Una possibile geografia dell’abitare contemporaneo L’Aquila 2009-2017
Libro III
Indice Prefazione
I
Struttura metodologica
1
Allegati
3
No Housing Format for Today. Il progetto contemporaneo dell’abitazione rurale. Esperienze italiane di condivisione. L’immagine di una (non) città. Un rifiuto professionale. Abitare la città del futuro.
4 8 11 13 19 21
Considerazioni finali
25
Fonti in ordine alfabetico
29
Riferimenti immagini
31
Prefazione
Il terzo libro di tesi costituisce la conclusione
Come detto, i punti di vista attivati sono
di un’esperienza di ricerca. A coronare le
intensamente variegati: le figure, i temi,
fasi conoscitive e quelle di verifica, si appone
le opinioni si scansano gli uni dagli altri
un corpus di materiale utile a determinare
tanto da rendere il paragone difficile, se
e complicare ancor di più i limiti del campo
non vano. Ogni immagine proposta non
in analisi.
rappresenta infatti una proposizione che
Contrariamente a quanto accadeva per i precedenti volumi, qui il cuore del risultato si identifica con una serie di allegati, un’appendice documentativa che fornisce
mira all’obiettività ma, al contrario, un punto di vista nettamente ideologico, basato sull’esperienza,
conoscenza
e
sul
pensiero di ciascun autore.
convenientemente
L’esistenza di questo terzo libro ha un
incrociabili con le considerazioni e i
compito ulteriore. Esso infatti si propone
risultati derivati dall’opera fino a questo
quale richiamo a quel senso di incertezza,
momento. In questo caso, infatti, il testo
di incompiutezza e di indeterminazione
non si fonda su un’organica progressione
che l’approccio alla realtà architettonica
riflessiva,
di
e abitativa contemporanea - e di riflesso la
materiale trascritto il quale, anche se
presente ricerca - necessariamente implica.
rielaborato e commentato a posteriori,
In altre parole, quest’appendice vuole
costituisce una fonte esterna alla ricerca;
ricordare, attraverso la sua stessa forma,
letteralmente un contributo.
che la ricerca non è conclusa e che il tema
strumenti
ulteriori,
ma
sull’accorpamento
Si tratta, più precisamente, di un apparato scientifico che, in differenti modi, indaga le forme e le dinamiche dell’abitare e i temi
non è in nessun modo osservabile da una sola prospettiva, senza quindi uno sforzo inclusivo e multidisciplinare.
più cari all’urbanità aquilana. Diversi autori si sono offerti di contribuire alla costruzione di una modesta collezione di pareri, a prima vista poco interconnessi tra loro. Il legame tra le riflessioni (che assumono forme eterogenee, il che rende ancora più complicata la comparabilità) è volutamente celato, in modo da rendere più significativo e autonomo ogni contributo. La successione degli allegati richiama, in un certo senso, l’ordine delle fasi e dei sotto-temi della ricerca: da un’attenzione alle questioni più contemporanee e generali dell’abitare, si passa ad aspetti più dichiaratamente progettuali e si sfocia sulle dinamiche che riguardano L’Aquila. Anche dove il tema dell’abitare sembra affievolire la propria presenza, a un’analisi più attenta, ci si accorge che esso è un diretto risultato delle riflessioni, è un riferimento fisso che può non essere citato ma che costituisce un punto saldo e irremovibile del discorso.
II
sulla
Libro III
Struttura metodologica
Nel momento decisivo della definizione
a che fare con il confronto che avviene non
delle operazioni per la costruzione e il
solo sul piano esteriore, attraverso l’opinione
confezionamento del presente lavoro, il
di altri, ma anche nel momento del contatto
principio operativo era del tutto scarno,
con gli altri, nel richiedere ai vari personaggi
ridotto unicamente alla ferma volontà di
di elargire un’opinione. Il confronto sta
procacciare pareri terzi e i più autorevoli
nell’accettazione e nel rifiuto, sta nel modo
possibili. Successivamente, attraverso lo
con il quale ci si concede di parlare di un
sviluppo e la raccolta dei primi risultati,
dato tema, sta nello sforzo comprensivo di
il quadro ha preso una forma più nitida,
determinate visioni e versioni del pensiero.
riconoscendo che lo sforzo principale, dal
Il confronto diventa quindi il concetto chiave
punto di vista intellettuale, doveva essere
quando ci si muove in cerca di punti di vista
dell’intervistatore e dell’osservatore. La
e la forma stessa dei contributi rispecchia il
scelta di temi e autori tra loro agli antipodi
genere di arricchimento che si è ottenuto a
ha proprio lo scopo di non ripetersi mai e
seguito del contatto.
di testare concetti e situazioni nel campo del dibattito sull’architettura. Le domande, l’ascolto e le stimolazioni che si pongono alla base dei contributi devono quindi focalizzarsi sul risultato atteso. Anche se risposte, dichiarazioni e riflessioni non si allineano con un determinato punto di vista, queste rispondono allo stesso stimolo e, vien da sé, diventano materiale paragonabile in sé stesse, rispetto alle opinioni sullo stesso
La struttura delle interviste e i criteri valutativi dei convegni hanno in comune l’aspirazione imparziale: il tentativo di un approccio neutrale dovrebbe infatti fare risaltare la risposta allo stimolo, il vero e proprio punto di vista dell’autore. In questo modo, le considerazioni delle fonti sono state integrate solo nella misura in cui l’integrazione potesse ragionevolmente considerarsi
naturale
estensione
di pensiero e di opinione, mentre nelle
Diventano, quindi, materia progettuale a
domande rivolte, una volta circoscritto
pieno titolo.
il tema, ci si è limitati a lanciare spunti di
La metodologia adottata per organizzare il
materiale
segue
la
forma
riflessione e possibili direzioni da indagare.
generale
dell’intervista. In realtà, su un piano puramente fattuale, solo due contributi sono il risultato di vere e proprie interviste (una vocale registrata, l’altra scritta con scambio di e-mail). In generale si tratta di convegni ed eventi (ascoltati e rielaborati), domande ad autori interessati al tema dell’abitare contemporaneo (riproposte, in genere, in forma di riflessione e di intervista) e di altri episodi degni di nota. Tuttavia, l’approccio interrogativo resta la matrice attitudinale, poiché ogni riflessione è condotta a seguito dell’ascolto il quale, a un livello teorico, deriva sempre da una stimolazione attiva alla quale un soggetto risponde (che essa sia un convegno o un’intervista). L’operatività alla base del terzo libro ha molto
2
una
tema, rintracciabili al di fuori di questa sede.
Libro III
Allegati
No Housing Format for Today. The point of view of Aristide Antonas1
1. In your opinion, how connected are the terms ‘contemporary housing’ and ‘urban adaptation conditions’? This is a moral question, isn’t it? I don’t blame you for starting with it, however it
L’opera del greco Aristide Antonas abbraccia filosofia, arte, letteratura e architettura. Egli ha esposto i propri lavori, per citare solo alcuni esempi, a documenta 14, Biennale di Venezia, Istanbul Design biennal, Sao Paolo biennale e ha collaborato con il Basel’s Swiss Architecture Museum e con l’austriaco Vorarlberger Architektur Institut. Nella maggior parte della propria opera non è per nulla celato un evidente interesse per il tema dell’abitare contemporaneo e, attraverso la ricerca intellettuale e la professione di docente, Antonas si è offerto di rispondere telematicamente a quattro domande scritte. Ne deriva la presente intervista, datata 27 novembre 2017, mantenuta identica a quanto stabilito e richiesto dall’autore, in lingua inglese. 1. Aristide Antonas, Ruin Room, dalla serie Athens Digs and Trenches, 20112014
could be somewhat reworded to ask: when considering contemporary housing, is it necessary to adapt to shifts in the urban sphere, or should we resist them? Should we work with the changes or work against them? This is how I interpret your question. And firstly, it is necessary to define what these so called changes are in order to understand the question fully. We define the shift, or the resistance, in accordance to these changes. This is a large work, and an interesting one. I believe that the changes you refer to are related on one hand to the use of the Internet, and on the other hand to a geopolitical change - to major population shifts that reflect the growing need of housing space today. But these two tensions - the expansion of the web and the population waves - show in themselves two
1 Cristiano TOSCO, No Housing Format for Today, in: 011+, 27 novembre 2017, [http://www. zeroundicipiu.it/2017/11/26/no-housing-format-fortoday/] ultima cons. 28 novembre 2017.
different ways of adapting housing to what could be new urbanism, or the new urbs. It is true that the web is impacting the domestic
1
4
Libro III
space; in fact, I once described the web as an expansion of Cerda’s urban project. Although the changes in the domestic space are not yet formalized as interventions in the arrangement of houses; it is becoming obvious that one of the most important impacts the web is having is in housing minimization - the minimization of the house, or the room, or the space of the web user. We can already speak about a new era of the room and about a city of rooms. Augmented
2
spaces also ask for smaller surfaces and less space for action, because action is becoming
2. Your perspective often decontextualizes notions
increasingly unnecessary.
of ‘time’, ‘space’ and ‘society’, combining them with
What I find particularly interesting, is that the adaptation you are referring to is mostly a radicalization of minimum space, a drastic reduction in square meters per inhabitant. Both
ways
of
describing
the
urban
transformations that I propose lead to this minimization, so therefore your question brings us to another: are there two types of minimization, or are they to be considered together? To understand your question we have to work towards an accurate description of a complex situation. The new urbs already stand as an existing population of individual users, and the next urbs may have to adapt to large numbers of newcomers to northern societies. Again, in order to host more with less, we need to construct some examples of this double adaptation. We need to build a frame in response to your question, not provide an answer. What I mean to say is
a mix of vehicles, landscape and various devices. How could you hypothetically label housing shapes within your proposals? I could not provide a label because I have worked hard to avoid them. I work to make things more complicated than they seem, less easily readable and different to how they are announced. Even more, I work to destroy labels. Putting a label on something is easy and boring, and I am unsatisfied with things that are easily understandable. I try to block meaning, or at least try to avoid or normalize meanings. This is not because of an aesthetic attitude, but because I believe all simple meanings hide a threatening side. Their normalization often takes a threatening form. I try to be vigilant in relation to this normality of simplicity. I work for this different type of simplicity,
that there is a lot more work to be done at
which decisively installs complication.
