Una strada per la video arte_art&art

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UNA STRADA PER LA VIDEO ARTE VKUNST – FRANCOFORTE SUL MENO in viaggio di Cristiana Coletti Skyline di Francoforte sul Meno (© Tourismus+Congress GmbH Frankurt am Main, foto di Holger Ullmann)


UNA STRADA PER LA VIDEO ARTE

Nel gennaio del 2011 Le Monde pubblica un articolo di Harry Bellet che mette in luce una strabiliante sentenza della Commissione europea. A monte un fatto risalente al 2006 quando una galleria importò dagli Stati Uniti in Inghilterra opere di Dan Flavin e Bill Viola. La dogana britannica applicò tassazione completa e non quella ridotta come si dovrebbe fare nel caso di opere d’arte, in quanto “non si tratta”– così fu sostenuto – “di opere d’arte”. Nel 2011 la Commissione europea ha confermato la posizione della dogana britannica: trattandosi di tubi fluorescenti, nel primo caso, e di lettore video con relativo schermo, nel secondo, “non possono essere assimilati ad opere d’arte per la natura del materiale impiegato.” Questa sentenza ufficiale di una delle principali istituzioni dell’Unione europea ci ha riportato indietro di almeno un secolo. Dimostra quanto ancora siamo distanti dal

riconoscimento di nuove forme d’arte e quanto sia difficile far accettare al grande pubblico il fatto che un’opera d’arte per essere interpretata come tale non debba necessariamente essere un dipinto, una scultura, una fotografia in cornice. Dimostra quanto sia sfuggente il valore di un’opera che per esistere e diventare fruibile ha bisogno di strumenti comuni, come uno schermo o un proiettore. La nostra indagine su questo argomento ci porta oggi a Francoforte sul Meno dove possiamo confrontarci con il lavoro serio di artisti e galleristi che si impegnano per far conoscere e riconoscere una forma d’arte certamente non nuova ma ancora, incredibilmente, estranea: la video arte. Luminale 2012, OVO Hauptwache, (© Messe Frankfurt Exhibition, foto: Jochen Günther)

Städelmuseum, la nuova ala vista dall’esterno (© Städel Museum, foto: Norbert Miguletz)

FRANCOFORTE SUL MENO UNA CITTÀ D’ARTE Nota per essere una delle più importanti capitali della finanza europea e mondiale, Francoforte sul Meno è anche una capitale della cultura e dell’arte moderna e contemporanea. Circa cinquanta sono le gallerie d’arte in una città che conta quasi quaranta musei. Fra i tanti gioielli di Francoforte ce n’è uno di particolare importanza, ben noto agli esperti del settore: la Städelschule, la famosa Accademia di Belle Arti, fondata dal banchiere ed imprenditore Johan Friedrich Städel nel lontano 1793. Una vera e propria istituzione che ha saputo mantenere il proprio prestigio durante i secoli e attraverso la storia dell’arte, restando sempre all’avanguardia. Ricordiamo anche alcuni fra i più rinomati musei di Francoforte: lo Städel Museum, che conserva un’importante collezione di opere risalenti ad epoche differenti testimoniando ben sette secoli di arte; la Schirn Kunsthalle Frankfurt, che vanta una stretta collaborazione con grandi musei internazionali come il Centro Pompidou, il Guggenheim Museum di New York, l’Eremitage di San Pietroburgo…; il Museum für Moderne Kunst che conserva una delle più significative collezioni di arte contemporanea, soprattutto opere della Pop Art, Objektkunst e grandi installazioni; il famoso Frankfurter Kunstverein dedicato alla realizzazione di mostre e


