POLITECNICO DI TORINO
Dipartimento di Architettura e Design Corso di Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile
Tesi di Laurea Magistrale
Una possibile geografia dell’abitare contemporaneo L’Aquila 2009-2017
Libro I
Relatrice:
Silvia GRON
Candidato: Cristiano TOSCO
Correlatore: Niccolò SURACI
A.A. 2016 - 2017
Una possibile geografia dell’abitare contemporaneo L’Aquila 2009-2017
Libro I
... A Gentile
Indice Prefazione Abitare instabile
I 1
Architettura attivata
15
Modi di abitare
27
Introduzione alle distinzioni Multi-abitare Crono-abitare Auto-abitare Diciassette casi studio L’Aquila come laboratorio L’Aquila 2009-2017 Elementi Scenari
28 31 34 37 41 109 110 127 163
Considerazioni finali
187
Fonti in ordine alfabetico
191
Riferimenti immagini
197
Prefazione PerchÊ sono le cose che devono attrarre la tua attenzione. Moltissime volte ho cercato di vincere le leggi della natura per raggiungere questo risultato, e non mi sono mai fermato di fronte all’apparente impossibilità di dare vita alle cose, di animarle.
Mario Ridolfi, 19831
La presente ricerca si propone quale momento di riflessione sul tema dell’abitare contemporaneo. Argomento inflazionato, banalizzato, sminuito e discretizzato in infiniti modi, quello della residenza è ormai al centro di un vortice sintattico che ne corrode sempre più la superficie, smussando e liberando contenuti, in un meccanismo di interconnessione sistematica con aspetti extra-disciplinari sempre più inaspettati. Tuttavia, mentre le parole sembrano quasi privare della propria identità le forme dell’abitare, il segno materiale delle stesse, in qualche modo testimonianza concreta e quindi manifestazione fenomenologica, pare parlare a chi lo osserva e chiedere di essere letto e compreso, scansandosi di qualche passo dal preconcetto che troppo spesso intride e determina certi discorsi contemporanei sull’architettura. Il dato reale, ciò che si è fatto o tentato di fare, è il
La rivoluzione che, tanto dall’interno quanto dall’esterno, sta travolgendo la disciplina e, di conseguenza la deontologia professionale, è qui affrontata in forme indirette attraverso l’ausilio d’indicatori formali, lasciti ultimi di un processo concettuale (per certi versi spontaneo)
che
termina
con
riscontri
concreti; in altre parole la trattazione riguarda soprattutto gli esiti costruiti o comunque finalizzati, in modo da trarne un quadro generale teorico (per processo induttivo) il più possibile coerente ed efficace. Dai quartieri operai del XIX e XX secolo, come il Falansterio di Godin o il Villaggio Matteotti di De Carlo (vedere pp. 100-103), alle sperimentazioni abitative dell’Habitat 67 di Safdie e degli appartamenti a Tokio di Fujimoto, alle residenze post-emergenziali di casi pragmatici come Atelier-3 (vedere pp.
vero elemento che si intende osservare.
104-107) o ipertecnologici come la Tsunami
L’obiettivo primario della ricerca è quindi
pseudo-spontanee di Cirugeda (vedere pp.
safe(r) house di Nicolino e Ratti, alle esperienze
quello di analizzare dettagliatamente una condizione attuale ed esistente, concreta testimonianza di un cambiamento che è avvenuto e sta avvenendo con intensità crescente società
in
(attiva,
molteplici
contemporanea.
matrice
aspetti
della
Attraverso
una
pretestualmente cioè,
nella
progettuale
materializzazione
del presente) si intende riconoscere il ruolo centrale occupato da permeabilità fisica,
varietà
tanto
spaziale
quanto
distributiva e promiscuità tra i luoghi dell’individuale e della condivisione, quali elementi caratterizzanti un solo organismo costruito residenziale. In questo modo si potrà ammettere una nuova immagine dell’abitare,
II
immagine uniforme, per quanto modificata.
generata
dall’osservazione
84-87) e paradossali della Camper bike di Kevin Cyr, l’architettura dell’abitazione ha subito un cambiamento radicale. La sempre più estesa soggezione a un generale nomadismo funzionale ha modificato i parametri del progetto architettonico. La progettazione di una casa, o di più case, ha oggi sempre meno a che fare con le questioni formali statiche, e sempre di più con i caratteri dinamici (insiti, ad esempio, nell’opera di Buckminster Fuller e della sua scuola): le scelte che sostengono gli aspetti formali devono fare i conti con contesti e infrastrutture al contorno in rapida mutazione e l’abitazione, se non a emulare, tende sempre più spesso ad assecondare questo cambiamento.
delle questioni contemporanee. Il punto di
L’analisi
vista su tale panorama perturbato è quello
interdipendenti, proseguendo in punta di
dell’architettura,
disciplina
piedi. La forma eterogenea del discorso,
progettuale la quale, per quanto ibrida e
riscontrabile nei rimbalzi tematici e nelle
mescolata con aspetti di origine estranea alla
diffuse parentesi riflessive, è dovuta a un
tradizionale arte del costruire, richiede, oggi
accanimento sul segno e sulla sua natura multi-
più che mai, di identificarsi in una propria
dimensionale. Invece di concentrarsi su una
intesa
come
Libro I
avanza
per
step
tra
loro
linearità causale, il testo preferisce mettere
La ricerca s’identifica in un vero e proprio
in mostra l’anatomia interna dei processi
progetto dell’abitare. In questa chiave di
che studia e, ancor di più, dei soggetti non
lettura, fin dalle premesse, il programma
umani coinvolti, e quindi inevitabilmente
(già dalla fase puramente analitica) necessita
propendere per digressioni e avanzamenti
di una georeferenziazione, di un punto di
continui,
riferimento nello spazio reale e geografico
riconnessioni,
associazioni
al quale volgere lo sguardo tanto per le
inaspettate e stratificazioni logiche. Parafrasando Michel Foucault, l’interesse delle pratiche discorsive non si rivolge a un soggetto unificato ma ai vari stati, i vari siti, le diverse posizioni che un soggetto può occupare o proporre durante la discussione1.
letture sul costruito quanto per le riflessioni teoriche e globali (con le quali si arriva anche alla formulazione di alcuni metodi di semplificazione fenomenologica). La scelta del sito ricade sul territorio aquilano: nella prefigurazione di scenari che scaturiscono
Ecco dunque che, pur rifiutando il capriccio
dall’analisi del reale (locale e concreto
o il facile virtuosismo, l’allineamento con i
quanto globale e ideale), la complessità
tempi e la società attuali produce uno sfondo
implicita ed esplicita che la città diffusa
che non sa sfuggire da una perversione per la complessità (la quale, in realtà, altro non è che una risposta ad un contesto in
rapida
e
drastica
trasformazione).
L’approfondimento della residenza attuale e indeterminata non può dunque far altro che adottare sistemi analitici, strumenti di rilievo e meccaniche progettuali (o meglio, processuali) diversi dal solito, incerti, non
abruzzese dichiara di possedere, diventa catalizzatrice di interesse e dispensatrice di
informazioni.
La
mancanza
di
un
centro e la contemporanea presenza di molteplici centralità, le potenzialità della struttura urbana e lo spopolamento dei nuclei storici, gli elementi territoriali che rendono competitiva L’Aquila e la difficoltà di immaginare una città nuova2, sono punti
consolidati e sperimentali.
sui quali si impernia un’analisi che parte
Il rischio che una simile prefazione comporta
coinvolgendo
tangenzialmente
è alto: scavando tra metafore e metonimie
antropologia,
sociologia
del dibattito sull’architettura contemporanea
della città ma soprattutto quella dei singoli
nelle sue forme interdisciplinari e sulle
edifici. Quest’ultima, in particolare, diviene
pratiche abitative d’oggi, s'intende esporsi
il punto di partenza per costruire una nuova
al più attuale dibattito architettonico. Si
immagine dell’abitare a L’Aquila, tema
tratta, nel dettaglio, di un approccio difficile
trattato nel secondo libro.
dall’abitare e su di esso si fissa imperterrita,
da confrontare in mancanza di un discreto numero di studi simili, a tratti inedito in una sua possibile prosecuzione. L’onestà
intellettuale
che
urbana,
filosofia, forma
In definitiva, l’ancoraggio a un luogo con reali complessità e potenzialità mette, tra l’altro, al riparo dal proporre una teoria generale
sottende
la
con
pretesa
d’obiettività,
trasmettendo,
dichiarazione dei limiti di ricerca non spinge
invece, la verifica di una condizione,
però a svalutare il lavoro nel suo complesso:
credendo che il progetto contemporaneo
esso
dell’abitare debba passare necessariamente
rappresenta,
infatti,
un
tentativo
d’osservazione immaginifica su una realtà troppo spesso passivamente accettata e difficilmente criticata nei suoi limiti concreti. 1 Michel FOUCAULT, The Archaeology of Knowledge, traduzione di Sheridan SMITH, Harper and Row, New York 1976, p. 54.
2 Temi ampiamente trattati da Antonio Calafati nel suo blog, prima della cancellazione dallo stesso e dal web in generale, avvenuta tra Agosto e Ottobre di quest’anno. La nuova versione, priva degli articoli su L’Aquila, è disponibile al link seguente: Antonio CALAFATI, Antonio Calafati. L’uso dell’economia, [https://agcalafati.wordpress.com], ultima cons. 5 novembre 2017.
Prefazione
III
dal costruito e che le teorie fondate su
fondamentale nella definizione di pratiche
studi privi di un contesto reale rischino di
progettuali volte al cambiamento.
fallire nell’efficacia all’atto applicativo su siti di progetto. Osservare i fatti e leggere la realtà, assumendo una posizione passiva nei confronti di un ambiente inanimato costituito
di
oggetti
(che
divengono
soggetti) potenzialmente attivi, in un dialogo alla pari, privo di pregiudizi, è ciò che la presente trattazione vuole proporre quale principio fondamentale per una più attenta progettazione, slegata dalle etichette e fiduciosa nel significato della forma.
La ricerca tenta di considerare le storie di ciascun ente coinvolto nel fenomeno dell’abitare contemporaneo come centrali. In questo modo emergono, non solo le storie più comuni, ma anche quelle strategiche e centrali per la comprensione del sistema. Le tessere del puzzle di comprensione e programmazione di una nuova strategia residenziale derivano da uno stato dell’arte che parla, racconta ciò che fa. Le finalità di un simile modus operandi si ritrovano nella
Un utile strumento che sottende l’intero
necessità di ottenere una visione dell’abitare
lavoro di ricerca si rivela nello studio
nuova, condizionata da tutto ciò che
interazionale tra gli esseri umani e gli
può condizionarla, ma priva, per quanto
oggetti inanimati della quotidianità: cause
possibile, di strutture predeterminate e di
e
facili scorciatoie.
conseguenze
nel
contatto
abitante-
abitazione. Gli studi di matrice filosoficosociologica
cui
ci
si
riferisce
sono
principalmente quelli che rientrano sotto il titolo di Actor Network Theory. La principale intuizione di tali teorie scientifiche e conoscitive sta nell’accettare i soggetti non umani quali attivi e, talvolta, centrali nella costruzione di realtà e nella modificazione delle stesse. Affiancando quindi gli attori umani e gli attanti non umani si è in grado di conoscere, spiegare e quindi rileggere la realtà nei propri gradi di complessità. L’applicazione dell’ant in analisi e progetto dell’architettura abitativa sorprende per l’efficacia: essendo un modello scientifico conoscitivo
estremamente
flessibile
e
adattabile, l’attivazione degli oggetti che caratterizzano una residenza (spesso dei suoi elementi archetipi) riveste un ruolo centrale nella conoscenza del fenomeno e nella sua riconfigurazione a partire proprio da ciò che effettivamente ne è una parte costitutiva attuale. Lo studio degli oggetti
Tornando
alla
complessità
intrinseca,
dagli studi sociali e dalla loro inclusione del capitale inanimato si è in grado di cogliere il valore d’indagare la complessità nelle dinamiche abitative contemporanee, risolvendole nell’odierna realtà architettonica, sociale e antropologica in generale, in un sistema oggi più che mai interconnesso che merita di essere riletto e reinterpretato. Per dirla con le parole di Yorgos Tzirtzilakis: […] non è più possibile affrontare la questione dell’abitare così come si era soliti fare in passato. Il modo di vivere alternativo non appartiene a una qualche area circoscritta, ma è la condizione stessa dell’architettura contemporanea, la condizione della vita contemporanea. Se si allarga il discorso, si vedrà che i fenomeni della mobilità e delle emergenze ci impediscono di parlare di architettura senza includere la città, la politica, l’economia, il territorio, la geografia, le pratiche artistiche contemporanee, l’antropologia, l’industrial design e anche l’immaginazione o l’inarginabile disordine della realtà. Questo aspetto emergente della realtà diventa oggi lo strumento cruciale dell’architettura3.
(anche di quelli normalmente ignorati), delle traiettorie sociali, degli interessi e delle strutture e infrastrutture esistenti rappresenta il materiale da interrogare nell’ambito dell’ant. Questi stessi elementi, a diverse scale, stabiliscono un sistema di segni
IV
La tesi si articola in tre macro-sezioni. Ciascuna di esse è una forma di avanzamento 3 Gabi SCARDI (a cura di), Less. Strategie alternative dell’abitare, 5 Continents, Milano 2006, p.50.
Libro I
nello studio e nell’analisi che identifica
abitare lo spazio nei suoi mutevoli significati,
questo primo libro.
il secondo descrive un abitare il e nel tempo
La prima macro-sezione definisce una sorta di incipit teorico allo studio che ci si appresta ad affrontare.
che si identificano nel rapporto tra abitanti. A seguire si presentano i casi studio selezionati, dotati ciascuno di una scheda che rimanda, tra
In Abitare instabile si propone una breve riflessione sul significato dell’argomento trattato, introducendo un tema e un posizionamento. considerazioni
ridotto e il terzo racchiude in sé le pratiche
Attraverso di
natura
semplici
induttiva
e
sull’andamento delle dinamiche sociali si intende dichiarare i perché della ricerca e le questioni centrali dalle quali essa scaturisce. In questa cornice si introduce il
le altre informazioni, a uno o più modelli di riferimento appena descritti. Questo quadro fenomenologico, anche se per lo più costituito da opere architettoniche realizzate e non, spazia dal romanzo all’iniziativa politica, fornendo interessanti e precise lezioni a chi studia l’abitare contemporaneo. Ogni esempio è rappresentato tramite schemi grafici tra loro comparabili.
ruolo dell’architettura e la lettura dei fatti
La terza e ultima macro-sezione si impernia
riguardanti l’essere umano e la propria
sul quinto capitolo e descrive la condizione
casa con il filtro della forma architettonica
abitativa
e urbana.
analitica con i suoi attanti territoriali e
Architettura attivata avvia, invece, il discorso
di
L’Aquila
nell’interazione
architettonici.
sull’assetto metodologico adoperato. Le
In questo senso, L’Aquila come laboratorio
strutture di analisi delle quali ci si è avvalsi,
dimostra come la propensione e l’insistenza
l’approfondimento dei principi dell’ant
sul dato abitativo siano alla base delle varie
riletti in forma critica (oltre che la loro
scale di ricerca. Dopo una prima riflessione
mutazione in fase operativa) e i riferimenti
tematica
per un’analisi che possa dedurre scenari
il centro storico aquilano e il territorio
plausibili, delineano un corpo argomentativo
circostante, si passa all’individuazione di
di radice dialettica che congiunge, in una
modelli abitativi esistenti, individuati sullo
sorta di unica attività, l’analisi e il progetto.
spazio comunale alla grande scala nonché
La seconda macro-sezione coincide con il quarto capitolo (e con i suoi tre sotto-capitoli)
sulle
condizione
dell’abitare
studiati e graficizzati nella dimensione architettonica. A conclusione, si propone il quadro attivo della componente residenziale
e approfondisce le strutture critiche che
aquilana, fabbricando una complessa rete di
caratterizzano tanto l’analisi dei casi studio
informazioni graficizzate in forma di mappe
quanto le letture dei fenomeni successive.
e schemi.
Modi di abitare in generale tratta di classi
Il primo libro si conclude con alcune
elaborate a posteriori rispetto all’analisi
considerazioni di carattere generale sul
di una selezione di diciassette casi studio,
significato delle analisi e sul loro valore ai
corpo centrale del capitolo. Proponendo
fini della successiva ricerca. In continuità
l’estrapolazione concettuale e la desunta
con ciò che verrà esposto nel secondo libro
teoria generale, a monte rispetto allo studio
si introducono le proposizioni di valore, alla
dei dati fenomenici, si fornisce un possibile
base del metaprogetto proposto in seguito.
strumento di discretizzazione del reale, attraverso i tre gruppi semplificati di multiabitare, crono-abitare e auto-abitare. Il primo modo concentra in sé i casi emblematici di un
Prefazione
V
Abitare instabile Chi abita questa casa? Chi è il soggetto che la attiva e la possiede nella sua massima intensità? La casa positivista non è abitata da un solo protagonista ma da una famiglia modello -gli Arpel […] È indicativo il fatto che questa famiglia non abbia alcun carattere distintivo: la differenza come forma di significazione è negata; la famiglia è parte di un enorme olismo sociale
Iñaki Ábalos, 20092
In un articolo pubblicato il 31 ottobre
camere, quanti metri quadrati) nei tempi
2016 sul quotidiano locale Il Corriere del
odierni ha comportato un abbandono
Mezzogiorno, l’architetto e designer Mario
delle finalità di controllo totale del modo
Trimarchi
condizione
di abitare, in favore di una lettura più
incerta, nomade e insicura, dell’abitare
analitica e osservativa di come la specie
contemporaneo un interessante aspetto
umana cerchi di affrontare una crisi dalle
sul quale elargire la propria opinione .
dimensioni sempre più globali nei modi
Trattando ironicamente le nuove tendenze
più disparati e curiosi, con ricadute non
abitative
solo sul progetto urbano e architettonico,
individua
nella
1
soprattutto
generazioni
come
delle
sottili
giovani tra
ma di natura interdisciplinare. Il progetto
standard internazionali e sperimentazioni
della casa contemporanea risente di queste
quotidiane,
l’articolo
rimbalzi
indaga
paesaggi
nuove tendenze d’osservazione. Mostre,
domestici ibridi, sempre più plasmati dagli
concorsi e seminari negli ultimi tempi
oggetti che circondano gli abitanti, piuttosto
sembrano ossessivamente incentrarsi sul
che dalla forma stessa dell’architettura.
tema dell’abitare e sugli innumerevoli
Quest’ultima, sempre a detta dell’autore,
volti che è capace di assumere. La lente
pare essere messa da parte nel ciclo
d’ingrandimento del dibattito architettonico
residenziale di trasferte e trasferimenti
è oggi più che mai puntata su come l’uomo
continui che caratterizzano la globalizzazione
abita lo spazio costruito, su come vi si adatta
nella sua accezione domestica. Malgrado si
e sui modi con i quali lo modifica e trasforma.
tratti di un testo di carattere giornalistico, il documento offre un indubbio spunto di riflessione sul tema della residenzialità contemporanea. Nell’irrisolto panorama sempre più vasto
Che la casa sia una realtà dinamica, in preda
di problemi, questioni, dubbi e sfide che
ai tempi e ai flussi che la travolgono, l’aveva
si pongono al progettista, il fenomeno
già sottilmente dimostrato Jacques Tati
dell’abitare,
per
via
delle
inevitabili
influenze dirette e non che genera nel comportamento umano, finisce per ricoprire un ruolo sempre più centrale nel dibattito contemporaneo2. Diversamente da quanto accadeva nelle sperimentazioni della prima metà del
xx
secolo e nelle sistematizzazioni
a cavallo tra la prima e la seconda, il superamento della traduzione del problema in
termini
principalmente
quantitativi
(quanti abitanti, quante abitazioni, quante Mario TRIMARCHI, L’abitare instabile, in: Il Corriere del Mezzogiorno, 31 ottobre 2016, p. 22 [http://mariotrimarchi.eu/agenda/labitare-instabile/], ultima cons. 5 novembre 2017. 2 Un possibile spunto per avviare un approfondimento sul tema può essere fornito dalla lettura di: Peter BLAKE, Form Follows Fiasco: Why Modern Architecture Hasn’t Worked, Atlantic-Little, Brown, Boston 1977, pp. 121-132. Per il confronto con un’eclettica e bizzarra visione dell’abitare odierno si propone, a titolo esemplificativo: Andrea URLBERGER (a cura di), Paradoxes d’une nouvelle urbanité. Habiter les aéroports, MetisPresses, Ginevra 2012. 1
2
La casa empatica
nei fotogrammi di Mon Oncle3. Per circa un minuto, il protagonista viene ritratto alle prese con il fabbricato che accoglie la propria abitazione: una struttura bizzarra, stratificata, fatta di porzioni aggiunte o rimosse progressivamente. Su un secondo livello di lettura, il personaggio attraversa gli spazi di quest’organismo costruito, affiorando, per poi scomparire nuovamente, tra le finestre, gli interstizi, sulle scale e sui balconi, fino a raggiugere la propria casa, al terzo e ultimo piano dell’edificio. L’interpretazione della scena può essere multipla; in questa sede la residenza va osservata come oggetto il quale, in bilico tra un istante e il successivo, mette in mostra le 3 Jacques TATI, Mon Oncle (1958, min. 10,33 - 11,50), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=6mtluyHcOnk], 26 ottobre 2008, ultima cons. 5 novembre 2017.
Libro I
tracce di questa genetica mancanza di fissità. Esattamente come succede a Tati, ogni abitante deve relazionarsi necessariamente con i luoghi del proprio abitare. Le condizioni al contorno (società, ambiente, economia, eccetera) intaccano non solo materialmente ma anche concettualmente le forme residenziali di un periodo storico. Così una casa non sarà solamente di quattro piani fuori terra in ragione delle leggi e del contesto urbano che occupa, ma, per come
1
si inserisce nella città e per gli scambi che con essa intesse, avrà una definizione intima e un significato perturbati; si tratterà ad esempio di una palazzina del tale quartiere a indicare non solo la posizione geografica ma anche alcuni stilemi che non si ritrovano altrove.
In
generale,
si
può
dunque
credere in una certa dose di impalpabilità e, di tutti gli aspetti che l’insicurezza della cultura architettonica contemporanea può coinvolgere, quello della residenza (e quindi della sua incarnazione in oggetti fisici, costruiti, giudicabili in quanto dati materiali e materici) si distingue per l’elevato grado di intreccio tra competenze e campi d’interesse. Non è solo una questione di edificio: proprio come in molte altre discipline, arti e scienze, al giorno d’oggi, sono portatrici di significati ben più profondi e immateriali di quelli che esternamente palesano. La casa di un abitante è quindi un nodo pulsante ipertestuale, dove ogni spazio e ogni oggetto sono associati a usi riferiti a galassie culturali molto varie. Un punto di vista ben più autorevole sul tema può essere offerto dalle
itself, are the infinite sequence of monads with which humanity represents and dramatizes its private, intimate, and introverted life4. Tale
carattere
empatico
1. Aggregato residenziale di 'Mon Oncle', St Maur-desFossés, Parigi
dell’oggetto
architettonico residenziale è ancora più verificabile se si pensa che la casa sia la sede degli aspetti tanto quotidiani quanto intimi del vivere. Seppure l’abitazione stia radicalmente cambiando negli ultimi decenni, e malgrado si passino sempre meno ore tra le mura domestiche (anche nei paesi più tradizionalmente legati alla casa, come l’Italia), il tempo che si dedica, a conti fatti, all’abitare resta invariato e uno spazio a esso destinato (per quanto compromesso o parziale) continua a esistere. Questo spazio è chiaramente mutato rispetto al passato proprio perché a essere mutate sono le condizioni contestuali. Si assiste dunque, oggi più di prima, a una trasformazione fenomenologica
che
rispecchia
più
o
meno fedelmente ciò che sta accadendo nel mondo, e anche se questa mutazione
parole di Alessandro Mendini:
di riflesso è presente in tutta l’architettura
The domestic envelope - what we commonly know as home - is like an organism, a live creature made up of signs and schemes, an elastic web that transmutes with the inflections of history. In every epoch and every place, the form of inhabitation reflects the political, social and cultural conditions that it generates and from which it is, in turn, created. Democratic regimes, dictatorships, favelas, castles, ‘exixtenzminimum’, convents, Japanese houses- the plan of these fundamental cells, where the family, that little group, isolates
sociale è estremizzata, in parte per la
costruita, per l’abitazione ogni proiezione fiducia e il ruolo che ricopre nei confronti delle persone, ma anche perché si tratta di un concetto (prima ancora che di un oggetto) dall’altro grado di manipolazione e malleabilità. 4 Alessandro MENDINI, Afterword, in: Space Caviar (Andrea BAGNATO, Joseph GRIMA, Tamar SHAFRIR), sqm. the quantified home, Lars Müller Publishers, Zurigo 2014, p. 290.
Abitare instabile
3
Sotto vesti rinnovate, quindi, l’abitazione
contestualista, da inizio a fine ricerca,
diviene altro da sé, o meglio, altro da ciò che
un’operazione
si è tradizionalmente abituati a intendere,
sospensione temporanea delle riflessioni
coincidendo talvolta con spazi adibiti ad
di luogo e di interrelazione integrale è
altre funzioni, quali il lavoro. Le riflessioni
propedeutica alla suddetta estrapolazione
sugli aspetti funzionali dell’architettura non
dell’oggetto dal proprio ambiente, per
nascondono una certa interferenza anche
uno studio mirato alla ponderazione degli
dell’idea di spazio nel quadro abitativo.
elementi interni e alle caratteristiche spaziali.
Questo infatti è materia viva, priva di vocazioni
predefinite,
e
semplicemente
un elemento morbido che si offre per qualsiasi tipo di azione o attività. In queste si comprende chiaramente l’abitare.
quasi
impossibile
e
la
Sarebbe tuttavia errato valutare i citati elementi alla luce delle sole esperienze contemporanee. La ricerca sui modi di abitare lo spazio, anche solo per il fatto di caratterizzare il rifugio umano, ha radici profonde nella storia. Il passaggio da una tendenza a un’altra è quindi da leggere come
Spazi e soggetti nuovi
un progressivo divenire, una condizione indispensabile per l’adattamento, il cui
In I problemi tipologici e la residenza, Aldo
istante attuale è qui registrato sotto il
Rossi introduce a un’analisi del fenomeno
nome d’instabile. Il carattere di continuo
abitativo nelle forme di uno studio settoriale
e incessante divenire della residenza fa in
nel quale la casa, intesa come ente spaziale,
realtà sì che il concetto destabilizzato si possa
va considerata, nella prima impostazione del
adottare per una qualsiasi fase storica, un
problema, al di fuori del proprio contesto e
qualunque momento passato nel quale si
si deve invece studiare nel rapporto tra tipo
sia registrata una condizione abitativa. La
di residenza e unità familiare5. Si tratta di
scelta di superare la nietzschiana versione
un principio di ricerca valido nella propria
della storia e del presente e quindi di
immanenza del quale avvalersi, se si cerca di
focalizzare le energie nell’osservare come
comprendere ragioni spaziali e rapporti tra
l’attuale condizione abitativa (in termini
le parti, in ogni approccio al tema, tanto nel
tanto edilizi quanto sociali) detenga a pieno
2017 quanto nel 1963 (anno del testo citato).
titolo alcuni tratti esclusivi dell’incertezza
Allo stesso modo, un sociologo potrebbe focalizzare il proprio lavoro analitico sul settore
dei
soggetti
decontestualizzati:
l’operazione non è troppo diversa da quella operabile nei confronti dei volumi edilizi e costituisce un piccolo passo progressivo che disegna la strada verso un immagine più chiara dell’abitare contemporaneo.
dell’ambivalenza,
è
da
leggere
nel
riflesso che la condizione attuale della professione mette in mostra. La cultura architettonica attuale naviga in mare aperto e sembra essere indecisa; le scienze sociali e antropologiche, dal canto loro, elaborano teorie e sperimentano approcci descrittivi. In questo scenario il ruolo dell’architetto si auto-riformula, in una vera e propria
Ci si può spingere anche oltre e ammettere
rivoluzione che vede la società cambiare e
che le forme settoriali del discorso e i
il professionista rincorrere il cambiamento,
conseguenti isolamenti concettuali siano
identificandosi gradualmente, talvolta, nella
l’unica strada per il contemporaneo; la
figura di mediatore e di tecnico, fornendo
complessità del mondo rende un approccio
servizi e allestendo gli spazi dell’abitare, spesso
5 Aldo ROSSI, Scritti scelti sull’architettura e la città 1956-1972, Quodlibet, Macerata 2012, pp. 211-220.
4
e
già progettati da altri. Enrico Valeriani, a proposito scrive:
Libro I
Gli architetti […] hanno dovuto inventare una sorta di professione parallela a quella tradizionale. Un mestiere di progettista di ‘apparati’, che affonda le proprie radici in situazioni lontane e di solida tradizione, assume oggi un senso molto diverso e per certi versi inquietante6.
settoriali. Gli usi che lo spazio residenziale propone,
fossero
anche
differenti
dall’originale programmazione, spesso si rivedono, accogliendo nella propria intimità, parti e aspetti del mondo esterno come l’ufficio. Queste forme di disaggregazione e
Tangenze e intersezioni di rotte e flussi
ibridazione costituiscono la reale condizione
abitativi, sempre più complessi e variegati,
contemporanea dell’abitare, chiaramente
dipingono uno sfondo eterogeneo formato
esperibile con gradi differenti a seconda dei
da
soggetti coinvolti e dei luoghi indagati.
nuovi
arricchiti
e
inediti
poveri,
pendolari, precari, studenti, giovani coppie, migranti, nomadi, ecc. La tela che ne deriva finisce per mettere in crisi la concezione tradizionale, intuitiva, archetipa, dell’abitare e, consequenzialmente, del luogo nel quale ciò avviene, destrutturando le dinamiche e gli elementi considerati da sempre necessari per definire una residenza. Il vertiginoso aumento dei soggetti sociali storicamente ritenuti in minoranza - quali single, studenti e migranti - ribalta l’idea di casa che l’urbanizzazione occidentale ha costruito nei secoli e che la città contemporanea è in grado di offrire. Lo scarto che ne deriva dimostra un manifesto disallineamento tra
L’intero
studio
qui
proposto
potrebbe
racchiudersi nell’affermazione che il panorama architettonico residenziale e domestico non risponda alle esigenze della massa sociale fluida. La velocità contemporanea con la quale le necessità - e quindi gli usi - delle persone, risposte a loro volta a cambiamenti di scala ulteriormente
maggiore,
rende
ormai
fossile l’approccio esigenziale-prestazionale e una riflessione generalizzata sul valore della flessibilità intesa come inclusione di più possibilità in un solo atto, dovrebbero caratterizzare gli scenari del dibattito e della professione attuali.
offerta e domanda, con la nota peculiarità
Ecco, dunque, che lo spazio viene adattato
che il processo sembra assumere dimensioni
da chi lo vive e lo abita e si scopre che nelle
esponenziali e che il mercato immobiliare è
città esiste più di ciò che è stato proposto
per sua natura immobile. D’altro canto, è
di vedere. Allo stesso modo la casa diventa
vero anche il processo inverso, per il quale
un’opportunità, o meglio molti luoghi
lo spazio dell’abitazione, inteso come luogo
impensabili diventano potenziali abitazioni
dell’azione quotidiana dell’essere umano,
e la riscoperta dello spazio passa attraverso
si smembra in un nomadismo funzionale
ciò che esiste (la città) e ciò che si immagina
diffuso e disperso per la città: quelle che nel passato erano attività perlopiù interne all’abitazione sono oggi operazioni sempre più esterne. Se, per esempio, i pasti sono tradizionalmente connessi al focolare domestico, nel contemporaneo la tendenza è quella di consumarli sempre più comunemente in ristoranti, bar, uffici, luoghi pubblici, tram e così via. La casa tende
(la
casa).
Lo
scontro
delle
traiettorie
d’adattamento dovute alla crisi finanziaria, la riconversione dei locali abbandonati in città e il dinamismo che caratterizza il capitale sociale urbano sono condizioni che si palesano dunque in una revisione che percorre a ritroso le cause della propria raison d’être intaccando la cultura del progetto architettonico in generale.
quindi a svuotarsi e viene sempre più spesso
E se ogni città, ogni quartiere, ha una
sostituita da mezzi di trasporto, hotel, luoghi
propria forma abitativa, l’esito non sempre
di lavoro e di studio e altre architetture
appare spontaneo: l’architetto si mette in
6 Enrico VALERIANI, Stretti tra due millenni, Gangemi Editore, Roma 2012, p. 41.
gioco, accetta la sfida e non ci si stupisce più se autori quali Didier Fiuza Faustino
Abitare instabile
5
Concentrazione basilare
Abitazione
Prima distinzione dei caratteri di spazio-uso
Pasti AttivitĂ sportiva Educazione
Lavoro
Igiene Svago serale Riposo Tempo libero Lavanderia
Scuola Industria
Appartamento
Pendo lar i Lavoro
Pasti
Educazione
ionali adiz e tr i l g mi Fa
Dispersione funzionale contemporanea
AttivitĂ sportiva
Pasti
denti Stu
Igiene Riposo
Scuola Lavoro
Industria
Stanza Svago serale
Tempo libero Pasti Svago serale
Sin gl e
Riposo Tempo libero
Lavanderia
Spazi commerciali
Riposo
Cinema Lavanderia
Hotel Marciapiedi
atetto Senz
2
Palestra
Ristorante
Pasti
Mezzi di trasporto
e Jakub Szczęsny si occupano di questioni
a test di verifica, i quali, se superati
micro-abitative le quali, concretamente,
dall’oggetto, divengono il primo passo per
appartengono più all’episodio artistico che
la sistematizzazione delle prassi abitative
all’architettura abitabile vera e propria.7
connesse con dei tipi residenziali veri e
La riduzione degli spazi e degli standard - abitare mansarde dall’altezza del soffitto insufficiente, occupare cantine prive delle uscite di sicurezza adeguate e del rapporto aeroilluminante minimo, privarsi di stanze utili per ospitare più persone possibili attraverso le nuove opportunità fornite da Airbnb, ad esempio - è una pratica sempre più diffusa che, per quanto spontanea e, non troppo raramente, completamente illegale, arricchisce il panorama della città instabile, o in corso di destabilizzazione, quasi messa in dubbio proprio dalla residenza stessa, come entità sfuggente, difficilmente identificabile, ritrovabile potenzialmente ovunque.
propri; Butera direbbe dalla caverna alla casa ecologica9. Oggi più che mai la costruzione della casa sta improntandosi su modelli di sviluppo spaziale e cronologico prestati dalle prassi vitali dei parassiti. Quasi mai vistosa, come alcuni studi vorrebbero far credere, la configurazione parassitaria di tale architettura è più comunemente velata ma ugualmente capace di approfittarsi delle forme e dello spazio: sfuggenti strutture per abitare si innestano in spazi liberi, producendo una dicotomia che rappresenta uno dei cardini del rapporto telaio rigidoriempimento morbido, alla base di buona parte del dibattito sulla flessibilità in architettura. Non si tratta, perciò, di una mera lettura parassitica del fenomeno ma, più nel dettaglio, di un’immagine in divenire che
Il ruolo contemporaneo dell’abitazione
dalla residenza passa al contesto costruito e viceversa. In questi termini il verbo abitare
È ormai argomento diffuso quello per
non si riferisce a un solo volume costruito
il quale la città abitata stia perdendo la
e specifico ma all’intero organismo urbano,
propria identità: se Neil Brenner, citando
per citare il modello più diffuso.
Jean Gottman, è arrivato a parlare di un tessuto colloidale irregolare di paesaggi rurali e suburbani su scala nazionale, internazionale, continentale e anche globale8 è probabilmente grazie all’azione corrosiva e al contempo connettiva del tessuto costruito residenziale, o potenzialmente tale.
l’unico sfogo dell’architettura né tanto meno la sfaccettatura che necessariamente meglio la spiega; allora perché tanto peso e interesse solo sulla casa, sui modi nei quali la società (e in essa gli individui) traspone delle abitudini in forme fisiche, in usi dello spazio?
La potenzialità della casa - il poterla trovare o immaginare ovunque - è da ritrovare nella natura adattiva del genere umano. La ricerca di un luogo dove poter svolgere le attività routinarie e quotidiane, da quelle irrinunciabili alle superflue, è alla radice dell’uso di uno spazio, o più in generale di una realtà fisica, sottoponendolo Ai due autori ci si riferisce in particolare per quanto riguarda 1SQMH a Parigi (Faustino) e Keret House a Varsavia (Szczęsny). 8 Neil BRENNER, Stato, spazio, urbanizzazione, traduzione di Teresa PULLANO, Guerini Scientifica, Milano 2016, p. 149. 7
Eppure, la residenza, in generale, non è
La risposta è innanzitutto di natura quantitativa:
nel
2011
patrimonio
edilizio
l’88,5% italiano
del era
rappresentato dal settore residenziale10. È chiaro come un simile peso a livello nazionale, considerando l’influenza che 9 Federico M. BUTERA, Dalla caverna alla casa ecologica. Storia del comfort e dell’energia, Edizioni Ambiente, Milano 2004. 10 ISTAT, Edifici e complessi di edifici, utilizzati e non utilizzati, per tipo d’uso e regione, 2015, in: Istat/ Files/ Annuario statistico italiano 2015, [https://www. istat.it/it/files/2015/12/C18.pdf], ultima cons. 5 novembre 2017.
Abitare instabile
2. p. 6: Illustrazione schematica del concetto espansivo di nomadismo funzionale incentrato sulla scomposizione d'uso dell'abitazione
7
architettura,
edilizia
e
infrastrutture
e necessità sempre nuove, affronti il
esercitano a livello globale, non possa
fenomeno abitativo secondo i parametri
passare inosservato. In secondo luogo
di sempre, se non altri quelli tramandati
le motivazioni hanno carattere sociale:
e canonici. Oggi vivere per strada, ad
se già l’emergenza residenziale era un
esempio, non necessariamente implica
fenomeno in evidenza con i piani
ina-
la privazione di alcuni oggetti i quali,
Casa, oggi si può affermare che con
nell’ideologia comune, appartengono a
l’urgenza multipla e divergente, le svariate
classi agiate e, soprattutto, stabilmente
difficoltà amministrative nella gestione del
residenti in edifici. Per questo è possibile
cambiamento sociale e la richiesta sempre
affermare che l’abitare la città di un
maggiore di comfort scarsamente allineati
senzatetto appartenga a pieno titolo alle
alle reali condizioni di vita nelle proprie
dinamiche descritte precedentemente. In
abitazioni, il tema della casa stia assumendo
questo caso le metafore che si generano, per
una posizione strutturante delle dinamiche
quanto idiosincratiche, tra tetti e coperte,
quotidiane e nella costruzione di questa
tra fondazioni e fogli di cartone, sembrano
ambigua condizione in mutamento.
lecite o perlomeno degne di nota. La
In realtà, l’interesse per l’abitazione è relativo anche alla sua scomparsa come ente fisico fondante per le persone. Tale aspetto non vuole contraddire le centralità descritte nel paragrafo precedente ma ammettere possa
che
l’architettura
assumere,
sempre
più
come
domestica
sembra
platealmente,
fare
immagini
paradigmatiche sempre meno fisiche, non tradizionali, intrise di contrasti ancora più evidenti
(dentro-fuori,
immobile-mobile,
statico-dinamico,
permanente-temporaneo,
eccetera): conseguenze di un distaccamento dal
materiale
(e
paradossalmente
una
sempre maggiore affezione all’oggetto) che in Italia si palesa nel contrasto registrato nel 2015 tra il 79% dei cittadini proprietari di uno smartphone e il 28,7 degli stessi a rischio di povertà o esclusione sociale11. In tali circostanze non è più possibile credere che l’abitante, immerso in tendenze Per i proprietari di smartphone: Luca TREMOLADA, Otto italiani su dieci posseggono uno smartphone e litigano come nessuno in Europa, in: Il Sole 24 Ore, 25 gennaio 2017, [http://www.infodata. ilsole24ore.com/2017/01/25/otto-italiani-dieciposseggono-uno-smartphone-litigano-nessunoeuropa/] ultima cons. 5 novembre 2017. Per il tasso di povertà: ISTAT, Anno 2015. Condizioni di vita e reddito, 6 dicembre 2016, in: Istat/ Files/ Statistiche Report [https://www.istat.it/it/files/2016/12/Reddito-eCondizioni-di-vita-Anno 2015.pdf?title=Condizioni +di+vita+e+reddito+-+06%2Fdic%2F2016+-+Te sto+integrale+e+nota+metodologica.pdf], ultima cons. 2 novembre 2017. 11
8
degenerazione di una simile osservazione, e quindi di un abitare ovunque, con una sorta di casa portatile, trova sbocchi paradossali nel design, come la provocatoria Basic House, sperimentazione di Martín Azúa12. Senza voler entrare nel dettaglio del tema - questo implicherebbe una specifica analisi dei modi e degli esempi del come si abita oggi la città - è facile, però, comprendere la complessità dell’argomento. La ricca e
fertile
natura
interdisciplinare
che
l’architettura residenziale porta con sé, oltre a complicarne la lettura e quindi il progetto nel contemporaneo, la rende ricca d’immagini e significati. Dormire su un tavolo o leggere sul pavimento sono tutte azioni lecite, per quanto anomale. L’impagabile preziosità del cambiamento che avviene nelle forme abitative (e che spesso si legge come la principale forma di inquietante criticità) risiede proprio nell’aspetto multiforme della residenza: non solo il cambiamento flessibile dei propri spazi interni ma la sua stessa natura e il suo essere esistono nella differenza e nella mancanza di un dato fisico e stabile al 12 Si tratta di un telo in poliestere metallizzato tascabile e espandibile ovunque, una sorta di casa tascabile, esposta permanentemente al MOMA dal 2007. Per approfondimenti: Martín AZÚA, Basic House, in: MartínAzúa/ Work, [http://www.martinazua.com/ product/basic-house/], ultima cons. 28 settembre 2017.
Libro I
3
quale riferirsi, in un processo non troppo
con la definizione del concetto generale di
dissimile dalla scissione che Kandinskij
residenza. Quest’ultima, infatti, lungi dal
opera sull’oggetto grafico. Riconoscendo
risolversi in quella che i manuali tecnici
pochi, minimali e sottili, elementi fissi, la
hanno insistito col descrivere attraverso
residenza sopravvive sempre e comunque
normative e stringenti soluzioni esportabili,
al passare del tempo perché è costruita da
è sempre più intercettata da fattori altri che
semplici punti, linee e superfici.
ne sradicano quella condizione di fissità
3. Esperimento grafico di città composta di soli elementi tratti dal manuale di Neufert. Superunion Architects, Neufert City, 2012
figlia della cultura - non solo architettonica - della prima metà del Novecento13. Infatti, da sempre, di tutte le attività antropiche,
Per una definizione qualitativa
l’abitare è una prassi costante e fondativa dello
Forse in ritardo, a questo punto, è necessario chiedersi: che cosa significa abitare? Per potersi dare una risposta può tornare utile pensare alla propria abitazione, a come essa si struttura, alle immagini che genera e alle attività che vi si svolgono. Quello che riguarda l’abitare è naturalmente un fenomeno perlopiù interno: in una casa si mangia, si dorme, si fa l’amore. Ma un’abitazione è molto più di una cella essenziale, o se non altro può esserlo. Il minimo abitabile, che comunque esiste e soprattutto è esistito, non deve confondersi
13 Per un approfondimento sull’eredità novecentesca della manualistica tecnica in architettura attuale ci si può comunemente riferire a: Vincent JONES, Ernst NEUFERT, Architects’ Data. International edition, Granada, Londra 1980. In contrasto, sulla critica della standardizzazione promossa dalla manualistica di stampo funzionalista, Frank BIJDENDIJK (Frank BIJDENDIJK, Solids, in: René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, p.43) offre uno spunto di riflessione: […] the building had to express its function outwardly. Outside is inside. This gave modernism its own vocabulary which inspired many architects […] If people have uniform needs, they reasoned, we can accurately predict beforehand which functions a building must fulfil. For each function we can precisely determine the space needed for it. A living room is 4 x 4 meters, because here a father, a mother and two children sit at table with a lamp above it. A child’s bedroom is 7,2 m2 because a bed, a cupboard, a small table and a chair have to fit into it […] the way it was applied has led to mind-numbing repetition, alienation and to buildings with no future value.