the conceptual level. We need to describe
It is not easy to interestingly complicate
the conditions in which we live differently. If we do not, any form of answer will be conceptually unstable. Only accurate questions can orient this research, and we can formulate many such interesting questions by working on contemporary housing, which is different from the past. It is first and foremost a field of investigation and a field of experimentation, a field with
2. Aristide Antonas, Landscape with Infrastructure, dalla serie KEG Apartments and Crane Rooms, 2011-2015
things. Just imagine asking a passer by: is it a good morning? instead of simply saying: good morning. It makes a difference. If we do not complicate things, we will stay in the worst web, which is a nightmare - a plethora of quick labels that one can choose for his life without designing anything. I work in order to destabilize and unpack labels.
well posed questions rather than a field with
In saying this, however, I understand your
simple answers.
description of my work; I agree that there
Allegati
5
3. Both in society and in your practice, ‘living the space’ is becoming an increasingly parasitic phenomenon. Could you comment on the tangibility between the theory and reality of housing conditions? Living the space is not a clear concept. I mean, concepts are never clear, but living the space is a particularly unclear one. Living the space was never ubiquitous. In a sense, space was always parasitic to some extent; it was a shadowed land, an abstract disposition for actions. Even the term space remains parasitic in presence, its definition can go with what you detect as a problem. Space tends to be overlooked, and it carries the power of the
3
unnoticed, it is important but always formed 3. Aristide Antonas, Apartment in Vehicle, dalla serie KEG Apartments, 20112015
is more to think about it in relation to decontextualization. The concept of context
Nevertheless, I do understand your interest
in general suffers today. The everyday
concerning a change in how we perceive
tends to organize itself through an artificial
space today. The space of today is different
connection to contexts; contexts can never
than yesterdays. We see a shift between this
vanish,
increasingly
space and the older one as we pass from
artificial. We borrow contexts for short
one period to another. Together with this
periods of time. We rent contexts too.
change, the user of the web has transformed
Contexts have become protocols - rigid
from the inhabitant of a modern apartment
but
they
become
systems of reference. I think that trying to create contexts is already a way of operating within reality: not creating forms so much as frames, backgrounds and landscapes, or scenographies that can receive acts.
into somebody who is increasingly related to an inhabitable cockpit. If the core of the inhabitant’s cell is more or less an abstract screen, if the center of life becomes a permanently contactable inventory, then part of the inhabitant’s world is transformed
The concept of a field of ruins is linked to
into a consciously absent world; a specific,
this new understanding of context that is a
institutionalized absent world. This distinct
constant call for de-contextualization and
absence forms our question. Can architecture
an invitation for one further contextual
provide strategies to help us orient ourselves
approach. We need archeology to produce
both inside and outside of this situation?
context. Context is not an automatic
Furthermore, this absent world in which we
condition in which we are found, we must constantly strive to create context out of existing matter. Context is now our work.
6
as the question about a frame.
refer to is not introduced as a distant field; instead it organizes a different immediate space of the inhabitant.
Maybe this is also an answer to your question
Architecture’s work is to interpret this
about shaping housing in my work. There is
paradox. The difference between theory
a hidden violence in all this work. I try to
and reality is not the problem here. We do
investigate the context rather than directly
not have to specify this difference but rather
challenging the form of housing.
to accept the laws of this different field,
Libro III
where mediation is increasingly conscious and still understood as immediate. New hybrid immediacy is formed and so the relation
between
theory
and
practice
also becomes different. Reality is now too theoretical and mediated; this remark organizes the questions we raise concerning the architecture of housing. My work can be seen as an area of investigation into this distinct conscious mediation in our immediate life. 4. The univocal ratio between form and function, typical of the Modern Movement, is now outdated.
4
Your houses, such as ‘The House for Doing Nothing’ and ‘The Amphitheater House’, in a sense
nearing sphere of action brought about by
confirm it. Against this background, how do you
the screen. What we describe as augmented
imagine the rereading of this historical relation?
is merely a reality that introduces the body to this category of the screen.
There is a strong dipole between form and
4. Aristide Antonas, Plan of the Responsible Apartment, dalla serie The House for Doing Nothing, 20132015
function, and I try to read it in a new frame. Although the dipole can still be applied to many situations, it is not enough. In my opinion, it is merely a western perspective to read actions. If we have to distort it from a contemporary city point-of-view, we could restructure it with its opposite: Form no longer follows function, but rather action happens before ruins. From this viewpoint, action replaces function, and form is not important. Form follows function cannot stand any more, nor can form shape action. Instead, we go directly to some ruins detached from actions, which can only serve as a necessary background for actions themselves. Since function is no longer categorical, it could always exist as a multiple, paradoxical, unnecessary, antiobligatory, heterodoxical action. The field that is destined for the actions I am describing is already indifferent to functionality. A dramatic cut between form and function is already on the agenda of the next domesticity. Not because a theatrical rationale won the structural logic, but because of the users relationship to this
Allegati
7
materiale di seguito commentato.
Il progetto contemporaneo dell’abitazione rurale. Un breve dialogo con Andrew Freear
Nel linguaggio dei progetti residenziali di Rural Studio, esistono, in particolare, quattro elementi ricorrenti, variamente utilizzati nel ricco panorama costruito: l’uso diffuso del portico come meccanismo d’innesco e
Il seguente testo è una rielaborazione di una parte del convegno tenutosi al Castello del Valentino di Torino dal titolo Site-specific Learning, in data 24 marzo 2017 . All’evento, 2
tetto a falde sporgenti per la protezione e la durata nel tempo delle abitazioni, alti soffitti che garantiscono comfort ambientale
tra gli ospiti invitati, compariva Andrew
e almeno due fronti opposti finestrati per
Freear, attuale direttore del programma
un buon livello di ricambio d’aria dei locali.
studentesco di progettazione attiva della
Si tratta, quindi, di abitazioni isolate, nelle
Scuola di Architettura, Pianificazione e
quali le scelte compositive non sono limitate
Architettura del paesaggio della Auburn
dal rapporto con un tessuto costruito
University dell’Alabama.
circostante.
Per il gruppo di progettazione, l’elaborazione
L’architettura di Rural Studio è demarcata
delle soluzioni si deve costruire attraverso
dalla coesistenza implicita di realtà per certi
uno
criticità
aspetti antitetiche. Inseriti nella cornice
esistenti. A questo proposito, le condizioni
dinamica del ruolo del progettista odierno,
di povertà e impossibilità d’accesso ai servizi
i giovani studenti si fanno portavoce di una
essenziali di una parte della popolazione
produzione
rurale dell’Alabama (e, in buona misura, di
quasi in bilico tra condizioni e concetti i quali,
tutti gli Stati Uniti), diventano i nodi sui quali
probabilmente, se tradotti diversamente nel
sviluppare risposte efficienti. La mancanza
costruito, fallirebbero nei fini prefissati. La
di abitazioni, di strutture adatte alle attività
lezione di sintesi messa in campo diventa
quotidiane, di qualità basica dell’abitare
modello per buone pratiche, negli orizzonti
nelle aree rurali dello Stato, dipingono uno
della trasposizione dalla sfera teorica di
sfondo pregno di lacune che i progettisti
un’architettura per le persone all’applicazione
itineranti cercano di colmare. Le soluzioni ai
nei contesti rurali.
strutturato
palinsesto
di
problemi vengono quindi incasellate in un sistema chiaro di risposte che varia da luogo a luogo in base alle necessità più specifiche dei committenti, ai materiali locali e alla economicità delle risposte.
intrinsecamene
contrastata,
La realizzazione di manufatti pensati per durare a lungo nel tempo deve fare i conti con l’attenzione spesso rivolta ai cambiamenti delle dinamiche e dei nuclei familiari e in generale a come l’abitare odierno propenda
La riflessione sui temi sollevati da Freear
sempre più verso scenari incerti. Durabilità
durante l’intervento, qualche domanda
e flessibilità definiscono quindi una dualità
rivolta
e
d’esito che, seppur non auto-contraddittoria,
informazioni
rappresenta i presupposti critici con i quali
la
personalmente
consultazione
sitografiche , 3
delle
costituiscono
all’autore la
base
del
Site-specific Learning. Strategies, Methods and Tools in Architectural Practice, in: Polito/ News, [http:// www.dad.polito.it/news/(idnews)/8830], ultima cons. 26 novembre 2017. 3 Rural Studio, [http://www.ruralstudio.org/], ultima cons. 26 novembre 2017. 2
8
continuità delle relazioni sociali, un ampio
si confronta il progetto contemporaneo di abitazioni. L’uso sistematico di tecniche e materiali tradizionali (quali il balloon frame) stabilisce un limite concettuale, per certi versi travalicato
Libro III
5
da scelte più metodiche quali l’introduzione
I quattro archetipi architettonici spesso
(a vario titolo) di materiali meno ancorati
usati dal gruppo definiscono modelli fisici
al luogo e più contemporanei, oltre che la
non troppo dissimili tra loro. In questi
politica del riuso e del riciclo. Il sovraccarico
ultimi gli elementi vengono differentemente
di soluzioni tecniche e tecnologiche che
combinati generando un risultato che, in
ne deriva potrebbe facilmente condurre a
termini estetici, rappresenta un registro
un’ambiguità dei risultati. Ecco, dunque,
facilmente riferibile a Rural Studio. Per
quale importanza riveste la progettazione
contro, tali modelli sono specificamente
puntuale e specifica, unica per il luogo e la
calibrati
situazione.
degli
La tendenza a realizzare abitazioni per persone bisognose si traduce nel fare i conti
con
budget
decisamente
limitati
(indicativa è la serie di abitazioni 20K, cioè con bilanci complessivi non superiori ai 20.000 dollari). Le ristrettezze economiche definiscono quindi soluzioni più sobrie e una gestione dei processi fortemente
sul
USA
contesto
dell’Alabama
meridionali.
