Congiuntura Economica Abruzzese SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
Spedizione in a.p. 70% Div. Corr. D.C.I. AQ
IL COMMERCIO NEL I SEMESTRE 2013
N
Nel primo semestre 2013, sulla base dell’indagine condotta per il Cresa dalla società Questlab su un campione di 606 imprese con almeno 3 addetti, le vendite al dettaglio in Abruzzo hanno registrato nel loro complesso una attenuazione della caduta che aveva caratterizzato il 2012. Questo andamento si è riflesso in qualche misura anche sulle previsioni degli imprenditori le quali si confermano negative ma con un saldo significativamente inferiore a quello dei periodi precedenti. La contrazione dei consumi ha coinvolto i comparti del commercio al dettaglio con un calo del 6,4% rispetto al primo semestre del 2012 e ancor di più i soggetti della grande distribuzione organizzata, le cui vendite hanno mostrato un calo del 12% su base annua. Sotto il profilo dimensionale la flessione delle vendite negli esercizi più piccoli (fino a 9 addetti) è stata consistente (-9%), non compensata dal pur discreto aumento di quelli più grandi (4,2%). Sembra essersi interrotta la fase di aumento dei prezzi di vendita (-0,4% tendenziale) soprattutto con riferimento agli esercizi di minori dimensioni. Sono restati sostanzialmente invariati i prezzi praticati dai pubblici esercizi; al contrario, hanno mostrato un certo incremento i prezzi sostenuti dalle imprese per il proprio approvvigionamento, in particolare per gli esercizi che svolgono attività di ristorazione. Sotto il profilo dei costi complessivi, a fronte di una leggera flessione di cui ha beneficiato la grande distribuzione organizzata, per i restanti settori l’aumento è stato consistente (13,7% e 8,8%, rispettivamente, per la risto-
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Il commercio al dettaglio in Abruzzo PARTE PRIMA
Caratteristiche strutturali, imprenditorialità giovanile, femminile, straniera ed aspettativa di vita nel periodo 2007-2012
di Alberto BAZZUCCHI
CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
razione ed il commercio al dettaglio). Sembra apparire in controtendenza l’occupazione, che ha segnato un aumento non trascurabile su base annua (2,3%) ascrivibile esclusivamente alla dinamica dei pubblici esercizi. Come accennato all’inizio, il clima di fiducia degli imprenditori per i prossimi sei mesi resta negativo nonostante non manchino segnali di ottimismo che sono da accogliere con cautela ma anche con grande attenzione. Per quanto riguarda le vendite, il saldo tra previsioni di aumento e di riduzione è risultato pari a -40 punti percentuali (era di circa 60 nel semestre precedente). Meno sfavorevoli le aspettative sui prezzi di vendita e sull’occupazione. Risulta invece positiva la differenza tra giudizi positivi e negativi con riferimento agli ordini rivolti ai fornitori che sembrerebbe rivelare previsioni di maggiori vendite future. I dati sin qui analizzati ci restituiscono la fotografia di una crisi profonda: il primo semestre dell’anno conferma senza possibilità di equivoco la difficoltà di ripartire dei consumi anche se sembra di trovarsi di fronte ad un attenuarsi della caduta. È ancora presto per parlare di una possibile inversione di tendenza e restiamo in attesa dei risultati di fine anno per trarre valutazioni di maggiore compiutezza. Tuttavia, il segnale va interpretato. Nonostante gli spiragli di ripresa sembrino gradualmente allontanarsi, in particolare per la nostra regione, la fase di caduta più acuta probabilmente si è esaurita. La perdita di potere d’acquisto delle famiglie, sulle quali più di ogni altro gravano gli effetti della crisi, rischia di peggiorare a seconda della direzione che assumeranno i provvedimenti di politica economica in discussione in questi giorni. In tale contesto, è inevitabile porsi interrogativi sull’evoluzione del tessuto economico della nostra regione. Tra gennaio e giugno 2013 le cessazioni di esercizi commerciali hanno coinvolto in Abruzzo oltre 900 negozi - più di 5 imprese al giorno – con un saldo tra nuove aperture e chiusure negativo per quasi 400 uni-
tà. A fronte di ciò, vale anche la pena sottolineare un sovrappiù di “vitalità difensiva” con cui gli imprenditori abruzzesi sembrano reagire alle difficoltà dell’attuale ciclo, visto che tra il 2007 e il 2012 il divario negativo tra nuove aperture e cessazioni pare determinato soprattutto da variazioni di natura giuridica delle imprese stesse, segnale di una reazione in atto, per esempio in termini di nuovi investimenti nella medesima attività ma con diverse modalità, anticipatrici – nella migliore delle ipotesi – del rilancio di cui tutti auspichiamo il verificarsi. Inoltre, questo elevato turn over di attività commerciali è lecito che desti stupore, ma fino a una certo punto, considerando la funzione di rifugio e fonte di occupazione che il settore tipicamente riveste nelle fasi di crisi; d’altra parte, come mostrano i dati sulla sopravvivenza delle imprese commerciali presentati in questo numero della Congiuntura Economica, la permanenza media sul mercato, in termini temporali, si è molto ridotta nel corso degli ultimi anni. Queste informazioni sommarie sulla nati-mortalità si inseriscono in un assetto strutturale ormai consolidato. Anticipando qui alcuni contenuti che saranno meglio analizzati nel prossimo numero della Congiuntura dedicato al Commercio, l’Abruzzo si colloca stabilmente tra le regioni italiane in cui il rapporto tra la superficie di vendita, della grande distribuzione, ed il numero di abitanti è più alto. Sotto questo profilo, le problematiche più rilevanti del settore del commercio al dettaglio sembrerebbero non tanto consistere, come una volta, nel limitare quantitativamente una rete distributiva già molto sviluppata quanto al riassetto, alla qualificazione e valorizzazione dell’esistente e alla previsione che nuove iniziative presentino elevati indici di qualità e si inseriscano correttamente nel territorio, in una visione sia locale che a carattere regionale.
