Una possibile geografia dell'abitare contemporaneo. L'Aquila 2009-2017. LIBRO 1

Page 1

POLITECNICO DI TORINO

Dipartimento di Architettura e Design Corso di Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile

Tesi di Laurea Magistrale

Una possibile geografia dell’abitare contemporaneo L’Aquila 2009-2017

Libro I

Relatrice:

Silvia GRON

Candidato: Cristiano TOSCO

Correlatore: Niccolò SURACI

A.A. 2016 - 2017



Una possibile geografia dell’abitare contemporaneo L’Aquila 2009-2017

Libro I


... A Gentile


Indice Prefazione Abitare instabile

I 1

Architettura attivata

15

Modi di abitare

27

Introduzione alle distinzioni Multi-abitare Crono-abitare Auto-abitare Diciassette casi studio L’Aquila come laboratorio L’Aquila 2009-2017 Elementi Scenari

28 31 34 37 41 109 110 127 163

Considerazioni finali

187

Fonti in ordine alfabetico

191

Riferimenti immagini

197



Prefazione PerchÊ sono le cose che devono attrarre la tua attenzione. Moltissime volte ho cercato di vincere le leggi della natura per raggiungere questo risultato, e non mi sono mai fermato di fronte all’apparente impossibilità di dare vita alle cose, di animarle.

Mario Ridolfi, 19831


La presente ricerca si propone quale momento di riflessione sul tema dell’abitare contemporaneo. Argomento inflazionato, banalizzato, sminuito e discretizzato in infiniti modi, quello della residenza è ormai al centro di un vortice sintattico che ne corrode sempre più la superficie, smussando e liberando contenuti, in un meccanismo di interconnessione sistematica con aspetti extra-disciplinari sempre più inaspettati. Tuttavia, mentre le parole sembrano quasi privare della propria identità le forme dell’abitare, il segno materiale delle stesse, in qualche modo testimonianza concreta e quindi manifestazione fenomenologica, pare parlare a chi lo osserva e chiedere di essere letto e compreso, scansandosi di qualche passo dal preconcetto che troppo spesso intride e determina certi discorsi contemporanei sull’architettura. Il dato reale, ciò che si è fatto o tentato di fare, è il

La rivoluzione che, tanto dall’interno quanto dall’esterno, sta travolgendo la disciplina e, di conseguenza la deontologia professionale, è qui affrontata in forme indirette attraverso l’ausilio d’indicatori formali, lasciti ultimi di un processo concettuale (per certi versi spontaneo)

che

termina

con

riscontri

concreti; in altre parole la trattazione riguarda soprattutto gli esiti costruiti o comunque finalizzati, in modo da trarne un quadro generale teorico (per processo induttivo) il più possibile coerente ed efficace. Dai quartieri operai del XIX e XX secolo, come il Falansterio di Godin o il Villaggio Matteotti di De Carlo (vedere pp. 100-103), alle sperimentazioni abitative dell’Habitat 67 di Safdie e degli appartamenti a Tokio di Fujimoto, alle residenze post-emergenziali di casi pragmatici come Atelier-3 (vedere pp.

vero elemento che si intende osservare.

104-107) o ipertecnologici come la Tsunami

L’obiettivo primario della ricerca è quindi

pseudo-spontanee di Cirugeda (vedere pp.

safe(r) house di Nicolino e Ratti, alle esperienze

quello di analizzare dettagliatamente una condizione attuale ed esistente, concreta testimonianza di un cambiamento che è avvenuto e sta avvenendo con intensità crescente società

in

(attiva,

molteplici

contemporanea.

matrice

aspetti

della

Attraverso

una

pretestualmente cioè,

nella

progettuale

materializzazione

del presente) si intende riconoscere il ruolo centrale occupato da permeabilità fisica,

varietà

tanto

spaziale

quanto

distributiva e promiscuità tra i luoghi dell’individuale e della condivisione, quali elementi caratterizzanti un solo organismo costruito residenziale. In questo modo si potrà ammettere una nuova immagine dell’abitare,

II

immagine uniforme, per quanto modificata.

generata

dall’osservazione

84-87) e paradossali della Camper bike di Kevin Cyr, l’architettura dell’abitazione ha subito un cambiamento radicale. La sempre più estesa soggezione a un generale nomadismo funzionale ha modificato i parametri del progetto architettonico. La progettazione di una casa, o di più case, ha oggi sempre meno a che fare con le questioni formali statiche, e sempre di più con i caratteri dinamici (insiti, ad esempio, nell’opera di Buckminster Fuller e della sua scuola): le scelte che sostengono gli aspetti formali devono fare i conti con contesti e infrastrutture al contorno in rapida mutazione e l’abitazione, se non a emulare, tende sempre più spesso ad assecondare questo cambiamento.

delle questioni contemporanee. Il punto di

L’analisi

vista su tale panorama perturbato è quello

interdipendenti, proseguendo in punta di

dell’architettura,

disciplina

piedi. La forma eterogenea del discorso,

progettuale la quale, per quanto ibrida e

riscontrabile nei rimbalzi tematici e nelle

mescolata con aspetti di origine estranea alla

diffuse parentesi riflessive, è dovuta a un

tradizionale arte del costruire, richiede, oggi

accanimento sul segno e sulla sua natura multi-

più che mai, di identificarsi in una propria

dimensionale. Invece di concentrarsi su una

intesa

come

Libro I

avanza

per

step

tra

loro


linearità causale, il testo preferisce mettere

La ricerca s’identifica in un vero e proprio

in mostra l’anatomia interna dei processi

progetto dell’abitare. In questa chiave di

che studia e, ancor di più, dei soggetti non

lettura, fin dalle premesse, il programma

umani coinvolti, e quindi inevitabilmente

(già dalla fase puramente analitica) necessita

propendere per digressioni e avanzamenti

di una georeferenziazione, di un punto di

continui,

riferimento nello spazio reale e geografico

riconnessioni,

associazioni

al quale volgere lo sguardo tanto per le

inaspettate e stratificazioni logiche. Parafrasando Michel Foucault, l’interesse delle pratiche discorsive non si rivolge a un soggetto unificato ma ai vari stati, i vari siti, le diverse posizioni che un soggetto può occupare o proporre durante la discussione1.

letture sul costruito quanto per le riflessioni teoriche e globali (con le quali si arriva anche alla formulazione di alcuni metodi di semplificazione fenomenologica). La scelta del sito ricade sul territorio aquilano: nella prefigurazione di scenari che scaturiscono

Ecco dunque che, pur rifiutando il capriccio

dall’analisi del reale (locale e concreto

o il facile virtuosismo, l’allineamento con i

quanto globale e ideale), la complessità

tempi e la società attuali produce uno sfondo

implicita ed esplicita che la città diffusa

che non sa sfuggire da una perversione per la complessità (la quale, in realtà, altro non è che una risposta ad un contesto in

rapida

e

drastica

trasformazione).

L’approfondimento della residenza attuale e indeterminata non può dunque far altro che adottare sistemi analitici, strumenti di rilievo e meccaniche progettuali (o meglio, processuali) diversi dal solito, incerti, non

abruzzese dichiara di possedere, diventa catalizzatrice di interesse e dispensatrice di

informazioni.

La

mancanza

di

un

centro e la contemporanea presenza di molteplici centralità, le potenzialità della struttura urbana e lo spopolamento dei nuclei storici, gli elementi territoriali che rendono competitiva L’Aquila e la difficoltà di immaginare una città nuova2, sono punti

consolidati e sperimentali.

sui quali si impernia un’analisi che parte

Il rischio che una simile prefazione comporta

coinvolgendo

tangenzialmente

è alto: scavando tra metafore e metonimie

antropologia,

sociologia

del dibattito sull’architettura contemporanea

della città ma soprattutto quella dei singoli

nelle sue forme interdisciplinari e sulle

edifici. Quest’ultima, in particolare, diviene

pratiche abitative d’oggi, s'intende esporsi

il punto di partenza per costruire una nuova

al più attuale dibattito architettonico. Si

immagine dell’abitare a L’Aquila, tema

tratta, nel dettaglio, di un approccio difficile

trattato nel secondo libro.

dall’abitare e su di esso si fissa imperterrita,

da confrontare in mancanza di un discreto numero di studi simili, a tratti inedito in una sua possibile prosecuzione. L’onestà

intellettuale

che

urbana,

filosofia, forma

In definitiva, l’ancoraggio a un luogo con reali complessità e potenzialità mette, tra l’altro, al riparo dal proporre una teoria generale

sottende

la

con

pretesa

d’obiettività,

trasmettendo,

dichiarazione dei limiti di ricerca non spinge

invece, la verifica di una condizione,

però a svalutare il lavoro nel suo complesso:

credendo che il progetto contemporaneo

esso

dell’abitare debba passare necessariamente

rappresenta,

infatti,

un

tentativo

d’osservazione immaginifica su una realtà troppo spesso passivamente accettata e difficilmente criticata nei suoi limiti concreti. 1   Michel FOUCAULT, The Archaeology of Knowledge, traduzione di Sheridan SMITH, Harper and Row, New York 1976, p. 54.

2   Temi ampiamente trattati da Antonio Calafati nel suo blog, prima della cancellazione dallo stesso e dal web in generale, avvenuta tra Agosto e Ottobre di quest’anno. La nuova versione, priva degli articoli su L’Aquila, è disponibile al link seguente: Antonio CALAFATI, Antonio Calafati. L’uso dell’economia, [https://agcalafati.wordpress.com], ultima cons. 5 novembre 2017.

Prefazione

III


dal costruito e che le teorie fondate su

fondamentale nella definizione di pratiche

studi privi di un contesto reale rischino di

progettuali volte al cambiamento.

fallire nell’efficacia all’atto applicativo su siti di progetto. Osservare i fatti e leggere la realtà, assumendo una posizione passiva nei confronti di un ambiente inanimato costituito

di

oggetti

(che

divengono

soggetti) potenzialmente attivi, in un dialogo alla pari, privo di pregiudizi, è ciò che la presente trattazione vuole proporre quale principio fondamentale per una più attenta progettazione, slegata dalle etichette e fiduciosa nel significato della forma.

La ricerca tenta di considerare le storie di ciascun ente coinvolto nel fenomeno dell’abitare contemporaneo come centrali. In questo modo emergono, non solo le storie più comuni, ma anche quelle strategiche e centrali per la comprensione del sistema. Le tessere del puzzle di comprensione e programmazione di una nuova strategia residenziale derivano da uno stato dell’arte che parla, racconta ciò che fa. Le finalità di un simile modus operandi si ritrovano nella

Un utile strumento che sottende l’intero

necessità di ottenere una visione dell’abitare

lavoro di ricerca si rivela nello studio

nuova, condizionata da tutto ciò che

interazionale tra gli esseri umani e gli

può condizionarla, ma priva, per quanto

oggetti inanimati della quotidianità: cause

possibile, di strutture predeterminate e di

e

facili scorciatoie.

conseguenze

nel

contatto

abitante-

abitazione. Gli studi di matrice filosoficosociologica

cui

ci

si

riferisce

sono

principalmente quelli che rientrano sotto il titolo di Actor Network Theory. La principale intuizione di tali teorie scientifiche e conoscitive sta nell’accettare i soggetti non umani quali attivi e, talvolta, centrali nella costruzione di realtà e nella modificazione delle stesse. Affiancando quindi gli attori umani e gli attanti non umani si è in grado di conoscere, spiegare e quindi rileggere la realtà nei propri gradi di complessità. L’applicazione dell’ant in analisi e progetto dell’architettura abitativa sorprende per l’efficacia: essendo un modello scientifico conoscitivo

estremamente

flessibile

e

adattabile, l’attivazione degli oggetti che caratterizzano una residenza (spesso dei suoi elementi archetipi) riveste un ruolo centrale nella conoscenza del fenomeno e nella sua riconfigurazione a partire proprio da ciò che effettivamente ne è una parte costitutiva attuale. Lo studio degli oggetti

Tornando

alla

complessità

intrinseca,

dagli studi sociali e dalla loro inclusione del capitale inanimato si è in grado di cogliere il valore d’indagare la complessità nelle dinamiche abitative contemporanee, risolvendole nell’odierna realtà architettonica, sociale e antropologica in generale, in un sistema oggi più che mai interconnesso che merita di essere riletto e reinterpretato. Per dirla con le parole di Yorgos Tzirtzilakis: […] non è più possibile affrontare la questione dell’abitare così come si era soliti fare in passato. Il modo di vivere alternativo non appartiene a una qualche area circoscritta, ma è la condizione stessa dell’architettura contemporanea, la condizione della vita contemporanea. Se si allarga il discorso, si vedrà che i fenomeni della mobilità e delle emergenze ci impediscono di parlare di architettura senza includere la città, la politica, l’economia, il territorio, la geografia, le pratiche artistiche contemporanee, l’antropologia, l’industrial design e anche l’immaginazione o l’inarginabile disordine della realtà. Questo aspetto emergente della realtà diventa oggi lo strumento cruciale dell’architettura3.

(anche di quelli normalmente ignorati), delle traiettorie sociali, degli interessi e delle strutture e infrastrutture esistenti rappresenta il materiale da interrogare nell’ambito dell’ant. Questi stessi elementi, a diverse scale, stabiliscono un sistema di segni

IV

La tesi si articola in tre macro-sezioni. Ciascuna di esse è una forma di avanzamento 3   Gabi SCARDI (a cura di), Less. Strategie alternative dell’abitare, 5 Continents, Milano 2006, p.50.

Libro I


nello studio e nell’analisi che identifica

abitare lo spazio nei suoi mutevoli significati,

questo primo libro.

il secondo descrive un abitare il e nel tempo

La prima macro-sezione definisce una sorta di incipit teorico allo studio che ci si appresta ad affrontare.

che si identificano nel rapporto tra abitanti. A seguire si presentano i casi studio selezionati, dotati ciascuno di una scheda che rimanda, tra

In Abitare instabile si propone una breve riflessione sul significato dell’argomento trattato, introducendo un tema e un posizionamento. considerazioni

ridotto e il terzo racchiude in sé le pratiche

Attraverso di

natura

semplici

induttiva

e

sull’andamento delle dinamiche sociali si intende dichiarare i perché della ricerca e le questioni centrali dalle quali essa scaturisce. In questa cornice si introduce il

le altre informazioni, a uno o più modelli di riferimento appena descritti. Questo quadro fenomenologico, anche se per lo più costituito da opere architettoniche realizzate e non, spazia dal romanzo all’iniziativa politica, fornendo interessanti e precise lezioni a chi studia l’abitare contemporaneo. Ogni esempio è rappresentato tramite schemi grafici tra loro comparabili.

ruolo dell’architettura e la lettura dei fatti

La terza e ultima macro-sezione si impernia

riguardanti l’essere umano e la propria

sul quinto capitolo e descrive la condizione

casa con il filtro della forma architettonica

abitativa

e urbana.

analitica con i suoi attanti territoriali e

Architettura attivata avvia, invece, il discorso

di

L’Aquila

nell’interazione

architettonici.

sull’assetto metodologico adoperato. Le

In questo senso, L’Aquila come laboratorio

strutture di analisi delle quali ci si è avvalsi,

dimostra come la propensione e l’insistenza

l’approfondimento dei principi dell’ant

sul dato abitativo siano alla base delle varie

riletti in forma critica (oltre che la loro

scale di ricerca. Dopo una prima riflessione

mutazione in fase operativa) e i riferimenti

tematica

per un’analisi che possa dedurre scenari

il centro storico aquilano e il territorio

plausibili, delineano un corpo argomentativo

circostante, si passa all’individuazione di

di radice dialettica che congiunge, in una

modelli abitativi esistenti, individuati sullo

sorta di unica attività, l’analisi e il progetto.

spazio comunale alla grande scala nonché

La seconda macro-sezione coincide con il quarto capitolo (e con i suoi tre sotto-capitoli)

sulle

condizione

dell’abitare

studiati e graficizzati nella dimensione architettonica. A conclusione, si propone il quadro attivo della componente residenziale

e approfondisce le strutture critiche che

aquilana, fabbricando una complessa rete di

caratterizzano tanto l’analisi dei casi studio

informazioni graficizzate in forma di mappe

quanto le letture dei fenomeni successive.

e schemi.

Modi di abitare in generale tratta di classi

Il primo libro si conclude con alcune

elaborate a posteriori rispetto all’analisi

considerazioni di carattere generale sul

di una selezione di diciassette casi studio,

significato delle analisi e sul loro valore ai

corpo centrale del capitolo. Proponendo

fini della successiva ricerca. In continuità

l’estrapolazione concettuale e la desunta

con ciò che verrà esposto nel secondo libro

teoria generale, a monte rispetto allo studio

si introducono le proposizioni di valore, alla

dei dati fenomenici, si fornisce un possibile

base del metaprogetto proposto in seguito.

strumento di discretizzazione del reale, attraverso i tre gruppi semplificati di multiabitare, crono-abitare e auto-abitare. Il primo modo concentra in sé i casi emblematici di un

Prefazione

V



Abitare instabile Chi abita questa casa? Chi è il soggetto che la attiva e la possiede nella sua massima intensità? La casa positivista non è abitata da un solo protagonista ma da una famiglia modello -gli Arpel […] È indicativo il fatto che questa famiglia non abbia alcun carattere distintivo: la differenza come forma di significazione è negata; la famiglia è parte di un enorme olismo sociale

Iñaki Ábalos, 20092


In un articolo pubblicato il 31 ottobre

camere, quanti metri quadrati) nei tempi

2016 sul quotidiano locale Il Corriere del

odierni ha comportato un abbandono

Mezzogiorno, l’architetto e designer Mario

delle finalità di controllo totale del modo

Trimarchi

condizione

di abitare, in favore di una lettura più

incerta, nomade e insicura, dell’abitare

analitica e osservativa di come la specie

contemporaneo un interessante aspetto

umana cerchi di affrontare una crisi dalle

sul quale elargire la propria opinione .

dimensioni sempre più globali nei modi

Trattando ironicamente le nuove tendenze

più disparati e curiosi, con ricadute non

abitative

solo sul progetto urbano e architettonico,

individua

nella

1

soprattutto

generazioni

come

delle

sottili

giovani tra

ma di natura interdisciplinare. Il progetto

standard internazionali e sperimentazioni

della casa contemporanea risente di queste

quotidiane,

l’articolo

rimbalzi

indaga

paesaggi

nuove tendenze d’osservazione. Mostre,

domestici ibridi, sempre più plasmati dagli

concorsi e seminari negli ultimi tempi

oggetti che circondano gli abitanti, piuttosto

sembrano ossessivamente incentrarsi sul

che dalla forma stessa dell’architettura.

tema dell’abitare e sugli innumerevoli

Quest’ultima, sempre a detta dell’autore,

volti che è capace di assumere. La lente

pare essere messa da parte nel ciclo

d’ingrandimento del dibattito architettonico

residenziale di trasferte e trasferimenti

è oggi più che mai puntata su come l’uomo

continui che caratterizzano la globalizzazione

abita lo spazio costruito, su come vi si adatta

nella sua accezione domestica. Malgrado si

e sui modi con i quali lo modifica e trasforma.

tratti di un testo di carattere giornalistico, il documento offre un indubbio spunto di riflessione sul tema della residenzialità contemporanea. Nell’irrisolto panorama sempre più vasto

Che la casa sia una realtà dinamica, in preda

di problemi, questioni, dubbi e sfide che

ai tempi e ai flussi che la travolgono, l’aveva

si pongono al progettista, il fenomeno

già sottilmente dimostrato Jacques Tati

dell’abitare,

per

via

delle

inevitabili

influenze dirette e non che genera nel comportamento umano, finisce per ricoprire un ruolo sempre più centrale nel dibattito contemporaneo2. Diversamente da quanto accadeva nelle sperimentazioni della prima metà del

xx

secolo e nelle sistematizzazioni

a cavallo tra la prima e la seconda, il superamento della traduzione del problema in

termini

principalmente

quantitativi

(quanti abitanti, quante abitazioni, quante   Mario TRIMARCHI, L’abitare instabile, in: Il Corriere del Mezzogiorno, 31 ottobre 2016, p. 22 [http://mariotrimarchi.eu/agenda/labitare-instabile/], ultima cons. 5 novembre 2017. 2  Un possibile spunto per avviare un approfondimento sul tema può essere fornito dalla lettura di: Peter BLAKE, Form Follows Fiasco: Why Modern Architecture Hasn’t Worked, Atlantic-Little, Brown, Boston 1977, pp. 121-132. Per il confronto con un’eclettica e bizzarra visione dell’abitare odierno si propone, a titolo esemplificativo: Andrea URLBERGER (a cura di), Paradoxes d’une nouvelle urbanité. Habiter les aéroports, MetisPresses, Ginevra 2012. 1

2

La casa empatica

nei fotogrammi di Mon Oncle3. Per circa un minuto, il protagonista viene ritratto alle prese con il fabbricato che accoglie la propria abitazione: una struttura bizzarra, stratificata, fatta di porzioni aggiunte o rimosse progressivamente. Su un secondo livello di lettura, il personaggio attraversa gli spazi di quest’organismo costruito, affiorando, per poi scomparire nuovamente, tra le finestre, gli interstizi, sulle scale e sui balconi, fino a raggiugere la propria casa, al terzo e ultimo piano dell’edificio. L’interpretazione della scena può essere multipla; in questa sede la residenza va osservata come oggetto il quale, in bilico tra un istante e il successivo, mette in mostra le 3   Jacques TATI, Mon Oncle (1958, min. 10,33 - 11,50), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=6mtluyHcOnk], 26 ottobre 2008, ultima cons. 5 novembre 2017.

Libro I


tracce di questa genetica mancanza di fissità. Esattamente come succede a Tati, ogni abitante deve relazionarsi necessariamente con i luoghi del proprio abitare. Le condizioni al contorno (società, ambiente, economia, eccetera) intaccano non solo materialmente ma anche concettualmente le forme residenziali di un periodo storico. Così una casa non sarà solamente di quattro piani fuori terra in ragione delle leggi e del contesto urbano che occupa, ma, per come

1

si inserisce nella città e per gli scambi che con essa intesse, avrà una definizione intima e un significato perturbati; si tratterà ad esempio di una palazzina del tale quartiere a indicare non solo la posizione geografica ma anche alcuni stilemi che non si ritrovano altrove.

In

generale,

si

può

dunque

credere in una certa dose di impalpabilità e, di tutti gli aspetti che l’insicurezza della cultura architettonica contemporanea può coinvolgere, quello della residenza (e quindi della sua incarnazione in oggetti fisici, costruiti, giudicabili in quanto dati materiali e materici) si distingue per l’elevato grado di intreccio tra competenze e campi d’interesse. Non è solo una questione di edificio: proprio come in molte altre discipline, arti e scienze, al giorno d’oggi, sono portatrici di significati ben più profondi e immateriali di quelli che esternamente palesano. La casa di un abitante è quindi un nodo pulsante ipertestuale, dove ogni spazio e ogni oggetto sono associati a usi riferiti a galassie culturali molto varie. Un punto di vista ben più autorevole sul tema può essere offerto dalle

itself, are the infinite sequence of monads with which humanity represents and dramatizes its private, intimate, and introverted life4. Tale

carattere

empatico

1. Aggregato residenziale di 'Mon Oncle', St Maur-desFossés, Parigi

dell’oggetto

architettonico residenziale è ancora più verificabile se si pensa che la casa sia la sede degli aspetti tanto quotidiani quanto intimi del vivere. Seppure l’abitazione stia radicalmente cambiando negli ultimi decenni, e malgrado si passino sempre meno ore tra le mura domestiche (anche nei paesi più tradizionalmente legati alla casa, come l’Italia), il tempo che si dedica, a conti fatti, all’abitare resta invariato e uno spazio a esso destinato (per quanto compromesso o parziale) continua a esistere. Questo spazio è chiaramente mutato rispetto al passato proprio perché a essere mutate sono le condizioni contestuali. Si assiste dunque, oggi più di prima, a una trasformazione fenomenologica

che

rispecchia

più

o

meno fedelmente ciò che sta accadendo nel mondo, e anche se questa mutazione

parole di Alessandro Mendini:

di riflesso è presente in tutta l’architettura

The domestic envelope - what we commonly know as home - is like an organism, a live creature made up of signs and schemes, an elastic web that transmutes with the inflections of history. In every epoch and every place, the form of inhabitation reflects the political, social and cultural conditions that it generates and from which it is, in turn, created. Democratic regimes, dictatorships, favelas, castles, ‘exixtenzminimum’, convents, Japanese houses- the plan of these fundamental cells, where the family, that little group, isolates

sociale è estremizzata, in parte per la

costruita, per l’abitazione ogni proiezione fiducia e il ruolo che ricopre nei confronti delle persone, ma anche perché si tratta di un concetto (prima ancora che di un oggetto) dall’altro grado di manipolazione e malleabilità. 4   Alessandro MENDINI, Afterword, in: Space Caviar (Andrea BAGNATO, Joseph GRIMA, Tamar SHAFRIR), sqm. the quantified home, Lars Müller Publishers, Zurigo 2014, p. 290.

Abitare instabile

3


Sotto vesti rinnovate, quindi, l’abitazione

contestualista, da inizio a fine ricerca,

diviene altro da sé, o meglio, altro da ciò che

un’operazione

si è tradizionalmente abituati a intendere,

sospensione temporanea delle riflessioni

coincidendo talvolta con spazi adibiti ad

di luogo e di interrelazione integrale è

altre funzioni, quali il lavoro. Le riflessioni

propedeutica alla suddetta estrapolazione

sugli aspetti funzionali dell’architettura non

dell’oggetto dal proprio ambiente, per

nascondono una certa interferenza anche

uno studio mirato alla ponderazione degli

dell’idea di spazio nel quadro abitativo.

elementi interni e alle caratteristiche spaziali.

Questo infatti è materia viva, priva di vocazioni

predefinite,

e

semplicemente

un elemento morbido che si offre per qualsiasi tipo di azione o attività. In queste si comprende chiaramente l’abitare.

quasi

impossibile

e

la

Sarebbe tuttavia errato valutare i citati elementi alla luce delle sole esperienze contemporanee. La ricerca sui modi di abitare lo spazio, anche solo per il fatto di caratterizzare il rifugio umano, ha radici profonde nella storia. Il passaggio da una tendenza a un’altra è quindi da leggere come

Spazi e soggetti nuovi

un progressivo divenire, una condizione indispensabile per l’adattamento, il cui

In I problemi tipologici e la residenza, Aldo

istante attuale è qui registrato sotto il

Rossi introduce a un’analisi del fenomeno

nome d’instabile. Il carattere di continuo

abitativo nelle forme di uno studio settoriale

e incessante divenire della residenza fa in

nel quale la casa, intesa come ente spaziale,

realtà sì che il concetto destabilizzato si possa

va considerata, nella prima impostazione del

adottare per una qualsiasi fase storica, un

problema, al di fuori del proprio contesto e

qualunque momento passato nel quale si

si deve invece studiare nel rapporto tra tipo

sia registrata una condizione abitativa. La

di residenza e unità familiare5. Si tratta di

scelta di superare la nietzschiana versione

un principio di ricerca valido nella propria

della storia e del presente e quindi di

immanenza del quale avvalersi, se si cerca di

focalizzare le energie nell’osservare come

comprendere ragioni spaziali e rapporti tra

l’attuale condizione abitativa (in termini

le parti, in ogni approccio al tema, tanto nel

tanto edilizi quanto sociali) detenga a pieno

2017 quanto nel 1963 (anno del testo citato).

titolo alcuni tratti esclusivi dell’incertezza

Allo stesso modo, un sociologo potrebbe focalizzare il proprio lavoro analitico sul settore

dei

soggetti

decontestualizzati:

l’operazione non è troppo diversa da quella operabile nei confronti dei volumi edilizi e costituisce un piccolo passo progressivo che disegna la strada verso un immagine più chiara dell’abitare contemporaneo.

dell’ambivalenza,

è

da

leggere

nel

riflesso che la condizione attuale della professione mette in mostra. La cultura architettonica attuale naviga in mare aperto e sembra essere indecisa; le scienze sociali e antropologiche, dal canto loro, elaborano teorie e sperimentano approcci descrittivi. In questo scenario il ruolo dell’architetto si auto-riformula, in una vera e propria

Ci si può spingere anche oltre e ammettere

rivoluzione che vede la società cambiare e

che le forme settoriali del discorso e i

il professionista rincorrere il cambiamento,

conseguenti isolamenti concettuali siano

identificandosi gradualmente, talvolta, nella

l’unica strada per il contemporaneo; la

figura di mediatore e di tecnico, fornendo

complessità del mondo rende un approccio

servizi e allestendo gli spazi dell’abitare, spesso

5   Aldo ROSSI, Scritti scelti sull’architettura e la città 1956-1972, Quodlibet, Macerata 2012, pp. 211-220.

4

e

già progettati da altri. Enrico Valeriani, a proposito scrive:

Libro I


Gli architetti […] hanno dovuto inventare una sorta di professione parallela a quella tradizionale. Un mestiere di progettista di ‘apparati’, che affonda le proprie radici in situazioni lontane e di solida tradizione, assume oggi un senso molto diverso e per certi versi inquietante6.

settoriali. Gli usi che lo spazio residenziale propone,

fossero

anche

differenti

dall’originale programmazione, spesso si rivedono, accogliendo nella propria intimità, parti e aspetti del mondo esterno come l’ufficio. Queste forme di disaggregazione e

Tangenze e intersezioni di rotte e flussi

ibridazione costituiscono la reale condizione

abitativi, sempre più complessi e variegati,

contemporanea dell’abitare, chiaramente

dipingono uno sfondo eterogeneo formato

esperibile con gradi differenti a seconda dei

da

soggetti coinvolti e dei luoghi indagati.

nuovi

arricchiti

e

inediti

poveri,

pendolari, precari, studenti, giovani coppie, migranti, nomadi, ecc. La tela che ne deriva finisce per mettere in crisi la concezione tradizionale, intuitiva, archetipa, dell’abitare e, consequenzialmente, del luogo nel quale ciò avviene, destrutturando le dinamiche e gli elementi considerati da sempre necessari per definire una residenza. Il vertiginoso aumento dei soggetti sociali storicamente ritenuti in minoranza - quali single, studenti e migranti - ribalta l’idea di casa che l’urbanizzazione occidentale ha costruito nei secoli e che la città contemporanea è in grado di offrire. Lo scarto che ne deriva dimostra un manifesto disallineamento tra

L’intero

studio

qui

proposto

potrebbe

racchiudersi nell’affermazione che il panorama architettonico residenziale e domestico non risponda alle esigenze della massa sociale fluida. La velocità contemporanea con la quale le necessità - e quindi gli usi - delle persone, risposte a loro volta a cambiamenti di scala ulteriormente

maggiore,

rende

ormai

fossile l’approccio esigenziale-prestazionale e una riflessione generalizzata sul valore della flessibilità intesa come inclusione di più possibilità in un solo atto, dovrebbero caratterizzare gli scenari del dibattito e della professione attuali.

offerta e domanda, con la nota peculiarità

Ecco, dunque, che lo spazio viene adattato

che il processo sembra assumere dimensioni

da chi lo vive e lo abita e si scopre che nelle

esponenziali e che il mercato immobiliare è

città esiste più di ciò che è stato proposto

per sua natura immobile. D’altro canto, è

di vedere. Allo stesso modo la casa diventa

vero anche il processo inverso, per il quale

un’opportunità, o meglio molti luoghi

lo spazio dell’abitazione, inteso come luogo

impensabili diventano potenziali abitazioni

dell’azione quotidiana dell’essere umano,

e la riscoperta dello spazio passa attraverso

si smembra in un nomadismo funzionale

ciò che esiste (la città) e ciò che si immagina

diffuso e disperso per la città: quelle che nel passato erano attività perlopiù interne all’abitazione sono oggi operazioni sempre più esterne. Se, per esempio, i pasti sono tradizionalmente connessi al focolare domestico, nel contemporaneo la tendenza è quella di consumarli sempre più comunemente in ristoranti, bar, uffici, luoghi pubblici, tram e così via. La casa tende

(la

casa).

Lo

scontro

delle

traiettorie

d’adattamento dovute alla crisi finanziaria, la riconversione dei locali abbandonati in città e il dinamismo che caratterizza il capitale sociale urbano sono condizioni che si palesano dunque in una revisione che percorre a ritroso le cause della propria raison d’être intaccando la cultura del progetto architettonico in generale.

quindi a svuotarsi e viene sempre più spesso

E se ogni città, ogni quartiere, ha una

sostituita da mezzi di trasporto, hotel, luoghi

propria forma abitativa, l’esito non sempre

di lavoro e di studio e altre architetture

appare spontaneo: l’architetto si mette in

6   Enrico VALERIANI, Stretti tra due millenni, Gangemi Editore, Roma 2012, p. 41.

gioco, accetta la sfida e non ci si stupisce più se autori quali Didier Fiuza Faustino

Abitare instabile

5


Concentrazione basilare

Abitazione

Prima distinzione dei caratteri di spazio-uso

Pasti AttivitĂ sportiva Educazione

Lavoro

Igiene Svago serale Riposo Tempo libero Lavanderia

Scuola Industria

Appartamento

Pendo lar i Lavoro

Pasti

Educazione

ionali adiz e tr i l g mi Fa

Dispersione funzionale contemporanea

AttivitĂ sportiva

Pasti

denti Stu

Igiene Riposo

Scuola Lavoro

Industria

Stanza Svago serale

Tempo libero Pasti Svago serale

Sin gl e

Riposo Tempo libero

Lavanderia

Spazi commerciali

Riposo

Cinema Lavanderia

Hotel Marciapiedi

atetto Senz

2

Palestra

Ristorante

Pasti

Mezzi di trasporto


e Jakub Szczęsny si occupano di questioni

a test di verifica, i quali, se superati

micro-abitative le quali, concretamente,

dall’oggetto, divengono il primo passo per

appartengono più all’episodio artistico che

la sistematizzazione delle prassi abitative

all’architettura abitabile vera e propria.7

connesse con dei tipi residenziali veri e

La riduzione degli spazi e degli standard - abitare mansarde dall’altezza del soffitto insufficiente, occupare cantine prive delle uscite di sicurezza adeguate e del rapporto aeroilluminante minimo, privarsi di stanze utili per ospitare più persone possibili attraverso le nuove opportunità fornite da Airbnb, ad esempio - è una pratica sempre più diffusa che, per quanto spontanea e, non troppo raramente, completamente illegale, arricchisce il panorama della città instabile, o in corso di destabilizzazione, quasi messa in dubbio proprio dalla residenza stessa, come entità sfuggente, difficilmente identificabile, ritrovabile potenzialmente ovunque.

propri; Butera direbbe dalla caverna alla casa ecologica9. Oggi più che mai la costruzione della casa sta improntandosi su modelli di sviluppo spaziale e cronologico prestati dalle prassi vitali dei parassiti. Quasi mai vistosa, come alcuni studi vorrebbero far credere, la configurazione parassitaria di tale architettura è più comunemente velata ma ugualmente capace di approfittarsi delle forme e dello spazio: sfuggenti strutture per abitare si innestano in spazi liberi, producendo una dicotomia che rappresenta uno dei cardini del rapporto telaio rigidoriempimento morbido, alla base di buona parte del dibattito sulla flessibilità in architettura. Non si tratta, perciò, di una mera lettura parassitica del fenomeno ma, più nel dettaglio, di un’immagine in divenire che

Il ruolo contemporaneo dell’abitazione

dalla residenza passa al contesto costruito e viceversa. In questi termini il verbo abitare

È ormai argomento diffuso quello per

non si riferisce a un solo volume costruito

il quale la città abitata stia perdendo la

e specifico ma all’intero organismo urbano,

propria identità: se Neil Brenner, citando

per citare il modello più diffuso.

Jean Gottman, è arrivato a parlare di un tessuto colloidale irregolare di paesaggi rurali e suburbani su scala nazionale, internazionale, continentale e anche globale8 è probabilmente grazie all’azione corrosiva e al contempo connettiva del tessuto costruito residenziale, o potenzialmente tale.

l’unico sfogo dell’architettura né tanto meno la sfaccettatura che necessariamente meglio la spiega; allora perché tanto peso e interesse solo sulla casa, sui modi nei quali la società (e in essa gli individui) traspone delle abitudini in forme fisiche, in usi dello spazio?

La potenzialità della casa - il poterla trovare o immaginare ovunque - è da ritrovare nella natura adattiva del genere umano. La ricerca di un luogo dove poter svolgere le attività routinarie e quotidiane, da quelle irrinunciabili alle superflue, è alla radice dell’uso di uno spazio, o più in generale di una realtà fisica, sottoponendolo   Ai due autori ci si riferisce in particolare per quanto riguarda 1SQMH a Parigi (Faustino) e Keret House a Varsavia (Szczęsny). 8   Neil BRENNER, Stato, spazio, urbanizzazione, traduzione di Teresa PULLANO, Guerini Scientifica, Milano 2016, p. 149. 7

Eppure, la residenza, in generale, non è

La risposta è innanzitutto di natura quantitativa:

nel

2011

patrimonio

edilizio

l’88,5% italiano

del era

rappresentato dal settore residenziale10. È chiaro come un simile peso a livello nazionale, considerando l’influenza che 9   Federico M. BUTERA, Dalla caverna alla casa ecologica. Storia del comfort e dell’energia, Edizioni Ambiente, Milano 2004. 10  ISTAT, Edifici e complessi di edifici, utilizzati e non utilizzati, per tipo d’uso e regione, 2015, in: Istat/ Files/ Annuario statistico italiano 2015, [https://www. istat.it/it/files/2015/12/C18.pdf], ultima cons. 5 novembre 2017.

Abitare instabile

2. p. 6: Illustrazione schematica del concetto espansivo di nomadismo funzionale incentrato sulla scomposizione d'uso dell'abitazione

7


architettura,

edilizia

e

infrastrutture

e necessità sempre nuove, affronti il

esercitano a livello globale, non possa

fenomeno abitativo secondo i parametri

passare inosservato. In secondo luogo

di sempre, se non altri quelli tramandati

le motivazioni hanno carattere sociale:

e canonici. Oggi vivere per strada, ad

se già l’emergenza residenziale era un

esempio, non necessariamente implica

fenomeno in evidenza con i piani

ina-

la privazione di alcuni oggetti i quali,

Casa, oggi si può affermare che con

nell’ideologia comune, appartengono a

l’urgenza multipla e divergente, le svariate

classi agiate e, soprattutto, stabilmente

difficoltà amministrative nella gestione del

residenti in edifici. Per questo è possibile

cambiamento sociale e la richiesta sempre

affermare che l’abitare la città di un

maggiore di comfort scarsamente allineati

senzatetto appartenga a pieno titolo alle

alle reali condizioni di vita nelle proprie

dinamiche descritte precedentemente. In

abitazioni, il tema della casa stia assumendo

questo caso le metafore che si generano, per

una posizione strutturante delle dinamiche

quanto idiosincratiche, tra tetti e coperte,

quotidiane e nella costruzione di questa

tra fondazioni e fogli di cartone, sembrano

ambigua condizione in mutamento.

lecite o perlomeno degne di nota. La

In realtà, l’interesse per l’abitazione è relativo anche alla sua scomparsa come ente fisico fondante per le persone. Tale aspetto non vuole contraddire le centralità descritte nel paragrafo precedente ma ammettere possa

che

l’architettura

assumere,

sempre

più

come

domestica

sembra

platealmente,

fare

immagini

paradigmatiche sempre meno fisiche, non tradizionali, intrise di contrasti ancora più evidenti

(dentro-fuori,

immobile-mobile,

statico-dinamico,

permanente-temporaneo,

eccetera): conseguenze di un distaccamento dal

materiale

(e

paradossalmente

una

sempre maggiore affezione all’oggetto) che in Italia si palesa nel contrasto registrato nel 2015 tra il 79% dei cittadini proprietari di uno smartphone e il 28,7 degli stessi a rischio di povertà o esclusione sociale11. In tali circostanze non è più possibile credere che l’abitante, immerso in tendenze   Per i proprietari di smartphone: Luca TREMOLADA, Otto italiani su dieci posseggono uno smartphone e litigano come nessuno in Europa, in: Il Sole 24 Ore, 25 gennaio 2017, [http://www.infodata. ilsole24ore.com/2017/01/25/otto-italiani-dieciposseggono-uno-smartphone-litigano-nessunoeuropa/] ultima cons. 5 novembre 2017. Per il tasso di povertà: ISTAT, Anno 2015. Condizioni di vita e reddito, 6 dicembre 2016, in: Istat/ Files/ Statistiche Report [https://www.istat.it/it/files/2016/12/Reddito-eCondizioni-di-vita-Anno 2015.pdf?title=Condizioni +di+vita+e+reddito+-+06%2Fdic%2F2016+-+Te sto+integrale+e+nota+metodologica.pdf], ultima cons. 2 novembre 2017. 11

8

degenerazione di una simile osservazione, e quindi di un abitare ovunque, con una sorta di casa portatile, trova sbocchi paradossali nel design, come la provocatoria Basic House, sperimentazione di Martín Azúa12. Senza voler entrare nel dettaglio del tema - questo implicherebbe una specifica analisi dei modi e degli esempi del come si abita oggi la città - è facile, però, comprendere la complessità dell’argomento. La ricca e

fertile

natura

interdisciplinare

che

l’architettura residenziale porta con sé, oltre a complicarne la lettura e quindi il progetto nel contemporaneo, la rende ricca d’immagini e significati. Dormire su un tavolo o leggere sul pavimento sono tutte azioni lecite, per quanto anomale. L’impagabile preziosità del cambiamento che avviene nelle forme abitative (e che spesso si legge come la principale forma di inquietante criticità) risiede proprio nell’aspetto multiforme della residenza: non solo il cambiamento flessibile dei propri spazi interni ma la sua stessa natura e il suo essere esistono nella differenza e nella mancanza di un dato fisico e stabile al 12   Si tratta di un telo in poliestere metallizzato tascabile e espandibile ovunque, una sorta di casa tascabile, esposta permanentemente al MOMA dal 2007. Per approfondimenti: Martín AZÚA, Basic House, in: MartínAzúa/ Work, [http://www.martinazua.com/ product/basic-house/], ultima cons. 28 settembre 2017.

Libro I


3

quale riferirsi, in un processo non troppo

con la definizione del concetto generale di

dissimile dalla scissione che Kandinskij

residenza. Quest’ultima, infatti, lungi dal

opera sull’oggetto grafico. Riconoscendo

risolversi in quella che i manuali tecnici

pochi, minimali e sottili, elementi fissi, la

hanno insistito col descrivere attraverso

residenza sopravvive sempre e comunque

normative e stringenti soluzioni esportabili,

al passare del tempo perché è costruita da

è sempre più intercettata da fattori altri che

semplici punti, linee e superfici.

ne sradicano quella condizione di fissità

3. Esperimento grafico di città composta di soli elementi tratti dal manuale di Neufert. Superunion Architects, Neufert City, 2012

figlia della cultura - non solo architettonica - della prima metà del Novecento13. Infatti, da sempre, di tutte le attività antropiche,

Per una definizione qualitativa

l’abitare è una prassi costante e fondativa dello

Forse in ritardo, a questo punto, è necessario chiedersi: che cosa significa abitare? Per potersi dare una risposta può tornare utile pensare alla propria abitazione, a come essa si struttura, alle immagini che genera e alle attività che vi si svolgono. Quello che riguarda l’abitare è naturalmente un fenomeno perlopiù interno: in una casa si mangia, si dorme, si fa l’amore. Ma un’abitazione è molto più di una cella essenziale, o se non altro può esserlo. Il minimo abitabile, che comunque esiste e soprattutto è esistito, non deve confondersi

13  Per un approfondimento sull’eredità novecentesca della manualistica tecnica in architettura attuale ci si può comunemente riferire a: Vincent JONES, Ernst NEUFERT, Architects’ Data. International edition, Granada, Londra 1980. In contrasto, sulla critica della standardizzazione promossa dalla manualistica di stampo funzionalista, Frank BIJDENDIJK (Frank BIJDENDIJK, Solids, in: René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, p.43) offre uno spunto di riflessione: […] the building had to express its function outwardly. Outside is inside. This gave modernism its own vocabulary which inspired many architects […] If people have uniform needs, they reasoned, we can accurately predict beforehand which functions a building must fulfil. For each function we can precisely determine the space needed for it. A living room is 4 x 4 meters, because here a father, a mother and two children sit at table with a lamp above it. A child’s bedroom is 7,2 m2 because a bed, a cupboard, a small table and a chair have to fit into it […] the way it was applied has led to mind-numbing repetition, alienation and to buildings with no future value.

Abitare instabile

9


statuto della specie, ma si presenta con molteplici e contraddittori volti . Se si dovesse quindi

processo creativo di progettazione.

14

definire l’abitare in senso univoco e certo si rischierebbe di incorrere in letture discordanti o peggio riduttive, che ne fraintenderebbero innegabilmente il reale valore che ognuno, poiché abitante, affida al termine stesso. Ogni individuo, infatti, abita

un’ulteriore precisazione: si è dato per scontato l’aggettivo qualitativo che titola il sotto-capitolo, ma probabilmente sarebbe utile una breve definizione dell’accezione con la quale si vuole intendere instabile.

in modi del tutto personali e difficilmente

Avvalendosi di un qualunque dizionario,

incasellabili (se non per quanto riguarda

è possibile tentare un primo approccio

alcuni aspetti generali e necessariamente

analitico del termine come: non stabile, che

diffusi) in schemi precostituiti.

non permane durevolmente nel medesimo stato

Lo

scarto

di

significato

da

chiarire,

comunque, è da ricercare non nell’abitare come attività o pratica ma, rileggendo Heidegger, come tratto fondamentale della stessa natura umana15. In questo senso, con il verbo abitare si preferisce piuttosto indicare una macro-attività che, di fatto, ne include molte altre. Nella presente trattazione la definizione si rifà più precisamente (in un’accezione che strizza l’occhio ad aspetti più pragmatici) a ciò che accade all’interno di una residenza, un’abitazione, di qualsiasi tipo essa sia. E ciò che vi succede è un’evidente conseguenza del come si risolve lo spazio, ovvero di come esso è utilizzato. La potenza del corpo architettonico, sia esso una panca, una parete o un edificio intero, si dimostra nell’atto del contatto con l’utenza. In questa

ma è soggetto a variare, spesso repentinamente16. Un soggetto impreciso, privo di una forma fissa, sottoposta al continuo variare. Se si stesse studiando l’acqua si potrebbe intendere quel cambiamento di stato da liquido a solido o gassoso: l’instabilità si trova proprio nell’atto della modificazione, causata da una perturbazione esterna (la temperatura, ad esempio) e identificabile nel solo cambiamento, nel passaggio, nella fase transitoria. Trasponendo la definizione nel campo degli studi urbani, la residenza instabile è un oggetto multiforme, che può trasformarsi divenendo altro da sé quando soggetto a forze esterne, agenti al contorno (come le pressanti necessità sociali) capaci di attivare dei meccanismi interni al fenomeno i quali ne modificano i connotati tipici.

chiave di lettura, abitare lo spazio assume un

Tuttavia, il significato stesso del vocabolo

valore che travalica gli individuali significati

racchiude

di abitare (per quanto ancora ambiguo) e

fondamentale.

spazio, in una lettura unica e interconnessa

è qualcosa di mutevole, essa si può

nella quale entrambi i termini finiscono per

inserire, in un certo senso, aggirando

modificarsi e trasformarsi vicendevolmente.

momentaneamente il principio parmenideo

Quindi, se abitare ha come conseguenza la perturbazione antropica della forma, è ugualmente vero che l’abitare stesso è fortemente condizionato dall’oggetto, il quale applica una forza attiva sull’abitante (e quindi sull’atto di abitare) modificandone scelte e azioni, in altre parole, prolungandone il   Maurizio VITTA, Dell’Abitare. Corpi spazi oggetti immagini, Einaudi, Torino 2008, p. 4. 15  Martin HEIDEGGER, Costruire abitare pensare, Silvia GAJANI (a cura di), Ogni uomo è tutti gli uomini edizioni, Bologna 2017. 14

10

Ci si può, a questo punto, dedicare a

un

ulteriore Se,

infatti,

concetto l’instabilità

di non contraddizione, nell’ambito del un’assenza, ossia di una fase transitoria. In altre parole la condizione ambigua dell’instabile non può, per sua natura e definizione, essere peculiare dello stato iniziale (punto di partenza) o di quello finale (punto d’arrivo) ma, piuttosto, è tipica dell’atto trasformativo e quindi del 16   TRECCANI online, Instàbile, in: Treccani/ Vocabolario, [http://www.treccani.it/vocabolario/ instabile/], ultima cons. 2 ottobre 2017.

