Costozero Luglio/Agosto n.4/2015

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EDIT OR IA L E / L UGL IO A GOST O 2015

De Luca chiama, gli industriali rispondono Gli imprenditori campani, riuniti sotto l’egida della Confederazione regionale, non hanno disatteso l’invito del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a un confronto immediato su alcuni temi prioritari per il sistema delle imprese, presentandogli un documento condiviso di analisi e proposte su cui cominciare da subito a lavorare. Insieme

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hi ha tempo non aspetti tempo. Ispirandosi a questo popolare proverbio gli industriali campani, riuniti sotto l’egida della Confederazione regionale, non hanno disatteso l’invito del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a un confronto immediato su alcuni temi prioritari per il sistema delle imprese, presentandogli un documento condiviso di analisi e proposte su cui cominciare da subito a lavorare. Insieme. Tale documento si fonda complessivamente su di un’idea di sviluppo che incoraggiando l’imprenditorialità - risulti capace di valorizzare la territorialità campana, spingere l’occupazione e sprigionare il potenziale del nostro sistema produttivo perché è anche dall’industria che passa la creazione di valore, non solo economico ma sociale, per l’intera Campania. Abbiamo, pertanto, unito le forze e superato gli steccati provinciali per rendere noti a De Luca quali siano gli interventi cui dare massima priorità rispetto a tematiche ampie come l’ambiente, l’energia, il turismo, le infrastrutture. La logica con cui si è lavorato è stata fortemente improntata alla proposta: per più di una criticità infatti abbiamo richiesto di essere coinvolti attivamente nella ricerca della migliore soluzione, non limitandoci soltanto alla segnalazione del problema. In modo particolare abbiamo poi approfondito la questione degli incentivi, molto cara a chi fa impresa. Con fermezza - all’interno del documento – abbiamo sottolineato come spesso in Campania il sistema si sia rivelato un boomerang, «a causa dello scollamento tra strumenti proposti ed esigenze del sistema produttivo». Metodi di valutazione opinabili e tempi di approvazione sicuramente non europei in troppe occasioni hanno nei fatti intralciato la buona impresa - andando ad incidere sulla situazione finanziaria generale delle aziende - più che agevolarla. È necessario, quindi, avviare oggi un nuovo confronto sul tema, tenendo conto che nella ridistribuzione delle risorse sarebbe utile spostare fondi verso strumenti che hanno già in passato mostrato la loro efficacia, come il credito d’imposta per l’occupazione e per gli investimenti, misura verso cui parrebbe già positivamente orientato il Presidente De Luca. Il credito di imposta, infatti, qualche anno fa ebbe così tanto successo nella nostra regione che, nello stesso giorno di apertura dello sportello, il 28 luglio 2010, le risorse stanziate andarono completamente esaurite a seguito della presentazione di ben 1302 domande. Ecco, vorremmo che tornassero a verificarsi buoni esempi e buone intese di questo tipo, capaci di imprimere una decisa accelerazione a un processo di ripresa che stenta ancora a decollare con convinzione. Con il documento trasmesso al Presidente De Luca noi imprenditori riteniamo di aver fatto il primo passo nella giusta direzione, di aver dato il nostro impulso per far ripartire il cronometro. Ora, come regione tutta, auguriamoci di muoverci veloci.

Mauro Maccauro Presidente Confindustria Salerno @MauroMaccauro


S O M M A R IO FOCUS

EDITORIALE 1

De Luca chiama, gli industriali rispondono di M. Maccauro

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La cooperazione sociale nella competizione A cura di SRM CONFINDUSTRIA

PRIMO PIANO / PREMIO BP 2015 4

La forza delle buone idee di R. Venerando

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«Lasciateci premiare» intervista a G. De Nicola

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Foschi, dg Helian: «Facciamo crescere la voglia di positività» intervista a S. Foschi

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Galati: «Pensiamo già al prossimo progetto» intervista a R. Galati

OMPM, lode 10 ad una azienda in perpetuo movimento intervista a L. Caputo Dario Scalella, l’innovatore aeronautico 12 che resta con i piedi per terra intervista a D. Scalella Il necessario lavoro di équipe per portare 14 l'innovazione sul mercato intervista a M. Franzese 16

La stoffa del Sud intervista a A. Santanocito

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Innovazione = Competenza + Creatività intervista a M. Fiore

I GI in Israele, una missione 29 di avanguardia tecnologica di S. De Luca 30

L'Arte di fare impresa di R. Venerando

32 L’effetto moltiplicatore della cultura di R. Venerando, intervista a L. Monti 33 Elogio all'imprenditorialità di G. Sica STRATEGIE D'IMPRESA BORN to RE-BUILD 34 un master per la cura del territorio A cura di Jobiz Formazione 35 100% Campania, prove di economia circolare di R. Venerando EDILIZIA INDUSTRIALE I Fondi Europei per la crescita intelligente, 36 sostenibile e inclusiva di M. Giordano NORME E SOCIETÀ

Crescenzo, Banca Sella: «Il nostro Istituto anche 19 quest'anno ha supportato il Premio BP» intervista a G. Crescenzo

Sistemi alternativi di “dispute resolution”, 38 la statistica ne conferma l’efficacia di M. Marinaro

Linguanti, Ceo di Wadex: 20 «Tra idea e investimenti, vince la strategia» intervista a G. Linguanti

Contraffazione in Rete, 40 come tutelare il proprio brand di P. Di Stefano

Il sostegno di Telecom Italia in tre parole: 21 innovazione, investimenti, infrastrutture intervista ad A. Palumbo

Condono in Campania, 42 interviene la Corte Costituzionale di L. D'Angiolella

Penelope, in prima linea nella sfida 22 alla Smart Agriculture intervista a F. Marandino Magaldi Innova, scoprirsi leader nelle soluzioni 23 di facility ed energy management intervista a E. Magaldi 25 Seen Solution, non solo sponsor intervista a N. Savino 25

«Investitori? Meglio se business oriented» intervista a D. Bianchimano e M. Bettoni

LAVORO Apprendistato e giustificato motivo oggettivo 43 di licenziamento di L. De Valeri 45

Jobs Act, riforma quasi completata di R. Venerando, intervista a G. Ambrosio

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Storia di una chat fatale di M. Ambron


NUMER O 4 / L UGL IO A GOST O 2 0 1 5 FISCO 50

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Accertamento “antielusivo”: necessario il contraddittorio di M. Villani e A. Rizzelli Credito d’imposta per investimenti in R&S, meglio tardi che mai di A. Sacrestano INTERNAZIONALIZZAZIONE

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Teoria dei giochi e alleanze mediterranee di E. Szajkowicz SICUREZZA

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Biotecnologie e Sicurezza: un “ambiente” di Ricerca e scuola per l’Innovazione di E. Sturchio e G. Simoncelli SALUTE

Magazine di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg . Trib. di Salerno N. 677 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Mauro Maccauro

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Attività fisica, salute e dipendenza/1 di G. Fatati

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La lunga vita dei parassiti di A. Di Pietro

Redazione Raffaella Venerando

BON TON

Project Management Vito Salerno

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Il buongusto non va in vacanza di N. Santini

ARTE 61

Piccola storia della fotografia industriale al MAST di Bologna di A. Tolve

FI NISTERRE 63

Omaggio all'Italian Records di A. Amendola LIBRI/HOME CINEMA

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Social Media Monitoring a cura di V. Salerno

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Foxcatcher a cura di V. Salerno

Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano

Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Service Srl Via Madonna Di Fatima, 194 84129 Saler no Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 03971170653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Arti Grafiche Boccia/Salerno Foto Archivio Costozero Vito Salerno Massimo Pica/Ag. Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it Graphic Designer / Illustrazioni Emanuela Maria Rago L e opi ni oni espr esse negl i a r ti c ol i a ppa r tengono ai si ngol i a utor i dei qua l i si i ntende r i spetta r e l a pi ena l i ber tà di gi udi z io


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5

La forza delle buone idee La nona edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, per la qualità dei progetti in gara, è stata un autentico inno alla gioia di Raffaella Venerando

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i va dal progetto che migliora la qualità delle coltivazioni vitivinicole, al robot che senza bisogno di conducente pulisce le spiagge; dal tessuto ricavato dagli scarti degli agrumi al dispositivo medico salvavita in caso di ictus… pur essendo molto diversi tra loro per finalità e destinazione d’uso, i progetti risultati “primi” nella edizione 2015 del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno (la nona) sui centosei in gara hanno tutti in comune un tratto: la forza di essere delle buone idee. Una maratona di oltre quarantotto ore ha trovato i talenti in competizione allenati, preparati, con la giusta riserva di fiato e voglia di arrivare fino al traguardo. Anche se, mai come in questo caso, vista l’elevata qualità dei progetti in gara l’importante è stato davvero partecipare, a vincere sono stati undici progetti. Undici alzate di genio nate da esigenze reali per risolvere problemi veri, intuizioni di una singola

brillante mente o esito di riuscite sinergie di gruppo, innovazioni al femminile o trasversali, rivolte a privati o alla Pubblica Amministrazione, che hanno convinto, emozionato, sorpreso, incuriosito, prima il Comitato Scientifico che nei mesi addietro li aveva selezionati, poi gli sponsor (vedi Premio Telecom Italia, Premio Banca Sella e Premio Seen Solution), poi ancora quanti hanno partecipato dal vivo alla manifestazione tenutasi al Teatro Ghirelli di Salerno l’11 e 12 giugno scorsi e i tanti che, invece, l’hanno seguita sui canali social e sulla Rete. Anzi, proprio l’interesse appassionato dei “tifosi” del Premio BP anche quest’anno ha generato due riconoscimenti ad hoc, quello web andato all’azienda Wintech Spa, che ha progettato il nuovo portale per la BCP che contiene al suo interno un sistema informativo in grado di spingere anonimi visitatori a diventare clienti, e alla start up di Mario Delli Bovi per il suo progetto Tapebox, una piattafor-

ma che dà valore alla reputazione personale e la usa per riordinare i contenuti secondo un reputationrank e il Premio Platea, attributo per l’impresa, alla Cannon Afros spa di Dario Pigliafreddo per il processo nuovo e innovativo, denominato ESTRIM destinato alla produzione di compositi in fibra di carbonio, e per la start up a PinApp di Giuseppe Agovino, un sistema di applicativi, gestiti da un software dedicato che consente una comunicazione fattiva ed immediata tra gli utenti/mercato e milioni di partite Iva. Ora si spera che, come ama dire Giuseppe De Nicola, presidente del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno e ideatore del Premio Best Practices per l'Innovazione di Confindustria Salerno – si possa intorno a questi progetti creare un ecosistema capace di generare fatturato, lavoro, perché il Premio più che parlare di innovazione possa ancora una volta realizzare concreti risultati.


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«Lasciateci premiare» Per l'ideatore del riconoscimento salernitano all'innovazione, il Premio Best Practices di Confindustria Salerno è ormai diventato sostanziale, necessario ed essenziale anche per rimuovere quelle barriere che ostacolano la nascita di progetti qualificati

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ottor De Nicola, iniziamo dalla fine: quali sono stati i numeri dell’ultima edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno? Il dato più oggettivo dell’ultima edizione del Premio è stato vedere il consolidamento di un’idea da parte dei diretti interessati. La conferma di una dimensione nazionale del progetto ottenuta grazie alla condivisione della sua mission tra vecchi e nuovi partecipanti, i quali hanno prodotto un passaparola virale sia nella fase preliminare che durante l’evento finale. 106 progetti in concorso e 20 fuori concorso, 75 partner e sponsor (tra cui 12 past partecipants che hanno sostenuto l’evento), 19 regioni rappresentate, la crescita del pubblico presente nella 2 giorni, oltre 3.800.000 impressions dell’hashtag #premiobp15 nella settimana dell’evento, l’incremento del 55% del traffico sul sito del Premio Best Practices per l'Innovazione. Tutti questi dati parlano di una capacità di coinvolgere i partecipanti, facendoli diventare protagonisti diretti e attori del processo. Quanto è stato importante il web nella crescita costante dell’iniziativa? Il Premio credo sia stato tra i primi eventi a scommettere sulla dimensione 2.0. Dalla IV edizione in poi la sinergia tra evento tradizionale e digitale (streaming, social e web)

ha permesso di aprire l’iniziativa all’esterno del perimetro tradizionale di Confindustria Salerno. Il Premio ha generato opportunità concrete di sviluppo e visibilità a tanti innovatori. Senza l’integrazione digitale questo non sarebbe successo. Questa è la dimostrazione di quanto sia urgente colmare il digital divide, che oggi è più culturale che tecnologico anche grazie alla enorme riduzione degli investimenti tecnologici necessari per avere una presenza sulla rete efficace e utile.

Giuseppe De Nicola Presidente Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici Confindustria Salerno

Per la sua ormai comprovata esperienza una buona idea diventa più facilmente finanziabile se…? Non mi sento un esperto (né uno dei tanti guru di cui si sente parlare). Fatti 100 (più o meno) i progetti in gara – Personalmente credo che il mix ideale quest’anno erano 106 – quanti secondo lei per un finanziatore (e per il mercato) hanno maggiori probabilità di entrare in nasca dalla combinazione idea/team. mercato? Un’ottima idea ha futuro se è portata Quest’anno più che mai la qualità avanti da un team convinto e motivato. delle proposte è cresciuta molto. Nei La formula magica non esiste e spesso comitati scientifici non è stato facile le combinazioni fortuite (incontrare scegliere i vincitori e i menzionati. Le le persone giuste) sono un fattore idee presentate (sia delle startup che determinante. Anche per questo delle imprese) hanno evidenziato un abbiamo allargato la platea di partner grande valore potenziale, verificato in modo da rendere meno casuale la immediatamente da diversi partner del possibilità di far matchare domanda e Premio che hanno selezionato, a diverso offerta di innovazione. titolo, molti progetti. Quanto conta la ricaduta sociale che un Ci aspettiamo risultati anche a breve progetto può avere sul territorio? da queste verifiche e anche questo Se per progetto intendiamo un’idea dato ci conforta: se il Premio raccoglie d’impresa, la risposta è scontata. Ogni l’interesse di progetti sempre più impresa genera ricaduta sociale in un qualificati, vuol dire che viene vissuto con maggiore rilevanza dai partecipanti. territorio. Ovviamente ogni territorio ha la sua peculiarità e forse una startup che Una scelta che ci onora.


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 nasce e cresce a Salerno ha sicuramente un impatto sociale maggiore dell’omologa esperienza a Milano. Quello che viviamo con il Premio Best Practices per l'Innovazione è anche la sua ricaduta in termini di “entusiasmo” inteso come capacità di generare voglia di guardare avanti, soprattutto

a Sud dove le grandi intelligenze che abbiamo incontrato in questi anni si scontrano con un’infrastruttura sociale e culturale che rende complesse la nascita e la crescita di una buona idea. Ma il Premio esiste anche per tentare di rimuovere questi ostacoli. Se dovesse definire il Premio BP

di Confindustria Salerno in modo immediato, quasi iconico, quali aggettivi utilizzerebbe? Sostanziale, nel senso di fondamentale, necessario ed essenziale. Ma sono il padre (come dice il mio presidente Maccauro) di una (spero) buona idea. E ogni scarrafone è bell…

S EZ IO NE I M PRE SE / 1° PO S TO H ELIA N S P A

Foschi, dg Helian: «Facciamo crescere la voglia di positività» Il vincitore 2015 del Premio Best Practices per l’Innovazione si augura che, anche grazie a iniziative come quella organizzata da Confindustria Salerno, il nostro possa diventare un Paese in cui si guarda al futuro con ritrovata fiducia e desiderio di farcela

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ottor Foschi, partiamo dal suo progetto: quando avete capito che era una buona idea la vostra? La prima cosa che ci ha spinto ad affrontare il progetto è stato vedere e percepire dal mercato la forte crescita della qualità dei cibi a tavola, la cura e l’attenzione che i media vi dedicano quotidianamente, i reality sulla cucina tutti incentrati sul Food. Abbiamo pertanto capito che vedere un bel pomodoro a tavola voleva dire dedicare studio alla coltivazione dei prodotti che tutti i giorni vediamo sulle tavole. Il settore agroalimentare italiano rappresenta un’eccellenza che primeggia sul piano della qualità, della sicurezza alimentare, dell’innovazione tecnologica d’avanguardia, della sostenibilità, della biodiversità e del rispetto della tradizione. Chi sono oggi i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? I destinatari del nostro progetto sono tutte quelle aziende del settore agroalimentare ed in particolare del mondo vitivinicolo, della produzione di mele e più in generale alberi da frutta, il settore delle drupacee e degli alberi da noce. Le applicazioni

Silvio Foschi possibili: ottimizzare la difesa contro le principali patologie fungine; modulare i trattamenti fungicidi;


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CLOUD4FARMING, IN ALTO I C ALICI Grazie ai dati rilevati in campo, il sistema informativo fornisce supporto alle decisioni su bilancio idrico, utilizzo dell’irrigazione, gestione della chioma, tempistica di raccolta, produttività e relative considerazioni legate a fisiopatie e fitopatie della vite Cloud4Farming nasce con lo scopo di sviluppare, testare e implementare uno strumento innovativo di supporto alle decisioni, o decision support system – DSS -, fondato sul principio delle wireless sensor networks. Il sistema raccoglie i dati raccolti da sensori, che vengono trasmessi via internet ad un centro di elaborazione in Cloud Computing, aperto alla consultazione degli operatori grazie allo sviluppo di interfacce user friendly e all’accessibilità da dispositivi mobili; una suite che rende Cloud4Farming uno strumento di supporto all’attività quotidiana del viticoltore o, più in generale, degli operatori del settore Agroalimentare. Grazie ai dati rilevati in campo con la collaborazione dei partner professionali del progetto, il sistema informativo fornisce supporto alle decisioni su temi come il bilancio idrico, l’utilizzo dell’irrigazione, la gestione della chioma, la tempistica di raccolta, la produttività e le relative considerazioni legate a fisiopatie e fitopatie della vite. Nel dettaglio esso rileva: • dati climatici (temperaturà, umidità, piovosità);

monitorare lo stato idrico dei terreni e delle colture; migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori; aumento della produzione e della qualità dei prodotti; minimizzazione dell’impatto ambientale; aumentare la produzione e la qualità dei prodotti. Quanto è stato importante il web nella realizzazione del suo progetto? Direi che il web è stato fondamentale. Alla base del nostro sistema dal nome Cloud4Farming appunto c’è ed è parte integrante il web, come elemento abilitante di accesso semplificato alle informazioni aperto alla consultazione degli operatori grazie allo sviluppo di interfacce user friendly e all’accessibilità da dispositivi mobili. L’innovazione nasce dalla genialità del singolo o dalla cultura dell'azienda? Sicuramente la cultura dell’azienda è fondamentale. L’innovazione può nascere da un’intuizione personale

• parametri chimico fisici del suolo (aridità, conduttività elettrica, sensori gamma-radiometrici); • stato delle colture; • presenza di parassiti. I benefici principali invece sono: • minimizzazione utilizzo risorse idriche; • razionalizzazione nell’impiego di concimi e fitofarmaci; • gestione ottimizzata dei mezzi agricoli; • diminuzione degli sprechi (energetici ed economici); • miglioramento della qualità dei prodotti.

geniale, ma è comunque sempre frutto di un lavoro costante calato in un contesto di grande esperienza. Su quali fondamenta invece va costruita? Curiosità, conoscenza, determinazione, passione e soprattutto coraggio…sono gli ingredienti alla base dell’innovazione che, con il giusto mix, introduciamo nella realtà, generando così innovazione. In fondo se ci pensiamo bene, l’innovazione di oggi sarà la tradizione di domani. Facciamo il gioco delle percentuali: in un buon progetto quanto è importanti l’idea e quanto gli investimenti? Un progetto, per avere successo, deve nascere da un’esigenza concreta, dal tentativo di risolvere con successo un problema incontrato sul lavoro, dall’esperienza personale. Bisogna anche saper accettare il fatto che avere “una buona idea” spesso non è sufficiente se poi non si hanno i mezzi, specie economici, per poterla realizzare. Un vero progetto


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 è qualcosa di più di una buona idea. Oggi direi pertanto 50% e 50%. La sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, invece, come la giudica? Può essere anche questa iniziativa utile per aprire la strada dell’innovazione in Italia? È stata senza ombra di dubbio una esperienza positiva, molto ben fatta ed organizzata. Da consigliare per l’arricchimento che offre. Nel corso della due giorni ho scoperto un contesto che dà spazio alla creatività e al coraggio individuale delle persone e delle imprese. Ho incrociato in molti sguardi dei partecipanti quella luce tipica, secondo me, di chi ha passione e determinazione. Un bel

clima, insomma. L’iniziativa di Salerno, che si svolge oramai da anni grazie all’intuizione e alla forza di volontà in primis di Giuseppe De Nicola, favorisce la cooperazione e la voglia di mettersi in gioco. L’Italia, partendo anche da Salerno, deve diventare un Paese in cui le persone possano guardare al loro futuro con serenità e positività, un Paese fondato sulla responsabilità della singola persona che intende essere protagonista della propria avventura lavorativa mettendosi in gioco quotidianamente. Un’ultima curiosità: se avesse potuto avrebbe voluto inventare… La stampa. Se ci pensa bene è partita da lì la rivoluzione della comunicazione.

S EZ IO NE I M PRE SE / 2° PO S TO D R O N Y X

Galati: «Pensiamo già al prossimo progetto» Il team di Dronyx pronto a investire ancora in innovazione sociale, quella che migliora la qualità della vita

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ottor Galati, partiamo dal vostro progetto: quando avete capito che la vostra era una buona idea? Chi sono oggi i destinatari, quali sono le applicazioni e quali i mercati? Sicuramente dal momento del primo lancio mediatico quando abbiamo potuto raccogliere il consenso sia da parte degli operatori del settore, sia da parte dei cittadini che finalmente erano venuti a conoscenza di uno strumento utile alla salvaguardia ambientale e, meglio ancora, pensato e prodotto in Italia e per di più da giovani menti. Quanto è stato importante il web nella realizzazione del progetto? Il web senz’altro ha contribuito ad aumentare la visibilità del nostro progetto potendo da subito toccare con mano un interesse diffuso sui nostri prodotti soprattutto dall’estero dove, con il tempo, siamo riusciti a costruire delle relazioni stabili e delle ottime partnership. Nel suo caso ha contato più la genialità del singolo o la cultura dell'azienda? Il caso DronyX è senza dubbio un esempio reale di come

Rocco Galati / titolare Dronyx la cooperazione tra un gruppo di cervelli brillanti possa, con il tempo e la stima reciproca, trasformarsi in un’idea tangibile di realtà industriale orientata alle tecnologie del futuro come quella robotica. Poi la tenacia e la caparbietà


8/ 9 dei singoli sicuramente ha contribuito a rafforzare la determinazione del gruppo. Per lei su quali fondamenta va costruita l’innovazione? Soprattutto sul know-how, elemento indispensabile per ottenere successo nel mercato. Ma questo, diciamo, è abbastanza scontato. Quello che non è scontato è pensare al ruolo sociale che l’innovazione deve poter avere poiché essa è fondamentale per creare posti di lavoro migliori, costruire una società più verde e migliorare la qualità della nostra vita, ma anche per salvaguardare la competitività dell'Unione europea sul mercato mondiale. Facciamo il gioco delle percentuali: in un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? Diciamo 75% - 25%. Nel senso che, se per il 50% è importante avere una buona idea progettuale, intesa come progetto imprenditoriale, per un ulteriore 25 % è importante avere una buona idea di come pianificare l’attività imprenditoriale, cioè un’idea di quanto e come investire il denaro necessario per la realizzazione del

progetto. Ed infine, ma non meno importante, conta l’investimento finanziario che discende direttamente dalla componente idea. La sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, invece, come la giudica? Senz’altro è una vetrina di tutto rispetto ad ampia visibilità. È stata una ulteriore occasione di confronto costruttivo con altri talenti ed è stato interessante scoprire come la nostra nazione pulluli di iniziative sempre molto interessanti con obiettivi sempre più ambiziosi. L’evento sicuramente contribuisce ad accrescere l’interesse verso l’innovazione e lo sforzo soprattutto delle Istituzioni è quello di creare le condizioni affinché tali innovazioni rimangano radicate come centro nevralgico nel nostro Paese. Se avesse potuto, avrebbe voluto inventare… …Il prossimo progetto che sicuramente vedrà la luce a breve. Perché la parola d’ordine è: crederci! Le potenzialità vanno sostenute, come dicevo, dalla tenacia.