Francesco Prosperococco
Presidente: Lorenzo Santilli
Congiuntura Economica Abruzzese Periodico trimestrale Direttore responsabile: Francesco Prosperococco Editore CRESA - Corso Vittorio Emanulele II, 86 - 67100 L’Aquila Tel. 0862.25335 - Fax 0862.419951 - E-mail:info@cresa.it Grafica: Studio Grafico Pierpaolo Ceccarelli Stampa: Tipolito 95 Via Madonna Fore, 17 - L’Aquila - Tel. 0862.312959 Reg. Cancelleria Tribunale dell’Aquila n. 163 Reg. Giornali del 17 marzo 1976 ISSN 1721 - 1840
CRESA
Consiglio di Amministrazione: Lorenzo Santilli Giustino Di Carlantonio Daniele Becci Silvio Di Lorenzo Direttore: Francesco Prosperococco Comitato Scientifico: Luciano Fratocchi Pasquale Lelio Iapadre Nicola Mattoscio
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SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
IL COMMERCIO NEL I SEMESTRE 2013 - I DATI ANDAMENTO DEI PRINCIPALI INDICATORI DEL COMMERCIO IN ABRUZZO - I SEMESTRE 2013 Vendite
Prezzi vendita
Prezzi di approvvigionamento
Costi
Occupazione
var.% rispetto al semestre precedente Settore Commercio al dettaglio -8,4 -0,2 2,6 10,7 0,3 Ristorazione -8,0 -0,2 5,0 13,1 2,2 Grande distribuzione -10,4 -0,2 0,9 -2,1 2,1 Classe dimensionale addetti 3-9 add. -8,9 -0,4 3,4 13,9 0,9 10-49 add. -6,6 0,6 1,0 0,7 2,7 Provincia L’Aquila -10,0 -0,1 5,2 9,9 0,7 Chieti -7,4 0,1 1,4 8,0 0,4 Pescara -7,8 -0,4 3,4 16,2 0,5 Teramo -9,5 -0,7 2,8 10,8 2,7 TOTALE -8,4 -0,2 2,9 10,8 1,1 var.% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente Settore Commercio al dettaglio Ristorazione Grande distribuzione Classe dimensionale addetti 3-9 add. 10-49 add. Provincia L’Aquila Chieti Pescara Teramo TOTALE
-6,4 -5,9 -12,1 -9,0 4,2
-0,4 -0,2 -0,4
2,7 5,3 1,0
8,8 13,7 -0,4
-0,6 0,6
3,4 1,1
11,6 0,8
-11,7 -0,3 -1,0 0,1 -6,7 -0,5 -10,5 -1,2 -6,4 -0,4
5,2 10,3 1,6 6,7 3,5 10,0 2,4 12,6 3,0 9,3
-0,7 7,3 -1,0 0,8 15,1 -1,2 4,2 -1,2 6,8 2,3
Fonte: CRESA - Congiuntura Economica Abruzzese
PREVISIONI A SEI MESI DEI PRINCIPALI INDICATORI (SALDI % DELLE RISPOSTE) Fatturato
Prezzi vendita
Ordini ai fornitori
Occupazione
Settore Commercio al dettaglio -41,4 -9,3 13,1 -8,8 Ristorazione -35,5 -2,1 37,7 -10,0 Grande distribuzione -48,9 -14,4 -2,1 -9,3 Classe dimensionale addetti 3-9 add. -40,6 -7,3 20,0 -9,3 10-49 add. 1,7 -2,5 23,5 -10,3 Provincia L’Aquila -47,1 -12,5 25,8 -11,7 Chieti -37,8 -1,3 24,8 -6,6 Pescara -33,5 -9,3 9,7 -10,5 Teramo -41,6 -6,8 20,0 -8,9 TOTALE -39,8 -7,2 20,1 -9,3 Fonte: CRESA - Congiuntura Economica Abruzzese
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CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
Andamento delle vendite nel commercio (var. % sullo stesso semestre dell’anno precedente)
Andamento dei prezzi di vendita nel commercio (var. % sullo stesso semestre dell’anno precedente)
Andamento dei costi nel commercio (var. % sullo stesso semestre dell’anno precedente)
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SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
Andamento dell’occupazione nel commercio (var. % sullo stesso semestre dell’anno precedente)
Previsioni a sei mesi del fatturato nel commercio (saldi % delle risposte)
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CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
IL COMMERCIO AL DETTAGLIO IN ABRUZZO
PARTE PRIMA CARATTERISTICHE STRUTTURALI, IMPRENDITORIALITÀ GIOVANILE, FEMMINILE, STRANIERA ED ASPETTATIVA DI VITA NEL PERIODO 2007-2012 di Alberto BAZZUCCHI
Premessa
O
ltre che per la sua significativa dimensione economica, la rilevanza del commercio deriva dal suo essere espressione delle trasformazioni sociali, demografiche, culturali ed economiche che investono un paese nel corso del tempo. Il diverso atteggiarsi nel tempo e nello spazio della struttura dei consumi e dei modelli di acquisto influiscono, in varia misura, su diversi aspetti delle attività commerciali: la numerosità, il turnover, la sua configurazione in termini di distribuzione territoriale e delle superfici, le tipologie, le modalità stesse di vendita. Oltreché, bene inteso, sulla tipologia di beni che vengono richiesti. Le caratteristiche di fondo e le dinamiche di questo costante e reciproco influenzarsi si inseriscono nel più generale fenomeno di terziariz-
zazione dell’economia che ha trovato nella persistente crisi degli anni recenti un’evidente enfatizzazione, speculare alle difficoltà che hanno colpito il settore industriale. Il grafico 1 offre un’immagine sintetica di quanto questo processo anche in Abruzzo continui ad espandersi ancora nell’ultimo decennio. Il presente lavoro circoscrive la sua attenzione ad un sotto insieme del settore commerciale latamente inteso e specificamente quello rappresentato dal comparto che svolge la tradizionale distribuzione al dettaglio di beni di consumo (divisione G47 della classificazione Ateco 2007)1. Per avere un’idea della dimensione economica di questa specifica sezione dell’attività distributiva - realizzata da tutti gli spazi fisici presso cui il cittadino può recarsi per acquistare prodotti, cioè beni materiali - è possibile