Johanna Reich, Horizont, 2013 (© Johanna Reich, foto: VKUNST)

progetti di arte contemporanea. Molte sono anche le manifestazioni che hanno luogo a Francoforte. Luminale, l’affascinante festival della luce e dell’illuminazione che si tiene dal 2000 ogni due anni in concomitanza con la fiera di settore Light+Building, la Nacht der Museen, la lunga notte dei musei, che coinvolge cinquanta musei e spazi espositivi di Francoforte ed Offenbach, e VKUNST la singolare mostra che siamo andati ad esplorare. Giunta alla sua quinta edizione VKUNST è una manifestazione non profit di tre giorni che è volta a promuovere la video arte ed il lavoro di giovani video-artisti. Come raccontano i due curatori, Andreas Greulich e Christoph von Löw, l’idea di questa mostra nasce in un particolare contesto: la Fahrgasse, una strada del centro di Francoforte che conduce dal Museum für Moderne Kunst fino alla riva del Meno. La concentrazione di gallerie e negozi di antiquariato che si trovano nella Fahrgasse rende possibile la realizzazione di una mostra impaginata lungo la strada. In ogni vetrina viene installato uno schermo sul quale, dall’interno della galleria, viene proiettato al contrario il video di un

artista che può essere, così, correttamente visto da fuori, dalla strada. Dopo il tramonto, quando la luce del sole svanisce, la mostra compare e si svolge davanti agli occhi dei passanti, amanti dell’arte o semplicemente estranei che si

trovano per caso, in quel momento, nella Fahrgasse. Gli artisti internazionali partecipanti all’edizione del 2013, svoltasi dal 3 al 5 maggio, patrocinata e sostenuta anche dal Kulturamt Stadt Frankfurt am Main, sono: Jan Brand, Teri Frame, Kate Hers, Manuel

Michael Pohl, ad nauseam, 2013 (© M. Pohl, foto: VKUNST)


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Ana Baumgart & Ina Schoof, I guess you don’t know me, 2011 (© A. Baumgart & I. Schoof, foto: VKUNST)

Saiz, Anna Hepp, Dennis NeuschaeferRube, Michael Pohl, Zaoli Zhong, Anna Khodorkovskaya, Gerard Freixes Ribera, Ina Schoof & Ana Baumgart, Hing Kai Tam, Benedikte Bjerre, John Skoog, Stephen Chen, Bernd Lützeler, Anouk Miladinovic, Constantin Hartenstein, Franziska Hoppe, Ayako Yoshimura, Ulu Braun, Marco Cadioli, Michaela Schweiger, Tommy Neuwirth, Rodney Dee, Johanna Reich, D. Seidene-

der & D. Pfeiffer, Lukas Marxt, Alejandra Castro, Flora Bradwell, Mahmood Basir, Alina Ciranek, Jessie Stead, E. & J. Edschmid, Jy Löffelholz. Fra le opere esposte anche il rullino dei migliori cortometraggi prodotti dagli allievi della Bauhaus-Universität Weimar messi insieme dal Prof. Herbert Wentscher ed Ulrike Mothes.

Un bando di concorso invita ogni anno al confronto con un tema specifico. I videoartisti inviano il proprio progetto ed hanno la possibilità di partecipare alla selezione dei lavori che saranno esposti. Quest’anno, per la prima volta, è stato assegnato anche un cospicuo premio messo a disposizione dal collezionista Jochen Latz. I ben 2.500 euro del premio sono stati assegnati da una giuria, nominata per l’occasione, ad Anouk Miladinovic che ha presentato il video “Access”. Del tema 2013 “Wherever you are” (“Ovunque ti trovi”), delle opere esposte e della “difficoltà” del medium video arte abbiamo parlato con i due fondatori e curatori dell’evento: Andreas Greulich, storico dell’arte e titolare della Galerie Greulich (nella Fahrgasse) e Christoph von Löw, video-artista e curatore, già membro del collettivo artistico Nicolas Bourbaki. Per vedere il catalogo della mostra online e restare aggiornati circa i prossimi appuntamenti di VKUNST basta consultare la pagina ufficiale www.v-kunst.de.

