ANNO 4 - N.3 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2013 - PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO
IL CASO
Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 15- n.6- Giugno 2013 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616
Editoriale
Caprotti ha ragione di Angelo Frigerio
La lunga lettera di Bernardo Caprotti al Corriere della Sera ripropone temi già noti a tutti. La sua Esselunga “deve difendersi dalla Pa (pubblica amministrazione) in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda. Tassata al 60% non è più minimamente libera di scegliersi i collaboratori (la signora Fornero ha garantito i anche soggetti assunti in prova)”. E cita le lungaggini e i tempi necessari per aprire un punto vendita in Italia: dagli otto a quattordici anni, sino al caso estremo di Firenze (44 anni). Problemi e situazioni ben note a chi fa impresa in Italia. Per questo occorre al più presto porre mano ad una radicale rivisitazione di tutte quelle norme che regolano i rapporti fra gli imprenditori e lo Stato. Ma quali sono le cose da fare? Ne basterebbero due, ovvero: snellimento delle procedure per la realizzazione di progetti industriali (in Svizzera in otto mesi si costruisce un capannone) e riforma del lavoro introducendo una reale flessibilità per venire incontro alle esigenze produttive delle aziende. Già con queste due operazioni potremmo ristabilire le distanze che ci separano dagli altri paesi europei. La creatività e l’intelligenza non sono mai mancate agli imprenditori italiani. Come pure il coraggio di affrontare le situazioni più difficili e ardite. Ma oggi non bastano più. In un contesto internazionale sempre più aggressivo la par conditio delle regole risulta essere fondamentale. E’ un monito al Governo. Qualunque esso sia.
COM’È DIFFICILE FARE IMPRESA, IN ITALIA Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, scrive al Corriere della Sera. E attacca: pubblica amministrazione, burocrazia e politica Riportiamo di seguito una lettera che Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, ha inviato al Corriere della Sera lo scorso 10 settembre. Caro direttore, ho letto il bell’articolo del professor Ricardo Franco Levi sul Suo giornale dell’8 settembre. Non posso che ringraziarvi per le lusinghiere espressioni usate nei riguardi di Esselunga e del sottoscritto. Tuttavia vorrei permettermi un’osservazione. Le tre aziende scelte dall’autore non costituiscono un campione appropriato. Mettere Esselunga - e dunque me - accanto ad Armani e Luxottica è azzardato. Meglio sarebbe stato scegliere Ferrero. Esselunga è una piccola azienda, piccolissima nel suo settore, è solo una multiprovinciale, non ha un centesimo di attività fuori dai confini nazionali. Ove Luxottica, coi suoi centri di produzione in Cina, i suoi 6.000 negozi sparsi nel mondo è un gigante vicino al quale noi non possiamo stare. Del pari Armani, che è un genio a livello mondiale, con investimenti grandiosi anche fuori dal suo campo d’origine. Noi dunque siamo un’azienda di qui, una multiprovinciale che neppure riesce ad insediarsi a Genova o a Modena, per non dire di Roma ove io poco, ma i nostri urbanisti si sono recati forse 2.000 volte in dodici anni nel tentativo di superare ostacoli di ogni genere, per incontrare adesso il niet del nuovo sindaco del quale si può dire soltanto che è un po’ «opinionated». Noi, diversamente da Luxottica, Ferrero, Pirelli, Squinzi, Bombassei, Calzedonia, siamo un’impresa al 100% italiana (Pirelli, credo, italiana al 17%). E come tale un’impresa che deve difendersi dalla Pa (pubblica amministrazione) in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda. Tassata al 60%, non più minimamente libera di scegliersi i collaboratori (la signora Fornero ha «garantito» anche i soggetti assunti in prova), Esse-
INTERVISTA A GIUSEPPE MACHIAVELLI
Un imprenditore “machiavellico” Socio storico della fondazione, Giuseppe Machiavelli racconta la sua storia. A pagina 2
Bernardo Caprotti
lunga si trascina. Porta ancora avanti vecchi progetti, cose nelle quali, incredibile dictu, si era impegnata ancora al tempo delle lire. Per realizzare un punto vendita occorrono mediamente da otto a quattordici anni. Ma per Legnano ventiquattro; mentre a Firenze forse apriremo l’anno prossimo un Esselunga di là d’Arno, una iniziativa partita nel 1970! Così, ultimamente, abbiamo cancellato ogni nuovo progetto. Ecco, caro direttore, la pallida risposta di un’azienda che di problemi ne ha troppi, che si avventura ogni giorno in una giungla di norme, regole, controlli, ingiunzioni, termini, divieti che cambiano continuamente col cambiare delle leggi, dei funzionari, dei potenti. Uno slalom gigante con le porte che vengono spostate mentre scendi. Un’azienda affondata nelle sabbie mobili italiane. Oberata da un esiziale carico fiscale atto solo a sostenere tutto ciò che nel paese è sovvenzionato. Cioè quasi tutto. Diversa-
