internazionale, lo scalo recita un ruolo di secondo piano, vista la contiguità geografica dell’emergente potenza marittima di Amalfi. Dopo la conquista normanna ad opera di Roberto il Guiscardo e la perdita dell’indipendenza politica di Amalfi, Salerno, grazie anche al ruolo della Schola Medica, diventa presto principale emporio del commercio con l'Oriente verso il Mille per l'importazione in Italia delle droghe medicinali da Costan-
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tinopoli e da tutte le coste dell'Asia. Con i Normanni è un porto - capitale fino al 1127 (poi, con la nascita del Regnum Siciliae con Ruggero II, lo diventerà Palermo) e scalo di Genovesi e Pisani nei loro traffici con l’Africa e il Levante. Durante il dominio svevo si segnalano la nascita della Fiera Mercantile di San Matteo nel 1259 e la costruzione, nel 1260 (attestato da una lapide che trovasi nella nostra Cattedrale,) del Molo Manfredi (dal nome del Sovrano regnante). Entrambi fortissimamente voluti dal Magister della Schola Medica e influente uomo politico che fu Giovanni Da Procida. Ripercorrendo la storia lunga dieci secoli emerge un problema ciclico dello scalo salernitano, quello del fenomeno dell’insabbiamento. Un tempo non risolto per ragioni tecnologiche, ma oggi? Nessuno può mettere in dubbio che, nonostante la ciclicità del fenomeno, dovuta alle caratteristiche geomorfologiche del territorio, il porto di Salerno, grazie ad una comunione di intenti tra ceto portuale ed enti territoriali, ha sempre superato lo scetticismo iniziale ogni volta che veniva presentato un progetto riguardante l’ampliamento per la messa in sicurezza e la piena funzio-
nalità dell’infrastruttura. L’incuria a seguito dei mutamenti politici dal Basso Medioevo e del periodo Moderno, fortunali, sinistri marittimi (il più tragico nel 1879 riguardò i piroscafi RUTH e SILISTRIA) e il più volte mancato reperimento dei fondi necessari non hanno impedito la crescita dello scalo e il conseguente “salto” di classe e categoria che hanno permesso il raggiungimento di una dimensione internazionale. In Italia il problema del ritardo nel dragaggio è fondamentalmente di natura burocratica ed è frutto della competenza di troppi enti, di procedure troppo farraginose nei controlli e nelle bonifiche dei siti e di conseguenziali contenziosi. Di fronte a potenziali investitori e al tentativo di colmare il “gap” con altre realtà, come il Northeren Range e il West Africa, occorrono tempistiche certe, chiare e inequivocabili. Problemi simili non ne riscontriamo, ad esempio, nei progetti di costruzione dei porti degli Stati nostri competitors. Sicuramente le esperienze del raddoppio del Canale di Suez e le rotte della Via Marittima della Seta ci proiettano sempre più verso il gigantismo navale e a “corridoi” decisi dai players internazionali dello shipping ma lo scalo salernitano non
può perdere questa occasione a prescindere. In termini di prospettive quale futuro immagina per Salerno e, quale - se non coincidessero - vorrebbe? In questo attuale congiuntura storica ed economica assistiamo all’espansionismo cinese attraverso la Nuova Via della Seta che vede interessata, per il nostro Paese, la sponda adriatica. Genova e Trieste sono i porti per l’ingresso dei prodotti cinesi nei mercati dell’Europa centro-settentrionale. Mentre è in corso la guerra dei dazi tra U.S.A. e Cina, noi siamo fermi al palo senza una dimensione “marittima” della nostra politica estera sta rinascendo una nuova Lega Anseatica tra i porti del Nord Europa e il Regno Unito ha puntato sulla “Brexit”. Questi processi portano indubbiamente alla possibilità di allinearsi a Russia e Cina per sfruttare commercialmente la “Rotta Artica”. É tempo di riflettere su quale deve essere il ruolo, non solo di Salerno, ma dell’intero sistema portuale dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale di fronte a queste scelte. Il porto di Salerno ha un futuro che è legato indissolubilmente a quello regionale e a quello nazionale, ma occorre far presto nell’interpretazione dei processi geopolitici attuali e nel comprendere quali mercati consolidare o intercettare perché le Zes non bastano se non potenziamo le infrastrutture portuali e non le mettiamo “in rete”. La fiscalità di vantaggio non annulla, da sola, il “gap” che ci portiamo indietro da anni nel Sud. Credo, guardando alla nostra posizione geografica e al nostro passato, che i nostri mercati di riferimento siano sempre quelli del Mediterraneo e, in particolare, quello del West Africa. In mancanza di rete ferroviaria e retroporto il
percorso virtuoso dello “Short Sea Shipping” di cui Salerno è pioniera va alimentato e consolidato. Quella del porto è, in fondo, la storia di una città. Cosa ha scoperto indagando sulle origini, quali tratti sono andati persi e quali secondo lei resistono? La città ha sempre avuto sin dalle sue origini una vocazione prettamente mercantile. Di secondo piano rispetto ad Amalfi nell’Alto Medioevo e rispetto a Napoli dall’Età Moderna in poi. Oggi è una città con un porto rilevante a livello nazionale e internazionale ma non ha memoria delle sue tradizioni marinare. Non dobbiamo dimenticarci che per ben sei secoli Salerno aveva un porto - emporio e ospitava la fiera più importante del Mezzogiorno e tra le più frequentate del Mediterraneo. Come accade ancora oggi è tradizionale usanza religiosa celebrare, nel mese di settembre, con un’intera settimana di festeggiamenti, il Santo Patrono della città, in occasione della quale una folla numerosissima di contadini, di lavoratori, di marinai, veniva in devoto pellegrinaggio a visitare le spoglie dell’Apostolo. Naturalmente questo pellegrinaggio aveva fin dalle sue origini richiamato mercanti e artigiani, che abilmente sfruttavano l’adunarsi di tanta folla in un periodo determinato e in un
determinato luogo per smerciare con più facilità le loro mercanzie. La Fiera era “franca”, ossia libera da gabelle e imposizioni doganali e ci fa riflettere su come il concetto di “fiscalità di vantaggio” (oggi valido per le Zes) fosse già, all’epoca, incentivo per sviluppare il territorio internazionalizzandolo con positive ricadute economiche. La piazza attirava mercanti fiamminghi, catalani, marsigliesi, fiorentini, egiziani e levantini che giungevano a Salerno in nave e si comprese che occorreva occasione potenziare il nostro porto. Oggi assistiamo ad un rapporto quasi conflittuale tra lo scalo e la città che deve molto, sul piano occupazionale, all’economia marittima. E anche l’Università dovrebbe fare la sua parte per avvicinare questi due mondi. Inviterei le istituzioni civili ed ecclesiastiche a rinverdire questa tradizione mercantile fieristica e identitaria con un appuntamento ciclico rievocativo e, nello stesso tempo, con forti connotazioni attuali, che possa coniugare fede, turismo e promozione di tipicità locali accompagnati da un Tavolo del Mare e del Commercio Internazionale e workshop sul tema delle relazioni Porto - Città. Solo ricordando chi eravamo possiamo programmare il presente per assicurarci di avere un futuro importante. Forse siamo ancora in tempo.
