“Servono concretezza e compostezza” Il numero uno di Confindustria spiega come il nostro Paese può uscire dalla crisi PAGINA 2
SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”
Costruiamo il futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 12 - n. 7/8 - 31 maggio 2010 - Poste Italiane SpA - Spediz. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 D.C.B. Milano - Registrazione al Tribunale di Milano n. 536 del 12 agosto 1999. Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23,20036 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/344535
MEETING
Incontro all’esigenza di cambiamento e di ripresa dell'uomo
Il XXXI Meeting per l’amicizia fra i popoli si chiude come segno tangibile e documentazione della sfida che il Santo Padre ha lanciato: “Testimoniate nel nostro tempo che le grandi cose a cui anela il cuore umano si trovano in Dio”. Il titolo “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” è diventata ipotesi reale per tutti di confronto su ogni questione: ipotesi per i 3193 volontari provenienti da tutta Italia e da oltre 20 paesi stranieri, che anche quest’anno, come ormai si ripete da oltre 30 anni, hanno offerto il loro lavoro per la costruzione di un’opera in cui l’ideale si è incarnato; un’ipotesi di sguardo per le quasi 800.000 presenze, 29 le nazionalità presenti, che si sono confrontate con oltre 130 incontri, 8 mostre, 35 spettacoli. “Tantissimi ospiti, di ogni fede, cultura, provenienza; è stato sorprendente vedere come per tutti il tema del Meeting sia stato il contenuto prevalente dei loro interventi; non abbiamo ascoltato voli pindarici o teorie astratte, ma una reale lettura della propria esperienza alla luce del titolo”, dichiara il presidente del Meeting Emilia Guarnieri. Il presidente d’Irlanda McAleese, una grande testimonianza personale, il ministro Frattini a confronto con leader di paesi in cui la libertà religiosa viene regolarmente limitata, il presidente Barroso, la figura più rappresentativa dell’Unione Europea, hanno sottolineato la vocazione internazionale del Meeting. Nella settimana riminese si è discusso dell’uomo e del suo desiderio infinito: il cristianesimo, come ha detto Stefano Alberto nel suo intervento, è una risposta “tanto impossibile a immaginarsi prima che accadesse come avvenimento storico, quanto supremamente conveniente nel suo libero e totalmente gratuito maSEGUE A PAGINA2
In Brianza una perla del X secolo Terminati i lavori di restauro, la struttura è stata riconsegnata ai cittadini PAGINA 8
ALL’INTERNO
COSTRUIAMO IL FUTURO SETTEMBRE 2010
LA CANONICA DI BARZANO’
“Un impegno per ciascuno. Ognuno al suo lavoro” Dentro la crisi, oltre la crisi
MAGAZINE
PARLA EMMA MARCEGAGLIA
Lunedì 18 ottobre 2010, ore 21 incontro pubblico con Monsignor Gianfranco RAVASI Carlo VERDONE Maurizio LUPI “IL FASCINO DELLA BELLEZZA. DIALOGO SULLA FEDE” presso Centro Paolo VI Barzanò (LC)
PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO
www.costruiamoilfuturo.it
MEETING DI RIMINI 2010
Maurizio Lupi, Emma Marcegaglia e Cesare Geronzi.
Un evento appassionato e appassionante
Il metropolita Filaret e il primate d’Ungheria Péter Erdö.
Il bilancio della manifestazione. Una festa di popolo che ha visto la partecipazione di oltre 800mila persone.
Tracciare un bilancio del Meeting di Rimini è spesso l’occasione, per i cosiddetti “addetti ai lavori”, di appiccicare un’etichetta alla settimana riminese. E così le 800mila persone che hanno attraversato i padiglioni della fiera diventano “deluse”, “entusiaste”, “disincantate”, “berlusconiane”, “bersaniane” a seconda della tesi che si vuole dimostrare. Il difetto è quello individuato dal premio Nobel per la Medicina nel 1912 Alexis Carrel: “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”. Ecco perché, osservando il Meeting di Rimini, è impossibile non notare che qualsiasi etichetta è per sua natura riduttiva, incapace di comprendere fino in fondo la portata di questo avvenimento. Come è possibile infatti inserire in un contenitore l’incontro (foto in alto) tra il metropolita Filaret e il primate d’Ungheria Péter Erdö? O i volti di Rose Busingy e dei ragazzi del Meeting Point di Avsi a Kampala? O la storia e le parole del filosofo francese Fabrice
Hadjaji, nato ebreo e convertito al cristianesimo nel 1998? E ancora le centinaia di incontri e testimonianze che hanno caratterizzato le giornate riminesi? Non si può far altro che ripetere quel che don Luigi Giussani disse oltre 30 anni fa, subito dopo la prima edizione del Meeting, quando descrisse i “fattori determinanti” del “volto adulto di questo fenomeno”. Anzitutto “gente appassionata alla vita del movimento” perché “la serietà nella vita è la passione per il significato. L’adulto è una persona per cui il movimento è veicolo, o luogo di incontro, con il significato del proprio esistere, della propria persona”. In secondo luogo “una passione per la vita che renda capaci di amicizia. E l’amicizia è affrontare ‘insieme’ i bisogni”. Terzo aspetto: “l’ideale della vita che hanno dentro, reso organico dall’amicizia e perciò reso coraggioso dall’amicizia, si impegna, cambia. Non esiste vera percezione ideale se non diventa energia di cambiamento, cioè affezione, energia di mobilitazione, e dello spazio, della realtà, in
funzione dell’ideale. Quindi, si sono mossi per realizzare questa presenza”. Il Meeting di Rimini è questo: gente impegnata e appassionata al significato della propria vita che, insieme, crea un luogo capace di incidere sull’opinione pubblica e di diventare fattore di cambiamento. Non è un caso, e lo dico sentendomi addosso tutta la responsabilità che deriva dal mio ruolo, che mentre altrove la politica politicante la faceva da padrona, a Rimini rappresentanti del governo, delle istituzioni, dell’economia affrontavano i temi che maggiormente incidono sulla vita dei cittadini. E si confrontavano con la testimonianza di chi, quotidianamente, cerca di rispondere in maniera efficace ai bisogni della società. Resta un pizzico di rammarico nel dover constatare che qualche solerte osservatore delle vicende dei cattolici impegnati in politica, troppo concentrato su altro, non si sia accorto di tutto questo. Eppure bastava solo un pizzico di osservazione in più. MAURIZIO LUPI
2 SEGUE DALLA PRIMA
Incontro all’esigenza di cambiamento e di ripresa dell'uomo
