Magazine Ottobre 2012

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ANNO 3 - N.4 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2012 - PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO

Intervista al presidente dell’Inps

Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 14 - n.12 - 30 Settembre 2012 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616

Editoriale

Scuola di politica, scuola di vita Angelo Frigerio

Tempi duri per la politica. Gli scandali che si sono succeduti negli ultimi tempi, l’attacco della stampa alla “casta”, il grillismo rampante hanno minato alla base la concezione stessa del fare politica. La gente è stanca. Soprattutto chi ha creduto in quelli che avrebbero dovuto essere i moralizzatori oggi appare confuso e disorientato. E’ un malessere trasversale. Che serpeggia da destra a sinistra. E che produrrà sempre più astensioni e voti di protesta. In questo marasma c’è una luce. Arriva dai giovani che, dal 13 al 15 luglio, si sono ritrovati a Sorrento per la seconda edizione della Summer School della Fondazione Costruiamo il Futuro. Fa piacere vedere 450 ragazzi/e – età media 25 anni – che si trovano insieme. Ad ascoltare testimonianze di politici e rappresentanti della società civile. A confrontarsi e discutere con coetanei. Andatevi a leggere i loro commenti a pagina 3. “Sono come un mendicante sospinto da una sete di conoscenza e dal desiderio di fare il bene verso il prossimo”. “La Summer è per me un rifugio, un luogo dove respirare passione per la politica”. “”E’ stato come accettare una sfida affascinante”. “Sono parte di un progetto comune in cui c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Come siamo lontani anni luce dal basso cabotaggio di tanti politici che, in passato, si sono anche permessi di dare lezioni al mondo intero. Bisogna dunque partire da qui. Dall’impegno di uomini e donne che, mossi da un comune sentire, sono disposti a mettersi in gioco per far crescere, correttamente e seriamente, la polis. Con, al centro, le parole di Papa Paolo VI che definì la politica come “la forma più alta di carità”. Da qui parte la rifondazione. Non quella comunista, però…

“Il ‘Pubblico’ al vostro servizio!”

Antonio Mastrapasqua spiega come l’ente previdenziale tanto denigrato, sia diventato una risorsa per il Paese. Riforma pensionistica, “Super Inps” e rapporto dell’ente con i giovani sono stati i temi delle domande che Giuliano Cazzola, parlamentare del Popolo della Libertà, ha rivolto ad Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps. L’occasione è uno degli incontri che si sono tenuti alla “Summer School” di Sorrento , scuola di formazione politica promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro che si è svolta lo scorso mese di luglio. Cui hanno partecipato 500 giovani provenienti da tutta Italia. Dottor Mastrapasqua potrebbe darci un suo giudizio sulla riforma pensionistica? Il cantiere delle pensioni è durato circa vent’anni, dal ’92 al 2012. Credo però che questa riforma abbia messo fine all’avvicendarsi di numerose riforme. L’aver continuamente cercato una modifica e un dibattito eccessivo sulle pensioni ha creato un sistema sostenibile, ma tutto questo ha portato anche una forma di incertezza, soprattutto nelle giovani generazioni, che non sono riuscite a capire se quello che era il dibattito politico-sindacale eccessivo era solo un dibattito tra i

grandi o se a qualcuno interessasse anche del loro futuro. Non sono mai riuscito a capire il motivo per il quale gli anziani dovessero avere il sistema retributivo generoso e i giovani un sistema contributivo giusto e, forse, molto più basso rispetto ai propri predecessori. Questa riforma ha imposto che dal primo gennaio 2012 tutti passassero al sistema contributivo. Nel 2011 l’età media di pensionamento era di 58 anni con l’80% della pensione. Ma come è possibile immaginare che un sistema tenga a queste condizioni? E non solo dal punto di vista finanziario. Questa riforma ritengo possa aver risolto i problemi per le prossime generazioni. Può reggere un sistema nel quale esiste il “Super Inps”, mentre le libere professioni restano sparpagliate in tante piccole casse? L’Inps è l’unico istituto europeo che ha previdenza e assistenza insieme. Nel passato è stato criticato, oggi invece potrebbe diventare un’opportunità. Non c’è bisogno di bilanciare tra enti, non c’è bisogno di trovare risorse tra enti. Forse c’è bisogno che nel bilancio eccessivo dell’Inps (800 miliardi l’anno cir-

ca) si inizi a guardare ad un futuro che non sia solo l’indomani, ma il futuro delle prossime generazioni. Per quanto riguarda il “Super Inps”, è qualcosa che si cercava da tanto tempo: un unico ente previdenziale con un enorme bilancio e 35 mila dipendenti. In Francia il lavoro che fa l’Inps lo fanno 6 enti con 120 mila dipendenti, in Germania sono 3 enti con 60 mila dipendenti. In questi 5 anni l’Inps ha fatto la maggior parte delle finanziarie con i proventi dell’istituto: da grosso problema del Paese siamo diventati una grossa opportunità. Dalla lotta all’evasione nel 2008 si traeva un miliardo di euro, quest’anno siamo saliti a 6 miliardi e mezzo, nel 2010 e 2011, a diminuzione delle contribuzioni delle persone, l’Inps ha incrementato del 4% le contribuzioni correnti. Qual è la diversità dall’avere una propria cassa che tutela gli specifici interessi? Ma che cosa danno all’avvocato di diverso dall’architetto? Non c’è nulla. Però ci sono 30 casse, 30 presidenti, 400 consiglieri e delle sedi fantastiche. Allora perché non farsi promotori di una proposta Parlamentare? Se dovesse spiegare ai giovani il

sistema pensionistico nel suo insieme come lo farebbe? Tutto il sistema della previdenza è stato oggetto di un mondo sindacale che l’ha chiuso dentro patronati e ne ha fatto una sorta di business, anche legittimo. In Europa la previdenza complementare ha una media di adesione del 91%, in Italia da 7 anni è del 23%. In Italia ci sono più di 500 fondi pensione e alcuni hanno più consiglieri di amministrazione che iscritti. Il nostro sistema di ripartizione si basa sul fatto che oggi i pensionati sono pagati da quelli che stanno lavorando. È un contratto sociale stupendo. Pochi capiscono che questo è quello che tiene in piedi il mondo attivo del lavoro. L’Inps è qualcosa di straordinario, fatto dai nostri bis-nonni, ed è composto da tante gestioni: lavoratori dipendenti, parasubordinati, agricoltori, autonomi e altro. Qualcuno è ricco e qualcuno è povero in momenti diversi. Se una gestione è ricca presta i soldi agli altri e se li fa remunerare. Questo ha tenuto sano il tessuto. È giusto pagare coi miei soldi la pensione di mio padre, perché sono sicuro che mio figlio potrà pagare la mia. Questo è, in poche parole, il sistema delle ripartizioni.

SPECIALE SUMMER SCHOOL 2012 Gli interventi di Marianne Malak e Davide Rondoni, le testimonianze di alcuni partecipanti, e le foto dell’evento.

Da sinistra: Giuliano Cazzola e Antonio Mastrapasqua.

Da pagina 3 a pagina 5


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Costruiamo il Futuro Magazine - Settembre/Ottobre 2012

I soci raccontano

“Mai fermo, mai solo”

FGV: dalla Brianza al mondo

E’ il motto di Claudio Pigazzini, titolare di Sepam Automazioni. Per continuare a crescere. Nonostante la crisi.

Fausto Formenti: “L’intuizione vincente è stata puntare sui mercati esteri”.

