NUMERO 06
NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Il potere del dono
EDITOR IA L E / NOVEMBR E DIC EMBR E 2015
Contrasto all'illegalità, una partita da vincere Occorre l’impegno di tutti – imprese, istituzioni, cittadini – perché venga ripristinato un contesto di leale competizione tra i soggetti del mercato che, oltre a essere indispensabile per la nostra economia, è oggi quanto mai utile a rinsaldare la fibra sociale sana del Paese
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uga di cervelli ma non solo. A scappare dal Sud d’Italia, oggi, non sono esclusivamente i giovani in cerca di un lavoro, ma anche le mafie. Da qualche anno, infatti, assistiamo a un doloroso paradosso: non sono più i nostri territori la meta preferita del losco giro d’affari di camorra & C., ma il Nord del Paese. Anzi, meglio ancora, l’estero. La malavita ha ormai allungato i tentacoli ed è cresciuta, espandendosi anche in Europa. I gruppi criminali hanno saputo inserirsi con successo nei meccanismi e nei flussi della globalizzazione tanto da allargare di molto il loro atlante. Eppure, nei programmi dei politici, si parla ancora troppo poco di cosa fare in concreto per contrastare questa economia celata che ha cifre di business da capogiro. È una realtà drammatica con cui bisogna fare i conti e che chiede una lotta senza riserve e senza quartiere. Va però sottolineato – come ricordato a Raffaele Cantone, Presidente Autorità Nazionale Anticorruzione, in occasione di un interessante convegno organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Salerno, in collaborazione con la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Ateneo salernitano – che, oltre a quella emersa, che agisce con mezzi e modalità note, esiste una malavita che non viene neppure registrata, che passa sotto traccia ma che non ha mai smesso di investire, magari non mettendoci la faccia ma il capitale e che fa spietata concorrenza agli imprenditori sani. È quella del “nostro vicino di impresa”, quello che in apparenza è imprenditore come noi, ma la cui azienda anche in tempi di crisi non conosce battute d’arresto, quella cui non mancano mai i fondi e le commesse e che non ha concorrenti né nel mercato domestico, né in quello oltreconfine. Altro che barriere e dazi doganali! Ho chiesto a Cantone di impegnarsi anche su questo versante, certo di non domandare invano. Da sempre, infatti, ho piena fiducia nella Magistratura e nelle Forze dell'Ordine. Avevo vent'anni nel 1992 quando è scoppiata Tangentopoli e quando poi sono stati uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La mia generazione ha nel proprio dna la lotta alla corruzione, alla criminalità e all'illegalità diffusa. Rientra nella scala dei valori fondanti dei miei coetanei e nella mia. Per questo, abbiamo il dovere di continuare senza esitazioni su questa strada, avendo come faro la certezza che la legalità non è solo il rispetto delle leggi. È molto di più: è quella promessa di onestà tra un individuo e la comunità che lo accoglie che si fa patto e che va difesa nell’interesse di una società realmente libera e democratica. Occorre l’impegno di tutti – imprese, istituzioni, cittadini – perché venga ripristinato un contesto di leale competizione tra i soggetti del mercato che, oltre a essere indispensabile per la nostra economia, è oggi quanto mai utile a rinsaldare la fibra sociale sana del Paese. Ci auguriamo, parafrasando proprio Paolo Borsellino, che «contro la mafia, oltre ai tifosi, comincino ad esserci sempre più giocatori».
Mauro Maccauro Presidente Confindustria Salerno @MauroMaccauro
S O M M A R IO EDILIZIA INDUSTRIALE
EDITORIALE 1
Contrasto all'illegalità, una partita da vincere di M. Maccauro
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NORME E SOCIETÀ
PRIMO PIANO / FONDAZIONI 4
Carazzone, Assifero: «La partecipazione al centro della nostra azione» di R. Venerando, intervista a C. Carazzone
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Fondazioni, il valore di un’idea diversa di welfare di R. Venerando, intervista a C. Borgomeo
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La cultura del dono di R. Venerando, intervista a A. Autuori
La “buona giustizia” per imprese e consumatori 30 di M. Marinaro Vero Made in Italy? 32 La garanzia del Sigillo Informatico di P. Di Stefano Ammissibile l’impugnazione degli atti tributari 34 conosciuti attraverso l’estratto del ruolo di M. Galardo
L'O PINIONE La digitalizzazione delle PMI, 10 opportunità e urgenza del Paese di R. Venerando, intervista a E. Catania FOCUS Il PON Infrastrutture e Reti 2014-2020, 12 risorsa per il Mezzogiorno di A. Panaro
Il legno, materiale antico proiettato nel futuro di F. Bruzio
LAVORO Agenzia delle Entrate, 36 incarichi dirigenziali e sentenza Mascolo di M. Ambron La cessazione del contratto di agenzia 38 e l’indennità all’agente di L. De Valeri 40
Tirocini, la buona occasione per entrare in azienda di F. Cotini
CONFINDUSTRIA SALERNO Palumbo, GI Salerno: 15 «Un Masterplan per il Sud da solo non basta» di R. Venerando, intervista a F. G. Palumbo 16
PMI Day a Salerno, prove tecniche di impresa di R. Venerando
Team Building in cucina, primi i “rossi” 20 di M. Pallotta 21
Programma ELITE, avanti un’altra salernitana di R. Venerando STRATEGIE D’IMPRESA
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Bioplast, la qualità premia a cura della Redazione Costozero
ENERGIA Efficienza energetica, 41 la politica della Regione Campania di M. Villano FISCO 42 Il nuovo limite del contante di M. Villani e I. Pansardi Legge di Stabilità 2016, libero accesso per i 44 professionisti ai fondi strutturali di A. Sacrestano Abuso del diritto: 46 la Cassazione si adegua alla riforma di M. Fiorentino
Hard and Soft House, 23 tecnologia e soluzioni innovative per le aziende di V. Salerno 24 Fratelli Basile Interiors, un (im)pegno d’amore di R. Venerando Open day in Termotech Eco a gennaio 2016, 26 un buon nuovo inizio anno a cura della Redazione Costozero
BUSINESS 48
Prevenzione, recupero e cessione: le risposte di Alfa Recupero Crediti all’insolvenza di A. Campitiello
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L’efficienza indiretta del Facility Management di K. Terrazzani
NUMER O 6 / NOVEMBR E DIC EMBR E 2 0 1 5 INTERNAZIONALIZZAZIONE 52 Italia e Tunisia: la comunicazione oltre gli stereotipi di E. Szajkowicz SICUREZZA 54
Lavori in prossimità di linee elettriche aeree di G. L. Amicucci RICERCA
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Plastiche biodegradabili, le conquiste del DIIn dell’Ateneo salernitano di R. Pantani
Magazine di Economia, F inanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg . Trib. di Salerno N. 677 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Mauro Maccauro Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management V ito Saler no
ARTE 59
Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole di A. Tolve
SALUTE 60
EXPO 2015: la delusione di un clinico della nutrizione di G. Fatati
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Inverno e pelle: come intervenire di A. Di Pietro
BON TON 62
Crisi o non crisi, datemi un pinzimonio di N. Santini
Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Saler no Ser vice Sr l V ia Madonna Di Fatima, 194 84129 Saler no Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 03971170653 redazione@costozero.it www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Saler no Foto Archivio Costozero V ito Saler no Massimo Pica/Ag . Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it L e opi ni oni espr esse negl i a r ti c ol i a ppa r tengono ai si ngol i a utor i dei qua l i si i ntende r i spetta r e l a pi ena l i ber tà di gi udi z io
FINISTERRE 63
Pier Paolo Pasolini, a quarant’anni dalla sua scomparsa di A. Amendola
LIBRI/HOMECINEMA 64
Il più e il meno a cura di R. Venerando
64
Non essere cattivo a cura di V. Salerno
www.costozero.it
P R I M O P IA NO / FONDAZI ON I
Carazzone, Assifero: «La partecipazione al centro della nostra azione» Di fronte alle complesse crisi economiche, ambientali, finanziarie e di sicurezza, le Fondazioni filantropiche, a livello globale, sono chiamate ad un impegno crescente e a un nuovo importante ruolo politico e sociale
di Raffaella Venerando
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ottoressa Carazzone, si è da poco tenuta la Giornata Europea delle Fondazioni e dei donatori a Napoli: quali dati sono emersi per l’Italia? Il nostro Paese è ancora distante dai risultati raggiunti dai paesi anglosassoni dove la cultura solidaristica è più radicata? L’Italia sta prendendo consapevolezza del suo enorme potenziale in termini di capitale filantropico. Giornate come quella del 1° ottobre, la cui dimensione europea si declina in ambito nazionale e permette alle Fondazioni di farsi conoscere al
Carola Carazzone segretario generale Assifero Associazione Italiana Fondazioni ed Enti di Erogazione
pubblico, sono momenti fondamentali per un settore che per molto tempo ha vissuto nel riserbo e nell’anonimato ma che in questo momento storico sta emergendo e sta facendo capire la sua importanza. Per questo Assifero - l’associazione di categoria delle Fondazioni filantropiche - insieme ad Acri, l’associazione che raggruppa le Fondazioni di origine bancaria hanno voluto celebrare l’evento nel cuore del Meridione d’Italia a Napoli, grazie alla Fondazione con il Sud, focalizzandolo, a livello nazionale, sul tema “Tener conto, dare conto”. La Giornata Europea delle Fondazioni è un evento che da 2013 coinvolge in tutta Europa centinaia di Fondazioni. L’iniziativa è stata ideata da Dafne (Donors and Foundations Networks in Europe), l’organizzazione che riunisce le associazioni di Fondazioni del continente, ed è promossa in Italia da Acri e da Assifero, che a Dafne aderiscono. A Salerno, grazie all’illuminata azione della Fondazione Comunità Salernitana e del suo presidente Antonia Autuori, il territorio è diventato il protagonista e grazie ad un incontro stampa, che ha avuto un importante riscontro sui giornali, la città e la provincia hanno potuto apprezzare e conoscere cosa la Fondazione della Comunità faccia ogni giorno e quanti donatori sia riuscita, nel corso degli anni, a chiamare a sé. Ma oggi chi è il donatore? Fanno meglio di altre le Fondazioni di origine bancaria? Le statistiche e le ricerche sui donatori e sul dono ci dicono sempre la componente quantitativa del fenomeno: quanti italiani donano, quanto donano,
4/ 5 a chi e come lo fanno…Fare un focus sulla figura soggettiva ed emozionale del donatore è molto complesso per le specificità di ogni individuo, la sua storia, il contesto in cui vive e le relazioni che ha instaurato nella sua vita. Le Fondazioni di origine bancaria hanno la consapevolezza di essere soggetti in capo ai quali vi è una forte responsabilità. Lo dice benissimo Giorgio Righetti, nel suo intervento introduttivo della Giornata europea 2015, parlando della responsabilità sociale nei confronti delle comunità che le Fondazioni di origine bancaria hanno: «ascoltare i bisogni dei territori di riferimento, coglierne le esigenze, identificarne le priorità. L’ascolto è la base fondante di un processo decisionale che consente di allocare, consapevolmente e responsabilmente, risorse limitate (finanziarie, umane e relazionali) all’interno di una gamma potenzialmente infinita di alternative». Come è possibile secondo lei fare in modo che filantropia, sussidiarietà e volontariato siano maggiormente percepite come scelte vantaggiose? Far calare dall’alto l’idea che filantropia, sussidiarietà e volontariato generino valore è difficile ma forse anche sbagliato. La scintilla deve nascere dall’interno affinché l’azione filantropica, sussidiaria e volontaristica sia vera, genuina ed efficace. Il filantropo e il volontario che crede in quello che fa attiva risorse intangibili inimmaginabili. Chi volesse guardare solo ai vantaggi di natura fiscale (che in Italia sono poco conosciuti come ci dicono alcune ricerche condotte da commercialisti o esperti di settore) per basare la propria azione filantropica, sussidiaria e volontaristica mancherebbe di quella spinta interiore infinitamente superiore ad ogni possibile percentuale di deduzione o detrazione delle imposte. Quali temi riguardano i piani d'azione di Assifero? Con il tema scelto per la celebrazione della Giornata Europea delle Fondazione e dei Donatori 2015 Assifero vuole mostrare quale ritiene sia è la strada maestra per perseguire l’efficacia dell’azione filantropica: è oggi fondamentale per sostenere processi partecipativi capaci di mettere la persona al centro di una rete in cui Fondazioni, onlus, enti pubblici, corporate, associazioni, volontariato e semplici cittadini sono partner strategici di uno
sviluppo collaborativo e inclusivo, generativo, efficace e sostenibile per il nostro Paese. Di fronte alle complesse crisi economiche, ambientali, finanziarie e di sicurezza e a politiche costrette ad occuparsi dell’immediato e del contingente, le Fondazioni filantropiche, a livello globale, sono chiamate ad un impegno crescente e a un nuovo importante ruolo politico e sociale. In Italia, il vecchio sistema di welfare, basato sulla famiglia e sullo Stato, non è più sufficiente e la filantropia istituzionale viene guardata come se potesse rappresentare la panacea di tutti i problemi. È evidente il rischio di una deriva in cui si inseguono le emergenze e le emozioni, cercando di tamponare le falle di un sistema che non funziona. Seguire questa deriva sarebbe un non senso: le Fondazioni private non possono, infatti, sostituirsi al welfare pubblico sia per l’insufficiente capacità erogativa sia, soprattutto, per il ruolo che le contraddistingue. Prive di un mandato elettivo, politicamente e finanziariamente indipendenti, esse hanno invece una grande libertà strategica e una eccezionale flessibilità e agilità di azione, possibilità di assumersi il rischio di sperimentare approcci innovativi, e la responsabilità sociale e l’obbligo morale di utilizzare le proprie risorse nel modo più efficace. Come vengono valutati i progetti da finanziare? Ogni ente erogativo adotta proprie politiche interne e procedure relative alla valutazione. Quello che possiamo dire in modo trasversale ormai su ogni categoria di Fondazioni (private, di comunità, di natura corporate) è che l’attenzione all’impatto delle erogazioni è diventata il centro attorno a cui ruotano i processi valutativi. Per anni i bandi emessi dalle Fondazioni sono stati la causa scatenante di veri e propri “progettifici”: l’ente non profit vedeva risorse in un settore e decideva di agire in esso, magari snaturando la sua missione e visione e correndo solo alla ricerca di soldi da ricevere per andare avanti. Ora non è più così, ormai in tutti i campi dell’agire filantropico erogativo. Sempre più le Fondazioni, sia pur erogative, entrano nel merito dei progetti finanziati e sostenuti stabilendo vere relazioni di partenariato con le organizzazioni di Terzo settore con cui operano.
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Fondazioni, il valore di un’idea diversa di welfare L’impegno della Fondazione con il Sud nelle parole del suo presidente, Carlo Borgomeo: «La nostra è una esperienza unica: è stata costituita ed è cogestita dalle fondazioni di origine bancaria e dalle rappresentanze del terzo settore per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno partendo da percorsi di coesione sociale»
di Raffaella Venerando
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ottor Borgomeo, si è recentemente tenuta a Napoli la Giornata Europea delle Fondazioni e dei donatori: chi è oggi il donatore? Fanno meglio di altre le Fondazioni di origine bancaria? Non farei una classifica di chi fa meglio. Per lo sviluppo e il benessere di una comunità il contributo del privato sociale, oggi, è diventato fondamentale. Ci sono realtà sul territorio che - “nonostante tutto” – rappresentano un presidio e un punto di riferimento per le comunità locali, ne conoscono potenzialità e problematiche. Va in
Carlo Borgomeo presidente Fondazione con il Sud
questa direzione anche l’impegno delle Fondazioni di origine bancaria, realtà radicate nel territorio e diffuse soprattutto nel Nord Italia, che rappresentano un fondamentale punto di riferimento soprattutto in una congiuntura difficile come quella che stiamo vivendo, a causa della crisi del welfare state e della mancanza di risorse pubbliche. Un contesto che al Sud assume tratti ancor più drammatici, sia per il grado di difficoltà che registriamo sul territorio, sia per la mancanza di soggetti che possano venire incontro ad una crescente domanda sociale. Proprio per sopperire a questa disparità territoriale è nata la Fondazione con il Sud, che rappresenta una esperienza unica: è stata costituita ed è cogestita dalle Fondazioni di origine bancaria e dalle rappresentanze del terzo settore per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno partendo da percorsi di coesione sociale. Ovviamente le Fondazioni non possono sostituirsi all’intervento pubblico, ma la loro attività sta contribuendo a promuovere un’idea diversa di welfare, che possiamo definire “di comunità”, che vede allargarsi la partecipazione, il senso di responsabilità, il mobilitarsi in prima persona. Come è possibile secondo lei fare in modo che filantropia, sussidiarietà e volontariato siano maggiormente percepite come scelte vantaggiose dal singolo e non solo? Dietro l’azione volontaria c’è sicuramente una spinta, una motivazione personale e una visione comunitaria del territorio, un senso del “noi” come soggetto che persegue il bene comune. É però importante affiancare alla dimensione del “fare” anche quella del “comunicare”, per veicolare i valori positivi che il volontariato, l’associazionismo e la cooperazione sociale perseguono e
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Entro il 2015 selezioneremo i progetti che animeranno spazi e luoghi di rilevanza storica e artistica fino ad oggi inutilizzati nelle regioni del Sud. É stata questa infatti la finalità del “Bando Storico, Artistico e Culturale” promosso lo scorso anno. In una prima fase abbiamo chiesto a enti pubblici e privati proprietari di beni immobili in disuso di metterli a disposizione della comunità, come luoghi da valorizzare attraverso modalità che il territorio stesso identificherà
far conoscere le buone pratiche avviate in una logica di rete, promuovere l’interesse collettivo, confrontarsi con le istituzioni e mobilitare la società civile. Quali temi riguardano i piani d'azione della Fondazione da lei presieduta? La Fondazione interviene principalmente in cinque ambiti: l’educazione dei giovani, con particolare riferimento alla cultura della legalità, ai valori della convivenza civile e al contrasto della dispersione scolastica; lo sviluppo del capitale umano di eccellenza, per valorizzare i giovani talenti e attrarre i “cervelli” al Sud; la cura e la valorizzazione dei "beni comuni", cultura, ambiente e riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie; lo sviluppo, la qualificazione e l'innovazione dei servizi socio-sanitari, in particolar modo per il sostegno a disabili e anziani non autosufficienti; la mediazione culturale e l'integrazione degli immigrati e in generale la promozione del welfare di comunità. Come vengono valutati i progetti da finanziare? Il processo di selezione delle proposte di progetto che riceviamo si basa su un approccio di valutazione “misto”. Una prima valutazione è realizzata internamente dalla Fondazione, che effettua l’analisi di ammissibilità e della coerenza delle proposte rispetto ai criteri generali previsti dal bando. Una successiva stima è effettuata dagli “esperti” esterni, tecnici nominati dalla Fondazione con competenze specifiche sul tema oggetto del bando. Successivamente un gruppo di lavoro, costituito da componenti del Consiglio di Amministrazione, effettua una valutazione di insieme sulla base del lavoro svolto dagli Uffici della Fondazione e dagli esperti esterni e, infine, il CdA delibera in merito ai progetti da finanziare. Questo approccio ci permette di combinare
le competenze di carattere generale degli Uffici della Fondazione, quelle specialistiche degli esperti sugli specifici ambiti di intervento e le competenze di terzo settore e la visione strategica del CdA. I progetti attualmente in essere e quelli futuri? Con il “Bando Ambiente” abbiamo appena selezionato 19 progetti per tutelare le aree naturali protette del Mezzogiorno, con interventi per contrastare la perdita di biodiversità, il rischio incendi e il dissesto idrogeologico nei parchi, nelle aree marine e nelle riserve naturali di Basilicata, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. I progetti saranno sostenuti complessivamente con 4,2 milioni di euro. Entro la fine dell’anno, inoltre, selezioneremo i progetti che animeranno spazi e luoghi di rilevanza storica e artistica fino ad oggi inutilizzati nelle regioni del Sud. É stata questa infatti la finalità del “Bando Storico, Artistico e Culturale” che abbiamo promosso lo scorso anno. In una prima fase abbiamo chiesto a enti pubblici e privati proprietari di beni immobili in disuso di metterli a disposizione della comunità, come luoghi da valorizzare attraverso modalità che il territorio stesso identificherà. Dei 221 beni proposti la Fondazione ne ha selezionati 14. Nel corso della seconda fase dell’iniziativa, gli immobili selezionati hanno partecipato al bando vero e proprio, rivolto alle non profit del territorio per identificare le migliori proposte di interventi socioculturali, economicamente sostenibili e capaci di favorirne la piena fruizione da parte della collettività. Nelle prossime settimane, inoltre, promuoveremo diverse iniziative rivolte al mondo del volontariato.
P R I M O P IA NO / FONDAZI ON I
La cultura del dono Per la presidente della Fondazione Comunità Salernitana, Antonia Autuori, «ogni individuo può contribuire alla determinazione del bene comune e migliorare la qualità della vita nel proprio territorio»
di Raffaella Venerando
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residente Autuori, quali temi riguardano i piani d'azione della Fondazione Comunità Salernitana? Il nostro piano di azione è presto detto: la realizzazione della nostra missione, che è poi la missione di tutte le Fondazioni di Comunità: promuovere il dono finalizzato alla ricerca del bene collettivo, rendendo partecipi tutti i cittadini dei bisogni della comunità. Chiunque può contribuire. Donando alla comunità attraverso la Fondazione si può intervenire concretamente sul territorio sostenendo progetti e iniziative di utilità sociale.