nifestarsi”, e che risponde alle sfide della modernità perché, come recita l’intervento del cardinale Scola “il desiderio integrale dell’uomo, cioè il suo cuore, incontra piena soddisfazione”. E ancora il grande avvenimento che è stato l’abbraccio tra il cardinale Erdö e il metropolita Filaret, forse il più importante incontro ecumenico degli ultimi anni. Come accade tipicamente al Meeting uomini e culture diverse si incontrano: la presentazione de “Il Senso Religioso” di don Giussani in cinese, l’incontro tra il monaco buddista Habukawa, il cardinale Tauran e l’imam Oubrou, il dialogo tra il giurista ebreo Weiler e Giuliano Amato, sono stati momenti in cui si è scoperto come il cuore dell’uomo è il punto di inizio del dialogo e come la religione può essere fattore di pace e non di violenza. Le mostre (quattro di queste realizzate all’estero), visitate da migliaia e migliaia di persone, hanno svolto come sempre un ruolo fondamentale nella documentazione del desiderio di cose grandi; tra queste la mostra sulla crisi, un tema su cui si sono confrontati in tanti: Bonanni, Passera, Geronzi, Marcegaglia, Gotti Tedeschi, De Bortoli, Marchionne. Molti dei protagonisti del mondo economico hanno dimostrato una sincera curiosità per quello che accade al Meeting e per l’esperienza da cui nasce e che la sostiene, documentata nello spazio centrale della fiera dedicato alla figura di don Giussani nel quinto anniversario dalla scomparsa. Anche quest’anno particolarmente seguiti gli incontri delle “testimonianze”: Rose e i suoi ragazzi africani, la vedova Coletta e Maria Teresa Landi, Mireille Yoga dal Camerun e Fiammetta da Haiti, padre Monacelli e l’indiano David Frank, hanno raccontato come nessun potere, nessuna circostanza, possano fermare il desiderio di ogni uomo, la cui natura infinita, propria dell’uomo di ogni tempo, ha calcato il palcoscenico del Meeting con il Caligola di Camus interpretato da Stefano Pesce e con la lettura dei canti di Leopardi di Giancarlo Giannini. E ancora altri personaggi come l’arcivescovo Martin, i giornalisti McGurn e Pansa, gli scienziati Moro, Nelson e Ferrari, i giuristi Snead e Kretzmer. Infine la politica con Sacconi, Tremonti, Alfano, Matteoli, Carfagna, Calderoli, Maroni, Galan, Luciano Violante. Non una passerella estranea alla realtà del Meeting: ministri e politici hanno affrontato attese e domande della gente, parlando dei temi e delle sfide del prossimo futuro, lasciando da parte i battibecchi da talk show. Sono state tantissime le personalità del mondo ecclesiastico, politico, economico e culturale che sono arrivate in veste di ospiti, vivendo il Meeting, visitando le mostre, assistendo agli spettacoli, partecipando agli incontri, osservando quello che è accaduto. “Il Meeting ha avuto successo – continua il presidente del Meeting – perché ha incontrato l’esigenza di ritrovare uno sguardo positivo verso la realtà ed è stato una proposta per il bisogno di cambiamento e di ripresa della vita sociale; è stata l’occasione per verificare che, a partire da un punto inossidabile che rilancia l’umano, ci sono persone e realtà di uomini che mettono l’uomo nelle condizioni di attraversare sicuro la continua tempesta della vita, senza essere in balia delle circostanze”. Per questo il titolo del Meeting 2011 che si svolgerà dal 21 al 27 agosto sarà: “E l’esistenza diventa una immensa certezza”.
“Servono concretezza e compostezza” COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE
SETTEMBRE 2010
MEETING: L’INTERVENTO DI EMMA MARCEGAGLIA
Il numero uno di Confindustria spiega come il nostro Paese può uscire dalla crisi. Puntando anche sulla fabbrica e le sue eccellenze. Già riconosciute a livello internazionale
Ci sono due istanze fondamentali per me in un momento così complesso: la concretezza e la compostezza negli argomenti. Probabilmente il peggio è alle spalle ma non sappiamo cosa ci aspetta, siamo in una situazione di totale incertezza e di discontinuità strategica. Per chi fa impresa come me adesso non si tratta solo di pensare a come uscire dalla crisi ma si tratta di ripensare la propria azienda, come riuscire a conquistare mercati nuovi, in una fase come questa la prima richiesta che facciamo alla politica è la concretezza, stare sui temi veri del lavoro della crescita, della disoccupazione. La seconda cosa che noi chiediamo, e che chiediamo soprattutto alla politica, è la compostezza negli argomenti, nello stile e nel linguaggio. Queste sono le premesse fondamentali per poter tracciare una strada in un momento così difficile. Sono tempi in cui bisogna fare le riforme, fare cose concrete, perché se non le facciamo adesso rischiamo di non cogliere quei piccoli segnali di ripresa e opportunità. La fabbrica in Italia è ancora molto importante, forse a volte ci dimentichiamo ma ci sono dei dati che dicono che in Italia
l’industria manifatturiera regge nonostante la crisi, non abbiamo perso quote di mercato a livello internazionale nonostante la crisi, se guardiamo la produzione procapite noi siamo il secondo Paese più importante dopo la Germania, siamo leader nelle esportazioni e non solo nei settori made in Italy, tessile, dell’abbigliamento e dei mobili, ma siamo soprattutto leader nel settore della tecnologia. Abbiamo quindi una forza nell’industria e dobbiamo tenerla da conto. Il tema vero è capire come fare per evitare
“Volevo essere felice”
MEETING: UN VIDEO PER ENZO PICCININI
Enzo Piccinini era un medico, un chirurgo rinomato. Padre di quattro figli, era tra i responsabili più stretti del movimento di Comunione e Liberazione. Muore nel 1999 in un incidente stradale, rientrando a casa il 26 maggio. Nel 2009, in occasione del decennale, la fondazione Enzo Piccinini ha realizzato un video su di lui. Lo straordinario interesse dimostrato sia da quanti lo hanno conosciuto sia da chi non ne ha mai avuto l’occasione (oltre 10.000 libri venduti nel 2009 ed oltre 50 presentazioni) hanno spinto a realizzare un filmato che potesse in poco tempo descrivere Enzo Piccinini. E’ stato così realizzato un video per l'occasione della 31a edizione del meeting di Rimini ed è stato presentato nei giorni 23 e 24 (replica). Ciò che ha affascinato del video è stata la scelta dei produttori di affidarsi alle parole stesse del professore di Bologna per individuare i passaggi più importanti della sua vita. Dal ricco materiale raccolto per la costruzione dell'archivio sono stati rinvenuti numerosi documenti nei quali lo stesso Piccinini individuava alcuni momenti della sua vita come decisivi. Dagli anni dell'adolescenza fino ai giorni della scomparsa. La nota di regia pubblicata sul sito del meeting (www.meetingrimini.org) descrive con grande efficacia questa dinamica. Il video e' distribuito e venduto da Itaca e acquistabile anche on line. Il titolo scelto per il documento, “Volevo essere felice”, è tratto dalle parole dello stesso Piccinini che così sintetizzava quello che ha sempre cercato nella vita. Il video fugge ogni tentativo di sintetizzare o chiudere in uno schema una figura così straordinaria. Suscita al contrario il desiderio di approfondire le ragioni di una straordinaria umanità, una volta appreso che la grandezza non è da addebitare al temperamento quanto a Ciò che Piccinini ha incontrato. EMMANUELE FORLANI
un’altra crisi, la prima cosa da fare è che le banche tornino a fare il proprio mestiere, che è raccogliere risparmi e impiegarlo a favore di chi crea stabilimenti e posti di lavoro. In secondo luogo vanno fatte alcune regole chiare che facciano in modo che le banche possano utilizzare meno leva finanziaria, ci sia più tutela dei risparmiatori non ci siano buchi regolamentari. Non serve un eccesso di regolamentazione ma una buona regolamentazione che non lasci buchi, che sia il più possibile coordinata a livello globale.