Abitare instabile
9
statuto della specie, ma si presenta con molteplici e contraddittori volti . Se si dovesse quindi
processo creativo di progettazione.
14
definire l’abitare in senso univoco e certo si rischierebbe di incorrere in letture discordanti o peggio riduttive, che ne fraintenderebbero innegabilmente il reale valore che ognuno, poiché abitante, affida al termine stesso. Ogni individuo, infatti, abita
un’ulteriore precisazione: si è dato per scontato l’aggettivo qualitativo che titola il sotto-capitolo, ma probabilmente sarebbe utile una breve definizione dell’accezione con la quale si vuole intendere instabile.
in modi del tutto personali e difficilmente
Avvalendosi di un qualunque dizionario,
incasellabili (se non per quanto riguarda
è possibile tentare un primo approccio
alcuni aspetti generali e necessariamente
analitico del termine come: non stabile, che
diffusi) in schemi precostituiti.
non permane durevolmente nel medesimo stato
Lo
scarto
di
significato
da
chiarire,
comunque, è da ricercare non nell’abitare come attività o pratica ma, rileggendo Heidegger, come tratto fondamentale della stessa natura umana15. In questo senso, con il verbo abitare si preferisce piuttosto indicare una macro-attività che, di fatto, ne include molte altre. Nella presente trattazione la definizione si rifà più precisamente (in un’accezione che strizza l’occhio ad aspetti più pragmatici) a ciò che accade all’interno di una residenza, un’abitazione, di qualsiasi tipo essa sia. E ciò che vi succede è un’evidente conseguenza del come si risolve lo spazio, ovvero di come esso è utilizzato. La potenza del corpo architettonico, sia esso una panca, una parete o un edificio intero, si dimostra nell’atto del contatto con l’utenza. In questa
ma è soggetto a variare, spesso repentinamente16. Un soggetto impreciso, privo di una forma fissa, sottoposta al continuo variare. Se si stesse studiando l’acqua si potrebbe intendere quel cambiamento di stato da liquido a solido o gassoso: l’instabilità si trova proprio nell’atto della modificazione, causata da una perturbazione esterna (la temperatura, ad esempio) e identificabile nel solo cambiamento, nel passaggio, nella fase transitoria. Trasponendo la definizione nel campo degli studi urbani, la residenza instabile è un oggetto multiforme, che può trasformarsi divenendo altro da sé quando soggetto a forze esterne, agenti al contorno (come le pressanti necessità sociali) capaci di attivare dei meccanismi interni al fenomeno i quali ne modificano i connotati tipici.
chiave di lettura, abitare lo spazio assume un
Tuttavia, il significato stesso del vocabolo
valore che travalica gli individuali significati
racchiude
di abitare (per quanto ancora ambiguo) e
fondamentale.
spazio, in una lettura unica e interconnessa
è qualcosa di mutevole, essa si può
nella quale entrambi i termini finiscono per
inserire, in un certo senso, aggirando
modificarsi e trasformarsi vicendevolmente.
momentaneamente il principio parmenideo
Quindi, se abitare ha come conseguenza la perturbazione antropica della forma, è ugualmente vero che l’abitare stesso è fortemente condizionato dall’oggetto, il quale applica una forza attiva sull’abitante (e quindi sull’atto di abitare) modificandone scelte e azioni, in altre parole, prolungandone il Maurizio VITTA, Dell’Abitare. Corpi spazi oggetti immagini, Einaudi, Torino 2008, p. 4. 15 Martin HEIDEGGER, Costruire abitare pensare, Silvia GAJANI (a cura di), Ogni uomo è tutti gli uomini edizioni, Bologna 2017. 14
10
Ci si può, a questo punto, dedicare a
un
ulteriore Se,
infatti,
concetto l’instabilità
di non contraddizione, nell’ambito del un’assenza, ossia di una fase transitoria. In altre parole la condizione ambigua dell’instabile non può, per sua natura e definizione, essere peculiare dello stato iniziale (punto di partenza) o di quello finale (punto d’arrivo) ma, piuttosto, è tipica dell’atto trasformativo e quindi del 16 TRECCANI online, Instàbile, in: Treccani/ Vocabolario, [http://www.treccani.it/vocabolario/ instabile/], ultima cons. 2 ottobre 2017.
Libro I
processo transitorio tra i due. Un’analisi
Superata la fase dell’indignazione arriva
dell’abitabilità instabile dello spazio e dei
oggi quella della comprensione: la piena
luoghi ha quindi l’obiettivo di comprendere
accettazione di un fenomeno diffuso che
come un’abitazione possa smaterializzarsi,
ha già raggiunto le sue battute d’arresto
rendersi liquida o gassosa, per divenire un
si modella in primo luogo sull’idea di città
atto intermedio tra due condizioni solide.
abitata come unicum, su un superamento
Uno sguardo all’attualità, al mondo della
delle differenze tra centro e periferie e su
politica, dell’economia e delle tecnologie
di un potenziale urbano abitabile che non
sul
si fonda sulle classificazioni tradizionali di
piano
globale,
per
comprendere stia
dentro-fuori e antico-moderno ma, molto
attraversando eventi intermedi tra fasi
più profondamente, oltrepassa la condizione
storiche presumibilmente più stabili17. Lo
posizionale e quella storica (o storiografica).
scenario attuale rientra a pieno titolo tra i
La città si presta alla residenzialità in molti
fattori perturbanti in grado di plasmare
modi, non sempre riconoscibili.
come
la
società
contemporanea
e modificare abitudini e modi di vivere su scala globale.
La conversione di una fabbrica abbandonata in complesso residenziale non è ormai
Per questo, l’abitare instabile contemporaneo si
faccenda anomala nelle città occidentali;
può tradurre sillogisticamente nel semplice
la residenza si insinua in corpi estranei,
abitare contemporaneo.
li fa suoi e li riscrive dall’interno. Per questo
l’azione
sull’immagine
evento esterno: la città è per la buona parte costituita di residenze che s’impongono con svariate dimensioni, forme e caratteristiche. In una versione contemporanea e incerta, la città di abitazioni si rivela uno scenario urbano mutato e, come al solito, inaspettato. L’influenza che la mole abitativa urbana genera sui paesaggi è argomento da tempo discusso. Già Pasolini, nel documentario che titola La forma della città, rifletteva su
alcuni
non
è
sempre
dall’esterno se un corpo di fabbrica sia o
Il fenomeno residenziale è, tuttavia, anche un
profanamente
urbana
dell'abitazione
chiara; non sempre si può comprendere
L’immagine pubblica dell’abitare
rai
esteriore
aspetti
della
deturpazione panoramica da parte delle palazzine residenziali a lui contemporanee
meno abitato. In tal senso ci si può basare sui dettagli: un vaso fiorito sul davanzale, delle lenzuola stese, una televisione accesa. Anche i segni immateriali che le case diffondono per le strade della città sono gli aspetti che rendono l’insediamento vivo, dotato di una sorta di anima. ‘Quello là è il nostro appartamento’ disse la principessa K. puntando il dito nella direzione d’un semicerchio di case nel nuovo complesso edilizio di Parly. La trancia edilizia era così uguale in tutti i punti della sua lunga estensione che era difficile distinguere una parte dall’altra. ‘Il nostro è quello dove han già messo i vetri’. Cercammo invano nella monotonia del cemento un luccichio di cristalli19.
di Orte, città antica, integra, le cui case costruiscono
un
recinto
conchiuso
e
completo18.
nel 1967 rappresenta quella dicotomia
Si arrischia tale affermazione, con la consapevolezza che, da un punto di vista relativista, ciascuna fase storica possa essere considerata transitoria e paradigmatica di un cambiamento epocale. 18 Pier Paolo PASOLINI, Pasolini e la forma della città (1974), in: RAI Teche (Archivio RAI), [http://www.teche.rai.it/2015/01/pasolini-e-la-formadella-citta-1974/], 15 gennaio 2005, ultima cons. 5 novembre 2017. 17
La grigia freddezza descritta da Mario Praz tra esterno e interno, tra un’immagine ufficiale e una intima, doppio volto di una qualsiasi abitazione. Lo stesso concetto duale espresso largamente anche da Adolf 19 Mario PRAZ, Il mondo che ho visto, Adelphi, Milano 1982, p. 370.
Abitare instabile
11
appartamento
casa bifamiliare
casa indipendente
altra abitazione
abitanti/ km2 3
16
16
28
34
54
22
129
262
123
91
69
111
227
406
135
342
201
107
98
195
98
79
103
93
62
117
94
205
82
133
1306
4. Distribuzione europea del numero di abitanti per km2 e per concentrazione in modelli abitativi al 2015 La carta illustra alcuni aspetti della qualità abitativa attraverso dati strettamente quantitativi. L'incrocio delle informazioni sulla densità abitativa e sulla diffusione di alcuni modelli comuni di residenze offre un quadro variegato. In esso un posto in primo piano è in generale occupato dagli appartamenti e dalle case indipendenti, con una maggiore diffusione dei primi nell'Europa mediterranea, in Germania e in alcuni stati orientali, e dei secondi nell'Europa nordorientale e in Francia.
Loos, si attualizza in certe teorie urbane
come visto, non è da sottovalutare la matrice
affioranti dalla rilettura della Bigness di
implicitamente collettiva, pubblica e urbana
Rem Koolhaas ; l’abitazione, dal punto di
che il progetto d’abitazione porta con sé.
vista urbano, diventa l’involucro verticale
Nella definizione delle scelte e nell’analisi
degli spazi pubblici e quelli che prima erano
dello stato dell’arte è bene osservare con
i setti murari tra esterno e interno, nello
attenzione non solo come l’architettura
schema privato dell’abitare, assumono ora
interna permetta l’abitabilità al singolo
la metaforica funzione di partizioni della
o al gruppo di residenti, ma anche come
casa pubblica, della strada, della piazza o,
l’abitazione si ponga nei confronti dello
in generale dei luoghi urbani condivisibili.
spazio che la circonda. In quest’ultimo caso
Tale ipotetica inversione di tendenza sfocia
è sempre la forma a garantire una serie
20
nella ricerca assidua di un progetto abitativo a tappeto, su scala urbana, quasi territoriale. Esso resta un orizzonte nel quale non è l’immagine cosiddetta pubblica della casa a
di azioni le quali, stavolta, riguardano un gruppo d’individui più vasto, non per forza residenti nel corpo di fabbrica ma comunque a esso collettivamente connessi.
modificarsi quanto la reazione che la città (nelle sue sfumature pubbliche) opporrà al prevalere di un abitare continuo, inevitabile e sempre più esteso. L’immagine
esterna
delle
case
nelle
condizioni attuali, infatti, è sempre più trattata come statica e il singolo cambiamento stupisce e colpisce, trasformando uno status quo al quale i cittadini (o, inversamente, gli abitanti dello spazio pubblico) sono avvezzi da più o meno tempo e della cui immagine si sentono in qualche modo tutti proprietari. L’inserimento di nuovi tipi di abitazioni in contesti già strutturati, corpi anomali, si trasforma spesso in tacito conflitto e il ruolo pubblico della residenza si risolve in smembramenti della collettività, disgregazioni dello spazio pubblico - in rapporto al privato - attraverso azioni di reale sganciamento dei rapporti sociali che la forma urbana particolare favoriva prima della perturbazione residenziale. La
doppia
realtà
della
residenza
ne
incoraggia declinazioni selettive e consente uno sviluppo molto più fiorito, raddoppiando possibilità espressive e organizzative. La chiave di questa particolare analisi urbana è l’adattabilità della tipologia. Tuttavia, 20 Rem KOOLHAAS, Junkspace, in: October (MIT Press), n. 100, Primavera, Cambridge 2002, pp. 175-190.
14
Libro I
Architettura attivata Di queste cose, molte, se non la maggior parte, sono state descritte, classificate, fotografate, raccontate o recensite. Nelle pagine che seguono, il mio intento è stato piuttosto quello di descrivere il resto: ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza: ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole.
Georges Perec, 19753
Scivolando nell’orbita della presentazione
operativo sulla forma conoscitiva diretta
operativa di un lavoro, una nota iniziale,
della casa contemporanea (questo è vero in
quasi un avvertimento, è da dedicare
particolare se si legge il quinto capitolo di
alle correzioni progressive. Come ogni
questo primo libro).
esito di ricerca, anche le conclusioni e i ragionamenti condotti qui sono frutto di ripensamenti, aggiunte e modifiche in corso d’opera: la tesi, per com’è proposta di seguito, è un’opera eclettica, un processo di collage. Gli eventuali difetti di montaggio sono però dichiaratamente un indice di sforzo metodologico in forma analitica. Come giustamente ha fatto notare Franco Cellini, riferendosi all’opera grafica di Mario Ridolfi ne Il Ciclo delle Marmore, le produzioni illustrate che rappresentano dettagli,
stati
di
fatto,
architetture
esistenti (anche solo in forma di progetti), rappresentano dei palinsesti, nell’accezione pittorica e antica del termine1. Le varie trasformazioni
rivelano
talvolta
strati
scoperti, dimenticanze dell’autore, che valgono però come elementi documentali
alla conoscenza delle cose, si individua, dunque, il principale motivo d’evidenza delle correzioni progressive. Non avendo una griglia metodologica autorevole (i metodi analitici affini si riferiscono a temi e luoghi differenti), il materiale prodotto e recuperato, esito del dialogo con l’esistente, si organizza in forma grezza nei primi sviluppi per poi affinarsi in seguito. In tale affinamento dell’opera di ricerca alcuni elementi
si
selezionano,
si
cancellano,
altri si aggiungono e si sovrascrivono. La sovrascrittura, in particolare, sostiene un circuito intellettuale che si autoalimenta del materiale scoperto, indagato e rielaborato, per concludersi in un documento dalla matrice sperimentale.
di un processo di cattura del reale, intricato
In questo modus operandi non solo gli
tanto a livello intellettuale quanto nella
esiti operativi del sistema sono modificati
forma materiale del prodotto finito.
ma
Le reiterate riflessioni e i progressivi rilievi delle condizioni abitative in forma di spazi architettonici e urbani, sono raccolti in forma di testo e di immagini. In entrambi i casi, la costruzione di un percorso graduale e coerente è stata il fine che si è tentato di perseguire. Digressioni e avanzamenti repentini hanno però sottoposto le analisi a distorsioni le quali, pur non essendo errate in sé stesse, sono il risultato di uno sbilanciamento della ricerca. Quest’ultima non
vede
più,
infatti,
nello
studio
documentale di fonti indirette, il metodo per
conoscere
una
situazione
anche
la
percezione
che
si
ha
dell’architettura stessa. Questa, in differenti modi, pare animarsi e prendere vita, parlare a chi la ascolta, raccontare di usi dello spazio, di ragioni della forma, della materialità dei linguaggi e di un percorso inverso della conoscenza che qualcuno ha chiamato reverse planning o reverse architecture2. In quest’ottica l’immagine
dell’architettura
residenziale
può dirsi esaustiva solo ricorrendo a tre elementi: la precisa descrizione dei fatti e dei dettagli, l’accoglienza di un principio sociologico invertito e le facoltà immaginative applicate allo stato attuale.
attuale.
Il primo metodo si vede fondamentale per
L’avvalersi di un racconto dei fatti passa
limitare i fraintendimenti: l’osservazione
necessariamente dal contatto con questi ultimi e, pur non rinunciano ai riferimenti più classici, la tesi si struttura come modello 1 Franco CELLINI, Claudio D’AMATO, Mario Ridolfi. Manuale delle tecniche tradizionali del costruire. Il ciclo delle Marmore, Electa, Milano 1997, p. 11.
16
Nella raccolta diretta dei dati necessari
diretta delle cose richiede la descrizione 2 Molto interessante, a tale proposito, è l’opera di un omonimo ufficio di architettura statunitense -Reverse Architecture, appunto- nella cui filosofia sembrano comparire le basi del processo conoscitivo inverso. Reverse Architecture, [http://reversearchitecture. com/about.html], ultima cons. 5 novembre 2017.
Libro I
di ciò che si è visto e l’esposizione delle riflessioni che il mondo fisico ha consentito di costruire. In questo senso sembra necessario ricorrere a una cura del racconto, nei suoi dettagli, per definire quello che è il soggetto, senza riferircisi troppo tramite osservazioni già avanzate da altri, spesso contenenti punti di vista fortemente ideologici.
forma di lista. Il racconto è un componimento letterario dalla forma narrativa che si identifica per l’esposizione di fatti spesso d’invenzione come se fossero realmente accaduti3. La miscelazione di queste due caratteristiche definisce un metodo molto calzante per
La seconda forma operativa è connessa maggiormente al contesto di fondo della
quanto concerne la narrazione architettonica della
casa.
Attingendo
dall’indiscussa
soggetto
maestria analitica dimostrata da autori
costruito dimostra che la scena del reale
come Italo Calvino e Primo Levi4 si può
non è dominata solo ed esclusivamente dalle
instradare la costruzione di una sorta di
conseguenze delle azioni umane ma, in
piano operativo che possa restituire una
forma più indiretta ma pur sempre attiva,
immagine coerente con quelli che sono gli
anche dal prodotto artificiale e dal sistema
studi correlati alla presente tesi. La citazione
naturale inanimato. In fondo la terza legge
degli scrittori non è casuale: l’impostazione
di Newton vale per tutti.
di un meta-programma di tali ambizioni, tra
conoscenza.
Infine,
la
L’attivazione
terza
del
osservazione
riguarda
maggiormente la parte finale del presente libro. La capacità di testare, di accettare tutto nell’ordine della plausibilità e di verificare a cosa consegua cosa, è una struttura di pensiero che fa da ponte tra la pura analisi (anche se già di progetto si tratta) e il progetto (anche se ancora è analisi). Lo scenario possibile o plausibile è legato a una certa dose di astrazione, unita all’uso indispensabile di strumenti grafici adeguati. Le tre ragioni operative della ricerca sono tra loro interconnesse e, anche se alcune parti del testo si possono più riferire a una piuttosto che a un’altra, l'adozione di un utilizzo integrato in ogni capitolo è visibile e afferrabile a ogni nota riflessiva.
Un racconto descrittivo Il
testo
descrittivo
è
riconosciuto
dalla
letteratura come una delle tipologie testuali ufficiali. Questo consiste perlopiù nella costruzione di un corrispondente linguistico di una condizione o di un fatto in una visione del tutto statica e atemporale, talvolta nella
le tante possibilità, può consistere nel dover raccontare ciò che si vede. Tale racconto è una precisa descrizione delle cose, una storia di come si abita il territorio e la città attraverso reiterati e approfonditi sopralluoghi e in certi casi, per ovvi motivi operativi, tramite la consultazione di documenti ufficiali e dati statistici. Alla fine (sempre che di una fine si possa parlare) ci si rende conto con un’innegabile vena di stupore che, per dirla con le ben più calzanti parole di Perec: […] non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi […], isolato, il pezzo di un puzzle non significa niente; è semplicemente domanda impossibile, sfida opaca; ma se appena riesci, dopo molti minuti di errori e tentativi, o in un mezzo secondo prodigiosamente ispirato, a connetterlo con uno dei pezzi vicini, ecco che quello sparisce, cessa di esistere in quanto pezzo […]5. 3 Entrambe le definizioni sono tratte dal Vocabolario online Treccani. Treccani/ Vocabolario, [http://www.treccani.it/vocabolario/], ultima cons. 1 novembre 2017. 4 Nella sconfinata opera dei due autori, i testi selezionati per la maniacale cura e descrizione delle cose possono essere il più classico: Italo CALVINO, Le citta invisibili, Einaudi, Torino, 1972; e la meno conosciuta raccolta edita postuma: Primo LEVI, Ranocchi sulla Luna. E altri animali, Ernesto FERRERO (a cura di), Einaudi, Torino, 2014. 5 Georges PEREC, La Vita istruzioni per l’uso, traduzione di Daniella SELVATICO ESTENSE, BUR, Milano, 2016, p. 7.
Architettura attivata
17
Ecco che, in un cosiddetto racconto descrittivo
sarebbe sostituibile senza alcun problema
- che unisce il dettaglio del testo descrittivo al
e, anche se il tema dell’opera fosse ben
dinamismo del racconto e, in certe occasioni,
chiaro e comune a tutti i contributi, non
si avvale anche del carattere inventivo
si rintraccerebbero modifiche di alcun
di quest’ultimo - l’osservazione puntuale
tipo al quadro generale. Al contrario, in
perde di vigore nel progredire dell’analisi
questa sede, le storie, le descrizioni e le
e ogni dettaglio si amalgama (trovando
riflessioni non ammettono una mancanza di
la propria posizione nel mosaico) con i
coordinamento. Non solo nella forma, ogni
precedenti e i successivi. Il processo così
sotto-tema deve svilupparsi coscientemente,
si intensifica e acquista la reale dimensione
secondo parametri comuni e in un procedere
di una storia, un intreccio nel quale la
nel quale ogni storia ha un prima e un dopo
scoperta dell’abitare contemporaneo è un
contestuali. La lettura dei capitoli non può
piano di sviluppo graduale che coinvolge
quindi avvenire del tutto in forma casuale
determinati attori. Questi ultimi dipingono
(se non lo si fa coscientemente) e questo
una tela realista, che cattura tanti istanti di
primo libro si conclude con un punto di
vita e tante riflessioni momentanee messe
allacciamento ben rintracciabile al secondo.
in successione. Tuttavia, l’ordine adottato non è quello cronologico, bensì quello del processo, un organismo immateriale atemporale e non necessariamente lineare che pone limiti e confini alla ricerca e che la dinamizza nei propri rapporti interni.
dell’abitare è un procedimento di mutazione vicendevole. La ricerca sul dato materiale ha chiaramente delle conseguenze sulla propria forma e sul proprio pensiero. Allo stesso modo, le cose risentono del metodo con il
Un vantaggio, che l’adozione di questa
quale esse vengono osservate e si modificano
forma di scrittura concede alla trattazione, si
(perlomeno all’occhio dello studioso) per vie
legge nella cura del singolare dettaglio. La
semantiche. Il modo di abitare e di occupare
singolarità descrittiva (interconnessa, come si
gli spazi della casa si può completamente
è detto, nella cornice della ricerca) permette
rifondare secondo l’immagine che esso
in fase restitutiva di vedere ogni elemento del
acquisisce entro la società. Per esempio, quello
sistema complesso (che si tratti di un tema,
che si pensa oggi del patrimonio residenziale
di un pezzo di città, di un’architettura o di
e gli studi sul riscaldamento globale e sullo
un dettaglio decorativo) come isolato, come
spreco del suolo hanno trasfigurato -seppure
parte di un ragionamento epistemologico
lentamente- alcune tendenze sul progetto
a sé, temporaneamente slegato dal resto. Il
abitativo, rendendo addirittura normativa
vantaggio di cui si parlava coincide proprio
la classificazione energetica e con essa le
nella possibilità di non influenzare l’intero
caratteristiche estetiche e spaziali della casa.
sistema nel caso di errori, ripensamenti o modifiche sulle singole narrazioni particolari. L’interconnessione vede la possibilità di sostituire parti del corpo complessivo come occasioni per un ripensamento riflessivo (e non contenutistico) integrale.
18
Descrivere gli oggetti, gli spazi e gli stati
Pare inevitabile, a qualsiasi scala della ricerca, operare una scelta di metodo, atta principalmente a restituire una figura del fenomeno per quanto possibile affine alle condizioni attuali ma soprattutto capace di
sovraintendere
un
ragionamento
e
D’altra parte, non si tratta nemmeno di un
un’argomentazione sull’attualità in modo da
puzzle nel vero senso della parola. Se così
proporre, in forma implicita o esplicita, un
fosse, infatti, la ricerca avrebbe valore in
progetto, e quindi una differenza rispetto
forma di raccolta scelta di scritti, magari di
allo stato delle cose, nel futuro, prossimo o
autori differenti; in questo caso ogni tassello
anteriore.
Libro I
5
Nella semplicità di una descrizione c’è
edificio (in senso non necessariamente
quindi molto più di quanto si pensi. La
fisico) e conteggiando attentamente tutte le
responsabilità di definire come le cose
differenze e i fenomeno che lo riguardano,
appaiono, come si relazionano tra loro e
si sarà in grado di dichiarare la sua
cosa producono, non è mai stata tanto acuta
esistenza (Latour, Yaneva, 2008)6. Questo
quanto nella contemporaneità. Una corretta
elemento di controllo delle differenze,
descrizione, raccontata come un processo
oltre ad aprire legami più che espliciti con
(perché di questo, in fondo, si tratta), ha
le possibilità progettuali, ha la necessità
necessariamente
di
una
quota
ideologica
essere
confrontabile
e
facilmente
(non esiste l’oggettività in analisi come
leggibile: in forma scientifica la descrizione
quelle qui proposte); questa contribuisce a
diventa programma operativo, metodo di
rinnovare la visione di un certo fenomeno
conoscenza e risoluzione delle questioni
e la cultura che la assorbirà ne prenderà
materiali del mondo. Una struttura analoga
atto. Dalla descrizione può dunque nascere
si riscontra nella forma del diario, che ha come
una differenza decisiva addirittura nella
celebre esponente, per i temi qui affrontati,
forma materiale e fisica dell’ente in analisi.
Il Milione di Marco Polo. Tuttavia, in forma
Le forme di rappresentazione testuale
preferisce riferirsi all’impostazione pseudo-
hanno anche un’altra caratteristica la quale,
scientifica (seppur non priva di rigore)
questa volta, deriva da similitudini con il
testata per esempio da Georges Perec in
mondo della sperimentazione scientifica,
Tentativo d’esaurimento di un luogo parigino.
in particolare in ambito chimico e fisico.
Qui l’autore elenca per tre giorni consecutivi
La rigorosa e ripetitiva annotazione dei comportamenti di enti o sostanze permette una conoscenza in divenire dell’oggetto. Solamente elencando i movimenti di un
5. Claude Monet, Due esempi dalla serie 'La Cattedrale di Rouen', 1892-1893
decisamente ridotta, nel presente testo si
6 Bruno LATOUR, Albena YANEVA, Give me a gun and I will make all buildings move: an ANT’s view of Architecture, in: Reto GEISER, Explorations in Architecture: Teaching, Design, Research, Birkhäuser, Basilea 2008, pp. 88.
Architettura attivata
19
ciò che gli è dato di osservare dal tavolino
le teorie sociologiche (dalle connotazioni,
di un bar, rivolto sullo spazio pubblico
in realtà, più ontologiche e metafisiche)
e dinamico della Parigi degli anni ’70 .
raggruppate sotto il nome di Actor Network
7
Astrattamente seduti di fronte all’abitare contemporaneo (che poi diverrà, più nel dettaglio, quello aquilano) si affronteranno le vicende della casa sotto forma di elenco di considerazioni, dalla natura tanto descrittiva quanto immaginifica, per approfondire una questione mai tanto aperta quanto oggi.
Theory (di seguito
ant),
sono ciò che ispira il
metodo osservativo dell’abitare nella ricerca. L’ant si potrebbe definire un’inversione di tendenza degli studi sociali che tenta di spiegare la società a partire da una stretta, e per certi versi inconsapevole, collaborazione tra soggetti umani (attori) e non umani (attanti). La mancanza di una forma di privilegio, o di precedenza, e quindi di una totale inesistenza di strutture gerarchiche
Una lettura non antropocentrica
di analisi, fa sì che il prodotto di uno studio che si avvale di tali visioni si focalizzi
Il contesto puzza!, dice Rem Koolhaas.
sugli oggetti non più in forma passiva ma
Ma solo perché non si muove e mette le radici,
concedendo un’attività inedita a ciò che è
risponde
che
di per sé inanimato. Considerando che gli
trapela chiaramente da questo immaginario
oggetti sono deliberatamente progettati per
scambio di opinioni non è l’unico risultato
rimpiazzare l’azione umana, le teorie non
degno di nota. Si aggiunge infatti un
sembrano più così inaccettabili e la possibilità
pensiero sul movimento, e cioè sulla capacità
di affermare che il comportamento della
di trasformarsi che il contesto ha in sé, ma
società umana sia anche influenzato dagli
che non viene affatto colta nelle descrizioni
attanti che essa stessa produce, prende
e attraverso i mezzi di rilievo tradizionali.
forma. L’ant supera la dicotomia tra
L’architettura andrebbe letta attraverso
soggetto e oggetto e ripone la possibilità di
metodi di analisi differenti i quali, come
ri-assemblare il sociale (Latour, 2005) tramite
registratori d’istanti, siano in grado di
la collaborazione dell’azione umana e di
cogliere la forma stessa della trasformazione
quella degli oggetti, in interrelazioni molto
continua e inevitabile alla quale tutto è
forti e atti consequenziali vicendevoli; con
sottoposto. Il fatto che l’architettura sia
i medium attivi degli oggetti si possono
pensata (progettata e costruita) in funzione
fortificare
dei metodi di rappresentazione, comporta
specifico, la teoria non ha a che fare con
problemi in termini di qualità e di risposta
categorie scalari antitetiche, ma con lunghe
alle necessità della società9.
catene di associazioni, generate da relazioni
Bruno
Latour . 8
L’ironia
Il divenire, che è codice scritto nella sostanza delle cose, tanto nel contesto quanto nell’architettura, è una componente essenziale della realtà dei fatti non umani. Questi ultimi prendono forma nella presente analisi quali strutture centrali d’indagine. Superando la tradizionale critica realista, Georges PEREC, Tentativo d’esaurimento di un luogo parigino, Alberto LECALDANO (a cura di), Voland, Roma 2011. 8 Explorations in Architecture: Teaching, Design, Research, p. 87. 9 Ivi, pp. 80-89. 7
20
i
legami
sociali.
Più
nello
progressive tra attori e attanti. In queste successioni, nelle quali tutti i soggetti coevolvono vicendevolmente, si può affermare un
esistenzialismo
interno
alle
cose,
eliminando ogni possibilità di tautologia. Le catene sono, in una dimensione che oltrepassa le tre normalmente esperite, raffigurabili come reti, che connettono tra loro i nodi strategici: i nodi sono i soggetti attivi, mentre i filamenti connettivi (che costruiscono la rete) costituiscono le relazioni tra attanti/attori. Tra le reti non c’è nulla:
Libro I
questa pura astrazione filosofica dichiara il modello riduzionista e relativista della teoria della rete di attori. Lo spazio che invoca il pensiero scientifico così rivalutato non ha più bisogno di ragionare in termini di bi o tridimensionalità ma necessita di contare le connessioni tra i nodi, il cui numero definisce la quantità di dimensioni della rete analizzata. In questo senso le ragnatele associative hanno sistemi di sviluppo spaziale di tipo rizomorfo (riscoprendo il significato delle teorizzazioni di Deleuze)10 e sono del tutto indipendenti dalla volontà umana la quale, di fatto, costituisce solo una minima componente della rete complessiva. La network, quindi, non rappresenta un oggetto, ma il movimento registrato dello stesso11. 10 Gilles DELEUZE, Félix GUATTARI, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, traduzione di Giorgio PASSERONE, Castelvecchi Editore, Roma 2010, pp. 34-66. 11 La breve ma concentrata definzione di ANT è frutto di un lavoro di sintetizzazione e reinterpretazione dei seguenti testi (oltre al già citato Explorations in Architecture): Bruno LATOUR, Technology is Society Made Durable, in: A Sociology of Monsters Essays on Power, Technology and Domination, n. 38, Londra 1991, pp. 103-132, [http://www.bruno-latour.fr/node/263], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività, in: Erik LANDOWSKI, Gianfranco MARRONE, La società degli oggetti. Problemi di interoggettività, traduzione di Antonio PERRI, Booklet, Milano 2005, pp. 203-229, [http:// www.ec-aiss.it/biblioteca/3_landowski_marrone_la_ societa_degli_oggetti.php], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, How to talk about the body? The normative dimension of science studies, in: “Body & Society”, 10 (2-3), Londra 2004, pp.205-229, [https:// hal.inria.fr/file/index/docid/1019910/filename/77body-normative.pdf], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, Why Has Critique Run out of Steam? From Matters of Fact to Matters of Concern, in: Critical Inquiry, vol. 30, n. 2, Inverno, Chicago 2004, pp. 225-248, [http://www.journals.uchicago.edu/ doi/10.1086/421123], ultima cons. 5 novembre 2017. Anne TIETJEN, Towards an Urbanism of Entanglement. Site explorations in polarised Danish urban landscapes, Arkitektens Forlag, Hørsholm 2011. Albena YANEVA, Making the Social Hold: Towards an Actor-Network Theory of Design, in: Design and Culture, 1(3), Manchester 2009, pp. 273-288, [https://www. escholar.manchester.ac.uk/uk-ac-man-scw:1b6452], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, On actor-network theory. A few clarifications plus more than a few complications, 1996, in: Soziale Welt, vol. 47, Monaco 1996, pp. 369381, [http://www.bruno-latour.fr/sites/default/ files/P-67%20ACTOR-NETWORK.pdf], ultima cons. 5 novembre 2017. Bruno LATOUR, Reassembling the Social. An Introduction to Actor-Network-Theory, Oxford University Press, Oxford 2005.
6
L’ant ha un facile riscontro nel campo qui studiato. Se l’architettura è già di per sé un oggetto significativamente operativo nel sociale, quella residenziale è la principale testimone di questa dinamica attitudine. In
6. La multimensionalità non è tema troppo recente. Edwin Abbott Abbott, Copertina originale di 'Flatland', 1884, Harvard University
fase operativa si possono quindi interrogare le cose, gli oggetti, l’architettura (trattandosi di elementi attivi e soprattutto reattivi). La forma metodologica si struttura su una vera e propria indagine diretta sul costruito, su una sorta di intervista alle cose e un’indicazione delle risposte, ciò che le case sanno dire, attraverso lo spazio, le conseguenze nel comportamento delle persone, la realtà urbana che ingenerano. Gli oggetti costruiti sono, in questa lettura, vivi e comunicativi, se si è capaci di fare le domande giuste e di approcciarsi al materiale con gli strumenti adatti. Nulla di troppo complicato, in realtà. Nelle forme analitiche di una città o di un tessuto costruito, il primo mezzo di rilevamento direzionato ad attivare il non umano è l’esplorazione. Lasciarsi assorbire dallo spazio, e permettere che comunichi esperienze
Architettura attivata
e
riflessioni
alla
mente
21
ricercatrice è il primo passo. Imbattersi in
le proprie caratteristiche incrociandole con
uno spazio coperto che fa da distribuzione
gli altri in una fitta rete di informazioni
agli accessi di due abitazioni affiancate, può
da ordinare, comprendere e usare per
rappresentare un’esperienza nella quale la
progettare in seno alla compelssità.
comprensione della realtà abitativa specifica passa, tra le altre cose, dalla riflessioni sulle conseguenze che una simile conformazione su strada deve aver comportato: un uso dello spazio comune alle due case che influenza il comportamento dei residenti in virtù unicamente di fattori compositivi, spaziali, materici. La fisicità dell’architettura riscatta quindi un ruolo troppo spesso dimenticato, e cioè quello di favorire le relazioni, pur non essendo in grado di determinare e imporre usi dello spazio. Tornando all’esempio del doppio ingresso, le domande che potrebbero emergere forse sarebbero: quante volte al giorno si incrociano i componenti delle due famiglie? Lo spazio dell’ingresso è usato per socializzare o è proprio a causa di questa sorta di accesso forzato quotidiano che i vicini non si sopportano? Cosa comporterebbe una divisione degli accessi senza lo spazio di mediazione che attualmente li unisce?
Ricordando necessario
come
non
limitare
il
sia
sempre
numero
delle
dimensioni plausibili alle quali riferirsi, William James parla della realtà come suddivisa in sub-universi con criteri e forme differenti tra loro12. La molteplicità di quello che sarà poi definito multiverso (James, 1895) è qui da segnalare nei limiti delle potenzialità della ricerca e
dell’immaginazione
sul
progetto
dell’abitare. La facoltà immaginifica è un vero e proprio esercizio proiettivo nel quale, la consapevolezza di uno stato attuale determina possibili immagini di un futuro, utili per prevenire, velocizzare o modificare processi plausibili e dedotti
Rispondere ai quesiti è ora impossibile
dallo studio diretto dell’oggi.
parchè si tratta di una puntuale invenzione
La conoscenza dell’esistente - è stato chiarito
e non di una rete esistente. In ogni caso ogni risposta è interpretativa (quello degli attanti non umani non è quasi mai un linguaggio obiettivo) e vale la pena di perdere più tempo
possibile
nella
documentazione
contestuale e dell’oggetto di studio in modo da poter argomentare al meglio il contatto con l’ente costruito. Gli strumenti per documentare sono vari: fotografie, video, schizzi e testi, principalmente. La successiva parte del processo (quella interpretativa) verrà qui omessa, in quanto consistente nel progredire del libro.
nelle due sezioni precedenti - è necessaria e ha delle forme e dei metodi; ma a cosa può servire? Naturalmente la risposta qui suggerita è strumentale al tipo di lettura trasversale di architettura e società che si intende affrontare. Tuttavia, un atto conoscitivo ha quasi sempre una costante tensione alla non auto-referenzialità: la propedeuticità della conoscenza è un fatto più o meno riconoscibile in ogni ricerca quanto in ogni tipo di operazione che richieda un bagaglio di informazioni. In questa sede la conoscenza, affrontata
In sintesi, ogni cosa e ogni persona hanno
quasi come un vero e proprio corpo
una storia da raccontare. La selezione, in tal
disciplinare, serve per poter progettare un
senso, va sicuramente operata ma una volta
metodo operativo che fornisca un futuro
stabiliti gli attori del processo cognitivo non
abitativo per la città contemporanea.
c’è più spazio per preferenze e pregiudizi:
Chiaramente
ogni ente coinvolto fa a pieno titolo parte del sistema della network e può sviluppare
22
La deduzione del plausibile
è
una
ricerca
limitata
12 William JAMES, Principi di psicologia, Giulio PRETI (a cura di), Principato Editore, Milano 2004.
Libro I
alle proprie ragioni, ma ciò non pone
necessariamente da colmare. Per contro, è
divieti alla possibilità di immaginazione.
lecito non considerare del tutto l’analisi, la
Come comprova la mostra Immaginare
fase conoscitiva affrontata in questo libro,
l’architettura, imperniata sui lavori (disegni
alla stregua di una pura forma osservativa,
e modelli) di Franco Purini, tenutasi
e dunque passiva. Ogni analisi è in realtà
a Trevi nel 2014 , dedurre scenari, o
già un progetto, in quanto indirizza le
anche solo inventarli, per la città di oggi
tematizzazioni, fornisce un taglio specifico
è ancora possibile. Anche se può apparire
al programma complessivo e stabilisce
un esercizio scontato e inutile, il valore
interessi da sviluppare operativamente.
si
carattere
Quando l’analisi è un’attività passiva, allora
dell’inutilità. Il senso non utile, quindi di
essa è del tutto vana e rinunciabile. Quando
non generativo di riscontri più o meno
essa è attiva non può esistere un progetto.
immediati, di un processo ha la grande
Pare dunque che, per lo meno nei limiti
potenzialità di non costituire un possibile
della tesi, analisi e progetto possano in
danno per la comunità a varie scale.
una certa misura coincidere, fondendosi
L’esercizio
in
13
misura
esattamente
conoscitivo
nel
del
progettare
un’operatività
comune,
interessi
saputo apprendere dall’esistente, è una
legata alla conoscenza delle entità coinvolte.
forma necessaria per testare il terreno
L’operazione, nella sua pura astrazione
dove, alla fine del processo, si potrà
concettuale, non determina necessariamente
avanzare una reale proposta, strutturata
scelte progettuali finali che si accordino
e ponderata.
con ciò che si è imparato a conoscere: il
dagli
attuali,
tanto
per
un’abitazione
quanto per un’intera città, è un’attività
ma
da
il plausibile, deducendo da ciò che si è
Se ci si riflette, dedurre scenari diversi
perturbativi
spinta
strenuamente
cambiamento passa dalla consapevolezza, e la consapevolezza può significare anche radicale stravolgimento delle scelte.
che non rientra, come ci si potrebbe
La deduzione del plausibile, applicata
aspettare, così univocamente nella sfera
al progetto della casa, trova un posto su
della
scenari concreti come a L’Aquila. È tuttavia
progettazione.
Trattandosi
di
un’operazione che ha come origine una
possibile
rappresentazione dell’esistente e che con
ipotetico anche su altri elementi dell’abitare.
essa si deve insistentemente confrontare,
La stessa cellula abitativa, in una dimensione
l’immaginazione parallela è un sistema, più
coerentemente architettonica, può variare
sperimentale sicuramente, di osservazione
nella propria composizione planimetrica,
del reale. In altre parole può leggersi come
ad esempio. Questa interessante pratica ha
una forma conoscitiva che fa delle differenze
molto più valore se immaginata nell’ordine
la propria struttura analitica: dal confronto
del parallelo a una condizione fissa e attuale,
con la situazione attuale si ottiene uno scarto grazie al quale - nella coscienza di cause e conseguenze e di enti più attivi e altri meno - è possibile riflettere su possibili direzioni,
sperimentare
il
cambiamento
piuttosto che come variabile possibilità di un progetto in corso d’opera. C’è infatti una bella differenza tra porre tutte le realtà immaginate sullo stesso piano e il riferirle a
su elementi chiave dell’attuale e su lacune
una pianta tipo, realmente o ipoteticamente
Per visionare la locandina dell’evento: Immaginare l’architettura. 15 disegni di Franco Purini fra 19 progetti di linguaggio (Trevi, 15 marzo 2015), in: [https://www.academia.edu/6956070/ Immaginare_larchitettura_-_15_disegni_di_Franco_ Purini_tra_20_progetti_di_linguaggio_-_Palazzo_ Lucarini_-_Trevi_Pg_15_03-10_05_2014], ultima cons. 25 ottobre 2017.
secondo caso tutte le differenze emergono
13
stato attuale della residenza specifica. Nel chiaramente e le potenzialità dello spazio non tardano a palesarsi. Nella prima versione si tratta, invece, di immagini impermeabili tra loro, progettate secondo gusti e necessità
Architettura attivata
23
Il metodo di valutazione delle piante, frutto di una serie di elaborazioni e di verifiche sviluppate durante gli anni […] è basato sostanzialmente su tre operazioni: esame preliminare per mezzo di un questionario, riduzione dei progetti alla medesima scala, metodo grafico. La prima operazione consiste nella compilazione di un questionario composto da una serie di voci che riguardano per la prima parte i dati dimensionali e per la seconda parte una serie di domande relative agli alloggi esaminati. Dalla somma delle risposte positive alle domande risulta un punteggio per ogni alloggio che permette di collocarlo all’interno di una graduatoria […] La seconda operazione […] consiste in un confronto di diverse soluzioni di pianta aventi il medesimo numero di letti, ed omogenee relativamente ad alcuni parametri dimensionali e allo schema distributivo. […] Terza operazione infine, la più importate secondo Klein che considera le due precedenti preliminari, è il metodo grafico che permette di verificare […] l’andamento dei percorsi e la distribuzione delle aree per la circolazione, la concentrazione delle superfici libere da arredi, le analogie geometriche e le relazioni tra gli elementi che compongono la pianta, le ombre portate, il frazionamento e l’ingombro delle superfici delle pareti14. Si ritiene opportuno sottolineare che nel metodo di Klein, per quanto sperimentale ed estremamente razionale e razionalista, ci
siano
due
punti
fondamentali
per
metodizzare l’immaginazione deduttiva in ambito abitativo. Il primo è il principio del rigore operativo. Klein si avvale di una forma sempre uguale, ripetibile, comparabile e precisa di catalogazione delle piante che osserva. Allo stesso modo alla radice di un modello immaginativo devono essere stabilite regole precise,
7
convenzioni
grafiche
sempre
identiche e determinati punti nevralgici 7. Alexander Klein, Piante tipiche di alloggi minimi, 1925
diverse ma non conseguenze di cause attive,
del cambiamento che rendano gli scenari
semplici configurazioni differenti di una
modificati tra loro paragonabili.
stessa realtà geo-referenziabile.
