Costozero Febbraio/Marzo n.1/2016

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NUMERO 01

FEBBRAIO/MARZO 2016

Muoversi in Campania



EDITOR IA L E / F EBBR A IO MA R ZO 2016

Un fronte unitario in difesa del porto di Salerno Impedire il ridimensionamento dello scalo marittimo salernitano, come previsto dalla riforma del governo, non è una lotta di campanile ma una battaglia di numeri, persone, storia e performance positive. È una questione di ragionevolezza

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i sono battaglie che vanno combattute con risolutezza, senza “se” e senza “ma”. Quella in difesa del porto di Salerno è, attualmente, campale. Per chi al porto lavora in maniera diretta, ma anche per la città. Per l’economia nella sua interezza. Il porto commerciale è, infatti, la prima industria della provincia salernitana con 1200 dipendenti e circa 5000 persone di indotto diretto e tale vogliamo che resti. Per questo, siamo dalla parte di Assotutela, l'associazione fondata nel 1982 per la tutela e lo sviluppo del porto di Salerno, quando - nero su bianco - denuncia a gran voce che la riforma dei porti, che prevede l’accorpamento dell'Autorità portuale salernitana con quella di Napoli e Castellammare di Stabia, mette in serio pericolo la piena autonomia gestionale, operativa e finanziaria dello scalo salernitano. Nel documento prodotto dall’Associazione, e che sarà sottoposto ai cittadini e alle istituzioni per trovare un comune agire in difesa del porto, si ribadisce con chiarezza che l’accorpamento tra Napoli e Salerno «non ha alcuna rilevanza rispetto alla risoluzione delle vere problematiche degli scali marittimi del Paese». Anzi. L'accorpamento, secondo Assotutela, è dannoso per la città di Salerno, per il porto cittadino, per le aziende esportatrici del territorio campano e meridionale che hanno contato fino ad oggi sulla disponibilità di un competitivo gateway salernitano verso i mercati del mondo; per la stessa regione depotenziata sul fronte mare, passando da due ad una sola Autorità portuale, mentre invece Liguria, Puglia e Sicilia sono riuscite a pretenderne e a mantenerne in vita due. Non solo. Nel documento si rincara la dose, affermando che «Napoli deciderà per Salerno la destinazione d'uso delle aree portuali, l'indirizzo delle operazioni portuali, il contenuto delle licenze per l'esercizio di impresa portuale, gli investimenti da realizzare. In altre parole Napoli deciderà quale è il futuro marittimo-portuale di Salerno». Stando così le cose, l’unico e certo obiettivo non sarà il riequilibrio dei traffici commerciali, in ogni caso a esclusivo vantaggio del porto di Napoli, ma l’inevitabile ridimensionamento della capacità competitiva dello scalo salernitano. Non possiamo permettere che questo accada. Per impedirlo, dobbiamo impegnarci tutti, con un’azione territoriale trasversale che coinvolga imprenditori, operatori, sindacalisti e istituzioni. Non è una lotta di campanile, ma una battaglia di numeri, persone, storia e performance positive. È una questione di ragionevolezza. La strada scelta dal governo non mette in sinergia gli scali. Li pone in conflitto. Sarà difficile di questo passo ottenere maggiore ricchezza e occupazione, stimolare lo sviluppo territoriale, o attrarre nuovi investimenti per Salerno ma anche per l’intera regione. Se è vero che è il mercato a decidere le sorti di un’impresa e non una legge, ci auguriamo che la politica si accorga in tempo che non è un buon affare quello che sta andando in porto.

Mauro Maccauro Presidente Confindustria Salerno @MauroMaccauro


S O M M A R IO EDILIZIA INDUSTRIALE

EDITORIALE 1

Un fronte unitario in difesa del porto di Salerno di M. Maccauro

32 Quale futuro per la residenza? di D. Cerone

PRIMO PIANO / TRASPORTI 4

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Trasporti, la nuova rotta della Regione Campania di R. Venerando, intervista a L. Cascone Buonocore, Confindustria Campania: «Sul Tpl è necessaria un'inversione di tendenza» di R. Venerando, intervista a G. Buonocore Campania, la mobilità sostenibile di Trenitalia di R. Venerando, intervista ad A. Tullio

NORME E SOCIETÀ 34

Garanzia e certificazione di qualità: il marchio collettivo e il marchio collettivo geografico di P. Di Stefano

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La richiesta di convocazione dell'assemblea di S.p.A. da parte dei soci di M. Galardo

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FOCUS 10 Emirati Arabi Uniti, fattori e numeri di attrattiva di L. Forte

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Bail in, gli investitori chiamati a salvare le banche di M. Degiorgis Valorizzazione della proprietà industriale, l'occasione offerta da "Marchi+2" e "Disegni+3" di M. Villano

CONFINDUSTRIA SALERNO LAVORO 12 Gruppi merceologici, la parola ai nuovi leader Welcome Day, nuovi Soci scelgono 24 Confindustria Salerno a cura della Redazione Costozero

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Cassazione sez. lavoro 20540/2015, attenzione al licenziamento facile di M. Ambron

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Legge di Stabilità 2016, istituito il fondo di solidarietà per i coniugi in stato di bisogno di L. De Valeri

25 Giovani Imprenditori, l'agenda per il 2016 di R. Venerando, intervista a F. G. Palumbo

FISCO

NEW ENTRIES Mate Consulting, 26 avanti con le tecnologie di frontiera di R. Venerando 27 Economia circolare più vicina con Rethink a cura della Redazione Costozero

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Riparte il credito di imposta per i nuovi investimenti di A. Sacrestano

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Accertamenti fiscali: la poison pill della Stabilità 2016 di M. Fiorentino

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Processo tributario, rafforzato il principio di soccombenza per le spese

STRATEGIE D’IMPRESA Grafica Metelliana, 25 anni di printing e packaging 28 solutions a cura della Redazione Costozero 31 Treofan Italy, passione e innovazione a tutto campo di R. Venerando

RICERCA 50

Qualità dell'aria, un'idea vincente di monitoraggio di M. Poletto


NUMER O 1 / F EBBR A IO MA R ZO 2 0 1 6 SICUREZZA 52

Verso un'agricoltura sostenibile di INAIL-DIT e CREA-RPS

Magazine di Economia, F inanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg . Trib. di Salerno N. 677 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013

SALUTE 54

Allarme carne rossa: i diversi punti di vista di G. Fatati

Direttore Editoriale Mauro Maccauro Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano

56

Sudamina, cause e rimedi di una "piccola" malattia di A. Di Pietro

BOB TON 57

La Venere in the box, una questione non solo culturale di N. Santini

Redazione Raffaella Venerando Project Management V ito Saler no Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Saler no Ser vice Sr l V ia Madonna Di Fatima, 194 84129 Saler no Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 03971170653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Saler no

SPORT 58

NBA, storia di ordinaria lealtà di M. Marinaro

Foto Archivio Costozero V ito Saler no Massimo Pica/Ag . Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it

ARTE 60

L'ideologia celeste di Pietro Lista di A. Tolve

L e opi ni oni espr esse negl i a r ti c ol i a ppa r tengono ai si ngol i a utor i dei qua l i si i ntende r i spetta r e l a pi ena l i ber tà di gi udi z io

FINISTERRE 62

Bill Viola, dal video alla pittura di A. Amendola www.costozero.it LIBRI/HOMECINEMA

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La moglie perfetta a cura di R. Venerando

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The Walk - Una storia vera a cura di V. Salerno


P R I M O P IA NO / TRAS PORT I

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Trasporti, la nuova rotta della Regione Campania Il presidente della Commissione Trasporti Regionale Luca Cascone conferma l'impegno dell'ente a coprire tutte le primarie esigenze del comparto

di Raffaella Venerando

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residente, cominciamo con la notizia dei mezzi pubblici gratuiti per gli studenti campani f ino a ventisei anni dal prossimo giugno. Il primo tassello di una nuova politica del trasporto regionale? Questa azione messa in campo è una prima promessa fatta in campagna elettorale e mantenuta. All’interno del programma del presidente Vincenzo De Luca vi era infatti il trasporto gratuito per gli studenti. Alla prima occasione utile, ovvero l’approvazione del

Luca Cascone presidente Commissione Trasporti Regione Campania

bilancio di fine anno 2015, sono stati stanziati circa 12 milioni di euro per incrementare il fondo destinato alle incentivazioni tariffarie che includeva alcune categorie - fasce deboli, over 60 e altre - già tutelate. L’incremento previsto va nella direzione di dare una risposta chiara a tutti gli studenti che utilizzano i mezzi pubblici. La cifra è stata stimata sulla scorta degli abbonamenti sottoscritti nel 2015, per un importo complessivo di circa sette milioni e trecento, più un’ulteriore abbondanza per quanti vorrebbero viaggiare con il pullman e fino ad oggi, per diverse ragioni, non lo hanno fatto. Allo stato sono in cantiere altre iniziative inerenti il Trasporto Pubblico Locale (TPL)? In merito al parco rotabile regionale si avranno novità? Per il trasporto su ferro invece? La Regione Campania sta compiendo uno sforzo importante. È stata approvata infatti una delibera per l’acquisto di dodici nuovi treni jazz da destinare alle Ferrovie dello Stato. Sono inoltre in corso delle commesse che prevedono il revamping di alcuni convogli e l’acquisto di nuovi treni per l’EAV (Circumvesuviana, Cumana e Alifana). Nelle scorse settimane nell’area della Stazione Appia di Benevento abbiamo inaugurato il primo di nove convogli che saranno messi in esercizio sulla linea Valle Caudina, entro i primi mesi del 2017. Stesso discorso per i pullman. Al momento due gare sono state completate con autobus ora in produzione. Altre due sono invece in calendario tenuto anche conto che è dal 2000 che il parco autobus non giova di alcuno svecchiamento. Una piccola fetta dei nuovi


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«La Regione sta verificando come sia possibile incrementare le risorse, tenendo conto però anche dell'ulteriore penalizzazione di altri trenta milioni di euro di tagli che lo Stato compirà quest'anno a causa delle inefficienze delle precedenti gestioni politiche»

autobus, con caratteristiche particolari, sarà destinata a servire la Costiera Amalfitana. Insomma, stiamo con impegno provando a coprire tutte le primarie esigenze.

perché la gestione dello scalo salernitano vada affidata a privati esterni che mirino allo sviluppo anche numerico dell’aeroporto.

L’offerta potenziale di TPL è insufficiente: 2,1 migliaia sono i posti-km disponibili per l’insieme dei mezzi di superficie (bus e tram) e delle linee metropolitane per abitante (dati 2013), rispetto alla media italiana di 4,5. In questo contesto anche numerico il ruolo dei privati che valenza può avere? È innegabile che l’offerta di TPL nella nostra regione sia inadeguata con a cascata notevoli disagi per viaggiatori e lavoratori del comparto. Gran parte delle cause di tale inefficienza sono sicuramente imputabili alla riduzione, registratasi negli anni, del Fondo Trasporti nazionale. Siamo passati dai 300 milioni che investiva la giunta Bassolino nel 2006 ai 100 milioni disponibili nel 2015. La Regione sta verificando come sia possibile incrementare le risorse, tenendo conto però anche dell’ulteriore penalizzazione equivalente a una riduzione di altri 30 milioni di euro di tagli che lo Stato compirà quest’anno a causa delle numerose inefficienze avutesi nella precedente gestione politica.

Resta problematica la gestione dell’accorpamento dell’Autorità Portuale di Salerno con quella di Napoli. Quali le prospettive? Si tratta di un tema molto delicato. Da un lato il porto di Salerno si è negli anni accreditato come una realtà importante, in continua crescita ed efficiente nella spesa dei fondi europei. Una realtà che non può e non deve assorbire le note criticità dello scalo marittimo partenopeo. Al contempo, però, non dobbiamo temere di misurarci con logiche di ragionamento più ampie che potrebbero offrire nuove prospettive. Un conto sono infatti le macrolinee gestionali del governo e della regione, le quali non possono che vedere su area vasta la programmazione delle attività di logistica e portuali, le strategie e gli investimenti. Ad esempio la decisione su dove allocare un interporto non può che essere affrontata su vasta scala. Cosa altra è invece la gestione specifica, anche amministrativa delle varie attività interne ad ogni porto che, sviluppate a livello locale, consentono efficientamenti diversamente non concretizzabili. Un esempio enfatizzato per intenderci: se per richiedere e ottenere una qualunque autorizzazione dovrò in futuro necessariamente andare a Napoli, allora forse la riforma porterà con sé un peggioramento dei servizi. Il decreto Delrio è molto preciso su obiettivi e finalità dei porti ma, se con difficoltà ha completato l’iter di approvazione nelle sedi competenti, vuol dire che qualche nodo irrisolto esiste.

Sempre di recente, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto di alta classificazione dell’Aeroporto Salerno Costa d’Amalfi che inserisce lo scalo salernitano nella rete nazionale. E ora? Quali passi spetta fare alla politica regionale? La Regione Campania intende portare a compimento il progetto di prolungamento e di ampliamento infrastrutturale. Prioritario sarà quindi completare tutto l’iter progettuale di approvazione per indire le gare. Successivamente sarà emanato un bando


P R I M O P IA NO /TRAS PORT I

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Buonocore, Confindustria Campania: «Sul Tpl è necessaria un’inversione di tendenza» Per il delegato al Trasporto Pubblico Locale e in Concessione di Confindustria Campania è indispensabile una programmazione regionale certa e di lungo periodo perché le aziende possano a loro volta programmare investimenti

di Raffaella Venerando

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ottor Buonocore, la produttività delle aziende del Trasporto Pubblico Locale è ancora minata dalla scarsità di risorse? Resta questo il problema numero uno per le aziende del comparto? Purtroppo quello della penuria di risorse è uno dei problemi che interessa il nostro settore. Ovviamente la nuova governance politica

Gerardo Buonocore Delegato al Trasporto Pubblico Locale e in Concessione Advisory board Confindustria Campania

regionale non è ancora riuscita, per esiguità di tempo, a imprimere quella svolta necessaria. Le difficoltà per le aziende, e di rimando per i cittadini, restano. Anzi, probabilmente aumenteranno. Lo Stato, infatti, ha ulteriormente ridotto il plafond a disposizione della Regione Campania che, inevitabilmente, dovrà rivedere la propria politica di programmazione economica per far quadrare i conti. Da parte nostra, ci auguriamo che l’ente regionale spinga per un miglioramento complessivo dell’efficienza delle aziende pubbliche che, da sole, drenano circa l’ottanta/ novanta per cento delle risorse, non sempre con una gestione brillante per efficacia tant ’è che negli ultimi anni lo sviluppo è mancato per far fronte al ripianamento dei debiti di queste società. Di recente la giunta regionale della Campania ha approvato altre due delibere per il Trasporto Pubblico Locale che confermano la volontà di assegnare il servizio, sia su ferro che su gomma, mediante procedure di gara ad evidenza pubblica. In rappresentanza dell ’imprenditoria privata lei cosa ne pensa? Diamo merito agli attuali vertici regionali di aver impresso un’accelerazione alle gare, ferme da anni, o “fermate” perché contestate in sede giudiziaria. Riscontriamo però ancora poca chiarezza rispetto alla distribuzione delle risorse e alle tipologie di servizi che con queste saranno


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«Data la nostra profonda conoscenza del territorio e delle esigenze di operatori e utenti ci proponiamo come braccio operativo della Regione Campania per stabilire assieme i criteri, la destinazione e l’elaborazione dei lotti di dimensioni contenute»

offerti. Diamo, pertanto, il nostro contributo in qualità di protagonisti del comparto sui criteri di assegnazione perché questi risultino nei fatti adeguati. Riteniamo che i criteri vadano scelti consultando le categorie perché a beneficiarne sia il servizio finale, quindi l’utente e non l’azienda. Questo metodo dovrebbe valere innanzitutto per la questione del parco rotabile, uno dei più malmessi a livello nazionale. La gara dovrebbe essere fatta sapendo quali autobus occorrono e a chi, per evitare la dispersione delle risorse. Stesso dicasi per le macchinette obliteratrici. Attualmente manca del tutto il controllo dei trasportati. Mancano informazioni fondamentali eppure minime. Non si sa chi viene trasportato, chi ha

venduto un determinato biglietto e quale è il segmento di introito azienda per azienda per avere una esatta distribuzione degli incassi. È indispensabile una programmazione certa e di lungo periodo perché le aziende possano a loro volta programmare investimenti. Ci proponiamo come braccio operativo della Regione per stabilire assieme i criteri, la destinazione e l’elaborazione dei lotti di dimensioni contenute data la nostra conoscenza del territorio e delle esigenze di operatori e utenti. La Regione da sola, o noi da soli, non può riuscire a raggiungere obiettivi di efficienza e un buon servizio pubblico che soddisfi in termini di risultati utenza e sistema delle imprese.


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Campania, la mobilità sostenibile di Trenitalia Interscambio, intermodalità e capillarità del servizio. Il cambiamento che l’azienda sta portando nel settore del traffico regionale e pendolare rappresenta - secondo il direttore Divisione Passeggeri Campania–Molise - un’imperdibile occasione per ridare slancio ai territori

di Raffaella Venerando

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renitalia in Campania: quale è l’apporto della società al Trasporto Pubblico Locale? Trenitalia impiega nel settore, e per il solo servizio di trasporto viaggiatori, oltre milleduecento persone per le regioni Campania e Molise, con circa settecento treni sui quali circolano ogni giorno circa centonovantamila passeggeri (media totale di persone salite nei giorni lavorativi dal lunedì al venerdì). Nell’ultimo anno sono stati conseguiti importanti obiettivi che si traducono in un incremento di oltre il 10% nella puntualità dei treni regionali campani (misurata sugli arrivi a destinazione in orario o con ritardo contenuto nei 5 minuti). La customer satisfaction sul servizio di trasporto regionale nel 2015 è salita, in Campania, di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2014 (viaggio nel complesso - rilevamento novembre 2015), segno che la strada intrapresa è quella giusta. Il cambiamento che Trenitalia sta portando nel settore del traffico regionale e pendolare rappresenta un’imperdibile occasione per ridare slancio ai territori. Parole chiave di questa svolta sono: interscambio, intermodalità e capillarità del servizio. Per conseguire i risultati prefissati occorre presidiare, insieme alla Regione committente, questo importante pro-

cesso, che può e deve supportare tutte le attività principali in regione attraverso una offerta di mobilità sostenibile e di qualità destinata a studenti, lavoratori e turisti. Il rilancio del Trasporto Pubblico Locale è possibile e per questo nell’immediato ci si propone di: • rinnovare la flotta mediante accordi con le Regioni per promuovere gli investimenti in nuovo materiale rotabile, qualora le Società di trasporto abbiano assicurato dalle Regioni stesse un regolare flusso di cassa che ne garantisca la giusta redditività. A tale proposito è fondamentale rientrare dagli attuali crediti sui Contratti di Servizio; • rimodulare, sulle indicazioni di pianificazione delle Regioni l’offerta, in prospettiva della realizzazione di un “effetto rete” , attraverso una struttura di orario che minimizzi progressivamente le interferenze sulla circolazione (canalizzazione delle tracce orarie e cadenzamento) e favorisca l’integrazione nei nodi • di interscambio mediante un efficace sistema di corrispondenze tra i rispettivi servizi affluenti e defluenti dai nodi; • realizzare interventi infrastrutturali e tecnologici mirati al miglioramento delle frequenze e allo snelli-

Alessandro Tullio Responsabile Direzioni Regionali Campania e Molise di Trenitalia presidente Gruppo Trasporto Persone Confindustria Salerno

mento del traffico nei nodi urbani mediante la specializzazione delle linee sui rispettivi servizi (AV/AC, Lunga Percorrenza; Regionale, Suburbano e Metropolitano); prevedere interventi sulle dinamiche tariffarie per consentire il lancio di offerte mirate ai vari segmenti di domanda, oltre quello della mobilità sistematica studio-lavoro (pacchetti turistici viaggio + ingressi musei – siti archeologici ecc.).


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F O CU S

Emirati Arabi Uniti, fattori e numeri di attrattiva Uno studio di SRM stima che il fatturato totale prodotto dalle 330 imprese italiane presenti in tutte le 36 Free Zone degli Emirati Arabi Uniti sia pari a circa 650 milioni di dollari

di Luca Forte Osservatorio Mediterraneo SRM l.forte@sr-m.it

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ono numerose le imprese occidentali che decidono di trasferire parte delle loro produzioni o fasi produttive in altri Paesi, dove creano nuove realtà societarie di diritto locale che operano in stretto collegamento con le case-madri in Occidente. Questa tendenza riguarda imprese appartenenti a tutti i settori produttivi, seppur con grandi differenze tra i vari comparti. Le ragioni che inducono un numero sempre maggiore di imprese a varcare i confini nazionali sono diverse. Vanno dal contenimento dei costi di produzione alla disponibilità di materie prime, fino al presidio di mercati altamente profittevoli. Oltre a queste realtà, esiste un nutrito gruppo di grandi operatori multinazionali, con base in Occidente e dotati di un consolidato know-how in comparti specifici, che lavora in molti Paesi emergenti nel settore delle grandi opere infrastrutturali, quali strade, ferrovie, porti e piattaforme petrolifere, pur non avendo una presenza stabile in loco. Quanto alla “geografia” delle delocalizzazioni, anche in questo caso esistono profonde differenze tra le imprese internazionalizzate. Quelle appartenenti a settori tradizionali, che puntano sul contenimento dei costi di produzione, scelgono Paesi con un basso reddito pro-capite della popolazione, mentre quelle con produzioni a maggiore valore aggiunto optano per destinazioni in cui la manodopera è altamente qualificata, pur se costosa, sfruttando l’opportunità di una presenza più vicina ai mercati di destinazione finale. In tale contesto, alcuni tra i Paesi del Mediterraneo extraUe e del Golfo (c.d. Mediterraneo Allargato, un’area che comprende Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Libano, Siria, Giordania, Turchia, Arabia Saudita,

Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Oman) rappresentano sempre di più Paesi-target per investimenti produttivi da parte di imprese occidentali in generale, e italiane in particolare; le esigenze delle imprese in materia di contenimento dei costi, di presidio dei mercati di sbocco e di approvvigionamento di materie prime di cui si è detto, si sposano perfettamente con i ricchi pacchetti di incentivi che molti dei Paesi dell’area mettono a disposizione per attirare investimenti dall’estero e inspessire il proprio tessuto produttivo. Tra questi, gli Emirati Arabi Uniti costituiscono una delle destinazioni più attrattive degli ultimi anni. Vediamo perché. Il grado di apertura internazionale dell’economia emiratina - una misura del livello di integrazione del Paese nel commercio mondiale - è molto elevato ed è cresciuto costantemente nell’ultimo ventennio; l’incidenza del commercio estero sul Pil ha toccato infatti il 160% nel 2014 (era pari all’80% nel 1995). Con riferimento alle sole esportazioni, nel corso di questo lasso di tempo è variata la composizione merceologica dell’export emiratino: l’incidenza dei prodotti energetici è passata da oltre il 70% nel 1995 al 58% attuale, a indicare il crescente ruolo degli Emirati quale hub di produzione e trading di manufatti. Una fetta importante delle importazioni degli Emirati viene riesportato in altri Paesi, configurando gli EAU come uno dei principali trading hub a livello mondiale. In particolare, gli Emirati sono il terzo hub commerciale di re-export al mondo dopo Hong Kong e Singapore: il 33,9% delle importazioni degli Emirati viene riesportato verso altri mercati di sbocco; con riferimento ai primi 6 mesi del 2014 la percentuale di importazioni riesportata


F O CU S

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è stata pari al 46,3%. Lo stock di Investimenti Diretti Esteri (IDE) negli EAU è risultato pari a 105,5 miliardi di dollari nel 2013, valore inferiore solo a quello registrato dall’Arabia Saudita tra i paesi del Gulf Cooperation Council (GCC), e pari a circa ¼ dello stock di IDE in Italia. In termini pro-capite, lo stock di IDE è pari a 11.288 dollari per ogni abitante, dato quasi doppio rispetto all’Italia. Lo stock di IDE negli Emirati è pari al 26,9% in proporzione al PIL, dato superiore a quello registrato per l’Italia (19,5%). Nel periodo 2003-2013 lo stock di IDE negli EAU è fortemente cresciuto, da 6,6 a 105,5 miliardi di dollari; in percentuale del Pil il dato è passato da 5,3% nel 2003 a 26,9% nel 2013. Per quanto riguarda la distribuzione settoriale degli IDE negli EAU, il settore immobiliare, quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio e l’intermediazione finanziaria sono quelli più importanti. Complessivamente la loro incidenza sul totale degli IDE negli EAU è pari al 70%. Le Free Zone come fattore di attrattiva Un potente strumento attraverso cui gli Emirati riescono ad attrarre investimenti produttivi sul loro territorio, in grado di condurre il Paese verso il raggiungimento dei propri obiettivi strategici in campo economico-imprenditoriale, è

rappresentato dalle Free Zone o Zone Economiche Speciali (ZES). Secondo the Economist Intelligence Unit, le ZES di maggior successo al mondo sono negli Emirati Arabi Uniti con 23 di queste posizionate nella classifica mondiale delle top 50 dove operano quasi il 60% delle imprese più grandi al mondo. Anche le ZES degli Emirati Arabi Uniti, prima fra tutte la Jebel Ali Free Zone di Dubai, sono state create allo scopo di facilitare gli investimenti stranieri. Di conseguenza le procedure per insediarsi in queste aree sono relativamente semplici e veloci. Attualmente esistono trentasei Free Zone all’interno del territorio degli Emirati; alcune sono “generaliste”, consentendo lo svolgimento di qualsiasi attività economica o commerciale, altre sono “specialistiche”. Per quanto concerne il numero di imprese italiane che operano negli EAU, SRM ha effettuato una stima che fa riferimento alle imprese presenti nelle trentasei Free Zone degli Emirati. Sono 330 le imprese italiane, un numero che include tutti i tipi di realtà societarie previste dalla normativa per le Free Zone e tutti i settori di attività, dal manifatturiero al commercio ai servizi di consulenza; leggermente superiore la presenza di imprese tedesche all’interno delle Free Zone degli EAU: sono circa quattrocento. Considerando l’incidenza delle Free Zone sull’economia degli Emirati a Dubai, in particolare, quasi 1/3 del Pil dell’Emirato viene realizzato all’interno delle Free Zone - si stima che il fatturato totale prodotto dalle 330 imprese italiane presenti in tutte le 36 Free Zone degli Emirati Arabi Uniti sia pari a circa 650 milioni di dollari; per le 400 imprese tedesche presenti nelle Free Zone si stima un fatturato pari a oltre 900 milioni di dollari.