Luminale 2012, Mainufer, Resonate – Containerschiff (© Messe Frankfurt Exhibition, foto: Jochen Günther)


VKUNST FRANKFURT CONVERSAZIONE CON ANDREAS GREULICH E CHRISTOPH VON LÖW Cristiana Coletti: I lettori di ART&ART non vi conoscono ancora, posso chiedervi di presentarvi brevemente? Christoph von Löw: Sono nato nelle vicinanze di Francoforte ma la mia famiglia si è spostata spesso, ogni tre anni, fra la Germania e l’Europa. Alla video arte sono arrivato tramite amici. Dai primi anni 2000 ho fatto parte di un collettivo artistico – Nicolas Bourbaki – insieme ad altri cinque, sei video-artisti. Abbiamo realizzato molti progetti, fra questi cito quello del 2008 quando la galleria di Andreas Greulich ha ospitato una mia video installazione interattiva: il pubblico spediva fotografie fatte col cellulare per bluetooth all’installazione. Le foto venivano, così, inserite nell’installazione e proiettate sullo schermo. L’evento era stato organizzato nell’ambito della Luminale. La collaborazione con Andreas è stata positiva, ci siamo trovati simpatici, c’è stata subito la sensazione di essere un team che funziona. Abbiamo entrambi pensato: “Quello che non riesco a fare io, riesce a farlo l’altro”, ci completiamo a vicenda. C. C.: Questo è stato l’inizio della vostra

Städelmuseum, scala verso la nuova ala (© Städel Museum, foto: Norbert Miguletz)

Alejandra Castro, Caracas rosa, 2012 (© A. Castro, foto: VKUNST)

lunga e proficua collaborazione! Ch. v. L.: Sì, non era male quello che avevamo realizzato ed abbiamo pensato di farlo più in grande. La Fahrgasse, la strada dove la galleria si trova, è un luogo ideale. È difficile trovare in altre città una strada così piena di gallerie e vetrine. L’idea era quella di portare la video arte sulla strada, su questa strada. Le persone passeggiano ed hanno l’impressione di incontrare l’arte in un luogo pubblico. Ci sono schermi installati nelle vetrine. I video vengono proiettati dall’interno della galleria al contrario così

da poter essere visti da fuori. Il pubblico passeggia tranquillamente, non deve fare dieci km. Nello spazio di 200 m si possono vedere di solito almeno trenta video di artisti da tutto il mondo. Abbiamo indetto un concorso e la cosa è cresciuta sempre di più. C. C.: Quando c’è stata la prima edizione? Ch. v. L.: La prima edizione c’è stata nel 2009. Questa è la quinta edizione. Abbiamo cominciato con una prima scelta di cinquanta/settanta video di artisti locali.

Teri Frame, Pre-human, Post-human, Inhuman, 2013 (© T. Frame, foto: VKUNST)


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Christof von Löw e Andreas Greulich (© VKUNST)

a Berlino. Precedentemente ho lavorato come curatore e da nove anni, appunto, sono gallerista ma mi occupo anche della VKUNST, che è una manifestazione senza fini di lucro, mentre la galleria è, ovviamente, anche un’impresa. Dunque, come è cominciata la nostra collaborazione… è andata come racconta Christoph. Lui ed il collettivo artistico Nicolas Bourbaki si sono rivolti a me. Non mi ricordo precisamente come è andato il primo incontro, in ogni caso, l’idea mi è piaciuta ed ho allestito il lavoro di Christoph dentro la mia galleria. Poco tempo prima o subito dopo ho mostrato un video di un mio artista in vetrina. Le due idee si sono combinate, così è nato il nostro progetto. La Fahrgasse è piena di gallerie d’arte contemporanea, come diceva Christoph. Naturalmente ogni galleria ha un suo