Antonia Autuori presidente Fondazione Comunità Salernitana www.fondazionecomunitasalernitana.it
La Fondazione non è una alternativa alle organizzazioni che operano sul nostro territorio, ma è lo strumento che associazioni, enti e cittadini possono utilizzare per vedere concretizzato il proprio sogno, realizzato il proprio progetto, soddisfatto un bisogno, sempre in maniera condivisa. La Fondazione è anche il luogo in cui vogliamo sperimentare la responsabilità. Senza responsabilità una comunità non può definirsi tale. Senza responsabilità non può esistere il senso della solidarietà e difficilmente emergono comportamenti giusti, coesi e solidali. È dalla responsabilità che nasce il senso dell’impegno civico dentro di noi, quell’impegno che ci induce a considerare il dono come momento per la determinazione del bene comune e come strumento per il miglioramento della qualità della vita nella nostra provincia. Ma la Fondazione di Comunità è anche uno strumento di filantropia innovativo in quanto prevede la costituzione di fondi patrimoniali. Il donatore può decidere il nome del fondo e le sue finalità, il settore di intervento ed eventualmente anche uno specifico territorio su cui incidere. In pratica una piccola fondazione nella fondazione. Quali i progetti attualmente in essere e quelli futuri? In questi anni sono stati sostenuti numerosi progetti di utilità sociale promossi da organizzazioni ed enti di terzo settore del territorio. Sono stati acquistati defibrillatori nel territorio del Cilento, promossi progetti di supporto scolastico nella Valle dell’Irno, acquistati pulmini nell’Agro Nocerino-Sarnese, restaurati i busti argentei del Duomo di Salerno e numerose altre iniziative, donate attrezzature per aumentare la sostenibilità di associazioni e cooperative sociali (impiantando laboratori di sartoria e di ceramica,
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La Fondazione di Comunità è anche uno strumento di filantropia innovativo in quanto prevede la costituzione di fondi patrimoniali. Il donatore può decidere il nome del fondo e le sue finalità, il settore di intervento ed eventualmente anche uno specifico territorio su cui incidere. In pratica una piccola fondazione nella fondazione
installando pollai e avviando apicolture). Questo è stato reso possibile grazie all’impegno di numerosi donatori che hanno permesso di concretizzare una importante attività di erogazione. Tutte le iniziative testimoniano la capacità della Fondazione di fare rete sviluppando una maggiore consapevolezza dei bisogni del territorio che ci ha consentito e speriamo ci consentirà in futuro di affrontare situazioni sempre più complesse e impegnative. Tra queste iniziative ce n’è una in particolare che rappresenta, per lo sforzo e l’impegno profuso, l’elemento che mette in luce la straordinaria capacità di fare squadra, comunità: la realizzazione del Centro Diurno e Residenziale “Una Speranza” dedicato alle persone non autosufficienti del Vallo di Diano, che affianca alla struttura residenziale e riabilitativa anche laboratori e un oliveto per rendere loro possibile una concreta partecipazione alla vita attiva. Un progetto - che racchiude in sé il vero spirito che contraddistingue l’operato di una Fondazione di Comunità - perché le donne e gli uomini di quel territorio che hanno reso finalmente possibile la realizzazione di questa importante opera hanno dimostrato che quando si agisce come una vera comunità i risultati arrivano. La Fondazione, però, non tralascia la ricerca. Si sta sviluppando infatti un interessantissimo progetto, “Farmagourmet”, finanziato dal fondo della BCC di Fisciano che coniuga il benessere fisico ai prodotti del nostro territorio. Per l'inizio del 2016 sarà pubblicata la ricerca ottenuta dall'analisi di un campione di popolazione. La mia personale speranza, ma anche tutto il mio impegno e l'impegno del consiglio che mi accompagna, è che la Fondazione, grazie alle sollecitazioni di nuovi progetti che vengono dal territorio, riesca a comunicare il messaggio che ognuno di noi può sentirsi partecipe di una nuova comunità. Ci piacerebbe essere l'interlocutore di chiunque abbia una proposta per migliorare la propria comunità o che si faccia portatore di bisogni. Per realizzare tutto questo abbiamo bisogno che l'idea del dono, non solo in
termini di denaro ma anche di competenze, relazioni e risorse, si diffonda il più possibile. È in questo modo che la nostra Fondazione può rendere concreta l’idea di nuovo welfare di comunità. Lei è una donna di “associazione”. Da sempre. Che valore dà all’associazionismo? Crede sia possibile coniugare insieme tutela di interessi collettivi con ragioni etiche? È vero sono una donna di associazione. Per me lavorare in sinergia e condividere le esperienz,e confrontarsi e provare a vedere le cose da punti di vista diversi sono fattori importantissimi che spesso solo tramite la partecipazione attiva alla vita associativa, lo stare insieme, si riescono a concretizzare. Per me partecipare alla vita associativa di Confindustria, prima con il Gruppo Giovani, poi collaborando con il Comitato Femminile Plurale e partecipando alla Giunta, ha significato dopo più di un decennio di assenza da Salerno riprendere i contatti con la mia città, la sua realtà produttiva e non solo. Partecipo anche ad altre associazioni, per esempio “I Centenari”, l'associazione delle aziende familiari storiche campane, e anche questa esperienza mi ha permesso di approfondire tematiche e conoscere persone che altrimenti non avrei avuto modo di incontrare e che hanno significato molto per me. L'associazione cui però forse sono più legata è la Stella Maris, che è una associazione di volontariato che dà assistenza ai marittimi che transitano dal nostro porto. Ed è dando una mano a alle persone in difficoltà che ho capito che aiutare chi ha bisogno serve soprattutto a noi stessi, per sentirci in qualche modo utili, senza condizionamenti o obblighi. Nelle associazioni vere la tutela dell'interesse collettivo non può prescindere da una consapevole e approfondita analisi del contesto e da una valutazione attenta delle prospettive; e proprio per questo la partecipazione alla vita associativa diventa di per sé un valore, in un mondo che spinge verso valutazioni egoistiche ed egocentriche in tantissimi settori.
L ' O P I N I ONE
La digitalizzazione delle PMI, opportunità e urgenza del Paese Per il presidente di Confindustria digitale, Elio Catania, il voucher per le piccole e medie imprese resta essenziale perché queste possano intraprendere e completare la loro trasformazione
di Raffaella Venerando
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opo i documenti strategici su banda larga e crescita digitale il governo Renzi ha cambiato verso ancora e, con l'articolo 29 della Legge di Stabilità 2015, decurta del 50% i budget dedicati alla spesa informatica. Un’incoerenza giustificabile secondo lei o, quanto meno, riparabile? Si trattava di una misura talmente incoerente che sappiamo si sta lavorando per porvi rimedio. Il governo ha dichiarato di importanza fondamentale
Elio Catania presidente Confindustria Digitale
il digitale e, con esso, la trasformazione del Paese. Sarebbe pertanto stato incomprensibile se, come primo atto legislativo, avesse portato avanti una riduzione di tale spessore. Immaginiamo che il presidente del Consiglio Renzi volesse piuttosto intendere la necessità di razionalizzare la spesa, di utilizzare meglio le tecnologie per avere economie di scala, monito sul quale ci trova d’accordo. Allo stesso tempo, sono così tanti gli investimenti da fare – banda larga, agenda digitale, anagrafe unica, fascicolo sanitario elettronico e altri - che è impossibile pensare a una riduzione di risorse economiche. Al momento ancora nulla di fatto per il voucher alle PMI sul digitale. Perché dovrebbe essere ripresa la sua proposta? Il voucher per le piccole e medie imprese resta per noi essenziale perché queste possano intraprendere e completare la loro trasformazione. I numeri parlano da soli e parlano chiaro. Meno del 5 per cento delle nostre piccole e medie imprese fa transazioni economiche sul web contro la media europea che sfiora il 20% e l’80% delle PMI andate fuori mercato lo scorso anno non aveva neanche un sito web. La digitalizzazione delle piccole e medie imprese è quindi sia una opportunità da non lasciarsi sfuggire, sia - al tempo stesso - l’urgenza più grande che abbiamo. Spesso la struttura delle nostre imprese non consente di avere capacità autonome per cavalcare l’innovazione, la Rete, i processi che le nuove tecnologie mettono a disposizione. Ecco perché il poter disporre di una agevolazione economica - che consenta di poter investire su competenze e
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«Spesso la struttura delle nostre imprese non consente di avere capacità autonome per cavalcare l’innovazione, la Rete, i processi che le nuove tecnologie mettono a disposizione. Ecco perché riteniamo sia fondamentale prevedere una agevolazione economica che consenta di poter investire su competenze e professionalità che coadiuvino l’imprenditore nelle attività, o per l’acquisto di nuovi mezzi tecnologici»
professionalità che coadiuvino l’imprenditore nelle attività, o per acquistare nuovi mezzi tecnologici, riteniamo resti fondamentale. Restando in tema di direzioni politiche del governo, Industria 4.0 ha visto la partecipazione di Confindustria Digitale alla stesura del documento. Quali sono gli obiettivi del piano per rendere concreta la rivoluzione digitale nel nostro Paese? L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa, come dimostrato dal 16,5 del Pil legato alla manifattura. L’obiettivo – alla nostra portata - è di far crescere questa quota fino al 20% proprio attraverso l’utilizzo delle tecnologie. Bene ha fatto, quindi, il governo – attraverso il Mise e Palazzo Chigi - ad attivare dei gruppi di lavoro, di cui Confindustria è parte ed ente promotore, per identificare una policy proprio nell’area di trasformazione manifatturiera. Il punto di partenza è alto. Le imprese italiane sono tra le più robotizzate, in termini di macchine utensili e di automazione. Il passaggio fondamentale da compiere a questo punto è di farle dialogare tra loro, interagire meglio e di più con il mercato, i clienti e i fornitori. Se utilizzando le nuove tecnologie saremo capaci di mettere al centro la conoscenza avremo grandi benefici in termini di time to market, qualità dei prodotti e di innovazione per la creazione di nuovi. Siamo pertanto molto favorevoli all’interesse del mondo confindustriale sul tema Industria 4.0. Dobbiamo però trovare la via italiana. Non possiamo seguire la lezione tedesca perché la Germania non solo è più avanti di noi ma ha una struttura industriale diversa, basata su grandi imprese. Nel nostro Paese, invece, 4milioni e 300mila aziende hanno meno di 10 dipendenti. Dobbiamo cercare e trovare quali sono i criteri e i modi con cui far fare questo salto culturale e
industriale alle nostre microimprese. Al momento abbiamo individuato tanti esempi positivi che, se messi a sistema, ci incoraggiano nel credere che ce la possiamo fare. Digitalizzazione della PA e digitalizzazione delle imprese: a che punto siamo? Quanta distanza ancora ci separa dalla media europea? Siamo ancora indietro rispetto alla media europea, anche se dobbiamo registrare negli ultimi 12 mesi dei progressi. Dal fondo della pista l’aereo si messo in moto ma ora deve decollare. Il governo con i documenti programmatici su banda ultralarga e servizi digitali ha mostrato di avere attenzione e interesse per il digitale ma occorre di più. È ormai indispensabile una politica industriale unitaria per il digitale, che acceleri sulla costruzione della rete e che veda la Pubblica Amministrazione diventare una best practice che investe su elementi abilitanti come i centri di innovazione territoriali e che incentiva la trasformazione digitale con defiscalizzazioni mirate. Ci aspettiamo che su questo obiettivo il governo venga fuori in modo determinato e convincente. Un’ultima domanda: cosa pensa dello smart working? Siamo pronti? Io direi di sì. L’Italia è da sempre il Paese più avanti nell’uso dei dispositivi mobili e lo smart working porta con sé il fatto che la gente operi in maniera autonoma, flessibile e condivisa. Siamo quindi per attitudine già pronti. Bisogna però - punto fondamentale perché questa nuova modalità trovi concreta applicazione - ammodernare e adeguare gli impianti legislativi, formativi e organizzatori a questa forma di lavoro molto ambita dai giovani perché possa essere meglio regolata.
F O CU S
Il PON Infrastrutture e Reti 2014-2020, risorsa per il Mezzogiorno L’obiettivo della politica generale di investimenti in opere infrastrutturali di trasporto riguarda da un lato le grandi opere, ma dall’altro lo sviluppo dell’“ultimo miglio”, ossia di quegli interventi minori/complementari che permettono ad un insieme di direttrici di forza di mettersi a sistema di Alessandro Panaro Responsabile Infrastrutture SRM a.panaro@sr-m.it
I
l 6 novembre 2015 a Napoli la Commissione Europea e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno presentato il Programma Operativo Nazionale (PON) Infrastrutture 2014-2020 dell'Italia. Il Programma, diretto all’efficientamento del sistema infrastrutturale delle regioni meno sviluppate, cioè Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, prevede una serie di investimenti nelle infrastrutture ferroviarie, portuali e nei sistemi di trasporto intelligenti, allo scopo di sostenere la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale, puntando ai corridoi transeuropei (Ten-T) e di sviluppare e migliorare sistemi di trasporto sostenibili, comprese vie navigabili interne e trasporti marittimi, porti e infrastrutture aeroportuali. Perseguendo le priorità dell’Unione Europea nell’ambito delle infrastrutture di trasporto, il PON intende contribuire al miglioramento delle condizioni di mobilità
delle persone e delle merci, garantendo uno sviluppo competitivo dei territori e rafforzando la coesione economica, sociale e territoriale. Il punto di partenza è un Mezzogiorno che presenta necessità e opportunità di sviluppo in tutti i settori trasportistici. Il Sud presenta bassi livelli di connettività ferroviaria al suo interno, in termini sia di estensione della rete, sia di velocità commerciale. La competitività del trasporto ferroviario delle merci è bassa e necessita di interventi di riequilibrio, mentre sul lato dei servizi di trasporto ferroviari passeggeri sono bassi i livelli di qualità percepita, a causa di scarsa accessibilità e carenza di servizi. La rete stradale si presenta come particolarmente congestionata e necessita di una riduzione dei flussi. Considerando che il trasporto aereo è previsto in crescita esponenziale nei prossimi anni, occorre un efficientamento della capacità
aeroportuale di gestione dello spazio aereo. La scarsa interconnettività dei nodi rende meno competitivo il trasporto intermodale. Le procedure doganali sono particolarmente gravose ed incerte e peggiorano la performance competitiva del sistema infrastrutturale. In risposta a queste urgenze la strategia del PON agisce attraverso azioni rivolte all’estensione della rete ferroviaria meridionale; rivolte a favorire l’intermodalità per le merci, attraverso il rafforzamento della centralità di alcuni snodi e la predisposizione di collegamenti di “ultimo miglio”; attraverso lo sviluppo della portualità, efficientando le infrastrutture portuali esistenti ed i principali nodi meridionali, con particolare riferimento all’accessibilità via mare e via terra; attraverso l’incremento dell’efficienza del sistema infrastrutturale, favorendo l’adozione di nuove tecnologie in tema di ITS (Intelligent Transport Systems)
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Tabella 1 / Piano finanziario del PON Sostegno UE
Finanziamento nazionale pubblico
Finanziamento totale
(a)
(b)
(a)+(b)
Assi prioritari
Tasso di co-finanziamento
Asse I
821.217.132
273.739.044
1.094.956.176
75%
Asse II
513.182.868
171.060.956
684.243.824
75%
Asse III
48.400.000
16.133.334
64.533.334
75%
TOTALE
1.382.800.000
460.933.334
1.843.733.334
75%
Fonte: Ministero delle Infrastrutture (importi in euro) per la gestione della domanda di traffico stradale, SESAR (Single European Sky ATM Research) per il trasporto aereo e l’introduzione dello sportello unico doganale volto a ridurre i tempi e l’incertezza per i flussi di merci. L’obiettivo, dunque, della politica generale di investimenti in opere infrastrutturali di trasporto contenuta nel PON riguarda da un lato le grandi opere, le direttrici principali, ma dall’altro lo sviluppo dell’“ultimo miglio”, ossia di quegli interventi minori/complementari (nodi ferroviari e stradali, hinterland portuali, ecc.) che permettono ad un insieme di direttrici di forza di mettersi a sistema. Al riguardo, risultano essenziali le infrastrutture nodali che implicano opere relative a porti, interporti, centri intermodali e aeroporti, assieme a piattaforme logistiche leggere nelle quali si possa coordinare l’attività di trasporto e quella di distribuzione della merce. Considerando, dunque, le criticità del sistema trasportistico nazionale e in risposta agli obiettivi, gli
interventi finanziati con le risorse saranno rivolti ad innalzare il livello di competitività del sistema attraverso il potenziamento delle infrastrutture e attrezzature portuali e interportuali di interesse nazionale, incluso il loro adeguamento ai migliori standard ambientali, energetici e operativi. In tale assetto, i principali porti e interporti Core e Comprehensive localizzati nelle regioni meno sviluppate dovrebbero occupare una posizione prioritaria. In particolare, le principali azioni del Programma tenderanno a completare progettualità non concluse nella programmazione 2017-2013 e a colmare ulteriori gap infrastrutturali quali, per i porti, l’inadeguatezza dei fondali, dei moli foranei e delle banchine, oltreché realizzare interventi per la diminuzione dei fattori di inquinamento. Altri interventi dovranno mirare al potenziamento delle Autostrade del Mare per il cargo Ro-Ro sulle rotte tirreniche e adriatiche. Altri ancora punteranno a velocizzare la lavorazione dei container in am-
bito ferroviario/interportuale. Tali interventi contribuiranno all’integrazione dei sistemi logistici locali all’interno di un layer informatico comune, a sua volta interoperabile con gli standard e l’architettura facente riferimento alla Piattaforma Logistica Nazionale. In generale si punterà a migliorare l’accesso ai servizi di trasporto da parte dell’utenza (merci e passeggeri), con iniziative progettuali che concorreranno allo sviluppo di sistemi di monitoraggio ed info-mobilità dei traffici passeggeri e merci, al fine di fluidificarne ed ottimizzarne i flussi. Nel PON sono state individuate cinque aree logistiche Integrate di interesse per la rete centrale europea: 1. Quadrante sud orientale della Sicilia 2. Polo logistico di Gioia Tauro 3. Sistema pugliese 4. Logistica campana 5. Quadrante occidentale Sicilia. La loro selezione si pone in continuità con le scelte operative della precedente programmazione e in
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14 Tabella 2 / Allocazione Finanziaria per Categorie di operazione
Asse prioritario
Settore
Importo (in EUR)
I
Ferrovie (rete centrale TEN-T)
660.849.632
I
Ferrovie (rete globale TEN-T)
87.907.500
I
Sistemi di trasporto intelligenti (compresa l'introduzione della gestione della domanda, sistemi di pedaggio, monitoraggio informatico, sistemi di informazione e controllo)
72.460.000
II
Trasporti multimodali (TEN-T)
176.498.737
II
Porti marittimi (TEN-T)
246.684.131
II
Sistemi di trasporto intelligenti (compresa l'introduzione della gestione della domanda, sistemi di pedaggio, monitoraggio informatico, sistemi di informazione e controllo)
90.000.000
III
Preparazione, attuazione, sorveglianza e ispezioni
33.750.000
III
Valutazione e studi
4.900.000
III
Informazione e comunicazione
9.750.000
Fonte: Ministero delle Infrastrutture (importi in euro) coerenza con la prima ipotesi di riorganizzazione del settore portuale e logistico, condotte in seno ai tavoli strategici (domanda, offerta e governance) le cui attività sono state propedeutiche alla finalizzazione del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica. La strategia del Programma è declinata invece in tre Assi Prioritari che ricalcano le Priorità di Investimento individuate nell’Accordo di Partenariato e sono relativi all’Obiettivo Tematico 7 “Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete”: I. Favorire la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti
multimodale con investimenti nella TEN-T. II. Sviluppare e migliorare sistemi di trasporto sostenibili dal punto di vista dell'ambiente (anche a bassa rumorosità) e a bassa emissione di carbonio, inclusi vie navigabili interne e trasporti marittimi, porti, collegamenti multimodali e infrastrutture aeroportuali, al fine di favorire la mobilità regionale e locale sostenibile. III. Assistenza Tecnica. La dotazione del PON Infrastrutture e Reti ammonta a 1,843 miliardi di euro, di cui 1,382 euro provenienti dal Fesr. La tabella 1 riporta il sostegno dell’Unione Europea suddiviso tra
gli Assi. Gli interventi finanziati con le risorse del PON saranno rivolti, dunque, al potenziamento delle interconnessioni e delle infrastrutture portuali e interportuali di interesse nazionale; anche con lo scopo principale di portare a compimento progetti non conclusi nella programmazione precedente. Il PON dunque dovrà dare nuova linfa al sistema infrastrutturale del Sud aumentandone la competitività del sistema portuale e facilitando ulteriormente le connessioni produttive e infrastrutturali con il resto di Europa. Con l’augurio sempre che le risorse vengano utilizzate in modo efficiente ed efficace. La sfida è aperta.
CO N F I N D US TRIA
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Palumbo, GI Salerno: «Un Masterplan per il Sud da solo non basta» Per il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Salerno «senza progetti imprenditoriali seri e di lunga durata» la ripresa sarà più complicata da raggiungere
di Raffaella Venerando
T
renta candeline per l’appuntamento 2015 dei Giovani a Capri: come è cambiato negli anni il Movimento e cosa resta, invece, resistente al tempo? È stato un grande “Capri” quello di quest'anno, con presenze record e tanti nuovi giovani imprenditori. Il nostro Movimento, infatti, sta vivendo una vera e propria fase di ricambio generazionale, con molti imprenditori nuovi, di prima generazione. L'importante compleanno poi ha richiamato anche tanti past president e aficionados del Movimento, che nonostante lo scarto anagrafico hanno mostrato un immutato spirito di squadra e di condivisione. Si percepiva nell'aria una grande voglia di voler fare qualcosa di concreto per il Paese. Sul tema “Sud, patrimonio d’Italia” tanto si è detto, ma fuor di retorica un imprenditore del Mezzogiorno cosa legittimamente rivendica al governo? Credo non sia il governo a creare la crescita del Paese, né tantomeno del Mezzogiorno, ma la relazione positiva tra istituzioni, banche e imprese, tra lo Stato e la società. Bisogna avere questa visione e perseguirla con determinazione. Non serve dunque un Masterplan per il Mezzogiorno senza progetti imprenditoriali "seri" e di lunga durata. Rischieremo altrimenti solo di perdere altro tempo, di sprecare altre risorse e di aggravare ancor più la patologia della questione meridionale. La Svimez ha certificato nel suo ultimo rapporto che, seppur ancora fragile, anche per il Sud si può parlare di ripresa economica. Su quali ambiti è fondamentale recuperare il gap con il resto del Paese? Si sente “positivo” guardando al futuro? La positività di visione è nel dna di un imprenditore. Senza, questo lavoro non si può affrontare. Io, poi, sono un positivo di natura e amo ciò che faccio perciò guardo sempre avanti
Francesco Giuseppe Palumbo presidente Giovani Imprenditori Confindustria Salerno con visione e fiducia. È innegabile che il Mezzogiorno d’Italia sia in ritardo rispetto al Nord, ma resto convinto che la forbice possa ridursi perché cagionata da fattori indiretti. Al Sud non mancano le eccellenze, non manca il saper fare impresa, nè la voglia di crederci; il Sud è indietro perché mancano quelle condizioni basilari di contesto - presenti al Nord - che potrebbero farci concorrere sui mercati in condizioni di uguaglianza con i nostri competitor. Nello specifico mi riferisco alle paralisi burocratiche dei nostri governi locali, alla totale assenza di infrastrutture, alla fibra ottica ancora non completamente diffusa, al costo del denaro più alto e a tutto ciò che in un Paese normale dovrebbe essere conditio sine qua non per la ripresa. È opportuno quindi che si prenda coscienza di questo. Il Mezzogiorno è patrimonio d'Italia e senza salvaguardare il Sud l'Italia non avrà mai la sua ripresa per intero.