Libro I


processo transitorio tra i due. Un’analisi

Superata la fase dell’indignazione arriva

dell’abitabilità instabile dello spazio e dei

oggi quella della comprensione: la piena

luoghi ha quindi l’obiettivo di comprendere

accettazione di un fenomeno diffuso che

come un’abitazione possa smaterializzarsi,

ha già raggiunto le sue battute d’arresto

rendersi liquida o gassosa, per divenire un

si modella in primo luogo sull’idea di città

atto intermedio tra due condizioni solide.

abitata come unicum, su un superamento

Uno sguardo all’attualità, al mondo della

delle differenze tra centro e periferie e su

politica, dell’economia e delle tecnologie

di un potenziale urbano abitabile che non

sul

si fonda sulle classificazioni tradizionali di

piano

globale,

per

comprendere stia

dentro-fuori e antico-moderno ma, molto

attraversando eventi intermedi tra fasi

più profondamente, oltrepassa la condizione

storiche presumibilmente più stabili17. Lo

posizionale e quella storica (o storiografica).

scenario attuale rientra a pieno titolo tra i

La città si presta alla residenzialità in molti

fattori perturbanti in grado di plasmare

modi, non sempre riconoscibili.

come

la

società

contemporanea

e modificare abitudini e modi di vivere su scala globale.

La conversione di una fabbrica abbandonata in complesso residenziale non è ormai

Per questo, l’abitare instabile contemporaneo si

faccenda anomala nelle città occidentali;

può tradurre sillogisticamente nel semplice

la residenza si insinua in corpi estranei,

abitare contemporaneo.

li fa suoi e li riscrive dall’interno. Per questo

l’azione

sull’immagine

evento esterno: la città è per la buona parte costituita di residenze che s’impongono con svariate dimensioni, forme e caratteristiche. In una versione contemporanea e incerta, la città di abitazioni si rivela uno scenario urbano mutato e, come al solito, inaspettato. L’influenza che la mole abitativa urbana genera sui paesaggi è argomento da tempo discusso. Già Pasolini, nel documentario che titola La forma della città, rifletteva su

alcuni

non

è

sempre

dall’esterno se un corpo di fabbrica sia o

Il fenomeno residenziale è, tuttavia, anche un

profanamente

urbana

dell'abitazione

chiara; non sempre si può comprendere

L’immagine pubblica dell’abitare

rai

esteriore

aspetti

della

deturpazione panoramica da parte delle palazzine residenziali a lui contemporanee

meno abitato. In tal senso ci si può basare sui dettagli: un vaso fiorito sul davanzale, delle lenzuola stese, una televisione accesa. Anche i segni immateriali che le case diffondono per le strade della città sono gli aspetti che rendono l’insediamento vivo, dotato di una sorta di anima. ‘Quello là è il nostro appartamento’ disse la principessa K. puntando il dito nella direzione d’un semicerchio di case nel nuovo complesso edilizio di Parly. La trancia edilizia era così uguale in tutti i punti della sua lunga estensione che era difficile distinguere una parte dall’altra. ‘Il nostro è quello dove han già messo i vetri’. Cercammo invano nella monotonia del cemento un luccichio di cristalli19.

di Orte, città antica, integra, le cui case costruiscono

un

recinto

conchiuso

e

completo18.

nel 1967 rappresenta quella dicotomia

Si arrischia tale affermazione, con la consapevolezza che, da un punto di vista relativista, ciascuna fase storica possa essere considerata transitoria e paradigmatica di un cambiamento epocale. 18   Pier Paolo PASOLINI, Pasolini e la forma della città (1974), in: RAI Teche (Archivio RAI), [http://www.teche.rai.it/2015/01/pasolini-e-la-formadella-citta-1974/], 15 gennaio 2005, ultima cons. 5 novembre 2017. 17

La grigia freddezza descritta da Mario Praz tra esterno e interno, tra un’immagine ufficiale e una intima, doppio volto di una qualsiasi abitazione. Lo stesso concetto duale espresso largamente anche da Adolf 19   Mario PRAZ, Il mondo che ho visto, Adelphi, Milano 1982, p. 370.

Abitare instabile

11


appartamento

casa bifamiliare

casa indipendente

altra abitazione

abitanti/ km2 3

16

16

28

34

54

22

129

262

123

91

69

111

227

406

135

342

201

107

98

195

98

79

103

93

62

117

94

205

82

133

1306


4. Distribuzione europea del numero di abitanti per km2 e per concentrazione in modelli abitativi al 2015 La carta illustra alcuni aspetti della qualità abitativa attraverso dati strettamente quantitativi. L'incrocio delle informazioni sulla densità abitativa e sulla diffusione di alcuni modelli comuni di residenze offre un quadro variegato. In esso un posto in primo piano è in generale occupato dagli appartamenti e dalle case indipendenti, con una maggiore diffusione dei primi nell'Europa mediterranea, in Germania e in alcuni stati orientali, e dei secondi nell'Europa nordorientale e in Francia.


Loos, si attualizza in certe teorie urbane

come visto, non è da sottovalutare la matrice

affioranti dalla rilettura della Bigness di

implicitamente collettiva, pubblica e urbana

Rem Koolhaas ; l’abitazione, dal punto di

che il progetto d’abitazione porta con sé.

vista urbano, diventa l’involucro verticale

Nella definizione delle scelte e nell’analisi

degli spazi pubblici e quelli che prima erano

dello stato dell’arte è bene osservare con

i setti murari tra esterno e interno, nello

attenzione non solo come l’architettura

schema privato dell’abitare, assumono ora

interna permetta l’abitabilità al singolo

la metaforica funzione di partizioni della

o al gruppo di residenti, ma anche come

casa pubblica, della strada, della piazza o,

l’abitazione si ponga nei confronti dello

in generale dei luoghi urbani condivisibili.

spazio che la circonda. In quest’ultimo caso

Tale ipotetica inversione di tendenza sfocia

è sempre la forma a garantire una serie

20

nella ricerca assidua di un progetto abitativo a tappeto, su scala urbana, quasi territoriale. Esso resta un orizzonte nel quale non è l’immagine cosiddetta pubblica della casa a

di azioni le quali, stavolta, riguardano un gruppo d’individui più vasto, non per forza residenti nel corpo di fabbrica ma comunque a esso collettivamente connessi.

modificarsi quanto la reazione che la città (nelle sue sfumature pubbliche) opporrà al prevalere di un abitare continuo, inevitabile e sempre più esteso. L’immagine

esterna

delle

case

nelle

condizioni attuali, infatti, è sempre più trattata come statica e il singolo cambiamento stupisce e colpisce, trasformando uno status quo al quale i cittadini (o, inversamente, gli abitanti dello spazio pubblico) sono avvezzi da più o meno tempo e della cui immagine si sentono in qualche modo tutti proprietari. L’inserimento di nuovi tipi di abitazioni in contesti già strutturati, corpi anomali, si trasforma spesso in tacito conflitto e il ruolo pubblico della residenza si risolve in smembramenti della collettività, disgregazioni dello spazio pubblico - in rapporto al privato - attraverso azioni di reale sganciamento dei rapporti sociali che la forma urbana particolare favoriva prima della perturbazione residenziale. La

doppia

realtà

della

residenza

ne

incoraggia declinazioni selettive e consente uno sviluppo molto più fiorito, raddoppiando possibilità espressive e organizzative. La chiave di questa particolare analisi urbana è l’adattabilità della tipologia. Tuttavia, 20   Rem KOOLHAAS, Junkspace, in: October (MIT Press), n. 100, Primavera, Cambridge 2002, pp. 175-190.

14

Libro I


Architettura attivata Di queste cose, molte, se non la maggior parte, sono state descritte, classificate, fotografate, raccontate o recensite. Nelle pagine che seguono, il mio intento è stato piuttosto quello di descrivere il resto: ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza: ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole.

Georges Perec, 19753


Scivolando nell’orbita della presentazione

operativo sulla forma conoscitiva diretta

operativa di un lavoro, una nota iniziale,

della casa contemporanea (questo è vero in

quasi un avvertimento, è da dedicare

particolare se si legge il quinto capitolo di

alle correzioni progressive. Come ogni

questo primo libro).

esito di ricerca, anche le conclusioni e i ragionamenti condotti qui sono frutto di ripensamenti, aggiunte e modifiche in corso d’opera: la tesi, per com’è proposta di seguito, è un’opera eclettica, un processo di collage. Gli eventuali difetti di montaggio sono però dichiaratamente un indice di sforzo metodologico in forma analitica. Come giustamente ha fatto notare Franco Cellini, riferendosi all’opera grafica di Mario Ridolfi ne Il Ciclo delle Marmore, le produzioni illustrate che rappresentano dettagli,

stati

di

fatto,

architetture

esistenti (anche solo in forma di progetti), rappresentano dei palinsesti, nell’accezione pittorica e antica del termine1. Le varie trasformazioni

rivelano

talvolta

strati

scoperti, dimenticanze dell’autore, che valgono però come elementi documentali

alla conoscenza delle cose, si individua, dunque, il principale motivo d’evidenza delle correzioni progressive. Non avendo una griglia metodologica autorevole (i metodi analitici affini si riferiscono a temi e luoghi differenti), il materiale prodotto e recuperato, esito del dialogo con l’esistente, si organizza in forma grezza nei primi sviluppi per poi affinarsi in seguito. In tale affinamento dell’opera di ricerca alcuni elementi

si

selezionano,

si

cancellano,

altri si aggiungono e si sovrascrivono. La sovrascrittura, in particolare, sostiene un circuito intellettuale che si autoalimenta del materiale scoperto, indagato e rielaborato, per concludersi in un documento dalla matrice sperimentale.

di un processo di cattura del reale, intricato

In questo modus operandi non solo gli

tanto a livello intellettuale quanto nella

esiti operativi del sistema sono modificati

forma materiale del prodotto finito.

ma

Le reiterate riflessioni e i progressivi rilievi delle condizioni abitative in forma di spazi architettonici e urbani, sono raccolti in forma di testo e di immagini. In entrambi i casi, la costruzione di un percorso graduale e coerente è stata il fine che si è tentato di perseguire. Digressioni e avanzamenti repentini hanno però sottoposto le analisi a distorsioni le quali, pur non essendo errate in sé stesse, sono il risultato di uno sbilanciamento della ricerca. Quest’ultima non

vede

più,

infatti,

nello

studio

documentale di fonti indirette, il metodo per

conoscere

una

situazione

anche

la

percezione

che

si

ha

dell’architettura stessa. Questa, in differenti modi, pare animarsi e prendere vita, parlare a chi la ascolta, raccontare di usi dello spazio, di ragioni della forma, della materialità dei linguaggi e di un percorso inverso della conoscenza che qualcuno ha chiamato reverse planning o reverse architecture2. In quest’ottica l’immagine

dell’architettura

residenziale

può dirsi esaustiva solo ricorrendo a tre elementi: la precisa descrizione dei fatti e dei dettagli, l’accoglienza di un principio sociologico invertito e le facoltà immaginative applicate allo stato attuale.

attuale.

Il primo metodo si vede fondamentale per

L’avvalersi di un racconto dei fatti passa

limitare i fraintendimenti: l’osservazione

necessariamente dal contatto con questi ultimi e, pur non rinunciano ai riferimenti più classici, la tesi si struttura come modello 1   Franco CELLINI, Claudio D’AMATO, Mario Ridolfi. Manuale delle tecniche tradizionali del costruire. Il ciclo delle Marmore, Electa, Milano 1997, p. 11.

16

Nella raccolta diretta dei dati necessari

diretta delle cose richiede la descrizione 2   Molto interessante, a tale proposito, è l’opera di un omonimo ufficio di architettura statunitense -Reverse Architecture, appunto- nella cui filosofia sembrano comparire le basi del processo conoscitivo inverso. Reverse Architecture, [http://reversearchitecture. com/about.html], ultima cons. 5 novembre 2017.

Libro I


di ciò che si è visto e l’esposizione delle riflessioni che il mondo fisico ha consentito di costruire. In questo senso sembra necessario ricorrere a una cura del racconto, nei suoi dettagli, per definire quello che è il soggetto, senza riferircisi troppo tramite osservazioni già avanzate da altri, spesso contenenti punti di vista fortemente ideologici.

forma di lista. Il racconto è un componimento letterario dalla forma narrativa che si identifica per l’esposizione di fatti spesso d’invenzione come se fossero realmente accaduti3. La miscelazione di queste due caratteristiche definisce un metodo molto calzante per

La seconda forma operativa è connessa maggiormente al contesto di fondo della

quanto concerne la narrazione architettonica della

casa.

Attingendo

dall’indiscussa

soggetto

maestria analitica dimostrata da autori

costruito dimostra che la scena del reale

come Italo Calvino e Primo Levi4 si può

non è dominata solo ed esclusivamente dalle

instradare la costruzione di una sorta di

conseguenze delle azioni umane ma, in

piano operativo che possa restituire una

forma più indiretta ma pur sempre attiva,

immagine coerente con quelli che sono gli

anche dal prodotto artificiale e dal sistema

studi correlati alla presente tesi. La citazione

naturale inanimato. In fondo la terza legge

degli scrittori non è casuale: l’impostazione

di Newton vale per tutti.

di un meta-programma di tali ambizioni, tra

conoscenza.

Infine,

la

L’attivazione

terza

del

osservazione

riguarda

maggiormente la parte finale del presente libro. La capacità di testare, di accettare tutto nell’ordine della plausibilità e di verificare a cosa consegua cosa, è una struttura di pensiero che fa da ponte tra la pura analisi (anche se già di progetto si tratta) e il progetto (anche se ancora è analisi). Lo scenario possibile o plausibile è legato a una certa dose di astrazione, unita all’uso indispensabile di strumenti grafici adeguati. Le tre ragioni operative della ricerca sono tra loro interconnesse e, anche se alcune parti del testo si possono più riferire a una piuttosto che a un’altra, l'adozione di un utilizzo integrato in ogni capitolo è visibile e afferrabile a ogni nota riflessiva.

Un racconto descrittivo Il

testo

descrittivo

è

riconosciuto

dalla

letteratura come una delle tipologie testuali ufficiali. Questo consiste perlopiù nella costruzione di un corrispondente linguistico di una condizione o di un fatto in una visione del tutto statica e atemporale, talvolta nella

le tante possibilità, può consistere nel dover raccontare ciò che si vede. Tale racconto è una precisa descrizione delle cose, una storia di come si abita il territorio e la città attraverso reiterati e approfonditi sopralluoghi e in certi casi, per ovvi motivi operativi, tramite la consultazione di documenti ufficiali e dati statistici. Alla fine (sempre che di una fine si possa parlare) ci si rende conto con un’innegabile vena di stupore che, per dirla con le ben più calzanti parole di Perec: […] non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi […], isolato, il pezzo di un puzzle non significa niente; è semplicemente domanda impossibile, sfida opaca; ma se appena riesci, dopo molti minuti di errori e tentativi, o in un mezzo secondo prodigiosamente ispirato, a connetterlo con uno dei pezzi vicini, ecco che quello sparisce, cessa di esistere in quanto pezzo […]5. 3   Entrambe le definizioni sono tratte dal Vocabolario online Treccani. Treccani/ Vocabolario, [http://www.treccani.it/vocabolario/], ultima cons. 1 novembre 2017. 4   Nella sconfinata opera dei due autori, i testi selezionati per la maniacale cura e descrizione delle cose possono essere il più classico: Italo CALVINO, Le citta invisibili, Einaudi, Torino, 1972; e la meno conosciuta raccolta edita postuma: Primo LEVI, Ranocchi sulla Luna. E altri animali, Ernesto FERRERO (a cura di), Einaudi, Torino, 2014. 5   Georges PEREC, La Vita istruzioni per l’uso, traduzione di Daniella SELVATICO ESTENSE, BUR, Milano, 2016, p. 7.

Architettura attivata

17


Ecco che, in un cosiddetto racconto descrittivo

sarebbe sostituibile senza alcun problema

- che unisce il dettaglio del testo descrittivo al

e, anche se il tema dell’opera fosse ben

dinamismo del racconto e, in certe occasioni,

chiaro e comune a tutti i contributi, non

si avvale anche del carattere inventivo

si rintraccerebbero modifiche di alcun

di quest’ultimo - l’osservazione puntuale

tipo al quadro generale. Al contrario, in

perde di vigore nel progredire dell’analisi

questa sede, le storie, le descrizioni e le

e ogni dettaglio si amalgama (trovando

riflessioni non ammettono una mancanza di

la propria posizione nel mosaico) con i

coordinamento. Non solo nella forma, ogni

precedenti e i successivi. Il processo così

sotto-tema deve svilupparsi coscientemente,

si intensifica e acquista la reale dimensione

secondo parametri comuni e in un procedere

di una storia, un intreccio nel quale la

nel quale ogni storia ha un prima e un dopo

scoperta dell’abitare contemporaneo è un

contestuali. La lettura dei capitoli non può

piano di sviluppo graduale che coinvolge

quindi avvenire del tutto in forma casuale

determinati attori. Questi ultimi dipingono

(se non lo si fa coscientemente) e questo

una tela realista, che cattura tanti istanti di

primo libro si conclude con un punto di

vita e tante riflessioni momentanee messe

allacciamento ben rintracciabile al secondo.

in successione. Tuttavia, l’ordine adottato non è quello cronologico, bensì quello del processo, un organismo immateriale atemporale e non necessariamente lineare che pone limiti e confini alla ricerca e che la dinamizza nei propri rapporti interni.

dell’abitare è un procedimento di mutazione vicendevole. La ricerca sul dato materiale ha chiaramente delle conseguenze sulla propria forma e sul proprio pensiero. Allo stesso modo, le cose risentono del metodo con il

Un vantaggio, che l’adozione di questa

quale esse vengono osservate e si modificano

forma di scrittura concede alla trattazione, si

(perlomeno all’occhio dello studioso) per vie

legge nella cura del singolare dettaglio. La

semantiche. Il modo di abitare e di occupare

singolarità descrittiva (interconnessa, come si

gli spazi della casa si può completamente

è detto, nella cornice della ricerca) permette

rifondare secondo l’immagine che esso

in fase restitutiva di vedere ogni elemento del

acquisisce entro la società. Per esempio, quello

sistema complesso (che si tratti di un tema,

che si pensa oggi del patrimonio residenziale

di un pezzo di città, di un’architettura o di

e gli studi sul riscaldamento globale e sullo

un dettaglio decorativo) come isolato, come

spreco del suolo hanno trasfigurato -seppure

parte di un ragionamento epistemologico

lentamente- alcune tendenze sul progetto

a sé, temporaneamente slegato dal resto. Il

abitativo, rendendo addirittura normativa

vantaggio di cui si parlava coincide proprio

la classificazione energetica e con essa le

nella possibilità di non influenzare l’intero

caratteristiche estetiche e spaziali della casa.

sistema nel caso di errori, ripensamenti o modifiche sulle singole narrazioni particolari. L’interconnessione vede la possibilità di sostituire parti del corpo complessivo come occasioni per un ripensamento riflessivo (e non contenutistico) integrale.

18

Descrivere gli oggetti, gli spazi e gli stati

Pare inevitabile, a qualsiasi scala della ricerca, operare una scelta di metodo, atta principalmente a restituire una figura del fenomeno per quanto possibile affine alle condizioni attuali ma soprattutto capace di

sovraintendere

un

ragionamento

e

D’altra parte, non si tratta nemmeno di un

un’argomentazione sull’attualità in modo da

puzzle nel vero senso della parola. Se così

proporre, in forma implicita o esplicita, un

fosse, infatti, la ricerca avrebbe valore in

progetto, e quindi una differenza rispetto

forma di raccolta scelta di scritti, magari di

allo stato delle cose, nel futuro, prossimo o

autori differenti; in questo caso ogni tassello

anteriore.

Libro I


5

Nella semplicità di una descrizione c’è

edificio (in senso non necessariamente

quindi molto più di quanto si pensi. La

fisico) e conteggiando attentamente tutte le

responsabilità di definire come le cose

differenze e i fenomeno che lo riguardano,

appaiono, come si relazionano tra loro e

si sarà in grado di dichiarare la sua

cosa producono, non è mai stata tanto acuta

esistenza (Latour, Yaneva, 2008)6. Questo

quanto nella contemporaneità. Una corretta

elemento di controllo delle differenze,

descrizione, raccontata come un processo

oltre ad aprire legami più che espliciti con

(perché di questo, in fondo, si tratta), ha

le possibilità progettuali, ha la necessità

necessariamente

di

una

quota

ideologica

essere

confrontabile

e

facilmente

(non esiste l’oggettività in analisi come

leggibile: in forma scientifica la descrizione

quelle qui proposte); questa contribuisce a

diventa programma operativo, metodo di

rinnovare la visione di un certo fenomeno

conoscenza e risoluzione delle questioni

e la cultura che la assorbirà ne prenderà

materiali del mondo. Una struttura analoga

atto. Dalla descrizione può dunque nascere

si riscontra nella forma del diario, che ha come

una differenza decisiva addirittura nella

celebre esponente, per i temi qui affrontati,

forma materiale e fisica dell’ente in analisi.

Il Milione di Marco Polo. Tuttavia, in forma

Le forme di rappresentazione testuale

preferisce riferirsi all’impostazione pseudo-

hanno anche un’altra caratteristica la quale,

scientifica (seppur non priva di rigore)

questa volta, deriva da similitudini con il

testata per esempio da Georges Perec in

mondo della sperimentazione scientifica,

Tentativo d’esaurimento di un luogo parigino.

in particolare in ambito chimico e fisico.

Qui l’autore elenca per tre giorni consecutivi

La rigorosa e ripetitiva annotazione dei comportamenti di enti o sostanze permette una conoscenza in divenire dell’oggetto. Solamente elencando i movimenti di un

5. Claude Monet, Due esempi dalla serie 'La Cattedrale di Rouen', 1892-1893

decisamente ridotta, nel presente testo si

6   Bruno LATOUR, Albena YANEVA, Give me a gun and I will make all buildings move: an ANT’s view of Architecture, in: Reto GEISER, Explorations in Architecture: Teaching, Design, Research, Birkhäuser, Basilea 2008, pp. 88.

Architettura attivata

19


ciò che gli è dato di osservare dal tavolino

le teorie sociologiche (dalle connotazioni,

di un bar, rivolto sullo spazio pubblico

in realtà, più ontologiche e metafisiche)

e dinamico della Parigi degli anni ’70 .

raggruppate sotto il nome di Actor Network

7

Astrattamente seduti di fronte all’abitare contemporaneo (che poi diverrà, più nel dettaglio, quello aquilano) si affronteranno le vicende della casa sotto forma di elenco di considerazioni, dalla natura tanto descrittiva quanto immaginifica, per approfondire una questione mai tanto aperta quanto oggi.

Theory (di seguito

ant),

sono ciò che ispira il

metodo osservativo dell’abitare nella ricerca. L’ant si potrebbe definire un’inversione di tendenza degli studi sociali che tenta di spiegare la società a partire da una stretta, e per certi versi inconsapevole, collaborazione tra soggetti umani (attori) e non umani (attanti). La mancanza di una forma di privilegio, o di precedenza, e quindi di una totale inesistenza di strutture gerarchiche

Una lettura non antropocentrica

di analisi, fa sì che il prodotto di uno studio che si avvale di tali visioni si focalizzi

Il contesto puzza!, dice Rem Koolhaas.

sugli oggetti non più in forma passiva ma

Ma solo perché non si muove e mette le radici,

concedendo un’attività inedita a ciò che è

risponde

che

di per sé inanimato. Considerando che gli

trapela chiaramente da questo immaginario

oggetti sono deliberatamente progettati per

scambio di opinioni non è l’unico risultato

rimpiazzare l’azione umana, le teorie non

degno di nota. Si aggiunge infatti un

sembrano più così inaccettabili e la possibilità

pensiero sul movimento, e cioè sulla capacità

di affermare che il comportamento della

di trasformarsi che il contesto ha in sé, ma

società umana sia anche influenzato dagli

che non viene affatto colta nelle descrizioni

attanti che essa stessa produce, prende

e attraverso i mezzi di rilievo tradizionali.

forma. L’ant supera la dicotomia tra

L’architettura andrebbe letta attraverso

soggetto e oggetto e ripone la possibilità di

metodi di analisi differenti i quali, come

ri-assemblare il sociale (Latour, 2005) tramite

registratori d’istanti, siano in grado di

la collaborazione dell’azione umana e di

cogliere la forma stessa della trasformazione

quella degli oggetti, in interrelazioni molto

continua e inevitabile alla quale tutto è

forti e atti consequenziali vicendevoli; con

sottoposto. Il fatto che l’architettura sia

i medium attivi degli oggetti si possono

pensata (progettata e costruita) in funzione

fortificare

dei metodi di rappresentazione, comporta

specifico, la teoria non ha a che fare con

problemi in termini di qualità e di risposta

categorie scalari antitetiche, ma con lunghe

alle necessità della società9.

catene di associazioni, generate da relazioni

Bruno

Latour . 8

L’ironia

Il divenire, che è codice scritto nella sostanza delle cose, tanto nel contesto quanto nell’architettura, è una componente essenziale della realtà dei fatti non umani. Questi ultimi prendono forma nella presente analisi quali strutture centrali d’indagine. Superando la tradizionale critica realista,   Georges PEREC, Tentativo d’esaurimento di un luogo parigino, Alberto LECALDANO (a cura di), Voland, Roma 2011. 8   Explorations in Architecture: Teaching, Design, Research, p. 87. 9   Ivi, pp. 80-89. 7

20

i

legami

sociali.

Più

nello

progressive tra attori e attanti. In queste successioni, nelle quali tutti i soggetti coevolvono vicendevolmente, si può affermare un

esistenzialismo

interno

alle

cose,

eliminando ogni possibilità di tautologia. Le catene sono, in una dimensione che oltrepassa le tre normalmente esperite, raffigurabili come reti, che connettono tra loro i nodi strategici: i nodi sono i soggetti attivi, mentre i filamenti connettivi (che costruiscono la rete) costituiscono le relazioni tra attanti/attori. Tra le reti non c’è nulla:

Libro I


questa pura astrazione filosofica dichiara il modello riduzionista e relativista della teoria della rete di attori. Lo spazio che invoca il pensiero scientifico così rivalutato non ha più bisogno di ragionare in termini di bi o tridimensionalità ma necessita di contare le connessioni tra i nodi, il cui numero definisce la quantità di dimensioni della rete analizzata. In questo senso le ragnatele associative hanno sistemi di sviluppo spaziale di tipo rizomorfo (riscoprendo il significato delle teorizzazioni di Deleuze)10 e sono del tutto indipendenti dalla volontà umana la quale, di fatto, costituisce solo una minima componente della rete complessiva. La network, quindi, non rappresenta un oggetto, ma il movimento registrato dello stesso11. 10   Gilles DELEUZE, Félix GUATTARI, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, traduzione di Giorgio PASSERONE, Castelvecchi Editore, Roma 2010, pp. 34-66. 11   La breve ma concentrata definzione di ANT è frutto di un lavoro di sintetizzazione e reinterpretazione dei seguenti testi (oltre al già citato Explorations in Architecture): Bruno LATOUR, Technology is Society Made Durable, in: A Sociology of Monsters Essays on Power, Technology and Domination, n. 38, Londra 1991, pp. 103-132, [http://www.bruno-latour.fr/node/263], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività, in: Erik LANDOWSKI, Gianfranco MARRONE, La società degli oggetti. Problemi di interoggettività, traduzione di Antonio PERRI, Booklet, Milano 2005, pp. 203-229, [http:// www.ec-aiss.it/biblioteca/3_landowski_marrone_la_ societa_degli_oggetti.php], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, How to talk about the body? The normative dimension of science studies, in: “Body & Society”, 10 (2-3), Londra 2004, pp.205-229, [https:// hal.inria.fr/file/index/docid/1019910/filename/77body-normative.pdf], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, Why Has Critique Run out of Steam? From Matters of Fact to Matters of Concern, in: Critical Inquiry, vol. 30, n. 2, Inverno, Chicago 2004, pp. 225-248, [http://www.journals.uchicago.edu/ doi/10.1086/421123], ultima cons. 5 novembre 2017. Anne TIETJEN, Towards an Urbanism of Entanglement. Site explorations in polarised Danish urban landscapes, Arkitektens Forlag, Hørsholm 2011. Albena YANEVA, Making the Social Hold: Towards an Actor-Network Theory of Design, in: Design and Culture, 1(3), Manchester 2009, pp. 273-288, [https://www. escholar.manchester.ac.uk/uk-ac-man-scw:1b6452], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, On actor-network theory. A few clarifications plus more than a few complications, 1996, in: Soziale Welt, vol. 47, Monaco 1996, pp. 369381, [http://www.bruno-latour.fr/sites/default/ files/P-67%20ACTOR-NETWORK.pdf], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, Reassembling the Social. An Introduction to Actor-Network-Theory, Oxford University Press, Oxford 2005.

6

L’ant ha un facile riscontro nel campo qui studiato. Se l’architettura è già di per sé un oggetto significativamente operativo nel sociale, quella residenziale è la principale testimone di questa dinamica attitudine. In

6. La multimensionalità non è tema troppo recente. Edwin Abbott Abbott, Copertina originale di 'Flatland', 1884, Harvard University

fase operativa si possono quindi interrogare le cose, gli oggetti, l’architettura (trattandosi di elementi attivi e soprattutto reattivi). La forma metodologica si struttura su una vera e propria indagine diretta sul costruito, su una sorta di intervista alle cose e un’indicazione delle risposte, ciò che le case sanno dire, attraverso lo spazio, le conseguenze nel comportamento delle persone, la realtà urbana che ingenerano. Gli oggetti costruiti sono, in questa lettura, vivi e comunicativi, se si è capaci di fare le domande giuste e di approcciarsi al materiale con gli strumenti adatti. Nulla di troppo complicato, in realtà. Nelle forme analitiche di una città o di un tessuto costruito, il primo mezzo di rilevamento direzionato ad attivare il non umano è l’esplorazione. Lasciarsi assorbire dallo spazio, e permettere che comunichi esperienze

Architettura attivata

e

riflessioni

alla

mente

21


ricercatrice è il primo passo. Imbattersi in

le proprie caratteristiche incrociandole con

uno spazio coperto che fa da distribuzione

gli altri in una fitta rete di informazioni

agli accessi di due abitazioni affiancate, può

da ordinare, comprendere e usare per

rappresentare un’esperienza nella quale la

progettare in seno alla compelssità.

comprensione della realtà abitativa specifica passa, tra le altre cose, dalla riflessioni sulle conseguenze che una simile conformazione su strada deve aver comportato: un uso dello spazio comune alle due case che influenza il comportamento dei residenti in virtù unicamente di fattori compositivi, spaziali, materici. La fisicità dell’architettura riscatta quindi un ruolo troppo spesso dimenticato, e cioè quello di favorire le relazioni, pur non essendo in grado di determinare e imporre usi dello spazio. Tornando all’esempio del doppio ingresso, le domande che potrebbero emergere forse sarebbero: quante volte al giorno si incrociano i componenti delle due famiglie? Lo spazio dell’ingresso è usato per socializzare o è proprio a causa di questa sorta di accesso forzato quotidiano che i vicini non si sopportano? Cosa comporterebbe una divisione degli accessi senza lo spazio di mediazione che attualmente li unisce?

Ricordando necessario

come

non

limitare

il

sia

sempre

numero

delle

dimensioni plausibili alle quali riferirsi, William James parla della realtà come suddivisa in sub-universi con criteri e forme differenti tra loro12. La molteplicità di quello che sarà poi definito multiverso (James, 1895) è qui da segnalare nei limiti delle potenzialità della ricerca e

dell’immaginazione

sul

progetto

dell’abitare. La facoltà immaginifica è un vero e proprio esercizio proiettivo nel quale, la consapevolezza di uno stato attuale determina possibili immagini di un futuro, utili per prevenire, velocizzare o modificare processi plausibili e dedotti

Rispondere ai quesiti è ora impossibile

dallo studio diretto dell’oggi.

parchè si tratta di una puntuale invenzione

La conoscenza dell’esistente - è stato chiarito

e non di una rete esistente. In ogni caso ogni risposta è interpretativa (quello degli attanti non umani non è quasi mai un linguaggio obiettivo) e vale la pena di perdere più tempo

possibile

nella

documentazione

contestuale e dell’oggetto di studio in modo da poter argomentare al meglio il contatto con l’ente costruito. Gli strumenti per documentare sono vari: fotografie, video, schizzi e testi, principalmente. La successiva parte del processo (quella interpretativa) verrà qui omessa, in quanto consistente nel progredire del libro.

nelle due sezioni precedenti - è necessaria e ha delle forme e dei metodi; ma a cosa può servire? Naturalmente la risposta qui suggerita è strumentale al tipo di lettura trasversale di architettura e società che si intende affrontare. Tuttavia, un atto conoscitivo ha quasi sempre una costante tensione alla non auto-referenzialità: la propedeuticità della conoscenza è un fatto più o meno riconoscibile in ogni ricerca quanto in ogni tipo di operazione che richieda un bagaglio di informazioni. In questa sede la conoscenza, affrontata

In sintesi, ogni cosa e ogni persona hanno

quasi come un vero e proprio corpo

una storia da raccontare. La selezione, in tal

disciplinare, serve per poter progettare un

senso, va sicuramente operata ma una volta

metodo operativo che fornisca un futuro

stabiliti gli attori del processo cognitivo non

abitativo per la città contemporanea.

c’è più spazio per preferenze e pregiudizi:

Chiaramente

ogni ente coinvolto fa a pieno titolo parte del sistema della network e può sviluppare

22

La deduzione del plausibile

è

una

ricerca

limitata

12   William JAMES, Principi di psicologia, Giulio PRETI (a cura di), Principato Editore, Milano 2004.

Libro I


alle proprie ragioni, ma ciò non pone

necessariamente da colmare. Per contro, è

divieti alla possibilità di immaginazione.

lecito non considerare del tutto l’analisi, la

Come comprova la mostra Immaginare

fase conoscitiva affrontata in questo libro,

l’architettura, imperniata sui lavori (disegni

alla stregua di una pura forma osservativa,

e modelli) di Franco Purini, tenutasi

e dunque passiva. Ogni analisi è in realtà

a Trevi nel 2014 , dedurre scenari, o

già un progetto, in quanto indirizza le

anche solo inventarli, per la città di oggi

tematizzazioni, fornisce un taglio specifico

è ancora possibile. Anche se può apparire

al programma complessivo e stabilisce

un esercizio scontato e inutile, il valore

interessi da sviluppare operativamente.

si

carattere

Quando l’analisi è un’attività passiva, allora

dell’inutilità. Il senso non utile, quindi di

essa è del tutto vana e rinunciabile. Quando

non generativo di riscontri più o meno

essa è attiva non può esistere un progetto.

immediati, di un processo ha la grande

Pare dunque che, per lo meno nei limiti

potenzialità di non costituire un possibile

della tesi, analisi e progetto possano in

danno per la comunità a varie scale.

una certa misura coincidere, fondendosi

L’esercizio

in

13

misura

esattamente

conoscitivo

nel

del

progettare

un’operatività

comune,

interessi

saputo apprendere dall’esistente, è una

legata alla conoscenza delle entità coinvolte.

forma necessaria per testare il terreno

L’operazione, nella sua pura astrazione

dove, alla fine del processo, si potrà

concettuale, non determina necessariamente

avanzare una reale proposta, strutturata

scelte progettuali finali che si accordino

e ponderata.

con ciò che si è imparato a conoscere: il

dagli

attuali,

tanto

per

un’abitazione

quanto per un’intera città, è un’attività

ma

da

il plausibile, deducendo da ciò che si è

Se ci si riflette, dedurre scenari diversi

perturbativi

spinta

strenuamente

cambiamento passa dalla consapevolezza, e la consapevolezza può significare anche radicale stravolgimento delle scelte.

che non rientra, come ci si potrebbe

La deduzione del plausibile, applicata

aspettare, così univocamente nella sfera

al progetto della casa, trova un posto su

della

scenari concreti come a L’Aquila. È tuttavia

progettazione.

Trattandosi

di

un’operazione che ha come origine una

possibile

rappresentazione dell’esistente e che con

ipotetico anche su altri elementi dell’abitare.

essa si deve insistentemente confrontare,

La stessa cellula abitativa, in una dimensione

l’immaginazione parallela è un sistema, più

coerentemente architettonica, può variare

sperimentale sicuramente, di osservazione

nella propria composizione planimetrica,

del reale. In altre parole può leggersi come

ad esempio. Questa interessante pratica ha

una forma conoscitiva che fa delle differenze

molto più valore se immaginata nell’ordine

la propria struttura analitica: dal confronto

del parallelo a una condizione fissa e attuale,

con la situazione attuale si ottiene uno scarto grazie al quale - nella coscienza di cause e conseguenze e di enti più attivi e altri meno - è possibile riflettere su possibili direzioni,

sperimentare

il

cambiamento

piuttosto che come variabile possibilità di un progetto in corso d’opera. C’è infatti una bella differenza tra porre tutte le realtà immaginate sullo stesso piano e il riferirle a

su elementi chiave dell’attuale e su lacune

una pianta tipo, realmente o ipoteticamente

Per visionare la locandina dell’evento: Immaginare l’architettura. 15 disegni di Franco Purini fra 19 progetti di linguaggio (Trevi, 15 marzo 2015), in: [https://www.academia.edu/6956070/ Immaginare_larchitettura_-_15_disegni_di_Franco_ Purini_tra_20_progetti_di_linguaggio_-_Palazzo_ Lucarini_-_Trevi_Pg_15_03-10_05_2014], ultima cons. 25 ottobre 2017.

secondo caso tutte le differenze emergono

13

stato attuale della residenza specifica. Nel chiaramente e le potenzialità dello spazio non tardano a palesarsi. Nella prima versione si tratta, invece, di immagini impermeabili tra loro, progettate secondo gusti e necessità

Architettura attivata

23


Il metodo di valutazione delle piante, frutto di una serie di elaborazioni e di verifiche sviluppate durante gli anni […] è basato sostanzialmente su tre operazioni: esame preliminare per mezzo di un questionario, riduzione dei progetti alla medesima scala, metodo grafico. La prima operazione consiste nella compilazione di un questionario composto da una serie di voci che riguardano per la prima parte i dati dimensionali e per la seconda parte una serie di domande relative agli alloggi esaminati. Dalla somma delle risposte positive alle domande risulta un punteggio per ogni alloggio che permette di collocarlo all’interno di una graduatoria […] La seconda operazione […] consiste in un confronto di diverse soluzioni di pianta aventi il medesimo numero di letti, ed omogenee relativamente ad alcuni parametri dimensionali e allo schema distributivo. […] Terza operazione infine, la più importate secondo Klein che considera le due precedenti preliminari, è il metodo grafico che permette di verificare […] l’andamento dei percorsi e la distribuzione delle aree per la circolazione, la concentrazione delle superfici libere da arredi, le analogie geometriche e le relazioni tra gli elementi che compongono la pianta, le ombre portate, il frazionamento e l’ingombro delle superfici delle pareti14. Si ritiene opportuno sottolineare che nel metodo di Klein, per quanto sperimentale ed estremamente razionale e razionalista, ci

siano

due

punti

fondamentali

per

metodizzare l’immaginazione deduttiva in ambito abitativo. Il primo è il principio del rigore operativo. Klein si avvale di una forma sempre uguale, ripetibile, comparabile e precisa di catalogazione delle piante che osserva. Allo stesso modo alla radice di un modello immaginativo devono essere stabilite regole precise,

7

convenzioni

grafiche

sempre

identiche e determinati punti nevralgici 7. Alexander Klein, Piante tipiche di alloggi minimi, 1925

diverse ma non conseguenze di cause attive,

del cambiamento che rendano gli scenari

semplici configurazioni differenti di una

modificati tra loro paragonabili.

stessa realtà geo-referenziabile.

Il secondo è il ruolo che assume il dato

A proposito di piante, al fine di introdurre

grafico nel processo. Quella che qui è la fase

uno strumento autorevole, è interessante

della deduzione, in Klein è il prediletto terzo

ricordare il metodo valutativo (e ora si

punto: la verifica di criticità e potenzialità

direbbe

passa comunque per la rappresentazione

immaginifico)

delle

piante

di

Alexander Klein, atto alla garanzia di quantità e qualità sufficienti negli alloggi minimi. Di seguito è trascritto il processo dell’architetto nelle fasi della verifica.

24

14   Matilde BAFFA RIVOLTA (a cura di), Augusto ROSSARI (a cura di), Alexander Klein. Lo studio delle piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Scritti e progetti dal 1906 al 1957, Gabriele Mazzotta Editore, Milano 1975, pp. 35-36.

Libro I


delle stesse. Quella che fino a questo momento poteva considerarsi un’operazione racchiudibile in caselle o colonne di una tabella,

nell'atto

dell’immaginazione

o

del progetto, che dir si voglia, necessita di

trasferirsi

nell’immagine

allegorica,

rappresentando, secondo convenzioni di segno, quello che può aspettare nel futuro il progetto in questione. Il significato e il ruolo ricoperti dalla fase nella quale la conoscenza si fa progetto -e viceversa- sono comunque questioni di pura valutazione e non devono essere ascritte alle complessità del progetto d’architettura integrale (anche se la completezza non si può raggiungere). L’impossibilità, tuttavia, di conoscere ogni aspetto delle condizioni contemporanee

(nei

campi

economico,

politico, ambientale e così via) fanno sì che alcune immagini dedotte compaiano come possibilità non confermate dalla eccessiva conoscenza dei fenomeni e lo studio delle fonti bibliografiche o sitografiche dovrà, in certi casi, risultare sufficiente alla costruzione delle possibili immagini di futuro.

Architettura attivata

25


26

Libro I


Modi di abitare La No Stop City [‌] evitava il continuo spezzettamento immobiliare tipico della morfologia urbana tradizionale: la città diventava una struttura residenziale continua, priva di vuoti e quindi priva di immagini architettoniche. I grandi piani attrezzati, teoricamente infiniti, o dei quali il perimetro non interessava assolutamente, penetrati da una griglia regolare di ascensori, potevano essere liberamente organizzati secondo funzioni diverse o secondo forme di aggregazione sociale nuove.

Andrea Branzi, 19664


Introduzione alle distinzioni

abitare in una certa città, eccetera). Nel primo come nel secondo caso, le necessità di circoscrizione (o, in ugual misura semantica, la tensione espansiva dei confini tematici)

Come

racconta

costruzione

Peter

della

Eisenman,

serie

nella

Micromegas

di

Daniel Libeskind, i processi del disegno sostituiscono o

a

essenzialità

rapportabile

qualunque

una a

forma

quella

casualità elementare,

della

scrittura . 1

diventano un porto di salvezza per gli autori, certamente consapevoli del rischio nel trattare interamente il macro-tema nel quale inseriscono le proprie tessere del puzzle. In questo capitolo, quindi, s’intendono trattare

gli

aspetti

salienti

che

Nell’ordine dell’infinto o del nulla, lo stato

caratterizzano modi atipici (intesi come

delle cose può essere ricondotto a sintagmi

assenza dei caratteri propri del tipo -di

ripetuti e sintetizzabili come segni di una

abitare- consueto e normale2) di occupazione

matita o lettere dell’alfabeto. La decostruzione

dello spazio finalizzati alla prassi abitativa

del dato fisico può dunque essere un utile

contemporanea, in un’ottica di lettura

strumento per la rappresentazione di stati

trasversale.

complessi.

soffermarsi troppo sui sistemi occupazionali

Se nei capitoli precedenti si sono tracciati gli

sfumati

confini

dell’argomento, trattazione

la

interpretativi

necessità

comprensibile

e

di

una

focalizzata

impone, ora, di categorizzare (e quindi discretizzare

ulteriormente)

il

tema,

stabilendo una forma di scrittura per costruire i confini delle immagini dell’abitare da

restituire.

L’operazione

appare

imperativa dal momento in cui i presupposti teorici che legano i vari concetti e i risultati fenomenologici costituiscono un palinsesto

Quest’ultima,

piuttosto

che

ed aggregativi, intende incrociare temi classificati (estratti da una decantazione della

complessità

contemporanea)

per

comprendere i processi basilari garanti dei mezzi di comprensione particolare delle innumerevoli declinazioni fenomenologiche. In altre parole, dallo studio dell’eterogeneo e del particolare, si cercheranno di ricavare - tramite processo induttivo - una serie di regole che possano in parte spiegare la grande quantità di manifestazioni abitative contemporanee.

necessario per esprimere l’ipotesi centrale.

La definizione delle distinzioni abitative

L’ambiguità della sintetizzazione qui operata

diventa quindi elemento basilare di scelta

risiede nel complesso panorama di parametri

e si fa parzialmente carico degli esiti

applicabili

nell’eterogeneità

di ricerca. L’ambiguità permane come

del materiale bibliografico che, a vario

aggettivo inesorabile: nell’ambito di una tanto

titolo, ha arrischiato una sua trattazione.

complessa definizione (per la pluralità non

Quest’ultimo, infatti, molto spesso finisce

solo dei significati ma anche dei significanti),

per circoscrivere l’aspetto che introduce

la pretesa di completezza finisce per essere

in un tema ben più specifico (la collettività,

accettata in una chiave di rigore operativo.

al

tema

e

la temporaneità, la flessibilità e così via) oppure rischia di diluirlo nella vastità del ragionamento al punto da perdere, per certi versi, le fila stesse del discorso (una storia dell’abitare, le tipologie dell’abitare,  Peter EISENMAN, La fine del classico, traduzione di Renato RIZZI, Mimesis, Milano 2009, p. 46.