mente da Armani e Luxottica che hanno «creato», noi abbiamo soltanto cercato di dare un po’ di eleganza, di efficienza, di carattere ad un mestiere assai umile. A livello internazionale ciò ci è riconosciuto. Ma nel paese non siamo ben accolti. E per soprammercato facciamo un mestiere che nel nostro stranissimo paese è politico. Perché? Perché sono «politici» i due più grandi operatori nazionali. Fuori non riescono neppure a capirlo. Ma sono tante le cose che gli stranieri non possono capire di noi, di un paese che se fosse rimasto libero e normale avrebbe potuto andare chissà dove. Imprenditori straordinari fecero nel dopoguerra aziende straordinarie. Ma gli imprenditori sarebbero poi diventati tutti incapaci, a meno che non se ne fossero andati ad operare altrove. Ma noi non possiamo. Peccato non si possa dire: «hic manebimus optime». Bernardo Caprotti
LA TERZA EDIZIONE DELLA “SUMMER SCHOOL”
RAGAZZI “IMMISCHIATI” NELLA POLITICA Alle pagine centrali
L’INCONTRO CON IL MINISTRO LUPI
La crisi si batte con le infrastrutture “Uno dei motivi della scarsa competitività del sistema Italia è l’eccessivo numero di leggi” A pagina 7
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Costruiamo il Futuro Magazine - Settembre/Ottobre 2013
L’INTERVISTA
Un imprenditore “machiavellico” Socio storico della fondazione, Giuseppe Machiavelli racconta la sua storia. Da istruttore di scuola guida a capitano d’azienda. Passando per i balli con Mina... Giuseppe Machiavelli
Promosso. A pieni voti E’ stato promosso con un bel 7 e mezzo il lavoro svolto fino ad aggi dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Su un numero del settimanale Panorama, sono state pubblicate le pagelle per i 20 ministri dell’attuale Governo. Il voto è stato assegnato da una serie di commentatori e di esperti dei singoli rami. Il ministro Lupi è stato giudicato da Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance.
“Non si possono concedere deroghe alla precisione” è il motto vincente di Giuseppe Machiavelli, storico socio di Costruiamo il Futuro e fondatore della “Machiavelli srl”, azienda di Sala al Barro, Galbiate, che si occupa di stampaggio plastico ad iniezione e marcature al laser dal 1968. “Mi occupo di stampaggio plastico dal 1955, lavoravo come dipendente alla Mazzucchelli Celluloide spa di Castiglione Olona. Il mio direttore di fabbrica mi ha insegnato il mestiere, era anche il padre di quella che poi è diventata mia moglie, Maria Grazia. Quella è stata la nostra rovina. Non mi andava di essere “il fidanzato della figlia del direttore” e così ho deciso di mettermi in proprio”. Nato a Verona, ha vissuto in diverse città perché il papà, ingegnere, era insegnate di “Costruzioni” agli Istituti geometri. Dopo alcuni traslochi la famiglia Machiavelli è tornato a vivere a Treviso, avendo come vicini di casa i Benetton, “Agli inizi della vita, non della carriera”, tiene a specificare il signor Giuseppe. Successivamente si è trasferito a Cremona e lì, per la prima volta, è emerso il suo spirito imprenditoriale: “Organizzai la vendita dei giornali cattolici fuori dalle cinque porte del Duomo, l’iniziativa riscosse un grandissimo successo”. Dopo essersi diplomato, aver fatto per sei mesi l’istruttore di scuola guida, altri sei in una raffineria di petrolio e aver lavorato per sei anni alla Mazzucchelli, si è licenziato. “Sono andato a lavorare per un’azienda che stava nascendo proprio in quegli anni, un ramo del gruppo Zoppas. Il mio lavoro consisteva nello sviluppare tutto l’aspetto di stampaggio delle materie plastiche. In 6 mesi, il reparto è arrivato a dare lavoro a 300 persone. Un anno dopo ho fatto una cavolata. Su consiglio del direttore dell’azienda ho assunto un mio caro amico perché mi desse una mano nella gestione. Un impiego pagato benissimo, un’ottima posizione. Dopo due anni son dovuto scappare perché mi ha creato grossi problemi con la direzione. Alto, sprezzante, occhi azzurri, piaceva al direttore e io sono “scaduto” ai loro occhi. Mi sono dovuto trovare un nuovo posto di lavoro, prima a Trento e poi a Lecco, alla Fiocchi. Dopo alcuni anni come dipendente sono riuscito a farmi dare del lavoro come artigiano. Io e mia moglie siamo partiti con 250 mila lire, in una cantina. Pensavamo di fatturare 24 milioni (di lire) il primo anno, siamo invece arrivati
a 60. In quel periodo ci fu il boom nel nostro settore”. Oltre al tradimento del “caro amico”, il signor Machiavelli, nel 2007, ha dovuto anche fare i conti con la crisi economica. Grazie ai buoni consigli e suggerimenti di un altro socio della Fondazione è riuscito a risollevarsi: “Questa intervista è per me anche l’occasione per ringraziarlo di cuore, è una persona molto riservata, sicuramente preferisce non essere citato ma devo a lui la rinascita della mia azienda. Gli sarò riconoscente per sempre, così come lo sarò a chi me lo ha suggerito”. Per chi non conosce Giuseppe Machiavelli si può descrivere come: un forte credente, anticomunista e amante del jazz. “Sono due, in particolare, gli episodi che mi hanno fatto diventare anticomunista. Il primo è stato il bieco sindacalismo che ha fatto saltare per aria tutta la nostra azienda agricola. La famiglia di mia mamma aveva delle grandi tenute nella zona di Jesolo, Matteotti in persona andava a sobillare i bergamini del nonno, questi hanno smesso di andare a lavorare, e siamo falliti. Il secondo episodio è stata l’invasione a casa nostra di alcuni parenti a causa della dittatura di Tito. Hanno dovuto lasciare la Dalmazia perché minacciati di morte dai comunisti, dopo alcuni giorni di viaggio sono arrivati