Il secondo è il ruolo che assume il dato
A proposito di piante, al fine di introdurre
grafico nel processo. Quella che qui è la fase
uno strumento autorevole, è interessante
della deduzione, in Klein è il prediletto terzo
ricordare il metodo valutativo (e ora si
punto: la verifica di criticità e potenzialità
direbbe
passa comunque per la rappresentazione
immaginifico)
delle
piante
di
Alexander Klein, atto alla garanzia di quantità e qualità sufficienti negli alloggi minimi. Di seguito è trascritto il processo dell’architetto nelle fasi della verifica.
24
14 Matilde BAFFA RIVOLTA (a cura di), Augusto ROSSARI (a cura di), Alexander Klein. Lo studio delle piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Scritti e progetti dal 1906 al 1957, Gabriele Mazzotta Editore, Milano 1975, pp. 35-36.
Libro I
delle stesse. Quella che fino a questo momento poteva considerarsi un’operazione racchiudibile in caselle o colonne di una tabella,
nell'atto
dell’immaginazione
o
del progetto, che dir si voglia, necessita di
trasferirsi
nell’immagine
allegorica,
rappresentando, secondo convenzioni di segno, quello che può aspettare nel futuro il progetto in questione. Il significato e il ruolo ricoperti dalla fase nella quale la conoscenza si fa progetto -e viceversa- sono comunque questioni di pura valutazione e non devono essere ascritte alle complessità del progetto d’architettura integrale (anche se la completezza non si può raggiungere). L’impossibilità, tuttavia, di conoscere ogni aspetto delle condizioni contemporanee
(nei
campi
economico,
politico, ambientale e così via) fanno sì che alcune immagini dedotte compaiano come possibilità non confermate dalla eccessiva conoscenza dei fenomeni e lo studio delle fonti bibliografiche o sitografiche dovrà, in certi casi, risultare sufficiente alla costruzione delle possibili immagini di futuro.
Architettura attivata
25
26
Libro I
Modi di abitare La No Stop City [‌] evitava il continuo spezzettamento immobiliare tipico della morfologia urbana tradizionale: la città diventava una struttura residenziale continua, priva di vuoti e quindi priva di immagini architettoniche. I grandi piani attrezzati, teoricamente infiniti, o dei quali il perimetro non interessava assolutamente, penetrati da una griglia regolare di ascensori, potevano essere liberamente organizzati secondo funzioni diverse o secondo forme di aggregazione sociale nuove.
Andrea Branzi, 19664
Introduzione alle distinzioni
abitare in una certa città, eccetera). Nel primo come nel secondo caso, le necessità di circoscrizione (o, in ugual misura semantica, la tensione espansiva dei confini tematici)
Come
racconta
costruzione
Peter
della
Eisenman,
serie
nella
Micromegas
di
Daniel Libeskind, i processi del disegno sostituiscono o
a
essenzialità
rapportabile
qualunque
una a
forma
quella
casualità elementare,
della
scrittura . 1
diventano un porto di salvezza per gli autori, certamente consapevoli del rischio nel trattare interamente il macro-tema nel quale inseriscono le proprie tessere del puzzle. In questo capitolo, quindi, s’intendono trattare
gli
aspetti
salienti
che
Nell’ordine dell’infinto o del nulla, lo stato
caratterizzano modi atipici (intesi come
delle cose può essere ricondotto a sintagmi
assenza dei caratteri propri del tipo -di
ripetuti e sintetizzabili come segni di una
abitare- consueto e normale2) di occupazione
matita o lettere dell’alfabeto. La decostruzione
dello spazio finalizzati alla prassi abitativa
del dato fisico può dunque essere un utile
contemporanea, in un’ottica di lettura
strumento per la rappresentazione di stati
trasversale.
complessi.
soffermarsi troppo sui sistemi occupazionali
Se nei capitoli precedenti si sono tracciati gli
sfumati
confini
dell’argomento, trattazione
la
interpretativi
necessità
comprensibile
e
di
una
focalizzata
impone, ora, di categorizzare (e quindi discretizzare
ulteriormente)
il
tema,
stabilendo una forma di scrittura per costruire i confini delle immagini dell’abitare da
restituire.
L’operazione
appare
imperativa dal momento in cui i presupposti teorici che legano i vari concetti e i risultati fenomenologici costituiscono un palinsesto
Quest’ultima,
piuttosto
che
ed aggregativi, intende incrociare temi classificati (estratti da una decantazione della
complessità
contemporanea)
per
comprendere i processi basilari garanti dei mezzi di comprensione particolare delle innumerevoli declinazioni fenomenologiche. In altre parole, dallo studio dell’eterogeneo e del particolare, si cercheranno di ricavare - tramite processo induttivo - una serie di regole che possano in parte spiegare la grande quantità di manifestazioni abitative contemporanee.
necessario per esprimere l’ipotesi centrale.
La definizione delle distinzioni abitative
L’ambiguità della sintetizzazione qui operata
diventa quindi elemento basilare di scelta
risiede nel complesso panorama di parametri
e si fa parzialmente carico degli esiti
applicabili
nell’eterogeneità
di ricerca. L’ambiguità permane come
del materiale bibliografico che, a vario
aggettivo inesorabile: nell’ambito di una tanto
titolo, ha arrischiato una sua trattazione.
complessa definizione (per la pluralità non
Quest’ultimo, infatti, molto spesso finisce
solo dei significati ma anche dei significanti),
per circoscrivere l’aspetto che introduce
la pretesa di completezza finisce per essere
in un tema ben più specifico (la collettività,
accettata in una chiave di rigore operativo.
al
tema
e
la temporaneità, la flessibilità e così via) oppure rischia di diluirlo nella vastità del ragionamento al punto da perdere, per certi versi, le fila stesse del discorso (una storia dell’abitare, le tipologie dell’abitare, Peter EISENMAN, La fine del classico, traduzione di Renato RIZZI, Mimesis, Milano 2009, p. 46.
Spazio, tempo, occupante I perni tematici dell’operazione sono tre: lo
1
28
2 Dizionario italiano Garzanti, Garzanti Linguistica, Milano 2002, p. 181, voce: atipico.
Libro I
spazio, la fisicità dell’architettura, il tempo, il divenire inesorabile, e l’occupante, il fruitore dello spazio in funzione del tempo. Nelle classi così formulate la peculiarità
[…] dagli anni novanta l’abitare è percepito sempre più come qualcosa di temporaneo e itinerante, riferibile non più a spazi chiaramente definiti bensì a pratiche che in molti casi […] hanno a che fare con la ridefinizione dei modelli di convivenza e con adattamenti e reinvenzioni provvisori […]4.
risiede nel fenomeno di attivazione di uno degli elementi; divenendo, questi, elementi centrali nella costruzione del concetto, l’attivazione è da intendersi concretamente, come gesto, operazione, movimento. Dal momento in cui uno dei sistemi interni è attivato dalla chiave di lettura singolare (spazio, tempo od occupante), la formulazione comunicativa richiede che si definiscano tre nuovi tipi di abitare, tre sistemi interni a quello
Ecco che, a catena, le influenze del cronoabitare si palesano anche sugli abitanti, andando a condizionare le pratiche abitative di molti e variegati soggetti che praticando una più radicale libertà dell’abitare devono fare i conti con nuove condizioni del lavoro, nuove forme di convivenza, nuove modalità della vita di relazione collettiva5.
generale, instabile e più vasto (i quali sono
In ultimo, l’occupante che si attiva genera
qui assunti come sue porzioni costitutive).
ciò che si potrebbe definire un auto-
Così, se ad attivarsi sarà lo spazio si potrà parlare di multi-abitare, e quindi di case capaci d’ospitare più attività, cioè più utenti differenti (concependo la diversità interna all’utenza come difformità in un certo senso, seppur riduttivo, abitudinale). Se è vero
abitare,
dove
auto
esprime
autonomo
e non automatico. In questo caso, le forme stesse della casa (sia in termini intangibili che materiali) sono decise dagli abitanti in varia misura. La scelta è qui ciò che contraddistingue il ruolo delle persone
che
utilizzano
l’architettura.
che […] le forme dell’abitare non coincidono
Yona Friedman, nella quasi totalità della
più strettamente con i profili sociali [e] sono
propria produzione letteraria, ha tentato di
espressioni di condizioni trasversali, comportamenti
esprimere, seppure attraverso non isolate
particolaristici
astrazioni
che
si
universalizzano
e
si
semplicistiche,
l’urgenza
di
sostengono su reti sociali ampie […]3, si può
sbarazzarsi dell’attuale ruolo del progettista,
allora affermare che lo spazio attivato si
trasfondendo le competenze creative e
misuri in diretto contatto con la propria
gestionali agli utenti stessi, in un processo
utenza, la quale, si destabilizza esattamente
da lui definito di autopianificazione. Lo
come l’architettura, inseguendo un graduale
scenario estremo proposto dall’autore
adattamento al tempo che passa.
genera una condizione ipotetica nella quale
Quando si attiva il tempo, le implicazioni dinamiche richiamate indirizzano a un crono-abitare. Questo si riferisce a dimore per soggiorni temporanei, quindi ideate o spontaneamente adattate al tema della modificazione temporale (in risposta al ventaglio
di
prevedibili temporale
perturbazioni
dell’avvenire). e
plausibili La
e
questione
temporanea
stabilisce
potenziali tangenze con l’assetto spaziale. Arturo
Lanzani,
a
proposito
scrive:
3 Angelo SAMPIERI (a cura di), L’abitare collettivo, Franco Angeli, Milano 2011, p. 12.
l’architetto è relegato a mero educatore e, talvolta, a mediatore dei processi6. Tale visione rappresenta dunque un controllo reale ed attivo degli abitanti nei confronti dello spazio che abitano o che abiteranno. Tuttavia, l’auto-abitare può palesarsi anche sotto vesti meno radicali, in un’ottica di partecipazione più controllata dal tecnicomediatore. Alejandro Aravena - e la sua 4 Multicity.lab, Milano. Cronache dell’abitare, Bruno Mondadori, Milano 2007, p. 313. 5 Ivi, p. 314. 6 Yona FRIEDMAN, L’architecture de survie. Une philosophie de la pauvreté, Édition de l’éclat, Parigi 2006.
Modi di abitare
29
Elemental S.A. - ha elaborato una sorta di
successivi casi studio si vedrà come molti
manifesto che si fa punto di contatto tra
di essi rientrano in più di uno dei generi
l’autocostruzione controllata e la dimensione
abitativi qui proposti.
incrementale (e quindi temporale) delle abitazioni:
Il denominatore comune che emerge da queste brevi definizioni elementari coincide
Out of the 3 billion people living in cities today, 1 billion is under the line of poverty. By 2030 out of the 5 billion people that will be living in cities, 2 billion are going to be under the line of poverty […] That is why we thought of putting in place an OPEN SYSTEM able to channel all the available forces at play. In that way people will be part of the solution and not part of the problem. On the other hand, it is a fact that available resources are not enough […] In order to face scarcity we propose a principle of INCREMENTALITY 7.
con un fattore dinamico, un mutamento che, per quanto già anticipato nella lettura della contemporaneità nei suoi più differenti aspetti, ha un corpo, assume le sembianze definite da un rapporto. Quest’ultimo si genera, per quanto ovvio, tra l’essere umano e lo spazio che lo circonda, disegnando un circolo di influenza reciproca già raccontato da Sartre nella Critica della Ragione Dialettica: […] l’homme est médié par les choses dans la mesure même où les choses sont médiées par l’homme […]8. Ciò che nasce dal contatto essere umano-spazio abitativo è quello che la ricerca tenta di studiare. Questo scambio
Elementi in reciproca relazione
è reciproco: l’abitante modifica lo spazio Le tre forme residenziali appena accennate sono chiaramente legate tra loro. Le dinamiche interne che stabiliscono i margini di definizione di ciascuna di esse, in realtà, fungono da elementi di inter-connessione, per cui: lo spazio attivato è direttamente influenzato dagli usi dei suoi occupanti e, vien da sé, dalla durata temporale dei vari utilizzi; il tempo attivato è dipendente dalle necessità delle persone che abitano e da forme di spazio sempre più dinamiche; l’occupante attivato,
tanto quanto lo spazio modifica l’abitante. Se infatti il primo può ottenere risposte spaziali in funzione di come organizza i luoghi, dispone gli oggetti, progetta gli ambienti, il secondo ha una forte influenza sul modo d’abitare e, nella propria essenza strutturale e
immodificabile,
impone
che
l’abitante
si adegui alle possibilità che il luogo offre. La lettura di tale dinamica conduce quindi a misurare l’architettura abitata da un punto di vista differente, capace di rendere
infine, è condizionato dalla concretezza dei
l’ambiente antropico attivo. L’attivazione
luoghi sui quali ricade il giudizio e l’azione
della casa e dei suoi elementi assume, nella
sociale e dalla questione temporale intesa nella
presente trattazione, un valore di sfondo
più intima accezione di divenire. La reciproca
incommensurabile: la materia alla quale ci si
relazione è anche indicata se si pensa che
riferisce è infatti costituita dall’analisi delle
le strutture qui proposte dovrebbe ro
cause e delle conseguenze (sostanza plastica
soddisfare la possibilità di comprendere una
per un progetto) generate dall’interazione
discreta quota della complessità dell’abitare
abitante-abitazione in un paradigma di
contemporaneo. A questo proposito, pare
ambiguità relazionale.
impossibile costringere i modelli individuati nella limitatezza della non sovrapposizione (e quindi nella filosofica categorizzazione). I reciproci contatti sono infatti da intendere in forma di possibile compresenza: nei 7 Elemental, ABC of Incremental Housing, in: [http://www.elementalchile.cl/en/projects/abc-ofincremental-housing/], ultima cons. 25 ottobre 2017.
30
8 Jean-Paul SARTRE, Critique de la raison dialectique, Gallimard, Parigi 1960, p. 165.
Libro I
8
alle abitazioni sui canali di Amsterdam o ai
Multi-abitare
palazzi veneziani, la stratificazione temporale ha garantito (a causa degli interessi sempre diversi via via sovrappostisi) un certo grado di possibilità d’uso e d’adattamento. Come
Ora, per abitarci, Pin più che una camera ha un ripostiglio, una cuccia al di là d’un tramezzo di legno, con una finestra che sembra una feritoia, stretta e alta com’è, profonda nello sbieco del muro della vecchia casa […]9. Tra le tantissime citazioni strumentali ad aprire un capitolo che parli di spazio e di abitare, Italo Calvino coglie quel senso di
afferma Robert Kronenburg:
8. Un'esposizione di abitazioni e un quartiere abitato all'interno di uno stadio. Junzo Sakakura, Osaka Stadium, 1950 (demolito nel 2000), Osaka
[…] flexible architecture is not a new phenomenon, but a form of building that has evolved alongside human beings’ developing creative skills. It has a long and fascinating history that intrinsically linked with the development of architectural form. Where function have necessitated a responsive, built environment, flexible architecture has formed at least a part of the solution10.
possibilità che un ambiente porta con sé. Quello che il giovane Pin usa come stanza
Il multi-abitare non deve tuttavia essere
da letto è più che una camera un ripostiglio. Il
confuso con la flessibilità spaziale, almeno
fatto che lo spazio sia comunemente pensato nella destinazione di un ricovero per oggetti domestici non significa che il protagonista non possa di fatto abitarci nelle sue nottate, sfruttando i pochi metri quadri per il proprio letto e la piccola apertura come punto di contatto con il mondo esterno.
non con la sua accezione comune. Lo spazio che si adatta include un ventaglio di possibilità molto ampio. Nel multi-abitare partecipano,
infatti,
ambienti
dinamici,
con parti mobili e trasformabili, ambienti fisicamente statici ma in qualche modo svuotati del superfluo, in un’ottica di continua e costante personalizzazione della
La residenza che si adatta agli usi è un
propria abitazione, ambienti modulari, nei
fenomeno definibile quasi come fisiologico,
quali il senso dinamico deriva dalla facilità
tanto pare affondare le proprie radici alle
di montaggio e smontaggio e così via.
origini dell’architettura. A partire dalle forme nomadi d’abitare, nelle quali in parte si ha la ragione di quella visione itinerante e mobile degli spazi, oggi riscoperta, fino Italo CALVINO, Il sentiero dei nidi di ragno, Mondadori, Milano 2011, pp. 13-14. 9
In altre parole, il multi-abitare va qui inteso
come
declinazione
residenziale
del concetto di Herman Hertzberger di 10 Robert KRONENBURG, Flexible. Architecture that Responds to Change, Laurence King Publishing, Londra 2007, p. 11.
Modi di abitare
31
architettura interpretabile11. Questa si rifà ad
Ma lo spazio dell’abitare può modificarsi
analisi che si riferiscono in parte ad aspetti
anche in maniera più sottile, in un rapporto
di occupazione spontanea (ambito del
stringente con il passare del tempo e con
capitolo sull’auto-abitare) concependo gli
la percezione dei suoi utilizzatori. Come
spazi come pura forma che l’utilizzatore,
sottolinea Maia Engeli: lo stesso spazio può
il progettista, o chi per loro, dovranno
avere un gran numero di significati, tanti quante
saper interpretare, intrecciando i propri
sono le persone che l’hanno visitato e gli eventi che
bisogni con le opportunità funzionali che
vi hanno avuto luogo. Esso può apparire assai
la morfologia di per sé garantisce. La
diverso da mattina a sera. Luce e funzione possono
progettazione che accoglie tale principio
cambiare. La stanza in cui si fa colazione al mattino
tenta, in base alle contingenze del caso,
può diventare quella in cui si scrivono lettere dopo
di
di
pranzo13. La forza del messaggio sta quindi
interpretabilità, attraverso la riduzione degli
nell’esperire lo spazio dell’abitare come
accessori (architettonici e non) che possono
variabile a prescindere, indipendentemente
essere definiti a posteriori, a seconda
dall’architettura fisica che il progettista ha
delle attività che si andranno a svolgere.
offerto alla società. Per contro, se si accetta la
raggiungere
il
massimo
grado
In questo senso, alcuni interessanti paralleli si svelano con il tema dell’esposizione nel padiglione spagnolo alla
xv
Mostra
Internazionale di Architettura di Venezia del 2016, dal titolo Unfinished. I co- curatori, Iñaqui Carnicero e Carlos Quintáns, hanno infatti indagato il tema dell’abitare la città contemporanea attraverso la lettura degli spazi incompiuti (non completi, modificati, all’interno del processo di costruzione, ecc.), leggendoli come delle opportunità (intese come assenza fisica di elementi architettonici tipici e, talvolta, archetipi) per sperimentare nuove forme creative del progetto dell’abitare. L’esibizione spagnola, nella sua dichiarata intenzione progettuale, ha affermato una precisa volontà di concentrazione sui processi piuttosto che sugli esiti12. Nella definizione di multi-abitare, l’utilità dei concetti appena esposti risiede, dunque, nel valore che si dà allo spazio non concluso, inteso però, isolando l’oggetto dal contesto che lo genera, come architettura priva di certi suoi elementi, dall’assenza dei quali produce potenziali nuovi usi, favorevoli a uno sviluppo contemporaneo dell’idea di abitare. René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, p.85. 12 Biennale Venezia Architettura 2016, Padiglione Spagna, Unfinished catalog, pp. 16-29, in: [http://unfinished.es/en/descarga/], ultima cons. 2 novembre 2017. 11
32
visione di versioni sempre differenti di uno stesso spazio, attraverso il filtro delle attività che vi hanno quotidianamente luogo, uno schema ottimale di progettazione spaziale può
assumere
una
nell’accompagnamento
rilevanza
strategica
delle
dinamiche
abitative. Se infatti lo spazio può considerarsi, in complotto col tempo, un elemento multiplo, dalle molteplici potenzialità, va anche ricordato come questo assuma il valore di principio generale, dimenticandosi delle forme del fenomeno. Queste ultime, va detto, sono spesso normalmente inserite in un funzionalismo quotidiano che impone, per via di forme, spazi e oggetti, una certa limitazione alla libertà d’azione negli ambienti della casa. Ciò non nega quello che si è affermato finora, ma intende solo riportare il ragionamento su un piano più attinente al concreto, per il quale la maggior parte delle persone, in camera da letto, principalmente dorme. Aldilà dell’uso è però innegabile che lo spazio contenga una componente fruitiva generata dalla propria forma, potenziale materiale e
fisico
dell’architettura
e
della
città.
Il modello, più volte teorizzato e praticato fattivamente ovunque -si vedrà come- che si vuole qui indicare come strategia generica individuata (ovvero come scala valutativa), 13 Maia ENGELI, Storie digitali. Poetiche della comunicazione, Testo & Immagine, Torino 1999, p.19.
Libro I
è quello che contrappone, nel progettare lo
Casa Schröder al sagrato di una qualsiasi
spazio architettonico, una struttura rigida
chiesa europea, la molteplicità spaziale, dei
con un tessuto (generalmente riempitivo)
suoi usi effettivi e potenziali, superati e da
più morbido e modificabile. Tale modello,
scoprire, si cala nell’analisi della molteplicità
definito da Bernard Leupen come frame
nell’abitazione contemporanea con la valenza
concept in continuità con il support concept
di un colore primario in una tavolozza di
di N. John Habracken degli anni ’50 del
strumenti analitici ibridi.
xx
secolo, è qui assunto più come chiave
di lettura che come strumento progettuale ad hoc14. Con la nuova dimensione scalare di hardware e software (altra nomenclatura diffusa), il meccanismo funziona tanto nella sedia, quanto nell’edificio, quanto nel quartiere. Attraverso questa lettura, la base strutturale multiforme resta invariata (per esempio telaio della sedia, pilastri e orizzontamenti di un’abitazione, strade e rete fognaria di un quartiere) e accoglie sempre differenti varianti di saturazione dello spazio interno (perciò, i cuscini della sedia, i tamponamenti, le partizioni, gli impianti e gli arredi dell’abitazione, le residenze, la scuola, la chiesa, i negozi e il verde urbano del quartiere). Non si tratta ormai di una lettura progettuale isolata. Da Frei Otto ad Alejandro Aravena, in giro per il mondo e col passare del tempo, l’idea della parte solida contrapposta e propedeutica a quella liquida, è divenuta quasi una forma di
commercializzazione
dell’architettura,
arrivando oggi a non potersi classificare nemmeno più come sperimentazione. In generale la questione del multi-abitare va letta come concetto, come filtro per l’osservazione
e
come
manifestazione
fenomenologica variamente tradotta. Lo spazio che accoglie usi e tempi diversi è praticamente ovunque, con accenti e concentrazioni tematiche differenti. Dalla 14 time-based Architecture, p. 18. La trattazione del concetto viene qui accolta solamente nella sua definizione generale. Approfondendo infatti i contenuti, la fissità delle affermazioni sulla cornice rigida (di durata media minima non inferiore a 100 anni) e sul riempimento flessibile e variabile (teoricamente sviluppato su livelli attivi differenti, i quali non devono relazionarsi vicendevolmente) appare troppo ideologica e rigida per essere integralmente valida al di fuori della trattazione nella quale viene espressa.
Modi di abitare
33
9 9. La 'giungla' di Calais, un intero villaggio costituito da sole tende e baracche che ospitava circa 3000 migranti, Calais (Francia)
quali si rimanda al sotto-capitolo sull’auto-
Crono-abitare
abitare) rientrino a pieno titolo nella forma cronologica della residenza, la complessità del
Marc Augé, in uno dei suoi esperimenti letterali etnografici, lavora sulla cronistoria di un caso immaginario appartenente a una nuova categoria sociale: i senza fissa dimora15. Si tratta di soggetti lavoratori ma
in
combutta
con
le dinamiche lavorative della trasferta, espande
ampiamente
l’argomento
dell’abitazione temporanea a una quota di individui ben superiore rispetto a quella comunemente immaginata.
non abbastanza retribuiti da permettersi
Parlare di crono-abitare significa sviluppare
un’abitazione fissa e stabile. Nella cornice di
un ragionamento legato al tempo, alle sue
un dramma psicologico, Augé rappresenta
dimensioni misurate (secondi, minuti, ore,
la mancanza di ancoraggi spaziali nella vita
giorni, mesi, anni) attraverso l’immancabile
di questi nuovi vagabondi, all’insegna di un
prassi abitativa la quale, anch’essa, richiede
errare continuo che vede soggiorni brevi un po’ ovunque, dalla macchina, alla casa di
un
sistema
di
misurazione
(attività
e
spazi, in reciproche relazioni variabili).
amici, all’hotel.
Proporzionalmente, dunque, si vengono
Cronologico, temporale, temporaneo, non
quelle residenziali; le associazioni che ne
sedentario, come una bomba a orologeria
conseguono, in un primo livello analitico,
il crono-abitare può cambiare forma da un
legano a date quote di tempo, in teoria
momento all’altro. Prassi abitativa tipica di
statisticamente
popolazioni, gruppi sociali e individui non
numero di attività quotidiane. L’incognita,
sedentari, la residenza non fissa viene spesso
per ora, sembra essere lo spazio dedicato,
riduttivamente identificata con quella di ceti
o
sociali marginali, nomadi per tradizione e,
morfologico e materico del/i locale/i da
talvolta, occupanti illeciti di suolo pubblico.
adibirvi. Cosa potrebbe accadere, però,
Sebbene queste categorie sociali (per le
se si invertissero i termini dell’equazione?
a rapportare le scansioni temporali con
15 Marc AUGÉ, Diario di un senza fissa dimora, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011.
34
contemporaneo,
meglio,
il
enumerabili,
progetto
un
certo
dimensionale,
Quando l’attività e lo spazio sono noti, come indovinarne il tempo effettivo? Il tempo
Libro I
che caratterizza un certo tipo di abitare è
e
rischioso,
eccetera18.
Le
da analizzare congiuntamente con i fattori
sintattiche
esterni che lo determinano (lavoro, famiglia,
confini
ideali
guerra, fame, disastri ambientali e così via).
(antico,
permanente,
Di conseguenza la risposta al quesito si può
nuovo, temporaneo, rischioso) pronti a
solo ritrovare in una strutturata indagine sui
fronteggiarsi nel campo dell’architettura
fattori specifici, geograficamente declinati
e più nello specifico, strumentalizzandone
e deformati, responsabili di un nomadismo
i fini, nel progetto della casa. Sebbene le
2.016.
rigide classificazioni risultino spesso fallaci, è
In contrasto con l’opinione critica di
(e degli altri fattori citati da Koolhaas) sia
Umberto Galimberti, per il quale: la tirannide
diffuso a tutto il costruito. L’accelerazione
dell’attualità ha contratto a tal punto la dilatazione
contemporanea è solamente un riflesso sulla
del tempo da rendere impossibile l’abitare17,
cosiddetta quarta dimensione, di traiettorie
l’accettazione di una dimensione temporale
e associazioni generate da una condizione
limitata, in scenari sempre meno episodici,
mutata della società.
dell’autore di
associazioni
disegnano
due
i
schieramenti
fiorente
contro
facile immaginare come, il ruolo del tempo
delle condizioni abitative attuali, si propone come sfida del progetto di casa odierno, incrociata con le altre due cromie primarie del multi-abitare e dell’auto-abitare. In questo senso è chiaro che, aldilà del giudizio ideologico sui fatti e la contemporaneità, non si ritiene corretto un contenuto di valore nei confronti dell’abitare e delle forme che esso assume; qui si preferisce riferirsi a un potenziale progettuale, entro il quale rendere l’abitare una risposta coerente con quelle che sono le dinamiche sociali e globali dell’oggi anziché interrogarsi sulla moralità dello stato delle cose. Rem Koolhaas, nella sua concettualizzazione della nuova città abitata, sfiora il tema del tempo nella quotidianità abitativa introducendolo, in
In ogni caso, l’eterogeneità e la quantità delle manifestazioni del crono-abitare, sono elementi indispensabili per dare forma all’entità immateriale del tempo. La fenomenologia dell’abitare temporaneo può essere molto lucidamente sviscerate come segue: La “temporaneità”, il carattere itinerante e flessibile dell’abitare contemporaneo, non è legata solo alla presenza di variegate popolazioni che si muovono (per lavoro) fra le diverse città e metropoli o alla presenza di una nuova più instabile ed erratica immigrazione, ma anche più diffusamente alle pratiche abitative di molti e variegati soggetti che praticando una più radicale libertà dell’abitare devono fare i conti con nuove condizioni del lavoro, nuove forme di convivenza, nuove modalità della vita di relazione collettiva, in un territorio urbanizzato che a sua volta perde linearità19.
un elenco di contrasti particolarmente emblematici, simultanee
nelle
contraddizioni
nell’architettura:
Il tempo è quindi, ormai appare chiaro,
giudicare
conseguenza della società, dei suoi flussi
il costruito come statico non ha alcun
e delle sue domande. Ma da passivo, lo
senso dal momento in cui in esso si
scorrere di minuti, ore e giorni, passa ad
palesano contemporaneamente antico e
attivo, se lo si considera nella sua dinamica
nuovo, permanente e temporaneo, fiorente
relazione con l’ambiente costruito, con
Il termine, volutamente provocatorio, non nega le fasi di un abitare nomade che hanno caratterizzato vari luoghi del globo nella storia. Esso insiste, tuttavia, sul dato di fatto di un’attuale crescente e diffusa mobilitazione degli individui come di intere popolazioni per ragioni spesso disparate ma, in effetti, contemporanee. 17 Umberto GALIMBERTI, L’architettura e le figure del tempo, in: Tema Celeste, n. 10, Gennaio-Marzo 1987, pp. 36-40. 16
l’architettura. Se infatti, per la propria natura impalpabile, il divenire necessita di una traduzione materiale e fisica, il costruito, 18 Rem KOOLHAAS, Junkspace, in: October (MIT Press), n. 100, Primavera, Cambridge 2002, pp. 175-190. 19 Multicity.lab, Milano. Cronache dell’abitare, Bruno Mondadori, Milano 2007, p. 314.
Modi di abitare
35
fulcro di una trattazione che resta legata alla
volta definito da un’architettura che accetta
disciplina architettonica, deve adeguarsi
d’essere utilizzata per usi non costanti
alle perturbazioni temporali progressive
(smussando sempre più le barriere qui
e, di fatto, inevitabili. Gli sviluppi, talvolta
imposte che dividono il multi dal crono-
necessari, di una teoria che si rivede in
abitare).
prassi para-abitative (come abitare nelle automobili o la filosofia del campeggio) e che intende coniugarle con le pratiche dell’abitare più tipiche per la ricerca sull’architettura
temporanea,
sfociano,
talvolta, in paradossi costruiti e non. La Skyhaus di Richard Horden è una sorta di abitazione aerotrasportabile che si localizza per soggiorni brevi sulle catene alpine. Il background di un simile prototipo, come di innumerevoli altri20, sta nella degenerazione (termine qui da intendersi al di fuori del discorso etico) del concetto di temporaneo, il quale esaspera l’oggetto sul quale si accanisce a tal punto da modificarne il linguaggio, le relazioni con società e conteso, il valore comunemente Le
associato
sperimentazioni
in
all’architettura. questo
campo,
ormai diffuse nel dibattito, nelle mostre, in libri e riviste tematiche, rimandano a un limite definitivamente infranto tra campi disciplinari,
permettendo
alla
costante
temporale - e temporanea - di insinuarsi tra le pieghe di spazio che intercorrono tra l’edificio e gli oggetti del design. Anche le forme dell’arte contemporanea ultimamente indagano il rapporto tra abitare e breve periodo di tempo, in ironiche quanto provocatorie immagini del contemporaneo. La chance delle soluzioni realmente abitabili sembra dunque essere unicamente quella di farsi prodotti sistemici, dotati di una sicura e chiara programmazione a priori, inserendosi magari in prassi parassitarie dove si ritenga necessario un intervento tanto mobile quanto radicale. Senza divagare ulteriormente si vuole concludere definendo il crono-abitare con l’abitare temporaneo, quest’ultimo a sua 20 Per un approfondimento sul tema si consiglia: Rebecca ROKE, Mobitecture: Architecture on the Move, Phaidon, Londra 2017.
36
Libro I
10
prima di tutto dalla scala degli oggetti.
Auto-abitare
Nell’ambito del design, la progettazione da parte degli utenti stessi, è un tema in Italia acutamente trattato da Enzo Mari in
Un
kit
di
montaggio
auto-costruibile.
È
per
quello
una
che
casa
Buster
Keaton e Eddie Cline, in forme quasi profetiche (sebbene le premesse fossero presumibilmente ironiche), immaginano in un cortometraggio del 192021. In una settimana, una coppia di neosposi è ritratta
autocostruzione? e nella sua decisiva fiducia nei mezzi degli utilizzatori22. Due anni prima (1972) del volume di Mari, Giancarlo De Carlo pubblica The Architecture of Participation e imposta una cultura del progetto fondata sull’inclusione sociale anche nelle fasi decisionali23.
alle prese con il montaggio e la gestione
Con auto-abitare si vuole intendere qui un
della propria stessa casa. Nella comicità
processo coinvolgente i diretti interessati
della pellicola non mancano riferimenti
(nel
al doppio uso degli elementi (parapetti
definizione dei confini e delle caratteristiche
che diventano scale, pareti che ruotano
dell’architettura (da un punto di vista
tra interno ed esterno e così via) e, verso
liberamente
la fine, alla possibilità addirittura di
svolgimento delle loro attività. L’importanza
trasportare con l’automobile l’abitazione
dell’autoprogettazione di Mari risiede proprio
intera, costruita in legno e completamente
nel potenziale del singolo il quale, pur non
a secco. Anche se ridicolizzata, l’immagine evocata da One Week è di una pulsante attualità. La concretizzazione del progetto auto-costruito è oggi una realtà e, anche se affonda le proprie radici nel passato e nelle cooperazioni di vicinato e delle comunità rurali,
ha
assunto
oggi
un
carattere
potenzialmente sistematico, il quale passa Buster KEATON, One week (1920), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=sFLHbpBPahE], 19 marzo 2015, ultima cons. 28 ottobre 2017. 21
10. Insediamento costruito dagli studenti di Architettura di Stoccarda, TU Stuttgart (coordinamento di: Peter Hübner e Peter Sulzer), Bauhäusle, Stoccarda, 19811983
presente
caso,
gli
multi-scalare)
abitanti)
dedita
nella
allo
avendo tempo, competenze e forza per realizzare la propria casa nella sua totalità, è comunque in grado, magari attraverso mezzi educativi appositamente studiati, di partire dall’elemento d’arredo. A catena, allacciandosi alle riflessioni di De Carlo, si somma e si estende il processo, ottenendo la 22 Enzo MARI, autoprogettazione?, Edizioni Corraini, Mantova 2002. 23 Giancarlo DE CARLO, L’architettura della partecipazione, Sara MARINI (a cura di), Quodlibet, Macerata 2013.
Modi di abitare
37
stanza, la casa, il quartiere e la città24. Caratteristica
fondamentale
comprensione
dell’autonomia
per
gli esiti delle suddette occupazioni sono, la
nell’abitare
sta nella propria forma frattale. Il ruolo del residente nel processo progettuale e realizzativo dell’opera può coprire una percentuale quasi nulla (è il caso delle interviste
ai
cittadini
precedenti
alle
operazioni immobiliari, per esempio) come la quasi totalità del fenomeno (le baraccopoli auto-costruite degli slum indiani, all’interno dei quali, non solo l’architettura è autonoma ma addirittura ogni aspetto giuridico e amministrativo). Le ricadute che il ruolo attivo dell’occupante comporta
nella
complessità
dell’abitare
sono, in realtà, le più insidiose da indagare. La prima distinzione, doverosa per una piena assimilazione del concetto, va operata tra
in realtà, molto interessanti: inglobando esempi di crono e multi-abitare, le abitazioni di nomadi, migranti, abusivi, senzatetto, eccetera, costruiscono una vera e propria enciclopedia dell’adattamento. Malgrado la lettura distaccata che ne può scaturire, tornando coi piedi per terra, la questione dell’abitare marginale e illecito (come detto, sfaccettatura dalle lunghe ombre dell’autoabitare) pone uno spinoso quesito alla professione stessa; come ricorda Raffaele Panella: Le organizzazioni mondiali parlano di un miliardo di esseri umani che vivono in condizioni abitative semplicemente spaventose, con una tendenza a raddoppiare e triplicare il fenomeno nei prossimi venti anni. Politiche come la rigenerazione urbana o l’autocostruzione hanno un significato completamente diverso se pensiamo ai 5-10 milioni di individui emarginati di Mexico City o San Paolo o a Calcutta […]25
l’analisi di processi occupazionali spontanei e il progetto consapevole derivante da
Non è purtroppo possibile, in questa sede,
tangenze e intersezioni del ruolo dei
approfondire il tema. Si avrà però modo,
cittadini nella costruzione delle abitazioni.
nelle traiettorie analitico-progettuali che
Nel primo caso, infatti, le dinamiche di
seguono, di sfiorare e intersecare il fenomeno
appropriazione
condizioni
appena sollevato. La lettura di casi studio
che esulano, per certi aspetti, dalle finalità
reali potrà incuriosire e informare, seppur
di questa ricerca, e si palesano qui come
non esaustivamente, a proposito di questa
fenomeno fertile, ricco di opportunità,
sfaccettatura dell’auto-architettura residenziale.
non risolto, dinamico e soprattutto, aspetto
Nel secondo caso, l’auto-abitare muta in un
troppo
di
fenomeno pianificato e previsto, una sorta
che
di appropriazione premeditata. Senza voler
conquista uno spazio, lo fa suo con i mezzi che
anticipare alcune delle svariate modalità
la natura del fenomeno e delle circostanze
attraverso le quali si declina questa seconda
gli offrono. In questo senso, tale modalità,
versione,
semplicisticamente definita come illecita,
contenuti e conseguenze del metodo.
di partecipazione alla realizzazione della
Dal Balloon frame alle case contadine del
propria abitazione è integrale (copre quasi
passato, la cooperazione sociale, spesso
tutte le tappe del processo) ma in bilico,
priva di schemi e direttive imposte da terzi,
instabile perché priva di certezze e di
ha dimostrato l’indipendenza nel processo
durabilità
Dall’osservazione
realizzativo delle proprie dimore. Tale
dei temi spaziali più vicini all’architettura,
processo veste oggi gli ambigui panni di un
spesso
peculiarità
nascono
dimenticato,
culturali.
nel
da
tempo.
pregno
L’occupante
è
fondamentale
introdurre
filtro di lettura ontologico dell’abitazione Per le teorie dal sapore utopico riguardanti la forma scalare della partecipazione sociale, si rimanda il lettore a: Yona FRIEDMAN, L’Architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà, traduzione di Giulietta FASSINO, Bollati Boringhieri, Torino 2009. 24
38
stessa: la vera essenza della residenza si 25 Enrico PRANDI (a cura di), Community/ Architecture, Festival Architettura di Parma, Parma 2010, p.21.
Libro I
palesa solo attraverso la mente di chi la casa
esperienze universitarie, come i cosiddetti
la abiterà. Le sfumature interposte tra tale
cantieri didattici, sono iniziative da tempo
radicalizzazione e le limitazioni al processo
consolidate nel panorama italiano e ancora
autonomo fanno tutte parte di una sola e
di più in quello internazionale (si pensi al
variegata cornice che vede l’occupante in
progetto easa)27.
prima fila, l’abitante attivo. Rifuggendo da facili banalizzazioni, può tornare utile pensare alle analogie che la cultura dello scorso secolo ha prodotto e, in questo caso, ricorrere alle metafore filosofiche derivanti da una rilettura di Deleuze:
Nella prassi abitativa concreta, comunque, al di fuori degli ambiti di ricerca, le dirette conseguenze
del
nuovo
ruolo
centrale
rivestito dall’occupante sono una forma naturale
di
aggregazione
comunitaria
e un profondo ripensamento del ruolo
A metà degli anni Settanta Gilles Deleuze e Félix Guattari hanno messo a punto un programma filosofico e politico per una letteratura minore che insiste sull’animalizzazione, sull’essere-animale, secondo la loro definizione, e sul passaggio ‘dall’animale individuale alla molteplicità collettiva’: è una situazione in cui gli individui agiscono dal basso verso l’alto, integrando ‘il personale all’immediatamente politico e creando come un cane che fa il suo buco, come un topo che scava la sua tana… Trovare i punti di noncultura e di sottosviluppo, le zone linguistiche di un terzo mondo attraverso le quali una lingua sfugge, un animale si inserisce, un concatenamento si innesta’. […] E questo dove conduce l’architettura? Al disgregarsi della mediazione, al dissolversi dell’architetto nell’abitante, e, come scrive Maurice Blanchot, ‘verso la sua essenza, che è la sua scomparsa. Una volta che le nuove pratiche architettoniche hanno incominciato ad ammirare la casualità, la casualità è diventata la loro essenza. Il futuro dell’architettura prende forma nelle esigenze intensive dell’abitare, o negli objects trouvés, ed è lì che si dissolve.’ La distinzone è chiara: siamo tutti attratti dalle grandi opere architettoniche, ma anche dalla loro assenza26.
dell’architetto progettista. In primo luogo, infatti, la collaborazione degli abitanti assume le sembianze di un consolidamento dei rapporti sociali, magari di vicinato. Come è evidente, un simile senso di collettività, di appartenenza a un gruppo, ha profondi retrogusti ideologici, dei quali l’auto-abitare sembra essere, dei tre, quello più intriso. Questa ulteriore declinazione argomentale non
deve
strettamente
tuttavia
essere
dipendente
considerata
dall’autonomia
dell’abitare. Le forme residenziali collettive sono infatti uno scenario probabile nel contesto
dell’auto-abitare,
ma
che
può
verificarsi anche in assenza di esso. Questo perché la condivisione nel raggio abitativo esprime qualcosa di più ampio: una convergenza di tensioni e di attese, un orizzonte di valori, pratiche,
atteggiamenti28.
Nella
presente
ricerca la collettività è quindi indagata solo se consequenziale a un’aggregazione concentrata di interessi degli occupanti sul
Similmente a un cane che fa il suo buco, le condizioni nelle quali l’abitante può costruirsi (ormai è chiaro, sia in senso letterale che lato) la propria abitazione, stanno occupando un ruolo sempre più centrale nella ricerca contemporanea. Basti pensare, a titolo esemplificativo, al numero di risultati che si ottengono se si digita su un qualsiasi motore di ricerca: workshop autocostruzione. Infatti, le Gabi SCARDI (a cura di), Less. Strategie alternative dell’abitare, 5 Continents, Milano 2006, pp. 50-52. P er un approfondimento sul pensiero animalistico di Deleuze e Guattari consultare: Gilles DELEUZE, Félix GUATTARI, Kafka. Per una letteratura minore, traduzione di Antonio SERRA, Quodlibet, Macerata 1996.
progetto e/o la realizzazione della residenza. La seconda direzione è invece da ricercare nella figura dell’architetto. Per naturale effetto
di
un
nuovo
ruolo
dell’attore
abitante, l’attore progettista ricalcola i propri strumenti e le proprie pratiche, rinnovando (anziché degenerando e sminuendo) la riflessione sulla disciplina. Nella maggior parte dei casi di auto-costruzione/auto-
26
27 per il sito italiano dell’iniziativa: EASA Italia, [http://easaitalia.altervista.org/?doing_wp_cron=14 96828181.5015130043029785156250], ultima cons. 28 ottobre 2017. 28 Angelo SAMPIERI (a cura di), L’abitare collettivo, Franco Angeli, Milano 2011, p. 14.
Modi di abitare
39
progettazione,
l’architetto
rappresenta
una sorta di mediatore che risolve conflitti, fornisce strumenti, definisce i limiti (fisici e creativi) ed educa al corretto svolgimento delle attività. In particolare, la definizione dei limiti fisici spesso diviene il punto d’incontro tra auto e multi-abitare, identificandosi nella contrapposizione tra hardware e software. In questo senso, mentre l’abitante si occupa di plasmare il riempimento fluido, l’architetto progetta la cornice rigida - carica di un elevato livello di responsabilità - entro la quale avviene il cambiamento continuo. Quest’ultimo elemento è, in effetti, il nodo di congiunzione con l’abitare temporaneo: se l’abitante ha la possibilità di definire la propria casa, l’estensione di tale facoltà si riflette anche nelle modifiche continue in corso d’opera, nella dinamicità temporale della
residenza.