Spazio, tempo, occupante I perni tematici dell’operazione sono tre: lo

1

28

2   Dizionario italiano Garzanti, Garzanti Linguistica, Milano 2002, p. 181, voce: atipico.

Libro I


spazio, la fisicità dell’architettura, il tempo, il divenire inesorabile, e l’occupante, il fruitore dello spazio in funzione del tempo. Nelle classi così formulate la peculiarità

[…] dagli anni novanta l’abitare è percepito sempre più come qualcosa di temporaneo e itinerante, riferibile non più a spazi chiaramente definiti bensì a pratiche che in molti casi […] hanno a che fare con la ridefinizione dei modelli di convivenza e con adattamenti e reinvenzioni provvisori […]4.

risiede nel fenomeno di attivazione di uno degli elementi; divenendo, questi, elementi centrali nella costruzione del concetto, l’attivazione è da intendersi concretamente, come gesto, operazione, movimento. Dal momento in cui uno dei sistemi interni è attivato dalla chiave di lettura singolare (spazio, tempo od occupante), la formulazione comunicativa richiede che si definiscano tre nuovi tipi di abitare, tre sistemi interni a quello

Ecco che, a catena, le influenze del cronoabitare si palesano anche sugli abitanti, andando a condizionare le pratiche abitative di molti e variegati soggetti che praticando una più radicale libertà dell’abitare devono fare i conti con nuove condizioni del lavoro, nuove forme di convivenza, nuove modalità della vita di relazione collettiva5.

generale, instabile e più vasto (i quali sono

In ultimo, l’occupante che si attiva genera

qui assunti come sue porzioni costitutive).

ciò che si potrebbe definire un auto-

Così, se ad attivarsi sarà lo spazio si potrà parlare di multi-abitare, e quindi di case capaci d’ospitare più attività, cioè più utenti differenti (concependo la diversità interna all’utenza come difformità in un certo senso, seppur riduttivo, abitudinale). Se è vero

abitare,

dove

auto

esprime

autonomo

e non automatico. In questo caso, le forme stesse della casa (sia in termini intangibili che materiali) sono decise dagli abitanti in varia misura. La scelta è qui ciò che contraddistingue il ruolo delle persone

che

utilizzano

l’architettura.

che […] le forme dell’abitare non coincidono

Yona Friedman, nella quasi totalità della

più strettamente con i profili sociali [e] sono

propria produzione letteraria, ha tentato di

espressioni di condizioni trasversali, comportamenti

esprimere, seppure attraverso non isolate

particolaristici

astrazioni

che

si

universalizzano

e

si

semplicistiche,

l’urgenza

di

sostengono su reti sociali ampie […]3, si può

sbarazzarsi dell’attuale ruolo del progettista,

allora affermare che lo spazio attivato si

trasfondendo le competenze creative e

misuri in diretto contatto con la propria

gestionali agli utenti stessi, in un processo

utenza, la quale, si destabilizza esattamente

da lui definito di autopianificazione. Lo

come l’architettura, inseguendo un graduale

scenario estremo proposto dall’autore

adattamento al tempo che passa.

genera una condizione ipotetica nella quale

Quando si attiva il tempo, le implicazioni dinamiche richiamate indirizzano a un crono-abitare. Questo si riferisce a dimore per soggiorni temporanei, quindi ideate o spontaneamente adattate al tema della modificazione temporale (in risposta al ventaglio

di

prevedibili temporale

perturbazioni

dell’avvenire). e

plausibili La

e

questione

temporanea

stabilisce

potenziali tangenze con l’assetto spaziale. Arturo

Lanzani,

a

proposito

scrive:

3   Angelo SAMPIERI (a cura di), L’abitare collettivo, Franco Angeli, Milano 2011, p. 12.

l’architetto è relegato a mero educatore e, talvolta, a mediatore dei processi6. Tale visione rappresenta dunque un controllo reale ed attivo degli abitanti nei confronti dello spazio che abitano o che abiteranno. Tuttavia, l’auto-abitare può palesarsi anche sotto vesti meno radicali, in un’ottica di partecipazione più controllata dal tecnicomediatore. Alejandro Aravena - e la sua 4  Multicity.lab, Milano. Cronache dell’abitare, Bruno Mondadori, Milano 2007, p. 313. 5   Ivi, p. 314. 6   Yona FRIEDMAN, L’architecture de survie. Une philosophie de la pauvreté, Édition de l’éclat, Parigi 2006.

Modi di abitare

29


Elemental S.A. - ha elaborato una sorta di

successivi casi studio si vedrà come molti

manifesto che si fa punto di contatto tra

di essi rientrano in più di uno dei generi

l’autocostruzione controllata e la dimensione

abitativi qui proposti.

incrementale (e quindi temporale) delle abitazioni:

Il denominatore comune che emerge da queste brevi definizioni elementari coincide

Out of the 3 billion people living in cities today, 1 billion is under the line of poverty. By 2030 out of the 5 billion people that will be living in cities, 2 billion are going to be under the line of poverty […] That is why we thought of putting in place an OPEN SYSTEM able to channel all the available forces at play. In that way people will be part of the solution and not part of the problem. On the other hand, it is a fact that available resources are not enough […] In order to face scarcity we propose a principle of INCREMENTALITY 7.

con un fattore dinamico, un mutamento che, per quanto già anticipato nella lettura della contemporaneità nei suoi più differenti aspetti, ha un corpo, assume le sembianze definite da un rapporto. Quest’ultimo si genera, per quanto ovvio, tra l’essere umano e lo spazio che lo circonda, disegnando un circolo di influenza reciproca già raccontato da Sartre nella Critica della Ragione Dialettica: […] l’homme est médié par les choses dans la mesure même où les choses sont médiées par l’homme […]8. Ciò che nasce dal contatto essere umano-spazio abitativo è quello che la ricerca tenta di studiare. Questo scambio

Elementi in reciproca relazione

è reciproco: l’abitante modifica lo spazio Le tre forme residenziali appena accennate sono chiaramente legate tra loro. Le dinamiche interne che stabiliscono i margini di definizione di ciascuna di esse, in realtà, fungono da elementi di inter-connessione, per cui: lo spazio attivato è direttamente influenzato dagli usi dei suoi occupanti e, vien da sé, dalla durata temporale dei vari utilizzi; il tempo attivato è dipendente dalle necessità delle persone che abitano e da forme di spazio sempre più dinamiche; l’occupante attivato,

tanto quanto lo spazio modifica l’abitante. Se infatti il primo può ottenere risposte spaziali in funzione di come organizza i luoghi, dispone gli oggetti, progetta gli ambienti, il secondo ha una forte influenza sul modo d’abitare e, nella propria essenza strutturale e

immodificabile,

impone

che

l’abitante

si adegui alle possibilità che il luogo offre. La lettura di tale dinamica conduce quindi a misurare l’architettura abitata da un punto di vista differente, capace di rendere

infine, è condizionato dalla concretezza dei

l’ambiente antropico attivo. L’attivazione

luoghi sui quali ricade il giudizio e l’azione

della casa e dei suoi elementi assume, nella

sociale e dalla questione temporale intesa nella

presente trattazione, un valore di sfondo

più intima accezione di divenire. La reciproca

incommensurabile: la materia alla quale ci si

relazione è anche indicata se si pensa che

riferisce è infatti costituita dall’analisi delle

le strutture qui proposte dovrebbe ro

cause e delle conseguenze (sostanza plastica

soddisfare la possibilità di comprendere una

per un progetto) generate dall’interazione

discreta quota della complessità dell’abitare

abitante-abitazione in un paradigma di

contemporaneo. A questo proposito, pare

ambiguità relazionale.

impossibile costringere i modelli individuati nella limitatezza della non sovrapposizione (e quindi nella filosofica categorizzazione). I reciproci contatti sono infatti da intendere in forma di possibile compresenza: nei 7   Elemental, ABC of Incremental Housing, in: [http://www.elementalchile.cl/en/projects/abc-ofincremental-housing/], ultima cons. 25 ottobre 2017.

30

8   Jean-Paul SARTRE, Critique de la raison dialectique, Gallimard, Parigi 1960, p. 165.

Libro I


8

alle abitazioni sui canali di Amsterdam o ai

Multi-abitare

palazzi veneziani, la stratificazione temporale ha garantito (a causa degli interessi sempre diversi via via sovrappostisi) un certo grado di possibilità d’uso e d’adattamento. Come

Ora, per abitarci, Pin più che una camera ha un ripostiglio, una cuccia al di là d’un tramezzo di legno, con una finestra che sembra una feritoia, stretta e alta com’è, profonda nello sbieco del muro della vecchia casa […]9. Tra le tantissime citazioni strumentali ad aprire un capitolo che parli di spazio e di abitare, Italo Calvino coglie quel senso di

afferma Robert Kronenburg:

8. Un'esposizione di abitazioni e un quartiere abitato all'interno di uno stadio. Junzo Sakakura, Osaka Stadium, 1950 (demolito nel 2000), Osaka

[…] flexible architecture is not a new phenomenon, but a form of building that has evolved alongside human beings’ developing creative skills. It has a long and fascinating history that intrinsically linked with the development of architectural form. Where function have necessitated a responsive, built environment, flexible architecture has formed at least a part of the solution10.

possibilità che un ambiente porta con sé. Quello che il giovane Pin usa come stanza

Il multi-abitare non deve tuttavia essere

da letto è più che una camera un ripostiglio. Il

confuso con la flessibilità spaziale, almeno

fatto che lo spazio sia comunemente pensato nella destinazione di un ricovero per oggetti domestici non significa che il protagonista non possa di fatto abitarci nelle sue nottate, sfruttando i pochi metri quadri per il proprio letto e la piccola apertura come punto di contatto con il mondo esterno.

non con la sua accezione comune. Lo spazio che si adatta include un ventaglio di possibilità molto ampio. Nel multi-abitare partecipano,

infatti,

ambienti

dinamici,

con parti mobili e trasformabili, ambienti fisicamente statici ma in qualche modo svuotati del superfluo, in un’ottica di continua e costante personalizzazione della

La residenza che si adatta agli usi è un

propria abitazione, ambienti modulari, nei

fenomeno definibile quasi come fisiologico,

quali il senso dinamico deriva dalla facilità

tanto pare affondare le proprie radici alle

di montaggio e smontaggio e così via.

origini dell’architettura. A partire dalle forme nomadi d’abitare, nelle quali in parte si ha la ragione di quella visione itinerante e mobile degli spazi, oggi riscoperta, fino   Italo CALVINO, Il sentiero dei nidi di ragno, Mondadori, Milano 2011, pp. 13-14. 9

In altre parole, il multi-abitare va qui inteso

come

declinazione

residenziale

del concetto di Herman Hertzberger di 10   Robert KRONENBURG, Flexible. Architecture that Responds to Change, Laurence King Publishing, Londra 2007, p. 11.

Modi di abitare

31


architettura interpretabile11. Questa si rifà ad

Ma lo spazio dell’abitare può modificarsi

analisi che si riferiscono in parte ad aspetti

anche in maniera più sottile, in un rapporto

di occupazione spontanea (ambito del

stringente con il passare del tempo e con

capitolo sull’auto-abitare) concependo gli

la percezione dei suoi utilizzatori. Come

spazi come pura forma che l’utilizzatore,

sottolinea Maia Engeli: lo stesso spazio può

il progettista, o chi per loro, dovranno

avere un gran numero di significati, tanti quante

saper interpretare, intrecciando i propri

sono le persone che l’hanno visitato e gli eventi che

bisogni con le opportunità funzionali che

vi hanno avuto luogo. Esso può apparire assai

la morfologia di per sé garantisce. La

diverso da mattina a sera. Luce e funzione possono

progettazione che accoglie tale principio

cambiare. La stanza in cui si fa colazione al mattino

tenta, in base alle contingenze del caso,

può diventare quella in cui si scrivono lettere dopo

di

di

pranzo13. La forza del messaggio sta quindi

interpretabilità, attraverso la riduzione degli

nell’esperire lo spazio dell’abitare come

accessori (architettonici e non) che possono

variabile a prescindere, indipendentemente

essere definiti a posteriori, a seconda

dall’architettura fisica che il progettista ha

delle attività che si andranno a svolgere.

offerto alla società. Per contro, se si accetta la

raggiungere

il

massimo

grado

In questo senso, alcuni interessanti paralleli si svelano con il tema dell’esposizione nel padiglione spagnolo alla

xv

Mostra

Internazionale di Architettura di Venezia del 2016, dal titolo Unfinished. I co- curatori, Iñaqui Carnicero e Carlos Quintáns, hanno infatti indagato il tema dell’abitare la città contemporanea attraverso la lettura degli spazi incompiuti (non completi, modificati, all’interno del processo di costruzione, ecc.), leggendoli come delle opportunità (intese come assenza fisica di elementi architettonici tipici e, talvolta, archetipi) per sperimentare nuove forme creative del progetto dell’abitare. L’esibizione spagnola, nella sua dichiarata intenzione progettuale, ha affermato una precisa volontà di concentrazione sui processi piuttosto che sugli esiti12. Nella definizione di multi-abitare, l’utilità dei concetti appena esposti risiede, dunque, nel valore che si dà allo spazio non concluso, inteso però, isolando l’oggetto dal contesto che lo genera, come architettura priva di certi suoi elementi, dall’assenza dei quali produce potenziali nuovi usi, favorevoli a uno sviluppo contemporaneo dell’idea di abitare.   René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, p.85. 12   Biennale Venezia Architettura 2016, Padiglione Spagna, Unfinished catalog, pp. 16-29, in: [http://unfinished.es/en/descarga/], ultima cons. 2 novembre 2017. 11

32

visione di versioni sempre differenti di uno stesso spazio, attraverso il filtro delle attività che vi hanno quotidianamente luogo, uno schema ottimale di progettazione spaziale può

assumere

una

nell’accompagnamento

rilevanza

strategica

delle

dinamiche

abitative. Se infatti lo spazio può considerarsi, in complotto col tempo, un elemento multiplo, dalle molteplici potenzialità, va anche ricordato come questo assuma il valore di principio generale, dimenticandosi delle forme del fenomeno. Queste ultime, va detto, sono spesso normalmente inserite in un funzionalismo quotidiano che impone, per via di forme, spazi e oggetti, una certa limitazione alla libertà d’azione negli ambienti della casa. Ciò non nega quello che si è affermato finora, ma intende solo riportare il ragionamento su un piano più attinente al concreto, per il quale la maggior parte delle persone, in camera da letto, principalmente dorme. Aldilà dell’uso è però innegabile che lo spazio contenga una componente fruitiva generata dalla propria forma, potenziale materiale e

fisico

dell’architettura

e

della

città.

Il modello, più volte teorizzato e praticato fattivamente ovunque -si vedrà come- che si vuole qui indicare come strategia generica individuata (ovvero come scala valutativa), 13   Maia ENGELI, Storie digitali. Poetiche della comunicazione, Testo & Immagine, Torino 1999, p.19.

Libro I


è quello che contrappone, nel progettare lo

Casa Schröder al sagrato di una qualsiasi

spazio architettonico, una struttura rigida

chiesa europea, la molteplicità spaziale, dei

con un tessuto (generalmente riempitivo)

suoi usi effettivi e potenziali, superati e da

più morbido e modificabile. Tale modello,

scoprire, si cala nell’analisi della molteplicità

definito da Bernard Leupen come frame

nell’abitazione contemporanea con la valenza

concept in continuità con il support concept

di un colore primario in una tavolozza di

di N. John Habracken degli anni ’50 del

strumenti analitici ibridi.

xx

secolo, è qui assunto più come chiave

di lettura che come strumento progettuale ad hoc14. Con la nuova dimensione scalare di hardware e software (altra nomenclatura diffusa), il meccanismo funziona tanto nella sedia, quanto nell’edificio, quanto nel quartiere. Attraverso questa lettura, la base strutturale multiforme resta invariata (per esempio telaio della sedia, pilastri e orizzontamenti di un’abitazione, strade e rete fognaria di un quartiere) e accoglie sempre differenti varianti di saturazione dello spazio interno (perciò, i cuscini della sedia, i tamponamenti, le partizioni, gli impianti e gli arredi dell’abitazione, le residenze, la scuola, la chiesa, i negozi e il verde urbano del quartiere). Non si tratta ormai di una lettura progettuale isolata. Da Frei Otto ad Alejandro Aravena, in giro per il mondo e col passare del tempo, l’idea della parte solida contrapposta e propedeutica a quella liquida, è divenuta quasi una forma di

commercializzazione

dell’architettura,

arrivando oggi a non potersi classificare nemmeno più come sperimentazione. In generale la questione del multi-abitare va letta come concetto, come filtro per l’osservazione

e

come

manifestazione

fenomenologica variamente tradotta. Lo spazio che accoglie usi e tempi diversi è praticamente ovunque, con accenti e concentrazioni tematiche differenti. Dalla 14   time-based Architecture, p. 18. La trattazione del concetto viene qui accolta solamente nella sua definizione generale. Approfondendo infatti i contenuti, la fissità delle affermazioni sulla cornice rigida (di durata media minima non inferiore a 100 anni) e sul riempimento flessibile e variabile (teoricamente sviluppato su livelli attivi differenti, i quali non devono relazionarsi vicendevolmente) appare troppo ideologica e rigida per essere integralmente valida al di fuori della trattazione nella quale viene espressa.

Modi di abitare

33


9 9. La 'giungla' di Calais, un intero villaggio costituito da sole tende e baracche che ospitava circa 3000 migranti, Calais (Francia)

quali si rimanda al sotto-capitolo sull’auto-

Crono-abitare

abitare) rientrino a pieno titolo nella forma cronologica della residenza, la complessità del

Marc Augé, in uno dei suoi esperimenti letterali etnografici, lavora sulla cronistoria di un caso immaginario appartenente a una nuova categoria sociale: i senza fissa dimora15. Si tratta di soggetti lavoratori ma

in

combutta

con

le dinamiche lavorative della trasferta, espande

ampiamente

l’argomento

dell’abitazione temporanea a una quota di individui ben superiore rispetto a quella comunemente immaginata.

non abbastanza retribuiti da permettersi

Parlare di crono-abitare significa sviluppare

un’abitazione fissa e stabile. Nella cornice di

un ragionamento legato al tempo, alle sue

un dramma psicologico, Augé rappresenta

dimensioni misurate (secondi, minuti, ore,

la mancanza di ancoraggi spaziali nella vita

giorni, mesi, anni) attraverso l’immancabile

di questi nuovi vagabondi, all’insegna di un

prassi abitativa la quale, anch’essa, richiede

errare continuo che vede soggiorni brevi un po’ ovunque, dalla macchina, alla casa di

un

sistema

di

misurazione

(attività

e

spazi, in reciproche relazioni variabili).

amici, all’hotel.

Proporzionalmente, dunque, si vengono

Cronologico, temporale, temporaneo, non

quelle residenziali; le associazioni che ne

sedentario, come una bomba a orologeria

conseguono, in un primo livello analitico,

il crono-abitare può cambiare forma da un

legano a date quote di tempo, in teoria

momento all’altro. Prassi abitativa tipica di

statisticamente

popolazioni, gruppi sociali e individui non

numero di attività quotidiane. L’incognita,

sedentari, la residenza non fissa viene spesso

per ora, sembra essere lo spazio dedicato,

riduttivamente identificata con quella di ceti

o

sociali marginali, nomadi per tradizione e,

morfologico e materico del/i locale/i da

talvolta, occupanti illeciti di suolo pubblico.

adibirvi. Cosa potrebbe accadere, però,

Sebbene queste categorie sociali (per le

se si invertissero i termini dell’equazione?

a rapportare le scansioni temporali con

15   Marc AUGÉ, Diario di un senza fissa dimora, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011.

34

contemporaneo,

meglio,

il

enumerabili,

progetto

un

certo

dimensionale,

Quando l’attività e lo spazio sono noti, come indovinarne il tempo effettivo? Il tempo

Libro I


che caratterizza un certo tipo di abitare è

e

rischioso,

eccetera18.

Le

da analizzare congiuntamente con i fattori

sintattiche

esterni che lo determinano (lavoro, famiglia,

confini

ideali

guerra, fame, disastri ambientali e così via).

(antico,

permanente,

Di conseguenza la risposta al quesito si può

nuovo, temporaneo, rischioso) pronti a

solo ritrovare in una strutturata indagine sui

fronteggiarsi nel campo dell’architettura

fattori specifici, geograficamente declinati

e più nello specifico, strumentalizzandone

e deformati, responsabili di un nomadismo

i fini, nel progetto della casa. Sebbene le

2.016.

rigide classificazioni risultino spesso fallaci, è

In contrasto con l’opinione critica di

(e degli altri fattori citati da Koolhaas) sia

Umberto Galimberti, per il quale: la tirannide

diffuso a tutto il costruito. L’accelerazione

dell’attualità ha contratto a tal punto la dilatazione

contemporanea è solamente un riflesso sulla

del tempo da rendere impossibile l’abitare17,

cosiddetta quarta dimensione, di traiettorie

l’accettazione di una dimensione temporale

e associazioni generate da una condizione

limitata, in scenari sempre meno episodici,

mutata della società.

dell’autore di

associazioni

disegnano

due

i

schieramenti

fiorente

contro

facile immaginare come, il ruolo del tempo

delle condizioni abitative attuali, si propone come sfida del progetto di casa odierno, incrociata con le altre due cromie primarie del multi-abitare e dell’auto-abitare. In questo senso è chiaro che, aldilà del giudizio ideologico sui fatti e la contemporaneità, non si ritiene corretto un contenuto di valore nei confronti dell’abitare e delle forme che esso assume; qui si preferisce riferirsi a un potenziale progettuale, entro il quale rendere l’abitare una risposta coerente con quelle che sono le dinamiche sociali e globali dell’oggi anziché interrogarsi sulla moralità dello stato delle cose. Rem Koolhaas, nella sua concettualizzazione della nuova città abitata, sfiora il tema del tempo nella quotidianità abitativa introducendolo, in

In ogni caso, l’eterogeneità e la quantità delle manifestazioni del crono-abitare, sono elementi indispensabili per dare forma all’entità immateriale del tempo. La fenomenologia dell’abitare temporaneo può essere molto lucidamente sviscerate come segue: La “temporaneità”, il carattere itinerante e flessibile dell’abitare contemporaneo, non è legata solo alla presenza di variegate popolazioni che si muovono (per lavoro) fra le diverse città e metropoli o alla presenza di una nuova più instabile ed erratica immigrazione, ma anche più diffusamente alle pratiche abitative di molti e variegati soggetti che praticando una più radicale libertà dell’abitare devono fare i conti con nuove condizioni del lavoro, nuove forme di convivenza, nuove modalità della vita di relazione collettiva, in un territorio urbanizzato che a sua volta perde linearità19.

un elenco di contrasti particolarmente emblematici, simultanee

nelle

contraddizioni

nell’architettura:

Il tempo è quindi, ormai appare chiaro,

giudicare

conseguenza della società, dei suoi flussi

il costruito come statico non ha alcun

e delle sue domande. Ma da passivo, lo

senso dal momento in cui in esso si

scorrere di minuti, ore e giorni, passa ad

palesano contemporaneamente antico e

attivo, se lo si considera nella sua dinamica

nuovo, permanente e temporaneo, fiorente

relazione con l’ambiente costruito, con

Il termine, volutamente provocatorio, non nega le fasi di un abitare nomade che hanno caratterizzato vari luoghi del globo nella storia. Esso insiste, tuttavia, sul dato di fatto di un’attuale crescente e diffusa mobilitazione degli individui come di intere popolazioni per ragioni spesso disparate ma, in effetti, contemporanee. 17   Umberto GALIMBERTI, L’architettura e le figure del tempo, in: Tema Celeste, n. 10, Gennaio-Marzo 1987, pp. 36-40. 16

l’architettura. Se infatti, per la propria natura impalpabile, il divenire necessita di una traduzione materiale e fisica, il costruito, 18   Rem KOOLHAAS, Junkspace, in: October (MIT Press), n. 100, Primavera, Cambridge 2002, pp. 175-190. 19  Multicity.lab, Milano. Cronache dell’abitare, Bruno Mondadori, Milano 2007, p. 314.

Modi di abitare

35


fulcro di una trattazione che resta legata alla

volta definito da un’architettura che accetta

disciplina architettonica, deve adeguarsi

d’essere utilizzata per usi non costanti

alle perturbazioni temporali progressive

(smussando sempre più le barriere qui

e, di fatto, inevitabili. Gli sviluppi, talvolta

imposte che dividono il multi dal crono-

necessari, di una teoria che si rivede in

abitare).

prassi para-abitative (come abitare nelle automobili o la filosofia del campeggio) e che intende coniugarle con le pratiche dell’abitare più tipiche per la ricerca sull’architettura

temporanea,

sfociano,

talvolta, in paradossi costruiti e non. La Skyhaus di Richard Horden è una sorta di abitazione aerotrasportabile che si localizza per soggiorni brevi sulle catene alpine. Il background di un simile prototipo, come di innumerevoli altri20, sta nella degenerazione (termine qui da intendersi al di fuori del discorso etico) del concetto di temporaneo, il quale esaspera l’oggetto sul quale si accanisce a tal punto da modificarne il linguaggio, le relazioni con società e conteso, il valore comunemente Le

associato

sperimentazioni

in

all’architettura. questo

campo,

ormai diffuse nel dibattito, nelle mostre, in libri e riviste tematiche, rimandano a un limite definitivamente infranto tra campi disciplinari,

permettendo

alla

costante

temporale - e temporanea - di insinuarsi tra le pieghe di spazio che intercorrono tra l’edificio e gli oggetti del design. Anche le forme dell’arte contemporanea ultimamente indagano il rapporto tra abitare e breve periodo di tempo, in ironiche quanto provocatorie immagini del contemporaneo. La chance delle soluzioni realmente abitabili sembra dunque essere unicamente quella di farsi prodotti sistemici, dotati di una sicura e chiara programmazione a priori, inserendosi magari in prassi parassitarie dove si ritenga necessario un intervento tanto mobile quanto radicale. Senza divagare ulteriormente si vuole concludere definendo il crono-abitare con l’abitare temporaneo, quest’ultimo a sua 20  Per un approfondimento sul tema si consiglia: Rebecca ROKE, Mobitecture: Architecture on the Move, Phaidon, Londra 2017.

36

Libro I


10

prima di tutto dalla scala degli oggetti.

Auto-abitare

Nell’ambito del design, la progettazione da parte degli utenti stessi, è un tema in Italia acutamente trattato da Enzo Mari in

Un

kit

di

montaggio

auto-costruibile.

È

per

quello

una

che

casa

Buster

Keaton e Eddie Cline, in forme quasi profetiche (sebbene le premesse fossero presumibilmente ironiche), immaginano in un cortometraggio del 192021. In una settimana, una coppia di neosposi è ritratta

autocostruzione? e nella sua decisiva fiducia nei mezzi degli utilizzatori22. Due anni prima (1972) del volume di Mari, Giancarlo De Carlo pubblica The Architecture of Participation e imposta una cultura del progetto fondata sull’inclusione sociale anche nelle fasi decisionali23.

alle prese con il montaggio e la gestione

Con auto-abitare si vuole intendere qui un

della propria stessa casa. Nella comicità

processo coinvolgente i diretti interessati

della pellicola non mancano riferimenti

(nel

al doppio uso degli elementi (parapetti

definizione dei confini e delle caratteristiche

che diventano scale, pareti che ruotano

dell’architettura (da un punto di vista

tra interno ed esterno e così via) e, verso

liberamente

la fine, alla possibilità addirittura di

svolgimento delle loro attività. L’importanza

trasportare con l’automobile l’abitazione

dell’autoprogettazione di Mari risiede proprio

intera, costruita in legno e completamente

nel potenziale del singolo il quale, pur non

a secco. Anche se ridicolizzata, l’immagine evocata da One Week è di una pulsante attualità. La concretizzazione del progetto auto-costruito è oggi una realtà e, anche se affonda le proprie radici nel passato e nelle cooperazioni di vicinato e delle comunità rurali,

ha

assunto

oggi

un

carattere

potenzialmente sistematico, il quale passa   Buster KEATON, One week (1920), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=sFLHbpBPahE], 19 marzo 2015, ultima cons. 28 ottobre 2017. 21

10. Insediamento costruito dagli studenti di Architettura di Stoccarda, TU Stuttgart (coordinamento di: Peter Hübner e Peter Sulzer), Bauhäusle, Stoccarda, 19811983

presente

caso,

gli

multi-scalare)

abitanti)

dedita

nella

allo

avendo tempo, competenze e forza per realizzare la propria casa nella sua totalità, è comunque in grado, magari attraverso mezzi educativi appositamente studiati, di partire dall’elemento d’arredo. A catena, allacciandosi alle riflessioni di De Carlo, si somma e si estende il processo, ottenendo la 22  Enzo MARI, autoprogettazione?, Edizioni Corraini, Mantova 2002. 23   Giancarlo DE CARLO, L’architettura della partecipazione, Sara MARINI (a cura di), Quodlibet, Macerata 2013.

Modi di abitare

37


stanza, la casa, il quartiere e la città24. Caratteristica

fondamentale

comprensione

dell’autonomia

per

gli esiti delle suddette occupazioni sono, la

nell’abitare

sta nella propria forma frattale. Il ruolo del residente nel processo progettuale e realizzativo dell’opera può coprire una percentuale quasi nulla (è il caso delle interviste

ai

cittadini

precedenti

alle

operazioni immobiliari, per esempio) come la quasi totalità del fenomeno (le baraccopoli auto-costruite degli slum indiani, all’interno dei quali, non solo l’architettura è autonoma ma addirittura ogni aspetto giuridico e amministrativo). Le ricadute che il ruolo attivo dell’occupante comporta

nella

complessità

dell’abitare

sono, in realtà, le più insidiose da indagare. La prima distinzione, doverosa per una piena assimilazione del concetto, va operata tra

in realtà, molto interessanti: inglobando esempi di crono e multi-abitare, le abitazioni di nomadi, migranti, abusivi, senzatetto, eccetera, costruiscono una vera e propria enciclopedia dell’adattamento. Malgrado la lettura distaccata che ne può scaturire, tornando coi piedi per terra, la questione dell’abitare marginale e illecito (come detto, sfaccettatura dalle lunghe ombre dell’autoabitare) pone uno spinoso quesito alla professione stessa; come ricorda Raffaele Panella: Le organizzazioni mondiali parlano di un miliardo di esseri umani che vivono in condizioni abitative semplicemente spaventose, con una tendenza a raddoppiare e triplicare il fenomeno nei prossimi venti anni. Politiche come la rigenerazione urbana o l’autocostruzione hanno un significato completamente diverso se pensiamo ai 5-10 milioni di individui emarginati di Mexico City o San Paolo o a Calcutta […]25

l’analisi di processi occupazionali spontanei e il progetto consapevole derivante da

Non è purtroppo possibile, in questa sede,

tangenze e intersezioni del ruolo dei

approfondire il tema. Si avrà però modo,

cittadini nella costruzione delle abitazioni.

nelle traiettorie analitico-progettuali che

Nel primo caso, infatti, le dinamiche di

seguono, di sfiorare e intersecare il fenomeno

appropriazione

condizioni

appena sollevato. La lettura di casi studio

che esulano, per certi aspetti, dalle finalità

reali potrà incuriosire e informare, seppur

di questa ricerca, e si palesano qui come

non esaustivamente, a proposito di questa

fenomeno fertile, ricco di opportunità,

sfaccettatura dell’auto-architettura residenziale.

non risolto, dinamico e soprattutto, aspetto

Nel secondo caso, l’auto-abitare muta in un

troppo

di

fenomeno pianificato e previsto, una sorta

che

di appropriazione premeditata. Senza voler

conquista uno spazio, lo fa suo con i mezzi che

anticipare alcune delle svariate modalità

la natura del fenomeno e delle circostanze

attraverso le quali si declina questa seconda

gli offrono. In questo senso, tale modalità,

versione,

semplicisticamente definita come illecita,

contenuti e conseguenze del metodo.

di partecipazione alla realizzazione della

Dal Balloon frame alle case contadine del

propria abitazione è integrale (copre quasi

passato, la cooperazione sociale, spesso

tutte le tappe del processo) ma in bilico,

priva di schemi e direttive imposte da terzi,

instabile perché priva di certezze e di

ha dimostrato l’indipendenza nel processo

durabilità

Dall’osservazione

realizzativo delle proprie dimore. Tale

dei temi spaziali più vicini all’architettura,

processo veste oggi gli ambigui panni di un

spesso

peculiarità

nascono

dimenticato,

culturali.

nel

da

tempo.

pregno

L’occupante

è

fondamentale

introdurre

filtro di lettura ontologico dell’abitazione   Per le teorie dal sapore utopico riguardanti la forma scalare della partecipazione sociale, si rimanda il lettore a: Yona FRIEDMAN, L’Architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà, traduzione di Giulietta FASSINO, Bollati Boringhieri, Torino 2009. 24

38

stessa: la vera essenza della residenza si 25   Enrico PRANDI (a cura di), Community/ Architecture, Festival Architettura di Parma, Parma 2010, p.21.

Libro I


palesa solo attraverso la mente di chi la casa

esperienze universitarie, come i cosiddetti

la abiterà. Le sfumature interposte tra tale

cantieri didattici, sono iniziative da tempo

radicalizzazione e le limitazioni al processo

consolidate nel panorama italiano e ancora

autonomo fanno tutte parte di una sola e

di più in quello internazionale (si pensi al

variegata cornice che vede l’occupante in

progetto easa)27.

prima fila, l’abitante attivo. Rifuggendo da facili banalizzazioni, può tornare utile pensare alle analogie che la cultura dello scorso secolo ha prodotto e, in questo caso, ricorrere alle metafore filosofiche derivanti da una rilettura di Deleuze:

Nella prassi abitativa concreta, comunque, al di fuori degli ambiti di ricerca, le dirette conseguenze

del

nuovo

ruolo

centrale

rivestito dall’occupante sono una forma naturale

di

aggregazione

comunitaria

e un profondo ripensamento del ruolo

A metà degli anni Settanta Gilles Deleuze e Félix Guattari hanno messo a punto un programma filosofico e politico per una letteratura minore che insiste sull’animalizzazione, sull’essere-animale, secondo la loro definizione, e sul passaggio ‘dall’animale individuale alla molteplicità collettiva’: è una situazione in cui gli individui agiscono dal basso verso l’alto, integrando ‘il personale all’immediatamente politico e creando come un cane che fa il suo buco, come un topo che scava la sua tana… Trovare i punti di noncultura e di sottosviluppo, le zone linguistiche di un terzo mondo attraverso le quali una lingua sfugge, un animale si inserisce, un concatenamento si innesta’. […] E questo dove conduce l’architettura? Al disgregarsi della mediazione, al dissolversi dell’architetto nell’abitante, e, come scrive Maurice Blanchot, ‘verso la sua essenza, che è la sua scomparsa. Una volta che le nuove pratiche architettoniche hanno incominciato ad ammirare la casualità, la casualità è diventata la loro essenza. Il futuro dell’architettura prende forma nelle esigenze intensive dell’abitare, o negli objects trouvés, ed è lì che si dissolve.’ La distinzone è chiara: siamo tutti attratti dalle grandi opere architettoniche, ma anche dalla loro assenza26.

dell’architetto progettista. In primo luogo, infatti, la collaborazione degli abitanti assume le sembianze di un consolidamento dei rapporti sociali, magari di vicinato. Come è evidente, un simile senso di collettività, di appartenenza a un gruppo, ha profondi retrogusti ideologici, dei quali l’auto-abitare sembra essere, dei tre, quello più intriso. Questa ulteriore declinazione argomentale non

deve

strettamente

tuttavia

essere

dipendente

considerata

dall’autonomia

dell’abitare. Le forme residenziali collettive sono infatti uno scenario probabile nel contesto

dell’auto-abitare,

ma

che

può

verificarsi anche in assenza di esso. Questo perché la condivisione nel raggio abitativo esprime qualcosa di più ampio: una convergenza di tensioni e di attese, un orizzonte di valori, pratiche,

atteggiamenti28.

Nella

presente

ricerca la collettività è quindi indagata solo se consequenziale a un’aggregazione concentrata di interessi degli occupanti sul

Similmente a un cane che fa il suo buco, le condizioni nelle quali l’abitante può costruirsi (ormai è chiaro, sia in senso letterale che lato) la propria abitazione, stanno occupando un ruolo sempre più centrale nella ricerca contemporanea. Basti pensare, a titolo esemplificativo, al numero di risultati che si ottengono se si digita su un qualsiasi motore di ricerca: workshop autocostruzione. Infatti, le   Gabi SCARDI (a cura di), Less. Strategie alternative dell’abitare, 5 Continents, Milano 2006, pp. 50-52. P er un approfondimento sul pensiero animalistico di Deleuze e Guattari consultare: Gilles DELEUZE, Félix GUATTARI, Kafka. Per una letteratura minore, traduzione di Antonio SERRA, Quodlibet, Macerata 1996.

progetto e/o la realizzazione della residenza. La seconda direzione è invece da ricercare nella figura dell’architetto. Per naturale effetto

di

un

nuovo

ruolo

dell’attore

abitante, l’attore progettista ricalcola i propri strumenti e le proprie pratiche, rinnovando (anziché degenerando e sminuendo) la riflessione sulla disciplina. Nella maggior parte dei casi di auto-costruzione/auto-

26

27   per il sito italiano dell’iniziativa: EASA Italia, [http://easaitalia.altervista.org/?doing_wp_cron=14 96828181.5015130043029785156250], ultima cons. 28 ottobre 2017. 28   Angelo SAMPIERI (a cura di), L’abitare collettivo, Franco Angeli, Milano 2011, p. 14.

Modi di abitare

39


progettazione,

l’architetto

rappresenta

una sorta di mediatore che risolve conflitti, fornisce strumenti, definisce i limiti (fisici e creativi) ed educa al corretto svolgimento delle attività. In particolare, la definizione dei limiti fisici spesso diviene il punto d’incontro tra auto e multi-abitare, identificandosi nella contrapposizione tra hardware e software. In questo senso, mentre l’abitante si occupa di plasmare il riempimento fluido, l’architetto progetta la cornice rigida - carica di un elevato livello di responsabilità - entro la quale avviene il cambiamento continuo. Quest’ultimo elemento è, in effetti, il nodo di congiunzione con l’abitare temporaneo: se l’abitante ha la possibilità di definire la propria casa, l’estensione di tale facoltà si riflette anche nelle modifiche continue in corso d’opera, nella dinamicità temporale della

residenza.

Non

ci

si

deve

più

stupire, quindi, se si sente parlare di case incrementali e multi-generazionali come di fenomeni a discrezione degli utenti interessati e coinvolti. Ecco come, attraverso quest’ultima lettura, l’auto-abitare, in una versione integrale ed estrema, possa condurre all’autopoiesi della pratica stessa, i cui richiami metabolisti sono solo una rilettura a posteriori di non sospette sfumature ideologiche.

40

Libro I


Partendo da una prima sezione di 25 possibili

Diciassette casi studio

circostanze, le dinamiche descritte hanno condotto a onerose aggiunte, dolorose rinunce

e

inaspettate

riconsiderazioni,

approdando a un elenco finale di 17 fatti Nella selezione di esempi autorevoli da

(che resta, in ogni caso, incompleto e non del

allegare a una ricerca che ne avvalorino la

tutto esaustivo, come quasi sempre accade).

tesi e apportino un corpus argomentativo più saldo e stabile, ci si imbatte spesso in situazioni estreme di carenza o di eccesso di

Ciascun caso studio è presentato, sotto forma di scheda descrittiva, come una storia.

materiale.

A tale proposito si intende precisare che

Nelle prime come nelle seconde la ragione è

ad alcune idee di Derossi29, è motivata

la mancanza di un elemento fisso, un chiodo

da ragioni semplici: l’eterogeneità del

piantato nel muro da fissare costantemente,

materiale proposto deve costruire dialoghi

al

quale

la scelta, pur sembrando strizzare l’occhio

di

di paragone tra le interpretazioni. In questo

smarrimento. Per trovare il punto stabile

riferirsi

a

ogni

segnale

senso, il metodo parso più efficace, oltre

accade spesso, in particolare ai meno esperti,

al coordinamento grafico e alla ripetizione

di dover iniziare a scavare tra documenti,

delle informazioni per ciascun caso, è stato

libri, fotografie di viaggi e pagine web, in

quello di descrivere e analizzare in racconti

modo da afferrare una sorta di concetto non

descrittivi brevi.

ancora saldo e chiaro, che conceda però un primo barlume di comprensione del tema generale, di cosa si vuole dire e dove si vuole arrivare.

Forme, caratteristiche e posizionamento dei casi studio

Una volta stilata una prima lista non è raro domandarsi, tra stupore e delusione, se

Gli esempi individuati spiccano per un

nell’elenco ci siano almeno un paio di voci

fatto di differenza reciproca. Il tema della

valide e se, nella generalità delle scelte,

varietà di ambito disciplinare, di scala e

compaia la minima percentuale di coerenza.

di forma implica una trattazione tenuta a

A questo punto si finisce spesso per operare una selezione, entrando a pieno titolo in quel prezioso processo di eliminazioni e aggiunte che porta, alla fine, non solo a un gruppo di casi quasi completamente mutato rispetto alla primissima versione, ma anche e soprattutto alla felice scoperta del chiodo fisso, del mantra che si scopre essere stato

considerare ogni caratteristica difforme come un elemento da annotare, incasellare e sviluppare nella cornice del discorso. In questo modo si viene a costruire un piccolo bagaglio di oggetti i quali finiscono per dialogare tra loro, generando una ragnatela di traiettorie cognitive latenti, che il lettore può scegliere di seguire come di ignorare.

sempre presente, come un parassita, tra le

Resta il fatto che, comunque la si voglia

pagine sfogliate e i click del mouse, palesatosi

vedere, l’effetto della diversità conduce a

solo alla fine quasi come a voler sorprendere

una ricchezza di contenuto. La quantità

il povero ricercatore alle prime armi.

può intendersi anche come qualità se

La seguente lista di esempi è una perfetta immagine di questo movimento sussultorio gradualmente smorzato, perché ne è il diretto esito.

ogni valore viene ben individuato e messo vicendevolmente a confronto. Tale discorso 29  Brunella ANGELI, Pietro DEROSSI, L’avventura del progetto. L’architettura come conoscenza, esperienza, racconto, Franco Angeli, Milano, 2012.

Modi di abitare

41


assume però concretezza solo nel controllo

edificio pubblico, alto e basso, artificiale e naturale,

onnipresente

chiuso e aperto come una Foro […]30.

del

tema

abitativo

qui

indagato, al quale si riporta ogni lettura. In

totale

si

contano:

otto

L’elemento

progetti

architettonici realizzati, uno non realizzato e uno da realizzare, tre progetti urbani realizzati, un racconto e un romanzo, un’iniziativa politico-sociale e una tecnologia costruttiva.

dell’ambito

architettonico è lo stato di fatto dello stesso. Se un progetto è realizzato lo si può o lo si poteva (due casi studio si riferiscono a edifici oggi scomparsi perché smontati o demoliti) materialmente toccare. Se non è realizzato riguarda un concorso o un progetto

È chiaro che ognuna delle storie si

rimasto sulla carta e archiviato come

riferisca a manufatti e questioni di natura

soluzione potenziale mai attuata. Se è da

radicalmente diversa. Ecco quindi che

realizzare, invece, committenze, maestranze

l’individualità delle cose, connessa a una

e progettisti sono in procinto di avviare i

storia dei fatti e a un panorama disciplinare

lavori di edificazione oppure si trovano già

originariamente autonomo, viene in parte tralasciata, in favore di un’indagine a

nel pieno dell’attività di cantiere.

incrocio con gli altri enti, generando soggetti

Nei progetti urbani realizzati rientrano esempi

(il ruolo che è stato affidato agli oggetti li

di soluzioni della dimensione urbana, più

sposta, a questo punto, al centro della scena)

nello specifico del quartiere, con piani che

ibridi se non altro nella loro presentazione,

richiedono un controllo dei processi, in

il cui significato, e quindi la propria ragion

particolare quelli coinvolgenti la componente

d’essere, non viene deviato ma tematizzato,

sociale, impegnativi e strutturati.

non frainteso ma utilizzato.

Il racconto e il romanzo sono entrambi generi

Con progetti architettonici si definiscono qui le

della narrativa in prosa, dall’estensione, dalla

proposte fisiche di scala architettonica, atte a

storia e dalla quota empatica dell’autore

rispondere a tematiche urbane o a specifici

differenti. I due metodi di scrittura vanno

bisogni, in sintonia od opposizione con le

qui intesi nel messaggio progettuale e

necessità di una committenza, per quanto

d’approccio esistenziale che propongono:

definita o meno essa sia.

estrapolando alcuni elementi delle storie

Per

scala

architettonica

s’intende

una

dimensione che si trova a mezza via tra quella urbana (quartieri, distretti e città) e quella dell’arredo, includendo dunque un ampio margine di possibilità. La definizione

raccontate,

si

possono

immaginare

messaggi e consigli generali sul progetto abitativo; naturalmente un simile processo è applicabile solo ad alcune opere di certi autori.

non può dirsi perciò univoca e si usa in

Con iniziativa politico-sociale ci si riferisce

questo testo con il solo scopo di fissare dei

all’esito di analisi e considerazioni di ampio

concetti in modo da gettare le basi per un

respiro sulla società. La conseguenza della

campo di studio. In realtà la discussione

constatazione di piaghe e urgenti questioni

sulla dimensione dell’architettura apre un

da risolvere si attua in dichiarazioni d’intenti

capitolo troppo vasto il quale, non potendo

dalla natura programmatica che spesso

qui affrontare la questione nemmeno in

prevedono il coinvolgimento di ragionamenti

forma di breve riflessione o citazione, va ironicamente liquidato nella sua ambiguità spesso inafferrabile, parlando dell’edificio non-edificio come di un unico e grandissimo

42

discriminante

economici e previsioni future. 30   Emanuele CARRERI, L’Architettura è un’isola. Architecture is an island, Altralinea Edizioni, Firenze, 2014, p. 82.

Libro I


Nella tecnologia costruttiva si riconosce il

un’attività necessaria in quanto senza di essa

significato più intimo della costruzione.

si perderebbe una buona percentuale di

La

dettaglio

quel prezioso grado di comparabilità tra le

dell’architettura in questo elenco, deriva

schede, unico elemento che dà una validità

dalla consapevolezza che in esso risieda la

reale e una forma attiva all’analisi dei casi

ragione esistenziale dell’edificio stesso.

studio.