SOLARINO, IL ROBOT AMICO DELLE SPIAGGE Grazie all'uso dei sensori, la macchina e vita gli ostacoli lungo la traiettoria escludendo la necessità di un operatore a bordo L’obiettivo del progetto di Dronyx denominato “Solarino” è stato quello di implementare il primo robot solare al mondo in grado di poter effettuare la pulizia delle spiagge in maniera ovviamente eco-compatibile. Il robot è in grado di pescare rifiuti di dimensione pari a quelle di una bottiglia da un litro di capienza e garantisce un’elevata sicurezza per il suo utilizzatore. La scelta di sviluppare un robot completamente automatizzato, dotato di un sistema cingolato ad altissimo rendimento, elettrico e ricaricabile anche da energia solare, si è rivelata vincente poiché ha consentito di poter ottenere una vagliatura fino a 10 cm di profondità delle spiagge e con una velocità di pulizia pari a 3000 mq/h, senza generare rumore, vibrazioni, gas di scarico e impiegando solo energia “pulita”. In tal modo si possono riportare allo stato incontaminato tutti quei siti naturali che per ovvie ragioni non possono essere raggiunti dai mezzi di pulizia tradizionali, generando in tal modo un sensibile aumento dell’offerta turistica sul

territorio di intervento. L’innovazione di prodotto consiste nell’impiego, su una base robotica cingolata, di una unità centrale di controllo in grado di gestire tutti gli azionamenti della macchina tra cui l’auto-bilanciamento delle masse per impedire l’impennamento e l’impuntamento della stessa. La versatilità del robot risiede anche nella possibilità di avere un sistema di guida radiocontrollato e nel poter abbinare all’unità di trazione numerosi altri accessori in luogo dell’unità lavorante. I requisiti di sicurezza sono inoltre pienamente rispettati poiché, il robot, grazie all’uso di sensori, evita autonomamente gli ostacoli lungo la traiettoria escludendo così la necessità di un operatore a bordo.


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 SE Z IO NE I M PRE S E / 3° PO S TO O MP M

OMPM, lode ad un’azienda in perpetuo movimento Si aggiudica il terzo posto del Premio BP per l’Innovazione la PMI salernitana che offre prodotti e servizi all'industria aeronautica. A raccontarci del progetto Laura Caputo, Sales & Operations Director

Edoardo Gisolfi, Giuseppe De Nicola, Gabriella e Laura Caputo insieme con Francesco Passeggio

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ottoressa Caputo, partiamo dal suo progetto: quali sono le sue applicazioni e quali i mercati? Il prodotto presentato, scaletta passeggeri “on board” per business jets, si colloca nel settore degli equipaggiamenti per velivoli commerciali. Le sue peculiarità principali consistono nel fatto che la New Airstair è una scaletta passeggeri installata sul velivolo stesso, in modo da consentirne l’utilizzo anche su aeroporti di aviazione generale, senza dover contare sull’handling di terra. Infatti questa tipologia di velivoli viene venduta principalmente sul mercato americano, medio orientale ed asiatico ed opera su aeroporti dove il livello d’assistenza a terra può essere ridotto o non operativo in determinati orari. New Airstair è stata realizzata per essere installata sui velivoli Airbus ACJ319, 320 e 321; i clienti di riferimento sono la stessa Airbus, le aziende che effettuano trasformazioni su commesse clienti e la stessa Aeronautica Militare Italiana, che utilizza

questo tipo di velivoli per il trasporto VIP. Inoltre la New Airstair è molto più semplice nel movimento e affidabile rispetto alla concorrenza e la leggerezza della soluzione. Essa consente inoltre di ridurre i consumi di carburante e quindi le emissioni di anidride carbonica aspetto molto importante da considerare giacchè negli ultimi decenni il settore del trasporto aereo si è molto sensibilizzato nei confronti dell’inquinamento sia acustico che ambientale. Nel suo caso ha contato di più la genialità del singolo o la cultura dell'azienda? Sicuramente hanno contato tanto la competenza tecnica e di mercato maturate in 43 anni di attività. Molto hanno fatto però anche l’entusiasmo e l’iniziativa delle persone e la dedizione con cui il Team di ingegneria, in particolare l’Ingegnere Francesco Passeggio, nostro Responsabile di Ingegneria, ha lavorato all’iniziativa.


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NEW AIRSTAIR, LA SC ALETTA A BORDO CHE APRE NUOVI ORIZZONTI Il progetto – frutto dell’inventiva e della competenza del team di ingegneri della OMPM sarà commercializzato nel 2016

Il progetto ha avuto inizio, vista la necessità dell’europea Airbus, di equipaggiare i propri velivoli business

Facciamo la prova del cuoco: per fare un buon progetto in percentuale quanto è importante l’idea e quanto, invece, contano gli investimenti? Le idee da sole non bastano, allo stesso tempo però si possono avere a disposizione tutti gli investimenti possibili e immaginabili ma non si tirerà nulla fuori dal sacco senza avere dalla propria la capacità di vedere le cose per come potrebbero essere e non per quello che sono. Ecco, direi che questa è la capacità fondamentale per l’innovazione: vedere le cose per come potrebbero essere ed avere la forza e la costanza di lavorare per realizzare la tua idea quando nessuno attorno a te ancora ci crede. Per lei su quali fondamenta va costruita l’innovazione? Competenza, fantasia, coraggio, costanza e un briciolo di fortuna che non guasta mai per fare bene.

della serie wide body - quindi certificati in base alla normativa europea EASA CS25 e statunitense FAA FAR25 - di una scaletta passeggeri installata sul velivolo stesso, in modo da consentirne l’utilizzo anche su aeroporti di aviazione generale, senza dover contare sull’handling di terra. Questa tipologia di velivoli, infatti, viene venduta principalmente sul mercato americano, medio orientale ed asiatico ed opera su aeroporti dove il livello d’assistenza a terra può essere ridotto o non operativo in determinati orari. Nato da questa esigenza, il progetto si è poi sviluppato autonomamente con lo scopo da parte di OMPM d’offrire un nuovo prodotto proprio. L’invenzione pertanto progettata consiste in una scaletta passeggeri anteriore, innovativa per concezione e leggerezza, retraibile in due porzioni, tale da essere installata in posizione sottopavimento su velivoli business di grandi dimensioni in modo da renderli operabili – come da esigenza emersa - anche su aeroporti privati senza alcun intervento del personale di terra. Questa invenzione si rivolge, quindi, sia ai costruttori di velivoli business di grosse dimensioni, ad esempio Airbus con la serie ACJ e Boeing con la serie BBJ, per un’istallazione di primo equipaggiamento, che direttamente alle aerolinee che forniscono servizi jet privati, per un’installazione post-vendita. Tra le peculiarità distintive, va precisato che la soluzione OMPM è più leggera e consente di ridurre i consumi di carburante e quindi le emissioni di anidride carbonica.

La sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, invece, come la giudica? Può essere anche questa iniziativa utile per aprire la strada dell’innovazione in Italia? La giudico un’esperienza bellissima perché ti permette di vivere l’innovazione vera, quella che si trasforma in prodotto tutti i giorni. Per cui assolutamente sì, il Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno può e deve essere un veicolo importante per traghettare l’Italia nel mondo delle nuove idee. Se avesse potuto, avrebbe voluto inventare… Il moto perpetuo sicuramente. L’umanità risolverebbe i problemi connessi con la penuria di risorse energetiche e con l’inquinamento generato dall’utilizzo delle stesse.


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 S E Z IO NE I M PRE SE / 3° PO S TO K 4A

Dario Scalella, l’innovatore aeronautico che resta con i piedi per terra Per il Ceo e fondatore di K4A «le idee contano ma bisogna poterle poi trasformare in realtà», come realtà è diventato il nuovo modello di business, di cui la società napoletana è pioniera, che unisce il know-how partenopeo a investimenti asiatici

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ottor Scalella, chi sono oggi i destinatari, quali sono le applicazioni e quali i mercati del suo elicottero biposto bimotore? L’elicottero biposto bimotore che abbiamo progettato sarà utilizzato da piloti civili e militari come addestratore per ottenere il primo brevetto di volo, ma può vantare diversi ambiti di applicazione: dall’osservazione del territorio, di oleodotti o linee elettriche, a quella dei boschi per la prevenzione e la segnalazione di incendi, ma soprattutto per il trasporto di persone. Sarà la nuova “macchina” dei cieli del futuro. I primi esemplari decolleranno nella macroregione Asia Pacific, grazie alla joint venture siglata, circa un anno fa, tra noi e la cinese Changxing Aviation Equipment Corporation, azienda meccanica che realizza manufatti per le più importanti aziende aerospaziali del Paese asiatico. Analoghe collaborazioni sono in corso per penetrare nuovi mercati e attrarre investimenti, come ad esempio quello nel Medio Oriente. Quanto è stato importante il web nella realizzazione del progetto? Il web è oramai una finestra sul mondo che abolisce nei fatti il localismo dei mercati e interconnette, rendendo tutto presente e confrontabile. Una risorsa fondamentale, dalla quale ormai non si può prescindere per comunicare, identificare fornitori, fare rete, confrontare tecnologie e tenere un occhio aperto sulla possibile concorrenza. Ha contato più la genialità del singolo o la cultura dell'azienda? Direi la cultura e la genialità aereonautica del nostro territorio che abbiamo saputo distillare e applicare a un progetto ambizioso, oggi a portata di mano. Crediamo molto nella capacità dei nostri lavoratori di fare squadra. Si tratta di un team di 28 giovani ingegneri e meccanici affiancati e guidati da consulenti senior di grande esperienza. Il loro entusiasmo è coinvolgente. Con loro abbiamo avviato una sfida che ci rende orgogliosi: collocare la nostra azienda nel quartiere di Ponticelli, nell’ex-area

Dario Scalella industriale Napoli Est, periferia fortemente disagiata. Qui, infatti, la presenza di K4A, e del suo potenziale umano, ha un’importante valenza sociale e contribuisce a rilanciare una zona della città strategica per il suo sviluppo. A testimonianza del ruolo che ricopriamo sul territorio e non solo, nell’agosto del 2014 il premier Matteo Renzi ha deciso di visitare K4A quale eccellenza del Sud Italia. L’innovazione si costruisce su? Formazione, ricerca, investimento sui giovani, che a loro volta devono avere voglia di “mettersi in gioco” per cercare nuove strade. Innovare significa cercare nuove soluzioni a problematiche e necessità reali, trovare nuovi modi per risolvere e migliorare processi già esistenti e dare modo a sempre più persone di poterne usufruire. Ed è con questo spirito che abbiamo elaborato il nostro progetto. Il carattere innovativo dell’elicottero KA-2HT, infatti, è fortemente legato al tema della sicurezza e dei consumi ridotti per la classe di elicotteri leggeri certificati. Si tratta, come dicevamo, di un bimotore: la rottura di un motore, quindi, non comporta manovre di emergenza pericolose. Questa caratteristica gli consentirà di beneficiare delle autorizzazioni necessarie per sorvolare centri densamente abitati.


12/ 13 In un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? Le idee sono importanti, indispensabili, ma poi bisogna poterle trasformare in realtà. É proprio per questo motivo che abbiamo sperimentato un nuovo modello di business, di cui siamo pionieri, e che unisce il know-how napoletano a investimenti stranieri. In quest’ottica è nata la joint venture con la cinese Changxing Aviation Equipment Corporation. Con l’accordo, dal valore di 32 milioni di dollari, gli investimenti in denaro sono esclusivamente in capo al partner cinese. K4A, invece, mette sul piatto il progetto innovativo. Lo scorso gennaio, a Jing de Zhen, è stata posta la prima pietra per la costruzione dello stabilimento produttivo della Jiangxi Deli Helicopter Industrial co. Ltd, l’azienda figlia della joint-venture. In capo a questa nuova società c’è la produzione e la commercializzazione in Cina e nella regione Asia Pacific del nuovo elicottero. Attraverso questo accordo, inoltre, stiamo curando la implementazione della aeronautica leggera in Cina, e permettendo a produttori italiani di velivoli ultraleggeri di trovare spazio in un mercato che offre opportunità senza eguali oggi al mondo. Speriamo di replicare presto in altre macro-regioni del mondo. La sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di

Confindustria Salerno, invece, come la giudica? Può essere anche questa iniziativa utile per aprire la strada dell’innovazione in Italia? Occasioni del genere sono preziose, possono creare reti e connessioni importanti. Con la modalità dello storytelling, consentono anche a imprese e startup innovative di incontrare il mercato e la finanza nazionale e internazionale. Vanno gestite e implementate al meglio. Soprattutto perché consentono alle idee di contaminarsi: creare sinergie, ascoltare gli altri, imparare da chi fa meglio, per crescere e potenziare le proprie imprese. Per noi è stata una modalità di raccontare anche sul nostro territorio il progetto. Un’ultima curiosità: se avesse potuto, avrebbe voluto inventare… Inventare, creare e costruire, ma soprattutto innovare, mi ha sempre appassionato, anche se sono abituato a rimanere con i piedi per terra. Mi piace, inoltre, ottimizzare la gestione manageriale dei processi. Per fortuna ho ancora tanti desideri da realizzare. Tra questi, a breve, la realizzazione del nostro elicottero quattro posti e di contribuire a qualsiasi livello allo sviluppo della nostra meravigliosa terra.

I TAXI DEL CIELO DI K4A Carattere innovativo per questi elicotteri sicuri e dai consumi ridotti É primo nella sua categoria ed è destinato a trasformare il mondo della personal transportation. Si tratta di KA-2HT, l’elicottero biposto bimotore dalla componentistica rigorosamente Made in Italy, che a breve attraverserà le città di tutto il mondo. A benzina verde, con consumi e costi operativi molto inferiori a quelli dei competitors e con caratteristiche di sicurezza che ne consentiranno il volo su aree generalmente proibite agli elicotteri monomotore, i futuri taxi del cielo in breve tempo hanno conquistato l’attenzione e l’interesse di tanti investitori internazionali: dalla Cina agli Emirati Arabi. Una rivoluzione che parte dalla Campania e, in particolare, dalla periferia di Napoli Est dove nel 2005 è nata l’azienda K4A, con l’obiettivo di realizzare un’innovativa famiglia di elicotteri leggeri, capaci di unire i vantaggi della tecnologia ai concetti di sicurezza ed economicità. Così, dopo 9 anni di ricerca industriale e sviluppo brevetti, nel 2014 K4A ha siglato con la cinese Changxing Aviation Equipment Corporation, azienda meccanica che realizza manufatti per le più importanti aziende aerospaziali del Paese asiatico, il contratto di Joint Venture per la costituzione di una società di

diritto cinese, detenendo il 48% di un capitale sociale di 29 milioni di dollari. Nello stesso anno il premier Matteo Renzi ha deciso di visitare K4A quale eccellenza del Sud Italia. Il carattere innovativo degli elicotteri progettati da K4A è fortemente legato al tema della sicurezza e dei consumi ridotti per la classe di elicotteri leggeri certificati. Molti i vantaggi offerti dai nuovi elicotteri di K4A. Trattandosi di un bimotore, infatti, la rottura di un motore non comporta manovre di emergenza pericolose. Questa caratteristica gli consentirà di beneficiare delle autorizzazioni necessarie per sorvolare centri densamente abitati. Nuovi rotori brevettati per una maggiore stabilità in volo e minore impatto ambientale, inoltre, fanno di questi elicotteri il futuro dell’aviazione leggera ad ala rotante.


PRI M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 S EZ IO NE UP STAR T PA O LO TR A C I / 1° P O S T O N EU RO N GU A RD

Il necessario lavoro di équipe per portare l'innovazione sul mercato Società, Stato, istituzioni pubbliche e private, università e centri di ricerca devono fare rete, intensificare la loro collaborazione per consentire la diffusione del genio imprenditoriale in Italia

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ottoressa Franzese, partiamo dal progetto: quando avete capito che era una buona idea la vostra? Chi sono oggi i destinatari, quali le applicazioni e quali i mercati? L’idea nasce nell’ottobre 2012, quando Enrico Giuliani, fondatore e CEO di Neuron Guard, deposita la prima domanda di brevetto per il collare refrigerante. Il principio neuro-protettivo su cui si basa il nostro dispositivo medico è l’ipotermia terapeutica, ovvero la riduzione della temperatura cerebrale al di sotto dei 37°C per abbassare significativamente l’incidenza dei danni neuronali. Infatti, la nostra soluzione nasce per il trattamento del danno cerebrale acuto, ovvero ictus, arresto cardiaco e trauma cranico grave, in emergenza quindi già sul luogo dell’evento. L’intuizione è frutto di una forte curiosità scientifica e di un’esperienza personale, che hanno spinto Enrico a progettare un dispositivo medico innovativo e facile da utilizzare, per patologie che ogni anno provocano milioni di vittime e altrettanti costi gestionali. La più importante conferma sulla validità del nostro progetto c’è stata all’inizio di quest’anno, quando abbiamo ottenuto degli ottimi risultati durante i test in laboratorio mediante l’utilizzo del nostro terzo prototipo: in un’ora siamo riusciti a ridurre la temperatura cerebrale di 0,5°C. La nostra soluzione nasce per il mercato globale essendo queste patologie affini a tutti i paesi del mondo, seppur con dati epidemiologici differenti. Il dispositivo, pur essendo ancora in uno stato prototipale, sarà posizionato su tutte le ambulanze, negli ospedali, nelle cliniche private. La lista di ulteriori potenziali clienti si alimenta significativamente se si prevedono anche i primi soccorritori e i vigili del fuoco, soprattutto in contesti statunitensi, e per finire l’esercito, in cui oggi si verifica il maggior numero di trauma cranici annuo. La nostra più grande ambizione è fare in modo che la nostra soluzione possa essere in futuro posizionata in tutti i luoghi pubblici,

Mary Franzese / premiata da Massimo Orsi del Ga.Fi Sud così come il Defibrillatore Automatico Esterno (DAE). Quanto è stato importante il web nella realizzazione del progetto? Più che nella realizzazione, il web e soprattutto i social media sono stati di fondamentale importanza per farci conoscere. Ricordo che quando siamo stati a Berkeley (USA) per la finale della Intel Global Challenge, siamo stati proclamati vincitori del prestigioso Premio intorno alle 7 p.m. ora locale, quindi le 4 del mattino in Italia. Per celebrare il momento, è bastato condividere una nostra foto per ricevere complimenti da tutti i nostri follower, dimostrazioni di affetto dei nostri cari, e proposte di interviste, una delle quali è stata fatta telefonicamente mentre eravamo in uno Shuttle in viaggio verso l’aeroporto (saremmo partiti di lì a qualche ora). Inoltre, il web ci ha permesso da un lato di conoscere tanti professionisti che hanno dato un forte contributo al nostro


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NEURON GUARD E IL COLLARE REFRIGERANTE SALVAVITA Il dispositivo medico si basa sull’ipotermia terapeutica, ovvero la riduzione della temperatura cerebrale al di sotto dei 37°C per abbassare l’incidenza dei danni neuronali Neuron Guard è una startup che sviluppa un dispositivo medico per il trattamento del danno cerebrale acuto come conseguenza di ictus, arresto cardiaco e trauma cranico grave, già sul luogo dell’evento. Il danno cerebrale acuto è una delle sfide più impegnative della Medicina d’Emergenza con costi diretti e indiretti che non saranno sostenibili nel prossimo futuro. In circa 8 minuti una porzione del cervello danneggiata sviluppa lesioni irreversibili. Trattamento precoce sul luogo dell’evento è la chiave per proteggere il cervello. La nostra soluzione comprende un collare refrigerante e un’unità di controllo esterna del collare che sono in grado

progetto e dall’altro di accedere a eventi, concorsi, bandi e premi vari, utili per creare il network e avere la giusta risonanza mediatica intorno alla storia di Neuron Guard. Nel suo caso – e anche in generale - ha contato più la genialità del singolo o la cultura dell'azienda? Il successo di qualsiasi iniziativa imprenditoriale è frutto di un team coeso e multidisciplinare che svolge il proprio lavoro quotidiano sulla base di valori etici quali senso di identità all’impresa, commitment (inteso come promozione di un sentimento di impegno continuo), condivisione di idee, apprendimento continuo, e apertura verso l’integrazione di nuove competenze. La nostra sfida quotidiana è valorizzare il capitale umano mediante lo sviluppo dei singoli membri, dando il giusto risalto alla loro forza creativa sui diversi ambiti applicativi. Per lei su quali fondamenta va costruita l’innovazione? L’innovazione è intuito e collaborazione insieme. Infatti, ritengo che per giungere sul mercato, essa necessiti di canali adeguati. Mi riferisco alla società, allo Stato, quindi alle istituzioni pubbliche e private, le università, i centri di ricerca, che devono fare rete, intensificare la loro collaborazione e permettere la diffusione del genio imprenditoriale in Italia e nel Mondo. Facciamo il gioco delle percentuali: in un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? Personalmente, in un progetto di sviluppo di un dispositivo

di raggiungere e mantenere livelli d’ipotermia terapeutica nel distretto della testa in tempi compatibili con quelli di un soccorso extra-ospedaliero. Infatti, raffreddare rapidamente il cervello consente di ridurre significativamente l’estensione del danno. Brevetto italiano (Gennaio 2015) e deposito regionalizzazioni PCT nei Paesi Target (USA, EU, EAU, Qatar, Cina, Brasile, etc.) Team fondatori: Enrico Giuliani, Fondatore & CEO, Mary Franzese, Cofondatrice & CMO.

medico, contano entrambi nella stessa misura percentuale. Il settore degli elettromedicali è uno di quelli più capital intensive, con una continua e crescente richiesta di capitali che possano consentire lo sviluppo, la progettazione e l’implementazione di un progetto. L’idea è il punto di partenza di un’innovazione. Tuttavia, senza le adeguate risorse finanziarie, essa resterà tale e non potrà mai essere trasformata in un prodotto finito. La sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, invece, come la giudica? Può essere anche questa iniziativa utile per aprire la strada dell’innovazione in Italia? Giudico l’esperienza vissuta di recente come portavoce dell’innovazione in Italia. Durante i due giorni a Salerno, ho avuto la possibilità di conoscere tantissime persone afferenti a diversi settori: mi è stata data la possibilità di essere alfiere del nostro progetto imprenditoriale tramite video, interviste e connessioni di diverso tipo. Il vero valore aggiunto di questo Premio è la creazione di una rete sinergica e simbiotica, dove ciascuno di noi ha dato il proprio contributo. Un’ultima curiosità: se avesse potuto, avrebbe voluto inventare… Uno strumento in grado di facilitare il reperimento di risorse finanziarie.


PRI M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 A ZIENDE M E NZ I ON ATE / O R A N G E FIBER

La stoffa del Sud Per la Ceo & CoFounder di Orange Fiber il Premio Best Practices per l’Innovazione è testimonianza di un Mezzogiorno di Italia che ha voglia di fare, lavorando ogni giorno per reinventare il presente

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l sottotitolo del suo progetto potrebbe essere come lo scarto rinasce risorsa: quali sono le sue applicazioni e quali i mercati? Orange Fiber nasce dal sogno di creare un prodotto sostenibile per la moda, sempre più sensibile ai temi della tutela ambientale e della salute del consumatore. Negli ultimi anni, infatti l’industria della moda sta vivendo profonde trasformazioni, sia per quanto riguarda i processi produttivi che per l’impiego dei materiali. Il nostro prodotto mira proprio a soddisfare queste nuove esigenze di sostenibilità del comparto moda e, in virtù di ciò, abbiamo già ricevuto diverse manifestazioni di interesse da parte

Adriana Santanocito ed Enrica Arena / founder di Orange Fiber

IL TESSUTO CHE PROFUMA DI SICILIA I consumatori potranno avere finalmente accesso ad una moda sostenibile di elevata qualità con il valore aggiunto dell'arricchimento vitaminico ad effetto cosmetico Orange Fiber è una startup che sviluppa cosmetotessili per la moda partendo dai sottoprodotti agrumicoli, nato dalla voglia di trasformare uno scarto in un prodotto innovativo per consumatori consapevoli. Ogni anno in Italia l’industria di trasformazione degli agrumi produce oltre 700.000 tonnellate di prodotto derivato da smaltire, l’obiettivo di Adriana Santanocito ed Enrica Arena, è di trasformarlo in un manufatto che risponda al bisogno dei fashion brand di utilizzare tessuti sostenibili e innovativi di alta qualità e dei

consumatori di avere accesso ad una moda sostenibile di elevata qualità con il valore aggiunto dell’arricchimento vitaminico ad effetto cosmetico. A settembre 2014 è stato presentato il primo prototipo di tessuto derivato dagli agrumi, frutto di un processo di ricerca iniziato con il Politecnico di Milano e consolidatosi con il deposito di domanda di brevetto italiana nel 2013 e PCT nel 2014.


16/ 17 di alcuni brand storici del Made in Italy che vorrebbero provare il tessuto e inserirlo nelle loro collezioni. Stiamo facendo del nostro meglio per far crescere il progetto e ci auguriamo di affermare quanto prima la nostra presenza nel mercato dei tessuti innovativi, per poi iniziare una fase di internazionalizzazione dell’impresa. Alla voce investimenti chi è coinvolto, pubblico, privato o ambedue le parti? Trasformare un’idea in un’impresa operativa è un obiettivo molto ambizioso che richiede impegno e investimenti. Ci vogliono anni di ricerca applicata e scale up prima di poter arrivare a vendere il proprio prodotto e rendere l’azienda economicamente sostenibile. In questi anni di ricerca applicata è necessario però avere a disposizione capitali e competenze per assicurarsi che il prodotto o il processo su cui si lavora sia di qualità, ed è davvero difficile che imprese private o investitori corrano questo rischio. Noi siamo state fortunate e ad oggi abbiamo ricevuto supporto economico sia privato, da parte di Business Angels siciliani,

sia pubblico, con il fondo del bando FESR Seed Money 2013 di Trentino Sviluppo. Mettiamo ai voti la vostra esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno: qual è il vostro giudizio? Il nostro giudizio è assolutamente positivo. Crediamo che il Premio sia stato un buon veicolo per far conoscere il nostro progetto, promuovere la nostra innovazione di processo e di prodotto e instaurare una rete di relazioni potenzialmente vantaggiosa per lo sviluppo della nostra impresa. Il Premio dimostra chiaramente che c’è un Sud in movimento, che ha voglia di fare e di innovare e a chi come noi è in fase di startup non possiamo far altro che consigliare di partecipare. Secondo lei chi è il buon innovatore di domani? Il buon innovatore è chi sa guardare il mondo con occhi diversi, chi vive i problemi come opportunità di successo e lavora ogni giorno per reinventare il presente partendo da ciò che più gli sta a cuore.