Non
ci
si
deve
più
stupire, quindi, se si sente parlare di case incrementali e multi-generazionali come di fenomeni a discrezione degli utenti interessati e coinvolti. Ecco come, attraverso quest’ultima lettura, l’auto-abitare, in una versione integrale ed estrema, possa condurre all’autopoiesi della pratica stessa, i cui richiami metabolisti sono solo una rilettura a posteriori di non sospette sfumature ideologiche.
40
Libro I
Partendo da una prima sezione di 25 possibili
Diciassette casi studio
circostanze, le dinamiche descritte hanno condotto a onerose aggiunte, dolorose rinunce
e
inaspettate
riconsiderazioni,
approdando a un elenco finale di 17 fatti Nella selezione di esempi autorevoli da
(che resta, in ogni caso, incompleto e non del
allegare a una ricerca che ne avvalorino la
tutto esaustivo, come quasi sempre accade).
tesi e apportino un corpus argomentativo più saldo e stabile, ci si imbatte spesso in situazioni estreme di carenza o di eccesso di
Ciascun caso studio è presentato, sotto forma di scheda descrittiva, come una storia.
materiale.
A tale proposito si intende precisare che
Nelle prime come nelle seconde la ragione è
ad alcune idee di Derossi29, è motivata
la mancanza di un elemento fisso, un chiodo
da ragioni semplici: l’eterogeneità del
piantato nel muro da fissare costantemente,
materiale proposto deve costruire dialoghi
al
quale
la scelta, pur sembrando strizzare l’occhio
di
di paragone tra le interpretazioni. In questo
smarrimento. Per trovare il punto stabile
riferirsi
a
ogni
segnale
senso, il metodo parso più efficace, oltre
accade spesso, in particolare ai meno esperti,
al coordinamento grafico e alla ripetizione
di dover iniziare a scavare tra documenti,
delle informazioni per ciascun caso, è stato
libri, fotografie di viaggi e pagine web, in
quello di descrivere e analizzare in racconti
modo da afferrare una sorta di concetto non
descrittivi brevi.
ancora saldo e chiaro, che conceda però un primo barlume di comprensione del tema generale, di cosa si vuole dire e dove si vuole arrivare.
Forme, caratteristiche e posizionamento dei casi studio
Una volta stilata una prima lista non è raro domandarsi, tra stupore e delusione, se
Gli esempi individuati spiccano per un
nell’elenco ci siano almeno un paio di voci
fatto di differenza reciproca. Il tema della
valide e se, nella generalità delle scelte,
varietà di ambito disciplinare, di scala e
compaia la minima percentuale di coerenza.
di forma implica una trattazione tenuta a
A questo punto si finisce spesso per operare una selezione, entrando a pieno titolo in quel prezioso processo di eliminazioni e aggiunte che porta, alla fine, non solo a un gruppo di casi quasi completamente mutato rispetto alla primissima versione, ma anche e soprattutto alla felice scoperta del chiodo fisso, del mantra che si scopre essere stato
considerare ogni caratteristica difforme come un elemento da annotare, incasellare e sviluppare nella cornice del discorso. In questo modo si viene a costruire un piccolo bagaglio di oggetti i quali finiscono per dialogare tra loro, generando una ragnatela di traiettorie cognitive latenti, che il lettore può scegliere di seguire come di ignorare.
sempre presente, come un parassita, tra le
Resta il fatto che, comunque la si voglia
pagine sfogliate e i click del mouse, palesatosi
vedere, l’effetto della diversità conduce a
solo alla fine quasi come a voler sorprendere
una ricchezza di contenuto. La quantità
il povero ricercatore alle prime armi.
può intendersi anche come qualità se
La seguente lista di esempi è una perfetta immagine di questo movimento sussultorio gradualmente smorzato, perché ne è il diretto esito.
ogni valore viene ben individuato e messo vicendevolmente a confronto. Tale discorso 29 Brunella ANGELI, Pietro DEROSSI, L’avventura del progetto. L’architettura come conoscenza, esperienza, racconto, Franco Angeli, Milano, 2012.
Modi di abitare
41
assume però concretezza solo nel controllo
edificio pubblico, alto e basso, artificiale e naturale,
onnipresente
chiuso e aperto come una Foro […]30.
del
tema
abitativo
qui
indagato, al quale si riporta ogni lettura. In
totale
si
contano:
otto
L’elemento
progetti
architettonici realizzati, uno non realizzato e uno da realizzare, tre progetti urbani realizzati, un racconto e un romanzo, un’iniziativa politico-sociale e una tecnologia costruttiva.
dell’ambito
architettonico è lo stato di fatto dello stesso. Se un progetto è realizzato lo si può o lo si poteva (due casi studio si riferiscono a edifici oggi scomparsi perché smontati o demoliti) materialmente toccare. Se non è realizzato riguarda un concorso o un progetto
È chiaro che ognuna delle storie si
rimasto sulla carta e archiviato come
riferisca a manufatti e questioni di natura
soluzione potenziale mai attuata. Se è da
radicalmente diversa. Ecco quindi che
realizzare, invece, committenze, maestranze
l’individualità delle cose, connessa a una
e progettisti sono in procinto di avviare i
storia dei fatti e a un panorama disciplinare
lavori di edificazione oppure si trovano già
originariamente autonomo, viene in parte tralasciata, in favore di un’indagine a
nel pieno dell’attività di cantiere.
incrocio con gli altri enti, generando soggetti
Nei progetti urbani realizzati rientrano esempi
(il ruolo che è stato affidato agli oggetti li
di soluzioni della dimensione urbana, più
sposta, a questo punto, al centro della scena)
nello specifico del quartiere, con piani che
ibridi se non altro nella loro presentazione,
richiedono un controllo dei processi, in
il cui significato, e quindi la propria ragion
particolare quelli coinvolgenti la componente
d’essere, non viene deviato ma tematizzato,
sociale, impegnativi e strutturati.
non frainteso ma utilizzato.
Il racconto e il romanzo sono entrambi generi
Con progetti architettonici si definiscono qui le
della narrativa in prosa, dall’estensione, dalla
proposte fisiche di scala architettonica, atte a
storia e dalla quota empatica dell’autore
rispondere a tematiche urbane o a specifici
differenti. I due metodi di scrittura vanno
bisogni, in sintonia od opposizione con le
qui intesi nel messaggio progettuale e
necessità di una committenza, per quanto
d’approccio esistenziale che propongono:
definita o meno essa sia.
estrapolando alcuni elementi delle storie
Per
scala
architettonica
s’intende
una
dimensione che si trova a mezza via tra quella urbana (quartieri, distretti e città) e quella dell’arredo, includendo dunque un ampio margine di possibilità. La definizione
raccontate,
si
possono
immaginare
messaggi e consigli generali sul progetto abitativo; naturalmente un simile processo è applicabile solo ad alcune opere di certi autori.
non può dirsi perciò univoca e si usa in
Con iniziativa politico-sociale ci si riferisce
questo testo con il solo scopo di fissare dei
all’esito di analisi e considerazioni di ampio
concetti in modo da gettare le basi per un
respiro sulla società. La conseguenza della
campo di studio. In realtà la discussione
constatazione di piaghe e urgenti questioni
sulla dimensione dell’architettura apre un
da risolvere si attua in dichiarazioni d’intenti
capitolo troppo vasto il quale, non potendo
dalla natura programmatica che spesso
qui affrontare la questione nemmeno in
prevedono il coinvolgimento di ragionamenti
forma di breve riflessione o citazione, va ironicamente liquidato nella sua ambiguità spesso inafferrabile, parlando dell’edificio non-edificio come di un unico e grandissimo
42
discriminante
economici e previsioni future. 30 Emanuele CARRERI, L’Architettura è un’isola. Architecture is an island, Altralinea Edizioni, Firenze, 2014, p. 82.
Libro I
Nella tecnologia costruttiva si riconosce il
un’attività necessaria in quanto senza di essa
significato più intimo della costruzione.
si perderebbe una buona percentuale di
La
dettaglio
quel prezioso grado di comparabilità tra le
dell’architettura in questo elenco, deriva
schede, unico elemento che dà una validità
dalla consapevolezza che in esso risieda la
reale e una forma attiva all’analisi dei casi
ragione esistenziale dell’edificio stesso.
studio.
La rassegna di esempi si disloca in varie
L’attività di sperimentazione ripetuta sugli
parti del globo coprendo tre continenti
esempi non è esplicitamente presentata
e concentrandosi su Stati Uniti, Perù,
tanto nei testi quanto nelle immagini; è però
Cile, Regno Unito, Germania, Francia,
possibile ricostruire il plausibile processo per
Repubblica Ceca, Spagna, Italia, Grecia,
ragionamento inverso, una volta conosciuta
Corea del Sud, Taiwan e Giappone. L’arco
l’opera e la sua interpretazione in questa
temporale copre tutto il Novecento e il
sede. Alla lettura del modello introduttivo di
Duemila per arrivare alla contemporaneità.
ciascun testo, il riferimento a una o più delle
scelta
di
includere
il
categorie descritte richiama la definizione di queste ultime, ritraendo uno scenario, dei riferimenti e un ambito precisi, che il caso
Strumentalizzazione interpretativa Il
variopinto
panorama
di
studio potrà confermare o smentire (nel proposte
costituisce un mero pretesto per parlare di altro. La formulazione delle tre categorie descritte in questo capitolo, ritorna in questa fase per una lettura in chiave fenomenologica. Osservando
come
le
tre
differenti
senso positivo di arricchimento) ampliando i limiti di un panorama semantico già tracciato in precedenza. Ogni esempio analizzato diventa così uno strumento di arricchimento al significato generale della ricerca. La conoscenza di una tessera in più non ha, tuttavia, come unica conseguenza quella di cogliere meglio
sfaccettature ipotizzate ad hoc (-multi, -auto
l’immagine del disegno generale, ma anche
e -crono) si ripropongano in ciascuna scheda,
di riconsiderare il valore e il significato del
si ha l’opportunità di testare la validità delle
tassello stesso.
ipotesi attraverso la risposta, sempre in ambito analitico, dei manufatti e degli enti
Tutte le opere sono trattate come soggetti
messi alla prova.
attivi nel proprio contesto e nell’ambito
Il test consiste in un esercizio proiettivo
osservatore e oggetto osservato permette
nel quale solo affidando, volta per volta, le
di lasciarsi trasportare dal susseguirsi delle
peculiarità di multi-, crono- e auto-abitare si è
reazioni e dei comportamenti riferiti a cose
in grado di comprendere a quale di queste
comunemente inanimate.
dell’analisi.
L’inversione
tra
soggetto
(anche più di una) il caso specifico si riferisca con maggior evidenza. Il processo è indubbiamente un ulteriore
Struttura delle schede descrittive
strumento di semplificazione che incorre nel rischio mai banale di un’eccessiva
La struttura delle schede è sempre la stessa:
riduzione della realtà e nella conseguente
il materiale viene presentato in prima
perdita di informazioni basilari, senza le
battuta con un breve testo che non occupa
quali un dato fenomeno perde la propria
più di una pagina per poi approfondirne le
immagine originale e pura. È, tuttavia,
caratteristiche attraverso due disegni tecnici
Modi di abitare
43
(una pianta e un prospetto) prima e uno
posteriori che richiami l’interesse del lettore
spaccato assonometrico poi.
nell’approfondimento
Di seguito sono sviscerate tutte le parti delle quali si compongono i moduli analitici che
della
infatti, i riferimenti essenziali).
seguono questa introduzione.
Disegni tecnici.
Testo.
La grafica delle rappresentazioni mongiane
Il primo corpo descrittivo è composto di un testo breve che comprende un titolo, una sintetica cartella di specifiche e il testo analitico/interpretativo vero e proprio.
si avvale oltre che di un rigoroso sistema di spessori di linea, anche della sola gradazione monocromatica dal bianco al nero, con intervalli percentuali tra l’uno e l’altro ben definiti. Le ombre, sempre proiettate da
I titolo sono numerati, in riferimento alla mappa globale iniziale e l’ordine è dato principalmente dalle connessioni di significato (sottili e a tratti non strettamente
Sud-Est, si rivelano fondamentali per la conoscenza delle profondità e del contrasto tra pieni e vuoti che il solo disegno tecnico non riesce a rilevare. I dettagli esterni,
necessarie) tra esempi successivi.
come alberi e automobili, sono trattati come
Il modello ripetuto indica, come una sorta di
molto ridotto) capaci però di collaborare con
modulo da compilare, l’ambito di riferimento
il soggetto dell’analisi.
elementi al contorno (con lo spessore di linea
dell’opera (la forma sotto la quale si presenta), l’autore, il luogo nel quale si trova o a cui si riferisce, l’anno di produzione (nel caso di opere architettoniche e urbane la data di realizzazione o di confezionamento progettuale, nel caso delle opere letterarie quella di pubblicazione dei testi originali,
Spaccato assonometrico. Similmente ai disegni tecnici, la struttura grafica di spessori e gradazioni cromatiche che regola le assonometrie sezionate è rigida e ripetuta. In particolare le linee si suddividono in tre categorie: le continue, che
nel caso delle iniziative l’indicazione è più
costituiscono la parte di oggetto che rimane
vaga e racchiude un periodo di riferimento
a seguito della sezione, le tratteggiate, a
delle prime esperienze consultabili, nel
segnalare ciò che la sezione ha eliminato
caso della tecnica costruttiva l’anno della
e le continue spesse, che definiscono il
prima applicazione sistematica al difuori
luogo del piano di sezione. Le ombre,
del laboratorio) e la categoria abitativa
onnipresenti, forniscono un ulteriore livello
individuata di riferimento (anche più di
di tridimensionalità al disegno
una). Il testo analitico si imposta sempre con un primo paragrafo che richiama l’attenzione su certi temi cari all’oggetto da analizzare. Subito dopo si dichiara (e questa appare come la fase nodale di tutte le descrizioni) quali saranno le chiavi e i punti di vista per poter affrontare la lettura del caso. Questo breve paragrafo è necessario anche alla luce dello spazio ridotto di cui ogni esempio dispone per farsi conoscere. Segue quindi lo sviluppo dell’analisi tematica per poi concludere con una breve riflessione a
44
autonomo
faccenda (al fondo si possono consultare,
Libro I
#
Caso studio
Modello di riferimento
Pagina
1
Aomori Housing Complex
Multi-abitare, Auto-abitare
48
2
Sky House
Multi-abitare, Auto-abitare
52
3
Songpa Micro-Housing
Multi-abitare, Crono-abitare, Auto-abitare
55
4
Ă–kohaus
Auto-abitare
58
5
Die Verwandlung
Multi-abitare, Auto-abitare
61
6
Amphitheatre House
Multi-abitare, Crono-abitare
64
7
Robin Hood Gardens
Multi-abitare
68
8
Transitional Housing
Crono-abitare
72
9
SuperAdobe System
Auto-abitare
75
10
The Income House
Multi-abitare, Crono-abitare
78
11
La Vie mode d’emploi
Crono-abitare, Auto-abitare
81
12
Casa Rompecabezas
Crono-abitare, Auto-abitare
84
13
PREVI Project
Crono-abitare, Auto-abitare
88
14
Quinta Monroy Housing
Crono-abitare, Auto-abitare
92
15
La Tuminera
Multi-abitare
96
16
Villaggio Matteotti
Multi-abitare, Auto-abitare
100
17
Qin-he Village shelter
Auto-abitare
104
1 Aomori Housing Complex
2002
2 Sky House
1958
3 Songpa Micro-Housing
2014
4 Ökohaus
1991
5 Die Verwandlung
1915
6 Amphitheatre House
2007
7 Robin Hood Gardens
1972
8 Transitional Housing
2000’
9 SuperAdobe System
1998
10 The Income House
2016
11 La Vie mode d’emploi
1978
12 Casa Rompecabezas
2004
13 PREVI Project
1968
14 Quinta Monroy Housing
2003
15 La Tuminera
1980
16 Villaggio Matteotti
1974
17 Qin-he Village shelter
2011
0
Scala 1:1000
1
10
20
30
40
50
m
climi inseriti in un micro-clima generale a
Aomori Housing Complex ambito:
Progetto architettonico non realizzato autore: Atelier Kempe Thill luogo: Aomori, Giappone anno: 2002 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare
sua volta innestato nell’inquinato contesto della città. Dall’altro si ha la sensazione d’indipendenza come nucleo familiare e come quartiere: la possibilità per i residenti di scegliere la propria casa si realizza nel
Il racconto del progetto si potrebbe definire
momento in cui è anche possibile dotare
concentrico: attraversando la città affollata
il proprio fabbricato di limiti esteriori,
(Aomori conta circa 310.000 abitanti) si
le chiusure in vetro appunto. In questo
raggiunge la pelle esterna del fabbricato per
modo la grande struttura rigida si popola
poi piombare nella vera ragione del progetto:
di tante piccole proprietà, avvicinabili a
il grande giardino urbano inserito nella corte.
villette urbane, nelle quali il significato di
La comprensione del sistema ideato dagli architetti tedeschi accade nella sua completezza attraverso una più tipica lettura della proposta
casa si risolve nella circoscrizione fisica e nel senso di appartenenza a un unico sistema omogeneo.
fisica: una struttura a corte in telaio metallico
L’edificio è quindi capace di cambiare nel
racchiude in sé un inaspettato e vasto spazio
tempo incrociando variabili sociali con
verde nel panorama denso e affollato della
necessità ambientali e facendole coincidere
città giapponese, nodo chiave della soluzione.
alla scala dell’interno abitato, nel quale le
Ma l’offerta abbondante di vegetazione sembra
ragioni del comfort di un abitante finiscono
rappresentare un mero pretesto per portare
per rimodellare l’intero aspetto esteriore del
agli estremi la strategia plug-in.
fabbricato.
Il telaio in acciaio è, infatti, in grado di
In fin dei conti non si tratta altro che di una
ospitare blocchi dalle dimensioni variabili
metafora costruita, una scatola permeabile
allocabili tanto la residenza quanto gli
dove le strade, gli edifici e il verde si
uffici.
rimescolano mutando in scala e gerarchia.
diviene
Tale
ampiezza
fattibile
di
solo
sovradimensionamento
compromesso attraverso
sistematico:
il in
questo senso le maniche in pianta sono più ampie del necessario (è prevista addirittura la possibilità di parcheggiare di fronte alla propria abitazione), le altezze dei piani sono di sette metri e, perché no, la disponibilità del verde interna alla corte è decisamente sovrabbondante. Attraverso il catalogo di
Riferimenti essenziali Atelier Kempe-Thill, Northern Style Housing Complex, in: Atelier Kempe-Thill/ All, [http://atelierkempethill. com/0016-northern-style-housing-complex/], ultima cons. 5 novembre 2017. René HEIJNE, Bernard LEUPEN, Jasper VAN ZWOL, time-based Architecture, 010 Publishers, Rotterdam 2005, pp. 172-175.
immagini offerto in un vero e proprio libretto di istruzioni allegato al progetto, la visione complessiva dovrebbe includere partizioni e tamponamenti in vetro. Questi
ultimi
garantiscono
due
livelli
di autonomia al progetto. Da un lato quello climatico: la partizione in spazi compartimentati inseriti tutti in un unico p. 49. Pianta e prospetto pp. 50-51. Spaccato assonometrico
48
grande
contenitore
impermeabilizzabile
(la corte è teoricamente isolabile con un sistema vetrato in copertura) genera micro-
Libro I
0
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2
1
2
3
4
5
m
dell’abitazione unifamiliare si palesa pochi
Sky House
mesi dopo la costruzione: un modulo per la
ambito:
Progetto architettonico realizzato autore: Kiyonori Kikutake luogo: Tokyo, Giappone anno: 1958 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare
stanza da letto del figlio si aggancia al di sotto del pavimento, sospeso sul terreno sottostante. Si tratta di una soluzione removibile: quando il figlio avrà l’età per emanciparsi, l’abitazione
Quando un’architettura, già libera sui
risponderà flessibilmente al cambiamento
quattro lati, riesce a sfruttare pienamente
riacquistando l’immagine originale.
(come reale spazio di un progetto fisico) anche la propria pianta sia nell’intradosso sia nell’estradosso, il concetto nebuloso e incerto di flessibilità acquista, per una volta, la dignità della certezza.
Negli anni, l’evoluzione della Sky House si interfaccia con cambiamenti significativi che portano alla saturazione quasi integrale dello spazio sottostante il piano abitato originale, cancellando
quell’immagine
volante31
e
L’originalità della Sky House si può infatti
reversibile che il progetto - manifesto della
indagare nella riduzione alle due facce di
ricostruzione giapponese e pioniere delle
un piano orizzontale sospeso di lato 10m.
teorie metaboliste - aveva sbandierato, quasi a
Il solaio in analisi si trova sollevato di 4,5m
voler raccontare l’architettura come un fatto
da terra attraverso quattro verticali setti in
di crescita e contrazione, una risposta a testa
calcestruzzo armato ed è servito da un corpo
alta ai cambiamenti anche drammatici che la
scale che lo collega con il piano di campagna,
vita sottopone agli esseri umani.
luogo destinato al giardino domestico. Lo spazio superiore del solaio rappresenta
Riferimenti essenziali
il nucleo originale dell’abitazione: coperto da un tetto a padiglione estremamente regolare, l’ambiente è completamente privo di tramezzi e ostacoli strutturali (tutti i carichi convergono nella citata struttura verticale) e dotato di un blocco per il bagno e uno per la cucina -entrami mobili- lungo il perimetro vetrato che divide l’ampio openspace del soggiorno dal balcone continuo perimetrale. In una configurazione tale, ogni attività si organizza su se stessa e, invece di essere idealmente allacciata a uno spazio fisico della casa, si affeziona all’arredamento
Valentina CIUFFI, La casa che volava, in: Abitare/ Architettura, 16 marzo 2010, [http://www.abitare.it/it/ architettura/2010/03/16/the-house-that-used-to-fly/], ultima cons. 5 novembre 2017. Mariabruna FABRIZI, Evolutionary Housescape: the Metabolist Sky House by Kiyonori Kikutake (1958), in: Socks/ Architecture, 12 dicembre 2013, [http://socks-studio.com/2013/12/12/evolutionaryhousescape-the-metabolist-sky-house-by-kiyonorikikutake-1958/], ultima cons. 5 novembre 2017. Véronique HOURS, Fabien MAUDUIT, Jérémie SOUTEYRAT, Manuel TARDITS, L’Archipel de la maison, Le Lezard Noir, Poitiers 2014, pp. 48-49. Kiyonori KIKUTAKE, Kiyonori Kikutake. Works and Methods 1956-1970, Bijutus Shuppan-sha, Tokyo 1973, pp. 32-47. Rem KOOLHAAS, Hans Ulrich OLBRIST, Project Japan. Metabolist Talks, Taschen, London 2011.
e agli oggetti, riposizionati e riordinati ogni
giorno
in
un
luogo
domestico
completamente permeabile, oscurabile con tende e modificabile a seconda degli usi e delle necessità. Dall’altro lato, letteralmente, l’intradosso del solaio è protagonista di una storia di crescita, p. 53. Pianta e prospetto p. 54. Spaccato assonometrico
52
intrinsecamente legata alla vita della famiglia stessa di Kikutake, proprietario e progettista. La possibilità di un ampliamento fisico
31 Valentina CIUFFI, La casa che volava, in: Abitare/ Architettura, 16 marzo 2010, [http://www. abitare.it/it/architettura/2010/03/16/the-house-thatused-to-fly/], ultima cons. 5 novembre 2017.
Libro I
0
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1
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3
4
5
m
di distribuzione oppure su grandi soggiorni
Songpa Micro Housing ambito:
Progetto architettonico realizzato autore: SSD Architecture luogo: Seul, Corea del Sud anno: 2014 categoria: Multi-abitare, Crono-abitare, Autoabitare
condivisi tra i residenti e nei livelli superiori le unità abitative dalle dimensioni minime si espandono fino a saturare gli spazi della distribuzione
e
assumere
la
funzione,
all’occorrenza, di spazi espositivi.
Quando la questione residenziale incontra
Concettualmente, ecco che l’idea stessa dei
temi di natura quantitativa, lo spazio arriva
modelli che compongono un’abitazione si
a livelli di sfruttamento formalmente e
ribalta e ciò che prima pareva riconducibile
temporalmente sovrapponibili, definendo un
univocamente a una definizione ora è
organismo che assume significato se letto nel
pregno di valori nuovi, inaspettati, frutto
suo spazio cosiddetto residuale.
anche delle sinergie tra lo spazio del singolo
Quattordici unità abitative si sviluppano in
e quello di tutti.
verticale all’interno di blocchi con rifiniture
Gli abitanti possono decidere se abitare
in lamiera esternamente ben riconoscibili.
per pochi mesi o a lungo, se esporre opere
Esattamente come un organismo artificiale,
d’arte in casa propria o altrove, se unire più
l’intero sistema si organizza sulla connessione
unità, se espanderle al massimo o ridurle
specifica tra gli elementi che lo compongono,
al minimo, se condividere alcuni ambienti
in questo caso: la pelle esterna permeabile in
della casa o mantenerli più tradizionalmente
lamine metalliche verticali, i blocchi costruiti
propri.
e lo spazio connettivo. Quest’ultimo, definito
Una lettura affine ma separata si può
dagli stessi autori come lo strumento necessario per paragonare l’intervento alla gelatina che avvolge una perla di tapioca32, si riformula sia nella propria forma che nella
3
operare sulla pelle alluminica esteriore. Le sottili lamine agiscono come filtro alla luce solare oltre che come protezione fisica per gli spazi aperti comuni.
propria immagine. Spazialmente, balconi, corridoi e terrazze si trasformano in elementi fondamentali per l’allargamento o la riduzione dell’ambiente abitativo, oltre che per la sua parafrasi e ibridazione. I luoghi a tale fine deputati sono archetipi mutanti, radici di una poetica delle contraddizioni e dell’indefinito che il progetto cela tra le scatole e le griglie che lo compongono. Così la rottura di definizione
Riferimenti essenziali Michele CALZAVARA, Elogio all’indeterminato, in: Abitare, n. 542, Marzo, Milano 2015, pp. 113-119 SSD, Songpa Micro Housing, in: Ssdarchitecture/ works residential, [http://www.ssdarchitecture.com/works/ residential/songpa-micro-housing/], ultima cons. 5 novembre 2017. Songpa Micro Housing, in: Domus web/ Architettura, 9 febbraio 2015, [https://www.domusweb.it/en/ architecture/2015/02/09/songpa_micro_housing. html], ultima cons. 5 novembre 2017.
antitetiche quali esterno-interno e pubblicoprivato
passa
attraverso
la
possibilità
di modificare gli spazi e di occuparli in differenti modalità: il piano terra può accogliere un parcheggio (rispondendo ai vincoli urbanistici) ma anche eventi locali, il piano primo può strutturarsi su corridoi 32 Songpa Micro Housing, in: Domus web/ Architettura, 9 febbraio 2015, [https://www.domusweb. it/en/architecture/2015/02/09/songpa_micro_ housing.html], ultima cons. 5 novembre 2017.
Modi di abitare
p. 56. Pianta e prospetto p. 57. Spaccato assonometrico
55
0
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4
2
4
Progetto architettonico realizzato autore: Frei Otto luogo: Berlino, Germania anno: 1991 categoria: Auto-abitare dinamica
comunità
di
costituisce una sorta di tessuto morbido, facile da costruire ed eventualmente rapido futuri
relative imprese costruttrici, un architetto e
uno
spazio
edificabile
piantumato di circa 3900 m2: si tratta dei componenti necessari per un esperimento architettonico e sociale nel cuore di Berlino. La sperimentazione di Frei Otto si sviluppa su tre temi fondamentali: partecipazione agli sviluppi progettuali, binomio hardwaresoftware e attenzione all’ambiente. complesso
collaborazione
abitativo tra
è
abitanti
frutto e
progetto
risulta
da modificare o espandere. L’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale
e
di
tecnologie
per
il
risparmio energetico rendono l’intervento ecologicamente sostenibile. Il magistrale incastro di spazi comuni e privati così ottenuto è frutto del programma di
responsabilizzazione
degli
abitanti,
ovvero di un’accettazione delle differenze intrinseche nel progetto residenziale e, conseguentemente, di un’estremizzazione
della
architetti
in un processo di costruzione nel quale ogni
m
(costituito da case unifamiliari a due piani)
residenti, nove differenti progettisti con
Il
10
qualità estetica. L’impianto residenziale
ambito:
coordinatore
8
programma definito, ne garantisce una certa
Ökohaus
Una
6
completamente
indipendente da quello accanto, se non per la necessità di rispettare degli standard energetici, di includere e densificare il
dei risultati estetico-materiali: ai proprietari non sono fornite indicazioni formali e, in questo frangente, il progettista assume il ruolo di mediatore delle eventuali diatribe. Ma la cognizione di causa che vede il reale successo dell’intervento e l’interesse di molti berlinesi a prendere parte della
verde esistente e di inserirsi - con modalità
comunità
precisamente parassitarie - in una struttura
nell’accettazione di un mercato immobiliare
in calcestruzzo armato già data, fornita e
inaccessibile e quindi nello sfruttamento
progettata da Otto, il coordinatore generale
massiccio delle densità, rendendo possibile
del processo.
la perimetrazione del quartiere da parte di
Il telaio strutturale (costituito da otto pilastri
abitativa,
sta
implicitamente
un vero e proprio parco urbano.
per complesso e due piastre ad altezze dal suolo rispettivamente di circa 6,50 m e 13 m) fa quindi da cornice alle abitazioni vere e proprie le quali, modificandosi incessantemente nel tempo in funzione delle disponibilità economiche e delle tempistiche di realizzazione (il completamento si protrae per quattro anni, dal 1987, anno dell’iba a Berlino), si organizzano all’interno di un contesto ameno, ricco di vegetazione e dagli inaspettati scorci panoramici sull’industriale capitale tedesca. Le abitazioni si manifestano in un'anarchia p. 59. Pianta e prospetto p. 60. Spaccato assonometrico
58
di linguaggi, un eclettismo formale che tende a un’uniformità nell’incongruenza e che, attraverso l’incasellamento in un
Riferimenti essenziali Alberto GEUNA, Pierre Alain CROSET (relatore), The City in the city. Berlin as a Magnetic Archipelago, Politecnico di Torino, Tesi di Laurea Magistrale, Torino 2014, pp. 96-113, [https://issuu.com/ theyellowone/docs/tesi_finale], ultima cons. 5 novembre 2017. Beate LENDT, Dreaming of a treehouse - the ecological housing project of Frei Otto in Berlin (2011), in: Youtube, [https://www.youtube.com/ watch?v=xCpmfBWRPPM], 12 gennaio 2012, ultima cons. 25 ottobre 2017. Winfried NERDINGER (a cura di), Frei Otto Complete Works: Lightweight Construction Natural Design, Birkhauser, Basilea 2005. Solidar Architekten, ‘Ökohaus’ Berlin, in: Solidar Architekten/ projekte/ baugemeinschaft, [http://www. solidar-architekten.de/projekte/baugemeinschaft/ solidar-oekohaus-berlin.html], ultima cons. 20 settembre 2017.
Libro I
0
Scala 1:50
0,5
1
1,5
2
2,5
m
in questa analisi), gli spazi fisici nei quali la
Die Verwandlung
narrazione si sviluppa divengono altamente
ambito:
Racconto autore: Franz Kafka luogo: Praga, Repubblica Ceca anno: 1915 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare
comunicativi. Il concetto che questi ultimi sembrano suggerire, in chiave interpretativa, è quello che la fissità degli ambienti
5
quotidiani di vita non può coesistere nella Per sbarazzarsi della coperta non ci volle alcuna fatica: gli bastò gonfiarsi un pochino, ed essa scivolò a terra da sola. Ma subito dopo cominciarono i guai […] Gli sarebbero state necessarie braccia e mani per alzarsi [ ]33. Sono pochi i libri in grado di rappresentare con tanta forza e drammaticità certi aspetti della
condizione
umana.
L’alienante
situazione che il commesso viaggiatore Gregor Samsa si trova ad affrontare, lo spinge a vivere gli spazi della propria abitazione (prima fra tutti la stanza da letto) e le forme del proprio corpo sotto punti di
contemporanea incertezza del vivere (si pensi ai cambiamenti di vita drastici a cui i migranti sono continuamente sottoposti). Accettando la lettura di un libro anche come un esercizio interpretativo, si può apprezzare come
il
racconto
di
un’inadeguatezza
casalinga possa pretestuosamente suggerire forme di adattamento forzate, inevitabili dal momento in cui tanto l’architettura quanto la società che circonda il soggetto, rimangono immutate, anche quando costrette a un confronto con inedite immagini di vita.
vista completamente mutati. Il messaggio che le variate condizioni di vita in un appartamento agli inizi del ‘900 comunicano è da ricercare nel concetto
Riferimenti essenziali Franz KAFKA, La metamorfosi, traduzione di Giulio SCHIAVONI, BUR, Milano 2002.
di esplorazione: la scoperta di inedite dimensioni e fisionomie corporali si tramuta presto in un pretesto per rappresentare una stanza da letto come un luogo inedito, non più a misura di chi lo abita. L’ambiente casalingo riflette delle condizioni umane modificate e, nel disallineamento con le nuove necessità della creatura che lo abita, risiede la chiave di comprensione del racconto,
volendone
strumentalizzare
i
azioni
e
presumibili fini. Improvvisamente,
le
normali
quotidiane si trasformano in operazioni complicate e mai scontate. In una traduzione del messaggio dal mondo progettuale letterario a quello architettonico, attraverso la sfera della psicologia e della sociologia, il tema centrale diventa la percezione di uno spazio fisso in condizioni psicofisiche drasticamente mutate. Invertendo soggetto con oggetto (passaggio necessario 33 Franz KAFKA, La metamorfosi, traduzione di Giulio SCHIAVONI, BUR, Milano 2002, p. 55.
Modi di abitare
p. 62. Pianta e sezione p. 63. Spaccato assonometrico
61
0
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6
1
2
3
4
5
fuoco
del
m
ascetismo.
Amphitheatre House ambito:
Progetto architettonico realizzato Aristide Antonas luogo: Idra, Grecia anno: 2007 categoria: Multi-abitare, Crono-abitare
Terzo
Il concetto di abitazione è irrimediabilmente
che
cambiato. Ciò che si pensa sia una casa
reciprocamente
autore:
progetto
(del
tutto
inaspettato) è l’installazione di apparecchi tecnologici e arredi mobili non invasisi, in grado di erigere una rete informatica
è spesso un luogo sfruttabile in svariate modalità, con non rare forzature fisiche dello spazio. Se l’architettura rispondesse alla lettera a una simile difficoltà, probabilmente il risultato sarebbe una non-casa, uno spazio privo della propria vocazione, che sia altro
spinga
le
persone
a
relazionarsi
nell’anfiteatro,
piuttosto
che a isolarsi come il senso comune vorrebbe34. Tale sistema contemporaneo di relazioni virtuali stimola il confronto tra gli abitanti ma anche la possibilità di sfruttare l’abitazione come un luogo di ritiro professionale, nel quale lavorare immersi in
da sé.
un contesto urbano sospeso.
Nell’impostazione di uno spazio comune,
La casa è dunque strutturata sul valore del
funzionalmente indefinibile, con utilizzi che appaiono del tutto casuali, il progetto dell’architetto greco richiede punti saldi sui quali ancorare la propria identità.
vuoto: mentre minuti, ore, giorni, mesi e anni trascorrono e oggetti e persone si susseguono, la pietra dell’edificio non muta ma, al contrario si riconsolida nella propria immagine certa.
Il primo di questi è indubbiamente la sobrietà costruttiva: mentre il tetto è una semplice struttura lignea coperta da tradizionali tegole, le pareti esterne, rinnegando qualsiasi tipo di decorazione superflua, si mostrano come una silente mole intonacata, costruita anche riutilizzando pietre delle fondazioni
La Casa Anfiteatro mette in discussione non solo il concetto di famiglia, già labile di per sé, ma il vero e proprio significato dell’abitare,
delegando
all’architettura
un’identità univoca in una casa pensata, di fatto, per tutti e per nessuno.
murarie preesistenti, e comunicano in realtà un senso del possibile che ne rileva, in una lettura inversa, la singolarità. Altro elemento fondamentale è l’ampia scalinata interna a gradoni (di differenti dimensioni)
la
quale,
imponendosi
come perno centrale degli spazi interni a tutta altezza (9m in totale), domina la scenografia domestica quale luogo dove tutto può accadere proprio perché tutto si può fare. Essa è un elemento realmente multiuso e nell’ovvietà di tale affermazione si concentrano le reali potenzialità che
Riferimenti essenziali Aristide ANTONAS, amphitheatre house, in: Area, 7 luglio 2014, [https://www.area-arch.it/amphitheatrehouse/], ultima cons. 5 novembre 2017. Mariabruna FABRIZI, Fosco LUCARELLI, La casa dove si può fare di tutto, in: Viceversa. Critiche di architetture, n.4, Aprile 2016, Torino, pp. 37-43, [http://www.zeroundicipiu.it/2016/04/05/viceversa4-critiche-di-architetture/], ultima cons. 5 novembre 2017. Valentina SILVESTRINI, L’architettura come narrazione. Intervista ad Aristide Antonas, in: Artribune/ Progettazione/ Architettura, 14 marzo 2016, [http://www. artribune.com/progettazione/architettura/2016/03/ intervista-aristide-antonas-architettura/], ultima cons. 5 novembre 2017.
pressappoco ogni oggetto d’uso quotidiano conserva
come
possibilità
inedita.
L’abitazione è infatti ideata per qualsiasi p. 65. Pianta e prospetto pp. 66-67. Spaccato assonometrico
64
target sociale e per soggiorni brevi, tra i quali la casa si svuota dell’apparato effimero e ritorna al proprio originale senso di
34 Mariabruna FABRIZI, Fosco LUCARELLI, La casa dove si può fare di tutto, in: Viceversa. Critiche di architetture, n.4, Aprile 2016, Torino, p. 37, [http:// www.zeroundicipiu.it/2016/04/05/viceversa-4-critichedi-architetture/], ultima cons. 5 novembre 2017.
Libro I
0
Scala 1:1000
7
10
20
30
40
proteggere dal caos della città esterna.
ambito:
Progetto architettonico realizzato autore: Alison Margaret Smithson, Peter Smithson luogo: Londra, Regno Unito anno: 1972 categoria: Multi-abitare socialista
che
impregna
L’intervento è pianificato per l’appropriazione spaziale, intesa come uso libero di alcuni spazi dedicati, affiancati alle abitazioni variabili tra singolo e duplice piano (duplex). la
produzione architettonica degli Smithson vede, nelle strutture a stecca spezzata di Poplar (Est di Londra), una completa dichiarazione
di
un
programma
che
travalica notevolmente il significato dello spazio
progettato
m
stabilizzazione comunitario, elemento da
Robin Hood Gardens
L’ideologia
50
affidandogli,
almeno
nella sfera ipotetica, la sorte delle persone e della città stessa. In questo senso la lettura dell'edificio, ormai in corso di demolizione,
Il grande dispositivo abitativo di convivenza non sembra però convincere l’opinione pubblica e, in un progressivo incalzare del dibattito sul reale valore del manufatto (le cui origini si rintracciano già dal giorno di fine lavori), questo finisce per corrodersi nella propria fisicità e nelle sue ambiziose proposte sociali, entrando dal 2015 nel processo ufficiale di demolizione.
deve necessariamente passare per l’uso e
Nel commento dei progettisti, il cosiddetto
l’interpretazione che la società ha operato
mass-housing coincide con un modo di
nei suoi confronti, rasentando la forma di
progettare che implica preventivamente una
fenomeno mediatico.
responsabilità assoluta dell’architetto36. Forse
I 213 appartamenti che costituiscono questa esperienza di residenza popolare, testimone di un’interessante sperimentazione della
per questo motivo, a causa dell’eccessiva indeterminatezza e democraticità di alcuni spazi a fianco dell’esacerbato controllo che trasuda il progetto stesso, l’intero sistema
prefabbricazione nel calcestruzzo armato,
costruito, pretenziosa visione ideologica, è
sono esplicitamente ispirati alla scalarità
stato frammentato e frainteso da un vortice
attraverso la quale la forma urbana entra
mediatico che lo ha condotto a una morte
in quella dell’edificio, nel tentativo di
coatta, forzata dalla stessa società per la
fornire uno strumento capace di migliorare
quale, a distanza di qualche decennio, il
la vita a tutti i cittadini. Ecco che le nuove
progetto era stato ideato.
strade di quartiere si traducono negli elementi
architettonici
dei
ballatoi
(le
cosiddette streets in the air35). Tali strumenti distributivi, dalle dimensioni volutamente generose, sono i perni della lettura del manufatto. Questi spazi, da meri elementi di connessione, divengono luoghi di scambio e contatto sociale tra gli abitanti oltre che di osservazione panoramica sul grande parco interno e sullo skyline circostante.
Riferimenti essenziali Karl ERIKSSON, Robin Hood Gardens: A Choreographic Demolition, Chalmers University of Technology, Master Thesis, Göteborg 2014. Nial HOBHOUSE, Louisa HUTTON, Bruno KRUCKER, Architecture is not made with the brain. The labour of Alison and Peter Smithson, Architectural Association, Londra 2005. Alison Margaret SMITHSON, Peter SMITHSON, The charged void. Architecture, The Monacelli Press, New York 2001.
Altro spazio dai molteplici usi è il citato parco, nel quale una stratificata appropriazione decennale ne ha consolidato il ruolo di p. 69. Pianta e prospetto pp. 70-71. Spaccato assonometrico
68
35 Nial HOBHOUSE, Louisa HUTTON, Bruno KRUCKER, Architecture is not made with the brain. The labour of Alison and Peter Smithson, Architectural Association, Londra 2005, P. 32.
Libro I
36
Ivi, p. 37.
0
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8
1
2
3
4
ambito:
Iniziativa politico-sociale autore: Varie associazioni, Governo degli USA luogo: USA anno: 2000 categoria: Crono-abitare piano
assistenziale
m
attivarsi
Transitional Housing
Il
5
statunitense
nei
nel
sociale,
determinandone
addirittura drastici cambiamenti. Il soggiorno breve è obbligato: teoricamente, una volta ottenuta l’opportunità, gli abitanti dovrebbero potersi reinserire nella società, trovando un lavoro e un’abitazione propria.
confronti dei senzatetto e di altre categorie
Il ruolo idealmente assegnato a singoli
sociali in condizioni marginali prevede
edifici non è mai stato tanto determinante.
il coinvolgimento dell’oggetto casa non unicamente come fine indipendente dalle misure prese ma direttamente con mezzo, vettore
del
cambiamento
sociale;
per
questo la descrizione del significato di dette iniziative comporta una focalizzazione sulle transizioni tra gli spazi della città, filtri di una rinnovata situazione individuale categorica.
La parvente chiarezza dei contenuti sulla carta, tuttavia, non rende giustizia all’effettiva inconsistenza pratica che genera. Sul piano concreto il numero di scenari progettuali possibili atti al recupero dei senzatetto e al loro reinserimento nella società, oltre che essere talmente ampio da divenire inutile, si palesa quale azione disattenta nei confronti
Il piano di legge statunitense 24 CFR 91.5
delle reali condizioni e dinamiche abitative
definisce il progetto Transitional Housing
dei diretti interessati le quali, caso per caso,
come segue:
andrebbero analizzate accuratamente per una previsione qualitativa e quantitativa
[…] a project that is designed to provide housing and appropriate supportive services to homeless persons to facilitate movement to independent living within 24 months, or a longer period approved by HUD […]37. Sulla scia delle direttive scritte, varie associazioni e iniziative a scopi benefici attuano, ciascuna secondo gli strumenti e i mezzi a disposizione, il programma riabilitativo. Si tratta, dunque, di un processo ad ampio coinvolgimento che necessariamente, in una lettura filtrata da meccaniche progettuali, coinvolge spazi urbani che possono diventare
di
(non
Riferimenti essenziali Gwendolyn A. DORDICK, Recovering from Homelessness: Determining the “Quality of Sobriety” in a Transitional Housing Program, in: Qualitative Sociology, vol. 25, n. 1, Marzo, Baltimora 2002, pp. 7-32, [https://link.springer.com/article/10.1023%2FA%3A1014331106267], ultima cons. 25 settembre 2017. Executive departments and agencies of the Federal Government, Code of Federal Regulations (annual edition), Title 24 - Housing and Urban Development, Federal Register, Washington, 2000. Transitional Housing, in: Transitional Housing, [https:// www.transitionalhousing.org/], ultima cons. 25 settembre 2017.
caratterizza l’ambiziosa missione politica. Il passaggio diretto dei soggetti interessati dalla strada ad abitazioni munite di tutti i servizi e i comfort necessari, acquista valore come opportunità di riscatto, assumendo quindi come l’architettura possa realmente
72
architettura
necessariamente fisica) transitoria.
attivi, intrisi dello stesso dinamismo che
p. 73. Pianta e prospetto p. 74. Spaccato assonometrico
un’eventuale
37 Executive departments and agencies of the Federal Government, Code of Federal Regulations (annual edition), Title 24 - Housing and Urban Development, Federal Register, Washington, 2000, p. 519.