La rassegna di esempi si disloca in varie

L’attività di sperimentazione ripetuta sugli

parti del globo coprendo tre continenti

esempi non è esplicitamente presentata

e concentrandosi su Stati Uniti, Perù,

tanto nei testi quanto nelle immagini; è però

Cile, Regno Unito, Germania, Francia,

possibile ricostruire il plausibile processo per

Repubblica Ceca, Spagna, Italia, Grecia,

ragionamento inverso, una volta conosciuta

Corea del Sud, Taiwan e Giappone. L’arco

l’opera e la sua interpretazione in questa

temporale copre tutto il Novecento e il

sede. Alla lettura del modello introduttivo di

Duemila per arrivare alla contemporaneità.

ciascun testo, il riferimento a una o più delle

scelta

di

includere

il

categorie descritte richiama la definizione di queste ultime, ritraendo uno scenario, dei riferimenti e un ambito precisi, che il caso

Strumentalizzazione interpretativa Il

variopinto

panorama

di

studio potrà confermare o smentire (nel proposte

costituisce un mero pretesto per parlare di altro. La formulazione delle tre categorie descritte in questo capitolo, ritorna in questa fase per una lettura in chiave fenomenologica. Osservando

come

le

tre

differenti

senso positivo di arricchimento) ampliando i limiti di un panorama semantico già tracciato in precedenza. Ogni esempio analizzato diventa così uno strumento di arricchimento al significato generale della ricerca. La conoscenza di una tessera in più non ha, tuttavia, come unica conseguenza quella di cogliere meglio

sfaccettature ipotizzate ad hoc (-multi, -auto

l’immagine del disegno generale, ma anche

e -crono) si ripropongano in ciascuna scheda,

di riconsiderare il valore e il significato del

si ha l’opportunità di testare la validità delle

tassello stesso.

ipotesi attraverso la risposta, sempre in ambito analitico, dei manufatti e degli enti

Tutte le opere sono trattate come soggetti

messi alla prova.

attivi nel proprio contesto e nell’ambito

Il test consiste in un esercizio proiettivo

osservatore e oggetto osservato permette

nel quale solo affidando, volta per volta, le

di lasciarsi trasportare dal susseguirsi delle

peculiarità di multi-, crono- e auto-abitare si è

reazioni e dei comportamenti riferiti a cose

in grado di comprendere a quale di queste

comunemente inanimate.

dell’analisi.

L’inversione

tra

soggetto

(anche più di una) il caso specifico si riferisca con maggior evidenza. Il processo è indubbiamente un ulteriore

Struttura delle schede descrittive

strumento di semplificazione che incorre nel rischio mai banale di un’eccessiva

La struttura delle schede è sempre la stessa:

riduzione della realtà e nella conseguente

il materiale viene presentato in prima

perdita di informazioni basilari, senza le

battuta con un breve testo che non occupa

quali un dato fenomeno perde la propria

più di una pagina per poi approfondirne le

immagine originale e pura. È, tuttavia,

caratteristiche attraverso due disegni tecnici

Modi di abitare

43


(una pianta e un prospetto) prima e uno

posteriori che richiami l’interesse del lettore

spaccato assonometrico poi.

nell’approfondimento

Di seguito sono sviscerate tutte le parti delle quali si compongono i moduli analitici che

della

infatti, i riferimenti essenziali).

seguono questa introduzione.

Disegni tecnici.

Testo.

La grafica delle rappresentazioni mongiane

Il primo corpo descrittivo è composto di un testo breve che comprende un titolo, una sintetica cartella di specifiche e il testo analitico/interpretativo vero e proprio.

si avvale oltre che di un rigoroso sistema di spessori di linea, anche della sola gradazione monocromatica dal bianco al nero, con intervalli percentuali tra l’uno e l’altro ben definiti. Le ombre, sempre proiettate da

I titolo sono numerati, in riferimento alla mappa globale iniziale e l’ordine è dato principalmente dalle connessioni di significato (sottili e a tratti non strettamente

Sud-Est, si rivelano fondamentali per la conoscenza delle profondità e del contrasto tra pieni e vuoti che il solo disegno tecnico non riesce a rilevare. I dettagli esterni,

necessarie) tra esempi successivi.

come alberi e automobili, sono trattati come

Il modello ripetuto indica, come una sorta di

molto ridotto) capaci però di collaborare con

modulo da compilare, l’ambito di riferimento

il soggetto dell’analisi.

elementi al contorno (con lo spessore di linea

dell’opera (la forma sotto la quale si presenta), l’autore, il luogo nel quale si trova o a cui si riferisce, l’anno di produzione (nel caso di opere architettoniche e urbane la data di realizzazione o di confezionamento progettuale, nel caso delle opere letterarie quella di pubblicazione dei testi originali,

Spaccato assonometrico. Similmente ai disegni tecnici, la struttura grafica di spessori e gradazioni cromatiche che regola le assonometrie sezionate è rigida e ripetuta. In particolare le linee si suddividono in tre categorie: le continue, che

nel caso delle iniziative l’indicazione è più

costituiscono la parte di oggetto che rimane

vaga e racchiude un periodo di riferimento

a seguito della sezione, le tratteggiate, a

delle prime esperienze consultabili, nel

segnalare ciò che la sezione ha eliminato

caso della tecnica costruttiva l’anno della

e le continue spesse, che definiscono il

prima applicazione sistematica al difuori

luogo del piano di sezione. Le ombre,

del laboratorio) e la categoria abitativa

onnipresenti, forniscono un ulteriore livello

individuata di riferimento (anche più di

di tridimensionalità al disegno

una). Il testo analitico si imposta sempre con un primo paragrafo che richiama l’attenzione su certi temi cari all’oggetto da analizzare. Subito dopo si dichiara (e questa appare come la fase nodale di tutte le descrizioni) quali saranno le chiavi e i punti di vista per poter affrontare la lettura del caso. Questo breve paragrafo è necessario anche alla luce dello spazio ridotto di cui ogni esempio dispone per farsi conoscere. Segue quindi lo sviluppo dell’analisi tematica per poi concludere con una breve riflessione a

44

autonomo

faccenda (al fondo si possono consultare,

Libro I


#

Caso studio

Modello di riferimento

Pagina

1

Aomori Housing Complex

Multi-abitare, Auto-abitare

48

2

Sky House

Multi-abitare, Auto-abitare

52

3

Songpa Micro-Housing

Multi-abitare, Crono-abitare, Auto-abitare

55

4

Ă–kohaus

Auto-abitare

58

5

Die Verwandlung

Multi-abitare, Auto-abitare

61

6

Amphitheatre House

Multi-abitare, Crono-abitare

64

7

Robin Hood Gardens

Multi-abitare

68

8

Transitional Housing

Crono-abitare

72

9

SuperAdobe System

Auto-abitare

75

10

The Income House

Multi-abitare, Crono-abitare

78

11

La Vie mode d’emploi

Crono-abitare, Auto-abitare

81

12

Casa Rompecabezas

Crono-abitare, Auto-abitare

84

13

PREVI Project

Crono-abitare, Auto-abitare

88

14

Quinta Monroy Housing

Crono-abitare, Auto-abitare

92

15

La Tuminera

Multi-abitare

96

16

Villaggio Matteotti

Multi-abitare, Auto-abitare

100

17

Qin-he Village shelter

Auto-abitare

104


1 Aomori Housing Complex

2002

2 Sky House

1958

3 Songpa Micro-Housing

2014

4 Ökohaus

1991

5 Die Verwandlung

1915

6 Amphitheatre House

2007

7 Robin Hood Gardens

1972

8 Transitional Housing

2000’

9 SuperAdobe System

1998

10 The Income House

2016

11 La Vie mode d’emploi

1978

12 Casa Rompecabezas

2004

13 PREVI Project

1968

14 Quinta Monroy Housing

2003

15 La Tuminera

1980

16 Villaggio Matteotti

1974

17 Qin-he Village shelter

2011



0

Scala 1:1000

1

10

20

30

40

50

m

climi inseriti in un micro-clima generale a

Aomori Housing Complex ambito:

Progetto architettonico non realizzato autore: Atelier Kempe Thill luogo: Aomori, Giappone anno: 2002 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare

sua volta innestato nell’inquinato contesto della città. Dall’altro si ha la sensazione d’indipendenza come nucleo familiare e come quartiere: la possibilità per i residenti di scegliere la propria casa si realizza nel

Il racconto del progetto si potrebbe definire

momento in cui è anche possibile dotare

concentrico: attraversando la città affollata

il proprio fabbricato di limiti esteriori,

(Aomori conta circa 310.000 abitanti) si

le chiusure in vetro appunto. In questo

raggiunge la pelle esterna del fabbricato per

modo la grande struttura rigida si popola

poi piombare nella vera ragione del progetto:

di tante piccole proprietà, avvicinabili a

il grande giardino urbano inserito nella corte.

villette urbane, nelle quali il significato di

La comprensione del sistema ideato dagli architetti tedeschi accade nella sua completezza attraverso una più tipica lettura della proposta

casa si risolve nella circoscrizione fisica e nel senso di appartenenza a un unico sistema omogeneo.

fisica: una struttura a corte in telaio metallico

L’edificio è quindi capace di cambiare nel

racchiude in sé un inaspettato e vasto spazio

tempo incrociando variabili sociali con

verde nel panorama denso e affollato della

necessità ambientali e facendole coincidere

città giapponese, nodo chiave della soluzione.

alla scala dell’interno abitato, nel quale le

Ma l’offerta abbondante di vegetazione sembra

ragioni del comfort di un abitante finiscono

rappresentare un mero pretesto per portare

per rimodellare l’intero aspetto esteriore del

agli estremi la strategia plug-in.

fabbricato.

Il telaio in acciaio è, infatti, in grado di

In fin dei conti non si tratta altro che di una

ospitare blocchi dalle dimensioni variabili

metafora costruita, una scatola permeabile

allocabili tanto la residenza quanto gli

dove le strade, gli edifici e il verde si

uffici.

rimescolano mutando in scala e gerarchia.

diviene

Tale

ampiezza

fattibile

di

solo

sovradimensionamento

compromesso attraverso

sistematico:

il in

questo senso le maniche in pianta sono più ampie del necessario (è prevista addirittura la possibilità di parcheggiare di fronte alla propria abitazione), le altezze dei piani sono di sette metri e, perché no, la disponibilità del verde interna alla corte è decisamente sovrabbondante. Attraverso il catalogo di

Riferimenti essenziali Atelier Kempe-Thill, Northern Style Housing Complex, in: Atelier Kempe-Thill/ All, [http://atelierkempethill. com/0016-northern-style-housing-complex/], ultima cons. 5 novembre 2017. René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, pp. 172-175.

immagini offerto in un vero e proprio libretto di istruzioni allegato al progetto, la visione complessiva dovrebbe includere partizioni e tamponamenti in vetro. Questi

ultimi

garantiscono

due

livelli

di autonomia al progetto. Da un lato quello climatico: la partizione in spazi compartimentati inseriti tutti in un unico p. 49. Pianta e prospetto pp. 50-51. Spaccato assonometrico

48

grande

contenitore

impermeabilizzabile

(la corte è teoricamente isolabile con un sistema vetrato in copertura) genera micro-

Libro I





0

Scala 1:100

2

1

2

3

4

5

m

dell’abitazione unifamiliare si palesa pochi

Sky House

mesi dopo la costruzione: un modulo per la

ambito:

Progetto architettonico realizzato autore: Kiyonori Kikutake luogo: Tokyo, Giappone anno: 1958 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare

stanza da letto del figlio si aggancia al di sotto del pavimento, sospeso sul terreno sottostante. Si tratta di una soluzione removibile: quando il figlio avrà l’età per emanciparsi, l’abitazione

Quando un’architettura, già libera sui

risponderà flessibilmente al cambiamento

quattro lati, riesce a sfruttare pienamente

riacquistando l’immagine originale.

(come reale spazio di un progetto fisico) anche la propria pianta sia nell’intradosso sia nell’estradosso, il concetto nebuloso e incerto di flessibilità acquista, per una volta, la dignità della certezza.

Negli anni, l’evoluzione della Sky House si interfaccia con cambiamenti significativi che portano alla saturazione quasi integrale dello spazio sottostante il piano abitato originale, cancellando

quell’immagine

volante31

e

L’originalità della Sky House si può infatti

reversibile che il progetto - manifesto della

indagare nella riduzione alle due facce di

ricostruzione giapponese e pioniere delle

un piano orizzontale sospeso di lato 10m.

teorie metaboliste - aveva sbandierato, quasi a

Il solaio in analisi si trova sollevato di 4,5m

voler raccontare l’architettura come un fatto

da terra attraverso quattro verticali setti in

di crescita e contrazione, una risposta a testa

calcestruzzo armato ed è servito da un corpo

alta ai cambiamenti anche drammatici che la

scale che lo collega con il piano di campagna,

vita sottopone agli esseri umani.

luogo destinato al giardino domestico. Lo spazio superiore del solaio rappresenta

Riferimenti essenziali

il nucleo originale dell’abitazione: coperto da un tetto a padiglione estremamente regolare, l’ambiente è completamente privo di tramezzi e ostacoli strutturali (tutti i carichi convergono nella citata struttura verticale) e dotato di un blocco per il bagno e uno per la cucina -entrami mobili- lungo il perimetro vetrato che divide l’ampio openspace del soggiorno dal balcone continuo perimetrale. In una configurazione tale, ogni attività si organizza su se stessa e, invece di essere idealmente allacciata a uno spazio fisico della casa, si affeziona all’arredamento

Valentina CIUFFI, La casa che volava, in: Abitare/ Architettura, 16 marzo 2010, [http://www.abitare.it/it/ architettura/2010/03/16/the-house-that-used-to-fly/], ultima cons. 5 novembre 2017. Mariabruna FABRIZI, Evolutionary Housescape: the Metabolist Sky House by Kiyonori Kikutake (1958), in: Socks/ Architecture, 12 dicembre 2013, [http://socks-studio.com/2013/12/12/evolutionaryhousescape-the-metabolist-sky-house-by-kiyonorikikutake-1958/], ultima cons. 5 novembre 2017. Véronique HOURS, Fabien MAUDUIT, Jérémie SOUTEYRAT, Manuel TARDITS, L’Archipel de la maison, Le Lezard Noir, Poitiers 2014, pp. 48-49. Kiyonori KIKUTAKE, Kiyonori Kikutake. Works and Methods 1956-1970, Bijutus Shuppan-sha, Tokyo 1973, pp. 32-47. Rem KOOLHAAS, Hans Ulrich OLBRIST, Project Japan. Metabolist Talks, Taschen, London 2011.

e agli oggetti, riposizionati e riordinati ogni

giorno

in

un

luogo

domestico

completamente permeabile, oscurabile con tende e modificabile a seconda degli usi e delle necessità. Dall’altro lato, letteralmente, l’intradosso del solaio è protagonista di una storia di crescita, p. 53. Pianta e prospetto p. 54. Spaccato assonometrico

52

intrinsecamente legata alla vita della famiglia stessa di Kikutake, proprietario e progettista. La possibilità di un ampliamento fisico

31   Valentina CIUFFI, La casa che volava, in: Abitare/ Architettura, 16 marzo 2010, [http://www. abitare.it/it/architettura/2010/03/16/the-house-thatused-to-fly/], ultima cons. 5 novembre 2017.

Libro I




0

Scala 1:100

1

2

3

4

5

m

di distribuzione oppure su grandi soggiorni

Songpa Micro Housing ambito:

Progetto architettonico realizzato autore: SSD Architecture luogo: Seul, Corea del Sud anno: 2014 categoria: Multi-abitare, Crono-abitare, Autoabitare

condivisi tra i residenti e nei livelli superiori le unità abitative dalle dimensioni minime si espandono fino a saturare gli spazi della distribuzione

e

assumere

la

funzione,

all’occorrenza, di spazi espositivi.

Quando la questione residenziale incontra

Concettualmente, ecco che l’idea stessa dei

temi di natura quantitativa, lo spazio arriva

modelli che compongono un’abitazione si

a livelli di sfruttamento formalmente e

ribalta e ciò che prima pareva riconducibile

temporalmente sovrapponibili, definendo un

univocamente a una definizione ora è

organismo che assume significato se letto nel

pregno di valori nuovi, inaspettati, frutto

suo spazio cosiddetto residuale.

anche delle sinergie tra lo spazio del singolo

Quattordici unità abitative si sviluppano in

e quello di tutti.

verticale all’interno di blocchi con rifiniture

Gli abitanti possono decidere se abitare

in lamiera esternamente ben riconoscibili.

per pochi mesi o a lungo, se esporre opere

Esattamente come un organismo artificiale,

d’arte in casa propria o altrove, se unire più

l’intero sistema si organizza sulla connessione

unità, se espanderle al massimo o ridurle

specifica tra gli elementi che lo compongono,

al minimo, se condividere alcuni ambienti

in questo caso: la pelle esterna permeabile in

della casa o mantenerli più tradizionalmente

lamine metalliche verticali, i blocchi costruiti

propri.

e lo spazio connettivo. Quest’ultimo, definito

Una lettura affine ma separata si può

dagli stessi autori come lo strumento necessario per paragonare l’intervento alla gelatina che avvolge una perla di tapioca32, si riformula sia nella propria forma che nella

3

operare sulla pelle alluminica esteriore. Le sottili lamine agiscono come filtro alla luce solare oltre che come protezione fisica per gli spazi aperti comuni.

propria immagine. Spazialmente, balconi, corridoi e terrazze si trasformano in elementi fondamentali per l’allargamento o la riduzione dell’ambiente abitativo, oltre che per la sua parafrasi e ibridazione. I luoghi a tale fine deputati sono archetipi mutanti, radici di una poetica delle contraddizioni e dell’indefinito che il progetto cela tra le scatole e le griglie che lo compongono. Così la rottura di definizione

Riferimenti essenziali Michele CALZAVARA, Elogio all’indeterminato, in: Abitare, n. 542, Marzo, Milano 2015, pp. 113-119 SSD, Songpa Micro Housing, in: Ssdarchitecture/ works residential, [http://www.ssdarchitecture.com/works/ residential/songpa-micro-housing/], ultima cons. 5 novembre 2017. Songpa Micro Housing, in: Domus web/ Architettura, 9 febbraio 2015, [https://www.domusweb.it/en/ architecture/2015/02/09/songpa_micro_housing. html], ultima cons. 5 novembre 2017.

antitetiche quali esterno-interno e pubblicoprivato

passa

attraverso

la

possibilità

di modificare gli spazi e di occuparli in differenti modalità: il piano terra può accogliere un parcheggio (rispondendo ai vincoli urbanistici) ma anche eventi locali, il piano primo può strutturarsi su corridoi 32   Songpa Micro Housing, in: Domus web/ Architettura, 9 febbraio 2015, [https://www.domusweb. it/en/architecture/2015/02/09/songpa_micro_ housing.html], ultima cons. 5 novembre 2017.

Modi di abitare

p. 56. Pianta e prospetto p. 57. Spaccato assonometrico

55




0

Scala 1:200

4

2

4

Progetto architettonico realizzato autore: Frei Otto luogo: Berlino, Germania anno: 1991 categoria: Auto-abitare dinamica

comunità

di

costituisce una sorta di tessuto morbido, facile da costruire ed eventualmente rapido futuri

relative imprese costruttrici, un architetto e

uno

spazio

edificabile

piantumato di circa 3900 m2: si tratta dei componenti necessari per un esperimento architettonico e sociale nel cuore di Berlino. La sperimentazione di Frei Otto si sviluppa su tre temi fondamentali: partecipazione agli sviluppi progettuali, binomio hardwaresoftware e attenzione all’ambiente. complesso

collaborazione

abitativo tra

è

abitanti

frutto e

progetto

risulta

da modificare o espandere. L’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale

e

di

tecnologie

per

il

risparmio energetico rendono l’intervento ecologicamente sostenibile. Il magistrale incastro di spazi comuni e privati così ottenuto è frutto del programma di

responsabilizzazione

degli

abitanti,

ovvero di un’accettazione delle differenze intrinseche nel progetto residenziale e, conseguentemente, di un’estremizzazione

della

architetti

in un processo di costruzione nel quale ogni

m

(costituito da case unifamiliari a due piani)

residenti, nove differenti progettisti con

Il

10

qualità estetica. L’impianto residenziale

ambito:

coordinatore

8

programma definito, ne garantisce una certa

Ökohaus

Una

6

completamente

indipendente da quello accanto, se non per la necessità di rispettare degli standard energetici, di includere e densificare il

dei risultati estetico-materiali: ai proprietari non sono fornite indicazioni formali e, in questo frangente, il progettista assume il ruolo di mediatore delle eventuali diatribe. Ma la cognizione di causa che vede il reale successo dell’intervento e l’interesse di molti berlinesi a prendere parte della

verde esistente e di inserirsi - con modalità

comunità

precisamente parassitarie - in una struttura

nell’accettazione di un mercato immobiliare

in calcestruzzo armato già data, fornita e

inaccessibile e quindi nello sfruttamento

progettata da Otto, il coordinatore generale

massiccio delle densità, rendendo possibile

del processo.

la perimetrazione del quartiere da parte di

Il telaio strutturale (costituito da otto pilastri

abitativa,

sta

implicitamente

un vero e proprio parco urbano.

per complesso e due piastre ad altezze dal suolo rispettivamente di circa 6,50 m e 13 m) fa quindi da cornice alle abitazioni vere e proprie le quali, modificandosi incessantemente nel tempo in funzione delle disponibilità economiche e delle tempistiche di realizzazione (il completamento si protrae per quattro anni, dal 1987, anno dell’iba a Berlino), si organizzano all’interno di un contesto ameno, ricco di vegetazione e dagli inaspettati scorci panoramici sull’industriale capitale tedesca. Le abitazioni si manifestano in un'anarchia p. 59. Pianta e prospetto p. 60. Spaccato assonometrico

58

di linguaggi, un eclettismo formale che tende a un’uniformità nell’incongruenza e che, attraverso l’incasellamento in un

Riferimenti essenziali Alberto GEUNA, Pierre Alain CROSET (relatore), The City in the city. Berlin as a Magnetic Archipelago, Politecnico di Torino, Tesi di Laurea Magistrale, Torino 2014, pp. 96-113, [https://issuu.com/ theyellowone/docs/tesi_finale], ultima cons. 5 novembre 2017. Beate LENDT, Dreaming of a treehouse - the ecological housing project of Frei Otto in Berlin (2011), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=xCpmfBWRPPM], 12 gennaio 2012, ultima cons. 25 ottobre 2017. Winfried NERDINGER (a cura di), Frei Otto Complete Works: Lightweight Construction Natural Design, Birkhauser, Basilea 2005. Solidar Architekten, ‘Ökohaus’ Berlin, in: Solidar Architekten/ projekte/ baugemeinschaft, [http://www. solidar-architekten.de/projekte/baugemeinschaft/ solidar-oekohaus-berlin.html], ultima cons. 20 settembre 2017.

Libro I




0

Scala 1:50

0,5

1

1,5

2

2,5

m

in questa analisi), gli spazi fisici nei quali la

Die Verwandlung

narrazione si sviluppa divengono altamente

ambito:

Racconto autore: Franz Kafka luogo: Praga, Repubblica Ceca anno: 1915 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare

comunicativi. Il concetto che questi ultimi sembrano suggerire, in chiave interpretativa, è quello che la fissità degli ambienti

5

quotidiani di vita non può coesistere nella Per sbarazzarsi della coperta non ci volle alcuna fatica: gli bastò gonfiarsi un pochino, ed essa scivolò a terra da sola. Ma subito dopo cominciarono i guai […] Gli sarebbero state necessarie braccia e mani per alzarsi [ ]33. Sono pochi i libri in grado di rappresentare con tanta forza e drammaticità certi aspetti della

condizione

umana.

L’alienante

situazione che il commesso viaggiatore Gregor Samsa si trova ad affrontare, lo spinge a vivere gli spazi della propria abitazione (prima fra tutti la stanza da letto) e le forme del proprio corpo sotto punti di

contemporanea incertezza del vivere (si pensi ai cambiamenti di vita drastici a cui i migranti sono continuamente sottoposti). Accettando la lettura di un libro anche come un esercizio interpretativo, si può apprezzare come

il

racconto

di

un’inadeguatezza

casalinga possa pretestuosamente suggerire forme di adattamento forzate, inevitabili dal momento in cui tanto l’architettura quanto la società che circonda il soggetto, rimangono immutate, anche quando costrette a un confronto con inedite immagini di vita.

vista completamente mutati. Il messaggio che le variate condizioni di vita in un appartamento agli inizi del ‘900 comunicano è da ricercare nel concetto

Riferimenti essenziali Franz KAFKA, La metamorfosi, traduzione di Giulio SCHIAVONI, BUR, Milano 2002.

di esplorazione: la scoperta di inedite dimensioni e fisionomie corporali si tramuta presto in un pretesto per rappresentare una stanza da letto come un luogo inedito, non più a misura di chi lo abita. L’ambiente casalingo riflette delle condizioni umane modificate e, nel disallineamento con le nuove necessità della creatura che lo abita, risiede la chiave di comprensione del racconto,

volendone

strumentalizzare

i

azioni

e

presumibili fini. Improvvisamente,

le

normali

quotidiane si trasformano in operazioni complicate e mai scontate. In una traduzione del messaggio dal mondo progettuale letterario a quello architettonico, attraverso la sfera della psicologia e della sociologia, il tema centrale diventa la percezione di uno spazio fisso in condizioni psicofisiche drasticamente mutate. Invertendo soggetto con oggetto (passaggio necessario 33   Franz KAFKA, La metamorfosi, traduzione di Giulio SCHIAVONI, BUR, Milano 2002, p. 55.

Modi di abitare

p. 62. Pianta e sezione p. 63. Spaccato assonometrico

61




0

Scala 1:100

6

1

2

3

4

5

fuoco

del

m

ascetismo.

Amphitheatre House ambito:

Progetto architettonico realizzato Aristide Antonas luogo: Idra, Grecia anno: 2007 categoria: Multi-abitare, Crono-abitare

Terzo

Il concetto di abitazione è irrimediabilmente

che

cambiato. Ciò che si pensa sia una casa

reciprocamente

autore:

progetto

(del

tutto

inaspettato) è l’installazione di apparecchi tecnologici e arredi mobili non invasisi, in grado di erigere una rete informatica

è spesso un luogo sfruttabile in svariate modalità, con non rare forzature fisiche dello spazio. Se l’architettura rispondesse alla lettera a una simile difficoltà, probabilmente il risultato sarebbe una non-casa, uno spazio privo della propria vocazione, che sia altro

spinga

le

persone

a

relazionarsi

nell’anfiteatro,

piuttosto

che a isolarsi come il senso comune vorrebbe34. Tale sistema contemporaneo di relazioni virtuali stimola il confronto tra gli abitanti ma anche la possibilità di sfruttare l’abitazione come un luogo di ritiro professionale, nel quale lavorare immersi in

da sé.

un contesto urbano sospeso.

Nell’impostazione di uno spazio comune,

La casa è dunque strutturata sul valore del

funzionalmente indefinibile, con utilizzi che appaiono del tutto casuali, il progetto dell’architetto greco richiede punti saldi sui quali ancorare la propria identità.

vuoto: mentre minuti, ore, giorni, mesi e anni trascorrono e oggetti e persone si susseguono, la pietra dell’edificio non muta ma, al contrario si riconsolida nella propria immagine certa.

Il primo di questi è indubbiamente la sobrietà costruttiva: mentre il tetto è una semplice struttura lignea coperta da tradizionali tegole, le pareti esterne, rinnegando qualsiasi tipo di decorazione superflua, si mostrano come una silente mole intonacata, costruita anche riutilizzando pietre delle fondazioni

La Casa Anfiteatro mette in discussione non solo il concetto di famiglia, già labile di per sé, ma il vero e proprio significato dell’abitare,

delegando

all’architettura

un’identità univoca in una casa pensata, di fatto, per tutti e per nessuno.

murarie preesistenti, e comunicano in realtà un senso del possibile che ne rileva, in una lettura inversa, la singolarità. Altro elemento fondamentale è l’ampia scalinata interna a gradoni (di differenti dimensioni)

la

quale,

imponendosi

come perno centrale degli spazi interni a tutta altezza (9m in totale), domina la scenografia domestica quale luogo dove tutto può accadere proprio perché tutto si può fare. Essa è un elemento realmente multiuso e nell’ovvietà di tale affermazione si concentrano le reali potenzialità che

Riferimenti essenziali Aristide ANTONAS, amphitheatre house, in: Area, 7 luglio 2014, [https://www.area-arch.it/amphitheatrehouse/], ultima cons. 5 novembre 2017. Mariabruna FABRIZI, Fosco LUCARELLI, La casa dove si può fare di tutto, in: Viceversa. Critiche di architetture, n.4, Aprile 2016, Torino, pp. 37-43, [http://www.zeroundicipiu.it/2016/04/05/viceversa4-critiche-di-architetture/], ultima cons. 5 novembre 2017. Valentina SILVESTRINI, L’architettura come narrazione. Intervista ad Aristide Antonas, in: Artribune/ Progettazione/ Architettura, 14 marzo 2016, [http://www. artribune.com/progettazione/architettura/2016/03/ intervista-aristide-antonas-architettura/], ultima cons. 5 novembre 2017.

pressappoco ogni oggetto d’uso quotidiano conserva

come

possibilità

inedita.

L’abitazione è infatti ideata per qualsiasi p. 65. Pianta e prospetto pp. 66-67. Spaccato assonometrico

64

target sociale e per soggiorni brevi, tra i quali la casa si svuota dell’apparato effimero e ritorna al proprio originale senso di

34   Mariabruna FABRIZI, Fosco LUCARELLI, La casa dove si può fare di tutto, in: Viceversa. Critiche di architetture, n.4, Aprile 2016, Torino, p. 37, [http:// www.zeroundicipiu.it/2016/04/05/viceversa-4-critichedi-architetture/], ultima cons. 5 novembre 2017.

Libro I





0

Scala 1:1000

7

10

20

30

40

proteggere dal caos della città esterna.

ambito:

Progetto architettonico realizzato autore: Alison Margaret Smithson, Peter Smithson luogo: Londra, Regno Unito anno: 1972 categoria: Multi-abitare socialista

che

impregna

L’intervento è pianificato per l’appropriazione spaziale, intesa come uso libero di alcuni spazi dedicati, affiancati alle abitazioni variabili tra singolo e duplice piano (duplex). la

produzione architettonica degli Smithson vede, nelle strutture a stecca spezzata di Poplar (Est di Londra), una completa dichiarazione

di

un

programma

che

travalica notevolmente il significato dello spazio

progettato

m

stabilizzazione comunitario, elemento da

Robin Hood Gardens

L’ideologia

50

affidandogli,

almeno

nella sfera ipotetica, la sorte delle persone e della città stessa. In questo senso la lettura dell'edificio, ormai in corso di demolizione,

Il grande dispositivo abitativo di convivenza non sembra però convincere l’opinione pubblica e, in un progressivo incalzare del dibattito sul reale valore del manufatto (le cui origini si rintracciano già dal giorno di fine lavori), questo finisce per corrodersi nella propria fisicità e nelle sue ambiziose proposte sociali, entrando dal 2015 nel processo ufficiale di demolizione.

deve necessariamente passare per l’uso e

Nel commento dei progettisti, il cosiddetto

l’interpretazione che la società ha operato

mass-housing coincide con un modo di

nei suoi confronti, rasentando la forma di

progettare che implica preventivamente una

fenomeno mediatico.

responsabilità assoluta dell’architetto36. Forse

I 213 appartamenti che costituiscono questa esperienza di residenza popolare, testimone di un’interessante sperimentazione della

per questo motivo, a causa dell’eccessiva indeterminatezza e democraticità di alcuni spazi a fianco dell’esacerbato controllo che trasuda il progetto stesso, l’intero sistema

prefabbricazione nel calcestruzzo armato,

costruito, pretenziosa visione ideologica, è

sono esplicitamente ispirati alla scalarità

stato frammentato e frainteso da un vortice

attraverso la quale la forma urbana entra

mediatico che lo ha condotto a una morte

in quella dell’edificio, nel tentativo di

coatta, forzata dalla stessa società per la

fornire uno strumento capace di migliorare

quale, a distanza di qualche decennio, il

la vita a tutti i cittadini. Ecco che le nuove

progetto era stato ideato.

strade di quartiere si traducono negli elementi

architettonici

dei

ballatoi

(le

cosiddette streets in the air35). Tali strumenti distributivi, dalle dimensioni volutamente generose, sono i perni della lettura del manufatto. Questi spazi, da meri elementi di connessione, divengono luoghi di scambio e contatto sociale tra gli abitanti oltre che di osservazione panoramica sul grande parco interno e sullo skyline circostante.

Riferimenti essenziali Karl ERIKSSON, Robin Hood Gardens: A Choreographic Demolition, Chalmers University of Technology, Master Thesis, Göteborg 2014. Nial HOBHOUSE, Louisa HUTTON, Bruno KRUCKER, Architecture is not made with the brain. The labour of Alison and Peter Smithson, Architectural Association, Londra 2005. Alison Margaret SMITHSON, Peter SMITHSON, The charged void. Architecture, The Monacelli Press, New York 2001.

Altro spazio dai molteplici usi è il citato parco, nel quale una stratificata appropriazione decennale ne ha consolidato il ruolo di p. 69. Pianta e prospetto pp. 70-71. Spaccato assonometrico

68

35   Nial HOBHOUSE, Louisa HUTTON, Bruno KRUCKER, Architecture is not made with the brain. The labour of Alison and Peter Smithson, Architectural Association, Londra 2005, P. 32.

Libro I

36

Ivi, p. 37.





0

Scala 1:100

8

1

2

3

4

ambito:

Iniziativa politico-sociale autore: Varie associazioni, Governo degli USA luogo: USA anno: 2000 categoria: Crono-abitare piano

assistenziale

m

attivarsi

Transitional Housing

Il

5

statunitense

nei

nel

sociale,

determinandone

addirittura drastici cambiamenti. Il soggiorno breve è obbligato: teoricamente, una volta ottenuta l’opportunità, gli abitanti dovrebbero potersi reinserire nella società, trovando un lavoro e un’abitazione propria.

confronti dei senzatetto e di altre categorie

Il ruolo idealmente assegnato a singoli

sociali in condizioni marginali prevede

edifici non è mai stato tanto determinante.

il coinvolgimento dell’oggetto casa non unicamente come fine indipendente dalle misure prese ma direttamente con mezzo, vettore

del

cambiamento

sociale;

per

questo la descrizione del significato di dette iniziative comporta una focalizzazione sulle transizioni tra gli spazi della città, filtri di una rinnovata situazione individuale categorica.

La parvente chiarezza dei contenuti sulla carta, tuttavia, non rende giustizia all’effettiva inconsistenza pratica che genera. Sul piano concreto il numero di scenari progettuali possibili atti al recupero dei senzatetto e al loro reinserimento nella società, oltre che essere talmente ampio da divenire inutile, si palesa quale azione disattenta nei confronti

Il piano di legge statunitense 24 CFR 91.5

delle reali condizioni e dinamiche abitative

definisce il progetto Transitional Housing

dei diretti interessati le quali, caso per caso,

come segue:

andrebbero analizzate accuratamente per una previsione qualitativa e quantitativa

[…] a project that is designed to provide housing and appropriate supportive services to homeless persons to facilitate movement to independent living within 24 months, or a longer period approved by HUD […]37. Sulla scia delle direttive scritte, varie associazioni e iniziative a scopi benefici attuano, ciascuna secondo gli strumenti e i mezzi a disposizione, il programma riabilitativo. Si tratta, dunque, di un processo ad ampio coinvolgimento che necessariamente, in una lettura filtrata da meccaniche progettuali, coinvolge spazi urbani che possono diventare

di

(non

Riferimenti essenziali Gwendolyn A. DORDICK, Recovering from Homelessness: Determining the “Quality of Sobriety” in a Transitional Housing Program, in: Qualitative Sociology, vol. 25, n. 1, Marzo, Baltimora 2002, pp. 7-32, [https://link.springer.com/article/10.1023%2FA%3A1014331106267], ultima cons. 25 settembre 2017. Executive departments and agencies of the Federal Government, Code of Federal Regulations (annual edition), Title 24 - Housing and Urban Development, Federal Register, Washington, 2000. Transitional Housing, in: Transitional Housing, [https:// www.transitionalhousing.org/], ultima cons. 25 settembre 2017.

caratterizza l’ambiziosa missione politica. Il passaggio diretto dei soggetti interessati dalla strada ad abitazioni munite di tutti i servizi e i comfort necessari, acquista valore come opportunità di riscatto, assumendo quindi come l’architettura possa realmente

72

architettura

necessariamente fisica) transitoria.

attivi, intrisi dello stesso dinamismo che

p. 73. Pianta e prospetto p. 74. Spaccato assonometrico

un’eventuale

37   Executive departments and agencies of the Federal Government, Code of Federal Regulations (annual edition), Title 24 - Housing and Urban Development, Federal Register, Washington, 2000, p. 519.

Libro I




0

Scala 1:50

0,5

1

1,5

2

2,5

m

anche da anziani e bambini e le poche risorse

SuperAdobe System

necessarie si trovano ovunque.

ambito:

Tecnologia costruttiva autore: Nader Khalili luogo: Hesperia (California), USA anno: 1995 categoria: Auto-abitare

La validità della tecnica si palesa negli esiti progettuali che essa comporta: costruzioni perlopiù a cupola (dovuta all’accorciamento

La dimensione del brevetto, in certi casi, può assumere una tale pienezza da diventare la vera generatrice di modelli e tipologie

progressivo dei corsi) facilmente abitabili sia per rifugi di breve durata che per lunghi soggiorni.

nell’architettura, caratterizzati da velocità,

La tecnologia emergenziale non manca,

semplicità ed efficienza.

nella visione del proprio ideatore, di un

Le forme abitative suggerite dalla tecnica, sviluppata

nei

laboratori

del

CalEarth

campus di Hesperia, sono necessariamente da considerare unitamente alle condizioni per le quali sono state ideate e agli attori che mettono in gioco. Il sistema costruttivo ideato dall’iraniano Nader Khalili conserva in sé, quasi come scritto nel

dna

9

della propria storia, i

presupposti ideologici che fanno da sfondo a tale tecnica: si tratta infatti di una delle tante risposte alle condizioni di estrema crisi,

pizzico d’ironia: le sacche di sabbia e il filo spinato sono tipicamente presenti nei campi militari e negli scenari bellici; l’utilizzo degli stessi elementi per assistere sfollati e garantire dignitose abitazioni a tutti è un paradosso degno di nota. L’estroversione di un dettaglio costruttivo può, quindi, arrivare anche a segnare profondamente la forma delle abitazioni che costituisce, oltre che le politiche di realizzazione dei campi d’accoglienza e delle relazioni sociali post-disastro.

particolarmente in seguito a disastri naturali o bellici. Il SuperAdobe è stato adottato

Riferimenti essenziali

tanto in Iraq quanto in California (dopo i terremoti degli anni ’90) ma ha visto studi ed esperimenti diretti a un ipotetico utilizzo persino su suolo lunare o marziano.

CalEarth, in: CalEarth, [http://www.calearth.org/], ultima cons. 5 novembre 2017. Ronald RAEL, Earth Architecture, Princeton Architectural Press, New York 2008, pp. 182-183.

Consistente in sacche per la sabbia in polipropilene tra i 35 e i 46 cm circa di diametro (che superano anche il kilometro e mezzo in lunghezza), riempite con terra (ed eventuali additivi locali), legate tra loro da un sistema a ricorsi progressivi attraverso del filo spinato e rifinite esteriormente con malte naturali a base di sabbia e talvolta limone

(per

l’impermeabilizzazione),

il

dispositivo ha una matrice dichiaratamente sociale. L’aspetto interessante risiede principalmente nella trasposizione di valori etici e di democraticità messi in campo anche in una situazione di emergenza: la posa in opera è talmente semplice da poter essere effettuata

Modi di abitare

p. 76. Pianta e prospetto p. 77. Spaccato assonometrico

75




0

Scala 1:200

10

2

4

6

8

10

m

di lavoro (allineandosi alle esperienze di

The Income Home

work from home statunitensi) o come piccola

ambito:

Progetto architettonico da realizzare autore: Rural Studio luogo: Newbern (Alabama), USA anno: 2016 categoria: Multi-abitare, Crono-abitare

abitazione affittabile a terzi. L’attenzione posta ai flussi degli occupanti si evidenzia e risolve nell’elemento del portico. Questo assume la connotazione di meccanismo

Dappertutto negli Stati Uniti, il cosiddetto

flessibile capace di garantire al sistema

Household Income (ovvero la condivisione

d’ingresso una forma di coesione o d’intimità

degli

prestazione

in base ai differenti usi. La variazione di

retribuita) è un fenomeno sempre più

scenario trova nello spazio aperto coperto

frequente come reazione alla crisi economica

uno strumento livellatore tra le differenti

ormai acuta. Il tema di ricerca dal quale

sfumature che l’edificio assume nel corso del

scaturisce il progetto indaga, dunque, gli usi

tempo.

spazi

abitativi

come

molteplici delle abitazioni statunitensi. Una

decisiva

quanto

La realizzazione dell’opera è semplice ed

necessaria

economica: il montaggio, rigorosamente

semplificazione conduce chiunque cerchi di

a secco, e la primitiva geometria estrusa

comprendere i disegni tecnici del progetto

dell’abitazione

all’individuazione di due temi fondamentali:

la realizzazione agli stessi progettisti (gli

la redditività derivante dall’affitto di alcune

studenti della Scuola di Architettura della

stanze della propria abitazione e la possibilità

Auburn University) e l’ambizioso programma

di lavorare da casa.

di

Su una pianta fortemente allungata si dispongono

due

edifici

separati,

dalle

pareti in pannelli lignei dotati di uno strato altamente isolante e rifiniti in lamiera sagomata, connessi tra loro da un portico d’accesso (un unico tetto a falda) e dal

permettono

contenimento

dei

di

costi

affidare

dovrebbe

mantenere le spese complessive (dal concept alla consegna del manufatto) sotto i 20.000 usd.

Il progetto è rivolto agli abitanti meno

abbienti del territorio rurale della Hale County e predispone soluzioni per una sostenibilità abitativa a 360 gradi.

basamento lapideo. La forma dell’intervento

In entrambi i casi, che parte della casa

e l’isolamento dei due blocchi distinti

diventi luogo di lavoro o venga affittata a

permettono di godere dei vantaggi di una

terzi, Rural Studio offre l’opportunità di

ventilazione naturale trasversale oltre che

concepire la residenza come un congegno

della protezione dai raggi solari garantita

che, oltre a ospitare, genera un introito

dall’accentuato

aggetto

falde

di

familiare

costituito

da

Riferimenti essenziali

delle

copertura. Il

nucleo

principale

è

un’abitazione che ospita quattro persone, mentre il blocco minore è progettato solamente per due. Nell’ottica di un uso

Rural Studio, The Income Home, in: Rural Studio/ projects, [http://www.ruralstudio.org/projects/20k-v20], ultima cons. 14 ottobre 2017.

degli spazi capace di generare un ritorno economico,

la

porzione

di

abitazione

addizionale si caratterizza per la sua adattabilità e l’uso flessibile dello spazio (è dotata anche di un cucinino e un bagno p. 79. Pianta e prospetto p. 80. Spaccato assonometrico

78

indipendenti). La struttura residenziale secondaria può, infatti, essere destinata a semplice protesi residenziale, a spazio

Libro I




0

Scala 1:200

2

4

6

8

10

m

si possono rintracciare in essa non solo i

La Vie mode d’emploi ambito:

Romanzo autore: Georges Perec luogo: Parigi, Francia anno: 1978 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare

segni fisici dell’attuale uso o non uso (in certi casi alcuni appartamenti sono in attesa di un nuovo abitante) ma anche, sempre nella lettura particolareggiata delle tracce, delle precedenti utenze e delle loro storie,

L’invenzione è spesso alla base del progetto

finendo per passare dalla descrizione di un

di un edificio. L’invenzione è spesso alla

oggetto a lunghe digressioni sulla vita o sulla

base della stesura di un romanzo. Perec

professione specifica della persona ad esso

fonde i due prodotti in un unico, usando la

connessa. In questo senso la componente

materia del secondo e la sostanza del primo,

temporale prende parte in un discorso

inventandosi un condominio di nove piani

che

fuori terra nel quale giocare con le storie

tridimensionalità della realtà.

degli inquilini, sovrapporle e incrociarle, avvalendosi della metafora delle tessere di un unico grande puzzle.

11

sembra

unicamente

fissarsi

sulla

Gli abitanti, in generale, rappresentano, a più riprese, le differenti stanze della propria abitazione e il loro uso molteplice

Nonostante la sola possibile comprensione

e vario, l’impronta plasmata vera e propria

passi per la lettura integrale del testo, per

dell’utilizzo dello spazio su sé stesso.

una breve esposizione dei fatti salienti, che rendano il romanzo fondamentale per le analisi abitative contemporanee, ci si può avvalere dello studio della tecnica espositiva dell’autore, di come appunto egli giochi con i soggetti ma soprattutto con gli oggetti inanimati.