Lo stock di IDE negli Emirati Arabi Uniti: distribuzione per Paese investitore - Anno 2012 (dati in milioni di $) Fonte: elaborazioni SRM su dati OECD

25.000

20.418 20.000

15.000

11.321 9.928

10.000

7.826 6.269 5.000 2.317 0

UK

France

Switzerland

USA

Italy

Chile

2.099

Germany

950

721

567

Belgium

Korea

Netherlands

Nella pagina successiva Dubai: analisi comparata tra la legislazione per le imprese all’interno del territorio doganale e le imprese in Free Zone


11 Caratteristiche

Mainland DUBAI

Free Zone DUBAI

Proprietà delle LLC (Limited Liability Company)

Il 51% deve essere di proprietà di un soggetto emiratino o di una società al 100% emiratina

Consentita la proprietà straniera al 100%

Numero minimo di azionisti

2 per una LLC

Norme della società Branch

Operatività consentita Capitale minimo richiesto

Tassazione

Necessaria l'approvazione preventiva delle Autorità (alcuni nomi non sono consentiti); il nome della società deve finite con "LLC" Necessario un "service agent" di nazionalità emiratina

1 o più per una LLC: con 1 solo azionista si dà vita a una Freezone Establishment; con più azionisti si forma una Freezone Company Necessaria l'approvazione preventiva delle Autorità (alcuni nomi non sono consentiti); il nome della società deve finite con "FZC" o con "FZ-LLC"

Nessun obbligo di un "service agent" di nazionalità emiratina

Le società presenti all'interno del territorio doganale di Dubai (mainland) possono condurre ogni tipo di attività per cui hanno ottenuto la licenza

Le società localizzate in Free Zone non possono condurre il loro business all'interno del territorio doganale di Dubai (mainland)

Al momento non è prevista nessuna forma di tassazione per le società che operano a Dubai, tranne che in alcuni settori come quello finanziario

La legge per le Free Zone prevede un regime di "tasse zero" sia per le società che per gli addetti; tale periodo è normalmente di 50 anni prorogabili

Per le LLC nessun capitale minimo richiesto se non quello necessario a condurre l'attività

Per le LLC il capitale minimo richiesto varia da 50mila a 1milione di AED a secondo della Free Zone

Trattati sulla doppia imposizione trattati speciali

Le società in mainland beneficiano pienamente dei trattati sulla doppia imposizione firmati dagli EAU; valgono gli accordi di libero scambio con i Paesi GAFTA

Le società in Free Zone beneficiano pienamente dei trattati sulla doppia imposizione firmati dagli EAU

Spazio fisico per Ufficio

Obbligatorio

Obbligatorio

Per le imprese manifatturiere: una LLC in mainland può importare materie prime e semilavorati negli Emirati, da usare per il processo produttivo, senza dazi doganali in entrata negli EAU (che di norma sono pari al 5%); nessun dazio doganale neanche per l e esportazioni al di fuori degli EAU

Per le imprese manifatturiere: una LLC in Free Zone può importare materie prime e semilavorati nella Free Zone senza dazi doganali; nessun dazio doganale neanche per le esportazioni al di fuori della Free Zone

Si applicano i dazi doganali del Paese cliente

Si applicano i dazi doganali del Paese cliente (incluso i paesi GCC e GAFTA)

Nessun dazio per le produzioni realizzate negli EAU ma è necessario un certificato di origine rilasciato dal ministero dell'Economia degli EAU. Requisiti per il rilascio del certificato: 1) il 51% del capitale della società deve appartenere ad un soggetto di nazionalità emiratina (o ad una società al 100% emiratina); 2) il 40% del valore aggiunto deve essere creato dalla società LLC presente all'interno del territorio doganale degli EAU (vengono considerati anche i costi elettrici, i salari degli impiegati o gli affitti pagati)

Le imprese in Free Zone sono soggette ai diritti doganali dei paesi di destinazione per le esportazioni verso questi paesi (inclusi GCC e GAFTA)

Importazioni negli EAU Esportazioni al di fuori degli EAU Esportazioni dagli EAU verso paesi GCC e GAFTA

Fonte: Kelmer Group, Dubai


C O N F I N DUS TRIA S ALE RNO

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Gruppi Merceologici, la parola ai nuovi leader Rinnovati i vertici di alcuni gruppi che rappresentano i differenti settori di impresa in Confindustria Salerno. Dalla Piccola Industria al Turismo, i nuovi direttivi lavoreranno per la realizzazione di progetti mirati allo sviluppo e alla crescita del territorio A partire dallo scorso novembre sono stati rinnovati gli organismi dei Gruppi Merceologici dell’Associazione, i cui presidenti siederanno nella giunta confindustriale che, oltre al presidente Mauro Maccauro e ai past Agostino Gallozzi e Andrea Prete, attualmente è formata dai vicepresidenti Pasquale Gaito, Gerardo Gambardella, Francesco Palumbo e Nicola Scafuro; i consiglieri Vincenzo Boccia, Antonio Ferraro, Domenico Iennaco, Gennaro Lodato, Gerardo Sica, il Tesoriere Nunziante Coraggio; il presidente di Ance AIES Salerno Vincenzo Russo e gli imprenditori Carmine Alfano, Giuseppe Amoruso, Antonia Autuori, Marco Augusto Baione, Giovanni Bartolomeo, Gianfilippo Bottone, Laura Caputo, Orlando Cerrato, Paola Cianciullo, Giorgio Criscuolo, Gianfranco D’Agosto, Maurizio D’Arco, Carmelina De Martino, Gerardo Di Agostino, Pasquale Aurelio Garone, Sabatino Giordano, Gennaro Lodato, Michelangelo Lurgi, Roberto Magliulo, Pietro Mancuso, Annibale Pancrazio, Pasqualina Piccolo, Marco Pontecorvo, Mariano Porcini, Valeria Prete, Aniello Renzullo, Stefania Rinaldi, Alessandro Sacrestano, Antonio Sada, Giuseppe Salzano, Luigi Schiavo, Giovanni Sessa, Francesco Serravalle, Alessandro Tullio, Alfredo Valerio.

Piccola Industria: il nuovo presidente è Gerardo Gambardella Approdato alla guida delle pmi salernitane, il titolare della Bioplast, che fa della sostanza il suo stile, è certo dell’obiettivo cui tendere: «Favorirò la cultura della condivisione affinché l’associazionismo si affermi come valore distintivo nel nostro territorio»

Gerardo Gambardella

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erardo Gambardella, classe ’59, ha iniziato la sua attività imprenditoriale molto giovane, fondando la Bioplast Srl che oggi rappresenta. Imprenditore dinamico e innovativo, in pochi anni ha sviluppato un’azienda solida e performante nel settore della plastica attraverso la produzione e la stampa di imballaggio flessibile per il settore alimentare e non. La sua attività associativa di rilievo territoriale inizia con la nomina di presidente Irno Sviluppo, consorzio di aziende localizzate a Fisciano e Mercato S. Severino, volto allo sviluppo dell’area industriale di riferimento. Lo spirito di appartenenza alla struttura associativa maturato nell’ambito delle deleghe e dei ruoli attribuiti al presidente Gambardella dall’attuale reggenza di Confindustria Salerno, (vicepresidente dell’Associazione con delega all’energia, ai consorzi d’impresa e alle aree industria-

li), e dalla presidenza Gallozzi (presidente del Gruppo Chimica/ Gomma/Plastica) ha alimentato in lui il desiderio di garantire un contributo per favorire nuove condizioni per le PMI del nostro territorio, per accompagnarne la crescita e il consolidamento, ma anche per promuovere la conoscenza delle eccellenze territoriali, che pure ci sono e rappresentano il motore dell’economia della nostra provincia. Le esperienze associative vissute in questi anni hanno consentito al neopresidente della Piccola Industria salernitana di crescere in contesti nuovi come quello del Consorzio ASI, di cui è componente del direttivo, di maturare una più ampia visione delle problematiche aziendali e di contesto in cui l’impresa opera, di avere contatti diretti e quotidiani con le imprese, di “percepirne” il sentiment e di comprendere le aspettative che le stesse imprese nutrono verso l’Associazione.


13 Grazie ai molteplici incarichi, Gerardo Gambardella è stato portavoce delle esigenze delle aziende associate e non, sui tavoli istituzionali affinché potessero operare con minori criticità, proponendo soluzioni e, quindi, favorendo il più possibile lo snellimento burocratico. In questo ambito, vanno senz’altro ricordate le attività svolte con Enel Distribuzione dirette a risolvere disservizi relativi alla fornitura di energia elettrica e a sollecitare gli investimenti infrastrutturali necessari a migliorare la qualità del servizio. Nell’ambito della delega sulle aree industriali, sulla base delle problematiche riscontrate, il presidente Gambardella ha proposto modifiche che hanno portato alla sottoscrizione di una nuova convenzione tra ASI e CGS, propedeutica alla revisione di quella che regola i rapporti tra CGS e aziende. Infine, l’imprenditore ha contribuito alla redazione del nuovo Piano Regolatore Territoriale Consortile (PRTC), che è stato licenziato dalla Conferenza di servizi, oggi al vaglio della ratifica regionale. Al di là del ruolo specifico, delle funzioni di volta in volta diverse e degli ambiti, il mordente e insieme l’obiettivo di Gambardella si conferma lo stesso: essere il più possibile vicino alle imprese che hanno bisogno di sentire il supporto dell’Associazione, favorendo la cultura della condivisione affinché l’associazionismo si affermi come valore distintivo nel territorio.

Gruppo Alberghi, Turismo e Tempo Libero: responsabilità e compattezza per vincere le sfide

squadra sarà quello di ricompattare ancora di più le fila del Gruppo, rendendolo maggiormente unito e coeso: «Solo uniti – ne è convinto Gino Schiavo - potremo rappresentare al meglio il nostro comparto e le sue esigenze all’esterno. Le nostre aziende sono in prima Per il neopresidente Gino Schiavo linea per gli investimenti che nessuna tolleranza per chi nel settore fanno, per i livelli occupazionali pratica o favorisce sommerso e abusivismo: «È nostro compito incidere che garantiscono, per il brand territoriale che difendono e, non con tenacia alla sensibilizzazione in ultimo, per l’elevata impodegli enti sul tema per ottenere quella sizione fiscale che sopportano. attenzione necessaria a contrastare i Altrettanto forte e compatta, fenomeni di alterazione del mercato» quindi, deve essere la nostra capacità di interlocuzione con le istituzioni». La chiarezza di obiettivi pare non mancare: «Come comparto prosegue il presidente, dobbiamo puntare a una promozione mirata, non localistica, né frammentata. Il nostro territorio va presentato e valorizzato nella valenza, complessità e diversità del suo insieme. Città, fascia costiere ma anche aree interne. Un traguardo? Considerare l’intera provincia un solo operatore Luigi Schiavo turistico». Il presidente poi promette di pungolare con costanza gli enti volte ritornano. È nuopubblici, secondo competenza, vamente Gino Schiavo, per risolvere almeno qualcuno titolare dell’hotel dei “vecchi” problemi per il turiRufolo di Ravello, il presidente smo, trasporti in testa. Pur non del Gruppo Alberghi, Turismo amando gli slogan e la politica e Tempo Libero di Confindustria degli annunci, Schiavo insiste su Salerno. Dopo l’ultimo mandato concetti chiave su cui l’offerta di Lucia Scapolatiello, in carica turistica è necessaria si fondi e dal 2010 al 2015, Schiavo è stato con essa le azioni del Gruppo in per la seconda volta eletto ai seno a Confindustria Salerno. vertici del Gruppo che riunisce Qualità, senso di responsabilità, numerosi hotel e operatori speformazione continua sono cializzati. Primo compito i cardini del Turismo cui punta per il neopresidente e la sua il nuovo Gruppo.

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CO N F I N D US TRIA S A LE R N O L’offerta dei “turismi” e dei servizi ad essi connessi deve essere di elevato valore. «Le nostre aziende - prosegue il presidente Schiavo - sono testimonial non solo di interessi particolari, considerate le ricadute sociali che generano sul territorio. Per questa ragione non possiamo lesinare sulla qualità che offriamo, anzi. Con la formazione continua dobbiamo essere in grado di competere senza timori. Unendo l’unicità e la ricchezza del nostro territorio alla qualità dei servizi otterremo buoni risultati». Nessuna tolleranza inoltre per chi nel settore pratica o favorisce sommerso e abusivismo: «Tali situazioni generano lavoro nero, scarsa qualità, mera speculazione e non favoriscono talvolta la sicurezza. È nostro compito incidere con tenacia alla sensibilizzazione degli enti sul tema per ottenere quella attenzione necessaria a contrastare questi fenomeni di alterazione del mercato».

Alimentare, comunicare meglio le eccellenze locali Tra le priorità del nuovo presidente, Giorgio Criscuolo, l’impegno per una più stretta collaborazione con le istituzioni accademiche e un miglior raccordo con la distribuzione organizzata

«Una parte del lavoro del Gruppo sarà indirizzato ad un miglior raccordo con Distribuzione Organizzata e la logistica per lavorare sull’intera filiera - spiega Criscuolo e l’altra focalizzata a stimolare un maggiore interscambio con il mondo accademico per aumentare la capacità innovativa, non solo di prodotto, delle aziende per valorizzare ulteriormente Giorgio Criscuolo le eccellenze locali». Sul come raggiungere questi obiettivi, il presidente Criscuolo non ha dubbi. oordinatore di risorse. «Tutto il direttivo dovrà Così professionalmente esprimersi, ciascuno per le si autodefinisce Giorgio proprie competenze, per svilupCriscuolo, da poche settimane pare tematiche attinenti ad una nuovo presidente del Gruppo sorta di “marketing territoriale” Alimentare di Confindustria Salerno. Direttore della Centrale che le piccole aziende spesso del Latte di Salerno appartenen- non fanno anche per scarso te al Gruppo Newlat SpA, tra le coordinamento delle risorse. La nostra terra è ricca di più importanti realtà produttive del Paese, grazie a marchi storici produzioni di eccellenza, alcune delle quali si fregiano nei settori lattiero-caseario, anche di marchi di tutela come pasta e prodotti da forno, il neo le DOP (di origine protetta) presidente Criscuolo intende o le DOC (di origine controllatrasferire la sua variegata esperienza di dirigente aziendale, ta), in un settore con importanti margini di miglioramento. anche nella guida del Gruppo La collaborazione con per meglio rappresentare la l'Università è un indicatore migliore tradizione alimentare del grado di innovazione delle salernitana. imprese. Ci impegneremo, Oltre a spingere sulla leva conclude Criscuolo, per favorire dell’internazionalizzazione, e accrescere ogni occasione dove le aziende locali hanno concreta di collaborazione senz’altro margini per fare tra le imprese locali e il mondo meglio e su un più puntuale accademico, prevalentemente presidio dei mercati interni del nostro Ateneo. ed internazionali, sull’attenzioCollaborazione, anche con le ne alla qualità e sulla sicurezza alimentare, obiettivi anche della Istituzioni ad ogni livello, sarà la parola chiave cui intendo precedente presidenza Senesi, ispirare il nuovo ciclo del Criscuolo indirizzerà le attività del Gruppo lungo due direttrici, Gruppo Alimentare di Confindustria Salerno». cui dare la priorità assoluta.

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Cultura, progetti concreti, non solo sulla carta

Il gruppo Carta si presenta fortemente eterogeneo, vista la diversità delle ventotto aziende che lo animano. Sarà opportuno, quindi, secondo Nei desiderata del nuovo Gruppo Carta, le intenzioni del neopresidente Cartone, Cartotecnica, Grafica e Stampa, Di Agostino procedere verso un percorso di conoscenza presieduto da Gerardo Di Agostino, reciproca tra le aziende, mai iniziative per l’intero quadriennio scontato, così da aumentare il orientate in particolare coinvolgimento delle stesse alla alla valorizzazione delle qualità, vita associativa. talenti e originalità di cui il nostro L’obiettivo del nuovo consiglio territorio è fonte inesauribile direttivo sarà quello di favorire la coesione e la partecipazione alle attività che il Gruppo stesso metterà in essere. Il neopresidente si farà portavoce delle problematiche industriali del settore, presentando eventuali richieste di interesse comune ai vertici. La larga e ampia categoria merceologica è tra le più longeve e consolidate del Salernitano, per tradizione e continuità. Saranno studiati, insieme a consiglieri e collaboratori, Gerardo Di Agostino iniziative e progetti per l’intero quadriennio, orientati in particolare alla valorizzazione È Gerardo Di Agostino il nuovo delle eccellenze culturali presidente del gruppo “Carta, e turistiche di cui il nostro Cartone, Cartotecnica, Grafica territorio è fonte inesauribile, e Stampa” di Confindustria e in parte ancora inespressa. Salerno. Di Agostino, Co-founder e Amministratore Delegato di Grafica Metelliana SpA, industria poligrafica che festeggia quest’anno i 25 anni di attività. L’azienda offre alla propria clientela una vasta gamma di prodotti, che vanno dagli stampati commerciali ai packaging, alle shopping bag, fino ad arrivare agli stampati per l’editoria.

Chimica/Gomma Plastica, un Gruppo orientato al Lean Thinking Pensare snello è fondamentale, in azienda quanto all’interno delle attività associative, per il nuovo presidente Pietro Mancuso della Cooper Standard Automotive Italy spa: «Lavoreremo per e vitare sprechi e ridondanze»

Pietro Mancuso

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are di più, con sempre meno. A questa filosofia saranno ispirate le future attività del Gruppo Chimica/Gomma Plastica ai cui vertici è stato eletto Pietro Mancuso, attualmente direttore dello stabilimento salernitano della Cooper Standard Automotive Italy spa. Da un primo incontro conoscitivo con le aziende del Gruppo, infatti, è emersa la volontà di «fare uno sharing di competenze per individuare i punti deboli dei processi operativi delle nostre


CO N F I N D US TRIA S A LE R N O aziende - ha spiegato Mancuso e adottare delle tecniche kaizen, proprie del lean manifacturing, per ottimizzare i processi produttivi in tutti i rami di azienda possibili, dalla finanza e arriva alle operations». Con il Lean thinking si cambia strategia, racchiudendo insieme all'inquadramento sul pensiero e sulle teorie organizzative, anche l'approccio pratico (il lavoro umano che serve per realizzare la conversione snella). Tutta l'azienda cambia visione e viene coinvolta in una visione di insieme tramite la messa a flusso dei processi principali, dalla progettazione fino alla gestione degli ordini. Oltre alla Lean Thinking, il Gruppo si impegnerà inoltre per massimizzare l’apertura e il dialogo con le Università, intensificando le occasioni di reciproco scambio attraverso, ad esempio, stage in azienda indispensabili oggi per meglio settare la preparazione degli studenti. Infine, senza sconfinare in temi appannaggio di altri comparti merceologici, il presidente Pietro Mancuso ha riaffermato l’impegno del Gruppo a interessarsi allo studio di possibili soluzioni al problema delle microinterruzioni di energia elettrica e a proposte per ottimizzare il consumo energetico. Precise e concrete, quindi, le direttive che il nuovo Gruppo si propone di perseguire. Precise e concrete come le idee di un vero e proprio uomo di fabbrica.

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Donne in relazione, vince la forza. Della coesione

in rosa di crescere negli ultimi anni. Il primo intervento, voluto dalla neoeletta presidente, è stato quello di estendere a 5 le componenti del Direttivo. Oltre alla past president Stefania La neopresidente del Comitato Femminile Rinaldi, elette Carmela BuonoPlurale, l’architetto Alessandra Pedone, core, Laura Pellegrino, Lina non rompe con il passato. Anzi, rilancia: Piccolo, Sara Martucciello «Proseguiremo con la formazione e Vittoria Calcagni. esperienziale personal–professionale, Attraverso l’apporto di gruppi rivelatasi un'ottima chiave per di lavoro, ciascuno con specifimantenere il gruppo unito e propositivo. ci ruoli e funzioni, si vuole così accrescere lo spirito associativo, Il successo relazionale di queste i legami e le partnership, ampliiniziative ha consentito di per sé una ficando la politica di aggregazioforte coesione del gruppo» ne e di rete. Tante le positive esperienze del comitato: da She Business-Leadership & Self empowerment, percorso di apprendimento esperienziale con cui si è sancita nel 2013 la centralità della formazione manageriale e dell'aggiornamento professionale, a She Business Advanced-Innovation & Networking, nel 2015, da cui sono scaturite le idee di imprese presentate nell’ultima edizione di StartCup e durante la nona edizione del Alessandra Pedone Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria tefania Rinaldi, Socio Salerno, con il B-Relax Amministratore della (un’idea di business nata proprio Rinaldi Group, alla guida attraverso l’aggregazione spontadel gruppo Comitato Femminile nea della Rinaldi e della Pedone, Plurale di Confindustria Salerno unitamente ad altre imprenditrici nell'ultimo mandato, ha passato del territorio). il testimone all'architetto Il successo relazionale di queste Alessandra Pedone, Socio iniziative ha consentito di per sé Amministratore di A4 Design. una forte coesione del gruppo, Più che di passaggio, però, fungendo al contempo da sprone si tratta di continuità; le due per altre azioni congiunte tra cui imprenditrici, infatti, sono l’ideazione del marchio IMOOD, state entrambe protagoniste che raggruppa imprese del Grupdelle molteplici progettualità po Legno/Arredo-Sistema-casa, che hanno consentito al Gruppo indicativo dell’abitare all’italiana.