Questa divisione include la rivendita (vendita senza trasformazione) di beni nuovi e usati destinati principalmente ad uso e consumo personale o domestico in negozi, grandi magazzini, mercati e banchi, attraverso imprese di vendita per corrispondenza, mediante venditori porta a porta, venditori ambulanti, cooperative di consumo, via internet eccetera. Il commercio al dettaglio è classificato in primo luogo in base al tipo di esercizio nel quale viene effettata la vendita, ovvero in commercio al dettaglio in negozi (gruppi da 47.1 a 47.7); commercio al dettaglio al di fuori dei negozi (gruppi 47.8 e 47.9). Per il commercio al dettaglio in negozi esiste un’ulteriore distinzione tra commercio al dettaglio specializzato (gruppi da 47.2 a 47.7) e non specializzato (gruppo 47.1). Questi gruppi sono ulteriormente suddivisi sulla base di criteri che tengono conto del tipo di prodotti venduti. Le vendite al di fuori dei negozi sono classificate in base alle forme di commercializzazione, come ad esempio il commercio ambulante, realizzato in mercati e banchi (gruppo 47.8), oppure altri tipi di vendita al di fuori dei negozi, ovvero per corrispondenza, vendita porta a porta, attraverso distributori automatici, via internet ed altro (gruppo 47.9). Dalle attività di distribuzione commerciale rilevate e analizzate sono qui escluse sia le attività di somministrazione di pasti e bevande (i pubblici esercizi), sia la distribuzione carburanti. Inoltre, le merci relative alle attività di vendita classificate in questa divisione rientrano prevalentemente nei beni destinati al consumo finale; pertanto sono esclusi i prodotti che non rientrano normalmente nel commercio al dettaglio, come ad esempio cereali in grani, minerali, macchine e impianti industriali eccetera. 1
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SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
Grafico 1 Evoluzione della struttura produttiva abruzzese 2000-2012 (quota % delle imprese sul totale)
ricorrere ai dati di contabilità territoriale dell’Istat. Tali informazioni, tenuto conto che non permettono di operare differenziazioni all’interno della voce generica “Commercio”, quantificano per l’Abruzzo il 9,3% del valore aggiunto nel 2010 (10,9% a livello nazionale) e il 14,4% dell’occupazione totale (14,5% la media in Italia). Il commercio è uno dei settori più sensibili alle oscillazioni della congiuntura e, data la stretta connessione con il mondo dei consumatori, è forse il più esposto alle attenzioni sia degli “addetti ai lavori” sia dell’opinione pubblica in generale. La difficoltà di ripresa dei consumi collegata alla situazione economica generale ed alla continua erosione di quote di mercato operata dai grandi operatori nei confronti della distribuzione tradizionale sta poi acuendo una condizione già di per sé allarmante per molti esercizi, soprattutto di piccola dimensione. A ciò si aggiunge il fatto che il settore, al di là delle indicazioni di “vitalità” di lungo periodo desumibili dai registri camerali, sembra più di recente in affanno rispetto all’obiettivo di darsi un reale consolidamento. Se una ristrutturazione del sistema poteva sembrare anche fisiologica, non può non suscitare motivo di riflessione la perdita, in soli cinque anni, di quasi il 53% delle imprese nate nel 2007, mostrando un tasso di “mortalità infantile” superiore di quasi 17 punti percentuali a quello riscontrato per il totale delle attività economiche. Per ragioni di spazio lo studio è stato diviso in due
parti: la prima, ospitata all’interno di questo numero della congiuntura abruzzese, descrive dal punto di vista statistico i caratteri strutturali del sistema distributivo regionale mettendo in evidenza alcuni aspetti specifici che riguardano il cosiddetto grado di imprenditorialità giovanile e la componente straniera, con particolare riferimento alle imprese di nuova generazione. Nella seconda parte - da pubblicarsi nel prossimo numero della Congiuntura abruzzese dedicata al commercio – l’attenzione sarà centrata più specificamente sugli aspetti organizzativi e sulla natura delle varie tipologie di esercizio, superfici, settore merceologico e diffusione territoriale della distribuzione commerciale in Abruzzo in un’ottica comparata. La ricerca è stata condotta utilizzando i dati messi a disposizione da Infocamere (società consortile per la gestione del sistema informativo delle Camere di Commercio italiane).