In circa 500 pagine si ha la possibilità di apprezzare una vita intera concentrata in un fabbricato, una vita che intreccia storie di oggi e di ieri, una vita in cui appartamento e abitante si fondono assieme così

da

modificarsi

vicendevolmente

proprio perché entrambi sono soggetti vivi

La pianta e la sezione dell’ideale fabbricato

e attivi e, cambiato inquilino, anche la casa

parigino

cambia, se non materialmente, nel proprio

-

situato

nel

diciassettesimo

arrondissement - favoriscono una lettura

comportamento di oggetto inanimato.

matematica e ordinata dei fatti: il procedere dei racconti segue una precisa gerarchia che prevede movimenti codificati, come su una scacchiera, da una casella/appartamento a un’altro. Nell’incalzare dei racconti, solo

Riferimenti essenziali Georges PEREC, La Vita istruzioni per l’uso, traduzione di Daniella Selvatico Estense, BUR, Milano 2016.

apparentemente privi di interconnessioni tra loro, un ruolo di primordine è ricoperto da spazi, arredi e oggetti che caratterizzano ogni abitazione: le storie degli inquilini sembrano coincidere con quelle delle dimore e la maniacale descrizione di ogni dettaglio -segno tipico dello scrittore francese- segnala spesso un accanimento su alcuni aspetti che finiscono per caratterizzare non solo il soggetto particolare ma anche tutto il suo intorno; una sorta di diffusione virale della minuzia. Ciascuna cella coincide con un capitolo e

Modi di abitare

p. 82. Pianta e prospetto p. 83. Spaccato assonometrico

81




0

Scala 1:100

12

1

2

3

4

di assemblaggio e smontaggio, la Casa

ambito:

Progetto architettonico realizzato autore: Santiago Cirugeda luogo: Siviglia, Spagna anno: 2004 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare

Puzzle si stanzia per soggiorni limitati in differenti punti di Siviglia, prediligendo i vuoti urbani. La costruzione più che

Sospesa sul sottile filo della propria esistenza una casa nomade ha come unica possibilità di sopravvivenza quella di inserirsi come un parassita in luoghi liberi capaci di accoglierla e di spostarsi da un luogo all’altro, scomporsi e ricomporsi attraverso un faticoso lavoro collettivo, una strategia urbana di natura spontanea e bottom-up. Casa Rompecabezas,

m

e non richiedendo maestranze per le fasi

Casa Rompecabezas

La

5

rappresentare un’architettura, assume il ruolo di meccanismo abitativo e definisce un’alternativa urbana al tema dell’abitare in condizioni marginali. Da questo punto di vista l’atteggiamento parassitario è una diretta

conseguenza

dell’avviamento

di

un processo che, per una scelta specifica, dialoga con le situazioni al limite della società. Il dualismo legalità-illegalità diventa

uno

dei

primi

esperimenti di Recetas Urbanas, è proprio questo, un dispositivo urbano errabondo, la

forse una soluzione inevitabile se si vogliono conseguire

con

coerenza

gli

obiettivi

prefissati da Cirugeda.

cui interpretazione (è stata definitivamente smontata nel 2004 e le foto sono poche e rare) non può essere altro che un fatto di sforzi, di lotte e tenacia sociali. Per ovviare al problema dei permessi di costruzione, l’architetto andaluso mette a punto una struttura componibile e smontabile in poche ore che può alloggiare senzatetto, abusivi, esibizioni artistiche e attività comunitarie in giro per la città; una casa che scappa insomma.

Riferimenti essenziali Sara DOTTO, Al limite. Tre storie sul vuoto di potere, in: Officina*, n. 5, marzo-aprile 2015, pp. 24-29, [http:// www.officina-artec.com/project/officina-05/], ultima cons. 5 novembre 2017. Nato THOMPSON, Living as Form. Socially Engaged Art from 1991-2011, MIT Press, Cambridge 2012, p. 130. Federica ZATTA, Le ricette urbane di Santiago Cirugeda, in: Artwort/ architettura, 29 settembre 2014, [http:// www.artwort.com/2014/09/29/architettura/ricetteurbane-santiago-cirugeda/], ultima cons. 5 novembre 2017.

La struttura ha dei costi davvero ridotti e si compone di semilavorati tutti assemblabili a secco: lastre di vetro, travi di acciaio e pannelli di cartongesso non verniciati. Il meccanismo giuridico che le consente di contenere le spese, limitandole ai soli materiali, risiede nella classificazione come una struttura non permanente, localizzabile in suoli privati previa autorizzazione dei proprietari

direttamente

interessati38.

Inoltre, la manodopera coincide con gli utilizzatori e non rappresenta una parcella aggiuntiva ma un’occasione di condivisone e di aggregazione tra abitanti. Utilizzando materiali perlopiù di recupero p. 85. Pianta e prospetto pp. 86-87. Spaccato assonometrico

84

38   Nato THOMPSON, Living as Form. Socially Engaged Art from 1991-2011, MIT Press, Cambridge 2012, p. 130.

Libro I





Scala 1:500

13

0

5

10

15

20

25

m

dispongono di doppio ingresso (anteriore

PREVI Project ambito:

Progetto urbano realizzato autore: Kiyoneri Kikutaki, Noriaki Kurokawa, Fumihiko Maki luogo: Lima, Perù anno: 1968 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare PREVI–Proyecto Experimental de Vivienda , il quartiere sperimentale costruito sul finire degli anni Sessanta dalla generazione di architetti dell’avanguardia radicale internazionale riunitasi a Lima, in Perù, descrive una modello di crescita che intende conciliare il conflitto tra città informale e disegno urbano39.

e posteriore) e rispettivo giardino/cortile privato,

allineato

alle

strade

pedonali

longitudinali. Le varie stanze che costituiscono il sistema - unico e ripetibile schema urbano - sono idealmente moduli disposti su binari tra loro paralleli in differenti combinazioni possibili, verificabili nel momento della crescita del nucleo familiare: l’aggiunta di camere da letto, la saturazione dei piani terra o primi e la flessibile disposizione degli archetipi abitativi - da intendere nella loro accezione

Nello specifico la sezione affidata al progetto

funzionalista - sono tasselli di un quadro

di tre figure giapponesi, tra le quali spicca

unico che permette variabili in un disegno

indubbiamente il Pritzker Fumihiko Maki,

direzionato e rigidamente orchestrato.

è segnata da un sistema di espansione lineare, in una trama che definisce insieme limiti e opportunità di un preciso schema di sviluppo. L’esperienza peruviana della scuola metabolista rinverde la possibilità di osservare l’architettura per quello che essa, in una pianificata immagine di allargamento dei nuclei familiari.

Nonostante ciò, come sempre nelle storie dell’avanguardia

giapponese,

gli

esiti

finiscono per fuoriuscire dai piani e il controllo del progetto è naturalmente affidato, in questo fortunato e specifico caso, alla coerenza dell’intero intervento urbano (che comprende la contemporanea attività di 24 uffici internazionali d’architettura).

Diciassette abitazioni si raggruppano in due nuclei affiancati, composti rispettivamente da sette e dieci blocchi e separati da un’ampia piazza pubblica. Quattro di questi edifici (tutti caratterizzati da una dimensione longilinea) risultano leggermente più estesi in lunghezza degli altri tredici, purtuttavia la struttura distributiva e la suddivisione in ambienti

La struttura in calcestruzzo armato garantisce stabilità e durata al dispositivo evolutivo e l’idea di armonico sviluppo o decrescita in sintonia con i ritmi della società che popola l’ambiente urbano, rivolge l’attenzione su temi oggi all’ordine del giorno, nel dettaglio quotidiano di un’abitazione vissuta.

rimangono omogenee e non appaiono mai sconvolte.

Riferimenti essenziali

Queste ultime, in pianta, si costruiscono su due spazi affiancati: uno di larghezza 2,20m

(principalmente

destinato

alla

distribuzione verticale) e l’altro di 3,80 (nel quale si innestano le funzioni pulsanti dell’abitazione: cucina, zona giorno e bagni, oltre a una corte piantumata interna, utile

p. 89. Pianta e prospetto pp. 90-91. Spaccato assonometrico

88

Peter LAND, The Experimental Housing Project (PREVI), Lima. Design and Technology in a New Neighborhood, Universidad de los Ande, Departamento de Arquitectura, Bogotá 2015, pp. 224-235. Joseph Lluìs MATEO, PREVI Experience, in: digital Architectural Papers/ index, 13 luglio 2012, [https:// www.architecturalpapers.ch/index.php?ID=96], ultima cons. 5 novembre 2017.

alla ventilazione dei blocchi). Tutte le unità

Justin McGUIRK, PREVI. L’utopia metabolista, in: Domus web/ architettura, 21 aprile 2011, [https://www. domusweb.it/it/architettura/2011/04/21/previ-l-utopiametabolista.html], ultima cons. 14 ottobre 2017.

39   Justin McGUIRK, PREVI. L’utopia metabolista, in: Domus web/ architettura, 21 aprile 2011, [https:// www.domusweb.it/it/architettura/2011/04/21/previl-utopia-metabolista.html], ultima cons. 14 ottobre 2017.

PREVI, Experimental Housing Project, Lima Peru, in: Iqbal Aalam, 20 gennaio 2013, [https://iqbalaalam. wordpress.com/tag/kikutake-kurokawa-maki/], ultima cons. 5 novembre 2017.

Libro I





0

Scala 1:500

14

5

10

15

20

25

m

leggeri e reversibili, sembrano comunicare

Quinta Monroy Housing

una necessità morfologica che deriva da una

ambito:

Progetto urbano realizzato autore: Alejandro Aravena, Elemental luogo: Iquique, Cile anno: 2003 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare

imposizione programmatica. Il senso temporale del progetto intende additare al programma di scalata sociale

Nello schizzo d’autore, dove con casette stilizzate si dichiara che l’inaccessibilità a una casa di 80 m non deve corrispondere 2

all’acquisto di un’abitazione più piccola da 40m2 bensì a quello di metà abitazione da 80, si potrebbe racchiudere buona parte del messaggio che questo progetto, dalla direzione inevitabilmente sociale, intende

affidato all’espansione delle cellule abitative: data la rigida suddivisione classista della popolazione cilena, Aravena prepara le condizioni per un riscatto e dona vita ai suoi edifici affidando a essi l’arduo compito di accompagnare gli abitanti nel processo. In questa versione, la temporaneità dell’abitare si ritrova esattamente nello scarto tra classe

diffondere40.

meno abbiente (quella che originariamente

Il quartiere a Iquique non è da intendersi

media (una volta ottenuti i mezzi economici

necessariamente come una sperimentazione,

per ampliare le proprie abitazioni ai massimi

perché gli esiti sociali e ideologici che si

consentiti dalla struttura rigida).

entra a far parte del quartiere) e classe

prefissa sono raggiunti esattamente come da programma: uno studio altrettanto accurato va dunque operato sui dialoghi che l’intervento instaura con chi lo va ad abitare

Secondo tale lettura, il progetto, al quale non si vuole sottrarre alcun merito o valore, si avvicina molto a un’azione dalla forte

e negli intenti di chi lo ha progettato.

componente paternalistica che tenta di

Incasellato in un ampio programma di

sfere progettuali in modo forzato, e quindi

lotta all’abusivismo nei quartieri cileni più

con un vizio di forma che nega i presupposti

marginali, il progetto firmato Elemental

necessari a una reale responsabilizzazione

Cile (e, vien da sé, Alejandro Aravena) del

popolare.

sposare (o se non altro di far incontrare)

quartiere residenziale periferico incontra i temi centrali dell’auto-costruzione e della flessibilità programmata. L’opera si può suddividere in una semplice struttura base composta di blocchi di tre piani fuori terra in calcestruzzo armato, progettata, costruita e consegnata ai futuri residenti, e in un sistema leggero di aggiunte (principalmente lignee), ideate e montate dagli stessi abitanti

Riferimenti essenziali Alejandro ARAVENA, Andreas IACOBELLI, Elemental. Manual de vivienda incremental y diseño participativo, Hatje Cantz, Berlino 2016, pp. 81-190. Elemental, ABC of Incremental Housing, in: Elemental Chile/ projects, [http://www.elementalchile.cl/en/ projects/abc-of-incremental-housing/], ultima cons. 25 ottobre 2017.

una volta insediati. La contrapposizione tra hardware e software è quindi controllata da

un

rigido

sistema

predefinito.

In

questo senso, le limitazioni si trasmettono in maniera direttamente proporzionale anche al risultato estetico delle aggiunte (espansioni degli spazi abitativi): queste, realizzate con tecniche semplici e materiali p. 93. Pianta e prospetto pp. 94-95. Spaccato assonometrico

92

40  Alejandro ARAVENA, Andreas IACOBELLI, Elemental. Manual de vivienda incremental y diseño participativo, Hatje Cantz, Berlino 2016, p. 16.

Libro I





0

Scala 1:200

15

2

4

8

10

m

un prodotto praticamente costruibile da

La Tuminera ambito:

Progetto architettonico realizzato autore: Robetto Gabetti, Aimaro Oreglia d’Isola luogo: Bagnolo Piemonte (Cuneo), Italia anno: 1980 categoria: Multi-abitare Quando la contaminazione degli ambienti residenziali è rappresentata dalla giunzione con gli spazi del lavoro, e il lavoro è di natura agro-pastorale,

6

un

gesto

architettonico

che rilevi tale contatto può rivelarsi, oltre che utile, profondamente interessante ed

chiunque e pronto per l’uso, scommettendo sulla prefabbricazione, sull’uso di larice, mattone e lose di Luserna e sulla ripetizione. Sul limite occidentale, il principale accesso alla parte produttiva è sottolineato da una sorta di pantalera rivisitata. La scansione dettata dai pilastri a doppio puntone domina la facciata principale ed esaspera il senso di verticalità in corrispondenza della colombaia, una sorta

educativo.

di landmark dell’intervento.

Nella cornice rurale di Bagnolo Piemonte la

I due blocchi edilizi distinti sono uniti

coesistenza di spazi per abitare, per produrre il formaggio e per venderlo, si condensa in un solo oggetto lineare. Quest’ultimo, attraverso un’osservazione attenta dei suoi elementi archetipici - il portico, i pilastri, il tetto e il setto murario - può considerarsi compreso se non altro negli esiti costruiti, in questo caso abbastanza vicini all’idea originale degli architetti. Lo sviluppo orizzontale del complesso edilizio denuncia una successione degli ambienti: il pilastro ruotato, le vetrate a tutta altezza e la profondità che acquisisce lo sporto del tetto, assumono un ruolo centrale nell’informare esternamente l’aggancio della residenza vera e propria al corpo produttivo/ commerciale. La sottile soluzione spaziale incisa dal segno, invece di comunicare una

dalla doppia falda di un unico sistema di copertura segmentato e in facciata collegati dal lungo (e immaginariamente infinito) muro di spina longitudinale. Tra i due blocchi si colloca un patio libero d’ingresso, inteso come elemento che concede respiro al sistema, garantendo una certa quota di modifiche e adattamenti durante la vita dell’edificio. La residenza accoglie dunque una serie di dettagli di piccole e grandi dimensioni che si ripetono e si sovrappongono tra loro, rincorrendosi con armonia lungo una lama di mattoni e amalgamando quello che solo nella modernità sembra essere stato frainteso come un dualismo insanabile: la contrapposizione tra luogo di lavoro e spazio della casa.

cesura interna, testimonia un’abitabilità che si destabilizza positivamente. Il ritorno alla bottega-abitazione non è troppo lontano dal concetto che la Tuminera intende evidenziare. La struttura a nastro con ambienti in

Riferimenti essenziali Alfonso ACOCELLA, L’architettura di pietra, LucenseAlinea, Firenze 2004, p. 624.. Francesco CELLINI, Claudio D’AMATO, Gabetti e Isola. Progetti e architetture 1950-1985, Electa, Milano 1985, pp. 126-129.

successione è la risposta che i due architetti piemontesi elaborano per una rinnovata condizione della residenza in campagna, dove

l’invenzione

contemporanea

è

segnalata da una proposta estremamente p. 97. Pianta e prospetto pp. 98-99. Spaccato assonometrico

96

innovativa: l’intero fabbricato è studiato dalle menti dei progettisti nel minimo dettaglio, in modo da poter consegnare al committente,

Libro I





0

Scala 1:1000

16

10

20

30

40

ambito:

Progetto urbano realizzato Giancarlo De Carlo luogo: Terni, Italia anno: 1974 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare

La motivazione principale risiede invece

autore:

fronte

alle

m

all’intervento.

Villaggio Matteotti

Di

50

complessità

nel processo: l’architetto si affianca ai futuri abitanti e li accompagna nella definizione attiva del progetto delle differenti abitazioni urbane

accade spesso, quando urge un giudizio interpretativo di ciò che si osserva, di attivare quei reconditi meccanismi cognitivi atti alla semplificazione del reale, in grado di scovare l’essenza delle cose e ricomporla in un’immagine astratta e dunque più comprensibile.

che andranno a occupare. Rimaneggiando alcuni

concetti

dell’Advocacy

Planning

statunitense e dell’Opera aperta teorizzata da Umberto Eco, De Carlo diventa l’architetto al servizio delle persone e, progettando direttamente con loro (con tanto di modelli e schizzi), arriva alle soluzioni finali degli appartamenti, individuando la bellezza di 45 varianti.

L’operazione che il Villaggio Matteotti richiede per essere letto è proprio questa e, nello specifico, necessita di analizzare attentamente quelle che sono le ragioni della sua esteriore complessità, incrociando gli studi formali di larga scala con le soluzioni architettoniche di ciascuna abitazione, in una matrice morbida e reattiva composta dal capitale umano vero e proprio: il risultato è

Queste

ultime

caratterizzate

da

sono una

in

generale

certa

flessibilità

interna, dalla generosità degli affacci e dalla customizzazione delle forme come traduzioni materiali di necessità. La grande criticità, sorvolando sugli ostacoli politici ed economici che hanno impedito la completa realizzazione del quartiere

la lettura di un progetto, in un certo senso,

(che avrebbe dovuto alloggiare un totale

culturalmente anarchico, da intendere come

di 3.000 persone), si palesa con il tempo:

quel modello ideologico tanto caro a De

le generazioni successive di abitanti, non

Carlo.

vivendo nelle loro abitazioni ma in quelle dei

Su una griglia regolare s’impostano, in un’area periferica di Terni, 240 abitazioni, distribuite su blocchi in calcestruzzo armato

predecessori, non hanno colto le potenzialità del progetto, abbandonando, se possibile, quelle case su misura.

di tre piani e mezzo fuori terra in quattro stecche parallele. La viabilità automobilistica è ridotta all’indispensabile lungo una spina centrale e sul perimetro, mentre le reti pedonali e gli spazi di condivisione assumono un ruolo più che centrale: si tratta, infatti, di ambienti a volte stretti a volte ampi, a volte coperti a volte no, i quali, come un liquido in movimento, scavano le proprie vie di fuga nelle massicce moli cementizie. Tuttavia, non sono solo l’uso condiviso degli spazi, la presenza del verde, le distribuzioni p. 101. Pianta e prospetto pp. 102-103. Spaccato assonometrico

100

verticali e orizzontali ripetute e incrociate

Riferimenti essenziali Guido CAMPODONICO, Pier Giuseppe FERRO, Paola GAMBARO, Luigi LAGOMARSINO, Lino TIRELLI, Città per vivere? Risposte significative nell’Italia degli anni ’70, Sagep Editrice, Genova 1993, pp. 133-140. Giancarlo DE CARLO, L’architettura della partecipazione, Sara MARINI (a cura di), Quodlibet Macerata 2013. Margherita GUCCIONE, Alessandro VITTORINI (a cura di), Giancarlo De Carlo. Le ragioni dell’architettura, Electa, Milano 2005, pp. 46-51. Lamberto ROSSI, Giancarlo De Carlo. Architetture, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1988, pp. 120129.

o il segno deciso lasciato dalla passerella sospesa che taglia diagonalmente l’intero quartiere, a conferire una plasticità unica

Libro I





0

Scala 1:200

17

2

4

6

8

10

sul quale far leva, anche nella psicologia

Qin-he Village shelter

collettiva.

ambito:

Progetto architettonico realizzato autore: Atelier-3 luogo: Taiyuan, Taiwan anno: 2011 categoria: Auto-abitare

La ripetizione identica dei blocchi abitativi a doppio livello è il prodotto dell’uso di elementi modulari montati a secco in loco.

A seguito di una grave catastrofe climatica la reazione del progettista è spesso quella di produrre manufatti che proteggano, che

La struttura a telaio metallico è attenta alla tradizione costruttiva taiwanese in una traduzione materiale dal legno all’acciaio.

allontanino le paure e diano sicurezza agli

Particolarmente emblematici sono i tetti a

abitanti superstiti. Si tratta di edifici il cui

doppia falda, dalle dimensioni generose,

fine ultimo è durare nel tempo.

in

Piuttosto che indicare condizioni abitative future temporanee e imprevedibili, queste case taiwanesi manifestano un’instabilità genetica

radicata

nel

passato;

solo

analizzando i motivi che le hanno generate

sagomata

zincata:

questi

tra due volumi edilizi, un luogo aperto e protetto, da poter condividere con il vicinato, in un flebile quanto speranzoso tentativo di riconnessione comunitaria. Fondamentale è il coinvolgimento sociale

situazioni critiche parzialmente risolte o

degli abitanti i quali, sopravvissuti alla

come tentativi di risposta.

tragedia, entrano a far parte del processo

di

Atelier-3,

dell’architetto

Hsieh

esemplificativa

di

d’emergenza risolvere

sotto

la

guida

Ying-Chun,

è

quell’architettura

qualitativa

celermente

che

ed

tenta

di

efficacemente

dei gravi problemi sociali conseguenti a catastrofi di media e larga scala. Il caso specifico nasce dalle devastazioni dell’agosto 2009 in seguito al tifone Morakot in tutta l’area meridionale di Taiwan. La

ricostruzione

di

un

villaggio

completamente raso al suolo non è un compito

semplice:

il

progettista

deve

interfacciarsi con il tema della residenza nella sua più cruda e aspra immagine, in condizioni di pericolo diffuse, con una collettività disperata, una marcata scarsità

costruttivo, in un meccanismo nel quale l’architettura si fa attiva nella psicologia. Le tecniche costruttive, infatti, rappresentano un insieme di soluzioni già brevettate dai progettisti, unitamente con l’impresa edile, e sono quindi alla portata di tutti, giovani e anziani, donne e uomini: l’orizzonte dell’inclusione si fa anche collaborazione, contribuendo a tempi e costi di un progredire quanto mai urgente.

Riferimenti essenziali Atelier-3 & Design For People, Qin-he Village shelter, in: Atelier-3/ Post-disaster reconstruction works, [https:// www.atelier-3.net/88-1qinhe-village-shelter], ultima cons. 5 novembre 2017. Fast & Easy, in: Atelier-3/ Introduction, [https://www. atelier-3.net/blank-12], ultima cons. 5 novembre 2017.

di risorse e la necessità di finalizzare delle soluzioni nel minor tempo possibile. Per questo motivo il villaggio è ricostruito con

104

lamiera

garantiscono, nello spazio che intercorre

le si può leggere come manifestazioni di

L’opera

p. 105. Pianta e prospetto pp. 106-107. Spaccato assonometrico

m

tecniche

moderne

ma

in

chiave

reinterpretativa di certi schemi diffusi nella tradizione del luogo. La doppia anima di presente e passato, strumentale alla ricostruzione futura, è il principale elemento

Libro I





108

Libro I


L’‘Aquila come laboratorio Sta hoggi L’Aquila composta di cumuli di pietrame sempre più fitti, a mano a mano che ci s’addentra in essa dove s’infittivano le case, con rare fabbriche pencolanti e uomini che s’aggirano tra di esse. Le case sono state unite in mucchi di pietre per liberare le vie, questo hanno fatto gli uomini. Non potendo levarle, le ammucchiano, affinché della città tornino a luce almeno gli spazi vuoti ch’erano, giacché quelli pieni più non sono.

Giovanni D’Alessandro, 20155


capaci di consegnare alle generazioni future

L’Aquila 2009-2017

un organismo ribollente, un sistema nel quale abitare al di sotto e al di sopra di strati intrecciati, in altre parole una città ancora

Quando nel 1816, René Laennec inventò lo stetoscopio, il medico francese inaugurò la

pratica

dell’auscultazione.

La

diretta

comunicazione tra corpo del paziente e specialista dimostra la possibilità di un accesso non mediato alle informazioni materiali di un dato ente, superando i pareri soggettivi e le congetture spesso fuorvianti normalmente in atto1. La pratica assume quindi un valore quasi ontologico nella conoscenza degli oggetti in quanto tali, ignorando, una volta tanto, le diffuse opinioni, i luoghi comuni e i depistaggi pianificati. Approcciarsi

alla

realtà

aquilana

non fosse prima. La complessità però non sempre significa fatica di lettura e, talvolta, può essere preferibile. Come suggerisce Robert Venturi: I am for richness of meaning rather than clarity of meaning; for the implicit function as well as the explicit function. I prefer both-and to eitheror, black and white, and sometimes gray, to black or white. A valid architecture evokes many levels of meaning and combinations of focus: its space and its elements become readable and workable in several ways at once2. I molti livelli di significato sono più che

degli

rintracciabili nella città territorializzata ai

ultimi anni richiede, a parere di chi scrive,

piedi del Gran Sasso. Le contraddizioni non

un metodo investigativo, un approccio

sono mai implicite ed ogni aspetto, seppur

imperniato sull’interpretazione dei fatti della

antitetico rispetto al precedente, si palesa

città, dei modi di viverla ma soprattutto di

nella concretezza dei segni del vissuto. Se

abitarla, che imponga lunghe camminate,

nel centro storico esistono forme dense

osservazioni dirette, riflessioni, annotazioni,

dell’abitare, nelle periferie le relazioni

disegni e pensieri rigorosamente sul campo.

tra le case sembrano scomparire, in un

Se si potessero auscultare tutte le abitazioni

vortice disaggregante, come spesso accade.

di una città, e quindi una dimensione

Se nel centro antico di L’Aquila gli edifici

urbana, il metodo potrebbe plausibilmente

invecchiano, come tutto, nello stesso luogo,

concretizzarsi in una completa introduzione

alcuni restauri portano a nuove vite infinite

fisica nei flussi urbani, per comprenderli

le architettura, immortalando artificialmente

dall’interno e, invece di accettare a occhi chiusi le questioni sollevate dai media, ritornare

alla

radice

della

faccenda

per porsi le giuste domande prima di rispondere a dei cosiddetti giusti problemi. Tutta questa retorica introduttiva rischia però di vacillare di fronte alla reale complessità

della

città

contemporanea,

in particolare se questa città è L’Aquila. In soli otto anni, il tempo, i fatti, la gente,

una condizione presente o passata. Se le fabbriche e le vaste distese di abitazioni costruiscono

ininterrotti

prolungamenti

di quella che una volta si poteva chiamare città, poco distante la natura prospera sui pendii, ai piedi di vette a quasi 3.000 metri sopra il livello del mare. Se la notte la gente riempie i portici di Via San Bernardino e i locali di Via Giuseppe Garibaldi, di giorno gli stessi luoghi sono un via vai di operai e di

gli edifici, gli oggetti e la natura sono stati

imprenditori, tra protesi meccaniche mobili

Il testo è una rielaborazione della definizione di Auscultazione offerta da Lawrence Abu Hamdan consultabile su: Lawrence Abu Hamdan, Auscultation, in: Forensic Architecture/ lexicon, [http://www.forensicarchitecture.org/lexicon/auscultation/], ultima cons. 5 novembre 2017.

prende così forma, fomentata da un territorio

1

110

più complessa - si suppone - di quanto già

e finte facciate in acciaio. La città discorde

2 Robert VENTURI, Complexity and contradictions in architecture, The Museum of Modern Art, New York 1992, p. 16.

Libro I


che ne è un prodotto o viceversa. È chiaro

candidatura di un bene nella lista del

che le facoltà cognitive, in un paesaggio

Patrimonio

simile, possono confondersi e perdere di

pratica confrontarle con una differente

vista l’obiettivo della ricerca. Ecco quindi che

prospettiva. Quello che per il sito ufficiale

accorre in immediato aiuto la fissazione del

unesco

tema, l’assidua immagine dell’abitare come

equo,

elemento in sé immutabile ma manifesto

statali di riconoscimento dei beni e delle

in svariate forme e dimensioni. L’Aquila è

implementazioni eventuali in questo campo

un laboratorio perfetto a questo proposito:

per alcune nazioni, per Françoise Choay è

accettata e superata la complessità quasi

un processo planetario di industrializzazione

congenita nella città, si apprende che allo

culturale, patrocinato da una struttura

stesso modo, ma a un livello più profondo

fondamentalmente occidentale che non

e più intimo, il tema dell’abitare e del suo

raramente non comprende il significato

fenomeno materiale sia radicato tanto tra

di molte produzioni umane leggendo, per

le mura antiche quanto nelle periferie,

esempio, in un valore puramente religioso

coinvolgendo un territorio vasto -che nella seguente trattazione sarà sempre lo stesso,

Le linee che delimitano il concetto di abitare, in questa zona d’Italia, sono variegate e rendono necessaria una differenziazione iniziale e doverosa tra ciò che è e ciò che appare. Altrettanto indispensabile risulta la riflessione sui numeri e sui dati quantitativi che caratterizzano l’area

indagata,

documentazioni

sugli

abitanti e sulle abitazioni. A seguire, alcuni esempi descritti, caratteristici di L’Aquila e provincia, chiariscono di cosa si parli quando la residenza è un tema reale e pulsante e a quali conseguenze fisiche e situazioni locali possa condurre una sua crisi radicale. A concludere, l’analisi specifica delle residenze dei centri abitati si sposta sul piano dell’indagine dettagliata per la riscoperta di una storia non lontana, di abitudini, di modi di costruire e di soluzioni adottate capaci di definire una storia del presente propedeutica al progetto del futuro.

Una differenza sostanziale È una questione di punti di vista. Quando si leggono le motivazioni e le logiche di

un

che

sarebbe sempre buona

processo

tiene

conto

complesso delle

ma

strategie

una dignità architettonica e materiale3. La

per convenzione.

è

unesco,

convenienza

in

questa

scrupolosa

operazione di comparazione è da ritrovare nello scarto risultante. La verità, che secondo Heidegger è impossibile cogliere anche nel contatto con l’esistente, essendo tale approccio del vissuto solo valido per l’uomo che lo vive4, ha comunque delle sfumature differenti. Esperire le cose produce, in quest’ottica, un grado di conoscenza - pur sempre soggettiva - della verità intrinseca delle stesse (e non si parla qui della verità convenzionale) maggiore di quella che offre un accesso alla conoscenza che si otterrebbe unicamente ascoltando il gioco di rimbalzi di opinioni altrove fabbricate. Si spiega quindi come la contro-analisi che opera Choay sia in un certo senso più vicina al significato ontologico delle scelte della Commissione giudicatrice, derivando, a sua volta, oltre che da profonde riflessioni, dall’ascolto di un punto di vista differente: quello di un amico magrebino indignato a proposito di alcuni casi della suddetta lista. 3 Il confronto avviene tra: UNESCO, The Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention, in: UNESCO/ Guidelines, [http://whc.unesco.org/en/guidelines/] ultima cons. 5 novembre 2017; e: Françoise CHOAY, L’Allegoria del patrimonio, Ernesto D’ALFONSO (a cura di), Ilaria VALENTE (a cura di), Officina Edizioni, Roma 1995, pp. 138-139. 4 Martin HEIDEGGER, Segnavia, traduzione di Franco VOLPI, Adelphi, Milano 1987, pp. 143-145.

L’Aquila come laboratorio

111


Per L’Aquila questo tema è da approfondire

modifica nei suoi rapporti interni, destinata

e

a trasformarsi e a mutare nel breve periodo.

chiarire

perché

fondamentale.

innegabilmente

L’opinione

costruitasi

attorno

ed

è

a

luoghi,

comune

Pur non asserendo che la produzione

persone

scientifica voglia adeguarsi alle mode del

di

momento è innegabile come l’esito critico

di

sia sempre affine, comparabile e omogeneo.

una manipolazione dei fatti che produce,

Uno tra i tanti esempi potrebbe riguardare

gettando a peso morto il germoglio del

l’abitabilità del centro storico: secondo i testi

fraintendimento nel vortice dei luoghi

ufficiali e la stampa nessuno sembra vivere

comuni e dei sillogismi da bar, una cultura

questi luoghi, o meglio una generazione

generale e un vero pensiero tematico sul caso

di giovani psicologicamente deboli e privi

aquilano. L’arco cronologico considerato

di speranza. Una breve permanenza può

rappresenta, nei confronti della città e del

smentire facilmente questa tesi e riconoscere

suo territorio in generale, un processo

una condizione non stabile, indubbiamente,

di costruzione di giudizio diffuso che

la quale però non arriva alle estremizzazioni

semplifica eccessivamente i fatti, andando

che si vorrebbero diffondere (non si discute

letteralmente a livellare ogni differenza,

qui di sociologia e non si aggiungerà altro).

ogni contraddizione la quale, come espresso

La lettura del giornale è quindi una pratica

chiaramente in precedenza, è nel

dna

che, in questo caso, assume un significato

dell’abitare a L’Aquila. Di seguito non si

istruttorio e intende plasmare lettori e

elencheranno caso per caso le letture del

ascoltatori italiani con l’idea che in questo

fenomeno alla scala della stampa nazionale e

pezzo di nazione non si faccia nulla, tutto sia

internazionale, né si argomenterà la presente

immobile a spese dei contribuenti. Avendo

tesi con le differenze che sono conoscibili

a che fare con più di 600 cantieri attivi e

solo a occhio nudo, in un confronto diretto

quasi 1.800 da allestire tra le sole mura

con la città - non si tratta di una ricerca sulla

aquilane5, è chiaro che i processi siano molto

comunicazione e sulla mediatizzazione dei

più complessi del normale e di conseguenza

fatti d’architettura e non si intende esplorare

i tempi di allunghino. Tuttavia la gente

l’universo del dibatto tanto scientifico quanto

vive, abita in edifici nuovi, ricostruiti o

popolare con dei casi specifici. Si tenterà

restaurati e anche se, in particolare per

piuttosto di approcciarsi al tema attraverso

questi ultimi, esiste una diffusa tendenza alla

una lettura trasversale di quelle che sono

pubblicazione online di annunci di locazione,

le ragioni e i significati dei messaggi, come

le condizioni marginali, di un lento quanto

sempre fissandosi sul racconto dell’abitare,

difficile riassestamento abitativo, rendono

tanto negli usi dello spazio quanto nelle sue

l’instabilità

eventi

mediazione

un

perfetto

esempio

dell’informazione,

ossia

forme costruite.

forse

comprensibile.

La lettura differita rispetto ai fatti tocca

La produzione bibliografica e sitografica che

anche argomenti disciplinari e la critica

si è interessata al caso di L’Aquila negli ultimi

dell’architettura aquilana diventa un oggetto

8 anni è a dir poco sconfinata. Osservando

di massa, un argomento democraticamente

attentamente alcuni di questi punti di vista

maneggiabile. L’Auditorium nel Parco di

si possono cogliere sicuramente molte

Renzo Piano e la Paper Concert Hall di

differenze, più o meno sottili, ma una costante

Shigeru Ban diventano quindi un tema

è pur sempre rintracciabile: l’adeguamento

malleabile per tutti, critici o meno, mentre

a un pensiero attuale. Con attuale si

i progetti sulle abitazioni, la maggior parte,

intende qui sì una condizione istantanea, in

assumono

questo momento, ma anche una immagine contingente, soggetta a a una imminente

112

attuale

una

dimensione

d’interesse

5 USRA, Pratiche e Cantieri, in USRA, [http://www. usra.it/], ultima cons. 26 settembre 2017.

Libro I


limitato, oppure estraneo nel circolo delle

più evidente. Spostando l’attenzione sulle

aspre critiche, penalizzati comunque in

nuove costruzioni sparse nel territorio

partenza perché privi di una firma conosciuta.

aquilano,

Il tema dell’architettura griffata, spinoso

all’opinione di Antonio Calafati il quale, con

e rischioso, è qui citato solo per ricordare

deciso occhio critico, giudica le questioni

quanto, di fatto, le strumentalizzazioni della

politiche mosse al caso aquilano come segue:

torna

utile

il

riferimento

cultura e del pensiero di massa influiscano sulla percezione che si ha dei fatti e, nello specifico, limitino la conoscenza dei processi in atto e delle condizioni attuali nella provincia aquilana, spesso dimenticando ciò che accade - e non accade - nelle frazioni. Le abitazioni restaurate o in fase di restauro, ad esempio, al posto di essere osservate da tutte le angolazioni nelle quali si può indagare e comprendere il progetto d’architettura, vengono analizzate perlopiù a proposito

I diciannove blocchi residenziali che hanno realizzato in pochi mesi per circa 20.000 abitanti - localizzati, per scelta del Consiglio comunale, a replicare il policentrismo della città - sono stati un esperimento di grande interesse. […] Che poi non si sia stati capaci di realizzare quel progetto come il progetto stesso richiedeva, di capire i vincoli (e le opportunità) che avrebbe posto alla traiettoria dello sviluppo spaziale della città è un altro discorso. Ci sarebbero molte cose da imparare dagli errori fatti a L’Aquila - soprattutto da quelli fatti in buona fede. Bisogna però riconoscerli, comprenderli e discuterne6.

degli eventuali interessi illeciti che troppo spesso assumono frequenza sistematica.

In generale, da un’osservazione sul campo

Tristemente

di

di una durata di circa un mese - quindi

un sotto-mercato delle costruzioni che

forse indicativa ma affatto esaustiva o

vede nell’illegale la principale fonte di

risolutrice - si può constatare che L’Aquila

speculazione, si ricorda che i restauri,

come città storica si strutturi su isole

soprattutto di quegli edifici residenziali

urbane dense, a oggi ancora in parte prive

storici con gradi di tutela differenti (quindi

di

meno controllati negli esiti a fine lavori),

(attività commerciali, assenza di eccessivo

andrebbero anche letti da un punto di vista

inquinamento acustico, strutture pubbliche

metodologico e che i complessi abitativi che

fruibili e uffici amministrativi e così via) per

vengono restituiti ai proprietari subiscono

garantire a una città un sufficiente grado

talvolta operazioni di facciata poco attente

di abitabilità, che tendono a dissolversi

ai materiali originali, dettaglio questo che

verso la periferia. Questa si colloca su un

non ha solo valore nell’estetica ma anche e

piano geograficamente discendente per poi

soprattutto nel respiro e nell’invecchiamento

risalire allontanandosi dal centro. Le aree

naturali dei paramenti. Il messaggio si

periferiche sono caratterizzate da un’edilizia

risolve

le

residenziale abbastanza usuale, con nuove

condizioni dell’architettura e della città

forme di aggregazione nei pressi dei modesti

aquilane non siano nemmeno lontanamente

centri storici delle frazioni. Questi ultimi

impeccabili ma, allo stesso tempo, sarebbe

si presentano in buona parte inagibili e

necessario

interrogarsi

abbandonati, offrendo scenari tanto sospesi

e su quali punti esprimere un giudizio

quanto potenziali. Il fenomeno residenziale

soppesato, in modo da non regalare al

sembra subire una riduzione in quantità e

mondo un’immagine di affossamento che

densità, in forme inversamente proporzionali

non risulta veritiera, sempre che di verità,

rispetto

in termini heideggeriani, si possa discorrere.

topografico, inserendosi a pieno titolo in un

A

ammettendo

quindi

contribuisce

nell’accettazione

capire

intridere

l’esistenza

le

su

cosa

critiche

anche

un

che

giornalistiche processo

di

politicizzazione dell’informazione sempre

quella

funzionalizzazione

all’accentuazione

del

necessaria

dislivello

6 Il testo era disponibile sotto la voce seguente: Antonio CALAFATI, L’Aquila: il Progetto C.A.S.E. (II), [https://agcalafati.wordpress.com/2015/12/08/laquilail-progetto-c-a-s-e-ii/], ultima cons. 5 novembre 2017.

L’Aquila come laboratorio

113


paesaggio di natura montana appenninica. A

conclusione

indicatore,

è

per

possibile quanto

trovare puntuale

un e

contorno che lo influenzano. Storicamente, l’estensione da un’impronta

riassumere quel divario ormai consolidato

urbana composta di più centri poco distanti

tra ciò che accade e ciò che si pensa accada,

gli uni dagli altri a una dominata dal sistema

in una analisi dei dati reperibili a proposito

unico territoriale, sotto forma di matrice

degli affitti nel centro storico di L’Aquila

liquida connettiva, è un fenomeno recente.

[immagine 10]. Lo studio si rivolge al

In generale, un contributo decisivo alla

patrimonio architettonico abitativo ancora

saturazione degli spazi che costituiscono

sfitto (l’analisi è strutturata indicativamente

la citata rete urbanizzata, si osserva tra

sul mese di Settembre 2017) concentrato nel

il 1956 e il 19807, periodo della vera e

centro antico e nell’immediata periferia, con

propria saldatura tra i centri abitati storici

una superficie complessiva di poco superiore

e i quartieri periferici, perlopiù residenziali,

ai

disponibili

che indentificano il territorio intermedio.

riguardano i metri quadri offerti, i prezzi al

Nel dettaglio, tra le due date considerate

metro quadro e i modelli residenziali. Questi

la popolazione comunale aumenta di circa

ultimi, qui anticipati come tema al contorno,

10.000 abitanti (da 54.633 a 63.678) mentre

rappresentano

argomentativo

il tessuto edificato ha contato un incremento

del sotto-capitolo Elementi e a esso si

di quasi 6.000 unità (da 5.304 a 11.277)8.

rimanda per una più piena comprensione.

La maggior parte delle dinamiche abitative,

A questa fase della ricerca ci si limita a

oltre che degli esiti costruiti, del territorio

definire sbrigativamente e riduttivamente

aquilano come di altre parti della penisola,

le cinque forme abitative presenti nel

dipende dalle politiche urbanistiche di

diagramma: per complessi plurifamiliari lineari

questo arco temporale.

170ha.

Le

informazioni

il

cuore

rurale, i complessi plurifamiliari isolati sono una sorta di riduzione di scala delle palazzine residenziali, gli aggregati plurifamiliari composti indicano quei raggruppamenti densi dati dalla stratificazione temporale, i palazzi plurifamiliari isolati sono le palazzine mentre i palazzi plurifamiliari urbani coincidono con il modello palaziale storico. La maggiore offerta è rappresentata dai palazzi plurifamiliari isolati (forse per disponibilità sul mercato) e dai palazzi plurifamiliari urbani (forse per assenza di un contesto urbanizzato attivo).

114

il quadro nel quale s’inserisce e gli agenti al

parziale esso possa considerarsi, capace di

si intendono le case in linea di matrice

11. p. 115: Grafico proporzionale riferito alle offerte di locazione per il mese di settembre 2017 nel centro storico di L'Aquila secondo: modelli residenziali, canoni mensili e superifici calpestabili

la portata e le caratteristiche del fenomeno,

Assetto demografico e abitativo È evidentemente necessario, prima di lanciarsi in valutazioni e interpretazioni sulla condizione residenziale aquilana, fornire una serie di dati oggettivi per inquadrare

Le aree peri-urbane (rispetto al centro storico di L’Aquila e di alcuni altri di dimensioni risultano

discrete, in

generale

come più

Paganica) densamente

abitate, a parità di superficie residenziale edificata. Tale considerazione però, se calata nella realtà dei fatti può apparire più variabile e il luogo comune per il quale nella città antica più densa abitino più persone che in periferia, a parità di metri quadrati, può rovesciarsi attraverso la consultazione dei dati. Rappresentativo, a tale proposito, è 7 Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.3.1 - Periodizzazione dell’edificato, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina1265_ allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 8 Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.3.2 - Gli indicatori di evoluzione urbana, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina1265_ allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017.

Libro I


21 0

€ 900

800

€ 750

700 €

210 €

200 €

1600 €

1500 €

1200 €

€ 1 0 00

€ 900

€ 900

€ 00 16

0€

00

22

10 €

0

46 0 55

m2 110

0

70

14

00

13 0

0m

m2

20 m2

260 m2

400 m2

3

m2

50 m2

2

160

0

70

154

115

m2

m2

80

0

0 85

0

80

10

00

2

0€

2

m

2

m

28

0 10

7

12

13

14

350

2

m

85

2

900

m

Abitazione lineare

850

zione plurifamiliare Abita

40

400

m2

plurifamilia regato re Agg

350

120

m2

800

o sociale Palazz

450 €

650 €

zzo urbano Pala

600 € 135 m2 70 m2

500 €

600 €

150 m2 95 m2

590 €

38 m2 600 €

550 €

44 m2

45 m2

75 m

42 m

380 €

550 €

2

2

60 m

55 m

2

2

550

500

50

390

400 m2

400

100

0€

0€

m

80

0€

2

m

30

90

48 2

70

50

0€

0€

65 m2

105

40

0

68

0

45

80 m2

0

65

m2

0

45 0 €

600 €

450 €

500 €

530 €

600

500 €

500 €

0€

55

0€ 50

60 0€

11


Scala nominale 1:20000

0

500

1000

1500

2000 m

Arischia Popolazione: 1466 Stranieri: 266 Famiglie: 637 Abitazioni: 1241 Stanze stimate: 5212

Preturo Popolazione: 3357 Stranieri: 443 Famiglie: 1316 Abitazioni: 1760 Stanze stimate: 7392

Pettino Popolazione: 10421 Stranieri: 352 Famiglie: 4328 Abitazioni: 5588 Stanze stimate: 23470

Coppito, Pile Popolazione: 7108 Stranieri: 391 Famiglie: 2967 Abitazioni: 4515 Stanze stimate: 18963

Sassa Popolazione: 3800 Stranieri: 416 Famiglie: 1472 Abitazioni: 2097 Stanze stimate: 8807

Roio Popolazione: 3862 Stranieri: 214 Famiglie: 781 Abitazioni: 1479 Stanze stimate: 16212


12. Macro-zone della provincia aquilana e dati demografico-abitativi al 2014

Assergi, Camarda Popolazione: 1881 Stranieri: 171 Famiglie: 868 Abitazioni: 1953 Stanze stimate: 8203 Torrione, San Francesco Popolazione: 15134 Stranieri: 808 Famiglie: 7012 Abitazioni: 9423 Stanze stimate: 39577

Centro storico Popolazione: 7024 Stranieri: 185 Famiglie: 3584 Abitazioni: 7187 Stanze stimate: 30185

Paganica, Onna, San Gregorio

Torretta, Sant’Elia, Gignano Popolazione: 6270 Stranieri: 351 Famiglie: 2565 Abitazioni: 2433 Stanze stimate: 10219

Bagno, Monticchio, Pianola Popolazione: 5270 Stranieri: 434 Famiglie: 2165 Abitazioni: 3446 Stanze stimate: 14473

Popolazione: 7866 Stranieri: 1069 Famiglie: 3044 Abitazioni: 4502 Stanze stimate: 18902

La convenzione amministrativa di suddivisione del territorio in macro-aree è qui sfruttata al fine di fornire un quadro informativo sulle condizioni residenziali. Ciascuna scheda propone infatti dati che costituiscono un quadro generale di abitanti, stranieri, famiglie, abitazioni e stanze stimate distribuiti sul territorio. Le informazioni sono in parte interdipendenti, per cui le cifre di famiglie e stranieri compongono la popolazione e dalle famiglie deriva il numero di abitazioni e la stima delle stanze.


il confronto tra la macro-zona (su base prgc9)

escludendo i comprensori di Gran Sasso,

Centro storico e quella di Torretta, Sant’Elia,

Bagno, Roio, Paganica, Casaline Menzano

Gignano: la prima accoglie una popolazione

Santi, Sassa e Preturo).

di 7.024 abitanti (i dati sono aggiornati a dicembre 2014) con un capitale costruito di 7.187 abitazioni, la seconda ospita 6.270 residenti per 2.433 residenze. Un semplice rapporto e si può concludere che nel centro storico aquilano a ogni abitazione corrisponda circa un solo abitante mentre, nel secondo caso, ogni residenza accoglie una media di circa 2,5 abitanti.