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17 Tra le altre iniziative, numerosi sono stati i percorsi di formazione, le iniziative legate al territorio, convegni, fiere, la collaborazione con Salerno Letteratura, quella con l’Associazione “I Centenari”, presieduta da Antonia Autuori – e, proseguendo, particolare interesse ha riscontrato la mostra tenutasi al Museo Provinciale di Salerno nel dicembre scorso sulle tracce dell’industria nel tempo, nonché la partecipazione al Teatro Diana con Linea d’Ombra, festival delle culture giovanili. Attualmente è invece in corso un’interessante collaborazione con l’associazione “Tempi Moderni” attraverso la mostra su Pier Paolo Pasolini a Palazzo Fruscione. Il Comitato Femminile Plurale si è fatto portavoce, attraverso nuove formule di networking come mostre e vernissage, dell'importanza dello storytelling, e in generale dell’arte e della cultura, per promuovere una ricchezza di imprese virtuose che rappresentano il cuore pulsante del territorio salernitano. Merito indiscusso del Gruppo nel tempo è l'aver ampliato i confini di azione, interagendo all'interno e all'esterno della realtà confindustriale, moltiplicando le occasioni di fare rete con e sul territorio. È in quest'ottica che Alessandra Pedone indirizzerà il suo mandato: «Proseguiremo con la formazione esperienziale personal-professionale che si è dimostrata un'ottima chiave per mantenere il gruppo coeso; consolideremo le azioni di networking, innovazione e crescita culturale e i

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Maurizio D’Arco di Cava de’ Tirreni, ingegnere meccanico, Amministratore Unico della D’Arco Lazzarini s.r.l. , con stabilimenti a Buccino e Cava de’ Tirreni, il nuovo presidente del Gruppo Metalmeccanico di Confindustria Salerno. La sua è una realtà industriale di gran pregio. L’azienda produce infatti componenti meccanici vari e in particolare ruote dentate destinate al mercato nazionale ed europeo. I clienti di riferimento sono i maggiori costruttori italiani di macchine per il packaging farmaceutico e alimentare, l’industria siderurgica, il settore aeronautico, ferroviario e quello delle macchine utensili. Nelle intenzioni del nuovo consiglio direttivo del Gruppo Ai vertici Maurizio D’Arco, Metalmeccanico presieduto da ingegnere meccanico e contitolare D'Arco vi è la volontà di della D’Arco Lazzarini, azienda continuare il percorso di riferimento, non solo in Italia, conoscenza reciproca tra le nella costruzione di ruote dentate. aziende. Primo obiettivo:potenziare L’obiettivo che il neopresidente le necessarie sinergie si pone è quello di sviluppare e per agganciare lo sviluppo potenziare le necessarie sinergie per promuovere iniziative comuni e indispensabili ad agganciare le opportunità di sviluppo in rete. Sempre in continuità con le attività avviate con la precedente presidenza, quella di Gianfilippo Bottone della De Iuliis Macchine, il Gruppo continuerà il progetto “Alternanza scuola-lavoro” con gli istituti tecnici superiori, allargando la collaborazione ad altri enti di istruzione e formazione del territorio, quali Università, centri di formazione Maurizio D'Arco e strutture private.

legami col territorio. Favoriremo una maggiore sinergia tra lavoro e scuola, imprenditori e professionisti, arti e mestieri e arte e impresa». Continuità, coerenza e impegno: queste le keywords che inaugurano il nuovo percorso intrapreso dalla Pedone che punta a un mandato che sia in grado di confermare ciò che lei stessa dichiarò a chiusura del progetto di storytelling “Tratti di donne”: «che bella storia tra di noi».

Networking, parola chiave del Gruppo Metalmeccanico


CO N F I N D US TRIA S A LE R N O

Intorno ad argomenti e problematiche di interesse comune, il Gruppo si impegnerà ad organizzare giornate di studio e incontri di approfondimento su un ampio ventaglio di tematiche tra cui, senz’altro, gestione della qualità, normative, organizzazione aziendale, gestione delle risorse umane e altre ancora. Il primo, in ordine cronologico di questo ciclo di incontri, sarà dedicato alla Iso 9001-2015 e valutazione dei rischi nella gestione delle commesse. Inoltre, sempre nell’ottica dell’ottimizzazione delle risorse, mettendo a fattor comune collaborazione e sinergie, il Gruppo cercherà di organizzare partecipazioni collettive a fiere ed eventi nazionali e internazio-

Amoruso: «Il destino del porto di Salerno prima di tutto» Per il neopresidente del Gruppo Risorsa Mare, Trasporti e Logistica, Giuseppe Amoruso, «Il Gruppo si propone di lavorare per migliorare l’offerta delle nostre aziende. Accorpare l’Autorità salernitana e quella napoletana significa distruggere un patrimonio immenso di risorse, costruito e rafforzato negli anni grazie alla tenacia e al lavoro di molti. Sarebbe uno scempio che non può lasciarci immobili»

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Giuseppe Amoruso

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l nostro è per certi versi un Gruppo nuovo poiché deriva dalla fusione di due precedenti, quello “Risorsa mare” e quello “Trasporto merci”. Siamo il contenitore di tutte le aziende che, a vario titolo, afferiscono alla logistica integrata. Mettendo a sistema le conoscenze e le esperienze dei componenti, il Gruppo si propone di lavorare per migliorare l’offerta delle nostre aziende. Oggi non è più sufficiente garantire al cliente il solo servizio di trasporto o di supporto logistico per la gestione dei flussi di merci, sia in ingresso che in uscita. È diventato infatti indispensabile migliorare le attrezzature, investire nella formazione del personale, rimodulare spazi e modalità, per presentarci non solo come fornitori ma come irrinunciabili partner, grazie ai quali l’azienda cliente vede aumenta la capacità competitiva. La logistica deve assicurare, da un lato, il rispetto del livello di servizio richiesto dal cliente (tempi, modalità, tecniche e

qualità), dall’altro l’efficienza di risultato e la massima sicurezza. Per questa ragione, fin da subito insieme con il direttivo abbiamo deciso di organizzazione momenti di formazione seminariale con esperti per rilanciare e modernizzare l’attività imprenditoriale del nostro settore. Un focus, in particolare, sarà dedicato all’utilizzo di nuovi strumenti finanziari, perché ogni nostra azienda possa avere a disposizione tutte le leve per raggiungere reali obiettivi di crescita. Questo sul versante prettamente tecnico. Dal punto di vista politico, invece, ci appassiona e ci coinvolge la battaglia sul destino del nostro porto commerciale all’indomani dell’accorpamento con quello napoletano voluto dal governo. Di fatto il provvedimento normativo cancella il nostro scalo, ridimensionandolo a semplice distretto portuale in tutto e per tutto soggetto alle scelte di Napoli. Ci batteremo, anche insieme ad Assotutela, perché la riforma venga rivista. C’è in gioco la competitività dell’intero sistema porto. In più, con la nuova legge la governance passa in buona sostanza nelle mani della politica con il rischio che anche i tempi da “aziendali” diventino “burocratici” e inaccettabili in un mondo come il nostro che fa della velocità il suo punto di forza. Accorpare l’Autorità salernitana e quella napoletana significa distruggere un patrimonio immenso di risorse, costruito e rafforzato negli anni grazie alla tenacia e al lavoro di molti. Sarebbe uno scempio che non può lasciarci immobili.


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Sanità privata, le aziende pronte a collaborare con il pubblico

le case di cura presenti sul territorio della provincia di Salerno, pronto a cogliere tutte le occasioni non solo di integrazione, ma anche di sperimentazione gestionale pubblico-privato. Anche se il Gruppo Sanità è espressione dell’imprenditoria privata, non Le azioni programmatiche del nuovo mancherà di rivolgere - seconpresidente, Aniello Renzullo, do le intenzioni del presidente e del suo direttivo saranno rivolte, Renzullo - particolare attenzione tra l’altro, a evidenziare e contribuire all’azienda ospedaliera “S. Gioa risolvere i problemi che insistono vanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. in ambito socio-sanitario e in quello Per il presidente Renzullo, infatdelle prestazioni specialistiche ti, una positiva evoluzione dell’ospedale potrebbe avere riflessi positivi sul miglioramento della qualità delle prestazioni ospedaliere sia del pubblico, sia delle case di cura private accreditate. Sempre restando in area ospedaliera, particolare attenzione sarà rivolta all’ambito riabilitativo, settore nel quale l’imprenditoria privata è presente in misura preponderante. Per il Gruppo la riabilitazione, nelle sue componenti ospedaliera e territoriale, ha la necessità di un’ampia revisione. Quella ospedaliera va Aniello Renzullo adeguata agli standard previsti in sede di Conferenza Stato-Regioni, mentre quella territoriale deve uscire dal superato ambito niello Renzullo, impren- di servizio per pazienti cronici ditore sarnese amminie rispondere alle nuove istanstratore e proprietario ze di assistenza per pazienti in del Renzullo Centro di Riafase post acuta. Ad oggi manca bilitazione Lars srl, è il nuovo spesso una sinergia tra distretpresidente del comparto Sanità ti e centri di riabilitazione con privata di Confindustria Salerno. offerta di residenzialità. Questa L’impegno del neopresidente, frattura nel percorso assistenziale insieme al suo direttivo, sarà pesa sugli utenti che spesso non concentrato prevalentemente su vedono soddisfatti i loro diritti due fronti: quello ospedaliero e in tempi congrui, sugli ospedali quello territoriale. In area ospe- che incontrano complicazioni a daliera, il Gruppo lavorerà per collocare i pazienti in strutture una maggiore valorizzazione del- riabilitative che rappresentano il

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naturale setting assistenziale per la gestione della fase post acuzie, e infine, sulle strutture che offrono servizi di riabilitazione in quanto con difficoltà i cittadini possono accedere ad esse. Sul fronte territoriale, le energie del Gruppo saranno rivolte a evidenziare i problemi che insistono in ambito socio-sanitario e in quello delle prestazioni specialistiche, non mancando di farsi portavoce di proposte utili alla loro soluzione. L’area socio-sanitaria ha l’ambizione di coniugare e soddisfare i bisogni sociali con quelli sanitari dei cittadini. Soffre, però, di innegabili ritardi nella fase di realizzazione, probabilmente dovuti ad una visione non orientata al “problem solving”, ad una carenza di risorse finanziarie e di una cabina di regia che coordini gli interventi evitando omissioni o dispersioni. Rispetto a queste note dolenti, il Gruppo si impegnerà a seguirne con attenzione l’evoluzione, provando a incidere in positivo. In merito alle prestazioni specialistiche, va ricordato che a causa dell’esaurimento dei tetti di struttura nel 2015 si è avuto un repentino calo della richiesta di esami di laboratorio e di radiologia. Molti cittadini hanno rinunciato a eseguire controlli di cui avevano bisogno, oppure hanno sostenuto direttamente i costi. Gli squilibri insiti nella procedura di riparto del Fondo sanitario nazionale determinano una penalizzazione per la nostra regione che riceve risorse inferiori a quelle cui potrebbe aspirare. Le attività del Gruppo, in questa ottica, saranno di sicuro pungolo


CO N F I N D US TRIA S A LE R N O del Gruppo alla vita associativa e una più stretta condivisione di obiettivi e tematiche con gli altri Gruppi della Territoriale salernitana. Si vuole infatti favorire un processo di trasformazione “culturale”, che superi i confini settoriali (servizi e manifatturiero), tenendo conto delle importanti trasformazioni in atto (i.e.: “digitalizzazione”; nuovi paradigmi di “economia della conoscenza”; “manifattura digitale”; “fabbrica 4.0”; ecc.) per creare valore, promuovendo nuovi modelli di business. Le linee programmatiche traggono origine dagli obiettivi delineati nel “Regolamento del Gruppo” e hanno come punto di rifeIl neo presidente Edoardo Gisolfi, rimento quella che è stata la spinge l’acceleratore mission del Gruppo nel corso dell’ultimo decennio: favorire la sull’ampliamento della partecipazione cultura dell’innovazione, sia nel per promuovere nuovi modelli pubblico, sia nel privato (con di business particolare attenzione alle aziende manifatturiere), e svolgere un ruolo da “Service Innovation” per migliorare la competitività del territorio di riferimento e, a livello nazionale, del “Sistema Paese”. A tal proposito è doveroso sottolineare il ruolo cruciale che ha svolto in tale contesto il “Premio Best Practices per l’Innovazione” di Confindustria Salerno (iniziativa promossa dal Gruppo Servizi) divenuto esso stesso una “best practices” a Edoardo Gisolfi livello di sistema confindustriale nazionale grazie all’impegno, alla passione e alla tenacia del past president Giuseppe De Nicola, che ne è stato l’ideatore, di tutti copo primario del nuovo i colleghi della Territoriale che Direttivo del Gruppo hanno collaborato nel corso degli Servizi sarà quello di anni e dell’alta professionalità favorire una più ampia e condivisa partecipazione delle aziende dei funzionari di Confindustria affinché il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il consigliere per la Sanità, Enrico Coscioni, facciano valere nelle sedi istituzionali competenti le ragioni dei cittadini campani, impedendo che si perpetui una ingiusta penalizzazione a loro carico.

Servizi Innovativi e Tecnologici, l'innovazione cresce con il coinvolgimento

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20 impegnati nel progetto. Il Premio BP è divenuto nel tempo un modello di “ecosistema dell’innovazione” capace di generare opportunità concrete (di mercato, internazionalizzazione, accesso al credito, fund-raising, scouting, partnership, ecc.) sia per le aziende partecipanti, sia per i numerosi partner. In tema di innovazione, dunque, a livello territoriale il Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici dovrà continuare a fungere da driver per favorire l’aggregazione tra le aziende associate e azioni di sistema con attori pubblici e privati del territorio per poter cogliere, facendo “massa critica”, le opportunità connesse a programmi di R&S, di trasferimento tecnologico, di formazione specialistica per essere maggiormente competitivi sui mercati. Naturalmente, oltre al focus sull’innovazione, si porrà particolare attenzione a problematiche con cui spesso le singole aziende sono costrette a misurarsi e che, nel corso degli ultimi anni, hanno rappresentato elemento di criticità per il settore Servizi a tutti i livelli. Per l’attuazione del programma risulterà fondamentale, oltre all’impegno dei nuovi componenti del Direttivo (che porteranno in dote nuove competenze ed entusiasmo), un ampio coinvolgimento degli altri colleghi del Gruppo attraverso la costituzione di apposite “commissioni di lavoro” e “tavoli di lavoro” congiunti con altri gruppi di Confindustria Salerno per affrontare problematiche ed elaborare proposte progettuali di interesse collettivo da proporre al Direttivo.


21 A partire dal nome. Tra le proposte programmatiche spicca, infatti, la volontà di cambiare non solo l’etichetta contenitore ma anche la “varietà” e la provenienza dei suoi componenti. L’idea è quella di allargare la compagine anche al settore tessile e a quello edile. Ampliare il gruppo per rafforzarlo, raggiungendo al contempo come target una platea più ampia che vada oltre la dimensione privata riconducibile alla “casa” ora presente nel nome del gruppo. Troverebbe così concreto significato il concetto di Allo studio del nuovo board, “sistema”. Incassato il parere favorevole capitanato da Valeria Prete, dei rappresentanti degli altri un allargamento quali-quantitativo comparti e associazioni coindel Gruppo Sistema Casa. volte, ora il Gruppo è alle prese Si cambia. Anche il nome con una interna gara di ingegno per trovare il nome che meglio risponde alle sue nuove vesti. Altro ambito verso cui il Gruppo presieduto da Valeria Prete intende concentrare le proprie energie è quello dell’internazionalizzazione. Nei prossimi mesi sarà infatti scelto un mercato di riferimento ritenuto appetibile dagli iscritti e per gli iscritti e, in collaborazione con l’Ice Roma, si procederà a organizzare un b2b con Valeria Prete operatori del settore presso un hotel della Costiera Amalfitana. Sarà un evento collegiale, nato dalle riflessioni e le proposte di uovo presidente, Gruppo ciascun componente in una cornice ambientale insolita. Obiettinuovo. Quello prospetvo di un’azione così congegnata tato da Valeria Prete, è presentare le aziende come eletta di recente alla guida del parte integrante del territorio, comparto merceologico finora come forza viva di un sistema denominato legno-arredo/ molto più vasto del perimetro sistema casa, vuole essere di impresa. Il Gruppo intende innovativo sul serio. In tale contesto risulterà prezioso poter contare sul supporto di importanti player nazionali e di alcune realtà locali di medie dimensioni caratterizzate da significative competenze distintive, know-how, propensione all’innovazione e ideazione, realizzazione e gestione di progetti complessi.

Non solo Legno/Arredo

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inoltre organizzare, nei prossimi mesi, un Open Day rivolto non solo alle istituzioni scolastiche del territorio, ma aperto al grande pubblico. Le imprese del territorio salernitano del comparto arredo avranno così l’opportunità di raccontare la propria storia, i segreti e di costruire insieme una vetrina dislocata in più punti, come in più aree geografiche del Salernitano sono presenti le aziende, che mostri le capacità manifatturiere italiane e in particolar modo del Sud Italia. Si individueranno percorsi tematici di visita e “scoperta” del territorio e del tessuto imprenditoriale salernitano, perché la giornata sia innanzitutto formativa. Un’attività di valorizzazione di siti manifatturieri, di distretti e filiere a elevata qualità e rilevanza, destinata a proseguire dopo la conclusione dell’iniziativa e a strutturarsi in un’attività costante di promozione del turismo manifatturiero. Infine, tra le idee progettuali del Gruppo rientra un bando di concorso per giovani talenti del design, volto ad individuare per ciascuna azienda potenziali giovani designer che realizzino inediti prodotti coerenti con l’attività manifatturiera che caratterizza l’azienda stessa. Il bando, di carattere nazionale, sarà rivolto a studenti, laureandi e giovani laureati. Il vincitore sarà meritevole di una borsa di studio. Sarà invece a discrezione dell’azienda avviare o meno la successiva produzione del prodotto studiato ad hoc dal designer.


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C O N F I N DUS TRIA S A LE R NO

I Direttivi Comitato Femminile Plurale

Metalmeccanico

Servizi Innovativi e Tecnologici

Presidente Alessandra Pedone

Presidente Maurizio D'Arco

Presidente Edoardo Gisolfi

Consiglieri Carmela Buonocore Vittoria Calcagni Sara Martucciello Laura Pellegrino Pasqualina Piccolo

Vice Presidente Antonio Iannone

Vice Presidenti Michele Mincuzzi Domenico Pitta

Past President Stefania Rinaldi

Consiglieri Pasquale Albano Andrea Catino Vincenzo Cuomo Maria Grazia Della Bianca Giovanni Sessa Antonio Vitale Past President Gianfilippo Bottone

Risorsa Mare, Trasporti e Logistica

Alberghi, Turismo e Tempo Libero

Presidente Giuseppe Amoruso

Presidente Luigi Schiavo

Consiglieri Annamaria Curcio Luigi D'Auria Mario De Cesare Alberto Fabbricatore Pietro Silveri

Consiglieri Fabrizio Carfora Francesco Chechile Erica De Simone Maria D'Amato Michelangelo Lurgi Rocco Napoli Alessandro Reale

Past President Andrea De Rosa Tommaso Gentile

Past President Lucia Scapolatiello

Consiglieri Marco Baione Carmine D’Alessio Antonio Delli Priscoli Eugenio Magaldi Biagio Matera Aniello Russo Dario Tramontano Past President Giuseppe De Nicola

Legno, Sistema Casa Presidente Valeria Prete Consiglieri Alessia Colombo Maria Lamberti Alessandra Pedone Stefania Rinaldi Past President Paola Cianciullo


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Carta, Cartone, Cartotecnica, Grafica e Stampa

Chimica, Gomma, Plastica

SanitĂ

Presidente Gerardo Di Agostino

Presidente Pietro Mancuso

Consiglieri Francesco Mastalia Francesca Mendozzi Alfonso Sada

Vice Presidente Sara Martucciello

Consiglieri Bruno Accarino Luigi Manto Roberto Napoli Vincenzo Raiola Giuseppe Tortorella

Past President Salvatore Mercurio

Consiglieri Lorenzo Brillante Alfonso Campitelli Carmine Cappa Emanuele D'Amato Marco Pontecorvo Franco Fortunati

Presidente Aniello Renzullo

Past President Ottavio Coriglioni

Past President Alfredo Valerio

Alimentare

Trasporto Persone

Piccola Industria

Presidente Giorgio Criscuolo

Presidente Alessandro Tullio

Presidente Gerardo Gambardella

Vice Presidente Marino Pezzullo

Consiglieri Gerardo Buonocore Sergio Leonetti Bartolomeo Lettieri Salvatore Pecori Giuseppe Scelza Simone Spinosa Giuseppe Vitolo

Consiglieri Luigi Bisaccia Alfonso Campitiello Daniela Carrano Antonio Costa Dorgham Eid El Salah Biagio Garofalo Francesco Ferrara Fabio Lambiase Umberto Lettieri Mariagrazia Petraglia Bruno Ronca Alessia Vitale

Consiglieri Raffaella D'Acunzi Raffaele De Clemente Gianluigi Di Leo Annibale Pancrazio Giuseppe Pizzuti Antonio Scorza Past President Francesco Senesi

Past President Roberto Magliulo


C O N F I N D US TRIA S ALE RN O

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Welcome Day, nuovi Soci scelgono Confindustria Salerno Il presidente Maccauro ha presentato alle aziende neoiscritte servizi e obiettivi dell’Associazione Industriali, invitandole a conoscersi per fare squadra e business

I nuovi iscritti a Confindustria Salerno

a cura della Redazione Costozero

L

o scorso 25 gennaio, nella sede di Confindustria Salerno, il presidente Mauro Maccauro ha dato il benvenuto alle nuove aziende associate. L’evento, che rientra nella serie di appuntamenti denominati Welcome Day, rappresenta un momento di ascolto per condividere con gli imprenditori neo iscritti opinioni, proposte ed esigenze con l’obiettivo di migliorare e modernizzare sempre di più l’Associazione degli Imprenditori di Salerno e la piattaforma di servizi che questa offre alle aziende iscritte. Duran-

te l’incontro il presidente Mauro Maccauro ha illustrato ai nuovi associati le azioni di Confindustria Salerno attualmente in campo e le linee programmatiche per il 2016, oltre a presentare attività e servizi. L’iniziativa, giunta al decimo appuntamento, si configura anche come un’importante occasione per le imprese salernitane di conoscersi reciprocamente, presentare la propria azienda e verificare possibilità di business e partnership. «In un quadro storico di trasformazione dei modelli economici e relazionali tra i

vari attori dello sviluppo – ha dichiarato il presidente Maccauro – il ruolo delle associazioni di categoria assume una valenza fondamentale per contribuire ad attivare dinamiche virtuose di crescita». «È in questo contesto di riferimento - ha concluso Maccauro - che si collocano i servizi e il supporto operativo che l’Associazione offre quotidianamente agli iscritti con la consapevolezza che la diffusione di una cultura d’impresa sempre più adeguata alle sfide da vincere su scala globale resta il valore principale del sistema confindustriale».