Bisogna tornare alle origini, all’etica, ognuno deve fare il suo mestiere, dobbiamo aver un’ottica di medio termine, mirata sì all’interesse personale ma anche a quello generale. Per uscire dalla crisi il nostro Paese deve tornare a crescere di almeno due punti percentuali di Pil all’anno,altrimenti non riusciremo a risolvere il problema della disoccupazione, continueremo ad avere un reddito medio delle famiglie che cala e potere di acquisto in diminuzione. Il primo tema per uscire dalla crisi è quello della produttività, da quando c’è l’euro abbiamo perso 32 punti percentuali di produttività rispetto alla Germania, il nostro costo del lavoro è cresciuto del 20%, mentre il loro è calato, dobbiamo quindi recuperare questa produttività. Come si fa? Cambiando le relazioni sindacali, ho voluto infatti varare una riforma che permetta una maggiore produttiva e un innalzamento dei salari legato alla maggiore produttività. E questo è un primo passo, adesso dobbiamo andare avanti, dobbiamo lavorare di più, meglio, con più formazione, fare più straordinari e avere la possibilità di lavorare meglio. EMMA MARCEGAGLIA
Uno stand per Eugenio Corti a sostegno della sua candidatura MEETING: LA MOBILITAZIONE PER IL NOBEL
Un stand al Meeting di Rimini per sostenere la candidatura al Nobel di Eugenio Corti. Il Comitato per l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura ad Eugenio Corti con l’associazione Culturale Internazionale «Eugenio Corti» sono stati presenti con un proprio stand alla XXXI edizione del Meeting. Tremila le firme raccolte in una settimana allo stand per sostenere la candidatura al grande riconoscimento artistico dello scrittore di Besana Brianza, che al Meeting di Rimini è sempre stato di casa, un altro migliaio quelle finora raccolte on-line. “E’ stata una grande esperienza – è il commento di Sergio Mandelli, presidente del Comitato per il Nobel - siamo tornati a casa carichi e pieni di voglia di fare per sostenere l’iniziativa. Al meeting abbiamo raccolto testimonianze significative di lettori e di personaggi del mondo della cultura e della politica come il presidente della provincia Dario Allevi, il consigliere regionale Stefano Carugo, degli scrittori Paolo Gulisano e Luca Doninelli, del giornalista Renato Farina e molti altri”. Anche per Francesco Righetti, presidente dell’associazione culturale internazionale “Eugenio Corti” (Aciec) è stata una settimana entusiasmante: “Sapevamo che Corti è molto conosciuto ed apprezzato nell’ambiente del Meeting, ma non era così scontato il successo dell’iniziativa. Tantissimi si sono avvicinati per tutta la settimana al nostro stand – continua Righetti – ci hanno raccontato le loro emozioni di lettori di Corti, qualcuno ci ha perfino confidato di aver ritrovato la fede leggendo “Il cavallo rosso”. E’ stato anche bello che la moglie di Corti, Wanda, fosse presente allo stand: ci ha dato una mano, era in contatto con il marito e tanti lettori sono stati contenti di incontrarla. Anche se Eugenio non era con noi, era come se lo fosse”. “L’iniziativa si è diffusa rapidamente sul web – continua Righetti – tra i lettori e sostenitori di Corti il passaparola ha sempre funzionato. Chi non conosceva ancora l’iniziativa ha voluto firmare al meeting dove è stato possibile anche acquistare i libri dello scrittore”. È possibile sostenere la candidatura di Eugenio Corti al Premio Nobel per la Letteratura inviando un messaggio di posta elettronica all’indirizzo nobelcorti@aciec.org specificando nome, cognome, data e luogo di nascita, professione, città e nazione di residenza. Tutte le informazioni sull’iniziativa si trovano all’indirizzo www.aciec.org/nobel.htm. MARA BAIGUINI
I
SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”
SETTEMBRE 2010
“Un impegno per ciascuno. Ognuno al suo lavoro” Dentro la crisi, oltre la crisi
"In luoghi abbandonati Noi costruiremo con mattoni nuovi Vi sono mani e macchine E argilla per nuovi mattoni E calce per nuova calcina Dove i mattoni sono caduti Costruiremo con pietra nuova Dove le travi sono marcite Costruiremo con nuovo legname Dove parole non sono pronunciate Costruiremo con nuovo linguaggio C'è un lavoro comune Una Chiesa per tutti E un impegno per ciascuno Ognuno al suo lavoro" T.S. Eliot
SETTEMBRE 2010
SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”
II
“Occorre tornare ai veri valori” Parla Cesare Geronzi, presidente di Assicurazioni Generali: “La banca ha trasformato la sua natura. Non più intermediario che si assume il rischio del suo impiego ma soggetto che lo trasferisce ad altri. E’ nato così un sistema ombra. Tutto questo è alla base della tempesta finanziaria ed economica” Crisi: cosa è successo? Cosa ci insegna questa crisi? Quali sono gli errori da non ripetere? Si è verificata un’esplosione, è esplosa una bolla. Gli effetti di questa crisi globale e la successiva tempesta innescata dalla Grecia, non sono ancora superati. E’ stato un triennio di fuoco, in Europa la ripresa può dirsi avviata anche se discontinua, dagli Stati Uniti però non vengono segnali rassicuranti sul profilo della crescita e dell’occupazione. Si presenta sulla scena la Cina, che può essere un problema ma anche una grande opportunità, Le Generali oggi rappresentano la seconda compagnia assicurativa straniera in Cina, è un’opportunità che vale per tante altre imprese. Ciò che è avvenuto si avvicina ad un passaggio d’epoca, troviamo un precedente solo negli anni 30’. La banca ha trasformato la sua natura, non più intermediario che si assume il rischio del suo impiego ma soggetto che trasferisce il rischio dell’impiego del risparmio ad altri soggetti. E’ nato così un sistema bancario ombra, reso possibile da carenze nella regolamentazione bancaria e dalla carenza
di azioni di vigilanza. C’è un esigenza di ritorno ai valori veri, alla riaffermazione della coesione sociale, del ruolo del volontariato e della capacità di agire con la logica della sussidiarietà, questo è il ruolo dell’economia. In Italia la crisi è stata rappresentata da una anomalia positiva, il nostro sistema ha tenuto a “bada” questa crisi. Cosa c’è di buono e cosa c’è da cambiare nel nostro Paese? Il percorso per introdurre nuove regole e principi nella finanza globale è molto lungo e difficile, e sembra del tutto abbandonata l’ipotesi di una riforma del fondo monetario europeo. A volte sembra che la crisi non ci abbia insegnato granché, se il passo è lento nel necessario processo riformatore. E’ necessaria l’adozione di nuove regole in materia, come la supervisione degli organi di controllo, degli effetti di contagio e dei rischi sistemici, dei derivati e delle agenzie
I FIGLI, MOTORE DELL’ECONOMIA
Il presidente dello Ior: “Superare la crisi favorendo la crescita demografica”
È la tesi presentata ieri dal presidente dello Ior (Istituto per le Opere di religione) Ettore Gotti Tedeschi che è stato protagonista di uno degli incontri che il Meeting ha voluto dedicare alla crisi economica. «La crisi economica – spiega Gotti Tedeschi – nasce a partire dal decennio 19751985 quando la popolazione occidentale ha cominciato a decrescere. C’è una profonda correlazione tra crescita della popolazione e sviluppo economico. Senza crescita demografica aumentano i costi fissi e di conseguenza aumentano le tasse». La teoria del numero uno della banca del Vaticano è supportata da una serie di dati reali. «Nel corso degli ultimi trent’anni in Italia, a causa della crescita demografica zero, è diminuita la popolazione giovane, mentre è aumentata quella anziana – afferma – Questo vuol dire che c’è meno gente che entra nel ciclo produttivo e più persone che ne sono uscite. Da qui l’aumento dei costi fissi e delle tasse che negli anni ottanta pesavano circa il 30 per cento sul reddito, mentre oggi arrivano oltre il 50». Più tasse implicano una minore capacità di investimento e, soprattutto di risparmio. «Alcuni pensano che la teoria secondo la quale la crisi sia figlia della mancata crescita demografica non sia valida perché basata su criteri morali, affermando che l’economia deve avere autonomia morale». Eppure è un dato di fatto che la famiglia non solo «produce crescita reale, ma avvia quattro anime economiche – evidenzia il responsabile dello Ior -che sono tanto proprie quanto misconosciute: la famiglia quale produttore di reddito, di risparmio, di investimento, di distributore di reddito al suo interno». Ma non è tutto, perché fare figli non basta. «I figli – evidenzia l’economista padre di cinque figli – vanno concepiti all’interno di una famiglia vera, con papà e mamma, e vanno educati . Vanno cresciuti in una cultura che li spinga a capire il perché delle cose». E alle giovani coppie Gotti Tedeschi dice: «Credete nella Provvidenza e siate generosi e coraggiosi. I figli sono una grazia».