Poi, certo, si è parlato molto della manifestazione che è stata riconosciuta anche e soprattutto in virtù della serietà, della coerenza del lavoro che svolgiamo. Tutti quelli che vengono a conoscenza della nostra iniziativa si rendono conto che abbiamo intenzioni serie. Per questo motivo il concorso è cresciuto e hanno partecipato artisti da varie parti del mondo. C. C.: Ogni anno la manifestazione cresce ma non solo per quanto riguarda le partecipazioni al concorso. Fate sempre un passo in avanti. Qual è la novità di quest’anno? Ch. v. L.: Quest’anno abbiamo trovato un mecenate, un collezionista della Galerie Greulich (n.d.a. Jochen Latz) che ha deciso offrire un premio di 2.500 euro per il miglior video. C’è stata una riunione di giuria che ha scelto il video vincitore. Io e Andreas abbiamo avuto la possibilità di esprimere un voto insieme visto che avevamo già fatto la prima selezione. È stata una selezione difficile, fra i lavori arrivati ce n’erano almeno altri 60 che avremmo voluto mostrare. C. C.: Cambiamento di prospettiva, Andreas Greulich, vuole presentarsi, presentare la Sua galleria e la Sua versione dei fatti? Andreas Greulich: Già da nove anni dirigo la mia galleria qui nella Fahrgasse. Sono storico dell’arte. Ho studiato a Magonza e Museum für Moderne Kunst Frankfurt am Main (© MMK)


programma specifico diverso dalle altre. Ciò nonostante tutti i galleristi sono stati così aperti da accettare di mettere a disposizione la propria galleria per due/tre giorni mostrando in vetrina le opere di artisti fondamentalmente estranei al lavoro della galleria. È sempre un rischio. Si sono aggiunti anche i negozi di antiquariato che non hanno, ovviamente, nulla a che fare con la video arte. Christoph sa parlare con le persone, sa coinvolgerle. La cosa ha funzionato! C. C.: Il numero di video che partecipano al concorso è alto. Secondo quali criteri fate la vostra scelta? Come funziona la selezione? A. G.: Indiciamo un concorso ed inviamo l’informazione a tutti i nostri contatti, stampa, accademie d’arte, associazioni di artisti… Grazie ad internet ed alle mails l’informazione raggiunge molto rapidamente un ampio pubblico. Effettivamente quest’anno sono arrivati lavori da tutto il mondo, Pakistan, USA, Inghilterra, America del Sud, Canada, Australia, anche dall’Italia. Uno dei lavori dall’Italia è in mostra, anche l’anno scorso avevamo un’opera dall’Italia. Ogni anno, come sa, interroghiamo gli artisti su un tema specifico. Quest’anno abbiamo scelto “Wherever you are” (n.d.a. “Ovunque ti trovi”), un tema che può avere molti aspetti diversi. Naturalmente ci facciamo

Anuk Miladinovic, Access, 2012 (© A. Miladinovic, foto: VKUNST)

Il Portikus, spazio espositivo per arte contemporanea (© Tourismus+Congress GmbH Frankfurt am Main, foto: Holger Ullmann)

una nostra idea di che cosa può significare questo tema: la questione della patria, dell’identità, dell’emigrazione … ma anche dell’importanza del luogo per la produzione artistica. I viaggi, ad esempio, sono sempre stati significativi per gli artisti. Ce lo insegna la Storia dell’arte. Albrecht Dürer, ad esempio, ha fatto due viaggi in Italia. I viaggi in Italia e poi in Francia hanno influenzato generazioni di artisti tedeschi. Questo era, quindi, il nostro approccio ma poi siamo stati sorpresi da lavori che hanno interpretato il tema in modo completa-

mente diverso. C. C.: Quanti video ricevete e come si svolge la selezione? A. G.: Stanno arrivando sempre nuovi video, anche se la mostra è già in atto! Nella selezione c’è un criterio di quantità. Possiamo scegliere circa 30 video. Il primo approccio – parlo per me – è sempre intuitivo: mi prende o non mi prende? Soltanto in un secondo momento c’è un’indagine di tipo teorico: si inserisce nell’ambito del


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Festival di cultura e arte a Francoforte sul Meno (Š Tourismus+Congress GmbH Frankfurt am Main, foto: Holger Ullmann)