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Giovani Imprenditori, l’agenda per il 2016 In primavera il Gruppo lancerà un'applicazione di servizio pensata per il mondo della scuola

a cura della Redazione Costozero

europea. Mi auguro che le conoscenze acquisite nel corso della giornata formativa possano essere da stimolo per ognuno di noi per nuovi progetti di business. Nella primavera inoltrata, invece, lanceremo una app di servizio pensata per il mondo della scuola. Abbiamo progettato uno strumento agile e snello che contiene le informazioni indispensabili per dare vita a un’impresa: dall’idea a come svilupparla, a come e cosa fare per renderla concreta. Francesco Giuseppe Palumbo Il progetto dell’applicazione prevede anche una sezione residente, i Giovani riservata ai canali finanziari Imprenditori di Salerno nazionali ed europei. È in fase di quali iniziative hanno definizione poi la nostra Assemin calendario per il 2016? blea che, da momento privato, L’anno per il Gruppo è cominnegli ultimi anni si è trasformata ciato con una nuova esperienza in evento pubblico. Quella di rivelatasi molto interessante. quest’anno sarà dedicata a un Una nostra delegazione ha preso, asset dalla forte valenza strategiinfatti, parte al primo consiglio ca per il nostro Paese. Non svelo centrale dei Giovani di Confinquale, però.Grazie a testimonial dustria svoltosi presso il Parlaeccellenti, l’Assemblea vuole mento europeo a Bruxelles. essere per noi anche occasioParticolarmente utili sono stati i ne di confronto e di dibattito seminari di approfondimento anche sulla capacità attrattiva dal taglio non solo didattico ma del nostro Sud e del suo modo di operativo - sui finanziamenti a fare impresa. Per la prima volta, gestione diretta della Comunità poi, organizzeremo una missione

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all’estero come Gruppo Giovani di Salerno. Al momento siamo alla ricerca di un Paese target che condensi in sé il parere favorevole di tutti i componenti del Gruppo, o della gran parte di esso. La scelta potrebbe ricadere sugli Emirati Arabi, anche perché nei prossimi mesi organizzeremo un workshop in Confindustria Salerno, in collaborazione con la Camera di Commercio italiana negli EAU, proprio per valutare possibili sinergie con questa area così interessante e diversa del mondo. Proseguirà, infine, la collaborazione da poco avviata con le rappresentanze dei giovani delle imprese e delle professioni. L’idea obiettivo è quella di costruire insieme un ventaglio di proposte - anche poche ma concrete - da proporre alle istituzioni competenti su temi rilevanti per il mondo giovanile. Mettendo a fattor comune esperienze e competenze diverse vogliamo dare vita a progetti di sviluppo per il nostro territorio che siano forti, partecipati e condivisi. Sono certo che questa sia la buona strada.


NE W E N T RIE S

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Mate Consulting, avanti con le tecnologie di frontiera L’azienda, con sedi a Roma e Salerno, è specializzata nella progettazione e messa in opera di progetti software in sistemi complessi

di Raffaella Venerando

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n’ azienda a prova di futuro. È la Mate Consulting, nata nel 2002 per proporre servizi, soluzioni, strategie e tecnologie di business da impiegare nel digital management aziendale, oggi forte soprattutto per la sua capacità di progettare e implementare progetti sia in ambito gestionale, sia tecnologico a diverse latitudini. Mate è capace di gestire il ciclo di vita completo dell’implementazione di un sistema gestionale SAP in una media o grande impresa. La capacità di innovare e l’attenzione nell’applicazione delle tecnologie di frontiera ha permesso di accreditarsi come azienda specializzata nella progettazione e messa in opera di sale di controllo in sistemi complessi. L’intercambiabilità dell’operatore e la bassa emissione di rumore e di emissioni elettromagnetiche rendono la qualità e la sicurezza del posto operatore e dei dati trasmessi perfette. Che sia Perù, Danimarca, Arabia Saudita o Italia, infatti, la centrale di comando di alcune delle metropolitane più grandi e futuristiche di questi Paesi potrebbe essere opera del gruppo ingegneristico dell’azienda di IT con

Control room realizzata da Mate Consulting

sedi a Salerno e Roma. Nel portafoglio di offerta servizi della Mate, oltre alle soluzioni IT orientate al mercato, vi è un solido e in costante crescita nucleo di ricerca e sviluppo, specializzatosi negli ultimi anni nel settore dei trasporti al punto tale di entrare a far parte di DATTILO, il Distretto Alta Tecnologia Trasporti e Logistica formato da grandi imprese, università e poche PMI di eccellenza. Fondatori della società 4 amici che negli anni ’90 hanno iniziato a lavorare insieme in un'azienda del campo aerospaziale e che, dopo esperienze professionali diverse, hanno deciso di mettere a fattor comune le differenti competenze di ciascuno per provarsi

nelle vesti di imprenditori. Di strada dal 2002 i quattro ne hanno fatta e insieme a loro l’azienda, che attualmente ha progetti aperti in tutto il mondo. L’ambizione prossima è raggiungere e gestire, che sia un'impresa, un aeroporto, una stazione o uno stadio, qualsiasi struttura necessiti di controllo. Sapere è potere, ma il sapere è ancor più potente quando è condiviso, usato e ben gestito. E alla Mate dimostrano di conoscere bene il proprio mestiere. Mate Consulting Via Irno, 11 - Salerno www.mateconsulting.it


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Economia circolare più vicina con Rethink Esperienza internazionale e partner qualificati per la società di ingegneria e consulenza salernitana, capace di individuare soluzioni integrate riguardanti energie rinnovabili, efficienza energetica, waste management, difesa del suolo, internet of things, ICT e innovation management, seguendo i propri clienti lungo tutto il ciclo di vita del progetto a cura della Redazione Costozero

R

ethink – Sustainable Solutions (www.rethink.srl) è una società di ingegneria e consulenza tecnica che vuole favorire il passaggio a un modello di economia circolare. É una realtà giovane e dinamica, iscritta al Registro delle Start-Up Innovative, che si focalizza sullo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di servizi ad alto valore tecnologico grazie a personale altamente qualificato. Core dell’azienda è la progettazione di soluzioni in campo energetico e ambientale, mediante l’utilizzo dei nuovi canali digitali. Tra i suoi progetti: InSymbio (www.insymbio.com), un marketplace per il riutilizzo degli scarti agricoli nel settore della bioeconomia, vincitrice del premio “Nuovi Talenti Imprenditoriali” di EXPO, dei programmi europei ODINE a Londra (UK) e Soul-FI a Coimbra (PT). SunnyRev (www.sunnyrev.com), una piattaforma web per l’efficientamento energetico degli edifici mediante l’utilizzo di fotovoltaico con modello di

business “solar as a service”, vincitrice del programma europeo SpeedUP! Europe svoltosi tra Amburgo (DE), Amsterdam (NL), Copenhagen (DK) e Stoccolma (SE), e di numerosi altri premi di settore come il Premio Gaetano Marzotto. La società vanta quindi esperienza internazionale e partner di rilievo come l’Open Data Institute, Wayra, Telefonica, l’University of Southampton, Accelerace, l’Istituto Pedro Nunes. Con competenza, energia e passione, Rethink – Sustainable Solutions è in grado di individuare soluzioni integrate riguardanti le energie rinnovabili, l’efficienza energetica,

il waste management, la difesa del suolo, l’internet of things, l’ICT e l’innovation management, seguendo i propri clienti lungo tutto il ciclo di vita del progetto. Rethink-Sustainable Solutions Via dei Principati, 17 - Salerno www.rethink.srl info@rethink.srl


S TRATEGIE D I IMPRE SA

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Grafica Metelliana, 25 anni di printing e packaging solutions L’azienda, storicamente a Cava de’ Tirreni e dal febbraio 2015 nel più ampio stabilimento di Mercato S. Severino, raggiunge quest’anno l’importante anniversario. Dietro a ogni traguardo, dal Top Application a La Vedovella, fino allo Scodix Design Award, l’elemento da sempre caratterizzante l’identità aziendale è l’attenzione alle persone a cura della Redazione Costozero

È

arrivato dall’Israele l’ultimo riconoscimento, in ordine di tempo, per Grafica Metelliana SpA, azienda poligrafica storicamente a Cava de’ Tirreni e oggi a Mercato S. Severino. Si tratta della menzione al premio Scodix Design Award, nella categoria dedicata ai prodotti editoriali nobilitati con l’omonimo macchinario (Grafica Metelliana

Areablu Edizioni, casa editrice del gruppo, guidata da Gerardo Di Agostino. Il premio, l’unico assegnato a una azienda italiana e dell’intero bacino del Mediterraneo, è arrivato all’alba del quarto di secolo, festeggiato in un gremito e partecipato event day che ha visto la presenza di esponenti del mondo delle istituzioni e dell’impresa: tra gli altri, il presidente di Confindustria Salerno Mauro Maccauro, il sindaco di Mercato Un momento dell'event day S. Severino Giovanni Romano, il sindaco di Cava de' Tirreni acquistò due anni fa, tra le Vincenzo Servalli, il deputato prime in Italia, la Scodix S75), Tino Iannuzzi e il rettore che crea il “digital embossing”, dell’Università di Salerno un effetto in rilievo realizzato Aurelio Tommasetti. tramite un polimero che viene Vissuti, traguardi, strategie posizionato in un’area definita e partnership sviluppate che dello stampato. Sul podio la hanno guidato l’azienda verso lavorazione effettuata sulla quest’importante ricorrenza copertina del libro “I fratelli sono stati celebrati nel nuovo di Arpad” del giornalista del stabilimento dell’area PIP Corriere dello Sport-Stadio sanseverinese lo scorso 23 Biagio Angrisani, pubblicato da gennaio.


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Il premio, cui sarà possibile iscriversi fino al 31 marzo, consta di due competizioni: una dedicata ai professionisti, l’altra agli studenti degli Istituti Superiori e delle Università con indirizzo design, tra i 18 e i 27 anni

L’imponente “quartier generale” ospita su 5mila metri quadrati gli uffici e l’intero apparato produttivo, aprendosi al territorio per accogliere importanti mostre ed eventi culturali: fino al 25 marzo saranno allestite e visitabili “Corpora”, la personale dell’artista Pietro Lista, a cura di Rosa Cuccurullo, allestita nel piano inferiore della struttura

conquistati negli anni: dai 2 Fedrigoni Top Application Award vinti nel 2006 e nel 2008 a La Vedovella, con l’elezione a “Industria grafica dell’anno” nel 2013. Dietro ad ogni traguardo, sottolineano i vertici, l’elemento da sempre caratterizzante l’identità aziendale: «Non sono gli immobili o i macchinari a costituire il valore di un’impresa, e non sono neanche

OneMorePack edizione 2016

e la temporanea curata dal Museo del Marchio Italiano sull’evoluzione di marchi della macroarea “Food”, allestita al piano superiore. Quello giunto da Tel Aviv è solo l’ultimo degli importanti riconoscimenti

i suoi conti correnti bancari. Il valore di un’impresa sono gli uomini che per essa lavorano e lo spirito con i quali essi si applicano». È l’attenzione alle persone, secondo il motto di Heinrich Nordhoff, manager

Volkswagen negli anni della crescita, che Gerardo Di Agostino, attuale amministratore delegato, Vincenzo Di Agostino, attuale Prepress Technical Director, e Filippo Marcellino, attuale Production Manager, hanno fatto propria e trasmesso ai collaboratori. Tutto cominciò nel garage messo a disposizione da zio Enzo 25 anni fa. Poco più che ventenni, con un pizzico di sana incoscienza, i 3 soci iniziarono da quelle mura famigliari di Santa Maria del Rovo a “tirar su” Grafica Metelliana, che oggi conta 60 dipendenti e una classe di fatturato di 10 milioni di euro. Una storia che, come ogni bella storia, non potrebbe essere tale senza audacia, intuizione e lungimiranza. Quel piccolo laboratorio litotipografico di inizio anni Novanta si aggiungeva ad altre sette tipografie nate all’ombra della storica “Di Mauro” a Cava de’ Tirreni, interessante polo dell’artigianato di settore. «Mia madre è stata la nostra prima vera commerciale», ricorda il ceo Di Agostino. «Per aiutarci distribuiva i nostri biglietti da visita a chiunque conoscesse. Così la valle metelliana si fidò di noi, le commesse un pò alla volta aumentarono e iniziammo a fare i primi investimenti in macchinari, grazie al sostegno delle nostre famiglie». Quel garage divenne presto stretto ed evidente era il bisogno di spazio e di attrezzature sempre più all’avanguardia, capaci di soddisfare la richiesta.


S TR ATEGIE D I IM PRE SA

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realizzati per il mercato italiano o estero, appartenenti a una o più categorie: astucci food (vino, pasta, olio, cioccolato, etc), astucci no food (cosmetica, profumi, gioielli, abbigliamento, etc), visual (espositori da terra, espositori e dispenser da banco, etc), label (etichette). Gli studenti degli Istituti Superiori e delle Università con indirizzo design, tra i 18 e i 27 anni, invece, dovranno progettare un sistema di packaging cartotecnico e un’etichetta per una linea di profumi destinata al mercato italiano. La nuova sede di Mercato S. Severino Al vincitore una borsa di studio del valore di 1500 euro per uno stage della durata di tre mesi presso un’agenzia di comunicazione sul territorio Il premio, cui sarà possibile Nel 2006 si concretizzò così nazionale. iscriversi fino al 31 marzo, il trasferimento a Gaudio Maiori, consta di due competizioni: una I lavori saranno esaminati da dove l’azienda prese possesso di una struttura dell’area industriale dedicata ai professionisti, l’altra una giuria composta da esperti agli studenti. Graphic designer, della scena del design nazionale cavese. Mille metri quadrati che e internazionale, che valuterà agenzie di comunicazione e hanno retto alla pressione funzionalità, comunicazione, aziende potranno concorrere, produttiva fino al 2015, quando innovatività e sostenibilità. con uno o più lavori già si attua il cambio sede per rispondere alla riproposta necessità di ampliamento tecnologico e strutturale. La nuova sede viene realizzata ad hoc, con ingenti investimenti, che porta a cinquemila i metri quadrati a disposizione di Grafica Metelliana, che nel frattempo ha penetrato nuovi mercati, sondando la richiesta di packaging. Un asset cui l’azienda riserva sempre più attenzione, tanto da indire il primo concorso italiano di creative packaging design cartotecnico, OneMorePack, giunto nel 2016, dopo i successi delle precedenti, alla terza Installazione di Pietro Lista "Sfera di luna" edizione.


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Treofan Italy, passione e innovazione a tutto campo Un altro canestro per l’azienda, leader nella produzione e distribuzione di film in polipropilene: per la stagione 2015/2016 sarà main sponsor per l’intera attività maschile della Polisportiva Battipagliese

di Raffaella Venerando

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assione e innovazione. Bastano queste due parole a racchiudere la filosofia aziendale del gruppo Treofan, società multinazionale - con una sede a Battipaglia – leader nella produzione e distribuzione di film in polipropilene. Dallo scorso settembre passione e innovazione sono anche i pilastri su cui poggia una nuova alleanza e un nuovo, insolito, progetto di impresa: la Treofan Italy è diventata infatti main sponsor del gruppo maschile della PB63, squadra di basket battipagliese. Luigi Martinese, presidente del Consiglio di Amministrazione e amministratore delegato della Treofan Italy, a suggello di questa partnership ha dichiarato: «Noi e la PB63 leghiamo ufficialmente i nostri nome e la nostra storia nel segno della fiducia e stima reciproche. Con la volontà chiara della Treofan di avvicinarsi al mondo dello sport e in particolare ai valori che esso veicola, soprattutto tra le nuove generazioni. In un mondo complesso come quello in cui viviamo, caratterizzato da una forte disgregazione dei valori,

ritengo sia importante per i nostri ragazzi sentirsi parte di un gruppo, condividere le gioie e le amarezze dell’attività sportiva e avere dei riferimenti concreti e dei modelli di vita sani». «Per la Treofan – ha concluso Martinese – è motivo di orgoglio sostenere il progetto della PB63, perché in questo nuovo percorso ritroviamo i valori che quotidianamente mettiamo nel nostro lavoro: passione, impegno e dedizione. Portiamo con noi entusiasmo e solidità, con l’augurio che il nostro sostegno permetta all’azienda, alla squadra e alla nostra città di crescere insieme». La Treofan Group è leader globale nella produzione e distribuzione di film in polipropilene (BOPP). L’azienda impiega circa millecento persone in quattro stabilimenti ubicati in Germania, Italia e Messico. Vende i suoi prodotti in più di novanta nazioni nel mondo, con capacità produttiva di 190.000 tonnellate e con un fatturato annuale di 750 milioni. La Treofan Italy è la realtà italiana della Treofan Group, si presenta sul territorio con due stabilimenti siti a Battipaglia e Terni e con un ufficio vendite presente a Milano. La capacità produttiva è di 60.000 tonnellate annue con un fatturato annuale di 160 milioni di euro, circa duecentocinquanta sono invece i dipendenti. Lo scorso dicembre la sponsorizzazione è stata ulteriormente ufficializzata alla presenza dei vertici della multinazionale giunti direttamente dalla Germania, cui la società sportiva biancoarancio ha consegnato la divisa ufficiale della stagione 20152016. Quando si dice fare squadra.


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E D I LI ZI A IND US TRIALE

Quale futuro per la residenza? Dopo trent’anni di costruito deludente, ad oggi ancora manca il coraggio di sperimentare per consentire alle nuove generazioni di trovare nella propria abitazione la stessa qualità estetica e funzionale che il design contemporaneo offre, ad esempio, nelle strutture di trasporto come treni, aerei e navi

Donato Cerone Architetto | Consigliere dell’Ordine degli Architetti Paesaggisti Pianificatori e Conservatori della provincia di Salerno www.donatocerone.com - donato@donatocerone.com

O

ggi mentre negli altri Stati europei e nel mondo assistiamo a una consapevolezza crescente delle problematiche del vivere bene e a uno sforzo per trovare sempre nuove soluzioni funzionali e formali per la residenza, in Italia si continua a progettare edifici geometricamente semplici, tutti simili e con le stesse caratteristiche di alcuni decenni fa senza impegnarsi davvero per inventare nuovi ambienti in cui gli uomini possano lavorare, studiare e vivere in condizioni di benessere fisico. Nonostante i progressi e la scoperta di materiali e nuovi sistemi costruttivi, le case progettate e realizzate per la vita degli uomini sono sempre più ignorate come il vero problema del costruire. Le recenti realizzazioni di edifici residenziali nelle nostre città sono un esempio di come la totale assenza di questa consapevolezza produca effetti negativi: si pensi all’utilizzo di materiali e tecniche vecchie come l’intonaco sulle facciate dei nuovi edifici o l’utilizzo dello stesso tipo edilizio sia in pianura, sia in collina. In realtà gli architetti e gli ingegneri, pensando di essere da soli in grado di progettare il futuro dell’uomo, non sono stati capaci

di costruire alternative valide alla città della speculazione, degli interessi e dei mercati. Prima ancora come cittadini dovremmo chiedere agli addetti ai lavori, architetti e ingegneri, quali contenuti pongono alla base del proprio fare per evitare di continuare a immettere sui mercati immobiliari manufatti obsoleti prima ancora di essere collaudati, raffiguranti forme non sufficienti per il presente e per i contesti e gli ambienti che dovrebbero ospitarle. D’altro canto c’è da dire che il progetto di architettura incontra sempre difficoltà a inventare nuove soluzioni spaziali e distributive interne agli edifici che sappiano modificare sostanzialmente gli schemi tradizionali, anche a causa dei condizionamenti dovuti a vecchie norme standardizzate che consentono solo determinati volumi. Se nell’architettura non sorgono nuovi entusiasmi e non si dà vita a coraggiose sperimentazioni sarà sempre più difficile rispondere puntualmente alle nuove richieste di alloggi efficienti e adeguati ai nuovi costumi sociali. Ci vuole un maggiore impegno da parte degli architetti a studiare e proporre nuove idee che abbandonino definitivamente


33 ogni tradizione tecnico-costruttiva e formale per “inventare” la nuova casa dell’uomo e spingere la committenza a realizzarla. Si deve consentire alle nuove generazioni di trovare nella propria abitazione la stessa qualità estetica e funzionale che il design contemporaneo offre, ad esempio, nelle strutture di trasporto come treni, aerei e navi. Per non parlare poi dell’attenzione pari quasi a zero - verso l’impiego di energie alternative per il risparmio energetico: nessuna cura viene posta per dare un segnale di progresso, il riscaldamento degli ambienti è ancora legato alle vecchie caldaie a gas e all’utilizzo dei termosifoni. Nessuna cura è rivolta verso la creazione di edifici a basso consumo di energia, ma anche verso edifici a energia zero, a zero anidride carbonica o a edifici che restituiscono più energia di quelli che consumano. Non c’è alcun tentativo per cercare di ridurre il carico di energia totale attraverso mezzi puramente passivi. La crisi economica nella nostra città e nel meridione d’Italia invece di spingere a trovare nuove soluzioni, soprattutto economiche, attraverso l’utilizzo di materiali a tecnologie avanzate, non riesce nei fatti a dare alcun nuovo stimolo per produrre nuove trasformazioni formali. Eppure il progresso scientifico e tecnologico sta consentendo la creazione di nuovi materiali che, modificati nella loro struttura molecolare, consentono resistenze e prestazioni strutturali del tutto nuove. Si pensi alle materie plastiche che raggiungono incredibili prestazioni che, però, non trovano ancora applicazioni tali da far nascere nuovi mercati di prodotti e componenti d’uso. Sicuramente la produzione da parte dell’industria di nuovi prodotti elettronici, siderurgici e chimici ha creato nuovi mercati, ma questa rivoluzione anche se ha consentito nuovi strumenti di progettazione e di visualizzazioni

Esempio di edilizia moderna

virtuali - non ha nemmeno sfiorato la creatività dei progettisti nella realizzazione di nuovi habitat a dimensione d’uomo. Cinquant’anni fa gli architetti erano attenti ai nuovi prodotti che le industrie mettevano sui mercati per adeguarli ai nuovi linguaggi tecnologici dell’architettura. Si pensi ai progetti di Yona Friedman e Konrad Wacksmann e ai loro edifici basati su “infrastrutture” che prevedono abitazioni e norme urbanistiche passibili di essere create e ricreate, a secondo dell'esigenza degli abitanti e dei residenti. I loro edifici erano progettati con strutture reticolari e nodi spaziali di nuova generazione. Allo stesso modo oggi sarebbe necessaria una spinta forte da parte dei produttori industriali, con investimenti economici importanti, per stimolare i progettisti a inventare il futuro di nuovi quartieri residenziali attraverso oggetti e strumenti utili per aiutarci a vivere meglio. Proprio perché stiamo uscendo da una forte crisi economica questo è il momento favorevole per investire in progetti adeguati a utilizzare nuovi materiali e nuove tecnologie.

Pensiamo alla domotica, alla robotizzazione, alla nanotecnologia per dare vita a nuove produzioni e a nuovi mercati. Ha fatto bene Rem Koolhaas che ha incentrato il tema dell’ultima Biennale dell’Architettura di Venezia sugli “Elementi” del costruire, per far conoscere e riproporre il vocabolario dei pezzi fondamentali della disciplina, solo che essi devono essere manipolati con molta attenzione e nel rispetto dell’etica per consentirci di costruire per il benessere delle persone. Non è utopia pensare a case da 150 mq trattate come vere e proprie ville urbane, su due livelli, realizzate attraverso l’impiego della prefabbricazione metallica, in legno o in cemento, che siano accostabili, accumulabili, sovrapponibili e soprattutto economiche (pensiamo alla SU-SI House di J.Kaufmann). Solo in questo modo potrebbe essere possibile rispondere alle esigenze e ai comportamenti di vita delle attuali e future generazioni per creare nello stesso tempo nuovo lavoro e avviare una fase di grande rottamazione del costruito banale e poco funzionale degli ultimi trent’anni.