Tale
e
difficoltà
d’esportazione è anche connessa al sistema economico
retrostante,
realizzabile
all’interno
unicamente degli
schemi
statunitensi. Si genera, dunque, un attrito tra radici locali ed elementi progettuali sistematicamente utilizzati che definisce una frizione concettuale ben mascherata e diluita dalla varietà delle abitazioni rurali realizzate.
razionalizzata e cronologicamente scandita.
L’etica del gruppo si assimila, talvolta,
L’ambizione,
a schemi quasi emergenziali (intuibili,
per
contro,
è
quella
di
5. Rural Studio, Rose Lee House, Faunsdale (USA), 2010
ottenere spazi residenziali decisamente più
per
che dignitosi. La dicotomia tra l’accento
tempi di realizzazione e alle componenti
posto sul risparmio economico e l’elevata
di
qualità abitativa che si intende raggiungere,
avvicina all’opera di gruppi di progettisti
si traduce in uno scalino progettuale che
tipicamente
viene spesso superato attraverso la richiesta
urgenza post-catastrofica, come Atelier-3.
di fondi un po’ ovunque, di donazioni e
La scelta dei futuri fruitori, prima di ogni
del lavoro fisico degli studenti stessi, in
progetto, risulta però selettiva: il gruppo
un contesto irrisolto di incertezze, per via
è continuamente alla ricerca dei soggetti
dell’impossibilità di garantire, caso per caso,
giusti sui quali investire il proprio impegno
gli esiti a prescindere.
(per non rischiare di imbattersi in stati di
Allegati
esempio,
dall’attenzione
collaborazione
nei
impegnati
rivolta
processi) in
e
contesti
ai si di
9
pseudo-volontariato e di sovraccarico della richiesta, situazioni difficilmente gestibili). La coesistenza, dunque, di un’attenzione ai problemi della società e di una selezione oculata sulle persone in situazioni marginali è garantita dal contesto: questo è demarcato da una forma di crisi, non tanto improvvisa quanto graduale e progressiva.
10
Libro III
di ragionamento comuni che vedono nel
Esperienze italiane di condivisione. Massimo Lepore racconta la coabitazione
mattone un bene primario, del quale si deve essere a tutti i costi proprietari. L’assioma persiste anche quando la posta in gioco consiste nella finanziarizzazione del bene casa e, quindi, nel pagamento rateizzato (talvolta a vita) di un mutuo. Il progettista
Il 1° aprile 2017, alla Scuola Holden di Torino, ha avuto luogo un appuntamento curato dall’Urban Center, nell’ambito della VII Biennale Democrazia di Torino. Il titolo era Abitare in Italia. Emergenze, politiche, nuove pratiche4 e una parte del dibattito è stata tenuta da Massimo Lepore, uno dei tre soci
dello
studio
veneziano
racconta, attraverso buona parte della propria
produzione,
una
storia
di
architettura cosciente. La coscienza sta nel rapporto e nella gestione dell’architettura e delle costruzioni come strumenti per rispondere alle pressanti necessità che la contemporaneità
torinese Giovanni Semi, evidenzia dunque come questo modello obsoleto e stagnante non sia l’unica soluzione, proponendo l’alternativa
(in
verità
già
largamente
sperimentata anche in area mediterranea) della casa collettiva. Nella definizione del concetto, il percorso
della TAM associati5. L’esperienza
udinese, con la premessa critica del sociologo
impone.
L’attenzione
dedicata alle forme condivise di abitare rende i professionisti delle fonti autorevoli
si sviluppa attorno a tre punti saldi che si differenziano tra loro, oltre che nel contenuto, anche e soprattutto per il fine al quale implicitamente mirano. La coabitazione può essere letta come processo, come
o
risorsa
come
attivismo
sociale.
Di seguito i tre casi vengono analizzati attraverso l’interpretazione del progettista e con un occhio comparativo e quindi critico rispetto allo stato dell’arte.
per un dibattito sulla coabitazione attuale in
La definizione della condivisione spaziale
Italia.
(che, nella presente analisi, incrocia il
Ciò che segue rappresenta una parafrasi critica riassuntiva (talvolta integrata) del discorso di Lepore.
centrale
dell’abitare)
risiede
nel
cercare, scoprire, indagare, comprendere, maneggiare, e infine progettare il bene comune. Se la casa è per gli italiani il bene
La condivisione degli spazi dell’abitare si dimostra argomento pungente e attuale nel contesto italiano, non solo a causa delle problematiche residenziali dovute all’abusivismo e ai fenomeni migratori, ma anche per via del tradizionale fenomeno della casa di proprietà. Superando il 73% (Eurostat 2017), il tasso di proprietà immobiliare italiano dipinge un quadro fatto di radicamento al passato e meccanismi Abitare in Italia: Emergenze, politiche, nuove pratiche, in: Biennale Democrazia/ evento, [http:// biennaledemocrazia.it/evento/abitare-italiaemergenze-politiche-nuove-pratiche/], ultima cons. 25 novembre 2017. 5 TAM associati, [http://www.tamassociati.org/], ultima cons. 26 novembre 2017. 4
tema
per antonomasia, il passo successivo è quello di renderlo comune, o meglio, collettivo. In un paradigma che propone la visione di una co-residenzialità diffusa in Italia, gli scenari possibili si palesano in politiche di guadagno economico (l’abitazione può divenire un bene fattivamente redditizio), di risparmio energetico
e
diminuzione
d’impatto
ambientale (la saturazione del patrimonio sfitto, per esempio) e di auto-educazione sociale (i rapporti sociali ampi, in ambiente residenziale, modificano radicalmente la percezione che si ha della società). Alla luce della condizione attuale di crescente nomadismo funzionale, ci si deve porre la
Allegati
11
6 6. TAM associati, Co-housing, San Lazzaro di Savena (Bologna), 2014
domanda cruciale per la quale: coabitare è
esperienze ormai tradizionali in Austria, tra
una necessità o una risorsa? La condivisione di
le quali si ricorda il famoso eco-quartiere di
alcuni spazi all’interno dell’edificio è ormai
Solar City a Linz) sono notevoli: il governo
necessaria a causa di una moltitudine di
collettivo alla radice del percorso progettuale
fattori accomunati dalla costante crisi sociale
impone un controllo della filiera produttiva
e finanziaria. I ceti e le categorie sociali più
da parte dei diretti interessati e un potere
insicuri
collettivizzazione
di acquisto decisamente maggiore di quello
come necessità: la ripartizione dei canoni
di un solo potenziale acquirente medio. Le
d’affitto è già una strategia decisamente
ripercussioni del fenomeno, comunque,
consolidata e in certi casi promossa (si pensi
travalicano il solo programma, arrivando
alle abitazioni per studenti o ai tanto di
talvolta a delineare scelte specifiche in certi
moda co-housing). Tuttavia, la coabitazione,
aspetti morfologici e funzionali del bene
al fine di evitare la passività dei cittadini
comune progettato.
ricorrono
alla
nei suoi confronti, può diventare e diventa un fenomeno attivo, capace di coinvolgere gli abitanti e addirittura di essere innescato da essi stessi. La dimostrazione si può in parte ritrovare in esempi di buone pratiche italiane le quali, seppur non risplendano per la quantità di abitanti coinvolti, emergono certamente per la qualità dell’architettura e dei processi sociali innescati. Concentrandosi perlopiù
nel
triangolo
Milano-Torino-
Bologna, un elenco di ventuno casi italiani di co-housing proposto da Lepore s’identifica principalmente per la rete di servizi comuni che le architetture hanno generato nei rispettivi quartieri. In ultimo, la condivisione nel progetto della residenza italiana può essere letta in chiave sociale nella sua sfera più decisionale e programmatica. La nascita di gruppi di acquisto solidale (presenti anche in alcuni dei ventuno casi elencati dall’architetto) è indicativa di come il progetto della casa stia cambiando alle radici. I vantaggi di organizzare questi gruppi (assimilabili a
12
Libro III
L’immagine di una (non) città. Le considerazioni di Leonardo Nardis
Leonardo Nardis è un architetto aquilano operante nel capoluogo abruzzese da molti anni. In qualità di esponente di spicco della comunità locale dei professionisti occupatasi della ricostruzione urbana aquilana ed essendo egli stesso un abitante della città, il presente contributo intende scavare nel passato recente, attraverso la visione di un uomo che conosce la città, il modo di abitarla e i limiti ai processi positivamente perturbativi. Il testo seguente è il risultato di un’intervista diretta
alla
quale
l’architetto
Nardis
ha gentilmente accettato di sottoporsi, all’interno del proprio ufficio, in data 20 settembre 2017. Le domande, sono
7
riproposte in forma di pensieri, in modo da rendere le considerazioni dell’autore
fortemente indirizzate verso la ricostruzione
meno limitate alla struttura della risposta e
aquilana: essa si è dotata di una struttura
più libere di spaziare, come effettivamente
operativa degna di nota. La Curia dispone
è stato, tra le varie sfaccettature delle
infatti di un patrimonio all’interno delle
questioni sollevate.