è la struttura dei gruppi abitativi, ossia il numero dei componenti per ciascun nucleo familiare. In linea di massima, a tal proposito, si può affermare che nel 2014 la media familiare stava intorno a 2/3 individui per famiglia. Questo implica una tendenza a gruppi di dimensioni abbastanza limitate, distribuiti sul numero di abitazioni di ogni

Per contro, esistono anche altre zone

macro-zona. In questo senso, la proporzione

del

lontane

calcolata tra abitanti e numero di abitazioni

dai maggiori centri urbani) scarsamente

assume una dimensione maggiormente

popolate rispetto agli esempi in precedenza

concettuale: andrebbero, infatti, ponderate

illustrati. Degno di nota è l’esempio della

le famiglie sulle abitazioni. Ecco quindi

macro-zona Assergi, Camarda che occupa

che per la macro-zona Centro storico si

la maggior parte del quadrante superiore

ottengono due abitazioni per ogni famiglia

dell’area oggetto di studio. Questa non

(in questo specifico caso composta da una

colpisce eccessivamente per lo squilibrio tra

media di 1,96 individui per famiglia);

abitazioni e abitanti (di nuovo il rapporto

per Torretta, Sant’Elia, Gignano a ogni

è di circa 1:1) ma principalmente per la

famiglia corrispondono 1,05 abitazioni

vasta porzione di spazio non occupata da

(con 2,44 componenti familiari circa).

edifici se non puntuali e isolati. Si tratta,

Invece, ad Assergi, Camarda i rapporti

territorio

circostante

(più

infatti, di un territorio montano, nel quale le ragioni geografiche, come descritto qualche paragrafo fa, determinano naturalmente

famiglie/abitazioni e famiglie/abitanti sono rispettivamente di 0,44:1 e 0,46:1.

il livello antropico e, vien da sé, lo stato di

Sulla base degli stessi dati si può avanzare

abitabilità e urbanizzazione10.

un’ulteriore riflessione a proposito della

In una lettura territorialmente più ampia i dati, disponibili al 30 Settembre 201611, mostrano un quadro composto da oltre 69.000 individui per l’intera provincia di L’Aquila (comprese le frazioni) dei quali 40.000 circa provengono dal comprensorio solamente

aquilano

(in

altre

parole,

9 Comune L’Aquila, Nuovo PRG - Prima stesura, in: L’Aquila.gov/ Nuovo PRG prima stesura, [http:// www.comune.laquila.gov.it/pagina1643_nuovo-prgprima-stesura.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 10 Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.5.1 - La demografia per le zone urbanistiche - anno 2014, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/ pagina1265_allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 11 Comune di L’Aquila, Sportello Settore Pianificazione ed Edilizia, Tabella dei dati riferiti agli abitanti, L’Aquila 2016.

118

Un altro dato di particolare interesse

struttura spaziale delle abitazioni nelle aree dove il territorio è stato convenzionalmente sintetizzato

(sempre

in

riferimento

al

2014). Comparando tra loro le tre macrozone prese a titolo d’esempio (Centro storico, Torretta, Sant’Elia, Gignano e Assergi, Camarda)

si

raccolgono

informazioni

interessanti sulla dimensione media delle abitazioni. Rapportando il numero di stanze stimato sulla totalità delle abitazioni si ottengono poco più di 4 stanze per cellula (corrispondenti allo spazio di quadrilocali in un ipotetico edificio di riferimento) nella macro-zona densa del centro storico e in quella ampia e dispersiva dominata da Assergi e Camarda. Attraversando i luoghi dell’abitare si può aggiungere

Libro I


una nota di distinzione qualitativa tra le

per i linguaggi formali e, in un certo senso,

caratteristiche delle abitazioni del Centro

tipologici dei quali si avvalgono, determinano

storico e quelle di Assergi, Camarda. Nel

una sorta di infrastruttura del territorio

primo caso gli edifici non sono in realtà

aquilano recente (dal 2009 a oggi) che ha

composti da troppi ambienti interni e

come presupposto la nuova costruzione o

questo fa presagire il conteggio come

l’adeguamento dello spazio libero in termini

unità edificate (e quindi come abitazioni

provvisionali. Le ragioni di tale disseminazione

nel complesso) di gruppi architettonici più

si intravedono nelle fasi emergenziali e post-

densi, uniti, nella schedatura, a costituire

emergenziali che l’area in analisi ha affrontato

un agglomerato unico, conteggiato come edificio residenziale a sé. Nel secondo caso, invece, la struttura abitativa appare più mista, a seconda della prossimità con i due principali nuclei abitativi e non pare possibile risalire, con una certa quota di certezza, dal numero delle stanze a un panorama abitativo principale dai caratteri

omogenei.

Sicuramente,

un

discreto contributo a tal proposito è da attribuire ai due complessi c.a.s.e. presenti sul territorio. Per quanto riguarda l’area periferica di Torretta, Sant’Elia, Gignano, il

in rapporto all’abitabilità e all’alloggiamento dei cittadini. Il panorama residenziale aquilano dunque, oltre a riosservare ciò che da tempo esiste, si è visto addizionato di nuovi elementi in un linguaggio già articolato i quali, per quanto criticabili negli esiti e nei presupposti ideologici, sono oggetto della presente analisi sotto le vesti di puri vocaboli aggiuntivi e contemporanei, da conoscere nelle loro azioni su un paradigma sociale

ormai

mutato

e

sul

panorama

architettonico in corso di trasformazione.

rapporto tra stanze e abitazioni è di poco

I tre casi riguardano nello specifico i

inferiore a tre. Questo può trovare ragione

nuclei residenziali del Progetto

nella vasta presenza di complessi residenziali

gli insediamenti cosiddetti Map13 e gli

isolati in raggruppamenti densi, nei quali le composizioni mediamente a trilocale riducono il consumo di spazio e ottimizzano metricamente l’area abitabile.

Una rete di luoghi inconsueti dell’abitare Le forme dell’abitare sono, ormai si può accettare

come

assunto,

estremamente

variabili. Di fronte a impellenti necessità, spesso questa eterogeneità può rendersi ancora

più

complessa

e

variegata,

disponendosi a un’intellegibilità sempre più criptica e contorta. Nelle righe che seguono si intendono approfondire tre modi di abitare lo spazio territoriale di L’Aquila che emergono per l’inserimento nello stesso campo causale e per la dimostrazione di una certa coerenza interna

riconoscibile

attraversando

il

paesaggio. Questi tre enti fisici costituiscono una rete di punti diffusa sul territorio e,

adeguamenti

in

Aree

di

c.a.s.e.12,

accoglienza14.

L’incrocio dei tre elementi e il sovrapporsi 12 Per approfondire l’argomento negli aspetti costruttivi e urbanistici si consiglia: Autori Vari, L’Aquila. Il progetto C.A.S.E. Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili, Maggioli, Santarcangelo di Romagna 2013. Per la parte più legata alle vicende politiche e di assegnazione consultare: Comune L’Aquila, Progetto C.A.S.E. e M.A.P., in: L’Aquila.gov/ Progetto CASE e MAP, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina40_ progetto-case-e-map.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 13 La descrizione generale del progetto si trova in: Protezione Civile, Map - Moduli Abitativi Provvisori, in: Protezione Civile/view dossier, [http:// www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier. wp?contentId=DOS322], ultima cons. 5 novembre 2017. Per avere alcune informazioni su specifiche costruttive e sulle strategie delle imprese costruttrici: Arealegno, Moduli abitativi provvisori in legno, in: Arealegno/ realizzazioni strutture in legno/ appalti e lavori pubblici, [http://www.arealegno.it/realizzazionistrutture-in-legno/appalti-e-lavori-pubblici/moduliabitativi-provvisori-in-legno--map.html], ultima cons. 5 novembre 2017.; Rubner Objectbau, Moduli Abitativi Provvisori, in: Rubner Objectbau/referenze, [http://www. objektbau.rubner.com/it/referenze/moduli-abitativiprovvisori-m-a-p-l-aquila-aq/12-28.html], ultima cons. 5 novembre 2017. 14 Comune L’Aquila, Le aree di accoglienza, in: L’Aquila.gov/le aree di accoglienza, [http://www.comune. laquila.gov.it/pagina1154_le-aree-di-accoglienza. html], ultima cons. 5 novembre 2017.

L’Aquila come laboratorio

119


13

degli

scenari

conseguenti

favoriscono

C.A.S.E. di Bazzano

una lettura più scorrevole del territorio, individuando

120

caso

come

Su

un

terreno

a

prato

non

troppo

riconducibile al proprio gruppo, grazie alle

attentamente

caratteristiche comuni e alle dimensioni

due massicci complessi abitativi di quattro

dei fenomeni. In totale si individuano

piani fuori terra. Quello più in lontananza

sul territorio, in forma sparsa, 19 siti

è costruito a un livello più alto del volume

21 insediamenti Map e 16 Aree di

in primo piano: essendo il terreno non

accoglienza, in generale databili tutti in un

orizzontale si è reso necessario l’adattamento

periodo compreso tra il 2009 e il 2013.

con sistemazioni a terrazze e ripide discese

Per la rappresentazione dei tre elementi si

erbose intercorrenti. Ancora più vicino allo

è scelto di adottare un modello descrittivo:

spettatore, due solitarie panchine vuote

attraverso il racconto di una fotografia

-accompagnate da un grigio lampione-

per ciascun caso, si persegue quell’idea di

denunciano

lettura dei segni materiali per desumere

scelta di posizionamento oltre che un uso

le informazioni direttamente dal campo

collaterale degli utenti: alcune scritte e

fenomenologico. Si tratta di immagini ad

segni di vandalismo rendono lecita la

altezza uomo, capaci di immortalare una

supposizione. A tergo, una strada asfaltata

condizione vissuta piuttosto che un quadro

è accompagnata da un basso fabbricato -

d’insieme. Le descrizioni, dopo un primo

destinato a locale tecnico - nell’ingresso al

blocco nel quale riportano in forma critica

piano terra del primo complesso abitativo.

gli elementi dell’immagine in un ordine

Quest’ultimo è infatti un cosiddetto piano

coerente, allargano il campo fotografico

pilotis per il ricovero dei veicoli, anche se la

a elementi non catturati dall’obiettivo,

snellezza lecorbusiana a cui la definizione

come varianti formali, usi dello spazio e

si riferisce sembra tradita dalle dimensioni

connessioni con il resto del territorio. La

delle sezioni circolari dei pilastri e dalla

meticolosa attenzione al dettaglio, ai colori,

goffaggine

alle atmosfere e all’utilizzo dello spazio

L’edificio, così grigio e buio sul piano di

regala un’istantanea dei modi di abitare

campagna, cambia colore e fattezze ai

questi luoghi.

tre piani superiori: la mescolanza tra un

c.a.s.e.,

13. Blocco residenziale del quartiere 'C.A.S.E.' di Bazzano

ciascun

Libro I

manutenuto,

una

degli

si

stagliano

probabilmente

isolatori

errata

sommitali.


intonaco dipinto, in una sorta di dialogo

un’abitazione, lenzuola stese su un parapetto,

tra un giallo navone e un giallo melone,

un armadio da esterni e un bidone per la

e una serie di dettagli e strutture leggere

raccolta dell’organico. Inoltre, due ragazze

in legno, fornisce un’immagine esteriore

sembrano colte a principio o termine di una

complessa, nella quale ai balconi, dai

corsa in compagnia.

parapetti ad assi orizzontali, si alterna un gioco di tavole legnose e variopinte, a demarcare il corpo scala. Il tetto, denunciato dal cordolo in verde rame, è a falda unica e si interrompe a scansioni regolari dettate dal ritmo volumetrico a bocchi, scelto per la composizione della stecca abitata. Una grande piastra che divide il piano terra dai superiori sembra fungere da balcone unico comune, affacciato su uno dei tanti panorami affascinanti dei quali si può godere da qui. A collegare il primo volume architettonico con

quello

retrostante,

una

scala

in

calcestruzzo armato fiancheggia la piastra dell’abitazione dipinta in giallo. Sullo stesso piano fotografico, ma in altri punti, elementi vegetali di un verde acceso corredano la composizione dell’immagine, uno dei quali occulta parzialmente la facciata del secondo fabbricato. Esso è profondamente diverso da quello appena visto. Innanzitutto si tratta di una stecca continua, senza le interruzioni vistose denunciate precedentemente. Lo schema identico della piastra sul piano dei parcheggi si eleva con l’impiego di cromie dell’ordine del beige e del grigio, in una composizione di facciata speculare nella quale ai modesti vuoti delle aperture balconate centrali fa da contrappeso la presenza,

Il complesso di edifici multipiano a stecca sotto il nome di

c.a.s.e.

rappresenta un

fenomeno abitativo particolare del territorio aquilano. Tale particolarità non risiede né nelle specifiche scelte strutturali né nello studio della forma esterna dei fabbricati, bensì nei caratteri sociali che lo spazio fallimentarmente assume. Pianificati come parti di veri e propri quartieri, i palazzi del progetto hanno assunto morfologie tra le più svariate (i progetti architettonici sono stati assegnati tramite concorsi a differenti professionisti e imprese) le quali, in quasi nessun caso, hanno dimostrato di poter ricostruire un senso di comunità, accortezza necessaria se si parla di un abitare insieme, nello stesso quartiere. Gli spazi comuni, sia interni sia esterni agli edifici si rivelano alcune volte troppo ridotti (gli interni) e altre eccessivamente estesi (gli esterni) finendo per non essere attivamente utilizzati dagli abitanti ma abbandonati perlopiù a sé stessi. Se un piano di alloggiamento per i cittadini è tecnicamente riuscito, un altro piano parallelo, quello di abitabilità degli spazi, sembra non avere raggiunto gli obiettivi minimi che i nuovi quartieri si erano prefissati.

alle due estremità, di cavità profonde, che sottolineano con tutta probabilità l’impianto distributivo verticale. La copertura metallica

Map di Bazzano

rettangolare è molto scura e, quasi a voler dichiarare l’ingombro complessivo in pianta,

Come in certe strade di San Luis Obispo o

si eleva a includere le geometrie regolari ma

di altre modeste realtà urbane californiane,

dinamiche del corpo di fabbrica sottostante.

due lunghe file di fabbricati a un piano si

Tra le due abitazioni ne spunta una terza

attestano su una via asfaltata centrale. La

che sembra assumere stilemi associabili alla

composizione dell’immagine è prettamente

seconda. I segni dell’abitare si manifestano

speculare e in primo piano, a destra e a

in vari punti della composizione fotografica:

sinistra, i due fabbricati che orientano il

due parabole satellitari, stendibiancheria

percorso lineare, dialogano da un lato con

sui balconi, alcune biciclette all’uscio di

un’area pedonale angolare e curvilinea

L’Aquila come laboratorio

121


14

in autobloccanti, dall’altro con un’aiuola

a metà della fila di destra) potrebbe avere

dalle stesse forme perimetrali, più simili

caratteristiche simili ai due precedenti ma

a spartitraffico che a spazi per il passeggio

una struttura leggera in legno, anteposta

o il contatto col verde. Le automobili sono

di fronte all’ingresso, probabilmente con

parcheggiate di fronte agli ingressi delle

funzione di veranda, non lascia trapelare

abitazioni e, a separarle da questi, dei

altre informazioni. Alcuni lampioni neri,

marciapiedi larghi circa due metri corrono

segni reiterati di una scansione prospettica,

per tutta la lunghezza del complesso

ricordano allo spettatore la tridimensionalità

abitativo. A precedere lo scalino dei percorsi

dello spazio. Sullo sfondo la mole di un

pedonali rialzati, due canaline di scolo

edificio abitativo a tre piani (parte di un

in calcestruzzo accusano nuovamente la

quartiere c.a.s.e.) si antepone alla vastità di

direzione lineare del sistema. Le due linee

brune vette appenniniche, sormontate da un

di fabbricati ripetono elementi modulari

cielo dalle calde sfumature di un tramonto

dai connotanti variabili se non per i tetti

che deve arrivare. Sui marciapiedi le tracce

a doppia falda in legno e i pluviali . Si possono distinguere tre modelli di abitazioni ripetute. Il primo (del quale fanno parte le due residenze in primo piano e alcuni blocchi a sinistra) ha uno zoccolino lapideo, persiane di un legno trattato e finiture in intonaco di un pallido beige. Il secondo (visibile solo al fondo della successione sia di sinistra sia di destra) ha caratteristiche affini al primo ma una colorazione esterna più 14. Via interna ai 'Map' di Bazzano

122

tendente all’arancio giallastro. Il terzo (del quale fanno parte le porzioni di fabbricato

dell’abitare si manifestano nella propria pienezza: quattro sedie bianche di plastica, una panchina in metallo e legno, molte piante in vaso dalle diverse dimensioni, degli zerbini, dei pergolati aggiunti alle verande, un innaffiatoio blu e delle tende a perline su un paio d’ingressi inscenano uno spettacolo di vita quotidiano, di spazi intimi ma condivisi, storie di un abitare insieme lungo due fasce parallele piastrellate. I quartieri costituiti dai Map spesso si

Libro I


manifestano quali satelliti minori nei pressi

sferico svettano a metà scena a sinistra ed

dei Progetti c.a.s.e. Le strutture urbane che

emergono di fronte a un freddo e rigido

definiscono sono generalmente semplici e

telaio in calcestruzzo armato il quale, con

si associano a disposizioni lineari (abitazioni

alcune parti ravvivate da graffiti, fa da sfondo

a uno o due piani unifamiliari a schiera) o

all’intero quadro di vita. La scena è intricata

isolate, costruendo comunque dei sistemi

eppure così semplice. Tutto sembra parlare

omogenei di vicinato, nei quali gli abitanti

una lingua alternativa, quasi allegorica,

fanno uso diretto dello spazio che circonda la

per la quale le strade diventano strette

casa, non rinunciando spesso all’opportunità

viuzze d’erba, le case sono temporanee

di allestire piccoli orti e spazi verdi privati.

tensostrutture

Nonostante si tratti di architetture semplici,

infrastrutturali si traducono in fasce di cavi

perlopiù prodotti della prefabbricazione

legati tra loro fuori terra, la luna e gli astri si

in campo ligneo, i moduli abitativi offrono

parafrasano in due lampioni, e addirittura il

modeste possibilità di conquista spaziale

cielo e le montagne sono sostituiti, in questa

da parte dei residenti. Il graduale moto

immagine, dallo scheletro di un edificio, una

trasformativo che lo spazio delle e tra

riduzione all’osso di quello che dovrebbe

le abitazioni ha subito con il passare del

essere un organismo pulsante e vivo. Una

tempo, dimostra una forma di occupazione

bambina, al centro della fotografia, fissa

quasi spontanea nella quale è la semplicità

la fotocamera e ricorda allo spettatore che

dell’architettura

a

renderla

unifamiliari,

i

servizi

disponibile

il luogo è abitato. Quest’aspetto è in effetti

alle perturbazioni del vivere. In generale,

testimoniato da otto oggetti in totale, ossia

pur trattandosi di una forma d’intervento

sono quattro stendibiancheria, due sedie in

grezza e poco strutturata, le potenzialità si

metallo e legno, un tavolo polimerico bianco

verificano in certi casi, nel rilievo delle tracce

e una panca richiudibile. Sullo stendino in

di una residenzialità comunitaria.

primissimo piano sono sistemati dei collant, un paio di mutande e quello che sembra un calzino. La metafora della città è dunque un

Area di accoglienza di Acquasanta, L’Aquila Il colore predominante è il blu oltremare

posto abitato, e le persone che lo abitano lo usano nelle forme che un’architettura smontabile e quasi tascabile concede loro.

delle tende della Protezione Civile. Su un

La tendopoli non è l’unico scenario che

verde prato sei strutture tessili a padiglione

ha caratterizzato le Aree di accoglienza in

si affastellano in una rete di tiranti bianchi.

questi otto anni. A oggi (2017) la maggior

Sulla porzione di suolo visibile più prossima

parte di questi luoghi è uno spazio libero

a

possono

di varia natura, segnalato da un cartello

intravedere alcuni cavi di distribuzione

specifico. Tuttavia, in certi casi, si possono

elettrica, sistemati dove l’erba lascia il posto

ancora trovare tende, persone residenti e

alla sabbia. Le grandi tende sembrano

volontarie, residui di un abitare marginale,

delle

unifamiliari:

emergenziale e, nel 2009, diffuso. La

esse dispongono di finestre (oscurabili

memoria e le testimonianze di queste

srotolando un lembo del tessuto blu legato

micro-strutture urbane oltre che alcune

esternamente), ingressi (non visibili nella

tracce materiali sopravvissute, portano il

fotografia) e profili esterni disegnati per

discorso sul piano delle temporaneità. Il

il defluire delle acque atmosferiche. Sulla

fattore cronologico è infatti quello che ha

tenda in primo a piano a sinistra, un grande

determinato nascita e scomparsa di queste

logo ufficiale sottolinea la proprietà di questi

pseudo-abitazioni organizzate in pseudo-

surrogati abitativi. Due lampioni con bulbo

quartieri. La singolarità del caso lo rende

chi

osserva

metafore

l’immagine,

di

case

si

L’Aquila come laboratorio

123


15

poco trattabile con i mezzi della critica

le congetture esistenzialiste dell’umanità

architettonica:

e con esse l’intera produzione culturale,

reversibilità,

urgenza

e

funzionalità immediata sono fattori fuori

architettura

dagli schemi delle normali condizioni sociali

Resteranno dunque città fatte di tracce, di

e tuttavia strumentali, nella presente analisi,

segni di un abitare lo spazio ormai passato,

al ruolo di monito e profezia. Gli scenari ai

una residuale archeologia del presente.

quali ci si sta sempre più inquietantemente abituando proiettano il dialogo direttamente da L’Aquila alla contemporaneità planetaria e una riflessione più approfondita sui temi

compresa,

sopravvivranno.

Un processo affine a quello ironicamente proposto qui, si può già operare nell’oggi, periodo storico in cui l’uomo non è ancora, forse, del tutto ri-animalizzato, in città

che le Aree di accoglienze sollevano può essere

come L’Aquila. In forme falsate rispetto a

un utile esercizio per il futuro più prossimo.

quanto teorizzato attorno a tale definizione, la presente ricerca propone una lettura archeologica dell’attuale in termini più letterali. Il terreno di studio concede

Archeologia del presente

infatti di direzionare i processi conoscitivi

La maggior parte del pensiero filosofico di Alexander Kojève ruota attorno a un interrogativo: quale sarà la figura dell’essere umano nel mondo ‘post-storico’, ossia quando, terminato il processo di umanizzazione globale, l’uomo ritornerà a essere un animale15? Nella poststoria nemmeno le categorie del pensiero, 15. Particolare dell'area di accoglienza di 'Acquasanta' a L'Aquila

124

15 Maria Laura LANZILLO, Ritratti. Alexander Kojève. Filosofia e politica nel tempo della post-storia, in: Rivista di Filosofia (Il Mulino), n° 1, Aprile, Bologna 2013, pp. 119-142.

verso

un

palcoscenico

di

architetture

residenziali rivelatrici. La rivelazione sta nella possibilità di conoscere visivamente gli interni delle abitazioni del tessuto urbano storico e contemporaneo in forma diretta. Come una Pompei post-litteram, L’Aquila concede tristemente di essere osservata nel proprio intimo significato residenziale, materializzato in abitazioni scoperchiate, parzialmente crollate, lacerate, rovine di un abitare decisamente attuale. La riflessione

Libro I


di fronte a queste case, o meglio reperti di case, si avviluppa attorno ai dettagli che maggiormente

colpiscono,

raggruppati

sotto il nome di tracce dell’abitare. I segni materiali derivati dalle lacune fisiche nelle architetture mettono a nudo parentesi quotidiane intime, le quali, in ordinarie circostante, non dovrebbero essere visibili agli estranei. Nella

lettura

proposta

da

Deleuze,

l’archeologia del presente può disporre di un contesto coerente quando il discorso si ritrae dall’immagine divenendo atto fondatore e l’immagine solleva le fondamenta dello spazio,

16

i suoi strati. L’immagine visiva diventa quindi archeologica, stratigrafica e tettonica. Non ci si

verticale. Nel caso di segni fondazionali

riporta alla preistoria, ma agli strati deserti del

accompagnati da resti di finiture e di

nostro tempo che seppelliscono i nostri fantasmi16.

corredi indicativi della distinzione tra gli

Come si può notare, seppure i presupposti

ambienti, si parla del modello orizzontale.

teorici possano assumere valore nell’analisi

Chiaramente, tutte le sfumature intermedie

sul tessuto costruito, il presente studio si

tra le due forme estreme rappresentano

orienta verso una traiettoria più operativa e

gli scenari ibridi. L’attenzione si posa

il metodo cardine resta, come sempre qui,

quindi su quella che era la distribuzione e

l’osservazione diretta dei fatti.

la composizione architettonica di sezioni

Più in dettaglio, quello che si potrebbe chiamare

patrimonio

archeologicamente

contemporaneo di L’Aquila, offre due tipi di conoscenza sull’architettura residenziale del luogo: una dal carattere stratigrafico, l’altra di natura spaziale.

e piante delle abitazioni: come dei disegni tecnici materializzati, gli scatti di questa realtà stratificata (dove strati non sono solo i modi di abitare lo spazio ma anche quelli riscoperti allo stato di rovina) possono insegnare molto sul tessuto abitato aquilano. Il carattere documentale riguarda anche le

La prima raggruppa quelle immagini di

caratteristiche costruttive, dalla lesione che

città (intendendo tanto il centro storico

dichiara un certo tipo di intonaco utilizzato

che gli insediamenti e i fabbricati sparsi

alla più radicale Conical Intersect di Gordon

nel territorio circostante) che sollevano la

Matta Clark17. In questo senso L’Aquila è un

questione delle tracce materiali. Queste

laboratorio a cielo aperto, un organismo che,

possono presentarsi in generale su piani

nel segno degli avvenimenti, ha qualcosa da

orizzontali, verticali o nell’incrocio tra i due.

raccontare su chi lo abita e su com’è abitato.

Quando un edificio parzialmente crollato, mette in mostra un proprio setto strutturale sul quale si possono rilevare chiaramente elementi

parietali

e

attrezzature

che

identificano l’uso domestico delle stanze emerse, si è in presenza della configurazione Gilles DELEUZE, L’immagine-tempo. Cinema 2, traduzione di Liliana RAMPELLO, Einaudi, Milano 2017, p. 234. 16

La seconda forma di conoscenza, come detto, ha peculiarità spaziali, e precisamente, si riferisce allo spazio interno delle abitazioni. L’abbandono di molte di queste ultime determina la possibilità di affacciarsi agli 17 Guggenheim, Gordon Matta-Clark. Conical Intersect, in: Guggenheim/artwork, [https://www. guggenheim.org/artwork/5211], ultima cons. 6 novembre 2017.

L’Aquila come laboratorio

16. Abitazione in rovina, Via Vincenzo de Bartholomaeis, L'Aquila

125


reagire. La reazione ha le proprie ragioni costitutive nelle ceneri del vecchio abitare, quello immediatamente precedente. La successione conferma il concetto dinamico delle scelte e impone un ragionamento programmatico al progetto della residenza, capace di coinvolgere tanto lo sviluppo successivo (le fasi, gli utenti, gli usi plausibili e così via) quanto il passato immediato in una valutazione che usa gli stessi termini di paragone (chi usava lo spazio prima e chi 17

lo userà poi, quale potenziale avevano le ingressi

dei

volumi

residenziali:

scene

di vita quotidiana congelata, ferme al 2009, dichiarano un uso degli spazi nel

forme precedenti e quale quelle successive, eccetera). Per quanto riguarda gli aspetti materiali, è chiaro che la possibilità di leggere, senza carotaggi né altre operazioni

quale a mancare sono solo gli abitanti. In

rilevatrici,

questo modo, cucine, bagni, salotti, sale

riconoscere, senza forme di rilievo metrico

da pranzo e camere da letto generano un

troppo complesse, le distribuzioni e le

panorama immobile, soggetto solo all’azione

composizioni delle abitazioni, rappresentano

contingente della contemporaneità, di per

occasioni che vanno colte, in virtù del triste

sé stesse definitive nel racconto di stralci di

significato che testimoniano. In altre parole

vita comune. A spiegare la sospensione non

la riflessione si concentra nell’invito a

sono solo i vuoti delle stanze ma anche gli

cogliere ciò che è, frutto di un ciò che è stato

arredi e gli oggetti che li popolano oggi come

ormai immodificabile, per immaginare ciò

allora. La lettura si arricchisce dunque di un

che sarà.

elemento eventuale, strettamente connesso con i giorni che passano e per pura casualità pervenuto in istanti particolari del divenire casalingo, i quali sarebbero potuti essere di natura del tutto differente. Ciò che si è affermato a proposito delle rovine contemporanee a L’Aquila è una lettura soggettiva. Le immagini e le interpretazioni evocate non intendono in alcun modo sovrapporsi a quello che è un giudizio già affermatosi da tempo e legato al buon senso nell’analisi dei fatti. Inoltre, chi abita i luoghi e realmente conosce lo stato delle cose, potrà opporsi di buon grado al distacco che in questo capitolo si è così tanto ostentato. Tuttavia,

pare

opportuno

motivare

le

ragioni di un simile campo osservativo attraverso la dichiarazione di una ferma 17. Interno residenziale abbandonato, Via del Cardinale, L'Aquila

126

attitudine progettuale. Quando lo scenario urbano si trasforma in un cantiere a cielo aperto, il disegno dell’abitare futuro deve

Libro I

gli

strati

costruttivi

e

di


possono trovare dai grattacieli ai caseggiati

Elementi

rurali, dalle palafitte ai rifugi montani, dai condomini urbani alle villette periferiche, solo

per

citarne

imprecisamente

una

microscopica parte. Ecco perché si può La discretizzazione di un territorio o di un

avvicinare senza troppi indugi l’essenza del

tessuto edilizio può operarsi in differenti

quadro dell’abitare allo stato attuale con

modi, a seconda di quale tema si affronti

l’anarchia del segno, nella totale mancanza

e soprattutto quale obiettivo si intenda

di un principio strutturante.

perseguire. Se la scelta dell’argomento da trattare ricade sull’abitare contemporaneo, la varietà e l’eterogeneità della materia più o meno densa che si va a studiare ne divengono quasi

un

codice

genetico.

Far

fronte

all’elemento della diversità nella ricerca, soprattutto quando l’output non è solo una descrizione rigorosa delle varietà individuate ma anche una restituzione grafica di esempi che possano apparire esaustivi per la totalità degli oggetti che ciascun gruppo comprende in sé, richiede un certo grado di controllo, di interpretazione strumentale e di sintesi del reale; in sostanza operare una riduzione, una semplificazione, consistente nel rendere manifesti i vari archetipi attraverso l’esaltazione delle loro caratteristiche più evidenti . Queste necessità 18

non si tramutano in facili scappatoie di fronte a un compito quanto mai complicato, piuttosto

sono

evidentemente

l’unica

soluzione possibile alla comprensione di una dimensione che non nasce, a quanto pare,

A complicare ulteriormente l’analisi si aggiunge

il

fattore

della

dispersione

confusa. È infatti possibile trovare interi quartieri di piccoli fabbricati unifamiliari con giardino, assimilabili a villette, per poi ritrovarne esempi simili o uguali in forma individuale, privi di quel sistema che rende una certa porzione di territorio riconoscibile, in un senso etichettabile. La complessità del reale passa, dunque, anche dall’inaspettato e dall’imprevedibile, rendendo

sempre

più

confuso

il

riconoscimento di una specificità dei luoghi come intima ragione dell’architettura. La causa di ciò, naturalmente da ricercare nell’esportabilità

delle

-sempre

meno-

risorse e nell’avanzamento della tecnica, è nitidamente leggibile nelle forme dei gruppi abitativi: elementi di un discorso che esteriormente non hanno nulla a che fare tra loro e che si collocano territorialmente

per piegarsi alla cognizione scientifica.

agli antipodi (in punta a una montagna o

È importante inoltre rilevare che la seguente

tramite analisi ragionate e letture trasversali,

classificazione ha la forma di un elenco che assume valore solo per il territorio oggetto di studio, in altre parole quello di L’Aquila e le sue frazioni.

nei pressi di un fiume in pianura) finiscono, per fiancheggiarsi come parte di uno stesso genere. Il riconoscimento di caratteri comuni è, tuttavia, un’operazione ancora possibile. Attraverso la riduzione non delle forme ma

Caratteristiche dei gruppi Il prodotto dell’abitare non è una forma pura. Nel panorama residenziale, una delle massime produzioni spaziali antropiche, ci si Iñaki ÁBALOS, Il buon abitare. Pensare le case della modernità, traduzione di Bruno MELOTTO, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2009, p. 11. 18

L’Aquila come laboratorio

dei sistemi distributivi e aggregativi, degli accessi e del rapporto con la strada e con lo spazio pubblico, si possono formulare giudizi di valore sul profilo spaziale domestico e sull’aspetto dell’abitazione media. Si tratta di prospettive d’osservazione che non hanno molto a che fare con le distinzioni tradizionali, da manuali d’edilizia, ma che

127


si vedono più intimamente rapportate

Per affrontare i metodi di raggruppamento

con gli studi sperimentali e le analisi dei

e l’operazione selettiva è importante prima,

fatti dell’architettura, non fermandosi al

però, comprendere meglio a cosa ci si

presunto assioma o al pensiero diffuso. Da

riferisce nel discorso (categorie, tipi o gruppi?)

questo punto di vista, il procedimento qui

e l’approccio osservativo applicato per i casi

proposto ha più a che fare con i metodi

individuati.

analitici di Alexander Klein e persino di Aldo Rossi, piuttosto che con soluzioni definitive proposte a posteriori da allievi e non solo.

cela,

dunque,

un

lungo

forma

ed

estenuante lavoro di selezione e verifica, di lettura dei prospetti, di ricostruzione delle piante, di deduzione del non accessibile.

molto

semplificata,

nella

visione tanto aristotelica quanto nel suo superamento

L’apparente semplicità delle sei soluzioni proposte

In

kantiano

(si

tralasciano

volutamente i complessi sviluppi successivi sul tema), la categoria rappresenta un genere o un gruppo capace di includere in sé stesso tutte le proprietà dell’essere, su un piano relazionale tra gli enti stessi che compongono il reale, rappresentando dunque un puro

Con la presentazione degli esiti di studio in

concetto del giudizio al quale l’intelletto si

questo capitolo, si vuole mettere in guardia

rifà nell’approccio con il mondo sensibile19 20.

chi legge ammettendo la possibilità di incomprensioni o di eccessive semplificazioni distributivo-compositive

(soprattutto

per

quanto riguarda le sezioni orizzontali), frutto della quantità del materiale osservato e della già citata varietà abitativa. Inoltre, l’onere di raggruppare un gran numero di diversi edifici tra loro, comporta l’individuazione di fabbricati indicativi, capaci di assorbire buona parte delle caratteristiche del gruppo di riferimento ma, comprensibilmente, non all’altezza di soddisfare tutti i requisiti alle quali ciascuno dei sei generi si rifà. La scheda descrittiva di testo serve proprio a sopperire

La responsabilità che la classica definizione filosofica della categoria sembra imporre alle enunciazioni che si avvalgono di tale appellativo, non si allinea con le immagini che il raggruppamento operato in questa ricerca produce. A rendere, inoltre, non indicato tale titolo, si aggiunge il fatto che i modelli proposti siano in buona quota sovrapponibili tra loro e che, in fase di sopralluogo sia possibile incontrare agglomerati edilizi non puri, ma alterati dalla mescolanza di più di un genere tra quelli individuati.

a questo punto, fornendo un quadro preciso

Per una definizione breve ma esaustiva del

e puntuale delle peculiarità di ogni gruppo.

termine tipo, in ambito architettonico, si dimostra sufficiente riportare il commento critico che Aldo Rossi tesse sulla definizione originale di Quatremère de Quincy:

Criteri di raggruppamento La lettura del territorio aquilano abitato si

concretizza,

dispersione

del

in

un’immagine

fenomeno

di

residenziale,

nell’individuazione di sei gruppi abitativi più o meno elementari. Il riconoscimento dei temi residenziali si fonda su strutture metodologiche proprie della ricerca sperimentale.

128

In termini logici si può dire che questo qualcosa è una costante. Un argomento di questo tipo presuppone di concepire il fatto architettonico come una struttura che si rivela ed è concepibile nel fatto stesso. Se questo qualcosa, che possiamo chiamare l’elemento tipico o semplicemente il tipo, è una costante, esso è riscontrabile in tutti i fatti architettonici. Esso è quindi anche un elemento 19 Mario MIGNUCCI (a cura di), Gli analitici primi. Aristotele, Loffredo, Napoli 1995. 20 Immanuel KANT, Critica della ragione pura, traduzione di Giorgio COLLI, Adelphi, Milano 1995.

Libro I


culturale e come tale può essere ricercato nei diversi fatti architettonici; la tipologia diventa così largamente il momento analitico dell’architettura […]21.

interno e tra pubblico e privato. Attraverso

deduzioni

e

non

sempre

scontate intuizioni, la ricostruzione della presente condizione di sei edifici anonimi

Anche in questo caso è difficile riportare

riconferma l’ipotesi iniziale di attribuzione

alla dicitura ufficiale gli elementi qui

di

proposti, a causa del carattere totalizzante

Anziché approfondire elementi di natura

che i tipi, e gli ulteriori raggruppamenti

strettamente tecnologica o, all’opposto,

in tipologie, assumono nella dimensione

di logica urbana e urbanistica, la lettura

dell’architettura e della città in generale.

del concreto si è indirizzata unicamente

Inoltre, la commistione necessaria che il

sul

tipo impone alle caratteristiche di funzione

abitante e abitazione; in questo, la forma

e forma di un edificio, rappresenta un

dell’architettura

elemento eccessivamente ambizioso per

ragione costitutiva e, oltre ad attivarsi nel

tentare l’azzardo di definire tipi i sei gruppi

quotidiano, definisce un uso continuativo,

residenziali.

che

Si è infatti appena parlato di gruppi, perché, in fondo, di questo si tratta. Secondo la definizione da dizionario, il gruppo è un

determinate

rapporto

proprietà

centrale

interrompe

gruppi.

instauratosi

trova

la

ai

una

tra

propria

dicotomia

troppo

tradizionale tra utilizzi e spazi, fondendoli in un unico corpo materiale da poter osservare, descrivere e catalogare.

insieme di più cose o persone, distinte l’una

Il

dall’altra, ma riunite insieme in modo da formare

anticipato, si costruisce sull’osservazione

un tutto22. Ecco quindi come risulti più calzante ed esatta l’etichetta semantica se applicata alla produzione della presente ricerca: insieme di più abitazioni, distinte tra

metodo

delle

dei

raggruppamenti,

caratteristiche

pubblico-privato,

di

relazione

esterno-interno,

come tra degli

accessi, degli spazi di percorrenza e dei flussi ipotizzati.

loro, ma riunite in modo da formare un tutto. L’approccio osservativo applicato a ciascuna residenza indagata è fortemente influenzato dall’iter di analisi e ricerca che lo anticipa. Analogamente alle strutture analitiche che Giuseppe Strappa adotta sullo stesso tema - anche se da un punto di vista storico e tecnico - arrivando a finalizzarle in un elenco composto da una sequenza di cinque termini (rifugio, riparo, capanna, abitazione, edificio specializzato nodale)23, il metodo di raggruppamento, per essere operativo, si focalizza sull’osservazione delle dinamiche distributive e sui rapporti tra esterno e Aldo ROSSI, L’architettura della Città, Città Studi Edizioni, Torino 2010, p. 33. 22 Treccani online, Gruppo, in: Treccani/ Vocabolario, [http://www.treccani.it/vocabolario/ gruppo/], ultima cons. 5 novembre 2017. 23 Giuseppe STRAPPA, Unità dell’organismo architettonico. Note sulla formazione e trasformazione dei caratteri degli edifici, Dedalo, Bari 1995, pp. 90-91. 21

La dichiarata scelta di non indagare troppo a fondo le dimensioni e gli spazi interni delle residenze non è causata dall’impossibilità di accedere fisicamente al cuore degli spazi privati quanto, piuttosto, all’interesse nel

comprendere

come

le

residenze,

internamente personalizzate dagli utenti, stratificate nel tempo e, di fatto, libere da una vera e propria teoria dell’architettura, si relazioni tra loro, producendo uno spazio

residenziale

non

prettamente

intimo. In altre parole, l’interno degli spazi abitativi (con tanto di arredamento e disposizioni variabili) non è oggetto di troppo interesse in questo capitolo, trattandosi di un elemento più aleatorio, quello che più compete al design d’interni, in contrapposizione con l’immagine esteriore e, vien da sé, il ruolo sociale ricoperto dal patrimonio residenziale.

L’Aquila come laboratorio

129


Si è detto che il maggior grado di studio è

caso necessariamente definito il quale, pur

stato investito sugli spazi di mediazione o,

nei limiti dei suoi caratteri particolari, deve

se non altro, sul risultato del rapporto tra

rimandare agli elementi peculiari di ordine

quelli antitetici descritti poco fa.

generale.

Gli archetipi tipologici sui quali si organizza il giudizio critico delle abitazioni coincidono con

elementi

distributivi

verticali

e

orizzontali, con i disimpegni collettivi e con gli ingressi su strada o sugli spazi comuni. Ciascuno di questi elementi, variamente combinati, definisce un gruppo più o meno omogeneo, nel quale in teoria, a parità di cellula abitativa, si riscontrano modi di abitare concordi.