Come si è evoluta l’azienda negli anni ’80? Proprio in quel periodo abbiamo aperto una nuova sede di 30.000 mq, che è tutt’oggi la sede direzionale e importante centro logistico del gruppo. Sempre in quegli anni abbiamo aperto la nostra attività ai mercati internazionali e questa scelta ci ha permesso di affrontare le sfide più ambiziose e si è rivelata determinante per la crescita dell’azienda dal punto di vista produttivo, di volumi, di fatturati, ma in modo particolare dal punto di vista gestionale. In che modo l’incontro con il mercato internazionale ha generato questa crescita dell’azienda? La nostra società ha dovuto confrontarsi con i maggiori competitor mondiali e con i maggiori gruppi industriali del settore del mobile e della grande distribuzione, recependo quella che era la loro necessità primaria: avere partner affidabili con i quali poter fare un per-

corso di crescita. Che cosa garantisce l’affidabilità di un’azienda? Noi siamo stati i primi del nostro settore ad ottenere la certificazione ISO 9001; quest’anno abbiamo raggiunto l’obiettivo di ottenere quella ambientale, la ISO 14001. Questi attestati sono valori aggiunti che permettono alla società di presentarsi con le carte in regola sui mercati globali. Poi avete cominciato a costruire numerose sedi all’estero. Negli anni ’90 abbiamo aperto nuove sedi sia produttive che distributive in Brasile, Slovacchia e Cina, paesi nei quali attualmente sono collocate le nostre produzioni, oltre all’Italia naturalmente. In Germania, Polonia, India e Spagna lavoriamo con la distribuzione di prodotti nostri e di fornitori. Siamo diventati una piccola multinazionale, nella sede di Veduggio diamo lavoro a 280 dipendenti, Fausto Formenti ma tutto il gruppo ne conta circa 900. Di recente c’è stato un ultimo grande investimento, a seguito di un contratto con il più importante gruppo mondiale della distribuzione. Ikea ci ha scelti come fornitori perché ha ritenuto la nostra azienda affidabile. Abbiamo di conseguenza effettuato un nuovo investimento: una sede in Provincia di Biella che produrrà cassetti per mobili da cucina, che nel 2013, quando sarà a regime, darà lavoro a circa 250 dipendenti. Qual è il segreto del successo della FGV? L’attenzione costante alla ricerca ed allo sviluppo, la politica della qualità del lavoro e la rilevanza attribuita a fattori per noi primari come la sicurezza e l’ambiente. Carlotta Borghesi

L’AGENDA rtà. “Il sorriso della libe il bene comune” e ca ti li po la o, or Tommaso M MOSTRA: ES POSIZION E DELLA A DEI DEP UTATI 12 - CAM ER 23-31 OTTOB RE 20 12 9-22 NOVE M B RE 20 IL ANO D A OSIAN I M PI NACOTECA AM BR

Premio Costruiamo il Futuro .costruiamo ww tieniti

aggiornato sugli eventi della Fondazione

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lecchesi del mondo politico, religioso, culturale, scientifico ed imprenditoriale. Attualmente i nostri plessi ospitano una totalità di circa 1000 alunni. Questo vuol dire che altrettante famiglie affidano alle nostre scelte educative e formative i loro figli. Ed ora i nostri primi ragazzi diplomati si stanno confrontando con il mondo dell’università. Ma il compito formativo è tanto delle scuole quanto delle aziende. In che senso? Nel nostro lavoro la formazione è continua. Ogni 5 anni abbiamo un restyling completo di macchine, impianti, prodotti. Noi dedichiamo il 20% delle risorse in formazione: occorre conoscere tutte le novità presenti sul mercato per poter offrire il prodotto migliore al cliente. Ed è necessario quindi avere uno sguardo continuamente curioso ed attento. Chi sono i vostri clienti, quanto conta per Sepam il mercato internazionale? La clientela di Sepam è circoscritta in un perimetro abbastanza limitato, ma attraverso essa installiamo in tutto il mondo i sistemi che progettiamo. I nostri prodotti sono frutto di un continuo co-design, una produzione che impone che si lavori a stretto contatto con il cliente: progettiamo con lui, sviluppiamo il software, costruiamo le piattaforme di controllo e poi tutto viene installato e collaudato presso la committente finale. Per una piccola impresa come Sepam, internazionalizzazione e rete finiscono per coincidere: non si può internazionalizzare se non si fa anche rete. E questo può avvenire sia come partner di qualche cliente importante, sia come pool di aziende complementari che offrono un prodotto finito unendo le loro singole forze». Una cosa è evidente: l’Italia (ma anche l’Europa) è diventata ormai un ambito troppo piccolo per il nostro sistema produttivo. Mai come oggi il mondo offre importanti opportunità di lavoro; la novità consiste nel fatto che il baricentro dell’economia si è spostato in altre aree del pianeta. Quindi, o noi siamo in grado di affrontare questa nuova situazione, oppure rischiamo un’involuzione abbastanza repentina. La sfida dell’internazionalizzazione spinge a prendere più coscienza di quello che sei e di quello che fai, mette in moto dinamiche positive. L’esigenza di essere più presenti su un mercato estero nasce dal voler offrire un supporto migliore alla nostra clientela, salvaguardando know-how e professionalità italiane ovvero ciò che fa la differenza. Carlotta Borghesi

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Nata nel 2005 a Lecco, Sepam, azienda che si occupa di sviluppo di tecnologie d’automazione per macchine e sistemi industriali, controllo di processo, building automation e business intelligence, ha saputo inserirsi velocemente sul mercato, aumentando di fatturato e personale anche in questi ultimi anni di crisi. Il segreto del successo ce lo svela Claudio Pigazzini, ideatore e anima dell’azienda: “mai fermo, mai solo”. Che cosa significa? Si è soliti affermare che l’imprenditore sia un solitario; al contrario l’essere solo per chi fa il nostro lavoro è una delle cose peggiori. Questo non toglie responsabilità e decisioni, ma io ho avuto la fortuna di fare un’altra esperienza con i ragazzi che attualmente lavorano in Sepam. Per me loro sono dei maestri. Occorre quindi guardarli e confrontarsi con loro, pronti a cambiare e mettersi in discussione. Certamente dalla mia parte rimane l’esperienza umana di alcuni elementi fondamentali, che non conosce tempo. Attualmente in Sepam lavorano 6 giovani che hanno svolto un percorso di scuola lavoro. Come è nata questa sfida di puntare sui giovani? La scelta di investire sui giovani è un aprirsi al futuro: essa nasce sia dall’idea che se io diffondo conoscenze e competenze tutti ne beneficiano, perché aumenta la capacità progettuale del sistema, sia dalla convinzione che un percorso di scuola lavoro, per quanto lungo, difficile ed oneroso, nel tempo possa dare molte soddisfazioni. Io oggi comincio a raccogliere i frutti di questa sfida: degli otto dipendenti presenti in Sepam, sei sono ragazzi che provengono da un percorso di scuola lavoro. Purtroppo non ci sono risorse per sviluppare percorsi di questo genere; la Regione Lombardia ha iniziato solo da qualche mese a sostenere queste buone pratiche aziendali, che secondo me dovrebbero divenire comuni a numerose imprese. La sua passione per la formazione tuttavia non si ferma qui… Io credo molto nell’importanza dell’educazione dei ragazzi e dei giovani. Contestualmente all’avvio dell’attività di Sepam e nel segno della continuità al percorso educativo e formativo dei ragazzi che frequentano a Lecco e Oggiono le Scuole Elementari e Medie della Cooperativa Nuova Scuola, con un gruppo di amici ho costituito la Fondazione don Giovanni Brandolese che gestisce e promuove l’Istituto Leopardi con un Liceo Classico ed uno Scientifico. “Lecco fa scuola” è il nostro manifesto, lanciato all’interno di un grande evento che ha visto la partecipazione di numerose autorità e personalità