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Kate Hers, Ach du heilige Scheiße!, 2012 (© K. Hers, foto: VKUNST)

selezione si aggiunge un altro criterio, cominciamo a figurarci la strada ed i luoghi dove le opere verranno esposte. Cominciamo a pensare alla presentazione oltre che al tema, alla qualità del lavoro, quali contenuti ha, è narrativo? Non deve essere per forza narrativo ma può esserlo. Accettiamo lavori narrativi e lavori astratti. Fra questi Andreas ha, naturalmente, i suoi preferiti, quelli che vuole assolutamente mostrare, io ne ho altri. Alcuni dei video scelti fra gli ultimi 50 hanno semplicemente avuto fortuna perché rientrano bene nella presentazione che abbiamo pensato. Ci sono altre opere altrettanto buone ma escluse che

tema? È davvero un buon lavoro? È coerente? Ha un taglio? Noi due facciamo la selezione. Normalmente, ma non sempre, scegliamo in sintonia. Un artista che abbiamo selezionato mi ha fatto notare ieri una cosa di cui non ero consapevole, cioè che quest’anno abbiamo allestito una mostra di video arte molto “pittorica”. Ed ha ragione! Non ci rendiamo sempre conto di qual è la tendenza, quali sono le nostre preferenze. Questa osservazione mi è piaciuta molto. Ch. v. L.: Io direi, piuttosto, che è “estetica”. C. C.: Grazie per la Sua precisazione Christoph von Löw. Le rivolgo la stessa domanda, secondo quali criteri fa Lei la Sua scelta? Ch. v. L.: Innanzitutto vorrei rispondere alla domanda precedente. Sono arrivati quasi 450 video fra i quali, come diceva Andreas, ne abbiamo scelti 30. Il numero dipende dalle possibilità di esposizione che abbiamo. Guardiamo tutti i video, con un paio di eccezioni. Ci sono sempre un paio di lavori che non rientrano nel nostro tema oppure che non sono abbastanza buoni. Non leggiamo il curriculum degli artisti prima di guardare le opere, anche se ce lo facciamo inviare sempre. Cerchiamo di guardare senza essere prevenuti. Fra i lavori visionati alcuni rientrano nel secondo turno di selezione. Quest’anno nel secondo turno ce ne erano un centinaio, fra questi ne abbiamo scelti 50. In questa fase della

Kaiserdom, Francoforte sul Meno (© Tourismus+Congress GmbH Frankfurt am Main, foto: Holger Ullmann)


Jan Brand, Viva Grupetto Messanggeri!, 2013 (© J. Brand, foto: VKUNST)

non abbiamo potuto mostrare solo perché non abbiamo spazio. È un poco triste non poterli mostrare. Stiamo lavorando per vedere se in futuro possiamo far vedere queste opere, eventualmente, in un altro luogo ma questo non ha nulla a che fare con l’attuale mostra. C. C.: Mi sembra che facciate questo lavoro con molta passione. Ch. v. L.: Non facciamo tutto ciò per diventare ricchi ma per offrire una piattaforma a questa forma d’arte “difficile”. La video

arte fa parte, naturalmente, da tempo, delle arti visive ma non viene accettata come la pittura, la scultura, la fotografia. No è semplice figurarsela per un collezionista. Non si appende come un quadro, certo, si può usare un mini-beamer per fare la proiezione ma resta, comunque, un medium “difficile”. C. C.: Giro la questione al gallerista, quanti collezionisti comprano opere di video arte?

tuale di opere di video arte nel mercato è minuscola. Il volume d’affari gira intorno alla pittura. Ci sono, naturalmente, un paio di collezionisti che acquistano opere di video arte per pura passione. Le possibilità di allestimento di una mostra di video arte sono minori rispetto alla pittura. O si trovano i pochi collezionisti che sono pronti a spendere per il Cd – perché di Cd in tiratura limitata si tratta – una precisa somma, ovvero alcune migliaia di euro, oppure non