a Treviso a “rompere le balle “ da noi che, pur essendo già in 8 figli, li abbiamo dovuti ospitare. Dopo questi due avvenimenti e con quello che mio papà mi ha raccontato di aver visto in Russia durante la guerra del ’15/’18 non posso fare altro che essere un anticomunista convinto”. E poi la musica jazz, che ha imparato ad apprezzare grazie a un compagno di scuola: “Andavo a ballare con Mina quando ancora non cantava, a Sesto Calende dove suonavano “I campioni”, complesso dal quale sono usciti Toni Dallara, Giorgio Gaber e Lucio Battisti. Per 4 anni sono stato anche presidente del Jazz club di Lecco, riuscendo a portare sul territorio grandi artisti e ad organizzare una serie di concerti molto importanti”. Una bella storia imprenditoriale, con momenti anche complicati ma che fanno dell’esperienza del signor Machiavelli uno stimolo per giovani imprenditori: “A volte bisogna fare a gomitate come mestiere. Non mi sento di dare particolari consigli, soprattutto ad imprenditori di prima generazione. Il mio successo è stato modesto ma di sicuro sono necessarie: curiosità, dedizione al proprio lavoro, buona volontà e tanta fantasia”.
BENVENUTA DOROTEA!
Fiocco rosa in Fondazione! Giovedì 5 settembre Carlotta Borghesi ha dato alla luce Dorotea Sara. A mamma, papà Luca e al fratellino Giacomo le congratulazioni dello staff della Fondazione.
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VI EDIZIONE PREMIO COSTRUIAMO IL FUTURO
La solidarietà cambia il mondo
SQUINZI ALLA CENA SOCI Il presidente di Confindustria incontra la Fondazione Un momento dell’intervento del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
L’iniziativa è rivolta alle associazioni no profit e di volontariato sociale e sportivo della provincia di Monza e Brianza Brianza, premiando 66 realtà non profit, consegnando 7 forniture di materiale sportivo e 14 medaglie d’oro ai volontari”. Il bando, aperto il primo settembre, verrà chiuso il 31 ottobre 2013. Il modulo d’iscrizione e il regolamento sono scaricabili dal sito www.costruiamoilfuturo.it. Le segnalazioni devono pervenire alla sede della Fondazione via posta all’indirizzo Costruiamo il Futuro via Garibaldi, 50 23891 Barzanò (LC), via e-mail all’indirizzo premio@costruiamoilfuturo.it oppure tramite fax al numero 039/5969950. Per informazioni 039.5969259. Una volta inviata la segnalazione la segreteria della Fondazione provvederà a fissare un incontro per conoscere e capire a fondo le iniziative e l’opera dalle associazioni candidate. La premiazione, come tradizione, si terrà a novembre e saranno presenti testimonial d’eccezione, oltre al ministro Maurizio Lupi.
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi lunedì 22 luglio, hanno partecipato ad una cena organizzata dalla Fondazione Costruiamo il Futuro. Alla serata erano presenti circa 220 persone tra imprenditori, politici, rappresentanti delle associazioni di categoria, artigiani e giovani della provincia di Lecco e di Monza e Brianza. “Dal 2007 ad oggi abbiamo perso 9 milioni di posti di lavoro e 1/4 della produzione nel manifatturiero - ha detto il presidente Squinzi - Il prossimo anno ci sarà una piccola ripresa, ma non porterà posti di lavoro. Io resto ottimista ma rivolgo un messaggio agli esponenti della classe politica:
Mara Baiguini
L’AGENDA 25 SETTE M B
Nella precedente edizione abbiamo premiato 15 realtà e 4 volontari incontrando in 2 mesi oltre 100 associazioni e cooperative del territorio per conoscerle e ascoltarne esigenze e progetti In 5 edizioni abbiamo elargito 180.000 euro che sommati al Premio nella Provincia di Lecco salgono a
400.000 euro
RE ORE 18
ne e sesta edizio Presentazion tu iamo il Fu ro Premio Costru el Volontariato Monza, Casa d
1 SETTEM BRE / 31 OTTOBRE 2013 Premio Costruiamo il Futuro – Monza e Brianza Le associazioni di volontariato sociale e sportivo possono iscriversi al bando della Fondazione per poter ricevere contributi in denaro o forniture di materiale sportivo. Maggiori informazioni sul sito www.costruiamoilfuturo.it
5 / 13 OTTOBRE
Esposizione della mostra su Corti a Merone
La mostra “Dalla Brianza al mondo, lo scrittore Eugenio Corti” sarà esposta a Merone (CO), in piazza San Francesco
16 OTTOBRE la ricerca a Roma – e del Presentazion ore 17.30
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aggiornato sugli eventi della Fondazione
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TTOBRE O 6 2 / 2 1 t ra ella mos
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NON PERDERE QUESTA OCCASIONE SEGNALACI LA TUA ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO NO PROFIT
dovete far cambiare qualcosa altrimenti sarà difficile ritrovare la crescita e creare nuovi posti di lavoro, soprattutto nel settore manifatturiero. Sono felice ci sia una persona come Lupi al Ministero delle Infrastrutture, è uno dei settori che può farci ripartire. Come Confindustria chiediamo tre cose al Governo: il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, che venga tolto dalla base imponibile Irap il costo del lavoro e che venga tolta l’Imu sulle attività produttive. Fondamentale anche iniziare a risparmiare sulla spesa pubblica”. Al termine del suo intervento il presidente Squinzi ha risposto alle numerose domande poste dai presenti.