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Claudio Pigazzini

La Formenti e Giovenzana nasce nel 1947, ad opera dei fratelli Giulio e Luigi Formenti e del cognato Fortunato Giovenzana, come laboratorio artigianale per la produzione di maniglie per mobili. Rapidamente, nel pieno boom economico del post guerra, trasforma la sua produzione artigianale e industriale con l’introduzione di nuove gamme di prodotti per il settore del mobile, come cerniere e guide per cassetti. Tra gli anni ’70 e ’80 la seconda generazione entra in azienda: ai fondatori si aggiungono quattro cugini, ciascuno dei quali occuperà funzioni diverse all’interno dell’azienda. Fausto Formenti, socio della Fondazione Costruiamo il Futuro, ci racconta i segreti di un grande successo “dalla Brianza al mondo”.

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SPECIALE SUMMER SCHOOL 2012

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al 13 al 15 luglio, presso l’Hilton Hotel a Sorrento, si è svolta la Summer School 2012. Una tre giorni di formazione politica organizzata dalla Fondazione Costruiamo il Futuro, in collaborazione con il Partito Popolare Europeo, e promossa da numerosi parlamentari del Pdl. Alla scuola di politica hanno aderito 450 ragazzi provenienti da tutte le regioni d’Italia, desiderosi di incontrare gli importanti relatori, confrontarsi con i deputati presenti, ma soprattutto mettere in gioco il proprio desiderio di impegnarsi in politica. “Il Pil misura tutto, tranne quello per cui vale la pena vivere”. Questo il titolo della Summer School che ha spinto gli ospiti a confrontarsi con una platea interessata non soltanto ai tecnicismi, ma ancor prima al motivo e allo scopo di un impegno nella vita pubblica. A CURA DI CARLOTTA BORGHESI E MARA BAIGUINI

Le testimonianze Abbiamo posto due domande ad alcuni partecipanti alla Summer School 2012

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Perchè sei venuto alla Summer School? Quale incontro ti è piaciuto di più? E cosa hai imparato?

1 - La ragione della mia partecipazione sta nella necessità, riscontrata durante l’attività di rappresentanza, di poter avere una rete di amici e colleghi, provenienti da realtà diverse dalla mia, che possa costituire un formidabile strumento di aiuto e di confronto. 2 - L’incontro più interessante è stato quello introduttivo con Davide Rondoni, perché ci ha aiutato a chiederci le ragioni del nostro impegno, onde evitare di agire soltanto come comparse nel triste teatrino della politica, mosso soltanto dalla legge dell’azione/reazione.

Marianne Malak: “Così cambierò il mondo” A 28 anni è stata la più giovane deputata del Parlamento egiziano: “Determinazione e fede sono le mie armi segrete”. Marianne Malak ha 28 anni ed è stata deputata al Parlamento egiziano. La più giovane deputata egiziana, per di più cattolica. È stata lei ad introdurre la Summer School 2012 con una testimonianza sul valore dell’azione politica. Parlando ai giovani presenti a questa Summer School hai detto che per te la politica è vita. Da dove viene questo concetto di politica? La politica è vita, questa è la mia ideologia. La politica controlla le leggi. Se segui una certa idea di politica farai i disegni di legge partendo da quel concetto. Per esempio se la mia politica è quella di far aumentare le chiese farò un disegno di legge che prevede che venga costruita una chiesa su ogni via. Quindi a partire da un certo concetto di politica si creano dei disegni di legge per servire la vita stessa. Non puoi separare dalla politica quello che fai durante il giorno, se leggi i giornali, navighi su internet, parli dell’economia. La politica è vita, perché si fa politica seguendo le proprie idee. Hai detto che pensi di poter cambiare il mondo e che non ti fermerai. Dove trovi questa forza? Me lo chiedono in molti! Io sono un caso speciale, prendo questa forza da Dio. Anche prima di fare politica ho sempre percepito Dio con me. Lui mi tiene sul palmo della sua mano e mi spinge. Penso che la gioventù possa cambiare il mondo e fare una nuova storia per il nostro paese. In tutta la storia i grandi cambiamenti sono stati fatti dalla gioventù. I giovani possono scrivere una nuova pagina nella storia del nostro paese. E se io credo davvero in qualcosa, avrò la forza per realizzarlo. Tutti quelli che hanno realizzato qualcosa di buono, ci credevano. I giovani possono cambiare il mondo,

tutto quello che devono fare è crederci. E credi che Dio sia con te.. In ogni cosa. Io sono la più giovane parlamentare e quando vedo la gente che mi ama capisco che non è per me. È Dio che fa tutto questo. Pensi che la guerra fra fratelli mussulmani e esercito, possa far dimenticare cosa hanno davvero bisogno le persone e il primo scopo della politica, servire le persone? Fratelli musulmani e esercito hanno la loro ideologia e non pensano di fare una guerra, ma di fare la loro politica. E pensano con la loro politica di servire la gente. Ma di fatto non la servono quindi quando le persone si renderanno conto credo proprio che diranno basta! Ad un certo punto li fermeranno...Gli Egiziani sono gente forte e lo hanno già fatto in passato durante la rivoluzione. Come nel calcio, prima danno il cartellino giallo e poi quello rosso. Sono come un vulcano, e se esplodono nessuno li può fermare. Qual è il ruolo dei giovani nella politica e nella società civile? Nessuna società può svilupparsi senza i giovani. I govani sono la spina dorsale del paese. Devono però essere educati bene, devono pensare bene e devono essere fiduciosi in se stessi. E soprattutto devono credere, e in accordo con la democrazia potranno muoversi verso la politica. I giovani che vogliono fare politica ed essere buoni parlamentari devono leggere molto, essere preparati e scoprire cosa fanno i politici anche per imparare dagli errori. Ma la cosa più importante è che devono credere di poter cambiare il mondo, in modo da avere la forza di cambiare le cose. Io sono così trovo la forza in quello in cui credo.

Andrea Corsi - Siena

1 - Per l’invito di un amico che stimo e perché l’anno precedente era stata un momento di confronto interessante. Il metodo seminariale con il quale erano stati organizzati i giorni della scuola era stato molto utile per l’approfondimento di certi temi e per l’occasione di dialogo con i parlamentari presenti. 2 - Gli incontri sono stati tutti molto interessanti. In particolare ho apprezzato l’incontro introduttivo con il Poeta Davide Rondoni, e l’assemblea con il Segretario Angelino Alfano. Emanuele Roselli - Consigliere Comunale Firenze