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CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
1. Struttura del commercio al dettaglio e dinamiche imprenditoriali recenti
Dai dati del Registro Imprese delle Camere di commercio emerge un settore pesantemente colpito dalla caduta della domanda interna che accompagna l’attuale fase di crisi economica. Complessivamente, nel periodo 2007-2012, in Italia vi sono state 285.250 iscrizioni a fronte di 398.069 cancellazioni2: conseguentemente, il bilancio della nati-mortalità aziendale si è chiuso con un saldo negativo di 112.819 unità. Come evidenziato dal grafico 2 più di un quarto di tale saldo è concentrato in due sole regioni, Sicilia e Lombardia. L’Abruzzo presenta, con riferimento allo stesso periodo, un saldo negativo di 2.640 imprese ed un tasso medio annuo di crescita lievemente positivo (0,1%)
ma inferiore a quello medio del paese. Facendo ricorso ai dati di consistenza delle imprese attive (tabella 1), tra il 2000 ed il 2012 le unità di commercio al dettaglio risultano aumentate in Abruzzo di 1.066 unità in termini assoluti, il che corrisponde ad un incremento relativo di circa il 6% (nello stesso periodo in Italia l’aumento è stato del 6,4%). Nello stesso periodo le imprese del comparto manifatturiero si sono ridotte dell’8,3% (Italia: -16,2%). Il decennio trascorso potrebbe suddividersi in almeno tre periodi. Il primo, che va dal 2000 al 2005, caratterizzato da una costante espansione delle attività commerciali; un secon-
TAB.1 - CONSISTENZA E VARIAZIONI DELLE IMPRESE COMMERCIALI* ATTIVE AL 31 DICEMBRE DEGLI ANNI 2000-2012 ABRUZZO IMPRESE ATTIVE
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
ITALIA
Variazioni annue assolute
%
IMPRESE ATTIVE
Variazioni annue assolute
%
18.618 766.010 18.786 168 0,9 776.855 10.845 1,4 19.007 221 1,2 785.927 9.072 1,2 19.295 288 1,5 793.847 7.920 1,0 19.584 289 1,5 804.250 10.403 1,3 19.852 268 1,4 809.911 5.661 0,7 19.739 -113 -0,6 811.183 1.272 0,2 19.590 -149 -0,8 806.248 -4.935 -0,6 19.785 195 1,0 816.397 10.149 1,3 19.808 23 0,1 810.669 -5.728 -0,7 19.889 81 0,4 813.218 2.549 0,3 19.940 51 0,3 816.670 3.452 0,4 19.684 -256 -1,3 815.356 -1.314 -0,2
* Sono qui considerate le sole imprese di Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e motocicli) appartenenti alla divisione G47 della classificazione Ateco 2007. Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
Nell’analisi della demografia d’impresa va evidenziato, sotto il profilo metodologico, il maggior livello di significatività e di precisione che presentano i dati sulla consistenza delle imprese rispetto a quelli sulle iscrizioni e le cessazioni che entrano nel calcolo dei coefficienti di nati-mortalità. La minore attenzione dedicata a queste ultime, soprattutto nell’esame dei dati a consuntivo, non dipende soltanto dalla aleatorietà e instabilità dei flussi, sovente in contrasto con la maggiore regolarità di andamento delle consistenze. L’aspetto più vincolante è dato dagli eventuali sfasamenti tra un momento e l’altro della rilevazione e da modifiche non previste dagli operatori economici che hanno presentato le dichiarazioni di iscrizione o di cessazione delle loro imprese. A questo riguardo, è sufficiente imputare il fatto che i dati sulle dichiarazioni di cessazione possono non considerare (al contrario di quanto avviene per le consistenze di fine anno) le cancellazioni d’ufficio disposte dalle Camere di commercio nei confronti delle imprese che non sono più operative da almeno tre anni. 2
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SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
Grafico 2 Saldo tra iscrizioni e cancellazioni e tasso di crescita medio annuo 2007-2012 delle imprese commerciali (divisione G47)
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