C O N F I N DUS TRIA
PMI Day a Salerno, prove tecniche di impresa Più di centocinquanta gli studenti che hanno visitato quest’anno dieci stabilimenti produttivi del proprio territorio per conoscerne da vicino processi, storia e valori nel corso della giornata nazionale dedicata alle piccole e medie imprese di Confindustria di Raffaella Venerando
Alla MGR di Cicerale è stato in visita l’I.T.C.G “E. Cenni” di Vallo della Lucania
S
i è svolta lo scorso 13 novembre 2015, nell’ambito della XIV Settimana della Cultura d’Impresa, la sesta giornata nazionale dedicata alle piccole e medie imprese di Confindustria che per l’occasione hanno aperto le porte dei propri stabilimenti alle scuole del territorio per far conoscere, a docenti e studenti le proprie produzioni, la propria storia e i propri valori. Un appuntamento oramai consolidato di dialogo ravvicinato tra mondo della scuola e lavoro che quest’anno ha visto l’adesione di dieci
La Treofan di Battipaglia ha ospitato il Liceo Scientifico “E. Medi” di Battipaglia
Gli studenti del Liceo Classico “F. De Sanctis” di Salerno in visita alla Arti Grafiche Boccia di Salerno
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Gli studenti dell’I.T.I. “A. Pacinotti” di Scafati visitano gli impianti produttivi della Mexall Progress di Scafati
L’azienda Formamentis di Battipaglia ha aperto le porte all’I.I.S. “Besta–Gloriosi” di Battipaglia
imprese salernitane, afferenti a diversi settori produttivi, e di altrettanti istituti scolastici. Le aziende che si sono raccontate a più di centocinquanta ragazzi per diffondere la cultura di impresa in questa edizione sono state: Arti Grafiche Boccia di Salerno, Casa di cura privata Salus di Battipaglia,
Formamentis di Battipaglia, Giroauto Travel di Salerno, Mgr di Cicerale, Michele Autuori di Salerno, Rinaldi group di Giffoni Valle Piana, Mexall Progress di Scafati, Serra Marina di Laureana Cilento e Treofan Italy di Battipaglia. Gli istituti selezionati e coerentemente abbinati per affinità didattiche e prossimi-
Gli alunni dell’I.P.S.E.O.A. Alberghiero “R. Virtuoso” di Salerno accolti dalla Giroauto Travel
C O N F I N DUS TRIA
Porte aperte alla Casa di cura privata Salus per il Liceo Scientifico “E. Medi” di Battipaglia tà geografica alle imprese, invece, sono stati: il Liceo Classico De Sanctis di Salerno; il Liceo Scientifico E. Medi di Battipaglia; l’I.I.S. Besta di Battipaglia; l’Istituto Alberghiero R. Virtuoso di Salerno; l’I.T.C.G E.
Cenni di Vallo della Lucania; l’ISIS Giovanni XXIII di Salerno; l’I.I.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno; l’I.T.I. Pacinotti di Scafati e, infine, l’I.T.E. G. Vico di Agropoli. Sia le aziende ospiti, sia i docenti con i loro
A scoprire la produzione dell’olio dell’azienda Serra Marina di Laureana Cilento l’I.T.E. “G. Vico” di Agropoli
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La Rinaldi Group di Giffoni Valle Piana ha ospitato l’I.I.S. “Genovesi – Da Vinci” di Salerno
Gli studenti dell’I.S.I.S. “Giovanni XXIII” di Salerno hanno visitato la Michele Autuori
ragazzi hanno espresso ancora una volta parere positivo sull’iniziativa - organizzata a livello nazionale dalla Piccola Industria e, sul locale, dal Comitato della Piccola salernitano - rivelatasi utile ai ragazzi per vedere da vicino quello che apprendono in aula, o nei laboratori, in forma mediata e quasi distante e alle aziende per avviare un primo contatto con quei giovani che potrebbero diventare le risorse da selezionare, formare e impegnare nel futuro nel proprio progetto di impresa. Un’esperienza quindi da ripetere e intensificare per far crescere il contributo di ricchezza e valore che le imprese – specie quelle la cui storia è legata a doppio nodo con il luogo in cui operano – offrono e rimettono al territorio. Una valida occasione per mostrare in modo concreto come sia possibile – seguendo la lezione senza tempo di Adriano Olivetti - fare impresa per le persone e per la comunità territoriale, migliorando al contempo produttività, competitività e profitto e dando vita a una fabbrica «fatta per gli uomini».
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C O N F I N DUS TRIA
Team Building in cucina, primi i “rossi” I componenti della squadra rossa si aggiudicano la finale della gara ai fornelli del corso di apprendimento esperienziale basato sul cooking training, organizzato dal Gruppo GI di Confindustria Salerno in collaborazione con Gambero Rosso-Città del Gusto di Massimiliano Pallotta Segreteria Gruppo Giovani Imprenditori / Confindustria Salerno m.pallotta@confindustria.sa.it
S
i è conclusa mercoledì 25 novembre la prima edizione del corso di Team Building con formula Cooking Training, fortemente voluto dal presidente dei Giovani Imprenditori salernitani, Francesco Giuseppe Palumbo, che ancora una volta con questo percorso di apprendimento esperienziale ha inteso ribadire la centralità della formazione e del networking, quali fattori critici di successo per la nuova classe imprenditoriale. Il corso ha visto i ventiquattro partecipanti coinvolti in un interessante corso di cucina, in tre step, sotto la sapiente guida di Antonio Di Fede, Chef Executive Gambero Rosso – Città del Gusto Salerno. Dopo essersi cimentati nella preparazione di piatti apprendendo scelta degli ingredienti, modalità di cottura e mise en place, gli imprenditori partecipanti si sono sfidati in una gara a squadre per la preparazione di un menu completo. Alla presenza delle telecamere di Sky e TV Oggi, la team coach, Giuliana Saccà, che ha ideato il format della giornata conclusiva, stabilendo traccia e vincoli per la competizione, ha condotto, assieme Francesco Serravalle di Virvel-
le, le tre squadre partecipanti al momento topico dell’incontro: la presentazione dei piatti dinanzi ad una giuria presieduta da Michele Armano, critico eno-gastronomico del Denaro, accompagnato dallo chef Fabrizio Pugliese, da Lucia Scapolatiello, presidente Gruppo Alberghi, Turismo e Tempo Libero di Confindustria Salerno e Francesca Saccà, psicologa esperta di dinamiche relazionali e organizzative. I giudici hanno attentamente valutato tutte le fasi del lavoro di gruppo, focalizzandosi da un lato, sulle competenze tecniche acquisite dai partecipanti durante il percorso
e dall’altro, sulle abilità trasversali di problem solving, organizzazione, leadership e comunicazione, maturate in seno ad una più ampia logica di team working, da parte di ogni singolo gruppo. Un esperimento di formazione e networking pienamente riuscito che si è concluso con un brindisi finale, inaugurato da Pietro Andreozzi, presidente Città del Gusto Salerno che, assieme al presidente Francesco Palumbo, conferendo il cappello e il grembiule da chef alla squadra vincitrice, si sono dati appuntamento alla seconda edizione, che con l’anno nuovo non tarderà ad arrivare.
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Programma ELITE, avanti un’altra salernitana Oltre a Tecnocap e Nuceria Group, anche la Euroflex, azienda siderurgica specializzata nella produzione di tubolari, lamiere, profilati aperti e nastro da coils, prova a crescere di più grazie alla piattaforma di Borsa Italiana di Raffaella Venerando
U
n’altra azienda salernitana, la Euroflex S.p.a. di Mercato San Severino, è di recente entrata nel programma ELITE, la piattaforma di Borsa Italiana – nata nel 2012 e oggi diventata un vero e proprio network internazionale – che prepara le imprese al salto consapevole verso i mercati finanziari. Salgono quindi a quota tre le realtà industriali del territorio salernitano che hanno accettato la sfida della crescita e magari di un’eventuale quotazione in Borsa: oltre al nuovo ingresso di Euroflex, azienda siderurgica specializzata nella produzione di tubolari, lamiere, profilati aperti e nastro da coils, hanno già completato il percorso formativo la Nuceria Group di Nocera Superiore – leader nel settore delle etichette autoadesive e partner multiplant nel mondo del packaging industriale - che il tre novembre scorso ha ottenuto la certificazione e la Tecnocap di Cava de’ Tirreni, terzo produttore al mondo di chiusure metalliche utilizzate per l'imballaggio di contenitori in vetro e plastica nel settore alimentare e in quello dei prodotti per la cosmetica e la farmaceutica che ha ricevuto il certificato di ELITE ancor prima, nel 2014. Per ambedue le veterane, l’esperienza di ELITE è stata senza
dubbio migliorativa. Il Ceo del gruppo Tecnocap, Michelangelo Morlicchio, così commenta: «Il gruppo Tecnocap ha ricevuto nel 2014 il certificato ELITE a testimonianza dell’impegno e dei risultati conseguiti nel corso del programma. Un riconoscimento che certifica i risultati raggiunti in termini di rafforzamento delle competenze industriali, finanziarie e organizzative necessarie ad un ulteriore sviluppo del gruppo. Essere parte di ELITE, oltre a rappresentare un impulso determinante al miglioramento delle nostre performance competitive, è un’opportunità significativa per ampliare ulteriormente le relazioni con il mondo della finanza internazionale». Stesso entusiasmo anche nelle parole di Guido Iannone, general manager di Nuceria Group: «Abbiamo intrapreso questa avventura tre anni fa con l’obiettivo di avviare un percorso di miglioramento dei sistemi manageriali. Tutto il nostro team, con cui condividiamo l’entusiasmo di questo importante riconoscimento, è coinvolto quotidianamente in uno sviluppo organizzativo e culturale che renderà Nuceria un gruppo più competitivo, più visibile e più attraente. Il percorso in ELITE ci ha dato la possibilità di strutturare maggiormente il nostro sistema di
controllo di gestione, nonché l'opportunità anche di avviare un processo di cambiamento della nostra governance. Ci siamo dotati di un consiglio di amministrazione all'interno del quale risiede anche un membro esterno alla famiglia. Queste due aree di intervento, unitamente a numerose attività di formazione, hanno certo contribuito a rendere oggi Nuceria Group maggiormente attrattiva agli occhi dei mercati finanziari. Le sfide che provengono dai mercati internazionali impongono continue crescite che potranno essere finanziate in un prossimo futuro anche attraverso l'ingresso nel capitale di private equity». Grazie al programma ELITE, in cui si incontrano imprese, advisor e investitori, le aziende infatti hanno la concreta possibilità di andare oltre il mercato domestico, di scegliere in che modo farlo, partendo da una più approfondita conoscenza delle proprie potenzialità di business. Per meglio informare i soci sui dettagli operativi relativi ad ELITE, Confindustria Salerno ha attivato insieme a Borsa Italiana uno specifico ELITE Desk presso la propria sede in via Madonna di Fatima (rif. Marcella Villano – 089.200841; m.villano@confindustria.sa.it www.elite-growth.it).
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S TRATEGIE D I IMPRE SA
Bioplast, la qualità premia Su centoventi partecipanti a Bestinflexo, l’azienda di Fisciano è risultata prima aggiudicandosi il riconoscimento di miglior stampatore nel segmento flessografico a cura della Redazione Costozero Dall’alto le etichette che si sono classificate al primo posto e quelle che hanno ricevuto una menzione speciale
L
a qualità paga. E premia. È andato alla Bioplast di Fisciano, Salerno, il Primo Premio di Bestinflexo, manifestazione organizzata dall’ATIF - Associazione Tecnica Italiana per la Stampa Flessografica – per decretare la migliore azienda per la qualità di stampa flessografica. Bioplast, infatti, oltre a ricevere due nomination ha vinto il primo premio per la qualità di stampa in banda larga. La cerimonia di premiazione si è tenuta a Bologna lo scorso 10 novembre, il giorno precedente il Flexo Day 2015. Otto le categorie in gara, alle quali potevano essere iscritti i prodotti stampati in flessografia (dalle etichette, all’imballaggio flessibile, alle scatole in cartoncino e cartone ondulato, agli shopping bags) per un totale di centoventi aziende partecipanti. Importante il patrocinio di Assografici e di alcuni dei suoi principali Gruppi di Specializzazione che si avvalgono di questo processo di stampa, nonché il supporto di altre Associazioni di filiera e delle principali testate del settore grafico e cartotecnico trasformatore coinvolte nel progetto in qualità di Media Partner. La giuria, presieduta da Emilio Gerboni, personaggio di grandissima esperienza nel settore delle arti grafiche, era composta da tecnici ed
Gerardo Gambardella, patron della Bioplast, ritira il Premio Bestinflexo a Bologna esperti sia dell’industria grafica, sia del settore packaging, oltreché da almeno un rappresentante di buyer di prodotti stampati in flessografia. Squisitamente tecnici i parametri utilizzati come riferimento per la valutazione, ovvero la precisione del registro colore, la nitidezza di testi e immagini, la resa tonale rispetto al supporto impiegato. «Non c'è sacrificio che non venga ripagato, non c'è ambizione che non possa essere raggiunta se forte e chiara è la motivazione». Con queste parole il presidente di Bioplast Gerardo Gambardella ha ritirato il premio come miglior stampatore nel segmento flessografico. «Tale successo – ha spiegato Gambardella – si inserisce nell'ottica dei continui investimenti sia in tecnologie sempre più all’avanguardia, sia in capitale umano che Bioplast sta effettuando. Un ringraziamento va a tutta la famiglia Bioplast che rende possibili questi successi».
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Hard and Soft House, tecnologia e soluzioni innovative per le aziende Costantemente alla ricerca di nuove opportunità di business, l’azienda salernitana è partner di alcuni dei più importanti brand del settore dell’IT Technology e investe in modo continuativo nella formazione dei suoi dipendenti al fine di garantire ai clienti il massimo nell’ambito dell’assistenza tecnica e della manutenzione dei sistemi informatici di Vito Salerno
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ornire soluzioni e tecnologie informatiche avanzate per ottimizzare la gestione delle risorse, garantire la sicurezza negli ambienti di lavoro, l’archiviazione e la protezione dei dati, affiancando le imprese nel loro percorso di crescita: sono questi gli obiettivi che caratterizzano l’operato della Hard and Soft House, azienda salernitana che nel corso di oltre vent’anni di attività, grazie alla competenza e la professionalità di uno staff altamente specializzato, è diventata un punto di riferimento per diverse tipologie di imprese che operano sul territorio campano e nazionale. «Tutto è cominciato nel 1991 con una piccola attività specializzata nella vendita di prodotti e servizi legati all’informatica – spiega l’Amministratore Unico Nico Sudano – ci sentivamo un po’ dei pionieri, era l’epoca dei primi pc. Da allora, anno dopo anno, non ci siamo più fermati. Abbiamo allargato le nostre competenze e il nostro raggio d’azione.
Oggi la Hard and Soft House conta più di venti risorse specializzate e il nostro core business non include più soltanto i servizi informatici, ma spazia dalle soluzioni di stampa costruite su misura per il cliente fino agli impianti e i sistemi tecnologici avanzati come il cablaggio delle reti dati e fonia, i sistemi di sicurezza, i sistemi di comunicazione, gli impianti elettrici civili e industriali. Il nostro approccio – prosegue Sudano – è sempre orientato alla soddisfazione del cliente che accompagniamo nel suo percorso di crescita, garantendogli l’utilizzo delle soluzioni migliori costruite sulla base delle sue esigenze». Costantemente alla ricerca di nuove opportunità di business, la Hard and Soft House è partner di alcuni dei più importanti brand del settore dell’IT Technology e investe in modo continuativo nella formazione dei suoi dipendenti al fine di garantire ai clienti il massimo nell’ambito dell’assistenza tecnica e della manutenzione dei
sistemi informatici. «Questo è un altro punto di forza della nostra attività – afferma il Direttore Commerciale Michele Mincuzzi – perché, oltre all’attività consulenziale e alla fornitura di servizi, siamo in grado di garantire ai nostri clienti contratti di assistenza personalizzati per assicurare sempre il corretto funzionamento di sistemi quali server fisici e virtuali, soluzioni cloud, storage, client e reti grazie ad un servizio efficace e tempestivo. A tal proposito abbiamo avviato ormai da qualche anno la divisione aziendale HSH Service, composta da risorse specializzate e dedicata alle attività di assistenza tecnica». La sede operativa di Hard and Soft House è a Battipaglia in via SS 19 n. 31-33 – www.hshweb.it
STRATEGIE D I IM PRE SA
Fratelli Basile Interiors, un (im)pegno d’amore Da cinque generazioni la famiglia si dedica all’ebanisteria interpretando in modo autentico e personale tutto il bello del legno
di Raffaella Venerando
T
utto ebbe inizio in maniera quasi fortuita, come destino vuole in ogni grande amore che si rispetti. Anno 1830. La storia racconta di un garzone di bottega, Ascanio Basile, falegname alla corte dei Borboni. Un giovane appassionato e desideroso di imparare, che mette al lavoro ingegno, senso artistico innato e abilità acquisite per costruire - come voto d’amore qualcosa che parli di lui per sempre alla sua innamorata. Sceglie così di darsi anima e corpo alla creazione del mobilio di un’intera stanza da letto, tutta in legno, a custodia perseverante del sentimento che li unisce. Succede, però, che tanto è l’orgoglio per il lavoro fatto che Ascanio mostra a tutto il vicinato quei mobili intagliati. In molti, conquistati dalla naturale ed elegante bellezza dell’opera d’arte, chiedono ad Ascanio di farne altri, ed altri ancora, in così tanti che la sua sposa non avrà mai più quella camera da letto solo per sé. La strada dei Basile si è rivelata così, in quel tempo lontano, cinque generazioni fa. Il loro mestiere di ebanisti comincia con Ascanio, prosegue poi con un piccolo opificio di pochi metri quadrati nell’Agro-Nocerino per arrivare fino ai 25.000 mq della sede attuale di Nocera Superiore dove mani forti - dai gesti
Uno dei primi progetti Basile, datato 1860 calmi - e con un senso quasi sacro della fatica, instancabili, progettano, intagliano, intarsiano, decorano e creano mobili di legno di gran pregio perché dai nodi del tronco d’albero possa essere raccontata la vita. Un intramontabile della produzione della famiglia Basile è l’artigianato stile Ottocento napoletano ma anche il Napoleone III e il Neoclassico, realizzato seguendo le regole accademiche dell’arte classica. Ogni comò, tavolino o armadio che sia, ha racchiusa in sé la stessa grazia di una statua del Canova, lo stesso inimitabile e prezioso equilibrio. A tali linee poi nel tempo si sono affiancate quelle contemporanee, ispirate agli anni 30/40, impreziosite con materiali pregiati quali pergamena, argento,
ottoni, cammei coralli e madreperla e altre linee ancora di design che guardano al design degli anni 50/60 con giochi geometrici tra legni colorati e naturali combinati con materiali tecnologici e un design minimale, dalle forme pure e squadrate, che esalta le naturali venature del legno. Non c’è solo cura per la tradizione ma anche un’attenzione quasi genetica alla tecnologia: già nel 1860 l’insegna “Nicola Basile ebanisteria meccanica” divenuta oggi Fratelli Basile ebanisteria hi-tech – chiariva l’indole dell’azienda. Con cento macchine di ultima generazione, gli ebanisti Basile attualmente sono capaci di realizzare artigianato artistico e seriale a misura delle richieste del committente. In seno all’impresa
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Loft New York. Arredi a cura di Hebanon by Fratelli Basile. Nella foto sono presenti il Tavolo Lorsky in legno cesellato a mano, omaggio allo scultore americano degli anni '30 Boris Lovet-Lorsky della collezione Decò-ntaminazione. Riproduzione a grandezza naturale di Materia, Boccioni 1912 ad opera del maestro Domenico Palombo, in esclusiva per Hebanon. Stampe Elliot Erwitt. Madia e credenza Gallery della linea Geometry madre nel 2001 è nato – da un’idea della quinta generazione tutta giovanissima e tutta al femminile con Giovanna, Maria e Nicola Basile - il marchio Hebanon che racchiude i prodotti di alta gamma, quelli che tanto piacciono all’estero – Russia in testa – e al Sud Italia, dove ancora si vuole vestire casa con abiti che non passino mai di moda. Le donne Basile, impegnate direttamente anche come artiste in azienda perché «per saperlo vendere il mobile devi saperlo fare» oggi hanno scelto di lasciare che
il processo creativo di sviluppo dei loro mobili sia contaminato da diverse influenze, dando quindi un valore aggiunto ai prodotti, oltre che un disegno esclusivo e allo stesso tempo unico. Per le nuove cinque linee dell’azienda - presentate in anteprima a fine novembre ad Arkeda, Mostra-Convegno di Architettura, Edilizia, Design & Arredo svoltasi a Napoli – la famiglia Basile si è avvalsa della complicità estetica di designer famosi, tra cui Ilda Di Vico – l’estrosa cappellaia della Regina Elisabetta - Rita
Recupero di una vecchia fabbrica ad Orvieto. Cucina con dispensa a cabina e penisola ispirata al design industriale americano dei loft newyorkesi, N.Y. è la linea kitchen di Hebanon realizzata con selezionati tranciati a doghe di noce, ciliegio e mogano che donano un effetto dinamico alla schematica composizione
Poltrone in mogano e velluto puro cotone anni '30 con cammei cesellati a mano e cuscini in seta e Swarosky. Pavimento in terracotta colorata in pasta eseguito dai maestri artigiani di Fornace De Martino disegnato da Hebanon. Collezione Decò-ntaminazione Mazzeo e Roberto Cappelli, insieme al quale ha realizzato la linea sweden ispirata al design svedese industriale degli anni 50/60 che accosta materiali pregiati come il palissandro brasiliano a materiali high tech come il Phenix. Mobili realizzati con inserti di madreperle, cammei, oro e altri preziosi materiali animano le nuove collezioni: una minimal in cui il fulcro sono i materiali utilizzati; una ispirata alle nuove tecnologie; una terza industrial ma di elevata qualità, una quarta che ammicca all’art déco e una quinta tutta dedicata al mondo della cucina. Oggi, come all’inizio della loro storia di famiglia, i Basile rinnovano la promessa di Ascanio, trasformando quel pegno in un impegno d’amore e sposando in eterno l’arte alla armonia delle forme, alla ricercatezza dei materiali e alla poesia del legno.