di rating, insomma l’adozione di norme innovative per i profili strutturali e prudenziali dell’ordinamento finanziario non è più procrastinabile. E’ legittimo attendersi delle scelte efficaci e una nuova regolamentazione dal vertice di Seul del G20 del prossimo novembre. Vi sono più stadi di interventi perché si possano diffondere comportamenti volti a valori non effimeri. Il sistema finanziario deve essere un fattore di crescita dello sviluppo, dovrà avere più capitale, meno debiti, minore esposizione di rischi, ed essere capace di una nuova sintesi tra interessi aziendali e interessi generali. La crisi ci insegna che altre forze devono scendere in campo, come quelle del così detto Terzo Settore. Oggi in Italia da un lato bisognerebbe liberare la finanza pubblica, dalla’altro è fondamentale attivare una crescita maggiore di quella prevista. I dati relativi al prodotto del secondo semestre di que-
st’anno sono d’incoraggiamento, anche se la recente graduatoria Ocse non induce a particolare ottimismo. Si muove in una corretta direzione la manovra approvata dal Governo a fine luglio, l’attuazione del federalismo fiscale, in una logica di cooperazione e solidarietà nazionale, accentua l’esigenza di un protagonismo delle forze sociali ed economiche del territorio. Occorre inoltre una maggiore capacità delle banche di scrutinare e selezionare le iniziative valide. Dobbiamo guardare avanti, dobbiamo essere in grado di costruire una società migliore per le generazioni che verranno e a tal fine è necessario, oltre all’intelletto, anche il cuore. Tutti devono fare la propria parte, l’Europa, il Governo le istituzioni, le imprese, comprese ovviamente banche e assicurazioni, i sindacati e le altre organizzazioni sociali. Nel versante dell’Unione Europea è fondamentale dare avvio alla costituzione di un governo economico, sono necessarie azioni importanti come l’emissione di titoli europei per finanziare un piano nelle infrastrutture e nella ricerca. MARA BAIGUINI
III
SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”
SETTEMBRE 2010
Paolo Cevoli: “Dio mi ha fatto patacca” Petto in fuori. Atteggiamento da “un tipo un po’ scemo”. Passeggiata sul palco perché “... queste sedie sono come dei water”. Il famoso comico s’è messo a nudo. “Cosa volete che vi dica? Il Signore ci aveva preso gusto a fare nascere un ‘pataca’ come me. E così è stato”. Ma quel talento è maturato in un luogo: innanzitutto la famiglia, poi gli amici con l’esperienza dei “frizzi”
Non gli si può chiedere di fare una testimonianza, un racconto ordinato della propria vita, perché poi lui ti risponde: «Sono un ‘patacca’ romagnolo, quei ragionamenti lì non li so mica fare». E allora abbiamo provato più volte a tenere al guinzaglio Paolo Cevoli, a condurlo in una conversazione e intervista più o meno seria e strutturata in merito ai tre video che sono parte integrante della mostra “Un impiego per ciascuno. Ognuno al suo lavoro Dentro la crisi, oltre la crisi” che lo vedono come protagonista; impresa impossibile. Battute, frasi iniziate e mai finite, esclamazioni in dialetto. La cosa straordinaria è che proprio dentro quelle risate, dentro quelle battute, è emersa l’avventura umana di Cevoli. Ma tu che dici di essere un patacca, che competenze hai sull’economia? «Ho sempre lavorato in un lavoro "normale". Prima nell'albergo dei miei a Riccione e poi come manager e imprenditore della ristorazione. Fare il patacca mi viene naturale. A un certo punto ho incontrato quelli di Zelig che mi hanno convinto a fare il comico di mestiere. Che è un lavoro come tutti gli altri. Cosa volete che vi dica, il Signore ci aveva preso gusto a fare nascere un ‘patacca’ come me», e così è stato. Ma quel talento è maturato in un luogo, innanzitutto la famiglia, poi gli amici con l’esperienza dei “frizzi”. «Rispetto a mio babbo sono un introverso, lui in 83 anni non è mai riuscito a finire un discorso». La prima esperienza di lavoro è stata quella di cameriere «nella pensione a zero stelle dei miei geni-
tori a Riccione. Lì ho imparato cosa significa servire, perché il lavoro del cameriere è quello di servire, di rendere felici i clienti. Così come il comico che deve fare ridere il pubblico». E lui, Cevoli, s’è scoperto comico quasi per caso, a 44 anni, quando il destino è tornato a bussare per la seconda volta, e non si poteva più dire di no. «All’inizio degli anni ’90 – racconta – mi proposero di fare una trasmissione in tv con Paolo Rossi e Antonio Albanese, rifiutai perché avevo la famiglia e il mio lavoro di imprenditore nella ristorazione.». Poi nel 2002 l’incontro con gli autori di Zelig, impossibile dire ancora di no. E da lì gli ultimi 8 anni di successi, scanditi perlopiù dagli sketch dell’assessore Palmiro Cangini da Roncofritto. «La mia materia prima – dice – è la realtà, l’umorismo significa prendere in giro qualcuno perché gli vuoi bene. Poi penso che se Dio mi ha voluto fare così ‘pataca’, è perché aveva pensato giusto». C’è il rischio che la comicità diventi cinismo? Quando invece la comicità aiuta ad affrontare e superare momenti di crisi come questi? Tutti rischiamo di diventare cinici. Anche quelli che non fanno i comici. Dipende se sei contento della vita. Allora non puoi non ridere. E anche la crisi diventa un coso che te ti può tirare fuori il meglio di te. Come hai avuto l’idea dei 3 spot della mostra? Boh, le idee vengono così. Sbocciano come le pataccate. Delle volte le dico senza fare neanche in tempo a pensarle. CARLOTTA BORGHESI
SETTEMBRE 2010
SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”
IV
Cosa ci insegnano gli affreschi del Lorenzetti Intervista a Mariella Carlotti, curatrice della mostra. “È da uomini che vivono così che può rinascere una convivenza tesa al bene comune. E credo che il compito primo di chi governa sia incoraggiare chi costruisce nella società per il bene di tutti” In occasione dell’ultima edizione del Meeting di Rimini è stata presentata la mostra dal titolo “Il bene di tutti. Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena”. Quali sono i motivi che l’hanno spinta a scegliere gli affreschi della Sala dei Nove per la realizzazione di una mostra da esporre all’interno di una rassegna politico – culturale come quella di Rimini? La mostra è stata allestita all’interno dello spazio della Compagnia delle Opere che quest’anno ha messo a tema del lavoro proposto ai propri associati il bene comune. Infatti l’ultima assemblea generale della CdO ha avuto come titolo: La tua opera è un bene per tutti. Abbiamo allora voluto cercare nella tradizione del nostro Paese un esempio suggestivo di concezione del bene comune e l’abbiamo trovato negli affreschi che tra il 1337 e il 1339 Ambrogio Lorenzetti realizza nella sala dove si riuniva il Governo dei Nove (1287-1355), il governo della stagione più bella della storia senese. Quello della domanda è però il titolo del libro da cui la mostra è nata. La mostra aveva invece come titolo: COR MAGIS. Il cuore, l’opera, il bene di tutti. Siena a.D. 1337. Sulla porta di Siena che guarda verso nord, quella da cui entrava in città la via Francigena e con essa i milioni di uomini che da tutta Europa si recavano a Roma, c’è scritto: Cor magis tibi Sena pandit – Più (della porta) Siena ti apre il cuore. Ci è sembrato suggestivo aprire con questa frase una mostra collocata all’interno di un Meeting dedicato al tema del cuore. E infatti la mostra è stata la possibilità di un viaggio al cuore di una città in cui, più che in altre, si è espressa un’interessante concezione della politica. Nel realizzare la mostra avete cercato di riprodurre il più fedelmente possibile la Sala dei Nove; ed effettivamente la prima impressione entrando è lo stupore per la bellezza di questi grandi affreschi. Che significato aveva la bellezza per un uomo del Trecento come Lorenzetti? Nel 1309 a Siena viene tradotta in volgare la costituzione della città: nasce così il Costituto senese, la prima costituzione del mondo in lingua corrente, di cui in qualche modo gli affreschi di Lorenzetti rappresentano la traduzione in immagini. Chi governa, si legge nel Costituto, deve avere a cuore "massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini". A Siena c’è una forte consapevolezza della rilevanza politica della bellezza della città, che con il Governo dei Nove si fa sistematica, fino ad esplicitarsi in norme: basti pensare alla nomina di “ufficiali sopra le bellezze”, che dovevano garantire il decoro urbano. E la bellezza invade non solo le chiese, i palazzi, le strade e le vie: arriva, solo per fare un esempio, alle biccherne,
cioè alle copertine in legno dei registri contabili del Comune, che vengono dipinte nei secoli dai grandi artisti della città. Quando la bellezza arriva ai registri contabili ha invaso tutto! E questo è l’indice di un clima sociale in cui non c’è soluzione di continuità tra politica e bellezza, perché lo splendore della città ha bisogno della concordia dei cittadini come dell’armonia delle cose. Gli affreschi sono affiancati da un abbondante apparato di iscrizioni in versi volgari, diretti quindi, come tu affermi, non solo ai Signori Nove ma a tutti i cittadini. Per quale motivo Lorenzetti sceglie di dipingere per tutti? Qual è l’importanza del popolo per la realizzazione del Bene di tutti? Gli affreschi di Lorenzetti sono stati a volte letti, soprattutto da certa cultura di sinistra, come documentazione di un modo di sentire ormai “laico”, di una socialità non più riferita alla fede cristiana. Per far questo bisogna dimenticare molte cose. Bisogna dimenticare che questi affreschi si trovano in una sala attigua alla sala del Mappamondo (la sala dove si riuniva il Consiglio Generale di Siena) dove campeggia la grande Maestà dipinta da Simone Martini nel 1315, di cui il capolavoro del Lorenzetti rappresenta uno sviluppo; bisogna dimenticare soprattutto l’abbondante apparato di iscrizioni in volgare (62 versi, divisi in 6 strofe) che corredano gli affreschi e ne aiutano la corretta lettura. Gli affreschi erano ben conosciuti dai cittadini senesi se San Bernardino, nelle sue prediche al popolo, può più volte citarli a sostegno del suo dire. D’altronde un anonimo cronista senese dell’epoca scrive: queste dipinture sono in el detto palazzo del Comune, salito le schale al primo uscio a mano sinistra: e chi vi va el può vedere. D’altronde l’arte nel Medioevo era un potentissimo strumento di diffusione di cultura e i significati di certe opere erano più compresi dal popolo di allora che da tanti intellettuali di oggi.
Da dove nasce un buon governo? Come si giudica e come si realizza un governo effettivamente capace di portare il bene della società? Credo che una corretta lettura degli affreschi di Lorenzetti suggerisca che un buon governo nasce da un popolo che ama la giustizia, che vive la concordia ed è teso al bene comune. È infatti il bene di tutti il vero bene proprio: un uomo non è felice quando ha tutto in un deserto, ma quando ha il necessario in un mondo buono. Quando gli uomini non sono tesi al bene comune, prevale la tirannia. E la tirannia è la politica che ha come scopo la politica, invece che il bene comune. Questo dipinge Lorenzetti nelle allegorie del Buono e Cattivo Governo, dandoci negli Effetti il test per verificare il contenuto teorico. Infatti nella città e nella campagna che nascono da un popolo e da un governo tesi al bene comune c’è una vita dolce e riposata: si lavora, ci si sposa, si mettono al mondo i figli e ovunque domina la bellezza e la sicurezza. Nel mondo dominato dal bene proprio, la cifra di tutti i rapporti è la violenza: così cresce la devastazione e la paura ed è inibita ogni capacità costruttiva. Oggi come allora l’uomo è alla ricerca di un governo giusto, che possa portare la pace e la serenità di tutti. Che cosa possono insegnare questi affreschi a noi uomini moderni ancora impegnati in questa ricerca? Churchill sosteneva che in una società democratica il parlamento, e perciò il governo, è fatto per il 10% dai migliori personaggi del Paese, per il 10% dai peggiori, ma per l’80% è lo specchio fedele della società. Io la penso così: credo per questo che c’è bisogno di una ripresa di tensione al bene comune dal basso. Per questo abbiamo voluto al Meeting mettere all’uscita della sala in cui erano riprodotti gli affreschi del Buon Governo, un manufatto originale senese del 1337, la stessa data del capolavoro lorenzettiano: si tratta della bellissima testa di un crocifisso ligneo, andato perduto nel bombardamento alleato che il 23 gennaio del 1944 devastò la Basilica dell’Osservanza. I frati tra le macerie ritrovarono intatta la testa del Cristo: sorprendentemente in essa vi era una pergamena di Lando di Pietro, l’autore finalmente svelato del Crocifisso. Lando aveva scritto nel cartiglio una commovente preghiera a Cristo, a Maria e ai santi, raccomandando loro il suo destino, quello della sua famiglia e di tutti gli uomini. È da uomini come Lando, che nascondevano il loro ideale, la loro preghiera in quel che facevano che è nata la Siena che Lorenzetti ha dipinto e che attira ancora milioni di visitatori nelle sue mura e nelle sue campagne. È da uomini che vivono così che può rinascere una convivenza tesa al bene comune. E credo che il compito primo di chi governa sia incoraggiare chi costruisce nella società per il bene di tutti. CARLOTTA BORGHESI
La vedova che perdona SETTEMBRE 2010
COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE
MEETING: PARLA MARGHERITA COLETTA
“Ho vissuto un ultimo anno difficile, all’insegna della fragilità. Solo l’amore di Cristo mi ha permesso di superare la cattiveria dell’uomo”
Un mercoledì d’agosto afoso come tutta questa estate, ore 15 in Sala A1 del Meeting di Rimini incontro dal titolo “Al cuore dell’esperienza: perdonare è possibile”, sala già gremita di persone incuriosite dal titolo e dalla partecipazione di quella donna straordinaria che è Margherita Coletta. Nasiriyah, ore 8.45 italiane del 12 novembre 2003: un camion bomba con 300 chilogrammi di tritolo si schianta contro la palazzina del comando italiano. Muoiono 12 carabinieri, 5 soldati e 2 civili. Tra loro c’è Giuseppe Coletta, il marito di Margherita, giovane brigadiere dell’Arma. La notizia sconvolge l’intero Paese, è la strage più grande di militari italiani dalla seconda guerra mondiale. Ma quella stessa sera lei, Margherita, ripete davanti alle telecamere le parole del Vangelo: «Amate i vostri nemici» e parla di perdono. Quasi un pugno nello stomaco per i milioni di telespettatori e per la cronista di Avvenire Lucia Bellaspiga che decide di andare a conoscere quella donna. Nasce da qui, da questo tragico avvenimento, l’incontro organizzato dal Meeting. «Il nostro cuore desidera andare al di là del male - dice Davide Perillo, direttore di Tracce -. E quando lo vediamo accadere diventa impossibile fermarsi». Quell’avvenimento si è reso manifesto nella testimonianza di Margherita, iniziata col racconto di quel giorno in cui è cambiato tutto, ma in