TAB. 2 CONSISTENZA DI ALCUNE CATEGORIE DI IMPRESE PER IL COMMERCIO AL DETTAGLIO IN ESERCIZI SPECIALIZZATI E NON AL 31 DICEMBRE 2012 Tipologia di commercio al dettaglio Esercizi non specializzati (ipermercati, supermercati, discount alimentari, minimarket) Alimentari, bevande e tabacco* di cui: Frutta e verdura Carni e prodotti a base di carne Pane, dolciumi, confetteria Tabacco e derivati Apparecchiature informatiche, ICT** di cui: Computer, software e attrezzature per ufficio Telecomunicazioni e telefonia Prodotti di uso domestico*** di cui: Tessili Elettrodomestici Mobili ed altri articoli per la casa Ferramenta e materiali da costruzione Articoli culturali e ricreativi**** di cui: Giornali e articoli di cartoleria Articoli sportivi e giocattoli Commercio ambulante***** di cui: Prodotti alimentari Prodotti tessili Vendite per corrispondenza e via internet Totale commercio al dettaglio
Consistenze Imprese
Quota %
Addetti
Imprese
Addetti
1.804 2.417
7.133 5.032
9,2 12,3
16,5 11,7
383 713 150 765 268
674 1.713 418 1.468 586
1,9 3,6 0,8 3,9 1,4
1,6 4,0 1,0 3,4 1,4
149 114 2.264
300 278 5.369
0,8 0,6 11,5
0,7 0,6 12,4
427 15 810 941 1.390
643 23 1.638 2.875 2.414
2,2 0,1 4,1 4,8 7,1
1,5 0,1 3,8 6,7 5,6
803 455 4.281
1.150 804 4.921
4,1 2,3 21,7
2,7 1,9 11,4
897 1.607 648 19.684
1.355 1.700 863 43.149
4,6 8,2 3,3 100
3,1 3,9 2,0 100
* Include il commercio al dettaglio di bevande ed altri prodotti alimentari. ** Include il commercio al dettaglio di apparecchiature audio e video. *** Include il commercio al dettaglio di ferramenta, tappeti e rivestimenti per pavimenti. **** Include il commercio al dettaglio di libri e registrazioni musicali e video. ***** Include il commercio ambulante di “altri prodotti�. Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
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CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
do, costituito dal biennio 2006-2007, in cui il comparto ha sperimentato una discreta battuta d’arresto, anticipatrice delle difficoltà che avrebbero investito gli altri settori negli anni immediatamente successivi; una terza fase di recupero, che si avvia nel 2008 e tocca il suo apice nel 2011. Nel 2012 i risultati espansivi degli anni precedenti sembrano essersi repentinamente annullati ma si tratta di un intervallo troppo breve per potervi intravedere una tendenza di fondo del comparto. Fatta eccezione per il 2012, la
dinamica della regione è risultata, nel periodo considerato, sostanzialmente in linea con quella registrata in media nel resto del paese. Scomponendo il comparto in esame nelle sue varie articolazioni merceologiche si possono osservare comportamenti piuttosto differenziati tra una componente e l’altra, esito dei processi di modernizzazione delle strutture e delle trasformazioni qualitative e quantitative degli aspetti dimensionali e gestionali delle imprese esistenti. Riservando l’analisi di tali aspetti alla seconda
Grafico 3 Numero di imprese del commercio al dettaglio (divisione G47) per mille abitanti in alcuni paesi europei (Anno 2010)
Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat
parte di questo studio, nella presente ci si limiterà a fornire un inquadramento statistico delle attività coinvolte ed una loro quantificazione in termini occupazionali. Tutti gli esercizi di vendita al dettaglio possono essere ricondotti nell’ambito di (almeno) due distinte categorie: - la prima comprende alcune attività di tipo “tradizionale”: gli esercizi specializzati nella vendita di prodotti alimentari sono 2.500 circa (12% del totale) ed assorbono, nel loro complesso, circa 5.000 addetti; ferramenta e materiali da costruzione rappresentano, da soli, circa la metà dei prodotti di uso domestico, sia in termini di imprese che di addetti; - le attività che potrebbero essere classificate
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come “innovative” configurano, di fatto, una quota residuale del sistema distributivo regionale: le apparecchiature informatiche e della telecomunicazione sono l’1,4% del totale ed appaiono in calo negli anni recenti, le imprese di vendita per corrispondenza e via internet stanno invece crescendo sia in termini di imprese che di addetti Uno degli aspetti che contraddistingue la distribuzione commerciale italiana nel confronto internazionale è la sua diffusione territoriale. Questa caratteristica è ben colta dal grafico 3, che riporta il numero di imprese del commercio al dettaglio per mille abitanti con riferimento all’Abruzzo e ai principali paesi dell’Unione Europea.
SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
2. Imprenditorialità giovanile, femminile e straniera
Ulteriori tre aspetti, che hanno importanti implicazioni di policy, sono il grado di partecipazione dei giovani, la componente femminile e quella straniera nella conduzione di imprese commerciali. Per quanto concerne i giovani, alla fine del mese di dicembre 2012 il numero degli imprenditori – ossia dei titolari e soci – nel commercio al dettaglio con meno di 35 anni risulta essere in Italia di 121.522 unità, corrispondenti al 15% delle imprese giovanili del comparto e ad un quinto di quelle totali (tabella 3). Il grado di imprenditorialità giovanile3 si presenta con un divario piuttosto pronunciato tra CentroNord e Mezzogiorno: nelle regioni settentrionali, infatti, il peso delle fasce più giovani di età si attesta intorno all’11% mentre in quelle meridionali sale al 18%. Come evidenziato dalla tabella 3, Calabria e Campania - con un’incidenza di imprenditori “giovani” rispettivamente del 20,5% e del 19,7% - si collocano al primo e al secondo posto della graduatoria nazionale, seguite a non molta distan-
za da altre tre regioni meridionali: Sicilia, Puglia, Molise. L’Abruzzo, si colloca in linea con la media nazionale quanto a numerosità delle imprese e ad un livello leggermente superiore considerando il profilo occupazionale (questo aspetto si conferma anche in riferimento al totale delle attività economiche). Tale variabilità territoriale può essere interpretata tenendo conto del fatto che in vaste aree del paese le piccole attività commerciali assolvono non di rado a funzioni di vero e proprio “ammortizzatore sociale”, garantendo uno sbocco lavorativo a numerosi giovani come alternativa al rischio di prolungati periodi di disoccupazione o alla necessità di trasferimenti extra regionali. D’altra parte, il ruolo della piccola distribuzione nell’assorbire una quota dell’offerta di lavoro insoddisfatta, trova conferma anche nei risultati delle indagini promosse dall’Unioncamere sulle nuove iniziative imprenditoriali: le informazioni raccolte presso i giovani neo imprenditori indicano che la quota di quelli che hanno deciso di intraprendere una attività commerciale
TAB. 3 PRESENZA DI IMPRESE “GIOVANILI” NEL 2012 Imprese giovanili
Addetti
Totale imprese
Totale addetti
Addetti Imprese giovanili imprese giovanili su totale imprese (%) su totale addetti (%)
Commercio al dettaglio ABRUZZO Centro Nord Mezzogiorno ITALIA
2.862 4.280 19.684 43.149 55.968 86.611 460.711 1.375.670 65.554 90.980 354.645 671.278 121.522 177.591 815.356 2.046.948
14,5 12,1 18,5 14,9
9,9 6,3 13,6 8,7
Totale economia ABRUZZO Centro Nord Mezzogiorno ITALIA
15.223 30.628 131.072 425.523 361.472 738.217 3.534.751 15.684.107 242.595 474.522 1.705.173 6.288.584 604.067 1.212.739 5.239.924 21.972.691
11,6 10,2 14,2 11,5
7,2 4,7 7,5 5,5
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
Si considerano imprese “giovani” le imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni. Il grado di partecipazione di genere è desunto dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio e dalla percentuale di giovani presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa. In generale si considerano giovani le imprese la cui partecipazione di giovani risulta complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da giovani, per tipologia di impresa. 3
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CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
TAB. 4 PRESENZA DI IMPRESE “FEMMINILI” NEL 2012 Imprese femminili
Addetti
Totale imprese
Totale addetti
Addetti Imprese femminili imprese femminili su totale imprese (%) su totale addetti (%)
Commercio al dettaglio ABRUZZO Centro Nord Mezzogiorno ITALIA
7.911 14.060 19.684 43.149 171.056 330.736 460.711 1.375.670 125.555 205.431 354.645 671.278 296.611 536.167 815.356 2.046.948
40,2 37,1 35,4 36,4
32,6 24,0 30,6 26,2
28,6 23,2 26,5 24,3
20,0 15,1 16,5 15,5
Totale economia ABRUZZO Centro Nord Mezzogiorno ITALIA
37.441 85.294 131.072 425.523 819.319 2.369.548 3.534.751 15.684.107 451.433 1.038.298 1.705.173 6.288.584 1.270.752 3.407.846 5.239.924 21.972.691
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
partendo da una precedente situazione di disoccupazione è piuttosto elevata. Alla fine del 2012 le imprese femminili4 iscritte nei registri camerali abruzzesi sono 7.911 con oltre 14 mila addetti (pari, rispettivamente, al 40% ed al 33% del totale commercio al dettaglio). Il tasso di imprenditorialità femminile risulta in questo modo tra i più elevati in Italia almeno relativamente alle attività di distribuzione commerciale. Altro aspetto che può essere utilmente indagato mediante i dati Infocamere è il grado di imprenditorialità straniera5. La diffusione di imprenditori di origine comunitaria e non interessa in maniera pressoché omogenea tutte le aree del paese considerando che la loro incidenza sul totale delle attività economiche non varia molto tra le due principali macroripartizioni del paese, con il Centro-Nord che supera il Mezzogiorno di appena un punto percentuale (16,1% contro 15%). In Abruzzo, l’incidenza di imprenditori stranieri si colloca complessivamente al 16,6% (era il 15,8% nel 2011) dunque leggermente al di sopra della media nazionale (15,6%). Nelle tabelle 5, 6 e 7 questi due aspetti specifici
che interessano sia la preesistente sia la nascente imprenditorialità nel commercio al dettaglio sono stati messi a confronto incrociando la natalità d’impresa con il profilo demografico e con quello della provenienza geografica. Guardando la numerosità delle imprese (tabella 5), in Abruzzo il grado di imprenditorialità giovanile/ straniera si colloca intorno al 4% (791 imprese su un totale di 19.684), una quota simile a quella registrata in media nel resto del paese. In termini occupazionali tale quota si abbassa al 2,1% (tabella 6); si fa qui notare, per l’Abruzzo, una presenza relativamente più ampia di addetti stranieri over 35 rispetto alla media nazionale. Ulteriori aspetti significativi possono essere desunti dall’analisi dei dati contenuti nella tabella 7. In primo luogo, l’incidenza di imprenditori stranieri tra i titolari degli esercizi di nuova iscrizione assomma ormai, complessivamente, nel paese a circa un terzo del totale delle nuove iscrizioni (l’Abruzzo figura qui in linea con la media nazionale). Osservando la composizione per classe di età degli imprenditori neoiscritti emerge che la quota di “giovani” nel 2012 supera il 42% in Abruzzo
In generale, si considerano “femminili” le imprese la cui partecipazione di donne risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da donne. Il grado di partecipazione di genere è desunto dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e dalla percentuale di donne presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa. 5 In generale, si considerano “straniere” le imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri, per tipologia di impresa. Il grado di partecipazione specifico è desunto dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio e dalla percentuale di stranieri presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa. 4
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SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
(44% in Italia) con una distribuzione tra componente nazionale e straniera più equilibrata rispetto a quella prevalente tra le fasce di età più anziane, caratteristica che si rintraccia anche nella media nazionale. È forse opportuno qui accennare, incidentalmente, che l’avviamento di attività commerciali come “fuga dalla disoccupazione” sembra essersi parzialmente
attenuata nel periodo più recente, come sembrerebbe suggerire la riduzione nel numero di iscrizioni di imprese con titolari e soci “giovani” che si sta verificando tra 2012 e 2013. Si tratta di una riduzione ascrivibile per lo più agli imprenditori italiani considerando che quelli di nazionalità straniera sono rimasti sostanzialmente invariati.