Libro I
0
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0,5
1
1,5
2
2,5
m
anche da anziani e bambini e le poche risorse
SuperAdobe System
necessarie si trovano ovunque.
ambito:
Tecnologia costruttiva autore: Nader Khalili luogo: Hesperia (California), USA anno: 1995 categoria: Auto-abitare
La validità della tecnica si palesa negli esiti progettuali che essa comporta: costruzioni perlopiù a cupola (dovuta all’accorciamento
La dimensione del brevetto, in certi casi, può assumere una tale pienezza da diventare la vera generatrice di modelli e tipologie
progressivo dei corsi) facilmente abitabili sia per rifugi di breve durata che per lunghi soggiorni.
nell’architettura, caratterizzati da velocità,
La tecnologia emergenziale non manca,
semplicità ed efficienza.
nella visione del proprio ideatore, di un
Le forme abitative suggerite dalla tecnica, sviluppata
nei
laboratori
del
CalEarth
campus di Hesperia, sono necessariamente da considerare unitamente alle condizioni per le quali sono state ideate e agli attori che mettono in gioco. Il sistema costruttivo ideato dall’iraniano Nader Khalili conserva in sé, quasi come scritto nel
dna
9
della propria storia, i
presupposti ideologici che fanno da sfondo a tale tecnica: si tratta infatti di una delle tante risposte alle condizioni di estrema crisi,
pizzico d’ironia: le sacche di sabbia e il filo spinato sono tipicamente presenti nei campi militari e negli scenari bellici; l’utilizzo degli stessi elementi per assistere sfollati e garantire dignitose abitazioni a tutti è un paradosso degno di nota. L’estroversione di un dettaglio costruttivo può, quindi, arrivare anche a segnare profondamente la forma delle abitazioni che costituisce, oltre che le politiche di realizzazione dei campi d’accoglienza e delle relazioni sociali post-disastro.
particolarmente in seguito a disastri naturali o bellici. Il SuperAdobe è stato adottato
Riferimenti essenziali
tanto in Iraq quanto in California (dopo i terremoti degli anni ’90) ma ha visto studi ed esperimenti diretti a un ipotetico utilizzo persino su suolo lunare o marziano.
CalEarth, in: CalEarth, [http://www.calearth.org/], ultima cons. 5 novembre 2017. Ronald RAEL, Earth Architecture, Princeton Architectural Press, New York 2008, pp. 182-183.
Consistente in sacche per la sabbia in polipropilene tra i 35 e i 46 cm circa di diametro (che superano anche il kilometro e mezzo in lunghezza), riempite con terra (ed eventuali additivi locali), legate tra loro da un sistema a ricorsi progressivi attraverso del filo spinato e rifinite esteriormente con malte naturali a base di sabbia e talvolta limone
(per
l’impermeabilizzazione),
il
dispositivo ha una matrice dichiaratamente sociale. L’aspetto interessante risiede principalmente nella trasposizione di valori etici e di democraticità messi in campo anche in una situazione di emergenza: la posa in opera è talmente semplice da poter essere effettuata
Modi di abitare
p. 76. Pianta e prospetto p. 77. Spaccato assonometrico
75
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di lavoro (allineandosi alle esperienze di
The Income Home
work from home statunitensi) o come piccola
ambito:
Progetto architettonico da realizzare autore: Rural Studio luogo: Newbern (Alabama), USA anno: 2016 categoria: Multi-abitare, Crono-abitare
abitazione affittabile a terzi. L’attenzione posta ai flussi degli occupanti si evidenzia e risolve nell’elemento del portico. Questo assume la connotazione di meccanismo
Dappertutto negli Stati Uniti, il cosiddetto
flessibile capace di garantire al sistema
Household Income (ovvero la condivisione
d’ingresso una forma di coesione o d’intimità
degli
prestazione
in base ai differenti usi. La variazione di
retribuita) è un fenomeno sempre più
scenario trova nello spazio aperto coperto
frequente come reazione alla crisi economica
uno strumento livellatore tra le differenti
ormai acuta. Il tema di ricerca dal quale
sfumature che l’edificio assume nel corso del
scaturisce il progetto indaga, dunque, gli usi
tempo.
spazi
abitativi
come
molteplici delle abitazioni statunitensi. Una
decisiva
quanto
La realizzazione dell’opera è semplice ed
necessaria
economica: il montaggio, rigorosamente
semplificazione conduce chiunque cerchi di
a secco, e la primitiva geometria estrusa
comprendere i disegni tecnici del progetto
dell’abitazione
all’individuazione di due temi fondamentali:
la realizzazione agli stessi progettisti (gli
la redditività derivante dall’affitto di alcune
studenti della Scuola di Architettura della
stanze della propria abitazione e la possibilità
Auburn University) e l’ambizioso programma
di lavorare da casa.
di
Su una pianta fortemente allungata si dispongono
due
edifici
separati,
dalle
pareti in pannelli lignei dotati di uno strato altamente isolante e rifiniti in lamiera sagomata, connessi tra loro da un portico d’accesso (un unico tetto a falda) e dal
permettono
contenimento
dei
di
costi
affidare
dovrebbe
mantenere le spese complessive (dal concept alla consegna del manufatto) sotto i 20.000 usd.
Il progetto è rivolto agli abitanti meno
abbienti del territorio rurale della Hale County e predispone soluzioni per una sostenibilità abitativa a 360 gradi.
basamento lapideo. La forma dell’intervento
In entrambi i casi, che parte della casa
e l’isolamento dei due blocchi distinti
diventi luogo di lavoro o venga affittata a
permettono di godere dei vantaggi di una
terzi, Rural Studio offre l’opportunità di
ventilazione naturale trasversale oltre che
concepire la residenza come un congegno
della protezione dai raggi solari garantita
che, oltre a ospitare, genera un introito
dall’accentuato
aggetto
falde
di
familiare
costituito
da
Riferimenti essenziali
delle
copertura. Il
nucleo
principale
è
un’abitazione che ospita quattro persone, mentre il blocco minore è progettato solamente per due. Nell’ottica di un uso
Rural Studio, The Income Home, in: Rural Studio/ projects, [http://www.ruralstudio.org/projects/20k-v20], ultima cons. 14 ottobre 2017.
degli spazi capace di generare un ritorno economico,
la
porzione
di
abitazione
addizionale si caratterizza per la sua adattabilità e l’uso flessibile dello spazio (è dotata anche di un cucinino e un bagno p. 79. Pianta e prospetto p. 80. Spaccato assonometrico
78
indipendenti). La struttura residenziale secondaria può, infatti, essere destinata a semplice protesi residenziale, a spazio
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si possono rintracciare in essa non solo i
La Vie mode d’emploi ambito:
Romanzo autore: Georges Perec luogo: Parigi, Francia anno: 1978 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare
segni fisici dell’attuale uso o non uso (in certi casi alcuni appartamenti sono in attesa di un nuovo abitante) ma anche, sempre nella lettura particolareggiata delle tracce, delle precedenti utenze e delle loro storie,
L’invenzione è spesso alla base del progetto
finendo per passare dalla descrizione di un
di un edificio. L’invenzione è spesso alla
oggetto a lunghe digressioni sulla vita o sulla
base della stesura di un romanzo. Perec
professione specifica della persona ad esso
fonde i due prodotti in un unico, usando la
connessa. In questo senso la componente
materia del secondo e la sostanza del primo,
temporale prende parte in un discorso
inventandosi un condominio di nove piani
che
fuori terra nel quale giocare con le storie
tridimensionalità della realtà.
degli inquilini, sovrapporle e incrociarle, avvalendosi della metafora delle tessere di un unico grande puzzle.
11
sembra
unicamente
fissarsi
sulla
Gli abitanti, in generale, rappresentano, a più riprese, le differenti stanze della propria abitazione e il loro uso molteplice
Nonostante la sola possibile comprensione
e vario, l’impronta plasmata vera e propria
passi per la lettura integrale del testo, per
dell’utilizzo dello spazio su sé stesso.
una breve esposizione dei fatti salienti, che rendano il romanzo fondamentale per le analisi abitative contemporanee, ci si può avvalere dello studio della tecnica espositiva dell’autore, di come appunto egli giochi con i soggetti ma soprattutto con gli oggetti inanimati.
In circa 500 pagine si ha la possibilità di apprezzare una vita intera concentrata in un fabbricato, una vita che intreccia storie di oggi e di ieri, una vita in cui appartamento e abitante si fondono assieme così
da
modificarsi
vicendevolmente
proprio perché entrambi sono soggetti vivi
La pianta e la sezione dell’ideale fabbricato
e attivi e, cambiato inquilino, anche la casa
parigino
cambia, se non materialmente, nel proprio
-
situato
nel
diciassettesimo
arrondissement - favoriscono una lettura
comportamento di oggetto inanimato.
matematica e ordinata dei fatti: il procedere dei racconti segue una precisa gerarchia che prevede movimenti codificati, come su una scacchiera, da una casella/appartamento a un’altro. Nell’incalzare dei racconti, solo
Riferimenti essenziali Georges PEREC, La Vita istruzioni per l’uso, traduzione di Daniella Selvatico Estense, BUR, Milano 2016.
apparentemente privi di interconnessioni tra loro, un ruolo di primordine è ricoperto da spazi, arredi e oggetti che caratterizzano ogni abitazione: le storie degli inquilini sembrano coincidere con quelle delle dimore e la maniacale descrizione di ogni dettaglio -segno tipico dello scrittore francese- segnala spesso un accanimento su alcuni aspetti che finiscono per caratterizzare non solo il soggetto particolare ma anche tutto il suo intorno; una sorta di diffusione virale della minuzia. Ciascuna cella coincide con un capitolo e
Modi di abitare
p. 82. Pianta e prospetto p. 83. Spaccato assonometrico
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4
di assemblaggio e smontaggio, la Casa
ambito:
Progetto architettonico realizzato autore: Santiago Cirugeda luogo: Siviglia, Spagna anno: 2004 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare
Puzzle si stanzia per soggiorni limitati in differenti punti di Siviglia, prediligendo i vuoti urbani. La costruzione più che
Sospesa sul sottile filo della propria esistenza una casa nomade ha come unica possibilità di sopravvivenza quella di inserirsi come un parassita in luoghi liberi capaci di accoglierla e di spostarsi da un luogo all’altro, scomporsi e ricomporsi attraverso un faticoso lavoro collettivo, una strategia urbana di natura spontanea e bottom-up. Casa Rompecabezas,
m
e non richiedendo maestranze per le fasi
Casa Rompecabezas
La
5
rappresentare un’architettura, assume il ruolo di meccanismo abitativo e definisce un’alternativa urbana al tema dell’abitare in condizioni marginali. Da questo punto di vista l’atteggiamento parassitario è una diretta
conseguenza
dell’avviamento
di
un processo che, per una scelta specifica, dialoga con le situazioni al limite della società. Il dualismo legalità-illegalità diventa
uno
dei
primi
esperimenti di Recetas Urbanas, è proprio questo, un dispositivo urbano errabondo, la
forse una soluzione inevitabile se si vogliono conseguire
con
coerenza
gli
obiettivi
prefissati da Cirugeda.
cui interpretazione (è stata definitivamente smontata nel 2004 e le foto sono poche e rare) non può essere altro che un fatto di sforzi, di lotte e tenacia sociali. Per ovviare al problema dei permessi di costruzione, l’architetto andaluso mette a punto una struttura componibile e smontabile in poche ore che può alloggiare senzatetto, abusivi, esibizioni artistiche e attività comunitarie in giro per la città; una casa che scappa insomma.
Riferimenti essenziali Sara DOTTO, Al limite. Tre storie sul vuoto di potere, in: Officina*, n. 5, marzo-aprile 2015, pp. 24-29, [http:// www.officina-artec.com/project/officina-05/], ultima cons. 5 novembre 2017. Nato THOMPSON, Living as Form. Socially Engaged Art from 1991-2011, MIT Press, Cambridge 2012, p. 130. Federica ZATTA, Le ricette urbane di Santiago Cirugeda, in: Artwort/ architettura, 29 settembre 2014, [http:// www.artwort.com/2014/09/29/architettura/ricetteurbane-santiago-cirugeda/], ultima cons. 5 novembre 2017.
La struttura ha dei costi davvero ridotti e si compone di semilavorati tutti assemblabili a secco: lastre di vetro, travi di acciaio e pannelli di cartongesso non verniciati. Il meccanismo giuridico che le consente di contenere le spese, limitandole ai soli materiali, risiede nella classificazione come una struttura non permanente, localizzabile in suoli privati previa autorizzazione dei proprietari
direttamente
interessati38.
Inoltre, la manodopera coincide con gli utilizzatori e non rappresenta una parcella aggiuntiva ma un’occasione di condivisone e di aggregazione tra abitanti. Utilizzando materiali perlopiù di recupero p. 85. Pianta e prospetto pp. 86-87. Spaccato assonometrico
84
38 Nato THOMPSON, Living as Form. Socially Engaged Art from 1991-2011, MIT Press, Cambridge 2012, p. 130.
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dispongono di doppio ingresso (anteriore
PREVI Project ambito:
Progetto urbano realizzato autore: Kiyoneri Kikutaki, Noriaki Kurokawa, Fumihiko Maki luogo: Lima, Perù anno: 1968 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare PREVI–Proyecto Experimental de Vivienda , il quartiere sperimentale costruito sul finire degli anni Sessanta dalla generazione di architetti dell’avanguardia radicale internazionale riunitasi a Lima, in Perù, descrive una modello di crescita che intende conciliare il conflitto tra città informale e disegno urbano39.
e posteriore) e rispettivo giardino/cortile privato,
allineato
alle
strade
pedonali
longitudinali. Le varie stanze che costituiscono il sistema - unico e ripetibile schema urbano - sono idealmente moduli disposti su binari tra loro paralleli in differenti combinazioni possibili, verificabili nel momento della crescita del nucleo familiare: l’aggiunta di camere da letto, la saturazione dei piani terra o primi e la flessibile disposizione degli archetipi abitativi - da intendere nella loro accezione
Nello specifico la sezione affidata al progetto
funzionalista - sono tasselli di un quadro
di tre figure giapponesi, tra le quali spicca
unico che permette variabili in un disegno
indubbiamente il Pritzker Fumihiko Maki,
direzionato e rigidamente orchestrato.
è segnata da un sistema di espansione lineare, in una trama che definisce insieme limiti e opportunità di un preciso schema di sviluppo. L’esperienza peruviana della scuola metabolista rinverde la possibilità di osservare l’architettura per quello che essa, in una pianificata immagine di allargamento dei nuclei familiari.
Nonostante ciò, come sempre nelle storie dell’avanguardia
giapponese,
gli
esiti
finiscono per fuoriuscire dai piani e il controllo del progetto è naturalmente affidato, in questo fortunato e specifico caso, alla coerenza dell’intero intervento urbano (che comprende la contemporanea attività di 24 uffici internazionali d’architettura).
Diciassette abitazioni si raggruppano in due nuclei affiancati, composti rispettivamente da sette e dieci blocchi e separati da un’ampia piazza pubblica. Quattro di questi edifici (tutti caratterizzati da una dimensione longilinea) risultano leggermente più estesi in lunghezza degli altri tredici, purtuttavia la struttura distributiva e la suddivisione in ambienti
La struttura in calcestruzzo armato garantisce stabilità e durata al dispositivo evolutivo e l’idea di armonico sviluppo o decrescita in sintonia con i ritmi della società che popola l’ambiente urbano, rivolge l’attenzione su temi oggi all’ordine del giorno, nel dettaglio quotidiano di un’abitazione vissuta.
rimangono omogenee e non appaiono mai sconvolte.
Riferimenti essenziali
Queste ultime, in pianta, si costruiscono su due spazi affiancati: uno di larghezza 2,20m
(principalmente
destinato
alla
distribuzione verticale) e l’altro di 3,80 (nel quale si innestano le funzioni pulsanti dell’abitazione: cucina, zona giorno e bagni, oltre a una corte piantumata interna, utile
p. 89. Pianta e prospetto pp. 90-91. Spaccato assonometrico
88
Peter LAND, The Experimental Housing Project (PREVI), Lima. Design and Technology in a New Neighborhood, Universidad de los Ande, Departamento de Arquitectura, Bogotá 2015, pp. 224-235. Joseph Lluìs MATEO, PREVI Experience, in: digital Architectural Papers/ index, 13 luglio 2012, [https:// www.architecturalpapers.ch/index.php?ID=96], ultima cons. 5 novembre 2017.
alla ventilazione dei blocchi). Tutte le unità
Justin McGUIRK, PREVI. L’utopia metabolista, in: Domus web/ architettura, 21 aprile 2011, [https://www. domusweb.it/it/architettura/2011/04/21/previ-l-utopiametabolista.html], ultima cons. 14 ottobre 2017.
39 Justin McGUIRK, PREVI. L’utopia metabolista, in: Domus web/ architettura, 21 aprile 2011, [https:// www.domusweb.it/it/architettura/2011/04/21/previl-utopia-metabolista.html], ultima cons. 14 ottobre 2017.
PREVI, Experimental Housing Project, Lima Peru, in: Iqbal Aalam, 20 gennaio 2013, [https://iqbalaalam. wordpress.com/tag/kikutake-kurokawa-maki/], ultima cons. 5 novembre 2017.
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leggeri e reversibili, sembrano comunicare
Quinta Monroy Housing
una necessità morfologica che deriva da una
ambito:
Progetto urbano realizzato autore: Alejandro Aravena, Elemental luogo: Iquique, Cile anno: 2003 categoria: Crono-abitare, Auto-abitare
imposizione programmatica. Il senso temporale del progetto intende additare al programma di scalata sociale
Nello schizzo d’autore, dove con casette stilizzate si dichiara che l’inaccessibilità a una casa di 80 m non deve corrispondere 2
all’acquisto di un’abitazione più piccola da 40m2 bensì a quello di metà abitazione da 80, si potrebbe racchiudere buona parte del messaggio che questo progetto, dalla direzione inevitabilmente sociale, intende
affidato all’espansione delle cellule abitative: data la rigida suddivisione classista della popolazione cilena, Aravena prepara le condizioni per un riscatto e dona vita ai suoi edifici affidando a essi l’arduo compito di accompagnare gli abitanti nel processo. In questa versione, la temporaneità dell’abitare si ritrova esattamente nello scarto tra classe
diffondere40.
meno abbiente (quella che originariamente
Il quartiere a Iquique non è da intendersi
media (una volta ottenuti i mezzi economici
necessariamente come una sperimentazione,
per ampliare le proprie abitazioni ai massimi
perché gli esiti sociali e ideologici che si
consentiti dalla struttura rigida).
entra a far parte del quartiere) e classe
prefissa sono raggiunti esattamente come da programma: uno studio altrettanto accurato va dunque operato sui dialoghi che l’intervento instaura con chi lo va ad abitare
Secondo tale lettura, il progetto, al quale non si vuole sottrarre alcun merito o valore, si avvicina molto a un’azione dalla forte
e negli intenti di chi lo ha progettato.
componente paternalistica che tenta di
Incasellato in un ampio programma di
sfere progettuali in modo forzato, e quindi
lotta all’abusivismo nei quartieri cileni più
con un vizio di forma che nega i presupposti
marginali, il progetto firmato Elemental
necessari a una reale responsabilizzazione
Cile (e, vien da sé, Alejandro Aravena) del
popolare.
sposare (o se non altro di far incontrare)
quartiere residenziale periferico incontra i temi centrali dell’auto-costruzione e della flessibilità programmata. L’opera si può suddividere in una semplice struttura base composta di blocchi di tre piani fuori terra in calcestruzzo armato, progettata, costruita e consegnata ai futuri residenti, e in un sistema leggero di aggiunte (principalmente lignee), ideate e montate dagli stessi abitanti
Riferimenti essenziali Alejandro ARAVENA, Andreas IACOBELLI, Elemental. Manual de vivienda incremental y diseño participativo, Hatje Cantz, Berlino 2016, pp. 81-190. Elemental, ABC of Incremental Housing, in: Elemental Chile/ projects, [http://www.elementalchile.cl/en/ projects/abc-of-incremental-housing/], ultima cons. 25 ottobre 2017.
una volta insediati. La contrapposizione tra hardware e software è quindi controllata da
un
rigido
sistema
predefinito.
In
questo senso, le limitazioni si trasmettono in maniera direttamente proporzionale anche al risultato estetico delle aggiunte (espansioni degli spazi abitativi): queste, realizzate con tecniche semplici e materiali p. 93. Pianta e prospetto pp. 94-95. Spaccato assonometrico
92
40 Alejandro ARAVENA, Andreas IACOBELLI, Elemental. Manual de vivienda incremental y diseño participativo, Hatje Cantz, Berlino 2016, p. 16.
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un prodotto praticamente costruibile da
La Tuminera ambito:
Progetto architettonico realizzato autore: Robetto Gabetti, Aimaro Oreglia d’Isola luogo: Bagnolo Piemonte (Cuneo), Italia anno: 1980 categoria: Multi-abitare Quando la contaminazione degli ambienti residenziali è rappresentata dalla giunzione con gli spazi del lavoro, e il lavoro è di natura agro-pastorale,
6
un
gesto
architettonico
che rilevi tale contatto può rivelarsi, oltre che utile, profondamente interessante ed
chiunque e pronto per l’uso, scommettendo sulla prefabbricazione, sull’uso di larice, mattone e lose di Luserna e sulla ripetizione. Sul limite occidentale, il principale accesso alla parte produttiva è sottolineato da una sorta di pantalera rivisitata. La scansione dettata dai pilastri a doppio puntone domina la facciata principale ed esaspera il senso di verticalità in corrispondenza della colombaia, una sorta
educativo.
di landmark dell’intervento.
Nella cornice rurale di Bagnolo Piemonte la
I due blocchi edilizi distinti sono uniti
coesistenza di spazi per abitare, per produrre il formaggio e per venderlo, si condensa in un solo oggetto lineare. Quest’ultimo, attraverso un’osservazione attenta dei suoi elementi archetipici - il portico, i pilastri, il tetto e il setto murario - può considerarsi compreso se non altro negli esiti costruiti, in questo caso abbastanza vicini all’idea originale degli architetti. Lo sviluppo orizzontale del complesso edilizio denuncia una successione degli ambienti: il pilastro ruotato, le vetrate a tutta altezza e la profondità che acquisisce lo sporto del tetto, assumono un ruolo centrale nell’informare esternamente l’aggancio della residenza vera e propria al corpo produttivo/ commerciale. La sottile soluzione spaziale incisa dal segno, invece di comunicare una
dalla doppia falda di un unico sistema di copertura segmentato e in facciata collegati dal lungo (e immaginariamente infinito) muro di spina longitudinale. Tra i due blocchi si colloca un patio libero d’ingresso, inteso come elemento che concede respiro al sistema, garantendo una certa quota di modifiche e adattamenti durante la vita dell’edificio. La residenza accoglie dunque una serie di dettagli di piccole e grandi dimensioni che si ripetono e si sovrappongono tra loro, rincorrendosi con armonia lungo una lama di mattoni e amalgamando quello che solo nella modernità sembra essere stato frainteso come un dualismo insanabile: la contrapposizione tra luogo di lavoro e spazio della casa.
cesura interna, testimonia un’abitabilità che si destabilizza positivamente. Il ritorno alla bottega-abitazione non è troppo lontano dal concetto che la Tuminera intende evidenziare. La struttura a nastro con ambienti in
Riferimenti essenziali Alfonso ACOCELLA, L’architettura di pietra, LucenseAlinea, Firenze 2004, p. 624.. Francesco CELLINI, Claudio D’AMATO, Gabetti e Isola. Progetti e architetture 1950-1985, Electa, Milano 1985, pp. 126-129.
successione è la risposta che i due architetti piemontesi elaborano per una rinnovata condizione della residenza in campagna, dove
l’invenzione
contemporanea
è
segnalata da una proposta estremamente p. 97. Pianta e prospetto pp. 98-99. Spaccato assonometrico
96
innovativa: l’intero fabbricato è studiato dalle menti dei progettisti nel minimo dettaglio, in modo da poter consegnare al committente,
Libro I
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40
ambito:
Progetto urbano realizzato Giancarlo De Carlo luogo: Terni, Italia anno: 1974 categoria: Multi-abitare, Auto-abitare
La motivazione principale risiede invece
autore:
fronte
alle
m
all’intervento.
Villaggio Matteotti
Di
50
complessità
nel processo: l’architetto si affianca ai futuri abitanti e li accompagna nella definizione attiva del progetto delle differenti abitazioni urbane
accade spesso, quando urge un giudizio interpretativo di ciò che si osserva, di attivare quei reconditi meccanismi cognitivi atti alla semplificazione del reale, in grado di scovare l’essenza delle cose e ricomporla in un’immagine astratta e dunque più comprensibile.
che andranno a occupare. Rimaneggiando alcuni
concetti
dell’Advocacy
Planning
statunitense e dell’Opera aperta teorizzata da Umberto Eco, De Carlo diventa l’architetto al servizio delle persone e, progettando direttamente con loro (con tanto di modelli e schizzi), arriva alle soluzioni finali degli appartamenti, individuando la bellezza di 45 varianti.
L’operazione che il Villaggio Matteotti richiede per essere letto è proprio questa e, nello specifico, necessita di analizzare attentamente quelle che sono le ragioni della sua esteriore complessità, incrociando gli studi formali di larga scala con le soluzioni architettoniche di ciascuna abitazione, in una matrice morbida e reattiva composta dal capitale umano vero e proprio: il risultato è
Queste
ultime
caratterizzate
da
sono una
in
generale
certa
flessibilità
interna, dalla generosità degli affacci e dalla customizzazione delle forme come traduzioni materiali di necessità. La grande criticità, sorvolando sugli ostacoli politici ed economici che hanno impedito la completa realizzazione del quartiere
la lettura di un progetto, in un certo senso,
(che avrebbe dovuto alloggiare un totale
culturalmente anarchico, da intendere come
di 3.000 persone), si palesa con il tempo:
quel modello ideologico tanto caro a De
le generazioni successive di abitanti, non
Carlo.
vivendo nelle loro abitazioni ma in quelle dei
Su una griglia regolare s’impostano, in un’area periferica di Terni, 240 abitazioni, distribuite su blocchi in calcestruzzo armato
predecessori, non hanno colto le potenzialità del progetto, abbandonando, se possibile, quelle case su misura.
di tre piani e mezzo fuori terra in quattro stecche parallele. La viabilità automobilistica è ridotta all’indispensabile lungo una spina centrale e sul perimetro, mentre le reti pedonali e gli spazi di condivisione assumono un ruolo più che centrale: si tratta, infatti, di ambienti a volte stretti a volte ampi, a volte coperti a volte no, i quali, come un liquido in movimento, scavano le proprie vie di fuga nelle massicce moli cementizie. Tuttavia, non sono solo l’uso condiviso degli spazi, la presenza del verde, le distribuzioni p. 101. Pianta e prospetto pp. 102-103. Spaccato assonometrico
100
verticali e orizzontali ripetute e incrociate
Riferimenti essenziali Guido CAMPODONICO, Pier Giuseppe FERRO, Paola GAMBARO, Luigi LAGOMARSINO, Lino TIRELLI, Città per vivere? Risposte significative nell’Italia degli anni ’70, Sagep Editrice, Genova 1993, pp. 133-140. Giancarlo DE CARLO, L’architettura della partecipazione, Sara MARINI (a cura di), Quodlibet Macerata 2013. Margherita GUCCIONE, Alessandro VITTORINI (a cura di), Giancarlo De Carlo. Le ragioni dell’architettura, Electa, Milano 2005, pp. 46-51. Lamberto ROSSI, Giancarlo De Carlo. Architetture, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1988, pp. 120129.
o il segno deciso lasciato dalla passerella sospesa che taglia diagonalmente l’intero quartiere, a conferire una plasticità unica
Libro I
0
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sul quale far leva, anche nella psicologia
Qin-he Village shelter
collettiva.
ambito:
Progetto architettonico realizzato autore: Atelier-3 luogo: Taiyuan, Taiwan anno: 2011 categoria: Auto-abitare
La ripetizione identica dei blocchi abitativi a doppio livello è il prodotto dell’uso di elementi modulari montati a secco in loco.
A seguito di una grave catastrofe climatica la reazione del progettista è spesso quella di produrre manufatti che proteggano, che
La struttura a telaio metallico è attenta alla tradizione costruttiva taiwanese in una traduzione materiale dal legno all’acciaio.
allontanino le paure e diano sicurezza agli
Particolarmente emblematici sono i tetti a
abitanti superstiti. Si tratta di edifici il cui
doppia falda, dalle dimensioni generose,
fine ultimo è durare nel tempo.
in
Piuttosto che indicare condizioni abitative future temporanee e imprevedibili, queste case taiwanesi manifestano un’instabilità genetica
radicata
nel
passato;
solo
analizzando i motivi che le hanno generate
sagomata
zincata:
questi
tra due volumi edilizi, un luogo aperto e protetto, da poter condividere con il vicinato, in un flebile quanto speranzoso tentativo di riconnessione comunitaria. Fondamentale è il coinvolgimento sociale
situazioni critiche parzialmente risolte o
degli abitanti i quali, sopravvissuti alla
come tentativi di risposta.
tragedia, entrano a far parte del processo
di
Atelier-3,
dell’architetto
Hsieh
esemplificativa
di
d’emergenza risolvere
sotto
la
guida
Ying-Chun,
è
quell’architettura
qualitativa
celermente
che
ed
tenta
di
efficacemente
dei gravi problemi sociali conseguenti a catastrofi di media e larga scala. Il caso specifico nasce dalle devastazioni dell’agosto 2009 in seguito al tifone Morakot in tutta l’area meridionale di Taiwan. La
ricostruzione
di
un
villaggio
completamente raso al suolo non è un compito
semplice:
il
progettista
deve
interfacciarsi con il tema della residenza nella sua più cruda e aspra immagine, in condizioni di pericolo diffuse, con una collettività disperata, una marcata scarsità
costruttivo, in un meccanismo nel quale l’architettura si fa attiva nella psicologia. Le tecniche costruttive, infatti, rappresentano un insieme di soluzioni già brevettate dai progettisti, unitamente con l’impresa edile, e sono quindi alla portata di tutti, giovani e anziani, donne e uomini: l’orizzonte dell’inclusione si fa anche collaborazione, contribuendo a tempi e costi di un progredire quanto mai urgente.
Riferimenti essenziali Atelier-3 & Design For People, Qin-he Village shelter, in: Atelier-3/ Post-disaster reconstruction works, [https:// www.atelier-3.net/88-1qinhe-village-shelter], ultima cons. 5 novembre 2017. Fast & Easy, in: Atelier-3/ Introduction, [https://www. atelier-3.net/blank-12], ultima cons. 5 novembre 2017.
di risorse e la necessità di finalizzare delle soluzioni nel minor tempo possibile. Per questo motivo il villaggio è ricostruito con
104
lamiera
garantiscono, nello spazio che intercorre
le si può leggere come manifestazioni di
L’opera
p. 105. Pianta e prospetto pp. 106-107. Spaccato assonometrico
m
tecniche
moderne
ma
in
chiave
reinterpretativa di certi schemi diffusi nella tradizione del luogo. La doppia anima di presente e passato, strumentale alla ricostruzione futura, è il principale elemento
Libro I
108
Libro I
L’‘Aquila come laboratorio Sta hoggi L’Aquila composta di cumuli di pietrame sempre più fitti, a mano a mano che ci s’addentra in essa dove s’infittivano le case, con rare fabbriche pencolanti e uomini che s’aggirano tra di esse. Le case sono state unite in mucchi di pietre per liberare le vie, questo hanno fatto gli uomini. Non potendo levarle, le ammucchiano, affinché della città tornino a luce almeno gli spazi vuoti ch’erano, giacché quelli pieni più non sono.
Giovanni D’Alessandro, 20155
capaci di consegnare alle generazioni future
L’Aquila 2009-2017
un organismo ribollente, un sistema nel quale abitare al di sotto e al di sopra di strati intrecciati, in altre parole una città ancora
Quando nel 1816, René Laennec inventò lo stetoscopio, il medico francese inaugurò la
pratica
dell’auscultazione.
La
diretta
comunicazione tra corpo del paziente e specialista dimostra la possibilità di un accesso non mediato alle informazioni materiali di un dato ente, superando i pareri soggettivi e le congetture spesso fuorvianti normalmente in atto1. La pratica assume quindi un valore quasi ontologico nella conoscenza degli oggetti in quanto tali, ignorando, una volta tanto, le diffuse opinioni, i luoghi comuni e i depistaggi pianificati. Approcciarsi
alla
realtà
aquilana
non fosse prima. La complessità però non sempre significa fatica di lettura e, talvolta, può essere preferibile. Come suggerisce Robert Venturi: I am for richness of meaning rather than clarity of meaning; for the implicit function as well as the explicit function. I prefer both-and to eitheror, black and white, and sometimes gray, to black or white. A valid architecture evokes many levels of meaning and combinations of focus: its space and its elements become readable and workable in several ways at once2. I molti livelli di significato sono più che
degli
rintracciabili nella città territorializzata ai
ultimi anni richiede, a parere di chi scrive,
piedi del Gran Sasso. Le contraddizioni non
un metodo investigativo, un approccio
sono mai implicite ed ogni aspetto, seppur
imperniato sull’interpretazione dei fatti della
antitetico rispetto al precedente, si palesa
città, dei modi di viverla ma soprattutto di
nella concretezza dei segni del vissuto. Se
abitarla, che imponga lunghe camminate,
nel centro storico esistono forme dense
osservazioni dirette, riflessioni, annotazioni,
dell’abitare, nelle periferie le relazioni
disegni e pensieri rigorosamente sul campo.
tra le case sembrano scomparire, in un
Se si potessero auscultare tutte le abitazioni
vortice disaggregante, come spesso accade.
di una città, e quindi una dimensione
Se nel centro antico di L’Aquila gli edifici
urbana, il metodo potrebbe plausibilmente
invecchiano, come tutto, nello stesso luogo,
concretizzarsi in una completa introduzione
alcuni restauri portano a nuove vite infinite
fisica nei flussi urbani, per comprenderli
le architettura, immortalando artificialmente
dall’interno e, invece di accettare a occhi chiusi le questioni sollevate dai media, ritornare
alla
radice
della
faccenda
per porsi le giuste domande prima di rispondere a dei cosiddetti giusti problemi. Tutta questa retorica introduttiva rischia però di vacillare di fronte alla reale complessità
della
città
contemporanea,
in particolare se questa città è L’Aquila. In soli otto anni, il tempo, i fatti, la gente,
una condizione presente o passata. Se le fabbriche e le vaste distese di abitazioni costruiscono
ininterrotti
prolungamenti
di quella che una volta si poteva chiamare città, poco distante la natura prospera sui pendii, ai piedi di vette a quasi 3.000 metri sopra il livello del mare. Se la notte la gente riempie i portici di Via San Bernardino e i locali di Via Giuseppe Garibaldi, di giorno gli stessi luoghi sono un via vai di operai e di
gli edifici, gli oggetti e la natura sono stati
imprenditori, tra protesi meccaniche mobili
Il testo è una rielaborazione della definizione di Auscultazione offerta da Lawrence Abu Hamdan consultabile su: Lawrence Abu Hamdan, Auscultation, in: Forensic Architecture/ lexicon, [http://www.forensicarchitecture.org/lexicon/auscultation/], ultima cons. 5 novembre 2017.
prende così forma, fomentata da un territorio
1
110
più complessa - si suppone - di quanto già
e finte facciate in acciaio. La città discorde
2 Robert VENTURI, Complexity and contradictions in architecture, The Museum of Modern Art, New York 1992, p. 16.
Libro I
che ne è un prodotto o viceversa. È chiaro
candidatura di un bene nella lista del
che le facoltà cognitive, in un paesaggio
Patrimonio
simile, possono confondersi e perdere di
pratica confrontarle con una differente
vista l’obiettivo della ricerca. Ecco quindi che
prospettiva. Quello che per il sito ufficiale
accorre in immediato aiuto la fissazione del
unesco
tema, l’assidua immagine dell’abitare come
equo,
elemento in sé immutabile ma manifesto
statali di riconoscimento dei beni e delle
in svariate forme e dimensioni. L’Aquila è
implementazioni eventuali in questo campo
un laboratorio perfetto a questo proposito:
per alcune nazioni, per Françoise Choay è
accettata e superata la complessità quasi
un processo planetario di industrializzazione
congenita nella città, si apprende che allo
culturale, patrocinato da una struttura
stesso modo, ma a un livello più profondo
fondamentalmente occidentale che non
e più intimo, il tema dell’abitare e del suo
raramente non comprende il significato
fenomeno materiale sia radicato tanto tra
di molte produzioni umane leggendo, per
le mura antiche quanto nelle periferie,
esempio, in un valore puramente religioso
coinvolgendo un territorio vasto -che nella seguente trattazione sarà sempre lo stesso,
Le linee che delimitano il concetto di abitare, in questa zona d’Italia, sono variegate e rendono necessaria una differenziazione iniziale e doverosa tra ciò che è e ciò che appare. Altrettanto indispensabile risulta la riflessione sui numeri e sui dati quantitativi che caratterizzano l’area
indagata,
documentazioni
sugli
abitanti e sulle abitazioni. A seguire, alcuni esempi descritti, caratteristici di L’Aquila e provincia, chiariscono di cosa si parli quando la residenza è un tema reale e pulsante e a quali conseguenze fisiche e situazioni locali possa condurre una sua crisi radicale. A concludere, l’analisi specifica delle residenze dei centri abitati si sposta sul piano dell’indagine dettagliata per la riscoperta di una storia non lontana, di abitudini, di modi di costruire e di soluzioni adottate capaci di definire una storia del presente propedeutica al progetto del futuro.
Una differenza sostanziale È una questione di punti di vista. Quando si leggono le motivazioni e le logiche di
un
che
sarebbe sempre buona
processo
tiene
conto
complesso delle
ma
strategie
una dignità architettonica e materiale3. La
per convenzione.
è
unesco,
convenienza
in
questa
scrupolosa
operazione di comparazione è da ritrovare nello scarto risultante. La verità, che secondo Heidegger è impossibile cogliere anche nel contatto con l’esistente, essendo tale approccio del vissuto solo valido per l’uomo che lo vive4, ha comunque delle sfumature differenti. Esperire le cose produce, in quest’ottica, un grado di conoscenza - pur sempre soggettiva - della verità intrinseca delle stesse (e non si parla qui della verità convenzionale) maggiore di quella che offre un accesso alla conoscenza che si otterrebbe unicamente ascoltando il gioco di rimbalzi di opinioni altrove fabbricate. Si spiega quindi come la contro-analisi che opera Choay sia in un certo senso più vicina al significato ontologico delle scelte della Commissione giudicatrice, derivando, a sua volta, oltre che da profonde riflessioni, dall’ascolto di un punto di vista differente: quello di un amico magrebino indignato a proposito di alcuni casi della suddetta lista. 3 Il confronto avviene tra: UNESCO, The Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention, in: UNESCO/ Guidelines, [http://whc.unesco.org/en/guidelines/] ultima cons. 5 novembre 2017; e: Françoise CHOAY, L’Allegoria del patrimonio, Ernesto D’ALFONSO (a cura di), Ilaria VALENTE (a cura di), Officina Edizioni, Roma 1995, pp. 138-139. 4 Martin HEIDEGGER, Segnavia, traduzione di Franco VOLPI, Adelphi, Milano 1987, pp. 143-145.
L’Aquila come laboratorio
111
Per L’Aquila questo tema è da approfondire
modifica nei suoi rapporti interni, destinata
e
a trasformarsi e a mutare nel breve periodo.
chiarire
perché
fondamentale.
innegabilmente
L’opinione
costruitasi
attorno
ed
è
a
luoghi,
comune
Pur non asserendo che la produzione
persone
scientifica voglia adeguarsi alle mode del
di
momento è innegabile come l’esito critico
di
sia sempre affine, comparabile e omogeneo.
una manipolazione dei fatti che produce,
Uno tra i tanti esempi potrebbe riguardare
gettando a peso morto il germoglio del
l’abitabilità del centro storico: secondo i testi
fraintendimento nel vortice dei luoghi
ufficiali e la stampa nessuno sembra vivere
comuni e dei sillogismi da bar, una cultura
questi luoghi, o meglio una generazione
generale e un vero pensiero tematico sul caso
di giovani psicologicamente deboli e privi
aquilano. L’arco cronologico considerato
di speranza. Una breve permanenza può
rappresenta, nei confronti della città e del
smentire facilmente questa tesi e riconoscere
suo territorio in generale, un processo
una condizione non stabile, indubbiamente,
di costruzione di giudizio diffuso che
la quale però non arriva alle estremizzazioni
semplifica eccessivamente i fatti, andando
che si vorrebbero diffondere (non si discute
letteralmente a livellare ogni differenza,
qui di sociologia e non si aggiungerà altro).
ogni contraddizione la quale, come espresso
La lettura del giornale è quindi una pratica
chiaramente in precedenza, è nel
dna
che, in questo caso, assume un significato
dell’abitare a L’Aquila. Di seguito non si
istruttorio e intende plasmare lettori e
elencheranno caso per caso le letture del
ascoltatori italiani con l’idea che in questo
fenomeno alla scala della stampa nazionale e
pezzo di nazione non si faccia nulla, tutto sia
internazionale, né si argomenterà la presente
immobile a spese dei contribuenti. Avendo
tesi con le differenze che sono conoscibili
a che fare con più di 600 cantieri attivi e
solo a occhio nudo, in un confronto diretto
quasi 1.800 da allestire tra le sole mura
con la città - non si tratta di una ricerca sulla
aquilane5, è chiaro che i processi siano molto
comunicazione e sulla mediatizzazione dei
più complessi del normale e di conseguenza
fatti d’architettura e non si intende esplorare
i tempi di allunghino. Tuttavia la gente
l’universo del dibatto tanto scientifico quanto
vive, abita in edifici nuovi, ricostruiti o
popolare con dei casi specifici. Si tenterà
restaurati e anche se, in particolare per
piuttosto di approcciarsi al tema attraverso
questi ultimi, esiste una diffusa tendenza alla
una lettura trasversale di quelle che sono
pubblicazione online di annunci di locazione,
le ragioni e i significati dei messaggi, come
le condizioni marginali, di un lento quanto
sempre fissandosi sul racconto dell’abitare,
difficile riassestamento abitativo, rendono
tanto negli usi dello spazio quanto nelle sue
l’instabilità
eventi
mediazione
un
perfetto
esempio
dell’informazione,
ossia
forme costruite.
forse
comprensibile.