A Z IENDE M E NZ I ON ATE / LEA N FA

Innovazione = Competenza + Creatività «Il team di Leanfa pronto a servire il mercato italiano ricco di prodotti freschi e piatti pronti richiestissimi in tutto il mondo». Parola di Marco Fiore, Business Development Manager della società

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ottor Fiore, quali sono le applicazioni e quali i mercati di Kopernicook? Il progetto Kopernicook, come il nome lascia intendere, rappresenta una rivoluzione nel settore della produzione industriale degli alimenti e del trattamento post-raccolta di prodotti ortofrutticoli. Grazie all’utilizzo di potenti dispositivi a stato solido e ad una innovativa unità di controllo, Kopernicook utilizza campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde in processi industriali di cottura, trasformazione, pastorizzazione, sanificazione e sterilizzazione di alimenti, salvaguardandone le proprietà organolettiche ed incrementandone sensibilmente la shelf life. Il mercato italiano, ricco di prodotti freschi e di piatti pronti richiestissimi in tutto il mondo, rappresenta l’obiettivo primario. Il business di riferimento, tuttavia, è senza dubbio internazionale e

consente strategie commerciali bilanciate e lungimiranti. Alla voce investimenti chi è coinvolto, pubblico, privato o ambedue le parti? La voce investimenti nel bilancio del progetto Kopernicook è piuttosto consistente, visto che prevede processi di integrazione in impianti industriali di notevoli dimensioni. Gli investimenti privati rappresentano la frazione fondamentale e sono principalmente orientati a tradurre in applicazioni industriali gli incoraggianti test di laboratorio su alimenti di varia natura. Nondimeno, dato che Kopernicook promette un notevole impatto sulla sostenibilità e sulla salubrità dei processi di trattamento alimentare, sono fortemente auspicabili interventi pubblici (Università e Governi) miranti alla valorizzazione e validazione dei risultati ottenibili.


P R I M O P IANO / PRE MI O B EST P RACT I CES P ER L ’I N NOVA ZIONE 2 0 1 5 feedback: missione compiuta! Sto già consigliando la partecipazione alla X edizione a chi ha trasformato una passione nel suo lavoro e abbia voglia di condividerlo con l'ecosistema del Premio nella splendida cornice del Golfo di Salerno. Non si è capito? 10 e lode!

Da sinistra, Nicola Di Modugno, Marco Fiore e Giuseppe De Nicola Qual è il suo giudizio sul Premio Best Practices? Ricordo benissimo la profonda soddisfazione del secondo giorno a Salerno: il collega Nicola Di Modugno ed io ci apprestavamo a raggiungere la sede della cena di gala e il vortice di relazioni sviluppatosi nei due intensissimi giorni era stato esattamente ciò che ci aspettavamo dal Premio. Siamo stati da subito catturati dall'energia dell'ecosistema sapientemente realizzato dal team di Giuseppe De Nicola. L'esperienza è stata molto formativa e le relazioni generate sono di per sé un valore elevatissimo, dal punto di vista umano e professionale. Il riconoscimento assegnatoci dal Comitato Tecnico uPsTart ci ha onorato e ci ha caricati di energia positiva, tutta destinata al nostro progetto! Ci siamo presentati a Salerno per confrontarci e ricevere

Secondo lei chi è il buon innovatore di domani? Ritengo che la migliore innovazione risulti dalla convergenza ottimale fra competenza tecnica e creatività. L’innovatore, secondo me, è un appassionato viaggiatore con uno sguardo creativo sul mondo, chi viaggia per scrutare criticamente la realtà e poi torna per contaminare positivamente il proprio territorio con nuovi spunti. È fondamentale, anche, che ponga attenzione alla tutela della sua proprietà intellettuale, poiché ogni importante innovazione si confronta inevitabilmente con il mondo intero in tempi rapidi, incontrando l’interesse di potenziali partner ma anche lo sguardo attento di possibili concorrenti. Sono certo che un altro requisito fondamentale del buon innovatore sia la sua capacità di fare squadra sapientemente, evitando di rimanere solo di fronte alla crescente complessità del mondo al quale vuole proporsi. Il mondo intero è pieno di problemi da risolvere: basterebbe guardarsi intorno e chiedersi se le proprie competenze possano essere impiegate per elaborare soluzioni nuove. E se la risposta è positiva, bisogna subito provare a realizzarla. Altrimenti si resta solo viaggiatori.

KOPERNICOOK, LA RIVOLUZIONE NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE L'apparecchio utilizza campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde per salvaguardare le proprietà organolettiche e incrementare la shelf life degli alimenti Kopernicook è un innovativo sistema che utilizza campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde in processi industriali di cottura e/o pastorizzazione/sterilizzazione di alimenti prima delle fasi di imballo e distribuzione, salvaguardandone le proprietà organolettiche ed incrementandone sensibilmente la shelf life. Una matrice di sorgenti a semiconduttore pilotata da un sistema multi-processore consente di applicare rapidamente energia al target minimizzandone il danno termico-ossidativo ed evitando le contaminazioni chimico-biologiche che accompagnano le tradizionali fasi di trasformazione e conservazione degli alimenti. Utilizzando dispositivi di nuova generazione, Kopernicook emette radiazione con controllo accurato di frequenza, ampiezza e fase e non include sezioni ad alta tensione, inevitabili nei tradizionali sistemi: una cruciale innovazione che elimina i problemi di sicurezza elettrica e

consente di trasferire energia agli alimenti con assoluta precisione in termini di tempo e localizzazione spaziale. L’impianto è alloggiato in una camera con schermatura elettromagnetica di livello medicale, assicurando al personale di operare in totale sicurezza. Il mercato di riferimento di Kopernicook è internazionale e coinvolge aziende di produzione e trasformazione alimentare - in particolare orientate all’export intercontinentale - ma la stessa innovazione si applica con ottimi risultati alla lavorazione di legname, tessuti, vetro, vernici, farmaci, alla sanificazione di manufatti artigianali e al trattamento di rifiuti.


18/ 19 P RE M I O BANCA SELLA / IN TER V IS TA A GEN N A RO C RES C EN ZO

Crescenzo, Banca Sella: «Il nostro Istituto anche quest'anno ha supportato il Premio BP» Nella mission della banca rientra anche il supporto al processo di trasformazione digitale delle aziende

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erché Banca Sella ha scelto di sostenere il Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno? Il Premio Best Practices per l’Innovazione, che Confindustria Salerno promuove in modo capillare su tutto il territorio nazionale, ha come obiettivo principale la condivisione e la diffusione delle buone pratiche innovative e questo si concilia con la storia imprenditoriale della famiglia Sella prima e del Gruppo Banca Sella poi, da sempre fortemente caratterizzata dall’innovazione quale mezzo per servire al meglio la clientela e fornire loro prodotti e servizi al passo coi tempi. Il Premio, che Banca Sella ha sponsorizzato per il terzo anno consecutivo, ha il merito di sostenere, valorizzare e incrementare la relazione tra startup e imprese, favorendo lo scambio di competenze e professionalità, spesso complementari; stimola inoltre la ricerca dell’innovazione intesa come uno strumento in grado di realizzare per l’impresa un vantaggio competitivo. Il riconoscimento inoltre, mettendo in contatto aziende, startup, acceleratori d’imprese e incubatori,

mondo accademico e molti altri soggetti, consente di creare un ecosistema esteso di relazioni in grado di creare collaborazioni e partnership strategiche, promuovendo così anche l’internazionalizzazione delle realtà imprenditoriali più interessanti. Per raggiungere obiettivi analoghi il Gruppo Banca Sella ha lanciato nel 2013 SellaLab, un acceleratore d’imprese che opera in collaborazione con incubatori, imprenditori, investitori, istituzioni e università. SellaLab, che si trova a Biella, è inoltre uno spazio di co-working dove aspiranti imprenditori, startup e professionisti del mondo digitale possono scegliere di lavorare, crescere e confrontarsi.

Gennaro Crescenzo Responsabile Sud Italia Banca Sella

capacità di accelerare il time to market delle startup stesse grazie all’esperienze delle imprese già consolidate. Tra tutti i progetti quello di Quali sono stati i criteri guida nella Wadex, che sta creando la prima scelta del progetto da premiare? borsa telematica di commodity Il ruolo di Banca Sella, nella sua secondarie, ossia quelle materie veste di acceleratore d’impresa, è ottenute da un processo di quello di creare opportunità per riciclaggio, ci è sembrato un le startup e aiutare il processo progetto con un ottimo potenziale di trasformazione digitale delle di crescita, caratterizzato da un imprese. In questo contesto, team affiatato e competente, per crediamo che il valore più il quale possiamo contribuire nel importante sia creare le connessioni modo più efficiente, con l’apporto migliori facendo leva da una parte del giusto know-how, grazie al sul potenziale dell’innovazione che settore le cui dinamiche possono arriva dalla creatività e dinamismo essere considerate affini a quelle del delle startup, dall’altra dalla settore fintech.


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 P R EM I O BANCA SELLA / WAD EX

Linguanti, Ceo di Wadex: «Tra idea e investimenti, vince la strategia» Per uno dei sei cofounder della società senza una buona pianificazione non servono a nulla né i soldi, né tanto meno una bella intuizione destinata a rimanere tale

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ottor Linguanti, partiamo dal suo progetto: quando avete capito che era una buona idea la vostra? L'idea nasce in un’aula studio della Facoltà di Scienze Bancarie della Università Cattolica di Milano, durante la ricerca per la Tesi di Laurea Magistrale in Strumenti Derivati. Giunto alla fase conclusiva del mio percorso accademico, tipico momento in cui si inoltrano i CV per l'inserimento nel mondo del lavoro, non mi allettava il pensiero di iniziare la carriera da stagista e così mi feci travolgere in pieno dallo tsunami Start up, trasmettendo questa passione anche ad Alan. Sin dalle prime ricerche incrociate, risultò che il settore più interessante per numeri e tasso di crescita, ma allo stesso tempo per la maggior inefficienza, era quello del Riciclo. Nell’ottobre del 2013 muoviamo i primi passi con il progetto che si chiamava Waste Value, un’opzione finanziaria che incentivava il cittadino a riciclare ottenendo in cambio una riduzione delle tasse. Il prodotto attuale è oggi il risultato di indagini bottom up con i principali attori di riferimento, pivoting continuo frutto dei feedback e degli errori commessi nella fase iniziale di affinamento dell'idea e soprattutto della Startup School InnovAction Lab, probabilmente una delle esperienze più forti che abbia mai vissuto. Vogliamo creare un fair market in cui le leggi della matematica, come una mano invisibile, conducono alla allocazione ottimale dei beni eliminandone al contempo i fallimenti microstrutturali (asimmetrie informative, assenza di concorrenza, operatori price maker). Ad oggi ci rivolgiamo alle industrie che operano nel mercato del riciclo, nello specifico a quelle aziende che compravendono materie seconde (impianti di riciclo e trasformazione, rispettivamente Offerta e Domanda) offrendo la possibilità di contrattualizzare il prezzo forward al quale scambiarsi i beni oggetto della compravendita, ossia lotti di MP2, decidendo ex ante il proprio budget di spesa (aziende

Giorgio Linguanti e Alan Parisini acquirenti, domanda) e assicurando un profitto anche in caso di successivi e repentini ribassi (aziende venditrici, offerta). Facciamo il gioco delle percentuali: in un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? L'idea di per sé non ha alcun valore senza un mercato che la brami e dei clienti che percepiscano in essa il pain reliever ai loro problemi. Gli investimenti sono fondamentali per accelerare la scalata della Startup da un contesto locale al mercato globale. Quindi tra l'idea e gli investimenti scelgo la strategia, perché senza una buona pianificazione non ti servono a nulla né i soldi, né tanto meno l'idea che è destinata a rimanere tale. Su di voi ha scommesso Banca Sella, un bel riconoscimento di affidabilità e valore… Senza ombra di dubbio! Una bellissima opportunità questa, per condividere i nostri know-how e creare delle sinergie proficue per entrambi. Avevamo già pianificato tra gli obiettivi quello di entrare nel network, e magari di collaborare pure, con realtà come quella di Banca Sella e del SELLALAB, tra le poche figure così lungimiranti che da tempo promuovono e sostengono l'innovazione in Italia.


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WADEX, LA BORSA DEL RICICLO Un ambiente di negoziazione sicuro che permette alle industrie del riciclo di bypassare i tradizionali meccanismi di compravendita e di gestire efficacemente il pricing delle proprie operazioni Wadex è una piattaforma web-based di MatchMaking per Domanda e Offerta di Materie Prime Seconde (MP2), ossia quelle materie ottenute da un processo di riciclaggio. Un ambiente di negoziazione sicuro ed innovativo, che permette alle industrie del riciclo di bypassare i tradizionali meccanismi di compravendita e di poter gestire efficacemente il pricing delle proprie operazioni. La piattaforma offre alle industrie operanti nel mercato delle materie seconde (impianti di riciclo e trasformazione, rispettivamente Offerta e Domanda) uno strumento indispensabile per conSarà un'esperienza da cui trarremo di certo il massimo. La sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, invece, come la giudica? Può essere anche questa iniziativa utile per aprire la strada dell’innovazione in Italia? La mia esperienza al Premio Best Practices è stata

trattualizzare il prezzo forward al quale scambiarsi i lotti di MP2, decidendo ex ante il proprio budget di spesa (aziende acquirenti, domanda) e assicurando un profitto anche in caso di successivi e repentini ribassi (aziende venditrici, offerta). WADEX sta per Waste Derivatives Exchange. Un acronimo per indicare che stiamo creando la prima borsa telematica di commodity secondarie per le industrie del riciclo, le quali finalmente grazie a strumenti finanziari derivati potranno compravendere proteggendosi dalla volatilità del prezzo delle MP2 con estrema semplicità. La società è composta da un team giovane, skillato e complementare, fatto da 6 CoFounder e 2 collaboratori: Giorgio, CEO - CoFounder Alan, CEO - CoFounder Massimiliano, Data Scientist - CoFounder Daniele, UX/UI Designer - CoFounder Samuel, CTO - CoFounder Davide, Backend - CoFounder Carmelo, IT Security & System Administrator Martina, Social Media Manager fondamentale perché da oggi per Wadex si aprono le porte di una partnership determinante per la crescita del progetto. Posso affermare certamente che iniziative come questa riescono a sviluppare un network e sinergie preziose per innescare processi di Corporate Innovation tra i Partner e le Startup.

P RE M I O TE L E COM ITA LIA / IN TER V IS T A A D A N T O N I O P A L U M B O

Il sostegno di Telecom Italia in tre parole: innovazione, investimenti, infrastrutture «Abbiamo adottato quei progetti coerenti, per respiro e contenuto tecnologico, con il piano industriale della compagnia» ha dichiarato Palumbo, Responsabile Commerciale Mercato Pubblica Amministrazione e Privato Clienti Large

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ottor Palumbo, perché Telecom Italia ha scelto di sostenere il Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno? La scelta di sostenere il Premio organizzato dell’Associazione degli

Industriali di Salerno rientra nel consolidato ruolo di Telecom Italia di soggetto sostenitore dell’Innovazione del Sistema Paese. A questo va aggiunto il non trascurabile fatto che Telecom

Antonio Palumbo


P R I M O P IA NO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 Italia si mostra vicina alle iniziative territoriali che possano portare buona Innovazione alla filiera produttiva dell’Industria Italiana. Quali sono stati i criteri guida nella scelta del progetto da premiare? Più che selezionare, abbiamo “adottato” quei progetti il cui respiro

e contenuto tecnologico - coerente con il Piano Industriale di Telecom Italia – fosse capace di valorizzare gli investimenti in innovazione infrastrutturale che Telecom Italia compie come proprio mandato industriale sia sulle reti fisse e mobili a larga banda, sia in infrastrutture di cloud computing. Abbiamo inoltre

privilegiato quelle soluzioni che potessero essere “sostenute” dalla rete commerciale di Telecom Italia e portate sul mercato per produrre fatturato e innovazione tangibile presso i Clienti Business di Telecom Italia creando un percorso per trasformare idee di successo in storie di successo.

P RE M I O TE L E COM ITA LIA / P EN ELO PE

Penelope, in prima linea nella sfida alla Smart Agriculture «Grazie alla logica dell’Internet delle Cose siamo riusciti ad affiancare al valore materiale del prodotto agroalimentare quello immateriale rappresentato dall’informazione della supply chain» così sintetizza Francesco Marandino, Amministratore Unico della società

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ottor Marandino, chi sono oggi i destinatari, quali sono le applicazioni e quali i mercati del vostro progetto? Quando 6 anni fa abbiamo iniziato a lavorare sui temi della sicurezza alimentare e sulla lotta alla contraffazione ci sembrava di parlare in un deserto. Con il passar del tempo e con l’opportunità rappresentata da Expo 2015 abbiamo avuto la consapevolezza che gli investimenti fatti erano stati

ben riposti. In questi anni non abbiamo tralasciato alcun stakeholder, dal Ministero dell’Agricoltura a quello della Salute, dalla Coldiretti alla Confagricoltura, dalle Università al CNR, dalle grandi multinazionali dell’Agrifood alle eccellenze delle produzioni Biologiche e certificate DOP, DOC e DOCG. La disomogeneità della filiera è stato il primo problema che abbiamo affrontato e così grazie alla

CON VALUEGO L’AGRIFOOD È PIÙ SICURO Attraverso un QR code presente sulle confezioni, i consumatori accedono facilmente ad un sito web che racconta minuziosamente la storia del prodotto Il progetto ha coinvolto Barilla con due prodotti in edizione limitata: le Farfalle ed il Sugo al Basilico, per i quali l’utilizzo della tecnologia digitale ha reso possibile il tracciamento dell’intera filiera di produzione e di trasformazione mediante la piattaforma tecnologica ValueGo® di Penelope (in collaborazione con Cisco); la tracciabilità e rintracciabilità delle produzioni agroalimentari, secondo regole e standard internazionali in materia di sicurezza, qualità degli alimenti e origine delle materie prime. Attraverso un QR code presente sulle confezioni, i consumatori accedono facilmente ad un sito web (http://scoprilafiliera.ba-

rilla.it/) che racconta non una storia generica, ma quello che è accaduto allo specifico lotto di produzione, attraverso un’analisi puntuale di tutte le principali fasi della filiera grazie all'applicazione del concetto di Internet delle Cose (IoT). Con questo sistema si è di fatto introdotto un nuovo strumento per la lotta alla contraffazione e per la salute dei cittadini.


22/ 23 logica dell’Internet delle Cose (IoT) – nativa nella nostra piattaforma ValueGo (www.valuego.it)- siamo riusciti ad affiancare al valore materiale del prodotto agroalimentare quello immateriale rappresentato dall’informazione della supply chain. Decine di sensori lungo tutta la filiera aprono a conoscenze prima mai esplorate e consentono di supportare la maestria degli operatori agricoli portando innovazione e tecnologia utile e applicabile nel loro lavoro quotidiano. Di fatto un vero e proprio “fil rouge” di dati che, aggregati grazie alla logica dei Big Data, ci hanno consentito di costruire “cruscotti intelligenti”, dei sistemi di supporto alle decisioni per quella che definiamo l’Agricoltura 2.0. É la dimostrazione, insomma, che la Business Analytics nell’Agrifood è un mondo ancora completamente inesplorato. Facciamo il gioco delle percentuali: in un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? Quaranta per cento l’idea, cinquantacinque per cento gli investimenti e mi faccia dire cinque per cento fortuna, quella di trovarsi nel momento giusto al posto giusto.

Francesco Marandino / Amministratore Unico Penelope SpA Su di voi ha scommesso Telecom, un bel riconoscimento in termini di credibilità e valore… Siamo onorati della scelta di Telecom e questo ci responsabilizza a fare – se possibile - ancora meglio il nostro lavoro. Sappiamo che questa occasione è più unica che rara e quindi i nostri sforzi saranno indirizzati a utilizzare al meglio la forza, la professionalità e la competenza di un grande partner come Telecom Italia.

P R EM I O TE L E COM ITALIA / MA G ALD I I N N O V A

Magaldi Innova, scoprirsi leader nelle soluzioni di facility ed energy management La società, premiata da Telecom Italia, si aspetta molto da questa collaborazione: «Siamo pronti ad investire le nostre migliori expertise sulle opportunità di fatturato che sapremo gestire insieme», ha dichiarato Eugenio Magaldi, titolare della start up

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ottor Magaldi, partiamo dal progetto: quando avete capito che era una buona idea la vostra? Chi sono oggi i destinatari, quali sono le applicazioni e quali i merca-

ti? Quando ci è stato chiesto dall’ufficio tecnico del cliente di realizzare un sistema unico di governance degli impianti tecnologici dell’ospedale ed in genere dell’edificio impianto che permettesse, in maniera agevole, di gestirne la manutenzione preventiva e, a guasto, di misurarne i consumi energetici e recuperarne la supervisione ed il controllo. Richiesta ambiziosa che

abbiamo valutato attentamente e, a valle di un’analisi di benchmark sullo stato dell’arte delle soluzioni di facility ed energy management, ci siamo resi conto che sarebbe stata una buona idea realizzarne una avanzata nella scalabilità e modularità, nonché robustezza oggi conseguita. La piattaforma è destinata alle PMI manifatturiere, cliniche ed ospedali, in genere a quelle organizzazioni economiche che hanno una grossa intensità tecnologica, nella gestione e nella manifattura, e spesso un grosso dispendio energetico che nasconde, quasi sempre, grossi sprechi ed inefficienze gestionali


PRI M O P IANO / PRE MI O BEST P RACT I CES P ER L ’I NNOVA ZIONE 2 0 1 5 e/o produttive. Gli interlocutori sono anche business partner coinvolti in attività di global service di strutture della PA e PMI di media e grande dimensione. Il mercato di riferimento è, per ora, certamente quello nazionale. Una proiezione internazionale sarà possibile in prospettiva, tra qualche anno, a sostegno delle attività di global service che abbiamo all’estero, ed in genere insieme a business partnership nel frattempo realizzate. Facciamo il gioco delle percentuali: in un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? In ambiti di innovazione tecnologica applicata ad attività imprenditoriali o pubblica amministrazione l’idea ha un valore molto relativo. Ben più importante realizzare e rinnovare applicazioni e tecnologie che naturalmente richiedono un grosso investimento in nuove tecnologie e capitale umano a supporto dell’innovazione perseguita. Dunque direi che un 20/80 sia una percentuale ponderata e congrua con la realtà operativa. Su di voi ha scommesso Telecom, un bel riconoscimento in termini di credibilità e valore… Assolutamente. Telecom sceglie in base al potenziale

TTS PLUS, TUTTI I SERVIZI ENERGETICI IN UNA SOLA PIATTAFORMA L’unicità è l’application server in grado di integrare i sistemi informatici esistenti, l’erp aziendale e sviluppare nuove procedure in modo da avere una gestione global in ambito ospedaliero

Lo scenario applicativo è quello del “Facility ed Energy Management” ed in particolare la gestione cosiddetta “Global” dei servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di servizi energetici in ambito ospedaliero. In quest’ambito nasce la piattaforma, denominata TTSPLUS, che oltre alla misurazione dei consumi energetici e al controllo degli impianti, si occupa del loro censimento, in accordo allo stato valutativo degli stessi rilevato in fase di gara, e della manutenzione predittiva, a guasto e straordinaria, che rappresenta un’altra funzione di efficientamento energetico legato alla buona tenuta dei sistemi di condizionamento e riscaldamento e delle loro moto-

fatturato ottenibile dalla divulgazione della tecnologia sulla propria rete di vendita diretta. In questo caso la piattaforma TTS plus è totalmente correlata all’offerta tipica di Telecom di infrastruttura cloud e di banda larga e ne avvalora, in maniera complementare ed integrata, la peculiare robustezza ed affidabilità. Ci aspettiamo molto da questa collaborazione e siamo pronti ad investire le nostre migliori expertise sulle opportunità di fatturato che sapremo gestire insieme. Complessivamente come giudica la sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno? Direi sorprendente per i risvolti e la cassa di risonanza ottenuta dal premio ricevuto. Trovo, al di là del premio, di aver vissuto un’atmosfera di confronto e scambio tecnico molto fruttifero nei giorni dell’evento per la qualità dei progetti presentati e l’organizzazione. Oltre all’incontro con Telecom spa, abbiamo già avviato delle interlocuzioni con altre partecipanti al premio, riprova dell’utilità dell’evento quale acceleratore di scambio di knowledge, idee, e best practices da applicare nella offerta tipica aziendale.

rizzazioni. La piattaforma di Facility ed Energy Management è realizzata per: > Censire e codificare gli impianti tecnici e singoli componenti; > Caricare tutti i piani di manutenzione preventiva e predittiva; > Sviluppare un modulo per la gestione delle richieste, approvazione ed esecuzione, rendicontazione e pagamento degli interventi di manutenzione straordinaria; > Sviluppare e gestire il magazzino materiali e macchinari; > Ricreare i sinottici di controllo degli impianti su nuovo sistema di supervisione, con retrofitting dello Scada Desigo della Siemens; > Installare contatori ed organizzare la misurazione dei consumi energetici sia a livello globale che di singola Uta. La piattaforma è stata realizzata su di un’architettura cloud con la possibilità sia del cliente che del fruitore dei servizi di governare l’intero complesso tecnologico ospedaliero, anche da remoto. L’unicità e innovazione è l’application server della piattaforma in grado di integrare i sistemi informatici esistenti (con grosso risparmio), l’erp aziendale e sviluppare nuove applicazioni e procedure in modo da avere una sola piattaforma di gestione globale dell’intero Facility.