1 - Come diceva Gesù “Il mondo è un ponte. Attraversalo, ma non fermarti lì!” e così come un mendicante sospinto da queste sete di conoscenza e dal desiderio di fare il bene verso il prossimo, avevo deciso di partecipare alla Summer School, quale momento formativo e di condivisione che mi avrebbe permesso di accrescere il patrimonio conoscitivo così da essere in grado di contribuire in prima persona allo sviluppo prossimo delle istituzioni e delle società civile in cui vivo con l’esperienza umana e professionale acquisita in questi anni. 2 - Il confronto con personalità della cultura, delle istituzioni e della società civile ed al contempo la corrispondenza e la condivisione con molti giovani provenienti da tutto il territorio nazionale, sono stati uno spunto di riflessione per comprendere che in questo momento di crisi economica, sociale e di valori in cui l’antipolitica e la sfiducia verso l’altro sono imperanti, la possibilità di confrontarci e discutere, sia in momenti di studio e lavoro di gruppo che anche “come quattro amici al bar” con massimi esponenti della pubblica amministrazione sia a livello nazionale che internazionale su tematiche quali famiglia, lavoro, welfare, politica economica e misure per lo sviluppo, politiche e relazioni internazionali mi hanno fatto sentire vivo e pulsante, quale parte di un progetto comune in cui “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”! Samuele Gustavo - Nizzola di Muggio (MB)

1 - Ho preso parte per due anni di seguito alla Summer School, ed è stata, in entrambe i casi, un’esperienza densa di contenuti, scoperte ed emozioni. La Summer è per me un rifugio, un luogo dove respirare passione per la politica intesa come perseguimento del bene comune, un’oasi dove ritrovare il vero significato per la passione che sta guidando la mia vita. Seguo da quattro anni l’attività del Presidente Lupi e della Fondazione Costruiamo il Futuro, grazie ai social network ed ai siti web. Ne ammiro il modello, le testimonianze che forniscono, perché sinonimo di speranza soprattutto in un momento in cui il termine “politica” va assumendo sempre più un’accezione negativa. 2 - L’incontro che mi ha più emozionato è stato quello con Davide Rondoni. Occorre tenacia per poter fare la vera politica oggi, come ben diceva lo stesso Rondoni, è necessario essere un po’ “monaci” ed un po’ “rivoluzionari”. Le sue parole non mi hanno più abbandonata. Rossella Abagnale - Sant’Antonio Abate (NA)

1 - La partecipazione alla Summer School 2012 ha significato l’accettazione di una sfida affascinante. L’esperienza vissuta in quei giorni è stata un’occasione privilegiata per imparare, da un lato, un metodo con cui approcciarsi alla politica, cioè di (ri)tornare a scuola evitando la presunzione di autoreferenzialità e dall’altro insistere sulle ragioni che ci muovono in politica, a partire dall’orizzonte ideale. 2 - La proposta è stata tornare ad imparare a guardare partendo da un quadro di sintesi dell’attualità su diversi temi. Nel contesto politico attuale il merito della Summer School è stato rimettere al centro del dibattito non la nuova politica bensì la buona politica. Le parole di Papa Paolo VI che definì la politica quale “forma più alta di carità” sono attuali anche e soprattutto oggi e sfidano chi si impegna, perché è chiamato a testimoniare la diversità umana con cui si accosta all’impegno politico. Giovanni Mulazzani - Bologna

Davide Rondoni: “Siate rivoluzionari” Il poeta ha provocato i ragazzi: “Lo strumento più forte per un politico oggi è l’appartenenza a un popolo”. Pubblichiamo alcuni brani tratti dall’intervento di Davide Rondoni, poeta e scrittore, invitato ad aprire i lavori della Summer School 2012, con una lezione sui cattolici in politica a partire dalla figura di Tommaso Moro. “Questa è un’epoca in cui chi vuole occuparsi di politica, o meglio, chi vuole occuparsi della cosa pubblica deve assumere un atteggiamento molto simile a quello che hanno i rivoluzionari e i monaci, cioè coloro che hanno una decisione profonda sulla propria esistenza che è quella “non di trattenere la propria vita”, ma di accettare il rischio di una dedizione a una cosa più grande di sé. Questa è la posizione che di solito hanno i monaci o i rivoluzionari, cioè coloro che fanno una scelta fondamentale. Oggi è ancora più vero di dieci anni fa: nel momento in cui uno a 25, 30 anni decide di interessarsi di politica, o ha dentro gli elementi per una posizione del genere o è meglio che lasci perdere, che si dedichi ad altro. Il re Davide, che ha fondato Gerusalemme, la città che adesso è al centro del mondo, da vecchio aveva freddo, aveva sempre freddo. Tant’è vero che gli veniva sempre portata una ragazzina nel letto, perché il potere non scalda. Perché se non sei monaco rivoluzionario, il potere non ti scalda la vita. Quindi il primo a perderci sei tu, non è il Paese, il Parlamento, il Partito, sei tu. L’unica cosa che scalda è una cosa che si chiama “ideale”. Quando Dante deve dire a noi lettori perché è sicuro di aver visto il Paradiso dice: “ho visto questo nodo, questa rosa che è il Paradiso, questo nodo, perché ancora più di largo quando ne parlo, ne godo”. Cioè che l’ideale ti scalda lo capisci dal fatto che quando parli di ciò che ti ha mosso nella vita, dell’ideale che ti muove la vita, ne godi di più. Un po’ come la persona amata che ogni volta che la ricordi ne godi di più, non di meno. Tommaso Moro, come del resto l’Antigone di Sofocle, mette l’accento su una questione, che il Papa pone ai Parlamentari e che i vostri promotori invitanti vi ripropongono: che cosa è giusto? Come fa un politico, ma non solo un politico, come fa un uomo a capire che una cosa è giusta? Tutto il dramma di Tommaso Moro si gioca su questo: ad un certo punto il suo re afferma che ciò che è giusto è ciò che il re decide. E di fronte a

questo Tommaso afferma che c’è una cosa più cara. La seconda parola che vi volevo lasciare è questa: qualcosa di “caro”, cioè che ciò che è giusto non è deciso da qualche cosa che è fuori di me. Perché c’è un aspetto per cui ciò che è giusto lo puoi riconoscere a partire da qualcosa che ti è veramente caro, cioè qualcosa che è tuo. Non esiste la giustizia in quanto stabilita a priori da qualsiasi autorità che si voglia. Tommaso Moro ha giocato su questo la sua vita. Il problema di Tommaso Moro era affermare di fronte al potere che ciò che è giusto lo si deve stabilire non a partire dal valore dell’istituzione che lo propugna. Ma a partire da qualcosa che mi appartiene, che appartiene a me in quanto uomo. Tant’è vero che il problema di Tommaso Moro è lo stesso di Antigone: è un problema pre-cristiano, è un problema umano. Ciò che è giusto lo puoi riconoscere come buono per te, come facente parte del tuo cuore. Le famose, come dice Antigone, leggi del cuore opposte alle leggi dello Stato. Dove le leggi del cuore non vuol dire le leggi del soggettivismo, ma qualcosa che ti trovi inscritto in maniera indelebile. Qual è lo strumento migliore per provare ad usare la ragione in questo modo, per provare ad avere qualcosa che è caro e che scalda, per cui ogni volta che ne parli, anche se hai novant’anni, non hai bisogno della ragazzina per scaldarti? Lo strumento migliore per introdurre ad un uso vasto della ragione è l’appartenenza reale ad un popolo, gente, amici, persone impegnate nella società. Questo per il politico di oggi è vitale. Tutto cospira a fare di voi degli appartenenti ai meccanismi della politica. Mentre invece quello che salva un uso della ragione è l’appartenenza ad un popolo che fa cose, che fa opere, tentativi, sbaglia; questo è l’unico vero strumento, non ce n’è un altro. E, come dice un libro che vi consiglio di leggere, che è la storia di un altro Tommaso, Tommaso Beckett, un libro che si chiama “Assassinio nella cattedrale”, la cosa peggiore è fare un’azione giusta per un motivo sbagliato. Allora può essere che voi facciate un sacco di cose giuste, di azioni giuste, ma se non è chiaro il motivo adeguato per cui farle, questa sarebbe una cosa triste. Mentre invece io vi auguro di avere una vita allegra”.