Uno scatto della presentazione, il 25 ottobre, in Confindustria Salerno del volume "Porto di Salerno, una storia lunga dieci secoli"
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norme e società
La lentocrazia giudiziaria: la riforma del processo civile e il “secchio” Secondo i dati del Ministero della giustizia, in Italia ci sono oltre 550mila procedimenti pendenti che potrebbero causare richieste di indennizzo per l'irragionevole durata del processo
Marco Marinaro avvocato cassazionista docente di Diritto della mediazione e ADR - Luiss, Roma giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli info@studiolegalemarinaro.it | www.studiolegalemarinaro.it
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embra avvicinarsi il momento in cui gli operatori e gli utenti del sistema giustizia dovranno fare i conti con l’ennesima riforma del processo civile. Gli obiettivi del Governo, secondo quanto dichiarato dal Dicastero competente, sono quelli di rivoluzionare la giustizia italiana e, in particolare, di ridurre i tempi della giustizia civile e penale. La riforma ha infatti quale obiettivo - per il processo civile - di giungere ad una media di durata di quattro anni con un dimezzamento dei tempi attuali. Si tratta di un obiettivo ambizioso e necessario. Non è questa la sede per esaminare nel dettaglio le proposte legislative che saranno portate all’esame del Parlamento per la legge-delega, ciò che però appare chiaro è che si proverà ancora una volta ad incidere (solo) sulla durata del processo modificando le norme che lo regolamentano. Insomma, ancora una volta, trasponendo
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il noto aforisma di Winston Churchill, la sfida sarà quella di chi resta in piedi in un secchio e cerca di sollevarsi tirando il manico. Secondo i dati del Ministero della giustizia (come elaborati dall’Associazione nazionale forense), in Italia ci sono oltre 550mila procedimenti pendenti che rischiano di essere coinvolti dalla legge Pinto, ovvero che potrebbero causare richieste di indennizzo per l'irragionevole durata del processo. Tuttavia, occorre fare un rapido passo indietro per meglio comprendere il contesto nel quale si colloca la nuova ipotesi di riforma. Fino al 2001 l’Italia era tra gli Stati che avevano subìto il maggior numero di condanne dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per violazioni della Convenzione europea sui diritti umani e, in particolare, dell’art. 6, che impone agli Stati di garantire
una durata ragionevole dei processi. Il 37% di tutte le sentenze di condanna da parte della Corte per inefficienza della giustizia era a carico dell’Italia. Ed il numero dei procedimenti contro l’Italia a Strasburgo sarebbe andato via via aumentando se, il 18 aprile 2001, non fosse entrata in vigore la legge 89/2001 (conosciuta come legge Pinto), che impone di richiedere l’indennizzo per l’eccessiva durata dei processi mediante il ricorso a una Corte di Appello italiana anziché alla Corte europea. Ancora nel giugno del 2012, l'Italia figurava tra i sette paesi del Consiglio d'Europa con il più alto numero di cause ripetitive pendenti dinanzi alla Corte europea dei diritti: oltre 8.000 ricorsi per eccessiva durata dei processi e per l'attuazione delle decisioni assunte in base alla legge Pinto; molte cause (circa 4.000), infatti, riguardavano i ritardi nei pagamenti dell'in-
dennizzo riconosciuto proprio in base alla legge Pinto, ritardo stimato dalla CEDU tra i 9 ed i 49 mesi dall'emanazione della decisione. Per questa ragione, il Consiglio d'Europa esprimeva preoccupazione, oltre che per la lunghezza dei processi in Italia, anche per «l'evidente cattivo funzionamento delle vie di ricorso previste nella normativa interna in materia di durata eccessiva dei procedimenti» e faceva appello alle autorità italiane affinché fossero liquidati d'urgenza i danni riconosciuti dai tribunali italiani. Sollecitava, inoltre, le autorità a rivedere l'istituto del rimedio risarcitorio e ad integrarlo con un rimedio maggiormente preventivo, ad effetto acceleratore, onde evitare la presentazione di ulteriori istanze di ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo» (cfr. Rapporto del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa a seguito della visita in Italia dal 3 al 6 luglio 2012). Nel dicembre 2012 il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa evidenziava l'urgenza di arrestare «il flusso di ulteriori ricorsi alla Corte europea e l'urgenza di trovare una soluzione sostenibile» per questo problema strutturale. L'eccessivo numero di ricorsi riguardanti la lunghezza del processo in Italia, infatti, ad avviso del Consiglio d'Europa, minacciava il futuro del sistema di protezione dei diritti umani in Europa. La situazione è poi progressivamente migliorata. Ma stando statistiche per il 2017 della Corte europea dei diritti umani l'Italia resta tra gli Stati membri del Consiglio
d'Europa che hanno il più alto numero di casi di cui Strasburgo deve occuparsi. Ed il tema della qualità del sistema giustizia si scontra perciò inevitabilmente con la capacità di pervenire con rapidità ad una soluzione. La variabile “tempi” appare centrale in quanto produce l’aumento dei costi e fenomeni di autoalimentazione della domanda (c.d. domanda opportunistica); la lentezza diviene non solo un indicatore dell’inefficienza, ma è anche causa della stessa. Queste caratteristiche della lentezza emergono anche quando si esaminano le interazioni tra efficienza della giustizia civile ed efficienza del sistema economico. Ormai è acclarato infatti che una giustizia lenta intralcia il corretto funzionamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e produce una perdita di efficienza nell’intero sistema economico. Ma quando si discorre di giustizia civile non può farsi riferimento al solo processo che costituisce l’argine estremo che regola e garantisce la convivenza tra i consociati. Questo è il limite infatti di quelle riforme - qual è quella che si avvia alla discussione parlamentare - che soltanto marginalmente, o in una prospettiva distonica e fondata su letture semplificate dei dati statistici, si preoccupa di migliorare, armonizzare, implementare sistemi complementari di soluzione delle controversie. D’altronde basterebbe rilevare che le modalità nelle quali in una società si confligge dipendono direttamente anche dagli strumenti di risoluzione che la medesima società offre ai suoi consociati
per avvedersi che, continuare a riformare il processo senza investire seriamente nei sistemi di dispute resolution c.dd. “coesistenziali”, quelli cioè tesi a “rammendare” il rapporto conflittuale valorizzando l’esigenza della pacifica convivenza sociale, è una prospettiva miope. Crisi della giurisdizione e crisi del sistema giudiziario sono dunque entrambe causa ed effetto di un collasso che è culturale prim’ancora che organizzativo e che per questo non trova soluzione soltanto attraverso azioni di riorganizzazione degli uffici o di implementazione degli organici e ancor meno nell’ennesima riforma processuale. Per ogni esperienza organizzativa sociale e non solo aziendale vi è un break even point che la giustizia civile ha superato da tempo; aumentare le risorse sposterebbe soltanto un po’ in avanti il BEP. Occorre rafforzare e promuovere sistemi di autocomposizione dei conflitti in una prospettiva di pacificazione sociale utile ad un riequilibrio fisiologico del circuito conflitto/rimedio. Occorre trovare nuovi equilibri nell’accesso alla giurisdizione mediante l’implementazione e l’incentivazione di sistemi alternativi/complementari (anche integrati), creando così una diversa cultura nell’approccio al conflitto e riducendo anche la domanda che diversamente approderebbe sempre e comunque al sistema giudiziario statale. È in gioco la sostenibilità del sistema della giustizia civile e, quindi, l’effettività della tutela dei diritti, ma anche l’efficienza del sistema economico.
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norme e società
Magistratura e burocrazia italiana, tra mali endemici e attività amministrativa «difensiva» Ciò che sul piano giudiziario è fisiologico, a volte non lo è su quello economico, perché talune indagini hanno portato molti imprenditori a chiudere l’attività per poi venire assolti e molti funzionari a temere di essere coinvolti, creando in un corpo burocratico, rallentato da leggi complesse, un tasso di pavidità che rende il sistema Italia in declino
Luigi Maria D’Angiolella avvocato | studio D'Angiolella dangiolella@studiolegaledangiolella.it
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i si è occupati già in passato del rallentamento dell’incedere della P.A., e la si è individuata nella complessità di leggi e regolamenti, e chiedendo che la politica esprima davvero una forte volontà di semplificazione. Certo semplificare un ammasso di burocrazie diversificate (a più strati centrali e locali in Italia, per non parlare di quelle europee) è difficile, né la semplificazione può essere soltanto (se fosse sempre possibile) una riduzione quantitativa dei procedimenti, o addirittura del numero delle norme. Negli ultimi tempi le riflessioni riguardano però anche altri elementi che caratterizzano
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in negativo il Sistema Italia, rispetto agli altri paesi europei (o alla maggioranza di essi) e cioè al rapporto tra burocrazia e magistratura sia essa penale o contabile.
«Non si amministra o si blocca la pratica preoccupandosi più del Giudice penale che di un’azione risarcitoria del privato»
Nel caso di inchieste per le grandi infrastrutture, esse talvolta supportano l’agire della Pubblica Amministrazione. È
successo per ricostruire il Ponte Morandi, ad esempio, con il Sindaco/Commissario di Governo, che può far uso disinvolto degli appalti a trattativa privata. Allo stesso modo è successo per l’EXPO di Milano. È un primo segnale: l’indagine penale o porta a conseguenze irreversibili (ma soprattutto per piccole e medie imprese) oppure, ma per le grandi infrastrutture o aziende, talvolta sblocca la situazione, fa accettare rimedi straordinari, altrimenti visti con sospetto. L’esperienza di ogni giorno, poi, evidenzia un modo di amministrare “difensivo” da parte di funzionari e dirigenti. Non si amministra o si blocca la pratica preoccupandosi più del
pano anche alla ricerca di una complesse, un tasso di pavidità Giudice penale che di un’aziomagistratura meno invasiva. che rende il sistema Italia diverne risarcitoria del privato. Ma Ciò che sul piano giudiziario so, e per forza in declino. allora in Italia amministrano le è fisiologico, a volte non lo è Forse è giunto il momento che Procure? Riteniamo che sia anche sul piano economico, perché la Politica (volutamente solo talune indagini hanno portato ora si usa l’iniziale maiuscola) questa una parte del problema, molti imprenditori a chiudere provveda a far sì che l’iniziativa assieme ad altri che rallentano economica sia protetta, i processi, in un’epoca scindendo le responsabiin cui la dinamica tempi spesso è decisiva per lità degli amministratori «Forse è giunto il momento dalle attività aziendali, e idee, iniziative e imprese. che la Politica provveda Ciò per una politica quelle dei funzionari dai a far sì che l’iniziativa procedimenti amminidebole. economica sia protetta, A volte, addirittura alla strativi da adottare. politica ha fatto comodo È ora che promulghi scindendo le responsabilità leggi che favoriscano di l’intervento delle Procure degli amministratori dalle più sanzioni patrimoe tuttora la supplenza attività aziendali e quelle dei niali personali rispetto dell’apparato giudiziario funzionari dai procedimenti a quelle aziendali, che è invocata e il recente sono il cuore e i polmoni caso dell’ILVA di Taranto amministrativi da adottare» dell’Italia. È il momeninsegna. to, anche di rafforzare, E poi, altri effetti a certo, la Magistratura penale e catena. l’attività per poi venire assolti contabile per permettere proLe solite dichiarazioni delle e molti funzionari a temere di cessi veloci e giusti, ma anche imprese che delocalizzano essere coinvolti, creando in un per impedire pericolose invasiosanno di ipocrisia se e quando corpo burocratico, già di per sé ni di campo ed effetti collaterali la giustificazione sono le minori non straordinario per cultura che vanno al di là della corretta aliquote fiscali, o il minor costo e forza (con le dovute naturali azione giudiziaria. del lavoro. In realtà molte scapeccezioni), rallentato da leggi