TAB. 5 CONSISTENZA DELLE IMPRESE ATTIVE GIOVANILI E STRANIERE NEL COMMERCIO AL DETTAGLIO IN ABRUZZO E IN ITALIA 2012 (VALORI ASSOLUTI E %)
ABRUZZO
ITALIA Valori assoluti
Italiani
> 35 anni < 35 anni Totale
14.345 2.071 16.416
Stranieri
2.477 791 3.268
Totale
Italiani
16.822 > 35 anni 2.862 < 35 anni 19.684 Totale
600.620 87.546 688.166
Stranieri
Totale
93.214 693.834 33.976 121.522 127.190 815.356
Valori % Italiani
> 35 anni < 35 anni Totale
72,9 10,5 83,4
Stranieri
12,6 4,0 16,6
Totale
Italiani
85,5 > 35 anni 14,5 < 35 anni 100 Totale
73,7 10,7 84,4
Stranieri
11,4 4,2 15,6
Totale
85,1 14,9 100
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
TAB. 6 CONSISTENZA DEGLI ADDETTI DI IMPRESE ATTIVE GIOVANILI E STRANIERE NEL COMMERCIO AL DETTAGLIO IN ABRUZZO E IN ITALIA 2012 (VALORI ASSOLUTI E %)
ITALIA
ABRUZZO Valori assoluti Italiani
> 35 anni < 35 anni Totale
35.474 3.377 38.851
Stranieri
3.395 903 4.298
Totale
Italiani
38.869 > 35 anni 4.280 < 35 anni 43.149 Totale
1.757.239 138.042 1.895.281
Stranieri
Totale
112.118 1.869.357 39.549 177.591 151.667 2.046.948
Valori % Italiani
> 35 anni < 35 anni Totale
82,2 7,8 90,0
Stranieri
7,9 2,1 10,0
Totale
90,1 > 35 anni 9,9 < 35 anni 100 Totale
Italiani
85,8 6,7 92,6
Stranieri
5,5 1,9 7,4
Totale
91,3 8,7 100
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
TAB. 7 NUOVE ISCRIZIONI DI IMPRESE GIOVANILI E STRANIERE NEL COMMERCIO AL DETTAGLIO 2012 (VALORI %)
ABRUZZO Italiani
> 35 anni < 35 anni Totale
40,0 26,8 66,8
ITALIA Stranieri
17,9 15,4 33,2
Totale
57,8 > 35 anni 42,2 < 35 anni 100 Totale
Italiani
39,6 27,8 67,5
Stranieri
16,3 16,3 32,5
Totale
55,9 44,1 100
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
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CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE
3. La “speranza di vita” delle attività commerciali nel periodo 2007-2012
Le considerazioni finali del paragrafo precedente sembrerebbero evidenziare la presenza di un settore commerciale sufficientemente dinamico, con apprezzabili capacità di offrire opportunità di impresa a giovani, donne e immigrati, e che assolve una importante funzione di assorbimento di occupazione dipendente anche a fronte delle difficoltà di altri settori. L’esame dei dati di nati-mortalità imprenditoriale restituisce però anche una immagine meno smagliante che pone interrogativi sulla sostenibilità delle nuove iniziative d’impresa del comparto. Prendendo in esame le attività di commercio al dettaglio avviate nel 2007 in Abruzzo, ovvero nell’anno immediatamente precedente la crisi, troviamo quasi 1.200 imprese di nuova iscrizione (tabella 8). Seguendo l’evoluzione delle stesse imprese nel tempo si assiste anno per anno ad una costante emorragia che coinvolge in totale 618 unità alla fine del 2012 (e che non risulta attenuarsi nel corso del 2013), pari a circa il 53% del totale. Per l’insieme delle attività economiche la quota di mortalità riferita allo stesso periodo risulta notevolmente inferiore (36%) mentre torna ad innalzarsi per le imprese manifatturiere (47% circa). Questo fenomeno può essere osservato anche da un’altra prospettiva, cioè analizzando la dinamica
del tasso di sopravvivenza negli anni più recenti. Nel 2012 (ultimo anno cui è possibile riferirsi, in termini di iscrizioni e cessazioni d’impresa, considerando che il 2013 non è ancora concluso) per il complesso delle imprese abruzzesi il tasso di sopravvivenza a un anno dalla nascita è stato pari all’87% (tabella 9) e mostra una tendenza discendente. Nella distribuzione commerciale il tasso di sopravvivenza a un anno si è ridotto di ben 3,5 punti percentuali, attestandosi all’81%: alla fine del 2012 risulta attivo il 45,8% delle imprese nate nel 2006 (in base ai dati disponibili, nel primo semestre del 2013 la quota di imprese “superstiti” si sarebbe ulteriormente ridotto al 43,2%). La propensione alla sopravvivenza più elevata si riscontra nell’Industria in senso stretto dove, a fronte di una maggiore difficoltà di ingresso nel mercato (tassi di natalità relativamente più bassi) si realizza una più elevata probabilità di permanenza sul mercato. Se è dunque vero che il commercio costituisce “la prima modalità” dell’intraprendere, è altrettanto vero che il rischio di insuccesso delle iniziative avviate sembra piuttosto elevato. L’indicatore che ci consente di valutare, a prescindere dagli eventi di natura strettamente congiunturale, la “longevità” del-