STRATEGIE D I IM PRE SA
Open day in Termotech Eco a gennaio 2016, un buon nuovo inizio anno Venerdì 8 gennaio la struttura si aprirà alle aziende del territorio campano per far conoscere le sue numerose offerte, tanto in termini di analisi che di consulenza
a cura della Redazione Costozero
A
quasi quattro anni dall'inizio attività, venerdì 8 gennaio 2016, Termotech Eco apre la sua struttura alle aziende del territorio campano. Un'occasione per chi, già cliente, vuole confrontarsi sulla molteplicità di servizi che Termotech, sulla base del know-how acquisito e della competenza del proprio personale, può continuare ad offrire. Un'opportunità per le aziende che
Galleria impianti
Laboratorio caratterizzazione meccanica ancora non conoscono la realtà salernitana per rendersi conto delle numerose offerte, tanto in termini di analisi che di consulenza, con le quali Termotech si propone di sostenere le aziende del territorio in questa delicata fase di uscita dalla crisi economica. Termotech Eco srl è un Centro Tecnologico specializzato nel campo della caratterizzazione, lavorazione
e trasformazione delle materie plastiche. Dispone di una strumentazione all'avanguardia che consente di effettuare test di controllo sui materiali, accurate analisi di composizione, termiche, meccaniche e funzionali di componenti in materie plastiche e di una linea pilota per la miscelazione, il compounding e l'estrusione in lastre di materiali polimerici. Negli ultimi anni ha implementato, in sinergia con il laboratorio Chibi Lab di Pagani, il settore della valutazione del rischio chimico nel settore del packaging alimentare, con l'offerta di analisi di screening e test di migrazione e di consulenza per l'ottimizzazione dei sistemi imballaggio/alimenti,
2 6/ 27 te, e verteranno su aggiornamenti inerenti la normativa volontaria (ISO 9001 e 14001) e cogente (Dlgs 81/08 e 152/06, disposizioni su materiali a contatto con gli alimenti, regolamenti Laboratorio chimico comunitari). Nell'ambito della sicurezza i consulenti Termotech possono supportare le imprese nella valutazione dei rischi ai quali si è esposti durante lo svolgimento dell'attività lavorativa e all'individuazione delle miSala riunioni sure di prevenzione e protezione che al fine di prevenire problematiche si possono mettere in campo, con interventi che vanno dalla compiinerenti la sicurezza sanitaria dei lazione del DVR, alla formazione materiali a contatto e l’impatto obbligatoria per i dipendenti, fino ambientale degli imballaggi. In occasione dell'open day è previ- a fornire il servizio di consulenza di RSPP esterno. sta una presentazione delle attività realizzate fino ad oggi e delle Nel panorama della sicurezza aziendale un ruolo fondamentanuove offerte, che spaziano dalla Formazione alle aziende, alla con- le gioca l'utilizzo delle sostanze chimiche e in questa direzione sulenza negli ambiti Ambientale, Sicurezza, Regolamento REACH l'armonizzazione a livello comunitario delle regole di classificazione, e CLP e riutilizzo delle materie etichettatura e imballaggio delle plastiche. sostanze e delle miscele (regolaMomenti formativi e informativi mento CLP) e la valutazione più potranno essere svolti in accordo accurata degli scenari di esposicon le aziende, individuando le modalità di fruizione più adegua- zione, prevista dal regolamento
REACH, diventano cardini della gestione in sicurezza delle attività lavorative. Senza dimenticare i vincoli e le opportunità che il regolamento sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH) imporrà al mercato comunitario nei prossimi anni. Termotech Eco è attiva con un servizio di consulenza REACH e CLP. Infine, il Centro Tecnologico affianca le aziende nella gestione dei propri scarti di produzione: il know-how acquisito consente di indirizzare nella qualificazione dei materiali di scarto e nella ricerca di mercati per l’incontro tra domanda e offerta. Al fine di poter utilizzare materiali riciclati, in conformità con gli standard di qualità dei prodotti da materiale puro, si realizzano studi di fattibilità e successivo sviluppo industriale, sostenendo le aziende fino all'ottenimento del marchio di conformità ecologica "Plastica Seconda Vita", che garantisce l'identificazione, la rintracciabilità e il contenuto percentuale di materie plastiche riciclate proventi da post-consumo o da scarti pre-consumo o da loro miscele per la produzione dei manufatti o delle loro componenti. «Termotech Eco – dichiara Stefania Lima, Amministratore Termotech Eco srl - rinnova la propria candidatura a diventare il primo centro di trasferimento tecnologico del Mezzogiorno nel campo delle materie plastiche e si propone alle aziende del territorio con l'offerta di nuovi servizi di consulenza. Aspettiamo le aziende l'8 gennaio».
ED I LI ZI A IND US TRIALE
Il legno, materiale antico proiettato nel futuro A lungo dimenticato per i suoi limiti prestazionali e considerato superato, oggi rinasce diventando l'elemento strutturale preferito per le coperture di grandi superfici
Francesco Bruzio Architetto francescoflavio@gmail.com
E
cosostenibilità, energia pulita, bioedilizia, sono parole, negli ultimi anni, diventate di uso comune, frutto di un'operosa campagna di sensibilizzazione sull'ecologia e l'utilizzo di risorse pulite e rinnovabili. Anche in edilizia questi concetti, finalmente alla portata di tutti, dopo essere stati teorizzati e messi in pratica già agli inizi degli anni '70 da alcuni architetti - per citarne uno, il viennese Hundertwasser – offrono l’occasione per migliorare la qualità del comfort ambientale, il risparmio energetico, e la minor immissione di anidride carbonica nell'ambiente. Oggi si stanno utilizzando materiali alternativi per uso strutturale, che rispettano l'ambiente e si collocano a pieno nel ciclo LCA (acronimo di Life Cycle Assessment), ovvero nell'intero ciclo di vita di un prodotto: dalla pre-produzione, produzione, distribuzione, alla messa in utilizzo, manutenzione, smontaggio e riciclo. Il legno è il materiale che meglio si presta nel ciclo LCA rispetto ad altri. In passato
Muse / Particolare copertura atrio è stato utilizzato per le coperture: capriate e solai. Purtroppo, però, con l'andare degli anni gli spazi divenivano sempre più grandi, e le travi di legno, che al massimo potevano superare luci di 12 metri a causa della loro natura, vennero dimenticate a favore delle travi in ghisa prima e in cemento armato poi, che all'epoca garantivano coperture di luci superiori a 12 metri. In molti studiarono la possibilità di realizzare travi in legno con prestazioni migliori: il primo fu Leonardo Da Vinci che ideò la sovrapposizione di più tronchi giunti tra loro con una lavorazione seghettata e
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Le Albere / edilizia residenziale lato corso del lavoro e della scienza-est collegati con chiodi e staffe in ferro; da qui in poi l'intuizione di Leonardo venne ripresa da vari studiosi fino a giungere a Karl Hetzer, nel XX Secolo, che realizzò il primo prototipo di trave in legno lamellare incollato di abete, grazie al quale è possibile avere travi versatili per superare grandi luci e sorreggere carichi pesanti. Queste travi sono costituite da lamelle di legno di spessore tra i 23 e i 40 mm di altezza massima, di sezione rettangolare, che garantiscono il massimo delle prestazioni, eliminando i difetti presenti all'interno del tronco di una comune pianta. È possibile conferire a queste travi anche forme ondulate per esigenze estetiche. Inoltre il legno lamellare incollato pesa meno di 500 kg/mc, quindi è molto più leggero se confrontato con altri materiali di tipo strutturale quali acciaio e calcestruzzo. Con questa invenzione la luce - limite tanto temuto - non è più un problema ed è possibile coprire grandi superfici, come già fatto con la torre dell'Università di Zurigo, 1911, o – per citare un esempio più moderno e “vicino” - la cupola del Palasele: una copertura in legno lamellare che supera gli ottanta metri di luce. Il legno, dimenticato per i suoi limiti prestazionali e considerato supera-
to, così rinasce e diventa l'elemento strutturale preferito per le coperture di grandi superfici. L'altezza è un altro limite dimensionale, ma grazie alle continue ricerche in campo ingegneristico è stato possibile mettere a punto nuovi collegamenti in acciaio e pannelli di legno dal nome commerciale: Crosslam o X-Lam. Questi sono dei compensati di tavole, più o meno simili al multistrato dei mobili, che sovrapposti gli uni sugli altri insieme alle colle creano un elemento monolitico, solido e leggero; utilizzati insieme ai giusti ancoraggi e accorgimenti risultano talmente resistenti da poter realizzare edifici in multipiano. Uno degli studi più importanti, in questo settore, è stato realizzato dal CNR-IVALSA con il progetto SOFIE: un edifico di 7 piani costruito in X-Lam e sottoposto ad un sisma pari a 7.2 gradi della scala Richter; l'edificio, posto più volte a queste sollecitazioni, ha dato risultati eccezionali; il successo è dovuto alla leggerezza dei pannelli di legno, vale a dire 500 Kg/mc circa (1/5 del cemento armato che pesa 2500 kg/ mc), e alla duttilità delle connessioni in acciaio grazie alle quali è stato possibile dissipare le azioni sismiche. Una della fasi del progetto SOFIE è stata quella del test al fuoco, brillantemente superato, in cui un edifico in legno è stato dato alle fiamme per sessanta minuti senza collassare. L'edificio in legno multipiano attualmente più alto – 9 piani - si trova in Italia, a Milano. È però la Pyramidenkogel in Carinzia, Austria, ad avere il primato di edificio in legno più alto del mondo: alta quasi 100 metri è stata inaugurata nel giugno del 2011. Scegliere il legno nelle costruzioni ha vantaggi pratici, economici ed ecologici: si riducono i tempi di costruzione; si evitano difetti di cantiere; si progetta con più facilità;
il trasporto di componenti in legno o a base di legno, data la leggerezza del materiale, incide meno sul costo del carburante necessario ai mezzi e di conseguenza c’è una più bassa emissione di anidride carbonica in atmosfera, diversamente dagli elementi in acciaio o cemento armato che con il loro peso richiedono maggiore dispendio di energia. Produrre una trave in legno lamellare, inoltre, richiede meno sforzi di produzione e risorse a differenza delle travi in acciaio e calcestruzzo armato per le quali occorrono processi produttivi più dispendiosi, a cominciare da quella elettrica, cementifici e cave. Quest'ultime tendono ad esaurirsi lasciando enormi e vistosi squarci sui fianchi delle montagne per sempre, mentre con i boschi e foreste sostenibili gli alberi vengono ripiantati. La pianta tagliata, infine, conserva al suo interno ancora l’anidride carbonica assimilata nell'aria non espellendola. Nel ciclo LCA la pianta viene tagliata e subito sostituita con una nuova, viene lavorata, messa in produzione e alla fine del suo ciclo di vita smontata e portata in apposite aree di recupero. Il pericolo disboscamento è scongiurato in quanto questo legno è sempre a marchio FSC o PEFC, proveniente da foreste sostenibili. I tempi di crescita per i primi venticinque anni di vita sono di un metro all'anno, ed è questo uno dei motivi per cui si preferisce l'abete rispetto ad altre specie, avendo a disposizione una risorsa rinnovabile senza intaccare boschi o foreste protette. È stato realizzato anche un certificato che si applica solo alle opere realizzate con le strutture in legno e che garantisce al consumatore la qualità e la genuinità di queste opere; l'edificio certificato aumenta il proprio valore e rassicura l'utente sulla sua validità e solidità.
NO R M E E S OCIE TÀ
La “buona giustizia” per imprese e consumatori L’Italia cresce consolidando la leadership nell’utilizzo dei sistemi di ADR: secondo il “Doing business” infatti il nostro Paese, che si era attestato nel rapporto 2012 al 160° posto e nel 2013 al 140° posto, si posiziona quest’anno al 111° posto rispetto al 124° posto dell’anno scorso (riclassificato secondo i nuovi criteri) sui 189 Paesi esaminati
Marco Marinaro Avvocato Cassazionista / Membro Abf Roma info@studiolegalemarinaro.it
S
ono trascorsi due anni dalla riforma della mediazione delle controversie civili e commerciali che, nel ripristinare la mediazione obbligatoria quale condizione di procedibilità della domanda giudiziale in una serie di materie, ha riavviato un percorso per lo più letto in chiave deflativa della congestione della giustizia civile italiana. Invero, occorre ricordare che il legislatore nel reintrodurre l’obbligatorietà dopo la pronuncia di incostituzionalità della Consulta nel dicembre del 2012 per un eccesso di delega da parte del Governo, aveva stabilito un termine di efficacia a tale previsione. E ciò significa che nel settembre 2017 – in assenza di una disposizione legislativa che rinnovi tale determinazione normativa – l’obbligatorietà cesserà automaticamente essendo stata reintrodotta con un obiettivo sperimentale. Infatti si accompagna a tale limite temporale e alla scadenza del primo biennio – settembre 2015 - anche la previsione dell’attivazione su iniziativa del Ministero della Giustizia di un monitoraggio degli esiti di tale
sperimentazione. È noto che il Dicastero di via Arenula, che vigila sul “sistema mediazione”, trimestralmente pubblica i dati statistici elaborati sulla base dei dati trasmessi dagli organismi di mediazione che costituiscono la base indispensabile per un monitoraggio che non potrà tuttavia prescindere da una rilevazione e dall’ascolto e da un confronto con gli operatori oltre che con gli utenti della mediazione. Ciò che è certo è che si registra una inversione di tendenza nella crescita dell’arretrato civile proprio in coincidenza con l’avvio nel 2010 della mediazione civile e commerciale (e in particolare con la prima fase dell’obbligatorietà in vigore dal marzo del 2011). Ciò appare tanto più vero rilevando come nel 2013 – in esito alla citata sentenza della Corte costituzionale che aveva fatto venir meno l’obbligatorietà - le nuove cause crescevano nuovamente del 5,3%. Il ripristino dell’obbligatorietà (che riguarda una quota pari solo all’8% del contenzioso civile), connesso ad una revisione del modello di mediazione (introduzione della sostanziale gratuità
30/ 31 2014 sono stati introdotti anche una serie di provvedimenti diretti a sanzionare economicamente chi ricorre o resiste in giudizio nella consapevolezza di essere nel torto e lucrando sulla durata del processo. L’obiettivo di scoraggiare tattiche dilatorie da parte del debitore o, comunque, del soccombente è stato perseguito inserendo limitazioni alla compensazione delle spese giudiziali e prevedendo un ben più elevato tasso di interesse (quello previsto per le transazioni commerciali) dopo l’avvio del processo rispetto agli interessi legali. Segnali dunque positivi come quelli del primo incontro in esito al che di recente sono stati resi noti mancato accordo, necessaria in un rapporto che annualmente assistenza legale, competenza fornisce una serie di indicatori territoriale degli organismi, utili per fare impresa. Si tratta valenza esecutiva dell’accordo con dell’ormai noto “Doing business” la sottoscrizione degli avvocati, (World Bank) che, tra gli altri dati, etc.), fa segnare dopo due anni di fornisce alle imprese anche uno sperimentazione dati estremamente specifico indicatore sulla giustizia positivi: le mediazioni supereranno civile (enforcing contracts) e, sicuramente le 200.000 unità al quindi, in particolare sulla celerità termine del 2015 e il tasso di dei processi, oltre che sui costi successo tende ad assestarsi in circa necessari a tutelare in quella sede i il 50% quando le parti decidono di propri diritti. proseguire oltre il primo incontro. Ebbene, negli ultimi anni, dopo Ma ciò che appare il dato più molti anni, il rapporto segnala una significativo è la diminuzione delle interessante variazione di tendenza. nuove cause nelle materie oggetto L’Italia, che si era attestata nel di obbligatorietà preventiva che è rapporto 2012 al 160° posto e nel pari al doppio rispetto alla media 2013 al 140° posto, si posiziona di tutto il civile. Al contrario, i quest’anno al 111° posto rispetto primi dati informali sulle nuove al 124° posto dell’anno scorso forme stragiudiziali introdotte nel (riclassificato secondo i nuovi 2014 sono abbastanza deludenti: criteri) sui 189 Paesi esaminati. poche centinaia di negoziazioni Il nuovo rapporto prende in assistite nel civile (escludendo i considerazione per la prima volta buoni dati in materia di separazione tre sub-indici: tempi, costi e, novità e divorzio) e non sono tuttora noti del rapporto 2016, qualità delle arbitrati traslati in corso di causa procedure giudiziarie. verso gli Ordini forensi. Dall’esame dei dati emerge Occorre, tuttavia, ricordare che nel come, negli ultimi 5 anni, nei
primi due sub-indici si rilevi un lento miglioramento. Il netto miglioramento nella classifica dipende infatti dal terzo sub-indice introdotto dalla Banca Mondiale solo quest’anno in sostituzione del numero di procedure necessarie utilizzato negli anni precedenti, in relazione al quale l’Italia con il punteggio di 13 su 18 si attesta sopra la media dei paesi OCSE (media di 11) e della Francia e Germania (di 12). In questo caso, i ricercatori con una serie complessa di domande hanno chiesto di valutare su una scala di punteggio la qualità delle procedure giudiziali. E si può notare che l’unico indice in cui l’Italia ottiene il massimo punteggio disponibile (3 su 3) è quello della presenza delle procedure di risoluzione alternativa delle controversie e degli incentivi al loro ricorso. Non è un caso, infatti, che in questi ultimi mesi molti governi europei ed extracomunitari stiano esaminando a fondo gli ottimi risultati prodotti dal nuovo modello di mediazione italiano basato sulla partecipazione ad un primo incontro tra le parti e il mediatore. Peraltro, il definitivo avvio nel 2016 delle nuove procedure di ADR (Alternative Dispute Resolution) per la soluzione delle controversie tra consumatori e imprese allargherà ulteriormente e consoliderà il sistema italiano di mediazione (anche con un ampliamento ed eventualmente con una rimodulazione delle materie per la obbligatorietà) e di tutti quei procedimenti che in tempi rapidi, con costi ridotti ed efficacemente, consentiranno di incidere positivamente sul riallineamento del sistema della giustizia civile.
NO R M E E S OCIE TÀ
Vero Made in Italy? La garanzia del Sigillo Informatico Uno dei sistemi più innovativi per tutelare consumatori e aziende da contraffazioni e frodi è la piattaforma che offre la possibilità concreta di verificare direttamente la catena produttore–distributore–consumatore con strumenti informatici di uso comune
Pierina Di Stefano Avvocato - Studio legale D|&|D T.R.ON™ - Tutela della Reputazione ONline www.disommadistefanolegali.it
È
recentissima la notizia circa l’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Torino su presunte plurime ipotesi di “contraffazione” dell’olio extravergine di oliva italiano. In casi simili si configura il reato di frode in commercio, previsto dall’art. 515 del codice penale, che punisce con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 2.065 «chiunque, nell'esercizio di un'attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all'acquirente una cosa mobile per un'altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita». La norma prevede altresì la pena della reclusione fino a tre anni o della multa non inferiore a euro 103 se si tratta di oggetti preziosi, cioè con un valore superiore determinato dalla loro rarità oppure da ragioni storiche o artistiche. L’autore di questo reato può essere chiunque, purché agisca nell’esercizio di un’attività commerciale, ovvero in qualsiasi luogo funzionalmente desti-
nato al commercio. Non è richiesta la qualità di commerciante, per cui anche il privato agricoltore o l’artigiano che vende i suoi prodotti direttamente al consumatore può essere imputato di tale reato. Quest’ultimo può concorrere con il delitto di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.) che si realizza con la sola vendita o messa in circolazione del prodotto, indipendentemente dalla consegna, con conseguente violazione dell’ordine economico che deve essere garantito contro gli inganni tesi al consumatore. Se l’inchiesta andasse a segno, il danno all’immagine dell’agroalimentare Made in Italy potrebbe essere accompagnato da conseguenze non tanto e solo di natura penale per coloro che saranno ritenuti responsabili delle condotte fraudolente, ma anche e soprattutto di natura economica. A ciò potrebbe aggiungersi un vero e proprio colpo di grazia alla fiducia, già fragile, del consumatore medio
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La piattaforma S.I. 2.0 garantisce l’autenticazione dell’origine di un prodotto proveniente da filiere produttive non solo alimentari, ma anche artigianali, industriali, ad alto valore aggiunto e artistiche
che è sempre più scettico circa la garanzia di origine di prodotti la cui qualità dovrebbe essere esente da qualsivoglia “modifica in corso d’opera”. Come difendere allora efficacemente i consumatori e le filiere produttive di qualità dai pericoli della contraffazione e della frode? Uno dei sistemi più innovativi è rappresentato dal cd. Sistema Sigillo Informatico (S.I. 2.0), piattaforma ideata nel 2010 dall’ingegner Attilio Minafra e da Arti grafiche A. Rossi S.p.A., con il coinvolgimento di soggetti privati e istituzionali di rilievo nazionale come CNR-IMC, Università Ca’ Foscari di Venezia, IASMA, Fondazione Sapienza Innovazione. Il S.I. 2.0, nell’ottica di una tutela sia del consumatore che del produttore, ha fatto sì che si passasse dalla mera “denominazione di origine” ad una vera e propria “certificazione dell’origine e della qualità” basata su parametri oggettivi, quali analisi chimico-fisiche avanzate, e un Repository Istituzionale, gestito da un Ente Terzo, quale appunto il CNR, il quale recepisce i disciplinari precedentemente approvati dal CT-SI, Comitato Tecnico Sigillo Informatico e inoltre gestisce anche un vero e proprio registro notarile destinato a raccogliere le informazioni ed eventi ritenuti “rilevanti”
nella tracciabilità, rintracciabilità e garanzia di origine. Ma aspetto ancor più innovativo della piattaforma S.I. 2.0 è la possibilità concreta offerta al consumatore di verificare direttamente la catena produttore-distributore-consumatore con strumenti informatici di uso comune. In particolare, la copertura antifrode e anticontraffazione è data da uno strumento sicuro ed esclusivo: un’etichetta che viene applicata come un adesivo sulla confezione del prodotto e che è costituita da un materiale speciale che ne impedisce la riproduzione e la rimozione. Su tale etichetta è presente un Datamatrix - un codice standard ormai diffuso in molte applicazioni – che può essere utilizzato da un qualsiasi tool di lettura disponibile gratuitamente per smartphone, o da una webcam. Una volta letto, questo codice permette di visualizzare la “storia” in termini di tracciabilità del prodotto. È presente anche una doppia stringa numerica di 14+14 caratteri che consente di reperire, tramite l’apposita funzionalità messa a disposizione dai canali di consultazione della piattaforma, gli stessi dati forniti tramite il Datamatrix. Non esistono due etichette uguali, ovvero la produzione, di fatto, è millesimata. La piattaforma
S.I. 2.0, si badi bene, garantisce l’autenticazione dell’origine di un prodotto proveniente da filiere produttive non solo alimentari, ma anche artigianali, industriali, ad alto valore aggiunto e artistiche. Recentemente S.I. 2.0 Italia – la società detentrice dell’applicativo - ha sottoscritto con Confimprese Nord Ovest un accordo di collaborazione per utilizzare S.I. 2.0 nei futuri 22 Parchi di Eccellenze italiane come strumento per certificare l'origine di tutti i prodotti venduti all’interno di essi. Il Sigillo Informatico è richiesto per garantire l’acquirente cinese dalla contraffazione e dal falso Made in Italy. Il primo di questi Parchi allestito ad Hangzhou, con 87.000 mq di superfice commerciale e 100.000 visitatori previsti al giorno, sarà inaugurato il prossimo 18 dicembre. Non c’è dubbio che un sistema innovativo come S.I. 2.0 potrebbe rappresentare l’efficace strumento per tutelare sia il consumatore nel suo acquisto sicuro, trasparente e garantito, sia le filiere produttive italiane di qualità che di conseguenza potranno “conquistare” con la loro affidabilità i mercati esteri emergenti. Tutte le informazioni, comprese le imprese aderenti e i Progetti all’attivo, sono reperibili sul sito www.sigillo.info.