un certo senso già ‘preparato da Dio’ con la morte del figlio Paolo, 7 anni, per leucemia. «Umanamente è impossibile perdonare, se non scatta la fede in Cristo. Non so perché lui ha deciso di parlare tramite me per replicare all’odio con amore». Di sicuro, «quel giorno le parole del Vangelo sono diventate vive, inizialmente mi sono vergognata, poi ho capito che Dio si serviva di me per arrivare ad altri». Ma non basta nemmeno tutto ciò, perché subentra sempre il dubbio, la tentazione di credere che sia tutto un sentimento. «Ho vissuto un ultimo anno difficile, all’insegna della fragilità - continua Margherita -, solo l’amore di Cristo mi ha permesso di superare la cattiveria dell’uomo. Oggi mi sento più Margherita, non solo la vedova di… E’ cresciuta la mia fede, ora ho un rapporto personale con Cristo. La nostra forza è che Cristo sa in anticipo le cose, Cristo è stato in croce, Dio
poteva evitarlo, ma dopo la croce c’è stata la resurrezione». «Il perdono e la vittoria sul male divengono possibili solo grazie alla misericordia di Cristo», aggiunge Perillo, quasi a voler puntualizzare quel miracolo avvenuto nella vita di Margherita. Un miracolo che dal 2005 ha preso la forma dell’associazione Bussate e vi sarà aperto, finanziata anche dai proventi del libro Il seme di Nasiriyah scritto insieme alla Bellaspiga. «Quando l’ho sentita in tv dopo quella tragedia, mi sono chiesta come potesse dire certe cose - racconta l’inviata di Avvenire - , era fortissima la necessità di conoscerla. Lei non ha neanche chiesto chi era stato a uccidere suo marito, questo è alla radice del suo perdono». Un progetto portato avanti dall’associazione è la costruzione di un orfanotrofio in Burkina Faso, intitolato ai 19 italiani uccisi in Iraq, e un pozzo d’acqua potabile dedicato a Eluana Englaro perché, spiega la Coletta, «le è stata tolta la vita togliendole acqua e cibo». Sul maxi-schermo scorrono i video di Nasiriyah, la documentazione degli interventi dell’associazione in Africa e i 19 volti di quei connazionali barbaramente uccisi. Il tutto accompagnato da un commosso applauso che non lascia spazio al sentimentalismo, ma solo alla consapevolezza di partecipare a un miracolo possibile ovunque e in ogni istante. TIZIANA COLLA
MEETING: SENSO RELIGIOSO IN CINESE
Dentro al Cuore della Cina
Il titolo in strani caratteri verdi: Il senso religioso. Durante l’incontro di mercoledì 25 agosto è stato presentato il lungo lavoro durato ben nove anni per diffondere nelle librerie dell’Estremo Oriente il primo volume del PerCorso di don Giussani. Oltre duecento pagine in mandarino, pubblicate da Kuangchi, una casa editrice cattolica di Taipei. Su proposta di alcuni amici, infatti, nel 2000, un taiwanese iniziò a tradurre le pagine di Giussani supervisionato da don Paolo Costa, della Fraternità San Carlo, in missione a Taiwan insieme a don Paolo Cumin e don Emmanuele Silanos. Raccontano che alcuni frutti stanno già arrivando: «In molti ci hanno detto la cosa più bella: “Questo libro dice ciò che ho sempre pensato, ma che non riuscivo ad esprimere”. Perché, al di là della distanza abissale tra la cultura occidentale e quella cinese, il punto è quello, Il cuore è sempre il cuore». Il lavoro non è solo sui libri dal momento che anche a Taiwan l’emergenza educativa è grande: «I giovani non sono in grado di
affrontare la realtà per tre motivi: è forte l’impronta confuciana per la quale un giovane per migliorarsi deve passare da una serie di esami, senza mai riflettere su sé stesso. In più c’è un totale disinteresse per quanto avviene fuori dalla propria famiglia. E infine con lo sviluppo economico degli anni ’60, non c’è stato un adeguato sviluppo spirituale». Dunque hanno avviato un’attività di volontariato con gli universitari per assistere i bambini abbandonati e poveri delle zone interne del paese e della periferia di Taipei. Ed è il cuore a rispondere alla provocazione di un famoso imperatore che disse ai missionari gesuiti: “Se il vostro Dio è vero, perché s’è dimenticato per 1500 anni di noi cinesi?”», racconta don Emmanuele. «Non so cosa abbiano risposto. Ma sono certo che non si è mai dimenticato di nessuno: ad ogni uomo ha dato il cuore, proprio per riconoscerLo». Frase di sant’Agostino «Il cuore di ogni uomo è inquieto finché non riposa in Dio».
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IL LIBRO DI ANTONIO SOCCI
Caterina, diario di un padre nella tempesta
“La Repubblica” lo ha definito, il più atipico e inatteso best seller dell'estate. «Caterina, diario di un padre nella tempesta», è un libro che racconta tutto il dramma di un padre davanti ad una figlia crocifissa. «La mattina di quel 12 settembre ero baldanzoso come un bambino e non sapevo che Caterina, la mia Caterina, doveva morire quella sera stessa. Era scritto che alle 21 e 30 sarebbe finito il mondo. Per me. Per sempre. O sarebbe cominciato un nuovo mondo». A 12 giorni dalla laurea il cuore di Caterina si ferma e dopo un’ora e mezzo ricomincia a battere, misteriosamente. Le sue condizioni, però, si presentano tragiche. Da quel momento un intero popolo inizia a pregare. Un nuovo mondo. “Uno spettacolo di fede e amore (…) fra di loro molti sono atei e agnostici, eppure l’esperienza di Caterina spinge queste persone a riscoprire il significato ed il valore della preghiera, a ritrovare il senso di una fede perduta o lasciata in disparte”, scrive Socci nella presentazione del libro. Un popolo in preghiera per Caterina. Al Meeting di Rimini, durante la presentazione del libro, davanti ad una sala gremita di gente, Alessandra la mamma di Caterina ha detto: “Sono qui per ringraziare tutti quelli che sostengono Caterina e noi con la preghiera”. “Una vicinanza che ci ha permesso di sostenere una situazione che è di una durezza indicibile”. “La stessa Caterina che ora è perfettamente cosciente, è di una serenità misteriosa”. Ha poi aggiunto: “Il suo recupero a detta dei medici, è straordinario e inimmaginabile”. Una gratitudine espressa anche dal fatto che i proventi dei diritti d’autore di questo libro, andranno a sostegno di opere di carità come il Meeting International Point di Kampala, «ai ragazzi delle periferie di Lima» e ai bambini di un lebbrosario in Africa che da sempre hanno pregato e pregano per Caterina. Insieme a lei, a presentare il libro, c’erano Mariella Carlotti, professoressa e amica di famiglia, Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi di Bologna, Giulia un’amica di Caterina e Stefano il fidanzato. Una presentazione atipica, diversa. Una vera testimonianza, di come anche un’esperienza così drammatica, dolorosa e inspiegabile possa essere vissuta piena di speranza e di gratitudine.