Struttura delle schede descrittive Similmente a quanto accade nel sotto-capitolo Diciassette casi studio, la rappresentazione dei sei gruppi segue un apparato di regole grafiche sempre identico, strutturato sugli stessi stili di linea per piante prospetti e spaccati assonometrici. Per

quanto

riguarda

i

testi,

invece,

l’esposizione si imposta su un ordine informativo che si muove da una immagine compositiva

generale,

alla

descrizione

distributiva, ai dettagli tecnici e formali (numero di piani, caratteri e accessori decorativi ricorrenti, materiali e tecnologie diffuse) per concludersi nell’esposizione del modello aggregativo e della morfologia distributiva. A

coronamento,

un

sintetico

modulo

informa sulla posizione dell’edificio reale scelto a rappresentanza del proprio gruppo, sul numero di unità abitative (ossia il numero di abitazioni che l’edificio comprende) e sul numero di piani effettivo. La

posizione

della

scheda

sull’edifico

concreto è collocata al fondo per non generare

fraintendimenti

sovrapposti

all’analisi: l’apparato grafico si riferisce a un

130

Libro I


0

Scala 1:100

1

2

3

4

5

m

tra le proprietà come dispositivi di aggancio

Complesso plurifamiliare lineare Il gruppo si compone di nuclei abitativi affiancati, disposti in linea sul bordo strada, con un retro fruibile a diretto utilizzo degli abitanti, talvolta parcellizzato in proprietà suddivise da barriere fisiche. Gli accessi sono, nella maggior parte dei casi, diretti su strada con apertura rivolta perlopiù su zona giorno e cucina, mentre, talvolta, si

per la continuazione del sistema. Si instaura, in questo modo, un intimo rapporto con lo spazio della strada (si ricorda la posizione dell’ingresso), sia nella crescita a scala urbana

A

dell’oggetto sia come luogo di condivisione tra i residenti. indirizzo:

Via delle Buone Novelle, L’Aquila 5 piani praticabili: 2 f.t.

numero unità abitative: numero

accede a un blocco scala che distribuisce due o più abitazioni. La struttura suggerisce una conformazione stratificata nel tempo di adeguamento progressivo alla condizione e ai connotati del fabbricato nel dato momento anche se, in situazioni più specificamente rurali, è possibile imbattersi in successioni molto limitate e brevi, che appaiono quasi edifici isolati. La forma spesso dichiara un utilizzo misto tra abitazione, luogo di lavoro e deposito, a sottolineare le origini agricole del modello. Il sistema distributivo è principalmente non condiviso e consiste di blocchi scala tradizionali, interni o esterni e, talvolta, di ballatoi sia sul lato cortile che sull’affaccio stradale. Il numero di piani varia tra uno solo e tre, secondo schemi i quali, sulle pendenze, assumono

una

Tipicamente

il

disposizione dettaglio

a

scaletta.

decorativo

è

ridotto, limitandosi, in certi casi, alla sola cornice regolare in rilievo (con mensole in corrispondenza di finestre). La struttura è generalmente lapidea, pur non escludendo soluzioni laterizie e in calcestruzzo. Le finiture sono spesso in intonaco o in pietra a vista. Le coperture, coerentemente con la conformazione lineare dei corpi di fabbrica, tendono spesso a seguire lo sviluppo sottostante attraverso un corpo a capanna (doppia falda disposta longitudinalmente). Come suggerisce la forma del modello, l’incastro tra i corpi, sulla scala urbana, avviene lungo le traiettorie naturali di sviluppo degli elementi, sfruttando i setti

L’Aquila come laboratorio

p. 132. Pianta e prospetto p. 133. Spaccato assonometrico p. 134. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema a ingresso diretto su strada

131





0

Scala 1:100

1

2

3

4

5

m

interconnessione tra i fabbricati. Alla grande

Complesso plurifamiliare puntuale Si tratta di un genere di edifici che si organizza su piante generalmente compatte, organizzate su lotti mediamente liberi che concedono uno spazio aperto su ogni lato, spesso destinato a luogo comune o alla suddivisione in giardini/ cortili privati per gli abitanti del piano terra.

scala, tale connotazione pare ripetibile ovunque

secondo

una

visione

diffusa

perlopiù a partire dal secolo scorso. indirizzo:

Via Don Luigi Sturzo, L’Aquila 6 numero piani praticabili: 3 f.t. + sottotetto/ terrazzo + 1 interrato

B

numero unità abitative:

L’accesso è sempre connesso a un’ambiente di distribuzione che filtra tra l’esterno e l’interno, luogo comune per tutti i residenti del complesso. Da un’analisi superficiale si può rilevare una progettazione in singola fase

(con

eventuali

rimaneggiamenti

o

implementazioni) segnalata dalla presenza del volume isolato. Nella stragrande maggioranza dei

casi

la

destinazione

è

unicamente

residenziale per tutti i piani del fabbricato. La distribuzione è costituita da un blocco centralizzato verticale che, in certe occasioni, si collega al sistema a ballatoio a ogni piano. Tale elemento, tuttavia, non costituisce un fattore discriminante per la definizione del gruppo. Il fabbricato si sviluppa su non più di tre o quattro livelli fuori terra con la possibilità di includere un piano interrato spesso adibito a parcheggi e/o cantine. La matrice di natura moderna della gamma edilizia rende rara l’esistenza di un impianto decorativo sistematico e caratterizzante. I materiali delle strutture dichiarano un diffuso ricorso al calcestruzzo armato e al mattone. La saltuaria individuazione di parti in acciaio riguarda una limitata porzione della produzione complessiva. Le finiture sono perlopiù a intonaco o in mattoni faccia a vista. Le coperture variano visibilmente tra tetti a padiglione, a capanna e piani, con plausibili utilizzi come terrazze. La composizione urbana che scaturisce dalla ripetizione del modello costruisce un pattern replicabile di isole indipendenti, talvolta

affiancate,

dotate

di

accessi

individuali e incapaci, per la definizione qui proposta, di generare un sistema urbano di

L’Aquila come laboratorio

pp. 136-137. Pianta e prospetto p. 138. Spaccato assonometrico p. 139. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema a ballatoio

135






0

Scala 1:100

C

1

2

5

m

lineare descritto in precedenza. Teoricamente, il gruppo è avvicinabile, come immagine complessiva, a un addensamento di complessi residenziali lineari, o meglio

La distribuzione è la ragione d’esistenza del gruppo. In questo senso, senza la presenza dei ballatoi, delle terrazze su più livelli connesse da modeste scalinate, delle

singolo. In realtà l’aggregato definisce

tradizionali distribuzioni verticali interne al

strutture compositive e distributive molto

fabbricato con accesso dedicato, degli spazi

più articolate che superano la semplice

aperti e coperti tra i corpi di fabbrica - e

giustapposizione

la

così via - non si potrebbe parlare di questo

residenza lineare, motivo per il quale si

tipo di aggregato. La distribuzione è qui

caratterizzante

tratta di un insieme di oggetti illustrato qui separatamente. Ciò che più identifica il fabbricato composto sono i collegamenti, le permeabilità e le relazioni tra spazio

da intendere come un soggetto dinamico e multiforme, che accompagna l’intero percorso interno al fabbricato. La più giusta analogia a tal proposito è quella del fluido, riconoscibile in sé stesso ma non

privato e pubblico. I moduli abitativi, non

nelle forme che fenomenologicamente

sempre inclusi in un corpo di fabbrica

acquista, forme che diventano il risultato

maggiore, sembrano essere stati costruiti

dell’accostamento di questo sistema con

letteralmente uno sull’altro avvalendosi,

i modi e gli spazi privati dell’abitare.

quale strumento regolatore, dei modesti spazi aperti (cortili, giardini, pozzi di luce sovradimensionati)

interni

alla

cortina

edilizia e, in alcuni casi, direttamente aperti

Nella

complessa

immagine

appena

descritta esistono però delle gerarchie: gli spazi che concedono respiro alla massa edilizia, quei piccoli cortili i quali, oltre a garantire la distribuzione, favoriscono

sulla strada. Il modello può coincidere con

l’aeroilluminazione dell’insieme, fungono

l’ingombro di un isolato come far parte del

da poli nevralgici compositivamente e

tessuto edilizio vario, assistendo al proprio

funzionalmente riconoscibili del sistema.

allacciamento

Da essi si dirama quindi una rete di

con

generi

residenziali

tipicamente urbani. I sistemi di accesso alle abitazioni sono quanto mai eterogenei

passaggi, scorciatoie, corridoi e percorsi che rappresenta la distribuzione vera e propria.

e impossibili da classificare o racchiudere

Come si può immaginare il numero di piani

in una forma definita e univoca. Si tratta

è anch’esso vario ma in genere non supera

di modelli che dichiarano apertamente

i quattro livelli fuori terra. Il dettaglio

una costruzione cronologicamente lunga, si potrebbe dire priva di un progetto vero e proprio. L’adeguamento

e

la

sistemazione progressivi dei volumi e

140

4

troppo sospetta dell’abitazione in forma

Aggregato plurifamiliare composto

alla loro matrice elementare, il fabbricato

pp. 142-143. Pianta e prospetto pp. 144-145. Spaccato assonometrico p. 146. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema misto

3

decorativo è scarno e, analogamente al modello

abitativo

puramente

lineare,

si limita alle cornici delle aperture e a modesti cornicioni. Talvolta, tra le pieghe del costruito, è possibile ritrovare qualche

delle peculiarità architettoniche restituisce

elemento degno di nota come nel caso di

alla contemporaneità un prodotto tanto

fontane in pietra. La struttura perlopiù

eclettico quanto implicitamente coerente: le

lapidea e laterizia (ma anche in questo caso

scelte sono state di volta in volta ponderate

non mancano soluzioni differenti e ibride) è

in rapporto a ciò che già esisteva e alle necessità del momento. L’uso dei fabbricati è, allo stesso modo della forma, composto,

lasciata a vista o intonacata. Per le coperture si applica la regola della varietà già appresa. Nell’atto di ripetizione del modello su

Libro I


grande scala, il paesaggio abitato che emerge vede la ripercussione della non regola sulla dimensione urbana. Le connessioni, gli agganci, le separazioni e le sovrapposizioni rendono infatti impossibile parlare di una vera e propria replica individuabile dei gruppi, finendo per considerare un intero sistema su larga scala come un’estensione omogenea (paradossalmente) del modello elementare, un unico grande organismo senza soluzione di continuità. Il solo vero limite alla diffusione dell’oggetto coincide con la saturazione del lotto o dell’isolato, scontrandosi

dunque

con

ragioni

di

natura meramente urbanistica e con le trasformazioni storiche dei piani regolatori. La condivisione dello spazio da parte degli abitanti diventa un tema quasi autonomo e il tessuto morbido dei vuoti tra i pieni rappresenta potenzialmente una preziosa area di co-abitazione. indirizzo:

Piazza della Genca, L’Aquila 16 numero piani praticabili: 3 f.t. (massimo), 1 f.t. (minimo) numero unità abitative:

L’Aquila come laboratorio

141







0

Scala 1:100

1

2

3

4

5

m

e diffuso mentre ben più evidente è il

Palazzo plurifamiliare puntuale

diffusissimo impiego di calcestruzzo armato Parafrasi teorica della famiglia palaziale

per le strutture portanti (anche motivato

storica, la cosiddetta palazzina, si organizza

dalle altezze). Le rifiniture variano dal

su una immagine prettamente monolitica e

cemento a vista, all’intonaco, al mattone

di grandi dimensioni. La tipica compattezza,

alla ceramica smaltata. Le coperture sono

unita alla condizione di distacco fisico

analoghe a quelle descritte per i complessi

dall’edificato circostante, rende l’oggetto

residenziali plurifamiliari.

avvicinabile

a

una

sorta

di

crescita

dimensionale del complesso plurifamiliare isolato. Più comunemente ritrovabile sotto forma della tipica conformazione a stecca, il fabbricato dispone spesso di una doppia manica e di un doppio affaccio longitudinale sul quale distribuire i moduli abitativi. Tuttavia, tali peculiarità non costituiscono una regola e si ripropongono in una moltitudine di varianti che non negano la validità della classificazione: la forma del volume può, per esempio, avvicinarsi a quella di una torre senza però rifiutare un identico sviluppo distributivo e una simile

D

La diffusione nello spazio del modello evoca uno scenario idealmente periferico. I blocchi massicci dei corpi di fabbrica, distaccati tra loro, generano una tessitura uniforme, determinata da una scansione regolare che si ripete tanto sulle vie di comunicazione principali

quanto

necessaria

nelle

segregazione

retrovie.

La

definisce

un

sistema frammentario privo di connessioni interne. Il modello pare esportabile quasi universalmente. indirizzo:

Via Strinella, L’Aquila 10 piani praticabili: 5 f.t. + terrazzo

numero unità abitative: numero

logica di disposizione degli appartamenti. Lo spazio libero del lotto che circonda, generalmente, il modello può essere privato o fruibile da tutti i residenti. Gli accessi sono costretti a relazionarsi con il sistema distributivo verticale, ossatura del fabbricato. L’isolamento del fabbricato ne suggerisce un progetto e una costruzione ben individuabili e chiari. Il volume accoglie, oltre ovviamente alle abitazioni, una diffusa quota di spazi commerciali al piano terra. Come accennato, la distribuzione struttura il corpo di fabbrica e ne definisce i connotati. La maggior parte dei palazzi plurifamiliari dispone di un corpo scala centralizzato - e spesso centrale - che distribuisce, a ogni piano,

le

residenze;

esso

rappresenta,

insieme all’atrio d’ingesso, l’unico spazio collettivo, seppur di servizio, del gruppo. Il numero di piani è superiore ai quattro con la possibile presenza di cantine e/o rimesse sotterranee per le automobili. L’analisi generale degli esterni non dichiara un particolare apparato decorativo stabile

L’Aquila come laboratorio

pp. 148-149. Pianta e prospetto pp. 150-151. Spaccato assonometrico p. 152. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema centralizzato

147







0

Scala 1:100

1

2

3

4

5

m

databili fino agli inizi del

Palazzo plurifamiliare urbano

xx

secolo) e

costituite esternamente dalle solite cornici La classificazione urbana denuncia una

e mensole delle aperture, da cornicioni,

profonda

da cornici marcapiano, stemmi gentilizi,

connessione

(quasi

sempre

verificata) della forma abitativa con la città,

talvolta

nel proprio tessuto e nelle proprie ragioni.

inseriti in polifore. Internamente è facile

I nuclei residenziali si dispongono attorno

imbattersi, invece, in colonne e lesene, pozzi

a una corte distributiva centrale, in uno

e fontane e nuovamente in cornici di vario

schema che persegue approcci rigorosi e,

tipo. La finitura principale è in pietra a

spesso, simmetrici. L’apparenza esteriore

vista o intonaco, anche se non mancano (in

è monolitica ma la scoperta dello spazio

particolare in esempi più recenti) l’uso di

interno smentisce l’eccessiva compattezza

marmi, mattoni e cementi. La struttura è

comunicata dalla strada, in favore di

tendenzialmente in pietra e mattoni (per i

un dinamismo pressoché centrifugo: le

casi storici) con un diffuso ricorso ai sistemi

abitazioni si dispongono attorno al vuoto

voltati. Le coperture si concludono di

centrale (che si manifesta sotto varie forme

frequente con sistemi a padiglione; i fronti

e dimensioni) e si caratterizzano per la

che denunciano tetti a capanna possono

generosità degli affacci e delle altezze.

indicare un’interruzione del fabbricato mai

Essendo in stretto rapporto con la città, il

continuato.

modello si presenta normalmente in forme ibride, con innesti di altra natura e con contaminazioni anche evidenti. Data la dichiarata qualità del fabbricato, i piani terra ospitano quasi sempre attività commerciali, relazionate con le residenze dei piani superiori.

bugnati

e

apparati

decorativi

E

Nella città, il palazzo si inserisce con un modello compositivo vario. Esso si imposta perlopiù sulle pubbliche vie, perdendo in rigore e riconoscibilità addentrandosi nell’isolato dove spesso si amalgama con il gruppo dell’aggregato plurifamiliare composto. Il ruolo urbano che la forma palaziale assume

Lo spazio distributivo è percentualmente esteso rispetto alla superficie complessiva del lotto edificato. Il cortile, elemento cardine per la fruizione dei corpi scala che conducono alle logge e ai corridoi superiori di accesso ai nuclei abitativi, si connette con lo spazio esterno attraverso un’apertura di accesso dalle dimensioni maggiori o, comunque, più aulica delle altre. Lo spazio aperto centrale (può trattarsi di corte chiusa come aperta) permette agli abitanti di fruire di uno spazio collettivo di alta qualità, utile anche all’ingresso della luce e al ricambio d’aria.

non è solo di mera occupazione e saturazione spaziale, ma si propone quale elemento direttore e regolatore dello sviluppo e delle dinamiche formali del centro storico. La relazione con la strada, che tanto pare celata dall’austerità delle facciate, è in realtà molto forte: il gruppo abitativo offre ai residenti una dignitosa porzione di spazio aperto e coperto a metà tra il pubblico e il privato che si interfaccia più o meno direttamente con il primo e garantisce un intimo accesso al secondo. indirizzo:

Via Castello, L’Aquila 12 piani praticabili: 3 f.t.

numero unità abitative: numero

I piani non sono mediamente più di quattro o cinque con alta probabilità di cantine sotterranee, pur non costituendo un elemento troppo determinante per la definizione dell’elemento. Le decorazioni sono molto spesso presenti (in tutti i casi

L’Aquila come laboratorio

pp. 154-155. Pianta e prospetto pp. 156-157. Spaccato assonometrico p. 158. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema centrale a ballatoio

153







0

Scala 1:100

1

2

gruppo,

che

coincide

con

le

comunemente dette villette, si differenzia dagli

altri

nella

caratteristica

4

5

m

finiture come i tipi di copertura sono tra i

Abitazione unifamiliare isolata Questo

3

della

collettivizzazione dei luoghi. L’aggettivo unifamiliare indica infatti una condizione nella quale non vi è nessun valore spaziale da condividere essendo la famiglia (qui intesa come concetto e non come struttura sociale) l’unica fruitrice del fabbricato, coincidente con la cellula abitativa. L’edificio si inserisce in uno spazio libero occupato da un giardino o un cortile privato. L’oggetto costruito è a tutto tondo (fatta eccezione per la diffusa variante a schiera) e l’accesso

più variabili. La replica dei fabbricati sul territorio costruisce un palinsesto di oggetti individuali,

F

concepiti a gruppi o individualmente, privi di connessione fisica col resto o concatenati in micro-quartieri e in successioni lineari (schiere) con accessi dedicati e indipendenti. Il risultato è di una bassa densità urbana e di un ridottissimo livello, se non nullo, di condivisione degli spazi e di valore aggregativo suggerito dai luoghi. indirizzo:

Via xxiv Maggio, L’Aquila 1 piani praticabili: 2f.t. + 1 interrato

numero unità abitative: numero

all’abitazione non è diretto su strada, o meglio, è anticipato dall’accesso allo spazio libero circostante di proprietà, che è, in quest’analisi, il vero e proprio ingresso. L’aspetto esteriore è in generale (se non si pensa ad alcuni Map - Moduli abitativi provvisori24 - o ad altri esempi di forme meno esplicitamente liberali) lo specchio di scelte individuali e di pretese specifiche, il che rende molto difficile costruirne un vero e proprio modello architettonico abitativo. La distribuzione può essere sia interna che esterna e riferibile, in teoria, a qualsiasi sistema esistente (i vincoli sono solo quelli imposti dal proprietario/abitante, in questo caso). Il fabbricato può contare uno o due piani fuori terra (raramente si arriva a tre) e molto spesso livelli interrati per il ricovero dei veicoli e la cantina. L’impianto decorativo è frequente ma a discrezioni di gusti e scelte progettuali. Abbastanza diffuso, come figura ricorrente, è il sistema d’arredo del cortile e più spesso del giardino. La struttura portante dell’abitazione, anche nei casi di ostentata ruralità, è tipicamente in calcestruzzo armato. I materiali delle 24 Protezione Civile, Map - Moduli Abitativi Provvisori, in: Protezione Civile/ view dossier, [http:// www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier. wp?contentId=DOS322], ultima cons. 5 novembre 2017.

L’Aquila come laboratorio

p. 160. Pianta e prospetto p. 161. Spaccato assonometrico p. 162. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema a ingresso indipendente

159





più complessa e difficile da afferrare, per

Scenari

via di frizioni nel dibattito contemporaneo in corso sul significato ambientale, sociale e politico della città stessa.

Per i patafisici la realtà è una dimensione da immaginare. Uno spazio patafisico oltrepassa il metafisico nella totale assenza di pretese, nella difficoltà d’incasellamento in schemi dati, nella completa e più assoluta libertà. Le scelte, i linguaggi e le visioni sono dunque tutti plausibili e tutti leciti, contemporaneamente. Contraddizioni sono all’ordine del giorno nella città patafisica, eppure questa sopravvive e anzi muta attimo dopo attimo, affermandosi, sovrascrivendosi, accettandosi per poi rifiutarsi.

L’analisi, nello specifico, si fa strada nel territorio delimitato a Nord da Arischia e Assergi, a Est da Camarda e Pescomaggiore, a Sud da Bagno e Colle di Lucoli e a Est da Colle di Sassa e Preturo. Nel cuore di questo sistema si erge il centro di L’Aquila, punto di riferimento territoriale che concentra in sé la porzione storica più estesa e una catena satellitare di poli di facoltà universitarie, aree coltivate, poli e zone industriali e servizi in generale. Si tratta di un territorio antropizzato dall’acuto potenziale: i contesti ameni, la disponibilità di un aeroporto,

L’Aquila dei giorni nostri potrebbe essere

la dimensione del panorama educativo

un ottimo esempio di città patafisica, o

universitario e della ricerca, la presenza

potenzialmente tale. Nella sua parziale

di scavi archeologici diffusi e la preziosa

assenza di un centro, come nella ricchezza

mole del Parco Nazionale del Gran Sasso,

delle risorse, fino al variegato ventaglio

contribuiscono a rendere l’intera zona

di possibilità abitative; a conti fatti il

un’area competitiva a livello nazionale e

capoluogo abruzzese è una città diffusa,

internazionale, un luogo nel quale l’abitare

instabile, insicura e tutta da reinventare.

potrebbe riscoprirsi e riformularsi nella

Le potenzialità di una reinvenzione non

positività del cambiamento.

possono, in questa sede, che essere trattate nella prospettiva del capitale residenziale, osservato come un protagonista territoriale, il cui comportamento dipende da fattori terzi, allo stesso modo personaggi di tre storie plausibili, parallele allo stato delle cose

A un approfondimento sul tema della centralità nella regione aquilana, seguono la questione formale della stessa, l’introduzione ai modelli perturbativi e la struttura delle rappresentazioni cartografiche.

e proiettate sulla grande scala. È però doveroso, prima di illustrare le tre

sperimentazioni

territoriali,

La città post-centrica

fornire

i caratteri del discorso e gli elementi del

Il

tentativo progettuale immaginario. Per fare

d’insediamenti

questo ci si deve addentrare in questioni

una mappa dispersiva dai caratteri selettivi.

il cui tema è la dimensione della città, e

Questa selettività è impostata sulle corde di

prima ancora sul significato della parola

una struttura territoriale non piana, capace

stessa. Come al solito il taglio che si vuole

ancora oggi di farsi vettore delle forme

proporre opera ostinatamente sul concetto

di una città estesa, sviluppata lungo nervi

di abitare, in questo caso inteso come pratica

ben riconoscibili, i quali tanto si espandono

o attività estesa, diffusa ed essenziale. A

in vallate e altipiani quanto scompaiono

tratti la residenzialità si palesa in misura

su vette e creste montane. L’estesa rete

ridotta, sottintendendosi a una riflessione

infrastrutturale territoriale connette, a uno

territorio

L’Aquila come laboratorio

aquilano che

è

sembrano

disseminato disegnare

163


sguardo attento, quelli che solo esteriormente

Nella regione del capoluogo abruzzese

appaiono come centri. Si tratta infatti di meri

non è però facile definire un modello per

luoghi dell’attività umana, di conglomerati

l’apparato nodale edilizio. La condizione

residenziali piuttosto che nuclei produttivi, a

è, innanzitutto, più avvicinabile a una città

prima vista eleggibili a centri per la semplice e

dispersa e non diffusa: il fenomeno non è

massiva presenza di mole edificata. L’errore è

affine a un’estensione a tappeto del corpo

nell’osservare esclusivamente il pieno contro

fisico quanto piuttosto a una frammentazione

il vuoto, in una parafrasi nolliana binaria,

dell’immagine della città, anche se questa

per la quale ciò che non è costruito è suolo

resta estrinseca, dal momento che esiste un

libero, privo di responsabilità nei confronti

altissimo livello di interconnessione non

della città contemporanea. In realtà tutti

solo infrastrutturale tra le aree della città

questi spazi appartengono a pieno titolo alla

territoriale. In un sistema smembrato che

forma della città perché ne sono una protesi

mantiene i suoi legami intrinsechi, non si può

fondamentale: la costruzione volumetrica, in

sicuramente ritrovare una forma policentrica,

questo senso, non è più discriminatoria di

perché la condizione di valore reciproco tra

una condizione urbana. Se si ammette che

i centri non è applicabile se l’organismo vive

la forma capitalista di agglomerazione presuppone

della propria complessa contraddittorietà

[…] la delimitazione e la trasformazione in centri

che lo frammenta e lo espande nello spazio

funzionali dei territori di ampia scala situati oltre la città per sovvenire alle attività socio-economiche essenziali, ai cicli metabolici e agli imperativi di crescita25, allora ci si rende facilmente conto di come tutto il territorio non costruito che interessa le città -e in particolare quella in analisi- trovi spazio nelle voraci dinamiche di sfruttamento delle risorse che il megaorganismo abitato impone. Dalla coltivazione al suolo estrattivo, dalla mobilità autostradale alle funivie, ogni minima porzione dello spazio incluso nelle cartografie seguenti è pregno di significato, atto al sostentamento della vita nella città contemporanea.

è possibile rintracciare più centri distribuiti sul territorio se la città territoriale aquilana non può paragonare le proprie supposte centralità tra loro in quanto parti di un discorso unico e necessario, inesistente se privo di ciascuno degli elementi che lo compongono, i quali sono dunque inammissibilmente posizionabili su livelli di competizione reciproca. Indubbiamente non è nemmeno una città acentrica, infinita o priva di riferimenti26. Si può quindi suggerire un’immagine neologica dovuta al superamento di una condizione che gli studi urbani classici rintracciano e adattano

Stabilita l’assenza di veri e propri centri

a qualsiasi ambiente costruito: L’Aquila

si può però ammettere che le gerarchie

potrebbe rappresentare una città post-

esistano e che, nella strumentalizzazione

centrica.

delle analisi, queste possano modellarsi sul panorama residenziale. Ecco che i nodi pulsanti dell’attività abitativa aquilana sono i centri del presente studio, da mappare e commentare nella loro reciproca posizione territoriale all’interno di un sistema unico e mai interrotto (sulla scorta del binomio abitazione/produzione). Neil BRENNER, Stato, spazio, urbanizzazione, traduzione di Teresa PULLANO, Guerini Scientifica, Milano 2016, p. 160. 25

164

del proprio territorio. In altri termini, non

Rivelandosi troppo forzato l’adeguamento del

territorio

studiato

agli

schemi

teorizzati, si propone una forma che, invece di definire la condizione formale del sistema dei nodi urbani territoriali, la supera, ammettendo che esistano dei centri (sempre contestualizzando l’analisi 26 Raffaella TROCCHIANESI, Erranze nella città dell’immaginario. Forme contemporanee di esplorazione e narrazione urbana, in: ‘Ananke, n. 77, gennaio, Firenze 2016, pp. 30-37.

Libro I


nella tematizzazione residenziale) tra loro

del tutto né i centri densi né le espressioni

interconnessi e capaci di dialogare e di

urbanistiche moderne. In questa chiave si

distinguersi ma non esistenti in sé stessi,

può in parte motivare l’ambiguità di lettura:

senza la presenza della sostruzione - o

se la città si fosse completamente saldata

sovrastruttura, è indifferente - estesa che li

in un unicum territoriale, si sarebbero

unisce e concede loro l’esistenza e alla quale

riconosciute molteplici centralità urbane

i centri (plurali ma privi di una dimensione

emergenti nella massa costruita continua;

e di una forma se considerati solo come

a L’Aquila, invece, l’incerta distinzione

elementi

individuali

riuniti

tra

loro)

garantiscono la necessità di esistere.

tra centri e periferie, entrambi incapaci di prevalere del tutto gli uni sugli altri, si traduce in un vero e proprio aggregato territoriale, più che per forma, per la natura delle forze e dei processi in gioco,

Morfologia territoriale

in perenne equilibrio precario reciproco Le ragioni formali che dirigono alla citta post-

e in un procedere per interdipendenze

centrica aquilana e alla sua conformazione e

e sistemi di larga scala. Unendo i tessuti

impronta sul territorio, vanno prima di tutto

densi degli aggregati storici, le nuove

descritte nelle due principali caratteristiche

costruzioni e gli altri esempi di abitazione,

fisiche:

si ottiene un paradigma che non nasce

la

topografia

del

territorio

e

l’ambiguità delle densità urbane. Il primo elemento è la costante presenza del dislivello. La topografia pedemontana del territorio (e quella montana di alcune realtà come Assergi) implica uno sviluppo urbano preferenziale. L’aspetto interessante sta nelle dimensioni di questa esplosione direzionata: la saturazione di alcune direttrici geografiche assume l’aspetto di una vera e propria rete

dalla predominanza di un elemento su di un altro ma dalla commistione integrale, in un’immagine comune a tutto il territorio preso in considerazione. La mancanza di una precisa configurazione rende tanto difficile riconoscere il centro del capoluogo come indiscusso fulcro fisico quanto altri punti di supposta rilevanza come centri diffusi di unico grande sistema territoriale.

territoriale, costituita perlopiù di abitazioni.

Ci si avvicina a una città sempre più

La configurazione tettonica dello sviluppo è

dispersa, quella città che pare spontanea ma

presente a tutte le scale ed è dominata dal

che suggerisce inquietanti probabilità di

superamento del dislivello tramite il ricorso

previsione, magistralmente rappresentata

a scale, terrazzamenti e quant’altro, sia in

nelle

forma di dettaglio architettonico che alla

grafiche che Panos Mantziaras ha proposto

scala urbana della disposizione reciproca

nella rilettura dell’opera urbana di Rudolf

tra edifici o aggregati edilizi. La rete urbana

Schwarz27.

territoriale si struttura nel tempo e nello spazio come la risposta a una questione materialmente geografica.

sinuose

e

bizzarre

riproduzioni

Eppure la questione della densità aquilana è un argomento che nasce dal centro storico della città e che trova alcune sue

In seconda battuta, il riconoscimento

motivazioni nel passato ottocentesco e nel

morfologico dei tessuti densi dei centri

rapporto con l’uso del territorio circostante.

storici smorza la teorica concezione della

Come suggerisce lo Stockel nel suo testo

diffusione e genera un ibrido, nel quale

monografico

l’intreccio tra abitazioni di epoche differenti non è sintetizzabile in una struttura a livelli ma in un’indistricabile matassa che non nega

sul

periodo

moderno

e

27 Panos MANTIZIARAS, La ville-Paysage. Rudolf Schwarz et la dissolution des villes, Metis Presses, Ginevra 2008.

L’Aquila come laboratorio

165


premoderno del capoluogo28, la differente

e non solo, è titolabile come urbanizzazione,

consistenza urbana è da assoggettare a tre

cioè un modello di crescita tipico delle

considerazioni a proposito degli anni tra

città. La radice etimologica del termine è in

il 1860 e il 1915: l’imposizione sanitaria di

urbano, ma tale definizione ha perso oggi di

allargamento stradale e la rarefazione del

significato; è allora necessario riconsiderare

tessuto, la terziarizzazione dell’edificato e il

anche il valore del termine associato al

conseguente decentramento residenziale,

processo. La città è oggi coincidente con

la permanenza di aree libere destinate a

una dimensione (e qui ritorna il tema

verde privato. Pare perciò chiaro come una

scalare) globale, un’estensione a macchia

condizione non univocamente interpretabile

d’olio su tutto il suolo - ma anche sopra e

della densità urbana abbia radici salde già

sotto di esso - del fenomeno cosiddetto

nel nucleo originario: a cascata, il territorio

urbano. Le implicazioni che questa meta-

è stato edificato e utilizzato con strutture

città produce sono nettamente al di fuori

sempre meno teorizzabili.

della sua scala e hanno prodotto l’attuale era

Il tema della densità urbana e abitativa consente di aprire una parentesi sul campo fisico dove questa si verifica o meno: la dimensione territoriale. La questione della scala è un tema già ampliamente affrontato dal concetto di rescaling (Brenner, 2004), qui accennato nelle implicazioni formali

antropocene29. Si è venuta a formare quindi una struttura planetare socio-materiale nel postulato per il quale la cosa che chiamiamo città è il risultato di un processo che chiamiamo urbanizzazione30. Attraverso una visione così radicalmente trasformata dalle condizioni ambientali, sociali, economiche e politiche, è

che la dimensione contiene in se stessa. Le

più significativo parlare di processi piuttosto

scale sono da intendere come il prodotto

che di città e, qualora si usi il secondo

di processi e di azioni sul territorio o sulla

termine, si deve essere consapevoli della

città; come esito di tali processi, il sistema

loro coincidenza con fenomeni planetari

osservativo e operativo genera delle strutture

in divenire, materializzati in infrastrutture

adimensionali che hanno significato solo

complesse, interconnesse e circolarmente

in un rapporto di reciproca relazione,

infinite. Il modello qui descritto va applicato

sono forme a-singolari. Se la scala non esiste

a L’Aquila come una lettura non per livelli

(Brenner, 2014) è quindi chiaro come la

sovrapposti ma per sistemi concatenati

scelta di inquadrare il territorio ai piedi

e sovrapposti, coadiuvati da un dominio

del Gran Sasso nella specifica immagine

abitativo fluidificato e alimentato dall’uso

qui proposta sia indice tanto di una

del territorio, in una teoria urbana senza un

necessità operativa quanto della volontà

fuori (Brenner, 2014)31.

di includere i processi -e non già le forme del territorio e della città dispersa- in modo da poter ragionare su un campo di enti fisici visibili, specchi di un’interconnessione tanto inarrestabile quanto latente. La lettura processuale implica un divenire e quindi un’immagine che si modifica nel tempo governata da un fenomeno. Quest’ultimo, che investe buona parte delle città europee 28 Giorgio STOCKEL, La città dell’Aquila. Il centro storico tra il 1860 e il 1960, Aracne, Roma 2012, pp. 21-22.

166

geologica d’impianto antropico, il cosiddetto

In questa cornice non è più così fondamentale dichiarare l’area geografica di studio alla quale ci si riferisce. Questa provocazione 29 Il termine, che deriva dal lessico greco antico, è stato avanzato da Eugene F. Stoermer e Paul Crutzen, per poi essere lungamente trattato e definito in: Roy , Learning to Die in the Anthropocene. Reflections on the end of a civilisation, City Lights Books, San Francisco 2015. 30 Stato, spazio, urbanizzazione, p. 155. 31 I temi trattati di scala, rescaling, urbanità, urbanizzazione e processi urbani sono presenti in: Stato, spazio, urbanizzazione. Più precisamente: pp. 62-68, 124, 125, scala e rescaling, pp. 86-114, 155, urbanità e urbanizzazione, pp. 130-147, processi urbani e teorie urbana senza un fuori.

Libro I


ha ragione di essere formulata nella misura

intrinsecamente

in cui gli strumenti adoperati, operazioni

presenza dell’abitazione è dunque fissa e

analitiche procedurali e quindi progettuali,

costante e le modifiche spaziali che saranno

sono di natura cognitiva. Alla luce della

di seguito proposte (anche se strutturate

definizione

di

su immagini urbane e fisiche) tentano di

territorio e di città, il campo d’azione non

esplicitare questo ruolo troppo spesso celato.

non

comune

di

scala,

a

essa

connessi.

La

è più importante e le attività si svolgono su un piano astratto, si può dire teorico, dei processi e delle relazioni, adimensionali e, in un certo senso, aspaziali. La rapportabilità dei fenomeni, in breve, produce delle strutture di conoscenza esportabili come principi (e quindi prive di affezione ai luoghi) ma localmente specifiche nell’atto operativo (durante la fase di contatto con una realtà specifica).

Una circostanza in atto e tre perturbazioni plausibili Quando nel suo Junkspace, Rem Koolhaas parla

di

una

mancata

rivendicazione

spaziale, di un non avvenuto atterraggio, dell’urbanisme spatial di Yona Friedman, l’autore sta in realtà criticando i limiti di

A conclusione di questa riflessione è però

una proposizione innovativa svuotata del

opportuno interrogarsi sulla posizione presa

suo significato non perché irrealizzabile ma

dall’abitazione nel discorso. Non si tratta

perché, anche una volta attuata, disvelatrice

solo di una considerazione quantitativa, già

di un contro-programma interno, di uno

descritta nei primi capitoli della presente tesi,

smorzamento di quelli che dovevano essere,

quanto piuttosto di una ragione generale

per naturale sviluppo della teoria, gli esiti

sul significato del vivere in un panorama

drammatici e spettacolari34. Cogliendo il

mutato. I violenti e inquietanti cambiamenti

messaggio insito nella provocazione, gli

profetizzati già da Henry Lefebvre negli

scenari di seguito proposti vorrebbero

anni ’7032, segnalano un’ingordigia e un

tentare di simulare il contatto tra la

impatto senza precedenti dello stile di vita

condizione reale del territorio oggetto

urbano. Questo, oltre a palesarsi chiaramente

di studio e una sua trasfigurazione, data

in differenti attività simbolizzate da edifici

da movimenti di pedine strategiche nella

e

incentra

scacchiera della città frammentata, dei

sull’abitazione, sul tempo e sullo spazio

territori produttivi e dei paesaggi del Gran

che ogni cittadino dedica alla propria

Sasso. Non è una mega-struttura sovrapposta

vita, o meglio sullo scheletro strutturale

come livello separato - come suggerisce

di

residenziale

Friedman - ma un grande sistema inter-

quotidiano. Che si trascorra un’esistenza da

connesso con l’esistente tramite filamenti

nomadi o sedentari, disoccupati o pendolari,

di plausibilità - come sembra invocare

il

Koolhaas.

complessi

architettonici,

quest’ultima,

tema

centrale

l’approdo

resta

si

inevitabilmente

la casa e le progressioni continue della massa costruita globale, il conseguente

Le indagini sulla regione appenninica

depauperamento delle risorse e l’incremento

che

delle emissioni (come affermato dall’Agenzia

dei parametri e delle conseguenze sulla

europea

scala economica e politica: gli scenari e le

dell’ambiente ), 33

sono

fattori

seguono,

prescindono

dall’analisi

immagini evocate, derivanti ciascuna da Henry LEFEBVRE, Il diritto alla città, traduzione di Gianfranco MOROSATO, Ombre Corte, Milano 2014. 33 EEA, Inquinamento atmosferico, in: EEA/ themes/ air, [https://www.eea.europa.eu/it/themes/air/intro], ultima cons. 5 novembre 2017. 32

un’ipotetica azione su scala territoriale, 34 Rem KOOLHAAS, Junkspace, traduzione di Filippo DE PIERI, Quodlibet, Macerata 2006, pp. 16-17.

L’Aquila come laboratorio

167


radicale quanto immaginifica, si basano

si è tentato di sottoporre la regione

sulla previsione in termini formali - la forma

individuata a forme virtuali di stress-test,

dell’urbanizzazione

dell’impostazione

sulla base dei comportamenti plausibili degli

territoriale della città dispersa - e quantitativi

oggetti coinvolti, preventivamente osservati,

di un’ipotetica realtà contemporanea alla

classificati e selezionati.

e

presente (o di poco futura). La complessità dei processi e dei sistemi di regolazione dei rapporti materiali in ragione dei flussi economici, delle pressioni sociali e delle scelte politiche circoscritte come sublocali, porta con sé l’impossibilità di ridurre i temi introduttivi dell’esperimento cartografico a un breve capitolo come qui presentato. Si preferisce dunque avanzare uno studio

necessario

appurare

l’importanza

di

due termini che nel presente dialogo assumono un ruolo di prim’ordine e una dimensione superiore proprio perché tra loro interconnessi: l’oggetto e l’azione35. Per immaginare infatti scenari ipoteticamente paralleli

allo

stato

di

fatto,

bisogna

limitato ma coerente, costruito sulle forme

accettare l’evidenza per la quale gli

e generatore di immagini, di segni ben

oggetti possono essere attivi, e quindi

delineabili, pur non rinnegando l’esistenza

diventare soggetti (diversamente da quello

di profonde ragioni e strutture immateriali a

che addirittura l’etimologia tradizionale

controllo di qualsiasi scenario immaginabile,

ha

ammettendo perciò una quota non troppo

meglio attanti, cioè attori non umani.

specificamente analizzata di interattività delle

L’azione diviene quindi una caratteristica

figure. La trasformazione territoriale che si

fondamentale per l’esistenza di questi enti: la

propone ha, in questi termini, la pura valenza

società si fonda su azioni tanto umane quanto

di studio progettuale sul fenomeno urbano

non umane e, in una narrazione di larga

abitativo e viene preminentemente utilizzata

scala, che usa come elementi del discorso

come riflessione induttiva e immaginifica

tessuti edilizi, aree agricole, curve di livello

sul sistema costituito, carica tanto di criticità

e così via, non si può non tenere conto delle

quanto di opportunità. Sul piano socio-

seconde, avendo superato la dimensione

economico, l’unico elemento da rilevare è il

tipica dell’agire umano per ritornare a una

carattere glocale (Robertson, Bauman, 2001)

scala oggettualistica (che tuttavia non nega

che l’area abruzzese sta assumendo come

la propria esistenza come derivante dalle

sistema rotazionale attorno a una serie di

operazioni degli esseri umani) di natura,

potenzialità: il mondo della ricerca, della

più che non umana, sovraumana. Questo

produzione e del turismo si potrebbero

approccio dichiaratamente transdisciplinare

modellare come fattori fortemente locali ma

produce, in un’ipotesi progettuale meglio

di rimando internazionale, intrecciando una

approfondita, una programmazione dei

serie di rotte e traiettorie di interessi capaci

paesaggi urbani che saranno, auspicando

di riconnettere questo angolo d’Italia con la

a un riassemblamento della città dispersa

globalità dei percorsi turistici e di ricerca.

precedentemente descritta. In altre parole

L’approccio sperimentale adottato per il confezionamento dei tre scenari mutati è precisamente induttivo. La scoperta del territorio passa per il suo attraversamento e l’esplorazione dei luoghi chiave che lo rappresentano.

Ignorando

le

frontiere

spaziali non fisicamente verificate, derivate dall’epistemologia tradizionale e decadente,

168

Per poter testare il terreno è però prima

diffuso

nel

pensiero

comune),

o

l’approccio richiama l’attenzione su un urbanismo di aggrovigliamento (Tietjen, 2008) 35 Per un’efficace trattazione del binomio consultare: Bruno LATOUR, Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività, in: Erik LANDOWSKI, Gianfranco MARRONE, La società degli oggetti. Problemi di interoggettività, traduzione di Antonio PERRI, Booklet, Milano 2005, pp. 203-229, [http://www.ecaiss.it/biblioteca/3_landowski_marrone_la_societa_degli_ oggetti.php], ultima cons. 5 novembre 2017.

Libro I


che impone una pratica rigorosamente

identificati dai maggiori corsi d’acqua e

relazione, immersa nella complessità urbana

dalle rare formazioni lacustri (sia naturali

e in essa risolvibile.

che artificiali). L’incrocio di tali fattori smaschera la rete sistemica di infrastrutture che connettono i vari punti del territorio, avvicinando la lettura geografica a una di

Struttura degli scenari

natura più relazionale, come giustamente

Lo stato di fatto e le tre immagini proposte seguono

un

insieme

di

convenzioni

identiche. La ragione di tale omologazione

osservato da Carlo Ravagnati a proposito delle sperimentazioni digitali di Franco Purini36.

grafica è, come al solito, nella necessità di

Infine, le superfici, si articolano in area

comparabilità tra i risultati. La tabula sulla

agricola,

quale si rappresenta il paesaggio aquilano è

aeroportuale. Queste ultime fungono da

costruita su elementi ripetuti, rappresentabili

vera e propria materia morbida, spazio esteso

sotto profili cromatico-formali differenti e

di valore omogeneo, dalla fertile vocazione

raggruppati sotto diversi gruppi uniformi.

progettuale. Lo spazio che coincide con

L’analogia con la sintetizzazione grafica in oggetti elementari del disegno rincorre affinità con le classificazioni di Kandinskij del primo Novecento. I tre macro-gruppi di

elementi

individuati

nel

produttiva,

della

ricerca

e

tali porzioni di territorio rappresenta il soggetto che viene modificato e che genera, avendo esso a disposizione una quantità di connessioni e relazioni reciproche con altri elementi ben più elevata degli altri

palinsesto

gruppi, nuovi scenari, dovuti a spostamenti,

territoriale sono figuralmente riassumibili in

delocalizzazioni, aggiunte ed eliminazioni

punti, linee e superfici.

degli attanti coinvolti, strumentalmente

I punti coincidono con il tessuto edilizio. Il disegno dell’architettura sul territorio si

propedeutici

allo

stato

del

panorama

costruito residenziale.

sviluppa su una prima differenziazione in

Le mosse consequenziali che intercorrono

edifici residenziali e di altra destinazione.

in tutta la narrazione che segue derivano

Le cromie delle abitazioni si differenziano

da gesti, spostamenti e accentramenti, che

secondo la categorizzazione del capitolo

riguardano le aree produttive, le agricole

precedente in: complesso plurifamiliare lineare,

e

complesso plurifamiliare puntuale, aggregato

cambiamenti tra le pedine di una sorta di

plurifamiliare composto, palazzo plurifamiliare

gioco territoriale.

puntuale,

palazzo

plurifamiliare

l’aeroportuale,

implicando

discreti

urbano,

abitazione unifamiliare isolata. Visti come elementi monodimensionali, i tessuti urbani, e specialmente le quote residenziali in essi, acquistano forma e significato concreti quando si ripetono in grandi quantità, generando i pattern della città. Le

linee

sono

monodimensionali

le

connessioni

che

attraversano

lo spazio. Esse includono sia i tracciati della mobilità che quelli idrici: mentre i primi si dividono in autostrade, strade statali e linee ferroviarie, i secondi sono

36 Carlo RAVAGNATI, Dimenticare la città. Pratiche analitiche e costruzioni teoriche per una prospettiva geografica dell’architettura, Franco Angeli, Milano 2008, pp. 128-131.

L’Aquila come laboratorio

169


di forme del genere aggregativo composto.

Scenario 0: Stato di fatto Sullo

sfondo

di

un

territorio

affatto

pianeggiante un’unica grande struttura urbana, più densa in certi nodi e meno nel tessuto connettivo tra essi, si dirama tra le valli della catena appenninica centrale.

accompagnare

geograficamente

tale

prosperosa

definita

e

struttura

residenziale, si osserva il modello palaziale urbano, molto diffuso nel centro storico di

L’Aquila

e

praticamente

assente

negli altri. Le due forme, nel nucleo

Mentre la porzione superiore della carta è

antico aquilano, si concatenano tra loro,

principalmente priva di tracce antropiche

generando addensamenti corposi, ricchi

costruite, la parte centrale da Ovest a

di immagini variopinte di un abitare un

Est è occupata da una grande struttura

tempo univocamente urbano. Per contro,

urbanizzata, nella quale si distinguono

le strutture palaziali isolate, quelle delle

diversi modi di abitare lo spazio. A saturare

abitazioni unifamiliari e delle plurifamiliari

il sistema, le reti viarie e le aree produttive

isolate, fungono da elementi riempitivi

occupano gli spazi non edificati e non

dello spazio non storicamente costruito: le

troppo scoscesi, generando un tessuto su

immense periferie di connessione, le aree

ampia scala nel quale ogni parte ha un certo

satellitari sia di nuclei urbani riconosciuti

grado di interconnessione col tutto.

che di aree industriali, le appendici di

La distribuzione della componente urbana si avviluppa attorno alle naturali vie di crescita, evidenziate tra l’altro dal passaggio delle infrastrutture viarie e delle reti lineari idriche (i fiumi Vera, Vetoio e Raio). Gli elementi lineari emergono per le varie parti dello spazio che riescono a collegare. L’autostrada taglia il quadro da Sud-Ovest a Nord-Est, attraversando la periferia a Nord di L’Aquila, il polo industriale di Pile e alcuni insediamenti di modeste dimensioni, primo tra i quali Assergi. La ferrovia percorre il tratto di territorio da Ovest a Sud-Est, inoltrandosi nella città che si allarga a Sud del centro storico aquilano e nel centro industriale di maggiori dimensioni: quello di Bazzano. Le statali, infine, collegano le parti edificate tagliate fuori dalle due gerarchie prime della mobilità. Non mostrando quasi segni di espansione urbana, la porzione a Nord si vede priva anche delle principali reti viarie: in questo quadro viene isolato il centro di Collebrincioni, il quale, anche per questo motivo, non vedrà trasformazioni di riflesso dovute alle sperimentazioni radicali circostanti.

170

Ad

sistemi

pianificati

per

l’insediamento

progressivo di abitanti, sono tutte immagini di una dispersione della città che vede le sue ragioni in un processo di edificazione massiccio. In particolare, la palazzina si ritrova come una corona circolare attorno al centro storico di L’Aquila e organizzata in quartieri più puntuali e tendenzialmente pianificati (si pensi agli insediamenti del Progetto

c.a.s.e,

strategicamente sparsi nel

territorio) in aree agricole o nei pressi di zone industriali, coronamento di necessità di alloggiamento massive e con un limitato sfruttamento di suolo in termini areali. Le localizzazioni

dell’abitazione

plurifamiliare

isolata e della villetta vedono invece una diffusione meno identificabile: costruiscono veri

e

propri

quartieri

monotematici

(soprattutto la seconda) e si distribuiscono talvolta a saturare le lacune lasciate ai precari limiti delle città storiche (in particolare le prime). In generale, comunque, le due forme accompagnano l’espansione della città dispersa, fino ai propri limiti oggi registrati. Infine, per i complessi lineari, le ragioni territoriali sono più legate alla natura rurale dei luoghi, alla generazione di modesti

Ciascun centro storico originario -nucleo

sistemi autonomi o intrecciati, perlopiù, con

urbano- è segnalato dalla densa presenza

i modelli aggregativi. La presenza massiccia

Libro I


delle strutture abitative lineari nei centri

perlopiù spartito tra i due soggetti appena

più densi denuncia una organizzazione

elencati. Un’osservazione più dettagliata

insediativa costruita proprio su tale sistema

concede di distinguere una peculiarità

architettonico e urbano.

potremmo

Le forme non abitative del tessuto urbano si relazionano con la quota residenziale tramite accostamenti e distacchi, ovviamente in ragione delle destinazioni d’uso e dell’approccio sociale comune adottato nei confronti di queste ultime. Le concrezioni

dire

di

ritaglio

alle

aree

agropastorali (cioè una progressiva erosione di uno spazio inizialmente molto esteso), mentre le industrie e le attività produttive si dispongono lungo l’asse della conurbazione principale,

tagliando

in

orizzontale

la

mappa.

più ampie, in ogni caso, rappresentano quasi

Ultima voce da segnalare, nonché tema

sempre strutture industriali e quindi una

aerale della carta, è l’impronta geografica

certa ragione di allontanamento dei tessuti

dell’aeroporto di Preturo, o Aeroporto

più massicci legati all’abitare. Un discorso

dei Parchi, che si inserisce come un taglio

a parte va fatto per i poli universitari, sulla

verticale a Est di L’Aquila e compromette le

carta indicati con un sovrapposto tratteggio

densità urbane circostanti.

obliquo ascendente. Questi costituiscono una rete satellitare di centri strategici, legati al mondo della formazione e della ricerca, generando interessi non solo a livello locali ma potenzialità con riscontro nazionale e internazionale. Si riconoscono, nello specifico, il polo sanitario universitario a Ovest, le facoltà scientifiche nel polo industriale di Pile, il campus di Ingegneria e Architettura sul colle di Roio a Sud, il centro post-universitario del Gran Sasso Science Institute e il modesto polo umanistico inseriti nel circolo murario aquilano, alcune sedi nel polo industriale di Pile e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Nord-Est, ai piedi del Gran Sasso. Tali strutture fungono da attrattori sul piano territoriale locale e non solo. Sempre come parte del macro-gruppo delle superfici, si può commentare la relazione instauratasi tra le aree agricole e quelle industriali. Si tratta di una regione geografica nella quale a una massiccia concentrazione di spazi produttivi (tre aree estrattive e due centri principali di interesse industriale) si contrappone l’esistenza di ampie aree agricole, garanti di prodotti enogastronomici di qualità. Escludendo le zone in forte pendenza, dominate da boschi e parchi naturali, lo spazio pianeggiante è

L’Aquila come laboratorio

171


Scala nominale 1:20000

0

500

1000

1500

2000 m


Tessuto costruito (punti)

Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale

Rete viaria e idrica (linee)

Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua

Risorse territoriali (superfici)

Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale


Scenario 1: Assenza dell’aeroporto di Preturo - Aggressione periferica

complesso isolato e l’abitazione unifamiliare)

La presenza dell’aeroporto, alla scala del

clusterizzati in parte tra loro amalgamati.

in forma di raggruppamenti in parte

territorio, è un elemento dall’impatto non trascurabile. La costruzione dell’impianto

non si possono nemmeno più rintracciare

risale ormai al 1968, con alcune misure

i limiti - allo stato di fatto ben visibili

di adeguamento dopo il 2009. Malgrado

- di un’espansione urbana continua e

l’esteso dibattito circa il suo dubbio ruolo

geomorfologicamente direzionata evidente

come vettore dei trasporti abruzzesi e la

in particolare tra il centro di L’Aquila e

sua ufficiale riduzione a puro scalo per

quelli di Pettino, Coppito e Cansatessa. La

l’aviazione generale nel 2015

(temi qui

costruzione dei due Progetti c.a.s.e. a Sud

non discutibili e fuori luogo), la mole

sarebbe probabilmente delocalizzata, come

infrastrutturale definisce un reale potenziale

avvenuto altrove, siccome il territorio sul

per varie fasce economiche della città e per

quale attualmente si trovano diventerebbe

l’abitabilità dei luoghi. Ma cosa accadrebbe

un luogo periferico già aggressivamente

se non esistesse? Come si comporterebbe il

urbanizzato.