A. G.: Innanzitutto va detto che la percen-

Marco Cadioli, Over Data, 2010 (© M. Cadioli, foto: VKUNST)

Luminale 2012, Hafen Offenbach, (© Messe Frankfurt Exhibition, foto: Jochen Günther)


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c’è altra possibilità perché non sono lavori che si possono acquistare a minor prezzo. Scompare tutta una fetta della clientela, quindi, quella che può acquistare opere per poche migliaia o, addirittura, per alcune centinaia d’euro. Coloro che hanno a disposizione un piccolo budget non sono pronti a spendere per un’opera di video arte. Dicono che è riproducibile, sono sospettosi, temono imitazioni. Ed è una cosa curiosa perché nell’ambito della grafica questo discorso è stato ampiamente accettato. In ogni caso: la cosa decisiva è avere una passione per la video arte. C. C.: Torniamo a parlare della manifestazione, la giuria ha scelto il lavoro da premiare. Sono tutti soddisfatti con questa scelta? A. G.: Credo che il premio sia stato dato alla giusta artista. Sono d’accordo con la giuria e posso dire che abbiamo avuto una buona giuria. C. C.: C’erano più opere in lizza sul finale? Ch. v. L.: Alla fine c’erano tre opere in lizza. Ma consideriamo tutto l’insieme, la scelta del migliore fra 450 lavori è sempre una scelta relativa. Dipende dall’umore, dal giorno… Certamente con una giuria così competente, come quella che abbiamo

Gerard Freixes Ribera, The Homogenics, 2010 (© G. F. Ribera, foto: VKUNST)

potuto avere, l’opera scelta è molto, molto buona. Ma la stessa giuria avrebbe potuto scegliere anche un altro lavoro in un altro momento. È anche una questione di sensazioni e sentimenti. C. C.: Voi due avevate, quindi, un mezzo voto a testa. Significa che dovevate esprimere un solo voto insieme. Eravate d’accordo o avete dovuto discutere per

raggiungere l’unanimità? A. G.: Dunque, io ho sempre una formula magica. Chiedo a Christoph “parteggi per quest’opera con certezza oppure no?” quando vedo che esita troppo gli dico “ah, non sei abbastanza convinto”. In questo modo posso abbreviare il processo di decisione! C. C.: Molto pragmatico! Vorrei parlare ancora di “Wherever you are” e dei lavori che vi sono stati mandati. Come è stato interpretato il tema, che risposte avete ricevuto?

Sebastian Eberle, cameraman e regista, durante le riprese per il suo film sulla manifestazione (foto: Cristiana Coletti)

A. G.: Il tema è stato approcciato da molte prospettive diverse. Ci sono state molte opere biografiche. In questo caso abbiamo dovuto chiederci fino a che punto la storia personale che il video racconta può essere di interesse per altre persone. Possiamo dire che questo è stato un classico ma abbiamo ricevuto anche lavori completamente diversi. Per esempio la nave nella tempesta. In questo lavoro il tema è stato realizzato in modo sintetico e molto metaforico. Si tratta in fin dei conti di grandi temi dell’arte, da dove vengo? Dove vado? La cosa entusiasmante e bella è vedere come gli artisti reagiscono a queste do-