2 4/ 25 P R EM I O SE E N SO LU TIO N / IN TER VIS T A A N I C O L A S A V I N O

Seen Solution, non solo sponsor Il titolare Nicola Savino: «La nostra consulenza, esperienza e conoscenza del mercato della gestione elettronica documentale a disposizione della start up per la fase di lancio e di ampliamento del progetto»

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erché Seen Solution ha scelto di sostenere il Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno? Siamo entrati in Confindustria Salerno nel 2014 e, fin da subito, siamo stati attivi organizzando un convegno sulla digitalizzazione dei processi documentali, la conservazione e la fatturazione elettronica. Essendo un'azienda giovane, dinamica e orientata all'innovazione, abbiamo deciso quindi di partecipare anche al Premio Best Practices come sponsor perché crediamo che l’iniziativa sia di

grande interesse. Certamente rifaremo la stessa scelta anche l'anno prossimo. Quali sono stati i criteri guida nella scelta del progetto che Seen Solution ha voluto premiare? Oltre ad essere sponsor del Premio abbiamo anche scelto di premiare il progetto Prometeo di Izy Pizy che più fosse in linea con le attività del nostro contesto lavorativo e che, ovviamente, fosse di grande innovazione e valore. Tra tutti i progetti presentati, quindi, abbiamo deciso di scegliere quello che

Nicola Savino era affine al nostro business, in modo tale da poter supportare, con la nostra consulenza ed esperienza e conoscenza del mercato della gestione elettronica documentale, la fase di lancio e di ampliamento del progetto.

IL V IN CI TORE / IZY P IZY IN N O VA

«Investitori? Meglio se business oriented» Per il duo di IzyPizy Innova, Davide Bianchimano e Massimiliano Bettoni, per muovere il progetto risultano essenziali le persone che vi concorrono con la loro view, ma anche quanti oltre ad essere sostenitori di equity lo spingono con la propria rete commerciale

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artiamo dal vostro progetto: quando avete capito che era una buona idea? Chi sono oggi i destinatari, quali sono le applicazioni e quali i mercati? Abbiamo capito che era una buona idea, nel momento in cui abbiamo constatato che l’esigenza era reale e Prometeo effettivamente poteva risolvere un problema. L’esperienza maturata con i clienti che gestiscono portafogli immobiliari e l’attività di consulenza prestata dallo Studio Legale MaBe in materia hanno evidenziato la non sufficiente conoscenza, da parte dei gestori, di situazioni giuridiche ad

alto rischio derivanti dalla mancata gestione delle passività ambientali, statisticamente assai numerose negli immobili. Dal punto di vista informatico invece, abbiamo studiato le esigenze di una specifica tipologia di clienti che, non avendo piena consapevolezza dei propri portafogli - specie nella gestione di grandi asset soprattutto per mancanza di dati - necessitano di strumenti adeguatamente sicuri per il reperimento e l’utilizzo in modo attivo di tali informazioni. Destinatari del progetto Prometeo sono innanzitutto i gestori istituzionali di portafogli immobiliari, come banche,


P R I M O P IANO / PRE MI O B EST P RACT I CES P ER L ’I N NOVA ZIONE 2 0 1 5

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PROMETEO, INTELLIGENZA E MEMORIA A PORTATA DI PMI

Da sinistra Massimiliano Bettoni, Nicola Savino e Davide Bianchimano fondi, SGR e, in generale, chiunque abbia l’esigenza di automatizzare alcuni processi nella gestione del proprio asset immobiliare. Anche le società di consulenza specializzate nel real estate sono sicuramente destinatari di tale progetto che potrebbe comportare la vendita di tale servizio - consulenza ai propri clienti. In un buon progetto quanto è importante l’idea e quanto gli investimenti? A nostro parere l’idea è sicuramente fondamentale, è il motore che fa partire il tutto. Naturalmente per muovere poi il progetto risultano essenziali le persone che vi concorrono con la loro view, le loro capacità, perché da loro dipende anche il come viene declinata l’idea nel mercato. Sono naturalmente importanti però anche gli investitori che, secondo il nostro punto di vista e per le nostre esigenze, non dovrebbero limitarsi ad essere solo sostenitori di equity, ma anche business oriented, spingendo con la propria rete commerciale il progetto. Quali risvolti potrà avere la nuova partnership con Seen Solution? La partnership con Seen Solution può aprire nuovi scenari nella consulenza informatico–giuridica alle imprese, sin qui poco battuta, soprattutto in relazione ai programmi di compliance normativa e aggiornamento per evitare pericolosi scostamenti dalle normative di settore. In via più concreta possiamo offrire alle PMI gli strumenti necessari per gestire in maniera sicura, adeguata e attiva, informazioni documentali automatizzando la maggior parte dei processi di verifica che necessitano l’impiego di una risorsa umana che può così essere diretta altrove. Fino ad ora, i documenti

Prometeo è un motore di ricerca per le imprese, che hanno necessità di gestire in modo automatizzato la raccolta di informazioni critiche da una vasta mole di documenti. Il software, una volta acquisito i vostri documenti nei più svariati formati pdf, doc, docx, jpg, txt è in grado di leggerli e successivamente di attivare tutti i processi stabiliti nel workflow. Il workflow è l'insieme di compiti che Prometeo deve eseguire in modo completamente autonomo, che possono riguardare il calcolo statistico, il calcolo di probabilità, la comprensione testuale, l'invio di email e comunicazioni a seconda del contenuto trovato. Grazie alla Joint Venture con lo Studio legale Mabe Prometeo ha trovato nella gestione ambientale ed immobiliare il campo fertile dove azionare i suoi algoritmi. Infatti, il software è in grado di acquisire la documentazione legale riguardante i propri immobili ed evidenziare all’interno di un portafoglio variegato di immobili le potenziali criticità e passività ambientali, evidenziando contestualmente il piano delle priorità in merito alle emergenze da affrontare con precedenza, fornendo l’individuazione delle procedure da seguire ed i rapporti da seguire nei confronti delle Pubbliche Autorità (Comune, Arpa, ASL,ecc.), dei clienti, fornitori e revisori. Prometeo è inoltre in grado di mappare il patrimonio immobiliare, dando la possibilità a chi effettua perizie in loco di accedere in modo più rapido e semplice ai dati dell'immobile e comunicare il risultato delle proprie attività. Inoltre è in grado di prevedere il valore economico dell'immobile, evidenziando i costi di una corretta gestione. e le informazioni contenuti in questi sono sempre stati solamente archiviati per una catalogazione futura, che nei fatti poi quasi mai si verifica al netto di imprevisti negativi, mentre Prometeo è in grado di trasformare queste informazioni passive in attive e consegnare report, anticipando così eventuali problemi Complessivamente come giudica la sua esperienza al Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno? Essere insieme ad altri startupper che condividono un’idea od un progetto è senz’altro un’esperienza stimolante. Abbiamo avuto la sensazione, nella due giorni del Premio, che le persone e i progetti che venivano di volta in volta presentati, trasudassero positività, creatività e ribellione rispetto allo status economico del nostro Paese. Ciò che affascina è sempre il processo creativo che porta dall’individuazione di un problema alla soluzione di esso: questo si trasforma poi nelle migliori start-up. Sicuramente alcune di quelle incontrate al Premio avranno un grande successo in futuro.


F O CU S

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La cooperazione sociale nella competizione Solo la reciprocità dei rapporti funzionali e aziendali tra il settore pubblico, profit e no profit può attivare un «circolo virtuoso» di crescita in un contesto di welfare di difficile implementazione A cura di SRM info@sr-m.it

S

RM presenta il nuovo numero dei “Quaderni di Economia Sociale”, la pubblicazione semestrale dedicata all’analisi dello sviluppo sociale, partecipato e culturale, che ha come obiettivo quello di affrontare tematiche sempre attuali e di interesse per la comunità. In questo numero il dossier, realizzato in collaborazione con la Fondazione con il Sud e con la partecipazione di Banca

Prossima, si concentra in particolare sull’importanza di una stretta coesione sociale tra pubblico, privato e no profit in un contesto di welfare di difficile implementazione. Diversi sono i contributi raccolti nella pubblicazione i quali analizzano gli aspetti più generali ma anche le peculiarità operative, sia positive che negative, che caratterizzano lo sviluppo del fenomeno in Italia e soprattutto nel

Mezzogiorno, quest’ultimo particolarmente sofferente nell’ambito sociale ed economico. Da diversi anni si sta, infatti, assistendo ad un aumento della domanda di prestazioni per la tutela delle famiglie che non trova pieno riscontro nell’offerta del sistema di welfare pubblico, determinata sia dalla carenza – o assenza – di prestazioni adeguate, sia dai lunghi tempi di attesa che riguardano

Italia Mezzogiorno Centro Nord

Pil

Investimenti

Spesa delle Famiglie

Export

Occupati

Imprese

Grafico 1_Andamento delle principali variabili economiche e sociali tra il 2007 ed il 2014 / Fonte: elaborazione SRM su fonti varie


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F O CU S

tasso di disoccupazione 15-64 Mezzogiorno Italia

2007 11,1 6,2

2014 20,9 12,9

tasso di disoccupazione giovanile 2007 25,3 14,5

2014 45,9 31,6

Neet 2007 27,7 18,8

2014 35,8 26,2

Tabella 1_Tasso di disoccupazione. Confronto Mezzogiorno-Italia nel periodo 2007 e 2014 / Fonte: elaborazione SRM su Istat determinati servizi. Ad aggravare la situazione ci sono le conseguenze della crisi, che ha contribuito all’impoverimento dei cittadini e all’aumento della cosiddetta “fascia grigia” di popolazione, ossia quella parte di essa che non trova risposte nel welfare pubblico ma non ha un reddito sufficiente per accedere al sistema di tutele privato. Proprio in merito al contesto economico, va detto che i principali dati a disposizione non sono incoraggianti, poiché mostrano spesso un indebolimento rispetto al passato e fanno emergere l’urgenza di un cambio di passo. Tra il 2007 e il 2014, l’Italia ha perso l’8,9% del proprio Pil, pari a circa 150 miliardi euro. Calo che è stato ancora più intenso nel Mezzogiorno con un -14,7% (-7,3% per il Centro Nord) corrispondente a circa 47 miliardi di euro in meno e in Campania con un -13%. Anche la dinamica recente continua a registrare un andamento negativo: tra il 2012 e il 2013 il Pil si è ridotto del 3,5% nel Mezzogiorno (circa 11 mld di euro) e del 2,1% in Campania, a fronte di un -1,9% in Italia. Concentrando l’attenzione sulle regioni meridionali, in particolare, si vede come gli investimenti, le imprese e il numero di occupati siano diminuiti in misura maggiore rispetto all’Italia; solo le esportazioni in Italia, dopo il forte calo del 2009, hanno recuperato i valori del 2007 (vedi grafico 1). Si può parlare, quindi, di una profonda crisi che con il calo degli investimenti, dei consumi e dell’occupa-

zione ha colpito oltre alle imprese anche le famiglie giovani. Nel 2013, il 12,6% delle famiglie italiane (oltre 3,2 milioni) è stato in povertà relativa; percentuale che raddoppia nel Mezzogiorno (26%). Rispetto al 2007 sempre più famiglie, versano in condizione di povertà assoluta (Italia +148, Mezzogiorno +149%). La crisi ha inciso anche sul mondo del lavoro, specialmente tra i più giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) nel Mezzogiorno è passato dal 25,3% del 2007 al 45,9% del 2014; mentre in Italia è passato dal 14,5% al 31,6%. Tra il 2007 e il 2014 è, inoltre, aumentata la quota dei “Not in Education, Employment or Training” (NEET), da 28,7% a 35,8% nel meridione e da 18,8% a 26,2% in Italia (vedi tabella 1). Diventa, quindi, importante da un lato non perdere di vista i continui cambiamenti che l’attuale situazione socio-economica presenta e dall’altro trovare delle soluzioni sociali alternative in grado di colmare il gap nell’offerta di servizi per la tutela delle famiglie. Ci sono, nel Paese, energie sane, persone pulite, giovani con ideali di generoso impegno a favore della comunità: c’è una esigenza assai sentita che la vita politica e sociale italiana torni ad essere più vivibile, più umana, in parole povere più giusta e solidale. Nel mondo occidentale sono emerse diverse esperienze di assunzione di responsabilità del privato sociale a fronte di un arretramento dell’impegno

pubblico. La sfida è quella di integrare il welfare pubblico soprattutto in termini di innovazione e di capacità di risposta ai nuovi rischi. A tal proposito, gli enti bilaterali territoriali per il loro ancoramento territoriale potrebbero essere tra i soggetti meglio attrezzati nell’ideazione e realizzazione di esperimenti di secondo welfare. Le forme di mutualità presenti nel territorio nazionale al momento ricoprono un ruolo ancora marginale. Dall’altro canto se l’impresa no profit può guidare le sfide sociali perché ha intrinsecamente la capacità di leggere le esigenze e i bisogni sociali meglio di altri e di inventare risposte creative e poco costose, occorre che il terzo settore italiano sappia confrontarsi con le novità, dialogare con mondi diversi, la tecnologia, la finanza. Risulta particolarmente importante che attori territoriali si uniscano per lavorare su progetti comuni in grado di fornire soluzioni adeguate, anche per le fasce più deboli di popolazione che rischierebbero, altrimenti, di non poter accedere ai servizi sociali. Si tratta, quindi, di attuare una “cooperazione nella competizione”, una sorta di rete dove i singoli elementi, pur restando separati e indipendenti, mostrano un nesso di continuità. Solo la reciprocità dei rapporti funzionali e aziendali tra il settore pubblico, profit e no profit può attivare un «circolo virtuoso» di crescita in un contesto di welfare di difficile implementazione.


CO N F I N D US TRIA

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I GI in Israele, una missione di avanguardia tecnologica Nonostante le difficoltà politiche, il Paese mediorientale crede molto e altrettanto investe in ricerca e sviluppo e nelle energie dei giovani Serena De Luca Componente Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Salerno serenadeluca@decora.it

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ccomi di rientro da una bellissima esperienza di crescita personale oltre che professionale: la missione in Israele organizzata dai Giovani Imprenditori di Confindustria cui ha partecipato anche il Gruppo GI della Territoriale salernitana del quale faccio parte. La delegazione al completo era composta da venticinque giovani imprenditori che, come me, sotto la guida del presidente nazionale Marco Gay e del vice presidente all’innovazione e internazionalizzazione Giacomo Gellini, hanno avuto la possibilità di incontrare i colleghi israeliani della locale Confindustria, la Manufacturers Association of Israel, così da poter programmare – si spera - collaborazioni future. La missione, della durata di cinque giorni dal 26 giugno al 1° luglio, ci ha visti protagonisti lungo un percorso articolato in tre tappe: Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa. Oltre a visite aziendali alla Telit (High Tech Industry), alla Strauss (Innovation Center in campo alimentare), al Caesar Stone (lavorazione del Quarzo) durante la missione Paese abbiamo avuto la possibilità di visitare i principali centri di ricerca di Israele, il Weizman Institute of Science situato a venti chilometri a sud di Tel Aviv, e il Technion Institute of Technology ad Haifa, due eccellenze mondiali in campo scientifico, ingegneristico

e tecnologico. Particolarmente interessante è stato il confronto con i ricercatori e gli studenti, la gran parte dei quali giovanissima e proveniente da ogni parte del mondo. La scelta di Israele non è stata infatti casuale: si tratta del secondo Paese al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo in relazione al Pil ed è la sede di molte aziende leader nel settore dei servizi IT per telefonia mobile, banking e cyber security. A rendere però davvero unica la missione è stata la sinergia e il supporto della nostra Ambasciata, in prima persona dello stesso Ambasciatore, Francesco Maria Talò, che ha deciso addirittura di aprirci le porte della sua casa. Nel corso della cena, seppure in un’atmosfera del tutto piacevole e informale, abbiamo avuto modo di discutere delle opportunità di business che possono aprirsi per le nostre aziende con partner israeliani.


C O N F I N DUS TRIA

L’Arte di Fare Impresa Un evento pensato per raccontare il legame sempre più intenso che oggi - in una logica di complementarietà indispensabile per coniugare sviluppo culturale e attrattività di un luogo - stringe tra loro mondo della produzione, cultura e territorio

di Raffaella Venerando

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n un rovente pomeriggio d’estate, lo scorso 15 luglio, l’arte ha trovato casa in Confindustria Salerno in un riuscito e composito incontro pensato per raccontare il legame sempre più intenso che oggi - in una logica di complementarietà indispensabile per coniugare sviluppo culturale e attrattività territoriale - stringe tra loro mondo della produzione, cultura e territorio. Un pomeriggio scandito in tre momenti: un film, una tavola rotonda e un vernissage. Ad aprire le danze, la proiezione di “Prima di Mezzogiorno”, il mediometraggio - realizzato con i fondi camerali del bando Crescita - che racconta la fisionomia, la memoria, le produzioni e le tipicità del Salernitano; un’opera - introdotta magistralmente dal professor Carmine Pinto – fortemente voluta dal presidente di Confindustria Maccauro per risvegliare quella coscienza di luogo propria di chi producendo crea al contempo non solo “cose” ma benessere diffuso. Confindustria Salerno ha scelto un

Pina Amarelli, Antonio Calabrò, Francesco Durante, Gianmatteo Nunziante e Giuseppe Ariano modo visivo e immediato per promuovere la storia dell’industria nel Salernitano agli occhi innanzitutto di chi ne è già parte e va avanti, nonostante le criticità, nell’intento di preservare il domani di un territorio dal patrimonio non solo ambientale inestimabile. Uno spaccato di memoria raccontato, però, con lo sguardo rivolto al futuro come messaggio di identità e di speranza perché i valori, le

tradizioni e le radici sono le ali di coraggio necessario per continuare a fare impresa. A seguire, poi, il dibattito su “Mecenatismo culturale e civil serving”, elegantemente coordinato dal giornalista e scrittore Francesco Durante che sul tema ha intervistato Antonio Calabrò, Coordinatore del Gruppo Cultura di Confindustria; Giuseppe Ariano, Presidente Fonderie Culturali


3 0/ 31 Salerno, l’Avvocato Gianmatteo Nunziante, dello Studio legale Nunziante Magrone di Roma, promotore della Mostra di arte contemporanea “Writings” e Pina Amarelli, Amarelli Fabbrica di Liquirizia e Presidente onorario Associazione “I Centenari”. Nel corso del confronto si è voluto portare allo scoperto le differenti facce del mecenatismo odierno, dell'opportunità anche economica dell’investimento nel vasto patri-

monio artistico e ambientale, dello scambio di expertise e competenze e del civil serving perché la cultura torni ad essere elemento costitutivo e non aggiuntivo del nostro modello di sviluppo. È emersa, infatti, più di una testimonianza di recupero e valorizzazione di siti meritevoli di aver sapientemente coniugato risultati aziendali e benefici per la collettività come quello di Ercolano. Infine, il pomeriggio si è chiuso

con l’overture di una mostra internazionale di 4 artisti - Writings - (vedi approfondimento) le cui opere su carta vogliono in modo originale la relazione tra culture, secondo un’angolazione che privilegia il tema del corpo e dello spazio urbano. La mostra - nata da un’idea di Alfonso Amendola - è stata curata da Massimo Tartaglione, mentre l’allestimento è stato affidato a Giovanni de Michele.

WRITINGS A colloquio con Massimo Tartaglione, curatore della mostra Quattro artisti di quattro diverse nazionalità per Writings: come nasce l’idea di questa mostra? L’alleanza internazionale di studi legali che ha promosso la mostra ha richiesto che fosse invitato un artista in rappresentanza di ciascun Paese in cui hanno sede gli studi: Italia, Germania, Spagna, Inghilterra. È emersa quindi la necessità di stabilire un rapporto tra i partecipanti alla luce di un tema di ampia portata, capace di superare la dimensione strettamente locale, ma che potesse allo stesso tempo dar conto della specificità e delle vicende di ciascun luogo. Per questo motivo abbiamo pensato a due “spazi”, quello della città e quello del corpo che sono per loro natura centri di relazioni e di dialogo, caratterizzati però da una forte stratificazione storica. L’insediamento che identifichiamo come città ha un carattere globale, che valica la scala nazionale e tuttavia, nonostante le spinte all’uniformazione dei modi di vita, conserva dei tratti profondamente distintivi.

Le opere di Christian Leperino

Corpo e spazio urbano ne sono gli elementi centrali: che relazione c’è tra i due? C’è un primo aspetto per il quale attraverso il corpo si edificano le città, si modificano e al limite si distruggono anche, ma nel corso del tempo è la città stessa a produrre dei cambiamenti sul corpo con i suoi spazi e le sue pratiche. Inoltre l’ambiente urbano pur partecipando alla smaterializzazione delle comunicazioni resta un centro di contatti concreti, appunto tra corpi. Un secondo versante riguarda più da vicino l’arte - sintetizzato dal titolo della mostra - che trasferisce le scritture dei corpi e della città nella sua scrittura, composta da forme, luci, colori ed in questo processo si richiama alla sua storia. Così, al di fuori delle spettacolarizzazioni, ad esempio della body art, Susanne Ristow utilizza quasi una lente microscopica, che avvicina ad una pulsazione biologica con un’asprezza di segno che ricorda la grande incisione xilografica tedesca; Harry Pearce combina un sottile e quasi rarefatto humour inglese con il polo caldo dell’ironia mediterranea; Alvaro Negro ci ricorda come le forze della natura si riappropriano delle strutture abbandonate, creando un paesaggio misterioso; Christian Leperino nei suoi ritratti di straordinaria intensità ha utilizzato tecniche peculiari dell’arte contemporanea come le colature, le spruzzature e l’aerografo, preservando però un tono di luminosa classicità.


C O N F I N DUS TRIA

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L’effetto moltiplicatore della cultura «Un euro investito nel settore culturale assicura un aumento del valore aggiunto di 1,7 euro con evidenti vantaggi sulla crescita della domanda aggregata e di entrate per lo Stato». Per Luciano Monti, docente di Politiche dell’Unione Europea della LUISS, l’economia della cultura facilita anche l’internazionalizzazione di R. Venerando

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margine della 45° edizione del GFF, rassegna cinematografica dedicata ai ragazzi conclusasi il 26 luglio scorso a Giffoni Valle Piana, abbiamo incontrato Luciano Monti cui abbiamo chiesto cifre e prospettive dell’economia della cultura. Professore, quanto conta l’asset cultura nell’economia del nostro Paese? Per il suo crescente contributo alla ripresa e al miglioramento degli scambi commerciali, l'economia della cultura meriterebbe sempre più attenzione da parte di politici e amministratori sia a livello locale, che nazionale ed europeo. A livello nazionale i numeri più recenti parlano chiaro: il settore culturale in Italia conta 443.208 imprese che impiegano più di 1,4 milioni di addetti e un valore aggiunto all'economia, per il 2014, di poco meno di 80 miliardi di euro, prodotto per la quasi totalità dalle imprese culturali e da quelle creative. Tra le prime si annoverano le industrie dell’editoria, musica, cinema, radio televisione, videogiochi mentre tra le seconde l’architettura, il design e la comunicazione. In particolare, nel 2014, 8,5 miliardi sono stati prodotti dall'industria cinematografica, media, radio e TV nostrane, mentre 13 miliardi dai produttori di videogiochi e altri software di intrattenimento. Ma non sono solo questi numeri ad attirare l'attenzione sul settore, bensì anche

l'effetto moltiplicatore che fa sì che un euro investito nel settore culturale assicuri un aumento del valore aggiunto di 1,7 euro con evidenti vantaggi quindi sulla crescita della domanda aggregata e anche delle entrate per lo Stato. A questi benefici sulla economia nazionale e locale, vanno anche aggiunti quelli indotti in altri settori, come quello turistico, che beneficia del cosiddetto fenomeno dell'attrazione culturale. Il patrimonio culturale e artistico, ma anche enogastronomico del nostro Paese, viene reso fruibile e comunicato all’esterno anche grazie all'attività di valorizzazione che di esse fa l'industria cinematografica.