NO R M E E S OCIE TÀ
Ammissibile l’impugnazione degli atti tributari conosciuti attraverso l’estratto del ruolo La Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 19704/2015 ha finalmente fatto chiarezza su una questione estremamente controversa
Maurizio Galardo Avvocato, Studio Legale Galardo & Venturiello info@galardoventuriello.it
L
a Corte di Cassazione a S.U. con la sentenza n. 19704/2015 ha definitivamente chiarito una dibattuta questione che, negli ultimi anni, è stata oggetto di innumerevoli procedimenti di impugnazione dinnanzi sia al Giudice Tributario, sia a quello Ordinario. La fattispecie che ha dato origine alla sentenza sopra citata è la seguente: una società aveva impugnato dinnanzi alla Commissione Tributaria Provinciale una cartella di pagamento emessa da Equitalia – E.TR. Spa per Iva, sanzioni e interessi, deducendo di non aver mai ricevuto la notifica della stessa e assumendo di averne avuto conoscenza soltanto in seguito alla visione dell’estratto di ruolo rilasciato su sua richiesta dall’agente della riscossione. La CTP in primo grado rigettò il ricorso ritenendo che quella proposta, anche se formalmente qualificata come opposizione a cartella, fosse in realtà un’impugnazione dell’estratto del ruolo e, come tale, inammissibile in quanto riguardante un atto interno del concessionario. I Giudici d’appello confermarono la
sentenza di primo grado dichiarando l’inammissibilità dell’appello. Il contribuente propose, pertanto, ricorso in Corte di Cassazione, la quale preliminarmente ha ritenuto che il ricorrente avesse agito in giudizio nell’intento di ottenere attraverso l’opposizione proposta, comunque qualificata, la declaratoria di nullità della cartella emessa a suo carico in quanto non validamente notificata. Nella motivazione della sentenza, la Corte di Cassazione delinea innanzitutto la distinzione tra la nozione di “ruolo” e quella di “estratto di ruolo” chiarendo che, mentre il primo è un atto amministrativo impositivo tipico, formato sempre dall’ente impositore, con una sua precisa definizione legislativa, in quanto ai sensi dell’art. 10 lett. b) del d.p.r. 602/1973 costituisce «l’elenco dei debitori e delle somme da essi dovute, formato dall’ufficio ai fini della riscossione a mezzo del concessionario» e ai sensi dell’art. 11 del medesimo d.p.r. «nel ruolo sono iscritte le imposte, le sanzioni e gli interessi», il documento denominato “estratto
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La Suprema Corte evidenzia che se da un lato non è sufficiente la prova della “piena conoscenza” dell’atto ai fini della decorrenza dei suddetti termini, è anche vero che la mancata regolare notificazione dell’atto non può impedire l’impugnabilità dello stesso, laddove il contribuente ne sia venuto comunque a conoscenza impedendo, la mancata notifica, soltanto la decorrenza dei relativi termini di impugnazione in danno del contribuente
di ruolo” non è disciplinato da alcuna disposizione legislativa ed è semplicemente un “elaborato informatico” formato dall’agente della riscossione. Orbene, secondo la Suprema Corte l’inidoneità dell’estratto di ruolo a contenere qualsivoglia pretesa impositiva comporta la non impugnabilità dello stesso per mancanza di interesse ad agire ai sensi dell’art. 100 c.p.c.. Al contempo però la Suprema Corte ha riconosciuto l’interesse del contribuente ad impugnare il “contenuto” del documento stesso, ovvero gli atti che nell’estratto di ruolo sono indicati e riportati. I suddetti atti, ovvero l’iscrizione del contribuente in uno specifico “ruolo”, formato da un determinato ente impositore in relazione ad uno specifico credito, la relativa cartella di pagamento fondata su detta iscrizione, la notificazione della stessa e del ruolo, risultano pacificamente impugnabili ai sensi degli articoli 19 lett. d) e 21 comma 1) d.lgs. 546/1992. Ovviamente nel caso in cui tali atti siano stati validamente notificati sussiste in capo al contribuen-
te il diritto e l’onere di procedere all’impugnazione entro il termine di legge con decorrenza dal momento della relativa notificazione. Purtuttavia, evidenzia la Corte, è indiscutibile la possibilità per il contribuente di far valere l’invalidità della notifica di una cartella di pagamento della quale, a causa di questa invalidità, il contribuente sia venuto a conoscenza oltre i termini di impugnazione previsti dalla legge. La Suprema Corte evidenzia infatti che se da un lato non è sufficiente la prova della “piena conoscenza” dell’atto ai fini della decorrenza dei suddetti termini, ma è necessaria una notificazione effettuata nei modi previsti dalla legge, è anche vero che la mancata regolare notificazione dell’atto non può impedire l’impugnabilità dello stesso, laddove il contribuente ne sia venuto comunque a conoscenza impedendo, la mancata notifica, soltanto la decorrenza dei relativi termini di impugnazione in danno del contribuente. Invero una lettura costituzionalmente orientata dell’ultima parte del terzo comma dell’art. 19 del
d.lgs. 546/1992 impone di ritenere che l’impugnabilità dell’atto precedente non notificato unitamente all’atto successivo notificato non costituisca l’unica possibilità di eccepire l’invalidità della notifica di un atto del quale il destinatario sia comunque venuto a conoscenza e, pertanto, non esclude la facoltà dello stesso di far valere, appena avutane conoscenza, la suddetta invalidità, la quale impedendo la conoscenza dell’atto e quindi la relativa impugnazione, ha comportato l’avanzamento del procedimento di imposizione e di riscossione, con il conseguente interesse del contribuente a contrastarlo il più tempestivamente possibile, soprattutto nel caso in cui ne potrebbe derivare un danno risarcibile. Pertanto è ammissibile l’impugnazione della cartella di pagamento (e/o del ruolo) che non sia stata validamente notificata e della quale il contribuente sia venuto a conoscenza attraverso l’estratto del ruolo rilasciato su sua richiesta dall’Agente della riscossione e ciò senza che sia necessario attendere la notifica di un successivo atto di riscossione.
LAVORO
Agenzia delle Entrate, incarichi dirigenziali e sentenza Mascolo Per la Suprema Corte di Cassazione gli atti dei dirigenti decaduti sono validi. I funzionari, inoltre, facendo ricorso a quanto stabilito dalla Corte di Giustizia Europea, potrebbero richiedere di essere stabilizzati
Massimo Ambron Avvocato avv.massimoambron@fastwebnet.it
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a sentenza della Corte Costituzionale n. 37 pubblicata in Gazzetta Ufficiale in data 25 marzo 2015 aveva dichiarato di fatto l'illegittimità dell'attribuzione dell'incarico a circa ottocento dirigenti dell'Agenzia delle Entrate. La suddetta sentenza aveva sollevato non poche perplessità e l’annuncio da parte delle associazioni di consumatori dell’avvio di svariati ricorsi per richiedere l’annullamento degli avvisi di liquidazione di imposta e le irrogazioni delle sanzioni firmate da questi "dirigenti”. Difatti a seguito della sentenza della Consulta, alla pronuncia della Commissione Tributaria di Milano del 31 marzo 2015, si sono aggiunte le sentenze n. 1789 e 1790 del 21 maggio 2015 della Commissione Tributaria di Lecce, che hanno annullato gli avvisi di accertamento firmati da uno dei “dirigenti decaduti”. Con la recentissima sentenza n. 22800 del 9 novembre 2015 si è espressa, in-
vece, la Suprema Corte di Cassazione, la quale ha stabilito che «in base all'art. 42 dpr 600/1973 l'avviso di accertamento è nullo se non reca la sottoscrizione del capo dell'ufficio o di altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato. A seguito della evoluzione legislativa e ordinamentale sono oggi "impiegati della carriera direttiva" ai sensi dell'art. 42 dpr 600/1973 i "funzionari della terza area" di cui al contratto del comparto agenzie fiscali per il quadriennio 2002-2005 (art. 17). E - in base al principio della tassatività delle cause di nullità degli atti tributari - non occorre, ai meri fini della validità dell'atto, che i funzionari deleganti e delegati possiedano la qualifica di dirigente, ancorché essa sia eventualmente richiesta da altre disposizioni». Con la suddetta sentenza, pertanto, si è trovata una soluzione alla problematica relativa agli atti firmati dai dirigenti “decaduti”, ma persiste, e dovrà essere affrontato (e in molti si sono attivati), il problema dei
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I lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive
767 dirigenti, che a seguito della sentenza della Consulta si sono visti revocare immediatamente l’incarico dirigenziale. Si pensi che per anni gli uffici dell’Agenzia sono stati costituiti da funzionari con incarichi dirigenziali con contratti a tempo determinato succeduti in maniera reiterata nel tempo, fino alla pronuncia della Sentenza della Consulta che ha dichiarato l’incostituzionalità dell’ultima proroga, con la conseguente decadenza di
tutti i dirigenti, senza concorso. Questi ultimi, ora, potrebbero rivendicare, anche in forza della sentenza della Corte di Giustizia Europea “Mascolo” e altri del 26 novembre 2014 (III Sezione) nelle cause riunite C-22/13, C-61/13, C-62/13, C-63/13 e C-418/13 sul precariato pubblico scolastico e non, l’accertamento di un rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato o richiedere, comunque, il risarcimento dei danni per la violazione della
direttiva europea 1999/70/CE. Difatti, la suddetta direttiva, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP (ovvero nell’ordine Sindacato europeo, Confindustria europea e Associazione europea delle imprese) sul lavoro a tempo determinato, ha creato un quadro normativo per la prevenzione degli abusi derivanti dalla successione di contratti di lavoro a tempo determinato, affermando, tra l’altro, il principio di non discriminazione enunciato nella clausola 4 dell’accordo quadro, in base al quale «i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive». Come nel caso della “Mascolo” e dei precari della scuola, i contratti a termine reiterati per oltre i 36 mesi sono da considerarsi un abuso che deve essere comunque sanzionato o con la conversione del contratto da tempo determinato a indeterminato o con riconoscimento di una indennità risarcitoria.
LAVORO
La cessazione del contratto di agenzia e l’indennità all’agente Quando si conclude il rapporto di agenzia spesso si genera un contenzioso tra il preponente e l’agente derivante dalla liquidazione delle provvigioni e dell’indennità
Luigi De Valeri Ordine Avvocati di Roma studiolegaledevaleri@gmail.com
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i recente la Cassazione lavoro con la sentenza n. 19300 del 29 settembre 2015 si è nuovamente pronunciata sul contratto di agenzia regolato dagli artt. 1742 e ss. del codice civile. Il Tribunale di Salerno aveva respinto la domanda di accertamento del recesso del proprio agente in via anticipata rispetto ai sessanta mesi pattuiti presentata da un istituto bancario. La banca contestava la violazione dell’impegno assunto chiedendo la condanna al pagamento di una somma ingente derivante dal ricalcolo provvigionale a norma del mandato di agenzia e dall’indennità di mancato preavviso. Il giudice di primo grado aveva compensato interamente tra le parti le indennità sostitutive di mancato preavviso, dovute alla banca preponente in virtù della clausola pattizia di divieto di anticipato recesso e all’agente per la ravvisata giusta causa del suo recesso, fondata sul rifiuto immotivato della prima, di conclusione di due ingenti affari con due banche di credito cooperativo, andati a buon fine, con la ricaduta pregiudizievole sull’immagine professionale di quest’ultimo. L’agente aveva proposto una domanda riconvenzionale e la banca
era stata condannata al pagamento di una somma rilevante per indennità di cessazione del rapporto e bonus maturato a norma del mandato. Il giudice campano aveva escluso l’indennità suppletiva, assorbita dal calcolo più favorevole della prima indennità e ritenuto non provata la domanda risarcitoria per danno all’immagine. La Corte di Appello aveva poi confermato la sentenza di primo grado. La Corte ribadiva la correttezza dell’impostazione del Tribunale, sia per la ricorrenza di una giusta causa su cui si era basato il recesso dell’agente dal rapporto, sia per la violazione della banca preponente dei doveri di correttezza e buona fede, con la conseguente maturazione del diritto per costui all’indennità di mancato preavviso. Detta indennità era tuttavia compensabile con quella spettante alla banca in virtù del “patto di stabilità” ravvisabile nella previsione del recesso anticipato a titolo oneroso tra le parti, non integrante clausola vessatoria. Veniva escluso il carattere indebito delle somme versate dalla banca a titolo di bonus trimestrale, siccome dovute per l’attività svolta e correttamente calcolate.
3 8/ 39 Si riteneva corretta la valutazione del primo giudice di spettanza all’agente dell’indennità ex art. 1751 c.c. (in concreto più favorevole dell’indennità suppletiva di clientela prevista dall’A.E.C.) e del bonus da corrispondere in unica soluzione alla scadenza del diciottesimo mese, confermando il rigetto delle domande risarcitorie dell’agente per danno patrimoniale e non patrimoniale in quanto non dimostrati. La banca ricorreva in Cassazione e l’agente resisteva con un controricorso, contenente ricorso incidentale cui replicava la banca con controricorso. La Cassazione ha accolto il ricorso dell'istituto bancario. I giudici di legittimità hanno rilevato che l’istituto del recesso per giusta causa, previsto dall’art. 2119, primo comma c.c. in relazione al contratto di lavoro subordinato, è applicabile anche al contratto di agenzia, dovendosi tuttavia tener conto, per la valutazione della gravità della condotta, che in quest’ultimo ambito il rapporto di fiducia, in corrispondenza della maggiore autonomia di gestione dell’attività per luoghi, tempi, modalità e mezzi, in funzione del conseguimento delle finalità aziendali, assume una maggiore intensità rispetto al rapporto di lavoro subordinato. Pertanto, ai fini della legittimità del recesso, è sufficiente un fatto di minore consistenza, secondo una valutazione rimessa al giudice di merito insindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente e correttamente motivata (Cass. 26 maggio 2014, n. 11728). Ricorre l’obbligo della banca preponente nel rapporto di agenzia ex art. 1749 c.c. di agire con correttezza e buona fede nei confronti dell’agente, potendo la violazione di detti obblighi contrattuali configurare, in
base alla gravità delle circostanze, una giusta causa di scioglimento del rapporto di agenzia, in applicazione analogica dell’art. 2119 c.c., con il consequenziale diritto dell’agente che recede all’indennità ex art. 1751 c.c. in caso di cessazione del rapporto. Nessun elemento concreto di specifica violazione del suddetto obbligo di correttezza e buona fede era stato dedotto dall’agente al di là dell’affermazione della lesione della sua immagine professionale pure contraddetta dall’accertata consapevolezza degli stessi investitori, nei cui confronti si sarebbe verificata detta lesione, della mancanza di un coinvolgimento dei promotori nel recesso ingiustificato della banca, come dichiarato da una testimonianza assunta. A differenza del rapporto di lavoro subordinato - assistito da un obbligo datoriale di protezione della professionalità del lavoratore dipendente, la cui tutela è prevalente rispetto alle esigenze organizzative del datore di lavoro - sul preponente non grava un obbligo analogo di ‘‘tutela” degli interessi del procacciatoreagente attraverso la imposizione di regole di conservazione dei contratti procurati a garanzia dell’interesse (e dell’immagine) di colui che abbia concorso a procurarli. I motivi del controricorso dell’agente sono stati ritenuti infondati. Va esclusa, secondo la Corte, la natura vessatoria della clausola di stabilità quinquennale, non rientrando in alcuna delle ipotesi previste dall’art. 1341, secondo comma c.c.: non può riferirsi alle restrizioni alla libertà contrattuale nei confronti dei terzi, per la previsione di un periodo di dodici mesi di preavviso ai soli fini della possibilità per la preponente di riliquidazione delle provvigioni
in ragione del recesso anticipato dell’agente rispetto al patto di stabilità, così da computarle su quanto effettivamente spettante sulla base del trattamento economico scelto dall’agente ovvero l’erogazione provvigionale anticipata condizionata al raggiungimento degli obiettivi concordati. Neppure ricorre un’ipotesi di nullità per difetto di causa, pienamente integrata dalla corrispettività delle prestazioni rese dall’agente in correlata ragione del trattamento economico liberamente convenuto. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio alla Corte d’appello di Salerno in diversa composizione, sulla base del principio di diritto di seguito riportato. «Nel rapporto di agenzia il preponente ha l’obbligo, ai sensi dell’art. 1749 c.c., di agire con correttezza e buona fede nei confronti dell’agente, potendo la violazione di detti obblighi contrattuali configurare, in base alla gravità delle circostanze, giusta causa di scioglimento dello stesso rapporto di agenzia, in applicazione analogica dell‘art. 2119 c.c, con il consequenziale diritto dell’agente recedente all’indennità prevista dall’art. 1751 c.c. in caso di cessazione del rapporto, alla condizione della specifica allegazione e deduzione di una concreta violazione di tale obbligo, senza tuttavia che sul preponente gravi un obbligo di tutela degli interessi dell’agente attraverso l’imposizione di regole di conservazione dei contratti procurati a garanzia dell’interesse (e dell’immagine) di colui che abbia concorso a procurarli; non sussistendo, a differenza che nel rapporto di lavoro subordinato, un suo obbligo, analogo a quello del datore di lavoro, di protezione della professionalità dei lavoratore dipendente».
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LAVORO
Tirocini, la buona occasione per entrare in azienda Confindustria Salerno, attraverso una convenzione con l’Arlas, nel periodo gennaio 2014-novembre 2015 ha avviato 64 percorsi di stage presso 21 aziende socie con un esito occupazionale di circa il 30% Francesco Cotini Relazioni Industriali / Confindustria Salerno f.cotini@confindustria.sa.it
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l tirocinio (o stage) è uno strumento contrattuale previsto dal nostro ordinamento per consentire ai giovani e/o ai disoccupati di svolgere un periodo di formazione e di orientamento al lavoro presso un’azienda interessata a valutare un inserimento lavorativo. L’istituto, che non si configura come un rapporto di lavoro, è stato introdotto dalla Legge n. 196/97 (c.d. Pacchetto Treu) ed è stato poi nel tempo oggetto di diversi interventi normativi, tra i quali la Legge n.92/2012 (c.d. Riforma Fornero), l’Accordo tra governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, sancito in sede di Conferenza permanente il 24 gennaio 2013, che ne ha definito le “Linee-guida” e il D.L. 76/2013 convertito dalla L. 99/2013. Per la Campania la fonte regolatrice è il Regolamento n.9 del 2010, come modificato e integrato dal suddetto Accordo del 2013. Sulla base di tale regolamentazione si fa distinzione tra tre tipologie di tirocini: la prima, riguarda i tirocini c.d. formativi e di orientamento finalizzati alla transazione dalla scuola/università al mondo del lavoro ed è rivolta ai giovani che hanno acquisito un titolo di studio nei dodici mesi precedenti l’avvio dello stage. La durata massima per tale casistica è di 6 mesi. La seconda tipologia - tirocini di inserimento/reinserimento nel mondo del lavoro – riguarda i soggetti inoccupati o disoccupati o i lavoratori in mobilità e CIG per i quali il periodo massimo del progetto può arrivare a 12 mesi. Un’ulteriore casistica è quella in favore di soggetti disabili di cui all’art. 1, comma 1, della L. 68/1999, la cui durata massima può arrivare a 24 mesi. Il Regolamento prevede per ciascun tirocinante un’indennità di partecipazione non inferiore a 400 euro mensili e stabilisce inoltre i limiti numerici di stagisti ospitabili con-
temporaneamente dall’Azienda, rapportandoli al numero di lavoratori a tempo indeterminato in forze. Ricordiamo che per il concreto avvio di un tirocinio è necessaria la stipula di una convenzione tra l’Azienda che intende ospitare il tirocinante e uno degli enti istituzionali individuati dalla legge e identificati come soggetti promotori (Università, Centri per l’impiego, Agenzie per il Lavoro, ecc.). A tal proposito Confindustria Salerno, in qualità di ente proponente, ha in attivo da diversi anni una Convenzione Quadro con l’Agenzia della Campania per il Lavoro e l’Istruzione (ARLAS), che consente alle aziende associate di attivare direttamente lo strumento senza il passaggio diretto con l’ente promotore, semplificando così l’iter di approvazione del tirocinio. Attraverso tale convenzione, nel periodo gennaio 2014-novembre 2015, sono stati avviati 64 percorsi di tirocinio presso 21 aziende socie con un esito occupazionale di circa il 30%. Registriamo inoltre una buona propensione all’assunzione a tempo indeterminato (apprendistato incluso) al termine del periodo di stage. Tali dati testimoniano come il tirocinio sia oggi un valido strumento propedeutico all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, oltre ad essere l’occasione per acquisire competenze professionali spendibili in altre realtà lavorative, laddove il tirocinio non dovesse avere un seguito. Segnaliamo infine che è possibile avviare percorsi di tirocinio formativo anche attraverso il Programma Garanzia Giovani, per i giovani di età compresa tra i 15 ed i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessun percorso formativo, beneficiando anche di un contributo da parte della Regione.