mura molto significativo e quindi, data la
7. Studio Nardis, Restauro di un fabbricato residenziale, particolare della torretta, Vicolo Cavalieri di Malta, L'Aquila
rilevanza sia per credenti che non, forse Nei giorni immediatamente successivi al 6 Aprile 2009, l’architetto Leonardo Nardis, insieme a un gruppo di altri professionisti, ha cercato di sollevare la discussione sull’opportunità di re-immaginare L’Aquila. Sullo sfondo degli esiti attuali, nettamente difformi da ciò che si era immaginato e sognato al tempo, Nardis ha commentato la vicenda e sviscerato le dinamiche del fenomeno.
lavorare per proporre una serie di idee fu un compito eticamente corretto e un dovere civile. Avevamo costruito un team non indifferente e
organizzammo
immediatamente
un
convegno nel quale noi, come gruppo di lavoro multidisciplinare (figure molto
propositivo,
differenti tra loro, con esponenti di spicco,
immediatamente successivo al 6 aprile,
tra i quali Studio Isola), avanzammo
è in realtà stato sollevato nell’ambito di
una proposta per la quale, partendo dal
un’iniziativa
arcivescovile
patrimonio della Curia arcivescovile nel
aquilana. Io ero da sempre un responsabile
centro storico di L’Aquila, le idee fossero già
dei lavori sull’edilizia storica di natura
in parte pianificatorie. L’idea si sviluppava,
liturgica e nel momento del sisma si deve
infatti, su vari filoni, per ognuno dei
ammettere
della
quali selezionammo degli interventi sugli
Curia si è rivelata una delle prime figure
immobili di proprietà della Curia (sia civili
Il
primario
apparato
della
che
Curia
l’amministrazione
Allegati
13
valore se viste oggi perché rappresentano meramente dei posizionamenti, quello che conta è nella struttura dell’intuizione e nei tempi brevissimi impiegati. I progetti nel complesso tentavano una proposta con delle indicazioni su cosa avrebbero potuto significare certi spazi nel giro di poco tempo. Alcune chiese le indicammo come possibili auditorium o simili. Molto poco, a oggi, ha avuto un riscontro su ciò che si è effettivamente fatto. Tra le altre attività delle quali ci occupammo, emerge anche uno strumento di rilevazione tramite georeferenziazione satellitare di tutti gli edifici di proprietà arcivescovile, all’interno del centro storico. Attraverso una serie di rilievi mirati, quindi, avevamo in mente di prevedere l’evolversi dei cantieri che sarebbero emersi di lì a poco. Il tutto
8
era organizzato, in altre parole, in modo 8. Studio Nardis, Restauro di un fabbricato residenziale, particolare della torretta, Vicolo Cavalieri di Malta, L'Aquila
che religiosi i quali, testimonio, sono davvero
che, anche attraverso la georeferenziazione,
molti) designando delle destinazioni d’uso
si
finalizzate a ricreare il sistema urbano, anche attraverso rifunzionalizzazioni abbastanza avveniristiche. Fu un ragionamento molto ampio portato avanti e divulgato attraverso il citato convegno,
che
si
rifaceva
all’iniziativa
titolata Recuperare e Condividere: recuperare, ovviamente, ma condividendo il recuperato (gli scenari di riuso si collegavano infatti al
immaginare
scientificamente
il futuro scenario urbano. Ecco quindi che derivò un interesse diffuso su questo progetto ambizioso e abbastanza innovativo. Tutto fu fatto nell’immediato periodo postsismico (due-tre mesi dopo, quando ancora era tutto immobile in centro), tant’è che il Comune ci chiese successivamente i dati, poiché negli uffici non li avevano ancora così precisi e completi.
mondo della cultura). Il progetto titolava
La
Piano Strategico Restauro e Rifunzionalizzazione
monumentali era di natura civile, con
del Centro Storico e le schede, suddivise in
destinazioni
contesti, riguardavano: Arcivescovato, San
abitazioni, quindi, non erano direttamente
Giuseppe, Sant’Agostino, Palazzo Persichetti
coinvolte nel processo; tuttavia, il patrimonio
e il Monastero della Beata Antonia.
residenziale aquilano sarebbe stato incluso
Facemmo uno studio legato al centro
14
potesse
maggior
parte
degli
perlopiù
edifici
direzionali.
non Le
consequenzialmente, siccome il programma operava sulla radice della risistemazione
secondo degli ambiti (oltre a un’analisi di
urbana.
dettaglio sui beni a disposizione): religioso,
Recuperare
culturale, musicale (che a L’Aquila è
tutte le proposte ideate di carattere meta-
importantissimo) e librario. In questi settori,
progettuale. Le condizioni furono dunque
indicammo dei progetti e dei contenitori
propizie per generare un dialogo alla
plausibili in una visione di sistema. Si tratta
grande scala sui temi della ricostruzione e
di semplici idee che non hanno nessun
sull’abitare L’Aquila del futuro.
Libro III
Nel
progetto
e
Condividere
pubblicato si
in
elencavano
L’Aquila era un occasione unica! Con
di un Piano Regolatore Particolareggiato
determinazione
sarebbe
del centro storico, come priorità assoluta! Il
stata possibile qualsiasi cosa. Ma ci voleva
e
razionalità
PRG attuale è vigente dal 1972 e si trascina
una pianificazione e una consuetudine
da tre o quattro amministrazioni il discorso
dell’amministrazione che qui mancavano e
di un rinnovamento, senza risultati effettivi;
mancano tutt’ora, salvo per le sporadiche
personalmente, ho partecipato, tre o quattro
eccezioni particolari. Come posso dire, è
amministrazioni fa, al tentativo di redazione
un problema strutturale e atavico. Non ci
del nuovo
siamo riusciti nemmeno questa volta e ci
risultati soddisfacenti, e sono sicuro non
speravamo fortemente. Alla fine avremo una
andrà a buon fine nemmeno il progetto
bellissima città nella quale mancherà chi la
di stesura attualmente in itinere. Si stanno
abiterà e in che maniera.
facendo dei restauri puntuali di qualità
prg,
in due tornate, ma senza
(anche da un punto di vista strettamente Sono ormai passati otto anni da questa felice parentesi di dialogo e confronto progettuale. Tuttavia, i fatti sembrano dimostrare che questa situazione post-emergenziale sia stata gestita quasi come un esecutivo (scalzando la necessaria fase delle idee e della pianificazione) anziché come opportunità per la città in forma totale e integrata. Si può immaginare che, in questo frangente, il team multidisciplinare si sia sforzato di unire i punti con un ‘fil rouge’, un sistema migliorativo che nascesse direttamente dalle ceneri del disastro. Vivere a L’Aquila oggi ha un significato variato per l’architetto, soprattutto se si pensa al contesto abitativo ideale (come quello immaginato al tempo) e, in parallelo, agli esiti concreti (come i quartieri del progetto c.a.s.e. e il disallineamento delle abitazioni nel centro storico tra affittate e realmente abitate).
tecnico e tecnologico), ma nella concezione generale
della
città
c’è
una
lacuna
impressionante, per come la vedo. Lo studio dell’architetto Nardis si colloca in una fascia urbana a metà tra il centro storico circondato dalle mura e la più tipica periferia. L’ufficio lavora sul tessuto storico (e spesso monumentale) del centro, ma la realtà progettuale aquilana è anche altro. I progetti c.a.s.e. e Map lo testimoniano. Leonardo Nardis ha gentilmente commentato le modalità del cambiamento, lo scarto di significato e le condizioni instabili che caratterizzano l’abitare e il progettare a L’Aquila (e nel suo territorio). Intanto, collochiamoci nel tempo: viviamo
Non mi sento ancora di poter parlare al
in una situazione urbana nella quale la
consuntivo. Tuttavia, sono abbastanza certo
periferia della città (quella più prossima al
che l’idea di città, quella che forse sarebbe
centro) è stata restaurata e ricostruita per
emersa se si fosse disposto di una città ferma
l’80-90% probabilmente, intendendo quindi
(e quindi prestata al cambiamento), non è
la fascia di pertinenza appena al di fuori
stata minimamente colta. Infatti, aldilà degli
delle mura e i quartieri immediatamente
interventi pregevoli e importanti, i quali ci
limitrofi, dove il grado di ristrutturazione
assicureranno una città molto più sicura e
è abbastanza elevato, le attività commerciali
più bella (anche se non sappiamo ancora
esistono
se sarà una città, perché attualmente non
riferimento, al contrario di come accadeva
lo è), i tempi sono ancora davvero lunghi
un tempo, nel centro antico. La città
e a oggi ci troviamo in una fase nella quale
precedente al 2009 viveva in funzione del
disponiamo di un tessuto costituito da bei
centro storico, il quale fungeva da attrattore
contenitori vuoti con qualche accenno di
soprattutto per gli aspetti qualitativi della
ripresa delle attività locali, ma nulla più.
città. Escludendo i residenti, che erano
Amministrativamente non è stato fatto alcuno
tanti ma non troppi (considerando anche
sforzo per approfondire la possibilità di
la componente dei molti studenti), si
concepire la città a partire da poli funzionali e
trattava di un centro molto vivo che aveva
aggregativi nevralgici. La primissima cosa da
nelle piccole attività non solo commerciali
fare sarebbe stata la tempestiva produzione
(anche direzionali, seppure di dimensioni
Allegati
diffusamente
ma
manca
un
15
approccio completamente privo di ragioni, ma di certo non si parla di un atteggiamento che rispetta un visione programmatica di pianificazione. Per come sono andate le cose, la visione generale non esiste o non funziona perché non è stata pianificata. Si sarebbero potuti liberare milioni e milioni di euro da indirizzare immediatamente su altri aggregati e fabbricati, e forse ora si avrebbe il 50% in più di oggetti e lavori completati; ma questa è la mia personale opinione.