Luciano Monti

dei finanziamenti pubblici al settore e ai programmi di alfabetizzazione cinematografica e mediatica in tutti i livelli della istituzione scolastica. Obiettivi che devono essere perseguiti tenendo alta l'attenzione anche sull’implementazione della agenda digitale europea e alla estensione della banda larga, riducendo le sacche, ancora E a livello europeo? Qual è presenti nel nostro Paese del digital l’orientamento? divide. A livello europeo, oggetto di Infine, una recente iniziativa della approfondimento nel summit Commissione Europea nel quadro internazionale tra produttori della Politica di Vicinato (ENP), cinematografici tenutosi nel quadro volta a sostenere lo scambio culturale delle iniziative del GFF 2015 - cui come processo di miglioramento delle ho partecipato, oltre al programma relazioni diplomatiche e commerciali di Europa Creativa, cui è affidato il con i paesi vicini all’Unione Europea compito di potenziare l'audience per (16 paesi), ha dimostrato come gli i settori culturali e creativi, un recente ambiti e le prospettive di collaborazione rapporto presentato al Parlamento siano molto ampie. Una conferma dal Europeo nell’aprile di quest’anno summit al Giffoni Film Festival 2015, al (Rapporto WENTA) auspica un quale hanno partecipato delegazioni di maggiore sostegno alla promozione e distribuzione di prodotti cinematografici produttori cinematografici provenienti da una ventina di paesi dell’Africa, dei all'interno e al di fuori dell'UE, Balcani, del Medio ed Estremo Oriente. grazie a un migliore bilanciamento


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Elogio all’imprenditorialità Il Premio Best Practices per l’Innovazione tratteggia, edizione dopo edizione, storie di genio creativo - individuale o di squadra - che da tutta Italia si danno appuntamento a Salerno Gerry Sica Consigliere Delegato Confindustria Salerno gerrysica@libero.it

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arà perché è un’iniziativa dedicata al nuovo, o forse perché ancora è forte l’onda lunga dei buoni risultati di quest’anno, ma dentro e fuori Confindustria Salerno – ammesso che pausa ci sia stata - già si è tornati a parlare del Premio Best Practices per l’Innovazione. Nonostante infatti si sia conclusa solo da un mese la nona edizione, la macchina organizzativa sta già scaldando i motori per l’appuntamento del 2016 alla ricerca di progetti da selezionare, di partner da coinvolgere, di investitori da sedurre, di idee da far avanzare. E, oramai come da tradizione, anche per il prossimo anno c’è da aspettarsi solide conferme e curiose novità, perché il riconoscimento nato da un’intuizione brillante di Giuseppe De Nicola, presidente del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno, nel tempo non solo è cresciuto ma migliorato. Il Premio Best Practices per l’Innovazione tratteggia, edizione dopo edizione, storie di genio creativo - individuale o di squadra - che da tutta Italia si danno appuntamento a Salerno, storie in cui vincono tutti, non solo chi l’innovazione l’ha tirata fuori dal cilindro ma anche chi – destinatari e società tutta - delle innovazioni pensate potrà goderne sicuro beneficio. Il grande merito di questa iniziativa però non è solo quello di essere l’occasione giusta per portare allo scoperto dei progetti innovativi selezionati e divisi in due macrocategorie – Impresa e UpStart - ma di rappresentare un elogio autentico all’imprenditorialità, sia quella più matura che

già si misura con le insidie del mercato, sia quella che invece comincia a muovere nell’universo della produzione i suoi primi speranzosi passi. La sezione UpStart del Premio, in particolare, ha per me un valore aggiunto perché è nata per celebrare la memoria del mio amico per sempre Paolo Traci, un uomo e un imprenditore dall’animo nobile, un appassionato e al tempo stesso un “pratico” laureato in ingegneria. Questa sezione che vede competere tra loro le imprese emergenti è come se fosse il suo lascito morale, intellettuale e di visione d’impresa. Il suo futuro eterno. Ed è per questo che sono onorato di averne anni addietro proposto l’intitolazione e di vedere che, di anno in anno, sono sempre più numerose le giovani aziende che la animano con i loro progetti inediti di innovazione. L’elevata qualità che esprime il Premio Best Practices per l’Innovazione, nel tempo, ha meritatamente trovato pubblico, eco, consenso e soprattutto sostenitori e sono certo ancora ne avrà lungo un cammino che - a guardare le riserve di energia di chi lo affronta - pare appena cominciato. In qualità di delegato al marketing territoriale di Confindustria Salerno non posso che augurare a questa, come ad altre iniziative di nutrimento per il mondo delle imprese – penso al Premio Marisa Belisario, alla Venere d’Oro, o ai tanti riconoscimenti fiore all’occhiello del settore moda, giusto per citarne alcuni - lunga vita e salute perché è seguendo questa traccia che si crea in concreto qualità e valore per il nostro Paese e per il nostro territorio.


S TR A TE GIE D ’ IM PRE S A

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BORN to RE-BUILD, un master per la cura del territorio Il percorso formativo proposto intende fornire ai partecipanti le conoscenze necessarie all’applicazione di modelli di riqualificazione sostenibile del patrimonio civile, storico ed edilizio a cura di Jobiz Formazione

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a gestione di un patrimonio variegato per modelli tipologici, stratificato nel tempo, soggetto a interventi di recupero, riqualificazione e manutenzione è la scommessa per le nuove generazioni di architetti ed ingegneri. É evidente anche la necessità di salvaguardare l’ambiente e adottare strategie di risparmio energetico: processi ormai largamente condivisi, anche alla luce di un quadro normativo comunitario sempre più attento all’impatto ambientale. Uno dei più importanti ambiti in cui si dovrà operare con impegno crescente nel settore delle costruzioni è proprio quello collegato ai processi di recupero e riqualificazione edilizia del territorio. Jobiz Formazione, Ente di Formazione certificato, sede dell’A.I.MAN e della AssoEMan, è promotrice di numerose iniziative orientate a diffondere una cultura manutentiva, finalizzata alla salvaguardia e riqualificazione del nostro patrimonio civile, storico ed edilizio. In questo contesto si colloca il Master “BORN to RE-BUILD”, una iniziativa di alta formazione che prende spunto dal modello del “learning by doing” e che vuole avvicinare le due discipline, quella ingegneristica e quella architettonica, storicamente divise, anche come primo esempio di

un sistema di cambiamento che punti alla convergenza del bello e del funzionale, della durabilità, della sostenibilità e dell’ambiente. Il Master intende fornire ai partecipanti le conoscenze necessarie all’applicazione di modelli di riqualificazione sostenibile e alla valorizzazione di processi, prodotti, materiali, tecnologie innovative per il territorio. In questo modo i giovani professionisti partecipanti, selezionati tra ingegneri e architetti, potranno essere di supporto: - agli Enti Locali nelle politiche di riqualificazione del territorio e recupero del patrimonio nel rispetto degli standard comunitari; - alle imprese impegnate nella ricerca, sviluppo e diffusione di materiali ecosostenibili; - alla comunità, per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini del nostro paese nel processo di adeguamento ai parametri dettati dai protocolli internazionali. Il Master è accreditato dal Consiglio Nazionale degli Architetti

(CNAPPC) per il rilascio dei Crediti Formativi Professionali ed è in corso di accreditamento del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI). L’iscrizione all’iniziativa può essere finanziata privatamente o con fondi regionali, e nazionali “Torno Subito” della regione Lazio. Inoltre l’iscrizione può avvenire mediante i Fondi Interprofessionali, come FondoProfessioni e Fondimpresa, o ancora grazie alle borse di studio promosse dalle aziende partner del master. Il Master, come iniziativa di rete, accoglie quanti tra gli Enti, le Aziende e le Istituzioni vorranno aderire in qualità di Partner del Master con tre diversi livelli di partnership: • Borsa di Studio, totale/parziale dei costi di iscrizione; • Disponibilità per lo stage di fine percorso; • Testimonianze e case study previsti nel corso del master. Tutte le informazioni sono disponibili nel sito web www.jobizformazione. com.


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100% Campania, prove di economia circolare Una convenzione tra più soggetti – tra cui la Rete d'imprese campana per il packaging sostenibile – messa su carta per dare vita a un progetto di sostenibilità ambientale per Gragnano Città della Pasta di Raffaella Venerando

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a tempo sta fortunatamente facendosi largo la prospettiva che il rifiuto da scarto possa diventare preziosa risorsa, da rimettere in vita trasformato in materia prima seconda. È il caso, ad esempio, della carta e del cartone che dal macero proveniente dalla raccolta differenziata attraverso un sano circuito di recupero di prossimità - possono diventare nuovi prodotti e packaging per cittadini e industrie dello stesso territorio che quel macero ha generato. Proprio per realizzare una economia circolare basata sulla responsabilità sociale condivisa è stata di recente sottoscritta una convenzione tra 100% Campania – rete d'imprese per il packaging sostenibile, Comune di Gragnano, Comieco, E.R.I.C.A. e la Soc. Cons. Gragnano Città della Pasta, che unisce tutti i soggetti della filiera del riciclo della carta, inclusi i cittadini che devono farsi parte attiva adoperandosi con sollecitudine e impegno per far crescere - in termini di qualità e quantità - le percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti di Gragnano così da legare il nome della città della pasta per antonomasia anche alla sua perfetta gestione

sostenibile. «Grazie a questo accordo, realizzato anche con la collaborazione di Legambiente Campania – ha dichiarato Aldo Savarese, Presidente della Rete 100% Campania – produrremo packaging che auspichiamo venga utilizzato in primis dai Pastai di Gragnano, un prodotto realizzato con la partecipazione dei cittadini e riciclato in prossimità, secondo un ciclo legale, tracciabile e certificato il cui impatto ambientale e sociale è in questo modo notevolmente ridotto. Infatti, l’accordo di Gragnano dà una destinazione al macero della città vincolandolo al territorio (normal-

mente il macero, una volta in piattaforma, può essere venduto ovunque, anche all’estero); con questa intesa la catena del valore rimane qui in Campania perché è qui che si crea la materia prima seconda, con benefici per tutti i soggetti coinvolti e per il territorio più in generale che se ne avvantaggia anche in termini di occupazione». Non solo buona raccolta differenziata, quindi, ma sviluppo di un effettivo circuito produttivo verde, perché la sostenibilità ambientale – di cui la rete 100% Campania è alfiera – non può non passare per la via del riciclo.


ED I LI ZI A IND US TRIALE

I Fondi Europei per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva Per stimolare l’economia e sostenere la creazione di posti di lavoro, in aggiunta alle misure prese per affrontare gli effetti della crisi, l’UE ha raddoppiato i suoi sforzi di attuazione della strategia Europa 2020. Per beneficiare davvero dei finanziamenti però la sola conoscenza tecnica non basta più di Maria Giordano Architetto archiemme@tiscali.it

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onostante la difficile situazione politica ed economica che grava ancora sul nostro Paese e su tutta l’Europa, è fondamentale rivolgere la nostra attenzione alle risorse messe a disposizione dall’Unione, non solo in un’ottica di finanziamento ma anche e soprattutto come opportunità di costruzione di sinergie virtuose. È in questo scenario, pur segnato da una riduzione delle risorse a disposizione, che vanno ricercati i percorsi nei quali inserirsi per poter intercettare fondi da mettere a disposizione delle imprese e delle istituzioni, per rilanciare l’economia della nostra regione e del nostro Paese. La definizione della nuova programmazione comunitaria, diventata quest’anno finalmente operativa, rappresenta un fondamentale banco di prova per definire priorità di intervento e obiettivi da raggiungere per creare nuovo sviluppo e nuova occupazione. Per stimolare l’economia e sostenere la creazione di posti di lavoro, in aggiunta alle misure prese per affrontare gli effetti della crisi,

l’UE ha raddoppiato i suoi sforzi di attuazione della strategia Europa 2020, con un programma globale di crescita e occupazione. La crisi economica e finanziaria ha fatto emergere, e ha inasprito, alcuni ostacoli alla crescita in risposta ai quali la strategia Europa 2020 ha individuato tre aree chiave su cui agire: crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. La strategia è sostenuta da undici obiettivi tematici che l’UE e gli Stati membri devono realizzare entro il 2020 in cinque settori: occupazione, ricerca e sviluppo, cambiamenti climatici/energia, istruzione e inclusione sociale. Sotto il profilo degli ambiti strategici individuati per incanalare gli interventi, sono stati previsti 11 Programmi Nazionali (di cui 2 per il Mezzogiorno – Ricerca ed Innovazione, Imprese e Competitività – e 3 per le regioni meno sviluppate – Infrastrutture e reti, Beni Culturali, Legalità), Programmi Multiregionali e Programmi Regionali. L’obiettivo ricercato è di realizzare condizioni e basi solide per la

L'incrocio tra conoscenze, idee progettuali e risorse disponibili, è un'attività da pianificare, e non da effettuare solo al momento in cui si sta concretizzando l'idea-progetto, magari in relazione alla pubblicazione dei bandi e delle relative scadenze crescita. Sta ora alla nostra capacità saper creare occasioni credibili e cogliere le opportunità già oggi disponibili. Ecco perché la necessità di approfondire in questo spazio le opportunità per contribuire attivamente alla definizione delle politiche europee e aiutare imprese e cittadini ad operare quotidianamente in sinergia, per garantire sempre maggiori opportunità a sostegno dell’impresa e dello sviluppo di un settore, quello delle costruzioni, dove conoscenza tecnica e abilità


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La strategia è sostenuta da undici obiettivi tematici che l’UE e gli Stati membri devono realizzare entro il 2020 in cinque settori: occupazione, ricerca e sviluppo, cambiamenti climatici/energia, istruzione e inclusione sociale

imprenditoriale fanno, da sempre, la differenza per poter dare sostanza a idee e progetti. Interagire con il mondo imprenditoriale è sempre stato per gli architetti un ambizioso obiettivo, se non, addirittura, una priorità. Siamo animati dallo spirito ottimistico, di chi lavora per il progresso e lo sviluppo del territorio per cercare di dare seguito e concretezza a tutte le opportunità possibili di crescita e sviluppo di cui, mai come in questo particolare momento storico, si avverte pressante necessità. In questo scenario, non si può non tener conto delle ultime novità circa quanto contenuto nell'Action plan 2020 della Commissione Europea, che si focalizza sulla necessità e sull'importanza di costruire un ruolo attivo dei professionisti nella gestione dei fondi comunitari. A questo, noi architetti, aggiungiamo l'ambizione di attivare strategie di cooperazione tra il mondo delle professioni e quello dell'industria per raggiungere una inversione di risultato rispetto al disastroso settennio 2007/2013, che ha fatto registrare carenza di efficacia e mancato avanzamento delle azioni attuate, a discapito della impellente necessità di rivitalizzare la nostra economia.

Assicurare una maggiore enfasi dei risultati, impegnando e allocando in maniera più efficace le risorse UE, deve essere l'obiettivo di una nuova strategia di sviluppo che richiede l'esigenza di ragionare in un'ottica di sistema, non essendo più sostenibili scelte autonome e slegate dal contesto. Da qui, l'importanza di un connubio tra realtà professionali e imprenditoriali. Per migliorare la propria competitività e sviluppare il proprio potenziale è necessario tendere verso una maggiore organicità e coesione, favorire la partecipazione, la condivisione e l'integrazione tra i livelli diversi di competenza. É prioritario individuare obiettivi comuni, definire strategie di governance per lo sviluppo, indirizzate verso un unico filo conduttore: la volontà di assicurare una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva in coerenza con l'orizzonte strategico previsto da Europa 20 20. L'incrocio tra conoscenze, idee progettuali e risorse disponibili, è un'attività da pianificare, e non da effettuare solo al momento in cui si sta concretizzando l'idea – progetto, magari in relazione alla pubblicazione dei bandi, e delle relative scadenze. Approcciare la dimensione euro-

pea attraverso un progetto sistemico, questa la proposta che come mondo delle professioni, e come architetti, vorremmo garantire. Individuare le priorità strategiche di sviluppo, e contestualizzarle nel sistema delle relazioni locali per allargare il quadro degli strumenti sostenibili da attivare: questa la nostra Mission per Progettare la Crescita, nell'ottica della partecipazione e della condivisione delle conoscenze. Ambiente, cittadini, consumatori, cultura, energia, concorrenza, imprese, lavoro, occupazione, ricerca, sanità, trasporti, sono solo alcuni settori che fanno riferimento a politiche e strumenti di supporto europeo. Ma, per accedere alle opportunità messe a disposizione dall'Unione Europea, la “conoscenza tecnica” da sola non basta se non accompagnata da una risposta attiva e partecipata da parte di imprenditori, cittadini e degli altri attori d ello sviluppo del territorio. Questo, da architetti, il segno da imprimere sui nuovi progetti, per apportare “valore” ad ogni nuovo intervento da attuare e realizzare azioni di sviluppo che, superando i confini territoriali e le logiche localistiche, siano proiettate verso politiche e scenari innovativi e avanzati.


NO R M E E S OCIE TÀ

Sistemi alternativi di “dispute resolution”, la statistica ne conferma l’efficacia Alcuni dati recentemente pubblicati dal Ministero della Giustizia relativi al primo trimestre del 2015 segnano un incremento del 22% delle istanze di mediazione rispetto allo stesso periodo del 2014

Marco Marinaro Avvocato Cassazionista / Membro Abf Roma info@studiolegalemarinaro.it

È

tempo di bilanci per gli organismi che si occupano dei sistemi di “dispute resolution” e che si pongono quale alternativa talvolta obbligatoria alla giurisdizione statale. Risolvere una controversia in materia civile e commerciale può essere rapido, economico e molto “efficace”. Attraverso i procedimenti di A.D.R. (Alternative Dispute Resolution) nei rapporti sia tra imprese, sia tra imprese e consumatori è possibile infatti comporre le liti in maniera “efficace” e cioè pervenire a soluzioni condivise e per ciò stesso connotate da effettività, e ciò sia quando siano frutto di un percorso negoziale che culmini con un accordo amichevole, sia quando la soluzione della controversia, pur giungendo invece per via eteronoma, trovi infine l’adesione delle parti. Si tratta in quest’ultima ipotesi dell’esperienza maturata in quasi cinque anni di attività da parte dell’Arbitro Bancario Finanziario, sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche e gli altri intermediari in materia di operazioni e servizi bancari

e finanziari. Un modello ADR di successo pronto per essere mutuato in altri settori nei quali la specifica tipologia delle controversie richiede l’intervento di un terzo particolarmente autorevole e competente in grado di rendere una soluzione che possa essere condivisa e perciò stesso accettata dai confliggenti. L’analisi dei dati ufficiali elaborati al 31 dicembre 2014 fa segnare rispetto all’anno precedente un incremento dei ricorsi del 43%: in media ogni mese oltre 900 clienti (655 nel 2013) hanno sottoposto all’Arbitro una nuova controversia. Nel 2014 sono giunti a decisione 8.563 ricorsi (oltre 2.200 in più rispetto al 2013); ogni mese i Collegi hanno mediamente esaminato quasi 800 ricorsi (nel 2013 quasi 600). Nel 67% dei casi l’esito è stato favorevole per i clienti, con accoglimento totale o parziale delle richieste formulate (33%), ovvero con dichiarazione della cessazione della materia del contendere, conseguente alla soddisfazione del ricorrente nel corso della procedura (34%). Il 33% dei ricorsi è stato invece respinto dai Collegi che hanno ritenuto infondate o non adeguatamente provate le ragioni


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Una storia ancora breve quella dei sistemi ADR in Italia, ma densa e ricca di risultati poco conosciuti, che denotano un percorso in crescita che progressivamente inizia a radicarsi

del cliente, ovvero non rispettate le regole procedurali. La composizione per materia delle controversie è mutata: rispetto all’anno precedente il maggior numero di ricorsi riguarda i finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio (in aumento del 152% sul 2013), per la prima volta più numerosi di quelli inerenti a bancomat e carte di credito. Circa la effettività del sistema poi, che si fonda sulla non vincolatività della decisione per le parti, si rileva come, con riferimento ai 2.797 ricorsi accolti nell’anno 2014, si siano registrati soltanto 73 casi di decisioni non osservate (che continuano a essere riconducibili prevalentemente all’estinzione anticipata di finanziamenti contro cessione del quinto). Questi dati appaiono di particolare interesse in considerazione del limitato ambito oggettivo di operatività e lasciano presagire un costante incremento (già registrato per il primo quadrimestre) anche per il 2015 (in aumento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2014). Ma il successo dell'ABF può riscontrarsi anche dalla rilevazione dei dati di accesso al suo sito istituzionale www. arbitrobancariofinanziario.it: circa 20.000 al giorno (erano stati circa

14.000 nell’anno precedente) da parte di circa 1.000 visitatori diversi (in aumento anche nel numero di pagine visitate giornalmente che sono in media 9.100). Un modello italiano di successo che si affianca alla mediazione e ad altri procedimenti in un panorama tipologico poliedrico che mira a creare un sistema di giustizia sostenibile. A confortare della progressiva crescita di tutti i sistemi ADR, e in particolare della mediazione civile e commerciale, si segnalano i dati statistici recentemente pubblicati dal Ministero della Giustizia relativi al primo trimestre del 2015 i quali segnano un incremento del 22% delle istanze di mediazione rispetto allo stesso trimestre del 2014. In assoluto oltre 10.000 domande sono state presentate nel periodo di riferimento. Altri dati significativi riguardano la percentuale delle adesioni che raggiunge quasi il 45%, così come aumentano le mediazioni demandate dai giudici che si avvicinano al 10%; il tasso di successo delle mediazioni si attesta al 43%. Suscitano poi interesse in questa prospettiva i dati relativi al servizio di conciliazione istituito presso l’AEEGSI (Autorità per l’energia

elettrica, il gas e il sistema idrico) per la soluzione delle controversie derivanti da contratti di fornitura dell’energia elettrica e del gas. In due anni sono state oltre 2.500 le istanze, con un incremento del 50% rispetto al primo anno; l'80% circa sono state ammesse e per poco meno della metà di queste si è arrivati alla conciliazione che, 9 volte su 10, ha portato alla soluzione del problema. Una storia ancora breve quella dei sistemi ADR in Italia, ma densa e ricca di risultati ancora poco conosciuti, che denotano un percorso in crescita che progressivamente inizia a radicarsi. E se il successo dell’ABF presso la Banca d’Italia come anche quello della Conciliazione AEEGSI segna il successo anche dell’affermazione di prassi virtuose in settori particolarmente complessi e delicati nei rapporti tra utenti e operatori professionali, la progressiva crescita della mediazione quale generale metodo di “dispute resolution” si apprezza non tanto in una mera logica deflativa del sistema giudiziario, quanto nell’affermazione di metodi condivisi e sostenibili e per ciò stesso sempre più adeguati a comporre le controversie in una prospettiva coesistenziale.