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Voucher 3I, nuovi incentivi per i brevetti e gli investimenti in innovazione delle startup Importi e modalità dell’agevolazione che sarà gestita da Invitalia
Alessandro Sacrestano management consultant Sagit&Associati srl amministratore unico Assindustria Salerno Service srl asacrestano@studiosagit.it
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uovi incentivi per le startup che puntano a valorizzare i propri brevetti e, in generale, gli investimenti tecnologici e digitali effettuati. Con la pubblicazione sulla GU Serie Generale n. 283 dello scorso 3 dicembre, infatti, entra nella piena operatività il c.d. Voucher 3I, disciplinato dal Decreto Mise del 18 novembre, e che mette a disposizione ben 6,5 milioni di euro per l’anno in corso e per ognuno dei due successivi. Come detto, l’accesso ai benefici è limitato alle startup innovative, per la cui definizione si rinvia al Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 e successive modificazioni. In questo contesto, comunque, si ricorda che le società in argomento sono caratterizzate, tra l’altro, dal possesso di almeno uno fra i seguenti requisiti: • sostenere spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 15% del maggiore importo tra il costo e il valore totale della produzione; • impiegare personale altamente qualificato in possesso di dottorato di ricerca per almeno un terzo della propria forza lavoro ovvero in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva di personale
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in possesso di laurea magistrale ai sensi dell’art. 4 del DM n. 270/2004; • essere titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa ad una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purchè tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività di impresa. Il decreto individua le spese agevolabili sostenibili e l’importo dei voucher che si ottengono a fronte della spesa. Quanto ai servizi incentivati, il decreto li identifica in quelli di consulenza relativi: 1. alle ricerche di anteriorità preventive e alla verifica della brevettabilità dell’invenzione; 2. alla stesura della domanda di brevetto e di deposito presso l’UIBM; 3. al deposito all’estero della domanda nazionale di brevetto. Nel primo caso, la startup richiedente
accede ad un beneficio fino a 2.000 euro, mentre per i due successivi ad un voucher fino, rispettivamente, a 4.000 e 6.000 euro. Ogni azienda, chiarisce l’articolo 3 del Decreto, può richiedere l’incentivo per ognuno dei servizi; tuttavia, precisa ancora il Mise, per i servizi di consulenza relativi al deposito all’estero della domanda nazionale di brevetto, l’impresa deve essere in possesso della domanda di brevetto nazionale. Ciascuna impresa può richiedere, per uno o più servizi, di ottenere il voucher al massimo in relazione a tre diversi brevetti per anno. Ottenuto il voucher, la startup lo consegna direttamente al fornitore del servizio. Su questo punto, il Decreto ha puntualizzato che si tratta esclusivamente di consulenti in proprietà industriale e avvocati, iscritti in appositi elenchi predisposti rispettivamente dall’Ordine dei consulenti in proprietà industriale e dal Consiglio nazionale forense sulla base di criteri e modalità fissati dal direttore generale per la lotta alla contraffazione - Ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello sviluppo economico. Per i dettagli per la presentazione delle domande, che saranno gestite da Invitalia, bisognerà attendere un successivo provvedimento ministeriale.
Note di variazione IVA: l’incubo dell’accordo transattivo Diverse le ipotesi possibili, le cui ricadute fiscali non sono uguali
Marco Fiorentino Dottore Commercialista / Revisore Legale dei Conti marcofiorentino@fiorentinoassociati.it
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econdo l’articolo 1965 del delle attività a farsi in esecuzione butario, soprattutto quando a valle Codice civile la transazione è il della transazione, delle formalità della transazione, una parte debba contratto con il quale le parti, adottate e così via. rettificare gli importi fatturati alla facendosi reciproche concessioni, E tali presupposti impositivi sua controparte, per addivenuta possono creare, modificare o possono determinare talvolta composizione della lite, sorta estinguere anche rapporti diversi conseguenze molto penalizzanti. sull’adempimento delle reciproche da quello che ha formato oggetto Vale la pena ricordare, fra tutti, un prestazioni. della pretesa e della contestazione intervento di prassi dell’Agenzia A tal proposito in sede IVA l’art. delle parti, ponendo fine a una delle Entrate (AGE) che arrivò a 26 comma 2 DPR 633/72 stabilisce lite già incominciata o che se un’operazione per prevenendone una che può la quale sia stata emes«La transazione può avere sorgere tra loro. sa fattura viene meno La transazione può avere in tutto o in parte, o se due nature: dichiarativa e due nature: dichiarativa riduce l’ammontare novativa e ciò dipende dal suo ne e novativa e ciò dipende imponibile, in conseguenza contenuto, teso a mantenere dal suo contenuto, teso a di dichiarazione di nullità, mantenere intatte le pattuannullamento, revoca, intatte le pattuizioni da cui izioni da cui è originata la risoluzione, rescissione e è originata la lite nel primo lite nel primo caso, ovvero simili, il cedente del bene o caso, ovvero a costruirne delle a costruirne delle nuove nel prestatore del servizio ha nuove nel secondo» secondo caso. diritto di portare in detraLa transazione ha una zione l’imposta corrisponsua rilevanza, ai fini delle dente alla variazione. imposte indirette (IVA e Registro), Il beneficio della emissione della qualificare imponibile ai fini IVA potendosi generare in ciascuno nota di credito IVA, tuttavia, in “l’obbligazione di fare” rappresendei casi sopra indicati, specifici tata dall’impegno che avevano base al comma 3 del suddetto presupposti per l’applicazione di assunto le parti nella transazione, art.26, non spetta, qualora il tali tributi, a seconda della natura a estinguere gli atti di giudizio. venir meno della prestazione (in del rapporto originario, del tipo Ciò fa capire quanto il tema in tutto o in parte) sia dipeso da un di impegni che vengono assunti, oggetto sia sensibile in campo triaccordo tra le parti, intervenuto Dicembre 2019 Gennaio 2020
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dopo un anno dall’effettuazione che, nonostante sia inserita in un ne dell’imponibile non era dipesa dell’operazione imponibile che ha contesto giudiziario, dovrà invece da disposizione del giudice ma da generato la lite. Questa limitazione inopinatamente seguire le stesse un accordo privato tra le parti. normativa ha fondate motivazio“regole” del limite annuale dell’acConseguenze? Nessun recupero ni antielusive, perché tende ad cordo privato senza intervento del dell’IVA. La fattispecie non era evitare che le parti con un semplice giudice. In questo senso va anche inquadrabile nel secondo comma accordo tra loro, possano - anche la recente Risposta n.387/2019 dell’art.26, bensì nel terzo, e dopo anni - modificare il rapporto dell’Agenzia delle Entrate, la quale siccome era già decorso l’anno sulla base di convenienze meraha confermato la sua posizione dalla effettuazione dell’operazione, mente fiscali. Tuttavia, quando la rispetto alla normativa sul tema il diritto alla detrazione dell’IVA era variazione dell’operazione iniziale delle note di variazione nell’ambito banalmente scaduto e la nota di non sia avvenuta per effetto di di un accordo transattivo in corso credito poteva essere emessa per un provvedimento di un giudice di giudizio. la sola componente imponibile, (dichiarazione di nullità, annullaIl caso riguardava una società di lasciando alle parti il litigio (di mento e così via), ma per nuovo in sede civile…) per la una transazione effettuata restituzione dell’IVA. nell’ambito del giudizio e L’impostazione, naturalche ne determini anche la mente, non è condivisibile e sua estinzione, può sorgere misura la distanza, spesso «Spesso è profonda un tema fiscale delicato. esistente, tra Agenzia e la distanza tra l'Agenzia Infatti, ai fini dell’applicabicontribuente, o meglio, il delle Entrate e il contribuente, mondo reale. lità dei commi 2 o 3 dell’articolo citato, dalla analisi Infatti, non si riesce ovvero il mondo reale» della prassi dell’Agenzia proprio a cogliere quale delle Entrate, emerge che tutela erariale debba essere vi possono essere addisalvaguardata in un caso rittura tre distinte ipotesi dove fatti giudiziari hanno transattive, le cui ricadute acclarato la sussistenza fiscali non sono uguali. leasing che aveva effettuato degli di irregolarità nel rapporto di La prima fattispecie di transazione acquisti di beni da un fornitore fornitura e quindi la mancanza è quella che discende direttamente per utilizzarli presso un proprio del fine elusivo alla base della da una sentenza di un giudice, cliente, sui quali al momento della disciplina del limite annuale, né si nell’ambito dei citati casi di giudizi consegna erano stati riscontrati comprende perché debba essere di nullità e similari ed in questo alcuni vizi. penalizzata (anziché favorita) la caso, la emissione della nota di Ne era scaturita una lite giudiziascelta delle parti di estinguere un credito potrà avvenire alla data ria, con l’intervento anche di un giudizio con transazione, piuttosto di detta sentenza, senza limiti di consulente tecnico del giudice, che attendere decenni per la sua tempo massimo. che veniva poi dichiarata estinta, chiusura. La seconda che deriva da un mero per effetto appunto del “famoso” Questa rigidissima interpretazione accordo privato tra le parti senza intervenuto accordo tra le parti, normativa, quindi, nega l’assunto l’intervento dell’Autorità Giudiziache prevedeva in particolare la della clamorosa cronica lentezza ria e in tal caso l’emissione sarà riduzione del prezzo della vendita del processo civile coi correlativi consentita solo se detto accordo dei beni. costi, confonde l’intento elusivo avvenga entro un anno dalla Anche in questa circostanza, ad con il bisogno di certezza e di operazione principale. onta del procedimento giudiziario economicità nei rapporti econoLa terza è rappresentata dall’intesa innescato, dei periti coinvolti e del mici privati e finisce col condurre raggiunta tra le parti a valle di una tempo trascorso, l’Agenzia delle alla rinuncia, per stanchezza, ad un sentenza o nel corso di un giudizio, Entrate ha stabilito che la riduziolegittimo diritto.