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Efficienza energetica, la politica della Regione Campania Le azioni previste dall’ente regionale per favorire le diagnosi energetiche e l’adozione di sistemi di gestioni ISO 50001 da parte delle PMI
di Marcella Villano Servizi alle Imprese / Confindustria Salerno m.villano@confindustria.sa.it
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on l’obiettivo di promuovere un sistema produttivo sostenibile ed efficiente nell’uso delle risorse energetiche, competitivo e concorrenziale sul mercato nazionale ed europeo, e sostenere lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie “pulite” a basso tenore di carbonio, la Regione Campania, in linea con quanto previsto dalla direttiva europea 2012/27/ UE, ha definito una politica energetica che pone al centro le imprese e introduce strumenti per stimolarle a intraprendere percorsi di efficienza energetica e ottimizzazione dei processi produttivi. La delibera di Giunta regionale n. 529, pubblicata nel BURC n. 65 del 9 novembre scorso, rappresenta il primo atto operativo di questo programma cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e diretto, nello specifico, a sostenere la realizzazione di diagnosi energetiche e l’adozione di sistemi di gestione conformi alle norme ISO 50001 da parte delle piccole e medie imprese campane, non soggette agli obblighi previsti dall’art. 8 del D. Lgs. 102/14 (grandi imprese ed energivore tenute a dichiarare ad Enea entro il 5 dicembre 2015 di aver svolto la
certificazione e ad inviare, entro il 22 dicembre, la relativa documentazione). I finanziamenti saranno erogati a fronte di interventi di efficientamento energetico già realizzati, tra quelli suggeriti dalla diagnosi con tempo di ritorno economico inferiore o uguale a 4 anni, o a seguito dell’ottenimento della conformità del sistema di gestione alla norma ISO 50001. Nello specifico, in base a quanto previsto dal Programma, dovranno essere rispettati i seguenti criteri: a) il certificato di conformità dovrà essere rilasciato da un organismo terzo, indipendente e accreditato ai sensi del Regolamento (CE) n. 765/2008; b) le imprese beneficiarie, entro 30 giorni dal rilascio della certificazione, dovranno inviare alle Regioni la documentazione attestante la certificazione ed i costi sostenuti per l’attuazione del sistema di gestione ISO 50001; c) le imprese beneficiarie, entro 30 giorni dall’ultimazione degli interventi previsti nella diagnosi energetica, dovranno inviare alla Regione Campania il rapporto di diagnosi, la documentazione attestante i costi
sostenuti per svolgere la diagnosi e per l’attuazione delle azioni realizzate, nonché il verbale di fine lavori o comunicazione di inizio esercizio relativa ai suddetti interventi. Le diagnosi energetiche sono finanziate nella misura massima del 25% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di 5.000 euro, mentre le procedure di attuazione di un sistema di gestione conforme alla norma ISO 50001 sono agevolate nella misura massima del 25% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di 10.000 euro. In base alle informazioni disponibili, il costo per la realizzazione di una diagnosi è stimato tra gli 8.000 e i 20.000 euro, mentre quello per l’adozione di un sistema di gestione si attesta tra i 12.000 e i 20.000 euro. Affinché le imprese possano accedere a tali opportunità, è necessario che la Regione Campania pubblichi il bando per la selezione delle aziende, che conterrà anche indicazioni di dettaglio in merito alle procedure operative per la richiesta dei contributi. I tempi non sono ancora chiari, ma Confindustria Salerno monitorerà l’iter e fornirà puntuali aggiornamenti sull’avvio dello strumento.
F I SCO
Il nuovo limite del contante La legge di Stabilità 2016 innalza la soglia a 3000 euro per i pagamenti. La “causa” del trasferimento, come in passato, continua ad essere invece irrilevante di Maurizio Villani e Iolanda Pansardi Studio Villani avvocato@studiotributariovillani.it
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al 2016 i pagamenti potranno essere effettuati in contanti anche sopra i fatidici mille euro: a confermarlo è la Legge di Stabilità per il 2016 appena approvata dal Governo (A.S. n. 2211, assegnato alla V Commissione permanente (Bilancio) del Senato in sede referente il 29 ottobre 2015) che innalza a 3.000 euro la soglia oltre la quale scatta l’obbligo di utilizzare strumenti tracciabili, riportando l’Italia alla media degli altri Paesi dell’Unione europea, anche se dal 1° settembre 2015, i francesi, in controtendenza con quanto annunciato, hanno ridotto il limite da 3.000 a 1.000 euro. Altri Paesi, però, ad esempio la Spagna, prevedono soglie più elevate rispetto alla Francia (2.500 euro), il Belgio (3.000 euro), altri ancora, come la Germania, non ne prevedono affatto. Tra le motivazioni addotte per l’innalzamento della soglia del contante a 3.000 euro val la pena evidenziare che il tetto all’uso del contante non è utile a contrastare l’evasione fiscale
(il governo ha per ora confermato la validità dell’intervento anche in considerazione della recente introduzione del reato di autoriciclaggio in grado di esercitare un efficace contrasto al “sommerso”). Alzare il limite a 3.000 euro poi favorisce i turisti e aiuta i commercianti italiani. Restano esclusi, però, dall’incremento di tale limite gli assegni bancari e circolari, che dovranno continuare a riportare la clausola di non trasferibilità. E infatti, resteranno immutati i commi 8 e 10 dell’art. 49 del D.Lgs. n. 231/2007 laddove «il rilascio di assegni circolari, vaglia postali e cambiali di importo inferiore a euro mille può essere richiesto, per iscritto, dal cliente senza la clausola di non trasferibilità». Inoltre «per ciascun modulo di assegno bancario o postale richiesto in forma libera ovvero per ciascun assegno circolare o vaglia postale o cambiario rilasciato in forma libera è dovuta dal richiedente, a titolo di imposta di bollo, la somma di 1,50 euro». Ciò significa che il correntista potrà ancora chie-
dere all’istituto di credito il rilascio di un carnet di assegni in forma libera (senza l’indicazione della clausola “non trasferibile”). Tuttavia, per non violare le disposizioni in materia di antiriciclaggio, gli assegni “liberi” emessi non potranno superare l’importo di 999,99 euro. È probabile, peraltro, che l’effetto di tale novità sarà soprattutto di tipo psicologico: l’innalzamento del limite sarà percepito dai contribuenti come una riduzione dei controlli e della volontà di tracciare qualsiasi operazione. Il limite attualmente in vigore è pari a 999,99 euro stabilito dal cosiddetto decreto Salva Italia D.L. 201/11 (c.d. Decreto "Salva Italia", conversione effettuata con l'emanazione della L. 214/11), si tratta di importi che fino al 12/08/2011 non superavano il limite di euro 5.000,00, così come previsto dalla legge in vigore per il pagamento in contanti (D.L. 78/2010 in vigore dal 31.05.2010 ), e che dopo il 13/08/2011 non superavano il limite
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Allo sportello è possibile prelevare somme in contanti oltre i 3000 euro, in quanto con l’operazione non risulta effettuato alcun trasferimento di denaro in favore di un soggetto diverso. In buona sostanza, il presupposto della violazione è rappresentato dal trasferimento di denaro (oltre soglia) tra due soggetti
di 2.500,00 euro così come previsto dalla legge in vigore per il pagamento in contanti (art. 2 comma 4 del d.l. 138/2011). Orbene, il legislatore modifica, innanzitutto, l’art. 49, comma 1 del D.Lgs. 21 novembre 2007, n. 231 avente ad oggetto “disposizioni in materia di antiriciclaggio”. Il testo novellato della disposizione vieta «il trasferimento del denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore oggetto di trasferimento, è complessivamente pari o superiore a euro tremila…». L’unica modifica consiste, come già ricordato, nell’incremento della soglia. La violazione si realizza già qualora il denaro contante oggetto di trasferimento raggiunge la soglia di tremila euro. Sono conseguentemente consentiti i trasferimenti fino a 2.999,99 euro. La “causa” del trasferimento, come in passato, continua ad essere irrilevante. In altri termini, per importi pari o superiori a tremila euro è vietato il trasferimento, anche frazionato, di contante, di libretti di deposito bancari e postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, a meno che il trasferimento non avvenga per il tramite di ban-
che, istituti di moneta elettronica e Poste italiane spa. Inoltre gli assegni bancari e postali, gli assegni circolari, i vaglia postali e cambiari, inclusi i vaglia della Banca d’Italia, devono essere emessi con la clausola di non trasferibilità, mentre i libretti di deposito al portatore devono essere estinti, oppure il loro saldo ridotto al di sotto della soglia. Il trasferimento è vietato anche quando è effettuato con più pagamenti inferiori alla soglia che appaiono artificiosamente frazionati. Resta ferma la facoltà per ogni correntista di effettuare prelievi e versamenti dal proprio conto corrente anche oltre la soglia di tracciabilità e questo perché si tratta di operazioni tra lo stesso soggetto e non tra soggetti differenti. Ed infatti, il nuovo limite, come quello precedente di 1.000 euro, non riguarda i prelevamenti bancari. Il chiarimento è stato fornito dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana) con la circolare dell’11 gennaio 2012. Nello stesso senso ovvero che la soglia massima non deve essere applicata alle operazioni di prelevamento e/o versamento bancario si è pronunciata la circolare del 4 novembre 2011, emanata dal Dipartimento del Tesoro. Ecco che l’Associazione Bancaria Italiana ha osservato come il presupposto necessario affinché trovino
applicazione le limitazioni di cui all’art. 49 del D.Lgs. n. 231/2007 sia rappresentato dal trasferimento di denaro contante. Tale presupposto, invece, non si realizza per effetto delle operazioni di versamento e di prelievo allo sportello. Questo perché il denaro contante continua ad essere detenuto dal medesimo soggetto che, prima del versamento, lo detiene in forma liquida e dopo il versamento lo possiede quale giacenza sul conto corrente. Stesse considerazioni valgono per l’operazione inversa, cioè a seguito dell’avvenuto prelevamento. Di poi, quanto detto dall’ABI è stato poi ulteriormente confermato dalla circolare n. 2 emanata il 16 gennaio 2012 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In questo caso è possibile prelevare allo sportello somme in contanti oltre la predetta soglia, in quanto con l’operazione non risulta effettuato alcun trasferimento di denaro in favore di un soggetto diverso. In buona sostanza il presupposto della violazione è rappresentato dal trasferimento di denaro (oltre soglia) tra due soggetti diversi. A seguito dell’operazione di prelievo, invece, il soggetto interessato continua a mantenere la disponibilità della somma di denaro che, anteriormente all’operazione, era depositato sul conto corrente a lui intestato.
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Legge di Stabilità 2016, libero accesso per i professionisti ai fondi strutturali Con il maxiemendamento anche il mondo delle professioni, al pari delle piccole imprese, potrà beneficiare dei fondi strutturali FSE e FESR previsti nella programmazione negoziata per il periodo 2014/2020 Alessandro Sacrestano Tax Consultant Progetto Arcadia Srl alessandro.sacrestano@progettoarcadia.com
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emaforo verde per l’accesso ai fondi strutturali europei FSE, FESR, POR e PON da parte dei professionisti. Lo ha stabilito il maxiemendamento alla legge di Stabilità, col quale sono state recepite nell’ordinamento nazionale le aperture in tal senso prospettate dall’ex commissario Ue all’Industria, Antonio Tajani. L’anno scorso si era a lungo dibattuto su questo tema, proprio su impulso dall’ex commissario, il quale aveva lavorato per coinvolgere il più possibile i professionisti nell’utilizzazione dei fondi strutturali europei, sui quali l’Italia ha un noto problema di incapacità di spesa. In realtà non ci sono impedimenti di carattere normativo a livello europeo, tanto è vero che in vari paesi i professionisti già da tempo accedono ai fondi strutturali europei. In Italia però il problema esisteva, tanto che Ludovica Agrò - direttore dell’Agenzia per la Coesione - in una delle sue prime uscite pubbliche, aveva rivelato che sarebbero state approfondite le cause che avevano tenuto i professionisti italiani lontani dai fondi europei, individuando i problemi di carattere normativo interno o procedurale o di altro genere al fine di rimuoverli. Ampliare la platea dei potenziali beneficiari dei
Ampliare la platea dei potenziali beneficiari dei fondi Ue significa aumentare la capacità del Paese di utilizzare queste risorse fondi Ue significa aumentare la capacità del Paese di utilizzare queste risorse. Il governo sembra aver risposto con l’emendamento in argomento. Tuttavia, l’ultima parola perché le disposizioni governative si traducano in un effettivo beneficio a favore dei professionisti, spetta alle Regioni, che dovranno adeguare i propri bandi allargando la base soggettiva anche al mondo professionale. A onor del vero, anche prima delle indicazioni della legge di Stabilità, alcune Regioni (Toscana e Lombardia) avevano già autonomamente disciplinato l’estensione delle provvidenze ai lavoratori autonomi. Resta da vedere, quindi, in che modo le restanti Regioni armonizzeranno tale apertura con le proprie strategie, già ampiamente delineate nelle bozze relative ai programmi inviati a Bruxelles per il periodo 2014-2020.
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Abuso del diritto: la Cassazione si adegua alla riforma La nuova disciplina finalmente equipara l’elusione fiscale all’abuso del diritto
Marco Fiorentino Fiorentino Associati / Synergia Consulting Group marcofiorentino@fiorentinoassociati.it
L’
articolo 1 del D.Lgs. 128/2015, in attuazione dell’art. 5 della legge delega 23/2014 (il “Decreto”), ha riscritto l’istituto dell’elusione fiscale, introducendo uno specifico articolo allo Statuto del Contribuente (art. 10bis) e abrogando il vecchio articolo 37bis/600, che regolava il tema in ambito IRES. In sintesi, la nuova disciplina finalmente equipara l’elusione all’abuso del diritto, mettendo così fine anche all’enorme confusione che tale dicotomia lessicale ha generato, con danni ovviamente a carico dei contribuenti. Essa viene definita in senso negativo o meglio residuale: si qualificano come elusione tutti i comportamenti irregolari del contribuente, che non possono essere sanzionati in base ad una specifica norma di legge. Se c’è evasione, l’elusione non si realizza. Molto opportuna è la precisazione che le operazioni abusive non danno mai luogo a fatti punibili ai sensi delle leggi penali tributarie in considerazione del fatto che, in nessun caso, esse determinano infedeltà o fraudolenza da parte del contribuente. La nuova elusione, infine, riguarda tutte le imposte dirette e indirette, con
esclusione solo dei diritti doganali. Nel merito, continuano a considerarsi elusive le operazioni prive di sostanza economica e inidonee a produrre effetti significativi diversi dai vantaggi fiscali. Il Legislatore ha anche definito come possibili indici di mancanza di motivazione economica, la non coerenza delle singole operazioni con l’ambito giuridico in cui vengono calate e la non conformità degli strumenti utilizzati alle normali logiche di mercato. La struttura base dell’abuso del diritto, quindi, ricalca sostanzialmente quella dell’elusione ex art.37bis, opportunamente “rinfrescata”, per effetto dell’evoluzione giurisprudenziale e dottrinale. Venendo invece ai miglioramenti sotto il profilo della certezza del diritto, il Decreto ha riaffermato il principio comunitario della libera organizzazione del business, precisando che i contribuenti restano liberi di scegliere, tra operazioni diverse, quella che comporta un minore carico fiscale e che non si considerano abusive le operazioni aventi valide ragioni extrafiscali, non marginali, anche di ordine organizzativo o gestionale, che rispondono a finalità d’impresa o professionale. Più stringenti appaiono anche i vincoli
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Il Decreto ha riaffermato il principio comunitario della libera organizzazione del business, precisando che i contribuenti restano liberi di scegliere, tra operazioni diverse, quella che comporta un minore carico fiscale e che non si considerano abusive le operazioni aventi valide ragioni extrafiscali, non marginali, anche di ordine organizzativo o gestionale, che rispondono a finalità d’impresa o professionale
accertativi per l’Agenzia delle Entrate (AGE): essa deve indicare, in relazione alla condotta abusiva, i principi elusi, gli indebiti vantaggi fiscali realizzati, nonché i motivi per cui non ha tenuto conto dei chiarimenti eventualmente forniti dal contribuente. La condotta abusiva, infine, può essere contestata solo dall’AGE e non è più rilevabile d’ufficio dal giudice, mentre, di converso, il contribuente ha l'onere di dimostrare l'esistenza delle eventuali ragioni extrafiscali. La sopra descritta impalcatura giuridica ha già avuta una prima importante interpretazione con una recente sentenza della Cassazione (n.17175 del 26.8.15), che, intervenendo su un caso di lease back, ha statuito alcuni principi fondamentali: a) l'opzione per un regime fiscale più favorevole è del tutto conforme al principio giurisprudenziale, anche comunitario, secondo cui ognuno ha diritto di scegliere la forma di conduzione degli affari che gli permette di limitare la sua contribuzione fiscale; b) in assenza di indizi di anomalia riferiti allo schema negoziale, la scelta dell'operatore rivolta a realizzare un determinato assetto aziendale funzionale all'esercizio dell'impresa, ben può essere determinata, anche prevalentemente, dall'obiettivo di conseguire un risparmio d'imposta,
non comportando tale scelta alcun "aggiramento" delle norme fiscali, quanto piuttosto l'individuazione ex ante del regime giuridico più conveniente, in relazione al regime fiscale meno gravoso, ed è del tutto irrilevante l'elemento fondato sull'"intenzione" del contribuente; c) il fatto che l’operazione comporti un più favorevole regime fiscale della deducibilità dei costi, non è "ex se" sufficiente ad integrare la figura dell'abuso di diritto, anzi tale argomento confligge palesemente con il diritto d'impresa costituzionalmente tutelato, ed implica un'indebita invasione nella sfera delle scelte d’impresa, che non possono essere sindacate alla stregua dei criteri di opportunità e convenienza; d) il sindacato dell’AGE sussiste soltanto, ove le operazioni evidenzino caratteri di antieconomicità ed irrazionalità tali da richiedere una specifica giustificazione della condotta tenuta dall'impresa, non essendovi nell'ordinamento tributario norme che vincolino l’impresa a ricorrere a determinate modalità di effettuazione di operazioni, piuttosto che ad altre. Tutta questo quadro porta a dire che l’impresa, nel momento in cui pone in essere una operazione differente dall’ordinary course of business, deve innanzitutto verificare se tale operazione è regolata da una specifica
norma tributaria (ad esempio, CFC legislation – esterovestizione – costi non documentati – ecc.). Ove sia, sappia che l’eventuale contestazione ricadrà nell’ambito dell’evasione, con tutte le più penalizzanti norme al riguardo. Diversamente, l’ambito di censura eventuale e residuale è quello dell’abuso. In tal caso, è necessario analizzare le motivazioni economiche: se esse sono riconducibili ad una riduzione del prelievo, occorrerà verificare che lo strumento adottato sia coerente con la sua finalità (ad esempio, spostare una partecipazione per poter adottare il consolidato fiscale – trasformare la natura giuridica della società, ecc.), così da rimanere nell’ambito del legittimo risparmio d’imposta. Se invece, le motivazioni sono di natura gestionale, o addirittura extrafiscali, per sottrarsi ad ogni censura, occorrerà sincerarsi che le operazioni poste in essere, pur rimanendo lecite, non siano in realtà finalizzate a realizzare altri obiettivi (ad esempio scissione di un ramo immobiliare non finalizzato alla separazione del patrimonio, ma alla vendita a terzi della partecipazione nella beneficiaria), che determinino una modificazione del prelievo tributario. In buona sostanza, è meglio un controllo in più prima, che un contenzioso dopo.
B U S I N ES S
Prevenzione, recupero e cessione: le risposte di Alfa Recupero Crediti all’insolvenza La società campana assiste le imprese clienti partendo da un’analisi delle posizioni di credito, attraverso uno staff dedicato che predispone il piano servizi più efficace
di Antonio Campitiello Human Resources & Communication Manager Alfa Recupero Crediti
clienti qualcosa in più di un esclusivo risolutore finale». «Alfa si propone – prosegue Falcone - come partner completo per la tutela del credito. I nostri servizi contemplano: informazioni commerciali, azioni di monitoraggio e verifica dei pagamenti, soft collection, azioni Antonella Falcone (Socia), Giovanni Falcone e Luca Falcone (Amministratori) di recupero stragiudiziale e giudiziale, nonché consulenza nella cessione dei crediti. Assistiamo le imprese clienti partendo da un’aeppur farraginoso, il treno del- titolo tra le realtà italiane leader nalisi delle posizioni di credito, la ripresa economica comincia del settore. attraverso uno staff dedicato il a muoversi, richiedendo alle «Dal 1982 l’impresa creata da quale predispone il piano servizi imprese di percorrere la strada del nostro padre Agostino – spiega più efficace». La prima risposta risanamento e dell’investimento. Luca Falcone, al timone della so- alla problematica insolvenza è la Un duplice impegno che rende cietà insieme ai fratelli Giovanni prevenzione. centrali le politiche di credit ma- e Antonella - è punto di riferi«Abbiamo dato vita – continua nagement, chiamate a valutazioni mento per banche, aziende, ordini il titolare della società - ad una e decisioni di natura finanziaria, professionali, organizzazioni di piattaforma evoluta di informaamministrativa, commerciale, giu- categoria e pubbliche amministra- zioni investigate. ridica e fiscale, la cui complessità zioni per la gestione di interventi Imprese e banche possono, attrarende fondamentale il ricorso a stragiudiziali di recupero crediti. verso semplici user-id e password, strutture specializzate. Sono oltre 5000 i partner privati approfondire la conoscenza di Sul fronte dei crediti in sofferenza gestiti e più di 100 le P.A. servite. clienti potenziali e attuali, visioun ruolo di primo piano è ricoOggi, sulla base del patrimonio di nando bilanci, rapporti bancari, perto da Alfa Recupero Crediti, competenze sviluppato, ci oriensituazione patrimoniale e ogni società campana iscritta a pieno tiamo a rappresentare per i nostri tipo di dato utile a ponderare
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«Alcune tipologie di crediti possono essere oggetto di cessione – conclude Giovanni Falcone - con il duplice vantaggio di realizzare parte del pagamento atteso e di ridurre gli utili tassabili. Alfa Recupero Crediti affianca le imprese nella valutazione delle opportunità derivanti dall’istituto della cessione, individuando e condividendo il percorso più appropriato»
ce, l’azione più efficace è il recupero stragiudiziale domiciliare. Interveniamo attraverso i nostri Funzionari esattori, veri professionisti della mediazione, abili nel gestire negoziazioni face to face con il debitore, orientandolo ad un rientro dall’insolvenza. ogni scelta di credito e fornitura. Ultimate le azioni di recupero, Fidarsi è bene…». Soft collection e recupero stragiu- per le posizioni gestite con esito diziale restano ancora oggi azioni negativo, Alfa invita il partner ad autorizzare l’avvio di una fondamentali. fase giudiziale solo quando rite«Il rischio insolvenza va ridotto nuta potenzialmente fruttuosa. alla fonte – commenta Giovanni Falcone, Amministratore di Alfa Inoltre, Alfa Recupero Crediti è abilitata a certificare l’irrecuperaRecupero Crediti - seguendo bilità del credito, determinando le il cliente attraverso azioni che concilino customer care e sollecito condizioni per la loro deducibilità sul piano fiscale». al pagamento. Per le utilities, ad Altre opportunità provengono esempio, la nostra divisione soft dall’istituto della Cessione: «alcollection contatta il cliente a cune tipologie di crediti possono pochi giorni dall’emissione della fattura, informandosi con cordia- essere oggetto di cessione – conclude Giovanni Falcone - con il lità sull’avvenuta ricezione della duplice vantaggio di realizzare stessa e chiedendo un riscontro parte del pagamento atteso e di sul servizio erogato dal nostro ridurre gli utili tassabili. Alfa Repartner. cupero Crediti affianca le imprese Otteniamo il duplice beneficio della cura del cliente e della rego- nella valutazione delle opportunità derivanti dall’istituto della ceslarità dei pagamenti. Di fronte a crediti incagliati, inve- sione, individuando e condividen-
do il percorso più appropriato». Una varietà di servizi, quelli funzionali alla gestione dei crediti, che richiede un ampio ventaglio di competenze. «La nostra costante evoluzione è incentrata sullo sviluppo del personale. Nell’ultimo triennio - spiega Antonella Falcone - abbiamo incentrato la gestione delle risorse umane su processi fondamentali quali: Selezione in house, Formazione continua e Valutazione delle Performance e del Potenziale. Ogni risorsa inserita nel team Alfa è chiamata costantemente ad accrescere il bagaglio di conoscenze ed a sviluppare competenze attraverso formazione d’aula e training on the job. Centrale, in particolare per la nostra front line, lo sviluppo delle capacità comunicative e negoziali, oltre all’aggiornamento sulle norme civilistiche che disciplinano la gestione delle situazioni di credito, nonché sulle normative a tutela della privacy. Tutto risponde all’obiettivo aziendale di garantire alle imprese clienti azioni di recupero efficaci, tutelandone l’immagine e l’opportunità di nuove relazioni commerciali».