SPECIALE SUMMER SCHOOL 2012

L’introduzione ai lavori della Summer School. Da sinistra: Maurizio Lupi, Giuseppe Cuomo, sindaco di Sorrento, Davide Rondoni, poeta e scrittore.

La lezione sullo sviluppo economico introdotta dall’on. Raffaello Vignali (al centro). Con i relatori, da sinistra: Daniele Franco, Direttore Ufficio Studi Banca d’Italia e Vincenzo Boccia, Presidente Piccola Industria Confindustria.

Sto facendo questa esperienza nel pubblico dal 2008. Tutti parlano della casta e ci mettono dentro anche me. Credo che sia bello e possibile servire il pubblico e, servendo il pubblico, fare qualcosa per la collettività. Non date retta a chi scrive. Date retta a quello che è e può essere. L’impegno nel pubblico, al netto di quelli che vogliono demonizzarlo, è qualcosa di bellissimo. Lo sto facendo e ringrazio chi me lo ha permesso. Antonio Mastrapasqua, presidente Inps

La presentazione di Maurizio Lupi.

I partecipanti alla Summer School durante una lezione.

Angelino Alfano, segretario Pdl, tra i giovani della Summer School.

La cosa più importante è stabilire un rapporto di fiducia con il contribuente. Vogliamo ricostruire questo rapporto perché il nostro è uno scopo strutturale. Cambiare la cultura, il rapporto tra cittadini e fisco, far capire che pagare le imposte è importante. Senza i beni pubblici diventa impossibile anche l’utilizzo di quelli privati.

Attilio Befera, Direttore Generale Agenzia delle Entrate

L’intervento del presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua (a destra), intervistato da Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro.

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La squadra di calcio dei parlamentari al torneo organizzato con i ragazzi. Vinto dai parlamentari, naturalmente ...

La mostra esposta durante la Summer School: 150 anni di sussidiarietà.

Questa è un’epoca in cui chi vuole occuparsi della cosa pubblica deve assumere un atteggiamento simile a quello che hanno i rivoluzionari e i monaci. Cioè coloro che hanno una decisione profonda sulla propria esistenza che è quella “di non trattenere la propria vita”, di non fare un calcolo meschino sulla propria vita, ma di accettare il rischio di una dedizione a una cosa più grande di sé. Davide Rondoni, poeta e scrittore

I promotori della Summer School 2012.

Da sinistra: Lorenza Violini, Ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano; Linda Laura Sabbadini, Direttore del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali ISTAT; Giuliano Cazzola e Antonio Mastrapasqua, presidente dell’INPS.


SPECIALE SUMMER SCHOOL 2012

Un momento dei lavori di gruppo.

un gruppo di partecipanti alla Summer School.

Voi siete il carburante della speranza che muove la macchina del Pdl. Il proliferare di iniziative organizzate da giovani come voi è la testimonianza che i nostri ideali e i nostri valori sono importanti e continueranno a nutrire il partito. Angelino Alfano Segretario del Pdl

I giovani che vogliono fare politica ed essere buoni parlamentari devono leggere molto, essere preparati e scoprire cosa fanno i politici anche per imparare dagli errori. Ma la cosa più importante è che devono credere di poter cambiare il mondo, in modo da avere la forza di cambiare le cose. Io sono così e trovo la mia forza nella fede e in Dio.

Marianne Malak deputata egiziana

Un’immagine della cena di gala. Quaderni degli appunti e tablet durante una lezione.

500 giovani che il venerdì sera lavorano in assemblea fino alle 23 sono una grande speranza.

” SI RINGRAZIANO

Maurizio Lupi

Da sinistra: Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, Raffaello Vignali, deputato Pdl, Antonio Mastrapasqua, presidente Inps e Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera.

La lezione dal titolo: Cittadino contro fisco? Da sinistra: Luigi Casero, deputato Pdl e Attilio Befera, direttore Agenzia delle Entrate.

Foto di gruppo con Maurizio Lupi (al centro).


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Costruiamo il Futuro Magazine - Settembre/Ottobre 2012

Focus Meeting

Eccellenza Lombardia

Ad Usum Fabricae

Oscar Giannino elogia la Regione per la qualità dei servizi. Roberto Formigoni si difende dalle pesanti accuse ricevute in questi mesi. In un panorama italiano che vede un bilancio nazionale del centrodestra piuttosto negativo c’è un’eccezione chiara e documentata: è quella della Regione Lombardia. E’ il pensiero di Oscar Giannino, che ha partecipato il 22 agosto all’incontro organizzato al Meeting di Rimini “Lombardia: discussione su presente e futuro” con il presidente Roberto Formigoni, Pierluigi Magnaschi, direttore di “Italia Oggi” e il giornalista Lodovico Festa. Nel dibattito, oltre ad evidenziare l’eccellenza della regione, il governatore ha colto l’occasione per parlare delle pesanti accuse ricevute in questi mesi. “Mi permetto di vantarmi del buongoverno della Lombardia perché si tratta di un’opera collettiva – ha detto il presidente Formigoni Abbiamo in Italia regioni dai bilanci disastrosi, deficit miliardari nella sanità con servizi ai cittadini insoddisfacenti, mentre la Lombardia, che è in pareggio di bilancio da 11 anni consecutivi, ospita il maggior numero di malati provenienti dalle altre regioni con prestazioni perfette, viene definita e demonizzata come corrotta. Come è possibile dimostrare questa assurdità?” La parola è poi tornata al direttore di Chicago Blog: “Non tocca a me esprimere giudizi sulla coerenza morale di Roberto Formigoni. La mia opinione è da studioso dei numeri: il bilancio nazionale di 18 anni di governo del centrodestra è negativo, ha fatto l’opposto di quello che prometteva. Siamo finiti ai margini del commissariamento, la sussidiarietà non ha fatto grandi passi avanti. Poi c’è il bilancio di ciò che è stato fatto in Lombardia, che è ben diverso e i dati sono ufficiali, presi dal sito della Banca d’Italia. Per argomentare voglio parlare di un settore particolarmente delicato: la sanità. Nonostante parecchi italiani vengano in Lombardia per farsi

Roberto Formigoni

curare delle particolari patologie, la Lombardia è la regione in cui, rispetto al Pil nazionale, la sanità ha il costo minore” . Il numero di addetti di Regione Lombardia e Asl per 10mila abitanti è pari a 109 unità, che diventano 180 se sommiamo province e comuni lombardi, rispetto a 135 e 204 unità della media nazionale. La spesa pubblica per investimenti fissi vede la quota di Regione Lombardia al 20,3% rispetto al 62,4% dei comuni lombardi mentre la media italiana vede le regioni al 26,3 e i comuni al 55%. Si è andati ancora più nello specifico facendo vedere come non è vero che nella regione le aziende private vengano favorite. Il numero di strutture di ricovero pubbliche e private accreditate per milione di abitanti in Lombardia è pari a 13,8 rispetto a una media nazionale di 19,5. “Mi permetto di concludere con un consiglio al presidente Formigoni – ha concluso Giannino - Farsi vittime e parlare di complotti significa regalare punti agli avversari, perché i numeri della Lombardia non vengano travolti hanno bisogno