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Contraffazione in Rete, come tutelare il proprio brand Un monitoraggio efficace e piuttosto rapido del proprio marchio online è indispensabile per reagire con tempestività alle eventuali violazioni

Pierina Di Stefano Avvocato - Studio legale D|&|D T.R.ON™ www.disommadistefanolegali.it

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ia le grandi multinazionali che le PMI hanno ormai piena consapevolezza delle straordinarie potenzialità, ma anche e soprattutto dei pericoli esponenziali dei “mercati virtuali”, e sono quindi sempre più attente alla tutela dei marchi, del brand – l’asset strategico essenziale del “Made in Italy” - del copyright e di altri diritti di Proprietà Industriale e Intellettuale (PI) anche sulla Rete. Tutti gli operatori del mercato sanno che la tutela del brand rappresenta una vera e propria strategia di crescita e non nascondono preoccupazione per un fenomeno, quale quello dell’abuso/contraffazione di marchi e altri segni distintivi su website, social networks e piattaforme di e-commerce, sempre più dilagante, dato il continuo evolversi delle innovazioni tecnologiche. In Internet la contraffazione può assumere forme peculiari e molteplici, quali - a titolo meramente esemplificativo - il cybersquatting, cioè la registrazione di nomi di dominio che inglobano marchi famosi dei quali il registrante non è titolare; l’alterazione di keyword e di tag e meta tag nel codice delle pagine web per influenzare i risultati dei motori di ricerca a favore dei siti che vendono

prodotti contraffatti; utilizzo di pagine/ profili Facebook i cui contenuti vengono linkati a website esterni contraffattivi di marchi. Gli effetti negativi per le imprese sono consistenti: erosione del fatturato, contrazione dei margini di profitto, aumento dei costi dei customer service, diluizione del valore degli investimenti in comunicazione, abbassamento del valore del brand e della reputazione aziendale (fonte: dati Ministero Sviluppo Economico 2014, Daniela Mainini). Per far fronte alla crescente pervasività della vendita di prodotti contraffatti via Internet è fondamentale da parte delle imprese monitorare costantemente i propri diritti di PI on line, ma ciò molto spesso avviene con prassi che si limitano sostanzialmente a ricerche manuali sui motori o al massimo al controllo dei brand e dei prodotti tramite gli alert automatici di Google, senza grossi risultati ed in più con notevole dispendio di tempo. Un monitoraggio efficace e piuttosto rapido del proprio brand online è in realtà offerto da strumenti automatizzati di scansione degli ambienti digitali che permettono di reagire con tempe-


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stività alle violazioni utilizzando metodologie di prevenzione, analisi e risposta elaborate su di essi. Accanto a tali strumenti tecnici preventivi e di contrasto agli illeciti perpetrati via web, vi sono quelli normativi messi a disposizione dal Garante delle Telecomunicazioni (AGCOM) nonché dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Il primo, con il “Nuovo Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazioni elettroniche” entrato in vigore il 31 marzo 2014, offre una tutela particolare per i casi in cui la contraffazione diventa pirateria digitale. La procedura è snella e con costi contenuti. Il titolare dei diritti d’autore e/o connessi violati o un soggetto legittimato (licenziatario, associazione di gestione collettiva o di categoria) presenta l’istanza compilando un web form presente sul sito www.ddaonline.it e reperibile attraverso il sito dell’Autorità (www.agcom.it). La segnalazione dà l’impulso al procedimento nel quale è garantito il contraddittorio, in modo che possano far valere compiutamente le proprie ragioni tutti gli interessati, cioè gli internet service provider (i prestatori di servizi della società dell’informazione) e, solo se rintracciabili, i gestori di siti e pagine web, nonché i cosiddetti uploaders, vale a dire quanti caricano opere digitali in rete. Il procedimento innanzi all’Autorità non può avviarsi se per i medesimi fatti pende già una causa giudiziaria tra gli stessi soggetti; se, invece, pende l’azione amministrativa, solo l’istante può farla cessare, agendo in sede giudiziaria. Nella comunicazione dell’avvio del pro-

cedimento sono indicate le opere digitali presumibilmente illecite, l’esposizione sommaria dei fatti e l’esito degli accertamenti svolti. Entro 5 giorni, salvo proroghe, i resistenti possono controdedurre o adeguarsi spontaneamente alle richieste. I termini di durata del procedimento sono, tuttavia, notevolmente ridotti qualora di tratti di rimuovere dalla rete siti e contenuti che violano diritti d’autore altrui in maniera massiva. Ove si ravvisi la sussistenza di violazioni dei diritti d’autore o connessi che si realizzano sulle reti di comunicazione elettronica, i providers hanno l’obbligo di eseguire gli ordini dell’Agcom volti ad impedire o far cessare illeciti segnalati. Secondo una logica di gradualità, si potrà avere la rimozione selettiva dei contenuti indebitamente diffusi sino alla disabilitazione dell’accesso nei casi di pirateria sistematica e organizzata oppure perpetrata attraverso siti esteri o ancora, l’oscuramento del sito. L’inottemperanza agli ordini dell’Agcom entro 3 giorni comporta l’applicazione, a carico dei responsabili, di sanzioni pecuniarie che possono giungere sino ad un massimo di 258mila euro, nonché la comunicazione agli organi di Polizia Giudiziaria, considerato che la violazione del diritto d’autore costituisce illecito penale. L’Agcom, con il nuovo regolamento, mira a contrastare la diffusione illegale delle opere digitali, ma non la loro fruizione e quindi le norme non si applicano agli utenti finali che a quelle opere accedono con le modalità downloading, streaming o peer-to-peer. Per rendere la procedura davvero risolutiva, evitando che le copie

riappaiano perché trasferite sotto altri indirizzi web, è preferibile che i produttori lesi propongano un’azione congiunta per colpire definitivamente la filiera dei falsi che li danneggiano. Ulteriore strumento di lotta al fenomeno della contraffazione web è offerto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), la quale per contrastare la diffusione attraverso le reti telematiche o di telecomunicazioni di pratiche commerciali sleali d ingannevoli limitatamente al territorio italiano e avvalendosi della Polizia Postale, ricorre all’oscuramento dei siti che offrono prodotti-clone di originali protetti da marchi e design registrato. Nell’era degli acquisti on line, importante è anche l’istituto della sorveglianza doganale disciplinato dal Regolamento UE n. 608 del 2013, entrato in vigore il 1° gennaio 2014, in base al quale la Dogana può procedere alla distruzione di merci sospettate di violare un diritto di proprietà intellettuale senza necessità della preventiva emissione di un procedimento giudiziale di accertamento della contraffazione e soprattutto per le “piccole spedizioni” di merci contraffatte o usurpative (intendendosi per piccole spedizioni quelle postali o a mezzo di corriere espresso di massimo 3 unità o con peso lordo inferiore a 2 kg). La distruzione di tali merci viene applicata automaticamente ad ogni blocco, a condizione che il soggetto che abbia proposto la domanda di sorveglianza doganale abbia specificato di volerne usufruire e che il detentore delle merci/dichiarante non si sia espressamente opposto alla distruzione.


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Condono in Campania, interviene la Corte Costituzionale Legittimato l’articolo 9 della Legge Regionale Campania 16/2014 sul “condono semplificato” Luigi D’Angiolella Avvocato e Presidente della Camera Amministrativa Comunitaria della Campania studiodangiolella@tin.it

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egli ultimi tempi, la Corte Costituzionale è intervenuta in maniera decisiva su alcuni temi, dettando anche l’agenda politica italiana. Si pensi, solo per ricordare le più recenti sentenze del 2015, alla censura di incostituzionalità che ha colpito le trattenute previdenziali della riforma Fornero, oppure alla sentenza che ha salvato molte pubbliche amministrazioni ritenendo legittimo l’articolo 42 bis del T.U. degli Espropri e cioè la possibilità per gli enti di acquisire le aree anche in caso di procedure illegittime. Una sentenza, non amplificata dai media, riguarda una specifica fattispecie regionale campana che interessa molte persone. In uno dei molteplici provvedimenti della Corte per dirimere i contrasti tra normativa statale e regionale è stata emessa la sentenza 117 del 26 maggio 2015 che, pronunciandosi sulla legge finanziaria regionale dello scorso anno ove veniva fornita un’interpretazione autentica della L.R. 10/2004, ha dichiarato non fondata la questione di costituzionalità anche in relazione all’articolo 9 della L.R. 10/2004, che disciplinava le domande di condono svolte con procedura cosiddetta semplificata. In pratica la norma permetteva a coloro che avevano commesso abusi su aree sottoposte a vincoli non di inedificabilità assoluta, e che avevano svolto la domanda ex L. 47/85, di utilizzare un procedimento più veloce. Per le vecchie domande di condono si permetteva che gli interessati, proprio per agevolare gli enti, svolgessero un’articolata autodichiarazione comprendente

le notizie relative alla proprietà, all’impatto e altre notizie utili per gli uffici facendo sì che si potesse giungere al permesso di costruire in sanatoria senza che vi fosse l’articolato iter ordinario previsto per le aree, anche quelle sottoposte a vincolo ma edificabili, e che prevedeva un’iperbole di pareri, istruttorie, risposte obbligate che rallentavano enormemente il rilascio del permesso di costruire in sanatoria. Bisogna ricordare, infatti, che a distanza di 30 anni dalla legge 47/85, che permetteva il condono di immobili realizzati tra il 1967 ed il 1983, sono ancora moltissimi comuni che non hanno definito queste pratiche. L’introduzione dell’autocertificazione di cui all’art.9 della L.R. 10/04, cui molti cittadini aderirono, ha permesso il rilascio di permessi di costruire in sanatoria e finalmente di legittimare un patrimonio immobiliare. Ai Comuni è stato consentito così di incassare sia gli oneri di condono che tutte le tasse relative agli immobili, quali ICI, IMU, TASI e TARI, come si sono negli anni via via definite tali tassazioni. Né vale alcuna contestazione di tipo “ambientalistico” in considerazione che si tratta di un patrimonio consolidato esistente, si ripete, da mezzo secolo e non in aree vincolate da inedificabilità assoluta. Con l’occasione dunque indotta dalla Corte Costituzionale, a mio parere, andrebbe introdotta dalla Regione Campania una norma “a regime” di questo tipo, anche per i condoni più recenti, in maniera da sbloccare tante pratiche e salvaguardare gli investimenti dei cittadini. Si salverebbero le casse degli enti locali e finalmente si darebbe l’idea di una P.A. veloce ed efficiente.


LAVORO

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Apprendistato e giustificato motivo oggettivo di licenziamento L’ingresso di nuovi soci nella compagine societaria giustifica il licenziamento dell’apprendista che ricopriva le stesse mansioni? Il commento alla sentenza n. 12242 del 12 giugno 2015

Luigi De Valeri Ordine Avvocati di Roma studiolegaledevaleri@gmail.com

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ome noto l'apprendistato, su cui di recente è intervenuto il Jobs Act del governo Renzi, è una forma di contratto di lavoro subordinato caratterizzato dal contenuto formativo per cui al conseguimento della qualifica professionalizzante o di alta formazione e di ricerca, il giovane lavoratore, dopo aver maturato competenze sul campo e acquisito una qualifica, potrà essere inserito definitivamente nell’impresa con la sua assunzione a tempo indeterminato. Il datore di lavoro che assume giovani con contratti di apprendistato consegue sgravi contributivi e fiscali a fronte di una retribuzione stabilita dal CCNL applicabile. Nel caso in commento un’apprendista si rivolgeva al Giudice del Lavoro contestando ad una società in nome collettivo di essere stata assunta con contratto di apprendistato della durata di 48 mesi, quale apprendista commessa di 4° livello, addetta al banco vendita di una panetteria per poi ricevere, poco dopo, una lettera di licenziamento motivato con la soppressione del posto di lavoro in

seguito all’ingresso di nuovi soci. La lavoratrice aveva impugnato il licenziamento perché, a suo dire, il datore di lavoro non avrebbe potuto recedere dal contratto di apprendistato per giustificato motivo oggettivo per cui chiedeva fosse dichiarato illegittimo il licenziamento e la s.n.c. condannata a corrisponderle tutte le retribuzioni fino alla scadenza del contratto di apprendistato. Accolta in primo grado la domanda dell’apprendista la Corte d’appello rigettava l’impugnazione della s.n.c. confermando le decisioni del Tribunale. Tuttavia la Corte riteneva, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa dell’apprendista, che il recesso dal rapporto di apprendistato poteva avvenire anche per giustificato motivo oggettivo, nel caso particolare giudicava inesistente il giustificato motivo oggettivo di licenziamento in quanto i due soggetti arrivati in negozio poco dopo l’assunzione dell’apprendista, indipendentemente dal fatto che essi fossero nuovi soci o meno, erano andati a svolgere le mansioni già attribuite alla dipendente,


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Non è sindacabile la scelta imprenditoriale che abbia comportato la soppressione del settore lavorativo o del reparto o del posto cui era addetto il dipendente licenziato, sempre che risulti l’effettività e la non pretestuosità del riassetto organizzativo

circostanza che escludeva la presunta soppressione del posto. La controversia infine approdava in Cassazione su impulso del datore di lavoro e la sezione lavoro decideva il procedimento con la recente sentenza n. 12242 del 12 giugno 2015, ribadendo alcuni principi decisivi in materia di contratto di apprendistato e giustificato motivo oggettivo di licenziamento ex art. 3 della Legge 604/1966. Come noto il licenziamento per giustificato motivo oggettivo è determinato da ragioni inerenti l’attività produttiva, l'organizzazione del lavoro e il regolare funzionamento di essa. É principio consolidato, ricordano i giudici di piazza Cavour, che il motivo oggettivo di licenziamento determinato da ragioni inerenti l'attività produttiva, nel cui ambito rientra anche l'ipotesi di riassetto organizzativo attuato per la più economica gestione dell'impresa, è rimesso alla valutazione del datore di lavoro, senza che il giudice possa sindacare la scelta dei criteri di gestione dell’impresa, atteso che tale scelta è espressione della libertà d’iniziativa economica tutelata dall'art. 41 della Costituzione, al giudice spetta il controllo della reale

sussistenza del motivo addotto dall’imprenditore. Pertanto non è sindacabile la scelta imprenditoriale che abbia comportato la soppressione del settore lavorativo o del reparto o del posto cui era addetto il dipendente licenziato, sempre che risulti l’effettività e la non pretestuosità del riassetto organizzativo. Il datore di lavoro deve dimostrare l’effettiva sussistenza del motivo addotto e, nell’ipotesi di licenziamento riconducibile ad un riassetto organizzativo dell’impresa, delle ragioni che giustificano tale operazione, oltre che del relativo processo e del nesso di causalità con il licenziamento. Precisa la Corte che l’operazione di riassetto costituisce infatti la conclusione del processo organizzativo, ma non la ragione dello stesso, che, per imporsi sull’esigenza di stabilità, dev’essere seria, oggettiva e non convenientemente eludibile. Il riassetto organizzativo dell'azienda può essere attuato anche al fine di una più economica gestione dell’impresa, finalizzata a far fronte a sfavorevoli situazioni influenti in modo decisivo sulla normale attività produttiva. Il datore di lavoro, tornando al

caso di specie, non aveva provato, né indicato le ragioni che avevano determinato l’operazione di riassetto. Nella lettera di licenziamento all’apprendista sosteneva che lo stesso veniva disposto «a causa della soppressione del posto di lavoro assegnatole in seguito all’ingresso in società di una nuova socia». Nel giudizio la società aveva unicamente articolata la prova che nella società erano subentrati nella stessa data del licenziamento due nuovi soci lavoratori i quali erano andati a svolgere le mansioni dell’apprendista e pertanto il suo posto di lavoro era stato soppresso. Nessun fondamento obiettivo, neppure di ordine economico, è stato quindi prospettato al fine di giustificare l’operazione di riassetto che ha comportato la sostituzione di un socio (o due) alla lavoratrice nello svolgimento delle mansioni che costituivano il suo "posto di lavoro", sicché non può ritenersi sussistente il giustificato motivo oggettivo di licenziamento. La Cassazione infine ha confermato che il contratto di apprendistato è soggetto a risoluzione qualora si configuri un’ipotesi di giustificato motivo oggettivo.


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Jobs Act, riforma quasi completata A fare luce sul riordino delle tipologie contrattuali, delle mansioni e sulla nuova disciplina delle collaborazioni continuative l’avvocato Giovanni Ambrosio, dell’Esecutivo AGI Campania

di R. Venerando

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on il riordino e semplificazione delle forme contrattuali, la riforma del lavoro “Poletti” è ormai verso la fine. A cambiare, in particolare, la disciplina del contratto a tempo determinato, della somministrazione, dell’apprendistato, del lavoro accessorio e di quello in partecipazione. Modifiche anche alla disciplina delle mansioni del dipendente che prevedono il potere di variazione

Giovanni Ambrosio Avvocato Esecutivo AGI Campania

delle stesse da parte del datore di lavoro. Le collaborazioni continuative vengono poi rimodulate in una nuova e diversa prospettiva, quella del lavoro subordinato. Chiarimenti su tutti questi sostanziali cambiamenti ci sono stati illustrati dall’avvocato dell’Esecutivo Agi Campania Giovanni Ambrosio. Il Jobs Act si è composto di un altro tassello: la “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni”. Cosa cambia? Il Decreto Legislativo n.81 del 2015 rafforza la (contro)riforma del lavoro avviata dal Governo Renzi ed è senza dubbio l'elaborato giuslavoristico più ampio e articolato dai tempi della riforma attuata con la "Legge Biagi" oltre dieci anni fa. Il risultato più immediato offerto dal nuovo impianto normativo è la costruzione di un testo organico semplificato delle varie tipologie contrattuali con l'abrogazione di tutte le disposizioni che disciplinano le singole forme contrattuali incompatibili con esso, al fine di eliminare duplicazioni normative e difficoltà interpretative e applicative. Il decreto legislativo disegna innanzitutto una disciplina organica delle tipologie contrattuali subordinate cd. "flessibili" raccogliendo in un unico testo disposizioni attualmente contenute in più testi normativi, che vengono abrogati, fra cui il D.lgs. 25 febbraio 2000, n. 61, sul contratto a tempo parziale, il D.lgs. n. 368 del 200l sul contratto a tempo determinato, il D.lgs. 10 settembre 2003, n. 276 (cd. Legge Biagi), che disciplina la somministrazione di lavoro, il lavoro intermittente


LA VO R O e il lavoro ripartito, e il D.lgs. 14 settembre 2011, n. 167, sull'apprendistato. La disciplina delle mansioni invece? Che interventi di modifica ha subito? È una delle novità senz'altro più significative. Viene, difatti, completamente riscritta la disciplina delle mansioni del lavoratore che ora può essere assegnato a qualunque mansione dello stesso livello e categoria legale (operaio, impiegato o quadro) di inquadramento delle ultime effettivamente svolte. Viene quindi sancita l'esigibilità a favore del datore di lavoro di tutte le mansioni che rientrano nell'area contrattuale di appartenenza del lavoratore, uniformando così la disciplina del lavoro privato a quella del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni (art. 52 del D.lgs. n. 165 del 2001). L'importanza di tale previsione sta nell'avere eliminato i limiti di sindacabilità da parte del giudice, in termini di professionalità, anche alla strategia aziendale della "job rotation" riconoscendo, laddove ritenuto opportuno, la possibilità di spostare anche periodicamente i lavoratori nei diversi settori dell'azienda in modo da consentire ad essi di conoscere le varie fasi del processo produttivo nell'ottica di una visione globale delle varie problematiche che possono insorgere garantendo al datore di lavoro di poter contare su di un organico maggiormente flessibile e polivalente, tutto questo però con le conseguenti implicazioni in termini di fungibilità dei profili professionali. In tal caso è previsto, a pena di nullità, l'obbligo per il datore di lavoro di comunicare per iscritto il mutamento di mansione. In presenza poi di un mutamento degli assetti organizzativi dell'impresa, che incidano direttamente su una determinata posizione lavorativa e nei casi ulteriori individuati dai contratti collettivi, il datore di lavoro ha la facoltà di modificare unilateralmente in peius le mansioni del lavoratore, nei limiti, però, di un solo livello di inquadramento inferiore. Restano salvi, in entrambe le ipotesi, il livello di inquadramento e la retribuzione di cui il lavoratore godeva prima del mutamento di mansioni. In «sede protetta» (avanti la Direzione territoriale del lavoro, le commissioni di certificazione, ecc.) il lavoratore può accordarsi per un mutamento in peius delle mansioni - così pure del livello di inquadramento e

della relativa retribuzione -, quando ciò risponda alla necessità di conservare il posto di lavoro, di acquisire una diversa professionalità o migliorare le condizioni di vita personali. Mutamenti in melius sono sempre più possibili? Con la modifica, l'acquisizione di un livello superiore avviene solo se lo svolgimento di mansioni ricomprese in un livello di inquadramento superiore si verifica in via continuativa per più di 6 mesi, salvo diversa previsione dei contratti collettivi (prima ne occorrevano tre). Cosa succede invece alle collaborazioni continuative? L'intervento del decreto legislativo in materia di collaborazioni coordinate e continuative è radicale, e tanto al fine di estendere le tutele del lavoro subordinato a quelle tipologie di collaborazione di contenuto analogo al lavoro subordinato e di sopprimere l'istituto del lavoro a progetto e dell'associazione in partecipazione con apporto di lavoro, troppo spesso abusati a fini elusivi. É previsto innanzitutto che dal l° gennaio 2016 si applichi la disciplina del lavoro subordinato ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative, di contenuto ripetitivo e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento al tempo e al luogo di lavoro. Il provvedimento prevede un meccanismo di stabilizzazione dei collaboratori e dei lavoratori autonomi che hanno prestato attività lavorativa a favore dell'impresa: se il rapporto di collaborazione o di lavoro autonomo viene trasformato in un rapporto di lavoro subordinato, e il lavoratore rinuncia a far valere pretese pregresse, il datore di lavoro va esente dalla responsabilità per gli illeciti amministrativi, contributivi e fiscali eventualmente connessi alla fase pregressa del rapporto, purché mantenga in forza il lavoratore per almeno un anno, senza licenziarlo ingiustificatamente. Vengono abrogate le disposizioni sul lavoro a progetto e sull'associazione in partecipazione con apporto di lavoro. I contratti di lavoro a progetto in essere alla data di entrata in vigore del decreto mantengono la loro efficacia e le associazioni in partecipazione in corso alla data di entrata in vigore del decreto proseguono fino a cessazione.


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In presenza di un mutamento degli assetti organizzativi dell'impresa, che incidano direttamente su una determinata posizione lavorativa e nei casi ulteriori individuati dai contratti collettivi, il datore di lavoro ha la facoltà di modificare unilateralmente in peius le mansioni del lavoratore, nei limiti, però, di un solo livello di inquadramento inferiore

Ci sono novità in materia di relazioni industriali? La novità senz'altro meno evidente ma molto significativa, forse più delle altre, è costituita dall'art. 51 del Decreto Legislativo. Per la prima volta tutta la contrattazione collettiva, nazionale, territoriale e aziendale viene legislativamente equiparata sullo stesso livello di forza e di valore, senza distinzione alcuna tra primo e secondo livello. La contrattazione aziendale è quindi delegata dalla legge a disciplinare i margini quantitativi e operativi dei contratti a termine, della somministrazione di lavoro, del part-time, del lavoro a chiamata e dell’apprendistato anche al di là dei limiti e delle procedure previste dagli stessi contratti collettivi nazionali di lavoro. In tale contesto va evidenziata anche l'introduzione dell'arco temporale di riferimento entro il quale calcolare l'incidenza del numero dei contratti a termine nel computo complessivo dei lavoratori dipendenti e del relativo criterio di calcolo. A tali fini deve essere calcolato il numero medio mensile dei lavoratori a tempo determinato sulla base dell'effettiva durata dei loro rapporti di lavoro negli ultimi due anni. L'importanza di tale disposizione sta soprattutto nel fatto che ora i contratti a tempo determinato rientrano tutti nel calcolo dell'organico complessivo dell'azienda ma non sono più considerati un'unità a prescindere dalla loro durata ma in ragione del loro numero medio mensile nell'arco di un biennio. Pertanto per stabilire il numero complessivo dei dipendenti di un'azienda devono considerarsi tutti i

contratti a tempo determinato a tal fine sommando la durata mensile di ciascuno di essi divedendo il risultato per ventiquattro. Quali le conseguenze? Le conseguenze pratiche del nuovo sistema sono molto rilevanti per tutte quelle imprese con organico borderline rispetto all'area della cosidetta tutela reale, ovvero più di quindici dipendenti. Tanto ai fini dell'applicazione di qualsiasi disciplina di fonte legale o contrattuale per la quale sia rilevante il requisito dimensionale, si pensi ad esempio all'art. 18 della legge 300/70, alle norme sull'attività sindacale in azienda o alla disciplina della Cassa Integrazione e della mobilità. Facendo l'esempio più normale di un’azienda industriale che nel periodo in osservazione ha occupato 16 lavoratori di cui 3 a tempo determinato per la durata rispettivamente di 10 mesi ciascuno, per individuare il numero complessivo dei suoi dipendenti, sulla base dei nuovi criteri, si dovranno sommare le durate dei singoli rapporti a tempo determinato (10+10+10=30) e dividere il risultato per 24 (30:24= 1,25), arrotondandolo a una unità lavorativa. Quindi, in base ai nuovi criteri, il calcolo dei dipendenti dell’impresa sarà di 15 addetti (13 a tempo indeterminato e due a termine) mentre con i precedenti criteri sarebbero stati 16 (13 +3), con la conseguenza di non poter beneficiare delle tutele derivanti dalla disciplina della CIGS ma con il duplice vantaggio di avere un costo del lavoro ridotto perché sgravato dai vari contributi di solidarietà e la non applicabilità della c.d. tutela reale in caso di licenziamenti illegittimi.


LAVORO

Storia di una chat fatale Licenziato un dipendente – adescato, sotto mentite spoglie, dal suo capo del personale esasperato dal comportamento illecito dello stesso - per essersi connesso ripetutamente durante l’orario di lavoro a una piattaforma social

Massimo Ambron Avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it

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a sentenza della Corte di Cassazione n. 10955 del 27 maggio scorso ha una sua peculiarità perché sul “caso” non sembrano esserci specifici analoghi precedenti. La Cassazione, infatti, con motivata pronuncia conferma il licenziamento di un dipendente che, durante l’orario di lavoro, chattava tramite la piattaforma americana Facebook con una donna, il cui falso profilo era stato, però, costruito artatamente dal responsabile del personale con l’obiettivo di contestare il grave inadempimento commesso dal dipendente.

Nello stesso giorno, inoltre, era stato reperito nel suo armadietto un dispositivo elettronico collegato con la rete elettrica mentre nei giorni successivi era stato visto conversare con il suo cellulare su Facebook. Dopo tali episodi al dipendente era stato notificato il licenziamento per giusta causa. In primo grado il giudice adito aveva ritenuto di applicare nel caso de quo una tutela attenuata stabilendo che non vi fossero le condizioni per la reintegrazione nel posto di lavoro, seppur richiesta dal dipendente licenziato. La Società pertanto, in applicazione IL FATTO dell’articolo 18 dello Statuto dei L’operaio licenziato era addetto alle lavoratori, era stata condannata ad presse stampatrici, attività che richiedeva un risarcimento pari a ventiquattro continua attenzione, diligenza e cura mensilità. dell’impianto. Il giudice aveva escluso, nel caso di Il soggetto in questione, invece, aveva specie, l’applicazione della tutela già in alcune occasioni dimostrato forte prevista in caso di licenziamento negligenza allontanandosi dal posto discriminatorio previsto dalla Riforma di lavoro per rispondere a telefonate Fornero l.92/2012. personali. La Società soccombente, però, aveva La pressa proprio in questa circostanza impugnato tale sentenza e la Corte di era stata bloccata da una lamiera e Appello ne aveva accolto le motivazioni, danneggiata; di rimando al lavoratore riformandola, dichiarando la legittimità era stato contestato il notevole del licenziamento inflitto e condannando inadempimento contrattuale. il dipendente alla restituzione delle


4 8/ 49 ventiquattro mensilità. Anche la Cassazione con sentenza richiamata in oggetto aveva poi giudicato correttamente provato e legittimo il licenziamento, confutando le difese poste in essere dal dipendente. Questi aveva sostenuto che l’accertamento posto in essere dalla Società costituiva violazione dell’articolo 4 della legge 300/70, in quanto il responsabile del personale – dopo aver creato un falso profilo di donna su Facebook - aveva richiesto l’amicizia al ricorrente con cui aveva poi chattato in più occasioni in orari di lavoro e dall’azienda, come successivamente dimostrato tramite geolocalizzazione. Contro il comportamento dello stesso responsabile del personale era stato avviato un procedimento penale da parte del dipendente. Lo stratagemma adoperato dall’azienda per accertare le sue conversazioni telefoniche via internet durante l’orario di lavoro

costituiva, secondo la difesa del dipendente, una forma di controllo a distanza, vietato dall’articolo 4 del succitato statuto (peraltro ora modificato dalla emanazione del decreto attuativo sui controlli a distanza nell’ambito del Jobs Act) e in violazione dei principi di correttezza e buona fede previsti dall’articolo 1175 c.c.. La Cassazione lo scorso maggio ha ritenuto, invece, la liceità del controllo difensivo anche occulto da parte datoriale, in quanto tale controllo non ha presentato le caratteristiche di continuità, anelasticità, invasività e compressione dell’autonomia del lavoratore nello svolgimento della sua attività lavorativa. L’azione svolta dal responsabile del personale per “incastrare” il dipendente atteneva ad una mera modalità di accertamento dell’illecito commesso dal lavoratore che, peraltro, utilizzando Facebook era ben consapevole

che la piattaforma consentisse la geolocalizzazione assumendosene pertanto i rischi conseguenti. La Cassazione aveva anche aggiunto che tale attività non ha avuto ad oggetto la prestazione lavorativa più propriamente detta e il suo esatto adempimento, ma la eventuale perpetrazione di comportamenti illeciti da parte del dipendente, poi effettivamente riscontrati. Il controllo difensivo peraltro ex post era, dunque, destinato secondo la Cassazione a riscontrare e sanzionare un comportamento idoneo a ledere il patrimonio aziendale sotto il profilo del regolare funzionamento degli impianti e della sicurezza degli stessi. Anche dal punto di vista della proporzionalità tra il fatto illecito e la sanzione espulsiva la Cassazione ha ritenuto legittima la massima sanzione disciplinare, essendo venuto meno l’elemento fiduciario su cui si basa la collaborazione del prestatore di lavoro.