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È ufficialmente aperto il bando dell’VI edizione del Premio Costruiamo il Futuro, iniziativa rivolta a tutte le associazioni no profit e di volontariato sociale e sportivo operanti in provincia di Monza e Brianza Il Premio Costruiamo il Futuro desidera essere innanzitutto un riconoscimento di valore ed un aiuto concreto alle associazioni, si rivolge infatti a tutte quelle realtà che realizzano iniziative di fondamentale importanza per il paese dove operano o per le persone di cui si occupano, ma che sono troppo piccole per partecipare a bandi provinciali o regionali, basati su progetti specifici. “Il Premio Costruiamo il Futuro è l’attività della Fondazione che più mi coinvolge – ha detto Francesco Sangiorgio, vicepresidente della Fondazione promotrice dell’iniziativa – Raggiungere la sesta edizione è per noi un grande traguardo e rappresenta un motivo di orgoglio e soddisfazione per quanto abbiamo potuto fare in questi anni per il mondo associativo. In cinque edizioni abbiamo donato 180.000 euro solo in provincia di Monza e
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RAGAZZI “IMMISCHIATI” NELLA POLITICA E’ stata un grande successo anche la terza edizione della “Summer school” che, come tradizione , si è svolta presso l’hotel Hilton di Sorrento, dal 19 al 21 luglio. Una tre giorni di formazione politica organizzata dalla Fondazione Costruiamo il Futuro in collaborazione con il Partito Popolare Europeo e promossa da numerosi parlamentari ed esponenti del Popolo della Libertà. “Dobbiamo immischiarci nella politica perché la politica cerca il bene comune. Facile dire ‘è colpa di quello’, ma io cosa faccio? Lavorare per il bene comune è dovere di un cristiano”. E’ la frase pronunciata da Papa Francesco che è stata scelta come titolo di questa edizione della scuola perché, come ha spiegato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi: “è un tema che ci viene da un Papa che sta testimoniando a tutto il mondo cosa vuol dire la fede, e in particolare la fede tradotta in una testimonianza. La prima sfida che ogni uomo ha è affrontare la realtà. Non serve a nessuno fare il Pilato e lavarsene le mani. Il disimpegno non è un atteggiamento da uomo, da uomo vero che deve affrontare la realtà anche se cattiva perché è sempre un’occasione positiva che lo provoca”. Alla Summer School hanno partecipato 420 ragazzi provenienti da tutte le regioni d’Italia. Il metodo è sempre quello del coinvolgimento, non una passerella di politici che arrivano e parlano ai giovani, ma una tre giorni di lavoro durante i quali mettere a tema il contenuto della politica e offrire ai giovani la possibilità di un confronto attraverso domande ed esperienze di relatori d’eccezione. In particolare quest’anno hanno preso parte all’iniziativa, tra gli altri, anche: Piero Cipollone, Executive Director World Bank, Antonella Mansi, vicepresidente di Confindustria, il Ministro Maurizio Lupi, il Ministro Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini.