di una svolta politica. La svolta va costruita proprio partendo da questa vicenda che ha colpito la regione Lombardia, pensateci e, se serve, posso darvi una mano”. E’ stato poi il presidente a tornare sulla vicenda mediatica che lo ha visto, suo malgrado, protagonista della cronaca: “Non potevo permettere che un’ondata di fango travolgesse il meraviglioso lavoro che stiamo facendo come Regione Lombardia. Io so quello che ho fatto e quello che non ho fatto, nulla di quello che ho fatto è contrario alla legge. Quello che non rifarei sono le vacanze ai Caraibi che, comunque, mi sono pagato di tasca mia ma che è opportuno non fare. Vi posso assicurare che non è stato sprecato un solo centesimo di euro di Regione”. Formigoni è poi passato ad una considerazione più personale: “Non ho ancora ben capito perché mi stia succedendo tutto questo, quello che accade, accade perché il Signore lo permette e se il Signore permette qualche cosa è per il tuo bene. Ho ritenuto però opportuno combattere e arrabbiarmi. Ho sentito molto ‘mia’ la lettera di Carrón a Repubblica perché mi ha fatto interrogare su quale pretesto potessi avere dato per scatenare tutti questi attacchi”. Anche Magnaschi nel suo intervento ha voluto sottolineare il valore del modello Lombardia basato sul culto della libertà, della sussidiarietà e sull’idea che lo Stato vada bene purché non si trasformi in statalismo e che il modello può essere riprodotto in tutto il resto dell’Italia per far crescere l’intero Paese. Il moderatore Lodovico Festa ha evidenziato come senza la forza cattolica che ha governato la Regione in questi anni, l’eccellenza lombarda non sarebbe stata possibile. Mara Baiguini

Intergruppo : futuro e bilancio di 10 anni “bipartisan” “Sono ancora possibili riforme condivise?” E’ la domanda che ha fatto accendere il dibattito tra Maurizio Lupi, Vannino Chiti, Enrico Letta, Tiziano Treu, Raffaello Vignali e Gian Luca Galletti, durante l’incontro dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà al Meeting di Rimini, occasione per tirare un bilancio e discutere le prospettive di un lavoro ormai decennale. Tappa cruciale di questo percorso è stato l’appello di Napolitano per una “politica responsabile” che “parli il linguaggio della verità” lanciato al Meeting 2011 in quello che Enrico Letta, vicesegretario Pd, definisce “un discorso che ha cambiato la storia italiana”. “I problemi nascono dal fatto che il nostro Paese ha un sistema politico completamente delegittimato – ha aggiunto Letta - E questa delegittimazione parte dal fatto che i cittadini, e noi politici in quanto cittadini, quando guardiamo al Parlamento guardiamo a un insieme di 945 persone nominate dai partiti e non legittimate dal consenso della sovranità popolare. Con la riforma elettorale vogliamo che il cittadino si senta rappresentato da persone legittimate a governare e che ha potuto scegliere, alle quali ha potuto scegliere di trasferire la sua sovranità popolare. La maggioranza che vincerà le prossime elezioni non dovrà spartirsi tutto, le scelte andranno fatte insieme, la politica, come ha detto Napolitano, deve essere responsabile”. Secondo il vicepresidente della Camera dei Deputati Maurizio Lupi il valore dell’Intergruppo sta nel progetto politico che ha messo in gioco la responsabilità personale di ognuno, la voglia di ognuno di noi di voler essere protagonista nelle scelte: “Troppo spesso noi pensiamo di dare delle risposte alla crisi della politica con delle analisi, con degli schemi o con dei progetti che non fanno i conti con la realtà”, ha proseguito Lupi. “Il mio parere è che la grande coalizione così come viene proposta oggi nel nostro Paese è una grossa stupidata. Se abbiamo a cuore il bene dell’Italia dobbiamo cercare luoghi e passaggi in cui alcune cose si possano fare insieme. Gli elettori sceglieranno a marzo chi vincerà le elezioni, ma una volta che il vincitore avrà avuto dagli elettori l’incarico di governare non potrà

immaginare la politica come un braccio di ferro continuo che vede nell’altro il male assoluto”. Anche secondo Lupi c’è una necessità assoluta di una legge elettorale, i cittadini voglio scegliere il proprio parlamentare, non è più sopportabile un Parlamento di nominati “credo che le preferenze siano il metodo migliore per eleggere il proprio rappresentante”. Raffaello Vignali,vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera, ha subito colto il valore dell’Intergruppo per la Sussidiarietà: “E’ un luogo in cui dialogare, le cose fatte sono state tante, come la Legge Controesodo, la stabilizzazione del 5 per mille, la legge sul lavoro nelle carceri. Personalmente, arrivando dall’esperienza della Compagnia delle Opere, volevo portare in Parlamento il valore delle Piccole medie imprese che non sono quell’anomalia italiana troppo spesso disprezzata, ma sono il nostro punto di forza. Lo Statuto delle Imprese ha tra le altre cose, lo scopo di riconoscerne il valore non solo dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista del benessere sociale che creano per tutti”. Per il vicepresidente del Senato Chiti la sussidiarietà impone un modo diverso di essere delle Istituzioni dello Stato: “L’Intergruppo anche per me è stato un’occasione di dialogo e di confronto, un impegno per cercare di costruire una buona politica. Dobbiamo impegnarci affinché venga attuato l’articolo 49 della Costituzione, che prevede che i partiti non siano delle associazioni private ma abbiano una natura giuridica: all’interno ci deve essere trasparenza, democrazia, rigore e la possibilità di controllare e sanzionare. L’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, con il dimezzamento dei finanziamenti ai partiti, sarebbe un contributo importante a quella ricostruzione del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni che dobbiamo perseguire”. Per Chiti inoltre la sussidiarietà non si può costruire a Roma ma va costruita sul territorio tramite un riferimento importante come le autonomie locali: “Gli italiani hanno bisogno di riappassionarsi alla politica, i cittadini devono sentirsi protagonisti della vita del loro Paese”.