mande. Abbiamo avuto un artista che da Singapore è andato a Toronto. Il suo lavoro rende in modo poetico attraverso le immagini il senso della delocalizzazione. Mi rendo sempre più conto che abbiamo scelto lavori che non specificano troppo un problema ma sono aperti a molte associazioni diverse. Ch. v. L.: Sì, ma c’è anche qualche lavoro che racconta veramente una storia, che è narrativo ed univoco. In particolare un lavoro molto politico che racconta di un giornalista siriano che è andato in America dove ha conosciuto l’artista Zaoli Zhong. L’anno scorso il giornalista ha perso la vita in un attentato in Siria. L’artista lo racconta nel video che ha presentato. Il video è stato realizzato col materiale che il giornalista ha registrato prima di morire, col materiale composto dall’artista e sequenze di reportage televisivi. È un video molto commovente e apre un discorso che ci portiamo via con noi e che ci fa pensare. In questo momento, mentre siamo occupati con la nostra intervista, queste cose accadono altrove, ovunque ti trovi. C. C.: Wherever you are… Tornando a parlare in generale, in quali altri luoghi ci portano le opere esposte? A. G.: Ambienti urbani, ad esempio. C’è un video che ci fa galleggiare sopra una metropoli. Siamo affascinati in un primo momento ma poi ci accorgiamo che questo galleggiare non approda dentro la metropoli, continuiamo a galleggiare. Non ci sono monumenti né cartelli. È solo una città gigantesca, non identificabile. Una massa di gente. Il fascino iniziale si trasforma pian piano in terrore. Fra le opere arrivate ce ne sono molte ambientate in città perché gli artisti vivono nella città. L’artista è un essere urbano e questo si riflette anche nel suo lavoro. C. C.: Si tratta di luoghi simbolici? Ch. v. L.: Si tratta più che altro di luoghi che non si possono localizzare. Non sappiamo dove ci troviamo, dove si svolge la scena. Nel video di cui ha parlato Andreas le riprese sono state fatte in diverse

Impressioni della mostra VKUNST 2013 (© VKUNST)


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avete allestito la mostra lungo la Fahrgasse?

Impressioni della mostra VKUNST 2013 (foto: Cristiana Coletti)

metropoli ma nessuna è riconoscibile, si sovrappongono l’una all’altra all’infinito. C’è un altro video “Vertikale” che si sposta dal fondo del mare verso l’alto, per tutto il tempo. La telecamera attraversa tutti gli strati salendo verso l’alto. Anche in questo caso non sappiamo dove ci troviamo. Di tanto in tanto c’è una scena che conosciamo tratta da film. Anche in “Access” di Anuk Miladinovic, il video vincitore del premio. In questo lavoro ci sono ascensori che si aprono e si chiudono uno dopo l’altro ma non c’è un luogo specifico. C. C.: Un’inquadratura panoramica: come

A. G.: Ci sono diversi criteri. Innanzitutto la drammaturgia della strada che comincia in un punto e finisce in un altro. Poi dipende dalle possibilità di esposizione che abbiamo, ci sono vetrine grandi, vetrine piccole, come in una sala da esposizioni ci sono pareti buone e pareti meno buone. Per questo stiamo attenti e cerchiamo di esporre i lavori che troviamo buoni e che secondo noi hanno bisogno di una superficie grande su una superficie grande. Ci sono altri lavori che sono più intimi. Questi possiamo mostrarli in un contesto più piccolo dove lo spettatore si deve avvicinare per vederli. Ma i criteri di allestimento cambiano sempre, ogni anno, perché i lavori sono sempre nuovi. C. C.: Ultima domanda! Come reagisce il pubblico di Francoforte? A. G.: Il pubblico reagisce molto bene. La cosa bella di una mostra sulla strada è che il pubblico passeggia. È una situazione

Impressioni della mostra VKUNST 2013 (foto: Cristiana Coletti)

completamente diversa da una mostra in un museo dove si passa molto più velocemente da un’opera all’altra. Qui le persone si fermano, si concentrano su un lavoro ed entrano in dialogo con gli altri spettatori. Non c’è un’inibizione come in un museo dove si resta silenziosi davanti alle opere, qui le persone si confrontano fra loro. Questo mi sembra bello. Succede qualcosa per la strada e le persone comunicano e parlano delle cose che vedono. Cosa c’è di meglio per un curatore? Ch. v. L.: Sono d’accordo con Andreas.

Francoforte, ponte pedonale sul Meno, (© Tourismus+Congress GmbH Frankfurt am Main, foto: Holger Ullmann)


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