La sala plenaria dell’Hilton di Sorrento
Da sinistra: Francesco Nitto Palma, Donato Bruno, Raffaello Vignali e Francesco Paolo Sisto
SCATTI DAL
“Al Parlamento continuiamo a dire che l’Europa è la prospettiva. L’Unione deve evolversi in un modello, il percorso deve andare verso gli Stati Uniti d’Europa” Giovanni La Via – Capo delegazione Pdl del PPE al Parlamento Europeo “Troppo spesso ha prevalso l’autoreferenzialità dei percorsi educativi, limite che dobbiamo spezzare. Così come nelle relazioni industriali ha pesato troppo l’impianto ideologico del secolo scorso ed è oggi necessaria in un’impresa che si definisca sempre più come comunità” Maurizio Sacconi – Senatore Pdl “L’Europa ancora una volta sta affrontando un problema che altri Paesi dovranno affrontare tra qualche tempo, sta sperimentando un modello di crescita in una fase di declino e di invecchiamento della popolazione. Questo è un cambio epocale per la politica e per le politiche economiche, presto altri grandi players si troveranno ad affrontare esattamente gli stessi problemi” Piero Cipollone – Executive Director World Bank
Alcuni dei ragazzi durante le lezioni
“Nel nostro Paese sono saltati, per la debolezza della politica, i capisaldi dello stato di diritto e i capisaldi della democrazia. In democrazia il comando politico spetta ai politici perché sono gli unici ad essere legittimati dalla sovranità del popolo, si possono avere tante idee della democrazia ma su una cosa non si può transigere, il fatto che la radice della democrazia stia nella sovranità popolare, nel fatto che sia il popolo a dare la sovranità” Gaetano Quagliariello – Ministro Riforme Costituzionali “Il partito è il luogo in cui persone che provengono da storie ed esperienze diverse, accomunate dagli stessi ideali e valori, sono desiderose di servire il bene comune traducendo questi ideali e questi valori” Maurizio Lupi – Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti “Il ritorno a Forza Italia non è un ritorno al passato, ma un ritorno al futuro. Non è una questione di marketing o di comunicazione, è un profondo rinnovamento della politica che passa dalla capacità di perseguire gli interessi del Paese prima dell’interesse del partito” Mariastella Gelmini – Vicepresidente Vicario del gruppo Pdl alla Camera “Il rapporto con il territorio è fondamentale, è l’unico modo per avere contezza dei veri problemi dei cittadini italiani. E’ difficile capire cosa veramente preoccupa gli italiani dai giornali, stando in Parlamento o andando in qualche trasmissione televisiva. Serve ma non basta. E’ indispensabile fare il vecchio lavoro di sezione, spalancare le porte dei nostri partiti, coltivare il rapporto con l’elettorato, non andiamo avanti se non ci apriamo ai giovani, alle donne e facciamo entrare aria nuova”. Mara Carfagna – Portavoce del gruppo Pdl alla Camera
La partita di calcio
Da sinistra: Francesco Nitto Palma e Donato Bruno
La tradizionale foto di gruppo
Mariastella Gelmini
Le grafiche di questa edizio
Da sinistra: Mara Carfagna, Maurizio Lupi e Mariastella Gelmini
Alcuni prom
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LL’EVENTO
La serata in agrumeto
I ragazzi durante una lezione
Il totem e la cena in agrumeto
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motori dell’evento
Mara Carfagna e Maurizio Lupi
Il “muro” della Summer School
Alcuni promotori dell’evento
I ragazzi fanno domande ai relatori
Maurizio Sacconi
Maurizio Sacconi, Antonella Mansi, Luigi Casero, Giovanni La Via, Piero Cipollone
Cena in agrumeto
SI RINGRAZIANO
Da sinistra: Antonio Palmieri e Raffaello Vignali
Da sinistra: Gaetano Quagliariello e Cosimo Latronico
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Meeting di Rimini 2013
La crisi si batte con le infrastrutture Il ministro Maurizio Lupi interviene a un convegno: “Uno dei motivi della scarsa competitività del sistema Italia è l’eccessivo numero di leggi”
“La recessione si ferma, gli investimenti sulle infrastrutture sono volano di crescita economica e aumentano la competitività del Paese” è racchiuso in queste parole il “messaggio di speranza” lanciato da Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e da Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia relatori dell’incontro “Infrastrutture e trasporti: rinnovate opportunità per uscire dalla crisi” che si è svolto il 23 agosto al Meeting di Rimini. Per entrambi uno dei motivi della scarsa competitività del sistema Italia è l’eccessivo numero di leggi, norme, regolamenti e una burocrazia che finisce con ostacolare l’attività di aziende e imprenditore. Altra nota dolente per il ministro la mancanza di pianificazione: “E’ assurdo che in una regione ci siano tre
aeroporti in cento chilometri, che si fanno concorrenza con i soldi pubblici. Dobbiamo trovare per loro una precisa vocazione che non collida con gli altri per metterli a sistema. Stessa cosa per le trenta autorità portuali del nostro Paese. La politica deve avere il coraggio di scegliere e fare un piano nazionale dei trasporti”. Lupi annuncia inoltre novità importanti nel decreto governativo in uscita a fine agosto: “Conterrà soluzioni su prima casa, service tax, e nuovi strumenti per l’accesso al credito bancario per famiglie e imprese grazie alla garanzia della Cassa depositi e prestiti. Rifinanzieremo il fondo per chi non riesce a pagare la rata del mutuo della casa e stiamo valutando come gli under trentacinque, con contratti a tempo determinato, possono anche loro