NO R M E E S OCIE TÀ

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Garanzia e certificazione di qualità: il marchio collettivo e il marchio collettivo geografico (MCG) Attraverso la creazione di un MCG si garantisce che più prodotti, appartenenti a produttori differenti ma comunque accomunati dall’origine territoriale, possiedano delle specifiche e omogenee proprietà organolettiche, in virtù dell'area geografica di provenienza

Piera Di Stefano Avvocato, Studio Legale D|&|D / T.R.ON ® - Tutela della Reputazione ONline www.disommadistefanolegali.it

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l boom del settore agroalimentare italiano nel mondo, registrato negli ultimi anni, e la necessità delle aziende di rendere “esclusivi” e competitivi i propri prodotti hanno determinato un ricorso massiccio a quei segni distintivi che siano in grado di garantirne qualità, origine e natura. Tra questi ritroviamo il cosiddetto marchio collettivo (MC) disciplinato dagli articoli 2570 del codice civile, nonché 11 e 12 del Codice della Proprietà Industriale (CPI). Si tratta di un segno distintivo (figurativo o verbale), al pari del marchio individuale, ma a differenza di quest’ultimo, che vale a contraddistinguere i prodotti e servizi di una determinata impresa da quelli delle altre imprese, ha la precipua funzione di tutelare la denominazione di prodotti o servizi garantendone: 1) provenienza, che deve essere rilevante per la qualità del prodotto; 2) natura, da intendersi come qualità che un prodotto deve avere in base alle materie prime utilizzate; 3) qualità, espressa nel regolamento d’uso. Il regolamento d’uso del marchio, che va allegato alla domanda di registrazione, detta i principi in base ai quali il marchio può

essere dato in licenza, prevedendo le modalità del suo utilizzo, la possibilità di effettuare controlli e le sanzioni per le ipotesi di uso non corretto del segno da parte dei licenziatari con conseguente decadenza del titolare che risulti inerte in tal senso, oppure che ometta di comunicare all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) eventuali modifiche apportate al regolamento medesimo. Il marchio collettivo viene appunto registrato presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) e la richiesta può provenire da qualunque persona fisica o giuridica, soggetto privato o pubblico, di diritto nazionale o internazionale (associazioni, cooperative o consorzi). Il proponente/concessionario del marchio assume il ruolo di garante della provenienza e/o della qualità del prodotto o servizio: questi non può compiere attività d’impresa in proprio, contrassegnando, cioè prodotti o servizi propri, ma può concedere in uso il marchio collettivo a terzi imprenditori. La differenza tra il marchio collettivo e quello d’impresa non è di poco conto, giacchè solo il primo può consistere in segni o indicazioni utili nel commercio a designare la provenienza geografica dei prodotti o servizi.


35 Essendo marchio di qualità ha la duplice natura di segno di identità e distinguibilità, come pure di origine da un territorio dichiarato e garantito, e di garanzia per il consumatore. Infatti, l’art. 11 del Codice di Proprietà industriale, in ottemperanza a quanto stabilito dalla Direttiva 89/104/CEE, ha espressamente previsto che, in deroga alla limitazione di cui all’art. 13, comma 1, lettera b, dello stesso Codice, il marchio collettivo può consistere in segni o indicazioni che nel commercio possono designare la provenienza geografica di prodotti o servizi, diventando Marchio Collettivo c.d Geografico (MCG). Ciò soprattutto per l’interesse delle imprese del settore agroalimentare operanti nelle aree d’Italia più rinomate sotto tale profilo (ergo, quasi tutte!) di evidenziare a chiare lettere la provenienza dei propri prodotti proprio da quelle aree. Attraverso la creazione di un MCG si garantisce che più prodotti, appartenenti a produttori differenti ma comunque accomunati dall’origine territoriale, possiedano delle specifiche e omogenee proprietà organolettiche, in virtù della area geografica di provenienza. La domanda di registrazione del MCG è, invero, corredata dal cd. disciplinare di produzione, contenente esclusivamente il nome del prodotto, la zona di produzione, le caratteristiche del prodotto e le tecniche di produzione. Il rispetto del disciplinare costituisce, nel regolamento d’uso, una condizione di accesso degli operatori interessati. È altresì preferibile che i controlli, indicati nel regolamento, siano effettuati non direttamente dal

titolare del marchio, bensì, per ovvie ragioni di trasparenza, da un organismo terzo e indipendente. Il MCG può essere concesso a beneficio dei soggetti interessati, che avranno superato i controlli, inserito in un apposito registro. Quale limitazione al diritto di esclusiva, il titolare del marchio collettivo geografico non può peraltro impedire a terzi l’uso del nome geografico, purché esso sia conforme ai principi di correttezza professionale. In tutti i casi di violazione del marchio l'unica autorità competente è quella giudiziaria e nelle relative controversie non possono assumere alcuna posizione né le Camere di Commercio, né l’UIBM. Il d.lgs. 131/2010 ha modificato l’art. 30.1 C.P.I., conferendo alle denominazioni d’origine e alle indicazioni geografiche un livello di protezione in linea con quello previsto dai Regolamenti comunitari su DOP e IGP. In particolare, la norma citata stabilisce che le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche ricevano tutela anche nelle ipotesi di sfruttamento indebito della loro reputazione. Per sfruttamento indebito si intendono i casi in cui un terzo trae vantaggio dalla reputazione della zona tipica al fine di vendere i propri prodotti più facilmente. La differenza tra il MC/MCG, da un lato, e la denominazione di origine (DOP) e l’indicazione geografica (IGP), dall’altro, è che mentre qualsiasi soggetto, come s’è detto, può registrare il MC/MCG, l’istanza di registrazione delle denominazioni può essere presentata soltanto dalle associazioni dei produttori e/o trasformatori e solo in casi eccezionali e a condizioni ben precise da persone fisiche o giuridiche.

Inoltre, il proponente il MC/MCG acquista il diritto all’uso esclusivo dello stesso (sia pure con le limitazioni di cui si dirà a breve) e quindi, attraverso atti negoziali di diritto privato, ne può concedere l’utilizzazione a terzi, laddove tale diritto, in presenza di denominazioni d’origine, spetta soltanto ai produttori, trasformatori o distributori del prodotto conforme al disciplinare della denominazione. Il MCG, si è detto, rappresenta una deroga alla normativa generale stabilita dal CPI, che viene controbilanciata da alcune “contromisure” legislative. Così l’UIBM può rigettare, con provvedimento motivato, l’istanza di registrazione quando i marchi richiesti possono condizionare negativamente lo sviluppo di altre analoghe iniziative della regione di interesse, al fine di evitare che l’iniziativa di operatori economici locali volta alla registrazione di un marchio collettivo geografico interferisca con interventi coordinati di associazioni di categoria o di enti pubblici territoriali. In tale ipotesi l’Ufficio può richiedere in merito l’avviso delle amministrazioni pubbliche, categorie e organi interessati o competenti. L’UIBM può altresì respingere motivatamente la richiesta di registrazione di un marchio collettivo geografico per evitare situazioni di ingiustificato privilegio, consistenti per lo più nell’insufficiente garanzia di accesso al marchio a condizioni paritetiche da parte di tutti gli imprenditori presenti nella zona geografica di riferimento. Al marchio collettivo, infine, si estendono le stesse formule legali per la protezione in Europa stabilite per quello individuale.


N O RM E E S OCIE TÀ

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La richiesta di convocazione dell’assemblea di S.p.A. da parte dei soci L’art.1 comma II del D.Lgs. 27 gennaio 2010 n.27 ha modificato i quorum di attivazione, precedentemente previsti, tanto in sede ordinaria che straordinaria

di Maurizio Galardo Avvocato, Studio Legale Galardo & Venturiello mgalardo@galardoventuriello.it

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a richiesta di convocazione dell’assemblea da parte dei soci di S.p.A., ai sensi dell’articolo 2367 del codice civile, costituisce un istituto posto a presidio e garanzia dei diritti della minoranza e dell’attuazione della supremazia dell’organo assembleare rispetto a quello amministrativo. L’art.1 comma II del D.Lgs. 27 gennaio 2010 n.27 ha modificato i quorum di attivazione, precedentemente previsti, della richiesta di convocazione assembleare, tanto in sede ordinaria che straordinaria (con estensione anche alle assemblee speciali), stabilendo che la relativa legittimazione attiva compete ora a «tanti soci che rappresentano almeno il ventesimo del capitale sociale nelle società che fanno ricorso al mercato

del capitale di rischio e il decimo del capitale sociale nelle altre, o la minore percentuale prevista nello statuto», confermando così la funzione di tutela delle minoranze azionarie, attraverso il mantenimento della possibilità di stabilire, per statuto, una minore percentuale (consentendo, in ipotesi, la facoltà di attivazione ex art. 2367 codice civile anche al socio possessore di una sola azione). Quanto all’operatività della novella legislativa, l’art.7 I comma del richiamato provvedimento, ha statuito che essa si doveva riferire alle assemblee il cui avviso di convocazione fosse stato pubblicato successivamente al 31 ottobre 2010 continuando sino a tale data ad applicarsi le disposizioni sostituite o abrogate dalle corrispondenti disposizioni del D.Lgs. 27

gennaio 2010 n.27. Per legge il capitale sociale costituisce il parametro di riferimento del calcolo dell’aliquota richiesta dalla legge per l’attivazione del procedimento di convocazione dell’assemblea. Si tratta, come generalmente riconosciuto, del capitale nominale, in considerazione della funzione organizzativa assolta da quest’ultimo nelle società di capitali inteso come base di misurazione di alcune fondamentali situazioni soggettive dei soci, di carattere sia amministrativo (diritto di voto), sia patrimoniale (diritto agli utili e alla quota di liquidazione). Va esaminato se effettivamente tutte le categorie di azioni possano essere considerate ai fini del computo del quorum fissato dalla legge.


37 Atteso che nessun problema sorge in ordine alle azioni ordinarie, in tale prospettiva è opportuno analizzare principalmente: a) le “speciali categorie di azioni” ex art. 2348 secondo comma c.c.; b) le azioni di risparmio e le altre azioni prive del diritto di voto; c) le azioni con diritto di voto sospeso; d) le azioni di godimento; e) le azioni a favore dei prestatori di lavoro. Il nuovo testo dell’art. 2348, secondo comma, codice civile consente la creazione di categorie di azioni fornite di diritti diversi e «in tal caso la società, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il contenuto delle azioni delle varie categorie». É dunque possibile che la facoltà di richiedere la convocazione dell’assemblea prescinda per tali categorie di azioni dal possesso di un’aliquota del capitale azionario anche se tale facoltà deve considerarsi aggiuntiva e non sostitutiva del diritto di convocazione ex art. 2367 codice civile riconosciuto alla minoranza azionaria. Quanto alle azioni di risparmio appare chiaro il disposto dell’art.145, sesto comma, Testo Unico Finanza secondo cui «della parte di capitale sociale rappresentata da azioni di risparmio non si tiene conto ai fini della costituzione dell’assemblea e della validità delle deliberazioni assembleari, né per il calcolo delle aliquote stabilite dagli artt. 2367, 2393, quinto e sesto comma, 2393 bis, 2408, secondo comma, e 2409, primo comma, del codice civile». Per azioni di godimento si intendono quelle emesse ai possessori di azioni rimborsate a seguito di riduzione del capitale sociale. L’esigenza dell’attribuzione di tali

titoli nasce dal fatto che le partecipazioni possono avere un valore reale superiore a quello nominale al quale vengono rimborsate, con un derivante ed evidente pregiudizio agli interessi economici dei soci coinvolti dall’operazione di riduzione. Ciò posto, poiché il calcolo dell’aliquota richiesta, al fine dell’attivazione del procedimento ex art. 2367 codice civile, si deve effettuare sulla base del capitale nominale, in considerazione della funzione organizzativa assolta da quest’ultimo nelle società di capitali, non possono essere ricomprese in detto computo quelle azioni che non esprimono più alcuna frazione del capitale sociale nominale. Le azioni a favore dei prestatori di lavoro, disciplinate dall’art. 2349 codice civile, non sembrano, almeno in linea di principio, differire dalle azioni ordinarie per quanto concerne i diritti amministrativi. Tale elemento dovrebbe consentirne il computo ai fini dell’aliquota stabilita dall’art. 2367. La legittimazione attiva compete, secondo il disposto dell’art. 2367, al socio (o ai soci) che dimostrino di essere titolari, in conformità alle prescrizioni di legge, di una aliquota pari ad almeno il decimo del capitale sociale nel senso indicato. Va subito precisato come l’attualità della condizione di socio sia elemento necessario per l’esercizio del diritto in oggetto. Solo il titolare attuale della partecipazione può esercitare il diritto di convocazione ex art. 2367. Il diritto di richiedere la convocazione dell’assemblea prescinde dalla sua particolare tipologia (ordinaria, straordinaria, speciale ecc.). La legge pone a carico dei soci istanti un onere ben preciso che consiste

nell’indicare, nella domanda, gli argomenti che dovranno essere trattati in sede assembleare. Si ritiene che sia sufficiente una semplice indicazione degli argomenti da trattare, per cui è da escludere che debba essere formalizzato un vero e proprio ordine del giorno o che debbano essere illustrate le motivazioni a sostegno della richiesta. La convocazione dell’assemblea deve avvenire a seguito di delibera del consiglio di amministrazione, sempre che tale funzione non sia stata attribuita, con il consenso dell’assemblea o per disposizione statutaria a un singolo consigliere; in difetto la delibera adottata all’esito dell’assemblea irritualmente convocata si considera affetta da vizio di annullabilità. La violazione, da parte degli amministratori, del precetto di cui all’articolo 2367 codice civile comporta l’emersione di vari profili di responsabilità a carico dell’organo gestionale. Innanzitutto, la mancata convocazione dell’assemblea, ritualmente sollecitata ai sensi dell’articolo 2367, costituisce motivo di grave irregolarità gestionale tale da giustificare l’attivazione del procedimento di controllo giudiziario a carico degli amministratori. Il ricorso deve essere depositato avanti il Tribunale nel cui circondario si trova la sede della società e deve essere corredato della documentazione idonea a dimostrare che gli organi sociali deputati alla convocazione sono rimasti inadempienti all’obbligo di convocazione loro imposto dalla legge, benché ritualmente sollecitati dai ricorrenti. L’iter procedimentale si chiude con l’emissione del decreto di convocazione assembleare adottato dal Tribunale.


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Bail in, gli investitori chiamati a salvare le banche Non si tratta di un prelievo forzoso, ma di una corresponsabilità degli investitori nella gestione della banca, senza troppe distinzioni tra capitale di rischio e capitale di debito

Marco Degiorgis Consulente Patrimoniale Indipendente Life Planner info@studiodegiorgis.it www.studiodegiorgis.it

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al 1 gennaio 2016 è stata recepita anche in Italia la direttiva europea BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) che regolamenta le crisi bancarie e disciplina anche il salvataggio dall’interno (BAIL IN) delle banche in fallimento. In pratica cosa succede? Se una banca ha gestito male le proprie risorse finanziarie e non riesce più a far fronte ai propri debiti, non sarà più lo Stato ad intervenire (BAIL OUT), ma la banca stessa dovrà provvedere a risanare la situazione con risorse interne, anche con i soldi dei clienti. É una norma di equità rispetto alle imprese, per incentivare le banche ad evitare gestioni spericolate. Aumenta però il rischio per gli investitori. Attenzione quindi sia a sottoscrivere prodotti emessi dalla banca, sia a lasciare il denaro sul conto corrente o in conto deposito. La procedura di risoluzione, vera novità della direttiva, sarà l’alternativa alla liquidazione coatta amministrativa, che corrisponde invece al fallimento per le imprese. La Banca D’Italia è l’unico soggetto che

potrà intervenire preventivamente al fine di evitare il dissesto, ad esempio con piani di risanamento, sostituendo gli organi amministrativi e di controllo, avviando l’amministrazione straordinaria, ma potrà farlo anche successivamente: • vendendo una parte dell’attivo; • trasferendo temporaneamente le attività e passività a una banca veicolo in vista di una successiva cessione sul mercato o ad una bad bank per gestirne la liquidazione; • applicando il bail in. Il bail in coinvolge anche i clienti della banca, a diverso titolo. a) Azioni e altri strumenti finanziari assimilati al capitale, come le azioni di risparmio e le obbligazioni convertibili b) Titoli subordinati senza garanzia; crediti non garantiti, come le obbligazioni bancarie non garantite c) Depositi superiori a 100mila euro di persone fisiche e Pmi, solo per la parte eccedente i 100mila. Con il bail-in il capitale della banca in crisi viene ricostituito mediante l’assorbimento delle perdite da parte di azioni e altri strumenti finanziari posseduti dagli


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Il bail in si può applicare retroattivamente anche a strumenti sottoscritti prima del 1 gennaio 2016

investitori della banca: questi ultimi titoli finanziari potrebbero subire una riduzione, anche totale, oppure una conversione in azioni come nel caso delle obbligazioni subordinate. Se tale riduzione non bastasse, analogo trattamento potrebbe essere riservato alle obbligazioni non garantite. In ogni caso, l’eventuale perdita per i creditori della banca non potrà essere mai superiore al valore depositato. La gerarchia è obbligata, nel senso che prima verranno intaccati gli strumenti più rischiosi, quindi le azioni, poi i titoli subordinati e così via, lasciando come ultima possibilità i depositi. I depositi si intendono per persona, quindi se la stessa persona ha più conti o ha conti cointestati, il valore da cui si calcolerà l’eccedenza sarà il totale intestato alla persona. In pratica, se c’è un solo conto e cointestato, fino a 200mila euro il conto non sarà soggetto al bail in. Se invece ci saranno più conti intestati alla stessa persona e se la somma dei medesimi sarà superiore a 100mila euro, saranno colpiti dal bail in. Invece conti correnti, conti deposito (anche vincolati), libretti di risparmio, assegni circolari e certificati di deposito nominativi sono tutelati dal fondo di Garanzia dei Depositi, cui aderiscono tutte le banche operanti in Italia e che interviene nel caso una delle consorziate venga posta in liquidazione coatta amministrativa. Che cosa garantisce il fondo? In pratica i depositi che la banca si è

obbligata a restituire e gli assegni circolari. Quindi sono esclusi depositi e fondi rimborsabili al portatore, titoli, pagherò cambiari, accettazioni. Fino a quale cifra il fondo rimborsa? 100 mila euro per depositante. Chi garantisce i depositi? Non lo Stato, ma le stesse banche consorziate, che intervengono “a chiamata”, cioè in caso di necessità, e per quote di contribuzione proporzionate a quanto “assicurano” presso il fondo, cioè all’ammontare dei depositi tutelati, non agli attivi in generale. Può accadere che una piccola banca abbia molti conti deposito e che una grande banca ne abbia pochi. Il fondo quindi non ha una dotazione finanziaria propria, se non per le spese di funzionamento, ma interviene solo quando necessario, chiedendo alle consorziate di mettere a disposizione gli importi necessari a coprire il “buco” creato dalla consorziata in difficoltà. Quante volte è intervenuto il fondo? Raramente, solo nove in venticinque anni, sempre per banche a carattere locale e solo una volta la soluzione è stata il rimborso dei depositanti: negli altri casi si è proceduto alla cessione delle attività e delle passività, in pratica un altro istituto ne ha rilevato le quote. Se una banca con depositi molto elevati dovesse essere posta in liquidazione coatta, le altre banche riuscirebbero ad avere le risorse sufficienti per rimborsare i depositanti? E se le banche in crisi dovessero essere più di una contemporaneamente

o a cascata? Il fondo garantirebbe i depositi per tutti? Di fatto, la tutela presenta parecchi punti deboli, che in caso di grave crisi del sistema bancario potrebbe non reggere l’impatto e non riuscire a far fronte agli impegni presi. Una riflessione ulteriore riguarda le PMI, poiché anche i conti intestati a queste potranno essere chiamati a contribuire al salvataggio: molte aziende hanno liquidità temporanee e fluttuanti, per esigenze finanziarie legate a pagamenti ed esborsi, quindi potrebbero rischiare di trovarsi coinvolte nel dissesto della banca. Inoltre, a peggiorare la situazione, fino al 31 dicembre 2018, i depositi superiori a 100mila euro delle imprese contribuiscono alla risoluzione in ugual misura rispetto agli altri crediti non garantiti, quindi con un grado di rischio superiore ai normali depositi. Oltre ai depositi fino a 100mila euro sono esclusi dal bail-in: • passività garantite (covered bonds e altri strumenti garantiti); • passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela (come il contenuto delle cassette di sicurezza) o in virtù di una relazione fiduciaria (come i titoli detenuti in un conto apposito). Ma il bail in si può applicare anche a strumenti sottoscritti prima del 1 gennaio 2016, quindi attenzione anche a quello che si è sottoscritto in passato, meglio controllare a quale rischio si può essere effettivamente coinvolti.


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Valorizzazione della proprietà industriale, l’occasione offerta da “Marchi+2” e “Disegni+3” Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato due bandi, con un budget complessivo di 7,5 milioni di euro, che prevedono agevolazioni interessanti per micro, piccole e medie imprese

Marcella Villano Servizi alle Imprese, Confindustria Salerno m.villano@confindustria.sa.it

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ell’ambito della convenzione stipulata con Unioncamere il 31 luglio 2015, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato due bandi, con un budget complessivo di 7,5 milioni di euro, che prevedono agevolazioni per la valorizzazione dei titoli di proprietà industriale delle micro, piccole e medie imprese: > Marchi+2, con una dotazione di 2,8 milioni di euro, finanzia l’acquisto di servizi specialistici per la registrazione dei marchi comunitari e internazionali. Compilazione form on line dal 1° febbraio 2016. > Disegni+3, risorse pari a 4,7 milioni di euro, agevola la valorizzazione e lo sfruttamento economico dei disegni/modelli sui mercati nazionali e internazionali. Compilazione form on line dal 2 marzo 2016. Marchi+2 Il programma prevede due linee di intervento. Misura A): Agevolazioni per favorire

la registrazione di marchi comunitari presso UAMI, l’Ufficio per l'Armonizzazione nel Mercato Interno, attraverso l’acquisto di servizi specialistici. Possono richiedere il contributo, le imprese in possesso dei requisiti previsti e che, alla data di presentazione della domanda, abbiano effettuato almeno una delle seguenti attività: - deposito domanda di registrazione presso UAMI di un nuovo marchio; - deposito domanda di registrazione presso UAMI di un marchio registrato (o per il quale sia stata depositata domanda di registrazione) a livello nazionale di cui si abbia già la titolarità; - deposito domanda registrazione presso UAMI di un marchio acquisito da un terzo e già registrato (o per il quale è stata depositata domanda di registrazione) a livello nazionale. In relazione al deposito di queste domande, l’impresa può richiedere l’agevolazione per le spese sostenute


41 a. progettazione del nuovo marchio (ideazione elemento verbale e progettazione elemento grafico); b. assistenza per il deposito; c. ricerche di anteriorità per verificare l’eventuale esistenza di marchi identici e/o di marchi simili che possano entrare in conflitto con il marchio che si intende registrare; d. assistenza legale per azioni di tutela del marchio in caso di opposizione/rifiuto/rilievi seguenti al deposito della domanda di registrazione; e. tasse di deposito presso UAMI. Misura B): Agevolazioni per favorire la registrazione di marchi internazionali presso OMPI, l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, attraverso l’acquisto di servizi specialistici. Possono richiedere il contributo le micro e piccole e medie imprese che, alla data di presentazione della domanda di agevolazione, siano titolari di un marchio registrato a livello nazionale o comunitario, o abbiano già depositato domanda di registrazione nazionale o comunitaria, e sostenuto le seguenti spese: a. progettazione del nuovo marchio nazionale/UAMI (ideazione elemento verbale e progettazione di quello grafico) utilizzato come base per la domanda internazionale, a condizione che quest’ultima venga depositata entro 6 mesi dal deposito della domanda nazionale o comunitaria; b. assistenza per il deposito; c. ricerche di anteriorità per verificare l’eventuale esistenza di marchi identici e/o simili che possano entrare in conflitto con

il marchio che si intende registrare; d. assistenza legale per azioni di tutela del marchio in caso di opposizione/rifiuto/rilievi seguenti al deposito della domanda di registrazione; e. tasse sostenute presso UIBM o UAMI e presso OMPI per la registrazione internazionale. L’agevolazione è concessa fino all’80% (90% per USA e Cina) delle spese ammissibili sostenute e nel rispetto degli importi massimi previsti, indicati nel prospetto riportato a pagina 4 del bando. Per accedere ai benefici, è necessario compilare il form on line, disponibile sul sito www.marchipiu2.it dal 1° febbraio 2016 (60° giorno successivo alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del comunicato relativo al bando. GURI Serie Generale - n.282 del 3 dicembre 2015). Disegni+3 Il Bando mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle PMI, attraverso la valorizzazione e lo sfruttamento economico dei disegni/modelli sui mercati nazionale e internazionale. Le risorse ammontano complessivamente a euro 4.700.000 e le agevolazioni sono concesse nella forma di contributo in conto capitale, in misura massima pari all’80% delle spese ammissibili, sostenute per l’acquisto di servizi specialistici esterni finalizzati: 1. alla messa in produzione di nuovi prodotti correlati ad un disegno/modello registrato (Fase 1). Sono ammissibili le spese sostenute per:

- ricerca sull’utilizzo dei nuovi materiali; - realizzazione di prototipi e stampi; - consulenza tecnica e legale relativa alla catena produttiva; - consulenza specializzata nell’approccio al mercato (strategia, marketing, vendita, comunicazione). L’importo massimo dell’agevolazione per la Fase 1, è pari a euro 65.000. 2. Commercializzazione di un disegno/modello registrato (Fase 2 – Commercializzazione). Sono ammissibili le spese sostenute per: - consulenza specializzata nella valutazione tecnico-economica del disegno/modello e per l’analisi di mercato, ai fini della cessione o della licenza del titolo di proprietà industriale; - consulenza legale per la stesura di accordi di cessione della titolarità o della licenza del titolo di proprietà industriale; - consulenza legale per la stesura di eventuali accordi di segretezza. L’importo massimo dell’agevolazione per la Fase 2, è di euro 15.000. Le aziende cui è stata già concessa un’agevolazione a valere sui precedenti bandi Disegni+, possono presentare domanda per un diverso disegno/modello registrato. Per accedere ai benefici, è necessario compilare il form on line, che sarà reso disponibile sul sito www.disegnipiu3.it a partire dalle ore 9.00 del 2 marzo 2016 (90° giorno successivo alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del comunicato relativo al bando. GURI Serie Generale n.282 del 3 dicembre 2015).