9
I cantieri aperti che abbiamo noi attualmente 9. Studio Nardis, Restauro dell'aggregato 'San Marciano', Via dei Drappieri, L'Aquila
contenute) un motivo di diffusione notevole.
nel centro storico sono ancora tre o quattro
Ora questo quadro non esiste più, quindi
e coinvolgono ciascuno dai 50 ai 70 operai;
chi vive nell’hinterland può soddisfare la
basta immaginare che ci siano centinaia
semplice necessità quotidiana ma è del tutto
di cantieri e si ottiene facilmente una città
privo dell’effetto reale di una città: qualsiasi
abitata da soli muratori.
cosa che travalichi il mero standard e rientri nella sfera della qualità è del tutto assente. La permanenza di un passante è ovviamente limitata, data la scarsità delle attività che la città propone. A mancare oggi, quindi, è una previsione pianificatoria che venga incontro a questa grande necessità e lacuna. La mia interpretazione della condizione attuale è la seguente: se non si fossero tutelati solo
Il restauro che Studio Nardis utilizza si avvale di un linguaggio particolarmente interessante: in mancanza di una legislazione urbana precisa che si aggiunga alle direttive della soprintendenza, in una giunga interpretativa, i professionisti hanno trovato un proprio modo di restaurare, che si potrebbe definire più sensibile di altri. Ecco come l’autore commenta lo scarto che intercorre tra un edificio restaurato dallo studio, prima e dopo i lavori.
alcuni potentati attualmente esistenti (come lobby di avvocati e di commercialisti ed ex
Noi
nobili decaduti) la situazione risulterebbe
nel tornare all’origine (selezionando un
notevolmente più equilibrata. Se le abitazioni
certo periodo storico come indicativo).
di questi gruppi di persone - con dimensioni
Questo fa si che si utilizzino una serie di
circa di 2.000 m2, abitate in 150 m2 in cattive
materiali compatibili con la fisicità del
condizioni - fossero state consolidate e messe in sicurezza, recuperate negli esterni e solamente nei 150 m2 effettivamente abitati, lasciando la restante quota di spazio interno non utilizzato così com’era prima, a
completa
discrezione
e
disponibilità
economica futura del proprietario stesso, si sarebbe risparmiata una buona parte del capitale. I fondi restanti sarebbero quindi stati investiti dove realmente era necessario
16
poniamo
una
grande
attenzione
centro storico: usiamo terre e basi di calce pur
non
rinunciando
alle
tecnologie,
anche produttive, attuali e maggiormente prestazionali. Lo stesso vale per le iniezioni delle murature e per i consolidamenti in generale, dove ci avvaliamo, per quanto possibile,
di
materiali
naturali
(anche
nelle fibre), come le canape per le volte incannucciate.
(milioni di euro sarebbero potuti essere
In Palazzo Cipolloni, uno dei palazzi più
allocati in tutto quello che non è stato fatto
significativi di L’Aquila, stiamo ricostruendo
finora). Se invece, su un singolo aggregato,
una volta crollata molto grande con la stessa
si investono (per ciascun residente) dai 3 ai
tecnica originale, cioè incannucciata con
10 milioni di euro, probabilmente non è un
cannucce e centine. I pavimenti di maggior
Libro III
pregio, seminati alla veneziana, dei quali se ne ritrovavano molti esempi, dovendo adeguarsi alle volte, sono stati talvolta tagliati, sollevati e messi da parte: li stiamo riposando e
ricucendo
progressivamente.
Alcune
attenzioni non erano affatto obbligatorie: 10
se avessimo dichiarato che certi elementi non erano recuperabili ma si dovevano sostituire, la soprintendenza ce l’avrebbe permesso perché alcune operazioni sono talmente onerose e complicate da rendere possibile l’opzione di forzare la mano).
si tratta di un privato speciale perché rappresentato dall’ordine dei Gesuiti, come unico proprietario. Una volta concordata la qualità operativa dello studio, le scelte si fanno con i clienti di volta in volta. In
Faccio un altro esempio, questa volta
ogni caso, un grande aiuto lo può dare la
tipologico: Palazzo Cipolloni ha un grande
soprintendenza attraverso un’imposizione
cornicione in intonaco antico con a sporgere
oggettiva. In generale si può forzare la
il legno e le molle di acciaio storiche.
mano anche nel progetto di restauro,
L’intonaco di spessore 6 cm che costituiva
perché se si ha un buon rapporto con la
il cornicione si era distaccato di oltre 1
soprintendenza e si ritiene che alcuni lavori
cm dal supporto (sono pianelle di cotto,
vadano tutelati, è possibile chiedere un
quindi rappresentano un pericolo enorme
appoggio nel rapporto e nell’interfaccia
per i passanti). Noi però non demolimmo
coi clienti, anche quando si potrebbe fare a
l’elemento per poi ricostruirlo con lo stucco,
meno di entrare così nello specifico.
ma ci prodigammo in un’operazione per me molto soddisfacente: portammo a nudo tutta la struttura descritta, bloccammo con le fibre tutte le pianelle appoggiate, riprendemmo le vecchie molle integrandole con piccole capriate in acciaio di rinforzo, e rifacemmo quindi il piano del cornicione (chiaramente fummo costretti a rimuovere e sostituire l’intonaco esterno, ancora a calce con il passaggio originale delle stuoie). In questo modo, la struttura si mantiene, si usano gli stessi materiali e devo dire che il lavoro risulta molto complesso ma molto
Devo dire che nella stragrande maggioranza dei casi questa prassi di restauro sta dando dei frutti discreti, perché si sono messi in gioco anche degli operatori specializzati, sui quali spesso poter contare, anche e soprattutto il progettista che non è molto esperto. Se un architetto ha a che fare, ad esempio, con un intonacatore di qualità, spesso lo lascia fare. In certi casi quando non si è adeguati o si è troppo insicuri è meglio lasciar lavorare gli artigiani. C’è dunque uno scambio molto bello di saperi e abilità.
soddisfacente. Se avessimo proposto il
In Palazzo Cipolloni, tra le tante cose,
polistirolo, forse, l’avremmo anche potuto
ci stiamo occupando del rifacimento di
fare, però non sarebbe rientrato nelle nostre
un bugnato alla maniera antica, quindi
corde e nella nostra etica progettuale.
principalmente con la calce. Prima del
Una simile attenzione filologica al restauro è però possibile, generalmente, con committenze pubbliche o facoltosi privati. Per quanto riguarda la normale edilizia residenziale sembra più complessa l’applicazione di una certa attenzione qualitativa.
10. Studio Nardis, Restauro dell'aggregato 'San Marciano', particolare della bocca di lupo, Via dei Drappieri, L'Aquila
restauro esisteva un bugnato rifatto nel ‘900, in cemento intonacato e segnato; ora abbiamo riproposto un’immagine più simile all’originale, posando con materiali specifici e particolari, ad esempio caffè e uovo. In questo senso ora, invece di limitarci a
Nel caso descritto (Palazzo Cipolloni)
fare un lavoro da semplice muratoria, ci
Allegati
17
11 11. Autori vari, Restauro e rifunzionalizzazione di Borgotufi, Castel del Giudice (Isernia), 2014
cimentiamo con un’opera da restauratori! In questo c’è quell’attenzione in più. Per esempio, per decidere una colorazione di un edificio faccio venti prove, chiedo di togliere una porzione di ponteggio per vedere l’influenza della luce; si potrebbe essere molto più rapidi e sbrigativi, ovviamente, a scapito, però, della qualità dell’opera.
Comune nella figura del sindaco. Siccome
consolidando le murature dall’interno e lasciando il paramento esattamente com’era, abbiamo utilizzato l’acciaio per la costruzione di strutture indipendenti interne (anche per è rimasto esattamente com’era. Ora è un albergo diffuso di altissimo livello e si tratta di un bellissimo lavoro integrale.
al telegiornale, perché è stato premiato per il recupero che abbiamo operato. Si trattava di un classico borgo nei pressi del paese attivamente abitato, dove ad esempio si trovavano stalle e rifugi per gli animali. Il complesso di costruzioni ha delle caratteristiche formali interessanti e una pietra dalla cromia affascinante. Abbiamo quindi operato un intervento integrale, anche grazie all’illuminazione di un amministratore molto capace, che è stato in grado di sfruttare tutti i fondi possibili, le risorse del territorio (come una coltivazione tipica di mele), promuovendo un finanziamento misto di tipo pubblicovillaggio
si
trova
in
una
posizione geografica eccezionale ed è stato rifunzionalizzato con la destinazione di albergo diffuso. Il progetto l’ho sviluppato insieme a un ingegnere con un forte apporto dell’impresa dal punto di vista tecnico e del
18
l’immagine
originale abbiamo lavorato interiormente,
Si chiama Borgotufi, è l’ho sentito stamane
Il
tutelare
questioni sismiche) e l’involucro esterno
Leonardo Nardis ha seguito l’interessante recupero di un intero paesino in Molise. Un’esperienza di progettazione sistemica e di attivismo amministrativo.
privato.
volevamo
Libro III
Un rifiuto professionale. Parafrasi e interpretazione dell’opinione di Antonio Calafati.