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Resto al Sud, in GU il decreto che estende i finanziamenti agli under 46 e ai professionisti Si copre il 100% dell’investimento, iva esclusa, con un contributo a fondo perduto pari al 35% e il restante 65% a tasso zero, restituibile in 8 anni di cui i primi due di preammortamento, dopodiché rimborsabile in rate semestrali
Giuseppe Arleo dottore commercialista giuseppearleo@libero.it
L’
in autonomia la propria startup. Abruzzo, Molise, Puglia, Basiincentivo Resto al Sud Sarebbe, altresì, auspicabile una licata, Calabria, Sicilia e Sardegestito dall’Agenzia namaggiore attenzione anche nel- gna. Con un provvedimento ad zionale per l’attrazione la fase amministrativa a quanti hoc sono altresì agevolabili, da degli investimenti e lo sviluppo fanno impresa, ancor di più a chi quest’anno, le aree del Centro d’impresa - meglio conosciuta avvia attività in un periodo obiet- Italia colpite dai terremoti negli come Invitalia - ha l’obiettivo di tivamente di grandi sfide e che anni 2016 e 2017. incentivare la creazione di attiviI settori finanziabili sono tà d’impresa nei territori l’industria, la produzione agevolati come definiti di beni e servizi a impredalla normativa del finanse e persone, artigianato, ziamento. «I settori finanziabili sono turismo, trasformazione Sicuramente siamo in prodotti agricoli, pesca presenza di una misura l’industria, la produzione e acquacoltura. Dall’8 che ben si sposa con la nedi beni e servizi a imprese dicembre di quest’anno cessità odierna di aiutare e persone, artigianato, turismo, possono accedere alle quanti vogliono fare imtrasformazione prodotti agevolazioni anche quanpresa e creare startup con progetti chiari e fondati agricoli, pesca e acquacoltura» ti intendono avviare attività libero professionali, su capacità e competenindipendentemente che ze personali da parte dei siano soggette a ordini o proponenti. Le politiche di collegi professionali, così incentivi alle imprese tranon necessita, anche, di fardelli come indicato in Gazzetta Uffimite i fondi pubblici, quando venciale del 23 Novembre 2019, serie burocratici da superare. gono strutturate con attenzione generale 275. Nel medesimo artiLa misura agevolativa sopracie coerenza, sono effettivamente tata riguarda quanti intendono colo, poi, viene stabilito il nuovo degli aiuti concreti ai potenziali fare impresa con sede operativa limite massimo di età per quanti, imprenditori che altrimenti non nelle regioni della Campania, maggiorenni, vogliono accedere avrebbero possibilità di avviare Dicembre 2019 Gennaio 2020
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alle agevolazioni, elevando la bile in rate semestrali. Il mutuo richiedenti. Possono far parte soglia a 45 anni compiuti anziché bancario viene erogato da una dei capitolati di spesa gli arreda35 anni come previsto in precebanca scelta dal cliente tra quelmenti, macchinari e attrezzature denza. Ciascun proponente ha le rientranti nell’elenco fornito a condizione che siano tutti beni un limite massimo agevolabile a seguito dell’accordo tra Abi e nuovi di fabbrica, le opere edili pari a 50.000 se presenta in Invitalia, e che, quindi, provvee l’impiantistica entro il limite forma individuale il progetto di derà ad aprire un duplice conto massimo del 30% dell’ammontainvestimento elevabile, poi, fino corrente, uno “dedicato” in cui re degli investimenti, spese in Ict a 200.000 euro se in forma assoverrà gestito il finanziamento e e, infine, spese in capitale circociata. Possono accedere, quindi, l’altro “vincolato” in cui Invitalante quali canoni di locazione, sia le ditte individuali che le solia paga gli interessi. Il finanziamaterie prime, semilavorati, cietà, di persone o di capitali e mento bancario, infine, ha una scorte, utenze e servizi vari, il le cooperative. È data, inoltre, la garanzia pari all’80% fornita dal tutto entro il limite massimo del possibilità di presentare 20%. La modalità di preil progetto anche come sentazione della domanteam e costituenda soda è esclusivamente in via «Le domande possono essere telematica tramite il porcietà salvo poi, entro 60 presentate esclusivamente giorni dalla comunicatale dedicato, previa regizione del provvedimento strazione, la valutazione in via telematica tramite di approvazione, costiavviene secondo l’ordine il portale dedicato, previa tuire la società indicata cronologico di arrivo delle registrazione. La valutazione nel format di domanda. richieste e viene effettuaavviene secondo l’ordine Il finanziamento copre il ta in due fasi, la prima 100% dell’investimento, con un colloquio conoscicronologico di arrivo iva esclusa, con un contivo avente l’obiettivo di delle richieste in due fasi» tributo a fondo perduto capire le effettive capacipari al 35% e il restante tà e attitudini dei propo65% a finanziamento a nenti, e la seconda con un tasso zero, restituibile in 8 anni fondo di garanzia ed è dato arbiesame del format di domanda, di cui i primi due di preammortrio all’istituto di credito di chiedel business plan e delle analisi tamento, dopodiché rimborsadere il restante 20% ai soggetti di mercato.
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lavoro
Divieto contrattuale di subappalto e responsabilità In caso di appalto di opere o servizi ad altri, il committente resta sempre e comunque responsabile in via solidale
Paolo Ambron avvocato del lavoro info@studiolegaleambron.it
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l Committente è obbligato solidalmente ex art. 29 d.lgs. 276/2003 in caso di omissione contributiva nei confronti di dipendenti del subappaltatore, anche nel caso in cui tra committente e appaltatore sia stata sottoscritta una espressa clausola contrattuale di divieto di subaffidamento dei lavori. Tanto ha deciso la Suprema Corte con la recente sentenza n. 27382 del 25 ottobre 2019, ritenendo legittima l’azione dell’Inps che ha richiesto direttamente al committente il versamento delle contribuzioni relative ai lavoratori impiegati nelle attività del subappaltatore. Il fatto. Una azienda aveva affidato in appalto lavori a una società consortile che li aveva a sua volta assegnati ad una consorziata; quest’ultima li aveva subappaltati ad una cooperativa. L’Inps, in seguito alle dovute verifiche e accertata la omessa contribuzione, aveva richiesto il pagamento dei contributi sia alla cooperativa, sia al committente, che propose opposizione al decreto ingiuntivo. Il committente respingeva ogni responsabilità, in
quanto il subappalto era avvenuto in spregio delle disposizioni contrattuali sottoscritte che ne prevedevano il divieto. La Corte di Appello di Torino rigettava l’opposizione promossa dal committente nella sua qualità di responsabile solidale ex art. 29 d.lgs. 276/2003 in quanto risultava irrilevante che il contratto di appalto prevedesse il divieto di subappalto, poiché il committente aveva comunque il dovere di controllare i lavoratori che avevano accesso agli stabilimenti e adibiti all’appalto. La Corte di Cassazione con la sentenza in commento ha confermato quanto statuito dalla Corte di Torino, precisando che l’obbligazione contributiva derivante dalla legge e che fa capo all’Inps è distinta e autonoma rispetto a quella retributiva, e che per quanto tra loro connessi il rapporto di lavoro e quello previdenziale sono del tutto diversi. La Corte ha ribadito la natura indisponibile dell’obbligazione contributiva e quindi su di essa non può incidere un patto contrario delle parti che abbiano sottoscritto il contratto di appalto, come nel caso di specie risulta l’e-
spresso divieto di subappalto. Né tantomeno il committente poteva essere esonerato da responsabilità, in quanto la ratio della norma è diretta a incentivare un utilizzo virtuoso dei contratti di appalto, inducendo «il committente a selezionare imprenditori più affidabili per evitare che i meccanismi di decentramento e di dissociazione tra titolarità del contratto di lavoro e utilizzazione della prestazione vadano a danno del lavoratore». In buona sostanza proprio per la sua natura indisponibile dell’obbligazione contributiva non può essere eccepita una pattuizione contrattuale che preveda il divieto di subappalto. La responsabilità del committente risulta essere di natura oggettiva derivante dallo stesso contratto di appalto e inoltre il committente deve controllare che nell’ambito dell’appalto vengano impiegati soggetti autorizzati. Infatti nel momento in cui, come nel caso di specie, il committente possiede gli elenchi dei lavoratori impiegati, nonché i cartellini di presenza, ha il dovere di controllare che i lavoratori siano dipendenti delle sole società autorizzate e non di altre. Dicembre 2019 Gennaio 2020
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innovazione
Startup Competition, il luogo delle idee "Giovani" Caratteristiche e valori dell’iniziativa del Gruppo GI del Mezzogiorno, raccontati dal suo coordinatore Francesco Serravalle di Raffaella Venerando
Francesco Serravalle coordinatore Startup Competition
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inque edizioni per Startup Competition. Una formula che nel tempo si è ampliata e consolidata. Un bilancio dal 2015 ad oggi? Dal 2017, anno in cui con l’insediamento del nuovo direttivo regionale guidato da Francesco Palumbo, ho ricevuto l’incarico di Coordinatore della Competition, abbiamo deciso un cambio di rotta modificando il format. Le linee guida prevedevano di valorizzare le singole Territoriali GI del Mezzogiorno e i relativi ecosistemi, offrendo un reale supporto alle startup. È così nata la categoria “partner territoriali”, ovvero organizzazioni che - dentro e fuori il movimento - operano nel settore innovazione e, per questo, sono capaci di sostenere e promuovere l’iniziativa. Altro driver del nuovo format è stato l’aver messo in palio, tra i primi nel Mezzogiorno, un grant di 10.000 euro, cifra coerente con i bisogni di startup in fase di pre-seed, ovvero con il target precipuo della gara. Ultimo tassello, l’aver promosso l’Innovation Matching, momento a porte chiuse, a valle della competition, tra startup e aziende che avevano
precedentemente indicato il loro bisogno di innovazione. Tre aspetti che differenziano il format SC da altre manifestazioni dedicate alle startup. La presenza di un grant economico, la possibilità di matchare con aziende che hanno formalizzato, attraverso una call specifica, i loro bisogni di innovazione ma, soprattutto, la possibilità di entrare in contatto con il movimento nazionale dei GI e vivere la due giorni del convegno di Capri. In questi anni abbiamo ospitato gli startupper e, in questa ultima edizione, li abbiamo fatti soggiornare tutti insieme in quella che abbiamo definito la “Casa degli startupper”.