accedere a una linea di credito per acquistare un’abitazione”. “Gli indicatori economici dicono che in Italia la recessione si è arrestata. Nel mondo sono evidenti i segnali di ripresa, anche se persiste la fragilità finanziaria. Per il nostro Paese, un primo, anche se timido segnale positivo, che dovrebbe tradursi in un dato Pil di fine anno migliore rispetto alle attese” ha affermato il direttore generale di Bankitalia Rossi. Lupi ha anche incassato i complimenti sulla parte del decreto del fare che stanzia due miliardi di euro complessivi, tra cui 450 milioni per edilizia scolastica e 300 per la sicurezza del territorio. Tutti da utilizzare entro il 31 dicembre, pena il ritiro del finanziamento. “Le grandi opere hanno una ricaduta econo-
mica lontana nel tempo – ha spiegato Salvatore Rossi – invece le medie e piccole opere hanno effetti macroeconomici immediati sulla congiuntura, creano subito lavoro e occupazione”: Il ministro Lupi ha poi parlato di alcuni esempi concreti intrapresi dal suo Ministero: “L’Anas ha avuto uno stanziamento straordinario di 300 milioni di euro e, per legge, entro la metà di ottobre, dovrà avere appaltato tutti questi 300 milioni di euro con piccoli bandi sparsi nel territorio per riqualificare ponti e viadotti. E’ un piccolo segnale ma è importante per far capire la direzione che si vuole seguire, per non essere sempre costretti ad intervenire sull’emergenza”. Mara Baiguini
LA MOSTRA SU CHESTERTON / “Il cielo in una stanza” di Ubaldo Casotto “Il cielo in una stanza” dallo scorso agosto non è più solo una bella canzone di Gino Paoli ma la mostra più visitata del Meeting di Rimini 2013, 4/5mila persone al giorno in coda per entrare in casa Chesterton (il sottotitolo diceva, infatti, “Benvenuti in casa Chesterton”), di cui la mostra - opera dei bravissimi architetti del Meeting e dei ragazzi di Brera - riproduceva liberamente studio, camera da letto, bagno, salotto, cucina, cantina. La facciata era invece una copia fedele dell’originale. Per Chesterton non è possibile parlare dell’infinito, tendere all’infinito, desiderare l’infinito, cercare l’infinito, amare l’infinito (il cielo)... se non dentro l’esperienza umana del limite. Puoi amare tutta l’umanità se, come Francesco d’Assisi, ami il lebbroso che incontri per strada. Puoi innamorarti continuamente di tutte le donne se corteggi quotidianamente quella che hai sposato. Puoi scrivere una poesia se stai dentro la metrica dei versi. Puoi dipingere un quadro se hai una cornice. Puoi essere libero se hai un limite,
il limite e l’occasione che ti è offerta dalla realtà. Puoi, quindi, girare il mondo se hai una casa in cui tornare. È la storia dell’Uomo vivo, il grande romanzo di Chesterton presentato a Rimini in versione teatrale. Innocenzo Smith (il protagonista) parte da casa sua, esce dal cancello del giardino con la siepe e il lampione tinto di verde, cammina sempre dritto, fa il giro del mondo e rientra a casa dalla porta del retro. Chesterton pensa sia questo il modo migliore per scoprire e apprezzare casa propria, anzi l’unico vero motivo per cui si ha una casa: conoscere il mondo. All’Uomo vivo ne capitano di tutte: viene processato per furto, tentato omicidio, effrazione, bigamia... Sotto queste accuse si nasconde il modo avventuroso con cui Innocenzo Smith si porta il mondo in casa, fa “suo” l’universo. Il suo singolare percorso per tornare a casa gli fa scoprire il paradiso: “Voglio dire – spiega a giro del mondo ultimato – che se per me c’è una casa su in cielo, davanti ad essa deve esserci
un lampione tinto di verde e una siepe, o qualche cosa di concreto e inequivocabile come un lampione verde e una siepe. E voglio dire che Dio mi ha ordinato d’amare e di servire un determinato luogo, e mi ha fatto fare, in onore di esso, una quantità di cose anche bizzarre, affinché questo luogo potesse servirmi a testimoniare, contro tutti gli infiniti e tutti i sofismi, che il Paradiso è in una data località e non dappertutto: è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa. E in fin dei conti non sarei troppo stupito se, davanti alla mia casa su in cielo, ci fosse davvero un lampione verde”. Partito per portare il mondo (e il cielo) in una stanza, torna e scopre che casa sua è in cielo. A Rimini la visita alla mostra era come l’intrusione semi-autorizzata in casa Chesterton.
Passando di stanza in stanza (anche con metodi poco ortodossi: entrando dalla finestra, gattonando sotto un tavolo, entrando in un armadio, infilandosi in un camino...) si incontrava il suo mondo: la sua passione per i duelli intellettuali, il suo senso dell’amicizia anche per il nemico, la sua idiosincrasia per tutto ciò che diventerà politicamente corretto, il suo amore per la moglie Francis, lo stupore per l’essere, il realismo al limite del materialismo più prosaico, le sue poesie, la sua venerazione per la ragione e la fantasia, i suoi paradossi, padre Brown, la “follia” di san Francesco d’Assisi e il rigore logico di san Tommaso d’Aquino, il furore terrorista degli anarchici dell’Uomo che fu Giovedì e la forza rivoluzionaria “dell’unica religione in cui Dio per un istante è stato ateo”.