Innanzitutto, ci si dovrebbe chiedere perché L’Aquila risulti un caso interessante nella prospettiva metodologica della presente ricerca, dato che gli esiti della ricostruzione possono definirsi un vero e proprio ‘delirio progettuale’. La città è stata sommersa dal caos non solo mediatico: ogni aspetto strutturale della città
Tra gli allegati di questo terzo e ultimo libro sarebbe dovuto comparire anche un contributo (in forma di chiacchierata/ dialogo) con il professor Antonio Calafati, attualmente
docente
di
Studi
urbani
all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera Italiana e, dal 2013 al 2016, coordinatore
dell’International
Doctoral
Programme in Urban Studies del gssi a L’Aquila.
e del suo territorio è parso completamente privo di logica e lo sciacallaggio delle imprese è divenuto normalità. Un piano, un’idea, un sistema di regole avrebbero posto le basi per una reale rivalutazione del sistema città, dei propri flussi, dei modi di abitarlo, di attraversarlo e di viverlo, avendo forse qualche chance di reinventare seriamente la condizione precedente al 6 aprile.
La speranza era quella di catturare un punto di vista attorno alla mancata opportunità
La comunità scientifica, gli architetti e gli
aquilana, da parte di chi temi del genere
urbanisti si sono rivelati completamente ciechi
li discute da tempo. L’autore si è tuttavia
e sordi alla possibilità di un cambio di rotta, a
rifiutato, motivando con una breve e-mail
un’opportunità offertagli da un disastro che ha,
di risposta (in data 20 settembre 2017),
una volta accettata la gravità delle condizioni,
che sarà oggetto di riflessione a seguire, le
aperto la strada all’immaginazione di una città
ragioni del proprio allontanamento a certi
migliore. Eppure il caso meritava interesse,
temi e il rigetto nel riaffrontarli.
attenzione profonda e rigore concettuale.
Da insoddisfazione e senso di lacuna, il
Indipendentemente
rifiuto è mutato, definitivamente, in una
finanziari e dalle lentezze burocratiche,
forma di opportunità tale da meritare una
l’astensionismo di professionisti e ricercatori
dai
meccanismi
parte di testo nella presente ricerca.
è sicuramente da rintracciare anche alla
Per motivi di privacy e di correttezza non si
Per quanto l’Italia sia territorio altamente
riporterà il testo del carteggio informatico e
sismico,
nemmeno si commenteranno le specifiche
difficilmente ci si è misurati con problemi
considerazioni
professore,
di queste dimensioni, dalle simili ricadute e
come relazionate a determinati aspetti della
con dinamiche tali. Tuttavia, il disinteresse
propria carriera personale (per il rispetto
non può solo giustificarsi così. La difficoltà
e la stima che si nutrono nei confronti di
di immaginare come sarebbero potute
Calafati). Piuttosto si rifletterà sui motivi
svilupparsi
specifici argomentati dall’autore, aprendo
non con tanti e tempestivi cantieri, le
elargite
dal
mancanza di un paragone vero e proprio.
brevi digressioni sul paradosso che L’Aquila sta vivendo da otto anni.
nella
storia
contemporanea
differentemente
le
cose
se
campagne politiche dell’epoca, l’interesse della stampa e della televisione, l’assenza di un PRG aggiornato, hanno in parte
I punti affrontati sinteticamente da Calafati
favorito uno scoraggiamento, a danno fatto,
sono di seguito riproposti e parafrasati in
nell’intervento attivo di chi avrebbe potuto
corsivo.
fare la differenza. I motivi, in ogni caso,
Allegati
19
saranno sicuramente anche altri.
Infine sarebbe utile domandarsi cosa urbanisti e architetti italiano abbiano detto a proposito della vicenda aquilana. La prima risposta possibile è quella che il mondo professionale (dalle associazioni alle archistar) si sia limitato a una specie di approccio assistenziale, per il quale una donazione architettonica e artistica avrebbe salvato
quella
bellezza
e
quella
gioia
aquilane, così brutalmente strappate via. I casi costruiti di Piano e Ban, quello promesso e mai realizzato da Cucinella, sono possibili risposte al tema. Per il resto, i confronti e le riflessioni oculate e ben costruite attorno alla questione aquilana sono state davvero poche. Si potrebbero citare, a titolo d’esempio, le considerazioni sul rapporto tra emergenza/ urgenza e lo sviluppo della dimensione urbana in occasione di Festarch6 e poco altro.
6 Redazione Abitare, L’Aquila and the use of emergency in city planning, in: Abitare/ Architettura, 4 giugno 2011, [http://www.abitare.it/it/architettura/ progetti/2011/06/04/laquila-and-the-use-ofemergency-in-city-planning/], ultima cons. 26 novembre 2017.
20
Libro III
Abitare la città del futuro. Considerazioni di Walter Nicolino
in svariate occasioni. Parlando di abitare nella città contemporanea, quale crede che sia il ruolo dell’innovazione tecnologica? Siamo ben lontani, attualmente, dalla democratizzazione della domotica e le risorse sono sempre meno: come crede possibile un’inclusione e uno sviluppo dei sistemi informatici e delle tecnologie nella casa che verrà?
Walter Nicolino1 è stato co-titolare, dal
Secondo
2003, dello studio di progettazione Carlo
distinzione di scala e quindi capire se per
Ratti associati - Walter Nicolino e Carlo Ratti.
abitare s’intende un nucleo familiare - o
L’attività professionale di Nicolino vanta
comunque delle persone che abitano uno
la collaborazione con enti internazionali,
spazio preciso - oppure un abitare il contesto
come il MIT di Boston e la Biennale di
a livello urbano.
Venezia. La ricerca dell’autore s’incentra sul ruolo interattivo tra utenti e connessioni informatiche, sui sistemi informativi nella progettazione architettonica e urbana e nel design e sulle strutture responsive nella città e nel territorio della contemporaneità. Attualmente, è docente presso la Facoltà di Architettura e Design di Ferrara.
immaginato ma mai pienamente compreso. il
modello
interrogativo
è
necessario
fare
una
In questo primo caso possiamo parlare di uno spazio delimitato, preciso e definito, una casa insomma. Quindi partiamo dal micro per passare al macro. Dunque, un primo aspetto da affrontare sono le piattaforme abilitanti, perché la maggior parte dei servizi passa ormai attraverso queste
Di seguito si parla di futuro, un futuro spesso Attraverso
me
di
un’intervista del 13 dicembre 2017, ci si è rivolti all’autore proponendo stimoli su temi contemporanei legati alla città, alla tecnologia, alle nuove tendenze, alle criticità
strutture. Forse, la più evidente rivoluzione legata alla pervasiva connessione digitale sta nella possibilità di attivare e aumentare le relazioni possibili, le connessioni, e quindi di abilitare dei processi. Questo è il primo aspetto che molti sottovalutano ma che è ancora tutto da indagare. Il tema
emergenti e, ovviamente, all’abitare.
ha
ovviamente
una
ricaduta
specifica
Si premette che il testo ha una struttura
spazi, come interfacciarsi con le persone che
circolare, nella quale l’andamento delle
utilizzano gli spazi, e come interfacciarsi coi
domande e delle questioni sollevate segue
servizi dei quali questi spazi si avvalgono).
sull’abitare (sul come vengono utilizzati gli
una direzione dal generale al particolare e viceversa, riallacciandosi ai temi iniziali. In questo modo si tracciano i confini di un argomento complesso e allo stesso tempo ricco di spunti, rendendo i temi, seppure liberamente interpretabili, ordinati e diretti tra i binari specifici del discorso.
Il secondo dato, invece, è più riferito all’ottimizzazione di alcuni processi, per cui diciamo che il tema legato all’abitare ha a che fare con il mondo dell’Internet of things o IoT (c’è addirittura chi ha parlato di Internet of everything, immaginando che qualsiasi cosa attorno a noi un domani sarà connessa). La
Per iniziare, le pongo una domanda legata agli ambiti attorno ai quali ruota principalmente il suo lavoro. Il ruolo della tecnologia e del controllo dei processi nella città contemporanea sono aspetti dei quali lei ha largamente discusso
domotica non teneva conto di questo aspetto
Walter Nicolino, in: Materialdesig, [http:// materialdesign.it/it/walter-nicolino_15_53.htm], ultima cons. 14 dicembre 2017.
sempre più virulenta per la quale oggi, pro
1
perché, fino a qualche anno fa, non c’era la possibilità di avere gli oggetti interconnessi tra
loro.
Ora,
invece,
accettiamo
e
comprendiamo che ci sia questa proiezione capite, abbiamo a disposizione circa due o
Allegati
21
tre oggetti connessi, i quali gravitano attorno
C’è molta confusione attorno a questo
alla nostra vita, sia parte della casa che di
termine: è diventato un brand di marketing,
quelli che utilizziamo quotidianamente. Fra
quindi si può dire che sia un termine
tre anni, questi oggetti connessi saranno tra i
comodo, che io non apprezzo molto ma si
12 e i 14: chiaramente ci sarà chi non ne avrà
utilizza molto spesso.
nessuno e chi ne avrà il doppio.
Mettendo le mani avanti in questo senso,
Quindi i due aspetti sono questi: piattaforme
posso dire che sia smart ciò che è connesso, e
abilitanti che aumentano le relazioni tra le
quindi ha a che fare con un ambiente digitale,
persone e tra le persone e gli spazi e oggetti
il quale può partire dal mondo fisico ma
che interagiscono tra di loro e chiaramente
approdare a una serie di relazioni che hanno
con gli utenti. Si può addirittura dire che
a che fare con il mondo digitale connesso.
ormai non sia neanche più necessaria l’interazione tra le cose e l’utente: un sensore che capta l’inquinamento in cucina, ad esempio, non lo comunica ogni due minuti all’abitante, ma avrà un software che regola l’interpretazione di questa informazione e che invierà i dati in una cloud consultabile all’occorrenza.