Che tipo di innovazioni approdano alla Startup competition? La nostra call è molto selettiva, mediamente a ogni edizione hanno risposto circa in 100, ma solo 10 sono stati i progetti concretamente scelti. Esiste una community creata nel tempo da Startup Competition che supera i confini spazio-temporali dell’evento? Assolutamente sì. La cosa più bella è aver visto che diverse startup si sono poi iscritte alle Territoriali di riferimento, oltre ad innescare altre collaborazioni tra di loro. Di edizione in edizione i partecipanti sono stati i primi ambassador della competition, conferman-
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innovazione
do la creazione di una community. Chi vince: la migliore business idea o quella che ha un percorso di crescita e sviluppo concreto? In tutte le edizioni sono state premiate le startup piĂš pronte al mercato e con un track record giĂ validato, in perfetta coerenza con le specifiche che davamo nella call e in linea con la fase di pre-seed, individuata come quella da supportare maggiormente. Chi vince: il singolo o la squadra? Decisamente il team. A tal proposito, tenuto conto che sono al mio ultimo anno di coordinamento e di presenza nei GI di Confindustria
Salerno, consentimi un ringraziamento a tutti agli amici e colleghi che mi hanno accompagnato in questa esperienza. Per ragioni di spazio, è impossibile citare tutti ma, in particolare, il mio grazie va
Il nostro modello per accelerare l'innovazione
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a Francesco Palumbo, Pasquale Sessa, Maria Prete, Marco Gambardella e Giusy Citro, con i quali ho condiviso un percorso umano e professionale intenso, pieno, gratificante e divertente.
Primis Group, le più avanzate soluzioni di monitoraggio as-a-service Alan Torrisi, vincitore dell'edizione 2019 di SC, ha le idee chiare: «A livello economico siamo riusciti a disegnare un modello virtuoso che alimenta la crescita con la cassa. La principale sfida è commerciale, come per tutte le innovazioni dirompenti che richiedono necessariamente sostanziali aggiornamenti organizzativi e funzionali all’interno delle industry impattate»
Alan Torrisi Primis Group
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ome e quando nasce Primis Group? L’idea e le prime righe di codice sono nate nel 2017, durante una delle peggiori “stagioni degli incendi” degli ultimi anni in Italia. I ragazzi ed io ci siamo trovati e abbiamo iniziato a progettare una soluzione visionaria che prevedeva una rete di piloti APR qualificati in tutta Italia per sorvegliare le aree più critiche in ottica preventiva, ma anche come pronto intervento in caso di incendio. La società è formalmente nata nel febbraio 2018 con l’intento di sviluppare servizi high tech industriali con i quali finanziare operazioni di intervento ambientale gratuite. A quali valutazioni tecniche e commerciali concrete risponde l’idea che ha vinto la Startup Competition dei GI Sud e a chi è rivolta? Primis Group permette tanto alle multinazionali quanto alle PMI di accedere ai più avanzati servizi di monitoraggio, controllo e ispezione di asset in una modalità 100% as-a-service. Grazie ad una tecnologia web proprietaria che consente di visualizzare “digital twin” del mondo fisico (modelli 3d fotorealistici, georiferiti e metricamente corretti al millimetro) da un qualsiasi browser,
di Raffaella Venerando
siamo in grado di rendere facilmente fruibili i complessi e pesanti dati acquisiti attraverso APR e tecnologie terrestri. Ci rivolgiamo al mondo delle energie rinnovabili, per la gestione di impianti fotovoltaici ed eolici, alle concessionarie delle grandi infrastrutture, al settore del mining, agli impianti oil&gas fino ai costruttori e, trasversalmente, al settore assicurativo. Che tipo di difficoltà - burocratiche, normative, economiche - avete incontrato sul vostro percorso e come le avete superate? A livello normativo esistono ancora molti limiti, molti dei quali utili a limitare il rischio di chi opera a livello amatoriale, ma con ricadute scomode per chi lo fa di professione. Tutto sta evolvendo velocemente e già ad oggi siamo in grado di svolgere in regola tutti i servizi che offriamo senza troppe criticità. A livello economico siamo riusciti a disegnare un modello virtuoso che alimenta la crescita con la cassa. La principale sfida è commerciale, come per tutte le innovazioni dirompenti che richiedono necessariamente sostanziali aggiornamenti organizzativi e funzionali all’interno delle industry impattate.
Per innovare, occorre…? Resilienza. Vanno messi in conto, specialmente nel nostro Paese, anni di incontri, demo, workshop e formazione per arrivare a mettere a terra un singolo deal. Il tessuto industriale italiano è, per la maggior parte, molto refrattario all’innovazione, mentre le multinazionali faticano ad impegnarsi su investimenti - estremizzo - prevedono ROI oltre il quarter di competenza e pochi manager hanno il coraggio di prendersi la responsabilità di passi troppo lunghi verso il futuro in organizzazioni che non sono in grado di incentivare questo tipo di azioni, anzi. Qual è stata la scoperta tecnologica che ti ha rivoluzionato l’esistenza? Il computer. Scontato per un CTO? Forse, ma la verità è che grazie al computer sono riuscito a rigare dritto da ragazzino, grazie al computer ho comprato la mia prima automobile e la prima casa e, sempre grazie al computer, è nata Primis Group. Progetti per il futuro? Punteremo tantissimo sull’intelligenza artificiale, crediamo che la quantità di dati in mano a Primis possa avere incredibili risvolti predittivi nella gestione di asset industriali. Dicembre 2019 Gennaio 2020
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sicurezza
Educare alla Sicurezza del Lavoro: le Biotecnologie e il percorso realizzato dai ricercatori Inail Il nuovo studio intende costituire un modello operativo estendibile a livello nazionale alle realtà universitaria e ospedaliera, attraverso la creazione di una Rete tra RSPP e ricercatori di tali ambiti e le Istituzioni, per accrescere la cultura e le competenze per la prevenzione e la tutela della salute e dell’ambiente presso gli Atenei Universitari e le Aziende Ospedaliere a cura di Elena Sturchio, Priscilla Boccia, Miriam Zanellato Inail, dit, laboratorio Biotecnologie
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l comparto biotecnologico in Italia è in continua crescita, contando oggi 13.000 addetti, 571 imprese. Gli impianti pubblici e privati, autorizzati dal Ministero della Salute secondo il D.Lgs. 206/2001 per l’applicazione delle metodiche più avanzate delle biotecnologie, sono circa 500 in Italia. Aspetti Normativi Le applicazioni delle tecniche di biologia molecolare in campo biomedico rappresentano attualmente il settore nel quale le biotecnologie hanno dato il contributo più significativo sia in termini di prodotti terapeutici che di ricerca e sviluppo. Le biotecnologie sono uno dei settori di ricerca avanzata in cui maggiormente si è cercato di sviluppare delle linee guida e delle regolamentazioni atte a tutelare la salute dell'uomo, degli animali e dell'ambiente, spinti, anche, dalla necessità di armonizzare le strutture legislative ed amministrative dei diversi Stati Membri dell’UE. È in vigore il Decreto legislativo n. 206 del 2001 (Direttiva 2009/41/CE) che
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stabilisce che chiunque abbia intenzione di utilizzare un MOGM deve ricevere l’autorizzazione preventiva dall’Autorità Competente Italiana che ha sede presso il Ministero della Salute. Con l'attuazione di questo provvedimento, l’Autorità Competente, tramite un Comitato Tecnico Sanitario, del quale fa parte anche l’Inail, ha il compito di valutare ed autorizzare gli impianti dove vengono effettuate le attività (di ricerca, di sviluppo e produzione) ed il tipo di manipolazione genetica, nonché i rischi prevedibili, immediati o futuri che il MOGM o la combinazione di MOGM utilizzati possono presentare per la salute umana, animale e per l’ecosistema in generale. Problematica emersa. Molti di questi impianti autorizzati dal Ministero della Salute sono localizzati presso gli Atenei Universitari e le Aziende Ospedaliere, e per quanto riguarda l’applicazione delle norme di sicurezza, la quasi totalità degli Atenei Italiani ha formalizzato l’approccio sistemico in un regolamento interno, che non presenta ancora una
buona corrispondenza tra azioni formali ed effettiva attuazione delle azioni operativo-gestionali. La realtà universitaria deve coniugare, infatti, la gestione della prevenzione con una realtà organizzativa molto complessa e flessibile, data l’autonomia e la libertà di ricerca e di didattica e l’elevato turn-over del personale e la disponibilità di finanziamenti ad hoc. Si evidenzia una reale difficoltà nell’attuazione di un sistema integrato di gestione della sicurezza che dovrebbe essere auspicato dai vertici aziendali e condiviso - nello spirito e negli obiettivi - da tutte le componenti universitarie. Obiettivi della nuova ricerca Inail, dit La nuova ricerca intende costituire un modello operativo estendibile a livello nazionale alla realtà universitaria e ospedaliera, attraverso la creazione di una Rete tra RSPP e ricercatori di tali ambiti e le Istituzioni, al fine di accrescere la cultura e le competenze per la prevenzione e la tutela della salute e dell’ambiente presso gli Atenei Universitari e le Aziende