MEETING: UN SINDACATO DI ALTRI TEMPI
Lo sciopero diventa la testimonianza di una fedeltà
La mostra è legata alle precedenti che il Meeting ha dedicato alla rivolta ungherese del 1956 e alla Primavera di Praga del 1968 e racconta la genesi del primo sindacato libero che riuscì ad incrinare la Cortina di Ferro dell’impero sovietico. Il 14 agosto 1980, infatti, nei cantieri di Danzica sul litorale Baltico della Polonia iniziò un forte sciopero che si estese a tutto il paese. Non si trattava di una semplice rivendicazione salariale ma del superamento della paura per chiedere libertà sindacali, civili e religiose negate dal regime. Lo sciopero unì la Polonia e la folla davanti ai cancelli del cantiere fu come uno scudo di protezione: i cancelli non dividevano la gente, la univano. Con la legge marziale imposta attraverso i militari del generale Jaruzelski tutto questo mondo entrò in clandestinità ma in qualche occasione di ritrovo nelle piazze rimanevano delle grandi croci di fiori e candele quasi a voler gridare “Solidarnosc c’era, c’è e ci sarà!”. Inoltre non fu solo un movimento del popolo polacco, perché varcò i confini della Polonia coinvolgendo numerose persone nella sua causa per l’Uomo e per la rina-
scita della sua dignità con il cuore che spinge a desiderare un bene non solo per sé ma anche per gli altri; la mostra racconta anche de “il fattore W” che intervenne nell’agosto polacco. W come Walesa, fondatore di Solidarnosc. W come Wojtyla, il Papa polacco. Ben presto fu chiaro che il regime aveva fallito nell’opera di normalizzazione e la crisi economica si aggravò svuotando i negozi da ogni genere alimentare e di prima necessità. Il lavoro dunque non produceva più i suoi frutti e divenne la forma culminante dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo; “Se il lavoro umano diventa un lavorare senza senso, l’unico comportamento sensato in una situazione del genere diventa lo sciopero. Lo sciopero diventa la testimonianza di una fedeltà. Si sciopera allora per restituire nuovamente un senso umano al lavoro e perché il lavoro diventi a sua volta la forma della fedeltà umana”. Attraverso questa convinzione e il recupero del significato del lavoro e del proprio impegno civile, fu possibile per i polacchi resuscitare la speranza e di ricostruire la società. Ripeto, altri tempi e altri sindacati…
In Brianza una perla del X secolo 4
COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE
SETTEMBRE 2010
LA CANONICA È STATA RICONSEGNATA UFFICIALMENTE AI CITTADINI DI BARZANÒ
Dopo alcuni anni di lavoro, sono terminati i lavori di restauro della Canonica. La struttura è stata risanata con importanti opere di consolidamento, oggi invisibili agli occhi del visitatore. Ma fondamentali per dare una sicurezza statica all’edificio
La canonica di San Salvatore a Barzanò, dopo quasi 10 anni di lavori, è stata riconsegnata ai cittadini dopo un importante intervento di recupero portato avanti dall’Amministrazione comunale, proprietaria della chiesa medievale risalente al XI secolo. All’inaugurazione, avvenuta domenica 19 settembre, hanno partecipato le principali autorità civili e religiose del territorio. “Dopo alcuni anni di lavoro, di grande impegno e di passione, sono terminati i lavori di restauro della nostra Canonica – ha spiegato il sindaco di Barzanò, Franca Colombo - La struttura è stata risanata con importanti opere di consolidamento, oggi invisibili agli occhi del visitatore, ma fondamentali per dare una sicurezza statica all’edificio. Le facciate esterne sono state ripulite e restaurate in modo da mantenere il più possibile l’aspetto prodotto dalla storia; i colori, gli intonaci, le pietre”. L’illuminazione notturna esalta la semplice struttura romanica del monumento scandendone il ritmo con candele di luce. A tutto que-
sto si aggiunge il restauro dei preziosi affreschi databili poco dopo l’anno mille. Questo ciclo di dipinti, che risente dell’influenza della tradizione bizantina e della cultura carolingia-ottoniana, racconta ai fedeli la vita terrena di Cristo e la sua teofania nella Gerusalemme celeste. Di particolare pregio è la decorazione della cupola con il Cristo Pantocratore circondato dagli apostoli. “Lo scavo archeologico condotto sotto il pavimento ha fornito importanti reperti e notizie che permetteranno agli studiosi approfondimenti per meglio definire le epoche e gli interventi – ha proseguito il sindaco L’edificio è collocato nel centro storico di Barzanò, anch’esso recentemente recuperato. All’esterno della chiesa è stato pavimentato il sagrato e il piazzale, ora utilizzato per manifestazioni artistiche e culturali. La vecchia sala civica è stata trasformata in una elegante sala di rappresentanza che verrà utilizzata per svariate iniziative istituzionali e culturali. L’antico parco settecentesco già oggetto di un importante intervento di recupero è in at-
LATBRI: IN DIFESA DI UN’AZIENDA “SANA”
E’ il momento del coraggio
Pubblichiamo l’editoriale che Angelo Frigerio, direttore della rivista specializzata Formaggi&Consumi, ha voluto scrivere in merito ai recenti avvenimenti che hanno coinvolto Lat Bri. La fabbrica di Usmate è stata coinvolta in una vicenda che ha messo a rischio la continuità della sua produzione di latticini. Tutto a causa dell’errore di una massaia e dell’ignavia di talune autorità competenti. Vale la pena aggiungere che le maestranze della Lat Bri sono scese in piazza a difesa della loro azienda.