F I SCO

Accertamento “antielusivo”: necessario il contraddittorio Un’ulteriore pronuncia a favore del contribuente. Per la Consulta è necessaria l’osservanza del termine dilatorio, pena la nullità dell’avviso di accertamento per consentire che lo stesso sia «specificamente motivato» dall’ufficio tributario

di Maurizio Villani e Alessandra Rizzelli Studio Tributario Villani www.studiotributariovillani.it

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a Corte Costituzionale con un’importante ordinanza, n. 132 del 07 luglio 2015, ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 37-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, sollevata in riferimento agli artt. 3 e 53 della Costituzione, dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 278/2013. La vicenda in esame ha ad oggetto l’impugnazione di un avviso di accertamento da parte di un Istituto bancario relativo ad IRPEF ed ILOR per l’anno 2007, con il quale l’Agenzia delle Entrate aveva sottoposto a tassazione una somma dedotta dalla banca quale perdita generata dalla cessione di crediti, in quanto operazione antielusiva, ai sensi dell’art. 37bis del Decreto Presidente della Repubblica n. 600 del 1973. Mentre i giudici di primo grado

rigettavano il ricorso della contribuente, la CTR del Lazio, in totale riforma della sentenza impugnata, ha accolto l’appello della contribuente annullando l’avviso di accertamento, in quanto la notifica dello stesso era avvenuta prima dello scadere dei sessanta giorni dal ricevimento della lettera di chiarimenti richiesti alla contribuente, in violazione dell’art. 37-bis, comma 4, del D.P.R. n. 600/1973. A seguito della proposizione del ricorso da parte dell’Agenzia delle Entrate, la Suprema Corte ha ritenuto preliminare l’esame del secondo motivo di ricorso con il quale l’Amministrazione finanziaria ha dedotto che il rispetto di quanto previsto dal comma 4 dell’art. 37-bis è divenuto irrilevante, poiché con l’introduzione nell’ordinamento nazionale del generale divieto di abuso del diritto, prevale la


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La Corte Costituzionale ha ritenuto inconsistenti le motivazioni addotte dalla Corte di Cassazione, dichiarando non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 37-bis citato, in relazione agli artt. 3 e 53 della Costituzione

necessità di reprimere l’elusione con la conseguenza che l’amministrazione può disattendere gli effetti di operazioni compiute per il conseguimento di un vantaggio fiscale. Nel caso specifico, l’avviso di accertamento era stato emesso cinquantaquattro giorni dopo il ricevimento della richiesta di chiarimenti e la rimettente ha sottolineato come solo l’articolo 37-bis del D.P.R. n. 600/73 prevede forme di contraddittorio preventivo a pena di nullità, con conseguente irragionevole disparità di trattamento con le altre fattispecie antielusive non riconducibili a tale norma. L’istituto bancario, da parte sua, con successiva memoria illustrativa, ha posto tuttavia in evidenza come, dopo la pronuncia dell’ordinanza di rimessione, la stessa Corte di Cassazione abbia: - in un primo momento, recepito il principio fondamentale dell’obbligatorietà del contraddittorio endoprocedimentale in materia tributaria, pena la nullità dell’atto, indipendentemente se previsto espressamente da una norma positiva; - con successive pronunce statuito che, nel caso in cui

l’amministrazione finanziaria contesti fattispecie elusive, indipendentemente dalla loro riconducibilità o meno alle ipotesi di cui all’articolo 37-bis, comma 3, del D.P.R. n. 600/1973, è tenuta a richiedere i preventivi chiarimenti al contribuente e ad osservare il termine dilatorio di sessanta giorni prima di emettere l’atto, sempre a pena di nullità. Tanto rilevato, la Corte Costituzionale ha, infine, ritenuto inconsistenti le motivazioni addotte dalla Corte di Cassazione, dichiarando non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 37-bis citato, in relazione agli artt. 3 e 53 della Costituzione. In particolare, in relazione all’articolo 3 Cost. la questione sollevata è stata ritenuta infondata poichè – a parere della Consulta - non vi è alcuna disparità tra quanto previsto dall’art. 37-bis (ovvero nullità dell’atto se emesso prima dei sessanta giorni dalla richiesta di chiarimenti) e le altre ipotesi antielusive, in quanto, come noto, la giurisprudenza ha avuto modo di pronunciarsi ritenendo che, anche per tali fattispecie, è necessaria l’osservanza del termine dilatorio, pena la nullità dell’avviso di accertamento (Cassazione 14

gennaio 2015, n. 406; Cassazione 05 dicembre 20041, n. 25759). Del pari, infondata è stata ritenuta la questione sollevata in relazione all’articolo 53 Cost., laddove la Corte Costituzionale ha avuto modo di chiarire come il rispetto del termine dilatorio ha lo scopo di consentire che l’avviso di accertamento sia «specificamente motivato» dall’ufficio tributario, in relazione alle giustificazioni fornite dal contribuente, così come prescrive, sempre a pena di nullità, il comma 5 dello stesso articolo 37-bis del D.P.R. n. 600 del 1973. Concludendo, poi, la Consulta non ha mancato di evidenziare come «la necessità che al contribuente sia consentito di partecipare al procedimento e la ragionevolezza della sanzione in caso di violazione del termine stabilito per garantire l’effettività di tale partecipazione, sono ancora più evidenti se si considerano le peculiarità dell’accertamento delle fattispecie elusive e il ruolo decisivo che in esso possono svolgere gli elementi forniti dal contribuente, in particolare in vista della valutazione che l’amministrazione è chiamata a compiere dell’esistenza di valide ragioni economiche sottese alle operazioni esaminate».


FI S CO

Credito d’imposta per investimenti in R&S, meglio tardi che mai Dopo un anno di rinvii, l’incentivo trova la sua piena operatività, che resterà fruibile fino al 31 dicembre 2019. Non sono pochi, comunque, i punti in chiaroscuro del nuovo bonus, circostanza che ha spento parte degli entusiasmi iniziali Alessandro Sacrestano Tax Consultant Progetto Arcadia Srl alessandro.sacrestano@progettoarcadia.com

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on la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, si è compiuto l’ultimo atto propedeutico all’entrata in vigore del credito d’imposta per gli investimenti in R&S, i cui elementi sono stati rimodellati nell’ambito della legge n. 190/2014 e puntualmente delineati nel contesto del decreto attuativo MEF/MISE del 27/05/15. Bisogna ammettere che quello relativo alla misura di aiuto in argomento è stato un percorso “travagliato”, fatto di rinvii, rimodulazioni dell’intensità di aiuto e, soprattutto, di ricerca spasmodica delle fonti di copertura. Con un anno di ritardo, dunque, l’incentivo trova la sua piena operatività, che resterà fruibile fino a tutto il 31 dicembre 2019. Non sono pochi, comunque, i punti in chiaroscuro del nuovo bonus, circostanza che ha spento parte degli entusiasmi iniziali maturatisi attorno al credito d’imposta. Il legittimo affidamento di quanti avevano sperato in una entrata in vigore dell’agevolazione sin dal 2014 potrebbe aver, di fatto, penalizzato non pochi fruitori della misura di aiuto. In effetti, il parametro che vuole come agevolata solo la spesa “incrementale” potrebbe limitare fortemente l’incentivo ottenibile da quanti, sperando in una operatività del bonus sin dal 2014, in tale esercizio hanno realizzato degli investimenti sostanziali. La logica, quindi,

vorrebbe che il Legislatore avesse previsto la facoltà di escludere tale anno dal computo della media di riferimento. Ugualmente “penalizzante” appare il parametro che impone il sostenimento di una spesa minima per ognuno degli anni oggetto di agevolazione pari a 30mila euro (in tal senso si è espressa la risposta all’interrogazione parlamentare n. 5-05214 del 1/4/15). Si tratta di un elemento che, tra l’altro non espressamente indicato nel testo della norma, potrebbe ben essere “cassato” da un intervento ministeriale, atteso che appare altamente penalizzante imporre un vincolo di spesa per tutto il periodo di vigenza del bonus. Nel dettaglio, l’agevolazione ha guadagnato un’estensione operativa a tutti i titolari d’impresa, eliminando le preclusioni che, di contro, erano indicate nella prima stesura della norma di agevolazione. A conti fatti, tale particolare rappresenta l’unico elemento “migliorativo” apportato al bonus. Il credito d’imposta matura sugli investimenti operati in ricerca e sviluppo; non sul loro importo puntuale, comunque. Il meccanismo di funzionamento previsto dal Legislatore, infatti, premia il solo effetto “incrementale” di spesa. In sostanza, restano agevolabili i soli investimenti che rappresentino un incremento rispetto alla media degli investimenti operati nel


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Attenzione la norma ha fissato un tetto minimo di spesa per poter ottenere il credito d’imposta. Il totale degli investimenti in R&S realizzati nell’esercizio agevolato, infatti, non può essere inferiore a 30mila euro

triennio precedente. Individuato tale parametro, quindi, lo stesso garantirà un credito d’imposta pari al 25% della spesa incrementale sostenuta, elevabile al 50% in alcuni specifici casi. Attenzione però; la norma ha fissato un tetto minimo di spesa per poter ottenere il credito d’imposta. Il totale degli investimenti in R&S realizzati nell’esercizio agevolato, infatti, non può essere inferiore a 30mila euro. Stabilito, poi, un tetto massimo di cinque milioni di euro di godimento annuo dell’agevolazione. Passiamo al capitolo della natura della spesa agevolata. Anche in questo caso il Legislatore ha fornito una puntuale definizione della spesa in R&S. Si va dai lavori sperimentali o teorici svolti, aventi quali principali finalità l’acquisizione di nuove conoscenze, alla ricerca pianificata o indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto nuovi prodotti, processi o servizi o permettere un miglioramento dei prodotti, processi o servizi esistenti ovvero la creazione di componenti di sistemi complessi, necessaria per la ricerca industriale. Parimenti agevolata è l’acquisizione, combinazione, strutturazione e utilizzo delle conoscenze e capacità esistenti di natura scientifica, tecnologica e commerciale allo scopo di produrre piani, progetti o disegni per prodotti,

processi o servizi nuovi, modificati o migliorati, così come la produzione e collaudo di prodotti, processi e servizi, a condizione che non siano impiegati o trasformati in vista di applicazioni industriali o per finalità commerciali. Ovviamente, in ognuno dei suindicati casi, la ricerca deve essere realizzata per “conto proprio” e non a beneficio di terzi. Non si considerano attività di ricerca e sviluppo le modifiche ordinarie o periodiche apportate a prodotti, linee di produzione, processi di fabbricazione, servizi esistenti e altre operazioni in corso, anche quando tali modifiche rappresentino miglioramenti. Nell’ambito delle definizioni di cui sopra, costituiscono spesa agevolata: il personale altamente

qualificato impiegato nell’attività di R&S; le quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio, di costo non inferiore a 2mila euro, in relazione alla misura e al periodo di utilizzo per R&S; i contratti di ricerca stipulati con Università e organismi di ricerca; le competenze tecniche e privative industriali specifiche. Per le prime tre categorie di spesa, il bonus è attribuibile nella misura del 50% del costo incrementale in luogo del 25%. Le spese in R&S sostenute andranno poi supportate da apposita documentazione contabile certificata dal soggetto incaricato della revisione legale o dal collegio sindacale o da un professionista iscritto nel registro della revisione legale. La certificazione delle spese andrà allegata al bilancio.

Durata: 2015-2019 Modalità di fruizione compensazione in F24 dal periodo d’imposta successivo a quello di realizzazione dell’investimento. Intensità 25% della spesa incrementale, elevabile al 50% in alcuni casi. Limite minimo di investimento per annualità 30mila euro. Limite massimo agevolazione 5 milioni di euro. Ricerca agevolata lavori sperimentali o teorici svolti, ricerca pianificata e acquisizione di conoscenze e tecnologie. Spese ammissibili (a) personale altamente qualificato impiegato nell’attività di R&S; (b) quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio, di costo non inferiore a 2mila euro; (c) contratti di ricerca stipulati con Università e organismi di ricerca; (d) competenze tecniche e privative industriali specifiche.


I N TERN AZ IONALIZ Z AZ ION E

Teoria dei giochi e alleanze mediterranee L’Unione per il Mediterraneo delega a Businessmed lo sviluppo dell'integrazione del settore privato mediterraneo in particolare delle piccole e medie imprese delle due sponde

Ely Szajkowicz Responsabile Informazione e Comunicazione Confindustria Assafrica & Mediterraneo news@assafrica.it

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enza fretta ma senza sosta l’azione del settore privato mediterraneo si sta precisando. E il suo filo conduttore sembra proprio quello della teoria dei giochi, il teorema per cui in situazioni in cui gli attori non cooperano, ma anzi sono in competizione, la mossa strategica vincente per tutti e per ciascuno è arrivare ad una situazione di equilibrio. Sembra l’esatto contrario dei Paesi europei, tutti in competizione tra loro sia in termini di politica tout court che di politica economica. E anche la policy europea imprenditoriale comune, che a Bruxelles a cavallo degli anni Ottanta era invece molto dinamica, malgrado una Presidente di indubbio valore, viene percepita come qualcosa di distante, specie in Italia, dove il processo di disintermediazione dei corpi intermedi sta pesantemente coinvolgendo anche sindacati e associazionismo imprenditoriale. Nel frattempo nel nostro Paese gli avvenimenti degli ultimi tempi stanno sempre più associando il Mediterraneo ai barconi, agli attacchi sanguinosi e alle bandiere nere. E così passano sotto silenzio precise azioni di politica imprenditoriale mediterranea che

si stanno delineando. Lo abbiamo già scritto da queste pagine: sotto l’emergenza dell’assalto all’Europa attraverso le coste di Italia e Grecia, l’Unione Europea serra i ranghi, in una miope visione interventistica e repressiva dei flussi migratori, senza mettere mano al vero nocciolo scatenante di tale processo, che pure con la Dichiarazione di Barcellona vent’anni orsono la stessa Unione Europea aveva identificato. E cioè la necessità di supportare la crescita economica della Sponda Sud attraverso il Partenariato euro-mediterraneo, un meccanismo di partnership con l’Unione Europea in campo economico, politico e culturale. Ma dalla Sponda Nord i necessari investimenti, che i Paesi della Sponda Sud aspettavano, non sono mai arrivati. Nel frattempo l’esplodere della demografia insieme alla carenza di occupazione hanno innescato il processo di instabilità che lega più paesi mediterranei, diffondendo in tutta Europa l'idea che i giovani del sud del Mediterraneo siano una sorta di pericolo per l’area continentale, anziché prima di tutto una preziosa risorsa per i loro Paesi di origine. Anzi, ad essere più chiari,


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Qualcosa bolle in pentola per le PMI italiane e mediterranee

forse il loro stesso futuro. Ma a questo gioco l’associazionismo imprenditoriale della Sponda Sud non ci sta. Già a marzo a Venezia, Jacques Jean Sarraf, il Presidente di BusinessMed, la Federazione delle Confindustrie sud mediterranee, nel Business Forum che ha preceduto il Biennale della Piccola Industria di Confindustria aveva evocato la necessità che la Sponda Sud delle imprese rimanesse saldamente agganciata a quella Nord. Avevamo però pensato ad un discorso di stile, lo confessiamo. Ma ora dall’azione bilaterale con l’Italia, Businessmed alza il tiro e “atterra” direttamente sulla policy europea, attraverso l’Accordo concluso a Barcellona all’inizio di giugno di quest’anno con l’Unione per il Mediterraneo, alla cui firma Assafrica, presente all’incontro, ha assistito. Anche stavolta il paludato linguaggio dei comunicati stampa ha fatto pensare ad una delle tante dichiarazioni di intenti che in ambiente comunitario vengono sottoscritte. Invece nel suo discorso il Segretario Generale dell'Unione per il Mediterraneo Sijilmassi- guarda caso negoziatore per il suo Marocco al Processo di Barcellona e per la creazione della Free Zone con gli USA, già a capo dell'Agenzia per la promozione degli Investimenti, per lungo periodo anche in Italia, che conosce quindi benissimo il valore del modello italiano della

PMI, è stato chiarissimo: «L'UPM delega a Businessmed lo sviluppo dell'integrazione del settore privato mediterraneo in particolare delle Pmi delle due sponde, che rappresentano il 90% delle imprese mediterranee, a nord come a sud». Il Presidente Sarraf è stato altrettanto chiaro: «La Sponda Sud conoscerà un effettivo e reale avanzamento soltanto quando potremo svilupparci nell’ambito di un vero Mercato comune euromediterraneo. E potremo aspirare ad una globalizzazione efficace soltanto dopo aver realizzato una integrazione economica completa con l’Europa. Noi crediamo fermamente in un mercato euro-mediterraneo aperto e integrato, basato su regole armonizzate e che abbia per obiettivo la liberalizzazione e l’integrazione delle economie; nella libera e legale circolazione delle persone; nella prevenzione e lotta della minacce alla sicurezza comune e nella lotta contro il crimine organizzato, la corruzione e la frode, i rischi ecologici e nucleari e le malattie trasmissibili. Abbiamo davanti il grande cantiere delle relazioni economiche tra Unione Europea e i Paesi del Sud del Mediterraneo, e per questo abbiamo aderito al Processo di Barcellona e continueremo a farne parte attraverso l’Unione per il Mediterraneo». Altro che il linguaggio degli eurocrati: piuttosto una visione ampia, dunque, in cui

peraltro un grandissimo posto viene riservato ai giovani, con il supporto al Programma Homere, un progetto UE che non ha niente a che fare con il grande poeta greco Omero bensì con la formazione di giovani quadri aziendali della Sponda Sud attraverso stage aziendali nelle aziende della Sponda Nord, i cui costi sono a carico di Homere. Senza dimenticare la parità di genere, sostenuta dal Segretario Generale di Businessmed, Jihen Boutiba Mrad, capelli biondi e tempra d’acciaio come il suo Paese d’origine, la Tunisia, più volte in Italia per accompagnare il lancio del programma Homere. Ma anche a fianco del presidente Sarraf a Roma lo scorso 8 luglio per incontrare il Presidente di BusinessEurope Emma Marcegaglia. Ne è nato un grande Business Forum congiunto Businessmed/ Businesseurope che si terrà a Roma nel prossimo anno. Qualcosa bolle in pentola nel Mediterraneo, dunque, soprattutto per le PMI, italiane e mediterranee. Perché come diceva Mario Pedini, storico Presidente di Assafrica, «L'impresa privata, soprattutto la piccola e media, è madre di democrazia e sviluppo». E poiché era anche parlamentare europeo e sostenitore degli Accordi di Associazione, risulta evidente che alla fine degli anni ‘80 l'Unione Europea delle idee (e non quella degli euroburocrati) guardava lontano, ben oltre i limiti temporali del breve e medio termine.


S I CU R E Z Z A Settore ricerca, certificazione e verifica osservatorio della sicurezza a cura della Direzione Centrale Programmazione, Organizzazione e Controllo

Biotecnologie e Sicurezza: un “ambiente” di Ricerca e scuola per l’Innovazione Un sito web come spazio sperimentale tra sistemi formali e informali dell’apprendimento scientifico che avvicina i giovani a ricerca, sicurezza e occupazione di Elena Sturchio / Ricercatrice e Referente Scientifico del Gruppo di ricerca “Biotecnologie e Sicurezza” DIT - INAIL e Giuditta Simoncelli / Collaboratore del Gruppo di ricerca “Biotecnologie e Sicurezza” DIT - INAIL

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a Ricerca, a seguito degli incentivi e delle indicazioni europee che sensibilizzano le pubbliche istituzioni alla corretta informazione dei cittadini, è entrata appieno nel circuito formativo. Tra le sue responsabilità ma anche le sue necessità essa deve cercare il confronto e la condivisione con giovani generazioni e docenti, promuovere la scienza attraverso mezzi e tecnologie adeguate ai nuovi linguaggi della comunicazione, consapevole delle nuove prospettive di occupazione, nella stretta relazione tra competenze attinenti tecnologie dell’informazione e discipline specialistiche. Nella Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, Scienze della vita e biotecnologia. Una strategia per l'Europa, l’investimento nel settore delle biotecnologie e l’avvicinamento dei giovani a tale ambito di ricerca viene sottolineato come decisivo negli

obiettivi di sviluppo economico nazionale, regionale ed europeo, poiché esso gioca un ruolo centrale nelle politiche di innovazione e occupazione. Il Progetto CCM “Promozione della sicurezza nei laboratori che fanno uso di microrganismi geneticamente modificati”, finanziato dal Ministero della Salute e concluso nel 2014, si è proposto diversi obiettivi tra cui l'elaborazione di proposte educative e didattiche destinate alle Università e alla Scuola Superiore, al fine di fornire contenuti di aggiornamento finalizzati ad una acquisizione dei principi generali della sicurezza nell’utilizzo delle biotecnologie. Attività preminente del progetto è stata quella di avvicinare il mondo della ricerca a quello della scuola, attraverso nuove strategie di indagine e di apprendimento, elaborando metodologie di trasferimento di contenuti tecnici e specialistici concernenti le bio-

tecnologie, basate sulle moderne tecnologie digitali. Il sito Biotecnologie e Sicurezza (www.biotecnologiesicurezza.it) è stato, in tal senso, tra i risultati finali più interessanti del progetto perché, per le sue caratteristiche di creatività e sperimentazione, ha consentito e consente ai ricercatori una partecipazione al dibattito internazionale sul ripensamento dei sistemi di apprendimento, in conseguenza dei radicali cambiamenti che la rete e le nuove tecnologie informatiche hanno comportato negli schemi cognitivi della società e in particolar modo sulle giovani generazioni. I ricercatori hanno tenuto in conto che la tecnicità del linguaggio scientifico che, tradizionalmente, si presta a una comunicazione frontale e monodirezionale, deve considerare nuove necessità mediatiche, profondamente influenzate dalla rete, dai sistemi digitali, dall’immagine, dai suoni, dal


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Non c’è contenuto del sito www.biotecnologiesicurezza.it che non sia frutto di un’esperienza creativa, di rielaborazione degli argomenti scientifici, attraverso l’uso di tecnologie digitali

concetto partecipativo e creativo dell’utente in una comunicazione del sapere circolare e interattiva, senza cadere nel rischio di una banalizzazione o, peggio ancora, una distorsione dei contenuti, come spesso avviene nei circuiti mediatici della scienza, con conseguente, forte condizionamento della società. Per questo il sito si propone di trasmettere la scienza in modo nuovo e funzionale, adeguando il messaggio all’evoluzione dei sistemi di apprendimento e cognitivi, in modo che non si limiti al nozionismo a breve termine o alla disordinata e disorganizzata fruizione occasionale di contenuti di dubbia fonte, ma evolva in competenza. Il sito, nel diffondere i risultati del progetto attraverso una corretta formazione e informazione in chiave di orientamento professionale e prevenzione, sperimenta e propone modelli di trasferimento di temi scientifici complessi, avviando un processo cross mediale. Lo spazio non si limita alla raccolta di materiale ma vuole essere anche un ambiente laboratoriale, interattivo, atto a consentire al fruitore una selezione dinamica, una serie di collegamenti tra argomenti, interventi multidisciplinari dei partecipanti alla “rete”

che viene a costituire e che unisce ricercatori, studenti, docenti, figure istituzionali, accademici del mondo universitario e scientifico. La costruzione del sito è tesa a offrire una documentazione non più statica e non solo dinamica e multimediale ma “generativa”, vale a dire che produca effetti cambiamenti nei comportamenti e negli atteggiamenti di chi legge e che permetta una conoscenza tesa al “saper fare”. La metodologia stessa con cui è stato realizzato è frutto di una dialettica di rete che negli anni ha consentito un’esperienza estremamente singolare: il sito, quale attivo propositore di spunti e contenuti, è in continuo aggiornamento, attraverso la rigenerazione degli stessi, grazie alle attività dei docenti e ai nuovi prodotti realizzati dagli studenti, in taglio crossmediale. Non c’è contenuto del sito che non sia frutto di un’esperienza creativa, di rielaborazione degli argomenti scientifici, attraverso l’uso di tecnologie digitali. Il sito, è stato studiato in modo funzionale ai suoi obiettivi, articolandosi in uno spazio dinamico basato su un CMS. I contenuti e la grafica sono gestiti dai ricercatori in forma autonoma, senza necessità di ricorrere

ad interventi manutentivi (e costi conseguenti) da parte di terzi. É uno spazio facilmente aggiornabile, strutturato in categorie tematiche e sezioni per l’organizzazione logica dei contenuti. Il layout è stato studiato nel rispetto degli standard di usabilità e accessibilità (W3C). La grafica del sito è volutamente riposante ed esclude effetti visuali stancanti o a rischio di rendere eccessivamente “disordinata” la presentazione dei contenuti rispetto agli standard di comunicazione istituzionale. Sono stati utilizzati set di caratteri ad ampia diffusione che non diano una resa eccessivamente disomogenea nell’accesso da sistemi Windows, piuttosto che Apple/Macintosh o Unix/Linux e adottati i necessari accorgimenti nel codice dei fogli di stile e nella versione XHTML di riferimento. È un percorso di studio e proposta, in un momento in cui le formali e tradizionali strutture della didattica acquisiscono, grazie alle nuove tecnologie, una forte integrazione con sistemi informali e dinamica sperimentale nel perseguire uno sviluppo armonico di competenze e consapevolezze, fondamentali per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro.