Ospedaliere che sono a volte il no sistemi di apprendimento mento e dei benefici derivanti dal punto critico nell’applicazione innovativi per il lifelong learning, miglioramento delle prestazioni del D.Lgs.206/2001. e in linea con gli obiettivi INAIL, personali. La parola chiave dell’attività, sono state proposte al mondo Da qui nasce l’esigenza di quindi, è la promozione della Sidell’istruzione iniziative innovaeducare alla Sicurezza in curezza intesa come attuazione tive finalizzate all’orientamento, maniera trasversale a partire di un processo sistematico comall’occupazione e trasferimento dal mondo della Ricerca fino plesso che presupponga incrocio delle attività della Ricerca agli a quello della Scuola, ma di competenze, tecniche e scienIstituti Superiori della Regione come? tifiche, molto diversificate dal Lazio, in settori identificati dalle Sono stati realizzati progetti punto di vista disciplinare, ma strategie europee come prioritari innovativi e di rete in collabocon l’obiettivo comune e ai fini dello sviluppo e non rinunciabile di unire dell’innovazione. «La parola chiave dell’attività tutti gli sforzi finalizzati Quali Metodologie è la promozione della alla razionalizzazione ed sono state applicate? Sicurezza intesa come al miglioramento degli Il modello psico-comportaambienti di lavoro. mentale “Nudging-gentle attuazione di un processo Da qui l’importanza di: push” che risponde in ma sistematico complesso che >> connettere molteplici niera trasversale alle regole presupponga incrocio competenze; d’oro di Vision Zero: 2-6 e 7 >> creare uno strumenSono stati studiati di competenze, tecniche e to che metta in rete le negli anni dai ricercatori, scientifiche, con l’obiettivo diverse competenze; diversi approcci metocomune di migliorare >> verificare e sviluppadologici per le attività di gli ambienti di lavoro» re strumenti e dispositivi formazione/informazione innovativi al fine di ridure sensibilizzazione dei re l’esposizione del lavoratore, giovani lavoratori, nel settore razione tra Istituzioni, scuola, nel caso di carenze impiantistidella sicurezza nelle applicaorganismi pubblici e privati di che di strutture obsolete; zioni biotecnologiche. L’ultimo ricerca e territorio al fine di >> formare e sensibilizzare il approccio più interessante e promuovere la cultura scientifica lavoratore tenendo conto che il innovativo sperimentato va oltre e tecnologica e della sicurezza comportamento del lavoratore la metodologia della formasul lavoro nel settore delle è il nodo cruciale del processo di zione partecipata/interattiva, Biotecnologie e nell’agroalisicurezza. e attraverso l’integrazione del mentare per il raggiungimento In molti casi, infatti, è noto che modello psico-comportamentale in maniera trasversale degli il fattore umano costituisce il “Nudging-gentle push”, è obiettivi dell’Agenda 2030 sullo vero punto debole nei sistemi stato possibile verificare come Sviluppo Sostenibile dell’Onu. di sicurezza. Si tratta, quindi, si possano produrre piccole Quindi, i ricercatori Inail, dit di prevedere un idoneo piano di modifiche nella percezione hanno creato un network tra Risviluppo per migliorare le compedelle proprie capacità di poter cerca-Scuola-Istituzioni-Impresa, tenze attraverso l’addestramenscegliere e compiere concretacome attività di Terza Missione, to, l’istruzione e l’apprendimenmente cambiamenti significativi, per la corretta comunicazione to mirati e contestualmente di dando spazio ed importanza alla del rischio in tema di biotecnoimplementare opportune azioni propria dimensione emotiva, alla logie, viste le preoccupazioni che aumentino la consapevosua risonanza ed alla sua valenza che suscita una materia così lezza delle conseguenze reali e di motore motivazionale per innovativa. Sono stati in questi potenziali, delle proprie attività innescare processi di cambiaultimi 10 anni realizzati diversi lavorative, del proprio comportamento. progetti di ricerca che utilizza-
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re-values lab
Marco Baione Jobiz formazione
Manutenzione delle competenze: una sfida che non possiamo rimandare La necessità di individuare nuovi modelli per tracciare e monitorare le competenze delle risorse umane nasce dalla trasformazione dei sistemi di organizzazione della produzione e del lavoro e dalla trasformazione dei sistemi formativi
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ell’attuale scenario economico-sociale in cui flessibilità e processi di adattamento permettono alle organizzazioni di fronteggiare le incertezze e le mutevoli condizioni dei mercati è evidente che risulta sempre più importante e strategico riconoscere e valorizzare la dimensione dinamica a disposizione dell’organizzazione, ovvero l’apporto professionale dell’individuo, il capitale intellettuale rappresentato dalle conoscenze e competenze (Knowledge base) e dalla capacità individuale di acquisire, governare e applicare tale patrimonio. Per una organizzazione rischiare di perdere o non valorizzare in maniera adeguata una risorsa in momenti di forte competitività può essere una questione di sopravvivenza della stessa; agire tempestiva-
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mente per adeguare il personale a cambiamenti spesso molto rapidi degli obiettivi aziendali, e quindi dei processi e mansioni, richiede innanzitutto di avere una chiara visione dello stato dell’arte e delle necessità a breve e medio termine. La base per una gestione corretta e flessibile delle Competenze è ovviamente l’utilizzo di un Metodo aziendale che si basi sull’individuazione delle competenze necessarie all’azienda e la loro Mappatura sui ruoli al fine di garantire la realizzazione delle performance attese e degli obiettivi di business pianificati. Si parte dal presupposto che per fare bene (in modo adeguato, efficiente ed efficace) un’attività, assolvere ad un compito e raggiungere gli obiettivi prestabiliti dall’organizzazione è necessario essere competenti. Prendendo
spunto dal principio di Le Boterf, essere competenti e adeguati in un determinato ruolo all’interno di un’organizzazione risiede nel saper mobilitare le risorse (competenze) necessarie (sapere, saper fare, saper essere), non solo possederle. Si possono infatti possedere tutte le competenze/ conoscenze/abilità adeguate per una performance di eccellenza in un dato ruolo, ma se non si riescono ad attivare o lo si fa solo in parte, ad esempio perché “non motivato”, molto probabilmente non si sarà in grado di raggiungere gli obiettivi fissati. Viceversa si potrebbe essere carenti in esperienza e conoscenza ma raggiungere comunque buoni risultati attivando la competenza di orientamento all’apprendimento o la capacità decisionale. Il metodo per superare questo
gap ha come focus le competenze, le conoscenze e le capacità tecnico-professionali (secondo il modello T-shaped) ideali che una persona dovrebbe possedere (D. C. McCLELLAND, Testing for Competence Rather Than for "Intelligence“, AMERICAN PSYCHOLOGIST, JanuarySpencer e McClelland, 1973) e saper mobilitare (Le Boterf G., De la compétence: Essai sur un attracteur étrange, Les Ed.de l’Organisation, Parigi, 1990) per poter assumere quei comportamenti corretti che le permettano di svolgere adeguatamente le mansioni ed assumere le responsabilità specifiche richieste per la posizione che occupa nell’organizzazione. Il monitoraggio e la manutenzione delle competenze può e deve avere un risvolto positivo sul generale livello di welfare aziendale. Il riconoscimento delle capacità e delle conoscenze favorisce l'accreditamento dell'azienda agli occhi del lavoratore e rinsalda il rapporto in ottica di trasparenza e reciproco vantaggio. Le aziende sentono forte la necessità di uno strumento in grado di valorizzare e accrescere il “patrimonio delle conoscenze” da esse posseduto, al fine di avere da un lato un costante monitoraggio certificato sulle competenze acquisite dai singoli individui operanti al suo interno e, dall’altro, un supporto nella pianificazione dei percorsi di crescita dei singoli in funzione di nuove strategie da perseguire ed obiettivi da raggiungere.La necessità di individuare nuovi modelli per tracciare e monitorare le competenze delle risorse umane nasce dalla trasformazione dei sistemi di organizzazione
della produzione e del lavoro e dei sistemi formativi, con percorsi di apprendimento sempre più discontinui e flessibili, con l’esigenza di integrare esperienze eterogenee, formali, non formali e informali. Pertanto applicare nel contesto attuale un modello che abbia al centro le competenze dà valore aggiunto al singolo che ne fruisce e all’organizzazione aziendale che lo applica.Inoltre oggi è importante prendere consapevolezza del ruolo della formazione, che, da fattore di costo, si deve trasformare in investimento ad alto rendimento per la propria impresa. Anche le recenti iniziative di sostegno alle azioni formative volte all'introduzione dei processi e delle tecnologie di Industry 4.0 vanno in questo senso. Lo Stato, infatti, concede un credito di imposta sulle ore di formazione
"investite" sulla riqualificazione e l'innovazione in chiave 4.0. Le aziende che hanno condiviso la visione della Jobiz Formazione credono nell’importanza del connubio tra tecnologia e innovazione di processo. Nell’ambito della formazione ciò si esplicita in un metodo innovativo che si lascia alle spalle la profilazione basata sul curriculum vitae verso una visione globale e approfondita delle skills individuali. Questa visione si è concretizzata, oggi, nel K.M.S., acronimo di Knowledge Maintenance System, un software mirato alla gestione e alla manutenzione della knowledge base, tarato sulle esigenze di imprese e strutture organizzative complesse al fine di valorizzare in modo integrato competenze, abilità e comportamenti.