Al Duomo di Milano è dedicata una delle mostre più attese della XXXIII edizione del Meeting di Rimini. Patrocinata dalla Compagnia delle Opere e dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, “Ad Usum Fabricae” oltre alle informazioni sulla genesi religiosa, politica, architettonica ed economica invita a riflettere su quanto sia stato vero il sentimento religioso e il senso civico dei milanesi che si sono adoperati nell’edificazione della città. Mariella Carlotti, una delle curatrici dell’esposizione, è stupita: “Vedendo le migliaia di persone venute alla mostra, percepivo che la cosa dominante non era la storia del Duomo di Milano, ma che oggi ci sia gente capace di commuoversi per essa. Abbiamo scelto una mostra dedicata a una cattedrale perché è un edificio che esprime ed educa l’uomo nel rapporto con l’infinito”. Il titolo richiama la scritta che recavano le merci dedicate alla costruzione del Duomo, e per questo esenti dai dazi: Auf, Ad usum fabricae (dal quale deriva tra l’altro l’espressione popolare Ad ufo). Martina Saltamacchia, l’altra curatrice, racconta che per la tesi in economia le fu indicato di guardare al Duomo di Milano, la cattedrale che normalmente i libri di storia vogliono costruita grazie a Gian Galeazzo Visconti, mentre la voce dei fedeli sostiene realizzata dal popolo. Per capire chi l’avesse veramente costruita, Saltamacchia consultò gli archivi della Fabbrica del Duomo, spulciando i registri delle donazioni: case, terreni, anelli, gioielli, monetine lasciate nelle cassette poste in strada, offerte raccolte da fanciulle, la biada donata dai contadini, il bottone, il vestito. Tutto concorreva alla sua edificazione. La studiosa scopre così che quello che Gian Galeazzo Visconti donava in un anno, 14mila lire, era appena il quattordici per cento delle donazioni. Il resto arrivava dal popolo. Commenta Mariella Carlotti: “Mentre questo popolo costruiva il Duomo, il Duomo costruiva Milano. Nell’ultima parte della mostra raccontiamo che il cantiere del Duomo di Milano assicurò alla città occupazione, ma non solo. Un cantiere come quello ha dato a Milano un’anima”. Come annotano gli Annali della Fabbrica del Duomo era l’opera di tutti per eccellenza: “senza differenza di classe, tutti accorrevano a portare il proprio obolo per la grande impresa, con le materiali offerte di denaro e robe”. Prendono vita tra le pagine antiche le commoventi storie di uomini e donne che, come possono, danno il loro contributo all’impresa comune: il mercante che lascia alla Fabbrica la sua ingente fortuna, le prostitute che offrono al mattino la decima del lavoro notturno, la vecchietta che dona il lavoro delle sue braccia e perfino la pelliccia con cui si ripara dal freddo. Il cantiere del Duomo, lungo sei secoli, ebbe anche un ruolo fondamentale per l’economia milanese. Innanzitutto il lavoro: nei primi decenni del cantiere, circa 4000 persone lavoravano alla costruzione della Cattedrale. Tra i lavoratori, ce ne erano tanti stranieri, importati per conoscenze e competenze sviluppate altrove: quelli delle cattedrali diventavano così cantieri internazionali, luogo di circolazione di culture e tecniche. La costruzione di un edificio così grandioso imponeva poi di fatto innovazioni tecnologiche importanti, come tecniche e come macchine. Non va inoltre dimenticata la profonda religiosità che animò la popolazione: chi lavorava sapeva che la propria opera era guardata dagli occhi di Dio.


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Costruiamo il Futuro Magazine - Settembre/Ottobre 2012

Cena soci estiva

Premio Costruiamo Il Futuro

Una serata con Dario Di Vico

Aperto il bando per le associazioni di volontariato sociale e sportivo della provincia di Monza e Brianza.

Il giornalista del Corsera ha presentato il libro di Raffaello Vignali, “La grandezza dei piccoli” Luglio, temperature già roventi di giorno ma la sera la brezza brianzola rinfresca. E’ tempo della consueta assemblea dei soci della Fondazione Costruiamo Il Futuro e, come da tradizione, ci ritroviamo a cenare con ospiti d’eccezione. Questa volta tocca al giornalista Dario Di Vico e all’onorevole Raffaello Vignali. Aperitivo immerso nel verde per poter conversare con tutti, il clima informale e amichevole è quello che contraddistingue le nostre serate. Entriamo per cenare, la brezza brianzola si fa sentire e tra una portata e l’altra ascoltiamo il presidente Maurizio Lupi introdurre i nostri due ospiti. Dario Di Vico si mette in gioco e conversa con i soci della Fondazione sulle reti d’impresa,

incalzato dalla presentazione del libro di Raffaello Vignali “La grandezza dei piccoli”, che parla appunto delle piccole medie imprese e di come siano fondamentali per il nostro Paese. Tema caldo e sentito da parte di tutti gli intervenuti: ne nasce un dibattito acceso e sincero. Siamo ormai al dolce e l’orologio segna mezzanotte, il tempo è volato e la serata è al termine; ma non prima di aver omaggiato tutti gli intervenuti con la pubblicazione della Fondazione sui primi 10 anni di attività. In questo libro i veri protagonisti sono proprio i soci della Fondazione che, con le loro idee, la loro vivacità e il loro sostegno hanno permesso tutto ciò. Tiziana Colla

Il grande successo riscontrato fin dalla prima edizione del Premio testimonia allo stesso tempo un grande interesse e un forte bisogno da parte delle organizzazioni, che molto spesso non riescono a portare a termine i progetti che hanno in cantiere. Tale fattore ci spinge a continuare su questa strada, per costruire ogni anno un pezzetto in più. “Il terzo settore non si è mai sottratto alla sfida di rispondere quotidianamente ai tanti bisogni della gente – ha detto Maurizio Lupi, presidente della Fondazione Costruiamo il Futuro – Nemmeno con le difficoltà legate alla crisi economica che colpisce anche un territorio produttivo come quello brianzolo. Per questo motivo la Fondazione si è impegnata a sostenere il mondo dell’associazionismo sociale e sportivo per il quinto anno consecutivo in questa provincia, perchè vogliamo sostenere concretamente chi in modo sussidiario svolge un servizio fondamentale per la comunità”. Nonostante nelle scorse edizioni siano state premiate più di 25 realtà erogando più di 100.000 euro restano innumerevoli i progetti e le attività meritevoli che non hanno potuto ricevere un adeguato riconoscimento. Un dato decisamente stupefacente e da non tralasciare è il fervore e l’entusiasmo con cui volontari e dipendenti delle associazioni continuano il loro lavoro nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di strumenti necessari. Per questo la Fondazione Costruiamo il Futuro ha deciso di continuare, anche nell’anno 2012, l’iniziativa del Premio nella Provincia di Monza e Brianza. Il progetto è rivolto a tutte le associazioni, organizzazioni e cooperative nonprofit ed ai gruppi sportivi dilettantistici con sede operativa nel territorio della Provincia di Monza e Brianza. Per iscriversi al Premio Costruiamo il Futuro è necessario compilare il modulo scaricabile dal sito www.costruiamoilfuturo.it o contattare la Fondazione entro il 31 ottobre 2012, all’indirizzo via Garibaldi, 50 23891 Barzanò (LC), tel. 039/5969259 – fax. 039/5969950 – e-mail. premio@costruiamoilfuturo.it Un comitato composto da tutti gli enti promotori del Premio, dagli sponsor e da personalità e specialisti del terzo settore, analizzerà le candidature e selezionerà i progetti più meritevoli.

L’intervento di Elia Penati.

Dario Di Vico (a sinistra) presenta il libro di Raffaello Vignali (a destra).

Francesco Sangiorgio, vicepresidente della Fondazione.

Pietro Tassi sfoglia il libro pubblicato in occasione dei 10 anni di Costruiamo il Futuro.

In occasione dei 10 anni di Costruiamo il Futuro abbiamo pubblicato un libro che racconta l’attività svolta dal 2001 ad oggi. È possibile acquistarne delle copie contattando la Fondazione al numero 039/5969259

4 milioni di euro per gli oratori lombardi La Regione ha aperto un bando che andrà a finanziare interventi strutturali. Le domande vanno inviate entro il 4 dicembre. Obiettivo del fondo, che prevede l’erogazione totale di 4 milioni di euro nel 2013, è quello di promuovere e sostenere iniziative a favore delle parrocchie mediante azioni di sostegno e valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta negli oratori. Per ogni singolo intervento potranno essere erogati contributi non superiori a 300.000 euro e non inferiori a 70.000 euro per un cofinanziamento massimo di Regione Lombardia pari al 90%. L’intervento potrà riguardare la realizzazione di nuove strutture a servizio delle attività degli oratori, migliorare l’accessibilità e la fruibilità delle strutture esistenti attraverso la ristrutturazione, il recupero conservativo, l’ab-

battimento delle barriere architettoniche e la messa a norma degli impianti delle strutture esistenti negli oratori, compresi gli impianti tecnologici. Non è stato stabilito un limite massimo del costo di realizzazione dell’intervento ma, per l’attribuzione dei punteggi verrà considerato il limite di 500 mila euro. Le domande devono essere inviate dal 4 settembre al 4 dicembre 2012. Per la presentazione dell’istanza on-line è necessario collegarsi al sistema informativo all’indirizzo https://gefo.servizirl.it/frisl Per maggiori informazioni contattare la Fondazione Costruiamo il futuro al numero 039.5969259.