S A LU TE

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Attività fisica, salute e dipendenza/1 Per essere sicuri che l’esercizio produca modificazioni benefiche e non sia eccessivo, bisogna controllare che la frequenza cardiaca resti nella fascia allenante e di sicurezza per il cuore Giuseppe Fatati Presidente Fondazione Adi (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica)

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no stile di vita attivo viene considerato elemento indispensabile per ottenere e mantenere un buono stato di salute. Lo slogan più in voga è: l’attività fisica fa bene ed è necessaria per chi tende ad ingrassare o presenta una qualche patologia metabolica. Pochi conoscono la differenza tra attività fisica ed esercizio fisico e ancora meno sanno che in alcuni sportivi non professionisti si possono presentare i sintomi tipici della dipendenza innescati da processi neuronali simili a quelli causati dalle tossicodipendenze. Certamente l’attività fisica è un’attività umana ancestrale, cioè da sempre collegata all’essere umano sia nella sua componente anaerobica, che in quella aerobica. Dobbiamo, però, conoscere e attribuire il giusto significato ai termini che stiamo usando. A questo fine utilizziamo le definizioni accettate dalla comunità scientifica (AMD-SID-ADI: Rac 2013-2014). Per “Attività fisica” (AF) si intende qualunque sforzo esercitato dal muscolo scheletrico che si traduca in un consumo energetico superiore a quello in condizioni di riposo. L“Esercizio Fisico” (EF) è l’insieme di movimenti ripetitivi programmati volti al miglioramento della forma fisica e della salute. Quando parliamo di “Attività sportiva” (AS) dobbiamo pensare ad una forma di attività praticata in situazioni competitive sistematiche e/o continuative, strutturate e sottoposte a regole. Infine dobbiamo sapere che la nostra spesa energetica, cioè quanto bruciamo in calorie per compiere una determinata azione, viene misurata in MET (Metabolic EquivalenT; 1MET = 1Kcal/Kg/h). Il nostro corpo consuma sempre energia. Anche quando non ci muoviamo. L'energia di cui ha bisogno è contenuta nel cibo che mangiamo. In assoluto riposo consumiamo 1MET/kg/h; qualunque altra attività determina un consumo calorico pari ad un suo multiplo. Ad

esempio il cammino a 4-5 Km per un’ora corrisponde ad un consumo di 4MET/h che tradotto in calorie consumate, per un uomo di 70Kg, equivale a 280Kcal (4Kcal x 70 x 1h). Utilizzando questa unità di misura l’attività fisica può essere classificata come lieve, leggera, moderata e vigorosa. Una attività di bassa-media intensità, corrispondente ad un’intensità di lavoro di 3-4 MET, può aiutare a indurre e/o mantenere un dimagrimento corporeo ma difficilmente è in grado di influenzare gli adattamenti cardiovascolari e respiratori tipici delle attività aerobiche di media-elevata intensità pari a 4-6 MET. La maggior parte dei lavori industriali o casalinghi richiedono un dispendio energetico relativamente basso non superiore a 3 volte quello basale, cioè minore o uguale a 3 MET. L’attività fisica è consigliata agli obesi e ai diabetici. Per la persona con diabete di tipo 2 (DMT2 o diabete non insulinodipendente) un’AF di media intensità, 2-3 volte/settimana è un importante strumento terapeutico che influenza positivamente il calo ponderale, il mantenimento del peso perduto e migliora il compenso glicometabolico. È sufficiente camminare a passo svelto per almeno 150 min/settimana per ottenere risultati positivi per la nostra salute. Per essere sicuri che l’esercizio produca modificazioni benefiche e non sia eccessivo, bisogna controllare che la frequenza cardiaca resti nella fascia allenante e di sicurezza per il cuore, ossia tra il 70 e l’85% della frequenza cardiaca massima teorica. Il valore della frequenza cardiaca massima si calcola sottraendo a 220 per gli uomini e a 200 per le donne il numero degli anni. Se consideriamo un uomo di 30 anni la frequenza massima sarà pari a 190 (220-30). Sul valore ottenuto si calcola la percentuale e la frequenza allenante, in questo esempio, andrà da 133 a 161 battiti al minuto.


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La lunga vita dei parassiti Le terapie e i trattamenti possibili – insetticidi o naturali - per eliminare definitivamente pidocchi e lendini

Antonino Di Pietro Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it / www.istitutodermoclinico.com

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pidocchi sono dei piccoli insetti grigiastri lunghi qualche millimetro che si trasmettono per contatto. Possono fare salti di diversi centimetri per raggiungere nuovi obiettivi da infestare, ma non volano. Hanno una bocca dotata di una proboscide retrattile che utilizzano per succhiare il sangue e come le zanzare, quando lo fanno, liberano una sostanza irritante che provoca prurito. Ogni pidocchio ha una vita media di circa un mese e le femmine durante tutta la loro vita possono produrre fino a trecento uova che, schiudendosi, liberano altri insetti. Questi parassiti sono ormai sempre più resistenti ai rimedi utilizzati per eliminarli; le ricerche infatti ancora oggi dimostrano che il 95 per cento dei pidocchi riesce a resistere a molti dei principi attivi presenti negli insetticidi. Sono quindi consigliati i prodotti a base di piretro, permetrina e malathion che, se usati nel modo corretto, seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, possono dare ottimi risultati. In farmacia si trovano diversi prodotti tra mousse, lozioni, polveri, spray e shampoo; fra questi lo shampoo è un po’ meno efficace rispetto agli altri. I pidocchi, infatti, a contatto con l’acqua si chiudono su loro stessi diventando paradossalmente più resistenti. Pertanto è meglio utilizzarlo dopo aver applicato un prodotto complementare ad esempio dopo una mousse o un prodotto in polvere.

Altra tecnica viene utilizzata dai prodotti a base di silicone, che mirano a svolgere un’azione più meccanica che chimica avvolgendo e soffocando il pidocchio adulto. Sono prodotti meno irritanti di quelli a base di insetticidi, ma hanno anche un’efficacia non sempre paragonabile ai trattamenti tradizionali. Infine per chi vuole provare con i rimedi naturali è possibile trovare prodotti a base di olii essenziali (ad esempio di cocco, anice o lavanda) che risultano tossici per i pidocchi, infastidendoli e costringendoli ad allontanarsi. Si possono trovare in farmacia e si applicano come una normale lozione o spray, tuttavia non ci sono dati certi sull’efficacia di questi prodotti, che sono comunque innocui per le persone. Con la terapia comunque ad essere eliminati sono i pidocchi adulti, mentre potrebbero restare intatte le loro lendini ovvero le uova; per questo, a distanza di circa una settimana, bisogna ripetere la cura scelta per rimuovere eventuali pidocchi nati in questo periodo di tempo ed eliminare le uova stesse tramite un pettine a denti fitti da utilizzare per circa due o tre settimane ogni due giorni da quando si effettua il primo trattamento. Per eliminare velocemente il problema è consigliabile innanzitutto saper riconoscere le uova dei pidocchi: queste si attaccano alla base del capello, vicino alla cute; si presentano come delle palline biancastre simili alla forfora ma, a differenza di questa, non si staccano di certo con le dita.


B O N TO N

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Il buongusto non va in vacanza L’etichetta non ammette sconti neanche con il caldo torrido

Nicola Santini Esperto di galateo, costume e società ph/Christian Ciardella

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uando il termometro sale (e tutto possiamo dire tranne che questa non sia un’estate rovente) precipita automaticamente la bilancia della buona creanza, offrendo, anche dai più insospettabili, delle cadute di stile che fanno rimpiangere certi giorni in cui il freddo fa scoppiare i capillari e contemporaneamente domandarsi se tutto sommato una vacanza al Polo Nord non risolverebbe tutto. Non so a voi, ma a me personalmente, nato in agosto in una località di mare, l’estate, fa spesso pensare all’inferno. Un inferno 3.0, ma sempre diviso in gironi come quello descritto da Dante Alighieri. C’è il girone dei pinocchietti, inossidabili, come il pomodorino con la rucola. Stanno male a tutti e stanno nel guardaroba di tutti: chi è alto diventa spilungone e perde le proporzioni, chi è basso può ambire il titolo di rasoterra. È il girone più ampio, perché una volta nella vita, ci siamo cascati tutti. C’è chi per nobilitarli li chiama Capri, ma sono capre, e i Capri, al netto di Jackie O’, raramente donano. Altro girone in cui è facile cadere, è quello delle infradito di plastica in città. Lungi da me fondare il fronte di liberazione dei piedi maschili dalle - apro le virgolette “comodissime” chiudo le virgolette ciabattine onnipresenti in tutte le vetrine, in tutti gli shooting, in tutti i selfie ma che non dovrebbero essere mai avvistate oltre i nove metri sopra il livello del mare, mentre, ahimè spopolano nelle aree metropolitane, nei mezzi pubblici e nei musei, dove in teoria si dovrebbe andare a caccia del bello e si

scopre che il bello viene cacciato. In ufficio, se la temperatura fa vedere la giacca come la punizione eterna, si sceglie la polo, mai la camicia, che si porta da sola solo in spiaggia. Il mio consiglio è di avere una giacca a portata di mano. Nei casi più formali è d’obbligo almeno durante le presentazioni, poi, elegantemente, si può chiedere ai presenti il permesso di toglierla. Lo si fa, in genere, quando si è ospiti e nel ruolo di padroni di casa, solo dopo che lo ha fatto chi è in visita, o la persona più anziana. Così dice il bon ton. E come la mettiamo con gli occhiali da sole? Se il sole di mezzogiorno è accecante, si fa il gesto di toglierli per strada se qualcuno, in modo particolare una signora, ci viene presentata, e si rimettono, concessi, per fare conversazione se la situazione non offre alternative. Diversamente meglio un cono d’ombra e gli occhiali nel taschino. Se poi la vita è quella di spiaggia, indipendentemente dai risultati della prova costume, ricordate sempre che per andare al bar a mangiare si mette sempre una maglietta. Il binomio petto villoso briciola di pane non funziona più nemmeno nei film di Vanzina.


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ARTE

Piccola storia della fotografia industriale al MAST di Bologna L'esibizione bolognese racconta d'un mondo postindustriale in cui lo stabilimento diventa anche showroom, «spazio espositivo aziendale»

di Antonello Tolve Art Critic / Independent Curator Professor at the Academy of Fine Arts in Macerata

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e mostre dossier che periodicamente il MAST di Bologna organizza attorno a determinati temi fotografici che hanno a che fare con il mondo dell'industria e delle nuove tecnologie legate all'umanità, sono sempre molto interessanti e c'è sempre qualcosa su cui riflettere, qualcosa da imparare. Quest'estate l'esposizione documentaria (aperta al

pubblico fino al prossimo 6 settembre) ruota attorno a un corpus fotografico che rispecchia l'industria d'oggi, e permette di studiare, attraverso una luminosa ed effervescente campionatura, alcune declinazioni dell'atmosfera fotografica che non solo mostrano consapevolezza tecnica e potente sapienza d'inquadratura, ma anche una serie - a volte

Jim Goldberg / Vlad #1 (silo boy), Ukraine, from the series Open See, 2006 Vlad #1 (ragazzo nel silo), Ucraina, dalla serie Open See Dye diffusion transfer print and ink 152,5 x 122 cm © Jim Goldberg, Courtesy of the artist and Pace/MacGill Gallery, New York


A RTE

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Olivo Barbieri / Maranello, Modena, 2003/2014 Archival Fine Art Photo Rag Baryta Polyptych in ten parts (78,7 x 100 cm each) © Olivo Barbieri, Courtesy siebenhaar art projects, Frankfurt am Main, Germany

sotterranei – di accenti critici dal gusto romantico. Edward Burtynsky con Shipbreaking #10 (20002001) e Simon Faithfull con We climber round a final ridge and saw a whaling-boat entering the bay 2500 ft, below (2005), propongono, ad esempio, la desolazione, la forza della natura che si riappropria dei propri luoghi e invade i vecchi opifici abbandonati, ricoprendo finestre, lamiere squarciate e arrugginite dalle intemperie, vecchi muri di mattoni rossi o lunghe canne fumarie che, come colonne d'ordine ionico, svettano in un cielo opaco. Su questo stesso versante Ad Van Denderen, con un'opera tratta dalla serie So blue so blue (2004-2013), mostra, dal canto suo tre uomini che camminano al margine d'un'autostrada per raggiungere il posto di lavoro, e Sebastião Salgado la Church Gate Station (1995), ovvero la linea ferroviaria di Bombay invasa da una mole indigesta di persone. Mentre Jim Goldberg propone Vlad #1. Silo Boy (dalla serie Open see, 2006), un ragazzino ucraino che riposa su un materassino attorniato da rottami e immondezze varie in un silo che rappresenta la periferia umana. Accanto a questo tipo di riflessioni, più strettamente legate a una natura che si riappropria dei propri spazi o alla condizione dell'uomo che si adatta a vivere ovunque e a combattere con le difficoltà della vita, la mostra offre una serie di altre contrade riflessive che, tra ricerca e innovazione tecnologica, tra cambiamenti dei fattori socioeconomici e nuove formule d'informazione, disegnano nuove soluzioni industriali, nuove piattaforme, nuovi scenari d'indagine robotica (Vincent Fournier fotografa nel 2010, presso il

Takanishi Laboratory di Tokyo, Kobian Robot #1), nuove fisionomie. Dal trittico a volo d'uccello – Cooling Tower, Blast Furnace e Consolidation Colliery (2009-2014) – proposto da Ariel Caine alla luminosissima #0078 Dalmine (2008) di Carlo Valsecchi, dai particolari di Miyako Ishiuchi (Silken Dreams #78, 2011-2013), di Stéphane Couturier (Melting power alstom #2, 2010) e di Peter Fraser (Ariane roket motor, 1997-2012) ai dieci scatti prodotti da Olivo Barbieri nella fabbrica Maranello di Modena (2003-2014), presente anche al MAXXI di Roma (fino al 15 novembre) con una bella personale, l'esibizione bolognese racconta d'un mondo postindustriale in cui lo stabilimento diventa anche showroom, «spazio espositivo aziendale», puntualizza Urs Stahel, curatore della mostra nonché della Photogallery, «orientato alla vendita». La Gläserne Manufaktur (Fabbrica trasparente) costruita dalla Volkswagen nel pieno centro di Dresda (sulla Lennéstraße) è esempio lampante di questa strategia che annette a sé anche la vita culturale della città. Attraverso gli scatti di 24 fotografi internazionali, il MAST propone, dunque, una riflessione molto ampia sulla rappresentazione del paesaggio industriale d'oggi, sulle sue strategie e sulla sua storia. Una storia che, dopo la dissipazione di molti dei grandi archivi fotografici del passato, e dopo la rivoluzione degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, dopo la delocalizzazione, la tecnologizzazione e la digitalizzazione, arriva sulla soglia del terzo millennio con una serie di nuovi risvolti estetici, di nuovi gusti, di nuovi interrogativi.


F I N I S TE RRE

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Omaggio all’Italian Records Storia degli anni d’oro di un’impresa alternativa, che per un periodo rappresentò le esigenze e le voglie di tutti quei giovani musicisti travolti dal punk e dal rock Alfonso Amendola Docente di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali Università degli Studi di Salerno

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l primo comunicato stampa della neonata etichetta Italian Records stabiliva il definitivo passaggio da quell’artigianato creativo, ingenuo e anche estremamente produttivo della cooperativa Harpo’s Bazaar, alla cosiddetta era industriale dell’Expanded Music s.r.l. (si passò dalle cassette, circolanti in stile carboneria, al vinile). L’Harpo’s Bazaar nasceva durante il convegno studentesco in seguito agli incidenti legati alla morte di Francesco Lo Russo. Il nome scelto per l’etichetta, Italian Records, appare nell’industria discografica nella primavera del 1980 ed è una chiara dichiarazione d’intenti per cercare fin da subito di dare una dimensione internazionale al lavoro e agli artisti dell’etichetta bolognese. La Bologna di quegli anni si pone sullo stesso livello della controcultura internazionale diventando un punto di riferimento (per ciò che riguardava comunicazione, istanze sociali, arte, musica, etc.), a cui dall’estero hanno guardato con grande attenzione. «Fuori dai modelli musicali e discografici consolidati (Roma e Milano), con un approccio che identificava la creatività tout court come elemento decisivo per insinuarsi nel mercato, l’Italian Records ha provato a concretizzare un’idea di impresa alternativa, fino a rappresentare, per un breve periodo, le esigenze e le voglie di tutti quei giovani musicisti travolti dal punk e ben poco ammaliati dai cantautori e diventare di fatto capitale del rock italiano. E da lì a breve Firenze, Milano, Pordenone, Torino, Catania, Roma, sono state contagiate» (scrive il producer Oderso Rubini). Il rifiuto dell’ovvio e del banale e il recupero di tutto ciò che non rientrava nel mainstream del momento portati a sistema. Il tutto raggiungibile attraverso la costante ricerca innovativa in ogni fase produttiva: nella produzione musicale degli arrangiamenti e dei suoni in studio, nelle scelte artistiche dell’etichetta, nelle collaborazioni tra i musicisti e con altre strutture, nella promozione, negli spettacoli dal vivo (spesso già allora multimediali). Viene introdotto in maniera massiccia l’uso dell’elettronica nel rock (il solo di

chitarra finale di Nevadagaz, filtrato con un Moog Sonic Six o il Vocoder in Photoni di Johnson Righeira, sono alcuni esempi). Il “Bologna Rock” è evento cruciale di quei primi anni, pensato come provocazione globale, dove il climax fu raggiunto con la “Spaghetti Performance” degli Skiantos; partecipano poi, i Confusional Jazz Rock Quartet, band senza vocalist, che mescolava Marinetti con Josephine Baker; i Marconi Connection che realizzano un mix classicamente “dance” con le voci delle Brigate Rosse durante il sequestro Moro; gli Hi-Fi Bros che strapazzano la voce di Frank Sinatra; gli Stupid Seat che rielaborano le sigle pubblicitarie più in voga e sperimentarono le tecniche di cut-up del nastro; i N.O.I.A che realizzano uno dei primi rap prodotti in Italia. Tutto questo grazie ad uno spirito di collaborazione tra i musicisti che permetteva di misurarsi in nuove direzioni e non rimanere chiusi in se stessi. Altri eventi simbolo sono stati “Il Treno di John Cage” del 1978, una performance artistico-musicale dove durante tre tragitti in treno e le relative fermate nelle stazioni sulle linee Bologna-Porretta-Bologna, Bologna-Ravenna-Bologna, Ravenna-Rimini-Bologna, Cage, insieme ad altri artisti, proponeva un happening basato sulla registrazione e l’interazione di suoni ambientali, prodotti dal treno e dalle persone presenti; il Bologna Rock del 2 Aprile del 1979 e il concerto gratuito dei Clash in Piazza Maggiore del 1 Giugno del 1980. Modelli di riferimento per l’Italian Records sono state: la Rough Trade (per la vicinanza culturale e ideologica di quel momento e per le affinità musicali), la Esp Disk (per la trasversalità nei generi), la Virgin (per la capacità di inventarsi un vero business partendo da un piccolo e oscuro negozio di Oxford Street) e la mitica Cramps di Gianni Sassi (per la sua forte identità musicale e la rigorosa coerenza tra immagine e musica). L’Italian Records ha mescolato le diverse anime e guardato ai contenuti culturali delle proprie proposte musicali, per accompagnare con coerenza il dipanarsi dei cambiamenti sociali.


LI B R I / H OME CINE M A

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a cura di Vito Salerno

Social Media Monitoring di Emanuela Zaccone

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a rilevanza assunta dai canali social all’interno dei piani di comunicazione e marketing delle aziende ha portato allo sviluppo di diverse piattaforme indispensabili per ottimizzare le attività social e analizzare le performance e l’efficacia delle strategie. In Social Media Monitoring, volume edito da Dario Flaccovio, l’autrice, Emanuela Zaccone, consulente e docente di Social Media Analysis e Strategy per grandi aziende, start up e università, propone un approccio al mondo Social partendo da una riflessione: il monitoring, l’analisi delle conversazioni on line e dei comportamenti degli utenti on line hanno ormai cambiato il modo di fare marketing. All’interno del manuale, l’autrice descrive, dunque, i profondi cambiamenti generati dai Social Media, dalle modalità di interazione ai rapporti con i clienti, ma anche nella gestione delle crisi. Social CRM (customer relationship management), crisis management e real time marketing rientrano, però, secondo Zaccone in una più ampia strategia di social media monitoring. Dopo aver costruito, infatti, su web e social una community intorno al proprio brand è necessario monitorare costantemente l’efficacia delle proprie azioni e delle strategie di social media marketing. È diventato importante, insomma, comprendere chi sono gli ambassador del brand, i detractor e gli influencer, non trascurando di analizzare anche il comportamento della concorrenza. Il volume oltre a fornire indicatori quali-quantitativi e metodologie utili per strutturare processi di analisi all’interno dei canali social, riporta un’analisi dei principali prodotti sul mercato: piattaforme di monitoraggio e analisi interne come Facebook Insights, Twitter Analytics, Linkedin Analisi, Youtube Analisi, Google Analytics, Google My Business e piattaforme di analisi esterne come Talkwalker, Cyfe, Mention, Hootsuite, Buffer, Topsy, Iconosquare. Il social media monitoring è, in definitiva, un processo circolare in cui ad un’azione online seguono un’attività di ascolto, di engagement, di monitoring dei risultati e poi di nuovo di azione, per creare comportamenti social efficaci a partire dall’analisi dei dati.

Foxcatcher di Bennett Miller

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spirato a fatti realmente accaduti, Foxcatcher - Una storia americana racconta la fosca storia dell'improbabile tragico rapporto tra un eccentrico miliardario e due campioni di lotta libera. Il film del regista Bennett Miller è una intensa storia di amore fraterno e di fiducia mal riposta che evidenzia la corruzione e il fallimento emotivo che spesso accompagnano il potere e la ricchezza. Quando il lottatore medaglia d'oro alle Olimpiadi Mark Schultz (Channing Tatum) viene invitato dal facoltoso John du Pont (Steve Carell) a trasferirsi nella residenza di famiglia per aiutarlo a formare una squadra da allenare in vista dei giochi olimpici di Seul nella sua struttura sportiva, Schultz coglie al volo l'opportunità per uscire dall'ombra del suo venerato fratello, Dave (Mark Ruffalo). Nel sostenere le ambizioni di Schultz e nella possibilità di allenare un gruppo di lottatori di fama mondiale, du Pont intravede l'occasione di conquistare il rispetto dei suoi pari e, soprattutto, di sua madre (Vanessa Redgrave) che disdegna ogni sua scelta. Lusingato dalle attenzioni che du Pont gli riserva e incantato dall'opulenza del suo mondo, Mark inizia a considerare il suo benefattore come una figura paterna e a dipendere sempre di più dalla sua approvazione. Benché inizialmente si mostri comprensivo e lo incoraggi, du Pont cambia atteggiamento dando segni di instabilità mentale. Il comportamento imprevedibile del miliardario e il crudele gioco psicologico che mette in atto iniziano a erodere la fragile autostima dell'atleta. Nel frattempo, du Pont rivolge la sua attenzione su Dave, che emana la sicurezza che manca sia a lui che a Mark, consapevole che si tratta di un dono che neanche la sua enorme fortuna potrà comprare. Spinti dalla crescente paranoia di du Pont e dal suo progressivo allontanamento dai due fratelli, i tre uomini precipitano verso un destino imprevedibile.




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