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bon ton
Nicola Santini esperto di galateo, costume e società ph/Christian Ciardella
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Il galateo della toilette
Dieci regole per padroni di casa e ospiti
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ul fatto che gli amici si vedano nel momento del bisogno non ci sono dubbi. E nemmeno sul fatto che signore e signori si riconoscano nel momento...dei bisogni. É probabile che su queste pagine mi sia già espresso sul tema, e chiedo scusa se posso sembrare ripetitivo, ma proprio perché Natale è periodo di visite, mi piace ribadire qualcosa che se da una parte non è argomento da salotto o da cda, dall’altra parla molto più dei divani capitonné e degli onori alla carriera. Sto parlando del bagno, sì, la stanza meno di rappresentanza e più rappresentativa, più sottovalutata ma non meno frequentata.Mi è capitato più volte in questi giorni di “anche a te e famiglia” di entrare nelle case degli altri, altri che ti invitano, che tirano la casa a lucido e che quando chiedi di andare in quel posticino si sentono in dovere di andarci prima, quasi a stanare intrusi e dare colpi di aria o peggio deodoranti alla violetta. Ancora una volta il buon senso dovrebbe precedere, o anche sostituire se serve, il bon ton. Domanda: sei in vena di ricevere, arrivano gli amici, perché dovrebbero trovare la parata di psicofarmaci e antistaminici sulla mensola del lavandino? Perché la carta igienica che sta per finire non viene sostituita prima che ci sia bisogno di chiederla? Perché gli asciugamani personali sono in bella vista e mancano le salviette per il singolo ospite? E l’accappatoio, c’è proprio bisogno? Non è questione di soldi, non è questione di spazio, è questione di buon senso. Anche negli uffici più belli, uscendo un attimo dalle pareti di casa, mi capita di vedere tavolette del wc in attesa di essere sostituite, stracci per le pulizie posizionati dove non dovrebbero essere, e chi più ne ha più ne metta. L’appello dunque è questo: la toilette è l’unico punto in cui i
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vostri ospiti, e sottolineo ospiti, possono giudicarvi lontano da sguardi indiscreti, un biglietto da visita non ufficiale che la dice talmente lunga su di voi che davvero merita attenzione, ordine e pulizia. Ecco quindi un decalogo, perché a Natale ci regaliamo tutti una vita più bella, che, ahimè, passa anche da lì! 1) Tutti gli oggetti personali vanno accuratamente riposti. Dal dentifricio, alle gocce per dormire. 2) Gli asciugamani per gli ospiti dovrebbero essere tanti e tutti uguali, di piccole dimensioni e vicino a un cestino dove poterli riporre una volta usati. 3) La saponetta in fin di vita teniamola per le giornate di solitudine e, in occasione di visite, sfoderiamone una nuova e intonsa. 4) Se non vogliamo che qualcuno scopra cosa si nasconde nell’armadietto, sgomberiamo l’armadietto. Non esiste alternativa. 5) La carta igienica a profusione, per favore. 6) Il deodorante dovrebbe neutralizzare gli odori, non coprirli con il profumo di un giardino sintetico fuori stagione. L’effetto è più agghiacciante del freddo che fa. 7) Vero che un ospite di passaggio per gli auguri non dovrebbe sbirciare nella doccia, ma se ci trova un rasoio due risate se le fa. A me viene comunque da piangere. 8) Per un giorno i tappetini, specie se non nuovissimi, possono anche sparire. 9) Se per scoprire dov’è la luce serve un gps e lo sapete, fatela trovare accesa, assicuro che non noterete la differenza in bolletta. 10) Per gli ospiti. Se entrate con il vostro profumo e uscite con quello del padrone di casa vi sgamano subito e, se avete appena tirato lo sciacquone, se non volete che vi faccia da sigla quando riapparite in salotto, contate fino a dieci prima di aprire la porta.
salute
Antonino Di Pietro direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com
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Unghie sempre perfette
La moda ogni anno detta tendenze anche in materia di smalti, ma è importante porre massima attenzione. Negli ultimi 3 anni è aumentato del 75% il numero di visite dermatologiche per problemi alle unghie e sono più di 7 milioni gli italiani che soffrono di onicomicosi
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el e smalti per la ricostruzione delle unghie hanno segnato una vera rivoluzione nel mondo della manicure, in particolare quando hanno cominciato a moltiplicarsi i negozi che offrivano servizi di nail art. La ricostruzione delle unghie in gel consiste nel dare una nuova forma e lunghezza alle unghie grazie a un particolare gel che si fissa con l’aiuto di una lampada Led. Oltre alla ricostruzione in gel, negli ultimi anni ha preso piede anche lo smalto semipermanente. Si tratta di una pratica che consiste nell’applicazione di uno smalto più resistente di quello normale, fissato sotto una lampada Led o Uv. Entrambe le tecniche prevedono una preliminare abrasione dell’unghia, quindi in un certo senso la lamina ungueale viene indebolita. Quando l’abrasione dell’unghia viene fatta in maniera aggressiva, la lamina si spezza e si spacca lasciando terreno fertile per infezioni micotiche. Bisogna quindi prestare attenzione innanzitutto ai materiali utilizzati, che devono essere approvati dal Ministero della Salute. La moda ogni anno detta tendenze anche in materia di smalti, ma è importante porre massima attenzione. Negli
ultimi 3 anni è aumentato del 75% il numero di visite dermatologiche per problemi alle unghie e sono più di 7 milioni gli italiani che soffrono di onicomicosi (infezioni da funghi) che si manifestano con macchie biancastre o giallognole e rendono l’unghia rugosa e friabile. Tra le cause di questi problemi le ricostruzioni con gel o gli smalti semipermanenti eseguiti da persone non esperte e con prodotti aggressivi, ma anche abitudini igieniche sbagliate o un uso improprio di forbicine e tronchesi. Anche la manicure fai da te, insomma, può essere nociva. Tra le principali cause di malattie, infatti, c’è l’abitudine di tagliare le pellicine con forbici o tronchesini. Si tratta di una pratica sbagliata in quanto eliminando queste pellicine si va ad asportare quella che è una barriera naturale contro le infezioni, lasciando libero il passaggio ai batteri. Quando le unghie sono stressate da agenti esterni e cosmetici è possibile ricorrere a cure, evitando così gli smalti a meno che non siano di tipo curativo per ricostruire lo strato corneo. Olio di mandorle e creme nutrienti, massaggiate attorno intorno all’unghia, sono utili per stimolare la circolazione. Possono essere assunti anche integratori a base di aminoacidi solforati, ma per essere efficaci la cura deve essere eseguita senza interruzione per almeno un paio di mesi. Attenzione a non utilizzare prodotti che contengano toluene, formaldeide o dibutilftalato, preferendo smalti privi di queste sostanze. Alcuni consigli Quando si tagliano le unghie la lunghezza deve essere limitata al polpastrello per non esporle a possibili urti esterni. Per regolarne la forma è meglio utilizzare la lima di cartone rispetto a quella di metallo che è più aggressiva. É preferibile utilizzare solventi poveri di acetone, meno aggressivi. Infine, non asportare lo sporco da sotto le unghie con uno strumento appuntito. Meglio acqua e sapone neutro più uno spazzolino con le setole morbide. Dicembre 2019 Gennaio 2020
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salute
Giuseppe Fatati Presidente Italian Obesity Network
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Il riconoscimento dell’obesità come malattia
Sulla base del manifesto e della Carta dei diritti è stata presentata il 13 novembre, e approvata dalla Camera all'unanimità, la mozione che riconosce l'obesità come malattia e chiede al governo un piano nazionale di cura e prevenzione
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a Carta dei diritti e doveri della persona con obesità proposta dall’Italian Obesity Network è stata firmata presso la Camera dei Deputati l’8 Aprile 2019 dalle Società Scientifiche, le Associazioni Pazienti e di Cittadinanza, le Fondazioni e CSR attive nella lotta all’obesità in Italia. Il documento, che nasce come action del Manifesto dell’italian Obesity network per un futuro sostenibile, prende spunto dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, dalla Costituzione italiana dalla Carta europea dei diritti del malato, dai risultati dello Studio ACTION-IO, dalla roadmap elaborata da OPEN Italia e dalle raccomandazioni della World Obesity Federation nella lotta allo stigma e alla discriminazione della persona con obesità. L’obiettivo è stato quello di trasformare i principi generali in diritti concreti e indicare le strade da intraprendere per tutelare e garantire la persona con obesità. La Carta è formata da 10 sezioni: diritti, aspettative e responsabilità della persona con obesità e dei suoi familiari, educazione e formazione continua, dialogo medico-persona, gestione, prevenzione, impegno nella ricerca, associazionismo responsabile, obesità in età evolutiva, lotta allo stigma. I diritti delle persone con obesità sono gli stessi diritti umani e sociali delle persone senza obesità e comprendono la parità di accesso all’infor-
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mazione, all’educazione terapeutica, al trattamento e alla diagnosi e cura delle complicanze. Il sistema sanitario deve garantire alla persona con obesità l’uso di metodi diagnostici, assistenziali e terapeutici appropriati, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Il diritto delle persone con obesità a vivere una vita sociale, educativa, lavorativa alla pari delle persone senza obesità deve essere considerato l’obiettivo primario delle azioni di governo a livello nazionale e regionale, considerando l’obesità una malattia. La carta invita a garantire alla persona con obesità il pieno accesso alle informazioni, all’assistenza, ai trattamenti innovati. Richiamandosi ai diritti della persona, la Carta implicitamente richiede l’uniformità su tutto il territorio italiano delle azioni in esso indicate e candida le associazioni a un ruolo di controllore di queste azioni, attraverso una attività di advocacy. Questo documento, così aderente alla realtà culturale, sociale e assistenziale italiana, è per sua natura destinato a evolversi nel tempo ed è realizzato attraverso una metodologia di consensus tra esperti che ha portato all’identificazione dei singoli enunciati correlati al diritto e al dovere della persona con obesità e delle azioni conseguenti per tutelare la stessa. Sulla base del manifesto e della Carta dei diritti è stata presentata il 13 novembre, e approvata dalla Camera all'unanimità, la mozione che riconosce l'obesità come malattia e chiede al governo un piano nazionale di cura e prevenzione che armonizzi, a livello nazionale, le attività nel campo della prevenzione e della lotta all'obesità, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali. Viene condivisa la necessità di implementare un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati su un approccio multidisciplinare integrato e personalizzato, centrato sulla persona con obesità e orientato a una migliore organizzazione dei servizi e a una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell'assistenza.