La lettura differita rispetto ai fatti tocca
La produzione bibliografica e sitografica che
anche argomenti disciplinari e la critica
si è interessata al caso di L’Aquila negli ultimi
dell’architettura aquilana diventa un oggetto
8 anni è a dir poco sconfinata. Osservando
di massa, un argomento democraticamente
attentamente alcuni di questi punti di vista
maneggiabile. L’Auditorium nel Parco di
si possono cogliere sicuramente molte
Renzo Piano e la Paper Concert Hall di
differenze, più o meno sottili, ma una costante
Shigeru Ban diventano quindi un tema
è pur sempre rintracciabile: l’adeguamento
malleabile per tutti, critici o meno, mentre
a un pensiero attuale. Con attuale si
i progetti sulle abitazioni, la maggior parte,
intende qui sì una condizione istantanea, in
assumono
questo momento, ma anche una immagine contingente, soggetta a a una imminente
112
attuale
una
dimensione
d’interesse
5 USRA, Pratiche e Cantieri, in USRA, [http://www. usra.it/], ultima cons. 26 settembre 2017.
Libro I
limitato, oppure estraneo nel circolo delle
più evidente. Spostando l’attenzione sulle
aspre critiche, penalizzati comunque in
nuove costruzioni sparse nel territorio
partenza perché privi di una firma conosciuta.
aquilano,
Il tema dell’architettura griffata, spinoso
all’opinione di Antonio Calafati il quale, con
e rischioso, è qui citato solo per ricordare
deciso occhio critico, giudica le questioni
quanto, di fatto, le strumentalizzazioni della
politiche mosse al caso aquilano come segue:
torna
utile
il
riferimento
cultura e del pensiero di massa influiscano sulla percezione che si ha dei fatti e, nello specifico, limitino la conoscenza dei processi in atto e delle condizioni attuali nella provincia aquilana, spesso dimenticando ciò che accade - e non accade - nelle frazioni. Le abitazioni restaurate o in fase di restauro, ad esempio, al posto di essere osservate da tutte le angolazioni nelle quali si può indagare e comprendere il progetto d’architettura, vengono analizzate perlopiù a proposito
I diciannove blocchi residenziali che hanno realizzato in pochi mesi per circa 20.000 abitanti - localizzati, per scelta del Consiglio comunale, a replicare il policentrismo della città - sono stati un esperimento di grande interesse. […] Che poi non si sia stati capaci di realizzare quel progetto come il progetto stesso richiedeva, di capire i vincoli (e le opportunità) che avrebbe posto alla traiettoria dello sviluppo spaziale della città è un altro discorso. Ci sarebbero molte cose da imparare dagli errori fatti a L’Aquila - soprattutto da quelli fatti in buona fede. Bisogna però riconoscerli, comprenderli e discuterne6.
degli eventuali interessi illeciti che troppo spesso assumono frequenza sistematica.
In generale, da un’osservazione sul campo
Tristemente
di
di una durata di circa un mese - quindi
un sotto-mercato delle costruzioni che
forse indicativa ma affatto esaustiva o
vede nell’illegale la principale fonte di
risolutrice - si può constatare che L’Aquila
speculazione, si ricorda che i restauri,
come città storica si strutturi su isole
soprattutto di quegli edifici residenziali
urbane dense, a oggi ancora in parte prive
storici con gradi di tutela differenti (quindi
di
meno controllati negli esiti a fine lavori),
(attività commerciali, assenza di eccessivo
andrebbero anche letti da un punto di vista
inquinamento acustico, strutture pubbliche
metodologico e che i complessi abitativi che
fruibili e uffici amministrativi e così via) per
vengono restituiti ai proprietari subiscono
garantire a una città un sufficiente grado
talvolta operazioni di facciata poco attente
di abitabilità, che tendono a dissolversi
ai materiali originali, dettaglio questo che
verso la periferia. Questa si colloca su un
non ha solo valore nell’estetica ma anche e
piano geograficamente discendente per poi
soprattutto nel respiro e nell’invecchiamento
risalire allontanandosi dal centro. Le aree
naturali dei paramenti. Il messaggio si
periferiche sono caratterizzate da un’edilizia
risolve
le
residenziale abbastanza usuale, con nuove
condizioni dell’architettura e della città
forme di aggregazione nei pressi dei modesti
aquilane non siano nemmeno lontanamente
centri storici delle frazioni. Questi ultimi
impeccabili ma, allo stesso tempo, sarebbe
si presentano in buona parte inagibili e
necessario
interrogarsi
abbandonati, offrendo scenari tanto sospesi
e su quali punti esprimere un giudizio
quanto potenziali. Il fenomeno residenziale
soppesato, in modo da non regalare al
sembra subire una riduzione in quantità e
mondo un’immagine di affossamento che
densità, in forme inversamente proporzionali
non risulta veritiera, sempre che di verità,
rispetto
in termini heideggeriani, si possa discorrere.
topografico, inserendosi a pieno titolo in un
A
ammettendo
quindi
contribuisce
nell’accettazione
capire
intridere
l’esistenza
le
su
cosa
critiche
anche
un
che
giornalistiche processo
di
politicizzazione dell’informazione sempre
quella
funzionalizzazione
all’accentuazione
del
necessaria
dislivello
6 Il testo era disponibile sotto la voce seguente: Antonio CALAFATI, L’Aquila: il Progetto C.A.S.E. (II), [https://agcalafati.wordpress.com/2015/12/08/laquilail-progetto-c-a-s-e-ii/], ultima cons. 5 novembre 2017.
L’Aquila come laboratorio
113
paesaggio di natura montana appenninica. A
conclusione
indicatore,
è
per
possibile quanto
trovare puntuale
un e
contorno che lo influenzano. Storicamente, l’estensione da un’impronta
riassumere quel divario ormai consolidato
urbana composta di più centri poco distanti
tra ciò che accade e ciò che si pensa accada,
gli uni dagli altri a una dominata dal sistema
in una analisi dei dati reperibili a proposito
unico territoriale, sotto forma di matrice
degli affitti nel centro storico di L’Aquila
liquida connettiva, è un fenomeno recente.
[immagine 10]. Lo studio si rivolge al
In generale, un contributo decisivo alla
patrimonio architettonico abitativo ancora
saturazione degli spazi che costituiscono
sfitto (l’analisi è strutturata indicativamente
la citata rete urbanizzata, si osserva tra
sul mese di Settembre 2017) concentrato nel
il 1956 e il 19807, periodo della vera e
centro antico e nell’immediata periferia, con
propria saldatura tra i centri abitati storici
una superficie complessiva di poco superiore
e i quartieri periferici, perlopiù residenziali,
ai
disponibili
che indentificano il territorio intermedio.
riguardano i metri quadri offerti, i prezzi al
Nel dettaglio, tra le due date considerate
metro quadro e i modelli residenziali. Questi
la popolazione comunale aumenta di circa
ultimi, qui anticipati come tema al contorno,
10.000 abitanti (da 54.633 a 63.678) mentre
rappresentano
argomentativo
il tessuto edificato ha contato un incremento
del sotto-capitolo Elementi e a esso si
di quasi 6.000 unità (da 5.304 a 11.277)8.
rimanda per una più piena comprensione.
La maggior parte delle dinamiche abitative,
A questa fase della ricerca ci si limita a
oltre che degli esiti costruiti, del territorio
definire sbrigativamente e riduttivamente
aquilano come di altre parti della penisola,
le cinque forme abitative presenti nel
dipende dalle politiche urbanistiche di
diagramma: per complessi plurifamiliari lineari
questo arco temporale.
170ha.
Le
informazioni
il
cuore
rurale, i complessi plurifamiliari isolati sono una sorta di riduzione di scala delle palazzine residenziali, gli aggregati plurifamiliari composti indicano quei raggruppamenti densi dati dalla stratificazione temporale, i palazzi plurifamiliari isolati sono le palazzine mentre i palazzi plurifamiliari urbani coincidono con il modello palaziale storico. La maggiore offerta è rappresentata dai palazzi plurifamiliari isolati (forse per disponibilità sul mercato) e dai palazzi plurifamiliari urbani (forse per assenza di un contesto urbanizzato attivo).
114
il quadro nel quale s’inserisce e gli agenti al
parziale esso possa considerarsi, capace di
si intendono le case in linea di matrice
11. p. 115: Grafico proporzionale riferito alle offerte di locazione per il mese di settembre 2017 nel centro storico di L'Aquila secondo: modelli residenziali, canoni mensili e superifici calpestabili
la portata e le caratteristiche del fenomeno,
Assetto demografico e abitativo È evidentemente necessario, prima di lanciarsi in valutazioni e interpretazioni sulla condizione residenziale aquilana, fornire una serie di dati oggettivi per inquadrare
Le aree peri-urbane (rispetto al centro storico di L’Aquila e di alcuni altri di dimensioni risultano
discrete, in
generale
come più
Paganica) densamente
abitate, a parità di superficie residenziale edificata. Tale considerazione però, se calata nella realtà dei fatti può apparire più variabile e il luogo comune per il quale nella città antica più densa abitino più persone che in periferia, a parità di metri quadrati, può rovesciarsi attraverso la consultazione dei dati. Rappresentativo, a tale proposito, è 7 Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.3.1 - Periodizzazione dell’edificato, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina1265_ allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 8 Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.3.2 - Gli indicatori di evoluzione urbana, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina1265_ allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017.
Libro I
21 0
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€ 900
800
€
€ 750
700 €
210 €
200 €
1600 €
1500 €
1200 €
€ 1 0 00
€ 900
€ 900
€ 00 16
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m2
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Abitazione lineare
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40
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plurifamilia regato re Agg
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350
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800
o sociale Palazz
€
450 €
€
650 €
zzo urbano Pala
600 € 135 m2 70 m2
500 €
600 €
150 m2 95 m2
590 €
38 m2 600 €
550 €
44 m2
45 m2
75 m
42 m
380 €
550 €
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2
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2
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€
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Scala nominale 1:20000
0
500
1000
1500
2000 m
Arischia Popolazione: 1466 Stranieri: 266 Famiglie: 637 Abitazioni: 1241 Stanze stimate: 5212
Preturo Popolazione: 3357 Stranieri: 443 Famiglie: 1316 Abitazioni: 1760 Stanze stimate: 7392
Pettino Popolazione: 10421 Stranieri: 352 Famiglie: 4328 Abitazioni: 5588 Stanze stimate: 23470
Coppito, Pile Popolazione: 7108 Stranieri: 391 Famiglie: 2967 Abitazioni: 4515 Stanze stimate: 18963
Sassa Popolazione: 3800 Stranieri: 416 Famiglie: 1472 Abitazioni: 2097 Stanze stimate: 8807
Roio Popolazione: 3862 Stranieri: 214 Famiglie: 781 Abitazioni: 1479 Stanze stimate: 16212
12. Macro-zone della provincia aquilana e dati demografico-abitativi al 2014
Assergi, Camarda Popolazione: 1881 Stranieri: 171 Famiglie: 868 Abitazioni: 1953 Stanze stimate: 8203 Torrione, San Francesco Popolazione: 15134 Stranieri: 808 Famiglie: 7012 Abitazioni: 9423 Stanze stimate: 39577
Centro storico Popolazione: 7024 Stranieri: 185 Famiglie: 3584 Abitazioni: 7187 Stanze stimate: 30185
Paganica, Onna, San Gregorio
Torretta, Sant’Elia, Gignano Popolazione: 6270 Stranieri: 351 Famiglie: 2565 Abitazioni: 2433 Stanze stimate: 10219
Bagno, Monticchio, Pianola Popolazione: 5270 Stranieri: 434 Famiglie: 2165 Abitazioni: 3446 Stanze stimate: 14473
Popolazione: 7866 Stranieri: 1069 Famiglie: 3044 Abitazioni: 4502 Stanze stimate: 18902
La convenzione amministrativa di suddivisione del territorio in macro-aree è qui sfruttata al fine di fornire un quadro informativo sulle condizioni residenziali. Ciascuna scheda propone infatti dati che costituiscono un quadro generale di abitanti, stranieri, famiglie, abitazioni e stanze stimate distribuiti sul territorio. Le informazioni sono in parte interdipendenti, per cui le cifre di famiglie e stranieri compongono la popolazione e dalle famiglie deriva il numero di abitazioni e la stima delle stanze.
il confronto tra la macro-zona (su base prgc9)
escludendo i comprensori di Gran Sasso,
Centro storico e quella di Torretta, Sant’Elia,
Bagno, Roio, Paganica, Casaline Menzano
Gignano: la prima accoglie una popolazione
Santi, Sassa e Preturo).
di 7.024 abitanti (i dati sono aggiornati a dicembre 2014) con un capitale costruito di 7.187 abitazioni, la seconda ospita 6.270 residenti per 2.433 residenze. Un semplice rapporto e si può concludere che nel centro storico aquilano a ogni abitazione corrisponda circa un solo abitante mentre, nel secondo caso, ogni residenza accoglie una media di circa 2,5 abitanti.
è la struttura dei gruppi abitativi, ossia il numero dei componenti per ciascun nucleo familiare. In linea di massima, a tal proposito, si può affermare che nel 2014 la media familiare stava intorno a 2/3 individui per famiglia. Questo implica una tendenza a gruppi di dimensioni abbastanza limitate, distribuiti sul numero di abitazioni di ogni
Per contro, esistono anche altre zone
macro-zona. In questo senso, la proporzione
del
lontane
calcolata tra abitanti e numero di abitazioni
dai maggiori centri urbani) scarsamente
assume una dimensione maggiormente
popolate rispetto agli esempi in precedenza
concettuale: andrebbero, infatti, ponderate
illustrati. Degno di nota è l’esempio della
le famiglie sulle abitazioni. Ecco quindi
macro-zona Assergi, Camarda che occupa
che per la macro-zona Centro storico si
la maggior parte del quadrante superiore
ottengono due abitazioni per ogni famiglia
dell’area oggetto di studio. Questa non
(in questo specifico caso composta da una
colpisce eccessivamente per lo squilibrio tra
media di 1,96 individui per famiglia);
abitazioni e abitanti (di nuovo il rapporto
per Torretta, Sant’Elia, Gignano a ogni
è di circa 1:1) ma principalmente per la
famiglia corrispondono 1,05 abitazioni
vasta porzione di spazio non occupata da
(con 2,44 componenti familiari circa).
edifici se non puntuali e isolati. Si tratta,
Invece, ad Assergi, Camarda i rapporti
territorio
circostante
(più
infatti, di un territorio montano, nel quale le ragioni geografiche, come descritto qualche paragrafo fa, determinano naturalmente
famiglie/abitazioni e famiglie/abitanti sono rispettivamente di 0,44:1 e 0,46:1.
il livello antropico e, vien da sé, lo stato di
Sulla base degli stessi dati si può avanzare
abitabilità e urbanizzazione10.
un’ulteriore riflessione a proposito della
In una lettura territorialmente più ampia i dati, disponibili al 30 Settembre 201611, mostrano un quadro composto da oltre 69.000 individui per l’intera provincia di L’Aquila (comprese le frazioni) dei quali 40.000 circa provengono dal comprensorio solamente
aquilano
(in
altre
parole,
9 Comune L’Aquila, Nuovo PRG - Prima stesura, in: L’Aquila.gov/ Nuovo PRG prima stesura, [http:// www.comune.laquila.gov.it/pagina1643_nuovo-prgprima-stesura.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 10 Comune L’Aquila, Allegati al Documento Preliminare del Nuovo PRG. Cap I Il nuovo Piano Regolatore Generale, tavola I.4.5.1 - La demografia per le zone urbanistiche - anno 2014, in: L’Aquila.gov/ Allegati al capitolo 1, [http://www.comune.laquila.gov.it/ pagina1265_allegati-al-capitolo-1.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 11 Comune di L’Aquila, Sportello Settore Pianificazione ed Edilizia, Tabella dei dati riferiti agli abitanti, L’Aquila 2016.
118
Un altro dato di particolare interesse
struttura spaziale delle abitazioni nelle aree dove il territorio è stato convenzionalmente sintetizzato
(sempre
in
riferimento
al
2014). Comparando tra loro le tre macrozone prese a titolo d’esempio (Centro storico, Torretta, Sant’Elia, Gignano e Assergi, Camarda)
si
raccolgono
informazioni
interessanti sulla dimensione media delle abitazioni. Rapportando il numero di stanze stimato sulla totalità delle abitazioni si ottengono poco più di 4 stanze per cellula (corrispondenti allo spazio di quadrilocali in un ipotetico edificio di riferimento) nella macro-zona densa del centro storico e in quella ampia e dispersiva dominata da Assergi e Camarda. Attraversando i luoghi dell’abitare si può aggiungere
Libro I
una nota di distinzione qualitativa tra le
per i linguaggi formali e, in un certo senso,
caratteristiche delle abitazioni del Centro
tipologici dei quali si avvalgono, determinano
storico e quelle di Assergi, Camarda. Nel
una sorta di infrastruttura del territorio
primo caso gli edifici non sono in realtà
aquilano recente (dal 2009 a oggi) che ha
composti da troppi ambienti interni e
come presupposto la nuova costruzione o
questo fa presagire il conteggio come
l’adeguamento dello spazio libero in termini
unità edificate (e quindi come abitazioni
provvisionali. Le ragioni di tale disseminazione
nel complesso) di gruppi architettonici più
si intravedono nelle fasi emergenziali e post-
densi, uniti, nella schedatura, a costituire
emergenziali che l’area in analisi ha affrontato
un agglomerato unico, conteggiato come edificio residenziale a sé. Nel secondo caso, invece, la struttura abitativa appare più mista, a seconda della prossimità con i due principali nuclei abitativi e non pare possibile risalire, con una certa quota di certezza, dal numero delle stanze a un panorama abitativo principale dai caratteri
omogenei.
Sicuramente,
un
discreto contributo a tal proposito è da attribuire ai due complessi c.a.s.e. presenti sul territorio. Per quanto riguarda l’area periferica di Torretta, Sant’Elia, Gignano, il
in rapporto all’abitabilità e all’alloggiamento dei cittadini. Il panorama residenziale aquilano dunque, oltre a riosservare ciò che da tempo esiste, si è visto addizionato di nuovi elementi in un linguaggio già articolato i quali, per quanto criticabili negli esiti e nei presupposti ideologici, sono oggetto della presente analisi sotto le vesti di puri vocaboli aggiuntivi e contemporanei, da conoscere nelle loro azioni su un paradigma sociale
ormai
mutato
e
sul
panorama
architettonico in corso di trasformazione.
rapporto tra stanze e abitazioni è di poco
I tre casi riguardano nello specifico i
inferiore a tre. Questo può trovare ragione
nuclei residenziali del Progetto
nella vasta presenza di complessi residenziali
gli insediamenti cosiddetti Map13 e gli
isolati in raggruppamenti densi, nei quali le composizioni mediamente a trilocale riducono il consumo di spazio e ottimizzano metricamente l’area abitabile.
Una rete di luoghi inconsueti dell’abitare Le forme dell’abitare sono, ormai si può accettare
come
assunto,
estremamente
variabili. Di fronte a impellenti necessità, spesso questa eterogeneità può rendersi ancora
più
complessa
e
variegata,
disponendosi a un’intellegibilità sempre più criptica e contorta. Nelle righe che seguono si intendono approfondire tre modi di abitare lo spazio territoriale di L’Aquila che emergono per l’inserimento nello stesso campo causale e per la dimostrazione di una certa coerenza interna
riconoscibile
attraversando
il
paesaggio. Questi tre enti fisici costituiscono una rete di punti diffusa sul territorio e,
adeguamenti
in
Aree
di
c.a.s.e.12,
accoglienza14.
L’incrocio dei tre elementi e il sovrapporsi 12 Per approfondire l’argomento negli aspetti costruttivi e urbanistici si consiglia: Autori Vari, L’Aquila. Il progetto C.A.S.E. Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili, Maggioli, Santarcangelo di Romagna 2013. Per la parte più legata alle vicende politiche e di assegnazione consultare: Comune L’Aquila, Progetto C.A.S.E. e M.A.P., in: L’Aquila.gov/ Progetto CASE e MAP, [http://www.comune.laquila.gov.it/pagina40_ progetto-case-e-map.html], ultima cons. 15 ottobre 2017. 13 La descrizione generale del progetto si trova in: Protezione Civile, Map - Moduli Abitativi Provvisori, in: Protezione Civile/view dossier, [http:// www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier. wp?contentId=DOS322], ultima cons. 5 novembre 2017. Per avere alcune informazioni su specifiche costruttive e sulle strategie delle imprese costruttrici: Arealegno, Moduli abitativi provvisori in legno, in: Arealegno/ realizzazioni strutture in legno/ appalti e lavori pubblici, [http://www.arealegno.it/realizzazionistrutture-in-legno/appalti-e-lavori-pubblici/moduliabitativi-provvisori-in-legno--map.html], ultima cons. 5 novembre 2017.; Rubner Objectbau, Moduli Abitativi Provvisori, in: Rubner Objectbau/referenze, [http://www. objektbau.rubner.com/it/referenze/moduli-abitativiprovvisori-m-a-p-l-aquila-aq/12-28.html], ultima cons. 5 novembre 2017. 14 Comune L’Aquila, Le aree di accoglienza, in: L’Aquila.gov/le aree di accoglienza, [http://www.comune. laquila.gov.it/pagina1154_le-aree-di-accoglienza. html], ultima cons. 5 novembre 2017.
L’Aquila come laboratorio
119
13
degli
scenari
conseguenti
favoriscono
C.A.S.E. di Bazzano
una lettura più scorrevole del territorio, individuando
120
caso
come
Su
un
terreno
a
prato
non
troppo
riconducibile al proprio gruppo, grazie alle
attentamente
caratteristiche comuni e alle dimensioni
due massicci complessi abitativi di quattro
dei fenomeni. In totale si individuano
piani fuori terra. Quello più in lontananza
sul territorio, in forma sparsa, 19 siti
è costruito a un livello più alto del volume
21 insediamenti Map e 16 Aree di
in primo piano: essendo il terreno non
accoglienza, in generale databili tutti in un
orizzontale si è reso necessario l’adattamento
periodo compreso tra il 2009 e il 2013.
con sistemazioni a terrazze e ripide discese
Per la rappresentazione dei tre elementi si
erbose intercorrenti. Ancora più vicino allo
è scelto di adottare un modello descrittivo:
spettatore, due solitarie panchine vuote
attraverso il racconto di una fotografia
-accompagnate da un grigio lampione-
per ciascun caso, si persegue quell’idea di
denunciano
lettura dei segni materiali per desumere
scelta di posizionamento oltre che un uso
le informazioni direttamente dal campo
collaterale degli utenti: alcune scritte e
fenomenologico. Si tratta di immagini ad
segni di vandalismo rendono lecita la
altezza uomo, capaci di immortalare una
supposizione. A tergo, una strada asfaltata
condizione vissuta piuttosto che un quadro
è accompagnata da un basso fabbricato -
d’insieme. Le descrizioni, dopo un primo
destinato a locale tecnico - nell’ingresso al
blocco nel quale riportano in forma critica
piano terra del primo complesso abitativo.
gli elementi dell’immagine in un ordine
Quest’ultimo è infatti un cosiddetto piano
coerente, allargano il campo fotografico
pilotis per il ricovero dei veicoli, anche se la
a elementi non catturati dall’obiettivo,
snellezza lecorbusiana a cui la definizione
come varianti formali, usi dello spazio e
si riferisce sembra tradita dalle dimensioni
connessioni con il resto del territorio. La
delle sezioni circolari dei pilastri e dalla
meticolosa attenzione al dettaglio, ai colori,
goffaggine
alle atmosfere e all’utilizzo dello spazio
L’edificio, così grigio e buio sul piano di
regala un’istantanea dei modi di abitare
campagna, cambia colore e fattezze ai
questi luoghi.
tre piani superiori: la mescolanza tra un
c.a.s.e.,
13. Blocco residenziale del quartiere 'C.A.S.E.' di Bazzano
ciascun
Libro I
manutenuto,
una
degli
si
stagliano
probabilmente
isolatori
errata
sommitali.
intonaco dipinto, in una sorta di dialogo
un’abitazione, lenzuola stese su un parapetto,
tra un giallo navone e un giallo melone,
un armadio da esterni e un bidone per la
e una serie di dettagli e strutture leggere
raccolta dell’organico. Inoltre, due ragazze
in legno, fornisce un’immagine esteriore
sembrano colte a principio o termine di una
complessa, nella quale ai balconi, dai
corsa in compagnia.
parapetti ad assi orizzontali, si alterna un gioco di tavole legnose e variopinte, a demarcare il corpo scala. Il tetto, denunciato dal cordolo in verde rame, è a falda unica e si interrompe a scansioni regolari dettate dal ritmo volumetrico a bocchi, scelto per la composizione della stecca abitata. Una grande piastra che divide il piano terra dai superiori sembra fungere da balcone unico comune, affacciato su uno dei tanti panorami affascinanti dei quali si può godere da qui. A collegare il primo volume architettonico con
quello
retrostante,
una
scala
in
calcestruzzo armato fiancheggia la piastra dell’abitazione dipinta in giallo. Sullo stesso piano fotografico, ma in altri punti, elementi vegetali di un verde acceso corredano la composizione dell’immagine, uno dei quali occulta parzialmente la facciata del secondo fabbricato. Esso è profondamente diverso da quello appena visto. Innanzitutto si tratta di una stecca continua, senza le interruzioni vistose denunciate precedentemente. Lo schema identico della piastra sul piano dei parcheggi si eleva con l’impiego di cromie dell’ordine del beige e del grigio, in una composizione di facciata speculare nella quale ai modesti vuoti delle aperture balconate centrali fa da contrappeso la presenza,
Il complesso di edifici multipiano a stecca sotto il nome di
c.a.s.e.
rappresenta un
fenomeno abitativo particolare del territorio aquilano. Tale particolarità non risiede né nelle specifiche scelte strutturali né nello studio della forma esterna dei fabbricati, bensì nei caratteri sociali che lo spazio fallimentarmente assume. Pianificati come parti di veri e propri quartieri, i palazzi del progetto hanno assunto morfologie tra le più svariate (i progetti architettonici sono stati assegnati tramite concorsi a differenti professionisti e imprese) le quali, in quasi nessun caso, hanno dimostrato di poter ricostruire un senso di comunità, accortezza necessaria se si parla di un abitare insieme, nello stesso quartiere. Gli spazi comuni, sia interni sia esterni agli edifici si rivelano alcune volte troppo ridotti (gli interni) e altre eccessivamente estesi (gli esterni) finendo per non essere attivamente utilizzati dagli abitanti ma abbandonati perlopiù a sé stessi. Se un piano di alloggiamento per i cittadini è tecnicamente riuscito, un altro piano parallelo, quello di abitabilità degli spazi, sembra non avere raggiunto gli obiettivi minimi che i nuovi quartieri si erano prefissati.
alle due estremità, di cavità profonde, che sottolineano con tutta probabilità l’impianto distributivo verticale. La copertura metallica
Map di Bazzano
rettangolare è molto scura e, quasi a voler dichiarare l’ingombro complessivo in pianta,
Come in certe strade di San Luis Obispo o
si eleva a includere le geometrie regolari ma
di altre modeste realtà urbane californiane,
dinamiche del corpo di fabbrica sottostante.
due lunghe file di fabbricati a un piano si
Tra le due abitazioni ne spunta una terza
attestano su una via asfaltata centrale. La
che sembra assumere stilemi associabili alla
composizione dell’immagine è prettamente
seconda. I segni dell’abitare si manifestano
speculare e in primo piano, a destra e a
in vari punti della composizione fotografica:
sinistra, i due fabbricati che orientano il
due parabole satellitari, stendibiancheria
percorso lineare, dialogano da un lato con
sui balconi, alcune biciclette all’uscio di
un’area pedonale angolare e curvilinea
L’Aquila come laboratorio
121
14
in autobloccanti, dall’altro con un’aiuola
a metà della fila di destra) potrebbe avere
dalle stesse forme perimetrali, più simili
caratteristiche simili ai due precedenti ma
a spartitraffico che a spazi per il passeggio
una struttura leggera in legno, anteposta
o il contatto col verde. Le automobili sono
di fronte all’ingresso, probabilmente con
parcheggiate di fronte agli ingressi delle
funzione di veranda, non lascia trapelare
abitazioni e, a separarle da questi, dei
altre informazioni. Alcuni lampioni neri,
marciapiedi larghi circa due metri corrono
segni reiterati di una scansione prospettica,
per tutta la lunghezza del complesso
ricordano allo spettatore la tridimensionalità
abitativo. A precedere lo scalino dei percorsi
dello spazio. Sullo sfondo la mole di un
pedonali rialzati, due canaline di scolo
edificio abitativo a tre piani (parte di un
in calcestruzzo accusano nuovamente la
quartiere c.a.s.e.) si antepone alla vastità di
direzione lineare del sistema. Le due linee
brune vette appenniniche, sormontate da un
di fabbricati ripetono elementi modulari
cielo dalle calde sfumature di un tramonto
dai connotanti variabili se non per i tetti
che deve arrivare. Sui marciapiedi le tracce
a doppia falda in legno e i pluviali . Si possono distinguere tre modelli di abitazioni ripetute. Il primo (del quale fanno parte le due residenze in primo piano e alcuni blocchi a sinistra) ha uno zoccolino lapideo, persiane di un legno trattato e finiture in intonaco di un pallido beige. Il secondo (visibile solo al fondo della successione sia di sinistra sia di destra) ha caratteristiche affini al primo ma una colorazione esterna più 14. Via interna ai 'Map' di Bazzano
122
tendente all’arancio giallastro. Il terzo (del quale fanno parte le porzioni di fabbricato
dell’abitare si manifestano nella propria pienezza: quattro sedie bianche di plastica, una panchina in metallo e legno, molte piante in vaso dalle diverse dimensioni, degli zerbini, dei pergolati aggiunti alle verande, un innaffiatoio blu e delle tende a perline su un paio d’ingressi inscenano uno spettacolo di vita quotidiano, di spazi intimi ma condivisi, storie di un abitare insieme lungo due fasce parallele piastrellate. I quartieri costituiti dai Map spesso si
Libro I
manifestano quali satelliti minori nei pressi
sferico svettano a metà scena a sinistra ed
dei Progetti c.a.s.e. Le strutture urbane che
emergono di fronte a un freddo e rigido
definiscono sono generalmente semplici e
telaio in calcestruzzo armato il quale, con
si associano a disposizioni lineari (abitazioni
alcune parti ravvivate da graffiti, fa da sfondo
a uno o due piani unifamiliari a schiera) o
all’intero quadro di vita. La scena è intricata
isolate, costruendo comunque dei sistemi
eppure così semplice. Tutto sembra parlare
omogenei di vicinato, nei quali gli abitanti
una lingua alternativa, quasi allegorica,
fanno uso diretto dello spazio che circonda la
per la quale le strade diventano strette
casa, non rinunciando spesso all’opportunità
viuzze d’erba, le case sono temporanee
di allestire piccoli orti e spazi verdi privati.
tensostrutture
Nonostante si tratti di architetture semplici,
infrastrutturali si traducono in fasce di cavi
perlopiù prodotti della prefabbricazione
legati tra loro fuori terra, la luna e gli astri si
in campo ligneo, i moduli abitativi offrono
parafrasano in due lampioni, e addirittura il
modeste possibilità di conquista spaziale
cielo e le montagne sono sostituiti, in questa
da parte dei residenti. Il graduale moto
immagine, dallo scheletro di un edificio, una
trasformativo che lo spazio delle e tra
riduzione all’osso di quello che dovrebbe
le abitazioni ha subito con il passare del
essere un organismo pulsante e vivo. Una
tempo, dimostra una forma di occupazione
bambina, al centro della fotografia, fissa
quasi spontanea nella quale è la semplicità
la fotocamera e ricorda allo spettatore che
dell’architettura
a
renderla
unifamiliari,
i
servizi
disponibile
il luogo è abitato. Quest’aspetto è in effetti
alle perturbazioni del vivere. In generale,
testimoniato da otto oggetti in totale, ossia
pur trattandosi di una forma d’intervento
sono quattro stendibiancheria, due sedie in
grezza e poco strutturata, le potenzialità si
metallo e legno, un tavolo polimerico bianco
verificano in certi casi, nel rilievo delle tracce
e una panca richiudibile. Sullo stendino in
di una residenzialità comunitaria.
primissimo piano sono sistemati dei collant, un paio di mutande e quello che sembra un calzino. La metafora della città è dunque un
Area di accoglienza di Acquasanta, L’Aquila Il colore predominante è il blu oltremare
posto abitato, e le persone che lo abitano lo usano nelle forme che un’architettura smontabile e quasi tascabile concede loro.
delle tende della Protezione Civile. Su un
La tendopoli non è l’unico scenario che
verde prato sei strutture tessili a padiglione
ha caratterizzato le Aree di accoglienza in
si affastellano in una rete di tiranti bianchi.
questi otto anni. A oggi (2017) la maggior
Sulla porzione di suolo visibile più prossima
parte di questi luoghi è uno spazio libero
a
possono
di varia natura, segnalato da un cartello
intravedere alcuni cavi di distribuzione
specifico. Tuttavia, in certi casi, si possono
elettrica, sistemati dove l’erba lascia il posto
ancora trovare tende, persone residenti e
alla sabbia. Le grandi tende sembrano
volontarie, residui di un abitare marginale,
delle
unifamiliari:
emergenziale e, nel 2009, diffuso. La
esse dispongono di finestre (oscurabili
memoria e le testimonianze di queste
srotolando un lembo del tessuto blu legato
micro-strutture urbane oltre che alcune
esternamente), ingressi (non visibili nella
tracce materiali sopravvissute, portano il
fotografia) e profili esterni disegnati per
discorso sul piano delle temporaneità. Il
il defluire delle acque atmosferiche. Sulla
fattore cronologico è infatti quello che ha
tenda in primo a piano a sinistra, un grande
determinato nascita e scomparsa di queste
logo ufficiale sottolinea la proprietà di questi
pseudo-abitazioni organizzate in pseudo-
surrogati abitativi. Due lampioni con bulbo
quartieri. La singolarità del caso lo rende
chi
osserva
metafore
l’immagine,
di
case
si
L’Aquila come laboratorio
123
15
poco trattabile con i mezzi della critica
le congetture esistenzialiste dell’umanità
architettonica:
e con esse l’intera produzione culturale,
reversibilità,
urgenza
e
funzionalità immediata sono fattori fuori
architettura
dagli schemi delle normali condizioni sociali
Resteranno dunque città fatte di tracce, di
e tuttavia strumentali, nella presente analisi,
segni di un abitare lo spazio ormai passato,
al ruolo di monito e profezia. Gli scenari ai
una residuale archeologia del presente.
quali ci si sta sempre più inquietantemente abituando proiettano il dialogo direttamente da L’Aquila alla contemporaneità planetaria e una riflessione più approfondita sui temi
compresa,
sopravvivranno.
Un processo affine a quello ironicamente proposto qui, si può già operare nell’oggi, periodo storico in cui l’uomo non è ancora, forse, del tutto ri-animalizzato, in città
che le Aree di accoglienze sollevano può essere
come L’Aquila. In forme falsate rispetto a
un utile esercizio per il futuro più prossimo.
quanto teorizzato attorno a tale definizione, la presente ricerca propone una lettura archeologica dell’attuale in termini più letterali. Il terreno di studio concede
Archeologia del presente
infatti di direzionare i processi conoscitivi
La maggior parte del pensiero filosofico di Alexander Kojève ruota attorno a un interrogativo: quale sarà la figura dell’essere umano nel mondo ‘post-storico’, ossia quando, terminato il processo di umanizzazione globale, l’uomo ritornerà a essere un animale15? Nella poststoria nemmeno le categorie del pensiero, 15. Particolare dell'area di accoglienza di 'Acquasanta' a L'Aquila
124
15 Maria Laura LANZILLO, Ritratti. Alexander Kojève. Filosofia e politica nel tempo della post-storia, in: Rivista di Filosofia (Il Mulino), n° 1, Aprile, Bologna 2013, pp. 119-142.
verso
un
palcoscenico
di
architetture
residenziali rivelatrici. La rivelazione sta nella possibilità di conoscere visivamente gli interni delle abitazioni del tessuto urbano storico e contemporaneo in forma diretta. Come una Pompei post-litteram, L’Aquila concede tristemente di essere osservata nel proprio intimo significato residenziale, materializzato in abitazioni scoperchiate, parzialmente crollate, lacerate, rovine di un abitare decisamente attuale. La riflessione
Libro I
di fronte a queste case, o meglio reperti di case, si avviluppa attorno ai dettagli che maggiormente
colpiscono,
raggruppati
sotto il nome di tracce dell’abitare. I segni materiali derivati dalle lacune fisiche nelle architetture mettono a nudo parentesi quotidiane intime, le quali, in ordinarie circostante, non dovrebbero essere visibili agli estranei. Nella
lettura
proposta
da
Deleuze,
l’archeologia del presente può disporre di un contesto coerente quando il discorso si ritrae dall’immagine divenendo atto fondatore e l’immagine solleva le fondamenta dello spazio,
16
i suoi strati. L’immagine visiva diventa quindi archeologica, stratigrafica e tettonica. Non ci si
verticale. Nel caso di segni fondazionali
riporta alla preistoria, ma agli strati deserti del
accompagnati da resti di finiture e di
nostro tempo che seppelliscono i nostri fantasmi16.
corredi indicativi della distinzione tra gli
Come si può notare, seppure i presupposti
ambienti, si parla del modello orizzontale.
teorici possano assumere valore nell’analisi
Chiaramente, tutte le sfumature intermedie
sul tessuto costruito, il presente studio si
tra le due forme estreme rappresentano
orienta verso una traiettoria più operativa e
gli scenari ibridi. L’attenzione si posa
il metodo cardine resta, come sempre qui,
quindi su quella che era la distribuzione e
l’osservazione diretta dei fatti.
la composizione architettonica di sezioni
Più in dettaglio, quello che si potrebbe chiamare
patrimonio
archeologicamente
contemporaneo di L’Aquila, offre due tipi di conoscenza sull’architettura residenziale del luogo: una dal carattere stratigrafico, l’altra di natura spaziale.
e piante delle abitazioni: come dei disegni tecnici materializzati, gli scatti di questa realtà stratificata (dove strati non sono solo i modi di abitare lo spazio ma anche quelli riscoperti allo stato di rovina) possono insegnare molto sul tessuto abitato aquilano. Il carattere documentale riguarda anche le
La prima raggruppa quelle immagini di
caratteristiche costruttive, dalla lesione che
città (intendendo tanto il centro storico
dichiara un certo tipo di intonaco utilizzato
che gli insediamenti e i fabbricati sparsi
alla più radicale Conical Intersect di Gordon
nel territorio circostante) che sollevano la
Matta Clark17. In questo senso L’Aquila è un
questione delle tracce materiali. Queste
laboratorio a cielo aperto, un organismo che,
possono presentarsi in generale su piani
nel segno degli avvenimenti, ha qualcosa da
orizzontali, verticali o nell’incrocio tra i due.
raccontare su chi lo abita e su com’è abitato.
Quando un edificio parzialmente crollato, mette in mostra un proprio setto strutturale sul quale si possono rilevare chiaramente elementi
parietali
e
attrezzature
che
identificano l’uso domestico delle stanze emerse, si è in presenza della configurazione Gilles DELEUZE, L’immagine-tempo. Cinema 2, traduzione di Liliana RAMPELLO, Einaudi, Milano 2017, p. 234. 16
La seconda forma di conoscenza, come detto, ha peculiarità spaziali, e precisamente, si riferisce allo spazio interno delle abitazioni. L’abbandono di molte di queste ultime determina la possibilità di affacciarsi agli 17 Guggenheim, Gordon Matta-Clark. Conical Intersect, in: Guggenheim/artwork, [https://www. guggenheim.org/artwork/5211], ultima cons. 6 novembre 2017.
L’Aquila come laboratorio
16. Abitazione in rovina, Via Vincenzo de Bartholomaeis, L'Aquila
125
reagire. La reazione ha le proprie ragioni costitutive nelle ceneri del vecchio abitare, quello immediatamente precedente. La successione conferma il concetto dinamico delle scelte e impone un ragionamento programmatico al progetto della residenza, capace di coinvolgere tanto lo sviluppo successivo (le fasi, gli utenti, gli usi plausibili e così via) quanto il passato immediato in una valutazione che usa gli stessi termini di paragone (chi usava lo spazio prima e chi 17
lo userà poi, quale potenziale avevano le ingressi
dei
volumi
residenziali:
scene
di vita quotidiana congelata, ferme al 2009, dichiarano un uso degli spazi nel
forme precedenti e quale quelle successive, eccetera). Per quanto riguarda gli aspetti materiali, è chiaro che la possibilità di leggere, senza carotaggi né altre operazioni
quale a mancare sono solo gli abitanti. In
rilevatrici,
questo modo, cucine, bagni, salotti, sale
riconoscere, senza forme di rilievo metrico
da pranzo e camere da letto generano un
troppo complesse, le distribuzioni e le
panorama immobile, soggetto solo all’azione
composizioni delle abitazioni, rappresentano
contingente della contemporaneità, di per
occasioni che vanno colte, in virtù del triste
sé stesse definitive nel racconto di stralci di
significato che testimoniano. In altre parole
vita comune. A spiegare la sospensione non
la riflessione si concentra nell’invito a
sono solo i vuoti delle stanze ma anche gli
cogliere ciò che è, frutto di un ciò che è stato
arredi e gli oggetti che li popolano oggi come
ormai immodificabile, per immaginare ciò
allora. La lettura si arricchisce dunque di un
che sarà.
elemento eventuale, strettamente connesso con i giorni che passano e per pura casualità pervenuto in istanti particolari del divenire casalingo, i quali sarebbero potuti essere di natura del tutto differente. Ciò che si è affermato a proposito delle rovine contemporanee a L’Aquila è una lettura soggettiva. Le immagini e le interpretazioni evocate non intendono in alcun modo sovrapporsi a quello che è un giudizio già affermatosi da tempo e legato al buon senso nell’analisi dei fatti. Inoltre, chi abita i luoghi e realmente conosce lo stato delle cose, potrà opporsi di buon grado al distacco che in questo capitolo si è così tanto ostentato. Tuttavia,
pare
opportuno
motivare
le
ragioni di un simile campo osservativo attraverso la dichiarazione di una ferma 17. Interno residenziale abbandonato, Via del Cardinale, L'Aquila
126
attitudine progettuale. Quando lo scenario urbano si trasforma in un cantiere a cielo aperto, il disegno dell’abitare futuro deve
Libro I
gli
strati
costruttivi
e
di
possono trovare dai grattacieli ai caseggiati
Elementi
rurali, dalle palafitte ai rifugi montani, dai condomini urbani alle villette periferiche, solo
per
citarne
imprecisamente
una
microscopica parte. Ecco perché si può La discretizzazione di un territorio o di un
avvicinare senza troppi indugi l’essenza del
tessuto edilizio può operarsi in differenti
quadro dell’abitare allo stato attuale con
modi, a seconda di quale tema si affronti
l’anarchia del segno, nella totale mancanza
e soprattutto quale obiettivo si intenda
di un principio strutturante.
perseguire. Se la scelta dell’argomento da trattare ricade sull’abitare contemporaneo, la varietà e l’eterogeneità della materia più o meno densa che si va a studiare ne divengono quasi
un
codice
genetico.