B U S I N ES S
L’efficienza indiretta del Facility Management Ottimizzare la gestione delle strutture e dei luoghi in cui operano le aziende equivale ad un miglioramento complessivo di costi, processi, risorse e tempi
Katiuscia Terrazzani Director Southern Europe per la divisione Purchasing & Cost Performance Lowendalmasaï
I
l Facility Management nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’80, durante un difficile periodo per l’economia nordamericana, che visse un radicale e repentino cambiamento: diminuzione delle barriere geografiche, maggiore circolazione delle merci e offerta più differenziata, con la conseguente evoluzione delle esigenze dei consumatori e del rapporto tra fornitore e cliente. Mutamenti che fecero crescere in modo esponenziale la competitività e che spinsero le aziende a dover ripensare ai propri processi, con una particolare attenzione all’ottimizzazione e all'efficientamento. In questo contesto divenne una chiave strategica anche la capacità di rendere flessibile e di ottimizzare la gestione delle strutture e dei luoghi in cui operavano le aziende: il Facility Management. Infatti, secondo la definizione dell’IFMA (International Facility Management Association) il Facility Management«è la disciplina aziendale che coordina lo spazio fisico di lavoro con le risorse umane e l’attività propria dell’azienda. Integra i principi della gestione economica e finanziaria dell’azienda,
dell’architettura e delle scienze comportamentali e ingegneristiche». Con il termine facility si identificano tutti gli immobili all’interno dei quali si svolge l’attività lavorativa e tutti i servizi a essa collegati e che la rendono possibile, quali manutenzione e pulizia degli edifici e degli impianti, interventi di riqualificazione, sorveglianza, protezione antincendio, e altri ancora. Una gestione efficace delle facility dovrebbe quindi essere volta al miglioramento, in termini di processi e costi, degli immobili, delle strutture e degli impianti aziendali. Si tratta di un processo continuativo, essenziale per le aziende che vogliono mantenere un certo grado di competitività nel mercato. L’IFMA ha identificato tre macro aree che fanno parte del Facility Management: - servizi all’edificio, che racchiudono tutte le attività utili per il mantenimento dell’immobile, degli impianti e delle strutture. Obiettivo di questi è garantire il funzionamento dello spazio all’interno del quale opera l’azienda, in linea con la normativa vigente in tema di sicurezza, utilizzo dell’energia e igiene;
50/ 51 - servizi allo spazio, il cui scopo è di fare in modo che lo spazio dove si lavora sia correttamente organizzato per supportare l’azienda nello sviluppo della propria attività, facilitando i processi di comunicazione, circolazione delle informazioni e socializzazione; - servizi alle persone, i quali si riferiscono a un’area molto ampia che include, ad esempio, la ristorazione, la sicurezza, l’igiene ambientale. Le aziende tendono a esternalizzare la gestione di tutti, o parte, di questi servizi. Un approccio vincente se si considera che sul mercato sono ormai presenti numerosi fornitori in grado di offrire elevate competenze settoriali, flessibilità e copertura territoriale. Un’azienda, prima di avviare l’ottimizzazione del Facility Management, deve quindi effettuare una valutazione strategica di quali siano i servizi da ottimizzare rispetto ai costi e alle risorse, analizzare le esigenze dei propri clienti interni (dipendenti, ecc.), per supportare efficacemente il core business, e infine coordinare tutti i servizi, ottimizzando e re-ingegnerizzando i processi. Un progetto di ottimizzazione del Facility Management inizia generalmente dalla mappatura dei servizi, dei fornitori in uso e dei relativi contratti, per comprendere se i costi e i livelli di servizio sono allineati con le esigenze e le aspettative dell’azienda. Ad esempio, in alcuni casi potrebbe essere utile effettuare una localizzazione dei possibili fornitori, in quanto fondamentale a livello operativo che questi si trovino nella stessa area geografica in cui opera l’azienda, oppure, al contrario, se l’azienda è distribuita su più sedi, l’esigenza
potrebbe essere quella di coinvolgere un general contractor, in grado di offrire servizi differenziati su tutto il territorio, con lo stesso livello qualitativo e di costo. Prendiamo il caso reale di un’azienda che opera nel mercato del fashion retail, per la quale è stata eseguita un’attività di ottimizzazione del Facility Management per l'area delle pulizie. L’azienda possiede circa 160 negozi sul territorio italiano e si appoggia a circa 70 fornitori locali, con livelli di costo molto diversi tra loro. Il progetto è stato suddiviso in 2 fasi, perché i cambiamenti a livello del Facility Management, seppur non strettamente legati al core business, non vanno mai sottovalutati: infatti indirettamente possono generare inefficienze che hanno poi un impatto anche sull'attività principale dell’azienda. Durante la prima fase, si è proceduto alla mappatura del servizio che i fornitori esistenti erogavano, con un’analisi del suo livello e dei relativi costi. Sulla base dei risultati ottenuti, si è proceduto con la standardizzazione dei livelli di servizio - ove possibile - e quindi con la rinegoziazione dei contratti con i fornitori in essere. Questa prima fase di 2 mesi è stata propedeutica per la successiva valutazione di altre realtà presenti sul mercato, che fossero in grado di gestire i servizi di pulizia dell’azienda con una maggiore efficienza e un minor costo. Sono stati coinvolti circa un centinaio di fornitori tra locali e nazionali. A seguito di un’approfondita analisi e qualificazione dei vendor coinvolti e dell’avvio della gara, il servizio è stato affidato a un unico fornitore a livello nazionale, scelta che ha permesso all'azienda
di migliorare notevolmente processi e costi. Inoltre, questa attività è stata un'occasione per consolidare le operazioni ordinarie relative al servizio di pulizia e per ridefinire quelle straordinarie, con un re-design del processo di monitoraggio dei servizi. L’implementazione del nuovo fornitore è stata graduale: si è partiti dal Nord Italia e, solo dopo un follow-up positivo sull’inserimento del nuovo vendor nei vari punti vendita della zona, si è passati all’implementazione del Centro, poi del Sud e infine delle Isole. L’intero processo di questa seconda fase, dalla gara alla progressiva introduzione del nuovo vendor localmente, ha visto l’azienda coinvolta per circa 5 mesi. Sul perimetro preso in considerazione da questo progetto l'azienda ha ottenuto circa il 24% di economie. Risulta quindi evidente che si possono ottenere buoni risultati da un progetto di ottimizzazione del Facility Management. Se quindi è vero che non è un'attività core per le aziende, ha però un’importante ricaduta sul business nel momento in cui un'efficace gestione dei servizi impatta direttamente sui clienti interni ed esterni all'azienda. Va anche considerato che il Facility Management non è un mero strumento per tagliare dei costi, ma per gestire in modo efficiente un insieme di attività basilari per il corretto funzionamento dell'azienda, con un conseguente efficientamento di costi, processi, risorse e tempi di gestione. Un progetto di Facility Management genera efficienza indiretta che si riversa positivamente sulla produttività e reattività dell’azienda all’interno del mercato.
IN TERN AZ IONALIZ Z AZ IO NE
Italia e Tunisia: la comunicazione oltre gli stereotipi L’edizione 2015 del Premio Euromediterraneo, svoltosi lo scorso 17 settembre presso la sede della Stampa Estera a Roma, promosso dall’Associazione Italiana di Comunicazione Pubblica e da Confindustria Assafrica & Mediterraneo, ha acceso i riflettori su due video che, pur originati da situazioni diversissime, sono accomunati dalla stessa volontà di valorizzare l'identità nazionale anziché beni e servizi o luoghi
Ely Szajkowicz Responsabile Informazione e Comunicazione Confindustria Assafrica & Mediterraneo news@assafrica.it
L
e imprese italiane hanno finora costruito la propria strategia di internazionalizzazione e quella, correlata, di comunicazione, essenzialmente su prodotto e qualità, due elementi che si sono affermati come efficaci strumenti di competitività e di BrandItalia. Se dunque il prodotto restava, anche in termini di comunicazione, il principale vettore del BrandItalia, il 2015, contrassegnato da una serie di eventi straordinari che stanno modificando gli assetti politico-economici dell’area mediterranea in particolare (dal raddoppio del Canale di Suez alla crisi della Grecia, dagli attentati in Tunisia all’IranDeal per citarne alcuni), sta cambiando anche la comunicazione istituzionale dei Sistemi-
Bardo: La culture de la vie pour vaincre celle de la mort
Paese, Italia inclusa, alla prese con situazioni ed eventi tali da far raffreddare gli investitori più audaci e flussi turistici che cambiano i Paesi di destinazione. L’ultimo video in ordine cronologico che va in questa direzione è “New Egypt, Old Friends”, lanciato sul web ai primi di novembre dalle autorità egiziane, che devono fronteggiare le ricadute degli attentati che stanno indebolendo l’attrattività turistica e industriale del Paese. Un video istituzionale di ottima fattura, in cui un testo letto da una voce fuori campo fa da collante tra le interviste ai Ministri economici e dell’Industria e le riprese ai siti produttivi e a quelli turistici. Un video cioè a struttura “classica”, fondato su elementi oggettivi,
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Italy the Extraordinary Commonplace
Egypt: New Egypt, Old Friends / QCPTV.com molto piacevole ma assai distante, in termini di empatia, da una nuova comunicazione di “crisi” che ci viene da Tunisia e Italia e che invece pone le persone al centro del messaggio istituzionale. L’edizione 2015 del Premio Euromediterraneo, svoltosi lo scorso 17 settembre presso la sede della Stampa Estera a Roma, promosso dall’Associazione Italiana di Comunicazione Pubblica e da Confindustria Assafrica & Mediterraneo ha infatti acceso i riflettori su due video che, pur originati da situazioni diversissime (il sanguinoso attentato in due luoghisimbolo della cultura e della democrazia tunisina in un caso e una perdurante crisi economica nell’altro) sono però accomunati dalla stessa volontà di valorizzare la propria identità nazionale anziché beni e servizi o luoghi. Sono infatti operai, restauratori, insegnanti, musicisti, medici e altre categorie di lavoratori e professionisti ad esprimere, proprio dal Bardo, in prima
persona e senza voci fuori campo, la loro idea di cultura della vita per contrastare la cultura della morte, trasformando a loro volta il Museo nel simbolo stesso della determinazione del paese nel proseguimento del percorso verso la democrazia. Il video nasce da un’idea di Ouided Bouchmaoui, Presidente dell’UTICA, la “Confindustria” della Tunisia, che insieme ai sindacati e ad altre due componenti della società civile ha costituito il Quartetto che il 10 dicembre riceverà il Nobel della Pace per aver portato un dialogo interno al Paese che ha evitato la guerra civile. Una intuizione che ribadisce, anche attraverso la comunicazione, se mai ce ne fosse bisogno, la centralità dell’industria, “madre di democrazia e sviluppo nelle società nazionali” come amava ripetere il Sen. Pedini, primo presidente di Assafrica. Gli stessi elementi ritornano anche nel bellissimo video del Ministero dello Sviluppo economico, “Italy Extraordinary Commonplace” che “smonta“ gli stereotipi e i luoghi
comuni del nostro Paese, che troppo spesso appannano il BrandItalia, per valorizzare invece l’eccellenza dell’industria italiana e i suoi talentuosi innovatori. Un video e una campagna di comunicazione che compie anche un grande salto culturale a favore dell’internazionalizzazione delle imprese italiane che lavorano sui mercati esteri, dove l’italiano non è certo la lingua di lavoro: il video, privo di narratore, ma ricco di gradevoli giochi di parole ad alto impatto emozionale, è infatti interamente in inglese. Un salto culturalmente importantissimo, che supera la tradizionale comunicazione istituzionale, per accostarsi ad una visione in cui anche il nostro Paese promuove i suoi talenti. Così come fanno le Delegazioni che arrivano in Italia da Paesi le cui economie sono in via di trasformazione. E, in ultima analisi, quasi una implicita ammissione che il nostro Paese sta cercando la sua nuova identità sociale, economica e industriale. Buon 2016, Italia. #lavoltabuona
S I CU R E Z Z A Settore ricerca, certificazione e verifica osservatorio della sicurezza a cura della Direzione Centrale Programmazione, Organizzazione e Controllo
Lavori in prossimità di linee elettriche aeree Fondamentale è la distanza di sicurezza che non deve permettere contatti diretti o scariche pericolose per le persone
di Giovanni Luca Amicucci INAIL Ricerca, DIT, Lab. Apparecchiature e Impianti Elettrici e Elettronici
L’
avvicinamento alle linee elettriche aeree MT o AT può causare infortuni anche senza contatto. Tali infortuni coinvolgono, in prevalenza, lavoratori che utilizzano mezzi/ attrezzature con parti che possono avvicinarsi alle linee, come gli operatori edili e di ingegneria civile che lavorano in cantieri prossimi alle stesse. I mezzi coinvolti sono carrelli elevatori, betoniere con bracci articolati per il calcestruzzo, o autogrù. Per i lavori in vicinanza di linee elettriche è necessario adottare procedure di sicurezza specifiche. I riferimenti legislativi sono gli artt. 83 e 117 del Testo Unico (D.Lgs. 81/2008 e ss.mm.ii.), e i riferimenti normativi sono il punto 6.4.4 della EN 50110-1:2013 e il punto 6.4.4 della CEI 11-27:2014, IV Ed. L’art. 83 del Testo Unico riguarda i lavori che si svolgono in vicinanza di parti attive. Tali lavori (che di solito non sono elettrici) non possono essere eseguiti se ci si trova a distanze inferiori ai limiti dell’Allegato IX al Testo
Unico, salvo che vengano adottate disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi. Sono idonee le disposizioni contenute nelle norme citate. L’art 117 del Testo Unico riguarda i lavori che si svolgono in vicinanza di parti attive nei cantieri. Per tali lavori, ferme restando le disposizioni dell’art. 83 e le norme tecniche, si deve rispettare almeno una delle seguenti precauzioni: a) mettere fuori tensione e in sicurezza le parti attive per tutta la durata dei lavori; b) posizionare ostacoli rigidi che impediscano l’avvicinamento alle parti attive; c) tenere in permanenza, persone, macchine operatrici, apparecchi di sollevamento, ponteggi ed attrezzature a distanza di sicurezza. La distanza di sicurezza non deve permettere contatti diretti o scariche pericolose per le persone, tenendo conto del tipo di lavoro, delle attrez-
zature usate e delle tensioni presenti e comunque non deve essere inferiore ai limiti dell’Allegato IX o a quelli risultanti dall’applicazione delle norme citate. Le sanzioni a carico del datore di lavoro e del dirigente per le violazioni dell’art. 83 o dell’art.117 sono l’arresto da tre a sei mesi o l’ammenda da 2.740,00 a 7.014,00 euro. Le norme consentono la possibilità di effettuare lavori a distanze inferiori ai limiti dell’Allegato IX solo in casi specifici e nel rispetto di opportune procedure. Per comprendere quando, è necessario richiamare alcune definizioni. Il lavoro a distanza minore o uguale alla distanza DV (Tabella A.1, CEI 11-27) da parti attive accessibili (anche se fuori tensione) di linee e di impianti elettrici è definito lavoro elettrico, in quanto espone il lavoratore a rischio elettrico, sia che operi direttamente su tali parti attive, sia che svolga lavori di qualsiasi natura in loro prossimità [CEI 11-27, punto 3.4.2].
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Il lavoro svolto a distanza minore di DA9 (Allegato IX, Testo Unico) e maggiore di DV da parti attive accessibili di linee e di impianti elettrici (costruzione, scavo, pulizia, verniciatura, ecc.) è definito lavoro non elettrico [CEI 11-27, punto 3.4.3]. Se il lavoro è svolto a distanza maggiore o uguale a DA9 da parti attive non protette o non sufficientemente protette allora può ritenersi senza rischio elettrico significativo [CEI 1127, punto 1], a condizione che il limite DA9 sia rispettato. Ciò posto, il punto 6.4.4 della Norma CEI 11-27 permette di derogare al limite DA9 se i lavori compresi tra DV e DA9 sono svolti: 1) soltanto da PES (persona esperta in ambito elettrico) o PAV (persona avvertita in ambito elettrico), allora come misura di sicurezza occorre adottare una procedura per evitare di invadere la zona interna a DV e non è necessario compilare piani di lavoro, di intervento, ecc.; 2) anche da PEC (persona comune, che non è esperta né avvertita), allora come misura di sicurezza una PES svolge azione di supervisione o sorveglianza (la sorveglianza può essere svolta anche da PAV) e non è necessario
compilare piani di lavoro, di intervento, ecc.; 3) soltanto da PEC, allora, se l’attività comporta mezzi/attrezzi il cui uso dà luogo al pericolo dovuto soltanto all’altezza da terra nei confronti di una linea elettrica sovrastante, come misura di sicurezza è sufficiente fare in modo che l’altezza da terra di tali mezzi/attrezzi (compresa quella di una persona e degli attrezzi/mezzi da lei maneggiati) non superi: • 4,00 m se la linea è in BT o MT (≤ 35 kV); • 3,00 m se la linea è in AT (>35 kV). Se si devono superare tali altezze o si devono eseguire lavori in cui il pericolo non è dovuto soltanto all’altezza da terra nei confronti della linea elettrica sovrastante (ad es. lavori con gru, macchine con bracci, sistemi di elevazione, ecc.) allora è necessario predisporre un documento di valutazione delle distanze e delle altre condizioni di sicurezza. Per tale documento il datore di lavoro si rivolgerà ad una persona competente di sua fiducia o ad una PES o ad un professionista esperto nell’applicazione della CEI 11-27. L’altezza della linea rispetto a terra è quella progettata e attuata in fase
di costruzione. Però, se ci sono stati riporti successivi di terreno, accumuli di raccolto o altro, le altezze effettive potrebbero non essere più quelle nominali e, nel dubbio, è preferibile farle valutare da un esperto. Nei cantieri si deve considerare anche l’art. 117 del Testo Unico e, fermo restando quanto visto, occorre, in via preliminare, valutare, mantenendo un sufficiente margine di sicurezza, se, nelle condizioni più sfavorevoli ragionevolmente prevedibili, sia possibile tenere in permanenza persone, mezzi, macchine operatrici, apparecchi di sollevamento, ponteggi e altre attrezzature a distanza DV. Qualora ci sia pericolo di invadere la zona prossima delimitata da DV occorre mettere in atto mezzi (ostacoli, blocchi, gioghi, ecc.) tali da impedire l’accesso alla zona prossima, oppure far mettere fuori tensione e in sicurezza la linea elettrica accordandosi con il gestore della stessa. Nel cantiere si deve conservare la documentazione relativa ai provvedimenti attuati tra quelli sopra descritti. La EN 50110-1 raccomanda che il sufficiente margine di sicurezza richiesto sia valutato tenendo conto dei possibili movimenti dei conduttori (per temperatura o eventi atmosferici), del tipo dei mezzi e degli operatori (PEC) impiegati nei cantieri. Se l’attività di cantiere prevede l’utilizzo di mezzi/attrezzi il cui uso comporta pericoli dovuti soltanto all’altezza da terra, nei confronti di una linea elettrica sovrastante, è sufficiente fare in modo che l’altezza da terra di tali mezzi/attrezzi (compresa quella di una persona e degli attrezzi o mezzi da lei maneggiati) non superi i valori di cui al punto 6.4.4, comma 3), della CEI 11-27 (4 m per linea BT o MT e 3 m per linea AT) nel qual caso non è necessario predisporre documentazione.