I PREMI Sociale

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premi da 5.000 euro premio da 2.500 euro della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza Onlus

Sport

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premi da 2.500 euro forniture complete

Premi ai volontari

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medaglie d’oro premio speciale per volontario giovane


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Costruiamo il Futuro Magazine - Settembre/Ottobre 2012

Le nuove frontiere della comunicazione applicate alla politica, ma non solo.

Il sorriso della libertà Il curatore della mostra su San Tommaso Moro, realizzata dalla fondazione, presenta la figura del patrono dei politici. “È facile, a volte, donare il proprio sangue alla patria e ancora più facile donarle del denaro. Talvolta è più difficile donarle la verità”. (G. K. Chesterton, L’imputato).

Simone Dattoli

E’ da poco disponibile la nuova App di Maurizio Lupi, un’applicazione per i-Phone e i-Pad scaricabile da App Store per essere sempre aggiornati su interventi, iniziative e attività del Vice Presidente della Camera. Un nuovo e originale progetto che aiuta i politici a raggiungere anche il target dei giovani e meno giovani che utilizzano quotidianamente questi strumenti. Per sapere di più di questa originale attività di comunicazione, abbiamo incontrato nel suo ufficio di Milano Simone Dattoli, giovane amministratore delegato di Inrete srl, la società che ha ideato e realizzato questa iniziativa. Come è nata Inrete? Quattro anni fa, dopo una discreta esperienza maturata all’interno di importanti realtà imprenditoriali e associative ho deciso di intraprendere un nuovo percorso professionale e ho lanciato Inrete, società di Relazioni Pubbliche, Istituzionali e Comunicazione. Inrete nasce per esprimere al meglio il mio potenziale, o meglio la rete di rapporti che nel tempo avevo creato e gestito. Da qui il nome dell’azienda che oggi è in piena espansione, grazie all’ingresso di nuovi soci, di giovani e dinamici collaboratori e alla diversificazione delle attività che ci ha portato, nonostante questo periodo di crisi, a sviluppare nuovi progetti e ad essere scelti da molti per la qualità dei servizi offerti. Esattamente, di cosa si occupa Inrete? Le principali attività di Inrete si esplicitano nelle due anime della società, entrambe fortemente caratterizzate nella propria identità,

ma complementari: le Relazioni Pubbliche e Istituzionali, da diversi anni infatti Inrete collabora con Anci Lombardia e con la Fondazione per la Sussidiarietà, con la finalità di supportare le imprese nello stringere relazioni virtuose con la Pubblica Amministrazione, sia locale che centrale, interfacciandosi con i referenti politici presenti sul territorio o a livello nazionale e la Comunicazione Integrata, a partire da quella tradizionale - ufficio stampa, ideazione e organizzazione eventi, adv – fino alla digitale – web strategy, PR online, realizzazione siti e App. Come siete arrivati al progetto delle App per i politici? La Comunicazione tradizionale oggi non può prescindere dall’essere affiancata alle attività di PR online, nel senso più ampio del termine. Oggi si deve comunicare con un pubblico eterogeneo, che cerca informazioni da fonti diverse e generalmente complementari, quindi è necessario sfruttare tutti i canali che possono raggiungere efficacemente il target di riferimento. Una campagna di comunicazione deve quindi utilizzare nuovi strumenti come le App. E’ un lavoro complesso ma proprio per questo è entusiasmante, anche perché la tecnologia e il contesto in cui viviamo evolve rapidamente, quindi anche gli strumenti e le strategie per comunicare devono adeguarsi in fretta, coinvolgendo esperienze e professionalità diverse e che fino a pochi anni fa non si interfacciavano neanche, ma che oggi più che mai hanno un patrimonio da condividere e mettere Inrete. Mara Baiguini

Per chi, come il sottoscritto, tanta parte del bene e della gioia su questa terra è venuta nel leggere e nell’ascoltare storie e racconti, quel che è più facile e forte ad imprimersi non sono anzitutto concetti od intuizioni, ma delle immagini, delle scene visibili; e al termine di questi mesi di lavoro su Thomas More ed il suo tempo convulso, quello che appunto continua a interrogarmi e talvolta a commuovervi è, appunto, una scena, che potrebbe essere l’inizio di un romanzo e che invece è un episodio di vita reale: due uomini sono seduti su un balcone in una calda notte d’estate, il capo rovesciato a guardare assieme le stelle, a commentarne i moti, a discutere e godere d’una serata d’amicizia. Un consigliere ed il suo re, Thomas More ed Enrico VIII, così come ce li racconta William Roper. E’ uno di quei momenti nei quali è come se si intravedesse il misterioso segreto della vita di un uomo, l’unicità della sua presenza sulla terra ma anche la sua capacità di esprimere moti e sentimenti che appartengono al cammino di tutti. Thomas More è stato sempre ed anzitutto un amico, come notava con affetto Erasmo da Rotterdam: un ami-

co del suo tempo, delle sue conquiste, delle sue passioni intellettuali, delle sue sofferte questioni e lacerazioni, un amico del suo paese, che voleva servire al meglio delle sue notevoli capacità, un amico del suo Re. Ma in tutto questo ha sempre tenuto lo sguardo rivolto al cielo, ad un orizzonte infinitamente più vasto, l’unico a suo giudizio che donasse a tutto la sua giusta proporzione ed il suo valore. E’ questa la sorgente del suo inesauribile senso dell’umorismo, della sua tenerezza come padre, della sua magnanimità come giudice e politico, della sua fermezza nel voler consegnare al suo tempo, al suo Paese, ai suoi avversari di dibattito, e perfino al suo Re niente altro che verità, la sua amicizia con Dio. Sono uno sguardo ed uno sorriso quelli di More che, in questo molto simile a Socrate, attraversano il tempo e continuano a sfidare chi vi si imbatta. Anche noi oggi possiamo sederci e discutere con lui di politica, religione, libertà, confortati dal fuoco quieto del suo acume, del suo umorismo, della sua lungimiranza. Anche noi possiamo essere invitati a sollevare gli occhi alle stelle, e non smettere di farlo in nome di qualsivoglia parzialità, per quanto intensa o sofferta, come accade al giovane Enrico VIII. Anche noi possiamo decidere se accettare la sua amicizia. Edoardo Rialti, curatore della mostra

A OTTOBRE L’INAUGURAZIONE ALLA CAMERA La mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune” è promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro in occasione dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI e sarà presentata nel mese di ottobre alla Camera dei deputati. Sarà successivamente esposta presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano e in Vaticano. La mostra ripercorre le vicende di Tommaso Moro, avvocato e politico, cancelliere di Enrico VIII proprio negli anni in cui si proclamò l’Atto di Supremazia del re sulla Chiesa d’Inghilterra. La sua testimonianza in difesa della libertà religiosa rappresenta una delle più grandi lezioni di autentica laicità del pensiero moderno. Tommaso Moro, che ha rinunciato alla vita per seguire la sua coscienza, è stato proclamato santo nel 1935 e patrono di politici e governanti nel 2000 da Giovanni Paolo II.


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