Far
fronte
all’elemento della diversità nella ricerca, soprattutto quando l’output non è solo una descrizione rigorosa delle varietà individuate ma anche una restituzione grafica di esempi che possano apparire esaustivi per la totalità degli oggetti che ciascun gruppo comprende in sé, richiede un certo grado di controllo, di interpretazione strumentale e di sintesi del reale; in sostanza operare una riduzione, una semplificazione, consistente nel rendere manifesti i vari archetipi attraverso l’esaltazione delle loro caratteristiche più evidenti . Queste necessità 18
non si tramutano in facili scappatoie di fronte a un compito quanto mai complicato, piuttosto
sono
evidentemente
l’unica
soluzione possibile alla comprensione di una dimensione che non nasce, a quanto pare,
A complicare ulteriormente l’analisi si aggiunge
il
fattore
della
dispersione
confusa. È infatti possibile trovare interi quartieri di piccoli fabbricati unifamiliari con giardino, assimilabili a villette, per poi ritrovarne esempi simili o uguali in forma individuale, privi di quel sistema che rende una certa porzione di territorio riconoscibile, in un senso etichettabile. La complessità del reale passa, dunque, anche dall’inaspettato e dall’imprevedibile, rendendo
sempre
più
confuso
il
riconoscimento di una specificità dei luoghi come intima ragione dell’architettura. La causa di ciò, naturalmente da ricercare nell’esportabilità
delle
-sempre
meno-
risorse e nell’avanzamento della tecnica, è nitidamente leggibile nelle forme dei gruppi abitativi: elementi di un discorso che esteriormente non hanno nulla a che fare tra loro e che si collocano territorialmente
per piegarsi alla cognizione scientifica.
agli antipodi (in punta a una montagna o
È importante inoltre rilevare che la seguente
tramite analisi ragionate e letture trasversali,
classificazione ha la forma di un elenco che assume valore solo per il territorio oggetto di studio, in altre parole quello di L’Aquila e le sue frazioni.
nei pressi di un fiume in pianura) finiscono, per fiancheggiarsi come parte di uno stesso genere. Il riconoscimento di caratteri comuni è, tuttavia, un’operazione ancora possibile. Attraverso la riduzione non delle forme ma
Caratteristiche dei gruppi Il prodotto dell’abitare non è una forma pura. Nel panorama residenziale, una delle massime produzioni spaziali antropiche, ci si Iñaki ÁBALOS, Il buon abitare. Pensare le case della modernità, traduzione di Bruno MELOTTO, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2009, p. 11. 18
L’Aquila come laboratorio
dei sistemi distributivi e aggregativi, degli accessi e del rapporto con la strada e con lo spazio pubblico, si possono formulare giudizi di valore sul profilo spaziale domestico e sull’aspetto dell’abitazione media. Si tratta di prospettive d’osservazione che non hanno molto a che fare con le distinzioni tradizionali, da manuali d’edilizia, ma che
127
si vedono più intimamente rapportate
Per affrontare i metodi di raggruppamento
con gli studi sperimentali e le analisi dei
e l’operazione selettiva è importante prima,
fatti dell’architettura, non fermandosi al
però, comprendere meglio a cosa ci si
presunto assioma o al pensiero diffuso. Da
riferisce nel discorso (categorie, tipi o gruppi?)
questo punto di vista, il procedimento qui
e l’approccio osservativo applicato per i casi
proposto ha più a che fare con i metodi
individuati.
analitici di Alexander Klein e persino di Aldo Rossi, piuttosto che con soluzioni definitive proposte a posteriori da allievi e non solo.
cela,
dunque,
un
lungo
forma
ed
estenuante lavoro di selezione e verifica, di lettura dei prospetti, di ricostruzione delle piante, di deduzione del non accessibile.
molto
semplificata,
nella
visione tanto aristotelica quanto nel suo superamento
L’apparente semplicità delle sei soluzioni proposte
In
kantiano
(si
tralasciano
volutamente i complessi sviluppi successivi sul tema), la categoria rappresenta un genere o un gruppo capace di includere in sé stesso tutte le proprietà dell’essere, su un piano relazionale tra gli enti stessi che compongono il reale, rappresentando dunque un puro
Con la presentazione degli esiti di studio in
concetto del giudizio al quale l’intelletto si
questo capitolo, si vuole mettere in guardia
rifà nell’approccio con il mondo sensibile19 20.
chi legge ammettendo la possibilità di incomprensioni o di eccessive semplificazioni distributivo-compositive
(soprattutto
per
quanto riguarda le sezioni orizzontali), frutto della quantità del materiale osservato e della già citata varietà abitativa. Inoltre, l’onere di raggruppare un gran numero di diversi edifici tra loro, comporta l’individuazione di fabbricati indicativi, capaci di assorbire buona parte delle caratteristiche del gruppo di riferimento ma, comprensibilmente, non all’altezza di soddisfare tutti i requisiti alle quali ciascuno dei sei generi si rifà. La scheda descrittiva di testo serve proprio a sopperire
La responsabilità che la classica definizione filosofica della categoria sembra imporre alle enunciazioni che si avvalgono di tale appellativo, non si allinea con le immagini che il raggruppamento operato in questa ricerca produce. A rendere, inoltre, non indicato tale titolo, si aggiunge il fatto che i modelli proposti siano in buona quota sovrapponibili tra loro e che, in fase di sopralluogo sia possibile incontrare agglomerati edilizi non puri, ma alterati dalla mescolanza di più di un genere tra quelli individuati.
a questo punto, fornendo un quadro preciso
Per una definizione breve ma esaustiva del
e puntuale delle peculiarità di ogni gruppo.
termine tipo, in ambito architettonico, si dimostra sufficiente riportare il commento critico che Aldo Rossi tesse sulla definizione originale di Quatremère de Quincy:
Criteri di raggruppamento La lettura del territorio aquilano abitato si
concretizza,
dispersione
del
in
un’immagine
fenomeno
di
residenziale,
nell’individuazione di sei gruppi abitativi più o meno elementari. Il riconoscimento dei temi residenziali si fonda su strutture metodologiche proprie della ricerca sperimentale.
128
In termini logici si può dire che questo qualcosa è una costante. Un argomento di questo tipo presuppone di concepire il fatto architettonico come una struttura che si rivela ed è concepibile nel fatto stesso. Se questo qualcosa, che possiamo chiamare l’elemento tipico o semplicemente il tipo, è una costante, esso è riscontrabile in tutti i fatti architettonici. Esso è quindi anche un elemento 19 Mario MIGNUCCI (a cura di), Gli analitici primi. Aristotele, Loffredo, Napoli 1995. 20 Immanuel KANT, Critica della ragione pura, traduzione di Giorgio COLLI, Adelphi, Milano 1995.
Libro I
culturale e come tale può essere ricercato nei diversi fatti architettonici; la tipologia diventa così largamente il momento analitico dell’architettura […]21.
interno e tra pubblico e privato. Attraverso
deduzioni
e
non
sempre
scontate intuizioni, la ricostruzione della presente condizione di sei edifici anonimi
Anche in questo caso è difficile riportare
riconferma l’ipotesi iniziale di attribuzione
alla dicitura ufficiale gli elementi qui
di
proposti, a causa del carattere totalizzante
Anziché approfondire elementi di natura
che i tipi, e gli ulteriori raggruppamenti
strettamente tecnologica o, all’opposto,
in tipologie, assumono nella dimensione
di logica urbana e urbanistica, la lettura
dell’architettura e della città in generale.
del concreto si è indirizzata unicamente
Inoltre, la commistione necessaria che il
sul
tipo impone alle caratteristiche di funzione
abitante e abitazione; in questo, la forma
e forma di un edificio, rappresenta un
dell’architettura
elemento eccessivamente ambizioso per
ragione costitutiva e, oltre ad attivarsi nel
tentare l’azzardo di definire tipi i sei gruppi
quotidiano, definisce un uso continuativo,
residenziali.
che
Si è infatti appena parlato di gruppi, perché, in fondo, di questo si tratta. Secondo la definizione da dizionario, il gruppo è un
determinate
rapporto
proprietà
centrale
interrompe
gruppi.
instauratosi
trova
la
ai
una
tra
propria
dicotomia
troppo
tradizionale tra utilizzi e spazi, fondendoli in un unico corpo materiale da poter osservare, descrivere e catalogare.
insieme di più cose o persone, distinte l’una
Il
dall’altra, ma riunite insieme in modo da formare
anticipato, si costruisce sull’osservazione
un tutto22. Ecco quindi come risulti più calzante ed esatta l’etichetta semantica se applicata alla produzione della presente ricerca: insieme di più abitazioni, distinte tra
metodo
delle
dei
raggruppamenti,
caratteristiche
pubblico-privato,
di
relazione
esterno-interno,
come tra degli
accessi, degli spazi di percorrenza e dei flussi ipotizzati.
loro, ma riunite in modo da formare un tutto. L’approccio osservativo applicato a ciascuna residenza indagata è fortemente influenzato dall’iter di analisi e ricerca che lo anticipa. Analogamente alle strutture analitiche che Giuseppe Strappa adotta sullo stesso tema - anche se da un punto di vista storico e tecnico - arrivando a finalizzarle in un elenco composto da una sequenza di cinque termini (rifugio, riparo, capanna, abitazione, edificio specializzato nodale)23, il metodo di raggruppamento, per essere operativo, si focalizza sull’osservazione delle dinamiche distributive e sui rapporti tra esterno e Aldo ROSSI, L’architettura della Città, Città Studi Edizioni, Torino 2010, p. 33. 22 Treccani online, Gruppo, in: Treccani/ Vocabolario, [http://www.treccani.it/vocabolario/ gruppo/], ultima cons. 5 novembre 2017. 23 Giuseppe STRAPPA, Unità dell’organismo architettonico. Note sulla formazione e trasformazione dei caratteri degli edifici, Dedalo, Bari 1995, pp. 90-91. 21
La dichiarata scelta di non indagare troppo a fondo le dimensioni e gli spazi interni delle residenze non è causata dall’impossibilità di accedere fisicamente al cuore degli spazi privati quanto, piuttosto, all’interesse nel
comprendere
come
le
residenze,
internamente personalizzate dagli utenti, stratificate nel tempo e, di fatto, libere da una vera e propria teoria dell’architettura, si relazioni tra loro, producendo uno spazio
residenziale
non
prettamente
intimo. In altre parole, l’interno degli spazi abitativi (con tanto di arredamento e disposizioni variabili) non è oggetto di troppo interesse in questo capitolo, trattandosi di un elemento più aleatorio, quello che più compete al design d’interni, in contrapposizione con l’immagine esteriore e, vien da sé, il ruolo sociale ricoperto dal patrimonio residenziale.
L’Aquila come laboratorio
129
Si è detto che il maggior grado di studio è
caso necessariamente definito il quale, pur
stato investito sugli spazi di mediazione o,
nei limiti dei suoi caratteri particolari, deve
se non altro, sul risultato del rapporto tra
rimandare agli elementi peculiari di ordine
quelli antitetici descritti poco fa.
generale.
Gli archetipi tipologici sui quali si organizza il giudizio critico delle abitazioni coincidono con
elementi
distributivi
verticali
e
orizzontali, con i disimpegni collettivi e con gli ingressi su strada o sugli spazi comuni. Ciascuno di questi elementi, variamente combinati, definisce un gruppo più o meno omogeneo, nel quale in teoria, a parità di cellula abitativa, si riscontrano modi di abitare concordi.
Struttura delle schede descrittive Similmente a quanto accade nel sotto-capitolo Diciassette casi studio, la rappresentazione dei sei gruppi segue un apparato di regole grafiche sempre identico, strutturato sugli stessi stili di linea per piante prospetti e spaccati assonometrici. Per
quanto
riguarda
i
testi,
invece,
l’esposizione si imposta su un ordine informativo che si muove da una immagine compositiva
generale,
alla
descrizione
distributiva, ai dettagli tecnici e formali (numero di piani, caratteri e accessori decorativi ricorrenti, materiali e tecnologie diffuse) per concludersi nell’esposizione del modello aggregativo e della morfologia distributiva. A
coronamento,
un
sintetico
modulo
informa sulla posizione dell’edificio reale scelto a rappresentanza del proprio gruppo, sul numero di unità abitative (ossia il numero di abitazioni che l’edificio comprende) e sul numero di piani effettivo. La
posizione
della
scheda
sull’edifico
concreto è collocata al fondo per non generare
fraintendimenti
sovrapposti
all’analisi: l’apparato grafico si riferisce a un
130
Libro I
0
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1
2
3
4
5
m
tra le proprietà come dispositivi di aggancio
Complesso plurifamiliare lineare Il gruppo si compone di nuclei abitativi affiancati, disposti in linea sul bordo strada, con un retro fruibile a diretto utilizzo degli abitanti, talvolta parcellizzato in proprietà suddivise da barriere fisiche. Gli accessi sono, nella maggior parte dei casi, diretti su strada con apertura rivolta perlopiù su zona giorno e cucina, mentre, talvolta, si
per la continuazione del sistema. Si instaura, in questo modo, un intimo rapporto con lo spazio della strada (si ricorda la posizione dell’ingresso), sia nella crescita a scala urbana
A
dell’oggetto sia come luogo di condivisione tra i residenti. indirizzo:
Via delle Buone Novelle, L’Aquila 5 piani praticabili: 2 f.t.
numero unità abitative: numero
accede a un blocco scala che distribuisce due o più abitazioni. La struttura suggerisce una conformazione stratificata nel tempo di adeguamento progressivo alla condizione e ai connotati del fabbricato nel dato momento anche se, in situazioni più specificamente rurali, è possibile imbattersi in successioni molto limitate e brevi, che appaiono quasi edifici isolati. La forma spesso dichiara un utilizzo misto tra abitazione, luogo di lavoro e deposito, a sottolineare le origini agricole del modello. Il sistema distributivo è principalmente non condiviso e consiste di blocchi scala tradizionali, interni o esterni e, talvolta, di ballatoi sia sul lato cortile che sull’affaccio stradale. Il numero di piani varia tra uno solo e tre, secondo schemi i quali, sulle pendenze, assumono
una
Tipicamente
il
disposizione dettaglio
a
scaletta.
decorativo
è
ridotto, limitandosi, in certi casi, alla sola cornice regolare in rilievo (con mensole in corrispondenza di finestre). La struttura è generalmente lapidea, pur non escludendo soluzioni laterizie e in calcestruzzo. Le finiture sono spesso in intonaco o in pietra a vista. Le coperture, coerentemente con la conformazione lineare dei corpi di fabbrica, tendono spesso a seguire lo sviluppo sottostante attraverso un corpo a capanna (doppia falda disposta longitudinalmente). Come suggerisce la forma del modello, l’incastro tra i corpi, sulla scala urbana, avviene lungo le traiettorie naturali di sviluppo degli elementi, sfruttando i setti
L’Aquila come laboratorio
p. 132. Pianta e prospetto p. 133. Spaccato assonometrico p. 134. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema a ingresso diretto su strada
131
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1
2
3
4
5
m
interconnessione tra i fabbricati. Alla grande
Complesso plurifamiliare puntuale Si tratta di un genere di edifici che si organizza su piante generalmente compatte, organizzate su lotti mediamente liberi che concedono uno spazio aperto su ogni lato, spesso destinato a luogo comune o alla suddivisione in giardini/ cortili privati per gli abitanti del piano terra.
scala, tale connotazione pare ripetibile ovunque
secondo
una
visione
diffusa
perlopiù a partire dal secolo scorso. indirizzo:
Via Don Luigi Sturzo, L’Aquila 6 numero piani praticabili: 3 f.t. + sottotetto/ terrazzo + 1 interrato
B
numero unità abitative:
L’accesso è sempre connesso a un’ambiente di distribuzione che filtra tra l’esterno e l’interno, luogo comune per tutti i residenti del complesso. Da un’analisi superficiale si può rilevare una progettazione in singola fase
(con
eventuali
rimaneggiamenti
o
implementazioni) segnalata dalla presenza del volume isolato. Nella stragrande maggioranza dei
casi
la
destinazione
è
unicamente
residenziale per tutti i piani del fabbricato. La distribuzione è costituita da un blocco centralizzato verticale che, in certe occasioni, si collega al sistema a ballatoio a ogni piano. Tale elemento, tuttavia, non costituisce un fattore discriminante per la definizione del gruppo. Il fabbricato si sviluppa su non più di tre o quattro livelli fuori terra con la possibilità di includere un piano interrato spesso adibito a parcheggi e/o cantine. La matrice di natura moderna della gamma edilizia rende rara l’esistenza di un impianto decorativo sistematico e caratterizzante. I materiali delle strutture dichiarano un diffuso ricorso al calcestruzzo armato e al mattone. La saltuaria individuazione di parti in acciaio riguarda una limitata porzione della produzione complessiva. Le finiture sono perlopiù a intonaco o in mattoni faccia a vista. Le coperture variano visibilmente tra tetti a padiglione, a capanna e piani, con plausibili utilizzi come terrazze. La composizione urbana che scaturisce dalla ripetizione del modello costruisce un pattern replicabile di isole indipendenti, talvolta
affiancate,
dotate
di
accessi
individuali e incapaci, per la definizione qui proposta, di generare un sistema urbano di
L’Aquila come laboratorio
pp. 136-137. Pianta e prospetto p. 138. Spaccato assonometrico p. 139. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema a ballatoio
135
0
Scala 1:100
C
1
2
5
m
lineare descritto in precedenza. Teoricamente, il gruppo è avvicinabile, come immagine complessiva, a un addensamento di complessi residenziali lineari, o meglio
La distribuzione è la ragione d’esistenza del gruppo. In questo senso, senza la presenza dei ballatoi, delle terrazze su più livelli connesse da modeste scalinate, delle
singolo. In realtà l’aggregato definisce
tradizionali distribuzioni verticali interne al
strutture compositive e distributive molto
fabbricato con accesso dedicato, degli spazi
più articolate che superano la semplice
aperti e coperti tra i corpi di fabbrica - e
giustapposizione
la
così via - non si potrebbe parlare di questo
residenza lineare, motivo per il quale si
tipo di aggregato. La distribuzione è qui
caratterizzante
tratta di un insieme di oggetti illustrato qui separatamente. Ciò che più identifica il fabbricato composto sono i collegamenti, le permeabilità e le relazioni tra spazio
da intendere come un soggetto dinamico e multiforme, che accompagna l’intero percorso interno al fabbricato. La più giusta analogia a tal proposito è quella del fluido, riconoscibile in sé stesso ma non
privato e pubblico. I moduli abitativi, non
nelle forme che fenomenologicamente
sempre inclusi in un corpo di fabbrica
acquista, forme che diventano il risultato
maggiore, sembrano essere stati costruiti
dell’accostamento di questo sistema con
letteralmente uno sull’altro avvalendosi,
i modi e gli spazi privati dell’abitare.
quale strumento regolatore, dei modesti spazi aperti (cortili, giardini, pozzi di luce sovradimensionati)
interni
alla
cortina
edilizia e, in alcuni casi, direttamente aperti
Nella
complessa
immagine
appena
descritta esistono però delle gerarchie: gli spazi che concedono respiro alla massa edilizia, quei piccoli cortili i quali, oltre a garantire la distribuzione, favoriscono
sulla strada. Il modello può coincidere con
l’aeroilluminazione dell’insieme, fungono
l’ingombro di un isolato come far parte del
da poli nevralgici compositivamente e
tessuto edilizio vario, assistendo al proprio
funzionalmente riconoscibili del sistema.
allacciamento
Da essi si dirama quindi una rete di
con
generi
residenziali
tipicamente urbani. I sistemi di accesso alle abitazioni sono quanto mai eterogenei
passaggi, scorciatoie, corridoi e percorsi che rappresenta la distribuzione vera e propria.
e impossibili da classificare o racchiudere
Come si può immaginare il numero di piani
in una forma definita e univoca. Si tratta
è anch’esso vario ma in genere non supera
di modelli che dichiarano apertamente
i quattro livelli fuori terra. Il dettaglio
una costruzione cronologicamente lunga, si potrebbe dire priva di un progetto vero e proprio. L’adeguamento
e
la
sistemazione progressivi dei volumi e
140
4
troppo sospetta dell’abitazione in forma
Aggregato plurifamiliare composto
alla loro matrice elementare, il fabbricato
pp. 142-143. Pianta e prospetto pp. 144-145. Spaccato assonometrico p. 146. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema misto
3
decorativo è scarno e, analogamente al modello
abitativo
puramente
lineare,
si limita alle cornici delle aperture e a modesti cornicioni. Talvolta, tra le pieghe del costruito, è possibile ritrovare qualche
delle peculiarità architettoniche restituisce
elemento degno di nota come nel caso di
alla contemporaneità un prodotto tanto
fontane in pietra. La struttura perlopiù
eclettico quanto implicitamente coerente: le
lapidea e laterizia (ma anche in questo caso
scelte sono state di volta in volta ponderate
non mancano soluzioni differenti e ibride) è
in rapporto a ciò che già esisteva e alle necessità del momento. L’uso dei fabbricati è, allo stesso modo della forma, composto,
lasciata a vista o intonacata. Per le coperture si applica la regola della varietà già appresa. Nell’atto di ripetizione del modello su
Libro I
grande scala, il paesaggio abitato che emerge vede la ripercussione della non regola sulla dimensione urbana. Le connessioni, gli agganci, le separazioni e le sovrapposizioni rendono infatti impossibile parlare di una vera e propria replica individuabile dei gruppi, finendo per considerare un intero sistema su larga scala come un’estensione omogenea (paradossalmente) del modello elementare, un unico grande organismo senza soluzione di continuità. Il solo vero limite alla diffusione dell’oggetto coincide con la saturazione del lotto o dell’isolato, scontrandosi
dunque
con
ragioni
di
natura meramente urbanistica e con le trasformazioni storiche dei piani regolatori. La condivisione dello spazio da parte degli abitanti diventa un tema quasi autonomo e il tessuto morbido dei vuoti tra i pieni rappresenta potenzialmente una preziosa area di co-abitazione. indirizzo:
Piazza della Genca, L’Aquila 16 numero piani praticabili: 3 f.t. (massimo), 1 f.t. (minimo) numero unità abitative:
L’Aquila come laboratorio
141
0
Scala 1:100
1
2
3
4
5
m
e diffuso mentre ben più evidente è il
Palazzo plurifamiliare puntuale
diffusissimo impiego di calcestruzzo armato Parafrasi teorica della famiglia palaziale
per le strutture portanti (anche motivato
storica, la cosiddetta palazzina, si organizza
dalle altezze). Le rifiniture variano dal
su una immagine prettamente monolitica e
cemento a vista, all’intonaco, al mattone
di grandi dimensioni. La tipica compattezza,
alla ceramica smaltata. Le coperture sono
unita alla condizione di distacco fisico
analoghe a quelle descritte per i complessi
dall’edificato circostante, rende l’oggetto
residenziali plurifamiliari.
avvicinabile
a
una
sorta
di
crescita
dimensionale del complesso plurifamiliare isolato. Più comunemente ritrovabile sotto forma della tipica conformazione a stecca, il fabbricato dispone spesso di una doppia manica e di un doppio affaccio longitudinale sul quale distribuire i moduli abitativi. Tuttavia, tali peculiarità non costituiscono una regola e si ripropongono in una moltitudine di varianti che non negano la validità della classificazione: la forma del volume può, per esempio, avvicinarsi a quella di una torre senza però rifiutare un identico sviluppo distributivo e una simile
D
La diffusione nello spazio del modello evoca uno scenario idealmente periferico. I blocchi massicci dei corpi di fabbrica, distaccati tra loro, generano una tessitura uniforme, determinata da una scansione regolare che si ripete tanto sulle vie di comunicazione principali
quanto
necessaria
nelle
segregazione
retrovie.
La
definisce
un
sistema frammentario privo di connessioni interne. Il modello pare esportabile quasi universalmente. indirizzo:
Via Strinella, L’Aquila 10 piani praticabili: 5 f.t. + terrazzo
numero unità abitative: numero
logica di disposizione degli appartamenti. Lo spazio libero del lotto che circonda, generalmente, il modello può essere privato o fruibile da tutti i residenti. Gli accessi sono costretti a relazionarsi con il sistema distributivo verticale, ossatura del fabbricato. L’isolamento del fabbricato ne suggerisce un progetto e una costruzione ben individuabili e chiari. Il volume accoglie, oltre ovviamente alle abitazioni, una diffusa quota di spazi commerciali al piano terra. Come accennato, la distribuzione struttura il corpo di fabbrica e ne definisce i connotati. La maggior parte dei palazzi plurifamiliari dispone di un corpo scala centralizzato - e spesso centrale - che distribuisce, a ogni piano,
le
residenze;
esso
rappresenta,
insieme all’atrio d’ingesso, l’unico spazio collettivo, seppur di servizio, del gruppo. Il numero di piani è superiore ai quattro con la possibile presenza di cantine e/o rimesse sotterranee per le automobili. L’analisi generale degli esterni non dichiara un particolare apparato decorativo stabile
L’Aquila come laboratorio
pp. 148-149. Pianta e prospetto pp. 150-151. Spaccato assonometrico p. 152. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema centralizzato
147
0
Scala 1:100
1
2
3
4
5
m
databili fino agli inizi del
Palazzo plurifamiliare urbano
xx
secolo) e
costituite esternamente dalle solite cornici La classificazione urbana denuncia una
e mensole delle aperture, da cornicioni,
profonda
da cornici marcapiano, stemmi gentilizi,
connessione
(quasi
sempre
verificata) della forma abitativa con la città,
talvolta
nel proprio tessuto e nelle proprie ragioni.
inseriti in polifore. Internamente è facile
I nuclei residenziali si dispongono attorno
imbattersi, invece, in colonne e lesene, pozzi
a una corte distributiva centrale, in uno
e fontane e nuovamente in cornici di vario
schema che persegue approcci rigorosi e,
tipo. La finitura principale è in pietra a
spesso, simmetrici. L’apparenza esteriore
vista o intonaco, anche se non mancano (in
è monolitica ma la scoperta dello spazio
particolare in esempi più recenti) l’uso di
interno smentisce l’eccessiva compattezza
marmi, mattoni e cementi. La struttura è
comunicata dalla strada, in favore di
tendenzialmente in pietra e mattoni (per i
un dinamismo pressoché centrifugo: le
casi storici) con un diffuso ricorso ai sistemi
abitazioni si dispongono attorno al vuoto
voltati. Le coperture si concludono di
centrale (che si manifesta sotto varie forme
frequente con sistemi a padiglione; i fronti
e dimensioni) e si caratterizzano per la
che denunciano tetti a capanna possono
generosità degli affacci e delle altezze.
indicare un’interruzione del fabbricato mai
Essendo in stretto rapporto con la città, il
continuato.
modello si presenta normalmente in forme ibride, con innesti di altra natura e con contaminazioni anche evidenti. Data la dichiarata qualità del fabbricato, i piani terra ospitano quasi sempre attività commerciali, relazionate con le residenze dei piani superiori.
bugnati
e
apparati
decorativi
E
Nella città, il palazzo si inserisce con un modello compositivo vario. Esso si imposta perlopiù sulle pubbliche vie, perdendo in rigore e riconoscibilità addentrandosi nell’isolato dove spesso si amalgama con il gruppo dell’aggregato plurifamiliare composto. Il ruolo urbano che la forma palaziale assume
Lo spazio distributivo è percentualmente esteso rispetto alla superficie complessiva del lotto edificato. Il cortile, elemento cardine per la fruizione dei corpi scala che conducono alle logge e ai corridoi superiori di accesso ai nuclei abitativi, si connette con lo spazio esterno attraverso un’apertura di accesso dalle dimensioni maggiori o, comunque, più aulica delle altre. Lo spazio aperto centrale (può trattarsi di corte chiusa come aperta) permette agli abitanti di fruire di uno spazio collettivo di alta qualità, utile anche all’ingresso della luce e al ricambio d’aria.
non è solo di mera occupazione e saturazione spaziale, ma si propone quale elemento direttore e regolatore dello sviluppo e delle dinamiche formali del centro storico. La relazione con la strada, che tanto pare celata dall’austerità delle facciate, è in realtà molto forte: il gruppo abitativo offre ai residenti una dignitosa porzione di spazio aperto e coperto a metà tra il pubblico e il privato che si interfaccia più o meno direttamente con il primo e garantisce un intimo accesso al secondo. indirizzo:
Via Castello, L’Aquila 12 piani praticabili: 3 f.t.
numero unità abitative: numero
I piani non sono mediamente più di quattro o cinque con alta probabilità di cantine sotterranee, pur non costituendo un elemento troppo determinante per la definizione dell’elemento. Le decorazioni sono molto spesso presenti (in tutti i casi
L’Aquila come laboratorio
pp. 154-155. Pianta e prospetto pp. 156-157. Spaccato assonometrico p. 158. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema centrale a ballatoio
153
0
Scala 1:100
1
2
gruppo,
che
coincide
con
le
comunemente dette villette, si differenzia dagli
altri
nella
caratteristica
4
5
m
finiture come i tipi di copertura sono tra i
Abitazione unifamiliare isolata Questo
3
della
collettivizzazione dei luoghi. L’aggettivo unifamiliare indica infatti una condizione nella quale non vi è nessun valore spaziale da condividere essendo la famiglia (qui intesa come concetto e non come struttura sociale) l’unica fruitrice del fabbricato, coincidente con la cellula abitativa. L’edificio si inserisce in uno spazio libero occupato da un giardino o un cortile privato. L’oggetto costruito è a tutto tondo (fatta eccezione per la diffusa variante a schiera) e l’accesso
più variabili. La replica dei fabbricati sul territorio costruisce un palinsesto di oggetti individuali,
F
concepiti a gruppi o individualmente, privi di connessione fisica col resto o concatenati in micro-quartieri e in successioni lineari (schiere) con accessi dedicati e indipendenti. Il risultato è di una bassa densità urbana e di un ridottissimo livello, se non nullo, di condivisione degli spazi e di valore aggregativo suggerito dai luoghi. indirizzo:
Via xxiv Maggio, L’Aquila 1 piani praticabili: 2f.t. + 1 interrato
numero unità abitative: numero
all’abitazione non è diretto su strada, o meglio, è anticipato dall’accesso allo spazio libero circostante di proprietà, che è, in quest’analisi, il vero e proprio ingresso. L’aspetto esteriore è in generale (se non si pensa ad alcuni Map - Moduli abitativi provvisori24 - o ad altri esempi di forme meno esplicitamente liberali) lo specchio di scelte individuali e di pretese specifiche, il che rende molto difficile costruirne un vero e proprio modello architettonico abitativo. La distribuzione può essere sia interna che esterna e riferibile, in teoria, a qualsiasi sistema esistente (i vincoli sono solo quelli imposti dal proprietario/abitante, in questo caso). Il fabbricato può contare uno o due piani fuori terra (raramente si arriva a tre) e molto spesso livelli interrati per il ricovero dei veicoli e la cantina. L’impianto decorativo è frequente ma a discrezioni di gusti e scelte progettuali. Abbastanza diffuso, come figura ricorrente, è il sistema d’arredo del cortile e più spesso del giardino. La struttura portante dell’abitazione, anche nei casi di ostentata ruralità, è tipicamente in calcestruzzo armato. I materiali delle 24 Protezione Civile, Map - Moduli Abitativi Provvisori, in: Protezione Civile/ view dossier, [http:// www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier. wp?contentId=DOS322], ultima cons. 5 novembre 2017.
L’Aquila come laboratorio
p. 160. Pianta e prospetto p. 161. Spaccato assonometrico p. 162. Modello aggregativo e morfologa distributiva. Sistema a ingresso indipendente
159
più complessa e difficile da afferrare, per
Scenari
via di frizioni nel dibattito contemporaneo in corso sul significato ambientale, sociale e politico della città stessa.
Per i patafisici la realtà è una dimensione da immaginare. Uno spazio patafisico oltrepassa il metafisico nella totale assenza di pretese, nella difficoltà d’incasellamento in schemi dati, nella completa e più assoluta libertà. Le scelte, i linguaggi e le visioni sono dunque tutti plausibili e tutti leciti, contemporaneamente. Contraddizioni sono all’ordine del giorno nella città patafisica, eppure questa sopravvive e anzi muta attimo dopo attimo, affermandosi, sovrascrivendosi, accettandosi per poi rifiutarsi.
L’analisi, nello specifico, si fa strada nel territorio delimitato a Nord da Arischia e Assergi, a Est da Camarda e Pescomaggiore, a Sud da Bagno e Colle di Lucoli e a Est da Colle di Sassa e Preturo. Nel cuore di questo sistema si erge il centro di L’Aquila, punto di riferimento territoriale che concentra in sé la porzione storica più estesa e una catena satellitare di poli di facoltà universitarie, aree coltivate, poli e zone industriali e servizi in generale. Si tratta di un territorio antropizzato dall’acuto potenziale: i contesti ameni, la disponibilità di un aeroporto,
L’Aquila dei giorni nostri potrebbe essere
la dimensione del panorama educativo
un ottimo esempio di città patafisica, o
universitario e della ricerca, la presenza
potenzialmente tale. Nella sua parziale
di scavi archeologici diffusi e la preziosa
assenza di un centro, come nella ricchezza
mole del Parco Nazionale del Gran Sasso,
delle risorse, fino al variegato ventaglio
contribuiscono a rendere l’intera zona
di possibilità abitative; a conti fatti il
un’area competitiva a livello nazionale e
capoluogo abruzzese è una città diffusa,
internazionale, un luogo nel quale l’abitare
instabile, insicura e tutta da reinventare.
potrebbe riscoprirsi e riformularsi nella
Le potenzialità di una reinvenzione non
positività del cambiamento.
possono, in questa sede, che essere trattate nella prospettiva del capitale residenziale, osservato come un protagonista territoriale, il cui comportamento dipende da fattori terzi, allo stesso modo personaggi di tre storie plausibili, parallele allo stato delle cose
A un approfondimento sul tema della centralità nella regione aquilana, seguono la questione formale della stessa, l’introduzione ai modelli perturbativi e la struttura delle rappresentazioni cartografiche.
e proiettate sulla grande scala. È però doveroso, prima di illustrare le tre
sperimentazioni
territoriali,
La città post-centrica
fornire
i caratteri del discorso e gli elementi del
Il
tentativo progettuale immaginario. Per fare
d’insediamenti
questo ci si deve addentrare in questioni
una mappa dispersiva dai caratteri selettivi.
il cui tema è la dimensione della città, e
Questa selettività è impostata sulle corde di
prima ancora sul significato della parola
una struttura territoriale non piana, capace
stessa. Come al solito il taglio che si vuole
ancora oggi di farsi vettore delle forme
proporre opera ostinatamente sul concetto
di una città estesa, sviluppata lungo nervi
di abitare, in questo caso inteso come pratica
ben riconoscibili, i quali tanto si espandono
o attività estesa, diffusa ed essenziale. A
in vallate e altipiani quanto scompaiono
tratti la residenzialità si palesa in misura
su vette e creste montane. L’estesa rete
ridotta, sottintendendosi a una riflessione
infrastrutturale territoriale connette, a uno
territorio
L’Aquila come laboratorio
aquilano che
è
sembrano
disseminato disegnare
163
sguardo attento, quelli che solo esteriormente
Nella regione del capoluogo abruzzese
appaiono come centri. Si tratta infatti di meri
non è però facile definire un modello per
luoghi dell’attività umana, di conglomerati
l’apparato nodale edilizio. La condizione
residenziali piuttosto che nuclei produttivi, a
è, innanzitutto, più avvicinabile a una città
prima vista eleggibili a centri per la semplice e
dispersa e non diffusa: il fenomeno non è
massiva presenza di mole edificata. L’errore è
affine a un’estensione a tappeto del corpo
nell’osservare esclusivamente il pieno contro
fisico quanto piuttosto a una frammentazione
il vuoto, in una parafrasi nolliana binaria,
dell’immagine della città, anche se questa
per la quale ciò che non è costruito è suolo
resta estrinseca, dal momento che esiste un
libero, privo di responsabilità nei confronti
altissimo livello di interconnessione non
della città contemporanea. In realtà tutti
solo infrastrutturale tra le aree della città
questi spazi appartengono a pieno titolo alla
territoriale. In un sistema smembrato che
forma della città perché ne sono una protesi
mantiene i suoi legami intrinsechi, non si può
fondamentale: la costruzione volumetrica, in
sicuramente ritrovare una forma policentrica,
questo senso, non è più discriminatoria di
perché la condizione di valore reciproco tra
una condizione urbana. Se si ammette che
i centri non è applicabile se l’organismo vive
la forma capitalista di agglomerazione presuppone
della propria complessa contraddittorietà
[…] la delimitazione e la trasformazione in centri
che lo frammenta e lo espande nello spazio
funzionali dei territori di ampia scala situati oltre la città per sovvenire alle attività socio-economiche essenziali, ai cicli metabolici e agli imperativi di crescita25, allora ci si rende facilmente conto di come tutto il territorio non costruito che interessa le città -e in particolare quella in analisi- trovi spazio nelle voraci dinamiche di sfruttamento delle risorse che il megaorganismo abitato impone. Dalla coltivazione al suolo estrattivo, dalla mobilità autostradale alle funivie, ogni minima porzione dello spazio incluso nelle cartografie seguenti è pregno di significato, atto al sostentamento della vita nella città contemporanea.
è possibile rintracciare più centri distribuiti sul territorio se la città territoriale aquilana non può paragonare le proprie supposte centralità tra loro in quanto parti di un discorso unico e necessario, inesistente se privo di ciascuno degli elementi che lo compongono, i quali sono dunque inammissibilmente posizionabili su livelli di competizione reciproca. Indubbiamente non è nemmeno una città acentrica, infinita o priva di riferimenti26. Si può quindi suggerire un’immagine neologica dovuta al superamento di una condizione che gli studi urbani classici rintracciano e adattano
Stabilita l’assenza di veri e propri centri
a qualsiasi ambiente costruito: L’Aquila
si può però ammettere che le gerarchie
potrebbe rappresentare una città post-
esistano e che, nella strumentalizzazione
centrica.
delle analisi, queste possano modellarsi sul panorama residenziale. Ecco che i nodi pulsanti dell’attività abitativa aquilana sono i centri del presente studio, da mappare e commentare nella loro reciproca posizione territoriale all’interno di un sistema unico e mai interrotto (sulla scorta del binomio abitazione/produzione). Neil BRENNER, Stato, spazio, urbanizzazione, traduzione di Teresa PULLANO, Guerini Scientifica, Milano 2016, p. 160. 25
164
del proprio territorio. In altri termini, non
Rivelandosi troppo forzato l’adeguamento del
territorio
studiato
agli
schemi
teorizzati, si propone una forma che, invece di definire la condizione formale del sistema dei nodi urbani territoriali, la supera, ammettendo che esistano dei centri (sempre contestualizzando l’analisi 26 Raffaella TROCCHIANESI, Erranze nella città dell’immaginario. Forme contemporanee di esplorazione e narrazione urbana, in: ‘Ananke, n. 77, gennaio, Firenze 2016, pp. 30-37.
Libro I
nella tematizzazione residenziale) tra loro
del tutto né i centri densi né le espressioni
interconnessi e capaci di dialogare e di
urbanistiche moderne. In questa chiave si
distinguersi ma non esistenti in sé stessi,
può in parte motivare l’ambiguità di lettura:
senza la presenza della sostruzione - o
se la città si fosse completamente saldata
sovrastruttura, è indifferente - estesa che li
in un unicum territoriale, si sarebbero
unisce e concede loro l’esistenza e alla quale
riconosciute molteplici centralità urbane
i centri (plurali ma privi di una dimensione
emergenti nella massa costruita continua;
e di una forma se considerati solo come
a L’Aquila, invece, l’incerta distinzione
elementi
individuali
riuniti
tra
loro)
garantiscono la necessità di esistere.
tra centri e periferie, entrambi incapaci di prevalere del tutto gli uni sugli altri, si traduce in un vero e proprio aggregato territoriale, più che per forma, per la natura delle forze e dei processi in gioco,
Morfologia territoriale
in perenne equilibrio precario reciproco Le ragioni formali che dirigono alla citta post-
e in un procedere per interdipendenze
centrica aquilana e alla sua conformazione e
e sistemi di larga scala. Unendo i tessuti
impronta sul territorio, vanno prima di tutto
densi degli aggregati storici, le nuove
descritte nelle due principali caratteristiche
costruzioni e gli altri esempi di abitazione,
fisiche:
si ottiene un paradigma che non nasce
la
topografia
del
territorio
e
l’ambiguità delle densità urbane. Il primo elemento è la costante presenza del dislivello. La topografia pedemontana del territorio (e quella montana di alcune realtà come Assergi) implica uno sviluppo urbano preferenziale. L’aspetto interessante sta nelle dimensioni di questa esplosione direzionata: la saturazione di alcune direttrici geografiche assume l’aspetto di una vera e propria rete
dalla predominanza di un elemento su di un altro ma dalla commistione integrale, in un’immagine comune a tutto il territorio preso in considerazione. La mancanza di una precisa configurazione rende tanto difficile riconoscere il centro del capoluogo come indiscusso fulcro fisico quanto altri punti di supposta rilevanza come centri diffusi di unico grande sistema territoriale.
territoriale, costituita perlopiù di abitazioni.
Ci si avvicina a una città sempre più
La configurazione tettonica dello sviluppo è
dispersa, quella città che pare spontanea ma
presente a tutte le scale ed è dominata dal
che suggerisce inquietanti probabilità di
superamento del dislivello tramite il ricorso
previsione, magistralmente rappresentata
a scale, terrazzamenti e quant’altro, sia in
nelle
forma di dettaglio architettonico che alla
grafiche che Panos Mantziaras ha proposto
scala urbana della disposizione reciproca
nella rilettura dell’opera urbana di Rudolf
tra edifici o aggregati edilizi. La rete urbana
Schwarz27.
territoriale si struttura nel tempo e nello spazio come la risposta a una questione materialmente geografica.
sinuose
e
bizzarre
riproduzioni
Eppure la questione della densità aquilana è un argomento che nasce dal centro storico della città e che trova alcune sue
In seconda battuta, il riconoscimento
motivazioni nel passato ottocentesco e nel
morfologico dei tessuti densi dei centri
rapporto con l’uso del territorio circostante.
storici smorza la teorica concezione della
Come suggerisce lo Stockel nel suo testo
diffusione e genera un ibrido, nel quale
monografico
l’intreccio tra abitazioni di epoche differenti non è sintetizzabile in una struttura a livelli ma in un’indistricabile matassa che non nega
sul
periodo
moderno
e
27 Panos MANTIZIARAS, La ville-Paysage. Rudolf Schwarz et la dissolution des villes, Metis Presses, Ginevra 2008.
L’Aquila come laboratorio
165
premoderno del capoluogo28, la differente
e non solo, è titolabile come urbanizzazione,
consistenza urbana è da assoggettare a tre
cioè un modello di crescita tipico delle
considerazioni a proposito degli anni tra
città. La radice etimologica del termine è in
il 1860 e il 1915: l’imposizione sanitaria di
urbano, ma tale definizione ha perso oggi di
allargamento stradale e la rarefazione del
significato; è allora necessario riconsiderare
tessuto, la terziarizzazione dell’edificato e il
anche il valore del termine associato al
conseguente decentramento residenziale,
processo. La città è oggi coincidente con
la permanenza di aree libere destinate a
una dimensione (e qui ritorna il tema
verde privato. Pare perciò chiaro come una
scalare) globale, un’estensione a macchia
condizione non univocamente interpretabile
d’olio su tutto il suolo - ma anche sopra e
della densità urbana abbia radici salde già
sotto di esso - del fenomeno cosiddetto
nel nucleo originario: a cascata, il territorio
urbano. Le implicazioni che questa meta-
è stato edificato e utilizzato con strutture
città produce sono nettamente al di fuori
sempre meno teorizzabili.
della sua scala e hanno prodotto l’attuale era
Il tema della densità urbana e abitativa consente di aprire una parentesi sul campo fisico dove questa si verifica o meno: la dimensione territoriale. La questione della scala è un tema già ampliamente affrontato dal concetto di rescaling (Brenner, 2004), qui accennato nelle implicazioni formali
antropocene29. Si è venuta a formare quindi una struttura planetare socio-materiale nel postulato per il quale la cosa che chiamiamo città è il risultato di un processo che chiamiamo urbanizzazione30. Attraverso una visione così radicalmente trasformata dalle condizioni ambientali, sociali, economiche e politiche, è
che la dimensione contiene in se stessa. Le
più significativo parlare di processi piuttosto
scale sono da intendere come il prodotto
che di città e, qualora si usi il secondo
di processi e di azioni sul territorio o sulla
termine, si deve essere consapevoli della
città; come esito di tali processi, il sistema
loro coincidenza con fenomeni planetari
osservativo e operativo genera delle strutture
in divenire, materializzati in infrastrutture
adimensionali che hanno significato solo
complesse, interconnesse e circolarmente
in un rapporto di reciproca relazione,
infinite. Il modello qui descritto va applicato
sono forme a-singolari. Se la scala non esiste
a L’Aquila come una lettura non per livelli
(Brenner, 2014) è quindi chiaro come la
sovrapposti ma per sistemi concatenati
scelta di inquadrare il territorio ai piedi
e sovrapposti, coadiuvati da un dominio
del Gran Sasso nella specifica immagine
abitativo fluidificato e alimentato dall’uso
qui proposta sia indice tanto di una
del territorio, in una teoria urbana senza un
necessità operativa quanto della volontà
fuori (Brenner, 2014)31.
di includere i processi -e non già le forme del territorio e della città dispersa- in modo da poter ragionare su un campo di enti fisici visibili, specchi di un’interconnessione tanto inarrestabile quanto latente. La lettura processuale implica un divenire e quindi un’immagine che si modifica nel tempo governata da un fenomeno. Quest’ultimo, che investe buona parte delle città europee 28 Giorgio STOCKEL, La città dell’Aquila. Il centro storico tra il 1860 e il 1960, Aracne, Roma 2012, pp. 21-22.