R I C E RCA
Plastiche biodegradabili, le conquiste del DIIn dell’Ateneo salernitano La ricerca del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno è molto avanti nello studio per la realizzazione di prodotti di largo consumo a basso impatto ambientale. Studiati, in particolare, i materiali, le tecnologie di lavorazione e la velocità di biodegrazione
Roberto Pantani Professore Associato di Principi di Ingegneria Chimica Dipartimento Ingegneria Industriale Università di Salerno rpantani@unisa.it
C
on l'avvento dei polimeri biodegradabili sul mercato i manufatti in plastica, tradizionalmente visti come potenzialmente inquinanti, hanno avuto una possibilità di rivalsa presentandosi come “eco-friendly”. Da una parte, infatti, i polimeri biodegradabili non devono essere conferiti in discarica, dall'altra possono essere ottenuti da materia prima rinnovabile, e quindi non consumano risorse fossili. La ricerca ha viaggiato su questi materiali su binari diversi da quelli dell'industria: nei laboratori di tutto il mondo si sono analizzate le notevoli proprietà dei polimeri biodegradabili, combinando la caratteristica di biodegradazione con le peculiarità di additivi in grado di conferire caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche e ancora più attraenti. Tuttavia i trasformatori di materie plastiche si sono dovuti rapidamente
scontrare con gli aspetti negativi di questi materiali: proprietà meccaniche insoddisfacenti, costi elevati, difficoltà di lavorazione con le tecnologie tradizionali. Le proprietà speciali ottenute nei laboratori di ricerca sono spesso risultate inadatte per la realizzazione di articoli biodegradabili di elevato consumo. Nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Salerno (DIIn) si sta compiendo un considerevole sforzo verso lo studio dei polimeri biodegradabili per applicazioni di largo consumo. In un recente numero speciale di Journal of Applied Polymer Science dedicato al Manufacturing (ossia alla realizzazione di oggetti) di polimeri biodegradabili con proprietà avanzate (http://onlinelibrary.wiley.com/ doi/10.1002/app.v132.48/issuetoc), ben tre articoli scientifici e l'editoriale
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Andamento del modulo elastico in funzione della temperatura. Se al PLA viene aggiunto il 30% di amido con plasticizzante tradizionale (glicerolo), il modulo diminuisce rapidamente con la temperatura (il materiale rammollisce se riscaldato). Se invece si usa amido plasticizzato con olio alimentare esausto, il modulo è più alto a temperatura ambiente e si mantiene alto anche durante il riscaldamento
sono stati presentati da ricercatori del DIIn. Questo fatto testimonia l'interesse verso la tematica e verso le ricerche portate avanti nel DIIn. Le linee di ricerca, da me coordinate, sui polimeri biodegradabili si articolano su diversi temi. Vediamo alcuni esempi. 1. Studio dei materiali di partenza, con il duplice obiettivo di migliorare le proprietà e di ridurre il costo Presso il Polymer Technology Group (www.polymertechnology. it) del DIIn è stato ospitato nel primo semestre del 2015 un formando di una nota azienda, leader nel campo della plastica biodegradabile, per analizzare l'effetto di fibre vegetali sulle
proprietà di processo e di utilizzo di nuovi compositi completamente biodegradabili. Un'altra ricerca recente ha riguardato l'utilizzo di olio alimentare esausto (residuo da fast-food) come plasticizzante per l'amido termoplastico da usare poi come additivo nell'acido polilattico (PLA). Questa ricerca persegue da una parte l'obiettivo di utilizzare un potenziale inquinante che deve essere correttamente smaltito, dall'altro di ottenere un materiale plastico biodegradabile (l'amido termoplastico) a basso costo, da aggiungere al PLA. 2. Tecnologie di lavorazione Negli ultimi anni l'esperienza sulle tecnologie di trasformazione
sviluppata presso il Polymer Technology Group si è messa al servizio dei materiali plastici biodegradabili per ottimizzare le condizioni di processo al fine di minimizzarne la degradazione che causa perdita di proprietà. Parallelamente, si sono selezionate tecnologie di trasformazione particolarmente adatte al processo di questi materiali. Un esempio è lo stampaggio di schiume polimeriche. La pressa ad iniezione presente nel laboratorio (una pressa convenzionale da 70ton) è stata modificata in modo da poter iniettare nel cilindro di plastificazione un gas ad elevata pressione (ad esempio azoto). Il gas viene miscelato al polimero
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R I C E RCA
Andamento della perdita di peso del PLA in acqua. Se al PLA viene aggiunto 1% di additivo per il controllo della biodegradazione, il materiale risulta estremamente più stabile in presenza di acqua, pur restando biodegradabile e compostabile
durante la rotazione della vite, e la miscela polimero/gas compresso viene iniettata nella cavità. Il gas espande durante il processo e il manufatto che si ottiene presenta una superficie compatta ma una parte interna schiumata, ossia piena di cavità dell'ordine di 0.1mm. Lo stampaggio di schiume è particolarmente interessante per i polimeri biodegradabili: da una parte si riesce a risparmiare sul materiale a parità di volume (il peso può diminuire fino a circa il 30% rispetto al pezzo compatto), senza grosse perdite di proprietà meccaniche; dall'altra parte la presenza di gas fa aumentare la fluidità della plastica, consentendo l'iniezione a pressioni o a
temperature più basse. 3. Controllo della velocità di biodegradazione Questo aspetto della ricerca sui polimeri biodegradabili è particolarmente rilevante. In effetti, la caratteristica di biodegradabilità non è di per sé necessariamente un vantaggio: il vero beneficio è la preservazione delle caratteristiche per un tempo compatibile con l'utilizzo e poi la scomparsa del materiale a tempi più lunghi, conciliabili con lo smaltimento successivo. Nel corso degli studi effettuati in questi anni sono stati selezionati presso il DIIn additivi assolutamente eco e bio-compatibili in grado di regolare la velocità di degradazione del PLA. Questi
studi sono uno dei punti di forza del progetto Smartvase che ha vinto di recente la StartCup Campania 2015, classificandosi primo fra i 66 progetti selezionati fra quelli proposti da tutti gli Atenei della Campania. Il progetto Smartvase, presentato dai ricercatori del Polymer Technology Group del DIIn e del Dip. di Farmacia dell'Università di Salerno (http:// www.smartvase.unisa.it), ha proposto un vaso per piante che ha una durabilità confrontabile con i vasi tradizionali prima dell’interramento, ma che è compostabile una volta interrato. Questo progetto concorrerà nel mese di dicembre 2015 al Premio Nazionale Innovazione.
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ARTE
“Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole” Organizzato da Parallelo 42 Contemporary Art, in collaborazione con il Museo Michetti di Francavilla al Mare (11 novembre 2015 – 20 febbraio 2016). Protagonisti con le loro opere cinque “sognatori inarrestabili” provenienti da Italia, Cina e Turchia di Antonello Tolve Art Critic / Independent Curator Professor at the Academy of Fine Arts in Macerata
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ensiero visivo che sorvola il luogo comune, che bypassa i sentieri paludosi di una società dell'uguale, l'arte è luogo di risveglio, sentiero la cui potenza evoca chiarezza, profondità, senso di appartenenza ad un'idea comportamentale altamente esposta al sogno delle potenzialità umane, dove la perennità di valori acquisiti nel passato si proiettano nel futuro con un potenziale che dice più di quanto esprime. Ad un uguale privo di fantasia l'arte risponde, da sempre, con l'impegno di rigenerare un percorso alternativo, di mortificare le ripetizioni aride del quotidiano e di pungere lo sguardo dello spettatore con lo spillo della creatività, di una atmosfera che condanna la sterile malizia, che spinge oltre i bordi della seduzione vuota e frivola, oltre ogni conciliazione o legittimazione con lo stato delle cose. L'arte risponde infatti a una esigenza che spazza via il disegno di una umanità totalmente condizionata e pianificata (Adorno) dalle oscenità della commercializzazione e asseconda il sogno di un risveglio costruttivo, portando l'uomo verso il recupero della propria coscienza e della propria individualità. Seguendo questo quadro critico, “Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole /With his feet resting heavily on Clouds”, evento organizzato da Parallelo 42 Contemporary Art, in collaborazione con il Museo Michetti di Francavilla al Mare (e che si inserisce nell'ambito del progetto Arte&Gusto), propone l'atteggiamento di una squadra di artisti – Burçak Bingöl, Fabrizio Cotognini, H.H. Lim, Enrico Pulsoni e Aslı Sinman Kutluay – il cui modo di procedere è basato sulla meraviglia, sul desiderio di lottare contro la mancanza di entusiasmo, di appassionare lo spettatore per portarlo in un luogo ospitale, la cui ospitalità offre e garantisce
Un'opera di H.H. Lim anticorpi utili a leggere il mondo in cui sono costretti a vivere. Dopo un primo appuntamento denominato DO UT DES (durante il quale cinque artisti sono stati invitati in una residenza settimanale a riflettere sull'Abruzzo, sui suoi luoghi e sulla sua storia), questo nuovo incontro che si terrà negli spazi del Museo Michetti di Francavilla al Mare (in provincia di Pescara dall'11 novembre 2015 al 20 febbraio 2016), mira a creare un secondo percorso estetico che unisce Italia, Cina e Turchia mediante una serie di sognatori inarrestabili – e «sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole» ha suggerito Ennio Flaiano nel suo Diario degli errori (1976) – che si svincolano dalla seduzione del male e mettono in campo una potente operazione archeologica, alla ricerca di quanto è sepolto e dimenticato dalla società dei consumi, per illuminare e foraggiare il senso della verità totale in un presente che offre problemi tutt'altro che risolti.
S A LU TE
EXPO 2015: la delusione di un clinico della nutrizione Indiscutibile il successo di pubblico e le tante scolaresche in visita, ma di “cibo vero” se ne è visto troppo poco
Giuseppe Fatati Presidente Fondazione Adi (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica)
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l 7 Ottobre si è tenuta a Milano la presentazione della 15° Edizione dell’Obesity Day, giornata nazionale ideata nel 2001 dall’ADI con l’intenzione di orientare l’attenzione dei mass-media, dell’opinione pubblica e anche di chi opera in sanità, da una visione estetica dell’obesità ad una salutistica. Nel comunicato stampa dell’iniziativa è stato specificato che l’obesità ha ormai i caratteri di una vera e propria epidemia mondiale. Sembrerebbe che i costi diretti per l’obesità in Italia siano pari a 22,8 miliardi di euro ogni anno e che il 64% di tale cifra venga speso per ospedalizzazione. L’opinione pubblica, e anche parte del mondo medico, hanno una visione superficiale del problema. É opportuno quindi riaffermare che l’obesità necessita di interventi e di team ben strutturati. Fatte queste considerazioni, la sede scelta per la conferenza stampa di presentazione non poteva che essere EXPO visto che “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” era il tema della manifestazione. Su una pagina ufficiale (http:// www.expo2015.org/it/cos-e/il-tema) si leggeva: «Expo Milano 2015 è l’occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c’è ancora chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 20102012), dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e al troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per obesità o sovrappeso)…Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita sostenibili… per trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse. La riflessione sul Tema si trasforma anche in un momento di condivisione e di festa, grazie a incontri, eventi e spettacoli da vivere in compagnia della mascotte Foody e degli allegri personaggi che la compongono…». Al termine della conferenza ho fatto un giro tra i padiglioni
e, come clinico della nutrizione, purtroppo, sono rimasto deluso. Indiscutibile il successo di pubblico con le tante scolaresche vocianti, indiscutibile la simpatia dei pupazzi. Gente vestita da chicco di caffè, cetriolo gigante, melanzana, cicogna e barattolo di sale. Sembrava di essere a Euro Disney. All’ingresso di alcuni padiglioni file sostanziose. Sono stato informato che la Moldavia proiettava costantemente i balletti popolari della sua terra, le Maldive vendevano attrezzature per fare le immersioni e la Malaysia omaggiava il Moto GP che, ogni anno, si disputa nel circuito di Sepang. Il legno dominava ovunque. La struttura del padiglione giapponese era una griglia tridimensionale in legno, costruita con una fusione di tecniche tradizionali, analisi strutturali moderne e metodo di tensione compressiva in cui i singoli elementi sono collegati con sistemi di aggancio e giuntura per ottenere un sostegno resistente anche ai terremoti, frequenti in Giappone. Per la facciata del padiglione brasiliano «è stato utilizzato il sughero – ha spiegato l’ingegnere Luisa Basiricò dello studio Mosae – materiale ancora poco usato, proveniente dal Portogallo e che segue un processo sostenibile anche per la produzione». Gli alberi sono stati sempre definiti sostenibili e rinnovabili, anche quelli tagliati. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stato l’odore di olio fritto di diversi tipi che imperversava e il numero di visitatori con il “cartoccio” in mano e la bocca piena di una salutare frittura. Qualcosa che non ha funzionato. Nella mia testa più dubbi che certezze. Tutti mangiavano e tutti invitavano a mangiare. Il neuromarketing alimentare era esasperato e le scolaresche continuavano a sciamare festose. Con buona pace della fame del mondo e dei paesi poveri. Ma il tema dell’EXPO non doveva essere “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”? All’uscita non ho potuto fare a meno di pensare che siamo tutti fritti!
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Inverno e pelle: come intervenire Utili e semplici consigli per ripararci dai danni della stagione fredda
Antonino Di Pietro Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it / www.istitutodermoclinico.com
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urante l’inverno la pelle deve affrontare molti agenti: freddo, vento, neve e l’aumento dell’inquinamento. Questo porta alcune problematiche, tra cui una maggiore secchezza dell’epidermide dovuta all’evaporazione più intensa dell’acqua, un deficit nutritivo causato dal rallentamento della microcircolazione e ad esempio la couperose creata dal passaggio da ambienti freddi ad ambienti riscaldati che produce nei vasi sanguigni effetti continui di vasodilatazione e di vasocostrizione. Il risultato è un invecchiamento precoce della pelle, che richiede quindi cure più costanti e attenzioni maggiori verso quei gesti che quotidianamente si compiono per la detersione e l’idratazione della pelle. Le primissime difese ci vengono fornite da frutta e verdura che contengono sostanze in grado di migliorare l'elasticità dei tessuti, contrastando le conseguenze del freddo. Tra gli alimenti più utili per la pelle c'è il kiwi, ricchissimo di vitamina C, di grande importanza per la produzione di collagene, una proteina strutturale che rende la cute levigata ed elastica. Altri frutti importanti per l’epidermide sono le arance, per il loro notevole contenuto di vitamina C, e i frutti di
bosco (mirtilli, ribes nero, lamponi) che, grazie alla grande presenza di flavonoidi e antocianosidi, combattono le alterazioni del microcircolo, principale causa di secchezza cutanea e couperose. Fra le verdure amiche della pelle ci sono invece peperoni verdi, zucche, cavoli e pomodori. La pelle deve inoltre essere sempre accuratamente pulita senza esagerare con i lavaggi ma scegliendo detergenti poco schiumogeni che aiutino a nutrire la pelle. Il freddo inoltre interferisce anche con il ricambio delle cellule morte che si depositano sullo strato superficiale dell’epidermide, ostruendo i pori e conferendo un aspetto opaco. Per ridare luce alla pelle e riconquistare un bel colorito una volta al mese si può ricorrere a soft peeling con alfa o beta idrossiacidi (molto delicati). Infine, nei mesi più freddi è consigliabile utilizzare sieri e creme rigeneranti contenenti fospidin, glucosamina, vitamina E e flavonoidi. Non bisogna trascurare infine le labbra, evitando la loro disidratazione. Gli sbalzi termici e l’abitudine ad inumidirle con la lingua le mette a serio rischio di screpolature e irritazioni. Sono molto utili i balsami a base di cere, vitamina F e C, fospidin che andrebbero applicati più volte al dì nelle giornate più umide e fredde.
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B O N TO N
Crisi o non crisi, datemi un pinzimonio Il Natale vero deve avere un buon sapore: regalate un cesto di limoni, una torta fatta in casa o dei biscotti genuini se volete far felice il prossimo
Nicola Santini Esperto di galateo, costume e società ph/Christian Ciardella
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nutile scervellarsi nell’eterno dilemma “regalo-utile-regalo-dilettevole”, men che meno appellarsi alla famosa frase che a Natale basta il pensiero, perché qui risiede il festival dell’ovvietà. In realtà il pensiero è una delle cose più difficili da decifrare e apre una forbice non poco complessa: o si azzecca in pieno, o non si azzecca affatto. Una cosa è certa: se il pensiero non è sincero si vede e si sente. Si vede nei regali costosi se pensando che basti una cifra importante per toglierselo, il pensiero, e si vede in quelli più modesti se si spera di non finire sul lastrico alla disperata ricerca di qualcosa di originale. L’originalità, poi, è un obiettivo con possibilità di riuscita talmente bassa, che di questi tempi, in cui uno più o meno può comprarsi di tutto se non tutto, a me dice una cosa sola: se non ce l’ho, è perché non lo voglio. Ripassino: sarebbero da evitare, a meno che non si abbiano certezze assolute, i profumi, perché o si compra quello che uno usa già o si rischia che il regalo resti a far polvere; la biancheria intima, perché a quella ognuno ci pensa da solo e gli oggetti per la casa, che poi rischieremmo di non vedere mai esposti perché non necessariamente nelle corde di chi li riceve. Cosa resta? I sapori. Per me con quelli difficilmente si sbaglia: basta vedere cosa i nostri amici e familiari servono sulle loro tavole, i dolci e i biscotti preferiti e agire di conseguenza. Chi ha tempo può confezionare personalmente un regalo: cosa c’è di più buono di una torta fatta in casa, dove il pensiero è il tempo che si dedica a chi la riceverà, di una scatola di biscotti, non importa se imperfetti o di una bella e soffice pagnotta di pane casalingo? Per me il Natale è quello.
Sarò poco fashion, sarà che oggi tutte le voglie commerciali sono a portata di click, ma nulla mi commuove di più di una ricerca fatta col cuore e con le mani. Non sapete cucinare o non avete tempo? Andate dai nuovi gioiellieri, ossia i verdurai biologici: chi si presenta alla mia porta con un cesto di limoni o un pinzimonio che sa di terra e non di frigorifero troverà sempre un posto a tavola. Con quel che costa la verdura oggi, poi, a nessuno passerà per la testa che sia un regalo cheap. L’affetto, per me, passa anche per il palato: prodotti della terra di origine per chi non ci vive più, fanno subito casa; quelli della propria terra messi in valigia per chi va in visita sono una bandiera di scambio di tradizioni e culture. L’allegria che mi dà aprire una dispensa piena di barattoli che portano un po’ di estate anche in inverno, con i pomodori, le salse o le olive raccolte in autunno, o le marmellate, non c’è scatola azzurra o arancio per cui vedo uomini e donne in coda nelle vie del lusso in grado di equipararla.
NUMERO 06
NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Il potere del dono
F I N I S TE RRE
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Pier Paolo Pasolini, a quarant’anni dalla sua scomparsa Scrittore, regista, poeta ma anche atleta – ala destra – e tifoso di calcio, del suo Bologna: un omaggio insolito e fuori campo a un grande indimenticato del Novecento italiano Alfonso Amendola Docente di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali Università degli Studi di Salerno
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ier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla sua scomparsa. Si è scritto tanto sugli ultimi giorni dello scrittore e regista friulano. Il film di Abel Ferrara, ad esempio, indaga nel profondo i giorni che precedono la fine del grande poeta, insistendo sul tessuto biografico, sulla geografia degli incontri, sui dialoghi amicali e materni. Senza tralasciare una continua riflessione verso le sue produzioni rimaste incompiute e datate 1975: il “Teopornokolossal” con Eduardo De Filippo, il romanzo atrocemente “politico” di “Petrolio” e il suo film di lacerante bellezza “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. E proprio dedicato a quest’ultima opera (violenta, “inguardabile”, estrema e al contempo “necessaria”) è stato l’omaggio che molte città hanno voluto proporre il 2 novembre (data nella quale nel 1975 veniva trucidato sul litorale di Ostia Pier Paolo Pasolini). Rivedere in sala e in condivisione collettiva la pellicola restaurata e integrale di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” - grazie alla Cineteca di Bologna e da CSC Cineteca Nazionale, in collaborazione con Alberto Grimaldi - è stato un potente choc che ancora una volta ha ridonato la grandezza di un amato/odiato Pasolini. “Salò” è un potente “tradimento” del lavoro letterario iperbolico e razionalista del Marchese de Sade “tradotto” in parodia, sberleffo e provocatoria allegoria (la Repubblica Sociale è un pretesto per narrare la brutalità assoluta del potere, di ogni potere). L'ultimo film di Pasolini è un continuo assalto all’innocenza dello sguardo dello spettatore. Un film - nato dalle letture di magistrali francesi quali Lacan, Barthes, Blanchot, Deleuze, Klossowki e indirettamente Foucault - è un vero e proprio precipizio che non ammette pietà o redenzione. La depravazione, il sadismo la
violenza reiterata, la mortificazione dei corpi sono di un ritmo crescente e sempre più massacrate. La perversione del potere è un’inquietante prospettiva che Pier Paolo Pasolini lascia ai posteri. Ma c’è un altro capitolo che riguarda la realizzazione di questo film. E che non tocca i canoni estetici o quelli strettamente produttivi o narratologici. Un capitolo che avvicina il vissuto e il privato emozionale di Pier Paolo Pasolini. Ossia il suo amore per il calcio. Il 16 marzo del 1975 due équipe cinematografiche si sfidano in un’originalissima partita di calcio. Scendono in campo due squadre che nello stesso periodo stanno realizzando due film epocali. Da un lato “Novecento” (capitano in panchina Bernardo Bertolucci) e, appunto, “Salò o le centoventi giornate di Sodoma” (capitano e giocatore Pier Paolo Pasolini). La squadra di Bertolucci vince. Pasolini, rabbioso, lascia il campo… Una piccola parentesi per ricordare in modo diverso Pier Paolo Pasolini. Ma si badi per lui il calcio non era un aspetto secondario. Anzi, il calcio era atto vitale… sia come atleta (ala destra il cui soprannome era “stukas”) e sia come tifoso (la sua Bologna). Senza dimenticare che Pasolini identificava il calcio come un vero e proprio “linguaggio”. Il calcio come spazio segnico abitato da prosatori e poeti (Mazzola e Rivera, su tutti). Oltre ad essere ultima, straordinaria “rappresentazione sacra del nostro tempo”. A dare forza sostanziale alla nostra riflessione una dichiarazione dello stesso Pasolini. In una lunga intervista sulla “Stampa” rilasciata ad Enzo Biagi alla domanda “Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?” la risposta è chiara e immediata “Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri”.
LI B R I / H OME CINE MA
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a cura di Raffaella Venerando
a cura di Vito Salerno
Il più e il meno di Erri De Luca
Non essere cattivo di Claudio Caligari
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al libro: «Ho saputo da me che per scrivere bisogna stare sgomberi, sfrattati, come alloggi in cui arrivano le storie, a carovane zingare in cerca dello spazio di nessuno». Nello spazio di centoquarantaquattro pagine Erri De Luca torna a scrivere di sé, del suo passato, dei suoi ricordi Feltrinelli Pagine: 144 più intimi, dei suoi amoPrezzo: 13,00 euro ri, delle sue passioni di ieri e di oggi come paradigma del tempo e delle scelte di una vita. Prima su tutte la scrittura. Fin dalle prime righe dichiara la sua necessità di scrivere per sentirsi libero. All’indomani di un’insufficienza scolastica avuta per un tema fuori degli schemi, per lo scrittore arriva la scoperta, l’epifania del suo destino: «Avevo saputo quel giorno la notizia certa che la scrittura era campo aperto, via di uscita. Poteva farmi correre dove non c’era un metro per i piedi, mi scaraventava al largo mentre me ne stavo schiacciato sopra un foglio. Sono uno che si è messo a scrivere da quel giorno, per forzare le chiusure intorno». Il più e il meno sono segni della contabilità, della partita doppia dare/avere. In questo romanzo riguardano lo scorrere del tempo. Il Più è già arrivato, era un vento di corsa alle spalle spingendo innanzi, sparecchiando tavole, sfrattando inquilini, stringendo appigli e libri. Il Più è stato giovane e indurito come un callo. Il Meno governa il presente e mantiene quello che dice. Il Meno è sobrio, risoluto perché deve condurre fino in fondo.
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uesto bellissimo film è l’ultima pellicola, uscita postuma, di Claudio Caligari, regista poco conosciuto ma di culto per un certo cinema underground, spentosi poco dopo aver terminato il montaggio di “Non essere cattivo”. Il lungometraggio, prodotto da Valerio Mastandrea, è ambientato nella Ostia degli anni Novanta e i protagonisti sono Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), due ragazzi poco più che ventenni e amici da sempre, ma che potremmo definire addirittura “fratelli di vita”. Una vita fatta prevalentemente di eccessi: notti in discoteca, macchine potenti, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi ma hanno anime decisamente diverse, entrambi alla ricerca di una loro personale affermazione. L'iniziazione all'esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio col tempo inizia a desiderare una vita nuova: incontra Linda (Roberta Mattei) e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente verso l’abisso. Si ritrovano qualche tempo dopo e Vittorio cerca di coinvolgere l'amico nel suo lavoro. Cesare, dopo qualche resistenza, accetta: sembra finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta la ex di Vittorio, Viviana (Silvia D’Amico), sognando di costruire con lei una famiglia. Ancora una volta, però, il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Nonostante le continue cadute dell’amico – e anche a dispetto delle discussioni con Linda su questo punto – Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare insieme al futuro con occhi nuovi.