finisterre
Norbert Elias e la sociologia moderna L’inseparabilità dell’individuo dalla società. Uno non può esistere, né venire spiegato, senza l'altro. Sono due prospettive diverse per designare lo stesso fenomeno di Alfonso Amendola docente di sociologia degli audiovisivi sperimentali | Università di Salerno alfamendola@unisa.it
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orbert Elias (Breslavia, 1897) è stato un sociologo tedesco di origine ebraica. Viene oggi considerato una delle più grandi figure del Novecento la cui grandezza però, per tutta una serie di sfortunate circostanze, non ha avuto il riconoscimento che meritava fino quasi al termine della sua vita. Le sue opere, infatti, sono state scoperte e apprezzate dal largo pubblico della sociologia solo molto tempo dopo essere state scritte. I temi e i contenuti del pensiero di Elias riguardano innanzitutto le configurazioni dinamiche dei rapporti sociali, i processi che si svolgono nel tempo, l'interdipendenza dei fenomeni analizzati, presi sempre in esame nella loro unione inscindibile e nella loro complessità. Analizzerà poi lo stretto rapporto che esiste tra dimensione sociale e dimensione psicologica, e di conseguenza considererà il legame altrettanto inscindibile tra il singolo individuo e la società di cui fa parte, il tutto analizzato all’interno di un processo storico di lunga durata. Elias stesso definì la sua sociologia una sociologia storico-processuale, come per sottolineare la fondamentale importanza dello sviluppo sociale nel tempo e il suo continuo mutare e divenire storico. Nell'interrogarsi su cosa debba essere la sociologia, Elias prende ben presto le distanze da quella che egli definì “metafisica sociale”, elaborando una forma di pensiero e un metodo di ricerca autonomi. Se-
condo Elias la sociologia classica si era ridotta ad applicare meccanicamente la metodologia delle scienze naturali ai fenomeni sociali. A questo metodo egli contrappose la configurazione e il processo, due categorie concettuali in grado di rispondere in maniera ben più adeguata alle esigenze delle scienze sociali e alle concrete necessità delle realtà storiche. Le sue ricerche si discostavano decisamente dalle posizioni quantitativiste e funzionaliste dominanti. Tentare di dimostrare, come avevano provato a fare gli autori classici della sociologia, se sia l’individuo a costruire e a determinare la società, o sia la società a costruire e determinare gli individui sarebbe, secondo il sociologo tedesco, fallimentare; per Elias simili domande non esprimono altro che un falso dilemma: individuo e società sono due aspetti inseparabili tra loro. Uno non può esistere, né venire spiegato, senza l'altro. Sono due prospettive diverse per designare lo stesso fenomeno. Per Elias tanto una teoria sociologica
dell'azione che si basa sull'individuo singolo, slegato dal sistema sociale, quanto una teoria sociologica del sistema che analizza invece il sistema sociale prescindendo dai singoli individui, risultano lacunose e fallimentari. Egli critica pertanto questi modelli ai quali oppone la concezione di pluralità e processualità. Pluralità, perché ogni individuo vive di interdipendenze ed è inserito nella coralità sociale, in cui assume un'identità; processualità, per rendere il senso della continua trasformabilità culturale e storica delle unità individuali e collettive. La processualità implica il mutamento. L’uomo non solo attraversa un processo ma, per Elias, è un processo egli stesso. E tutti i rapporti tra gli uomini sono processi dinamici. Occorre quindi definitivamente superare, oltre qualsiasi dato statico, la concezione dualistica che vede uomo-società e guardare con spirito rinnovato tutte le prassi precedenti. Ed è qui che troviamo la grande innovazione e lungimiranza dello sguardo sociologico di Elias. Dicembre 2019 Gennaio 2020
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LIBRI
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a cura di Raffaella Venerando
Il gioco di Santa Oca di Laura Pariani
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La Nave di Teseo 272 pp
utunno 1652, brughiera lombarda. La storia corale messa in scena da Laura Pariani per “Il gioco di Santa Oca”, finalista al Premio Campiello 2019, ha per protagonisti sfalsati nel tempo Bonaventura Mangiaterra, un capopopolo che ammalia e convince i suoi compagni con la Bella Parola contro i nobili iniqui e prepotenti del tempo, e la cantastorie Pùlvara, un tempo assoldata nella banda di Bonaventura travestita da maschio, oggi - vent’anni dopo - raminga per le terre, alla ricerca di ospitalità in cambio di racconti, e della verità sulla sorte di Bonaventura. È un romanzo coinvolgente per tanti aspetti: la lingua, su tutti. Un dialetto lombardo mescolato a esotismi spagnoli e francesi, modi di dire fermi nel tempo e curiosi lessemi, frutto di reali commistioni di realtà e popoli ma anche cifra stilistica originale dell’autrice per distinguere - fin dal linguaggio usato - sentimenti e personaggi. Una lingua che sulle prime allontana e, forse, distrae, per poi alla fine ammantare di magia ogni pagina. Quella che racconta Laura Pariani - e per lei Pulvara - è una società povera ma ricca di soprusi, in cui Bonaventura Mangiaterra e i suoi compagni vogliono ristabilire giustizia e futuro. Un romanzo di disobbedienza riflessiva, coraggio e audacia, specie al femminile, sorprendente dalla prima all’ultima parola detta, trovata e giocata. «…A quel tempo spesso si addormentava al suono della voce di Bonaventura che raccontava del giardino di Santa Oca il cui premio attende alla fine di un lungo cammino chi non si dà per vinto. “Ah,” ridevano gli uomini della sò banda, “allora se ci arriviamo, diventiamo ricchi come il Re d’Ispagna e possiamo finalmente toglierci tutti gli sfizi che ci pare”… Ma Bonaventura spiegava che le ricchezze andavano distribuite ai più bisognosi: alle vedove, ai vecchi… Non c’era verso di fargli cambiare parere: sulla Giustizia e sulla ripartizione equa si faceva un punto d’onore che neanche un nobile franzé…».
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a cura di Vito Salerno
La vita invisibile di Eurídice Gusmão
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l bellissimo film del regista brasiliano Karim Aïnouz è ambientato nella Rio de Janeiro del 1950. Nella famiglia conservatrice Gusmão, Eurídice, 18 anni, e Guida, 20 anni, sono due sorelle inseparabili che trovano l’una nell’altra uno spazio sicuro per le loro speranze e aspirazioni. Mentre Guida vede nella sorella una preziosa confidente per le sue avventure amorose, Eurídice trova nella vivace sorella maggiore l’incoraggiamento di cui ha bisogno per perseguire il suo sogno di diventare una pianista professionista. Un giorno, stanca di vivere sotto le rigide regole del padre Manoel, Guida intraprende un’impetuosa storia d’amore con un marinaio e decide di seguirlo in Grecia. Quando mesi dopo Guida torna a casa single e incinta, Manoel la bandisce brutalmente da casa e le dice che Eurídice è partita per studiare musica a Vienna e non vuole avere ulteriori contatti con lei. Per proteggere l’onore della sua famiglia, Manoel tiene Eurídice, ora sposata, all’oscuro del ritorno di Guida impedendo ogni contatto tra loro. Guida e Eurídice cercano di prendere il controllo dei loro destini separati, senza mai rinunciare alla speranza di potersi ritrovare. Mentre Guida combatte ogni giorno per vivere una vita dignitosa come madre single, Eurídice lotta per essere sia la perfetta casalinga, sia una musicista professionista. Senza l’appoggio reciproco, le sorelle dovranno trovare da sole la forza di superare gli ostacoli che impediscono loro di diventare le donne che avrebbero potuto essere. Tra le difficoltà quotidiane, la più grande battaglia è contro il destino che le ha separate. Si ritroveranno in tempo?