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Meeting di Rimini 2013
“Senza riscoprire il rapporto L’incontro dell’Intergruppo parlamentare con il Mistero la vita “La Sussidiarietà, diventa insopportabile” criterio di organizzazione tra società e stato”
Le riflessioni di John Waters sul tema “emergenza uomo” all’incontro centrale dell’ultima edizione “Mi sento amato da Cristo. Senza questo amore, la vita sarebbe insopportabile”. John Waters racconta la sua esperienza. Racconta la vita, la sofferenza, la dipendenza dall’alcool e il riscatto, nella riscoperta della bellezza della realtà nel rapporto con il Mistero. Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting dell’amicizia fra i popoli, ha aperto l’incontro centrale di questa edizione, presentando l’editorialista del The Irish Time e scrittore irlandese. A lui è affidato il compito di andare al fondo della domanda di libertà e umanità di ciascuno. “Lasciandoci provocare – ha richiamato Emilia Guarnieri – perché l’uomo è sempre definito da un grido positivo”. John Waters parla di un’umanità che ha rinunciato a Dio, nella presunzione di poter fare tutto da sola. Ricorda che papa Benedetto XVI, ospite a Berlino del Bundestag, ha parlato del “bunker che l’uomo ha costruito per se stesso per viverci”. “Un bunker senza finestre – ha affermato Waters – che funziona secondo la logica del positivismo. Ogni cosa deve essere dimostrabile, verificabile. Non c’è spazio per il mistero”. Questo bunker esiste nella quotidianità, nell’educazione, nella politica, nella cultura popolare, nel mito. Nel bunker l’uomo si sente al sicuro. “Il bunker elimina la sorpresa – ha proseguito – chiudendo fuori i misteri incomodi dell’esistenza. Siamo convinti di essere i padroni delle nostre esistenze e dei nostri destini. Nel bunker l’uomo finge di non essere una creatura ma il padrone di se stesso”. La storia dell’umanità, però, mostra che la vita per sostenersi necessita di più di quanto l’umanità sia capace di immaginare o generare. C’è nel cuore dell’uomo il bisogno di mantenere uno sguardo sull’infinito, sull’eterno. Tutto ciò che l’uomo può creare sono false speranze che lo sostengono per un istante per poi dissolversi, lasciandolo a cercare di afferrare affannosamente la prossima speranza. Per questa ragione, per raggiungere il dominio sulla realtà, l’uomo moderno ha cercato di soffocare il suo stesso spirito. “Immaginiamo che la distruzione del sacro nella nostra cultura sia una funzione del cammino
del tempo – ha sostenuto Waters – ma il problema della fede nella cultura moderna non è dovuto ad una mancanza di evidenza ragionevole, ma all’incapacità di usare i fatti disponibili per rafforzare al massimo la ragione e la distruzione della religione”. Perciò è molto più seria della distruzione di un’impalcatura morale o identità culturale. Equivale alla perdita della capacità di vivere con misteriosità, di guardare al mondo con stupore, “ma soprattutto di mantenere la visione che permette alla persona umana di vivere pienamente, di sperare e desiderare ardentemente il destino umano totale”. Ecco che cos’è l’emergenza uomo che il Meeting pone al centro della riflessione e del confronto: “L’uomo ha pigramente parcheggiato Dio in un angolo, lo ha banalizzato. E così facendo mettiamo da parte la domanda sul nostro destino”. La questione di Dio sembra non importare più perché non riguarda la vita reale. Invece, l’esperienza del giornalista e scrittore è diversa: “La dipendenza dall’alcool e lo sforzo per uscirne mi ha reso consapevole del fatto che io ero creato, che io ero dipendente, che io non mi ero fatto da me. Che io ero mortale, ma infinito nel mio desiderio. E ho incontrato delle persone che avevano fatto un viaggio simile e che mi hanno detto: la risposta alla tua domanda è Dio”. L’uomo deve imparare a uscire dal bunker, ma soprattutto deve sperimentare nella vita di ogni giorno, nell’istante, la familiarità con Cristo nell’amore a se stesso e agli altri. Deve tornare ad avere una fame inesauribile per la vita e per il vivere. “Solo per il fatto di essere qui, in qualche modo, mi sento amato. Io ho avuto questa sensazione per tutta la mia vita, ma non ero consapevole di esserlo fino a poco tempo fa. Lo davo per scontato o trattavo questa sensazione di serenità e di pace che mi veniva data, come un fenomeno naturalistico. Avevo una comprensione dell’amore di Dio, ma come qualcosa di astratto, distante. Senza questo senso di amore di cui parlo la vita sarebbe insopportabile e niente nel bunker sarebbe capace di proteggermi”.