37

territorio in analisi se l’aeroporto di Preturo non fosse mai esistito o, in un certo senso, fosse demolito?

Se la fascia di rispetto costruitasi attorno al perimetro dell’area aeroportuale, quindi, rende possibile mantenere intatta una delle

La presenza dell’infrastruttura definisce

più vaste zone agricole del territorio in

attualmente une cesura fisica tra l’edificato

analisi, con la sua scomparsa il cosiddetto

di Coppito, Pettino e Cansatessa, a Est,

sprawl

e di Preturo e Colle di Preturo, a Ovest.

che, paradossalmente, era precariamente

L’impostazione

stabilizzata

dell’oggetto

sedime

prettamente

agricolo

trattiene

delle

citate

su

di

un

pianeggiante

e

l’espansione

frazioni

urbana

aquilane

e,

di

conseguenza, la continuazione della lingua periurbana

occidentale

che

vedrebbe

la sua naturale conclusione nel centro antico di Preturo, ai piedi di un innesto montano planimetricamente semicircolare.

cancella

una

dalla

condizione

impattante

rurale

impronta

dell’impianto. La

viabilità

fortemente

circostante in

ragione

si

modifica dell’assenza

strategica, rendendo quella che prima era un’indiretta connessione tra L’Aquila e Preturo (solo attraverso la meridionale Via dell’Aringo o la settentrionale Via Cagnano),

dell’infrastruttura

una sistemica rete viaria che attraversa aree

aeroportuale implica quindi, tra gli scenari

residenziali più o meno dense e che connette

plausibili, la crescita di una grande e unica

direttamente L’Aquila con il lato orientale

conurbazione di allacciamento occidua,

della carta. In particolare l’apertura di un

realizzabile in quanto non più frenata

nuovo svincolo e di un nuovo brano di strada

dalla barriera artificiale scomparsa. Tale

statale allarga anche le possibilità connettive

scenario

con i siti industriali e con il complesso

La

cancellazione

vedrebbe

l’allargamento

della

quota residenziale con un dilagare dei tre modelli residenziali di stampo moderno e contemporaneo (il palazzo isolato, il 37 Melissa DI SANO, L’Aquila, chiude l’aeroporto: ‘Pochi voli commerciali’ e milioni di euro in fumo, in: Il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2015, [http://www. ilfattoquotidiano.it/2015/04/13/laquila-chiudelaeroporto-pochi-voli-commerciali-milioni-euro-infumo/1587553/], ultima cons. 5 novembre 2017.

174

Scomparendo l’insistente mole territoriale,

militare della Guardia di Finanza. In

generale,

il

risultato

dell’assenza

infrastrutturale definirebbe un’aggressione residenziale periferica, la scomparsa di una discreta porzione di suolo agricolo e l’implementazione della rete viaria e connettiva a Ovest.

Libro I


Riferimenti essenziali Aeroporto dei Parchi, le ragioni di un fallimento e le prospettive per il futuro, in: News Town, 20 giugno 2017, [http://news-town1.it/cronaca/16402-aeroporto-deiparchi,-le-ragioni-di-un-fallimento-e-le-prospettiveper-il-futuro.html], ultima cons. 5 novembre 2017. Melissa DI SANO, L’Aquila, chiude l’aeroporto: ‘Pochi voli commerciali’ e milioni di euro in fumo, in: Il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2015, [http://www. ilfattoquotidiano.it/2015/04/13/laquila-chiudelaeroporto-pochi-voli-commerciali-milioni-euro-infumo/1587553/], ultima cons. 5 novembre 2017. Alberto ORSINI, Ballottaggio L’Aquila: Di Benedetto, ‘Aeroporto Preturo secondo scalo di Roma, perché no?’, in: AbruzzoWeb, 19 giugno 2017, [http://www. abruzzoweb.it/contenuti/ballottaggio-l-aquila-dibenedetto-aeroporto-preturo-secondo-scalo-diroma-perche-no-/630699-268/], ultima cons. 5 novembre 2017.

L’Aquila come laboratorio

175


Scala nominale 1:20000

0

500

1000

1500

2000 m


Tessuto costruito (punti)

Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale

Rete viaria e idrica (linee)

Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua

Risorse territoriali (superfici)

Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale


Scenario 2: Concentrazione polare della ricerca - Gerarchizzazione territoriale Le sedi universitarie aquilane costruiscono un vero e proprio anello satellitare di punti nevralgici attorno al centro storico di L’Aquila. Il panorama della ricerca si fonda principalmente sull’Università di L’Aquila e sul Gran Sasso Science Institute (con sede nel tessuto storico meridionale aquilano, meno denso della parte antica ma comunque

La centralizzazione comporta l’apparizione di una struttura polare delle dimensioni (qui

costruite

sull’agglomerazione

delle

impronte a terra delle attuali sedi decentrate, un

processo

abbozzato

e

addizionale)

paragonabili a quelle del centro storico aquilano. Il punto da cui sviluppare l’intero sistema del campus si colloca nell’impianto attualmente più esteso, cioè quello del polo ospedaliero, a Est.

intramuros), oltre che su alcuni centri di

Il sistema in generale modifica tanto l’assetto

ricerca di riflesso nazionale e internazionale.

viario quanto quello residenziale e industriale

I nodi fondamentali di questo sistema territoriale diffuso della ricerca si collocano nel polo ospedaliero San Salvatore (nei pressi di Coppito), nel nucleo industriale di Pile (a Est di Genzano), nel polo universitario di Roio (sulla sommità della pineta a Nord di Poggio di Roio) e nel centro di ricerca di Fisica nucleare a Nord di Assergi (ai piedi del Gran Sasso). È inoltre necessario aggiungere alla lista una quota di sedi separate ospitate da singoli fabbricati che si ritrovano tanto nel centro storico di L’Aquila quanto in poli industriali quanto nella periferia residenziale. L’assetto fortemente

decentralizzato

del

sistema

contemporaneo della ricerca aquilana vede una fase significativa dopo il 2009, quando, causa inagibilità di molte sedi presenti nel tessuto storico del capoluogo, si richiedono nuove localizzazioni nel territorio limitrofo, delineando quindi l’impianto eterogeneo attuale che rimbalza continuamente tra sedi immerse nella natura, piuttosto che tra i palazzi storici, tra capannoni industriali o quartieri residenziali. Come si presenterebbe l’immagine dello spazio attorno al centro

circonvicini. Nel complesso una così radicale trasformazione la

mutazione

comporta delle

addirittura

centralità

esistenti,

passando dalla descritta condizione - qui definita come post-centrica - a una bipolarità indiscussa nel confronto tra la cittadella universitaria e il centro storico di L’Aquila. In ragione di ciò, le stesse caratteristiche che coinvolgono esteriormente la città antica sono proiettate, nello scenario immaginario, attorno al nuovo fulcro. Ecco quindi che un fitto anello residenziale (in parte attirato dalle opportunità lavorative, in parte per rispondere alla domanda di residenze per studenti) si materializza tutto intorno al centro. Lo sviluppo residenziale interessa perlopiù il gruppo palaziale isolato il quale, per propria natura accentratrice in singoli volumi, pare il più adatto ad assorbire l’intensa domanda centralizzata. Inoltre, il limitrofo centro storico di Coppito è soggetto a un’intensa espansione anche in direzione occidentale,

quest’ultima

caratterizzata

dalla continuazione degli attuali quartieri di complessi plurifamiliari isolati.

storico di L’Aquila se tutti questo centri di

Anche in questo secondo scenario si assiste

ricerca e formazione fossero accorpati in un

alla modifica dell’impianto viario. Questa

grande polo, una sorta di cittadella degli

volta l’espansione residenziale che circonda

studi ?

il fuoco della modificazione territoriale

38

impone una modesta deviazione della strada Svariati sarebbero i contributi sul tema, tuttavia, per un primo approfondimento su un caso esemplare si consiglia la lettura di: Pietro GIORGIERI (a cura di), Firenze il progetto urbanistico scritti e contributi 19752010, Alinea, Firenze 2010, pp. 355-398. 38

178

statale sul lato inferiore. Essa è indice anche di un altro fattore trasformativo, ossia quello che travolge il nucleo industriale di Pile. Quest’ultimo non si riduce (non ci sarebbero

Libro I


motivazioni valide per una sua ipotetica diminuzione superficiale) ma si trasforma con

uno

sviluppo,

dimensionalmente

analogo a quella che attualmente è la propria porzione superiore, verso Ovest, lungo il tatto ferroviario e stradale. Altra conseguenza è nella riduzione dell’area agricola, a causa della necessità edificatoria dei nuovi tessuti residenziali. Per contro, salvo per la scomparsa degli edifici sedi della ricerca, il territorio nel suo complesso - e con esso i centri urbani attualmente legati alle sedi universitarie non subisce radicali trasformazioni nel suo assetto e nella distribuzione degli elementi in analisi. Questo accade anche perché non esiste, allo stato di fatto, un riconoscibile sistema residenziale connesso al mondo della formazione (per via dei decentramenti e della dispersione delle sedi). In sintesi l’accorpamento fisico di tutte le sedi universitarie avrebbe come effetti l’implementazione

della

quota

abitativa

concentrata e concentrica, l’inserimento del polo all’interno di una ben connessa rete di trasporti, la modifica delle aree produttive meridionali e la competizione nodale con il centro antico di L’Aquila.

Riferimenti essenziali INFN. Laboratori Nazionali del Gran Sasso, in: LNGS/ INFN, [https://www.lngs.infn.it/it], ultima cons. 6 novembre 2017. Università degli Studi dell’Aquila, La nostra storia, in: univaq/ Ateneo, [http://www.univaq.it/section. php?id=13], ultima cons. 6 novembre 2017.

L’Aquila come laboratorio

179


Scala nominale 1:20000

0

500

1000

1500

2000 m


Tessuto costruito (punti)

Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale

Rete viaria e idrica (linee)

Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua

Risorse territoriali (superfici)

Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale


Scenario 3: Rilocalizzazione, delocalizzazione e riduzione di nuclei industriali e attività estrattive - Ulteriore frammentazione del tessuto La

dimensione

industriale

aquilana

si

fonda su due poli strategici e su una serie di punti di estensione minore che compongono un quadro territorialmente ampio. Le sedi si suddividono in prima battuta tra aree produttive (le quali, come si vedrà, comprendono una serie di altre funzioni connesse e non) e aree estrattive. Le prime hanno come disegno direttore

un

elemento

attrattore

del

mercato

e di connessione delle forze in gioco nella città abruzzese. Il terzo scenario si domanda, quindi, come si potrebbe identificare il territorio su un fondale nel quale l’architettura della produzione appaia pesantemente limitata, sia a causa di delocalizzazioni che di rilocalizzazioni interne alla mappa, oltre che di radicali tagli ed eliminazioni di sedi fisiche del settore secondario aquilano.

quello determinato dalle centralità dei

Contrariamente a quanto ci si potrebbe

poli industriali di Bazzano (a Est) e di

aspettare,

Pile (a Ovest). In essi trovano luogo, oltre

industriale non è ipoteticamente relazionata

alla

industriale,

a un aumento direttamente proporzionale

centri commerciali, sedi amministrative

del suolo agricolo. Questo aspetto può

decentrate sia pubbliche che private e

trovare ragione in due plausibili condizioni,

attività di vendita connesse al mondo della

entrambe

produzione e dell’industria. A coronamento

ampliamento del tessuto residenziale. La

del sistema principale si trovano altri spazi

prima vede lo sfruttamento del suolo non

costruiti, composti per lo più da tradizionali

più coltivabile (e quindi in una immagine

fabbricati industriali. La quota estrattiva è

posteriore all’attuale) con l’edificazione di

principalmente rappresentata dalle cave

protesi residenziali periferiche. La seconda

San Giacomo, Zugaro e Ciuffini, perlopiù

vede lo sviluppo della residenza, invece che

specializzate nell’estrazione dei materiali

l’allargamento massiccio dei campi coltivati,

per la produzione di cementi e aggregati.

in virtù della parità edificatoria attuale,

Un modesto sistema secondario comprende

ossia in forma sostitutiva di ciò che ora è

altre cave minori sparse soprattutto nella

tessuto costruito industriale (perciò in una

parte orientale del sistema territoriale

immagine parallela all’attuale).

funzione

ovviamente

in analisi. Le posizioni strategiche degli impianti dichiarano una stretta connessione con le principali vie di comunicazione (in particolare quella ferroviaria e autostradale) e una distinzione geografica tra aree dell’abitare e della produzione, anche per esigenze di salubrità e salute pubblica. Quest’ultimo punto viene meno solo nelle fasce di territorio urbanizzato (ben visibile nei pressi del polo di Pile), dove la tangenza tra industrie e zone abitate a tratti si mostra evidente e rende possibile una connessione degli spazi. Per quanto si tratti di un tema fortemente dibattuto, la quota produttiva è

182

e di degrado ambientale, rappresenta

la

riduzione

valutabili

dell’impronta

nell’ottica

di

un

Come descritto, a parità di ragioni, l’esito più vistoso è nell’ampliamento dei quartieri residenziali, non più tenuti a distanziarsi troppo dalle ridimensionate aree industriali, viste le rinnovate dimensioni di queste ultime. Nello specifico le aree periferiche in analisi sono caratterizzate da espansioni composte principalmente di palazzi isolati e complessi plurifamiliari, delineando uno scenario nel quale trovano posto nuove immagini dell’abitare in periferia in una complessiva figura ancora più acutamente frammentaria.

innegabilmente una fonte di sostentamento

La viabilità non si modifica quasi per nulla

economico del territorio e, pur implicando

dal momento che non necessità più di

problemi di depauperamento delle risorse

strutturarsi su grandi complessi industriali.

Libro I


Le nuove periferie abitate, trattandosi di sostituzioni di quelle che oggi sono aree produttive, non richiedono allacciamenti viari differenti, impostandosi già su aree dal forte livello d’interconnessione. Le aree agricole quindi si limitano a lievi, e talvolta impercettibili, ridefinizioni del perimetro con l’unica grande differenza di interfacciarsi meno con l’industria e più con aree abitate, guadagnando in termini di qualità d’aria e terreno. Questo esito

terzo

scenario

principale,

per

frammentazione

avrebbe

come

concludere,

ulteriore

della

la città

abitata, la quale, trovando nuovi spazi edificabili liberi, coglierebbe l’opportunità per estendersi ulteriormente in forme disaggregate, incoerenti e frammentarie. Infine, se il primo scenario implica una versione

concentrata

dello

sviluppo

residenziale periferico (in un certo senso controllata), senza radicali modificazioni estese al territorio completo, il secondo perturba la scena post-centrica della città, definendo

una

bipolarità

con

annessi

anelli residenziali. La terza immagine, invece, al posto di cambiare i connotati allo spazio urbano ne radicalizza le condizioni, concedendo

nuove

aree

di

sviluppo

coerenti con l’indirizzo attuale e quindi estremizzando gli esiti della frammentazione della città aquilana.

L’Aquila come laboratorio

183


Scala nominale 1:20000

0

500

1000

1500

2000 m


Tessuto costruito (punti)

Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale

Rete viaria e idrica (linee)

Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua

Risorse territoriali (superfici)

Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale


186

Libro I


Considerazioni finali Gli alloggi a gabbia sono una nostra nuova creazione collegabile alla plug-in city: una struttura minimale alla quale possono essere appese altre strutture, sottocapsule, macchine e sedie a reazione. Si tratta di zone, più che di parti. […] Queste coordinate creano una serie di opzioni: da qui il bisogno di creare binari per schermi, buchi nel pavimento dai quali estrarre aria compressa per gonfiare il pavimento o i nostri schermi televisivi. L’arredamento scomparirà, come l’architettura.

Peter Cook, 19676


Attraverso riflessioni, storie e immagini

specie nell’ultimo capitolo. La domanda è

si è potuto comprendere, sotto differenti

cosa la complessità comporti. La risposta

punti

non è leggibile né qui né sui successivi

di

vista,

come

la

complessità

fenomeno

della

casa

volumi. La questione resta aperta perché

Manca,

tuttavia,

una

una risposta univoca non esiste affatto.

voce chiara sul perché l’abitare sia oggi

Un esempio di processo mentale sarà

così avvicinabile a tale peculiarità. La

illustrativo. Chiedersi dove e cosa comporti

netta definizione di complessità è qui un

la complessità nell’abitare in una certa città

mero pretesto, un termine prestato per

apre una faccenda non obiettiva. L’abitare

descrivere degli stati culturali e scientifici

è, si è visto, un fenomeno praticamente

non banali, inseriti in una condizione

indescrivibile forse proprio a causa del suo

sociale globale che scricchiola. La tesi

grado di complessità attuale. L’attualità

dunque, concentrandosi soprattutto sulla

della complessazione abitativa è - anche

quotidianità

impregni

il

contemporanea.

vorrebbe

questo è stato già visto - dovuta alle

essere più interpretabile come un flusso

condizioni al contorno che spezzano le

di coscienza riflessivo, una passeggiata tra

tradizionali logiche di comprensione del

pensieri, osservazioni e rappresentazioni

reale. La domanda quindi, per la proprietà

di una giornata qualunque in una porzione

transitiva,

di mondo, circa alcuni temi cari alla

dell’abitare a quello della società globale,

professione di alcuni e alla vita di tutti.

essendo il primo prodotto diretto e funzione

delle

Morin

definisce

prima

vista,

questioni,

la

complessità,

come

preminentemente

un

a

fenomeno

quantitativo

che

combina un enorme numero di unità e che si relaziona continuamente con il caso. Tuttavia questo carattere casuale ne

dichiara

una

nota

evidentemente

qualitativa che è una forma genetica della complessità, dal momento che quest’ultima ha a che fare con incertezza, aleatorietà e indeterminazione e che rappresenta l’instabilità all’interno di sistemi altamente organizzati1. A questo proposito non si può non pensare, una volta stabilito il tema, alla Teoria dei sistemi complessi e alle ricerche fisiche sulla Complessità. Molti elementi che la ricerca scientifica ha rivelato attorno a questi argomenti sono stati, in effetti, caratterizzanti il progredire delle presenti riflessioni:

si

parla

di

sottoinsiemi,

di

interazioni e di grandi reti strutturali. Anche nelle simulazioni non manca un certo rimando alle sperimentazioni proposte, 1  Edgar MORIN, Introduzione al pensiero complesso. Gli strumenti per affrontare la sfida della complessità, traduzione di Monica CORBANI, Sperling & Kupfer, Milano 1993, pp. 31-33.

188

può

spostarsi

dall’oggetto

della seconda. Un’elencazione esaustiva dei termini che rendono la società globale complessa è opera difficilmente possibile, non tanto per l’onerosità della ricerca che servirebbe, quanto per l’inesattezza delle considerazioni: un giudizio umano su una società umana instabile non si esaurisce se fa parte di un tentativo di cattura integrale di cause e conseguenze, perché il punto di vista è interno al sistema e la stessa ragione culturale che spinge a scrivere, a documentarsi, a formare un approccio critico sull’esistente, è probabilmente una parte del problema. La cultura stessa è un prodotto squisitamente umano, quindi una mattonella aggiuntiva nella lettura (e perciò nella trasformazione) antropica del mondo - a questo proposito si ricordano le citazioni di rimando sulla post-storia (p. 127) e sull’antropocene (p. 166) - e non ha nulla a che fare con il giudizio obiettivo. Se l’obiettività e l’oggettività (che non esiste) sono produzioni descrittive dell’essere umano queste finiscono per valutare una forma

di

conoscenza

paradossalmente

opposta e, soggettiva. Si parla di soggettività e oggettività riferendosi all’umanità come

Libro I


singolo ente che cerca risposte; la scalarità

definizione fondamentale per preparare

dei concetti è una forma abbastanza

le

sfuggente e accetta qui espansioni quanto

sull’abitare. Quest’ultimo, che si sviluppa

riduzioni spaziali delle peculiarità umane.

a L’Aquila, vede quindi una definizione e

Il

sulle

un’assegnazione di alcune caratteristiche

conseguenze della complessità, in sintesi,

tipiche all’interno dell’area di progetto (il

non può che definire un circolo tautologico

centro storico). Osservando direttamente,

di pretesa conoscenza di ciò che se anche

in sopralluoghi sul campo, le opportunità

ha avuto cause umane, non può più

che conferiscono scale di valori ai luoghi

essere osservato con i modelli di pensiero

si

tradizionali che la civiltà ha raggiunto e

lista delle stesse e una serie di livelli di

richiede

un’invenzione

intensità. La validità di ogni caratteristica

dell’oggettività prima ancora di poter

sarà perciò certificata dalla derivazione

parlare della totalità delle conseguenze

contestuale delle stesse: in questo senso

che la complessità nella domesticità urbana

la finalizzazione meta-progettuale sarà sì

- o più semplicemente la complessità

strutturata su meccanismi esportabili un

- comporta. Tale riflessione chiudersi

po’ ovunque, ma, nei suoi esiti, si tratterà

con una seconda domanda, questa volta

di un risposta studiata per L’Aquila e

seguita da una risposta: ma se la domanda

a L’Aquila. Le proposizioni di valore

sulle conseguenze della complessità dell’abitare

rientreranno, perciò, nella specificazione

non trova una risposta in questa sede, come si

fisica dei punti d’interesse progettuali

può allora tentare di comprendere gli sviluppi,

come termini ai quali incrociare le letture

nell’ambito incerto del futuro?

del presente libro e nei quali stabilire livelli

Si

giudizio

dell’essere

probabilmente

possono

innanzitutto

umano

indagare

le

strutture

tenterà

operative

di

del

sviluppare

progetto

un'ordinata

di rappresentazione intellegibili.

parti del sistema come visioni particolari

La materia dell’analisi assume quindi una

di un tutto estremamente complesso.

forma operativa attraverso un metodo

Queste sono aspetti più o meno puntuali

che si focalizzano su aree disciplinari

più

interconnesse e sulla possibilità di letture

finalizzazione grafica sarà quindi motivata

incrociate per una densa acquisizione

dalla semplice fissazione materiale e visiva

degli elementi e delle strutture che li

dei prodotti della ricerca, in un plausibile

collegano.

sotto-

protocollo architettonico applicato alla

strutture del sistema si può palesare

città. Il passaggio attraverso temi della

quindi in un vero e proprio programma

lettura analitica del panorama abitativo

conoscitivo e di verifica delle connessioni.

sarà condensato nella ricerca nel potenziale

Nel dettaglio, la conseguenza di queste

leggibile come valore di abitare a L’Aquila.

La

percezione

delle

letture che associano valori e definiscono le associazioni tra gli elementi, può essere un progetto dell’abitare. Questo si avvale dei dati direttamente colti dal reale per definire un terreno puramente complesso nel quale, come prima operazione si devono definire alcune valutazioni sull’ambiente fisico che il processo coinvolgerà.

teleologico avvicinabile

meccanicistico,

ma

determinismo.

La

al

Per terminare si intende ricordare come la maggior parte del lavoro esposto in questo libro sia una forma di lettura del territorio debitrice di un’osservazione diretta, ove possibile, dello stesso e per questo motivo, fin dalle prerogative, si tratta di un testo dal valore progettuale oltre che contestuale (anche quando il contesto non è un luogo

Queste proposizioni di valore, una parte della

ma un tema). Per una rilettura che esponga

trattazione del secondo libro, sono una

i

metodi

Considerazioni finali

autorevoli

presi

imprestito

189


in questa sede si invita all’astrazione delle forme e al disaffezionamento dalla materialità. La validità della tesi può dunque risolversi unicamente nel proprio campo d’esperienza e se asciugata della fisicità alla quale si riferisce, rischia di diventare una lunga e noiosa, oltre che inadeguata, forma di esposizione teorica che di teorie nuove, ad hoc, non può inventarsene affatto.

190

Libro I


Fonti in ordine alfabetico Articoli sul web

Andrea BRANZI (Archizoom), No Stop City (Firenze 1966), Archivio CSAC, Parma in: [http:// architetturaradicale.blogspot.it/2012/05/teoriano-stop-city-1970-71.html], ultima cons. 23 novembre 2017. Guggenheim, Gordon Matta-Clark. Conical Intersect, in: Guggenheim/ artwork, [https://www. guggenheim.org/artwork/5211], ultima cons. 25 novembre 2017. Immaginare l’architettura. 15 disegni di Franco Purini fra 19 progetti di linguaggio (Trevi, 15 marzo 2015), in: [https://www.academia.edu/6956070/Immaginare_larchitettura_-_15_disegni_ di_Franco_Purini_tra_20_progetti_di_linguaggio_-_Palazzo_Lucarini_-_Trevi_Pg_15_0310_05_2014], ultima cons. 25 novembre 2017. Bruno LATOUR, How to talk about the body? The normative dimension of science studies, in: “Body & Society”, 10 (2-3), Londra 2004, pp.205-229, [https://hal.inria.fr/file/index/docid/1019910/ filename/77-body-normative.pdf], ultima cons. 25 novembre 2017. Bruno LATOUR, On actor-network theory. A few clarifications plus more than a few complications, 1996, in: Soziale Welt, vol. 47, Monaco 1996, pp. 369-381, [http://www.bruno-latour.fr/sites/ default/files/P-67%20ACTOR-NETWORK.pdf], ultima cons. 24 novembre 2017. Bruno LATOUR, Technology is Society Made Durable, in: A Sociology of Monsters Essays on Power, Technology and Domination, n. 38, Londra 1991, pp. 103-132, [http://www.bruno-latour.fr/ node/263], ultima cons. 25 novembre 2017. Bruno LATOUR, Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività, in: Erik LANDOWSKI, Gianfranco MARRONE, La società degli oggetti. Problemi di interoggettività, traduzione di Antonio PERRI, Booklet, Milano 2005, pp. 203-229, [http://www.ec-aiss.it/biblioteca/3_landowski_ marrone_la_societa_degli_oggetti.php], ultima cons. 25 novembre 2017. Bruno LATOUR, Why Has Critique Run out of Steam? From Matters of Fact to Matters of Concern, in: Critical Inquiry, vol. 30, n. 2, Inverno, Chicago 2004, pp. 225-248, [http://www.journals. uchicago.edu/doi/10.1086/421123], ultima cons. 27 novembre 2017. Luca TREMOLADA, Otto italiani su dieci posseggono uno smartphone e litigano come nessuno in Europa, in: Il Sole 24 Ore, 25 gennaio 2017, [http://www.infodata.ilsole24ore.com/2017/01/25/ otto-italiani-dieci-posseggono-uno-smartphone-litigano-nessuno-europa/], ultima cons. 25 novembre 2017. Mario TRIMARCHI, L’abitare instabile, in: Il Corriere del Mezzogiorno, 31 ottobre 2016, p. 22, [http://mariotrimarchi.eu/agenda/labitare-instabile/], ultima cons. 28 novembre 2017. Albena YANEVA, Making the Social Hold: Towards an Actor-Network Theory of Design, in: Design and Culture, 1(3), Manchester 2009, pp. 273-288, [https://www.escholar.manchester.ac.uk/ukac-man-scw:1b6452], ultima cons. 26 novembre 2017.

Articoli cartacei

Umberto GALIMBERTI, L’architettura e le figure del tempo, in: Tema Celeste, n. 10, GennaioMarzo 1987, pp. 36-40.

191


Rem KOOLHAAS, Junkspace, in: October (MIT Press), n. 100, Primavera, Cambridge 2002. Maria Laura LANZILLO, Ritratti. Alexander Kojève. Filosofia e politica nel tempo della post-storia, in: Rivista di Filosofia (Il Mulino), n° 1, Aprile, Bologna 2013, pp. 119-142. Bruno LATOUR, Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività, in: Erik LANDOWSKI, Gianfranco MARRONE, La società degli oggetti. Problemi di interoggettività, traduzione di Antonio PERRI, Booklet, Milano 2005. Bruno LATOUR, Albena YANEVA, Give me a gun and I will make all buildings move: an ANT’s view of Architecture, in: Reto GEISER, Explorations in Architecture: Teaching, Design, Research, Birkhäuser, Basilea 2008. Raffaella TROCCHIANESI, Erranze nella città dell’immaginario. Forme contemporanee di esplorazione e narrazione urbana, in: ‘Ananke, n. 77, gennaio, Firenze 2016, pp. 30-37. Peter COOK (Archigram), Front Matter, in: Perspecta, vol. 11, Cambridge 1967, p. 3.

Bibliografia

Iñaki ÁBALOS, Il buon abitare. Pensare le case della modernità, traduzione di Bruno MELOTTO, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2009. Christopher ALEXANDER, A city is not a tree: 50th Anniversary Edition, Michael W. MEHAFFY (a cura di), Sustasis Press, Portland 2015. Brunella ANGELI, Pietro DEROSSI, L’avventura del progetto. L’architettura come conoscenza, esperienza, racconto, Franco Angeli, Milano, 2012. Amin ASH, Nigel THRIFT, Città. Ripensare la dimensione urbana, Il Mulino, Bologna 2005. Marc AUGÉ, Diario di un senza fissa dimora, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011. Autori Vari, L’Aquila. Il progetto C.A.S.E. Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili, Maggioli, Santarcangelo di Romagna 2013. Matilde BAFFA RIVOLTA (a cura di), Augusto ROSSARI (a cura di), Alexander Klein. Lo studio delle piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Scritti e progetti dal 1906 al 1957, Gabriele Mazzotta Editore, Milano 1975. Peter BLAKE, Form Follows Fiasco: Why Modern Architecture Hasn’t Worked, Atlantic-Little, Brown, Boston 1977. Neil BRENNER, Stato, spazio, urbanizzazione, traduzione di Teresa PULLANO, Guerini Scientifica, Milano 2016. Federico M. BUTERA, Dalla caverna alla casa ecologica. Storia del comfort e dell’energia, Edizioni Ambiente, Milano 2004. Italo CALVINO, Le citta invisibili, Einaudi, Torino, 1972. Italo CALVINO, Il sentiero dei nidi di ragno, Mondadori, Milano 2011. Emanuele CARRERI, L’Architettura è un’isola. Architecture is an island, Altralinea Edizioni, Firenze, 2014. Franco CELLINI, Claudio D’AMATO, Mario Ridolfi. Manuale delle tecniche tradizionali del costruire. Il ciclo delle Marmore, Electa, Milano 1997. Françoise CHOAY, L’Allegoria del patrimonio, Ernesto D’ALFONSO (a cura di), Ilaria VALENTE (a cura di), Officina Edizioni, Roma 1995. Giovanni D’ALESSANDRO, Tre notturni per L’Aquila. E una lettera, Ianieri Edizioni, Pescara

192


2015. Giancarlo DE CARLO, L’architettura della partecipazione, Sara MARINI (a cura di), Quodlibet, Macerata 2013. Gilles DELEUZE, L’immagine-tempo. Cinema 2, traduzione di Liliana RAMPELLO, Einaudi, Milano 2017. Gilles DELEUZE, Félix GUATTARI, Kafka. Per una letteratura minore, traduzione di Antonio SERRA, Quodlibet, Macerata 1996. Gilles DELEUZE, Félix GUATTARI, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, traduzione di Giorgio PASSERONE, Castelvecchi Editore, Roma 2010. Dizionario italiano Garzanti, Garzanti Linguistica, Milano 2002. Peter EISENMAN, La fine del classico, traduzione di Renato RIZZI, Mimesis, Milano 2009. Maia ENGELI, Storie digitali. Poetiche della comunicazione, Testo & Immagine, Torino 1999. Michel FOUCAULT, The Archaeology of Knowledge, traduzione di Sheridan SMITH, Harper and Row, New York 1976. Yona FRIEDMAN, L’architecture de survie. Une philosophie de la pauvreté, Édition de l’éclat, Parigi 2006. Yona FRIEDMAN, L’Architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà, traduzione di Giulietta FASSINO, Bollati Boringhieri, Torino 2009. Pietro GIORGIERI (a cura di), Firenze il progetto urbanistico scritti e contributi 1975-2010, Alinea, Firenze 2010. Martin HEIDEGGER, Costruire abitare pensare, Silvia GAJANI (a cura di), Ogni uomo è tutti gli uomini edizioni, Bologna 2017. Martin HEIDEGGER, Segnavia, traduzione di Franco VOLPI, Adelphi, Milano 1987. René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005. William JAMES, Principi di psicologia, Giulio PRETI (a cura di), Principato Editore, Milano 2004. Vincent JONES, Ernst NEUFERT, Architects’ Data. International edition, Granada, Londra 1980. Immanuel KANT, Critica della ragione pura, traduzione di Giorgio COLLI, Adelphi, Milano 1995. Rem KOOLHAAS, Junkspace, traduzione di Filippo DE PIERI, Quodlibet, Macerata 2006. Robert KRONENBURG, Flexible. Architecture that Responds to Change, Laurence King Publishing, Londra 2007. Bruno LATOUR, Reassembling the Social. An Introduction to Actor-Network-Theory, Oxford University Press, Oxford 2005. Henry LEFEBVRE, Il diritto alla città, traduzione di Gianfranco MOROSATO, Ombre Corte, Milano 2014. Primo LEVI, Ranocchi sulla Luna. E altri animali, Ernesto FERRERO (a cura di), Einaudi, Torino, 2014. Panos MANTZIARAS, La ville-Paysage. Rudolf Schwarz et la dissolution des villes, Metis Presses, Ginevra 2008. Enzo MARI, autoprogettazione?, Edizioni Corraini, Mantova 2002. Giuseppe MASTRANGELO, Carla BARTOLOZZI (relatore), Dopo il sisma del 2009: una chance di riqualificazione per un edificio nel centro storico de L'Aquila, Politecnico di Torino, Tesi di Laurea, Torino 2013.

193


Mario MIGNUCCI (a cura di), Gli analitici primi. Aristotele, Loffredo, Napoli 1995. Edgar MORIN, Introduzione al pensiero complesso. Gli strumenti per affrontare la sfida della complessità, traduzione di Monica CORBANI, Sperling & Kupfer, Milano 1993. Multicity.lab, Milano. Cronache dell’abitare, Bruno Mondadori, Milano 2007. Georges PEREC, La Vita istruzioni per l’uso, traduzione di Daniella SELVATICO ESTENSE, BUR, Milano, 2016. Georges PEREC, Le cose. Una storia deli anni Sessanta, traduzione di Leonella PRATO CARUSO, Einaudi, Milano 2011. Georges PEREC, Tentativo d’esaurimento di un luogo parigino, Alberto LECALDANO (a cura di), Voland, Roma 2011. Enrico PRANDI (a cura di), Community/Architecture, Festival Architettura di Parma, Parma 2010. Mario PRAZ, Il mondo che ho visto, Adelphi, Milano 1982. Pierluigi PROPERZI (a cura di), Dio salvi L’Aquila. Una Ricostruzione difficile. Libro Bianco, INU Edizioni, Roma 2010. Carlo RAVAGNATI, Dimenticare la città. Pratiche analitiche e costruzioni teoriche per una prospettiva geografica dell’architettura, Franco Angeli, Milano 2008. Rebecca ROKE, Mobitecture: Architecture on the Move, Phaidon, Londra 2017. Aldo ROSSI, L’architettura della Città, Città Studi Edizioni, Torino 2010. Aldo ROSSI, Scritti scelti sull’architettura e la città 1956-1972, Quodlibet, Macerata 2012. Angelo SAMPIERI (a cura di), L’abitare collettivo, Franco Angeli, Milano 2011. Jean-Paul SARTRE, Critique de la raison dialectique, Gallimard, Parigi 1960. Gabi SCARDI (a cura di), Less. Strategie alternative dell’abitare, 5 Continents, Milano 2006. Roy SCRANTON, Learning to Die in the Anthropocene. Reflections on the end of a civilisation, City Lights Books, San Francisco 2015. Space Caviar (Andrea BAGNATO, Joseph GRIMA, Tamar SHAFRIR), sqm. the quantified home, Lars Müller Publishers, Zurigo 2014. Giorgio STOCKEL, La città dell’Aquila. Il centro storico tra il 1860 e il 1960, Aracne, Roma 2012. Giuseppe STRAPPA, Unità dell’organismo architettonico. Note sulla formazione e trasformazione dei caratteri degli edifici, Dedalo, Bari 1995. Anne TIETJEN, Towards an Urbanism of Entanglement. Site explorations in polarised Danish urban landscapes, Arkitektens Forlag, Hørsholm 2011. Andrea URLBERGER (a cura di), Paradoxes d’une nouvelle urbanité. Habiter les aéroports, MetisPresses, Ginevra 2012. Enrico VALERIANI, Stretti tra due millenni, Gangemi Editore, Roma 2012. Robert VENTURI, Complexity and contradictions in architecture, The Museum of Modern Art, New York 1992. Maurizio VITTA, Dell’Abitare. Corpi spazi oggetti immagini, Einaudi, Torino 2008.

Fonti dal web

194


Sito web Martín AZÚA, [http://www.martinazua.com/], ultima cons. 25 novembre 2017. Biennale Venezia Architettura 2016, Padiglione Spagna, Unfinished catalog, in: [http:// unfinished.es/en/descarga/], ultima cons. 25 novembre 2017. Blog Antonio CALAFATI, Antonio Calafati. L’uso dell’economia, [https://agcalafati.wordpress. com], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web Comune L’Aquila, [http://www.comune.laquila.gov.it/], ultima cons. 26 novembre 2017. Sito web EASA Italia, [http://easaitalia.altervista.org/], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web Elemental, [http://www.elementalchile.cl/], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web EEA, [https://www.eea.europa.eu/], ultima cons. 27 novembre 2017. Sito web Forensic Architecture, [http://www.forensic-architecture.org], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web ISTAT, [https://www.istat.it/], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web Protezione Civile, [http://www.protezionecivile.gov.it/], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web TRECCANI, [http://www.treccani.it/], ultima cons. 22 novembre 2017. Sito web Reverse Architecture, [http://reversearchitecture.com/], ultima cons. 25 novembre 2017. Sito web UNESCO, [http://whc.unesco.org/], ultima cons. 24 novembre 2017. Sito web USRA, [http://www.usra.it/], ultima cons. 24 novembre 2017.

Fonti audiovisive

Buster KEATON, One week (1920), in: Youtube, watch?v=sFLHbpBPahE], ultima cons. 24 novembre 2017.

[https://www.youtube.com/

Pier Paolo PASOLINI, Pasolini e la forma della città (1974), in: RAI Teche (Archivio RAI), [http:// www.teche.rai.it/2015/01/pasolini-e-la-forma-della-citta-1974/], 15 gennaio 2005, ultima cons. 24 novembre 2017. Jacques TATI, Mon Oncle (1958, min. 10,33 - 11,50), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=6mtluyHcOnk], 26 ottobre 2008, ultima cons. 24 novembre 2017.

Altre fonti

Appunti lezione su L'Aquila di Carla BARTOLOZZI, Atelier Restauro e Strutture, Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico di Torino, anno accademico 2014-2015. Visita-studio a L'Aquila, Carla BARTOLOZZI, Paolo NAPOLI, 10 maggio 2015, in: Visitastudio nei cantieri del centro, in: Il Centro, 15 maggio 2015, [http://www.ilcentro.it/l-aquila/visitastudio-nei-cantieri-in-centro-1.1297984], ultima cons. 27 novembre 2017.

195


196


Riferimenti immagini Dove non specificato le immagini sono prodotte dall'autore.

Nel testo

1. Fotografia di Piet SCHREUDERS, 22 giugno 2009, in: Flickr/ photos, [https://www.flickr.com/ photos/pietschreuders/3650052991/], ultima cons. 27 novembre 2017. 3. Superunion Architects, Neufert City, in: Superunion, [http://superunion.no/NeufertCity-2012], ultima cons. 28 novembre 2017. 4. La carta è stata elaborata con l'ausilio di: Eurostat, Distribution of population by dwelling type, 2015 (% of population), in: Eurostat/ statistics/ index, [http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/File:Distribution_of_ population_by_dwelling_type,_2015_(%25_of_population)_YB17.png], ultima cons. 29 novembre 2017. Eurostat, Housing statistics, in: Eurostat/ statistics/ index, [http://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php/Housing_statistics], ultima cons. 29 novembre 2017. Indexmundi, [https://www.indexmundi.com/map/?v=21000&r=eu&l=it], ultima cons. 29 novembre 2017. 5. Giorgio CRICCO, Francesco Paolo DI TEODORO, Itinerario nell'arte. Dal Barocco al Postimpressionismo, Zanichelli, Bologna 2006, p 1186. 6. Harvard University, Flatland :a romance of many dimensions, in: Harvard.edu/ manifests/ view, [https://iiif.lib.harvard.edu/manifests/view/drs:12347081$1i], ultima cons. 29 novembre 2017. 7. Matilde BAFFA RIVOLTA (a cura di), Augusto ROSSARI (a cura di), Alexander Klein. Lo studio delle piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Scritti e progetti dal 1906 al 1957, Gabriele Mazzotta Editore, Milano 1975, p. 55. 8. Herman HERTZBERGER, Time-based buildings, in: René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, p. 83. 9. The Associated Press, Symbol of migrant crisis, Calais camp set for destruction, in: Macleans, 25 febbraio 2016, [http://www.macleans.ca/news/symbol-of-migrant-crisis-calais-camp-set-fordestruction/], ultima cons. 29 novembre 2017. 10. Universität Stuttgart, Architektur als Social Design, in: Uni.Stuttgart/ einszueins/ projekt, [http://www.irge-uni-stuttgart.de/einszueins/projekt/bauhaeusle/?lang=en], ultima cons. 29 novembre 2017. 11. Il grafico è stato elaborato con l'ausilio di: Immobiliare.it, Case in affitto a L'Aquila, in: Immobiliare.it/ ricerca, [https://www.immobiliare.it/ ricerca.], ultima cons. 29 novembre 2017. Si consiglia di avvalersi dello strumento di selezione grafica su mappa. 12. La carta è stata elaborata con l'ausilio di: Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.5.1 - La demografia per le zone urbanistiche - anno 2014, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina1265_allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017.

197


15. Fotografia di Alfredo MACCHI, maggio 2009, in: Alfredo Macchi, Abruzzo, il terremoto, in: Alfredo Macchi/ portfolio, [http://www.alfredomacchi.it/?viba_portfolio=abruzzo-il-terremoto], ultima cons. 29 novembre 2017.

Copertine

p. I. Borgo e Via degli Asini, Brisighella (Ravenna). Citazione 1: Franco CELLINI, Claudio D’AMATO, Mario Ridolfi. Manuale delle tecniche tradizionali del costruire. Il ciclo delle Marmore, Electa, Milano 1997, p. 246. p. 1. Egon SCHIELE, Casa con stendibiancheria, olio su tela, 1917, collezione privata, in: Wikiart/ Egon Schiele, [https://www.wikiart.org/en/egon-schiele/house-with-drying-laundry-1917], ultima cons. 29 novembre 2017. Citazione 2: Iñaki ÁBALOS, Il buon abitare. Pensare le case della modernità, traduzione di Bruno MELOTTO, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2009, p. 75. p. 15. Sequenza di facciata in vari momenti della giornata, Via Cittaducale, L'Aquila. Citazione 3: Georges PEREC, Tentativo d’esaurimento di un luogo parigino, Alberto LECALDANO (a cura di), Voland, Roma 2011, p. 4. p. 27. Daniel LIBESKIND, Micromegas, 1979, in: Studio Libeskind/ Projects/ Exploration, [https:// libeskind.com/work/micromegas/], ultima cons. 29 novembre 2017. Citazione 4: Andrea BRANZI (Archizoom), No Stop City (Firenze 1966), Archivio CSAC, Parma in: Architettura radicale blogspot, [http://architetturaradicale.blogspot.it/2012/05/teoriano-stopcity-1970-71.html], ultima cons. 22 novembre 2017. p. 109. Fotografia dall'alto del centro storico di L'Aquila, in: La Coalizione sociale dentro e fuori il Consiglio comunale, in: Coalizione sociale, 29 giugno 2017, [http://www.coalizionesociale.it/lacoalizione-sociale-dentro-consiglio-comunale/], ultima cons. 29 novembre 2017. Citazione 5: Giovanni D’ALESSANDRO, Tre notturni per L’Aquila. E una lettera, Ianieri Edizioni, Pescara 2015, p. 78. p. 187. Peter COOK, The Metamorphosis of our Town... It Happened Cheek By Jowl, 1970, in: Antic Disposition. Cheek By Jowl, in: maetl, 14 maggio 2010, [https://maetl.net/cheek-by-jowl], ultima cons. 29 novembre 2017. Citazione 6: Peter COOK (Archigram), Front Matter, in: Perspecta, vol. 11, Cambridge 1967, p. 3, in: Trax, [http://www.trax.it/peter_cook.htm], ultima cons. 6 novembre 2017.

198


199


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.