166
geologica d’impianto antropico, il cosiddetto
In questa cornice non è più così fondamentale dichiarare l’area geografica di studio alla quale ci si riferisce. Questa provocazione 29 Il termine, che deriva dal lessico greco antico, è stato avanzato da Eugene F. Stoermer e Paul Crutzen, per poi essere lungamente trattato e definito in: Roy , Learning to Die in the Anthropocene. Reflections on the end of a civilisation, City Lights Books, San Francisco 2015. 30 Stato, spazio, urbanizzazione, p. 155. 31 I temi trattati di scala, rescaling, urbanità, urbanizzazione e processi urbani sono presenti in: Stato, spazio, urbanizzazione. Più precisamente: pp. 62-68, 124, 125, scala e rescaling, pp. 86-114, 155, urbanità e urbanizzazione, pp. 130-147, processi urbani e teorie urbana senza un fuori.
Libro I
ha ragione di essere formulata nella misura
intrinsecamente
in cui gli strumenti adoperati, operazioni
presenza dell’abitazione è dunque fissa e
analitiche procedurali e quindi progettuali,
costante e le modifiche spaziali che saranno
sono di natura cognitiva. Alla luce della
di seguito proposte (anche se strutturate
definizione
di
su immagini urbane e fisiche) tentano di
territorio e di città, il campo d’azione non
esplicitare questo ruolo troppo spesso celato.
non
comune
di
scala,
a
essa
connessi.
La
è più importante e le attività si svolgono su un piano astratto, si può dire teorico, dei processi e delle relazioni, adimensionali e, in un certo senso, aspaziali. La rapportabilità dei fenomeni, in breve, produce delle strutture di conoscenza esportabili come principi (e quindi prive di affezione ai luoghi) ma localmente specifiche nell’atto operativo (durante la fase di contatto con una realtà specifica).
Una circostanza in atto e tre perturbazioni plausibili Quando nel suo Junkspace, Rem Koolhaas parla
di
una
mancata
rivendicazione
spaziale, di un non avvenuto atterraggio, dell’urbanisme spatial di Yona Friedman, l’autore sta in realtà criticando i limiti di
A conclusione di questa riflessione è però
una proposizione innovativa svuotata del
opportuno interrogarsi sulla posizione presa
suo significato non perché irrealizzabile ma
dall’abitazione nel discorso. Non si tratta
perché, anche una volta attuata, disvelatrice
solo di una considerazione quantitativa, già
di un contro-programma interno, di uno
descritta nei primi capitoli della presente tesi,
smorzamento di quelli che dovevano essere,
quanto piuttosto di una ragione generale
per naturale sviluppo della teoria, gli esiti
sul significato del vivere in un panorama
drammatici e spettacolari34. Cogliendo il
mutato. I violenti e inquietanti cambiamenti
messaggio insito nella provocazione, gli
profetizzati già da Henry Lefebvre negli
scenari di seguito proposti vorrebbero
anni ’7032, segnalano un’ingordigia e un
tentare di simulare il contatto tra la
impatto senza precedenti dello stile di vita
condizione reale del territorio oggetto
urbano. Questo, oltre a palesarsi chiaramente
di studio e una sua trasfigurazione, data
in differenti attività simbolizzate da edifici
da movimenti di pedine strategiche nella
e
incentra
scacchiera della città frammentata, dei
sull’abitazione, sul tempo e sullo spazio
territori produttivi e dei paesaggi del Gran
che ogni cittadino dedica alla propria
Sasso. Non è una mega-struttura sovrapposta
vita, o meglio sullo scheletro strutturale
come livello separato - come suggerisce
di
residenziale
Friedman - ma un grande sistema inter-
quotidiano. Che si trascorra un’esistenza da
connesso con l’esistente tramite filamenti
nomadi o sedentari, disoccupati o pendolari,
di plausibilità - come sembra invocare
il
Koolhaas.
complessi
architettonici,
quest’ultima,
tema
centrale
l’approdo
resta
si
inevitabilmente
la casa e le progressioni continue della massa costruita globale, il conseguente
Le indagini sulla regione appenninica
depauperamento delle risorse e l’incremento
che
delle emissioni (come affermato dall’Agenzia
dei parametri e delle conseguenze sulla
europea
scala economica e politica: gli scenari e le
dell’ambiente ), 33
sono
fattori
seguono,
prescindono
dall’analisi
immagini evocate, derivanti ciascuna da Henry LEFEBVRE, Il diritto alla città, traduzione di Gianfranco MOROSATO, Ombre Corte, Milano 2014. 33 EEA, Inquinamento atmosferico, in: EEA/ themes/ air, [https://www.eea.europa.eu/it/themes/air/intro], ultima cons. 5 novembre 2017. 32
un’ipotetica azione su scala territoriale, 34 Rem KOOLHAAS, Junkspace, traduzione di Filippo DE PIERI, Quodlibet, Macerata 2006, pp. 16-17.
L’Aquila come laboratorio
167
radicale quanto immaginifica, si basano
si è tentato di sottoporre la regione
sulla previsione in termini formali - la forma
individuata a forme virtuali di stress-test,
dell’urbanizzazione
dell’impostazione
sulla base dei comportamenti plausibili degli
territoriale della città dispersa - e quantitativi
oggetti coinvolti, preventivamente osservati,
di un’ipotetica realtà contemporanea alla
classificati e selezionati.
e
presente (o di poco futura). La complessità dei processi e dei sistemi di regolazione dei rapporti materiali in ragione dei flussi economici, delle pressioni sociali e delle scelte politiche circoscritte come sublocali, porta con sé l’impossibilità di ridurre i temi introduttivi dell’esperimento cartografico a un breve capitolo come qui presentato. Si preferisce dunque avanzare uno studio
necessario
appurare
l’importanza
di
due termini che nel presente dialogo assumono un ruolo di prim’ordine e una dimensione superiore proprio perché tra loro interconnessi: l’oggetto e l’azione35. Per immaginare infatti scenari ipoteticamente paralleli
allo
stato
di
fatto,
bisogna
limitato ma coerente, costruito sulle forme
accettare l’evidenza per la quale gli
e generatore di immagini, di segni ben
oggetti possono essere attivi, e quindi
delineabili, pur non rinnegando l’esistenza
diventare soggetti (diversamente da quello
di profonde ragioni e strutture immateriali a
che addirittura l’etimologia tradizionale
controllo di qualsiasi scenario immaginabile,
ha
ammettendo perciò una quota non troppo
meglio attanti, cioè attori non umani.
specificamente analizzata di interattività delle
L’azione diviene quindi una caratteristica
figure. La trasformazione territoriale che si
fondamentale per l’esistenza di questi enti: la
propone ha, in questi termini, la pura valenza
società si fonda su azioni tanto umane quanto
di studio progettuale sul fenomeno urbano
non umane e, in una narrazione di larga
abitativo e viene preminentemente utilizzata
scala, che usa come elementi del discorso
come riflessione induttiva e immaginifica
tessuti edilizi, aree agricole, curve di livello
sul sistema costituito, carica tanto di criticità
e così via, non si può non tenere conto delle
quanto di opportunità. Sul piano socio-
seconde, avendo superato la dimensione
economico, l’unico elemento da rilevare è il
tipica dell’agire umano per ritornare a una
carattere glocale (Robertson, Bauman, 2001)
scala oggettualistica (che tuttavia non nega
che l’area abruzzese sta assumendo come
la propria esistenza come derivante dalle
sistema rotazionale attorno a una serie di
operazioni degli esseri umani) di natura,
potenzialità: il mondo della ricerca, della
più che non umana, sovraumana. Questo
produzione e del turismo si potrebbero
approccio dichiaratamente transdisciplinare
modellare come fattori fortemente locali ma
produce, in un’ipotesi progettuale meglio
di rimando internazionale, intrecciando una
approfondita, una programmazione dei
serie di rotte e traiettorie di interessi capaci
paesaggi urbani che saranno, auspicando
di riconnettere questo angolo d’Italia con la
a un riassemblamento della città dispersa
globalità dei percorsi turistici e di ricerca.
precedentemente descritta. In altre parole
L’approccio sperimentale adottato per il confezionamento dei tre scenari mutati è precisamente induttivo. La scoperta del territorio passa per il suo attraversamento e l’esplorazione dei luoghi chiave che lo rappresentano.
Ignorando
le
frontiere
spaziali non fisicamente verificate, derivate dall’epistemologia tradizionale e decadente,
168
Per poter testare il terreno è però prima
diffuso
nel
pensiero
comune),
o
l’approccio richiama l’attenzione su un urbanismo di aggrovigliamento (Tietjen, 2008) 35 Per un’efficace trattazione del binomio consultare: Bruno LATOUR, Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività, in: Erik LANDOWSKI, Gianfranco MARRONE, La società degli oggetti. Problemi di interoggettività, traduzione di Antonio PERRI, Booklet, Milano 2005, pp. 203-229, [http://www.ecaiss.it/biblioteca/3_landowski_marrone_la_societa_degli_ oggetti.php], ultima cons. 5 novembre 2017.
Libro I
che impone una pratica rigorosamente
identificati dai maggiori corsi d’acqua e
relazione, immersa nella complessità urbana
dalle rare formazioni lacustri (sia naturali
e in essa risolvibile.
che artificiali). L’incrocio di tali fattori smaschera la rete sistemica di infrastrutture che connettono i vari punti del territorio, avvicinando la lettura geografica a una di
Struttura degli scenari
natura più relazionale, come giustamente
Lo stato di fatto e le tre immagini proposte seguono
un
insieme
di
convenzioni
identiche. La ragione di tale omologazione
osservato da Carlo Ravagnati a proposito delle sperimentazioni digitali di Franco Purini36.
grafica è, come al solito, nella necessità di
Infine, le superfici, si articolano in area
comparabilità tra i risultati. La tabula sulla
agricola,
quale si rappresenta il paesaggio aquilano è
aeroportuale. Queste ultime fungono da
costruita su elementi ripetuti, rappresentabili
vera e propria materia morbida, spazio esteso
sotto profili cromatico-formali differenti e
di valore omogeneo, dalla fertile vocazione
raggruppati sotto diversi gruppi uniformi.
progettuale. Lo spazio che coincide con
L’analogia con la sintetizzazione grafica in oggetti elementari del disegno rincorre affinità con le classificazioni di Kandinskij del primo Novecento. I tre macro-gruppi di
elementi
individuati
nel
produttiva,
della
ricerca
e
tali porzioni di territorio rappresenta il soggetto che viene modificato e che genera, avendo esso a disposizione una quantità di connessioni e relazioni reciproche con altri elementi ben più elevata degli altri
palinsesto
gruppi, nuovi scenari, dovuti a spostamenti,
territoriale sono figuralmente riassumibili in
delocalizzazioni, aggiunte ed eliminazioni
punti, linee e superfici.
degli attanti coinvolti, strumentalmente
I punti coincidono con il tessuto edilizio. Il disegno dell’architettura sul territorio si
propedeutici
allo
stato
del
panorama
costruito residenziale.
sviluppa su una prima differenziazione in
Le mosse consequenziali che intercorrono
edifici residenziali e di altra destinazione.
in tutta la narrazione che segue derivano
Le cromie delle abitazioni si differenziano
da gesti, spostamenti e accentramenti, che
secondo la categorizzazione del capitolo
riguardano le aree produttive, le agricole
precedente in: complesso plurifamiliare lineare,
e
complesso plurifamiliare puntuale, aggregato
cambiamenti tra le pedine di una sorta di
plurifamiliare composto, palazzo plurifamiliare
gioco territoriale.
puntuale,
palazzo
plurifamiliare
l’aeroportuale,
implicando
discreti
urbano,
abitazione unifamiliare isolata. Visti come elementi monodimensionali, i tessuti urbani, e specialmente le quote residenziali in essi, acquistano forma e significato concreti quando si ripetono in grandi quantità, generando i pattern della città. Le
linee
sono
monodimensionali
le
connessioni
che
attraversano
lo spazio. Esse includono sia i tracciati della mobilità che quelli idrici: mentre i primi si dividono in autostrade, strade statali e linee ferroviarie, i secondi sono
36 Carlo RAVAGNATI, Dimenticare la città. Pratiche analitiche e costruzioni teoriche per una prospettiva geografica dell’architettura, Franco Angeli, Milano 2008, pp. 128-131.
L’Aquila come laboratorio
169
di forme del genere aggregativo composto.
Scenario 0: Stato di fatto Sullo
sfondo
di
un
territorio
affatto
pianeggiante un’unica grande struttura urbana, più densa in certi nodi e meno nel tessuto connettivo tra essi, si dirama tra le valli della catena appenninica centrale.
accompagnare
geograficamente
tale
prosperosa
definita
e
struttura
residenziale, si osserva il modello palaziale urbano, molto diffuso nel centro storico di
L’Aquila
e
praticamente
assente
negli altri. Le due forme, nel nucleo
Mentre la porzione superiore della carta è
antico aquilano, si concatenano tra loro,
principalmente priva di tracce antropiche
generando addensamenti corposi, ricchi
costruite, la parte centrale da Ovest a
di immagini variopinte di un abitare un
Est è occupata da una grande struttura
tempo univocamente urbano. Per contro,
urbanizzata, nella quale si distinguono
le strutture palaziali isolate, quelle delle
diversi modi di abitare lo spazio. A saturare
abitazioni unifamiliari e delle plurifamiliari
il sistema, le reti viarie e le aree produttive
isolate, fungono da elementi riempitivi
occupano gli spazi non edificati e non
dello spazio non storicamente costruito: le
troppo scoscesi, generando un tessuto su
immense periferie di connessione, le aree
ampia scala nel quale ogni parte ha un certo
satellitari sia di nuclei urbani riconosciuti
grado di interconnessione col tutto.
che di aree industriali, le appendici di
La distribuzione della componente urbana si avviluppa attorno alle naturali vie di crescita, evidenziate tra l’altro dal passaggio delle infrastrutture viarie e delle reti lineari idriche (i fiumi Vera, Vetoio e Raio). Gli elementi lineari emergono per le varie parti dello spazio che riescono a collegare. L’autostrada taglia il quadro da Sud-Ovest a Nord-Est, attraversando la periferia a Nord di L’Aquila, il polo industriale di Pile e alcuni insediamenti di modeste dimensioni, primo tra i quali Assergi. La ferrovia percorre il tratto di territorio da Ovest a Sud-Est, inoltrandosi nella città che si allarga a Sud del centro storico aquilano e nel centro industriale di maggiori dimensioni: quello di Bazzano. Le statali, infine, collegano le parti edificate tagliate fuori dalle due gerarchie prime della mobilità. Non mostrando quasi segni di espansione urbana, la porzione a Nord si vede priva anche delle principali reti viarie: in questo quadro viene isolato il centro di Collebrincioni, il quale, anche per questo motivo, non vedrà trasformazioni di riflesso dovute alle sperimentazioni radicali circostanti.
170
Ad
sistemi
pianificati
per
l’insediamento
progressivo di abitanti, sono tutte immagini di una dispersione della città che vede le sue ragioni in un processo di edificazione massiccio. In particolare, la palazzina si ritrova come una corona circolare attorno al centro storico di L’Aquila e organizzata in quartieri più puntuali e tendenzialmente pianificati (si pensi agli insediamenti del Progetto
c.a.s.e,
strategicamente sparsi nel
territorio) in aree agricole o nei pressi di zone industriali, coronamento di necessità di alloggiamento massive e con un limitato sfruttamento di suolo in termini areali. Le localizzazioni
dell’abitazione
plurifamiliare
isolata e della villetta vedono invece una diffusione meno identificabile: costruiscono veri
e
propri
quartieri
monotematici
(soprattutto la seconda) e si distribuiscono talvolta a saturare le lacune lasciate ai precari limiti delle città storiche (in particolare le prime). In generale, comunque, le due forme accompagnano l’espansione della città dispersa, fino ai propri limiti oggi registrati. Infine, per i complessi lineari, le ragioni territoriali sono più legate alla natura rurale dei luoghi, alla generazione di modesti
Ciascun centro storico originario -nucleo
sistemi autonomi o intrecciati, perlopiù, con
urbano- è segnalato dalla densa presenza
i modelli aggregativi. La presenza massiccia
Libro I
delle strutture abitative lineari nei centri
perlopiù spartito tra i due soggetti appena
più densi denuncia una organizzazione
elencati. Un’osservazione più dettagliata
insediativa costruita proprio su tale sistema
concede di distinguere una peculiarità
architettonico e urbano.
potremmo
Le forme non abitative del tessuto urbano si relazionano con la quota residenziale tramite accostamenti e distacchi, ovviamente in ragione delle destinazioni d’uso e dell’approccio sociale comune adottato nei confronti di queste ultime. Le concrezioni
dire
di
ritaglio
alle
aree
agropastorali (cioè una progressiva erosione di uno spazio inizialmente molto esteso), mentre le industrie e le attività produttive si dispongono lungo l’asse della conurbazione principale,
tagliando
in
orizzontale
la
mappa.
più ampie, in ogni caso, rappresentano quasi
Ultima voce da segnalare, nonché tema
sempre strutture industriali e quindi una
aerale della carta, è l’impronta geografica
certa ragione di allontanamento dei tessuti
dell’aeroporto di Preturo, o Aeroporto
più massicci legati all’abitare. Un discorso
dei Parchi, che si inserisce come un taglio
a parte va fatto per i poli universitari, sulla
verticale a Est di L’Aquila e compromette le
carta indicati con un sovrapposto tratteggio
densità urbane circostanti.
obliquo ascendente. Questi costituiscono una rete satellitare di centri strategici, legati al mondo della formazione e della ricerca, generando interessi non solo a livello locali ma potenzialità con riscontro nazionale e internazionale. Si riconoscono, nello specifico, il polo sanitario universitario a Ovest, le facoltà scientifiche nel polo industriale di Pile, il campus di Ingegneria e Architettura sul colle di Roio a Sud, il centro post-universitario del Gran Sasso Science Institute e il modesto polo umanistico inseriti nel circolo murario aquilano, alcune sedi nel polo industriale di Pile e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Nord-Est, ai piedi del Gran Sasso. Tali strutture fungono da attrattori sul piano territoriale locale e non solo. Sempre come parte del macro-gruppo delle superfici, si può commentare la relazione instauratasi tra le aree agricole e quelle industriali. Si tratta di una regione geografica nella quale a una massiccia concentrazione di spazi produttivi (tre aree estrattive e due centri principali di interesse industriale) si contrappone l’esistenza di ampie aree agricole, garanti di prodotti enogastronomici di qualità. Escludendo le zone in forte pendenza, dominate da boschi e parchi naturali, lo spazio pianeggiante è
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Tessuto costruito (punti)
Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale
Rete viaria e idrica (linee)
Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua
Risorse territoriali (superfici)
Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale
Scenario 1: Assenza dell’aeroporto di Preturo - Aggressione periferica
complesso isolato e l’abitazione unifamiliare)
La presenza dell’aeroporto, alla scala del
clusterizzati in parte tra loro amalgamati.
in forma di raggruppamenti in parte
territorio, è un elemento dall’impatto non trascurabile. La costruzione dell’impianto
non si possono nemmeno più rintracciare
risale ormai al 1968, con alcune misure
i limiti - allo stato di fatto ben visibili
di adeguamento dopo il 2009. Malgrado
- di un’espansione urbana continua e
l’esteso dibattito circa il suo dubbio ruolo
geomorfologicamente direzionata evidente
come vettore dei trasporti abruzzesi e la
in particolare tra il centro di L’Aquila e
sua ufficiale riduzione a puro scalo per
quelli di Pettino, Coppito e Cansatessa. La
l’aviazione generale nel 2015
(temi qui
costruzione dei due Progetti c.a.s.e. a Sud
non discutibili e fuori luogo), la mole
sarebbe probabilmente delocalizzata, come
infrastrutturale definisce un reale potenziale
avvenuto altrove, siccome il territorio sul
per varie fasce economiche della città e per
quale attualmente si trovano diventerebbe
l’abitabilità dei luoghi. Ma cosa accadrebbe
un luogo periferico già aggressivamente
se non esistesse? Come si comporterebbe il
urbanizzato.
37
territorio in analisi se l’aeroporto di Preturo non fosse mai esistito o, in un certo senso, fosse demolito?
Se la fascia di rispetto costruitasi attorno al perimetro dell’area aeroportuale, quindi, rende possibile mantenere intatta una delle
La presenza dell’infrastruttura definisce
più vaste zone agricole del territorio in
attualmente une cesura fisica tra l’edificato
analisi, con la sua scomparsa il cosiddetto
di Coppito, Pettino e Cansatessa, a Est,
sprawl
e di Preturo e Colle di Preturo, a Ovest.
che, paradossalmente, era precariamente
L’impostazione
stabilizzata
dell’oggetto
sedime
prettamente
agricolo
trattiene
delle
citate
su
di
un
pianeggiante
e
l’espansione
frazioni
urbana
aquilane
e,
di
conseguenza, la continuazione della lingua periurbana
occidentale
che
vedrebbe
la sua naturale conclusione nel centro antico di Preturo, ai piedi di un innesto montano planimetricamente semicircolare.
cancella
una
dalla
condizione
impattante
rurale
impronta
dell’impianto. La
viabilità
fortemente
circostante in
ragione
si
modifica dell’assenza
strategica, rendendo quella che prima era un’indiretta connessione tra L’Aquila e Preturo (solo attraverso la meridionale Via dell’Aringo o la settentrionale Via Cagnano),
dell’infrastruttura
una sistemica rete viaria che attraversa aree
aeroportuale implica quindi, tra gli scenari
residenziali più o meno dense e che connette
plausibili, la crescita di una grande e unica
direttamente L’Aquila con il lato orientale
conurbazione di allacciamento occidua,
della carta. In particolare l’apertura di un
realizzabile in quanto non più frenata
nuovo svincolo e di un nuovo brano di strada
dalla barriera artificiale scomparsa. Tale
statale allarga anche le possibilità connettive
scenario
con i siti industriali e con il complesso
La
cancellazione
vedrebbe
l’allargamento
della
quota residenziale con un dilagare dei tre modelli residenziali di stampo moderno e contemporaneo (il palazzo isolato, il 37 Melissa DI SANO, L’Aquila, chiude l’aeroporto: ‘Pochi voli commerciali’ e milioni di euro in fumo, in: Il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2015, [http://www. ilfattoquotidiano.it/2015/04/13/laquila-chiudelaeroporto-pochi-voli-commerciali-milioni-euro-infumo/1587553/], ultima cons. 5 novembre 2017.
174
Scomparendo l’insistente mole territoriale,
militare della Guardia di Finanza. In
generale,
il
risultato
dell’assenza
infrastrutturale definirebbe un’aggressione residenziale periferica, la scomparsa di una discreta porzione di suolo agricolo e l’implementazione della rete viaria e connettiva a Ovest.
Libro I
Riferimenti essenziali Aeroporto dei Parchi, le ragioni di un fallimento e le prospettive per il futuro, in: News Town, 20 giugno 2017, [http://news-town1.it/cronaca/16402-aeroporto-deiparchi,-le-ragioni-di-un-fallimento-e-le-prospettiveper-il-futuro.html], ultima cons. 5 novembre 2017. Melissa DI SANO, L’Aquila, chiude l’aeroporto: ‘Pochi voli commerciali’ e milioni di euro in fumo, in: Il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2015, [http://www. ilfattoquotidiano.it/2015/04/13/laquila-chiudelaeroporto-pochi-voli-commerciali-milioni-euro-infumo/1587553/], ultima cons. 5 novembre 2017. Alberto ORSINI, Ballottaggio L’Aquila: Di Benedetto, ‘Aeroporto Preturo secondo scalo di Roma, perché no?’, in: AbruzzoWeb, 19 giugno 2017, [http://www. abruzzoweb.it/contenuti/ballottaggio-l-aquila-dibenedetto-aeroporto-preturo-secondo-scalo-diroma-perche-no-/630699-268/], ultima cons. 5 novembre 2017.
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Tessuto costruito (punti)
Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale
Rete viaria e idrica (linee)
Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua
Risorse territoriali (superfici)
Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale
Scenario 2: Concentrazione polare della ricerca - Gerarchizzazione territoriale Le sedi universitarie aquilane costruiscono un vero e proprio anello satellitare di punti nevralgici attorno al centro storico di L’Aquila. Il panorama della ricerca si fonda principalmente sull’Università di L’Aquila e sul Gran Sasso Science Institute (con sede nel tessuto storico meridionale aquilano, meno denso della parte antica ma comunque
La centralizzazione comporta l’apparizione di una struttura polare delle dimensioni (qui
costruite
sull’agglomerazione
delle
impronte a terra delle attuali sedi decentrate, un
processo
abbozzato
e
addizionale)
paragonabili a quelle del centro storico aquilano. Il punto da cui sviluppare l’intero sistema del campus si colloca nell’impianto attualmente più esteso, cioè quello del polo ospedaliero, a Est.
intramuros), oltre che su alcuni centri di
Il sistema in generale modifica tanto l’assetto
ricerca di riflesso nazionale e internazionale.
viario quanto quello residenziale e industriale
I nodi fondamentali di questo sistema territoriale diffuso della ricerca si collocano nel polo ospedaliero San Salvatore (nei pressi di Coppito), nel nucleo industriale di Pile (a Est di Genzano), nel polo universitario di Roio (sulla sommità della pineta a Nord di Poggio di Roio) e nel centro di ricerca di Fisica nucleare a Nord di Assergi (ai piedi del Gran Sasso). È inoltre necessario aggiungere alla lista una quota di sedi separate ospitate da singoli fabbricati che si ritrovano tanto nel centro storico di L’Aquila quanto in poli industriali quanto nella periferia residenziale. L’assetto fortemente
decentralizzato
del
sistema
contemporaneo della ricerca aquilana vede una fase significativa dopo il 2009, quando, causa inagibilità di molte sedi presenti nel tessuto storico del capoluogo, si richiedono nuove localizzazioni nel territorio limitrofo, delineando quindi l’impianto eterogeneo attuale che rimbalza continuamente tra sedi immerse nella natura, piuttosto che tra i palazzi storici, tra capannoni industriali o quartieri residenziali. Come si presenterebbe l’immagine dello spazio attorno al centro
circonvicini. Nel complesso una così radicale trasformazione la
mutazione
comporta delle
addirittura
centralità
esistenti,
passando dalla descritta condizione - qui definita come post-centrica - a una bipolarità indiscussa nel confronto tra la cittadella universitaria e il centro storico di L’Aquila. In ragione di ciò, le stesse caratteristiche che coinvolgono esteriormente la città antica sono proiettate, nello scenario immaginario, attorno al nuovo fulcro. Ecco quindi che un fitto anello residenziale (in parte attirato dalle opportunità lavorative, in parte per rispondere alla domanda di residenze per studenti) si materializza tutto intorno al centro. Lo sviluppo residenziale interessa perlopiù il gruppo palaziale isolato il quale, per propria natura accentratrice in singoli volumi, pare il più adatto ad assorbire l’intensa domanda centralizzata. Inoltre, il limitrofo centro storico di Coppito è soggetto a un’intensa espansione anche in direzione occidentale,
quest’ultima
caratterizzata
dalla continuazione degli attuali quartieri di complessi plurifamiliari isolati.
storico di L’Aquila se tutti questo centri di
Anche in questo secondo scenario si assiste
ricerca e formazione fossero accorpati in un
alla modifica dell’impianto viario. Questa
grande polo, una sorta di cittadella degli
volta l’espansione residenziale che circonda
studi ?
il fuoco della modificazione territoriale
38
impone una modesta deviazione della strada Svariati sarebbero i contributi sul tema, tuttavia, per un primo approfondimento su un caso esemplare si consiglia la lettura di: Pietro GIORGIERI (a cura di), Firenze il progetto urbanistico scritti e contributi 19752010, Alinea, Firenze 2010, pp. 355-398. 38
178
statale sul lato inferiore. Essa è indice anche di un altro fattore trasformativo, ossia quello che travolge il nucleo industriale di Pile. Quest’ultimo non si riduce (non ci sarebbero
Libro I
motivazioni valide per una sua ipotetica diminuzione superficiale) ma si trasforma con
uno
sviluppo,
dimensionalmente
analogo a quella che attualmente è la propria porzione superiore, verso Ovest, lungo il tatto ferroviario e stradale. Altra conseguenza è nella riduzione dell’area agricola, a causa della necessità edificatoria dei nuovi tessuti residenziali. Per contro, salvo per la scomparsa degli edifici sedi della ricerca, il territorio nel suo complesso - e con esso i centri urbani attualmente legati alle sedi universitarie non subisce radicali trasformazioni nel suo assetto e nella distribuzione degli elementi in analisi. Questo accade anche perché non esiste, allo stato di fatto, un riconoscibile sistema residenziale connesso al mondo della formazione (per via dei decentramenti e della dispersione delle sedi). In sintesi l’accorpamento fisico di tutte le sedi universitarie avrebbe come effetti l’implementazione
della
quota
abitativa
concentrata e concentrica, l’inserimento del polo all’interno di una ben connessa rete di trasporti, la modifica delle aree produttive meridionali e la competizione nodale con il centro antico di L’Aquila.
Riferimenti essenziali INFN. Laboratori Nazionali del Gran Sasso, in: LNGS/ INFN, [https://www.lngs.infn.it/it], ultima cons. 6 novembre 2017. Università degli Studi dell’Aquila, La nostra storia, in: univaq/ Ateneo, [http://www.univaq.it/section. php?id=13], ultima cons. 6 novembre 2017.
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Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale
Rete viaria e idrica (linee)
Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua
Risorse territoriali (superfici)
Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale
Scenario 3: Rilocalizzazione, delocalizzazione e riduzione di nuclei industriali e attività estrattive - Ulteriore frammentazione del tessuto La
dimensione
industriale
aquilana
si
fonda su due poli strategici e su una serie di punti di estensione minore che compongono un quadro territorialmente ampio. Le sedi si suddividono in prima battuta tra aree produttive (le quali, come si vedrà, comprendono una serie di altre funzioni connesse e non) e aree estrattive. Le prime hanno come disegno direttore
un
elemento
attrattore
del
mercato
e di connessione delle forze in gioco nella città abruzzese. Il terzo scenario si domanda, quindi, come si potrebbe identificare il territorio su un fondale nel quale l’architettura della produzione appaia pesantemente limitata, sia a causa di delocalizzazioni che di rilocalizzazioni interne alla mappa, oltre che di radicali tagli ed eliminazioni di sedi fisiche del settore secondario aquilano.
quello determinato dalle centralità dei
Contrariamente a quanto ci si potrebbe
poli industriali di Bazzano (a Est) e di
aspettare,
Pile (a Ovest). In essi trovano luogo, oltre
industriale non è ipoteticamente relazionata
alla
industriale,
a un aumento direttamente proporzionale
centri commerciali, sedi amministrative
del suolo agricolo. Questo aspetto può
decentrate sia pubbliche che private e
trovare ragione in due plausibili condizioni,
attività di vendita connesse al mondo della
entrambe
produzione e dell’industria. A coronamento
ampliamento del tessuto residenziale. La
del sistema principale si trovano altri spazi
prima vede lo sfruttamento del suolo non
costruiti, composti per lo più da tradizionali
più coltivabile (e quindi in una immagine
fabbricati industriali. La quota estrattiva è
posteriore all’attuale) con l’edificazione di
principalmente rappresentata dalle cave
protesi residenziali periferiche. La seconda
San Giacomo, Zugaro e Ciuffini, perlopiù
vede lo sviluppo della residenza, invece che
specializzate nell’estrazione dei materiali
l’allargamento massiccio dei campi coltivati,
per la produzione di cementi e aggregati.
in virtù della parità edificatoria attuale,
Un modesto sistema secondario comprende
ossia in forma sostitutiva di ciò che ora è
altre cave minori sparse soprattutto nella
tessuto costruito industriale (perciò in una
parte orientale del sistema territoriale
immagine parallela all’attuale).
funzione
ovviamente
in analisi. Le posizioni strategiche degli impianti dichiarano una stretta connessione con le principali vie di comunicazione (in particolare quella ferroviaria e autostradale) e una distinzione geografica tra aree dell’abitare e della produzione, anche per esigenze di salubrità e salute pubblica. Quest’ultimo punto viene meno solo nelle fasce di territorio urbanizzato (ben visibile nei pressi del polo di Pile), dove la tangenza tra industrie e zone abitate a tratti si mostra evidente e rende possibile una connessione degli spazi. Per quanto si tratti di un tema fortemente dibattuto, la quota produttiva è
182
e di degrado ambientale, rappresenta
la
riduzione
valutabili
dell’impronta
nell’ottica
di
un
Come descritto, a parità di ragioni, l’esito più vistoso è nell’ampliamento dei quartieri residenziali, non più tenuti a distanziarsi troppo dalle ridimensionate aree industriali, viste le rinnovate dimensioni di queste ultime. Nello specifico le aree periferiche in analisi sono caratterizzate da espansioni composte principalmente di palazzi isolati e complessi plurifamiliari, delineando uno scenario nel quale trovano posto nuove immagini dell’abitare in periferia in una complessiva figura ancora più acutamente frammentaria.
innegabilmente una fonte di sostentamento
La viabilità non si modifica quasi per nulla
economico del territorio e, pur implicando
dal momento che non necessità più di
problemi di depauperamento delle risorse
strutturarsi su grandi complessi industriali.
Libro I
Le nuove periferie abitate, trattandosi di sostituzioni di quelle che oggi sono aree produttive, non richiedono allacciamenti viari differenti, impostandosi già su aree dal forte livello d’interconnessione. Le aree agricole quindi si limitano a lievi, e talvolta impercettibili, ridefinizioni del perimetro con l’unica grande differenza di interfacciarsi meno con l’industria e più con aree abitate, guadagnando in termini di qualità d’aria e terreno. Questo esito
terzo
scenario
principale,
per
frammentazione
avrebbe
come
concludere,
ulteriore
della
la città
abitata, la quale, trovando nuovi spazi edificabili liberi, coglierebbe l’opportunità per estendersi ulteriormente in forme disaggregate, incoerenti e frammentarie. Infine, se il primo scenario implica una versione
concentrata
dello
sviluppo
residenziale periferico (in un certo senso controllata), senza radicali modificazioni estese al territorio completo, il secondo perturba la scena post-centrica della città, definendo
una
bipolarità
con
annessi
anelli residenziali. La terza immagine, invece, al posto di cambiare i connotati allo spazio urbano ne radicalizza le condizioni, concedendo
nuove
aree
di
sviluppo
coerenti con l’indirizzo attuale e quindi estremizzando gli esiti della frammentazione della città aquilana.
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Aggregato plurifamiliare Abitazione plurifamiliare Palazzo urbano Palazzo sociale Abitazione lineare Villetta unifamiliare Edificato non residenziale
Rete viaria e idrica (linee)
Strada statale Linea ferroviaria Autostrada Corsi e specchi d’acqua
Risorse territoriali (superfici)
Area agricola Area produttiva Area della ricerca Area aeroportuale
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Libro I
Considerazioni finali Gli alloggi a gabbia sono una nostra nuova creazione collegabile alla plug-in city: una struttura minimale alla quale possono essere appese altre strutture, sottocapsule, macchine e sedie a reazione. Si tratta di zone, più che di parti. […] Queste coordinate creano una serie di opzioni: da qui il bisogno di creare binari per schermi, buchi nel pavimento dai quali estrarre aria compressa per gonfiare il pavimento o i nostri schermi televisivi. L’arredamento scomparirà, come l’architettura.
Peter Cook, 19676
Attraverso riflessioni, storie e immagini
specie nell’ultimo capitolo. La domanda è
si è potuto comprendere, sotto differenti
cosa la complessità comporti. La risposta
punti
non è leggibile né qui né sui successivi
di
vista,
come
la
complessità
fenomeno
della
casa
volumi. La questione resta aperta perché
Manca,
tuttavia,
una
una risposta univoca non esiste affatto.
voce chiara sul perché l’abitare sia oggi
Un esempio di processo mentale sarà
così avvicinabile a tale peculiarità. La
illustrativo. Chiedersi dove e cosa comporti
netta definizione di complessità è qui un
la complessità nell’abitare in una certa città
mero pretesto, un termine prestato per
apre una faccenda non obiettiva. L’abitare
descrivere degli stati culturali e scientifici
è, si è visto, un fenomeno praticamente
non banali, inseriti in una condizione
indescrivibile forse proprio a causa del suo
sociale globale che scricchiola. La tesi
grado di complessità attuale. L’attualità
dunque, concentrandosi soprattutto sulla
della complessazione abitativa è - anche
quotidianità
impregni
il
contemporanea.
vorrebbe
questo è stato già visto - dovuta alle
essere più interpretabile come un flusso
condizioni al contorno che spezzano le
di coscienza riflessivo, una passeggiata tra
tradizionali logiche di comprensione del
pensieri, osservazioni e rappresentazioni
reale. La domanda quindi, per la proprietà
di una giornata qualunque in una porzione
transitiva,
di mondo, circa alcuni temi cari alla
dell’abitare a quello della società globale,
professione di alcuni e alla vita di tutti.
essendo il primo prodotto diretto e funzione
delle
Morin
definisce
prima
vista,
questioni,
la
complessità,
come
preminentemente
un
a
fenomeno
quantitativo
che
combina un enorme numero di unità e che si relaziona continuamente con il caso. Tuttavia questo carattere casuale ne
dichiara
una
nota
evidentemente
qualitativa che è una forma genetica della complessità, dal momento che quest’ultima ha a che fare con incertezza, aleatorietà e indeterminazione e che rappresenta l’instabilità all’interno di sistemi altamente organizzati1. A questo proposito non si può non pensare, una volta stabilito il tema, alla Teoria dei sistemi complessi e alle ricerche fisiche sulla Complessità. Molti elementi che la ricerca scientifica ha rivelato attorno a questi argomenti sono stati, in effetti, caratterizzanti il progredire delle presenti riflessioni:
si
parla
di
sottoinsiemi,
di
interazioni e di grandi reti strutturali. Anche nelle simulazioni non manca un certo rimando alle sperimentazioni proposte, 1 Edgar MORIN, Introduzione al pensiero complesso. Gli strumenti per affrontare la sfida della complessità, traduzione di Monica CORBANI, Sperling & Kupfer, Milano 1993, pp. 31-33.
188
può
spostarsi
dall’oggetto
della seconda. Un’elencazione esaustiva dei termini che rendono la società globale complessa è opera difficilmente possibile, non tanto per l’onerosità della ricerca che servirebbe, quanto per l’inesattezza delle considerazioni: un giudizio umano su una società umana instabile non si esaurisce se fa parte di un tentativo di cattura integrale di cause e conseguenze, perché il punto di vista è interno al sistema e la stessa ragione culturale che spinge a scrivere, a documentarsi, a formare un approccio critico sull’esistente, è probabilmente una parte del problema. La cultura stessa è un prodotto squisitamente umano, quindi una mattonella aggiuntiva nella lettura (e perciò nella trasformazione) antropica del mondo - a questo proposito si ricordano le citazioni di rimando sulla post-storia (p. 127) e sull’antropocene (p. 166) - e non ha nulla a che fare con il giudizio obiettivo. Se l’obiettività e l’oggettività (che non esiste) sono produzioni descrittive dell’essere umano queste finiscono per valutare una forma
di
conoscenza
paradossalmente
opposta e, soggettiva. Si parla di soggettività e oggettività riferendosi all’umanità come
Libro I
singolo ente che cerca risposte; la scalarità
definizione fondamentale per preparare
dei concetti è una forma abbastanza
le
sfuggente e accetta qui espansioni quanto
sull’abitare. Quest’ultimo, che si sviluppa
riduzioni spaziali delle peculiarità umane.
a L’Aquila, vede quindi una definizione e
Il
sulle
un’assegnazione di alcune caratteristiche
conseguenze della complessità, in sintesi,
tipiche all’interno dell’area di progetto (il
non può che definire un circolo tautologico
centro storico). Osservando direttamente,
di pretesa conoscenza di ciò che se anche
in sopralluoghi sul campo, le opportunità
ha avuto cause umane, non può più
che conferiscono scale di valori ai luoghi
essere osservato con i modelli di pensiero
si
tradizionali che la civiltà ha raggiunto e
lista delle stesse e una serie di livelli di
richiede
un’invenzione
intensità. La validità di ogni caratteristica
dell’oggettività prima ancora di poter
sarà perciò certificata dalla derivazione
parlare della totalità delle conseguenze
contestuale delle stesse: in questo senso
che la complessità nella domesticità urbana
la finalizzazione meta-progettuale sarà sì
- o più semplicemente la complessità
strutturata su meccanismi esportabili un
- comporta. Tale riflessione chiudersi
po’ ovunque, ma, nei suoi esiti, si tratterà
con una seconda domanda, questa volta
di un risposta studiata per L’Aquila e
seguita da una risposta: ma se la domanda
a L’Aquila. Le proposizioni di valore
sulle conseguenze della complessità dell’abitare
rientreranno, perciò, nella specificazione
non trova una risposta in questa sede, come si
fisica dei punti d’interesse progettuali
può allora tentare di comprendere gli sviluppi,
come termini ai quali incrociare le letture
nell’ambito incerto del futuro?
del presente libro e nei quali stabilire livelli
Si
giudizio
dell’essere
probabilmente
possono
innanzitutto
umano
indagare
le
strutture
tenterà
operative
di
del
sviluppare
progetto
un'ordinata
di rappresentazione intellegibili.
parti del sistema come visioni particolari
La materia dell’analisi assume quindi una
di un tutto estremamente complesso.
forma operativa attraverso un metodo
Queste sono aspetti più o meno puntuali
né
che si focalizzano su aree disciplinari
più
interconnesse e sulla possibilità di letture
finalizzazione grafica sarà quindi motivata
incrociate per una densa acquisizione
dalla semplice fissazione materiale e visiva
degli elementi e delle strutture che li
dei prodotti della ricerca, in un plausibile
collegano.
sotto-
protocollo architettonico applicato alla
strutture del sistema si può palesare
città. Il passaggio attraverso temi della
quindi in un vero e proprio programma
lettura analitica del panorama abitativo
conoscitivo e di verifica delle connessioni.
sarà condensato nella ricerca nel potenziale
Nel dettaglio, la conseguenza di queste
leggibile come valore di abitare a L’Aquila.
La
percezione
delle
letture che associano valori e definiscono le associazioni tra gli elementi, può essere un progetto dell’abitare. Questo si avvale dei dati direttamente colti dal reale per definire un terreno puramente complesso nel quale, come prima operazione si devono definire alcune valutazioni sull’ambiente fisico che il processo coinvolgerà.
teleologico avvicinabile
né
meccanicistico,
ma
determinismo.
La
al
Per terminare si intende ricordare come la maggior parte del lavoro esposto in questo libro sia una forma di lettura del territorio debitrice di un’osservazione diretta, ove possibile, dello stesso e per questo motivo, fin dalle prerogative, si tratta di un testo dal valore progettuale oltre che contestuale (anche quando il contesto non è un luogo
Queste proposizioni di valore, una parte della
ma un tema). Per una rilettura che esponga
trattazione del secondo libro, sono una
i
metodi
Considerazioni finali
autorevoli
presi
imprestito
189
in questa sede si invita all’astrazione delle forme e al disaffezionamento dalla materialità. La validità della tesi può dunque risolversi unicamente nel proprio campo d’esperienza e se asciugata della fisicità alla quale si riferisce, rischia di diventare una lunga e noiosa, oltre che inadeguata, forma di esposizione teorica che di teorie nuove, ad hoc, non può inventarsene affatto.
190
Libro I
Fonti in ordine alfabetico Articoli sul web
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Riferimenti immagini Dove non specificato le immagini sono prodotte dall'autore.
Nel testo
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