Mi viene da sorridere quando sento parlare di parchi o giardini smart: se questi spazi hanno dei sistemi con connessioni e sono capaci di raccogliere dati, controllando ad esempio l’erogazione dell’acqua attraverso sensori che informano quando il terreno ne ha bisogno e quando no, allora esiste una componente smart; al contrario, il semplice disegno del verde in un modo diverso da un
Quindi possiamo parlare di strutture non manipolate dagli stessi utenti ma munite di una semplificazione preventiva?
altro non è smart ma rappresenta un buon progetto di landscape o un cattivo progetto di landscape. Come si è parlato di greenwashing, adesso si ha lo smartwashing.
Sì. Diciamo che la risoluzione con la quale si otterranno i dati riferiti, ad esempio, alla qualità dell’aria, sarà sempre più capillare, perché sarà magari possibile conoscere in ogni stanza della casa la qualità dell’aria. Immagina, quindi, in un quartiere o in una città che disponga di questi dati aggregati, cosa si può ottenere. Questo si estende, poi, anche a discorsi ulteriori legati ad altre risorse, come l’aria, l’acqua, l’energia, eccetera.
una scala un po’ più ampia di quella con la quale abbiamo iniziato questa intervista, e quindi trattiamo della dimensione della città e del territorio. Cerchiamo di capire come tutta una serie di nuovi strumenti - perché io intendo la tecnologia come strumento e non come fine - possano relazionarsi alla pratica progettuale e come essi, cambiando lo stile di vita delle persone, richiedano di affinare altri strumenti, questa volta
All’interno dell’attività didattica che svolge a Ferrara, lei è co-direttore scientifico del ‘Next City Lab’. Si tratta di un progetto che, cito dalla pagina ufficiale, ‘si occupa di consulenza e progettazione metodologica, in ambito urbano e dell’abitare; studia e ricerca l’attuale rivoluzione tecnologica e sociale, in particolare il rapporto fra l’uso di tecnologie innovative, comunità, nuovi comportamenti e i futuri spazi da abitare’. Siccome si parla di progetti di ricerca legati alla ‘Smart City’ e siccome la definizione di quest’ultima è oggi inflazionata e spesso perde di significato, le vorrei chiedere di chiarirne il senso, definendo come si colloca un ambiente abitato all’interno di una ‘Smart City’.
22
Noi, nel gruppo di ricerca, ci occupiamo di
progettuali. Ecco che un piano di recupero urbano si può fare diversamente dal solito, coinvolgendo la cittadinanza, grazie a questi nuovi strumenti, in forma differente da quanto si faceva vent'anni fa. Questa è la sfida, dopodiché non c’è una risposta. L’idea è quella di capire come
queste
piattaforme
abilitanti,
il
mondo dei dati che questo ambiente digitale
genera
costantemente,
operino
e di analizzare la possibilità di reagire in
Libro III
tempo reale su alcuni processi. Quindi, l’opportunità
d’inserimento
all’interno
di questo metabolismo e di questi flussi e di un intervento diretto e consapevole, è un’attività che non riuscivamo a compiere anni fa, anche perché ora c’è una risoluzione analitica molto maggiore. La domanda allora è: la pratica progettuale a scala urbana cambia o non cambia in questo paradigma? Questo è il
12
tema su cui stiamo lavorando. Un aspetto fondamentale è quello di cercare di incidere sulla realtà, utilizzando le nuove abitudini delle persone come motore della trasformazione. Non si tratta di un elemento che si cala dall’alto ma, utilizzando queste piattaforme abilitanti, di processi veicolati i quali cercano di comprendere, a partire dalle pratiche degli abitanti, quali possano essere le più virtuose e di concedere loro più spazio; già questa caratteristica può cambiare attivamente tutta una serie di parametri. Non stiamo parlando di filosofia ma di traffico, di energia e di altre questioni concrete. Noi preferiamo parlare più di smart community che di smart city, perché quest’ultima è più facilmente monetizzabile. Incidere sulle pratiche è un discorso diverso. Quindi, secondo lei, si tratta di una pratica che richiede inclusione sociale? Gli attori fisici nella città smart dovrebbero avere una parte nelle decisioni, in linea generale?
le chiedo, quindi, come rientri la tecnologia nel progetto di una fase successiva a un disastro con gravi conseguenze sociali.
12. Walter Nicolino e Carlo Ratti, Tsunami safe(r) house, Sri Lanka, 2005
Ti correggo fin da subito, perché è sbagliato intendere questo progetto come un prodotto post-emergenziale. Si tratta, infatti, di un progetto che ha a che fare con l’abitare in Sri Lanka, quindi in luoghi che hanno un certo grado di rischio ambientale. Le fasce potenzialmente raggiungibili da uno tsunami hanno un livello di pericolo chiaramente maggiore di altre. Se, in questi luoghi, si fosse costruito con un criterio diverso da quello adottato per gli edifici precedenti,
probabilmente
si
sarebbero
salvati la metà dei manufatti, oggi scomparsi perché crollati. Il progetto ha, al suo interno, dei principi che non devono essere utilizzati solamente in caso di emergenza: le case che erano costruite in modo raffazzonato non avevano alle
Diciamo che qui entriamo nel grande tema della governance. Sicuramente, questi nuovi strumenti rendono più facile il coinvolgimento attivo degli abitanti, però questi ultimi devono avere interesse a farne parte. Si parla di una questione di senso civico, di aspetti culturali, e di sfera politica. I nuovi strumenti, da soli, non riescono a essere così efficaci.
spalle una precisa intelligenza progettuale. La Tsunami safe(r) house nasce proprio dalla volontà di cercare di distinguere ciò che dell’edificio è resistente da ciò che invece può essere perso, contando di costruire con soli 1000 USD. In questo punto la tecnologia, in realtà, è stata utilizzata come elemento di verifica di quanto può essere resistente un manufatto di nuova concezione
A questo punto le vorrei chiedere di parlare di un progetto specifico del 2005: la ‘Tsunami safe(r) house’. Il progetto mira al connubio tra condizioni post-emergenziali e adozione di tecnologie avanzate. In riferimento a questo caso specifico (o a quello che ritiene più indicativo a riguardo)
rispetto all’impatto di un’onda; la tecnologia e l’informatica hanno fornito una prova numerica legata a questioni strutturali. Se si volesse osservare ogni cosa con la lente della tecnologia, in questo caso, essa è servita per
Allegati
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la modellazione matematica e, quindi, per
sono temi che dovrebbero essere innanzitutto
capire che il nuovo edificio ha una resistenza
di appannaggio politico. Anche se il mondo
d’impatto all’onda cinque volte maggiore
dell’architettura deve cercare di avere una
rispetto a uno costruito tradizionalmente.
maggiore responsabilità nell’utilizzo delle risorse, il confronto con le normative vigenti
Le opinioni del mondo scientifico sul futuro del pianeta non sono rosee. Alcuni cardini del progresso sono stati messi in forte dubbio dai climatologi. I movimenti che invocano a modelli di cosiddetta ‘decrescita’ si diffondono con lenta progressione. Come si pone lei a questo proposito? Nel 2100 come potrà essere il sistema città (in un clima che, secondo alcuni studiosi, potrà raggiugere i +5 °C medi rispetto a ora) e, secondo lei, saranno verificabili le città intelligenti, considerando la difficoltà già odierna nel trovare le risorse per sviluppare programmi urbani di questo tipo? Posso dire, innanzitutto, che non condivido troppo il termine decrescita - come non mi piace il termine smart - non per polemizzare sui termini ma perché preferisco sostituirlo con consapevolezza. Quando si ha consapevolezza della finitezza delle risorse e dell’impatto che il nostro modo di vivere ha sul pianeta, si devono chiaramente prendere delle misure, far ritornare in equilibrio il sistema. Come farlo? Lo si può fare in molti modi.
manufatto edilizio ed è chiaro che non ci si può fare molto: non possiamo vivere tutti in case di paglia, le quali possono essere sperimentazioni ma che rappresentano, dal mio punto di vista, piccole pieghe della realtà, aggiungerei per privilegiati. Nel suo lavoro, però, sembra potersi leggere un richiamo alla responsabilizzazione della professione. Oggi, l’architettura ha un fine politico in sé? Il progettista deve essere capace nel far capire a una committenza sia pubblica che privata, il valore, anche progettuale, che può avere un certo approccio rispetto a un altro. Questo è vero sia per ottenere un risultato di qualità, in termini di spazi, materiali e inserimento nel contesto, sia da un punto di vista prestazionale. In quest’ultima prospettiva, in anni recenti, ci
Uno di questi sta nel continuare a garantire
si è molto sbilanciati sul mondo dell’energia, il
un progresso più responsabile - perché questo
che è ottimo, ma ha oscurato e reso trascurabile
si può fare - utilizzando, ad esempio, alcuni
completamente l’aspetto strutturale. Il fatto
principi della circular economy, per la quale i
che ci siano undici milioni di edifici da mettere
materiali che si utilizzano devono avere un
in sicurezza in Italia, i quali potenzialmente,
footprint, e quindi un impatto conoscibile dei
dopo una scossa sismica di un certo grado,
processi nelle fasi di realizzazione: si mappa
possono crollare in testa alle persone,
il life cycle assessment dei singoli materiali e
è inquietante. Tuttavia, il mondo di chi
si sceglie il prodotto con il minor impatto
bada all’efficienza del costruito si è molto
possibile sull’ambiente. Questi materiali
sbilanciato sul tema dell’involucro, che è
sono da preferire ad altri, sicuramente.
forse un aspetto più abbordabile.