LAVORO

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Cassazione sez. lavoro 20540/2015, attenzione al licenziamento facile Il commento a una sentenza apripista, prima interpretazione sulla disciplina del decreto sulle tutele crescenti

Massimo Ambron Avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it

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a Cassazione si è recentemente pronunciata, con la sentenza n. 20540 del 13 ottobre 2015, sull’applicazione dell’art. 1 della legge Fornero del 2012, fornendo una prima interpretazione sulla disciplina introdotta dal D.Lgs. 23 del 2015 - cosiddetto decreto sulle “tutele crescenti” - emanato in attuazione della legge-delega del Jobs Act, n. 183 del 10 novembre 2014. Il fatto La Corte di Appello di Milano, in riforma della sentenza emessa dal Giudice di prime cure, accogliendo la domanda di una lavoratrice, dichiarava l’illegittimità del licenziamento disciplinare intimato dalla società datrice di lavoro, ordinando la reintegrazione nel posto di lavoro con la condanna al pagamento dell’indennità risarcitoria ex art. 18 della legge n. 300 del 20 maggio 1970, nella misura di dodici mensilità. Il licenziamento della dipendente era stato determinato dalle sue lamentele nei confronti dell’amministratore delegato, definito "paranoico" e "privo di legame con

la realtà", dalla pretesa di discutere direttamente con l’amministratore delegato, dalla segnalazione ad un dirigente dell’intenzione di quest’ultimo di passare alle dipendenze di altra società e il rifiuto a restituire il telefono portatile aziendale. La Suprema Corte ha confermato l’illegittimità del licenziamento statuita dalla Corte di Appello di Milano, affermando che «quanto alla tutela reintegratoria, non è plausibile che il Legislatore, parlando di insussistenza del fatto contestato, abbia voluto negarla nel caso di fatto sussistente ma privo del carattere di illiceità, ossia non suscettibile di alcuna sanzione, restando estranea al caso presente la diversa questione della proporzione tra fatto sussistente e di illiceità modesta, rispetto alla sanzione espulsiva (Cass. 6 novembre 2014, n. 23669, che si riferisce ad un caso di insussistenza materiale del fatto contestato). In altre parole la completa irrilevanza giuridica del fatto equivale alla sua insussistenza materiale e dà perciò luogo alla reintegrazione ai sensi dell’art. 18, quarto comma». L’irrilevanza giuri-

dica del fatto, per non illiceità o per scarsa importanza, pertanto, equivale alla sua insussistenza materiale, con diritto alla reintegrazione ex art. 18 St. lav. in base sia alla “legge Fornero” sia al decreto “tutele crescenti”, in quanto la suddetta sentenza ne fa riferimento con il richiamo al fatto “materiale”. Tali principi con ogni probabilità saranno ripresi dalla Suprema Corte anche in riferimento alla nuova disciplina a tutele crescenti del D.Lgs. 23/2015, pur essendo stato specificato che l’insussistenza che dà diritto alla reintegra, esclusivamente per i lavoratori assunti dal marzo 2015, è quella materiale, in essa potranno confluire quelle situazioni che saranno considerate irrilevanti dal punto di vista disciplinare. Ne deriva, pertanto, che la decisione del licenziamento da parte dell’imprenditore continua a richiedere una gestione del personale molto attenta. La contestazione disciplinare che potrebbe portare al licenziamento deve riportare comportamenti con caratteristiche di inadempimenti contrattuali pacifici e incontrovertibili.


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Legge di Stabilità 2016, istituito il fondo di solidarietà per i coniugi in stato di bisogno Al via in forma sperimentale il Fondo per il coniuge che dopo la separazione non riceve il pagamento dell'assegno di mantenimento nel caso in cui si configuri lo stato di bisogno di Luigi De Valeri Ordine Avvocati di Roma studiolegaledevaleri@gmail.com

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a legge di Stabilità 2016, n. 208 del 28 dicembre 2015, pubblicata nella Gazzetta ufficiale 302 del 30 dicembre 2015 ha istituito in via sperimentale ai commi 414, 415 e 416 il fondo di solidarietà a tutela del coniuge in stato di bisogno. Il fondo per il 2016 avrà una dotazione di duecentocinquanta mila euro e, per il 2017, di 500 mila euro. Il fondo interverrà non in qualsiasi caso di indigenza di uno dei coniugi, escludendo tale possibilità nelle separazioni di fatto, ma solo quando il coniuge beneficiario del mantenimento non riceva l’assegno mensile come stabilito dal giudice nel corso del procedimento regolato dagli articoli 151 e ss. del codice civile. Il coniuge in stato di bisogno è colui che non è in grado di provvedere al mantenimento proprio e, se esistenti, dei figli minori, oltre che dei figli maggiorenni portatori di handicap grave, conviventi. Il coniuge dovrà dimostrare di non possedere un reddito, o di avere un reddito minimo, si confida che il decreto ministeriale intervenga a riguardo. Lo stato di bisogno si configura quando si dimostri la mancanza o insufficienza di mezzi atti ad assolvere le necessità primarie della vita, quindi non è solo

la mancanza di quanto necessario per alimentarsi, ma anche del necessario per vestirsi, per l’abitazione, eccetera. Ricordiamo che in sede di procedimento giudiziale di separazione l’articolo 156 del codice civile stabilisce che "Il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia addebitabile la separazione il diritto di ricevere dall'altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri. L'entità di tale somministrazione è determinata in relazione alle circostanze e ai redditi dell'obbligato". Qualora il coniuge non abbia ricevuto l'assegno determinato ai sensi dell'articolo 156 del codice civile per inadempienza del coniuge che vi era tenuto e anche nel caso in cui quest’ultimo non abbia effettivamente la possibilità di adempiere, con l’ausilio di un avvocato potrà rivolgere istanza da depositare nella cancelleria del tribunale del luogo ove ha residenza, chiedendo l'anticipazione di una somma non superiore all'importo dell'assegno medesimo. É necessaria la residenza in Italia del richiedente al momento della presentazione dell’istanza. Il presidente del tribunale o un giudice

da lui delegato, può assumere informazioni nei trenta giorni successivi al deposito dell'istanza, ne valuta l'ammissibilità e, al termine dell’istruttoria, salvo che la respinga, la trasmette al Ministero della giustizia ai fini della corresponsione della somma dovuta al coniuge richiedente. Il Ministero della giustizia procederà poi al recupero delle somme erogate nei confronti del coniuge inadempiente. Quando il presidente del tribunale o il giudice da lui delegato non ritiene sussistano i presupposti per la trasmissione dell'istanza al Ministero della giustizia, provvede al rigetto della stessa con decreto non impugnabile. Il procedimento introdotto con la presentazione dell'istanza non è soggetto al pagamento del contributo unificato. Con successivo decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, verranno adottate le disposizioni necessarie per l'attuazione dei commi 414 e 415, l'individuazione dei tribunali presso i quali avviare la sperimentazione, le modalità per la corresponsione delle somme e per la riassegnazione al Fondo di cui al comma 414 delle somme recuperate dai coniugi inadempienti.


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FI S CO

Riparte il credito di imposta per i nuovi investimenti La legge di Stabilità per il 2016 ripropone il rodato incentivo per le aree in ritardo di sviluppo che, per quest’anno, si presenta in luce ancora più accattivante per effetto di possibili incroci con il superammortamento introdotto dall’Esecutivo

Alessandro Sacrestano Tax Consultant Progetto Arcadia Srl alessandro.sacrestano@progettoarcadia.com

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iparte il credito di imposta per i nuovi investimenti, ma solo per alcune aree svantaggiate del territorio nazionale. La legge di Stabilità per il 2016, infatti, ripropone il rodato incentivo per le aree in ritardo di sviluppo che, per quest ’anno, si presenta in luce ancora più accattivante per effetto di possibili incroci con l’ulteriore misura di aiuto, introdotta dall’Esecutivo. In riferimento a quest ’ultima, in particolare, con il cd “superammortamento” è stato previsto un meccanismo di agevolazione che consente alle imprese (e ai professionisti, però esclusi dal bonus) di maggiorare il costo di acquisizione dei beni materiali strumentali del 40%, al fine della determinazione delle quote di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria. L’incentivo spetta a fronte degli investimenti materiali effettuati a decorrere dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016, con esclusione di fabbricati e costruzioni, beni il cui coefficiente di ammortamento è inferiore al

6,5% (D.M. 31 dicembre 1988) e alcune specifiche categorie elencate nell’allegato alla legge (condutture utilizzate dalle industrie di imbottigliamento di acque minerali, dagli stabilimenti balneari e termali e per la produzione e distribuzione di gas naturale, il materiale rotabile, ferroviario e tranviario e gli aerei completi di equipaggiamento). È evidente che l’ambito oggettivo di applicazione del bonus investimenti e del superammortamento è sovrapponibile, dal momento che i beni materiali agevolabili si concretizzano (nell’uno e nell’altro caso) in impianti, macchinari e attrezzature, anche se con riferimento alle sole acquisizioni effettuate nel corso del 2016. Al momento non esiste alcuna precisazione né di norma, né di prassi che ostacoli la possibilità di beneficiare, a fronte degli stessi investimenti, di entrambi gli incentivi. La norma istitutiva del credito di imposta specifica chiaramente che il bonus non può essere in nessun caso cumulato con altri aiuti di Stato,


45 anche se rientranti nel regime de minimis, che abbiano ad oggetto i medesimi costi ammissibili. Nulla sembrerebbe, pertanto, escludere la possibilità di fruire contemporaneamente di una misura che non è qualificabile come “aiuto di stato”. Nel caso di specie, il superammortamento rappresenta a tutti gli effetti un’agevolazione di carattere generale e come tale, mancando del requisito della selettività, non può costituire un aiuto di stato. Un esempio chiarirà meglio le possibilità di incrocio fra le due agevolazioni. Supponiamo che una piccola impresa realizzi investimenti per centomila euro e che, per semplicità, non esistano ammortamenti da decurtare. Ebbene, in tale caso, l’impresa potrà operare gli ammortamenti su un importo di centoquarantamila euro. Insomma, l’impresa godrà di un beneficio netto pari al valore dell’aliquota fiscale a essa applicabile, moltiplicata per il “superammortamento”. Non solo. A questo potrà aggiungere anche il credito d’imposta maturato sull’acquisto, nella misura pari a ventimila euro: un mix davvero interessante. Nessuna possibilità, invece, per l’ulteriore cumulo con un’altra nota misura di incentivo, ossia la Sabbatini. Benché autorizzata dall’Ue, infatti, detta agevolazione costituisce un Aiuto di Stato, non cumulabile con il credito d’imposta. Il credito d’imposta premia le acquisizioni di beni strumen-

tali nuovi, da destinare a unità produttive localizzate nelle aree assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo. Sono agevolabili gli investimenti effettuati a decorrere dall’1 gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2019. Risultano agevolabili tutti i macchinari, impianti e attrezzature varie, purché nuovi, strumentali e rientranti in un “progetto di investimento iniziale” secondo la definizione data dalla Commissione europea (Regolamento UE n. 651/2014). Deve, pertanto, trattarsi di creazione di un nuovo stabilimento o ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente o, ancora, diversificazione della produzione per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente oppure un cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo. Risultano, invece, escluse le spese inerenti l’acquisizione di beni immateriali (software, brevetti ecc.). Per il calcolo dell’aiuto spettante ritorna il concetto di “investimento netto”. Quest ’ultimo è dato dal “costo complessivo” dei beni dedotto degli ammortamenti determinati nel periodo di imposta con riferimento alla stessa categoria dei beni oggetto di investimento e relativi alla medesima struttura produttiva, a eccezione degli ammortamenti dei beni che formano oggetto dell’investimento agevolato. La norma introduce, tuttavia, delle soglie massime di “costo complessivo” ammissibile per

ciascun progetto (un milione e mezzo di euro per le piccole imprese, cinque milioni per le medie imprese e quindici milioni per le grandi imprese). La percentuale di aiuto è differenziata a seconda della dimensione dell’impresa beneficiaria. Per le piccole imprese, l’incentivo è pari al venti per cento dell’investimento netto, per le medie al quindici per cento e per le grandi imprese al dieci per cento. È sempre possibile il ricorso alla locazione finanziaria. In tale circostanza, occorrerà assumere come riferimento il costo sostenuto dal locatore per l’acquisto dei beni. Per la fruizione del credito di imposta bisognerà inviare un’apposita comunicazione all’Agenzia delle entrate, al fine dell’ottenimento del nulla osta. Le modalità, i termini di presentazione e il contenuto della comunicazione saranno fissati da un provvedimento direttoriale di prossima emanazione. Anche per il nuovo credito di imposta l’utilizzo potrà avvenire esclusivamente in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta in cui è stato effettuato l’investimento. L’aiuto dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di maturazione dello stesso e nelle dichiarazioni dei periodi successivi, fino a quello di conclusione dell’utilizzo. Non trova applicazione, in ogni caso, il limite di utilizzo ordinario di euro duecentocinquantamila.


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FI S CO

Accertamenti fiscali: la poison pill della Stabilità 2016 Il Fisco, relativamente alla dichiarazione dei redditi 2017, potrà accertare il reddito dei contribuenti sino al 31.12.2022, ovvero al 31.12.2024 nel caso di dichiarazione omessa

Marco Fiorentino Fiorentino Associati / Synergia Consulting Group marcofiorentino@fiorentinoassociati.it

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ravamo rimasti al decreto sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente (DLGS 128/2015), che, all’articolo 2 aveva finalmente chiarito - dopo anni di dibattiti e contenziosi - modalità e condizioni per il raddoppio dei termini di decadenza degli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate (AGE), nei casi di violazioni fiscali penalmente rilevanti ai sensi del DLGS 74/2000 (dichiarazione dei redditi infedele, fraudolenta, omessa), ed ecco che nemmeno tre mesi dopo, con la legge di Stabilità 2016 (Legge 208/2015), il Legislatore con un colpo di spugna elimina del tutto tale tematica. Nessun raddoppio dei termini. Molto bene? Nemmeno per sogno. Come sempre, il nostro Legislatore dietro una notizia positiva, cela un’altra di gran lunga più negativa, facendo assumere alla buona novella la natura di poison pill. Infatti, in una logica di puro scambio, accanto alla soppressione del raddoppio dei termini per i reati del DLGS 74, viene previsto l’allungamento dei termini ordinari di decadenza, per gli accertamenti

dell’AGE (art. 43 DPR 600/73 e art. 57 DPR 633/72), che, a far data dall’1.1.2016 scivolano in avanti di un anno, o di due nei casi di dichiarazione omessa. In pratica, con riferimento al periodo d’imposta 2016 (quindi con la dichiarazione dei redditi 2017), il Fisco potrà accertare il reddito dei contribuenti sino al 31.12.2022 ovvero al 31.12.2024, nel caso di dichiarazione omessa. Sembrerebbe a prima vista una soluzione salomonica, nel senso che le imprese potrebbero considerare più vantaggioso un allungamento dei termini di accertamento, piuttosto che un loro raddoppio. A ben vedere si tratta, invece, di un provvedimento fortemente penalizzante, adottato per venire incontro alle solite croniche esigenze organizzative dell’Amministrazione Finanziaria, che in teoria non dovrebbero mai riversarsi sul contribuente. Ed ecco alcune ragioni. Innanzitutto, in linea di principio, lo “scambio”, il compromesso non è al saldo zero e non avviene tra reciproche rinunce omogenee, in


47 quanto il contribuente concede un vantaggio certo (l’aumento della durata degli accertamenti) e ottiene in contropartita un’utilità potenziale, rappresentata dalla eliminazione di un rischio (il raddoppio dei termini). Poi, la modifica normativa, paradossalmente, premia i contribuenti “birichini” (che, confrontando le due normative, si vedono abbonati in pratica tre anni di perseguibilità fiscale) e colpisce quelli più onesti, che invece subiscono, senza ragione alcuna, un aumento della durata del periodo di censura delle dichiarazioni. Ma soprattutto il nuovo provvedimento amplia ulteriormente il livello di incertezza nei rapporti tributari, che in Italia, a causa della farraginosità delle norme e della bulimia interpretativa dell’AGE, già si presenta elevata, tanto da rappresentare un fattore di forte handicap competitivo rispetto all’estero. E questo deficit concorrenziale lo vedremo, tanto per citarne una, nelle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni), che certamente si complicheranno. Si prenda il caso di dichiarazione omessa: i rapporti fiscali rimarranno pendenti sino a 8 anni dalla chiusura del periodo d’imposta. Una durata che, nella attuale economia globale, corrisponde quasi ad un ciclo economico. Con queste prospettive, un investitore, nel gestire il pacchetto di tutele da chiedere sulla fiscalità del target da acquisire, dovrà preoccuparsi della continuità patrimoniale del venditore

garante, per un lasso di tempo molto più lungo, come pure dovrà valutare come disciplinare la trasferibilità di tali garanzie a terzi, nel caso in cui l’azienda, prima del decorso degli otto anni dall’acquisto, fosse rivenduta a terzi (di solito i fondi di private equity smobilizzano a cinque anni data). È un esempio, ma potrebbero essere citate tante altre fattispecie, nelle quali la nuova legge crea complicazioni, costi e rischio di cambi di direzione dei flussi di investimento. Si potrà dire che il caso dell’omessa dichiarazione è una ipotesi estrema. In linea di principio questa considerazione può essere anche ragionevole, ma nei fatti, oggi l’omissione non è più uno scenario così estremo. Con le norme sulla esterovestizione, sulle stabili organizzazioni e su tutto l’armamentario dell’eterodirezione dall’Italia di soggetti giuridicamente esteri, i casi di omessa dichiarazione stanno diventando talmente frequenti, da assurgere a veri e propri filoni di accertamento a batteria, con addirittura annessi massimari giurisprudenziali, e a prescindere dagli intenti delittuosi. In un sistema tributario serio, la questione aberrante del raddoppio dei termini, alla base della descritta girandola di modifiche normative, sarebbe stata risolta, non già peggiorando la certezza dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, ma qualificando gli strumenti a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria per la lotta alla evasione. È principio di giustizia sociale,

infatti, non far pagare al contribuente le inefficienze del sistema tributario. Ma in Italia questo argomento ha un appealing pari a zero. L’unica morale, quindi, che si può trarre da questa vicenda, è che la fiscalità continua ad essere concepita come contrapposizione di interessi e non come strumento di politica economica. Ma c’è di più. Alcuni autorevoli commentatori ed esperti avrebbero colto una totale mancanza di coordinamento tra l’allungamento dei termini introdotto dalla legge di Stabilità e le altre disposizioni che tuttora ancora prevedono il loro raddoppio, per ulteriori violazioni fiscali (diverse da quelle del DLGS 74), che non sarebbero state coerentemente modificate. Mi riferisco alle norme sulla localizzazione di disponibilità in Paesi paradisiaci od ai rapporti con società localizzate in tali territori, che statuiscono appunto, in caso di loro violazione, il raddoppio dei termini di accertamento. Se fosse corretta l’attuale lettura sistematica, si determinerebbe, per le citate specifiche violazioni, una durata del potere di accertamento vicino a quello di una generazione (con riferimento al 2016: il 2027 o il 2031 in caso di dichiarazione omessa). Si può concludere che, non essendoci mai limite al peggio, piuttosto che lamentarci dell’allungamento dei termini, siamo costretti invece a sperare che l’AGE chiarisca quantomeno, che il loro raddoppio non si applica più ad alcuna fattispecie. Come si diceva: poison pill.


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F I SCO

Processo tributario, rafforzato il principio di soccombenza per le spese Nei casi di vittoria del contribuente è l’Amministrazione finanziaria a dover pagare

Maurizio Villani Studio Villani avvocato@studiotributariovillani.it

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ome noto, il Decreto Legislativo 24 settembre 2015, n. 156, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 233 del 07/10/2015 – Supplemento ordinario n. 55., ha introdotto nell’ambito del processo tributario importanti novità che, peraltro, hanno ripreso molte delle mie proposte modificative. Tra le varie assume, senza dubbio, particolare rilevanza il rafforzamento del principio di soccombenza nella liquidazione delle spese di giudizio. E infatti, sino ad oggi, in virtù di quanto previsto dall’art. 15 del D.Lgs. n. 546/1992, si è sempre assistito a un elevato utilizzo da parte dei giudici di merito alla compensazione delle spese di giudizio, arrivando solo in rari casi i giudicanti a condannare alle spese l’Amministrazione finanziaria, nei

casi di vittoria del contribuente. Ora, però, a seguito della nuova disposizione si è finalmente rafforzato il principio in base al quale le spese di lite seguono sempre la soccombenza, introducendo l'obbligo per il giudice tributario di attenersi alle disposizioni contenute nell'articolo 92, secondo comma, del c.p.c., come modificato dalla legge 10 novembre 2014, n. 162. Per di più, il suddetto principio è stato esteso anche alla fase cautelare in cui il giudice è tenuto a decidere anche sulle spese di giudizio. La disposizione in esame mira a rafforzare il principio in base al quale le spese del giudizio tributario seguono sempre la soccombenza. Il comma 1 dell'articolo 15 stabilisce che la parte soccombente è condannata a rimborsare le spese del giudizio liquidate con la sentenza.