TAB. 8 LA “SPERANZA DI VITA” DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI ABRUZZESI DURANTE LA CRISI Commercio (Divisione G47)
Iscritte nel 2007 Cancellate nel 2007 (nate nel 2007) Cancellate nel 2008 (nate nel 2007) Cancellate nel 2009 (nate nel 2007) Cancellate nel 2010 (nate nel 2007) Cancellate nel 2011 (nate nel 2007) Cancellate nel 2012 (nate nel 2007) Totale cancellate negli anni 2007-2012 (nate nel 2007) Peso % del “totale cancellate” sulle “iscritte” nel 2007 Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
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Manifatturiero
Totale economia
1.171 47 112 159 103 105 92
837 44 96 86 68 40 56
9.859 328 767 780 582 555 529
618
390
3.541
52,8 46,6 35,9
SUPPLEMENTO AL N. 2 - 2013
le attività commerciali è l’età media delle imprese come risulta dai registri camerali. Un primo dato di carattere generale indica che la vita media delle imprese abruzzesi complessivamente cessate nel periodo 2007-2012 è stata pari a 15,8 anni. Distribuendo le imprese cessate per classe di durata in base al loro anno di iscrizione (tabella 10), è possibile notare la forte incidenza di cessazioni intervenute nel primo triennio e/o quinquennio di vita (qualche discrepanza appare qui con riferimento agli esercizi presenti nei quattro capoluoghi di pro-
vincia abruzzesi). Risulta, infatti, che oltre un quarto degli esercizi commerciali cessati tra il 2007 e il 2012 aveva non più di tre anni di vita (attività avviate tra il 2009 e il 2012) mentre l’11,4% ne aveva tra 4 e 5. Insieme, queste due classi di imprese rappresentano quasi il 40% del totale delle imprese cessate nel periodo in esame e mostrano una aspettativa di vita pari in media a 2,6 anni. Le restanti imprese, nate prima del 2007 e cessate tra il 2007 e il 2012 (62% del totale) mostrano invece una vita media di circa 19,6 anni.
TAB. 9 TASSI DI SOPRAVVIVENZA DELLE IMPRESE NATE NEL 2006, 2007, 2008, 2009, 2010 E 2011 NEGLI ANNI 2007-2012 PER IL COMMERCIO AL DETTAGLIO ED IL TOTALE ECONOMIA Anno di nascita
Anno di sopravvivenza 2007
2008
2009
2010
2011
2012
Commercio al dettaglio 2006 85,7 74,2 66,1 58,4 51,7 45,8 2007
86,4 72,8 64,0 55,1 47,2
2008
86,1 75,4 66,0 56,6
2009 84,8 75,0 67,1 2010 84,5 71,6 2011 81,0 Totale economia 2006
89,4 81,7 75,6 70,3 65,8 61,1
2007
88,9 81,0 75,1 69,4 64,1 88,1 80,4 73,7 67,8
2008
2009 89,2 81,8 74,9 2010 88,5 79,7 2011 86,8 Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
TAB. 10 DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE COMMERCIALI CESSATE PER ANNI DI VITA (ANNI 2007-2012) ABRUZZO Annididivita vita Anni
<1 1-3 4-5 6-10 11-20 20 e + TOTALE
Numero
in % del totale
4 comuni capoluogo di provincia Numero
in % del totale
288 3,0 71 3,5 2.258 23,4 473 23,5 1.103 11,4 522 25,9 1.752 18,1 408 20,3 1.694 17,5 247 12,3 2.572 26,6 292 14,5 9.667 100,0 2.013 100,0
Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere
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Congiuntura Economica Abruzzese
Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali Istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo Sede Legale: L’Aquila - Corso Vittorio Emanulele II, 86 Sede Provvisoria: L’Aquila - Via G. Carducci, 32 Tel. 0862.25335 - Fax 0862.419951 - E-mail:info@cresa.it www.cresa.it - www.abruzzo.congiuntura.it