In secondo luogo, nel mondo dell’energia
Se guardo a un contesto urbano antropizzato
esiste un’ottimizzazione data da una serie di
del 2100, non vedo solo la necessità di capire
aspetti legati all’impiantistica, e si dovrebbe
in modo critico dove servano sensori e dove
far prevalere la produzione delle energie
no, ma vorrei anche capire, ad esempio, che
rinnovabili.
fine faranno i molti edifici in zone a rischio
Dal punto di vista dell’inquinamento, vanno presi dei seri provvedimenti sulla mobilità. Io parlo di questi argomenti i quali, tuttavia,
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richiede al progettista una certa qualità del
sismico; aspettiamo che un sisma faccia il suo corso oppure ci mettiamo mano? È un problema hardware che non si può risolvere con il mondo del software.
Libro III
Considerazioni finali
Con
queste
riflessioni
un'esperienza
ricerca
chiude
plausibili soluzioni per il futuro. Per
sull’abitare
la sconfinata quantità di fattori che fa
contemporaneo. Si è già diffusamente
suoi, l’abitare contemporaneo, come un
parlato
prospettive
frattale in espansione, assorbe ogni aspetto
di espansione non finalistica e delle
dell’odierno e muta da stabile a nettamente
difficoltà che l'indagine comporta, dovute
non necessario, accessorio di un’esistenza
all’intricato panorama di significati che
di passaggio. Esso non è, in questa breve
l’argomento riguarda. In queste ultime
lettura, né negativo né positivo: è solo un
considerazioni, che hanno significato se
progressivo cambiamento.
dei
di
si
limiti,
delle
lette congiuntamente con l’intero lavoro nella propria tripartizione, ci si limiterà a fare ancora qualche breve riflessione sull’abitare contemporaneo e sulle annesse questioni al contorno, intendendo chiudere il circolo allo stesso modo con il quale si è voluto principiarlo. L’abitare
è forse un modo per rendere giustizia all’accelerazione del divenire. Osservare i fatti, gli oggetti e gli abitanti per dedurre rapporti di causa-conseguenza e possibili condizioni potenziali è ciò che nella ricerca si è tentato di fare. Il metodo non è certificato
si
è
da sistemi tradizionali ma dispone, in ogni
completamente immersi in un mondo nel
caso, di basi scientifiche dichiarate. Inoltre, la
quale ogni giorno, ogni ora addirittura,
focalizzazione sugli oggetti rappresenta, tra
accadono
sconvolgimenti
l’altro, un tentativo di ricerca su ciò che resta
significativi. Qualcuno potrebbe opporre
più stabile e che si presta a essere studiato in
che questo fosse vero già trent’anni fa e
una precisa forma per più tempo di altro.
del
presente.
dappertutto
è
il
Oggi
ancor prima, ma non si può di certo negare che, ai giorni nostri, la consapevolezza degli avvenimenti renda gli stessi capaci di generare conseguenze (oltre che opinioni) a livello globale. L’abitare era già nomade e precario molti decenni fa - scenari instabili esistono da sempre - tuttavia, i flussi di persone e informazioni sempre più crescenti e significativi, diffusi sull’intero pianeta, determinano che quello che prima poteva rappresentare un’anomalia di sistema oggi tenda a spostarsi sempre più all’interno
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lettura, sperimentali dispositivi d’indagine,
senso
iconologico
contemporaneo
L’applicazione di anomali meccanismi di
L’architettura, in questo senso, non può più essere oggetto di mezzi di rappresentazione e di comunicazione identici a quelli usati oltre cinquant’anni fa. Questo perché essa, inesorabilmente come tutto il resto, cambia secondo i ritmi che le si impongo e che, di riflesso, essa si auto-impone e l’unica vera conseguenza nel non adattare gli strumenti d’indagine ai flussi temporali, è l’incapacità di analizzare il presente e di immaginare il futuro.
della sfera dello standard genetico della
Si conclude augurandocisi che in queste
società. Mentre le generazioni degli attuali
poche righe possano essere state fornite
anziani scompariranno perlopiù ignare di
possibili direzioni di sviluppo del tema e che
questo cambiamento, la società dei giovani
qualcuno possa presto tornare a occuparsi
(le cosiddette nuove generazioni) è nata
delle dinamiche abitative contemporanee
all’interno del mutamento e possiede, nella
e del rapporto intimo tra abitante e
propria intimità genetica, l’immagine della
spazio
transizione, del provvisorio, dell’istantaneo.
con rigore metodologico e attendibilità
Il fenomeno dell’abitare potrebbe quindi
scientifica. In una contemporaneità che ha
misurarsi più specificamente su queste
sempre meno a che fare con il presente,
classi di individui, se l’obiettivo fosse
e un legame stranamente evidente con
verificare le vibrazioni sociali e ipotizzare
il futuro (forse perché la si comprende
Libro III
costruito,
trattando
l’argomento
sempre meno), è necessario ricordare il significato della professione e della ricerca, affidando al progetto d’architettura non tanto un ruolo impositivo e definitivo quanto una natura analitica capace di accentuare la comprensibilità del presente e, consequenzialmente, la pianificazione di un prossimo futuro sostenibile.
Conclusioni
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Fonti in ordine alfabetico Articoli sul web
Abitare in Italia: Emergenze, politiche, nuove pratiche, in: Biennale Democrazia/ evento, [http:// biennaledemocrazia.it/evento/abitare-italia-emergenze-politiche-nuove-pratiche/], ultima cons. 25 novembre 2017. Redazione Abitare, L’Aquila and the use of emergency in city planning, in: Abitare/ Architettura, 4 giugno 2011, [http://www.abitare.it/it/architettura/progetti/2011/06/04/laquila-and-the-use-ofemergency-in-city-planning/], ultima cons. 26 novembre 2017. Site-specific Learning. Strategies, Methods and Tools in Architectural Practice, in: Polito/ News, [http:// www.dad.polito.it/news/(idnews)/8830], ultima cons. 26 novembre 2017. Cristiano TOSCO, No Housing Format for Today, in: 011+, 27 novembre 2017, [http://www. zeroundicipiu.it/2017/11/26/no-housing-format-for-today/] ultima cons. 28 novembre 2017.
Fonti dal web
Sito web Material design, [http://materialdesign.it/it/md_2.htm]. Sito web Rural Studio, [http://www.ruralstudio.org/]. Sito web TAM associati, [http://www.tamassociati.org/].
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Riferimenti immagini Dove non specificato le immagini sono prodotte dall'autore.
Nel testo
1,2,3,4. Le immagini ad alta risoluzione sono una gentile concessione di Aristide Antonas. Per le immagini a risoluzione media: Cristiano TOSCO, No Housing Format for Today, in: 011+, 27 novembre 2017, [http://www.zeroundicipiu.it/2017/11/26/no-housing-format-for-today/], ultima cons. 28 novembre 2017 5. Rose Lee House / Auburn University Rural Studio, in: Archdaily, 19 luglio 2013, [https://www. archdaily.com/400589/rose-lee-house-auburn-university-rural-studio], ultima cons. 27 novembre 2017 6. Marco Adriano PERLETTI, Il cohousing di TAMassociati a San Lazzaro di Savena e a Villorba, in: il Giornale dell'Architettura, 1 aprile 2016, [http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2016/04/01/ il-cohousing-di-tamassociati-a-san-lazzaro-di-savena-e-a-villorba/], ultima cons. 27 novembre 2017 11. Borgotufi Albergo Diffuso, in: Equotube, [https://www.equotube.it/assaggi-di-natura/borgotufialbergo-diffuso-molise.html], ultima cons. 27 novembre 2017 12. Tsunami safe(r) house, in: Carloratti/ projects, [http://www.carloratti.com/project/tsunamisafer-house/], ultima cons. 14 dicembre 2017
Copertine
pag. I. Appunti su taccuino. pag. 1. Giulio PAOLINI, Immagine composita, in: Jacques GUILLERME, La colonna del discorso: architettura e linguaggio, in: Casabella, n. 568, anno LIV, Maggio 1990, p. 38. pag. 3. Leon KRIER, Albert SPEER, La parola di pietra, in: Casabella, n. 563, anno L, Aprile 1986, p. 39. pag. 21. Martín LISNOVSKY, Carl Sagan, el CCTV de Koolhaas, el Cuento de la Pera y la 4º Dimensión, Dicembre 2014, [http://www.urbanismo.com/arquitecturayurbanismo/carl-sagan-elcctv-de-koolhaas-el-cuento-de-la-pera-y-la-4%C2%BA-dimension/], ultima cons. 27 novembre 2017.
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Un grazie particolare...
... ai miei genitori, Elena e Giuseppe, perchè con fiducia e sostegno hanno reso possibile tutto questo. ... a Miriam, e non aggiungo altro. ... a mio fratello, Federico, a modo suo. ... a Niccolò, per le fiducia e l'insegnamento, senza i quali non esisterebbe questa ricerca. ... a Silvia e Giulia, per le critiche costruttive e gli insegnamenti. ... a Muz, per la crescita intellettuale e il confronto in tutti questi anni. ... a Peppe e alla sua impagabile disponibilità e positività. ... ad Alberto, Christian, Michela e tutto Civico, per avermi insegnato tanto. ... a Lorenzo e Leonardo, ad Antonio. ... a Tias, per l'intraprendenza e la speranza. ... a Fra e Meuri. ... a Gis, per i pareri e la costante presenza. ... a Tommie, per la splendida convivenza e il sostegno morale. ... a Donato e Gianni, per la passione, anche se sono due radical chic, a Ilaria. ... a Sebastian, per la spensieratezza. ... a Francesca e Matteo, per l'ospitalità. ... a Luca, per l'aiuto e il confronto. ... ad Aristide, Walter, Antonio e Andrew, per le risposte. ... agli aquilani e al folle divenire della loro città. ... alla fredda Germania dell'Est, senza la quale tutto sarebbe andato diversamente.