Il nuovo comma 2 dell'articolo 15 stabilisce che le spese di giudizio possono essere compensate in tutto o in parte soltanto qualora vi sia soccombenza reciproca oppure sussistano gravi ed eccezionali ragioni che devono essere espressamente motivate dal giudice. Con il comma 2-bis dell'articolo 15 si prevede che, nel caso risulti che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con malafede o colpa grave, la Commissione tributaria la condanna, su istanza dell'altra parte, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni liquidati, anche d'ufficio, nella sentenza. Si applicano le disposizioni di cui all’art. 96, comma 1° e 3°, del codice di procedura civile, che testualmente dispongono: «Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave,


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La riscossione delle somme liquidate a favore di tutti gli enti impositori, nonchè degli agenti e dei concessionari della riscossione, può avvenire mediante l'iscrizione a ruolo solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza

il giudice, su istanza dell’altra parte, la condanna, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni, che liquida, anche d’ufficio, nella sentenza (comma primo); in ogni caso, quando pronuncia sulle spese ai sensi dell’articolo 91, il giudice, anche d’ufficio, può altresì condannare la parte soccombente al pagamento, a favore della controparte, di una somma equitativamente determinata (comma terzo)». Il comma 2-ter dell'articolo 15 specifica che le spese di giudizio comprendono, oltre al contributo unificato, gli onorari e i diritti del difensore, le spese generali e gli esborsi sostenuti, oltre al contributo previdenziale e all'IVA, se dovuti. Il comma 2-quater dell'articolo 15 stabilisce che la statuizione sulle spese di lite deve essere contenuta anche nell'ordinanza con cui il giudice definisce la fase cautelare del giudizio. La pronuncia sull'istanza cautelare in ordine alle spese di giudizio produce effetti anche dopo l'adozione del provvedimento giurisdizionale che definisce il merito. Resta ferma, comunque, la possibilità per il giudice di disporre nella sentenza di merito diversamente in ordine alle spese di lite della fase cautelare. Trattasi di una disposizione che, analogamente a quanto previsto dall'art. 57 del Codice del Processo

Amministrativo, mira a evitare un abuso delle richieste di tutela cautelare. Con il comma 2-quinquies dell'articolo 15 viene confermato il principio secondo il quale i compensi spettanti agli incaricati dell'assistenza tecnica siano liquidati in base alle rispettive tariffe professionali; per i soggetti autorizzati all'assistenza tecnica dal Ministero dell'economia e delle finanze si applica, invece, la tariffa vigente per i dottori commercialisti ed esperti contabili. Con il comma 2-sexies dell'articolo 15 si stabilisce che nella liquidazione delle spese a favore degli enti impositori, degli Agenti della riscossione e soggetti di cui all'art. 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, se assistiti da propri dipendenti, si applicano le tariffe previste per gli avvocati, con la riduzione del 20%. Inoltre, con una disposizione di favore per il contribuente, si prevede che la riscossione delle somme liquidate a favore di tutti gli enti impositori, nonché degli agenti e concessionari della riscossione, avvenga mediante iscrizione a ruolo soltanto dopo il passaggio in giudicato della sentenza. Il comma 2-septies dell'articolo 15, infine, conferma che le spese di giudizio sono maggiorate del 50% nelle controversie proposte avverso

atti reclamabili ai sensi dell'art. 17-bis. La maggiorazione è prevista a titolo di rimborso delle spese sostenute per la fase del procedimento amministrativo. La norma ha la duplice finalità di incentivare la mediazione, oggi estesa a tutti gli enti impositori, e di riconoscere alla parte vittoriosa i maggiori oneri sostenuti nella fase procedimentale obbligatoria ante causam. Il comma 2-octies dell'articolo 15, al fine di incentivare la deflazione del contenzioso, stabilisce che la parte che abbia rifiutato, senza giustificato motivo, la proposta conciliativa formulata dall'altra parte è tenuta a sopportare le spese processuali quando il riconoscimento delle sue pretese risulti inferiore al contenuto della stessa proposta conciliativa. Ebbene, proprio in applicazione del comma 2-quater suddetto articolo, la CTP di Lecce con due ordinanze del 15 gennaio 2016 n. 1489 e 1490, in accoglimento delle richieste di sospensione della riscossione da parte di un contribuente, su istanza da me proposta, ha condannato l’Agenzia delle Entrate di Lecce alle spese relative alla fase cautelare. Nello specifico, il contribuente è un imprenditore leccese cui erano stati notificati due avvisi di accertamento IRPEF per l’anno 2010 di euro 50mila e per il 2011 di euro 150mila.


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RI CE RCA

Qualità dell’aria, un’idea vincente di monitoraggio Due studenti del Dottorato di Ingegneria Industriale hanno sviluppato la tecnologia necessaria a realizzare reti di monitoraggio della qualità dell'aria a basso costo e liberamente accessibili su Internet. Un progetto, già premiato dalla Fondazione Ambrosetti, che risponde alle preoccupazioni dei cittadini con l'uso di tecnologie trasparenti per il controllo degli inquinanti provenienti dagli impianti a biomasse

Massimo Poletto Professore ordinario di impianti chimici Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Salerno mpoletto@unisa.it

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ra le diverse tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili, la combustione di biomasse è la tecnologia che meglio si presta a sostituire i combustibili fossili per la flessibilità con cui può rispondere alla variabilità della richiesta di energia degli utilizzatori. L’anidride carbonica prodotta dalla combustione di biomasse ed emessa in atmosfera non produce accumulo di carbonio fossile, riducendo sensibilmente il potenziale effetto “serra” derivante dal processo. Purtroppo uno dei limiti alla diffusione di questa tecnologia in Italia e all’estero è costituito dalla ridotta accettazione degli impianti da parte della popolazione, preoccupata degli effetti del possibile inquinamento atmosferico provocato dalle emissioni gassose degli impianti di combustione. Infatti, la combustione di biomasse, se non correttamente condotta, come qualsiasi altro processo di combustione, può determinare l’emissione

di inquinati diversi dalla anidride carbonica e potenzialmente più dannosi per la salute pubblica. Le polveri sottili sono uno dei principali inquinanti che derivano da condizioni di combustione non controllate. Presso il laboratorio di Tecnologia delle Polveri del Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIIn) dell’Università di Salerno sono disponibili diverse tra le più moderne apparecchiature per la completa caratterizzazione delle polveri e dei solidi granulari utilizzati nei processi industriali. Recentemente, oltre a studiare i parametri fondamentali da considerare per lo stoccaggio e la movimentazione delle polveri, l’attività di ricerca si è concentrata anche sullo sviluppo di sistemi di misura delle polveri sottili in atmosfera. Le tecniche tradizionali di controllo della qualità dell’aria richiedono complessi e costosi sistemi di monitoraggio che rendono proibitivo effettuare un controllo capillarmente diffuso sul territorio


51 potenzialmente interessato dalle emissioni gassose e in tutte le condizioni atmosferiche possibili. L’attività di ricerca svolta presso i laboratori del DIIn ha permesso di sviluppare un’idea di progetto per il monitoraggio della qualità dell’aria diffuso sul territorio che fornisce risultati direttamente a disposizione dei cittadini. Gli ingegneri Aristide Giuliano e Daniele Sofia, studenti del Dottorato di Ingegneria Industriale presso il gruppo di ricerca da me coordinato, hanno sviluppato la tecnologia necessaria a realizzare reti di monitoraggio della qualità dell'aria a basso costo e liberamente accessibili su Internet. In particolare, la tecnologia sviluppata prevede l’uso di sensori a basso costo connessi tramite la rete al centro di raccolta dati. L’abbattimento dei costi rispetto alle tecnologie tradizionali consente la decuplicazione dei punti di rilevazione e quindi l’ottenimento di una fitta “mappa” di dati sul territorio. Questi sono resi disponibili al pubblico 24 ore su 24 e in tempo reale utilizzando un portale web che ne consente la rapida collocazione nello spazio e nel tempo e il confronto con i valori guida previsti dalle normative. Modelli teorici di propagazione degli inquinanti consentono di validare i dati ottenuti dai singoli sensori che, oltre a fornire il dato locale possono, quindi “controllarsi” a vicenda, convalidando i dati rilevati, ovvero escludendo che il dato fornito da uno dei sensori possa essere affetto da errori di malfunzionamento del sensore stesso. L’idea sviluppata è, quindi, quella di fornire una risposta alle preoccupazioni dei cittadini con l'uso di tecnologie trasparenti per il controllo degli inquinanti provenienti dagli impianti a biomasse. L'obiettivo è quello di superare ostacoli derivanti da quella

Il gruppo di ricerca di Tecnologia delle Polveri del DIIn presso l’Università di Salerno

che viene definita "sindrome NIMBY" (not in my back-yard), ovvero quel fenomeno sociale per cui le comunità rifiutano e contestano la realizzazione di opere che, pur essendo di interesse generale, potrebbero avere effetti negativi sui territori in cui verranno installate. Con questo progetto, Aristide Giuliano e Daniele Sofia, sono risultati vincitori nella competizione Power2Innovate della Fondazione Ambrosetti, aggiudicandosi il premio in denaro di 10mila euro, per l’alto potenziale del progetto nella diffusione delle energia rinnovabili da biomasse. Oltre l’assegnazione di denaro il premio include la partecipazione al programma 2016 “Leader del Futuro” di The European HouseAmbrosetti.

Gli ingegneri Aristide Giuliano e Daniele Sofia alla presentazione del loro lavoro alla competizione Power2Innovate della Fondazione Ambrosetti


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S I CU R E Z Z A Settore ricerca, certificazione e verifica osservatorio della sicurezza a cura della Direzione Centrale Programmazione, Organizzazione e Controllo

Verso un’agricoltura sostenibile Come si sta evolvendo la normativa europea per garantire la sicurezza dell’operatore agricolo nell’impiego dei fertilizzanti

di L. Casorri*, E. Masciarelli*, B. Ficociello*, C. Beni** * INAIL-DIT Settore ricerca e certificazione ** CREA-RPS – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia agraria Centro di Ricerca per lo studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo

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n tema di sicurezza sul lavoro l’agricoltura rappresenta uno dei settori a maggior rischio per quanto riguarda l’aspetto infortunistico e le patologie osteomuscolari. Tuttavia i dati INAIL (periodo 2004-2010) evidenziano anche alcune patologie legate ad esposizione per inalazione a sostanze chimiche con proprietà tossico-nocive (28%) e caustico-corrosive (15%), per contatto cutaneo (15%) e per ingestione di sostanze caustico corrosive (13%) e tossico-nocive (11%) (Gonano E., 2012). Ciò evidenzia l’importanza di valutare il rischio correlato all’esposizione ad agenti chimici pericolosi, come previsto dal D.Lgs. 81/2008 s.m.i., nel quale si fa riferimento alla classificazione prevista dai decreti legislativi per le sostanze pericolose (D.Lgs. n.52/1997 s.m.i.) e per i preparati pericolosi

(D.Lgs. n.65/2003 s.m.i) e si pone attenzione, anche, sulla possibile esposizione occupazionale ad agenti chimici non strettamente classificabili come pericolosi. Ai sensi dei decreti citati, anche i prodotti chimici impiegati in agricoltura (fitosanitari e fertilizzanti), sono identificati sulla base delle loro caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche o delle modalità di produzione e utilizzo sul luogo di lavoro, quali manipolazione, immagazzinamento, trasporto o eliminazione e trattamento dei rifiuti, che possano comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori. In questo contesto si inserisce, quindi, la normativa europea che regolamenta l’impiego dei prodotti chimici in agricoltura. I prodotti fitosanitari sono regolati dalla Direttiva 2009/128/CE recepita in Italia dal Decreto Le-

gislativo 14 agosto 2012, n. 150, che propone l’utilizzo ecosostenibile dei pesticidi e la riduzione dei rischi e del loro impatto sulla salute umana e sull'ambiente, promuovendo l’agricoltura integrata. Anche i fertilizzanti, utilizzati comunemente in agricoltura, nei giardini e nelle case, possono costituire un pericolo per l’uomo (operatori agricoli e consumatori), l’ambiente e gli animali (contatto fisico, inalazione o ingestione accidentale) e dovrebbero, quindi, essere sempre utilizzati in sicurezza durante le fasi di preparazione, impiego, manipolazione, conservazione (Erickson Gabbey, 2012) e smaltimento. Le sostanze maggiormente pericolose per la salute umana che sono contenute nei fertilizzanti comprendono nitrati, fosfati, solfato di ammonio e metalli pesanti (cadmio, cromo, nichel, piombo, rame e zinco).


53 Molti fertilizzanti minerali e organo-minerali ricadono nelle prescrizioni e negli obblighi di registrazione del Regolamento (CE) n. 1907/2006 (registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche REACH), in vigore il 1° giugno 2007, del Regolamento (CE) 1272/2008 relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze chimiche e delle miscele (CLP) e del D.Lgs. 81/2008 riguardante le disposizioni per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Altri fertilizzanti rientrano, invece, tra le sostanze presenti in natura (derivati dal compostaggio e dalla fermentazione del letame, le torbe e il guano). La legislazione europea di riferimento in materia di fertilizzanti è comunque il Regolamento CE 2003/2003, che riguarda unicamente i concimi minerali, mentre quella nazionale è il D.Lgs.75/2010, che comprende tutto ciò che è normato a livello europeo e italiano (concimi, ammendanti, correttivi, substrati di coltivazione, matrici organiche destinate alla produzione di concimi organo-minerali, prodotti ad azione specifica). Il Decreto è in continua evoluzione in quanto, con l’emanazione dei successivi Decreti Ministeriali di aggiornamento, vengono introdotti, negli allegati che contengono la descrizione dei nuovi fertilizzanti prodotti, approvati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari

e Forestali. Attualmente il mercato europeo è riuscito solo in parte ad armonizzare il settore dei fertilizzanti, ma non tutti gli Stati Membri hanno elaborato una normativa specifica per disciplinarne l’immissione sul mercato. La revisione del Regolamento CE n. 2003/2003 è stata sospesa per il 2015, ma sarà probabilmente ripresa nel 2016 per concludersi nell’arco di due anni. Nel regolamento in revisione dovranno essere compresi tutti quei prodotti in grado di influenzare la fisiologia delle piante (concimi organici, organo minerali, ammendanti e biostimolanti) e dovranno essere fissate le soglie per il contenuto di metalli pesanti e di inquinanti organici e microbiologici, al fine di garantire la tutela della salute umana e della sicurezza ambientale. Il cambiamento che potrebbe scaturire da questo nuovo modo di concepire l’impiego dei fertilizzanti è in linea con le indicazioni, già fornite a livello europeo, riguardanti la necessità

di andare verso un’agricoltura sempre più sostenibile che permetta di rispondere alla crescente richiesta alimentare, ottimizzare le risorse, garantire, attraverso la ricerca, massimi standard di sicurezza e innovazione, assicurare una maggiore efficacia agronomica e uniformità nei controlli, ridurre gli oneri amministrativi e i tempi di inserimento dei nuovi prodotti negli allegati e favorire ulteriori opportunità di sviluppo del mercato, anche grazie all’attenzione dell’industria verso i temi ambientali. Sarebbe auspicabile adottare una normativa che, sull’onda della Direttiva 2009/128/CE, promuova l’uso sostenibile dei fertilizzanti che, pur ottimizzando la nutrizione delle piante e agevolando il riciclo degli elementi nutritivi nell’ambito di un’agricoltura integrata, curi maggiormente gli aspetti legati alla tutela dell’ambiente e garantisca la sicurezza e la salute degli operatori agricoli e dei consumatori.


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S A LU TE

Allarme carne rossa: i diversi punti di vista Come per tutti gli alimenti, serve equilibrio nel consumo tenendo bene a mente che la dieta mediterranea ha dimostrato di poter diminuire il rischio di tumore Giuseppe Fatati Presidente Fondazione Adi (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica)

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o IARC (International Agency for Research on Cancer), braccio operativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 26 ottobre scorso ha lanciato la notizia, destinata a far discutere, sull’imminente pericolo da consumo di carni rosse. «Sulla base di prove – recitava la nota, ora scomparsa dalla prima pagina del sito internet dell’OMS - il consumo di carne rossa provoca cancro negli esseri umani. Questa associazione è stata osservata nel tumore del colon retto, del pancreas e della prostata». Immediatamente Umberto Veronesi nel corso di un’intervista, ancora scaricabile, esultava affermando che per la prima volta la massima autorità internazionale in tema di cancro ha messo nero su bianco che la carne può causare diversi tumori. Secondo le conclusioni redatte dai ventidue esperti che compongono il board

di valutazione, si afferma che «ci sono evidenze sufficienti a lasciar pensare che il consumo di carni processate causi il tumore del colon-retto». Che siano di bue, vitello, manzo, maiale o pecora, cinquanta grammi di carne rossa al giorno aumenterebbero del 18% il rischio di sviluppare cancro. In modo molto equilibrato l’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro), ha risposto alla domanda che tutti si sono posti, ossia se il consumo di carne lavorata è cancerogeno quanto il fumo di tabacco o l’amianto, affermando che le carni lavorate sono state classificate nella stessa categoria come causa di cancro. Questo però non significa che siano ugualmente pericolosi. Le classificazioni riportate dalla IARC descrivono la forza dell’evidenza scientifica circa un determinato agente di essere una

causa di cancro, piuttosto che valutare il livello di rischio. L’allarme che, in pochi giorni, aveva fatto crollare le vendite nelle macellerie, improvvisamente si sgonfia: nessuna prova è stata messa nero su bianco. «Sì, ci sono dei rischi ma i risultati finali dello studio, pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, saranno resi noti soltanto a metà del 2016», smorza le polemiche Kurt Straif, responsabile del Programma monografie dello IARC. Un «allarme ingiustificato» anche secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «Come si fa a dire che ci sono rischi? Noi lo studio non lo abbiamo. Su Lancet abbiamo visto soltanto la sintesi - sottolinea il ministro Abbiamo chiesto di avere il testo completo, ci hanno detto che non sarà pronto prima di sette-otto mesi». Intanto l’allarme è stato lanciato e, nel dubbio, molti consumatori


55 la regionalizzazione delle tradizioni alimentari che non può essere stravolta. Giovanni Picuti in un articolo pubblicato sulla rivista dell’Accademia Italiana della Cucina “Civiltà della Tavola - Dicembre 2015” scrive: «Nel genoma degli umbri c'è la passione per la ciccia. Porchetta, fegatelli e guanciale fanno parte delle nostre tradizioni alimentari. L'umbro, senza sbocchi al mare, sta al prosciutto come il cinese al riso e il tedesco alla birra. Non sarà la sospetta ricerca hanno lasciato bistecche, lomcome gli Stati Uniti (125 chili a dell'Organizzazione Mondiale bate e prosciutti sui banconi dei persona) o Australia (120 chili), della Sanità (e nemmeno i supermercati. «I prodotti comma anche dei cugini francesi protocolli dell'Expo finanziamercializzati in Europa non con- (87 chili). Inoltre, dal punto to dalle multinazionali) a farlo tengono le sostanze presenti nei di vista qualitativo, la carne desistere dalla polpa». lavorati analizzati dall’OMS», italiana è meno grassa e la É bene, infine, ricordare incalza l’Ordine dei medici vete- trasformazione in salumi che l’Italia resta ancora saldarinari di Milano. avviene naturalmente solo mente in testa alla classifica «Lo studio dell’Organizzazione con il sale senza l'uso dell'affudelle nazioni più longeve e che mondiale della sanità ha preso micatura. É fuor di dubbio l’Umbria è, a sua volta, una come campione insaccati conte- che le carni suine conservate delle regioni italiane più longeve. nenti sostanze per la conservavantano antichissime radici nella Personalmente, sono in linea zione e il fissaggio di gusto storia della conservazione in con Carmine Pinto, e sapidità non presenti nell’Ue Italia: in un sito archeologico Presidente dell’Associazione e, soprattutto, in Italia. L’analietrusco vicino Mantova (risalente italiana di Oncologia Medica si è stata svolta interamente su al V secolo a.C.) sono (AIOM), che ha ribadito che carni provenienti dall’America, stati ritrovati numerosi resti l’OMS dice cose che erano dove gli standard di controllo di ossa di animali di cui il 60% già in gran parte emerse da sono minori. appartenenti alla specie suina. studi precedenti e che non In Europa, invece, le verifiche Nella produzione italiana, grazie è in questione il divieto di effettuate sugli alimenti sono tra a un continuo miglioramento, consumare carne: come per le più scrupolose al mondo». Le si è ottenuto addirittura un tutti gli alimenti, serve equilidosi di tali sostanze e i tempi equilibrio tra il contenuto di brio. di esposizione presi in esame grassi saturi e insaturi. Il messaggio che dobbiamo «implicano un consumo pressoNella maggioranza dei prodotti, dare deve essere chiaro. ché quotidiano e massivo di carni grassi preziosi come quelli La carne rossa va consumata rosse lavorate, nettamente supe- insaturi sono passati dal 30% con moderazione e dobbiamo riori rispetto alla media europea a oltre il 60% dei grassi totali, tornare alla dieta mediterranea, e italiana». il contenuto di nitrati si è molto che ha dimostrato di poter Il consumo di carne degli italiani ridotto, fin quasi ad annullarsi, diminuire il rischio di tumore. con 78 chili a testa – dati Coldi- mentre i nitriti sono praticamen- E magari anche a una dieta retti - é ben al di sotto di Paesi te assenti. Va poi considerata la mediterranea regionalizzata.


S A LU TE

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Sudamina, cause e rimedi di una “piccola” malattia Come prevenire e curare quest’irritazione che si verifica se i bambini vivono in ambienti caldo-umidi, se sono troppo coperti oppure se indossano vestiti di tessuti acrilici che non lasciano respirare la pelle Antonino Di Pietro Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it / www.istitutodermoclinico.com

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utti sanno che il sudore mette in imbarazzo le persone che ne producono molto, ma non tutti sanno che un’eccessiva sudorazione può provocare alcuni disturbi più o meno seri. Con il sudore, oltre all’acqua, si perdono importanti sostanze come sodio e potassio, rischiando di causare non solo disidratazione, ma anche numerose forme di irritazione cutanea. La sudorazione è un fenomeno naturale, che svolge un ruolo indispensabile per l’organismo, in quanto esercita due importanti funzioni: regola la temperatura del corpo, attraverso la dispersione del calore in eccesso verso l’esterno e, insieme al sebo, mantiene il giusto equilibrio idrolipidico della pelle. Le responsabili della sudorazione sono due tipi di ghiandole, le eccrine e le apocrine, che producono due diversi liquidi. Le ghiandole eccrine sono presenti alla nascita su tutta la superficie corporea, secernono un sudore formato quasi esclusivamente da acqua che non dà cattivo odore. Le ghiandole apocrine si sviluppano, invece, con la pubertà e si trovano principalmente sotto le ascelle e vicino all’inguine. Esse producono un sudore più grasso, spesso causa di cattivi odori. Le irritazioni dei bambini La sudamina è un’irritazione della pelle che interessa i bambini quando, in caso di sudorazione eccessiva, questa non trova sfogo. Tale fenomeno si verifica, per esempio, se i piccoli vivono in ambienti caldo-umidi, se sono troppo coperti oppure se indossano vestiti di

tessuti acrilici e non di fibra naturale che non lasciano respirare la pelle. La sudamina si manifesta con piccole vesciche nella zona del corpo dove la pelle è più coperta e suda maggiormente, come ad esempio schiena, pancia e inguine. Le vesciche appaiono piene di una sostanza acquosa che tuttavia non provoca prurito o bruciore. Sarebbe opportuno spogliare il bambino e tenerlo in un luogo fresco e ventilato, riducendo il più possibile la produzione di sudore. É consigliabile, tuttavia, l’utilizzo di creme come la pasta all’acqua perchè composte da un impasto di acqua, glicerina, talco e ossido di zinco, da applicare direttamente sulla zona interessata due volte al giorno per sette o dieci giorni circa.