L’incontro dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà al Meeting di Rimini è diventato ormai un appuntamento fisso. Quest’anno si è tenuto nella giornata inaugurale di domenica 18 agosto. Ma facciamo prima un passo indietro. Quando dieci anni fa nacque l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, nella casa romana di Maurizio Lupi, in fondo partì con una duplice scommessa. Da una parte, la convinzione che la politica non dovesse essere un’arena caratterizzata da uno scontro perenne, ma che si potesse dialogare, anche in modo acceso e appassionato tra persone di schieramenti e culture diverse avendo come ottica innanzitutto il bene comune. Dall’altra, che la sussidiarietà fosse il criterio più giusto nell’organizzazione tra società e stato per il raggiungimento del bene comune perché pone al centro la persona e la sua capacità di aggregarsi e di prendere iniziativa per rispondere ai bisogni propri e della comunità. L’Intergruppo è nato non come un progetto politico, né come una strategia, ma innanzitutto come un luogo sistematico di incontro tra persone accomunate da questa concezione della politica. Se fosse stato un progetto politico, si sarebbe esaurito con la formazione del Governo Letta, visto che al suo interno vi sono quasi tutti i promotori storici dell’Intergruppo (oltre a Letta e Lupi, Alfano, Casero, Galletti, ecc.). Proprio invece perché non lo è mai stato, io con Gugliemo Vaccaro e altri 54 deputati e senatori, abbiamo deciso di proseguire in questo lavoro e di proporlo a tutti i nostri colleghi, consapevoli che questo dialogo va proseguito
LA MOSTRA / “Il Volto Ritrovato” di Giulio Schilirò Tra le mostre proposte quest’anno al Meeting di Rimini una delle più visitate è sicuramente quella intitolata “Il Volto ritrovato, i tratti inconfondibili di Cristo”. La mostra è stata organizzata in quattro sale ricavate da un solo muro che rappresenta la storia dell’umanità dopo Cristo. In esse è raccontata la vicenda delle antiche acheropite (raffigurazioni non fatte da mani d’uomo) riproducenti il
volto di Gesù che sembra aver accompagnato la storia della Chiesa, in alcuni momenti storici in modo eclatante in altri in modo più sommesso, quasi nascosto. Di queste acheropite, le orientali Camulia e Mandylion e l’occidentale Veronica, si sono perse le tracce. Nell’ultima sala è presentato il Volto Santo di Manoppello, un ritratto di Cristo su velo da quattro secoli conservato in Abruzzo, visitato da Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato. Il percorso della mostra conduce a prendere coscienza del volto di Gesù, dei suoi tratti inconfondibili e della sua storia fino a presentare l’ipotesi del gesuita padre Heinrich Pfeiffer, docente alla Gregoriana, che la Veronica Romana e il Volto Santo di Manoppello siano in realtà la stesso velo. Tutto il perimetro della mostra è decorato da
foto raffiguranti riproduzioni medioevali della Veronica romana. Esse erano un aiuto per il pellegrino diretto a Roma alla contemplazione delle ostensioni del Volto di Gesù. In numerosissime chiese era possibile scorgere quel volto dai tratti inconfondibili per un uomo medioevale. Lo scopo della mostra è riavvicinare l’uomo moderno a
e che la sussidiarietà ha ancora molta strada da fare per affermarsi. Che poi le adesioni siano a oggi oltre 200, manifesta la necessità che in molti avvertono di continuare, anzi, con maggiore intensità. Al meeting di Rimini sono intervenuti alcuni promotori: oltre a me e Vaccaro, Federica Chiavaroli, Matteo Colanninno, Stefano Dambruoso e Dario Nardella (Mariastella Gelmini è stata bloccata da un problema familiare e Lorenzo Dellai da uno istituzionale). Il tema è stato “valorizzare i talenti”, un altro modo di dire sussidiarietà. Valorizzare i talenti significa creare un Paese per giovani, un Paese in cui chi ha energie da mettere in campo possa farlo e sia premiato. Abbiamo presentato una proposta di legge per fare rientrare i talenti in Italia. Come ogni anno, abbiamo descritto le iniziative che faremo nel prossimo anno. Tra queste, la battaglia per stabilizzare il 5x1000, un convegno in parlamento sulle due grandi questioni irrisolte dell’Italia (la questione del Nord e la questione del Sud), un incontro su povertà e sussidiarietà e, a novembre, a Subiaco, le giornate di formazione che verteranno su “L’Europa che verrà”. Ovviamente, ci impregneremo anche sulle riforme istituzionali e le politiche per l’uscita dalla crisi. Anche su questo c’è, più che mai, bisogno di dialogo e di sussidiarietà. Ripeto, non per un progetto politico o strategico, ma per una esigenza reale di vivere la politica come tensione al bene della persona e al bene comune. Una esigenza che avvertiamo innanzitutto come richiamo a noi stessi. On. Raffaello Vignali
quella coscienza per noi ormai persa. Nel medioevo chiunque infatti poteva dirsi certo di conoscere i lineamenti del volto del Salvatore. Più di ventimila persone, nei giorni del Meeting, hanno visitato la mostra, documentando in modo significativo la nostalgia dell’uomo moderno di cui si è fatto portavoce Borges: “Gli uomini hanno perduto un volto, un volto irrecuperabile, e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora: Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era dunque la tua faccia?”. Attraverso questa mostra il pubblico ha ripercorso la storia della Veronica e insieme ad essa ha potuto così recuperare la familiarità con quel volto che si era perduto e, che dopo cinque secoli, dalla scomparsa a Roma, forse a seguito del sacco (1527), si può finalmente dire ritrovato.