Una vicenda di ordinaria follia. In cui si mischiano pressappochismo, distrazione, isteria collettiva, scarsa professionalità. Quello che è successo a Lat Bri ha dell’incredibile. Un’azienda, che fattura oltre 150 milioni di euro e che impiega oltre 400 dipendenti, è stata sull’orlo della chiusura per un paio di forbici sporche. La nostra Alice Realini, che ha seguito in prima persona la vicenda, la racconta nell’articolo a fianco. A me invece preme fare qualche osservazione in merito. La prima cosa da dire è che ci sono delle evidenti responsabilità che vanno sottolineate. La prima è della signora che ha aperto la mozzarella con le forbici sporche di colorante. Una rimbambita totale. Ma come si fa a denunciare un’azienda, con tutte le conseguenze del caso, sulla base dell’impressione di un attimo? O dell’isteria causata dal terrore della “mozzarella blu”? Per poi ritrattare tutto, dando la colpa alle forbici sporche del bambino… La seconda riguarda chi ha raccolto la denuncia. Ma com’è possibile che si apra un’indagine solo in funzione delle dichiarazioni di una madre forse un po’ isterica ed apprensiva? Chi l’ha innescata non sa che se effettivamente la mozzarella fosse stata “infettata” dalla pseudomonas fluorescens tutta la partita, lavorata in quel giorno, avrebbe dovuto esserlo? Lo abbiamo ribadito, unica rivista in Italia, lo scorso mese di luglio nel commentare la vicenda mozzarelle blu di Granarolo: non è possibile, scientificamente, che solo due mozzarelle siano state contaminate dal batterio. Unica possibilità: un sabotaggio industriale. La terza riguarda i mezzi di comunicazione. Ancora una volta qualche giornalista si è lasciato prendere la mano. La vicenda Lat Bri è rimasta confinata, per fortuna, nell’ambito delle cronache locali. Ma quante
tesa di alcune opere che ne faciliteranno la fruibilità”. La Canonica è giustamente annoverata all’interno del panorama dell’architettura e pittura romanica lombarda per l’importante ciclo pittorico dell’XI sec., raffigurante scene della passione e dell’infanzia di Cristo, e soprattutto per l’unicità della sua cupola, interamente affrescata con la teoria degli apostoli contornanti il Salvatore benedicente inserito nel clipeo centrale. La Soprintendenza Archeologica della Lombardia ha condotto nel corso del 2010 una importante campagna di scavo archeologico che, pur non ancora esaustiva, ha portato ad importanti novità per la storia del monumento. Durante le prospezioni archeologiche è avvenuto il rinvenimento di emergenze architettoniche antecedenti l’XI secolo, che attestano le fasi antiche della chiesa, unitamente a numerose testimonianze dell’uso cimiteriale della stessa. L’intervento di recupero, iniziato nel 2000, è costato poco più di 900 mila euro. MARA BAIGUINI
stupidaggini abbiamo letto? Terriccio nelle mozzarelle, scarsa pulizia e altre amenità varie. “Minchiate, grandissime minchiate”: come dice il Commissario Montalbano. Anche qui: quando si scrive occorre verificare tutto con attenzione. E se lo dice uno che ha subito cinque processi per diffamazione a mezzo stampa (tutti vinti) potete crederlo… C’è poi il capitolo Asl. Anche qui: quando si sospende l’attività di un’azienda occorre tenere ben presenti tutte le conseguenze. In questo caso, come spiega il comunicato stampa di Lat Bri: “… il provvedimento sospensivo era motivato da infrazioni prevalentemente di carattere amministrativo e organizzativo”. Ma si può per un bollo chiudere un’azienda che dà lavoro a 400 persone? Il paradosso della vicenda è che sono state le stesse organizzazioni sindacali, sempre attentissime alle questioni che riguardano sia la sicurezza dei lavoratori che la salubrità dell’ambiente in cui operano, a rivendicare l’assoluta correttezza di Lat Bri. Tutto è bene quel che finisce bene. Ora l’azienda è stata riaperta e lavora a pieno ritmo. I danni sono stati ingenti ma l’immagine non è stata danneggiata. Anzi, il pronto sostegno di tutte le maestranze, a difesa della “loro” fabbrica, dimostra lo spirito con cui si lavora in Lat Bri. Ed è la più bella dimostrazione della professionalità dell’azienda. A questo punto permettetemi due inviti. Uno ai buyer e alle società che hanno creduto in Lat Bri. Non lasciateli soli. Anzi, oggi più che mai, c’è bisogno del vostro sostegno e della vostra solidarietà. L’altro invito è alle banche. Anche in questo caso, queste istituzioni devono ritornare al loro antico compito. Che non è quello di fare business con prodotti finanziari di dubbia affidabilità. Ma di sostenere le realtà industriali serie e professionali. Che producono e danno lavoro. Da ultimo, alla famiglia Cogliati, proprietaria di Lat Bri, la nostra solidarietà. Mi piace ricordare una frase pronunciata dal governatore Mario Draghi, al Meeting di Rimini lo scorso anno, che, ricordando gli insegnamenti del padre, diceva: «Se ti va male un affare puoi rifarti, se perdi l’onore puoi riscattarti, se invece perdi il coraggio, allora sei davvero nei guai». Ecco, per Lat Bri è il momento del coraggio. Il coraggio di guardare avanti e continuare nell’ottimo lavoro svolto sinora. A testa alta. ANGELO FRIGERIO
PREMIO COSTRUIAMO IL FUTURO
Si è deciso di prolungare fino al 30 ottobre il periodo per segnalare una realtà della provincia di Monza e Brianza legata al mondo del volontariato sociale. In questo periodo abbiamo incontrato già quasi 60 associazioni che operano nel mondo del non profit soprattutto a favore di anziani, disabili e giovani in situazioni di grave disagio e c’è tempo per conoscerne tante altre. La premiazione, che è dunque stata spostata a novembre in data da destinarsi, premierà i vincitori scelti dal Comitato con oltre 35 mila euro, le medaglie d’oro per i volontari e altri riconoscimenti. Ricordo che per raccontarci la storia di queste associazioni basta contattarci al numero 039 5969259 o all’indirizzo mail premio@costruiamoilfuturo.it. Maggiori informazioni anche sul sito della Fondazione www.costruiamoilfuturo.it.
AL VIA “POLITICA IN CORSO”
Ultimi preparativi per la prima lezione di “Politica in corso”, la scuola di formazione politica organizzata da alcuni giovani della Brianza in collaborazione con la fondazione “Costruiamo il futuro”. L’iniziativa ha riscosso un notevole successo, ad oggi le adesioni sono già 120, numero destinato a salire se si tiene presente che sarà possibile iscriversi anche alla prima lezione, fissata per sabato 25 settembre presso Villa Greppi a Monticello Brianza. Ma vediamo un po’il profilo degli iscritti all’iniziativa: - l’84% degli iscritti è di sesso maschile - la fascia d’età maggiormente interessata all’argomento è quella tra i 26 e i 40 anni con il 38% delle adesioni, segue quella tra i 19 e i 25 anni con il 31%, 18% per gli adulti tra i 41 e 50 anni e infine il 12% degli iscritti che ha tra i 51 e i 75 anni - il 52% degli iscritti risiede nella provincia di Monza e Brianza, il 38% in provincia di Lecco, il 6% il provincia di Milano, il 2% in provincia di Como e il 2% in provincia di Bergamo - Il 51% degli iscritti non ricopre un incarico politico o istituzionale “Sono molto soddisfatto della risposta del territorio a questa iniziativa proposta dalla fondazione – ha commentato il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi – Giovani e meno giovani si sono iscritti alla scuola di politica con entusiasmo e curiosità. Avranno l’occasione di incontrare professori universitari, ministri, governatori e esperti di politica, potranno ascoltare le loro esperienze e fare domande, confrontandosi con i vari ospiti. Credo sia un’ottima possibilità per avvicinarsi al mondo della politica o anche solo per fare un’esperienza formativa valida. Formare una nuova classe dirigente è un nostro dovere, dobbiamo investire in educazione perché il capitale umano è frutto di educazione e formazione”. Come annunciato i relatori della prima lezione saranno il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e Lorenza Violini docente ordinario di Diritto Costituzionale, l’appuntamento è per sabato 25 settembre alle 9.30 presso Villa Greppi. Chi fosse interessato ad iscriversi può scaricare l’apposito modulo dal sito www.costruiamoilfuturo.it oppure deve presentarsi sabato 25 alla prima lezione. Il costo della scuola di politica è di 30 euro, il programma prevede 8 incontri, un al mese, sempre il sabato mattina. Alla prima lezione verrà distribuito il programma dei prossimi appuntamenti. Per informazioni 039.5969259