B O N TO N

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La Venere in the box, una questione non solo culturale All’indomani della visita di Rohani il mondo si è chiesto se la scelta di coprire le nudità della statua dei Musei Capitolini fosse dovuta

Nicola Santini Esperto di galateo, costume e società ph/Christian Ciardella

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ra scatoloni sulle statue, pernacchie dal mondo e capi del cerimoniale in disgrazia, dopo la visita di Rohani, il mio telefono è diventato rovente come non mai, per non parlare dei profili social: «Hanno fatto bene? Hanno fatto male?». La risposta, purtroppo, è una: hanno fatto. E su certe frittate è anche un po’ inutile star lì a spadellare. Eccesso di galateo? Mah...Ignoranza? Forse. Sta di fatto che la faccenda ha dato non pochi grattacapo, non che preziosi spunti, che mi hanno ispirato un vademecum riepilogativo. Innanzitutto una cosa sacrosanta: quando si va in un Paese è vero che ci si adegua alle regole di quel Paese, ma quando un Paese ospita un capo di Stato, un Regnante o anche solo un ambasciatore in visita, ecco che il protocollo si adopera per mettere a proprio agio l’ospite in arrivo con il giusto mix di tradizione nostrana e attenzioni sartorialmente dedicate a chi viene in visita. Ed è anche vero che comportamenti che per noi sono l’abc della buona educazione, in altre culture sono addirittura ritenuti offensivi. Iniziamo con la base: guardarsi negli occhi. Sapevate che guardare dritto una persona negli occhi in un Paese Islamico in una negoziazione è una sorta di sfida a chi tratta di più? O che in un pacifico Paese Orientale come il Giappone, non abbassare il capo mentre una persona parla è un segnale sconveniente che equivale a mancanza di rispetto? Sempre il Giappone ci insegna, per esempio, che se si ha un raffreddore è meglio rimanere a casa, non sia mai che scappi uno starnuto in pubblico perché «piccolo rumore davanti è solo poco meno grave di piccolo rumore didietro», dicono i saggi. Tornando nei Paesi islamici, guai a non mangiare tutto quello che ti offrono nel piatto, mentre in Cina, se tocchi la ciotola finale di riso bianco significa offendere il padrone

Le statue dei Musei Capitolini

di casa, come se non ti avesse dato abbastanza da mangiare prima. Arrivare in ritardo in America significa essere subito in black list, mentre in Giappone, specie se non riguarda il lavoro ma la vita sociale, essere fashionably late, è quasi un vanto. Tutto questo per dire che non è consolatorio dirsi che comunque si faccia si sbaglia, ma ogni sforzo, magari studiando un percorso non intriso di nudità alla ricerca delle opere d’arte capitoline, ha comunque il suo valore. La mia amica Emanuela Fuin, per non offendere amici francesi, ha inscatolato il bidet. Chissà cosa hanno pensato!


S PO R T

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NBA, storia di ordinaria lealtà Boston TD Garden 9 agosto 1992: l’addio al basket di Larry Bird, una vita leggendaria

di Marco Marinaro info@studiolegalemarinaro.it

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l cuore pulsante di una città, della squadra più titolata d’America. Gli spalti si aprono nell’ombra intorno al parquet illuminato da un faro, solo al centro. La luce è gialla, caldissima e soffocante. Dal soffitto esageratamente alto pendono nomi e numeri bianchi di leggende su panno verde. Da lassù ondeggiano con calma i trofei, gli eroi. Qui la storia si scrive in bianco su verde, non in nero su bianco. Quei panni verdi sembrano foglie di un albero senza la minima intenzione di cadere, ma di restare lì, appese contro ogni vento e contro ogni stagione a scrutare giocatori e tifosi con la grazia, il silenzio e il colore delle foglie, ma con il peso delle montagne. C’è un uomo al centro del cono di luce, indossa la tuta bianca dei Celtics con il trifoglio verde sul braccio. I suoi capelli sembrano di paglia e la faccia è rossa, enorme, irregolare. Il suo nome e il suo numero stanno per salire tra i panni del soffitto, tra le foglie dell’albero. Il ruolo della foglia potrebbe stargli stretto, potrebbe, un giorno, piovere dal ramo e morire dalla voglia di tornare ad essere una radice sul parquet, in mezzo al campo. A tenere in piedi tutto l’albero. L’uomo in tuta bianca è un contadino dell’Indiana con il carattere di un generale, uno sicuro di sé oltre ogni limite, capace di prendersi gioco del mondo intero con il suo tiro in sospensione. Il desiderio feroce di vincere, il bisogno fisico di vincere e di dominare chiunque provi a impedirglielo sono il fuoco che brucia nei confini di un

Larry Bird carattere non definibile da un paio di aggettivi, ma non propriamente amabile. Quell’uomo ha surclassato e ridicolizzato centinaia di avversari, ha fatto a pugni con Dr. “J” e mezza Philadelphia e non è escluso che abbia fatto a pugni anche con se stesso. Mentre saluta il pubblico si accorge di non essere solo sotto il cono di luce: c’è un altro, della stessa statura, indossa una vistosa tuta gialla bordata di uno strano viola/porpora. È nero, ha i capelli ricci e compatti come una siepe rasata dal giardiniere e un sorriso stampato sulla bocca da vent’anni. Un sorriso magnetico in campo e fuori, forse il sorriso di chi si è divertito da matti combinando con un pallone in mano tutto quello che si poteva combinare, di chi ha interpretato il gioco in tutti


59 i ruoli e in tutte le sue forme e ha dato spettacolo su tutti i campi. Di chi ha vinto tutto con lo stesso desiderio feroce dell’altro uomo, lo stesso fuoco, non contenuto tra le pareti di un carattere spigoloso, ma ammantato di eleganza, di leggerezza, di magia. L’uomo in tuta gialla si avvicina, sfoderando il solito sorriso. Scappa da ridere anche al ragazzone dell’Indiana: sa già che sta per accadere qualcosa di speciale, di straordinario, come ogni volta che quel sorriso si avvicina. Con l’aria di chi la sta facendo grossa, trattenendo una risata fragorosa, sbottona la giacca. Nascosta sotto il tessuto lucido e la grande “L” viola c’è una maglietta bianca, una tshirt da tifoso con sette grandi lettere verdi sul petto: Celtics. I due continuano a ridersela più forte di prima e si abbracciano. I loro nomi sono cuciti sulle loro spalle e incisi sui cuori di chiunque abbia mai provato meraviglia per il basket. Larry Bird ed Earvin “Magic” Johnson. Non è facile descrivere un gesto come quello di Magic in un mondo come quello della National Basketball Association. L’ambiente forse più competitivo nel mondo dello sport, del professionismo più esasperato, dell’agonismo ai massimi livelli. Atleti abituati a pensare e a competere da professionisti fin dal liceo, prodotti di un sistema unico, della trafila High School – College – Franchise, della grande “catena di montaggio” addetta all’educazione sportiva del Paese e alla costruzione dei suoi atleti di vertice. Della fabbrica dei campioni. Inutile specificare il

clima di estrema competitività: rivalità tra scuole, rivalità tra College, rivalità tra franchises, tra città. E Bird e “Magic” Johnson si sono trovati al centro, anzi, sono stati il centro per anni della rivalità più feroce, più importante di tutte: Celtics contro Lakers. East Coast contro West Coast, il mondo degli affari, della finanza contro il mondo di Hollywood, azioni di borsa contro Oscar, irlandesi contro ispanici. Perfino le divise, i colori destano impressioni completamente diverse. Il giallo/porpora losangelino, la visibilità, l’estro e il verde/ bianco bostoniano, la sobrietà, la tradizione. Larry e Magic sono i simboli di tutto questo, uno bianco, l’altro coloured, uno riservato, concreto, l’altro estroverso, magnetico. Ma per quanto riguarda loro, le differenze finiscono qui. I due vedono il gioco esattamente allo stesso modo, sono alti più di due metri e si muovono con estrema rapidità, con eleganza regale. Non a caso Magic diventa il primo lungo a giocare da point guard. Sono due leader assoluti, due uomini-squadra. Opposti fuori dal campo, paralleli sul parquet: si potrebbero definire come inversamente proporzionali. Dai tempi della finale NCAA del ’79 sono stati avversari anche senza il bisogno di essere in campo contemporaneamente. Bastava la consapevolezza di essere i più forti e di avere un solo vero rivale. Situazione bizzarra. Bird era il più forte del mondo,

Magic anche. Entrambi potevano dire di essere migliori di chiunque ad eccezione di uno. Larry metteva 700 tiri al giorno in Massachusetts col terrore che Magic in California ne avrebbe messi 800. Il pubblico si sarebbe aspettato un odio reciproco, ma dopo anni passati a rispettarsi profondamente, durante le riprese di uno spot per la Converse, il rapporto cambiò e divennero amici. Esiste un concetto unico, molto particolare, in questo sport. Un concetto che si estende dai playground alle Finals: “the love of the game”. Non è di semplice traduzione, non è solo amore per il gioco. È allo stesso tempo amore per il gioco come atto pratico e come tutto ciò che lo riguarda, amore per la palla, per il compagno di squadra e sì, amore per l’avversario. Non bisogna però farsi illusioni. Questo tipo di amore non impedisce sportellate, blocchi, marcature asfissianti e trash talking vari. Questo amore è basato sul rispetto, e il rispetto si conquista con la fatica. Che esistano concetti come gli ultimi anche tra professionisti dello sport, per cui vincere è una missione e su campi dove la legge è quella del più forte, è merito di uomini come Bird e Johnson. Basterebbe ricordare cosa disse Magic dopo quell’abbraccio: «Non ci sarà mai e poi mai un altro Larry Bird». E non era una frase di circostanza.


A RTE

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L'ideologia celeste di Pietro Lista Alle nuvole l’artista ha dedicato, negli anni (e oggi la miniretrospettiva Cielitudine ne percorre le tappe fino al 29 febbraio, al Marte di Cava de' Tirreni), una serie di riflessioni accattivanti e disarmanti per accorciare le distanze con la propria infanzia e con l'infanzia dell'uomo, per disegnare unità minime di senso, per fermare in un riquadro critico passionale e sperimentale, il proprio silenzio del cielo di Antonello Tolve Art Critic / Independent Curator Professor at the Academy of Fine Arts in Macerata

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rotagoniste silenziose del cielo, le nuvole percorrono da sempre il palcoscenico luminoso dell'arte per esaudire il desiderio umano di padroneggiare il fuggevole e l'etereo, di bloccare le forze della natura, di offrire fertili scenografie creative, allegorie gloriose sulla finitudine e sul mutare costante delle cose, sullo splendore e sul mistero delle divinità. Aderenti al divenire dell'immaginazione, le varie dimensioni idrometeoriche sono infatti fonte d'ispirazione privilegiata dall'artista per disegnare la mappa transeunda del cielo e azionare indici riflessivi che, se da una parte non vogliono comunicare in forma diretta, dall'altra producono una eco da cogliere al volo, una quiete da osservare senza essere costretti a giustif icarla. Dai pulviscoli dorati dei mosaici bizantini ai primi cieli azzurri e nuvolosi affrescati da Giotto, dagli sfondamenti illusionistici di Tiepolo alle atmosfere ottocentesche di Constable, Turner o Monet, per giungere via via ai congelamenti fumettistici di Lichtenstein, all'Inf inito (1974) di Luigi Ghirri e alle recenti conquiste tecnoestetiche di Donato Piccolo, di Berndnaut Smilde o di Leandro Erlich, la storia del cielo e delle mille e una nuvole che gravitano nel panorama dell'arte mostra l'attitudine comune di modellare, di rappresentare o presentare un archetipo dell'immaginario collettivo per farlo esplodere in diverse direzioni e di aggiungere al suo interno sempre nuovi dati.

Un'opera di Pietro Lista Alle nuvole – non è forse Nuvola il nome di una sua figlia? – Pietro Lista ha dedicato, negli anni (e oggi la miniretrospettiva Cielitudine ne percorre le tappe fino al 29 febbraio, al Marte di Cava de' Tirreni), una serie di riflessioni accattivanti e disarmanti per accorciare le distanze con la propria infanzia e con l'infanzia dell'uomo, per disegnare unità minime di senso, per fermare in un riquadro critico passionale e sperimentale, il proprio silenzio del cielo. Nel febbraio del 1968, dopo aver costituito il Gruppo Teatrale Artaud e pubblicato il manifesto Il verbo sorge dal sonno come un f iore, Lista avvia infatti il suo lungo racconto celeste con lo scopo di evidenziare un discorso irrinunciabile sulle Nuvole e sulle varie Cielitudini esposte alla Galleria Civica di Reggio Emilia.


61 Indicatore del cielo, la nuvola è per lui lo strumento formale utile a coniugare «certe caratteristiche della Pop Art con l'intelligenza e il distacco del conceptual», ma anche il dispositivo ascoso di una geometria celeste, di un erotismo sottile che si allaccia indicibilmente al corpo e a un'attitudine compositiva che si spinge al di là del dipinto con una progressione «che si trova ora come in bilico, in una forte tensione, tra il muro che ancora lo trattiene e lo spazio esterno che gli si apre». Alimentato dalla poetica dell'effimero, e in linea con l'Arte Povera che cavalca sin dalle sue prime manifestazioni, il mondo offerto dalle nuvole spinge l'artista «a sognare aquiloni di nuvole, luci che illuminano il cielo, suggestioni sonore, piogge colorate, in breve veri e propri spettacoli barocchi». Così, nell'arco di un decennio, accanto alle gabbie, alle reti, ai graffi e agli spazi pubblici presi di mira per consumare l'arte in tempo reale, Lista, con selvaggio e raff inato cannibalismo (Bonuomo), costruisce un progetto nuagista sul cosmo e sul tema iconografico della nuvola che rappresenta il simbolo, il luogo topologico dal quale partire per familiarizzare con il pensiero magico e ideare «eventi celesti in cui esplode una inesauribile ironia: nuvole per cancellare il cielo o per trasformare l'orizzonte, studi per creare il silenzio nel cielo o per realizzare» paesaggi assolutamente inediti. «L'orchestrazione visiva del firmamento è», per lui, «tema di

Un'opera di Pietro Lista una progettualità infinita che si propone, per metonimia di segno, come “imagerie” ludica e fantastica, ma anche come grossa metafora di operare concreto sulle strutture del mondo reale». Sul finire del 1970 e precisamente quando presenta nella collettiva Rassegna d'Arte del Mezzogiorno (Palazzo Reale di Napoli) diverse opere riunite in due temi cardinali, Silenzio nel cielo e Eclissi di nuvola, appare chiaro, in Lista, almeno fino a Dove nasce la storia del cielo (1976), il desiderio di declinare lo spettro nefologico in un discorso che scorre sulla superficie con nuvole di sabbia, nuvole di legno avvitate a supporti materici, nuvole di ferro e cemento, nuvole numerate, nuvole colorate, nuvole rimosse, nuvole disegnate e nuvole scrittomorfe che diventano segni plastici, formemi, cromemi, grafemi in dialogo con lo spazio. L'esigenza di percepire l'arte come un esercizio e la volontà di condurla alla sua grammatica interna, inducono Lista a formulare, dunque, una propria storia del cielo e a concepire un progetto categoriale, un

catalogo, «un linguaggio ridotto ad un alfabeto elementare» dove ogni materiale propone la corrispondenza con una particolarità relativa e specifica che si adatta all'immagine della nuvola per esasperarla e darne una esperienza percettiva diversa. Un invito Nel cielo fatto di progetti + rumori elettronici (1972), l'omaggio al capo indiano Nuvola rossa (1974), una piccola Eclissi di nuvola (1974), 3 nuvole per una pioggia colorata (1974), una Possibile tempesta e il Progetto n. III6 per un cielo che racconta i sogni senza data, accanto a due teloni del 1974, al manifesto della Cielitudine e a una splendida Nuvola lignea del 1970 rappresentano, oggi, in questa microretrospettiva decennale che restituisce l'ideologia celeste di Lista, l'orizzonte minimo di un'atmosfera dove i fulmini hanno il colore dell'arcobaleno, dove l'aeiuo del cielo (Rimbaud) pensa ad una nuvola lasciata distrattamente sul comodino, e dove gli elementi dello spazio celeste diventano i segni di un codice cif rato attraverso il quale si può parlare dell'uomo e della sua storia.


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F I N I S TE RRE

Bill Viola, dal video alla pittura Affascinato dall’arte antica, l’artista ne ha voluto rileggere la storia, soprattutto per quanto riguarda i temi della Nascita e della Morte, e quindi della Conditio Humana, in un’ottica del tutto innovativa e moderna Alfonso Amendola Docente di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali Università degli Studi di Salerno

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er Bill Viola «fare video è come dipingere, fermiamo immagini in movimento. L’artista, che usi i pennelli o la tecnologia, è per me uno sciamano, un mago. Cattura l’energia e riesce a comunicarla in una sorta di neoumanesimo». Bill Viola è uno dei pionieri e innovatori della videoarte, il cui lavoro ha contribuito alla rottura di quel velo di diffidenza che il mondo dell’arte ha sempre nutrito nei confronti di questo tipo di forma espressiva. Quasi come se avesse creato un mondo nuovo, parallelo al nostro, ci ha permesso di entrare, sbirciare attraverso le sue opere uniche; è un vero e proprio universo a sé stante, fatto di immagini, suoni, corpi che prendono vita in maniera anticonvenzionale, come se si distaccassero dal mondo terreno, come "affreschi digitali pervasi da una diffusa energia spirituale". Le sue opere sono a tutti gli effetti dei dispositivi sospesi nel tempo e nello spazio, sospesi tra l’iconografia pittorica classica e la ricerca di nuove tecnologie, tese ad ampliare e completare l’articolato discorso sull’opera in toto dell’artista. La tecnologia stessa non deve essere considerata come un ostacolo alla “vecchia” concezione di arte, né tantomeno come un dispositivo fine a se stesso; essa è infatti, per Viola, uno strumento capace di espandere la propria coscienza, di toccare «l’inconscio sommerso della dimensione del Sé». Uno dei legami più importanti nell’opus di Viola va ricercato a partire dai primi anni

Settanta del ‘900: nel 1975, infatti, Bill Viola decise di lasciare New York per approdare in Italia, a Firenze precisamente, dove per un anno e mezzo lavora presso Maria Gloria Bicocchi, fondatrice dell’atelier di produzioni video, Art/ Tapes22. Dopo quest’esperienza, torna in Italia nel 1993, ospite della rassegna video d’autore di Taormina, e due anni più tardi, nel 1995, realizzando la serie di installazioni “Buried Secrets” per il Padiglione Statunitense della Biennale di Venezia; infine lo vediamo, ancora una volta, protagonista di una mostra formata da circa 15 installazioni, realizzata tra il 2008 e 2009 al Palazzo delle Esposizioni di Roma: la personale dell’artista “Visioni Interiori”. Si scorge quindi che il legame va ricercato tra le opere dell’artista e l’Italia. Bill Viola infatti, fin dal suo primo viaggio, venne straordinariamente affascinato dall’arte Rinascimentale italiana, tanto da averlo poi condizionato per la creazione di molti dei suoi video più importanti; in effetti, guardando alle sue opere, è come se l’artista americano, attraverso l’uso della tecnologia, avesse voluto rileggere la storia dell’arte antica, dei Vecchi Maestri, soprattutto per quanto riguarda i temi della Nascita e della Morte, e quindi della Conditio Humana, attraverso un’ottica del tutto innovativa e moderna. In un’intervista redatta per la mostra romana “Visioni Interiori”, Bruno di Marino chiede all’artista da cosa nasce l’esigenza di prendere a modello la pittura del passato.


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Composizione di opere di Bill Viola

Viola racconta di come, dopo essersi diplomato alla scuola d’arte nel 1973, si sia totalmente allontanato dalla storia dell’arte. Dopo dieci anni, fermatosi a Madrid, decise di visitare il museo del Prado, una delle pinacoteche più importanti del mondo. Viola racconta che mentre visitava le varie sale del museo dedicate a Van der Weyden, Bosch, Velasquez, Goya, iniziò a piangere. In quel momento si dissolse completamente la distanza che lo aveva separato dai vecchi maestri del passato, un amore nato durante il suo viaggio in Italia nel 1974: «Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa». Viola capì in quel momento che i cosiddetti “vecchi maestri” non erano altro che “giovani radicali”:

Masaccio, Michelangelo, Raffaello, erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche; avevano all’incirca venti anni quando crearono i loro primi grandi lavori. Insomma per l’artista è inevitabile fare un paragone tra l’arte antica e il mondo moderno; «una volta stabilita questa relazione, e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture».

Da qui nasce

Viola racconta di come, l’imprescindibile dopo essersi diplomato punto di riferimento che nel 1973, si sia è l’arte antica; il totalmente allontanato lavoro di Viola dalla storia dell’arte. però non è di citare, Dopo dieci anni, visitando quello appropriarsi il museo del Prado nelle o riprodurre sale dedicate a Van der fedelmente un’opera del Weyden, Bosch, Velasquez, passato, bensì Goya, iniziò a piangere guardare

alle opere dei “giovani radicali” come modelli per la sua concezione dell’immagine. E questo lo testimoniano, dal 1995 in poi, almeno 4 sue straordinarie video installazioni: “The Greeting” (1995), “The Passions” (2000), “Catherine’s Room” (2001) ed “Emergence” (2002).


LI B R I / H OME CINE MA

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a cura di Raffaella Venerando

a cura di Vito Salerno

La moglie perfetta di Roberto Costantini

The Walk - Una storia vera di Robert Zemeckis

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opo il successo internazionale della Trilogia del Male, il commissario Balistreri torna in un thriller che trascina il lettore nelle spire di una suspense mozzafiato. Nel maggio del 2001, a Roma, due coppie, il professore italoamericano Victor Bonocore e la moglie Nicole Steele, il Marsilio Editori Pagine: 450 pubblico ministero BianPrezzo: 19,00 euro ca Benigni e il marito Nanni. Due matrimoni come tanti, a volte felici, a volte meno. Tra loro una ventenne pericolosa, Scarlett, sorella di Nicole. Intorno, la terra di mezzo del Sordomuto e del Puncicone, gli appalti pubblici, il gioco d’azzardo, l’usura, e la morte atroce di una ragazza, Donatella. Sembra essere l’ennesimo atto di violenza patito da una donna per mano di un uomo violento, l’assassino viene scoperto e giustizia è fatta. O forse no? Quando viene ucciso Victor Bonocore, Michele Balistreri dirige la terza sezione della squadra mobile e indaga insieme al pm Bianca Benigni. La miscela è esplosiva, le modalità di conduzione dell’indagine contro le sorelle Steele sono fuori dai confini della legge e l’esito è disastroso. L’arresto di Scarlett e Nicole incrina le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Tutto finisce male. Nel 2011 una rivelazione inattesa spinge Balistreri a riaprire quel caso rimasto senza colpevoli. Ma se non è tardi per la giustizia, forse lo è per l’amore e per la vita. O forse no. Roberto Costantini ha meritato un grande successo di pubblica e critica grazie alla sua trilogia che, lo ricordiamo, è composta da "Tu sei il male", "Alle radici del male" e "Il male non dimentica" e che è stata anche tradotta all’estero.

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uesto film, straordinariamente ben girato e costruito, è diretto dal regista Premio Oscar (Forrest Gump) Robert Zemeckis. “The Walk” racconta l’impresa folle e (quasi) impossibile dell’uomo che ha camminato su un filo d’acciaio fra le Torri Gemelle di New York per quarantacinque minuti a più di quattrocento metri d’altezza. Questa appassionante e ipnotica pellicola rievoca, infatti, la storia vera di un giovane sognatore, il funambolo Philippe Petit, che ha compiuto un’impresa diventata leggenda: passeggiare fra le Torri Gemelle del World Trade Center in equilibrio su un filo d’acciaio, percorrendo l’immenso vuoto che le separa. Con tanto coraggio e un’ambizione cieca, Petit riesce a superare i limiti fisici, la paura e i divieti delle forze dell’ordine e vincere così la sua sfida contro tutto e tutti. Con grande determinazione, Philippe Petit (Joseph Gordon-Levitt), guidato dal suo mentore, Papa Rudy (Ben Kingsley), e aiutato da un improbabile gruppo di giovani di tante nazionalità diverse, si spinge oltre tutti i pronostici sfavorevoli, i tradimenti, le discordie, gli innumerevoli inviti a desistere e a compiere il suo incredibile piano. Solo un regista esperto e ispirato come Robert Zemeckis poteva riuscire nell’impresa di realizzare con The Walk uno dei film biografici più singolari ed efficaci di sempre, rendendo partecipe lo spettatore del senso di vuoto e di vertigine vissuto dal mitico protagonista. “I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni” (P. Petit)



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